Publishing DESIGN AND COMMUNICATION
Design For 2015 Author
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Promotedesign.it
Via Selvanesco 75 - 20142 Milan +39 02 36580208 www.promotedesign.it info@promotedesign.it Graphic design and layout . Arianna Amico Cover design . Arianna Amico Introduction . Flavia Chaivaroli Translation . Valeria Castorina, Florencia Balori Editorial coordination Editor
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Enzo Carbone
Logo Fausto Lupetti Editore
Via del Pratello 31 - 40122 Bologna +39 051 5870788 www.faustolupettieditore.it Milan Office Viale Abruzzi 84, 20131 Milan +39 02 36536238 EAN 978-88-68740-83-2 Distribution
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Messagerie Libri
Printed in Italy in January 2015 All rights reserved. Total or partial reproduction of this work, in any form or by any means, electronic, mechanical or otherwise, is strictly prohibited without prior permission of the author.
Index # 05 Index
# 32 Gaetano Avitabile
# 13 Introduction
# 34
# 18
Boris Design Studio
Roberto Baldelli
3Patas
# 38
# 22
# 40
# 24
# 42
# 26
Alpestudio
# 44
# 68 Bureau GN
# 46 Eugenio Massimo Bicci
# 30
# 60 Bosa
Maurizio Bernabei # 28
# 58 B-signs
Nemanja Belja
ALBORNO\GRILZ
# 56 Kirsten Bruchner
Maria Battaglini
A&ZETA STUDIO
# 54 Luisa Bottione
Giovanni Bartolozzi
441 Design Studio
# 52
# 36
# 20
Massimiliano Arnone
Martin Breuer Bono
Babaulab
#feeldesign
# 50
# 70 Valentin Bussard
# 48 Monica Rocio Bohorquez
# 72 Cai verzi pe pereti
# 74 Liuba Campolo
# 92 Roberto Corazza
# 76 Francesco Capella
# 94
# 78
Jacopo Cecchi
Fabio Crimi
Olga Chebanova
dodLAB
Pascale De Backer # 84
Valeria Cifalà
DRILL DESIGN
Valentina De Carolis
Claydies
Marco De Santi
Clemt # 90
Ekaterina Elizarova
estudio ji architects # 106
Dimitri Bähler Studio Dimisco
# 108
# 184
# 168
# 186 The Klinka Project
# 170
# 148
# 188 Paulo Kobylka
# 172 D. Guidi & S. Angelini
# 150 Gdesign studio
Paolo Invidia
Ronel Jordaan
Grocs Estudi Creatiu
Anastasia Gavrilova
# 182
# 160
# 146
# 132 Marco Ferrarin
# 158
Marco Gregori
Julien Garnier
# 180 Karlien Imants
Gufram
Alfredo Galdi
# 130 Federica Felisatti
Luca Giraudo
# 144
# 128
Bojan Ilievski
Giacomo Giustizieri
Stefania Galante
# 178
# 156
# 142
# 126
# 104
# 88
Matt Gagnon
Marco Iannicelli
Gerd Couckhuyt
# 140
# 124
# 102
# 86
Frederike Top Design
# 176
# 154
# 138
# 122
# 100
Andrea Génova
A. Foti & D. Grampone
Disenape
# 152
# 136
# 120
# 98
# 82
Fig40
Dingflux
Elsa Cortopassi
# 134
# 118
# 96
# 80
Tina Conforti
Adriano Design
Corchetes
Mark Cattaneo
# 110
# 190 Pascal Koch
# 174 Henry&co
# 192 Ekaterina Kokurina
# 194 Ivana Korać
# 218 Gennaro Lucarelli
# 196 LAAMA # 198 Antonio Lai
# 220 Mad Lab Ediciones de diseño
# 200
Leaf
# 228
Levan Lominashvili
(PARENTESI)
Mind madeindesign # 210
Jean-François Parisse # 234
Matia Mocie
Stefano Pasotti
Peter J Pless
Andrew Mauro Simeoni # 288
# 290 A. Rizzardi & E. O. Rodriguez
# 306 Soup Studio Designer Associati
# 308
Steffensen & Würtz # 292
Francesca Romei # 276
# 304
# 286
Olaf Riedel
Elia Pizzoni
# 302 Xiaoxi SHI
Olaf Recht
# 274
# 252
Svetlana Shchekina
Alexe Popescu
Elvis Pettenuzzo
# 300
# 284
# 272
# 250
Chiara Scaldaferri
Sebastian Popa
Perceptual
# 298
# 282
# 270
# 248
# 232
# 258
# 268
# 246
Stefan Rurak
Lorenzo Polo
Pecoramello
# 296
# 280
# 260
# 244
# 230
# 208
R. M. Paura & G. Lorenzetti
Pedrali
Noviembre Estudio
Kurt Merki Jr.
# 256
# 242
Domenico Muscari Tomajoli
# 278 pluma cubic
Pavel
Jun Murakoshi
Alessandra Meacci
Marco Lixi
# 240 Mula Preta Design
Dario Martone
# 206
Makio Hasuike
# 222
# 226
# 204
Andrea Pasquali
Agnes Morguet
Gerardo Mari
# 254
# 238
# 224
# 202
Arseny Leonovich
xbritt moebel
Subinay Malhotra
G. Lanari & I. Pessolano
# 236
# 310 Giovanni Levanti
# 294 Natalia Rumyantseva
# 318 Stephanie Ng
# 320 Studio Livius Haerer
# 338 Hironori Tsukue
# 322 StudioBeam
# 340
# 324
Luisetto Xavier
Variant Studio
Tubimania
# 344
# 328
# 346
# 330
# 348
# 332
# 367 #With Contest
# 350 Maryia Virshych
# 334 Margot Thyssen
# 364 Fabrizia Zorzenon
Salvatore Vicidomini
Henrik Sørig Thomsen
# 362 Andrea Francesco Zani
Andre Ventura
Marta Szymkowiak
# 360 Tian Yang
Federico Varone
U-Style
# 358
# 342
# 326
# 368 Paolo Barichella
# 352 Volokhova Porcelain
# 336 Valerio Tonel
WESTOSTERON
two_product
STUDIOLAV
# 356
# 374 #WITH Contest Winners
# 354 Renate Vos
# 381 Category Index
Introduction by Flavia Chiavaroli
Design For. Un titolo così diretto e schietto fa eco ed istintivamente vi si associa il senso di stupore che tutti gli appassionati provano, essendo o meno del settore, di fronte ad una vetrina, uno stand, o semplicemente un espositore di, così definiti, oggetti di design. Cosa porta ognuno di noi a meravigliarsi ogni qualvolta ci troviamo a contatto con uno di questi “paesi dei balocchi”? Non si può limitarsi ad associare una simile sensazione al gusto estetico, talmente soggettivo da relegare il prodotto di design ad una distaccata dimensione museale. La forza dell’oggetto è nelle mani di chi ne fa uso. È da qui che il bravo creativo inizia la sua ricerca. “Recognizing the need is the primary condition for DESIGN”, affermava Charles Eames. Individuare un bisogno, un’esigenza, e saperla interpretare trovando una soluzione che vada contro la banalizzazione del “potevo farlo anch’io”. Quando prendiamo in mano anche il più comune degli utensili dovremmo lasciarci affascinare dai suoi dettagli, materiali e forme. Essi sono frutto della ricerca del suo progettista, affiancato dalla mano esperta degli artigiani che ne hanno reso possibile la realizzazione e, conseguentemente, la presentazione del prodotto ad un’azienda che, raccolto l’entusiasmo dell’idea, sia pronta a strutturarvi su una catena di montaggio per inserirlo, a pieno titolo, nella sua “scuderia”.
Design For. This is a title so pure and straightforward that we instinctively associate it with the sense of wonder that design lovers feel in front of a shop window, a booth, or simply looking at a display of design objects. What makes us wonder whenever we come into contact with one of these ”Toylands”? It is more than simply associating this feeling to aesthetic taste, that is very much a matter of opinion, by donating the design product to a detached environment of a museum. The strength of the object is in the hands of those who use it. From here a good creative artist begins his pursuit. “Recognizing the need is the primary condition for DESIGN”, Charles Eames claimed. Identifying a need, and knowing how to interpret it, finding a solution that goes against the trite “I could do that too”. When we pick up even the most common of the items we should be fascinated by its details, materials and shapes. They are the result of its designer’s research combined with the expert hands of craftsmen who have made possible the carrying out of that project and, consequently, the presentation of the item to a company keen on setting up an assembly line to produce it and welcoming it among its producuts.
Dunque, Design For What?
So, Design For What?
Design per rispondere ad una domanda, individuata molto spesso ancor prima di esser stata esplicitata. Design per esprimere la creatività di menti fresche, la lungimiranza di chi sa individuare un progetto dietro ad un’idea e la sapienza di chi, quell’idea, la sa realizzare.
Design to answer a question, which is very often known even before making it explicit. Design to express the creativity of sharp minds, the vision of those who are able to recognize a project behind an idea, and the wisdom of those who know how to put into practise that idea.
Design For Who?
Design For Who?
Design per noi, che non siamo solo un elemento del circuito merceologico, ma siamo parti attive, ed agenti, del progetto.
Design for us, that we are not only an element of the merchandise circuit, but we also play a role in the project.
Indubbiamente i designer oggi si trovano a fronteggiare difficoltà rilevanti nel dar vita alle loro creazioni, lo sposalizio con le aziende si fa via via più complesso e, troppo spesso valide, autoproduzioni e
Unquestionably, designers are currently facing many difficulties in bringing forth their creations. Their relationship with companies is gradually becoming more challenging and good self-productions and
prototipi rimangono “non finiti”.
prototypes remain often “unfinished”.
Ecco perché nasce Design For.
That’s why Design For was born.
Quest’anno alla sua quarta edizione, Design For è molto più di una raccolta di progetti. Dal collettivo di designer, ed architetti, di Promotedesign.it, ai designer indipendenti che hanno dato prova tangibile del loro valore, sino alle aziende pronte a mettersi in gioco per nuove produzioni.
The fourth edition of Design For is much more than a project collection. It includes collective of designers and architects from Promotedesign.it website, independent designers who have given proof of their skills and companies taking a challenge for new productions.
Design For è lo spazio in between.
Design For is the slot in between.
Partendo dal portale di Promotedesign.it, meltingpot, di proposte, Istituzioni e scuole, professionisti del settore e molto altro, il progetto di Design For centra l’obiettivo della trasversalità, già alla base della pagina web dei suoi ideatori e promotori, proponendosi come connettore di creativi, anticipatore di idee e propulsore di iniziative. 150 designer italiani e stranieri, in quest’edizione questi ultimi sono circa il 50% dei selezionati, a differenza delle precedenti edizioni dove i partecipanti erano solamente italiani, e 300 progetti pubblicati vedono coinvolte 5500 aziende e 1000 giornalisti in un’iniziativa che realmente opera quale trade union tra progettisti e produttori del settore. Per quest’anno inoltre, la collaborazione con l’organizzazione Russian Design Pavilion, ha permesso di rivolgere uno sguardo all’emergente panorama del design russo, dedicando quindi spazio a 10 designer promettenti che trovano posto tra le pagine contrassegnate con la sigla “RDP Selection”. Nelle scorse edizioni il successo è stato tale (in tre anni 350 partecipanti, 700 progetti pubblicati ed oltre 800 aziende coinvolte) per cui la risonanza di Design For gli ha permesso, per il 2015, di venire diffuso sia in versione cartacea che digitale, e di ampliare le sue pagine a contenuti speciali. Si tratta, infatti, di una sezione molto particolare che avvicina il lettore a tre grandi aziende, quali Pedrali, Gufram e Bosa, alternando le interviste con i protagonisti che hanno contribuito a renderle leader nel loro settore a dialoghi con tre progettisti di spicco: Giovanni Levanti, di cui ricordiamo il “Nido” per Cassina (1991) o la “Cromatica” per Domodinamica (1994), Makio Hasuike, con la cartella “Piuma” per Mh Way (1984) o il suo set di posate “Arte” per Auerhahn (2000), ed i fratelli Adriano, Adriano Design, con il loro “90° minuto” per Teckell (2012) o la macchina per il caffè “Sibilla” per CMA (2000). Ad accrescere la curiosità del lettore troviamo il punto di vista anticonvenzionale di Paolo Barichella, Executive Food Design Advisor, chiamato per questa
Starting from the portal Promotedesign.it, meltingpot of proposals, institutions and schools, professionals in the industry and much more, Design For connects creative artists and brings forward ideas and a number of initiatives. It includes 150 Italian and foreign designers. Unlike previous editions where the participants were only Italian, this time about 50% of selected designers are foreigners. The book catalogue includes 300 projects involving 5500 companies and 1000 journalists in an initiative that really works as a link between designers and manufacturers in the design industry. This year a collaboration with the Russian Design Pavilion organization, has provided an overview of the emerging Russian design, devoting some pages to 10 promising designers in a section named “RDP Selection”. Previous editions have been very succesful (350 participants in three years, 700 published projects and more than 800 companies involved). For that reason Design For 2015 is available both in paper and digital version including special contents. In fact that is a very special section that draws the attention of the reader to three large companies, such as Pedrali, Gufram and Bosa, with a number of interviews with the professionals who helped them to become the leaders in the industry and some dialogues with three prominent designers: John Levanti, author of the “Nido” designed for Cassina (1991) or the “Cromatica” designed for Domodinamica (1994), Makio Hasuike, designer of “Piuma” for Mh Way (1984) or his set of cutlery “Arte” for Auerhahn (2000), and the brothers Adriano, Adriano Design, with “90° minuto” for Teckell (2012) or the coffee machine “Sibilla” for CMA (2000). The unconventional point of view of Paolo Barrichella, Executive Food Design Advisor, enhances the reader’s curiosity introducing the section devoted to the contest #with - A designer engaged with food. It consists of an in-depth analysis of food design which is an unexplored but full of potential field
occasione ad introdurre la sezione dedicata al contest #WITH - A designer engaged with food. All’interno troviamo un approfondimento sul food design, campo ancora poco esplorato, sebbene ricco di potenzialità nonché di grande attualità in questo momento in vista dell’Expo 2015 a Milano. Promotedesign.it ne ha individuato le potenzialità decidendo di approfondire l’argomento mediante il concorso, promosso nel 2014 e di cui si presentano i vincitori. Il design è materia tangibile più che teorema, è azione critica e lavagna aperta all’interazione. Design For si allinea a quest’idea creando una piattaforma che diffonda, con sguardo critico ed oculato, le nuove voci della creatività mondiale. Il resto è nelle mani del lettore, con invito a scorrere queste pagine dialogando con le immagini che si susseguono e con i loro protagonisti.
and an ongoing matter in view of Expo 2015 in Milan. Promotedesign.it has identified a great potential and decided to explore the topic through the contest, promoted in 2014, introducing its winners. Design is more tangible than theoretical. It deals with critical action and interaction. Design For has created a platform to spread, through a critical eye, the new ideas of worldwide creativity. All the rest is in the hands of the reader, with an invitation to turn these pages communicating with images and with its key players.
Concepts and Designers
Bosa
The Tournament, Trafalgar Square, London 2009
È nel 1976 che Italo Bosa avvia la propria produzione ceramica seguendo le antiche tecniche di lavorazione per oggetti realizzati interamente a mano, valorizzati da una ricca palette cromatica, decorati con metalli preziosi - oro, platino, rame - e smalti dalle tonalità esclusive creati dall’azienda. Tecniche precise che sono ancora oggi alla base della produzione di Bosa e che conferiscono agli oggetti unicità, qualità e riconoscibilità. Gli oggetti e i complementi d’arredo in ceramica creati nella maison Bosa e conosciuti in tutto il mondo, oltre ad esprimere tutta la conoscenza del mestiere artigiano, trasmettono quell’incessante sperimentazione delle possibilità della ceramica che ha tra gli obiettivi la trasformazione di consuetudini formali e funzionali in nuove interpretazioni, nuove funzioni e mondi fantastici, missione che Italo Bosa ha saputo trasferire alle figlie Francesca e Daniela, alla moglie e a tutti i propri collaboratori. Ciò che contraddistingue Bosa, facendone un’azienda leader nell’ambito della ceramica di design in Italia e nel mondo, è proprio l’aver fatto della ricerca e dell’innovazione i punti di forza dell’azienda, tanto da riuscire a realizzare progetti quasi impossibili per la difficoltà degli stampi e le dimensioni over, che evidenziano la speciale propensione del fondatore a condividere avventure progettuali con i designer, per lo più giovani di provenienze europee, sperimentatori di linguaggi nuovi, che hanno contribuito a definire l’elevato posizionamento del marchio Bosa. Dall’iniziale collaborazione con Marco Zanuso Jr. e il consolidato rapporto con lo studio Palomba-Serafini, Bosa ha stretto amichevoli relazioni professionali con Satyendra Pakhalé, Patricia Urquiola, Marco Morosini, Manolo Bossi, Gualtiero Sacchi, Sam Baron, Luca Nichetto e un particolare feeling con Jaime Hayon, ideatore di tanti gioiosi universi. Altrettanto importanti sono da considerare le collaborazioni con aziende leader quali Minotti, Moroso, B&B Italia, Baccarat e le forniture personalizzate per Ferrari, Escada, DeBeers e altri ancora. Bosa è attualmente presente in più di 50 nazioni del mondo, non solo per la sua reputazione, l’immagine del marchio e l’identità dei prodotti, ma anche grazie all’attuazione di una politica di marketing puntuale che consente all’azienda di presidiare diverse nicchie di mercato con un’ampia gamma. La distribuzione così capillarmente risolta si beneficia altresì della presenza sostanziosa di opere di art design nei musei internazionali più prestigiosi, attraverso mostre tematiche, esposizioni temporanee e bookshop che restituiscono all’azienda una continua e benefica visibilità.
In 1976 Italo Bosa started the pottery production following the ancient tecniques of handcrafting works. The pottery where valued by a great range of colours, decorated by precious metals – gold, platinum, copper – and exclusive polishes made by the company. Precise tecniques are still today fundamental for Bosa’s production because they give to the objects uniqueness, quality and brand awareness. The pottery objects and fornitures made by maison Bosa are well known all over the world. They express all the knowledge about the handcrafting art but also they give you the feeling of the limitless experiment of the pottery which has as a goal changing the formal and functional habits into new interpretations, new functions and new worlds. This is the mission that Italo Bosa has passed to his daughters Daniela and Francesca, to his wife and to all his collaborators. The main characteristic of Bosa is that they put the research and the innovation the center of the company. This made Bosa the leader company in the designed pottery field either in Italy and internationally. This main characteristic now is so strong that they can made project almost impossible to create because of the moulds and the over-dimentions, which underlines the special inclination of the founder of sharing project adventures with the designers; most of them are young people from Europe, experimenters of new languages, which has contribute to the high quality and position of Bosa. Bosa have been collaborating with Marco Zanuso Jr. and with Palombaro Serafini Studio since the very beginning. After that the company has been in a friendly working relationship with: Satyendra Pakhalé, Patricia Urquiola, Marco Morosini, Manolo Bossi, Gualtiero Sacchi, Sam Baron, Luca Nichetto e and it also have a special feeling with Jaime Hayon, creator of lots of happy universes. It’s important to think about the collaboratione with the leaders-companies as well, such as: Minotti, Moroso, B&B Italia, Baccarat and customized fonitures for Ferrari, Escada, DeBeers and others. Currently Bosa is in more than 50 nations, not only for its reputation, the immage and brand awareness, but also because of the punctual marketing policy which allows the company to be the leader in the niches market with a wide range of choices. The widespread distribution is helped and enhanced by the great variety of art design creations in the most popular national museums, or through special exhibitions, temporary exhibitions and bookshops which give to the company a unique visibility worldwide.
Interview Come nasce un vostro prodotto? C’è un iter particolare che seguite? Valutate le mode del momento, la carenza di un particolare tipo di prodotto nel vostro catalogo, venite colpiti da un’idea che vi viene proposta oppure contattate un designer del quale vi piace il suo stile progettuale?
How does one of your product born? Do you follow a precise procedure?Do you study the trends, the lack of a product in your catalogue? Do you like particularly an idea of a proposal or do you prefer to contact a designer whose concept is intersting for you?
La nascita di un nostro prodotto attraversa varie fasi e ha diverse necessità. Ogni anno per scegliere i nuovi prodotti svolgiamo un primo lavoro di raccolta del materiale che ci viene inviato dai designer. Questa fase ci vede impegnati fino a giugno. I criteri di selezione possono essere due: la mancanza di una tipologia di prodotto all’interno del nostro catalogo e la selezione di un progetto che, dopo l’analisi e l’interpretazione delle tendenze del momento si rivela in linea con il linguaggio di Bosa, facendo un’analisi dei competitor e dei progetti già esistenti sul mercato. Una volta selezionate le idee più originali cerchiamo di individuare un filo conduttore per creare una collezione. A settembre viene definita la collezione dell’anno successivo e viene comunicato ai designer quali prodotti verranno inseriti nel catalogo.
Giving a birth to one of our product is not easy. It has different steps and needs to follow. Every year at the beginning we do a selection of the material that all the designers send to us to choose the best ones. This first step keeps us busy untill June. We select the concepts of the designers for two reasons: first one, we don’t have a specific object in our catalogue and the second one is the selection of an object that after a study of the trends, the competitors, of the idea, it comes up as a good object for Bosa. Once this selection has gone through we examinate the objects and we find out a theme for a collection. In Semptember we decide the next year collection and we communicate to the designers the selected items which are going to be in the catalogue.
Che rapporto avete con i designer con cui avete collaborato? Dopo che hanno disegnato per voi un prodotto vi propongono altro o siete voi a richiamarli?
Which is the relationship between Bosa and the Designers who has collaborated with you? After having drawn for you, do they try to propose to you new things or do you call them back?
Abbiamo dei rapporti ormai consolidati con diversi designer che ogni anno ci propongono delle idee, alcuni di loro hanno contribuito con molti prodotti alla definizione del nostro catalogo. Per selezionare un designer teniamo conto dell’originalità e della fattibilità delle loro proposte.
We’ve got a strong relationship with some designers who presents new objects every year. Some of them has given a really good contribute to our catalogue. To select a designer we focus on the uniqueness of the idea and its practicality.
In riferimento all’approccio e allo stile progettuale, quali sono secondo voi le differenze tra un designer italiano e uno straniero? Per Bosa le differenze di approccio e di stile in un designer non sono direttamente riconducibili alla nazionalità, pensiamo però che personalità, tradizioni legate alle proprie origini ed esperienze culturali contribuiscano a definire lo stile di ogni progettista. Che tipo di rapporto avete con i giovani designer, ricevete molte proposte spontanee? Italo Bosa, CEO Bosa
Nelle nostre scelte non ci facciamo influenzare dall’età dei designer o dal fatto che abbiano già
Talking about the approaching and the designing style, which is the difference between an Italian and a foreigner designer, for you? Bosa thinks the approaching and designing style is not matter of nationality but personality. Traditions and cultural experiences help to define the style and the language of every single designer. Which is your relationship with young designers? Do you receive lots of speculative applications? During the selection we don’t pay attention to the age of the designers, the fact they’ve already worked with us or they’re popular. We receive every year a lot of self applications but all of them are examinated in the
Sphere, Francesca Bosa
Strypy, Design Jaime Hayon
Bosa, Production
Bosa, Production
lavorato con noi, o che siano già affermati. Riceviamo molte proposte spontanee e tutte vengono vagliate tenendo conto dei criteri menzionati prima. Consultate le community, i social network, il web in generale, per la ricerca di idee innovative e designer emergenti? Siamo coscienti dell’importanza di essere sempre aggiornati e al passo con i tempi e le tendenze: è fondamentale seguire l’uscita di pezzi inediti e l’affacciarsi di nuove idee. Per questo web e blog sono fonti indispensabili. Che consiglio dareste ad un giovane designer che vuole entrare in contatto con un’azienda per proporre una sua idea? Qual è il metodo che ritenete più efficace?
Joya, Jaime Hayon, Special Edition 2014
Salvagente, Riccardo Schweizer
Quello che mi sento di consigliare è la concretezza. Molte volte è meglio non dilungarsi in presentazioni troppo lunghe sul progetto, bastano pochi elementi chiari e ben definiti per esporre come è nato il progetto e la sua finalità. Consiglio poi di non aver paura di proporre proprie idee, basta anche uno schizzo; se la proposta piace è facile venga sviluppata.
same way as I explained before. Did you search in the communities, social networks or web in general to look for new ideas or new designers? We’re aware of the importance of being updated and knowing the current trends. It’s foundamental to follow the coming out of new pieces and new ideas. This is because the Web and the Blog are essentials. Which suggestion would you give to a young designer who want to propose an idea to a company? Which is the best way to do it? My suggestion is: be concrete. Sometimes it’s better not spending too much time on explaining a project. It would be better to give a few clear and define lines to explain an idea. Also, I would like to say: don’t be afraid about proposing your ideas. Even a draft it’s enough sometimes. If a company likes your idea it’s easy that they want to make it real. Which is the secret of your success? What makes a company great like yours? The research, always proposing something new, looking for wait and wonder. It’s important to not be scared of trying and using a material in all its ways and shades.
Qual è secondo voi il motivo del vostro successo? Cosa rende grande un’azienda come la vostra?
Which is the right way for letting a product became a worldwide design icon?
La ricerca, proporre sempre qualcosa di nuovo cercando di creare attesa e stupore. È importante non aver paura di sperimentare ed esasperare la natura del materiale.
There’s no “a right way”. We believe that a product became a worldwide design icon when it meets the functional, aesthetical and psychological needs.
Qual è la giusta “ricetta”, affinché un prodotto diventi un’icona del design mondiale? Non esiste una ricetta precisa, ma secondo noi un prodotto diventa icona quando soddisfa non solo criteri funzionali, ma anche estetici e psicologici.
Sisters, Pepa Reverter, Special Edition 2014
via Molini 44 31030 Borso del Grappa (TV) bosatrade.com
Bureau GN
# 68
# 69
Nest è una lampada versatile. Composta da diverse sfere luminose racchiuse in un cesto. Le sfere sono munite di batterie, rendendo le lampade indipendenti. Prodotto ideale sia per ambienti esterni che interni.
Lo studio di design Bureau GN ha ottenuto numerosi riconoscimenti. Il progetto Horizon ha infatti vinto il concorso Design at Work organizzato nel 2008 dall’azienda finlandese Isku. Altri progetti sono stati esposti all’Orgatec, a Colonia, nel 2006, al Salone Satellite World Wide di Mosca dal 2005 al 2007, ad Habitare nel 2010, alla Biennale nel 2011 e al Russian Design Pavilion durante la Design Week di Milano nel 2014.
NEST is a versatile lamp. The light consists of several luminous balls and a basket. The balls are equipped with batteries that allow the lamp to be independent. The balls can be placed in a room or outdoor for different scenarios.
Bureau GN is a design studio based in Moscow. Their project Horizon won an international competition Design at Work, which was organized by the Finnish furniture company Isku in 2008 and has been produced since 2010. Their objects of product design were exhibited at Orgatec 2006 in Cologne, Salone Satellite World Wide Moscow in 2005-2007; Habitare 2010; Biennale 2011, Russian Design Pavilion during the Milan Design Week 2014.
Moscow, Russia +7 9161212827 mail@desi-gn.ru desi-gn.ru
RDP Selection | DESIGN FOR 2015
Illuminazione, Lighting
Trifoliate è una seduta in legno multistrato. La struttura permette di realizzare la sedia con il ripiegamento di un foglio di compensato, conferendo semplicità delle forme, comodità e funzionalità del prodotto.
Nest
Trifoliate
Trifoliate shows simplicity of the form and naturalness of the material, convenience and functionality of the product. It is made of plywood. The form of the chair allows making it by bending a uniform sheet of plywood. Sedia, Chair
Olga Chebanova
# 82
# 83
Molecule
Ha studiato presso l’Accademia di Arte e Architettura, conseguendo la laurea in Industrial Design. Si dedica inizialmente alla progettazione di oggetti di arredamento, per poi focalizzarsi sull’interior design. Attualmente Olga si occupa di interior, sviluppa concept di arredamento e oggetti d’arte e spera di poter stabilire delle collaborazioni lavorative anche nel campo del design industriale.
è un sistema modulare di illuminazione che trae ispirazione dall’immagine di una molecola con struttura a tentacoli. Le lampade possono agganciarsi l’una all’altra da entrambi i lati, dando forma a svariate configurazioni. Molecule is a modular interior lighting system. The lamps can be connected to each other on all sides, in order to create a variety of arrangements. The idea is based on an image of molecule, sprawling structure.
The designer Olga graduated in Industrial Design from the Ural State Academy of Arts & Architecture. Olga’s first implemented projects were upholstered furniture items, then she gradualy moved to the interior design, which is now her main area of competence. Olga is currently working as interior designer, developing furniture concepts, art objects. She wishes to contribute to industrial design as well.
Ekaterinburg, Russia +7 9506592315 varege4ka@mail.ru interiortime.ru
RDP Selection | DESIGN FOR 2015
Illuminazione, Lighting
Lineo è una seduta in legno modellato e caratterizzata da una forma che facilita lo stoccaggio. Adatta a qualsiasi ambiente, questo tipo di arredamento inusuale può essere utilizzato tanto in soggiorno quanto all’ingresso.
Molecule
Lineo
Lineo is a chair with the storage system. Suitable for any interior, it can be used in a living room, as well as in a hall. It is made of molded wood. This chair is functional and unusual piece of furniture. Sedia, Chair
Adriano Design Adriano Design è lo studio fondato dai fratelli Davide e Gabriele Adriano. Nato nel 1997, lo studio Adriano Design ha collaborato con importanti realtà nazionali ed internazionali come Olivetti, Merlo, Astoria, Foppapedretti, Scavolini, OGTM , Centro Ricerche FIAT, Bemis e Melitta. Laureati in Architettura, docenti presso il Politecnico di Torino e Guest Professors presso prestigiose Università nazionali ed internazionali, Davide e Gabriele hanno ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui il Compasso d’Oro ADI, IF Product Design Award, Design Plus award, Designpreis Deutschland, the Good Design Award, the International Design Competition in Osaka, the Koizumi Award. Il loro modo di progettare è trasversale ed abbraccia ogni tipo di prodotto innovandolo, dal trattore agricolo Multifarmer alla pluripremiata ruota “Rotola” passando dalla “reinvenzione” del calciobalilla con Teckell e della stufa in ceramica con Stack Stoves. Il loro approccio al design è multidisciplinare e questo li porta a lavorare con le aziende come consulenti globali che operano non solo per la creazione di nuovi prodotti ma anche per un “restart” generale che coinvolge design, comunicazione, marketing, brand strategy. Hanno lavorato con ogni dimensione aziendale dalle multinazionali, alle piccole aziende famigliari italiane e hanno fatto nascere con successo diverse Start Up portandole a diventare imprese internazionali. Questa loro filosofia progettuale gli è valsa l’esposizione nei più prestigiosi musei del mondo tra cui il Triennale Design Museum e il Chicago Atheneaum. Nel 2011 in occasione dei 20 anni del Salone Satellite di Milano, invitati ad esporre e raccontare al pubblico i loro lavori più rappresentativi, scrivono il loro Manifesto, una riflessione sul design contemporaneo, etico, responsabile e sostenibile. Critici dell’attuale modello di autoproduzione che vede il designer trasformarsi in imprenditore di se stesso nel 2011 fondano “Coprodotto”, un nuovo rivoluzionario modello economico di rapporto tra artigiano e designer.(www.coprodotto.com) “Disegnare tutto ed accettare sempre la sfida: ogni cosa può essere sempre progettata in maniera diversa e migliore”. Così Davide e Gabriele si raccontano capaci di violare gli schemi e rimischiare le carte verso un’ evoluzione continua.
Adriano Design studio has been founded by Davide and Gabriele Adriano brothers. It was established in 1997 and has worked in collaboration with prominent companies at home and worldwide such as Foppapedretti, Scavolini, Olivetti, OGTM, Centro Ricerche FIAT, Bemis and Melitta. Graduated in Architecture and active as professors at the Turin Politecnico and Guest Professors at some prestigious Universities, both national and international, they have been awarded a number of acknowledgements among which the prestigious Compasso d’Oro ADI (the Golden Compass of ADI), IF Product Design Award, Design Plus award, Designpreis Deutschland, the Good Design Award, the International Design Competition in Osaka, the Koizumi Award. Their design range is wide and encompasses a manifold variety of different products, which they are able to lend a new twist, from the farmer tractor Multifarmer up to the “Rotola” castors, and going through the “reinvention” of the football table with Teckell, not to mention the famous ceramic stoves “Stack Stoves”. Their multidisciplinary approach to design brings them to work as global consultants for companies not only engaged in in creation of new products, but also interested in a general “restart” involving design, communication, marketing and brand strategy. Thanks to their flexible way of working, they have been able to work with various client profiles, from multinational companies to small Italian family owned businesses looking for innovation, and successfully planned and gave birth to several startups which are now grown to be international business realities. It has been thanks to this project philosophy that they have been received by the most prestigious museums worldwide, among which the Triennale Design Museum and the Chicago Athenaeum. In 2011 and in the honor of 20th anniversary of “Salone Satellite di Milano”, they have been invited to tell the story of their most representative woks of design. Their “Manifesto”, a reflection on contemporary, ethical, responsible and sustainable design was inked in this period. This is how the ever critics of the current models of “auto-production” and “self-produced” goods, a model that converts designer into entrepreneur, set out to lay the foundation of “Coprodotto”, a new and revolutionary economic model which redefines the relation between the artisan and designer. (www.coprodotto.com) “Design every thing and always take up the challenge: every single thing can be forever redesigned in a different and better way”. This is what Davide and Gabriele tell about their ability of breaking rules and “reshuffling” cards progressing towards a never ending evolution.
Interview
Rotola Og TM, 2004
Il design è una disciplina molto giovane, ha meno di un secolo di vita, e si è sviluppato in un periodo storico estremamente dinamico per cui non ha avuto modo di sedimentare basi solide come è avvenuto per le discipline dell’architettura e dell’ingegneria. L’insegnamento del design, come disciplina universitaria, è ancora più recente e quasi coincide con la crisi economica che ha messo in discussione il modello del Capitalismo fondato sul consumo dei prodotti (quelli che progettano i designer) e tutto ciò ha creato una forte crisi sull’identità e sul lavoro del designer. Noi siamo l’ultima generazione di designer italiani che escono da una cultura di tipo architettonico, con un corso di laurea quinquennale in architettura. La prima generazione di designer italiani, quelli che vengono definiti “i Maestri”, erano in stragrande maggioranza architetti prestati alla trasformazione dell’artigianato in industria di un’Italia che usciva dalla guerra e correva a grande velocità sui binari dell’industrializzazione per essere consacrata in breve tempo una delle grandi realtà mondiali della produzione industriale di prodotti. Abbiamo iniziato a fare i designer verso la fine fine anni novanta quando già si sentiva la stanchezza di un modello di crescita che aveva già dato tutto e dove la prima generazione di designer aveva monopolizzato il mercato. All’epoca, quando dicevamo che facevamo i designer, la maggior parte della gente non sapeva di cosa si trattasse quindi ci ritrovavamo a raccontare il nostro lavoro. Oggi tutti conoscono la parola “design” ma pochi hanno le idee chiare su cosa realmente fa un designer e questo purtroppo succede anche tra gli addetti ai lavori. Questa premessa è assolutamente necessaria per spiegare l’enorme mutazione culturale del nostro lavoro tra l’inizio della nostra carriera e oggi, pur parlando di un periodo storico non superiore ai 20 anni. Siamo sempre stati fedeli al nostro metodo progettuale e alla nostra ricerca dell’innovazione come unica costante capace di distinguere il “design vero e puro” dalle sue contraffazioni lessicali. Abbiamo sempre fondato il nostro lavoro sull’innovazione e creduto che il nostro prodotto sarebbe stato acquistato per le performance e per le caratteristiche uniche e capaci di comunicare una netta distinzione sul mercato. Abbiamo al nostro attivo più di 50 brevetti e innumerevoli premi di design a testimonianza del nostro “fondamentalismo” progettuale. Crediamo che il lavoro del designer abbia un grosso impatto sociale ed economico, i prodotti ideati saranno realizzati su scala industriale in migliaia o milioni di pezzi, questo comporta un uso e una trasformazione di energia e di risorse estremamente importante. Un designer ha il dovere morale di
Design is a really young discipline, it is less than a century old, and it has developed in an extremely dynamic period, reason for which it did not have the chance to establish solid foundations, as did architecture and engineering. The teaching of design as university discipline is even more recent and practically coincides with the economic crisis that has questioned Capitalist model, founded on the consumption of products (those made by designers) and all this triggered a strong crisis of the identity and work of designers. We are the last generation of Italian designers who come from an architectural culture, with a five year degree in architecture. The first generation of Italian designers, the so called “Maestri”, were mostly architects intended to turn craftsmanship into industry, in a period in which Italy was emerging from the war and was running at high speed on the tracks of industrialization in order to be consecrated, in a short period of time, as one of the largest realities in the world of industrial production. We started being designers at the beginning of the 90s, when the tiredness of an exhausted growth could be felt and when the first generation of designers had already monopolized the market. At that time, when we said we were designers, most people did not know what it was about, so we usually found ourselves having to explain our job. Today everyone knows the word “design” but only a few people actually has any idea of what a designer actually does and this happens unfortunately also insiders. This premise is absolutely necessary to explain the huge cultural mutation of our work between the beginning of our career and today, even though we are talking about a period not exceeding 20 years. We have always been faithful to our design method and our research of innovation as the only constant feature that is able to distinguish the “real and pure design” from the lexical forgery. We have always based our work on innovation and believed that our product would be bought for its performance and unique characteristics, able to communicate a clear distinction on the market. We have more than 50 patents and countless design awards that testify to our design “fundamentalism”. We believe that the work of a designer should have a huge social and economic impact, products designed would be made on industrial scale in thousands or millions of pieces, and this involves a use and transformation of the energy and extremely important resources. A designer has the moral duty to look at the future with eyes wide open, and the awareness of being an important actor with great responsibilities. The designer is the maker of tools for men, those
90° minuto, Teckell, 2012
Stack Stoves, La Castellamonte, 2012
guardare al futuro con un occhio vigile e attento, avendo consapevolezza di essere un attore importante e per questo con grandi responsabilità. Il designer è il progettista degli utensili dell’uomo, quegli attrezzi, protesi, che ne aumentano le performance e gli permettono un’evoluzione continua. Crediamo anche che non si possono mettere in produzione le idee ma si mettono in produzione i progetti, questa distinzione è per noi fondamentale, le idee sono un’ispirazione a disposizione di tutti, la loro trasformazione in prodotti industriali è invece riservata ai professionisti tra i quali spiccano i designer. I nostri primi due prodotti entrati in produzione, sono stati l’evoluzione dei lavori di tesi scaturiti nella realizzazione della macchina professionale per il caffè espresso Sibilla, realizzata dall’azienda Astoria, e il trattore agricolo Multifarmer per la Merlo. Queste sono state le prime due aziende con cui abbiamo lavorato, ricordiamo le prime riunioni tecniche in officina fatte con la Merlo in dialetto piemontese e con la Astoria in dialetto veneto. Ci piace pensare di aver contribuito in maniera determinante alla crescita di queste due realtà industriali. Nel tempo abbiamo imparato che la definizione “azienda importante” non è da attribuirsi alle dimensioni fisiche, economiche o all’importanza del brand; quello che per noi conta realmente di un’azienda, sono le persone al loro interno perché il designer lavora come un direttore d’orchestra e per questo è fondamentale che si crei un rapporto sinergico di stima e collaborazione. Il nostro successo è basato molto sull’aver capito presto che non era necessario lavorare con aziende “‘blasonate” per crescere, ma bisognava lavorare con aziende anche “sconosciute” ma con all’interno persone intelligenti e motivate che credevano nell’impresa industriale e condividevano con il designer il sogno, la visione e la sfida. Abbiamo lavorato per grandi aziende come FIAT, Olivetti e Melitta, ma nella nostra carriera abbiamo anche rifiutato avance di aziende blasonate perché non esistevano le condizioni per investire il tempo e le risorse per collaborare. L’Italia è un paese che è sempre stato protagonista nella storia dell’uomo e ciò gli ha permesso di essere un attore privilegiato che ha portato alla costruzione di un patrimonio storico artistico unico ed eccezionale. La costruzione di un patrimonio artistico architettonico come quello italiano ha portato un sapere diffuso sul territorio e una cultura del bello e del saper fare. Studiare e formare la propria cultura in un paese come l’Italia ha ancora dei grandi vantaggi, vantiamo università politecniche con una storia unica dalle quali sono usciti personaggi che hanno contribuito in maniera determinante al progresso dell’uomo. L’Italia è un paese tra i primi produttori mondiali di prodotti industriali e questo crea sicuramente un ambiente
tools, prostheses, which increase performances and allow a continuous evolution. We believe also that it is not the ideas but the projects that are put in production; this distinction is paramount to us, since ideas are an inspiration at everyone’s disposal but their transformation into industrial products is reserved for professionals among which, specially, designers. Our first two products that went into production was the evolution of studies performed on the professional espresso coffee machine Sibilla, made by Astoria, and the farm tractor Multifarmer for Merlo. These were the very first companies we collaborated with, and we remember the first technical meetings at the workshop, held with Merlo in Piedmontese dialect and with Astoria in Venetian dialect. We like to believe in having contributed significantly to the growth of these two industrial realities. In the course of time we have learned that the definition ‘important company’ is not to be used in relation to physical and economical dimensions or the importance of the brand; according to us, what really matters when it comes to a company is the people, because a designer works as a conductor, and therefore it is important to create a synergistic relationship of respect and collaboration. Our success is mostly based on having realized early on that it was not necessary to work with ‘emblazoned’ firms in order to grow, but that it was also necessary to work with ‘unknown’ companies, with clever and motivated people who believed in the industrial enterprise and shared dreams, visions and challenges with the industrial designer. We have worked with great companies, such as FIAT, Olivetti and Melitta, but during our career we have rejected offers from emblazoned companies, too, because there were no conditions for investing time and resources in collaborating with them. Italy is a country which has always been a leader in the mankind history, and that allowed it to be an privileged actor that led to the construction of a historical, artistic, unique and exceptional heritage. The construction of an architectural heritage like the Italian one has led to a widespread knowledge of the territory and a culture of beauty and know-how. Studying and building one’s own culture in a country like Italy has still some great advantages, we take pride on our polytechnic universities with a unique history, from where people who have contributed significantly to the progress of mankind emerged. Italy is a country that is among the world’s leading producers of industrial products and this provides an ideal cultural environment for the growth of a culture of qualitative excellence of design. Another point that makes the Italian designer “a pedigree horse” is that touch of “Italian genius”, who is capable of solving problems that, if seen from only an analytical perspective, might seem unsolvable. In our life we have had the pleasure of meeting various personalities that have somehow contributed to our professional growth; some of them are very famous, like Ettore Sottsass, Michele Delucchi, Giorgetto Giugiaro, Denis Santachiara, Gaetano Pesce e Enzo Mari, but who, more than anyone else, was fundamental to us is Giorgio De Ferrari, our first and only Industrial Design Professor at Politecnico in
culturale ideale per la crescita della cultura qualitativa d’eccellenza del design. Altro fattore che rende il designer italiano “un cavallo di razza” è quel pizzico di “genio italiano” capace di risolvere problemi che visti dalla sola prospettiva analitica sembrano irrisolvibili. Nella nostra vita abbiamo avuto la fortuna di conoscere svariati personaggi che hanno in qualche maniera contribuito alla nostra crescita professionale, alcuni molto famosi come Ettore Sottsass, Michele Delucchi, Giorgetto Giugiaro, Denis Santachiara, Gaetano Pesce e Enzo Mari ma quello che più di ogni altro è stato per noi fondamentale è Giorgio De Ferrari il nostro primo e unico professore di Disegno Industriale al Politecnico di Torino. Da lui abbiamo imparato un metodo progettuale che è diventato per noi un ”sistema” per fare innovazione, una formula dove inserire le variabili per arrivare in maniera oggettiva al risultato. Il prodotto al quale siamo maggiormente affezionati è la ruota Rotola, uno di quegli archetipi che sembrano non si possano più cambiare. Reinventare la ruota è una sfida che ha un fascino unico; essere riusciti ad ottenere diversi brevetti oltre che a ricevere innumerevoli premi, è per noi motivo di grande orgoglio e questo conferma il nostro motto: “tutto può essere reinventato”.
Sibilla, CMA, 2000
Turin. From him we learned a design method that has eventually become for us a ‘system’ for innovating, a formula in which to enter variables to achieve the result in an objective way. A product we are particularly fond of is the wheel Rotola, one of those archetypes that look like they cannot be changed anymore. Reinventing the wheel is a challenge that has a unique charm; having been able to receive many patents as well as numerous awards is a source of great pride for us, and this confirms our motto: ‘everything can be reinvented’.
adrianodesign.it
Ekaterina Elizarova
# 126
# 127
Chapiteau è una collezione nata da una collaborazione tra la designer e un famoso brand di ceramica. La forma pulita e la finitura di lusso permette l’impiego in diversi ambienti. Le lampade possono essere fissate in direzioni opposte.
Fondatrice del suo studio di interior design, Ekaterina Elizarova è una designer di successo e ha partecipato a numerosi eventi di design. I suoi lavori sono stati esposti durante la Design Week di Milano, al Salone Satellite, al Fuorisalone, in occasione di 100% Design London e delle Design Week di Beijing e Mosca. Ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti e ha esposto i suoi lavori in gallerie e showroom russe ed europee.
Chapiteau lamps collection is a new collaboration between the designer and a famous cearamic brand. Clear shape and a luxury finishing allow the use of lamps in different style interiors. The lamps can be fixed in opposite directions.
Founder of her own Interior Design Studio, Ekaterina Elizarova is a successful product designer. She took part in the most important Design Events. Her works were shown at Milan Design Week, Salone Satellite, Fuorisalone, 100% Design London, Beijing Design Week, Moscow Design Week. She is winner of prestigious design awards. Ekaterina works were exhibited in galleries and showrooms in Russia and Europe.
Ekaterinburg, Russia +7 9028794699 elizarova_kate@mail.ru elizarova.com
RDP Selection | DESIGN FOR 2015
Illuminazione, Lighting
Ring è caratterizzato da un design appariscente e dall’uso di materiali diversi. Un nuovo stile di cucito, la pelle di alta qualità e i dettagli in metallo rendono il sofa molto elegante; una nuova linea per gli amanti del design.
Chapiteau
Ring
RING Sofa has showy design and perfect connection of different materials. New style sewing, high quality leather and metal details makes the sofa very stylish and elegant. The designer has created a new trend for design lovers. Divano, Sofa
Anastasia Gavrilova
# 148
# 149
MovePlace
Si definisce una “designer innovativa” e grazie al suo talento ha ottenuto numerosi riconoscimenti prestigiosi, tra cui James Dyson Award, Design and Design International Award, Red Dot Design Concept e altri, partecipando attivamente a mostre e programmi TV. Ha conseseguito la specializzazione in Industrial Design, Public Interior e Architettura. Attualmente insegna presso l’International Design School.
è una soluzione rivoluzionaria che cambia la visione tradizionale dell’organizzazione dello spazio. È una nuova ideologia che permette libertà di movimento nella gestione dello spazio lavorativo, con documenti e oggetti vari. MovePlace is a revolutionary solution that changes the usual idea of open space organization. It is a new ideology, enabling freedom of movement. It changes environment while maintaining personal workspace, documents and other objects.
Anastasia Gavrilova is an “innovative designer” whose talents are given the best awards: James Dyson Award, Design and Design International Award, Red Dot Design Concept and others. Anastasia takes part regularly in exhibitions and TV programs. She specialized in Industrial Design, Public Interiors and Architecture and now she is also a teacher for a course at the International Design School.
Moscow, Russia +7 4952267032 info@gavrilovadesign.com gavrilovadesign.com
RDP Selection | DESIGN FOR 2015
Scrivania, Desk
InStream possiede una buona struttura e permette la disposizione dei tavoli in modo sequenziale, così da disporli in diverse forme. I divisori semitrasparenti posti sulla superficie del tavolo richiamano il fogliame o le onde.
MovePlace
InStream
InStream is a table that provides a good ergonomics and allows the user to pla- ce the tables sequentially. They can be arranged in different continuous forms. The semitransparent dividers on the table top recall foliage or waves. Scrivania, Desk
Gufram
Pratone, Ceretti/Derossi/Rosso, 1971
Gufram è un’azienda che ha dato un grande contributo alla creatività del design italiano. Con le sue sperimentazioni legate alla ricerca estetica, tecnologica e di materiale, ha realizzato sedute e mobili che sono diventati parte integrante della storia del design internazionale e custoditi oggi nei più importanti musei del mondo, tra cui: MOMA, MET, SMITHSONIAN COOPERHEWITT, DAM, Centre Pompidou, Triennale Design Museum, Fondazione Plart, Musée des Beux Arts, Vitra Design Museum, MK&G, Pinakothek der Moderne, POWERHOUSE, MUDE, DESTE Foundation, Fondation BEYELER, DONGDAEMUN DESIGN PLAZA. Gufram nasce nel 1966, nei pressi di una Torino che si scopriva grazie dell’Arte Povera un nuovo polo di cultura internazionale. La produzione di Gufram si distingue da subito per il suo catalogo di arredamento che strizza l’occhio alla Pop Art, si avvicina al Surrealismo di Magritte, si confronta con gli enunciati Dada e alle correnti concettuali del Secondo dopoguerra e genera un linguaggio diverso da quelli abituali. Un incontro riuscito tra arte e design. E questo non a caso, perché tra i primi animatori della produzione si registrano gli interventi di giovani artisti e architetti che hanno vissuto in prima persona i cambiamenti culturali e di costume esplosi alla fine degli anni ’60. Un contributo fondamentale è quello di Piero Gilardi, divenuto poi artista di fama internazionale, che in Gufram inventa il Guflac; una tecnica ancora oggi utilizzata ed unica nel suo genere che permette di rivestire forme complesse di poliuretano con una pelle elastica resistente all’usura e all’acqua. Sotto la guida dell’allora direttore artistico l’architetto Giuseppe Raimondi vengono poi coinvolti altri giovani progettisti come Guido Drocco, Franco Mello, Pietro Derossi, Giorgio Ceretti, Riccardo Rosso, Gianni Pettena e il collettivo Studio 65 guidato da Franco Audrito che tracciano un segno indelebile nella cultura del design contemporaneo con capolavori che oggi sono custoditi nei più importanti musei del mondo. Nel 1972 arriva infatti la consacrazione internazionale con l’epica mostra “Italy: the new domestic landscape”, curata ed allestita da Emilio Ambasz al Museum of Modern Art di New York. Tra i prodotti selezionati per l’esposizione spiccano quelli di Gufram (il Pratone è in copertina del catalogo) che diventano da allora un capitolo fondamentale della storia dell’arredamento. Prodotti che hanno una forza comunicativa prorompente tale da diventare icone rappresentative di quel periodo, esibite oggi in
Gufram is a company that has greatly contributed to the creativity in Italian design. With its experimentations linked to aesthetic, technological and materials research, has produced seats and furnishings that have become an integral part of the story of international design and are guarded today in the most important museums all over the world, among which: MOMA, MET, SMITHSONIAN COOPER-HEWITT, DAM, Centre Pompidou, Triennale Design Museum, Fondazione Plart, Musée des Beux Arts, Vitra Design Museum, MK&G, Pinakothek der Moderne, POWERHOUSE, MUDE, DESTE Foundation, Fondation BEYELER, DONGDAEMUN DESIGN PLAZA. Gufram is born in 1966, in a Torino that was being unveiled thanks to the Arte Povera, a new international culture pole. Gufram’s production is usually characterized by its furnishing catalogue that gives a wink to Pop Art, approaches Magritte’s Surrealism, confronts Dada statements and the conceptual currents of the Second postwar period and generates a language different from the usual. A meeting between art and design. This is not random, because among the first collaborators were young artists and architects that had experienced first-hand the profound and sudden cultural and habits changes of the end of the 60s. A fundamental contribution was that of Piero Gilardi, later turned internationally renowned artist, who in Gufram creates the Guflac; a unique technique still used today that allows for covering polyurethane complex shapes with a flexible skin, water and wear resistant. Under the guidance of now artistic director, architect Giuseppe Raimondi, other young designers were gradually involved, names like Guido Drocco, Franco Mello, Pietro Derossi, Giorgio Ceretti, Riccardo Rosso, Gianni Pettena and collective Studio 65 guided by Franco Audrito, who left an inerasable footprint in the culture of contemporary design with masterpieces that are now guarded by the world’s most important museums. The international consecration arrived in 1972 with the epic exhibition “Italy: the new domestic landscape”, curated by Emilio Ambasz’s set designer at MOMA New York. Among the products selected for the exhibition, Gufram’s stand out (the Pratone is on the cover of the catalogue) and become, since that moment, a fundamental chapter in the history of furnishing. Products with such irrepressible communicative power that became representative icons of that period,
Bocca, Studio 65, 1970
allestimenti museali a fianco di opere di Andy Warhol, Robert Rauschenberg, Roy Lichtenstein, Richard Hamilton e altri artisti che hanno rivoluzionato il linguaggio visivo del XX secolo. Gufram sin dalla sua nascita ed insieme ad altre aziende coeve altrettanto sperimentali ha segnato nel settore dell’arredo un cambio di passo epocale mettendo in discussione la funzione e la percezione della consistenza, temi irrinunciabili nel mobile che in Gufram diventano campi di indagine dove il senso stesso delle parole come seduta, sedia, divano, poltrona vengono messe in dubbio, masticate, tritate e risputate fuori in una nuova folgorante versione digerita da uno stomaco famelico, un cuore appassionato e un intelletto pungente. Ogni prodotto di Gufram preserva infatti la sua funzionalità ma forte di un potere evocativo costruisce sottotraccia una nuova narrazione irriverente ed ironica legata spesso alla natura, basta pensare all’attaccapanni Cactus di Drocco e Mello o al sistema di sedute Sassi di Gilardi, piuttosto che alla cultura classica ed il caso del morbido sistema salotto composto dalle sedute Capitello e Attica, e dal tavolino Attica disegnato da Studio 65. Si tratta quindi di corto circuiti visivi e tattili che esprimono la famigliarità propria della cultura popolare che declinati in mobili ne esaltano il concetto diventando dei riferimenti formali e stilistici unici ed originali, inimitabili. Così ad esempio nasce la Bocca firmata da Studio 65: sensuali e carnose labbra rosse che in Gufram diventano un divano glamour ed irresistibile. Non esiste persona che abbia resistito al suo fascino. Ne consegue quindi che i mobili di Gufram si posizionano all’interno della casa come dei veri e propri landmark territoriali del paesaggio domestico. Oggetti di una potenza pulsante ed affascinante capaci sia di rendere elettrizzante un luogo completamente vuoto ed anonimo che di esaltare la stratificazione stilistica di una stanza dal gusto sofisticato. Questo risultato è certamente dato dal loro valore artistico indiscusso, dalla loro storicizzazione ormai metabolizzata della cultura visiva e dalla loro riproducibilità tecnica ad opera delle maestranze artigianali dell’azienda. Quest’ultimo fattore, in Gufram, è un valore fondamentale in quanto i designer che progettano sanno che lavorare e confrontarsi con un marchio simile, per creare una nuova icona del catalogo, è un’avventura più vicina al cuore dell’artigiano che alla mente dell’industria. Per descrivere bene il processo di pensiero che sta alla base del progetto Gufram, possiamo trovare forti similitudini con l’arte sopraffina del funambolismo. Per raggiungere sospesi nel vuoto due punti estremi, bisogna calcolare mille variabili, il vento è accomunabile agli imprevisti tecnici della produzione, a volte cambia
exhibited today alongside works by Andy Warhol, Robert Rauschenberg, Roy Lichtenstein, Richard Hamilton and other artist that have revolutionized the visual language of the 20th century. Gufram, since its conception and together with other equally experimental companies of that period, has marked the change of the eras in the furnishing sector, questioning function and the perception of solidity, terms inbred in furniture design that in Gufram became research fields where the very meaning of the words like seat, sofa, armchair are questioned, chewed, ground and spit out in a new dazzling version digested by a starving stomach, a passionate heart and a sharp intellect. Each Gufram product preserves in fact its functionality but its strong evocative power builds in the background a new irreverent and ironic narrative usually linked to nature; just think about the Cactus hanger by Drocco and Mello, or the seating system Sassi by Gilardi, or the classic culture of the soft living-room system composed by the chairs Capitello and Attica and the coffee table Attica designed by Studio 65. That’s how, for example, Studio 65’s Bocca is born: sensual and fleshy red lips that in Gufram become an irresistibly glamourous sofa. No one can resist its charm. It follows that Gufram products are placed inside the house as actual territorial landmarks of the domestic landscape. Objects of such pulsating and fascinating power that are able to electrify a completely empty and anonymous space or celebrate the stylistic layers in a room of sophisticated taste. This result is certainly thanks to their undeniable artistic value, to their history now metabolized into visual culture and their technical reproducibility by the company’s craftsmen. This last factor, in Gufram, is a fundamental value in the sense that designers know that working with such a brand, in order to create a new icon of the catalogue, is an endeavor closer to the craftsman’s heart than to the industrial mind. In order to correctly describe the thinking process that lies at the foundation of the Gufram project, we can find strong similarities with the superfine art of tightrope walking. To go from A to B while hanging over an abyss, you need to consider thousands of variables, the wind can be compared to unforeseen technical problems in production, sometimes suddenly changing direction; only human nature has the aptitude to confront it. The calibrated tension of the cable is the same tension as the narrative of the finished product, whether too strong or too weak it can affect the final result and, in order to overcome this difficulty, sheer mathematics are not enough, but rather adaptability given by experience is needed.
Rossocactus, Drocco/Mello, 2010 - Nerocactus, Drocco/Mello, 2010 - Metacactus, Drocco/Mello, 2012
direzione all’improvviso; solo la natura umana ha la prontezza di affrontarla. La tensione calibrata del cavo è la stessa tensione narrativa del prodotto finito, se troppo forte o troppo debole può compromettere il risultato finale e per superare questa difficoltà, non basta la matematica ma ci vuole anche l’adattabilità dettata dall’esperienza. La camminata su quella linea sottile che ti sostiene, è pari alla demarcazione che esiste tra arte e design, un passo dopo l’altro, nel punto giusto, ti porta dall’altra parte ed evita la caduta. La magia poi vien data dal far sembrare una procedura complessa, un gioco da ragazzi. Questa è sicuramente poesia assoluta, ma dietro si cela un livello di tecnica e di esercizio incalcolabili. Dal 2012 la famiglia Vezza è diventata proprietaria del marchio ed ha accettato la sfida di confrontarsi con un’eredità culturale e progettuale prestigiosa. Sandra Lesina Vezza e Charley Vezza hanno messo insieme una nuova squadra che comprende Axel Iberti alla direzione prodotto. L’obiettivo era quello di impostare un nuovo percorso teso a valorizzare la storia incredibile di un marchio con un potenziale enorme ancora da esprimere. La strategia adottata, ha portato subito dei risultati; nel giro di un paio di anni si sono avviati nuovi progetti e collaborazioni, tutti in linea con l’idea di continuare a fare arredamento tra arte e design. Nell’anno di acquisto del marchio, si è festeggiato il 40° anniversario del Cactus di Drocco e Mello con una nuova versione del mitico attaccapanni. Nel 2013 Fabio Novembre ha codificato lo scranno da pirata con la seduta Jolly Roger; Denis Santachiara in un omaggio al futurismo, ha disegnato Bellaforza!, un tavolo che scappa; Donegani e Lauda hanno esaltato la cultura agricola con Novecento, un tavolo che porta frutti da condividere al convivio; l’artista Valerio Berutti, con la sua cifra stilistica, ha realizzato su un morbido divano una panca d’antan in tromp d’oeil. Nel 2014 l’arte è stata ancora il punto di partenza con Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari che tramite il loro progetto Toiletpaper, hanno dato vita ad una collezione di arredi dall’humor surreale, The End lo sgabello che ricorda un lapide, Soap il poggiapiedi che replica una saponetta morsicata fuori scala e GOD un nuovo idolo pagano. Nel solco dei capolavori di Gufram, dove la natura viene riprogettata e riprodotta artificialmente, Marcel Wanders crea i pouff Hortensia e Magnolia, morbidi bouquet fioriti e Alessandro Mendini disegna un avvolgente pensatoio in vero finto marmo. Karim Rashid esplora la potenzialità del materiale espanso e realizza quindi Bounce, una sedia cantilever imbottita senza pad ma con morbidi elementi strutturali. Studio Job progetta il primo mobile contenitore di Gufram: Globe, il cabinet
The walk on the thin line is like the one between art and design, only one step after the other, on the right spot, takes you to the other side and prevents the fall. The magic then lies in making a complex procedure look like children’s play. This is certainly absolute poetry, but behind it hides an unmeasurable level of technique and practice. Since 2012 the Vezza family has become the owner of the brand and has taken on the challenge of facing a prestigious cultural and design heritage. Sandra Lesina Vezza e Charley Vezza have put together a new team that includes Axel Iberti in product direction. The goal is to establish a new path and honor the incredible history of a brand with an enormous potential still to express. The adopted strategy had immediate results; within a couple of years new projects and collaborations were launched, all in line with the idea of continuing to make furnishing at the border between art and design. The same year the brand was bought, the 40th anniversary of Cactus by Drocco e Mello was celebrated with a new version of the hanger. In 2013 Fabio Novembre revisited the pirates’ skull with the Jolly Roger seat ; Denis Santachiara, paying homage to futurism, designed Bellaforza!, an escaping table; Donegani and Lauda celebrated agricultural culture with Novecento, a table that carries the fruit for the banquet; artist Valerio Berutti, created a soft sofa using the stylized shape of an antique park bench, Trompe d’oeil. In 2014, art was again the starting point with Maurizio Cattelan and Pierpaolo Ferrari, who through their project Toiletpaper, gave birth to a collection of home accessories with a surreal sense of humor; The End, the stool that recalls a tombstone; Soap, the footrest that replicates an oversized bitten soap bar and GOD, a new pagan idol. In the line of Gufram’s masterpieces, where nature is revisited and artificially replicated, Marcel Wanders creates puffs Hortensia and Magnolia, soft flowered bouquets, and Alessandro Mendini designs an enfolding think tank in real fake marble. Karim Rashid explores the potential of expanded materials and produces Bounce, a padded cantilevered chair without the actual pads but with soft structural elements. Studio Job designs Gufram’s first container furniture: Globe, a cabinet for travelers where the world becomes the soft heart of the project. Ross Lovegrove turns concrete into a soft material with a collapsible seat system. Also in 2014, the desire of revisiting the masterpieces of Gufram’s historical archives that had stopped being produced, like Detecma, the first seat in the history of design
dei viaggiatori dove il mondo diventa il cuore soffice del progetto. Ross Lovegrove trasforma il cemento in materiale soffice sul quale sprofondare in un sistema di sedute. Sempre nel 2014 si concretizza il desiderio di riproporre i capolavori degli archivi storici del marchio Gufram che sono usciti di produzione, come nel caso di Detecma, la prima seduta nella storia del design progettata con l’ausilio del computer da parte del Prof. Tullio Regge. Quando si chiede a Gufram di fare un confronto tra i designer emergenti e le generazioni passate e quanto ritengono importante la presenza di giovani leve in azienda, Axel Iberti, direttore prodotto di Gufram, risponde così:
Globe, Studio Job, 2014
“Il confronto con un’eredità storica così importante non è una sfida facile da affrontare per un designer. Sicuramente un designer affermato ha una maturità lavorativa che gli permette di riuscire a immaginare con più immediatezza un prodotto affine alla collezione Gufram. I giovani designer sono tuttavia il nostro futuro ed è per questo che facciamo scouting di talenti dal 2012, momento in cui Gufram è ripartita con la nuova proprietà della famiglia Vezza. Tutte le copie di Design For sono sulla mia scrivania con appunti e memo, in quanto seguo il percorso lavorativo di chi credo domani avrà molto da dire, magari proprio in Gufram. Ritengo molto interessante per un giovane designer far conoscere i propri progetti attraverso svariate iniziative, partecipando ad eventi di settore o pubblicando il profilo corredato dalle foto dei progetti sulle piattaforme on line. Credo che Promotedesign.it sia stato in grado di racchiudere in un unico progetto svariate opportunità di visibilità per le giovani leve del design. Non vediamo infatti l’ora di far crescere nuove leve di progettisti italiani, perché Gufram è nata così grazie a giovani e sconosciuti artisti e progettisti che poi hanno creato capolavori indiscussi del design a cui sono seguite carriere professionali brillanti. Leggo però nelle nuove proposte una distanza abissale tra progetto e prodotto, non trovo insomma quella capacità di tradurre ed esprimere in un disegno, in un progetto, la consapevolezza di tutti gli aspetti tecnici e costruttivi che non possono essere ignorati da un designer. Il mio invito è quindi quello di sporcarsi di più le mani, forse dedicare più tempo alle maestranze artigiane e manifatturiere, dai tessuti ai tornitori, costruendosi allo stesso tempo una cultura profonda dei materiali. Il computer è uno strumento stupendo e utile, ma le scelte, di fronte alle necessità tecniche e di produzione, si prendono sempre in concerto tra persone”.
to ever been designed with CAD by Prof. Tullio Regge, is finally fulfilled. When asked to compare newcoming designers and past generations and how important Gufram believes the presence of young designers in a company is, Axel Iberti, Head of Product of Gufram, replies like this: “Facing such an important historical heritage is not an easy challenge for a designer. A stablished designer is more likely to have a working maturity that allows him to immediately imagine a product akin to the Gufram collection. Young designers are still our future and that’s why we do talent scouting since 2012, moment in which Gufram was relaunched under the ownership of the Vezza family. All the copies of Design For are on my desk with notes and reminders, for I follow the activity of those I believe will have a lot to say tomorrow, even maybe in Gufram itself. I believe it to be of interest for a young designer to make their work noticed through varied initiatives, participating in events of the sector or publishing their profile with images of their projects on online platforms. I believe Promotedesign.it has been able to group, in one single project, several visibility opportunities for the younger levers of designers. We can’t in fact wait to help the new levers of Italian designers grow, because Gufram was born that way thanks to young and unknown artists and designers that have afterwards created undeniable masterpieces of design and developed brilliant professional careers. I perceive, however, in the new proposals, an abyssal distance between design and product, I can’t find that ability of translating and expressing in a design, in a project, the awareness of all the technical and constructive aspects that can’t be overlooked by a designer. My invitation is, therefore, to get the hands a little dirty, maybe dedicate more time to craftsmanship and manufacturing skills, from textile to turners, deepening our knowledge of the materials. The computer is a fantastic and useful tool, but the choices regarding technical and production needs are always made in consensus between people”.
Via XXV Aprile 22 12060 Barolo (Cn) gufram.it
Ekaterina Kokurina
# 192
# 193
Turquoise è composto da otto moduli identici collegati da elementi simmetrici. Nella porzione piegata si trova un rettangolo con un taglio aggiuntivo. Ciò conferisce facilità e praticità nel riporlo, assemblarlo e trasportarlo.
Si occupa della progettazione di oggetti di arredamento e di lampade. Ekaterina Kokurina ha partecipato a numerose esposizioni ed è appassionata del suo lavoro, in particolar modo dello sviluppo delle lampade. Il suo scopo non è solo quello di creare oggetti nuovi, bensì di fornire anche prodotti di ottima qualità che possano soddisfare le esigenze del cliente e siano in grado di stupire. Lavora con le persone e per le persone.
Turquoise consists of eight identical modules, which are connected with in a symmetrical pattern. In the unfolded form there is a rectangle with an additional cut. It gives the ease and convenience in storage, assembly and transportation.
Ekaterina Kokurina is focused on object design. She deals with the design of furniture complements, lighting and she takes part in various exhibitions. She is particularly fond of developing and designing lamps. Her main goal is to create not only new objects, but also good quality items, meeting customers’ needs and being able to impress the viewers. She intends to work with people and for people.
Vladimir, Russia +7 9157916996 Kokurina-Katy@yandex.ru
RDP Selection | DESIGN FOR 2015
Illuminazione, Lighting
Plexus possiede quattro moduli identici attorcigliati tra loro, così che gli elementi si intreccino l’uno con l’altro formando una superficie continua. La lampada somiglia ad una copertura che isola dal resto dell’ambiente.
Turquoise
Plexus
Plexus consists of four identical modules, twisted so that their elements intertwined each other and constitute a visually continuous form. It seems to be under a covering being isolate from the rest of the environment. Illuminazione, Lighting
Arseny Leonovich
# 204
# 205
Rotary
Laureatosi presso l’Istituto di Architettura di Mosca e specializzatosi presso il Tu Delft di Rotterdam, Arseny Leonovich è architetto e designer industriale. Nel 2001 ha fondato lo studio Panacom con Nikita Tokarev. Ha realizzato progetti per numerose aziende, quali Valli & Valli (Italia), Piiroinen (Finlandia), Lighting Technologies (Russia), Smart&Bright (Russia), Atelier Sedap (Francia), Nayada (Russia).
sono lampade realizzate in plastica o metallo. Le tonalità vivaci sono concepite per bilanciare la forma espressiva, pesante e “industriale” degli ingranaggi, accentuando la bellezza estetica di oggetti funzionali. The lamps Rotary are made either of plastic or metal. Bright colors are conceived as a counterbalance to the expressive, heavy, “industrial” form of gears. They emphasize the esthetic beauty of the absolutely functional objects.
Arseny Leonovich is an architect and industrial designer. He graduated from Moscow Architectural Institute and trained at the TU DELFT in Rotterdam. In 2001 he founded the Architectural bureau Panacom with Nikita Tokarev. In the field of product design he worked with many companies, such as Valli & Valli (Italy), Piiroinen (Finland), Lighting Technologies (Russia), Smart&Bright (Russia), Atelier Sedap (France), Nayada (Russia).
Moscow, Russia +7 4959726022 monoleon@yandex.ru pana.com.ru
RDP Selection | DESIGN FOR 2015
Illuminazione, Lighting
Mediator è costituito da plastica di carbonio e vetro. Il solito concetto dei mobili viene superato con l’uso delle luci LED disposte lungo le gambe e sul perimetro del piano di lavoro. Difficile stabilire se sia una lampada o una scrivania.
Rotary
Mediator
Mediator is made of composite materials, carbon plastic, glass. With LEDs in the limbs of the legs and on the inner perimeter of countertop, the usual comprehension about furniture blurs. Hard to say whether it is a lamp or a desk. Tavolo, Table
Makio Hasuike Makio Hasuike nasce a Tokyo il 20 gennaio 1938. Laureatosi in Disegno Industriale alla Tokyo University of the Arts nel 1962, comincia la sua esperienza professionale in Giappone. Lavora per un anno come designer presso la Seiko, realizzando i progetti di una serie di orologi e contaminuti per i Giochi Olimpici di Tokyo del 1964. Dal 1963 è in Italia dove prosegue la sua attività in differenti settori del design. Nel 1968 fonda il suo studio a Milano, uno fra i primi studi di Industrial Design in Italia. Nel 1982 intraprende un progetto sperimentale ideando e mettendo sul mercato una serie di prodotti innovativi, nello specifico nuove tipologie di cartelle da lavoro: nasce così MH Way. L’attività di progettazione a 360° lo mette direttamente a confronto con gli aspetti legati alla produzione e alla distribuzione. L’azienda, attiva ancora oggi, è uno dei rari esempi di “design company” di successo. In oltre quarant’anni di attività ha sviluppato numerosi progetti e collaborazioni con svariate aziende italiane e internazionali di settori eterogenei, contribuendo al loro successo attraverso la creazione di soluzioni di design dall’estetica e dal contenuto innovativi. Il campo di progettazione di Makio Hasuike & Co. è molto vasto: dagli strumenti tecnologici e di precisione agli accessori e strumenti per il lavoro e il tempo libero, dai piccoli e grandi elettrodomestici all’arredo e oggettistica, dalla brand identity al packaging fino agli allestimenti. I suoi progetti hanno ottenuto prestigiosi premi e riconoscimenti quali: “Compasso d’oro”, “Macef”, “Triennale”, “Smau”, “Bio” (Lubiana), “Design plus” (Francoforte), “Design Preis” (Stoccarda), “Design Innovation” (Essen), e continuano ad essere oggetto di mostre ed esposizioni permanenti in svariati musei del mondo fra i quali il Museo di Arte Moderna (MoMA) di New York. Spesso è stato Invitato come relatore a numerose conferenze e convegni internazionali e ha insegnato presso la Facoltà di Disegno Industriale di Milano. È inoltre membro del Comitato Fondatore del Master di Design Strategico del Politecnico di Milano.
Makio Hasuike was born in Tokyo on the 20th of January 1938. He graduated in Industrial Design from Tokyo University of the Arts in 1962 and started his professional experience in Japan. He worked for one year as a designer for Seiko, producing the projects of a series of watches and timers for the Tokyo Olympic Games in 1964. From 1963 on, in Italy, he pursued the activity in different areas of design. In 1968 he founded his own studio in Milan, one of the first Industrial Design studios in Italy. In 1982 he took on an experimental project creating and putting on the market a series of innovative products, specifically a new kind of briefcase: that’s how MH Way was born. The 360° design activity directly confronted him with aspects related to the production and distribution. The company, still active today, is one of those rare examples of a successful “design company”. In more than forty years of activity it has developed several projects and collaborations with various Italian and international companies from heterogeneous sectors, contributing to their success through the creation of design solutions, innovative both in terms of aesthetics and content. The design range of Makio Hasuike & Co. is very wide: from technological and precision tools to working and leisuretime tools, from small and large home appliances to furniture and objects, from brand identity to packaging to exhibit design. His designs have received prestigious awards and acknowledgements, such as: “Compasso d’oro”, “Macef”, “Triennale”, “Smau”, “Bio” (Ljiubljana), “Design Plus” (Frankfurt), “Design Preis” (Stuttgart), “Design Innovation” (Essen), and continue to be exhibited at shows and permanent exhibitions in various museums all over the world, among which New York’s Museum of Modern Art (MoMA). He’s been repeatedly invited as spokesman in numerous conferences and international conventions and has taught at the Facoltà di Disegno Industriale di Milano (Milan’s College of Industrial Design). He is also member of the Founding Committee of the Master of Strategic Design of the Politecnico di Milano.
makiohasuike.com
Interview Quali sono secondo lei le principali differenze tra il design di ieri (all’inizio delle sua carriera) e il design di oggi?
What do you think are the main differences between Design in the past (at the beginning of your career) and the today’s Design?
Quando ho iniziato la mia carriera nel mondo del design era molto diffuso l’approccio così detto del “modernismo – razionalismo”. Gli oggetti progettati dovevano essere utili e comodi oltre che belli e in armonia con l’ambiente e l’architettura considerati moderni. Questo approccio progettuale era diffuso non solo tra i progettisti ma formava e condizionava l’immaginario comune delle persone. In tal senso quindi credo che allora fosse più facile ottenere consensi da parte dei clienti e del pubblico per i prodotti disegnati dai designers rispetto ad oggi. Oggi lo spazio dedicato alla ricerca dei valori progettuali si è molto più ampliato e i riferimenti legati all’immaginario comune sono diventati plurali e complessi.
When I started my career in the design industry, the approach of the so-called “modernism-rationalism” was widespread. The designed objects had to be useful and comfortable besides beautiful and harmonious with the modern environment and architecture. This design approach pervaded not only among designers but also shaped and conditioned people’s common imaginary. In that sense, therefore, I believe that at that time it was easier to achieve a consent form the client and the public regarding the designed products in comparison to nowadays. Today the research of the designing project values have become bigger and bigger due to the links to the common immaginary which have become multiples and complex.
Quali sono secondo lei le differenze nell’approccio alla progettazione oggi e all’inizio della sua carriera; eventuali analogie, evoluzioni?
What do you think are the differences between the approach to Design today and at the beginning of your career; any similarities, evolutions?
Seppur condizionato dall’evoluzione tecnologica e sociale sostanzialmente non vedo un cambiamento di approccio alla progettazione oggi rispetto agli esordi della mia attività. In particolare non ho mai voluto specializzarmi in un settore e quindi la mia attività è sempre rimasta rivolta a settori produttivi e prodotti di merceologia differenti. Termini quali “emozionalità” e “attenzione ai materiali” oggi molto utilizzati hanno sempre fatto parte del mio approccio, forse l’evoluzione più evidente c’è stata per l’attenzione all’ambiente.
Although I have been influenced by the technological and social evolution, basically I do not see any change in today’s design approach compared with the one at the beginning of my activity. Particularly, I have never wanted to specialize in one sector and, therefore, my activity has always stayed oriented to various productive sectors and to different categories of products. Terms like “emotionality” and “attention to the materials”, widely used today, have always been part of my approach. I could say that maybe the most evident evolution in my design approach is visible in the attention towards the environmental issues.
Qual è stata la sua prima idea messa in produzione? Ci sono ricordi, aneddoti e sensazioni che vuole raccontarci?
Mix Match, MH Way, 2013
Più che ricordare il primo prodotto da me progettato e messo in produzione da un’azienda ricordo con emozione grande il primo prodotto messo in produzione per MH WAY. MH WAY è una storia speciale. Con MH WAY nasce per me una nuova attività e una nuova sfida perché rappresenta l’idea di chiusura del cerchio facendomi vestire il ruolo di designer e di imprenditore allo stesso tempo. Il primo prodotto realizzato entra in produzione nel 1982. È una cartellina ricavata da una lastra di cartone plastificato fustellato con chiusure e maniglia in plastica. Un investimento contenuto grazie al materiale povero e alla lavorazione semplice. Fu un grande successo, inaspettato nella reazione che suscitò visto che alla prima fiera dove esponemmo arrivarono richieste di acquisto non solo dall’Italia ma da tanti paesi, alcuni lontanissimi. Ricordo con emozione questa esperienza mai avuta prima di allora e devo dire che
What was your first idea put into production? Do you have any memory, anecdote and feeling you want to tell us? More than the first product designed and put into production by a company I remember with great emotion the first project that was put into production for MH WAY. MH WAY is a special story. With MH WAY a new challenge and a new activity were born, making me play the role of designer and entrepreneur at the same time. The first product went into production in 1982. It was a briefcase made from a sheet of plastified cardboard with plastic clasps and handle. A low investment thanks to the use of a low cost material and a simple manufacture. It was a big success that elicited an unexpected reaction, since at the first fair where we showed it, we received purchase requests non only from Italy but from many other countries, some of them remote. I remember with
l’intraprendere questa nuova strada provocò in me il grosso dubbio che tale iniziativa potesse incidere sulla credibilità del mio lavoro in veste di designer consulente agli occhi dei miei clienti. Devo dire che non ci fu in realtà alcun condizionamento in tal senso. Qual è stato il primo contatto con un’azienda importante? Ci sono ricordi, aneddoti e sensazioni che vuole raccontarci?
Piuma, Mh Way,1984
Cito il mio cliente storico nonché attuale Indesit Company. Allora si chiamava Ariston, poi Merloni Elettrodomestici. Il primo incontro con il dott. Vittorio Merloni risale all’autunno 1967 nella hall di un grande albergo milanese; dopo alcune domande a me rivolte sulla mia esperienza ricevetti l’invito a visitare la sua azienda nelle Marche, a Fabriano. Ricordo che mi consigliò di prendere un volo da Milano ad Ancona. L’aereo era piccolo, ad eliche e fece scalo a Bologna. L’autista che mi aspettò all’aeroporto dopo un’ora di strada tutta curve mi portò a una fabbrica di cucine a gas. Erano le otto di sera, mi aspettavano oltre a Vittorio Merloni suo fratello maggiore Francesco, il direttore tecnico e il direttore di stabilimento capo della progettazione. Ricordo che l’ufficio all’interno dello stabilimento dove ci incontrammo era spoglio e severo ma la sensazione al contrario era di noi tutti fortemente rivolta al desiderio di voler intraprendere insieme con passione un nuovo lavoro. A pensarci ora mi sembra incredibile che ancora oggi la collaborazione continui. Chi sono stati i personaggi fondamentali nella sua carriera? Dando uno sguardo generale alla mia attività di ieri e di oggi mi rendo conto che riuscire a lavorare in continuazione per tanti anni sia una grande fortuna nel mondo del design. Non è solo difficile iniziare questa attività ma lo è anche riuscire a continuarla, a renderla attiva costantemente. È un impegno che richiede tantissime condizioni positive a sostegno. Tra tutte queste condizioni il rapporto con le persone è sicuramente il più importante. Quindi, senza fare i nomi, ringrazio tantissimo tutte le persone che in un modo o nell’altro mi hanno sostenuto. In riferimento all’approccio e allo stile progettuale, quali sono secondo lei le differenze tra un designer italiano e uno straniero?
Arte, Auerhahn, 2000
Stratos, Via della Spiga, 2007
Ormai dopo tantissimi anni in Italia non posso fare una valutazione della differenza oggi tra un designer italiano e uno straniero. Quello che ricordo della mia impressione avuta all’inizio della mia esperienza in Italia non è tanto in merito alla differenza tra i designers ma alla differente attitudine degli imprenditori italiani. Intuitivi, mentalmente
excitement the feeling, never experienced until then. Before that moment I have to say that the great thrill of taking a new alternative road, provoked in me the heavy doubt that such an initiative could influence the credibility of my work, as a consultant designer, in the eyes of my clients. I must say that this did not happen. What was your first contact with an important company? Do you have any memory, anecdote and feeling you want to tell us? I wish to mention my first and current client, Indesit Company. At that time it was called Ariston, afterwards Merloni Elletrodomestici. The first meeting with Vittorio Merloni, Phd. was held in the Autumn of 1967 in the hall of a big hotel in Milan; after some questions about my experience I received the invitation to visit the company in Fabriano, Marche region. I remember he advised me to take a flight from Milano to Ancona. The plane was small, with propellers, and made a stop in Bologna. The driver who picked me up at the airport drove me through a curvy road lasted one hour journey to reach the gas kitchen factory. It was eight at night and, Vittorio Merloni, his eldest brother Francesco, the technical director and the plant manager head of design were waiting for me. I remember that the office inside the factory, where we met, was bare and stern but everybody’s feeling was focused on the desire of taking on a new job with passion. Today I find myself amazed thinking of this collaboration which lasted so long and in continuity until today. Who have been the key characters in your career? Giving my activity a general glance, from yesterday to today, I realize that managing to work non-stop for so many years is a great fortune in the world of design. It is difficult not only to start an activity but also to keep going, to make it constantly active. It’s a commitment that requires a great amount of supporting positive conditions, among them, the contact with people is surely the most important. So, without telling names, I wish to thank all the people who have supported me. With regards to the approach and style of design, what do you think are the differences between Italian and foreigner designers? After so many years spent in Italy I am unable to tell the difference between an Italian and a foreigner designer. What I remember from the first impression I had at the beginning of my experience in Italy, is not so much related to the difference among the designers, but to the different attitudes of the Italian entrepreneurs. Intuitive, independent and also driven by passion. I thought that it represented a very fertile ground so, driven by this, I decided to settle in Italy.
indipendenti e anche spinti dalla passione. Pensai che questo rappresentasse un terreno molto fertile per i designers. È questo che mi ha fatto rimanere in Italia. Quale dovrà essere il modo corretto di progettare rivolgendo uno sguardo al futuro? L’attenzione all’ambiente è oggi parte integrante del modo corretto di progettare con uno sguardo al futuro in particolare nell’utilizzo intelligente della nuova tecnologia così come nella scoperta e nella rivalutazione dell’uso dei materiali. Questo senza dimenticare i valori già acquisiti in passato come la sapienza, la capacità di saper produrre varietà e saper creare uno spessore emotivo legato alla percezione dei sensi. Oltre a ciò per progettare il futuro reputo rilevante per tutti noi progettisti la capacità di riosservare la natura che rimane sempre una base importante da tenere in considerazione per offrire soluzioni adeguate a garantire una giusta qualità della vita. Un consiglio ai designer emergenti? Inizierei col dire che è fondamentale essere coerenti e onesti con se stessi e il mondo che ci circonda perché ogni designer ha le sue caratteristiche e il suo carattere. E di non perdere di vista il valore del fare. Non è forse così sbagliato pensare che un designer possa attingere alla sua anima più profonda attraverso l’uso delle mani, recuperando quei valori più intimamente profondi che oggi nella nostra professione si sono notevolmente affievoliti a scapito di altre inevitabili opportunità e necessità frutto dalla nostra epoca.
Tokyo, Metalmobil, 2014
Gemma, Richell, 2013
How should the correct way to design be in the future ? Environmental awareness is nowadays an integral part of the correct way of designing with an eye on the future. In particular, a clever use of new technologies, as well as the discovery and the revaluation of the use of materials have to be merged with tradition values, wisdom, ability of knowing how to produce variety and knowing how to create an emotional link through the sense perception. Besides, in order to design for the future, I consider relevant to all of us designers the ability of reobserving nature which is always an important issue to be considered in order to develop suitable design solutions for an adequate quality of life. Could you give any piece of advice for emerging designers? First of all I would say to them that being coherent and honest with themselves and with the world around them is fundamental because every designer has his own characteristics and character.In addition I would advice them not to forget the value of “doing” It’s not perhaps so wrong to think that a designer can get to his deepest soul through the use of the hands, recovering those most deeply intimate values that today, in our profession, have been deeply weakened at the expense of other inevitable opportunities and needs resulting from these days’ state of things.
MH Led, Yamagiwa, 2007
Pavel
# 258
# 259
RDP Selection | DESIGN FOR 2015
Deckchair: Sail si sviluppa grazie alle combinazioni infinite di linee morbide. Questo progetto ricorda due vele collegate attraverso le membrane metalliche dei braccioli, i quali formano una struttura elastica su cui sedersi.
Dopo essersi laureato nel 2005, Paul ha iniziato a lavorare come interior designer per spazi pubblici e residenziali, e ha disegnato mobili e arredamenti per l’ufficio. È stato sempre impegnato in svariati progetti internazionali, mostre e concorsi, come ad esempio Gallery Neuhaus, Furniture Gallery Brueton, Moscow Furniture Exhibition IFIP e molti altri. Attualmente progetta mobili imbottiti modulari.
Deckchair: Sail develops the idea of flowing lines with infinite combinations. This project looks like two sails, connected with metal membrane armrests that form a resilient structure where users can sit on.
After his graduation in 2005, Paul Kulakov started to work as interior designer of residential and public interiors, furniture and office equipment. He has been constantly involved in a variety of international projects, exhibitions and contests, such as Gallery NEUHAUS, Furniture gallery Brueton, Moscow furniture exhibition IFIP, and many others. Now he is working on projects of modular upholstered furniture.
Saint Petersburg, Russia +7 9119386955 pablotycos@gmail.com pavelkulakov.com
Chaise Longue
Modular program è adatto per qualsiasi ambiente, dalla camera da letto all’ingresso. La forma del pouf è caratterizzata da una piccola scatola da impregnare con essenze profumate che rilasciano un buon profumo nell’ambiente.
Deckchair: Sail
Modular program
Modular program could be the right choice for bedrooms, hallway or children room. Thanks to the evolution of small form boxes and perfume vials into the form, this ottoman could be suitable for any interior. In collaboration with Olga Kabaeva
Pouf, Pouffe
Pedrali Pedrali è un’azienda italiana che produce elementi d’arredo dal design contemporaneo per gli spazi pubblici, l’ufficio e la casa. La collezione è il risultato di una ricerca rigorosa e attenta per creare prodotti di disegno industriale funzionali e dalle forme originali in materiale plastico, metallo, legno e imbottito. Sedute, tavoli, complementi d’arredo e lampade interamente sviluppati in Italia all’interno dei siti produttivi dell’azienda, attraverso un processo che unisce tradizione e innovazione, eccellenza ingegneristica e genio creativo. La sperimentazione di tecnologie produttive, l’utilizzo di materiali diversificati e il legame con numerosi designers ha permesso di ottenere importanti riconoscimenti come il Compasso d’Oro ADI per la seduta Frida. Fondata nel 1963, l’azienda è guidata da imprenditori di seconda generazione con una forte passione per l’arredo ed uno stretto legame con il territorio di origine. La cultura e la tradizione del saper fare italiano in Pedrali sono state tradotte in un modello industriale basato sull’internalizzazione della maggior parte delle lavorazioni, per dare vita a prodotti qualitativamente eccellenti, sostenibili e durevoli, sia dal punto di vista estetico che di resistenza. Best references I prodotti Pedrali sono presenti all’interno di numerosi progetti innovativi come l’Autogrill Villoresi Est sull’Autostrada dei Laghi - A8, best practice in tema di sostenibilità costruttiva e il Google Campus di Dublino, con le sue aree comuni pensate per incentivare l’interazione tra colleghi. Ma anche il ristorante tre stelle Michelin Alain Ducasse at the Dorchester, un luogo senza tempo all’interno dello storico hotel nel cuore di Londra e il Salewa Headquarter di Bolzano, che presenta la palestra di roccia più grande d’Italia. E ancora la boutique della maison francese di alta gioielleria Van Cleef & Arpels sulla mitica Fifth Avenue di New York e la Kanazawa Umimirai Library in Giappone, con i suoi spazi innovativi che rendono la biblioteca un polo sociale per il territorio.
Pedrali, advertising campaign backstage
Pedrali is an Italian company that produces contemporary furniture for public spaces, offices and homes. The collection is the result of a careful and accurate research that aims to create industrial design products with original shapes made of plastic, metal, wood, as well as upholstered ones. A wide range of chairs, tables, complements and lamps are exclusively manufactured in Italy inside Pedrali production sites through a design process which combines tradition and innovation, engineering excellence and creative brilliance. The production technologies experimentation, the use of different materials and the cooperation with many designers have allowed Pedrali to achieve important awards such as the Compasso d’Oro ADI for the Frida chair. Established in 1963, the company is guided by second generation entrepreneurs with a strong passion for furnishing and a close link to the land of origin. In Pedrali, the culture and tradition of the Italian know how have translated into an industrial model based in the internationalization of most of the production, giving life to qualitatively excellent, sustainable and durable products, both from an aesthetics and resistance point of view. Best references Pedrali products feature in many innovative projects such as the Autogrill Villoresi Est, which represents the best practice on construction sustainability along the A8-Laghi highway in the north of Italy, and the Google Campus in Dublin, characterized by its different public areas planned to encourage interaction among colleagues. The three-star Michelin restaurant Alain Ducasse at the Dorchester, a timeless place inside the renowned hotel located in the heart of London, and the Salewa Headquarters in Bolzano, which has the biggest rock climbing wall in Italy, are further examples of projects Pedrali is proud of. Pedrali products can also be found at the Van Cleef & Arpels boutique, situated in the legendary Fifth Avenue in New York, and in the Library Umimirai Kanazawa in Japan, whose innovative spaces make this facility a new hub for the social life of the local community.
Interview
to Giuseppe Pedrali, CEO
Come nasce un vostro prodotto? C’è un iter particolare che seguite? Valutate le mode del momento, la carenza di un particolare tipo di prodotto nel vostro catalogo, venite colpiti da un’idea che vi viene proposta oppure contattate un designer del quale vi piace il suo stile progettuale? Ai designers con cui già collaboriamo solitamente assegniamo un brief. Con molti di loro ci conosciamo da anni ed è facile capirsi al volo. Valutiamo inoltre tutte le proposte spontanee che riceviamo. I progettisti che collaborano con noi arrivano da percorsi e sensibilità differenti ma sono accomunati dalla capacità di riuscire ad interpretare la nostra filosofia produttiva, che si traduce nella possibilità di sviluppare internamente la maggior parte delle lavorazioni. Creare prodotti che possono essere utilizzati nei diversi ambienti contract è qualcosa che richiede impegno e ricerca costanti. È un percorso lungo e affascinante, un lavoro di squadra che coinvolge azienda e designer. In riferimento all’approccio e allo stile progettuale, quali sono secondo voi le differenze tra un designer italiano e uno straniero? I grandi maestri del design italiano hanno lasciato un segno molto chiaro e un’eredità imponente. I giovani designer italiani sanno di poter attingere da un repertorio storico di immenso valore. Rispetto ai loro colleghi stranieri hanno inoltre la fortuna di essere vicini a numerose realtà produttive di eccellenza del settore del mobile. Le loro idee progettuali mixano memoria, conoscenza tecnica e creatività. Che tipo di rapporto avete con i giovani designer, ricevete molte proposte spontanee?
Monica, Mario, Giuseppe Pedrali
Riceviamo ogni settimana proposte da designers giovani e meno giovani e le valutiamo tutte con molta attenzione. Una buona idea può arrivare in ogni momento. L’esempio di Fioravanti è esemplificativo di come la scintilla per iniziare una collaborazione possa scattare senza preavviso. Odoardo nel 2007 si è presentato alla nostra porta con in mano il prototipo di una sedia in polipropilene che utilizzava la
How are your products born? Do you follow any particular procedure? Considering current trends, noticing the lack of a particular type of product in your catalogue, do you go for an idea that is proposed to you or do you contact a designer with a design style that you like? To designers with whom we already collaborate we provide a brief. We have known many of them for years and we easily understand each other. We also evaluate all the other spontaneous proposals we receive. Designers that collaborate with us come from different paths and sensibilities but are linked by the ability of being able to interpret our production philosophy, translated into the possibility of developing internally most of the production. To create products that can be used in different environments is something that requires commitment and constant research. It’s a long and fascinating road, a team work that involves the company and the designer. Regarding the design style, which are, according to you, the differences between an Italian and a foreign designer? The great masters of Italian design have left a very clear footprint and a massive heritage. Young Italian designers have the power to draw from a historic repertoire of an incredible value. Compared to their foreign colleagues they have also the fortune of being close to numerous production companies of excellence in the furniture sector. Their design ideas combine memory, technical knowledge and creativity. What kind of relationship do you have with young designers, do you receive many spontaneous proposals? Every week we receive proposals from young and not so young designers and we evaluate all of them with much attention. A good idea can arrive at any time. The example of Fioravanti is representative of how the spark to initiate a collaboration can start without a previous warning. Odoardo in 2007 came to our door carrying in his hand the prototype of a chair in polypropylene that used the gas air molding technology. He knew we were using it. We didn’t know him, he had never collaborated with any company of
tecnologia gas air moulding. Sapeva che la stavamo utilizzando. Non lo conoscevamo, non aveva ancora lavorato per alcuna azienda del comparto arredo. È stata una scommessa, per entrambi. Nel 2008 la sedia Snow è stata presentata al Salone del Mobile ed ha vinto il premio Young&Design. Poi è stata la volta della sedia Frida che nel 2011 si è aggiudicata il XXII Compasso d’Oro ADI. L’anno scorso abbiamo lanciato la famiglia Babila e quest’anno la versione junior della sedia Snow. Che consiglio dareste ad un giovane designer che vuole entrare in contatto con un’azienda per proporre una sua idea? Qual è il metodo che ritenete più efficacie?
Snow, Odo Fioravanti, 2008
Ikon, Pio e Tito Toso, 2012
Il consiglio che ci sentiamo di dare è quello di valutare con attenzione il percorso dell’azienda a cui si vuole proporre un progetto. Capirne l’evoluzione sia in termini progettuali che di visione è fondamentale per intuirne la direzione e cercare di intercettarne le esigenze. È un’attività che richiede tempo ma che si può fare in modo relativamente semplice analizzando il catalogo prodotti, andando a visitare gli stand nelle fiere o partecipando agli eventi che l’azienda organizza. Ci capita troppo spesso di ricevere proposte che non sono in linea con la nostra idea progettuale. Qual è secondo voi il motivo del vostro successo? Cosa rende grande un’azienda come la vostra? Avere una famiglia a capo di un’azienda è secondo noi importante per non disperdere la cultura e la tradizione ma anche per garantire continuità progettuale e responsabilità sociale. Mio padre Mario ha iniziato l’attività imprenditoriale negli anni ‘60 e ha poi saputo passare il testimone a me e a mia sorella Monica con i giusti tempi trasmettendo l’energia e l’entusiasmo di fare impresa. Crediamo inoltre nel valore indissolubile del Made in Italy, un mix di creatività, innovazione ed eccellenza produttiva che non ha eguali al mondo. Per questo motivo abbiamo scelto di produrre in Italia. Qual è la giusta “ricetta”, affinchè un prodotto diventi un’icona del design mondiale? Non pensare mai che possa diventare un’icona del design! Qual è il vostro prodotto più venduto di sempre? Era stato previsto tale successo?
Arki-Table, Pedrali R&D, 2013
Log, Busetti Garuti Redaelli, 2014
Tra i nostri prodotti più di successo, sia commerciale che di progetto, c’è senza dubbio la sedia Snow
the furnishing sector. It was a bet, for both of us. In 2008 the chair Snow was presented at Salone del Mobile and won the award Young&Design. Then there’s the time when the Frida chair, in 2011, was awarded the XXII ADI’s Golden Compass. Last year we launched the Babila family and this year the junior version of the Snow chair. What piece of advice would you give a young designer that wants to establish contact with a company to propose their idea? What is the method that you believe to be more effective? The piece of advice we feel like giving is that of carefully evaluating the path of the company to which they want to propose the design. Understand its evolution both in terms of design and vision and, fundamentally, to perceive the direction and try to intercept their needs. It’s an activity that takes time but that can be done in a relatively simple way by analyzing the products catalogue, visiting the stands at the fairs or participating in the events that the company organizes. It happens way too often that we receive proposals that are not aligned with our design idea. What is, according to you, the reason of your success? What makes a company like yours big? Having a family at the head of a company is, according to us, important so as not to dissipate the culture and the tradition but also to guarantee the design continuity and social responsibility. My father Mario started the entrepreneurial activity in the 60’s and has known how to pass the torch to to me and my sister Monica with the right timing, transmitting the energy and enthusiasm for doing business. We also believe in the indissoluble value of the Made in Italy, an unmatched blend of creativity, innovation and productive excellence. Thanks to this we have chosen to produce in Italy. What’s the right “recipe”, in order for a product to become an icon of international design? Not thinking that it can become an icon of design! What’s your best-sold product ever? Was the success expected? Among our most successful products, be it commercially or in terms of design, there’s, without a doubt, the Snow chair designed by Odo Fioravanti put on the market in 2008. Its clean shape, the adaptability to both outdoor and indoor environments, the
disegnata da Odo Fioravanti e lanciata sul mercato nel 2008. La sua forma pulita, l’adattabilità in ambienti esterni e interni, l’impilabilità l’hanno resa un nuovo classico. Nel 2014 abbiamo presentato la versione ridotta per bambini, Snow jr, sempre in polipropilene caricato con fibre di vetro, che la rende solida e leggera al tempo stesso, e sempre stampata a iniezione con gas moulding, per produrla in grandi numeri contenendone i costi. Sicura e colorata come richiesto dai nuovi piccoli utenti. Qual è l’oggetto che avete prodotto che vi sta più a cuore? L’emozione che abbiamo provato durante la cerimonia di consegna del Compasso d’Oro alla sedia Frida è stata davvero travolgente. Frida rappresenta il risultato di un lungo lavoro portato avanti con cura per ottenere un progetto che coniugasse bellezza e tecnologia, amore per i dettagli e semplicità. Da luglio 2011 fa parte di una cerchia ristretta di prodotti che rimarranno nella storia del design. Una soddisfazione indescrivibile.
stackability, have turned it into a new classic. In 2014 we presented the reduced version for children, Snow jr, always in polypropylene reinforced with glass fiber that makes it solid and light at the same time, always molded by injection with the glass molding technique in order to produce it in big quantities and restrain the costs. Safe and colored as requested by the new little users. What’s the object that you have produced that you cherish the most? The emotion we experienced during the award ceremony of the Golden Compass for the Frida chair was really overwhelming. Frida represents the result of a long work carried out with care in order to achieve a design that would combine beauty and technology, love for detail and simplicity. Since July 2011 it’s part of the exclusive group of products that will remain in the history of design. An indescribable satisfaction.
Headquarter sp 122 Mornico al Serio (BG)
Frida, Odo Fioravanti, 2008
Divisione Legno Via A. Volta, 3 Manzano (UD) pedrali.it
Natalia Rumyantseva
# 294
# 295
Cosmos Bed è un letto parzialmente aperto somigliante ad un uovo o ad una capsula. All’interno vi si può ascoltare la musica o i “rumori bianchi”, annusare aromi rilassanti o riposare sotto una luce calda, portando via lo stress.
Ha frequentato l’Università Statale di Tecnologia e Design di San Pietroburgo e ha ottenuto numerosi riconoscimenti e pubblicazioni su scala nazionale ed internazionale. Costantemnte alla ricerca di un design organico e sensuale, il suo obiettivo è l’interazione tra persona e prodotto. Oggi Natalia è impegnata nel settore dell’interior design grazie a numerose esperienze lavorative in studi di architettura.
The Cosmos Bed is a partially open bed that resembles an egg or a capsule. It will take away the stress and help you to fall asleep: you can listen to the music or “white noise”, smell relaxing aroma or relax under calm light.
The designer Natalia Rumyantseva studied at State University of Technology and Design in St.Petersburg. She has gained several Russian and international awards and publications. She is a follower of organic, sensual design. Her design motto is the emotion, the interaction between a person and a product. Today Natalia is engaged to interior design thanks to her working experience in architectural studios.
Saint Petersburg, Russia +7 9111733349 natalia.room@gmail.com nataliarumyantseva.com
RDP Selection | DESIGN FOR 2015
Letto, Bed
Letter trova ispirazione nell’omonima canzone giapponese di Yosi Horikawa. Immagini di fogli di carta e lettere sono stati utilizzati per creare uno scrittoio. L’obiettivo è quello di creare un’atmosfera speciale per gli utenti.
Cosmos Bed
Letter
Letter was inspired by a homonymous song of a Japanese musician Yosi Horikawa. Images of leaf of paper and letters were used when creating a writing-table. The goal is to create special mood and atmosphere for users. Altro, Other
Giovanni Levanti Nato a Palermo, dopo la laurea in Architettura, interessato alle avanguardie artistiche e al design radicale, si trasferisce a Milano. Frequenta la Domus Academy e inizia a collaborare con Andrea Branzi. Nel 1991 apre il proprio studio. Il suo lavoro è subito riconosciuto e apprezzato: partecipa alla mostra “12 nuovi Memphis” e marchi rinomati del design come Cassina, Edra e Campeggi includono nei loro cataloghi suoi progetti. Inizia a indagare - attraverso un metodo fatto di continui rimandi tra intuito e rigore - differenti possibilità e nuove tipologie per rinnovare il comfort domestico: “contestatore coraggioso del salotto buono” per Beppe Finessi, “un metodo individualista e un’opera individuale” per Alessandro Mendini, “uno dei più originali designer italiani” per Vanni Pasca. Il suo lavoro si pone tra visione e realtà, aperture utopiche e prodotto. Collabora tra gli altri con Alessi-Twergi, Azzurra Ceramica, Diamantini&Domeniconi, Foscarini, Pallucco, Salviati, Serafino Zani, e per le aziende giapponesi In the Room, Marutomi e Nagano. Suoi oggetti, progetti e disegni sono selezionati negli anni per prestigiose mostre internazionali, tra le più recenti: La casa morbida a cura di B. Finessi (Milano, 2014); Ultrabody, a cura di B. Finessi (Milano, 2012), Design una storia italiana, a cura di M. Romanelli (Roma, 2011, Torino, 2012); Le Fabbriche dei sogni, a cura di A. Alessi (Milano, 2011); Quali cose siamo, a cura di A. Mendini (Milano, 2010); 1978-2008 Made in Italy, Brazilian Design Biennal, a cura di V.Pasca (Brasilia, 2008); Il Modo Italiano, a cura di G. Bosoni (Montreal, 2007, Toronto, Rovereto); 1945-2000 Il Design in Italia, 100 oggetti, a cura di S. Annichiarico (Seoul, 2001 itinerante); Italia e Giappone – design come stile di vita, a cura di A. Branzi (Yokohama, Kobe, 2001). Suoi oggetti sono presenti nella Collezione Permanente del Design Italiano della Triennale di Milano, nella Collezione di Design del Museum of Fine Arts di Montreal e nella Collezione di Design del Museo
Nazionale d’Arte Moderna del Centre Pompidou di Parigi. Tra i riconoscimenti: Il Palermo Design Week (Palermo, 2007) e il Design Plus Prize (Francoforte, 2000), le selezioni al XXII Premios de Disegno cDIM Professionales (Valencia, 2004) e al XIX Premio Compasso d’Oro ADI (Milano, 2001). Nel 2007 la sua prima personale nei locali del Caffè Letterario del Teatro Massimo di Palermo. Nel 2010 Beppe Finessi cura un’ampia retrospettiva sul suo lavoro negli spazi delle gallerie Careof e Viafarini, presso la Fabbrica del Vapore a Milano. Nel 2014, l’allestimento “Il Candore Umano” a Palazzo Agliardi nell’ambito di DimoreDesign Bergamo.
Born in Palermo, after graduating in Architecture, interested in the artistic avant-garde movements and radical design, he moves to Milan. He attends Domus Academy and starts collaborating with Andrea Branzi. In 1991 he opens his own studio. His work is immediately recognized and appreciated: he participates in the exhibition “12 New Memphis” and renowned design brands such as Cassina, Edra e Campeggi include his projects in their own catalogues. He starts to research – through a method based on the constant feedback between intuition and discipline – different possibilities and new typologies for renewing the domestic comfort: “brave protester of the living-room” according to Beppe Finessi, “an individualist method and an individual work” according to Alessandro Mendini, “one of the most original Italian designers” according to Vanni Pasca. His work is placed between vision and reality, utopic openness and product. He collaborates with AlessiTwergi, Azzurra Ceramica, Diamantini&Domeniconi, Foscarini, Pallucco, Salviati, Serafino Zani, among others, and for Japanese companies such as In the Room, Marutomi and Nagano. His objects, projects and designs are selected throughout the years for prestigious international exhibitions, among which, the most recent ones are: La casa morbida curated by B. Finessi (Milan, 2014); Ultrabody, curated by B. Finessi (Milan, 2012); Design una storia italiana, curated by M. Romanelli (Roma, 2011; Torino, 2012), Le Fabbriche dei sogni, curated by A. Alessi (Milan, 2011); Quali cose siamo, curated by A. Mendini (Milan, 2010); 1978-2008 Made in Italy, Brazilian Design Biennale, curated by V. Pasca (Brasilia, 2008); Il modo italiano, curated by G. Bosoni (Montreal, 2007; Toronto, Rovereto); 1945-2000, Il Design in Italia, 100 oggetti, curated by S. Annichiarico (Seoul, 2001 traveling); Italia e Giappone – design come stile di vita, curated by A. Branzi (Yokohama, Kobe, 2001). His objects are present in the Permanent Collection of Italian Design at Triennale in Milan, in the Collection of Design at the Museum of Fine Arts of Montreal and in the Collection of Design at the National Museum of Modern Arts of the Pompidou Centre in Paris. Acknowledgements: Palermo Design Week (Palermo, 2007) and Design Plus Prize (Frankfurt, 2000), selected for the XXII Design Awards DIM Professionals (Valencia, 2004) and for the XIX Golden Compass Award ADI (Milan, 2001). In 2007, his first personal exhibition was held at Literary Café of Teatro Massimo in Palermo. In 2010 Beppe Finessi curates a broad retrospective of his work in the grounds of the Careof and Viafarini Galleries, at the Fabbrica del Vapore in Milan. In 2014, he designs the setting of “Il Candore Umano” (The human purity) at Palazzo Agliardi in the context of DimoreDesign Bergamo.
Interview
Nido, Cassina, 1991.
La fortuna di essere stato nel posto giusto al momento giusto si è concretizzata, nel mio caso, nella formazione universitaria e postuniversitaria per me fondamentali. Agli inizi degli anni ‘80 frequentavo la facoltà di Architettura a Palermo in un clima del tutto positivo e aperto e cominciavo ad interessarmi al design, per inciso qualcuno prima o poi dovrà rendere omaggio al lavoro prezioso svolto in quella sede da Annamaria Fundarò e dal suo team nell’Istituto di Disegno Industriale, che ha anticipato l’apertura delle scuole italiane al design. A Palermo seguivo le lezioni di E.Sottsass, A. Mendini, U. La Pietra, E. Mari, M. De Lucchi e studiavo su “Merce e Metropoli” testo che raccoglieva le lezioni del corso integrativo tenuto in facoltà da Andrea Branzi, prima stesura di quello che anni dopo sarebbe diventato “La Casa Calda”, un testo fondamentale del nuovo design italiano. Poi la scelta di trasferirmi a Milano per frequentare, grazie ad una borsa di studio della Comunità Europea, Domus Academy, scuola postuniversitaria, nel pieno dell’energia in quegli anni iniziali: ancora a stretto contatto con studenti molto diversi per provenienza e cultura e docenti/non docenti come A.Castiglioni, M.Bellini, G.Pesce, D.Santachiara, R.Bonetto, C. Trini Castelli e A.Petrillo, P. Restany e G.Pettena: un accenno, una parola, sfiorando la mia sensibilità, potevano cambiare profondamente il mio modo di vedere le cose. In quegli anni ho capito sempre di più la forza e la bellezza del design italiano così vitale e intenso perché assolutamente libero di contraddirsi, in tal senso il rapporto con i maestri da parte mia non è stato mai conflittuale. Ho pensato sempre invece ad un modo italiano che continua ancora a creare infinite opportunità per il progetto. Si parlava ovunque di design. La parola design sembrava diventata una specie di “piercing sonoro”, che ci portavamo addosso. Ad Andrea Branzi - direttore della scuola - piacquero molto i miei schizzi e vide il mio progetto di Master - una lampada che creava sulle pareti disegni personalizzabili, apparizioni domestiche, quasi come il genio della lampada di Aladino: mi chiese di andare a lavorare nel suo studio, doveva preparare una mostra che pensava di titolare “Animali Domestici”. Voleva un ambiente buio con delle proiezioni sulle pareti. Finì che, dietro i suoi suggerimenti, firmai l’allestimento e disegnai l’invito. Conservo naturalmente i “vetrini” spruzzati e graffiati con le prove delle proiezioni, allora lavoravo in maniera molto istintiva senza il peso della responsabilità perché ancora non capivo bene. Il mio primo progetto risale al 1986 ed è stata la fruttiera Thelonious: una lamiera di acciaio inox sagomata e poi inserita in una macchina piegatrice.
The fortune of being in the right place at the right time materialized, in my case, in the graduate and post-graduate education, to me of paramount importance. At the beginning of the 80’s I attended the Architecture College in Palermo in an utmost positive and open environment and I was beginning to be interested in design; by the way, someone should sooner or later honor the precious work carried out at the venue of Annamaria Fundarò and her team at the Industrial Design Institute, that anticipated the opening of the Italian schools to design. In Palermo I followed the lessons of E.Sottsass, A. Mendini, U. La Pietra, E. Mari, M.De Lucchi and studied “Goods and Metropolis”, text that collected the lessons of the integrative course held at the faculty of Andrea Branzi, the draft of what would years later become “La Casa Calda” (The Warm House). Afterwards, the choice of moving to Milan and attend – thanks to an EU scholarship – Domus Academy, postgraduate school at the top level of energy of those initial years: still in close contact with students diverse by origin and culture and teachers/ non-teachers like A.Castiglioni, M.Bellini, G.Pesce, D.Santachiara, R.Bonetto, C.Castelli e A.Petrillo, P. Restany e G.Pettena: a hint, a word, caressing my sensitivity, could deeply change my way of looking at things. In those years I gradually understood the strength and beauty of the Italian design, vital and intense while utterly free of contradictions; in that sense the relationship with the masters from my part was never conflicting. I have always thought, instead, in an Italian way that continues to create infinite opportunities for design. Everywhere people talked about design. The word design seemed to have become some sort of “sonorous piercing”, that we carried upon us. Andrea Branzi – the school director – liked many of my sketches and saw my Master design – a lamp that created customized drawings on the walls, domestic apparitions, almost like the genie in Aladdin’s lamp: he asked me to go work at his studio, he had to prepare an exhibition he was thinking of naming “Domestic Animals”. He wanted a dark environment with projections on the walls. In the end, following his suggestions, I signed the setting and designed the invitations. I naturally still keep the “windows” sprayed and scratched with the proof of the projections, I used to work in a natural way without the weight of responsibility because I still didn’t understand very well. My first project saw the light in 1986 and it was the fruit-bowl Thelonious: a stainless-steel sheet, profiled and then inserted in a bending machine. Continued directly by me – today we’d say self-produced – it remains
Cromatica, Domodinamica, 1994
Seguito direttamente da me - oggi diremmo autoprodotto - rimane per me una esperienza unica, perché in seguito ho sempre collaborato con le industrie sviluppando i progetti direttamente con le aziende. Ho avuto subito delle opportunità concrete e i miei progetti sono piaciuti. Ho disegnato per Memphis, Edra, e poi Cassina nel 1991, con il tavolino Nido - una base colorata, dei lunghi distanziatori, un piano in cristallo, un tirante in acciaio che assembla per compressione tutte le parti e ferma il tutto grazie ad una unica vite – un progetto che continua a piacermi molto. Ci sono oggetti, ormai disegnati parecchi anni fa, che continuano ad affascinarmi, nonostante abbiano avuto poco successo commerciale e siano ormai fuori produzione, come il cestino/ fruttiera CT1427 disegnato per Alessi-Twergi, e oggi parte della Collezione di Design del Centre Pompidou, così semplice e denso nel trasmettere il suo modo d’uso. Oppure la lampada Cromatica che continuo ad usare a casa sempre con molto piacere ancora adesso. La Cromatica è del 1994, l’idea è quella di cambiare l’atmosfera di casa reinventando un gesto conosciuto come quello del voltar pagina: cambiamo, voltiamo pagina e improvvisamente le pareti della stanza si colorano grazie alla luce che viene riflessa da fogli di carta di vari colori, come in una “partitura cromatica”. A metà strada tra un leggio e uno strumento da laboratorio la Cromatica nasce pochi anni prima della diffusione dei Led che porteranno alla luce sintetica, memorizzabile attraverso un telecomando. Nel 1999 ho disegnato “Xito”: primo di una serie di decise sperimentazioni sul tema del comfort domestico. Imbottito rigoroso ma indisciplinato, aperto a usi diversi è stato sin dall’inizio definito per negazione: si sa cosa non è, proprio perché posizionato ai bordi di più tipologie: letto, chaiselongue, tappeto. Alla vista delle foto per la cartella stampa ci rendemmo conto che non apparivano chiare neanche le dimensioni: poteva essere un piccolo oggetto per la tavola o un cuscino, dovemmo rifarle in tutta fretta chiedendo ad una amica vicina di casa del fotografo di sdraiarcisi sopra. In seguito arrivarono richieste per usi a cui non avevamo pensato: sui pontili delle navi, oppure - da un ospedale - per l’utilizzo come base morbida per i travagli di parto. Queste “cose morbide” rigorose nel loro essere ma dalla tipologia indefinita hanno interessato una buona parte del mio lavoro nel decennio successivo: O-by-O (2001), No-Code (2002), Sneaker, (2006) Gobbalunga (2007). Sneaker per esempio è una grande guaina in tessuto elastico, che protegge e accomuna una palla gonfiabile e un trampolino con tappeto elastico. Una palestra domestica con un packaging tessile che asseconda il linguaggio degli imbottiti domestici, con un carattere e una natura molto distanti dagli attrezzi freddi, nero e cromo, tipici della cultura del fitness. Ho sempre pensato - in continuità con la tradizione del “Made in Italy” - ad un progetto che si realizza in un
to me a unique experience, because afterwards I have always collaborated with industries that develop the products directly with the company. I immediately had concrete opportunities and my objects were liked. I designed for Memphis, Edra and, afterwards, Cassina in 1991, with the coffee-table Nido – a colored base, spacers, a glass plane, a steel rod that assembles all the parts by compression and is blocked by a screw – a project that I still like very much. There are objects, designed many years ago, that continue to fascinate me, even when they had little commercial success and are now out of production, like the basket/fruit-bowl CT1427 designed by Alessi-Twergi, and now part of the Collection of Design at Pompidou Centre, simple and dense in the way of transmitting it’s function. Or also the lamp Cromatica that I use at home with great pleasure to this day. The Cromatica is from 1994, the idea is to change the atmosphere of the house re-inventing a known gesture like that of turning a page: we change, we turn the page and suddenly the walls of the room are colored thanks to the light that is reflected by the sheets of papers of different colors, like a “chromatic music score”. Half-way between a desk lamp and a lab instrument, the Cromatica is born a few years previous to the diffusion of LED that would lead to synthetic lighting, operable by remote-control. In 1999 I designed “Xito”: first of a series of determined experimentations on the subject of domestic comfort. Rigorous but unruly padding, open to various uses, it has been, since the beginning, defined by negation: one knows what it’s not, because it’s positioned on the edge of more than one typology: bed, chaise-longue, carpet. Seeing the images for the press kit we realized that not even the dimensions were clear, it could be a small object for the table or a cushion, we had to redo them in a hurry asking a close friend of the photographer’s to lie down on it. Soon after requests started arriving for uses we hadn’t thought of: on ship decks, or – from a hospital – to use as a base for birthing chairs. This “soft things” rigorous in their being but of undefined typology interested a good part of my work in the following decade: O-by-O (2001), No-Code (2002), Sneaker (2006), Gobbalunga (2007). Sneaker, for example, is a big sheath of elastic fabric that protects and brings together an inflatable ball and a trampoline with elastic carpet. A domestic gym with a textile packaging that refers to the language of other household stuffed items, with a character and nature far from the cold, black and chrome, equipment of the fitness culture. I have always thought – following the tradition of the “Made in Italy” – of a project that is materialized through a close relationship between the designer and the industry. Progressively, the availability and the openness towards research of Italian companies has diminished, its “Mediterranean” specificity,
rapporto molto stretto e vitale tra designer e industria. Progressivamente la disponibilità e l’apertura verso la ricerca delle aziende italiane è andata invece diminuendo, la sua specificità “mediterranea”, caratterizzata da buon senso e azione, intuito e tecnica si è persa a favore di un ruolo asettico e neutrale che ha accolto designer in grado di mostrare disegni e prototipi già definiti e in più abili nel comunicare la propria immagine. Modalità sconosciute prima alle aziende italiane e soprattutto economiche: apparentemente un dono inaspettato ma in effetti l’inizio dell’affermazione del “designer eroe” sul “design eroico”. E siamo ai nostri giorni. Esistono naturalmente tanti modi di pensare il design futuro, la ricerca tecnologia sarà decisiva e purtroppo anche in questo campo l’industria italiana sembra passiva utilizzando talvolta le novità senza incoraggiarle o anticiparle. Per quanto mi riguarda ho sempre lavorato molto concentrato, attento ai cambiamenti e ai nuovi comportamenti, ma fuori dalle mode e sempre più attratto da un progetto che lavora sui bordi delle tipologie e delle possibilità. Il progetto è sempre qualcosa di complesso, mi sono fatto una mia maniera cercando di catturare le idee, cercando l’ignoto attraverso l’insicurezza, l’incoscienza e la dispersione in quel particolare momento del fare progettuale che mi piace chiamare del candore umano. E poi, metodo e rigore a seguire. Quando disegno qualcosa mi chiedo sempre: “è necessaria?” Perché la “necessità” è qualcosa di diverso dall’utilità. La “necessità” indica una urgenza critica, un impegno verso la trasformazione.
characterized by good sense and action, intuition and technique, has been lost in favor of an aseptic and neutral role that has taken in “designers” already capable of using the computer, able to show never-seen-before prototypes – because already defined – and more skillful in communicating their own image. So far unknown modalities for Italian companies and, above all, economical: apparently an unexpected gift but, in fact, the beginning of the assertion of the “hero designer” over the “heroic design”. And here we are now. There are naturally so many ways of thinking future design, technological research will be decisive and, unfortunately, also in this respect the Italian industry seems passive, using innovation at times without encouraging or anticipating it. As far as I’m concerned, I have always worked in a very focused way, mindful of the changes and new behaviors, but detached from the trends and always more attracted by a project that works on the borderline between typologies and possibilities. The project is always something complex, I have found my own way trying to capture ideas, looking for the unknown through insecurity, unconsciousness and dispersion in that particular moment of the design process that I like to call the human purity. And then, follow method and discipline. Whenever I draw something I ask myself: “is it necessary?” Because “necessity” is different from utility. “Necessity” indicates a critical urgency, an effort towards transformation.
giovannilevanti.com
Sneaker, Campeggi, 2006
U-Style
# 328
# 329
Bob
Dinara Yusupova e Svitlana Volos sono le designer dello studio U-Style. Dopo gli anni di formazione si sono occupate di disegno e lavorano in diversi studi di interior design. Nel 2012 Dinara fonda U-Style con l’obiettivo di sviluppare progetti per il pubblico e i privati. Quando Svitlana entra a far parte dello studio, era chiaro che insieme avrebbero ricercato diverse soluzioni per la realizzazione dei loro oggetti.
lampada da tavolo realizzata in acciaio inox verniciato a polvere nera. Simile ad un personaggio d’animazione riempie di luce gli ambienti moderni. Ideale per studiare o nelle nursery, è disponibile in differenti colorazioni. Bob is a table lamp. This little animated cartoon character fills with lighting your modern interior. Ideal for a study room or a nursery. Made of stainless steel and powder coated in black. The colors and shades are customizable.
Dinara Yusupova and Svitlana Volos are designers of U-Style studio. After receiving the appropriate education, they were engaged in design and had practice in different interior design studios. In 2012 Dinara opened U-Style. The main purpose of the office is the creation of public and private interiors. When Svitlana Volos joined the studio, it was obvious, that both designers would discover different possibilities of object design.
Kyiv, Ukraine +38 0985253330 studio.u.style@gmail.com u-design.com.ua
RDP Selection | DESIGN FOR 2015
Illuminazione, Lighting
For him è una lampada composta da tre elementi che richiamano interamente o in parte la forma di un fiore. Realizzata in metallo e verniciata, l’oggetto ha una forma sobria e rigorosa, caratteristica della mascolinità.
Bob
For him
For him lamp consists of three elements that resemble either fully or indirectly the shape of a flower. The object has a strict and restrained form that is characteristic of masculinity. The lamp is made of metal and coated with paint. Illuminazione, Lighting
Maryia Virshych
# 350
# 351
Sitting
beauty deve il nome alla sua eleganza e silhouette, che prende ispirazione dalle gambe delle modelle. La forma della seduta e la sensazione che si prova quando ci si siede dipende dalla presenza o meno dei cuscini.
Dopo aver concluso gli studi scolastici nel 2007, Maryia Virshych ha frequentato corsi di architettura presso il Politecnico dell’Università di Minsk, Bielorussia. Dopo la laurea ha lavorato per due anni presso uno studio di architettura. Combinando gli studi e il lavoro ha potuto affinare i suoi interessi per il product design, realizzando infatti numerosi progetti e prototipi e partecipando a numerosi workshop internazionali.
Sitting beauty is named after its incredible elegance and ergonomics. Its silhouette was inspired by long legs of a supermodel. The form of the chair and the way you feel sitting on depends on whether there are cushions or not.
After finishing high school in 2007, Maryia Virshych attended the Architectural department of the Politechnical University in Minsk, Belarus. After her graduation in 2012, she worked for an architectural studio for two years. While studying and working, she has always been interested in product design. In fact, she made a lot of projects and prototypes and participated in various international workshops.
Minsk, Belarus +375 173284707 mashavirshych@gmail.com www.behance.net/VirMary
RDP Selection | DESIGN FOR 2015
Sedia, Chair
Re-design cerca di dare nuova vita ad oggetti vecchi. Nello specifico, questo pouf ha le gambe di una vecchia poltrona degli anni 50 infatti le forme, semplici e lavorate a mano, possiedono ora un’impronta moderna.
Sitting beauty
Re-design
Re-design is a concept of giving a new life to old things. This specific ottoman has the legs of a broken 50-years-old armchair, found on its way to trash. Then it was accurately cleaned, handcrafted and given a new modern body. Pouf, Pouffe
Category index Accessori da cucina, Kitchen accessories 88, 89, 137, 190, 191, 208, 209, 223, 224, 225, 245, 252, 268, 269, 292, 293, 324, 334, 335, 352, 353, 354 Amplificatore, Amplifiers 227, 275 Appendiabiti, Coat-hanger
Divano, Sofa 19, 45, 84, 85, 127, 188, 231, 273 Gioco per bambini, Children’s toy 34, 35, 125, 128, 129 Illuminazione, Lighting
121, 221, 288, 295, 333, 338, 343, 357
21, 26, 29, 32, 36, 39, 46, 52, 53, 59, 68, 76, 77, 82, 94, 95, 98, 108, 118, 119, 126, 138, 139, 140, 142, 152, 154, 156, 174, 175, 177, 181, 182, 183, 192, 193, 197, 199, 203, 204, 206, 218, 222, 226, 228, 230, 234, 238, 255, 257, 278, 280, 281, 283, 287, 291, 299, 306, 308, 318, 319, 322, 323, 328, 329, 340, 341, 362, 363
Cassettiera, Drawer
Letto, Bed
24, 282, 290, 361
294
Chaise Longue
Libreria, Bookcase
258
30, 44, 50, 51, 92, 97, 106, 178, 276, 336, 356, 365
Contenitore, Box
Maniglia, Door knob
55, 96, 132
248, 249, 298
Consolle, Console table
Mobile bagno, Bathroom furniture
159
18
Culla, Cradle
Mobile Contenitore, Storage Furniture
170
99, 105, 194
Cuscino, Cushion
Mensola, Shelve
87
54, 72, 73
41, 48, 71, 150, 158, 169, 198, 220, 251, 327, 337 Altro, Other
Orologio, Watch
Tavolo, Table
22, 244
40, 42, 70, 80, 93, 107, 122, 136, 141, 143, 173, 176, 186, 196, 201, 202, 205, 219, 236, 239, 241, 246, 250, 272, 277, 285, 301, 321, 326, 347, 358
Portarifiuti, Litter bin 146
Tavolo basso, Coffee table
Panca, Bench
20, 31, 37, 38, 43, 49, 74, 145, 147, 180, 237, 309, 320
168, 179, 240
Tessuto, Textile
Poltrona, Armchair
56, 57
25, 33, 47, 130, 134, 144, 151, 195, 235, 254, 286, 330, 348, 364
Vaso, Vase
Pouf, Pouffe 28, 58, 90, 131, 184, 185, 189, 259, 351 Rivestimento, Coating 78, 79, 153, 232, 233, 256 Scrivania, Desk 123, 148, 149, 155, 297, 307, 331 Sedia, Chair 69, 75, 81, 83, 91, 124, 133, 157, 171, 172, 187, 200, 242, 247, 270, 271, 279, 284, 296, 300, 302, 325, 332, 339, 344, 345, 349, 350, 359, 360 Separè, Screen 104, 342 Sgabello, Stool 23, 27, 101, 109, 120, 135, 207, 243, 289, 303, 304, 305 Tappeto, Carpet 86, 355
100, 102, 103, 229, 253, 274, 346
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