Homin' Bosto - Abitare sociale e collaborativo

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L A B O R A T O R I O

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1 Il contesto



La castellanza di Bosto a Varese La castellanza di Bosto sorge sul colle di San Pedrino, nelle vicinanze del centro di Varese e delle stazioni. L’abitato storico, costituito da un insieme di dimore rurali, si trova a poche centinaia di metri da Piazza Repubblica e si sviluppa attorno alle vie Ravasi e Sant’Imerio. Il tessuto sociale e l’identità dell’antico borgo sono oggi quasi totalmente perdute a causa delle trasformazioni sociali, della forte immigrazione e degli interventi di risanamento edilizio. Idealmente il quartiere è diviso in due parti molto differenti tra loro dalla direttrice Via San Michele / Via Sant’Imerio, una strada molto trafficata che conduce all’imbocco dell’autostrada. A sud di essa troviamo un edificato residenziale poco denso costituito da villini e ville, alcune delle quali anche di notevole importanza, abitati da una borghesia ricca o medio-ricca. Fa eccezione a questo tipo di edificato il vecchio borgo di Bosto. A nord troviamo invece un edificato maggiormente denso e dal carattere urbano. Questa zona è andata incontro a notevoli trasformazioni socio-economiche. La collocazione sfavorevole tra strade molto trafficate e prive di parcheggi e la quasi totale assenza di flussi pedonali hanno portato alla diffusione di fenomeni di abbandono, prevalentemente appartamenti e negozi sfitti. Insieme a tutta la zona stazioni, l’area ha visto, fin dagli anni ‘90, una forte trasformazione in senso multietnico, divenendo luogo di riferimento per la comunità migrante con presenza di esercizi commerciali extraeuropei. La direttrice Via San Michele / Via Sant’Imerio è oggi il segno visibile di una forte cesura sociale. Altri fenomeni stanno contribuendo ad impoverire il quartiere di servizi di vicinato. Lo stato di abbandono in cui da molti anni versa la Caserma Garibaldi e il grande vuoto fuori scala di Piazza Repubblica hanno creato una barriera invisibile che fa di Bosto una periferia interna, a pochi passi dal centro di Varese. L’università dell’Insubria, che ha sede proprio tra Piazza Repubblica e l’edificato storico di Bosto, ha tuttavia trasferito altrove la maggior parte dei propri spazi, privando Varese e il quartiere dell’importante presenza della popolazione giovanile. In questo quartiere ha sede quello che, per molti anni, è stato un importante punto di riferimento della vita varesina, la Cooperativa di Bosto.


La Cooperativa di Consumo di Bosto La Cooperativa di Consumo di Bosto è una cooperativa di tipo mutualistico, nata nella città di Varese nel 1905. Scopo originario della Società è “il miglioramento morale e materiale degli associati per mezzo della cooperazione per diminuire le spese della vita quotidiana”. Inizialmente si occupò di gestire uno spaccio alimentare e la cantina dei vini. Negli anni acquistò un terreno dove costruì la nuova sede che negli anni venne più volte modificata ed ingrandita, integrando appartamenti per i soci, una sede amministrativa, il circolo famigliare, un forno sociale per il pane, il gioco delle bocce, uno spaccio alimentare, cantine per il vino e i prodotti alimentari. Negli anni ’70-’80, a causa delle mutate condizioni sociali, le attività della società cooperativistiche subirono una profonda crisi. Per adeguarsi, la Cooperativa di Bosto diede in gestione buona parte delle sue attività, ma il “Circolino di Bosto” sarebbe rimasto un punto di riferimento importante per la città fino agli anni 2000. Fu anche la prima sede di VareseNews il noto giornale on-line che riporta tutte le informazioni del territorio varesino.

Cronologia: 1904 Si incontrano i promotori per fondare il Circolo Famigliare con la nomina di una commissione provvisoria che ha il compito di formulare lo Statuto Sociale e costituire la Società stessa. 1905 Si costituisce legalmente la Società Anonima Cooperativa di Consumo di Bosto. Lo spaccio del vino viene ubicato in Vicolo Mera e quello alimentare in Via Ravasi. 1912 Viene acquistato il terreno in Via Sant’Imerio 10, tutt’ora sede della Cooperativa, ed avviata la costruzione dell’immobile. Viene aperta una succursale al Cuor di Sasso. 1913 Viene aperta una succursale al Nifontano 1916 La sede viene ampliata mediante la costruzione di quattro locali adibiti allo spaccio alimentare posti al piano terreno e di altri locali posti al primo piano da adibire ad uffici della Società. 1920 Viene costruita una nuova cantina con sovrastante salone ed un forno sociale per il pane ad un solo piano. 1926 La parte cantinata viene ampliata estendendola parzialmente sotto al gioco delle bocce. 1930 Il fabbricato viene ristrutturato completamente. Si demoliscono i quattro locali costruiti nel 1916, si amplia il salone esistente verso nord e viene sistemato, in una parte del salone stesso, lo spaccio alimentare. Inoltre si sopraeleva di un altro piano lo stabile per ricavarne alloggi da offrire ad alcune famiglie dei soci. 1940 Viene sopraelevato lo stabile del forno del pane per ricavare locali per le sedi dei partiti ed


visibili,

valtini

’50 per alvasia,

Situazione attuale Sede Sociale: Via S. lmerio,le10trattative per l’acquisto del terreno attiguo. alcuni uffici. Si iniziano Fondata nel 1905 85 acquistato il terreno attiguo. Soci:Viene N° 1946 Proprietà: stabile di Via S. lmerio, 10-12; il circolo, e diversi comprende spaccio 1947 Vengono realizzatiloi locali e i negozi al civico 12. appartamenti 1949 Al piano terra del civico 12 viene definitivamente sistemato lo spaccio alimentare, mentre ai Consiglio pianid’Amministrazione: superiori vengono edificati 33 locali nei quali trovano sistemazione 11 famiglie. Viene Caravati Luigino (Presidente) ampliato circolo e sistemata adeguatamente la facciata dello stabile prospiciente Buzzetti Angeloil salone del(Vicepresidente) ViaGiancarlo Sant’Imerio. Vengono inoltre sistemati tutti gli impianti dei negozi e della cantina. Crugnola Fabbiani Vittorio 1981 LaLuciano gestione della cucina viene ceduta al Circolo ACLI Ristorazione S. Imerio. Gaggini Gianotti Paolo 1983 I locali dello spaccio alimentare vengono dati in affitto. Lucchina Giuseppe Arnaldo Mangano 1988 Cessano l’attività diretta del circolo vinicolo e la gestione dello spaccio vino. Rossi Angelo Rusconi Claudio 1993 Alla Società ACLI Ristorazione subentra la Cooperativa la Castellanza. La Società cambia Tonta Domenico denominazione e statuto passando ad una società a responsabilità limitata col titolo “Cooperativa di Consumo di Bosto”. gestila Società Attività: attualmente sce il proprio patrimonio immobiliare, 1994 particolari Inizia la ristrutturazione alloggidato da dare in affitto a soci e non soci. avendo iniziative,degli senza in gestione sia il Circolo che lo spaccio. 2007 i Ilsoci circolo gestito dalla Cooperativa la Castellanza chiude. Riaprirà come ristorante. Aiuta bisognosi. ] saloni ed il circolo vengono utilizzati da ”La Castellanza" una cooperativa che, oltre a gestire una mensa per la ristorazione, e attiva nell'ambito sociale e culturale. &

Fequentatori e soci della Cooperativa negli anni ‘30

Frequentatori

e soci della

Cooperativa in una foto degli anni ’30.



2 I partners


La Cooperativa di Bosto oggi Negli ultimi decenni, a causa di una generalizzata crisi del mutualismo, la Cooperaiva di Bosto ha pian piano perso il suo originario scopo sociale, indirizzando le proprie attività prevalentemente verso l’amministrazione del patrimonio immobiliare senza tuttavia mettere in campo una progettualità in grado di reinventare il senso dei propri spazi all’interno delle mutate condizioni sociali, economiche e urbane. Da quando, alla fine degli anni 2000, il Circolo gestito dalla Cooperaiva La Castellanza chiuse definitivamente lasciando spazio ad un ristorante, venne meno l’ultima attività che animava a livello sociale e culturale gli spazi della Cooperativa. Recentemente la Cooperativa ha dato avvio ad un processo di rinnovamento. Dopo 30 anni di mandato lo storico Presidente ha lasciato la carica. La nuova presidente, di professione pedagogista e prima donna ad assumere questo ruolo, ha posto al centro del suo mandato l’obbiettivo di dare nuova linfa alle attività della Cooperativa rilanciando il suo scopo sociale. La Cooperativa ha per oggetto, tra le altre, le seguenti attività: \\ Procurare ai soci e non soci luoghi di convegno e di ricreazione ed in genere adatti all’esplicazione del tempo libero e a favorire l’aggregazione dei cittadini con particolare attenzione ai giovani ed agli anziani. \\ Organizzare e gestire, direttamente o in collaborazione con altri organismi, iniziative ed attività a carattere sociale, ricreativo, sportivo, turistico, culturale e bibliotecario con annessi pubblici esercizi per la somministrazione di alimenti e bevande, sale di ritrovo e di ricreazione, biblioteche, sale di lettura, sale da ballo, impianti sportivi in genere, condotti in proprio o ceduti a terzi. \\ La distribuzione, sotto forma di commercio all’ingrosso e al minuto, di beni di consumo di qualsiasi genere, con priorità ai generi alimentari, ai beni di uso personale e per la casa, ai libri ed altri prodotti ad uso culturale, ricreativo e sportivo. \\ Promuovere, progettare, coordinare e gestire attività di formazione, addestramento e riqualificazione professionale e inserimento sociale con particolare riguardo verso coloro che si trovano in stato di bisogno, anche in convenzione con enti regionali, statali e dell’Unione Europea. \\ Curare la costruzione, la cessione, l’amministrazione di immobili di proprietà sociale e l’utilizzo dei medesimi da parte di soci e non soci. Il rinnovamento iniziato dalla Cooperativa è partito intraprendendo azioni di rete sul territorio e favorendo la co-costruzione di progettualità nuove riguardanti gli spazi di proprietà. In particolar modo è stata mostrata notevole sensibilità rispetto al tema dell’abitare sociale e collaborativo.


Revolver – Laboratorio urbano Revolver - Laboratorio urbano è un’associazione attiva nei campi dell’architettura, dell’urbanistica e della progettazione socio-culturale; si occupa della riattivazione di spazi inutilizzati o sottoutilizzati nell’ottica della rigenerazione urbana. Revolver utilizza il patrimonio edilizio esistente per attivare progetti di riuso temporaneo legati al mondo dell’associazionismo, della cultura, del terzo settore, della micro-imprenditoria; reinventa nuovi immaginari attorno agli spazi vuoti favorendone la risignificazione e riappropriazione da parte della cittadinanza, che diviene la condizione di partenza per innescare processi di trasformazione di più lunga durata. Con il progetto “Amor Vacui Varese” Revolver sta conducendo un lavoro di mappatura su due fronti: gli spazi in abbandono (il contenitore) e le popolazioni e le realtà attive sul territorio (i contenuti, le idee). Scopo del progetto è mettere in collegamento le potenzialità degli spazi con le necessità degli attori urbani attivando nuove microeconomie, indirizzando le progettualità in campo verso il radicamento e l’azione sul territorio e innescando processi di riattivazione urbana dal basso che possano influenzare le politiche pubbliche. Sono stati mappati tutti gli spazi vuoti presenti nell’area stazioni della città di Varese, tra Bosto e Belforte, arrivando a individuarne circa una settantina, inquadrabili in una serie di fenomeni di abbandono connessi a trasformazioni urbane, economiche e sociali. Sono inoltre stati raccolti dati sul rapporto delle popolazioni con i quartieri, i loro desiderata, le progettualità già in essere da parte di organizzazioni e attività, la disponibilità a partecipare attivamente a processi aperti e condivisi di riattivazione di spazi al fine di individuare possibili stakeholder da coinvolgere in futuri progetti. Revolver intende esercitare un’influenza sulle politiche pubbliche di pianificazione urbana. L’obiettivo è superare la classica pratica pianificatoria che procede per progetti calati “dall’alto”, appannaggio delle amministrazioni o dei poteri economici. Tradizionalmente l’architettura e la pianificazione si occupano di spazio trascurando la dimensione del tempo. Dalla pianificazione dell’alto vogliamo dirigerci verso processi più complessi cui possano prendere parte attiva “dal basso e dall’alto” tutti i soggetti coinvolti nella vita cittadina (pubblica amministrazione, proprietari degli immobili, attori urbani e gruppi di interesse, popolazioni locali e non) attraverso azioni e usi temporanei attuabili per cicli di vita brevi e con costi contenuti che svolgano una funzione di test e sperimentazione di nuovi usi aprendo nuove prospettive in divenire sulla città. Revolver sta lavorando per attivare dei progetti pilota che possano tracciare la strada, anche a Varese, di una pratica di riuso già diffusa in altri contesti. Vogliamo innescare un dibattito cittadino fruttuoso sul tema degli spazi in abbandono e delle attivazioni dal basso che crei connessioni con altre esperienze italiane ed internazionali e apra la strada ad altri progetti anche sul nostro territorio.


SOS Villaggi dei Bambini Morosolo Il Villaggio SOS di Morosolo è una struttura che si occupa di accoglienza di bambini e ragazzi da 0 a 18 anni in stato di grave disagio sociale e famigliare e che fa capo, insieme ad altri 7 Villaggi sparsi in tutta Italia, a un’organizzazione nazionale, SOS Italia, e a un’organizzazione internazionale, SOS Children’s Villages con 574 villaggi nel mondo. Quest’ultima è nata nel 1949 in Austria dall’intuizione del fondatore Hermann Gmeiner di unire le vedove con gli orfani di guerra. Da qui è nato il modello della “mamma SOS” che è stato poi superato dalla necessità di personale adeguatamente formato. Il Villaggio SOS di Morosolo, in attività dal 1985, è strutturato in appartamenti con spazi comuni e camere da letto, come delle vere e proprie case, raccolte attorno a spazi collettivi e inseriti in un grande parco attrezzato per le attività all’aperto. Negli ultimi anni il Villaggio ha dovuto far fronte a un netto cambiamento di utenza, in linea con i mutamenti sociali in corso a livello internazionale. L’età media si è alzata, i ragazzi sono spesso adolescenti stranieri, per lo più di sesso maschile. Davanti al fenomeno dei MSNA (Minori Stranieri non Accompagnati) il Villaggio non svolge il ruolo di prima accoglienza e quindi non della fase emergenziale bensì di quella successiva, educativa e formativa, sino a farne dei buoni cittadini. Nei Paesi del Nord Europa, per evitare sempre più la ghettizzazione all’interno dei Villaggi, sta prendendo sempre più forma il concetto di “Villaggio diffuso” proponendo agli ospiti, per la loro autonomia, sistemazioni nell’ambito di adeguate strutture distribuite in città, puntando sull’inserimento in un tessuto sociale sano e vivace. L’obiettivo definito per i prossimi anni è far fronte alle necessità di integrazione linguistica e culturale e dell’avvio all’autonomia degli ospiti dei Villaggi SOS non solo in Italia, ma nel mondo intero. Nell’ambito del Progetto Ulisse per l’accompagnamento all’autonomia, il management del Villaggio SOS di Morosolo sta ricercando degli immobili nella città di Varese da destinare ad abitazione degli ospiti neomaggiorenni per favorirne l’integrazione nel tessuto sociale della città e si è dimostrato particolarmente interessato al tema dell’abitare sociale e collaborativo.


Collettivo Officina di Bosto L’Officina di Bosto è un collettivo di professionisti nell’ambito della pedagogia e dell’educazione che nasce attorno al bando Culturability 2017 con l’idea di creare uno spazio di quartiere dedicato all’infanzia e al lavoro all’interno di alcuni spazi della Cooperativa di Bosto. In particolare il progetto prevede la creazione di una biblio-ludoteca interculturale con spazio di co-working e di formazione personale e professionale, un centro culturale per l’infanzia che sia anche occasione di riscoprire i principi di collaborazione e mutuo-aiuto alla ricerca di un equilibrio fra il tempo dell’adulto e il tempo del bambino.



3 Gli spazi



Gli immobili della Cooperativa Gli immobili di proprietà della Cooperativa si raccolgono attorno a due cortili su due numeri civici della Via Sant’Imerio nella castellanza di Bosto. Nonostante la Cooperativa cessò di gestire direttamente le proprie attività sociali fin dagli anni ‘80 (Circolo famigliare, spaccio alimentare e circolo vinicolo), grazie alla gestione delle ACLI prima e della Cooperativa La Castellanza poi, il “Circolino di Bosto” rimase un punto di riferimento per la città di Varese fino agli anni 2000, anche per la popolazione giovanile. Lo spazio sapeva coniugare la ristorazione, eventi di vita notturana e concerti, attività di ludoteca, uno dei primi internet point della città ed era la sede della testata online Varesenews. La trasformazione del circolo in ristorante lasciò un grande vuoto in un quartiere altrimenti privo di spazi di aggregazione e socialità. Parte degli appartamenti del complesso sono attualmente sfitti o in procinto di liberarsi, gli altri sono regolarmente affittati, alcuni a residenti storici e soci della Cooperativa, ma non mancano casi di morosità. Attualmente non sono attive particolari progettualità che contemplino una messa a sistema degli spazi e delle popolazioni residenti. Vivere negli immobili della Cooperativa di Bosto equivale a vivere in un qualsiasi condominio della città.

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Cortile di Via Sant’Imerio n° 10 Questo era un tempo lo spazio attorno a cui si raccoglievano le attività sociali della Cooperativa. Si tratta di uno spazio aperto di circa 320 mq in una posizione riparata dalla strada e rivolta a sud. Su di esso affacciavano il circolo e il forno sociale del pane ed era il luogo in cui si giocava a bocce e si tenevano le feste. A questo spazio fanno riferimento un condominio e un edificio basso a ballatoio. Il condominio al n° 10 conta tre piani fuori terra più sottotetto (circa 1000 mq di SLP) e interrato. \\ Piano terra: qui si trova l’ex circolo, oggi ristorante Les Clips. Un ampio spazio di 330 mq con annessa una veranda di ulteriori 70 mq che affaccia sul cortile. \\ Piano secondo e terzo: sono adibiti ad appartamenti, alcuni dei quali sono sfitti. Ogni piano è di circa 250 mq di SLP. \\ Sottotetto: è attualmente al rustico. Negli anni passati fu sopralzato per raggiungere i requisiti di abitabilità e ricavarne appartamenti per studenti universitari. Il progetto non fu mai completato ed è attualmente decaduto a causa dello spostamento fuori dal centro dell’Università dell’Insubria. Anch’esso è di circa 250 mq di SLP. \\ Scale e spazi distributivi: sono molto generosi e luminosi ed includono una terrazza comune che occupa parte della copertura dell’ex circolo e si affaccia sulla Via Sant’Imerio. \\ Piano interrato: sotto l’ex circolo e il cortile si trovano le ampie cantine del circolo vinicolo, con botti in cemento e in legno, da tempo inutilizzate. L’edificio a ballatoio conta due piani fuori terra (circa 200 mq di SLP) \\ Piano terra: attualmente adibito unicamente a magazino, ospitava un tempo anche il forno sociale del pane, oggi non più presente. \\ Piano primo: ospita la sede della cooperativa ed include una sala riunioni e degli uffici di recente ristrutturazione, uno solo dei quali è stato recentemente riattivato come ufficio personale dall’attuale Presidente.


Sede della Cooperativa con uffici sottoutilizzati Magazzino ed ex forno sociale del pane

Spazi distributivi molto ampi

Sottotetto al rustico da finire

Cortile dell’ex circolo

Terrazza comune

Due piani di appartamenti

Ex circolo famigliare

Cantine dei vini


Prospetto della Cooperativa in un progetto del 1931 che prevedeva la realizzazione del secondo piano e il rifacimento della facciata


Interno del cortile della Cooperativa negli anni ‘50

L’interno del circolo negli anni ‘40


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Trilocale sfitto di recente ristrutturazione Spazi di sottotetto non abitabile condominiali

Tre piani di appartamenti

Cortile attualmente adibito a parcheggio Scivolo di accesso alla cantina dei vini

Ex spaccio alimentare

Cantine delle merci


Cortile di Via Sant’Imerio n° 12 Questo cortile, attiguo all’altro ma posto ad una quota di circa 2,50 m più bassa, aveva un carattere di servizio in quanto vi si affacciavano lo spaccio alimentare e gli ingressi delle cantine dei vini e delle merci. Era qui che si svolgevano le attività di carico e scarico oltre che la diraspatura e pigiatura dell’uva. La superficie complessiva è di circa 250 mq che includono anche degli spazi porticati. Il condominio al n° 12 conta quattro piani fuori terra (950 mq di SLP) più interrato. \\ Piano terra: ospitava lo spaccio alimentare. Dato in affitto per alcuni anni come negozio è attualmente sfitto. È uno spazio di 140 mq che affaccia su strada con quattro vetrine e sul cortile interno con un ingresso di servizio. \\ Piani primo, secondo e terzo: sono adibiti ad appartamenti, alcuni dei quali sono sfitti. Il terzo piano include anche degli spazi comuni di sottotetto non abitabili. Ogni piano è di circa 250 mq di SLP. \\ Piano interrato: di dimensione equivalente a quella dello spaccio alimentare, ne ospitava le cantine in cui venivano conservate le merci.

Complessivamente sono presenti 22 appartamenti, alcuni sfitti, un sottotetto abitabile da finire, un ristorante, un negozio sfitto, due cantine inutilizzate, spazi amministrativi sottoutilizzati e magazzini.


Progetto del nuovo edificio della Cooperativa in Via Sant’Imerio 12 che sarà realizzato nel 1948 Comprendeva il nuovo spaccio, la pesa, i magazzini per la merce


Ledificio di Via Sant’Imerio 12 negli anni ‘50

Lo spaccio alimentare negli anni ‘50



4 Il progetto


Abitare sociale e collaborativo Per abitare sociale e collaborativo si intendono gli interventi residenziali nei quali gli inquilini condividono spazi e servizi con i propri vicini di casa o di quartiere al fine di svolgere attività legate all’abitare e alla vita quotidiana, co-progettano iniziative nei locali comuni e collaborano nella gestione degli spazi e dei servizi insediati. L’obiettivo che si vuole raggiungere è concretizzare un progetto pilota per il territorio varesino che crei un modello di abitare sociale e collaborativo, utilizzando gli spazi immobiliari di proprietà della Cooperativa di Bosto. L’idea è di rispondere ai bisogni del territorio connettendo azioni e attori per realizzare un mix abitativo tra situazioni di normalità e fragilità, all’insegna di un dialogo continuo e costruttivo tra la Cooperativa di Bosto e i suoi ospiti in modo che si crei una comunità di riferimento che possa costruire un welfare realmente comunitario in cui si investa nelle relazioni umane. La finalità è infatti quella di proporre un modello di convivenza in cui le persone non siano esclusivamente utenti passivi, quanto piuttosto soggetti attivamente coinvolti come risorse. Se l’abitare collaborativo è promosso normalmente da comunità elettive che si scelgono prima della realizzazione degli edifici, portare quest’esperienza in edifici in cui sono già presenti residenti storici significherà mettere in atto pratiche di coinvolgimento, partecipazione, co-progettazione e co-costruzione.

FASE 1

Cronoprogramma Via Sant'Imerio n°10 Condominio

Cortile PT - ex circolo famigliare Spazi comuni e scala Terrazza P1 - appartamenti P3 - sottotetto

Edificio a ballatoio Via Sant'Imerio n°12 Condominio

P1 - ex sedi dei partiti Cortile PT - ex spaccio alimentare Spazi comuni e scala P3 - sottotetto P3 - appartamenti

eventi partecipativi progettazione partecipata spazio eventi autocostruzione attivazione progettazione auto housing per ospiti SOS


Tavolo dei partners Revolver SOS Morosolo Officina di Bosto Associazioni esterne Autogestione residenti coordinati dall Cooperativa

FASE 2

progettazione partecipata autocostruzione attivazione

FASE 3

eventi partecipativi progettazione realizzazione fundraising

FASE 4

nuovo circolo, portierato sociale

servizi collaborativi progettazione realizzazione fundraising

progettazione realizzazione fundraising

co-housing per ospiti SOS

infopoint Homin’ Bosto e co-working

i, portierato sociale

partecipata ocostruzione attivazione

servizi collaborativi

progettazione realizzazione fundraising

spazio infanzia

ostello


Un intervento sul territorio a più livelli Vogliamo mettere in atto un processo che crei terreno di scambio e sinergie tra differenti scale di intervento: gli spazi della Cooperativa, il quartiere e la città, il dibattito nazionale. La disponibilità di spazi è centrale: essi possono accogliere momenti di scambio, di incontro, di quotidianità non strutturata, di sperimentazione sociale accanto ad iniziative più strutturate di microimprenditoria e associazionismo. L’intervento su questi spazi andrà a costituire il collante attorno a cui generare una comunità di cura li senta propri e dove sostenere la costruzione di servizi collaborativi che possano servire non solo l’edificio, ma anche il quartiere e la città. Viste le trasformazioni sociali che ha vissuto il quartiere e la provenienza di alcune delle fasce di popolazione “fragile” che si ipotizza di ospitare, il tema dell’interculturalità avrà una posizione cruciale nel processo. A questo lavoro sul campo, dovrà essere costantemente affiancata un’attività di ricerca e comunicazione che sappia inscrivere il progetto in un dibattito più ampio sui temi del riuso e dell’abitare sociale a livello nazionale per poter superare la storica chiusura e il provincialismo del dibattito culturale varesino e proporre modelli alternativi guardando altrove. Nelle varie fasi di attuazione si darà spazio alla ricerca di partnership esterne al contesto cittadino, al networking con altre iniziative analoghe già attive in altri territori, alla costruzione di occasioni di scambio e dibattito pubblico di carattere sia specialistico che non (conferenze, mostre, workshop ecc.)

Servizi collaborativi Il processo di trasformazione degli spazi di proprietà della Cooperativa in un progetto di housing sociale passa dalla progettazione partecipata di una serie di servizi collaborativi che possano incontrare i bisogni dei residenti attuali e futuri e, attraverso la condivisione di spazi, tempo e competenze, piantare un seme che trasformi gli stili di vita in una direzione maggiormente collettiva, inclusiva e partecipativa. Alcuni di questi servizi sono attivabili all’interno degli spazi comuni degli edifici come gli spazi distributivi, i sottotetti e le cantine, altri richiedono spazi più ampi e dedicati e potranno essere integrati in programmi complessi da attivare negli spazi a piano terra dell’ex spaccio e dell’ex circolo, altri ancora potranno godere di appartamenti sfitti da destinare ad uso collettivo. I servizi che si intende insediare potranno includere: \\ Living comune \\ Biblioteca di condominio \\ Home cinema \\ Stanze per gli ospiti


\\ Spazi per feste e riunioni \\ Lavanderia di condominio \\ Uffici collettivi e individuali \\ Micronido \\ Playground / kid house \\ Condivisione di strumenti di lavoro e competenze \\ Car sharing di condominio \\ Pedibus

Portierato sociale Un ruolo centrale nella conduzione del processo sarà occupato dal servizio di portierato sociale di quartiere. Il portiere sociale sarà una figura di riferimento stabile, presente in uno spazio del quartiere da trasformare in spazio collettivo. Si inserirà nella rete di servizi già presenti e da attivare e apporterà il proprio peculiare approccio legato non alla offerta di servizi, ma alla facilitazione della creazione di relazioni e reti primarie. Vogliamo iniziare a intendere il quartiere come una comunità di persone capaci di prendersi cura di qualcuno e di lasciare che altri si prendano cura di esse. Si tratta cioè di mettere in atto un progetto sociale che attivi la popolazione del quartiere verso una maggiore consapevolezza dell’essere cittadini, vicini di casa, colleghi di lavoro o appartenenti alla stessa realtà associativa. Per questo peculiare ruolo, il portiere sociale dovrà essere presente fin dalle prime fasi di attuazione del progetto e avrà un ruolo cruciale nel facilitare i processi partecipativi di progettazione degli spazi e attivazione dei servizi.


Fase 1: spazi pionieri La prima fase del processo è dedicata ad aprire le porte degli spazi della Cooperativa a popolazioni pioniere che possano porre le basi per la costruzione di un contesto di abitare collaborativo più strutturato e testare la risposta del quartiere. Un appartamento sfitto di recente ristrutturazione al secondo piano dell’immobile al n°12 verrà adibito a residenza di avviamento all’autonomia per due neomaggiorenni ospiti di SOS. SOS si occuperà di gestirne l’accompagnamento educativo e l’inserimento lavorativo. In contemporanea l’ex spaccio alimentare verrà riattivato ad opera di Revolver.

Appartamento di avviamento all’autonomia per giovani neomaggiorenni

Riqualificazione del cortile per attività all’aperto Spazio di aggregazione di comunità, portierato sociale, associazioni


La riattivazione verrà gestita attraverso un processo partecipativo che sappia coinvolgere residenti, citadini e realtà attive sul territorio attraverso momenti di progettazione parteciata e autocostruzione. Gli ospiti di SOS, in particolare, potranno prendere parte attiva durante tutto il processo. A seguito dell’affidamento in comodato d’uso a Revolver, verrà organizzato un primo evento di apertura dell’ex spaccio che darà l’occasione di raccontare il progetto inserendolo nel più ampio contesto di Amor Vacui Varese sul riuso degli spazi in abbandono nella zona stazioni. In quest’occasione sarà organizzata una visita agli spazi della Cooperativa, una passeggiata nei luoghi dell’abbandono e verrà lanciato un contest fotografico sul tema. Alla progettazione dell’assetto dello spazio e del cortile per il primo ciclo di vita verranno invitati a partecipare i bambini delle scuole di quartiere grazie alla realizzazione di un laboratorio di progettazione partecipata in collaborazione con le educatrici e pedagogiste di Officina di Bosto. Nel frattempo, attraverso le modalità del cantiere aperto e dell’autocostruzione, verranno effettuate le necessarie operazioni di messa in sicurezza, manutenzione iniziale e attivazione delle utenze. Un secondo evento riaprirà lo spazio con una mostra in cui si esporranno i contributi raccolti grazie al contest fotografico e gli elaborati dei bambini realizzati durante il laboratorio. Verrà quindi presentato il progetto da realizzare in autocostruzione sul cortile e sull’ex spaccio che terrà conto dei contributi raccolti dalla cittadinanza. Verranno quindi lanciati i bandi di assegnazione dello spazio che consentiranno ad associazioni e realtà attive sul territorio di usofruire dello spazio in cambio del loro contributo alla costruzione di una comunità di cura nel quartiere integrandosi con le funzioni di portierato sociale. Il progetto partecipato verrà realizzato in autocostruzione durante il periodo di apertura bandi, che terminerà con l’evento di inaugurazione dello spazio e con l’affidamento alle associazioni vincitrici. Revolver continuerà ad essere presente come garante e gestirà i rapporti con il progetto Homin’ Bosto; si occuperà inoltre di gestire in modo diretto parte della programmazione serale.


Sostenibilità economica fase 1: ex spaccio alimentare Attori

Costi una tantum:

\\ Proprietario: Cooperativa di Bosto

\\ Manutenzione iniziale e messa in sicurezza

\\ Promotori: Cooperativa di Bosto, Revolver, SOS Morosolo, Officina di Bosto

\\ Eventuale derattizzazione e deblattizzazione

\\ Costruttore: autocostruzione

\\ Immagine coordinata \\ Laboratori ed eventi partecipativi

\\ Gestori: Revolver (comodatario), associazioni (subcomodatarie)

\\ Workshop di autocostruzione

\\ Finanziatori: Cooperativa di Bosto, sponsor, autofinanziamento, contributi a fondo perduto (Comune di Varese, fondazioni)

Cronoprogramma fase 1

FEBBRAIO 2018

MARZO 2018

APRILE 2018

Attivazione

Cooperativa di Bosto

Facilitazione e comunicazione. Coinvolgimento dei residenti. Coordinemnto proge Locazione per due ragazzi ospiti di SOS

SOS Morosolo

Gestione attività educative e creazione di comunità. F

Officina di Bosto Revolver Volontari e residenti

Laboratorio di progettazio con le scuole Facilitazione e comunicazione Immagine coordinata Cantiere aperto, manutenzione e messa in sicurezza

Associazioni EVENTO: passeggiata nei luoghi dell’abbandono, visita all’ex spaccio, lancio di contest fotografico.


Costi di gestione annui:

Ricavi annui:

\\ Utenze: luce, acqua, internet.

\\ Canone di subcomodato (ripartizione costi)

\\ Assicurazioni

\\ Contributo per partecipazione ad eventi

\\ Tasse: Imu, Tasi, Tari

\\ Contributo per laboratori tematici

\\ Attività di gestione amministrativa e comunicazione

\\ Bar di autofinanziamento \\ Contributo per affitto a terzi Progettazione e coordinamento generali Appartamento sfitto al piano 3 del n° 12 Ex spaccio alimentare Bandi

MAGGIO 2018

GIUGNO 2018

LUGLIO 2018

AGOSTO 2018

SETTEMBRE 2018

Gestione Apertura bandi riuso temporaneo ex spaccio

etto.

Facilitazione e comunicazione

one partecipata

Gestione serale Cantiere aperto, realizzazione progetto

Avvio attività, portierato sociale EVENTO: mostra fotografica e dei progetti negli spazi, lancio bandi.

EVENTO: assegnazione e inaugurazione.


Fase 2: co-housing L’ex spaccio alimentare rimane attivo come sede del portierato sociale e spazio per eventi. Negli spazi comuni e nel sottotetto del n°12 vengono attivati i primi servizi collaborativi. Si dà inizio ad una fase di progettazione e fundraising per la ristrutturazione del sottotetto del n°10 al fine di trasformarlo in spazio di co-housing per i neomaggiorenni ospiti di SOS. La progettazione e la realizzazione vengono condotte implementando metodologie partecipative. Il progetto va a coinvolgere anche gli spazi comuni del n° 10 come sede di ulteriori servizi collaborativi. Contemporaneamente al primo piano dell’edificio a ballatoio si attiva l’infopoint del progetto e uno spazio di co-working tra i partners. Al termine della realizzazione del sottotetto i ragazzi alloggiati al piano 3 del n°12 possono spostarsi nel co-housing insieme a nuovi ospiti.

Infopoint del progetto e coworking tra i partners

Co-housing di avviamento all’autonomia per giovani neomaggiorenni

Valorizzazione degli spazi comuni con servizi collaborativi



Fase 3: nuovo circolo Cessata l’attività del ristorante che occupa l’ex circolo famigliare, si dà inizio ad una fase di ricerca di partnerships, progettazione e fundraising per l’avviamento di un nuovo circolo che integri alla ristorazione attività di aggregazione sociale, programmazione culturale e in cui possa trovare nuova sede il portierato sociale, anche con l’intento di impiegare nella struttura alcuni degli ospiti “fragili” dell’housing sociale. La progettazione e la realizzazione vengono condotte implementando metodologie partecipative, che diventano occasione di lavorare sulla coesione degli ospiti e di recuperare l’uso del cortile per eventi sociali. Al termine della realizzazione del nuovo circolo il portierato sociale lascia la vecchia sede nell’ex spaccio e su quest’ultimo vengono avviate le fasi di progettazione e fundraising per creare uno spazio dedicato all’infanzia.

Riqualificazione del cortile per attività all’aperto

Nuovo Circolino di Bosto trasferimento del portierato sociale



Fase 4: ostello Si dà inizio alle fasi di realizzazione e avviamento attività del centro interculturale per l’infanzia nell’ex spaccio. Contemporaneamente gli appartamenti liberati al primo piano del n°10 vengono destinati all’ospitalità temporanea convertendoli in ostello. La terrazza comune viene coinvolta e diviene uno spazio all’aperto per ospiti temporanei e non. Il nuovo circolo va ad integrare le funzioni di accoglienza e gestione dell’ostello.

Ostello

Riqualificazione della terrazza collettiva

Centro interculturale per l’infanzia




Un possibile destino per l’ex spaccio In occasione del bando Culturability 2017, insieme al collettivo Officina di Bosto, è stato elaborato un progetto di riuso dell’ex spaccio come centro interculturale dedicato all’infanzia e al lavoro. Il progetto prevedeva la creazione di uno spazio flessibile e inclusivo in cui accostare all’attività di biblio-ludoteca uno spazio di co-working e di formazione professionale che consenta la continuità lavorativa nel delicato periodo della maternità. Il progetto risulta ancora attuale e, in apertura rispetto agli sviluppi che verranno apportati dai processi partecipativi, può ancora rappresentare una prospettiva verso cui puntare nelle fasi finali del processo. Mattina \ pomeriggio co working + co baby

Sera Biblioludoteca, mostra, corso di yoga, convegno, aperitivo, cineforum...

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homin’ bosto ABITARE SOCIALE E COLLABORATIVO


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