ISTITUTO SCOLASTICO D’ISTRUZIONE SECONDARIA “G.Ferraris” MIUR
Centurano - Caserta
L’ OSPITALITA’ TRA STORIA, CULTURA ED ENOGASTRONOMIA A CASERTA E PROVINCIA
L’ OSPITALITA’ TRA STORIA, CULTURA ED ENOGASTRONOMIA A CASERTA E PROVINCIA Presentazione Con grande soddisfazione e orgoglio presento questa piccola guida turistica di Caserta e provincia realizzata dagli studenti delle classi terze dell’Istituto alberghiero che dirigo da alcuni anni e dove giovani menti creative e solide professionalità lavorano per un fine comune: la formazione del futuro cittadino del mondo. Questa finalità si può conseguire soltanto fornendo agli studenti gli strumenti atti a costruire la propria identità, considerata come l'insieme di elementi fisici, storico - culturali ed economici del territorio nel quale essi vivono e che ne determinano l’appartenenza . A tal riguardo è nata l’idea del progetto che, oltre a favorire negli studenti l’acquisizione della competenza indicata nelle linee guida ministeriali : “ promuovere la valorizzazione delle risorse ambientali, storico-artistiche, culturali ed enogastronomiche del territorio”, è anche uno strumento per far sì che i giovani non vivano tale patrimonio come qualcosa di estraneo e lontano dai loro interessi, ma sia parte della loro stessa quotidianità, del loro stile di vita da trasmettere alle generazioni future. Il lavoro svolto ed in particolare la ricerca approfondita, la descrizione dei beni e delle tradizioni, le rappresentazioni grafiche curate personalmente dagli studenti e gli itinerari proposti, sono stati pensati per suscitare interesse e curiosità ma, soprattutto, per esaltare e valorizzare la bellezza del vasto patrimonio artistico — culturale ed enogastronomico, unico per ricchezza ed importanza, della provincia di Caserta . Questo opuscolo, rappresenta, inoltre, un contributo significativo ed utile per tutti coloro che vogliono ammirare e conoscere le eccellenze della provincia di Caserta con gli occhi dei giovani autori che hanno saputo cogliere e raccontare, con amore ed entusiasmo, quanto di più bello può offrire la loro terra.
Antonietta Tarantino Dirigente Scolastico dell’ISIS “G. Ferraris” Caserta
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Introduzione Questo opuscolo, frutto del lavoro degli alunni delle classi terze sez: A – F del corso di accoglienza turistica con la collaborazione degli alunni della classe terza sez. F del corso di enogastronomia, nasce con l’intento di favorire la promozione di una sempre più ampia conoscenza e valorizzazione del territorio di Caserta e della sua provincia, così da suscitare un continuo e crescente interesse da parte dei suoi visitatori. L’area della provincia di Caserta, per il singolare pregio dei suoi luoghi, rappresenta, infatti un potenziale attrattore di turismo all’interno della nostra Regione. Anche se in questo territorio il settore turistico, al momento, non è ancora molto forte, tuttavia, a livello locale, sono sempre più percepibili i segni delle nuove tendenze nei comportamenti di viaggio e vacanza, e questa accresciuta consapevolezza della comunità incoraggia iniziative che possono costituire opportunità di rilievo per questo territorio. Si sta, infatti, da tempo cominciando a registrare una certa crescita della motivazione culturale della domanda turistica a cui, senza dubbio, Caserta e provincia rispondono più che adeguatamente con la loro ricchezza storico- artistica, e non solo; molti sono i siti e le opere degni di nota che non possono sfuggire ad un visitatore attento, a cominciare dal capolavoro del Vanvitelli : la Reggia con il parco o giardino inglese, continuando con il Belvedere di San Leucio, il Real sito di Carditello, il borgo medioevale di Casertavecchia, l’anfiteatro di S. Maria Capua Vetere, il museo di Capua, il borgo di S. Angelo in Formis. Oggi, più che mai, il cibo da elemento della natura diventa elemento di cultura in quanto espressione della identità del luogo di appartenenza . Non bisogna dimenticare, inoltre, che del patrimonio culturale di un territorio fa parte anche la sua gastronomia che non va intesa solamente come l’insieme delle tecniche e arti della buona cucina, ma piuttosto come una materia più complessa e articolata , capace di coniugare armonicamente cibo e cultura attraverso l’apporto della storia,filosofia, psicologia, sociologia e altre discipline. Si scopre, così, il territorio usando il cibo, il vino, viaggiando in luoghi dove i prodotti tipici nascono e vengono sapientemente trasformati grazie ad una ristorazione di qualità basata sulla loro difesa attraverso la conservazione di ricette della tradizione popolare , tutto al fine di intendere il cibo non come soddisfacimento della gola, ma come vettore culturale . Non si trascurerà, pertanto, in questo opuscolo tale aspetto nell’intento di rendere molto chiara la nuova concezione di turismo che oggi tende alla fruizione del territorio nel suo complesso, dalla sua storia e cultura, alle tradizioni, gastronomia, artigianato, paesaggio e ambiente; sempre più attento cioè a cogliere insieme saperi e sapori. Proff. Vincenza Correra Anna Orefice
Vincenza Correra Anna Orefice
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ITINERARIO DI CASERTA E PROVINCIA La provincia di Caserta è come tagliata in due, da est a ovest, dal fiume Volturno. Delimitata a oriente dall'Appennino e a occidente dal lungo Litorale Domiziano, è attraversata dalla parte settentrionale a quella meridionale da due grandi vie di comunicazione: l'antica Via Consolare Appia e la moderna Autostrada del Sole. La raggiungibilità dei suoi centri è completata dalle linee ferroviarie.
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STORIA DELL’AREA CASERTANA Caserta e la sua provincia costituiscono un territorio ricco di cultura, di archeologia e di arte, nonchè di bellezze e risorse naturali. Infatti nell'area dell'antica Capua (oggi S. Maria Capua Vetere), ed in altre zone, sono presenti le testimonianze più antiche della presenza umana. L'Anfiteatro Campano, il Mitreo, il Criptoportico, la Conocchia rappresentano i maggiori riferimenti dell'antica Capua. Da non trascurare le rovine di Suessa, l'area archeologica di Sinuessa, di Teanum Sidicinum, di Cales e di Alife. Alle straordinarie testimonianze culturali e artistiche si fondono le tradizioni enogastronomiche antichissime e rinomate in tutto il mondo. Il territorio della provincia di Caserta ha sempre fatto parte della Terra di Lavoro, detta anche Campania felix per la fertilità del suo suolo, a sua volta suddivisione storica del Regno di Napoli e del Regno delle Due Sicilie. La Terra di Lavoro sopravvisse anche nell'Italia pre - repubblicana come provincia, con capoluogo Caserta, ma col tempo fu soggetta a diverse modifiche territoriali. Nel 1863 fu scorporata dalla provincia parte dell'alta valle del Volturno, unita al Molise (Provincia di Campobasso), nel territorio dell'odierna Provincia di Isernia; la Valle Caudina fu invece divisa fra la neonata Provincia di Benevento e quella di Avellino. Nel 1927 Benito Mussolini sciolse la Provincia di Terra di Lavoro. L'area di Gaeta, Fondi e Formia andò alla Provincia di Roma, il Cassinate con l'alta valle del Liri andò a Frosinone, la valle del Volturno fu spartita fra quelle di Benevento e Campobasso e la parte restante, comprendente la stessa città di Caserta, andò a quella di Napoli. Nel 1945 fu istituita l'attuale Provincia di Caserta, molto meno estesa rispetto alla regione storica della Terra di Lavoro.
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ITINERARIO 1 CASERTA Casertavecchia, San Leucio, Maddaloni Storia Le origini dell'odierna Caserta (il nome deriverebbe da Casa hirta - Casa erta) vanno ricercate in una borgata probabilmente costruita o ricostruita sull’antico centro d’epoca romana (Saticola) che sorge a Nord-Est della città, a circa 7 km di distanza, nella piccola borgata di Casertavecchia, piccolo centro abitato a 400 m. s.l.m. La nuova Caserta nacque nella zona pianeggiante al posto dell'antico villaggio chiamato La Torre. Essa si sviluppò a scapito del vecchio centro, da cui scese a partire dal XII sec. in poi, la popolazione e in cui finirono col trasferirsi (nel 1842) i vescovi di Caserta. La zona fu assegnata in amministrazione al ducato di Benevento, fra l’ 847 e l’848, al principato di Salerno e infine a quello di Capua. Quando i Normanni scesero in Italia Casertavecchia fu una delle prime città ad essere conquistate (1057). Il territorio passò poi agli Svevi, agli Angiò, alle nobili famiglie dei Gaetani, dei Ratta, degli Acquaviva. Nel 1734 fu ceduta ai Borbone e nel 1752, con la costruzione della reggia, Carlo III aprì la strada alla nascita e allo sviluppo di Caserta nuova. La città cadde in mano alle truppe napoleoniche tra il 1799 e il 1806. Nel 1860 Teano (a breve distanza da Caserta) fu sede di un importante momento storico: Giuseppe Garibaldi consegnò qui al re Vittorio Emanuele II il Regno delle Due Sicilie appena conquistato. Durante la Seconda Guerra Mondiale Caserta fu una base militare e, per questo motivo, oggetto di bombardamenti ed operazioni belliche.
Arte e cultura Caserta possiede un enorme patrimonio storico culturale da far conoscere. Infatti in questa città sorge la Reggia Vanvitalliana, uno tra i monumenti più belli che l’Italia può offrire ai turisti che a migliaia ogni anno affollano le stanze dello splendido palazzo e i giardini incantevoli del Parco reale. Palazzo Reale, voluto dal re di Napoli Carlo di Borbone, che ne affidò la costruzione all’ Architetto Luigi Vanvitelli nel 1752, è l'opera più significativa del tardo barocco napoletano. Essa conta 1.200 stanze e 2.000 finestre, decorazioni e affreschi delle volte eseguiti dai maggiori artisti dell’epoca. L'imponenza della Scala Regia, del Vestibolo, delle Sale di rappresentanza e degli appartamenti reali, la preziosità del Teatro e del Prsepio,l’ austerità della Cappella Palatina, l'eleganza della ricca Biblioteca, si affiancano alla bellezza del grandioso parco arricchito con fontane, cascate e laghetti alimentati dall'Acquedotto Carolino .
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Particolarmente interessante è il Giardino Inglese, ricco di piante rare, realizzato per volere della Regina Maria Carolina, e l'Aperia Reale oggi adattata a teatro all'aperto. Altrettanto interesse, all'interno del Palazzo sono il Teatrino di Corte e il Museo dell'Opera ed il Museo del Territorio. All'esterno, attigua al giardino della Flora, si erge una piccola Cappella dedicata alla B. Vergine Assunta . Oltre alla Reggia, meritevole di attenzione, è anche il centro della città caratterizzato da edifici civili, pubblici e religiosi di varia tipologia architettonica. Partendo dalla Reggia e procedendo verso sinistra, si giunge a Piazza Dante, sede di due circoli molto antichi di Caserta. A sinistra, c’è il Largo S. Agostino, dove è ubicato il Complesso conventuale del 1441 con annesso il Museo delle Cere. Attraversando Via Mazzini si giunge a Piazza Vanvitelli dove hanno sede la Casa Prefettizia ed il Municipio nonché la famosa villa Vanvitelli al cui centro è situata la statua dell’architetto L. Vanvitelli. Percorrendo Via Pollio si giunge in Piazza Duomo dove si può ammirare il Duomo Vescovile dedicato a S. Michele Arcangelo. A sud della Piazza, al termine di Via S. Giovanni, si trova il Corso Trieste lungo il quale si erge il Palazzo della Provincia, il Palazzo Vescovile ed in fondo l’arco del Monumento ai Caduti.
Palazzo Reale 7
San Leucio Storia Il sito reale è completato dal vicino Borgo di S. Leucio posto a 3,5 km a nord ovest della città di Caserta .Il Real Sito di S. Leucio, assieme alla Reggia di Caserta, è stato riconosciuto patrimonio dell’Umanità dall’ Unesco. San Leucio prima che prendesse il nome attuale, era un feudo appartenente ai conti Acquaviva di Caserta, noto come Palazzo del Belvedere. Nel 1750, i possedimenti degli Acquaviva passarono ai Borbone di Napoli che fecero del feudo un romitorio reale ed il Belvedere diventò un Casino di caccia.. Innamorato del luogo, il re Ferdinando IV fece restaurare e trasformare il Belvedere per se e per la comunità che vi abitava. Contemporaneamente avviò il ciclo di lavorazione della seta. .Nel 1779 Ferdinando IV promulgò il codice delle leggi che regolava la vita della “Reale Colonia di San Leucio”.La colonia raggiunse il massimo splendore tra il 1788 ed il 1799. Durante la rivoluzione partenopea la colonia andò sempre più in rovina fino a diventare, dopo l’Unità d’Italia, proprietà demaniale, e poi comunale.
Arte e cultura Nel sito è possibile ammirare il quartiere Trattoria e i due casamenti del quartiere operai subito dopo il primo cancello d’ingresso a partire dalla Piazza della Seta. Procedendo per lo scalone si raggiunge il piazzale del Belvedere da cui si accede al Complesso Monumentale alla cui destra si estende la vecchia filanda dove avveniva la lavorazione della seta. All’interno del monumento, si possono ammirare l’appartamento reale, gli affreschi di Fedele Fischetti sul mito di Bacco (dio del vino) ed Arianna, la grande vasca di marmo di Mondragone, situata al centro di una sala decorata con soggetti dell’antichità classica., la Fontana con tritoni e delfi, opera di Solari del 1794. Occasionalmente sono esposte tele di Fergola, Veronesi e Hackert, il pittore prussiano della Campania felix. Di notevole interesse è la visita della fabbrica serica, con telai perfettamente funzionanti e altre strumentazioni utili per la lavorazione della seta e dei giardini all’italiana che circondano il monumento. San Leucio è conosciuta in tutto il mondo per la sua importante produzione di Seta che adorna la stanza ovale della Casa Bianca, Buckingham Palace, il Vaticano e il Quirinale.
Belvedere di S. Leucio 8
Casertavecchia Storia Cornice della città di Caserta è il Borgo medioevale di Casertavecchia, gioiello posto sul Monte Virgo a circa 7 Km da Caserta e Monumento Nazionale per le sue caratteristiche artistiche e per la sua storia. Casertavecchia è la denominazione che assunse la città, quando si consolidò ad inizio del 1800 la nuova Caserta.
Arte e cultura Il Borgo medioevale ha una splendida Cattedrale arabo romana del 1153 con un campanile del 1234, posta in Piazza Vescovile. La facciata della cattedrale (XII secolo) presenta figure di animali simbolici, mentre le finestre e le porte sono messe in risalto da cornici di marmo bianco. L’interno è a tre navate con lapidi e sepolcri di Vescovi, Conti e Signori., con una fonte battesimale del IV secolo. Vicino la cattedrale, lungo la Via Annunziata è la Chiesetta dell’Annunziata del XIII secolo, di stile gotico. Alla periferia si trovano i resti del Castello Medioevale, oggi sede della famosa rassegna artistico — culturale “Settembre al Borgo.” Lungo le vie del borgo è possibile ammirare la Casa delle Bifore, esempio di dimora gentilizia del XV secolo e al termine, nella zona d’ingresso, la piccola Cappella di San Rocco con all’interno affreschi del 1700 e 1800. Non l’ontano dal borgo, nella località di Casola si trova l’Eremo di S. Vitaliano che la tradizione fa risalire al S. Vescovo di Capua S. Vitaliano (VI—VII secolo). Sede di manifestazioni religiose e culturali è caratterizzato dalla chiesa centrale con al lato le celle dei monaci il cui stile semplice ed essenziale è esaltato dal campanile, dai giardinetti e dal Crocifisso che sovrasta l’altare maggiore.
Cattedrale di Casertavecchia
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Maddaloni Storia Collegata a Caserta dal punto di vista architettonico, per l’imponente costruzione Vanvitelliana i Ponti della Valle, Maddaloni è un'antica ed interessante cittadina, con un ricco patrimonio artistico, situata ai piedi della collina. S. Michele dove sorgeva l’antica città Calatia circondata da una necropoli. Calatia fu occupata dal Console Caio Giulio Bubulco nel 309 a.C. e si diede ai romani nel 211 durante la guerra punica. Dopo la distruzione di Calatia nell' 862 da parte dei Saraceni,, gli abitanti si rifugiarono sul colle ove fondarono il borgo Mataluni. Dal 1465 fu feudo, col titolo di ducato, dei Carafa ai quali appartenne per tre secoli. Il periodo più florido fu il 700. La città successivamente si sviluppò verso la pianura.
Arte e cultura Molti sono i monumenti di pregio storico – artistico della città, tra cui i Ponti della Valle, gigantesca costruzione in tre ordini sovrapposti di archi, che Carlo di Borbone commissionò a Luigi Vanvitelli dal 1753 al 1759 per farvi passare l’acquedotto Carolino che doveva alimentare le cascate del parco della Reggia di Caserta, famosi anche perché ,un secolo dopo, furono sede dello scontro tra le forze garibaldine e le truppe di Francesco II. Si ricordano anche la Chiesa dell'Annunziata, la cui forma è dovuta sostanzialmente alla ristrutturazione eseguita nei primi anni del sec .XVII; il Municipio, la Chiesa del Corpus Domini, con elegante campanile su disegno di Luigi Vanvitelli; la barocca Chiesa di S. Francesco d'Assisi; il Convitto Nazionale, già convento dei Francescani, nel cui chiostro è ancora conservato un arancio piantato, secondo la tradizione, da S. Francesco; il Museo Civico che accoglie al suo interno numerose testimonianze proveniente dall'antica Calatia - tra cui ceramiche, bronzi ed altri oggetti. Interessante è il Castello risalente al periodo normanno, posto a 170 m sul livello del mare
Acquedotto Carolino
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Tradizioni e folklore L ‘area casertana presenta tradizioni e folklore tipici di ciascun territorio a testimonianza del forte legame che i suoi abitanti hanno con la storia passata e che fortemente intendono trasmettere alle nuove generazioni. Di particolare interesse è il famoso Corteo storico che si svolge a S. Leucio la prima domenica di Luglio. In tale occasione rivivono nei costumi del 700 gli artefici della seta, la corte con Ferdinando IV e Maria Carolina. Nello stesso periodo si svolge la sagra delle Pallottole cosiddetta dal nome delle famose crocchette che venivano servite dagli abitanti di S. Leucio in occasione del Palio storico. In ottobre S. Leucio ospita la enologica” Festa del vino, delle Vigne e della Seta”. A Casertavecchia il 16 agosto si svolge la manifestazione “Sogno di una notte di mezza estate” in onore di S. Rocco, santo protettore, mentre nella settimana santa vi è la suggestiva Rappresentazione della Via Crucis. Famosa è a Maddaloni la festa di S. Michele Arcangelo, il santo protettore che riunisce tutte gli abitanti nel mese di settembre in una festa di gioia e di devozione. Mentre a maggio si svolgono i festeggiamenti in onore dell’apparizione dell’Arcangelo S. Michele. Degna di nota è anche la tradizionale processione del Venerdì Santo.
Prodotti tipici ed Enogastronomia La visita artistico culturale può essere accompagnata da degustazione di piatti realizzati con i prodotti tipici del territorio come l’asparago di montagna, di Pozzovetere, la carne di cinghiale, presente in alcune delle più prelibate ricette di Casertavecchia, il maiale nero casertano, la mela annurca, prodotto IGP di Valle di Maddaloni, da degustare, in particolare, durante la sagra che si svolge a novembre,finocchi, melenzane e carciofi, prodotti sa Maddaloni dove si può assaggiare anche un gustoso anice della distilleria del luogo. La gastronomia casertana offre diverse specialità tipiche della "cucina contadina", ricca di sapori naturali. I primi piatti sono, in genere, a base di pasta fatta in casa (gnocchi, tagliolini) e di legumi. Mentre i secondi piatti vengono preparati con carni di produzioni locali e cucinati in svariati modi. Tra i piatti tradizionali si ricordano: la salsiccia di polmone condita con i piccanti peperoncini locali, i “ zite ripieni”, i fagioli alla “carrettiera” e le alici sotto sale, dissalate e conservate in vasetto sott’olio, la frittata ed il risotto con gli asparagi, salumi di maiale nero casertano, il tortano ‘nzogna e pepe.”Il tortino con le mele annurche. Tra i dolci tipici sono: il migliaccio di carnevale, le zeppole di S. Giuseppe ma il più noto è il casatiello dolce, immancabile sulle tavole dei casertani a Pasqua.
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ITINERARIO TURISTICO: Caserta …….. alla scoperta della Civiltà Borbonica 1° giorno: CASERTA Ore 9.00 Arrivo a Caserta. Visita agli Appartamenti Reali, alla Cappella Palatina , al Museo dell’Opera ed al Museo del Territorio posti nei sotterranei della Reggia Vanvitelliana. Ore 13.00 Pausa pranzo presso il ristorante “Pepe Nero”; Ore 15.00 Visita al Parco Reale ed al Giardino Inglese;
Ore 18.00 Shopping nel centro della città di Caserta (Corso Trieste); Ore 20.00 Arrivo in albergo, sistemazione, cena e pernottamento presso l’Hotel Vanvitelli ****. 2° giorno: S. LEUCIO—CASERTAVECCHIA Ore 8.30 Colazione in albergo; Ore 9.30 Spostamento in autobus per S. Leucio con Visita al Real Sito ed al setificio; Ore 12 30 Proseguimento per Casertavecchia; Ore 13.00 Pausa pranzo presso il Ristorante “ da Teresa”; Ore 15.00 Visita guidata al Borgo Medioevale;
Ore 18.00 Rientro in albergo, cena e pernottamento . 3° giorno: CASERTA—MADDALONI Ore 8.00 Colazione in albergo; Ore 9.30 Visita al centro storico della città. Sosta al Chiostro di S. Agostino con visita al Museo delle cere e al Duomo; Ore 13.00 Pausa pranzo presso il ristorante “Antica Hostaria Massa”; Ore 15.00 Partenza per Maddaloni. Visita al Museo civico, alla chiesa di S. Francesco d’Assisi, alla chiesa dell’Annunziata e al famoso monumento Vanvitelliano “L’acquedotto Carolino”; Ore 18.00 Partenza per il rientro in sede.
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Dove alloggiare a Caserta
Hotel Bruman Caserta ****
Telefono: Fax: Email:
Grand Hotel Vanvitelli ****
Telefono: 0823 217111
Hotel Jolly Caserta ****
Telefono: info@hoteljollycaserta.it
Hotel Europa ****
Hotel Dei Cavalieri **** Telefono:0823 355520
Telefono
Fax: caserta@hoteldeicavalieri.com
fax 13
Dove mangiare a Caserta
Ristorante Contemporaneo:
Pepe Nero:
Piazza Matteotti
Via Bosco 15,
Antico Cortile Ristorante:
Ristorante Massa- Antica Hostaria:
Via Tanucci, 53,
Via Mazzini 55,
81100 Caserta
81100 Caserta
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ITINERARIO 2 CAPUA S. ANGELO IN FORMIS & S. MARIA C. VETERE Storia Capua, un tempo capitale (Principato di Capua) e capoluogo, sorge sulle rovine di Casilinum, antico porto fluviale, allorché i fuggiaschi dell'antica Capua , l'attuale S. Maria Capua Vetere, abbandonarono la loro città incendiata nell'841 dai Saraceni. Adagiata su di un'ansa del fiume Volturno, ai piedi del Monte Tifata, dove sorge la frazione di Sant'Angelo in Formis , circondata da una cinta muraria cinquecentesca, è attraversata dalla via Appia, nonché dalla ferrovia Napoli-Caserta-Cassino. È servita da un piccolo aeroporto turistico e militare dedicato a Oreste Salomone. E’ sede dell’ Università di Economia e del Centro Italiano Ricerche Aerospaziali. Città protagonista di importanti eventi storici della nostra regione, Capua, conquistata dai romani nel 217 a.C, in epoca Longobarda diventò Principato ( X secolo ) e nel 1059 feudo normanno e fu annessa al Regno di Sicilia. Durante la dominazione Normanna la città vide accrescere ulteriormente la sua importanza strategica, sia dal punto di vista militare che commerciale. Nel XV secolo fu occupata da Carlo VII e nel 1501 i suoi abitanti furono sterminati dalle truppe di Cesare Borgia. Nei secoli successivi subì le sorti della storia di Napoli, nella seconda guerra mondiale molti furono i danni agli edifici storici. Arte e cultura Il suo centro storico raccoglie una straordinaria varietà di opere, che vanno dall'età romana all'Ottocento. Il suo stratificato tessuto è ricco di palazzi e giardini, di chiese e conventi, di castelli e caserme. Entrando da Porta Roma, caratterizzata dalle due torri fatte costruire da Federico II, attraversando il Corso Appia, si giunge a piazza dei Giudici dove ha sede il Palazzo del Municipio e la chiesa di S. Egidio ed il duecentesco arco di S. Egidio.
Torri di Federico II - Capua
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A destra si raggiunge il Duomo fondato nel 1856, rifatto nel XII secolo e ricostruito in parte nel XVIII secolo. L’interno racchiude numerose opere importanti come l’Assunta di Francesco Solimena, lapidi, bassorilievi e sarcofagi e, nella cripta, un’Addolorata attribuita al Canova. In fondo a Via Duomo, nel Palazzo Antignano, ha sede il Museo Campano con collezioni di epigrafi, reperti italioti e romani come le straordinarie Matres Matute, ( VI sec.a.C. e II—I sec.a.C) raccolta archeologica consistente in 200 statue votive in tufo delle “madri”, di età sannitica, vasi, bronzi, monete e medaglie. Di particolare interesse è anche la Chiesa dell’Annunziata costruita da Carlo III nel 1 285.
Facciata del Duomo di Capua
Museo Campano di Capua
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S. ANGELO IN FORMIS Storia A circa 4 Km da Capua si estende S. Angelo in Formis, delizioso paesino adagiato sulle falde a settentrione del monte Tifata, che trae le sue origini da insediamenti opici essendo opica ( Volturnum) l’origine di Capua antica, l’odierna S. Maria C. Vetere. S. Angelo in Formis è famosa per l’omonima Basilica Benedettina che sorge dove gli Etruschi avevano eretto il Tempio di Diana “Tifatina”. Con la decadenza degli Etruschi e la loro ritirata, vi presero il posto i Sanniti che conquistarono Capua e la vicina S. Angelo in Formis insediandosi ai piedi del monte Tifata attorno al tempio di Diana dove, in epoca romana, si sviluppò il villaggio. Con l’ avvento dei vandali nel 455 d.C. Capua fu distrutta e probabilmente anche S. Angelo in Formis. Inizia così un periodo di declino che termina con la costruzione della Basilica nel 1072. La fisionomia di S. Angelo da un punto di vista urbanistico restò confinata nei pressi della Basilica ai piedi del monte sino al XVIII secolo. Nel 1800 S. Angelo si avvia ad assumere la fisionomia attuale. Arte e cultura La notorietà di S. Angelo in Formis è legata alla Basilica Benedettina, una tra le più notevoli architetture religiose medioevali della Campania. Fondata dai Longobardi nella seconda metà del VIsec., che la dedicarono all’Arcangelo San Michele, nel 1072 fu assegnata ai monaci di Montecassino, nel 1779 fu dichiarata di patronato regio e nel 1866 passò al demanio. Presenta una facciata con cinque navate, quella centrale di stile arabo, preceduta da un portico sotto il quale è posto l’affresco dell’Arcangelo S. Michele. A fianco si erge l’imponente campanile, mentre all’interno si possono ammirare: il pavimento originario del tempio di Diana con alcuni elementi romani e gli affreschi ( XI sec.) della scuola bizantina campana, lettura visiva di brani del vecchio e del nuovo testamento.
Basilica di S. Angelo in Formis
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S. MARIA C. VETERE Storia Santa Maria Capua Vetere , antica Capua. fin dalla metà del V secolo a. C fu insediamento Etrusco, poi Sannita, infine nel 343 a.C. passò a Roma e solo nel 58 a.C sotto Cesare le venne restituita la cittadinanza. Sotto Augusto ebbe il titolo di Colonia Iulia Augusta Felix. Venne distrutta nell'841 dai Saraceni e la popolazione si raccolse intorno alla chiesa di Santa Maria Maggiore ed il casale di S. Maria Maggiore acquistò una certa preminenza rispetto agli altri casali di Capua. Il primo ottobre del 1860 si svolse, alle porte della città, la battaglia del Volturno con la quale Garibaldi mise fine al regno borbonico. Dal Novecento ad oggi la popolazione è passata da un’economia agricola ad una economia post-industriale. Arte e cultura Molti sono i monumenti e le chiese che fanno la storia di questa città. In particolare i siti archeologici come l’ Anfiteatro Campano, costruito tra il I e il II sec. d.C. probabilmente su un edificio analogo precedente e restaurato nel 119. Di poco inferiore al Colosseo, le imponenti rovine, mettono in risalto l’ arena, nei cui sotterranei sono dieci corridoi. Nel giardino, all’ ingresso, un antiquarium conserva i resti architettonici, mosaici e reperti degli scavi. Poco lontano dall’Anfiteatro si erge l’Arco di Adriano, dedicato all’imperatore Adriano. Verso il centro si trova il Mitreo (II sec. d.c.), un tempietto dedicato al dio persiano Mitra il cui culto fu introdotto dall’impero Romano tra il I e il II sec. d.c., con stupendi affreschi parietali riproducenti i rituali del culto e l’ effige di Mitra Tauroctono. Interessante è la Cattedrale costruita, forse, nel 432, per volere del Vescovo S. Simmaco, che conserva al suo interno numerose opere d’arte. Altrettanto importanti sono il Museo Archeologico dove è possibile conoscere la storia della città, il Museo dei Gladiatori che ricostruisce un settore dell’arena dell’Anfiteatro in cui si svolge un combattimento tra gladiatori e belve, il Museo delle Carrozze ubicato presso “L’ Istituto Incremento Ippico” della Regione Campania che espone una collezione di carrozze risalenti alla fine dell’ 800, utilizzate, originariamente, dagli ufficiali per il loro spostamento.
Anfiteatro 18
Tradizioni e folklore La città di Capua ogni anno si arricchisce di manifestazioni ed eventi tra le quali sona da ricordare : il tradizionale Carnevale, festa di popolo, la festa di S. Antonio Abate che si svolge il 14 gennaio durante la quale, in onore del santo, vengono accesi i “ falò di S. Antonio” con funzione purificatrice e fecondatrice e la tradizionale veglia di preghiera ( a “Nuttata”) in onore della Madonna che si tiene nella notte tra il 7 e l’ 8 dicembre, accompagnata da una serie di manifestazioni nelle strade della città, il famoso corteo storico — medioevale che ricorda la disfida di Barletta ed il “Sacco di Capua” che si svolgono nei mesi estivi. Suggestiva è la festa in onore della Madonna Assunta che si svolge il 14 agosto, a S. Maria C.V. Inizia con la solenne processione con il Simulacro della Vergine Assunta, donata all’università, nel 1846 dal re Ferdinando II, e, dopo il tradizionale “digiuno del tuono” consistente nel mangiare pane e anguria accompagnato da spari, termina con il suggestivo “incendio del campanile” del Duomo, singolare spettacolo pirotecnico che simboleggia l’ascensione della Vergine Assunta in Cielo e la partecipazione della Vergine alla vittoria finale del Figlio sul peccato e sulla morte. Sacro e profano si alternano a S. Angelo in Formis dove nel mese di giugno si celebra la festa in onore di S. Antonio di Padova che vede la realizzazione di momenti prettamente religiosi accanto a manifestazioni profane come la mostra dell’artigianato campano di qualità e momenti di valorizzazione dei prodotti locali. Prodotti tipici e Enogastronomia Nella zona è possibile degustare i prodotti tipici del territorio casertano: mozzarella di bufala, vino asprinio, pallagrello, carciofo “capuanella, carne e salumi di bufala e di maiale nero casertano, quest’ultimi presenti nei menù di tutti i ristoranti del territorio. Gustosi sono i tipici Taralli nasprati di S.Maria C. Vetere e i deliziosi panini con “saciccia e friarielli “da non perdere a S. Angelo in Formis in occasione dell’omonima sagra che si svolge nel mese di settembre. Tra piatti tradizionali sicuramente da non perdere sono: la caprese, maiale nero casertano con pappacelle, carciofo ripieno e “arrustuto”, parmigiana di melenzane, piatti da accompagnare con i deliziosi vini asprinio e pallagrello.
Taralli nasprati
Salsiccia e friarielli 19
ITINERARIO TURISTICO: Santa Maria Capua Vetere, Capua, Sant’Angelo in Formis ……………….. tra storia e preziosi tesori 1° giorno: S.MARIA CAPUA VETERE h. 9.30.00: Arrivo a Santa Maria Capua Vetere presso l’ Hotel Milano. Sistemazione ospiti. h. 10.00: Visita al centro storico, al Museo Archeologico, al Duomo, al Museo dei Gladiatori e delle Carrozze h.13.00: Pranzo nel ristorante dell’ albergo con piatti tipici del posto; h.15.30:Visita all’Anfiteatro Campano, al Mitreo e all’Arco di Adriano;
h.17.00: Visita presso Palazzo Auriemma e la Torre di Sant’Erasmo; h.19:00: Tempo libero per lo shopping; h.20:15: Rientro in albergo per la cena; h.22:00: Tappa presso l’ antica gelateria ‘’ Paletta d’oro ‘’; h.23.30: Rientro in albergo per il pernottamento. 2° giorno: CAPUA h.08.30: Colazione in albergo; h.10.00: Partenza per Capua. Visita al Castello di Carlo V, un importante presidio militare durante il viceregno spagnolo e il Regno delle Due Sicilie. Proseguimento al Museo Campano per ammirare le statue delle Matres Matutae;
h.13.00: Pranzo presso il ristorante “Osteria dei nobiluomini”; h.15.00: Visita guidata al Duomo nel centro storico di Capua, ricco di opere pittoriche ed affreschi risalenti al Medioevo. h.17.30: Visita alle Torri di Federico II e al Ponte Romano sul Volturno; h.20.00: Rientro in albergo, cena e pernottamento. 3° giorno: S. ANGELO IN FORMIS h.08.00: Colazione in albergo; h.09.30: Escursione con guida turistica presso “La Basilica Benedettina” di Sant’Angelo in Formis; h. 13.00: pausa pranzo presso il Ristorante “ Villa Ebla” di Triflisco-Bellona;
h. 16.00: Partenza per il rientro in sede.
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Dove alloggiare a S. Maria Capua Vetere:
Hotel Milano *** Via Alcide de Gasperi 102, 81055 S. Maria Capua Vetere Tel : 0823 843323
Hotel Delle Mostre Via Appia, 81055 S. Maria Capua Vetere Tel : 0823847663
Spartacus B&B Via del lavoro II, 81055 S. Maria Capua Vetere Tel. 331 629 4384; 338 481 0077
Anfiteatro Campano B&B via Mascagni 14, 81055 S. Maria Capua Vetere Tel: 347 5634999
Dove mangiare a S. Maria Capua Vetere:
Ristorante La Spelunca
Ristorante I Golosi
Via Pietro Morelli 8 81055 S. Maria Capua Vetere Tel: 0823/844778
Via Sirtori 2, 81055 S. Maria Capua Vetere Tel: 0823/898386
RistoPub Mivida
Ristorante Ninfeo Via Lugnano, 77 Santa Maria Capua Vetere 81010(CE) tel. 0823/846700
Via A. Moro 2 81055 S. Maria Capua Vetere Tel: 333/1706598
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Dove alloggiare a Capua:
Hotel Hermitage**** S.S. Appia 195,480,
Vitulazio 81041 (CE) Tel.0823621556 Fax.0823621582
Hotel Capys**** Via Santa Maria La Fossa 22/24, Capua 81043 (CE) Tel./Fax.0823961299 E-Mail hotelcapys@tin.it
Hotel del Sole *** Uscita A1 Capua, Pastorano 81050 (CE) Tel.0823654436 E-Mail: info@hotelristorantedelsole.com 22
Dove mangiare a Capua:
Villa Ferdinando e Carolina Via S.Maria Capua Vetere,109 Capua 81043 (CE)
Tel.0823620236 Fax.0823625602 info@ferdinandoecarolina.it
Ristorante Garden Palace Via Brezza, 54 81043 Capua (CE) tel. 0823/622637
Villa Ebla Via Sicopoli, Triflisco (CE) Tel.3394273811 info@villaebla.it
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ITINERARIO 3 AVERSA
Storia Al centro della fertile pianura campana, la Campania Felix dei romani, territorio dei Liburni, antica popolazione affine ai Cimmeri, sorse la città di Aversa, che qualche studioso vuole di origine Etrusca ed altri ancora più antica. Infatti, scavi nella zona ovest della città, hanno riportato alla luce insediamenti del tardo Neolitico. L’impianto della città si presenta perfettamente inserito in una probabile precedente suddivisione etrusca del territorio, il cui centro era costituito dall’area sacra della cattedrale, sorta sull’antica cappella Sanctu Paulu at Averze; era una cappella dedicata al Santo, diventato poi il patrono della città, in memoria del suo passaggio per la via Consolare Campana nel suo viaggio verso Roma nel 61 a. C. Il nome della città deriva si dalla sua posizione geografica, ma la radice del suo toponimo richiama anche quello di Velsu, una delle dodici città etrusche campane non ancora individuata. Il nome nel susseguirsi delle generazioni è stato poi corrotto in Verzelus, Versaro ed infine Aversa. Nel 1030 il territorio fu concesso ai Normanni del duca Sergio IV. Il loro capo Rainulfo Drengot, la cinse di mura e ne fece una contea indipendente. Rainulfo Drengot poi sposò la sorella di Sergio IV e acquisì maggior prestigio. Sotto il governo dei 12 conti, Aversa estese i suoi domini su gran parte della Campania. Così grazie alla politica dei suoi signori, la Contea ebbe una grande crescita demografica ed economica. Arte e cultura La Cattedrale di San Paolo costituisce il fulcro della vita religiosa della città. È situata nel cuore del borgo antico, autentico ombelico di Aversa. La costruzione si deve a Riccardo I che iniziò i lavori nel 1503. La Chiesa di Santa Maria a Piazza, situata nei pressi del Castello Aragonese, è la chiesa più antica di Aversa Sulla destra vi è il campanile, anch'esso dell'XI secolo. Custodisce affreschi e frammenti della prima scuola giottesca. La Chiesa di San Domenico fu fondata da Carlo I d'Angiò nel 1278, completata da suo figlio Carlo II d’Angiò e dedicata a San Luigi IX re dei francesi, e diventata poi San Domenico perché i Domenicani vi abitarono fino al 1808. Sulla sommità della facciata è collocata la statua di Luigi IX.
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Il Complesso dell'Annunziata fu fondato agli inizi del Trecento per volere dei sovrani angioini. Nel tempo il monumento è diventato il simbolo di Aversa. Al suo interno sono custoditi alcuni dipinti tra i quali: la Deposizione di Cristo di Marco Pino da Siena del 1571, l'Adorazione dei Pastori di Francesco Solimena del 1688 e la Strage degli Innocenti di Giuseppe Simonelli del XVIII secolo. Sin dalle origini Aversa fu dotata di castelli fortificati. Rainulfo se ne fece costruire uno quando fondò la città, di cui però non rimangono tracce. I più famosi, di cui restano tracce, sono tre: Il Castello di Savignano, il Castello Angioino e, il più importante, il Castello Aragonese. Il maestoso Castello di Ruggero II, sorge nei pressi della chiesa di Santa Maria a Piazza, nell'area dei Patibulum, come limite settentrionale della terza cerchia di mura, è di forma quadrata, con torri merlate agli angoli, e orientato, secondo un'antica ripartizione, sui quattro angoli del Mondo. Fu dimora e rifugio di svariati principi, regine famose, regnanti e semplici capitani di ventura, tra cui si ricordano Giovanna d'Angiò, la regina di Napoli.
Monastero di S. Lorenzo
Campanile del Duomo di S. Paolo — Aversa
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Tradizioni e folklore Aversa Città d'Arte è la manifestazione culturale e musicale che si tiene nei mesi di maggio e giugno, Mentre tra settembre e ottobre si svolge Estate ad Aversa, organizzata dalla locale autorità comunale Essa comprende rassegne teatrali, concerti, serate di cabaret, cinema all'aperto e mostre. Natale ad Aversa: il cartellone della manifestazione organizzata nel mese di dicembre comprende rassegne teatrali, concerti, mostre. Caratteristica è la Sagra della castagna e del vino Aglianico che si svolge dall'8 al 9 dicembre di ogni anno, presso il convento di Sant'Antonio al Seggio. Molte sono anche le celebrazioni religiose che si svolgono ad Aversa : la processione in onore del Santo patrono S. Paolo e del compatrono S. Sebastiano con un cerimoniale rigido sia nella disposizione che nel percorso da seguire; la festa della Madonna di Casaluce, che si onora per otto mesi a Casaluce e per quattro ad Aversa, durante la quale i contrasti tra i due paesi sono raffigurati dal sospingere avanti ed indietro la statua sulla linea di confine tra i due paesi; il culto della Madonna Dell’Arco le cui celebrazioni si svolgono il lunedì in albis. Tra le fiere si ricordano quella dell’Annunziata e dei SS. Apostoli durante le quali vengono commerciati carne di vaccina e vitello oltre a taralli susamielli e vino. Prodotti tipici ed enogastronomia Prodotti tipici di eccellenza sono la Mozzarella e la ricotta di bufala DOP ed il vino Asprinio DOC. Vi è anche una versione angioina (spumante). Servito freddo, si adatta superbamente con antipasti freddi, tartine, stuzzichini, piatti di pesce, crostacei e molluschi. Non mancano prodotti ortofrutticoli tra cui la mela annurca e i “friarielli”. La cucina aversana deriva dalla cucina napoletana con variazioni che le danno un'impronta tipicamente agricola. È una cucina sbrigativa e senza complicate manipolazioni, ma saporita e gustosa nello stesso tempo per la semplicità e naturalezza dei suoi ingredienti. Non mancano però piatti di maggiore impegno. Tra gli antipasti si possono collocare la Pizza di scarola, "l'insalata di fagioli", le "mulignane a fungetiello", il Tortano e il Casatiello. Tra i primi piatti abbondano le paste asciutte con condimenti tra i più diversi e nuovi. I Maccheroni sono senza dubbio il piatto forte della cucina aversana. I modi di cucinarli sono molti: si va dai "maccarune case e pepe" a i "maccarune aglio e uoglio". Molto gustato è un piatto tipico aversano lo "scarpariello" (bucatini al sugo piccante). Tra i primi piatti vi sono i minestroni di verdura o la pasta preparata con gli ortaggi. La carne è il piatto più importante delle cucine e si presta ad un'infinità di preparazioni. L'aversano non ha preferenze di carne che prepara in diversi modi: la polpetta o il polpettone, le braciole al sugo, la carne alla pizzaiola, il soffritto di maiale, gli "stentenielli" (interiora di agnello o capretto).Tradizione ancora in auge vuole che il giorno del Santo Patrono S.Paolo si consumino polpette di carne e lasagne fatte in casa.
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Ma l'ingrediente per eccellenza per la cucina aversana è sicuramente la mozzarella che si consuma cruda o cotta “in carrozza” con le uova. Tipicamente aversani sono anche altri formaggi come la “provola” e il “fiordilatte”. Gradevole al palato è particolarmente la “provola affumicata”. Molti e vari, infine, i dolci della pasticceria aversana. Provengono in maggior parte dalla pasticceria napoletana, ma sono stati anche “inventati” in loco. Il dolce tipico pasquale è la “pastiera”, confezionata col grano cotto, l’alimento base, e con uova, latte e ricotta. A S. Giuseppe sono di rito le “zeppole”. A carnevale il “sanguinaccio”, una crema densa di cioccolato e sangue di maiale. A Natale “susamielli e roccocò”. Un dolce tipicamente aversano è la “Pietra di S. Girolamo”, confezionato con zucchero, mandorle tostate e cioccolata. Si tratta di una specie di torrone, che prende il nome di pietra proprio per la sua durezza. Un dolce che, infine, è possibile assaporare solo in questa bellissima terra è la polacca aversana: è gustosa, morbida e fragrante, con la sua pasta lievitata e la sua crema al limone con le amarene.
Dolce Polacca Mozzarella di bufala Campana
Vino Asprinio
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Itinerario turistico: Aversa ….alla scoperta della prima Contea Normanna Giorno 1° Ore 9.30.00: Arrivo previsto ad Aversa. Visita guidata al borgo ed alla Cattedrale di San Paolo, situata nel cuore del borgo antico, autentico ombelico di Aversa e fulcro della vita religiosa della città. Ore 13.00: Pausa pranzo presso il Ristorante “Dreamers Of Taste” da Savariello; Ore 15.30: Visita guidata al Complesso dell'Annunziata, fondato agli inizi del Trecento per volere dei sovrani Angioini; Ore 17.30: Pomeriggio libero Ore 19.00: Arrivo in albergo _ Hotel Plaza ***_, sistemazione ospiti e cena; Ore 21.30: Serata libera… Ore 24.00 circa: Rientro in albergo e pernottamento. Giorno 2° Ore 8.00: Colazione in albergo Ore 9.30: Visita guidata della Chiesa di Santa Maria a Piazza, situata nei pressi del Castello Aragonese. Visita al campanile, anch'esso dell'XI secolo. Ore 11.30: passeggiata libera nel centro di Aversa; Ore 13.30: Pranzo presso il Ristorante “La Contrada”; Ore 15.00: Visita della Chiesa di San Domenico, fondata da Carlo I d'Angiò nel 1278 e completata da suo figlio Carlo II. Sulla sommità della facciata è collocata la statua di Luigi IX a cui fu dedicata la Chiesa; Ore 16.30: Pomeriggio libero per lo shopping nel centro di Aversa; Ore 18.00: Rientro in albergo e partenza per il ritorno in sede
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Dove alloggiare ad Aversa
Hotel del Sole ***
Hotel Plaza Aversa***
Piazza Mazzini 27 Aversa Telefono: 081 890 12 66 Fax: 081 890 12 66
Telefono : 0815044598 Fax : 0815020254
E-Mail: info@hoteldelsole-aversa.com
Dove mangiare ad Aversa
Ristorante La Contrada
Ristorante Dreamers Of Taste
Piazza Guglielmo Marconi
Da Savariello
14, 81031 Aversa
Via Francesco Cilea, 46,
Telefono: 0818 111700
81031 Aversa
Fax: +39 0818 111700 29
ITINERARIO 4 ALIFE Piedimonte Matese- Caiazzo Storia La cittadina di Alife si trova nella parte sud-occidentale della regione storica del Sannio, È posta alle pendici del versante meridionale del Massiccio del Matese, quasi al centro di un anfiteatro naturale, in una pianura verdeggiante, solcata dal corso del fiume Volturno e da altri torrenti .La vastità del suo territorio comunale la colloca al terzo posto della provincia. Alife ha origine osca o sannita, coniava moneta propria come un didramma d'argento del IV secolo a.C. La città fu a lungo in lotta con Roma e fu distrutta durante le guerre Sannite. Riedificata con un caratteristico impianto romano, circondata da mura tuttora esistenti, rimase abitata per tutto il medioevo, nonostante assedi e saccheggi. Fu sede vescovile da età antichissima, il primo vescovo noto è Clarus in carica nel 499. Nel corso del IX secolo conobbe eventi molto duri, ma nel X secolo la città visse una nuova ripresa, prima divenne contea e il primo conte storicamente noto è Bernardo. Nel 1914 venne inaugurata la Ferrovia Alifana che la collega a Napoli. Nel 1927, Alife passa alla provincia di Benevento. Dopo il ventennio, fu coinvolta nella seconda guerra mondiale e qui fu minata dai tedeschi, ma anche questa volta i danni di guerra furono rapidamente riparati.
Arte e cultura Molti sono i monumenti delle varie epoche che meritano attenzione. Sicuramente da non perdere sono quelli di epoca romana come l’anfiteatro di Alife , edificio che presenta due fasi edilizie: una maggiore elevazione ed un’arena ampia e una ridotta altezza con una tribuna interna .L’anfiteatro è databile ai primi decenni del I secolo d.C.,il Criptoportico di Alife con una pianta a tre bracci e 30 arcate, coperto da una volta a botte irregolare,con 21 "finestre a bocca di lupo e il Foro romano dell’antica Alife; le Torri del castello normanno e la Cripta della cattedrale normanna,testimonianze dell’epoca medioevale; la Cattedrale costruita dal Cavaliere normanno Rainulfo di Alife fra il 1125 ed il 1135 ed il Santuario di Maria S. delle Grazie. Interessante è il Museo archeologico dell’antica Alife.
Criptoportico di Alife
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PIEDIMONTE MATESE
Storia Porta naturale del Matese e centro del parco regionale del Matese, Piedimonte Matese è situato in un territorio ancora incontaminato alle estreme pendici meridionali del Matese. I reperti archeologici testimoniano una presenza umana nella zona fin dall'età neolitica. Passata dai Della Leonessa nel XIV secolo, nel 1383 fu ceduta definitivamente ai Gaetani d'Aragona. Nel ‘400, il piccolo borgo di Piedimonte cresce e vi vengono fondate nuove chiese. In seguito si sviluppò rapidamente come centro commerciale e manifatturiero. Nel 1715 fu così eretta a principato .Confermata in feudo ai Gaetani d'Aragona e nel 1730 ottenne il titolo di città dall'imperatore Carlo VI. Assediata e saccheggiata nuovamente dai francesi nel 1799, nel 1860 subì persecuzioni da parte dei Borbone, tornati in città dopo la proclamazione della caduta del Regno di Napoli.Durante l'ultima Guerra Mondiale, ha subito gravi devastazioni. L'abitato, sviluppatosi soprattutto nel tardo Medioevo, si presenta come un antico centro e conserva alcune caratteristiche ambientali cui si adeguano anche le posteriori costruzioni barocche.
Arte e cultura Nel centro storico si possono ammirare: Il palazzo ducale dei Gaetani d'Aragona, rifatto agli inizi del secolo XVIII, esso conserva alcune finestre ogivali, un portale del Seicento, uno in stile durazzesco e stucchi e dipinti; Il palazzetto De Forma che conserva bifore trecentesche; Il santuario di Santa Maria Occorrevole, situato nei dintorni, eretto nel secolo XV, presenta tre navate e l'abside trecentesca con affreschi degli inizi del ‘400. La chiesa di S. Tommaso ( o S. Domenico) del 1 441 . Nell’annesso ex convento oggi sede del Museo Alifano, si conservano interessanti reperti archeologici provenienti dalla vicina Alife : armi e oggetti del’età della pietra, terrecotte di età greco-romana e oggetti di interesse artistico e storico quali monete, pergamene, coralli miniati, ceramiche e armi.
Santuario di S. Maria Occorrevole
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CAIAZZO
Storia La cittadina di Caiazzo è sita a 200 metri sul livello del mare. Il territorio comunale di Caiazzo è stato abitato sin dalla preistoria come testimoniano numerosi ritrovamenti archeologici. Dapprima colonia romana, divenne poi municipio romano e in età imperiale fu sede di una zecca. Con la venuta dei longobardi divenne sede di un gastaldato e fu elevata a contea. Primo conte di Caiazzo fu il nobile longobardo Arialdo. Caiazzo fu occupata prima da Ruggero II di Sicilia e poi da Federico II di Svevia che cacciò le famiglie guelfe e il vescovo. La peste del 1656 e il terremoto del 5 giugno 1688 provocarono una diminuzione della popolazione. Nel 1709 fu occupata dagli austriaci e nel giugno 1799 dai francesi. Nel 1927, a seguito della soppressione della Provincia di Terra di Lavoro, il Comune di Caiazzo fu aggregato alla Provincia di Benevento, per poi ritornare, nel 1945, nella ricostituita Provincia di Caserta. Infine, durante la seconda guerra mondiale fu espugnata dal console Giunio Bubulco e fu bombardata più volte. La sera del 12 ottobre 1943 i tedeschi, per vendicare l'uccisione di un soldato nazista, uccisero ventidue civili innocenti.
Arte e cultura Monumenti di particolare interesse sono il Castello di Caiazzo edificato dai longobardi, subì un primo restauro sotto i normanni. Nel 1135 venne dotato di una guarnigione permanente. Esso conserva poche tracce della fisionomia originaria essendo stato radicalmente rimaneggiato nel XIX secolo. Nei pressi del castello si possono ammirare delle mura poligonali osco-sannite. risalenti all'VIII secolo a.C.; La Cattedrale di Santa Maria Assunta costruita nel XVI secolo, presenta la facciata in stile barocco e l’interno è a tre navate divise da pilastri, con all’ingresso un coro ligneo in noce. Vi si conservano dipinti del XVIII secolo.
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Tradizioni e folklore Il territorio del matese è soprattutto terra di folclore incontaminata, di manifestazioni spettacolari, di rituali sacri e di grandi tradizioni storiche. Sono presenti anche,mostre d’arte e artigianato, sagre e fiere estive. Sagra tipica è la “Sagra dello Spiganardo” la quale rievoca una vecchia tradizione locale che associa la festa religiosa (dedicata a S.Maria di Costantinopoli) alla tradizione del popolo piedimontano di rievocare le proprietà del fiore della lavanda. Anticamente infatti questo fiore si raccoglieva prevalentemente nella zona della borgata dello “Scorpeto”per deporlo nella biancheria destinata alle future spose. Alla tradizionale raccolta dei fiori è legato il “Corteo dei Canestri”. Particolarmente importante per gli abitanti di Piedimonte è la Fiera di S. Martino che si svolge tra il 10 e il 12 novembre, la festa della Primavera che si svolge il 25 aprile presso il parco Urbano ed il corteo dei pastori il 6 gennaio Ad Alife in estate, nel mese di luglio, si svolgono le ricorrenze religiose legate a S. Anna, e dall'1 al 13 agosto all’ antichissima festa del patrono con la tradizionale duplice processione e a quella dell'Assunta (15 agosto). Importante è anche la fiera di S. Lorenzo del 10 agosto. Caratteristica è la sagra della cipolla. La comunità dei caiatini organizza numerose manifestazioni di carattere folcloristico e fieristico, concentrate prevalentemente durante l'“Estate caiatina”.Nell'ultima decade di luglio hanno luogo la sagra del grano e la fiera mercato “La Maddalena” dedicata alla zootecnia, all'artigianato artistico e ai prodotti tipici locali; nel mese di agosto si svolgono la fiera della Sentella (14-15-16 agosto), mentre il 29 agosto si celebra la festa del Patrono, Santo Stefano. Importante , tra le tante manifestazioni popolari è la fiera dei suini. Prodotti tipici ed enogastronomia Molti sono i prodotti tipici che rendono la gastronomia del territorio varia e ricca sapori genuini come le cipolle di Alife, ingrediente principe della tradizionale zuppa, della frittata di cipolle, il miele, i funghi, ed in particolare il tartufo (nero e bianco), i prodotti lattiero caseari: formaggio pecorino di Piedimonte Matese, formaggio caprino, ricotta, scamorza e i burrini. Piedimonte è conosciuta anche per la produzione di vino Pallagrello e per la lavorazione del maiale da cui si ricavano gustosi insaccati, tra cui la salsiccia che viene conservata sotto sugna. Una buona occasione per degustare le sue prelibatezze, è il periodo di gennaio, quando si svolge un corteo di carnevale settecentesco. Altrettanto famoso è l’ olio extravergine di Alife ma soprattutto quello di Caiazzo ( da olive caiazzane).
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La gastronomia del territorio ha una derivazione tipicamente contadina, con sapori semplici costituita da primi piatti di pasta fresca fatta a mano e condita con legumi o sughi ricavati da vari tipi di carne, frutta di sottobosco e dolci a base di miele. Vera prelibatezza sono lo spezzatino con capretto alla cacciatora, l’agnello cacio e uova, la pezzata, una pietanza a base di agnello che viene cucinata secondo l’uso dei pastori della transumanza, ovvero bollita a lungo e profumata con gli aromi dei boschi e dei pascoli di montagna. A Piedimonte la gastronomia offre piatti tipici come lumache al sugo,zuppa di sedano con baccalà , i casatielli, i canescioni ripieni di verdure o uova e formaggio.
Agnello cacio e ova
Lumache al sugo
Frittata di cipolle
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ITINERARIO TURISTICO: Piedimonte — Caiazzo — Alife…... tra storia e natura
1°Giorno: ALIFE Ore 9.30 Arrivo ad Alife .Visita della cittadina per ammirare i suoi meravigliosi monumenti di epoca romana: l’Anfiteatro ed il Criptoportico; Ore 13:00 Pausa pranzo presso il “Ristorante la Masseria” per degustare i prodotti tipici del territorio; Ore 16:00 Visita del Museo Archeologico dell’antica Alife. Passeggiata turistica per le vie di Alife; Ore 19:00 Arrivo in albergo, sistemazione ospiti, cena e pernottamento. 2° Giorno: PIEDIMONTE Ore 09:30 Colazione in Hotel. Partenza per Piedimonte. Visita della città per ammirarne i numerosi Palazzi storici tra cui il palazzo ducale dei Gaetani d'Aragona, il palazzetto De Forma; Ore 13:00 Pranzo al ristorante “Ai piedi dell’Etna”; Ore 15.00 Un po….meriggio di libertà Ore 17:30 Visita del Santuario di Santa Maria Occorrevole e della chiesa di S. Tommaso Ore 21:00 Rientro in albergo, cena e pernottamento. 3°Giorno: CAIAZZO Ore 09:30 Colazione in albergo e partenza per Caiazzo. Giro turistico nelle vie dell’incantevole cittadina per ammirare i resti del Castello di Caiazzo, della Cattedrale di Santa Maria Assunta e del Palazzo Marzio; Ore 13.00 Pausa Pranzo presso l’agriturismo “Le Volte di Annibale e Bacco”; Ore 15:30 Visita alla Chiesa di San Nicola de' Figulis e alla Cappella della Confraternita del SS. Rosario Ore 18.00 Partenza per il rientro in sede.
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DOVE ALLOGGIARE A PIEDIMONTE MATESE
Hotel *** Telefono: 0823543181 E-mail: prenotazioni@albergopenza.it Hotel Miralago**** Loc. Miralago -
81010 Castello del Matese (CE) Telefono: 0823.919319 E-MAIL: info@hmiralago.it
DOVE MANGIARE A PIEDIMONTE MATESE — CAIAZZO Ristorante e Pizzeria, - Via Ponte 39,Caiazzo Tel:(0823.610788) E-Mail: info@levoltediannibaleebacco.it
Ristorante La Masseria Sant'Angelo D'Alife (CE) Via Nazionale, KM. 72 Telefono: 0823 916034
Ristorante Il Brigante -Via Monte Muto, 60 81016 Piedimonte Matese (CE) E-mail: ristoranteilbrigante@gmail.com
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ITINERARIO 5 SESSA AURUNCA ROCCAMONFINA e GALLUCCIO Storia Primo comune della provincia di Caserta per estensione territoriale, Sessa Aurunca è collocata sul pendio di tufo vulcanico a Sud-Ovest del vulcano spento di Roccamonfina (il centro storico della città fa parte del Parco regionale di Roccamonfina - Foce Garigliano). Sessa è una città di origine antichissima come confermano tracce di insediamenti preistorici e le necropoli del VIII secolo a.C. epoca in cui qui risiedevano gli Aurunci, un antico popolo italico. Il nome Sessa deriva da Suessa, città preromana appartenente alla Pentapoli Aurunca, occupata dai Sindici e conquistata dai Romani nel IV secolo a.C.che sconfissero nel 313 a.C. la Pentapoli Aurunca .Vi si insediò allora una colonia di diritto latino, Suessa. Divenne un ragguardevole centro militare, commerciale e agricolo e venne elevata a "municipium" ….. Nell'età imperiale Suessa conosce la sua massima espansione urbana. Al declinare dell'Impero romano, Sessa - diocesi almeno dal V secolo - vive un periodo di decadenza, ma riacquista la sua antica importanza verso il XII secolo. Tra il XIV e il XV secolo i Marzano, signori di buona parte di Terra di Lavoro e una delle più potenti famiglie del Regno di Napoli, fecero di Sessa la capitale dei loro feudi. La signoria dei Marzano ebbe termine nel 1464 e Sessa per breve tempo fu eretta in arciducato. Nel 1507 è concessa in feudo a Gonzalo Fernández de Córdoba, che aveva portato a termine la definitiva conquista del Regno di Napoli da parte di Ferdinando il Cattolico e ne aveva ottenuto il titolo di viceré. Agli inizi del XIX secolo in seguito agli avvenimenti che andavano scuotendo il Regno napoletano, Sessa si trovò priva di due pilastri della sua importanza: la nobiltà e gli ordini religiosi, conservò però la diocesi e mantenne un suo ruolo come centro importante della provincia di Terra di Lavoro.
Arte e cultura Le testimonianze archeologiche dell'antica Suessa, offrono spunti interessanti, non meno di quelle medioevali e barocche. Il teatro romano costruito in età repubblicana, con rifacimenti durante l’impero, contornato da un vasto Criptoportico; La Cattedrale edificata agli inizi del XII secolo e realizzata in gran parte con materiale di spoglio presi da edifici romani al cui interno si trovano numerose decorazioni risalenti al 1200 come un pavimento musivo, un pergamo, mosaici come il coevo e candelabri pasquali. Tutte queste opere sono dell’artista e maestro Pellegrino, mentre le numerose tele presenti nella Cappella del Sacramento sono di Luca Giordano.
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il Castello ducale a pianta quadrata, come le sue due torri, la cui costruzione risale al periodo longobardo; il Ponte degli Aurunci, imponente costruzione romana in laterizi formata da 21 arcate a tutto sesto e parte integrante del collegamento viario tra Suessa e l'Appia, presenta l'antica pavimentazione in basoli, si data in età traianea; la sua costruzione ardita lo faceva considerare, in epoca medievale, come un'opera del diavolo.; la Torre di S. Biagio fatta costruire da Carlo D’Angiò nel 1276; .la Chiesa dell’Annunziata costruita nel 400 e la Chiesa del Carmine del 1590; la Chiesa dei Cappuccini del 1593, la Chiesa di S. Carlo del 1 600 e di S. Agostino, sede del Liceo Classico A. Nifo.
Castello Ducale di Sessa Aurunca
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ROCCAMONFINA Storia Comune situato a circa 600 m s.l.m., all'interno del cratere dell'antico omonimo vulcano, ricco di castagneti e insediamenti ausoni e aurunci, con tracce di mura in opera poligonale, attribuite al VI-V secolo a.c. Mancano comunque dati storici sicuri fino all’800. E’ ipotizzabile, comunque, che la città sia stata interessata dal passaggio dei Goti, dei Bizantini e dei Longobardi, fino a diventare nell’ XI secolo “Regio Dominio” della Corona Normanna. Durante l’egemonia angioina (1266-1442) Roccamonfina fu il possesso feudale di Marzano “signore di Roccamonfina,” Grande Ammiraglio e fedele Consigliere della Corona, al quale sembra sia legata la costruzione di un castello con recinto fortificato, fornito di otto torri di avvistamento e difesa, in parte attualmente conservate. Dopo l’assassinio di Marino Marzano, coinvolto nella congiura dei Baroni contro il re Ferrante I d’Aragona (1464), il centro diventò dominio della corona di Napoli. Nel 1618 il feudo di Roccamonfina entrò in possesso di una nipote di papa Clemente VIII, Elena Aldobrandini. Nel 1656 un'epidemia di peste uccise gran parte della popolazione. Sotto il dominio borbonico divenne "Terra regia", diretto possesso del sovrano, che lo conservò fino al 1806. Durante il periodo immediatamente successivo all’unificazione d’Italia (tra il 1861 e il 1862), azioni di rivolta e di brigantaggio tormentarono il Mandamento di Roccamonfina.Tra il primo ed il secondo conflitto mondiale, Roccamonfina subì, insieme ad altri centri campani, distruzioni e disastrose violenze. Nel 1960 un violento terremoto colpisce il patrimonio abitativo del Comune, modificandone l’aspetto originario. La lenta ricostruzione attuata degli anni successivi ha consentito solo parzialmente la ricomposizione delle aree danneggiate.
Arte e cultura
Nella centrale piazza Nicola Amore sorge l'antica Chiesa Collegiata di Santa Maria Maggiore, il cui attuale stato si deve ad un rifacimentodel 1 765Importante è il santuario di S.S. Maria dei Lattani, fondato nel 1430 da San Bernardino da Siena e San Giacomo della Marca, affidato nel 1446 dal papa Eugenio IV ai Francescani, Altrettanto interessante è il museo MAGMA - Museo Arti Geosito Monti Aurunci - istituito presso il Palazzo dei Congressi di Roccamonfina (Via Roma) con collezioni di arte contemporanea di maestri internazionali, giovani del territorio nazionale e collezioni di scienze ambientali.
Chiesa di S. Maria Maggiore 39
GALLUCCIO Storia E’ posizionato ai piedi della falda sudorientale del Monte Camino.Il territorio del Comune di Galluccio puo' farsi vanto di una storia millenaria. Le terre sono state teatro di un susseguirsi di genti, culture e dominazioni. La zona fu, infatti, abitata fin dall'età paleolitica. Gli abitanti che lasciarono un'impronta indelebile furono gli Aurunci, successivamente i Romani che, dopo aver sconfitto Aurunci, Sidicini, Caleni e Sanniti, stabilirono nel territorio delle colonie. Si narra che dal nome del capo di una di queste colonie (Trebonio Gallo) derivi la denominazione Galluccio, che in un primo tempo fu detta Gallico, poi Gallicio ed infine Galluccio. Nel corso del secolo X Galluccio dovette subire le incursioni dei Saraceni ed il dominio dei Normanni. Nel 1139, dopo la battaglia di Galluccio, la famiglia "Galluccio" ebbe in feudo i territori detenendoli fino al 1480. Nel corso del XVIII i centri del territorio di Galluccio cominciarono ad ingrandirsi e si assistette al diffondersi delle abitazioni nelle pianure dove si disponeva di maggiore spazio. Si svilupparono perciò notevolmente i borghi intorno alla roccaforte, dando origine a borgate più vaste e più popolose del centro principale. Dopo l'unità d'Italia, il territorio del comune di Galluccio dovette sopportare le angherie dei briganti. Nel 1943, Galluccio fu teatro di battaglia, fra i Tedeschi da un lato e gli alleati dall'altro e il primo novembre del 1943 gran parte degli edifici fu minata e rasa al suolo. Arte e cultura Il borgo presenta angoli di architettura in stile saraceno ancora intatti. Per chi ama l'architettura “occidentale" da visitare sono : la Chiesa Collegiata, con il suo superbo soffitto in legno e oro del XVII secolo, al centro del quale spicca la tela di Jacopo Cestari, allievo di Luca Giordano, con la lapidazione di S. Stefano, di recente restaurata; il Campanile in tufo di linea gotica, annesso alla chiesa, in cui si conserva una campana del 1102, proveniente dalla Chiesa di San Nicola che, per lo stile, si avvicina all'altro monumento religioso di Galluccio; la Chiesa dell'Annunziata, costruita probabilmente nel '300 e rifatta dopo il 1443.
Chiesa dell'Annunziata 40
Tradizioni e folklore Molte sono le tradizioni culturali, folkloristiche e religiose che si svolgono a Sessa A. Tra le più importanti vi è il Gran Torneo dei Quartieri che si svolge tra la prima e la seconda domenica di settembre e che rievoca alcuni degli episodi più significativi della ricca storia medievale e rinascimentale della città. La settimana santa è, invece, tra i riti religiosi che si svolgono in Italia, uno dei più suggestivi; essa è un lento prepararsi alla ritualità della Morte di Gesù già dalla quaresima,attraverso rappresentazioni sacre che scandiscono il dolore e la spiritualità della gente. A Roccamonfina tra le ricorrenze della tradizione religiosa locale, la maggiore è la festa padronale, nota come Calata di S.Antonio. La statua del Santo, solitamente conservata nel Santuario dei Lattani, viene portata in processione durante l’ultimo martedì di maggio nella Chiesa Collegiata posta all’inizio della piazza principale della città. Il rito si ripete l’ultima domenica di agosto, quando tra musica, fuochi pirotecnici, preghiere e canti votivi, la figura del santo patrono viene riaccompagnata in corteo solenne al Santuario. Nei mesi estivi, diversi sono gli appuntamenti culturali e musicali programmati nell’ambito della rassegna Estate Roccana. La prima domenica d’ottobre è interamente dedicata, invece, al prodotto più importante di Roccamonfina, la castagna. Durante la Sagra della Castagna, è possibile apprezzare le numerose specialità gastronomiche ed acquistare i prodotti migliori dell’artigianato locale. A Galluccio molte feste dell’antica tradizione sono ormai scomparse, l’unica che continua è quella del Falò di S. Antonio Abbate del 16 gennaio, il Carnevale con la Cantata dei mesi, la Sagra dell’uva che si svolge nell’ultima domenica di settembre e la Mostra dell’Agricoltura e dell’Imprenditoria locale abbinata al festival internazionale del Folk.
Prodotti tipici ed enogastronomia Fra i prodotti tipici della zona vanno ricordati i formaggi ovini e caprini ( quello tipico è la “pimpinella”), i taralli con finocchietto selvatico, i sanguinacci, gli insaccati con il finocchietto ed il peperoncino. Ruolo primario lo rivestono le noci, nocciole e soprattutto la castagna Primitiva di Roccamonfina, i funghi, porcino e ovolo, e soprattutto il buon vino Galluccio bianco e rosso proveniente rispettivamente da Falanghina e Aglianico, il miele di acacia e di castagno, i frutti di bosco e i tartufi. Molte sono le specialità della gastronomia del territorio : tagliatelle fatte in casa ai funghi porcini o con asparagi selvatici, con ragù di maiale o di agnello o con ceci; zuppa di funghi e castagne, bracioline annegate in salse varie, il dolce tipico Castagnaccio, gli struffoli, le chiacchiere, la pizza “casata”, la pastiera con il riso.
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Itinerario turistico: Sessa Aurunca – Roccamonfina e Galluccio
…….. tra storia e
ambiente rurale 1° Giorno: SESSA AURUNCA Ore 9:00: Arrivo a Sessa Aurunca .Visita al Teatro Romano, al Castello Ducale e al Ponte Aurunco; ore 11:00: Visita alla Cattedrale o Duomo di Sessa Aurunca, opera in stile Barocco del XVII secolo; ore 13:00: Pranzo all’Agriturismo “ La Molara “ ; Ore 15:00: Pomeriggio libero con passeggiata turistica per le vie di Sessa Aurunca; Ore 19:00: Arrivo a Roccamonfina al Palace Hotel ****, sistemazione, cena e pernottamento. 2° Giorno: ROCCAMONFINA Ore 8:30: Colazione in albergo. Partenza per il Santuario dei Lattani, un edificio di culto dedicato alla Beata Vergine; Ore 11:30: Visita alla Chiesa di San Michele Arcangelo in stile barocco del 1820 circa, impreziosita da diverse tele del 600; Ore 13:30: Pranzo al ristorante ‘’Il Castagneto’’; Ore 16:00: Pomeriggio libero per lo shopping nel centro di Roccamonfina; Ore 19:00: Rientro in albergo, cena e pernottamento. 3° Giorno: GALLUCCIO Ore 8:00: colazione in albergo. Partenza per Galluccio verso la Piana di Santa Reparata, un luogo particolarmente interessante dal punto di vista storico e ambientale. Visita dei ruderi del Mulino sul Fosso Maltempo e proseguimento per le varie Masserie; Ore 10:00: visita alla chiesa dell’ Annunziata, impianto romanico ad una sola navata risalente al XV secolo; Ore 12:00:visita alla Chiesa Santa Maria del Trionfo; Ore 13:00: Pranzo presso l’agriturismo “ La Starza”; Ore 16:00: Rientro in albergo e partenza per il rientro in sede.
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Dove alloggiare a Roccamonfina — Galluccio Hotel dei Boschi***, Via delle terme, 15 81035 Raccomonfina (CE) Tel: +39 0823921078 Fax: +39 0823637970 Roccamonfina Palace Hotel ****,
Piazza N.Amore 102, 81035 Roccamonfina(CE) Telefono e Fax: 0823 920631 Emal:info@roccamonfinapalacehotel.com Agriturismo La Starza Cooperativa Lavoro e Salute 81044 Galluccio (Caserta) Tel: 0039.0823.925841- Fax: Email:info@vinitelaro.it
Dove mangiare a Roccamonfina—Galluccio Ristorante Il Castagneto Via S. Antuono – Conca della Campania,7 81035, Roccamonfina (CE)
Tel:0823 921262 Ristorante Villa Ai Monti Via Provinciale Sipicciano Galluccio (CE) Telefono: 0823.925883 43
ITINERARIO 6 MONDRAGONE e CASTELVOLTURNO Storia Mondragone, situata tra la piana del Volturno e quella del Garigliano, ha origini che risalgono all'epoca Quaternaria. I primi abitanti della zona, dopo il periodo neolitico, furono gli Aurunci. Questi vivevano in villaggi sparsi sul territorio, privi di fortificazioni e quindi furono facile preda dei Romani. A partire poi dal II secolo a.C. le abitazioni cominciarono ad occupare anche le zone più elevate del Petrino e del Massico sui quali monti cominciò a diffondersi la coltura della vite, introdotta secondo alcuni dai popoli Aminei della Tessaglia . In poco tempo la produzione vinicola del vino Falerno raggiunse risultati molto rilevanti e la città cominciò a godere di larga rinomanza. La ricchezza della città fu legata anche alla produzione dei cereali, dell'ulivo e dell'allevamento del bestiame , come è attestato dall'esistenza di un formaggio tipico molto rinomato presso i poeti latini, il “caedicius”. Tutti questi prodotti facevano la ricchezza dei Sinuessani. Nel 375 d. C. subì enormi danni a causa di un terremoto e i sopravvissuti, anche per trovare scampo dalle continue invasioni barbariche, si rifugiarono sulle pendici del monte Petrino , dove edificarono un villaggio fortificato e la Rocca Petrina , nella quale fu trasferita la sede vescovile di Sinuessa , con le reliquie dei santi. Questo villaggio costituiva la residenza dei terrazzani, servi della gleba e passò sotto la guida di vari signorotti . Nel I secolo d.C. la città raggiunse il più alto splendore anche per l'inaugurazione dell’ importantissimo nodo stradale, la via Domiziana. Ma dalla fine del II secolo iniziò la decadenza, dovuta ad una crisi dell'agricoltura. Dopo la dominazione francese del Regno di Napoli (1815), Mondragone passò in mano ai Borboni e vi rimase fino alla proclamazione del Regno d'Italia. Durante la seconda guerra mondiale si oppose con ogni mezzo all’occupazione tedesca.
Arte e cultura Mondragone è una località turistica di notevole interesse, centro termale e balneare molto frequentato. Notevoli sono le strutture di importanza storica tra cui possiamo ricordare ; il Palazzo Ducale con annessa la Torre del XIII sec, la Rocca sul monte Petrino, edificata tra l’VIII e il IX sec dai reduci della città di Sinuessa, che per diversi secoli ha costituito un baluardo inespugnabile fino a quando non fu abbandonata (XV—XVI sec); il Palazzo Tarcagnota, tipico esempio di residenza nobiliare del XVIII sec. e le rovine romane recentemente trovate nei pressi del cimitero; la città sommersa di Sinuessa , situata nella frazione di Le Vagnole andata sotto il livello del mare in seguito ad un bradisismo. Questa antica colonia romana divenne famosa per il porto commerciale e per le terme. Il patrimonio delle terme non ha subito i danni del tempo e delle vicende storiche ai Bagni di Mondragone.
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Meritevoli di una visita sono il Monastero di S. Anna a Monte situata in montagna , il Santuario del Belvedere del 1 200, distrutto dai Saraceni tra il 1 542 ed il 1 550, in cui è custodito l’icona sacra della Madonna Incaldana, di fattura Bizantina , risalente al XII— XIII secolo; il Museo Civico “Biagio Greco” che ospita una serie di collezioni archeologiche che vanno dall’età della preistoria al medioevo.
S. Maria Incaldana
Palazzo Ducale di Mondragone
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Castel Volturno
Storia Castel Volturno, situato all’estremità della pianura campana nell’ultima propaggine dei Mazzoni, deve il suo nome al castello ed al fiume Volturno. I Romani durante la seconda guerra punica (215 a.C.), rinforzarono le mura della città. L’imperatore Augusto vi inviò una nuova colonia di cittadini romani e nel 95 d.C. l’imperatore Domiziano vi fece costruire la strada che ancora oggi porta il suo nome e un superbo ponte, che univa le due sponde del fiume. La città fu sede vescovile dal V secolo in poi. Dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente e le invasioni barbariche, Volturnum perse il suo prestigio. Nell’841 la città subì distruzioni e devastazioni ad opera dei Saraceni e fu abbandonata. Passata sotto il feudo di Capua, nel 1812 diventò comune autonomo ed ebbe come primo sindaco Giuseppe Toscano.Da allora in poi seguì le vicende storico politiche del Regno delle Due Sicilie, dal 1860 quelle del Regno d’Italia e dal 1945 quelle della Repubblica Italiana. Castel Volturno, da castello fortificato a piccolo borgo agricolo, ha subito una notevole trasformazione grazie alle intense bonifiche del Ventennio e dal 1954, quando ultimata la via Domiziana e il nuovo ponte sul fiume Volturno, ha conosciuto un rapido e disordinato sviluppo edilizio, dovuto anche alla creazione di centri turistico balneari come Villaggio Coppola Pinetamare e Baia Felice. Arte e cultura Interessanti monumenti della cittadina sono il Castello, principale struttura difensiva di Castel Volturno risalente al IX - X sec. e l’adiacente Borgo di S. Castrese situati nel centro storico. Al nucleo originario si sono aggiunte nei secoli numerose strutture, unite a rifacimenti spesso pesanti: attualmente il castello si presenta con i restauri del Seicento e Settecento. Le abitazioni del borgo S. Castrese non vanno al di là del XVIII-XX secolo per i continui rimaneggiamenti e stravolgimenti subiti. Esse sono costruite in pietra e seguono tutte lo stesso schema, per lo più sono costituite da due vani unici sovrapposti e non comunicanti e dove l'accesso ai piani superiori avviene mediante una scala esterna in muratura. Nel centro storico, nell’omonima piazza, si trova la Chiesa dell’ Annunziata eretta nel 500’ ma rimaneggiata . L’attuale impianto, insieme alla torre campanaria, risale al 600’. All’interno contiene importanti opere tra cui una pala del 400’ raffigurante l’Annunciazione della Vergine. In località Lago Patria, si trova la torre di Patria che tra gli esempi di torri di avvistamento e di difesa che sorgevano lungo tutta la costa domiziana è quella meglio conservata, nonostante le trasformazioni subite nel corso dei secoli.
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La tradizione vuole che l'attuale Torre sia stata fabbricata con i ruderi della tomba del grande condottiero romano, Publio Cornelio Scipione l'Africano ;secondo alcuni storici essa fu fatta costruita dagli Aversani nel 1421, per difendere la costa dalle incursioni dei Saraceni, secondo altri fu eretta dagli Aragonesi e venduta dal re di Napoli Ferrante d'Aragona alla città di Aversa nel 1467.
Chiesa dell’Annunziata
Tradizioni e folklore A Mondragone molte sono le festività religiose che si ripetono da anni con lo stesso spirito e fervore religioso, come le celeCastello brazioni della settimana santa che ricordano i vari momenti della passione e morte di Gesù; particolarmente suggestiva è la processione del sabato santo detta processione degli Angeli e la processione dell’ Assunta il 15 agosto durante la quale la statua della Vergine viene portata per mare scortata da barche illuminate da fiaccole. Particolare è la Fiera del bestiame di S. Bartolomeo che si svolge tra il 23 e il 25 agosto.A Castel Volturno ogni anno dal 22 al 25 agosto si svolge la tradizionale festa dei Santi Patrono S. Rocco e S. Castrese con la secolare e suggestiva processione fluviale dove i Santi assieme alla Madonna Assunta sfilano lungo il fiume Volturno e vengono omaggiati da fuochi pirotecnici sparati dalle Banchine dei Pescatori
Prodotti tipici ed enogastronomia Nella piana dei Mazzoni, ( Mondragone, Castel Volturno, Villa Literno) un tempo terreno completamente paludoso, è possibile assaporare prodotti tipici come il vino FalernoDOC, la mozzarella e la ricotta di bufala DOP, gustosi piatti a base di rane (famosa la zuppa), anguille (provenienti dai fiumi Agnona e Garigliano ed Alose del Volturno.), ziti ripieni. Nella zona che si sviluppa lungo la via Domiziana il terreno, fin dall'antichità votato alla coltivazione agricola, dona ogni tipo di prodotto: dal granturco, agli agrumi e dai cocomeri ai fagioli di Mondragone. A Castel Volturno tipica è la produzione del caffè Seddio. Nella gastronomia si trovano piatti come la seppia imbottita, la folaga alla mondragonese, la crespella, specie di Krapfen realizzate con un impasto di farina, acqua, lievito, cannella, pepe e zucchero, avvolto a spirale e poi fritto, offerto dai promessi sposi al vicinato 15 giorni prima del matrimonio.
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Itinerario turistico: Mondragone — Castel Volturno ………. mare e dintorni 1°Giorno: MONDRAGONE Ore 9:30 Arrivo a Mondragone. Visita all’antica Sinuessa, secolare città che fu preda dei romani; trasferimento al centro di Mondragone e visita alla Rocca, costruzione medievale e a seguire spostamento in pullman al Monastero di S. Anna al Monte; Ore 13:00 Pausa pranzo presso il ristorante “La Paratella” per degustare le specialità del luogo; Ore 15:00 Visita guidata al Santuario del Belvedere del 1200 dove, prima dell’incendio provocato dai Turchi, era conservata l’icona sacra della Madonna Incaldana di fattura bizantina risalente al XII—XIII secolo; Ore 16:30 visita presso la Torre del Paladino, mausoleo costruito da un’antica famiglia nobile del luogo attualmente situata in una proprietà privata; Ore 19:30 Partenza per Castel Volturno. Arrivo all’Holiday Inn*****, sistemazione, cena e pernottamento; 2° Giorno: CASTEL VOLTURNO Ore 08:30 Colazione in albergo. Visita alla Chiesa dell’Annunziata, ricca di opere del ‘400, e alla Cappella della Civita; Ore 11:30 Visita guidata alla cappella di San Rocco; Ore 13:00 Pausa pranzo presso il ristorante “La Grande Conquista”; Ore 16:00 Spostamento a piedi per il “Castello” di Castel Volturno, visita alla struttura, all’adiacente Borgo S. Castrese ed alla Chiesa omonima; Ore 18.00 Partenza per la visita guidata a “Torre Patria”; Ore 20.00: Rientro in albergo, cena e pernottamento. 3° Giorno: PINETAMARE Ore 08:30 Colazione in albergo. Mattinata libera per lo shopping o per andare al mare presso il centro balneare “Coppola Village” di Pinetamare; Ore 13:30 Rientro in albergo e pranzo a bordo piscina; Ore 16:30 Partenza per il rientro in sede.
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DOVE ALLOGGIARE A CASTEL VOLTURNO
Nuova Vittoria Hotel ****
Holiday Inn ****
via Napoli 10 81030 Castel Volturno (CE)
Via Domitiana Km. 35.300 81030 Castel Volturno (CE) tel. 081/5095150
TEL.0823765819
DOVE MANGIARE A CASTEL VOLTURNO
LA TORTUGA
LA LANTERNA DEL PORTO
Via Torre Magna, 81030 Castel Volturno Tel. 0823/764010
Via Darsena Orientale, 46 81030 Castel Volturno (CE) tel. 081 5097831
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Prodotti tipici
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ASPARAGO SELVATICO DI POZZOVETERE
CENNI STORICI E ZONA DI PRODUZIONE
CARATTERISTICHE NUTRIZIONALI
COMBINAZIONI ALIMENTARI CORRETTE INDICAZIONI DIETETICHE
L'asparago di montagna(asparagus tenuifolius) nasce, in grande quantità, sulle colline e nei boschi che fanno parte dei colli Tifatini, una cintura naturale posta a protezione di Pozzovetere e delle altre borgate, che costituiscono il quartiere di Casertavecchia. Esso nasce spontaneo ed ha proprietà diuretiche ed aperitive. Si raccoglie dalla fine di marzo a tutto maggio.La sagra di cui è protagonista, è rodata ormai da oltre trent'anni di esperienza e si tiene tra fine aprile ed inizio maggio. La settimana che precede la sagra viene interamente dedicata alla raccolta, alla mondatura e alla conservazione del caratteristico ortaggio.In seguito, esperte massaie, si cimentano nella preparazione delle squisite "frittelle" e di tante altre pietanze che saranno poi offerte a numerosi visitatori e turisti.
Per 100 grammi di prodotto: Energia: 35 kcal; Lipidi: 0.2 g; Carboidrati: 4.0 g; Proteine: 4.6 g; Acqua: 89 g; Fibra: 2 g ; Potassio 224 mg; Vit.C 23 mg Il prodotto si abbina bene con ogni tipo di alimento proteico ( carni, uova, formaggi), con i cereali, in quanto, i nutrienti di cui è composto favoriscono e stimolano i processi digestivi. L’asparago contiene anche saponine, polifenoli e elevate quantità di minerali, soprattutto potassio, che lo rendono particolarmente interessante nell’impiego contro i problemi di ritenzione idrica, in forza della sua eccellente azione diuretica. L’asparago inoltre apporta poche calorie, e non trova pertanto controindicazioni specifiche in caso di sovrappeso e obesità. Ma i suoi pregi, pur numerosi, si scontrano con l’elevato apporto di acidi urici, per cui non si consiglia il consumo qualora siano presenti alcuni disturbi, quali la gotta, le cistiti, le prostatiti, le calcolosi renali, l’osteoartrite e altre malattie osteoarticolari.
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MELA ANNURCA
CENNI STORICI E ZONA DI PRODUZIONE
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE E NUTRIZIONALI
I.G.P.
Il suo nome deriva dalla sua area di provenienza, che è Pozzuoli, la sede degli Inferi, altrimenti detta zona dell’Orco. Plinio il Vecchio, nel suo “Naturalis Historia” designava questa mela con il nome di “Mala Orcula”, perché cresceva nell’area puteolana. Il termine subì delle metamorfosi (orcola, anorcola, annorcola) fino a divenire quello che noi conosciamo. Dalla seconda guerra mondiale, la mela Annurca ha assicurato una produzione notevolmente alta rispetto ad altre varietà presenti a livello regionale e rappresenta oltre il 60% del totale prodotto in Campania. Le aree tradizionalmente produttrici di mela Annurca sono quella napoletana Giuglianese-Flegrea, quelle casertane di Maddaloni, Aversa e Teano e quelle beneventane delle valli Caudina e Telesina. La classica Annurca campana è un prodotto IGP ed è stata unificata ad una varietà quasi gemella per le caratteristiche pomologiche, detta Annurca Rossa del Sud.
La mela Annurca si presenta come un frutto dalle piccole dimensioni, dal peso medio di 100 grammi, con epidermide rosso striata e con aree rugginose nella cavità peduncolare. La forma è appiattita o rotondeggiante, la polpa è di un colore bianco, di consistenza compatta, dolce e succosa, piacevolmente acidula e fortemente aromatica. La consistenza del frutto si mantiene quasi del tutto inalterata anche dopo mesi di conservazione. Ha bisogno di un clima tipicamente mediterraneo ed è un frutto che non è raccolto a maturazione completa, ma in autunno, quando le mele sono ancora acerbe e di un colore che oscilla dal verde al giallo. Diffusa in mercati locali e regionali, viene mangiata e usata per la preparazione di dolci tipici. Per 100 grammi di prodotto : Energia 40 Kcal; Acqua 84.3 g.; Zuccheri 10,2 g.; Lipidi 0,1 g.; Protidi.0,3 g ; Fibre 2,2 g. ; Vit. C mg. 6. Buona riserva di vitamine B1, B2, PP, C e minerali quali fosforo, ferro, manganese, zolfo e soprattutto potassio.
COMBINAZIONI ALIMENTARI CORRETTE INDICAZIONI DIETETICHE
Si abbina bene con gli ortaggi , meno con i carboidrati per l’insorgenza di fenomeni fermentativi fastidiosi ed il rallentamento del processo digestivo.
Alla mela Annurca sono attribuite azioni positive a carico dell’apparato muscolare e nervino, effetti antireumatici, diuretici e dissetanti, una certa azione ipocolesterolemica e antimicrobica intestinale. Studi recenti hanno dimostrato, infatti, che la mela Annurca è ricca di sostanze capaci di conferirle un elevato potere antiossidante. Per cui essa potrebbe avere un ruolo decisivo nella prevenzione del cancro. La ricchezza in fibra poi, la rende particolarmente adatta a ripulire le arterie dal colesterolo e quindi a prevenire le malattie cardiovascolari. 52
MAIALE NERO CASERTANO
CENNI STORICI E ZONA DI PRODUZIONE
La razza Casertana (o suino “Nero Casertano” o “razza Napoletana” o ancora “pelatella Napoletana”) ha origini antichissime, tanto da essere rappresentata in molte sculture e affreschi di epoca romana. Questa razza autoctona, oggi è allevata tra la Campania, il Molise e le province di Latina e Frosinone ed é tra le sei razze di suini italiani in via di estinzione sopratutto a causa della poca valorizzazione economica delle loro potenzialità. La razza Casertana possiede tutte le caratteristiche per essere allevata all’aperto, è, infatti, un animale rustico, capace di valorizzare alimenti poveri, frugale e precoce, dotato di spiccata attitudine per l’ingrasso e suscettibile di una buona resa al macello, in carne e grasso. Negli ultimi anni razze più produttive, selezionate per produrre carni più magre, hanno sostituito l’allevamento del suino casertano, che ha subito una drastica riduzione; oggi però, vuoi per la conservazione delle risorse genetiche, vuoi per la richiesta di prodotti tipici e genuini (la qualità della carne è particolarmente adatta alla trasformazione) si è tornati alla rivalutazione del suino Nero Casertano.
La carne del suino Nero Casertano è da tempo stimata per le sue qualità di gusto e sapore, è ottima consumata fresca, alla griglia, in forno o trasformata in delizie prelibate: salsicce, soppressate, ciccioli, capicolli, coppe, lonze, salami e prosciutti sapientemente valorizzati da tradizionali ricette.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE E NUTRIZIONALI
COMBINAZIONI ALIMENTARI CORRETTE
Per 100 grammi di prodotto: Energia 130 g; Colesterolo:65 mg; Proteine 20.7 g ; Acqua 73 g;
kcal;
Lipidi:
5
I grassi del maiale nero casertana sono simili, per composizione, ai grassi dell'olio extravergine di olivo. Sono in grado di ridurre il livello del cosiddetto colesterolo cattivo LDL e di aumentare relativamente quello del colesterolo 'buono' HDL. Quest'ultimo aspetto è molto importante in quanto le HDL esercitano un ruolo protettivo nei confronti delle malattie che riguardano i vasi sanguigni, riducendo, tra le altre cose, l'inserimento e il deposito delle LDL nelle pareti dei vasi sanguigni".
Ottimo l’abbinamento con ortaggi e verdure il cui contenuto in minerali ne favorisce la digestione e l’utilizzazione dei nutrienti. 53
BROCCOLO “FRIARIELLO”
Il nome di questa varietà di broccolo si rifà al modo originale in cui CENNI STORICI E ZONA DI PRODUZIONE
vengono cucinati, fritti in padella con aglio, olio e peperoncino. Non a caso nell’idioma partenopeo”friariello” indica metaforicamente una persona che no trova pace. Da segnalare, nel medioevo, le regole di alimentazione dettate dalla famosa Scuola Medica Salernitana che mettono in guarda dalla indigestione cui si va soggetti mangiando troppi friarielli. Particolarmente ricercati in virtù della valorizzazione in atto da parte dei Gourmets, a Napoli e dintorni essi sono saliti a rango di contorno tra i più apprezzati dei menù invernali. L’area di coltivazione è circoscritta al territorio a Nord di Napoli, al basso Casertano, all’Agro Nocerino – Sarnese. La cultura richiede un minimo apporto di fertilizzanti ed in genere non è previsto l’impiego di fitofarmaci.
Il friariello presenta una rosetta di foglie lisce di colore verde medioverde chiaro da cui si formano dei “bottoni” fiorali, spesso dischiusi che danno origine a dei piccoli fiori gialli e di sapore amarognolo. Quando è completamente formata, la pianta della cima di rapa può avere un’altezza variabile da circa 40 centimetri ad un metro.
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE E NUTRIZIONALI
COMBINAZIONI ALIMENTARI CORRETTE
INDICAZIONI
Per 100 grammi di prodotto: Energia 22 Kcal ; Proteine : 3 g ; Carboidrati: 2.0 g ; Lipidi: 0,3 g ; Fibre: 2,9 g; Ferro: 1,5 mg , Calcio: 97 mg ; P69 mg; Vitamina C: 110 mg. Il broccolo, come gli altri componenti della famiglia dei cavoli, è ritenuto un antitumorale in quanto contenente betacarotene.
Il prodotto si abbina bene con piatti a base di carne, ma anche con pasta pizza e legumi perché i nutrienti presenti favoriscono i processi digestivi purchè le quantità assunte siano limitate. Per il contenuto in fibra, nutrienti protettivi quali vitamina C e Betacarotene, il loro consumo può favorire la prevenzione di alcune forme di tumori intestinali, nonché ostacolare il processo di invecchiamento cellulare. Non si consiglia il consumo in gravidanza, allattamento e nelle infiammazioni gastrointestinali.
DIETETICHE 54
FUNGO PORCINO DEL VULCANO DI ROCCAMONFINA
CENNI STORICI E ZONA DI PRODUZIONE
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE E NUTRIZIONALI E
COMBINAZIONI ALIMENTARI CORRETTE
INDICAZIONI DIETETICHE
Il Fungo porcino del Vulcano di Roccamorfina è un prodotto del territorio dei comuni del Parco Regionale di Roccamonfina, in provincia di Caserta, ed in particolare dell’area di Monte la Frascara, dove questo particolare fungo cresce nei caldi boschi di latifoglie: il territorio è, infatti, composto da rigogliosi boschi di castagno, che offrono, nei mesi primaverili ed autunnali, un habitat molto favorevole per la crescita di questo autentico e genuino porcino, caratterizzato da un gusto particolare ed esclusivo, dovuto anche alla natura vulcanica del terreno.
Il porcino di Roccamorfina è caratterizzato da cappella di colore marrone scuro variabile a seconda delle specie del sottobosco e del bosco di raccolta, mentre il gambo è di colore marrone chiaro. Ha polpa bianca e soda ed il suo sapore è delicato ma intenso, a tal punto da permettere di riconoscervi tutti i profumi del sottobosco. Questo fungo matura da fine primavera ad ottobre. Il Fungo Porcino del ” Vulcano di Roccamonfina“ è stato inserito, su richiesta dell’Associazione Montecaruso, nell’Elenco Nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali del Ministero delle Politiche Agricole. Per 100 grammi di prodotto: Energia : 27 Kcal; Proteine: 3,9 g ; Carboidrati: 1,4 g ; Lipidi: 0,7 g ; Fibre: 2,5 g ; Ferro: 1,2 mg ; Calcio: 22 mg; Vitamina C: 3 mg.
Il prodotto si abbina bene con ogni tipo di alimento proteico ( carni, uova, formaggi), con i cereali in quanto i nutrienti di cui è composto favoriscono e stimolano i processi digestivi. I funghi hanno scarso valore energetico (100 gr. di fungo fresco forniscono dalle 18-27 kcal), ma procurano un buon apporto di proteine, sali minerali e vitamine. Non fanno ingrassare, non contengono colesterolo, ed hanno un discreto valore plastico, inoltre, favoriscono la regolazione intestinale. Sono però di difficile digestione in quanto contengono polisaccaridi quali la cellulosa, micosina e trealosio. Vanno consumati non frequentemente e in piccole quantità e devono essere banditi dalle tavole di chi ha disturbi di fegato e stomaco.
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CASTAGNA DI ROCCAMONFINA
CENNI STORICI E ZONA DI PRODUZIONE
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE
CARATTERISTICHE NUTRIZIONALI INDICAZIONI / CONTROINDICAZIONI DIETETICHE
Una leggenda vuole che ancora oggi, nella zona di Roccamonfina, in provincia di Caserta, viva nei pressi del Santuario della Madonna dei Lattani, un albero di castagno della varietà Tempestiva, piantato dal suo fondatore, il francescano S. Bernardino da Siena. Questi, venuto agli inizi del '400 insieme a S. Giacomo della Marca in pellegrinaggio per rendere omaggio all'immagine della Madonna, e volendo edificare in questo luogo un Convento, per conoscere la volontà di Dio provò a piantare in terra il proprio bastone di castagno secco, che subito germogliò. La coltivazione antica del castagno nell'area è testimoniata sicuramente da atti del 1800. Ancora oggi, a distanza di oltre 6 secoli,la castanicoltura rappresenta per l'area di Roccamonfina e del Monte Santa Croce una risorsa fondamentale, sia come attività economica, sia per il suo alto valore sociale ed ambienta. L'area del Monte Santa Croce, destinata alla castanicoltura di pregio, è costituita da un territorio di origine vulcanica. I terreni, ricchi dei principali elementi minerali, danno al prodotto caratteristiche qualitative superiori .La varietà più diffusa è la Primitiva le cui zone di coltivazione vanno da Roccamonfina a Conca della Campania, da Marzano Appio a Teano.
I frutti della Primitiva sono di medie dimensioni e la forma è quella tipica della castagna, con una faccia piana e l’altra convessa, il pericarpo è di colore marrone bruno – scuro con strie poco evidenti, la polpa consistente, il sapore dolce. Per 100g di prodotto :Energia 89 kcal ; proteine 3, 5 g ; lipidi 1 , 8 g; glucidi 42,4 g; fibre 9 g Potassio 500 mg; Fosforo 89 mg; Calcio38 mg La composizione chimica per metà è costituita da acqua e contiene una serie di sali minerali e vitamine utili per il nostro organismo come il ferro, potassio – utile per i muscoli - calcio, fosforo – utile per la formazione del tessuto nervoso - sodio – coadiuvante della digestione La castagna è indicata nei casi di astenia fisica o intellettuale, di situazioni di sottopeso, in particolare nei bambini e anziani. Il suo potere energetico rende questo frutto adatto a chi pratica sport o svolge lavori faticosi. La presenza di fibre la rende utile non solo per la funzionalità dell'intestino : favoriscono la motilità intestinale, l'equilibrio della flora batterica, ma anche per la riduzione del colesterolo. E’ controindicata nei casi di colite o gastrite. La presenza degli zuccheri dopo la cottura la rendono meno indicata in una dieta ipoglicemica.
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RICOTTA DI BUFALA CAMPANA D.O.P.
CENNI STORICI E ZONA DI PRODUZIONE
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE E NUTRIZIONALI
La DOP Ricotta di Bufala Campana è un prodotto lattiero caseario fresco ottenuto per coagulazione al calore delle proteine del siero di latte di bufala La zona di produzione della DOP «Ricotta di Bufala Campana» comprende parte del territorio delle Regioni Campania, Lazio, Puglia e Molise . In Campania, principalmente nel bacino attorno ai fiumi Garigliano e Volturno e tra la piana del fiume Sele e la zona del Cilento, sia nella zona costiera che lungo le vallate. Le caratteristiche orografiche e pedoclimatiche di questi territori hanno favorito la diffusione dell’allevamento della bufala che produce un latte le cui proteine del siero rappresentano la materia prima per la produzione della ricotta. Il legame con l’origine geografica dipende dalla capacità dei produttori di ottenere siero che mantenga, nei limiti della inevitabile diversità, le caratteristiche originarie del latte di bufala in modo da trasferire nella Ricotta le caratteristiche del latte, a loro volta legate imprescindibilmente al territorio di origine. Anche il confezionamento deve avvenire nel territorio di produzione.
IL siero utilizzato gli conferisce particolari caratteristiche strutturali di cremosità e morbidezza, oltre al colore bianco porcellana che la accomuna cromaticamente alla mozzarella. Le caratteristiche gustative e di sapidità che la rendono unica sono attribuibili alle essenze foraggere che caratterizzano gli erbai, e di conseguenza, il latte e quindi il siero provenienti da quell’area geografica. La ricchezza di grasso del latte di bufala fa sì che il siero presenti una quantità di grasso superiore a quella del siero di vacca contenete le componenti aromatiche del latte specificatamente veicolate dal grasso. Il fattore umano diventa quindi indispensabile per mantenere solido questo legame ed attraverso esso ottenere un prodotto unico. La DOP Ricotta di Bufala Campana è caratterizzata da un elevato contenuto in acqua ( inferiore al 75 %), e da un contenuto in grasso non inferiore al 12 % s.t.q. L’elevato contenuto di grasso espresso sulla sostanza secca (valore minimo 45 %) è responsabile delle specifiche proprietà di cremosità e morbidezza del prodotto. Per 100g di prodotto :Energia21 2 kcal; proteine 1 0, 5 g ; lipidi 1 7, 3 g; di 3,7 g; Ca 340 mg; P 380
gluci-
CORRETTE
La ricotta è uno di quegli alimenti trasversali perchè si sposa con numerosi ingredienti e consente numerosi e sempre diversi abbinamenti in particolare con le spezie, la cannella, la vaniglia e lo zafferano, con la marmellata, con il miele e i cereali.
INDICAZIONI
Preferibile sostituto del formaggio per la buona qualità delle sue proteine, il più ridotto apporto calorico, è indicata nelle diete ipocaloriche e nelle diverse età, in particolare nella crescita e nella dieta dell’anziano per l’apprezzabile apporto di calcio e fosforo. Da moderare il consumo nelle iperlipidemie.
COMBINAZIONI ALIMENTARI
DIETETICHE
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MOZZARELLA DI BUFALA CAMPANA D.O.P.
CENNI STORICI E ZONA DI PRODUZIONE
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE E NUTRIZIONALI
COMBINAZIONI ALIMENTARI CORRETTE INDICAZIONI DIETETICHE
Campania, territorio di Caserta e Salerno dove il sole, l’acqua e l’erba ispirano alle bufale un latte particolare: è il segreto della mozzarella campana. Nella provincia di Caserta la zona di maggiore produzione è Aversa : prima contea-città normanna in Italia, dove tutt’ oggi sono abbondanti gli allevamenti bufalini e attivi numerosi caseifici e dove si produce e si vende la tipica mozzarella Aversana. Il primo documento ufficiale che parla della mozzarella aversana risale agli inizi del XV secolo. Secondo alcune fonti storiche, già nel XI secolo i monaci dell’Abbazia di San Lorenzo ad Septimum, alle porte di Aversa, offrivano una “mozza” con un pezzo di pane ai componenti del Capitolo che ogni anno si recavano in processione. Alcune ipotesi indicano i Normanni come inventori della Mozzarella; secondo altre gli Angioini. La famiglia Serra di Aversa è nota come fondatrice della tradizione campana del XX secolo.
Il formaggio fornisce elevate quantità di vitamine idrosolubili quali la B1, B2, B6 e Niacina ed è una buona fonte di vitamina E e Zinco, sostanze che contribuiscono a contrastare l'azione negativa dei radicali liberi. L'apporto decisamente basso di sodio, la rende preferibile alle mozzarelle di vacca e a altri tipi di formaggio notoriamente ricchi di questo minerale, in tutte le situazioni patologiche che implicano la restrizione di questo minerale (ipertensione). Per 100 grammi di prodotto: Energia 288 kcal; Lipidi 24. 4 g; Carboidrati 0.4 g; Proteine 16.7 g.; Fibre 0 g. ;Acqua 55.5 g.; Calcio 210 mg. ;Ferro 0,2 mg ; Fosforo 125 mg ; Colesterolo 80 mg.
Il prodotto si abbina bene con cereali, verdure e ortaggi e olio extravergine di oliva.
Formaggio a pasta filata consigliato in caso di crescita per l’elevato valore nutritivo dipendente dal contenuto di proteine nobili, calcio, sali minerali. Consigliato l’uso più moderato in caso di sovrappeso, di ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia per la presenza di lipidi. E’ comunque utilizzato anche in caso di regimi alimentari ipocalorici. 58
CIPOLLA di ALIFE
CENNI STORICI E ZONA DI PRODUZIONE
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE
CARATTERISTICHE NUTRIZIONALI INDICAZIONI DIETETICHE
Tra la Città di Alife e le cipolle c’è un legame antico, tanto che gli abitanti nel circondario sono conosciuti come un popolo di “cipollari”;nella definizione è connaturato il duplice significato di un omaggio alla cipolla ed un riconoscimento agli alifani per il carattere mite, ma con temperamento forte. La coltivazione di questo ortaggio è antica quanto la stessa cittadina che viene citata dagli storici latini e da Livio in particolare. La varietà che si è sempre coltivata è quella gialla detta Mondragonese che in questi luoghi ha sempre trovato condizioni climatiche ottimali. Anche se la produzione di questo prodotto tipico in un passato piuttosto recente è stata poco valorizzata, perché poco apprezzata dalle nuove generazioni, tuttavia l’attività di promozione dei prodotti con forte connotazione territoriale, sta rilanciando la cipolla e le sue eccellenti qualità organolettiche in questo territorio in cui la passione e il lavoro di un piccolo gruppo di agricoltori, che credono nella loro terra, ha permesso di salvaguardare questo prelibato prodotto recuperando un gusto e un sapore autentico ormai perduto. Queste cipolle vengono “nzertate”per la conservazione, cioè intrecciate lungo una pertica:questo consente ad ogni parte della cipolla di rimanere ben esposta all’aria.
La varietà più coltivata presenta bulbo di colore giallo paglierino per le varietà precoci, e giallo dorato per quelle tardive, le tuniche interne sono di colore bianco paglierino con forma rotondeggiante o globosa, di pezzatura medio-grossa. Caratteristica è anche la varietà dal colore rosso intenso. Al colore si abbina anche un diverso sapore:le gialle precoci hanno un gusto dolce mentre quelle tardive sono leggermente pungenti. Per 100g di prodotto : Energia 26 kcal; Proteine 1 g ; Lipidi 0, 1 g; Glucidi 5,7 g; Fibra 1,1 g; Potassio 140 mg; Calcio 25 mg; Sodio 10 mg; Vit C 5 mg Il succo è molto utilizzato come diuretico e depurativo e infatti viene consigliato a chi soffre di trombosi perché, avendo un potere fluidificante, facilita la circolazione del sangue. Per tutti coloro che soffrono di “cattiva digestione”si consiglia di consumare la cipolla cotta che è sicuramente più tollerabile, anche se ha minori proprietà nutritive rispetto a quella cruda che può essere assunta facilmente da coloro i quali non hanno particolari problemi di bruciori allo stomaco. Infine questi “benefici bulbi” fungono anche ipoglicemizzanti, abbassando il livello di glucosio nel sangue e permettendo di ridurre le dosi di insulina a chi ne ha bisogno.
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OLIO “COLLINE CAIATINE ”D.O.P.
CENNI STORICI E ZONA DI PRODUZIONE
CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE E NUTRIZIONALI
Caiazzo, borgo ricco di storia e di arte e che si affaccia sul Volturno, è una zona punteggiata da frantoi, dove vengono molite le olive della varietà Caiazzana , varietà precocissima, perfetta, quindi, per la produzione di un ’olio novello di tendenza dolce, con una nota di mandorla e gusto e delicato . La caiazzana è una varietà autoctona con un patrimonio genetico differenziato dalle altre specie. Antichi documenti degli archivi vescovili testimoniano che la coltivazione di questa varietà di olivo risali a tempi remoti. Questa varietà di oliva è considerata a duplice attitudine ( da olio e da mensa sia verde che matura) e risulta particolarmente adatta alla produzione delle olive nere appassite. La pianta presenta una chioma raccolta e folta con foglie piccole di forma ellittica. I frutti, giunti a maturazione completa, presentano una polpa dalla colorazione nera— violaceo fino al nocciolo. Per 100 grammi di prodotto: Energia 899 Kcal; Proteine : 0 g ; Carboidrati: 0 g ; Lipidi: 99,9 g ; Acqua Tr; Vita A 36 µg : Vit E 22 mg.
COMBINAZIONI ALIMENTARI CORRETTE
INDICAZIONI DIETETICHE
Quest’ olio è un ottimo condimento per qualsiasi alimento ; anche se consigliato l’utilizzo a crudo, per la presenza di vitamine liposolubili ( tocoferoli), caroteni, polifenoli, resiste bene anche alle alte temperature. Condimento principe della dieta Mediterranea, quest’olio è il più pregiato tra tutti gli olii commestibili in quanto favorisce la formazione dell’HDL e quindi svolge un’ azione protettiva sull’apparato cardiovascolare, stimola la secrezione biliare favorendo il processo digestivo, ha un coefficiente di digeribilità superiore agli altri olii. La sua composizione ha un effetto protettivo sulle arterie, sullo stomaco e sul fegato. Inibisce la secrezione della bile e previene la formazione di calcoli biliari, per questo i casi di litiasi biliari sono minori nelle regioni con alto consumo di olio d’oliva. Non presenta,pertanto, nessuna forma di controindicazioni.
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VITIGNO : ASPRINIO BIANCO VINO : ASPRINIO DI AVERSA D.O.C.
L’asprinio bianco è un vitigno di antica coltivazione. Secondo alcuni, tra cui Plinio il Vecchio, il vitigno è etrusco, altri lo fanno risalire alla dominazione greca, altri ancora ai Borbone.
CENNI STORICI E ZONA DI PRODUZIONE
CARATTERISTICHE DEL VINO
Di notevole vigoria, è stato coltivato tradizionalmente in forma espansa, maritato agli alberi, anche se ha dimostrato di adattarsi bene ai più moderni sistemi di coltivazione ( la spalliera).La produzione è contenuta e alta è la resistenza alle principali malattie della vite. Precoce nel germogliamento e nella fioritura, matura generalmente a metà settembre. Oltre al vino se ne ottiene uno spumante di pregio. E’ diffuso nella sola area compresa in parte delle province di Caserta e Napoli, dove si inerpica sui pioppi nel tradizionale sistema ad alberata, tanto originale da caratterizzare il paesaggio. Secondo Mario Soldati, l’Asprinio di Aversa è uno dei “grandi, piccoli vini”di cui è difficile trovare simili, in quanto, anche i più celebri bianchi secchi, includono nel loro profumo più o meno intenso una sia pur vaghissima vena di dolcezza; l’Asprinio, invece, profuma appena e quasi di limone ed è di una secchezza totale . Il suo colore è giallo paglierino brillante, all'olfatto esordisce con note fruttate intense più o meno intenso; al palato si esalta con un sapore secco, fresco caratteristico e con un eccellente morbidezza comunque equilibrato dall'alcool. La gradazione è minimo 10 °. La versione spumante è prodotta unicamente con le uve del vitigno Asprinio e la gradazione minima sale a 11°.
ABBINAMENTO ENOGASTRONOMICO
L’abbinamento consigliato è con piatti a base di pesce sapido quali fritture di scoglio e con insalate di mare e crostacei in genere. Tradizionale è l’abbinamento con prosciutto e mozzarella di bufala campana DOP. Nella versione spumante l’impiego più consono è quello d’aperitivo, oppure con tradizionali piatti quali le rane e anguille fritte. Temperatura di servizio: 8-10 °C.
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VITIGNO : FALANGHINA VINO : FALERNO DEL MASSICO D.O.C (bianco)
CENNI STORICI E ZONA DI PRODUZIONE
Questo vitigno si trova soprattutto in Campania. Molti ritengono che sia stata una componente del Falerno, il pregiato vino campano che bevevano gli antichi Romani. Le sue fortune, tuttavia, si sono affievolite con il passare del tempo, in particolare durante l’epidemia di fillossera agli inizi del XX secolo; continuò a perdere terreno dopo le due guerre mondiali, quando molte delle sue vigne furono abbandonate. Successivamente recuperato, le prime segnalazioni in Campania di questo vitigno risalgono al 1804. Spesso viene indicato anche come Falanchina o Falernina o Uva Falerna. Un tempo cresciuto in forme espanse, oggi lo si trova allevato a spalliera. Vigoroso, a germogliamento e fioritura precoci, ma non così la maturazione. E’ coltivato prevalentemente nelle province di Napoli, Caserta e Benevento. Il vino Falerno era tra quelli più noti e costosi nell’antichità. Anfore bollate contenenti il prezioso Falerno sono state rinvenute in Alessandria d’Egitto, in Cartagine, in Bretagna, in Spagna. Falerno era il vino offerto da Cesare per festeggiare le sue vittorie. Petronio Arbitro racconta che durante la famosa cena di Trimalcione, i coppieri servivano un Falerno. Di questo vino esistono, oltre il bianco, anche il rosso ( vitigno Aglianico) ed il primitivo.
CARATTERISTICHE DEL VINO
ABBINAMENTO ENOGASTRONOMICO
Prodotto a partire unicamente da uve del vitigno Falanghina, si caratterizza per il colore paglierino con riflessi verdognoli, l’odore vinoso e gradevole e il sapore asciutto e sapido. La gradazione minima è 11° Accompagna tradizionalmente antipasti di mare, pesce al forno o alla griglia, primi piatti marinari come gli spaghetti alle vongole in bianco ma anche con caciocavallo e mozzarella di bufala. Temperatura di servizio 8°, 10°. 62
VITIGNO : PALLAGRELLO - VINO : PALAGRELLO BIANCO
CENNI STORICI E ZONA DI PRODUZIONE
CARATTERISTICHE DEL VINO
ABBINAMENTO ENOGASTRONOMICO
Pallagrello è un vitigno autoctono casertano, a bacca sia bianca sia nera, la cui provenienza risale presumibilmente all’antica Grecia. La denominazione deriva dal dialettale u pallarell, ovvero piccola palla, riferito all’acino minuto e rotondo. Esso è un vitigno antico la cui provenienza risale presumibilmente all'antica Grecia. Fu un vino molto apprezzato da Ferdinando IV di Borbone che gli riservò un posto nella sua Vigna del Ventaglio, preferendolo ai vini del Vesuvio: divenne il vino del Re . Si racconta che questo vino gli piacesse al punto di vietare il passaggio in una vigna situata in località Ponticello nella cittadina di Piedimonte Matese dove aveva fatto impiantare questo vitigno.Il pallagrello è molto diffuso nella provincia di Caserta e maggiormente nelle zone di Caiazzo, Castel Campagnano e Castel di Sasso. Fino a poco tempo fa veniva scambiato con un altro vitigno, il Coda di Volpe, e solo recenti studi ne hanno sancito la definitiva differenza.
Il grappolo del pallagrello si contraddistingue soprattutto per la forma più corta, ha una sola ala. Ha acini piccoli di elevato livello zuccherino e una acidità totale contenuta. La vendemmia avviene in genere nella seconda quindicina di settembre. All’analisi organolettica il Pallagrello bianco fermentato in barrique si presenta di colore giallo oro e offre all’olfatto un ampio bouquet, con delicate note di miele, pesca, ginestra, fieno, cera d’api; al gusto è ricco, morbido, equilibrato, caratterizzato da lunga persistenza con prevalenza di aromi speziati, note di frutta candita e accenni di mandorla tostata e vaniglia. Il vino bianco fermentato in acciaio è di colore giallo paglierino, brillante; al naso propone profumi di frutta fresca con una dominanza di note di mela, pera, ananas e melone; al gusto è equilibrato, di buona persistenza aromatica con lungo finale di albicocca secca.
Ideale nella versione in acciaio per pasta e ceci, pasta e fagioli, zuppa di zucca e fagioli, spaghetti o paccheri alle vongole. Nella versione passata in legno va bene con crostacei, pappardelle con bottarga e fichi, paccheri e fichi, coniglio etc La temperatura di servizio 10/12 gradi centigradi 63
Ricette tipiche Ingredienti 100 g. di tradizione 50 g. di fantasia 200 g. di tipicitĂ Procedimento Mescolare tutti gli ingredienti con passione, amore e tanto buon gusto. Servire su un piatto di identitĂ .
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LIQUORE DI MELA ANNURCA Ingredienti
semi di mela annurca 80g alcool 95° alcolico350g zucchero semolato400g acqua 500g
Preparazione Raccogliere i semi della mela annurca e sistemarli in un luogo asciutto. Sciogliere lo zucchero a fuoco medio e aspettare che si raffreddi. Aggiungere i semi e l’ alcool. Far macinare il tutto in un contenitore ermetico per circa 40 giorni. Filtrare e imbottigliare e lasciare invecchiare per 1 mese. TORTINO DI MELE Ingredienti
mele annurca 500g burro25g uvetta sultanina50g zucchero3 cucchiai cannella in polvere1 cucchiaio pangrattato in polvere fine 4 cucchiai di albumi d’ uovo 3
Preparazione Sbucciare le mele, tagliare a spicchi e metterle in una casseruola riempendola con un po’ d’ acqua. Cuocere le mele, passarle con il setaccio, rimetterle sul fuoco perché si asciughino. Aggiungere lo zucchero e sempre mescolando con un cucchiaio di legno lasciare che la polpa di mele si addensi . Rovesciare poi in una ciotola , condire con la cannella e con il burro, e infine mescolare il pangrattato e l’ uva, far ammorbidire in acqua tiepida. Quando il composto di mele sarà freddo aggiungere gli albumi montati a neve. Imburrare lo stampo di budino da 1 litro circa, versare il composto di mela e cuocere a forno moderato per 15 minuti. Quando il tutto sarà rosolato, sfornare in un piatto e servire il tortino ben caldo.
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MAIALE NERO IN UMIDO Ingredienti per 4 persone: • pancetta di maiale in un unico pezzo 600 g. • bicchiere di vino bianco 1 • rosmarino • finocchietto selvatico • spicchio d’aglio 1 • Sale e olio q.b. Preparazione Tritare finemente il rosmarino, il finocchietto selvatico e lo spicchio d’aglio. Tagliare la pancetta di maiale a libro ,stenderlo, mantenendo la parte magra rivolta verso l’alto e sulla quale verrà steso il trito di erbe ed il sale. Arrotolare la pancetta e legarla con uno spago da cucina e riporla su di una teglia leggermente unta di olio di oliva e infornare per la prima mezz’ora a 180° in forno ventilato rigirandola spesso di modo da rendere tutta la circonferenza ben rosolata. Aggiungere il bicchiere di vino bianco e lasciar cuocere per un’altra ora abbassando il forno a 160° . A fine cottura tagliare a fette e servire. SALSICCIA E FRIARIELLI Ingredienti (4 persone):
“capi” di salsiccia di maiale “a metro”, da 400-500 grammi ognuno : 2
fasci di friarielli :3
spicchi di aglio: 2
olio;
peperoncino fresco;
sale.
Preparazione Mondare i friarielli, togliendo i gambi e le foglie più rovinate. Nel frattempo mettere la salsiccia in una padella e coprire di acqua. Dopo circa 10 minuti, con i rebbi di una forchetta punzecchiare leggermente la salsiccia, in modo che parte del grasso finisca in acqua. Cuocere ancora per altri 5 minuti. Eliminare tutta l’acqua e, nella stessa padella unire l’olio, uno spicchio di aglio schiacciato, lasciando rosolare lentamente il tutto per circa 10-15 minuti. In una padella a parte, lasciare rosolare l’altro spicchio di aglio schiacciato nell’olio, unire i friarielli, salare e coprire. Appena i friarielli si sono leggermente appassiti, scoprire, profumare con il peperoncino e continuare la cottura a fuoco vivace per altri 5 minuti circa. Unire le salsicce nella padella con i friarielli e lasciare insaporire per altri 5 minuti. Servire caldo.
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BRASATO DI BUFALO Ingredienti
carne di bufalo o di annutolo (bufalo di un anno) possibilmente il "pezzo a cannella", un chilo e 200 g vino rosso corposo quanto basta a coprire la carne aceto di vino, mezzo bicchiere lardo 50 g olio extravergine d'oliva 50g cipolla, spicchi d'aglio, foglie di alloro,due costa di sedano, una grani di pepe, sei peperoncino forte, sale
Preparazione Steccare la carne con l'aglio; sistemarla con tutti gli aromi e il vino in una zuppiera e farla macerare per tre giorni a temperatura fresca. Il terzo giorno togliere la carne dalla marinata, sciacquarla con un poco di aceto e tagliarla a pezzi. Dorare i pezzi di bufalo in una pentola con olio di oliva e il lardo a tocchetti. Passare la marinata attraverso un colino; farla restringere sul fuoco e versarla sulla carne. Coprire e cuocere a fuoco bassissimo per circa tre ore curando che a fine cottura il sugo sia denso. Servire caldo.
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PAPPARDELLE AL RAGU’ DI CINGHIALE Ingredienti pappardelle all’uovo ,400 g
polpa di cinghiale macinata, 400 g.
carota, 1
costa di sedano, 1
cipolla, 1
polpa di pomodoro,150 g.
rametto di rosmarino, 1
foglie di alloro, 4
vino rosso q.b.,
olio extravergine di oliva q.b.,
sale e pepe q.b.
Preparazione Lavare, mondare e tritare finemente carota, sedano e cipolla e soffriggere il tutto in una capiente padella con 3-4 cucchiai di olio. Unire la polpa di cinghiale e fare rosolare per una decina di minuti, poi sfumare con il vino rosso, salare e pepare. Aggiungere la polpa di pomodoro, il rosmarino e le foglie di alloro. Coprire e cuocere a fuoco lento per circa 80 minuti aggiungendo qualche mestolo di acqua calda se necessario. Controllare il ragù di tanto in tanto e mescolare per non rischiare che si attacchi alla padella. Cuocere le pappardelle in abbondante acqua salata, scolare al dente e condire con il ragù di cinghiale.
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RISOTTO AGLI ASPARAGI DI POZZOVETERE Ingredienti
asparagi 250 g brodo vegetale 1 litro olio extravergine di oliva 1 cucchiaio scalogno 1 sale fino riso1 60 g parmigiano reggiano grattugiato 20 g (2 cucchiai)
Preparazione Lavare accuratamente gli asparagi sotto acqua corrente, rimuovere la parte bianca del gambo, raschiarli con un coltello non troppo affilato facendo molta attenzione a non toccare le punte, fragili e delicate. Tagliare le punte ed affettare la restante parte tenera del gambo nello spessore di 4-5 millimetri. Scaldare il brodo. Mettere in una pentola da minestra piuttosto ampia l'olio, lo scalogno tritato molto finemente e portarla sul fuoco. Farlo dorare dolcemente con un paio di cucchiai di brodo e un pizzico di sale, quindi unire gli asparagi e lasciar insaporire per un paio di minuti a fiamma vivace mescolando. Unire un mestolino di brodo, un pizzico di sale e cuocere a fiamma dolce, coperto, per 5 minuti. Trascorso il tempo indicato scoperchiare, alzare la fiamma e far asciugare il liquido in eccesso. Ritirare le punte degli asparagi da tenere da parte. Aggiungere il riso e farlo tostare un minuto mescolando. Unire 4-5 mestoli di brodo bollente e impostare il timer secondo i minuti di cottura del tipo di riso che si sta usando (solitamente 15-18 minuti). Continuare unendo il brodo man mano che viene assorbito, mescolando di tanto in tanto, senza lasciare che il composto si asciughi troppo, altrimenti cuocerebbe male ed in modo discontinuo. 2 minuti prima della fine del tempo di cottura del riso, unire le punte di asparagi. Mescolare continuamente e portare a fine cottura. Spegnere il fuoco, unire il parmigiano, mescolare bene e lasciare riposare un minuto coperto prima di servire.
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CARCIOFI CAPUANELLA RIPIENI
Ingredienti
carciofi n. 8 prezzemolo tritato n. 1 cucchiaio uova n. 1 sale e pepe q. b. brodo di verdure q.b. carne bovina tritata 200 g. pan grattato 60 g. parmigiano 50.g. aglio n 1 spicchio tritato
Preparazione Pulire i carciofi avendo cura di mantenerli interi , eliminando la barba interna con l’aiuto di uno scavino . Cuocere i carciofi puliti in abbondante acqua salata e una volta ammorbiditi scolare e lasciare raffreddare. Intanto preparare il ripieno: mettere in una ciotola la carne trita, il prezzemolo tritato, l’uovo, il parmigiano, l’aglio tritato e iniziare ad amalgamare gli ingredienti; unire per ultimo il pangrattato poco alla volta fino ad ottenere un composto simile a quello delle polpette. Aggiustare di sale e pepe. Riempire i carciofi con il ripieno e disporli ben ravvicinati in una pirofila. Versare il brodo nella pirofila (sono sufficienti 2/3 mestoli) e cospargere i carciofi con un filo d’olio, un cucchiaio di parmigiano e un cucchiaio di pangrattato. Cuocere in forno già caldo a 180° per circa 30 minuti; i carciofi ripieni saranno pronti quando la superficie del ripieno risulterà dorata.
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PARMIGIANA DI MELENZANE
Ingredienti:
melanzane lunghe, senza semi sale olio passata di pomodoro parmigiano grattugiato
Preparazione Sbucciare le melanzane; tagliarle per il lungo a fette non troppo sottili e disporle a strati in un colatoio spolverandole di sale fino tra uno strato e l'altro. Sovrapporre un leggero peso e lasciare colare l'acqua di vegetazione per un paio di ore. Quindi sciacquare le fette in acqua corrente ed asciugare con un canovaccio pulito. Friggere poi le fette in una larga padella con abbondante olio bollente (di preferenza olio di arachidi) immergendo ogni volta le fette sufficienti a formare un solo strato nella padella. La frittura deve essere veloce e le fette,rigirate una sola volta devono cuocere rapidamente restando morbide all'interno. Servendosi di due forchette, togliere tutte le fette in padella in una sola volta e, dopo averle fatte ben sgocciolare, metterle in una scodella. Terminata la frittura delle melanzane, preparare la parmigiana: mettere sul fondo di una teglia un leggero strato di passata di pomodoro cruda e non troppo densa, poi uno strato di melanzane, ancora un leggero strato di passata e poi uno strato uniforme di parmigiano. Continuare con gli strati alternati di melanzane, passata e parmigiano fino ad esaurimento delle melanzane e terminando col parmigiano. Gli strati siano non meno di tre e non più di cinque e la teglia sia riempita fino a poco più della metà. Non aggiungere mai sale. Versare a filo l'eventuale olio sgocciolato sul fondo della scodella. Porre in forno già caldo, intorno ai 125 gradi, e lasciare cuocere piano piano per non meno di un'ora e mezza (di più se gli strati sono molti e la teglia è grande) fino a che sulla superficie si sia formata una leggera crosticina rosso scuro ed il sugo si è quasi asciugato.
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TORTANO RIPIENO Ingredienti :
patate lesse e poi schiacciate 2, farina 500g., lievito di birra 500 g., salumi e formaggi misti 250 g. sale q.b., olio. 1 cucchiaio
Preparazione : Sciogliere il lievito in un dito d'acqua tiepida e mescolarlo con tutti gli altri ingredienti, ad eccezione del misto per pizza ( salumi e formaggi ), impastare con poca acqua tiepida fino ad ottenere una pasta liscia e morbida, ma un poco più consistente della pasta per pizza. Lasciarla riposare per qualche minuto, poi spianarla un poco, disporre sopra il misto per pizza, arrotolarla e chiuderla a ciambella. Disporla in una teglia unta e lasciarla lievitare coperta, in luogo tiepido. Quando il volume è raddoppiato, spennellare con acqua tiepida ed infornare in forno già caldo a 180°. Per la cottura occorre mezz'ora o poco più. Ingredienti Crema
TORTA POLACCA AVERSANA
uova 4 latte ½ litro zucchero 200 g cucchiai di farina 4 amarene 50 g.
Preparazione In una tazza di latte sbattere i tuorli d’uovo con lo zucchero. Aggiungere un poco di latte e mettere la farina e lo zucchero (miscelare insieme), sbattere il tutto e passarlo al setaccio; poi aggiungere il resto del latte e cuocere il tutto a fuoco moderato, girando sempre con un cucchiaio di legno per evitare che la crema formi dei grumi.
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Ingredienti pasta: farina, 1 kg zucchero, 100 grammi sale, 20 grammi uova, 4 burro 300 grammi lievito 2 pezzetti vanillina, 1 bustina acqua quanto basta Preparazione Fare un impasto con gli ingredienti e poi fare lievitare fino a che non raggiunge il doppio del volume. Spianare la pasta e infarcire con la crema fredda già preparata (è la stessa sia per la torta polacca che per la polacca) e avvolgere a mò di fagottino. Fare lievitare il tutto per 1 ora, spennellare ogni fagottino con uova sbattute, una spolverata di zucchero a grani, e infornare nel forno a 180 gradi per 30 minuti.
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ZUPPA ANTICA DI CASTAGNE E FUNGHI DI ROCCAMONFINA
Ingredienti :
castagne secche di qualità primitiva di Roccamonfina 400 g.
funghi porcini raccolti nel parco di Roccamonfina 400 g.
fagioli locali 50 g.
pomodoro del Vesuvio 400 g .
olio extra vergine d'oliva dell'Alto Casertano 30 g.
pane cafone raffermo 400 g.
1 cipolla 2 spicchi d'aglio.
Preparazione Mettere a bagno il giorno prima le castagne ed i fagioli. Cuocerli, se possibile, in un recipiente al calore di un camino. Far un soffritto di aglio e cipolla, quindi unire i funghi porcini tagliati a cubetti, i pomodorini e le castagne con i fagioli precedentemente cotti. Fare cuocere per 20 minuti e condire con olio extravergine di oliva, quindi servire la zuppa accompagnata da crostini.
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NOCCHETTI VERDI CON NOCI E PECORINO DI LATICAUDA Ingredienti
broccoli 200 g
farina q.b.
noci gherigli 30 g
olio extravergine Di Oliva q.b.
patate 600 g
pecorino di Laticauda 120 g
sale q.b.
uova n.1
burro 50 g
Preparazione Lessare le patate, scolare, sbucciarle e passarle allo schiacciapatate. Bollire a parte i broccoli, scolarli e frullarli. Mescolarli con la purea di patate e incorporare l'uovo e farina sufficiente a ottenere un impasto consistente, ma ancora morbido (meno farina aggiungerete e piu morbidi saranno gli gnocchi). Formare dei bastoncini, tagliarli a tocchetti e passarli uno alla volta su una grattugia infarinata facendoli scivolare sopra con una leggera pressione del pollice. Lessare quindi in abbondante acqua bollente salata addizionata di un cucchiaio d'olio ed estrarli appena vengono a galla. Distribuirli nei piatti e condirli con il burro sciolto in un padellino insieme alle noci spezzettate. Infine aggiungere il pecorino grattugiato.
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ZUPPA DI CIPOLLE E FAGIOLI ALIFANI Ingredienti :
fagioli cerati alifani 250 g.; cipolle alifane 6 costa di sedano, 1 olio extra vergine di oliva, sale, fetta di pane raffermo, 1 peperoncino a piacere.
Preparazione Cuocere i fagioli in acqua con una costa di sedano, salare alla fine. Mondare 5 cipolle e tagliarle ad anelli,trasferirle in un tegame, salare,cuocere a fuoco moderato finchè le cipolle sudino senza prendere colore; a fine cottura scolare l’acqua fuoriuscita e lasciare riposare. A parte soffriggere l’altra cipolla ,mondata e tagliata,con olio extra vergine di oliva. Versare tutto in un tegame e lasciare sobbollire aggiustando di sale. Servire il piatto molto caldo, guarnire con il pane raffermo e un filo d’olio extra vergine di oliva.
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IL MONTE BIANCO CON CASTAGNE DI ROCCAMONFINA Ingredienti per 4 persone
castagne 700 g.
zucchero 120 g.
latte 1/2 l
vanillina 1 busta
cacao in polvere amaro 10 g.
rum 1 bicchierino
sale i pizzico
Ingredienti per ricoprire
panna fresca da montare 500 ml
cacao in polvere 1 cucchiaio per spolve-
cioccolato fondente a scaglie 2 cucchiai
zucchero a velo 2/3 cucchiai
marron glaces a pezzetti q.b.
rare
Preparazione Scegliere, lavare e intaccare i marroni, praticando su ognuno di essi un taglio sulla buccia esterna di circa 3-4 cm, fino ad arrivare alla polpa. Metteteli a lessare in pentola a pressione, ricoprendoli di acqua a filo e facendoli cuocere per circa 10 minuti. Spegnere il fuoco e, lasciando i marroni dentro al loro liquido di cottura, prenderne solo due o tre alla volta e sbucciarli completamente, togliendo loro anche la pellicina interna; lasciando i marroni a bagno nel liquido caldo, sarà molto più agevole pulirli per bene. Terminata questa operazione, metterli di nuovo nella pentola a pressione con il latte, lo zucchero e il sale, e fari bollire per 20 minuti. Trascorsi i 20 minuti, scolare bene i marroni, passarli al setaccio ed incorporare alla purea ottenuta la vanillina, il cacao e il rum; mescolare il tempo necessario per amalgamare molto bene gli ingredienti, che devono dare origine ad un impasto piuttosto asciutto e compatto (se non lo fosse mettete il composto sul fuoco e fatelo asciugare dolcemente). Fare raffreddare il composto, lasciarlo riposare e indurire in frigorifero per almeno un paio di ore, poi passarlo nello schiacciapatate a fori grossi, posizionato sopra a un piatto da portata: fare fuoriuscire gli spaghetti di marroni andando a formare un monticellotiMontare la panna incorporandovi lo zucchero al velo, riempire una sac a poche, e ricoprire il monticello di pasta di marroni con la panna montata. Guarnire il Montebianco sistemando dei pezzetti di marron glacè e delle scaglie di cioccolato fondente sulla panna, poi spolverare con del cacao amaro e il montebianco sarà pronto.
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PIZZA CASATA DI GALLUCCIO ( dolce) Ingredienti:
ricotta (meglio quella di pecora), 150 g. cucchiai di zucchero, 3 uova intere, 3 cannella in polvere, un astuccio
Preparazione Amalgamare la ricotta, le uova e lo zucchero con una frusta in modo da far sciogliere per bene la ricotta. Aggiungere un pò di cannella in modo da dare un leggero colorito e profumo all'impasto. Versare in uno stampo con della carta da forno e spolverare abbondantemente la superficie di cannella. Mettere a cuocere in forno caldo a 180 °C per circa 15-20 minuti. La torta è pronta quando in superficie il composto comincerà a formare degli spacchi. Sfornare, lasciare raffreddare e gustare questa delizia.
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ZITI RIPIENI MONDRAGONE
Ingredienti: pasta (Ziti) 600 g Per il ragù: lacerto di manzo, 800 g prosciutto, 50 g pancetta, 70 g cipolla, 1/2 aglio, prezzemolo, vino rosso secco, olio extravergine di oliva, 2 dl concentrato di pomodori, 200 g sale, Pepe Per il ripieno: carne macinata, 200 g ricotta, 250 g cipolla,1/2 parmigiano grattugiato, salvia, maggiorana, timo, uovo, 1 vino bianco secco, olio d'oliva extravergine, sale e pepe. Preparazione Soffriggere in una padella aglio, cipolla, pancetta e prosciutto e aggiungere la carne. Irrorare con il vino rosso e quando sarà sfumato mettere i pomodori e lasciare cuocere. Per il ripieno, soffriggere in olio ben caldo la cipolla e aggiungervi la carne macinata e gli aromi. A cottura ultimata lasciare raffreddare e mettere in una terrina in cui aggiungere la ricotta,il formaggio e l'uovo. Riempire con il ripieno 600 g di ziti (o fatti in casa o comprati) e poi sistemare in una pirofila. Coprite con il ragù e infornate per 25 min.
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SEPPIE IMBOTTITE DI MONDRAGONE Ingredienti:
seppie non molto grandi 1 kg
mollica di pane raffermo 50 g.
filetti di acciuga sott’olio 2
brodo (o di pesce o vegetale) 1 bicchiere
vino bianco secco 1 bicchiere
pomodorini pachino
prezzemolo tritato
aglio 3 spicchi
olive nere
olio
sale
peperoncino
Preparazione Preparare il brodo di pesce o di verdure e tenerlo in caldo. Ne basta poco giusto 1 bicchiere. Pulire le seppie tagliando i tentacoli, le teste, estraendo l’osso interno e il sacchetto delle interiora e quello del nero. Lavarle bene sotto l’acqua corrente pelandole meticolosamente Sbriciolare con le mani la mollica del pane e saltarla leggermente in una padella con un filo di olio, uno spicchio di aglio schiacciato e il peperoncino. Appena dorata tenerla da parte. Nella stessa padella versare un filo di olio uno spicchio di aglio tritato e un filetto di acciuga. Appena rosolati aggiungere i tentacoli tagliati a pezzettini piccolissimi. Aggiustare di sale e aggiungere un pò di prezzemolo tritato. Versare 1/2 bicchiere di vino e lasciate sfumare a fiamma alta. Dopo 5 minuti togliere dal fuoco. In una ciotola unire il pane rosolato, i tentacoli saltati, il prezzemolo, i pomodorini pachino tagliati a pezzettini piccolissimi, il filetto di acciuga spezzettato e il un po’ di prezzemolo. Salare se occorre. Mescolare bene. Prendere le seppie e riempirle con il ripieno. Non devono essere troppo imbottite poichè in cottura le seppie tendono a ritirarsi. Chiuderle con un paio di stecchini. In una padella capiente versare un filo di olio e uno spicchio di aglio schiacciato. Appena dorato adagiare le seppie condendole con il prezzemolo le olive nere e un pizzico di sale. Versare il restante vino e lasciarle rosolare per qualche minuto. Preriscaldare il forno a 200 gradi. Mettere le seppie con tutto il condimento in una teglia da forno e infornare per circa 30 minuti. Bagnare con il restante brodo. Servirle calde con qualche ciuffetto di prezzemolo tritato.
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3A Accoglienza Turistica
Alfano Dalila
Massa Romina
Autieri Maria Grazia
Neboso Alessandro
Beneduce Chiara
Mongillo Mariangela
Capone Giuseppina
Palladino Anna
Carbone Gaetano
Perrone Rossella
Carfora Rosa
Picariello Giovanna
Coppola Mariangela
Renga Sara
Criscuolo Ivan Matteo
Ricci Rossella
D’amato Mihaela
Sbordone Chiara
Di Benedetto Carmela
Sellami Fatine
Faraldo Gaetano
Sergio Concetta
Fascio Giuseppina
Tofan Florina Elena
Martino Giuseppina
Valentino Valeria
Docenti Anna Orefice Scienza e cultura dell’alimentazione Pasquale Vozza Accoglienza turistica
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3F Accoglienza Turistica
/
Enogastronomia
Cotarella Laura
Allocco Francesco
De Cristofaro Noemi
Basile Emanuela
Del Prete Anna
D’Amico Francesco
Di Maio Maria
D’Errico Giovanni
Di Majo Andrea
Leone Francesco
Giuliano Daniele
Maglione Giovanni
Lettieri Rosa
Mariniello Alessio
Londa Umberto
Paone Marcello
Mennitto Emanuela
Perrotta Bernardo
Migliozzi Flavia
Santangelo M.Cristina
Morgillo Giuseppina
Topa Luisa
Rezza Christian
Piccolo Immacolata
Serpico Stefano
Vitale Nicola
Sorvillo Rossella Troiano Antonia Triunfo Salvatore
Docenti Vincenza Correra Anita Bisceglia
Scienza e cultura dell’alimentazione Accoglienza turistica
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Anno Scolastico 2012/2013
IPSART
Via Petrarca, 73 81100 Caserta Telef. 0823/346205 Fax 0823/301878 Internet : www.isisferrariscaserta.it; e-mail: ceis00800t@istruzione.it
Dirigente scolastico Prof.ssa Antonietta TARANTINO
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