SanGennaro| Sangue

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E I L S A N G U E miracoli / simbolismo / tradizioni / leggenda


SANGUE

A Napoli la mistica del pulsa, ribolle, spumeggia, trasuda, borbotta, a volte mugugna e peppéja come il ragù sul fuoco. Dall’interno di un’ampolla, su una pietra, in una cripta, sopra un altare, daventi al popolo salmodiante e spesso anche di nascosto: non c’è nulla che possa arrestare il suo flusso continuo e miracoloso, ciclico, a settimane, a mesi, annuale o soltanto alle feste comandate. Abbraccia in una morsa di beatitudine l’intera città, [...] e alimenta il legame al suolo sacro, apparenta tutti in un’unica patria di fratellanze e congreghe, sancosce l’identità della stirpe napoletana. da “Forse non tutti sanno che a Napoli...”, di Maurizio Ponticello


M I R A C O L I martiri / reliquie

A Napoli, dal Cinquecento fino all’inizio del secolo scorso, il liquido ematico dei martiri, dei santi e di alcuni uomini pii salassati, scorreva a torrenti, fino a circa 200 reliquie di sangue, tanto da essere nominata

U R B S S A G U I N U M nel 1632 da Jean Jaques Bouchard, la Città dei Sangui. Sebbene il prodigioso miracolo dello scioglimento del sangue abbia finito con l’identificarsi con San Gennaro, tanti altri Santi compivano e tutt’ora compiono il prodigio.


IL SANGUE SI SCIOGLIE [1] Il Duomo, San Gennaro

19 Settembre, il primo sabato di Maggio e il 16 Dicembre

[2] Chiesa di San Gregorio Armeno, Santa Patrizia 25 Agosto e ogni martedi mattina

[3] Chiesa di S. Maria della Mercede, S. Alfonso de' Liguori 2 Agosto, ma fu perso nel terremoto dell'80

IL SANGUE È LIQUIDO [4] Chiesa di San Lorenzo Maggiore, San Lorenzo prima si scioglieva il 10 agosto

[5] Chiesa dei Gerolamini, San Filippo Neri e Suor Maria Giuliana Arenare del SS. Sacramento [6] San Paolo Maggiore, Cardinale Francesco Pignatelli IL SANGUE È SEMILIQUIDO [2] Chiesa di San Gregorio Armeno, San Giovanni spumeggia il 29 Agosto e a volte anche il 24 Giugno

[7] Chiesa del Gesù Nuovo, San Francesco Saverio [8] Chiesa del Gesù Vecchio, Venerabile Placido Baccher [8] Chiesa del Gesù Vecchio, San Luigi Gonzaga


S I M B O L I S M O fortuna / scommesse

Il boom dei compatroni e dei sangui seicenteschi coincise con quello delle giocate. Anche se a Napoli ufficialmente il lotto fu introdotto nel 1682, la mania delle scommesse risale a circa due secoli prima. La Chiesa nonostante fosse contraria alla dissoluzione morale causata dal vizio del gioco, si trovo a essere protagonista delle puntate dei devoti, che compensando il senso di colpa con il riferimento delle scommesse nelle sacre Scritture, si affidavano ai preti e ai santi, così come a morti e spiriti di ogni genere. Si giocava per ogni segno terreno o celeste, primo tra tutti San Gennaro, O Guappone, che ben in tre date regola i flussi delle puntate: il suo miracolo del sangue col

N U M E R O 1 8 è un’occasione straordinaria per giocare e tentare la fortuna.


T R A D I Z I O N I mito / cibo

Il sangue è da sempre considerato il vero contenitore della vita, fatto che ha contribuito a renderlo sacro e a prevedere per esso rituali e offerte sacrificali. Pertanto mangiare il sangue ha sempre significato attingere alla fonte della vita. Uno dei piatti più famoso a Napoli è il

S ANGU I N A C C I O

INGREDIENTI 1/2 litro di sangue di maiale sale 1/2 litro di latte 350 grammi di cioccolato fondente 35 grammi di fecola di patate 50 grammi di cacao amaro in polvere 500 grammi di zucchero 70 grammi di cedro candito 50 grammi di pinoli 1 cucchiaio di estratto di vaniglia 1/2 cucchiaino di cannella buccia di 1 limone

a base di sangue di maiale, tipico del periodo di carnevale, col significato di gettare un seme di vita nel caos di sfrenatezza e confusione di tale periodo. Anche se il vero sanguinaccio non si trova più a Napoli (ma si trova ancora clandestinamente nelle campagne), essendo vietata la vendita dal 1992 di sangue di maiale per motivi igienici, i pasticceri partenopei hanno aggiornato la ricetta creando una crema al cioccolato.


L E G G E N D A storia / culto

Il culto del Sangue di San Gennaro a Napoli era già oltreché diffuso radicato dal XIII secolo, ma fu raffozato anche grazie ad altre leggende. Nel ‘500, nel periodo di divisione tra la Chiesa Romana e quella Protestante, fu diffuso il libro dei mostri, ovvero, «Liber Mostrorum», per identificare il “diverso”. Della città partenopea si narra di

C RO C I D I S A N G U E che piovono dal cielo e si attaccano alla pelle dopo un’eruzione del Vesuvio. Questo fenomeno venne letto come segno che Dio aveva mandato come messaggio: l’idea del sangue che circola indicherà che l’uomo non è immobile, rappresenta il tessuto e la realtà sociale e viene usato in opposizione al potere. Solo chi è eletto dal popolo (come San Gennaro) ha il pathos, e il suo sangue è taumaturgo, è salvezza e rifugio dalla realtà.


S A N G U E

Il di San Gennaro è il simbolo di Napoli, città gioiello e terribile, paradisiaca e temibile, celestiale e funesta, piena sopra e svuotata sotto e dentro la sua pancia, colorata e tetra: il liquido rosso è la vita che ribadisce se stessa, è rinascita e resurrezione, è stimolo a farcela: ‘Finché sei in vita è tutto un tentare di sciogliere i grumi, in maniera così forte da farti dimenticare che non ci riuscirai’. In questo elastico, in questo tiro alla fune, tra la nascita e la morte, sta tutto qui, in questo gioco di leggerezza e profondità. Siamo tutti napoletani. di Tommaso Chimenti, ‘SangheNapule’, santi e criminali: Saviano racconta la città sconfitta, Il fatto quotidiano


R O S A R I A D I R O C C O


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