A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno VI N° 63 aprile 2013
Mensile d’informazione d’arte www.artemediterranea.org
ndedicato a:
Picasso cubista, il primo, seguito da tanti altri in mostra: Arte in n Giappone 1868-1945
Hokusai Katsushika, “Uccello”
in mostra: Modigliani, archeologia: Ritratti di Ritratti n n Soutine e gli artisti maledetti
Sono in distribuzione la 1a e 2a lezione del DVD sulla pittura ad olio
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• • • Redazione Maria Chiara Lorenti, Cristina Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Eleonora Spataro Mensile culturale edito dalla Collaboratori Associazione Arte Mediterranea Luigia Piacentini, Stefania Servillo, via Dei Peri, 45 Aprilia Patrizia Vaccaro, Valeria Nicoletta, Tel.347/1748542 Luca Deias, Laura Siconolfi, Maurizio occhioallarte@artemediterranea.org Montuschi, Greta Marchese, www.artemediterranea.org Valerio Lucantonio, Martina Tedeschi, Aut. del Tribunale di Latina Marilena Parrino, Nicola Fasciano, N.1056/06, del 13/02/2007 Pina Farina Fondatori Antonio De Waure, Maria Chiara Lorenti Cristina Simoncini Amministratore Antonio De Waure Direttore responsabile Rossana Gabrieli Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti
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Responsabile Marketing Cristina Simoncini Composizione e Desktop Publishing Giuseppe Di Pasquale Stampa Associazione Arte Mediterranea via Dei Peri, 45 Aprilia
Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche parziale senza il consenso dell’editore
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Sommario
Incontri di luce Cerise Doucède e gli oggetti sospesi Impara l’arte e fanne parte Una mostra sulle origini del fumetto italiano Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti Uno sguardo inadeguato Arte in Giappone 1868-1945. 5) Akihiro Furuta Vespasiano e la scuola Ritratti di Ritratti Picasso cubista, il primo, seguito da tanti altri “Walk the line” Mr Gwyn Shaman King UKIYOE “Frankenstein junior” “La casa dei silenzi”, un piccolo capolavoro che ritorna Genesi. Fotografie di Sebastião Salgado
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Incontri di luce
dall’Associazione
Danila Nasoni e Franca Zaccarin espongono alla Sala Manzù di Maria Chiara Lorenti
Franca Zaccarin, “Tulipani”
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ncontri di luce...perché di incontri si tratta tra le due protagoniste di questa mostra che si svolge sino al 16 aprile, presso la Sala Manzù della biblioteca comunale della nostra città. Entrambe frequentano i corsi di pittura ad olio tenuti dal maestro Antonio De Waure, alla scuola Arte Mediterranea, ma ognuna di loro ha sviluppato un suo stile personale, frutto di esperienze e sensibilità diverse. Due donne, due pittrici, Danila Nasoni e Franca Zaccarin, che si confrontano su una passione comune, quella di aver scelto lo stesso mezzo per esternare le proprie emozioni, il colore. Danila Nasoni è da più tempo che frequenta la scuola, si è iscritta per affinare il suo tratto da figurinista, da una vita è sarta e questo lavoro, che svolge con grande trasporto, l’ha spinta a voler imparare a disegnare e da lì appassionarsi a questo mondo variopinto, fatto di pennelli e tubetti, è stata una rivelazione. Le sue opere sono il risultato di una elaborazione che parte da un piccolo particolare, sì tutto inizia da lì, un sorriso, una variazione di luce, od un’espressione più o meno esplicita nello sguardo, questi possono essere gli input
Danila Nasoni, “Pagliaccio” creativi che spingono l’autrice a trasporli sulla tela, e con pennellate sicure trasmette sentimenti lievi che sfiorano l’anima. Franca Zaccarin ha una facilità esecutiva che rende i suoi dipinti immediatamente identificabili dai significati impliciti. Pur essendo realistici i soggetti effigiati sono intrisi di pathos, anche quando non c’è la presenza dell’uomo è manifesta, nei panni stesi nelle calli di Burano, nei gerani fioriti sulle antiche pietre di un borgo medioevale, o nelle barchette di carta abbandonate sul bagnasciuga lambito dal mare. Le sue non sono nature morte, ma a chi sa coglierne l’intima essenza, raccontano fiabe senza tempo, costituite da molteplici sfumature colorate, come le conchiglie fossili incastonate come pietre preziose in un mosaico bizantino, o come quell’unico tulipano dal cuore vermiglio che si staglia silenzioso nella massa dei suoi simili. Misteriose le sue donne guardano immote un mondo interiore, mascherate o meno guardano senza vedere. Sono piccoli frammenti di emozioni, quelli in esposizione, dove ognuno può rispecchiarsi oppure no, ma di certo non lasciano indifferenti.
Cerise Doucède e gli oggetti sospesi Fotografie sorprendenti senza Photoshop di Stefania Servillo
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a contemporaneità insieme alla tecnologia ci hanno insegnato ad essere diffidenti: la fotografia non sempre è la fedele riproduzione di ciò che si vede. L’utilizzo del programma Photoshop è ormai sempre più capillare e si espande anche ai “non addetti ai lavori”, quindi partendo da questo assunto lo stupore di fronte ad una foto si riduce quasi a nulla. Sono molti i fotografi che decidono di utilizzare per vari scopi il programma di cui prima, alcuni con ottimi risultati che denotano un vero spirito artistico, altri con risultati non apprezzabili. Ma la situazione è completamente capovolta con la fotografa Cerise Doucède che sfrutta il preconcetto sull’utilizzo della computer grafica per stupire i suoi spettatori: nelle sue foto non vi è l’utilizzo del pc. Questi piccoli pezzi d’arte, che non possono non lasciare stupiti e con un leggero sorriso, sono una vera e propria opera d’ingegno e soprattutto rappresentano un nuovo sistema d’ancoraggio alla realtà, più labile di quello che siamo portati a desiderare ma indistruttibile e decisamente più piacevole rispetto al triste realismo classicamente inteso. Le foto cui si fa riferimento sono riunite in una serie denominata “égarements” ovvero “smarrimento” e la medesima tecnica viene riproposta in “quotidien” (“quotidiano”). In entrambe le proposte si dà una nuova lettura dell’essere sovrappensiero e dell’estraniamento non
visto in maniera negativa, semplicemente visto e portato ad evidenza attraverso una particolare tecnica di allestimento del set fotografico. I progetti della Doucède sono un continuo work in progress che può essere seguito sul suo blog personale: http://www.cerisedoucede.fr/blog/ 3
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in mostra
Impara l’arte e fanne parte
Un’iniziativa per far avvicinare i ragazzi all’arte di Stefania Servillo
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arte è una materia che andrebbe studiata con passione e per far sì che questo accada è indispensabile un approccio che riesca a coinvolgere i ragazzi. Il quotidiano in classe, progetto didattico che si pone come obiettivo l’avvicinamento delle scuole superiori alla realtà del giornalismo e alla lettura, propone un’iniziativa fantasiosa, di semplice realizzazione e divertente che andrebbe presa davvero in considerazione per educare all’arte. Agli studenti è stato chiesto di scegliere un’opera d’arte, quella che preferivano tra tutte quelle di loro conoscenza e di ricrearla. La fantasia dei ragazzi non conosce limiti e le fotografie scattate e proposte sulla pagina facebook https://www.facebook.com/media/set/?set=a.5491470 21785123.1073741825.181488935217602&type=3 ne sono un esempio lampante. È un modo per avvicinarsi alla materia e allo stesso tempo è uno strumento per capire i gusti delle nuove generazione; tra i più gettonati abbiamo Andy Warhol e Jan Vermeer ma non mancano scelte sorprendenti (considerando che andavano ricreate le opere mettendole in scena) come René Magritte o
Giuseppe Arcimboldo. Le foto sono state inserite nel relativo album della https://www.facebook.com/ pagina facebook: ilquotidianoinclasse ed è in corso il contest per decretare il vincitore con il maggior numero di “mi piace”.
Una mostra sulle origini del fumetto italiano Non sono solo nuvolette
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l fumetto è un’arte che in Italia è apprezzata relativamente da poco tempo, è proprio questo uno dei motivi che rende la mostra “Non solo nuvolette” (titolo decisamente inadeguato visto che stiamo parlando di una vera e propria esposizione) un evento importante. A Roma ed in tutta Italia sono molte le fiere dedicate ai fumetti e meno le occasioni per indagarne la
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storia, ma fino all’11 maggio possiamo colmare le nostre lacune. Alla Biblioteca Nazionale Centrale possiamo assaggiare un pezzetto di quest’arte del periodo del dopo guerra con tratti a volte delicati ed altre più duri potremo passare da una tavola di Guido Crepax ad una di Hugo Pratt osservando anche il lavoro di Andrea Pazienza (sempre tagliente), Francesco Tullio Altan e Tiziano Sclavi. L’occasione è più unica che rara, le strisce esposte fanno parte del patrimonio della Biblioteca, nel settore riviste degli anni ’60-’80, ed è la prima volta che vengono esposte al pubblico. Oggi le chiamiamo graphic novel, negli anni Settanta erano ancora chiamate strisce a fumetti, sono un mondo complicato popolato da sceneggiatori, disegnatori e autori di testo, per citare alcuni tra i ruoli principali, e sono uno spazio importantissimo e spesso inesplorato che merita maggior valorizzazione. L’ ingresso è gratuito e l’entrata segue gli orari: 10.00-18.00 dal lunedì al venerdì; 10.00-13.00 il sabato. La sede è in via Castro Pretorio, 105. Per maggiori informazioni: 06 4989344 o http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/ sito-MiBAC/Contenuti/MibacUnif/Eventi/visualizza_ asset.html_232944111.html
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in mostra
Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti La collezione Netter a Milano di Maria Chiara Lorenti
Amedeo Modigliani, “Bambina in azzurro”, 1918
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odì, nella forma contratta del suo cognome si concentra tutto il dolore che ha caratterizzato la sua vita e la sua arte. Una vita costruita sulla miseria, sugli abusi e le dipendenze dall’alcol e dalle droghe, travagliata dalla malattia, un mix devastante che lo porterà ad una morte prematura all’età di trentasette anni. Un’esistenza vissuta al limite della sopravvivenza, condivisa da altri artisti “maledetti” come lui, Utrillo, Soutine, Kisling, compagni di bisbocce si, ma soprattutto d’arte, che insieme condivisero quello straordinario fermento creativo che permeava Parigi, o meglio il quartiere di Montparnasse, in quegli anni di fine ottocento. L’Arte con la A maiuscola si manifestò attraverso l’estro di questo pittore toscano, formatosi con il movimento dei Macchiaioli, che, spinto dalla necessità di diversi e nuovi stimoli, si trasferì nella capitale francese dove fu preso dalla frenesia di una ricerca spasmodica del proprio modo di dipingere, prettamente originale. Suo mecenate, ma anche degli altri che orbitavano in quel micro cosmo, fu il collezionista Jonas Netter, che, guidato da un intuito eccezionale, acquistò numerose opere di questi grandi artisti allora sconosciuti, contribuendo attivamente alla loro scoperta ed alla loro notorietà. Milano, dopo il successo ottenuto con la mostra su Pablo Picasso, ne dedica un’altra, più articolata, a coloro che furono con lui i protagonisti di quella vitalità culturale che si sviluppò in quel luogo, ed in quel tempo; Palazzo Reale, con la rassegna “Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti”, è di nuovo il contenitore di una esposizione unica, quella della ricostituita collezione Netter, che sarà visitabile sino all’8 settembre. Modigliani, Derain, Suzanne Valadon, solo per citarne alcuni, con i loro ritratti, con i paesaggi, e con tutte le opere esposte, ricreano quell’atmosfera bohémien che fu il loro input creativo, quindi questa è un’occasione imperdibile per fare una passeggiata nel passato, e respirarne la stessa aria, a rue de Montparnasse.
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in mostra
Uno sguardo inadeguato
Francesco Zizola al Museo di Roma in Trastevere di Eleonora Spataro
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l Museo di Roma in Trastevere, fino al 28 aprile 2013, ospiterà la mostra “Uno sguardo inadeguato. Fotografie di Francesco Zizola”. Dieci anni di carriera, venti paesi differenti e un obiettivo quello di proporre una rilettura interiore del proprio sguardo: “ La peculiarità della mia posizione sta nell’essermi trovato a percorrere il crinale che separa due mondi: quello che divide il mondo di chi guarda da quello di chi è guardato. Se davvero l’obiettivo della mia macchina è stato gli occhi di coloro che hanno poi visto le mie foto […] la mia responsabilità consiste anche nell’esercitare un costante ripensamento critico della mia posizione di testimone, […] alla continua ricerca di un possibile equilibro sul crinale tra quei due mondi. “
Arte in Giappone 1868-1945. 5)
Fino al 25 maggio alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna
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n occasione dei 50 anni della fondazione dell’Istituto Giapponese di Cultura/Japan Foundation a Roma, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna ospiterà fino al 5 maggio 2013 una mostra dedicata all’arte giapponese del Novecento. Nel XIX secolo in contrapposizione col rapido processo di modernizzazione si assiste ad un movimento di rinascita dell’arte tradizionale; proprio alla pittura nihonga e alle arti applicate è dedicata l’esposizione di opere che reinterpretano lo spirito della tradizione: i kakemono, tipici dipinti su rotoli verticali di carta o di seta, i paraventi che decoravano gli interni delle case giapponesi e lacche, ceramiche, tessuti, kimono, vasi, intagli in legno, capolavori di una lunga tradizione. Altrettanto tipici i soggetti affrontati: raffigurazioni di animali e immagini femminili, fiori, rami d’albero, paesaggi, evocazioni.
Akihiro Furuta
Mondo Bizzarro Gallery presenta “Love Song”
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ra il 6 e il 30 aprile 2013 Mondo Bizzarro Gallery ospiterà “Love Song”, la mostra del fotografo giapponese Akihiro Furuta. Recentemente selezionato a Venezia per il Premio Artelaguna ci propone il suo ultimo lavoro “ le sue immagini sembrano sorgere da un universo immobile e paradisiaco, venato da inquietudini tutt’altro che lugubri, imparentate più con il mondo dell’onirico e con certe mitologiche figure del sol levante che con i nostri neri pensieri ”. L’universo poetico di Furuta si alimenta della quotidianità familiare; troveremo nei suoi scatti la moglie e il figlio come modelli ed è proprio la delicatezza, l’innocenza e la purezza di questi scatti che ne caratterizza l’essenza.
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archeologia
Vespasiano e la scuola Mostra didattica multimediale di Luigia Piacentini
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l Museo Nazionale Romano delle Terme di Diocleziano ospita, fino al 26 maggio, la mostra didattica multimediale “Vespasiano e la scuola”, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Il progetto ha cercato di legare, nel miglior modo possibile, il mondo scolastico (10 istituti del Lazio e dell’Umbria), l’Università (Università di Roma “La Sapienza”) e gli enti pubblici per la valorizzazione del patrimonio archeologico di Roma e per far entrare nella scuola la storia e l’archeologia del proprio territorio. Gli studenti, aiutati dai propri insegnanti, hanno realizzato diversi progetti: progettazione di mosaici, realizzazione di fumetti sulla storia del Colosseo e dell’Arco di Tito e interviste immaginarie agli imperatori Galba e Vespasiano, creazione di una rivista on-line con le leggi e gli eventi che hanno caratterizzato l’epoca flavia (69–96 d.C.). Questo progetto, durato due anni, ha previsto anche diverse lezioni di storia, archeologia e metodologie della ricerca che hanno appassionato sia gli studenti che gli insegnanti. Eccezionale novità è che questa mostra sarà itinerante, cioè negli anni 2013 e 2014 verrà ospitata nei musei delle diverse città che hanno contribuito al progetto stesso. Nei mesi di giugno-luglio la mostra sarà visitabile a Spoleto nel periodo di svolgimento del Festival dei Due Mondi 2013, e raggiungerà infine il Museo Civico di Rieti a partire dalla metà del mese di settembre. Dal mese di novembre, i materiali didattici saranno esposti in alcune strutture ospedaliere pediatriche (Ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma e Ospedale pediatrico Joan de Deu di Barcellona). Gran parte dei lavori presentati in mostra sono consultabili sui due siti dedicati e curati, rispettivamente, dal MIUR e dal Comitato Nazionale per le celebrazioni del bimillenario della nascita di Vespasiano nella sezione appositamente dedicata alla scuola: http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/istruzione/argomenti/vespasiano e www. vespasianoelascuola.com.
“Vespasiano e la scuola” Orari dalle 9.00 alle 19.45, chiuso il lunedì Ingresso Intero € 10, ridotto € 6,50, valido 3 giorni per le 4 sedi del Museo Nazionale Romano: Terme di Diocleziano, Palazzo Massimo, Crypta Balbi, Palazzo Altemps.
Ritratti di Ritratti
Il fotografo Marco Delogu al Foro Romano
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itratti di ritratti” è il titolo della mostra che si svolge al Tempio di Romolo, presso il Foro romano, fino al 5 maggio. Il famoso fotografo romano, autore di più di venti libri e conosciuto a livello internazionale, già protagonista di ritratti romani, ha cercato di imprimere nelle fotografie gli sguardi degli antichi imperatori, letterati e filosofi di età romana, facendo parlare i loro volti: da Cicerone ad Epicuro, da Ganimede a Pitagora, da Caracalla ad Alessandro Severo. La mostra è allestita nel Tempio di Romolo, edificio realizzato da Massenzio nel Foro romano in onore del proprio figlio morto in giovane età. Di quest’epoca mantiene intatta la struttura circolare e i preziosi battenti di bronzo. Tra le decorazioni pittoriche all’interno spicca l’altare duecentesco con nicchia affrescata e altare in marmi policromi.
Imperatore Alessandro Severo
“Ritratti di ritratti” / Marco Delogu Orari: dalle 8.30 a un’ora prima del tramonto Ingresso: Roma, Largo della Salara Vecchia (via dei Fori imperiali) Intero € 12,00; ridotto € 7,50 Lo stesso biglietto consente l’accesso al Colosseo, al Foro romano e al Palatino. Contatti e Prenotazioni: 06 39967700 7
Picasso cubista, il primo, seguito da tanti altri
Cubismo, una rivoluzione che divenne sistema ed origine di innu di Laura Siconolfi e Maurizio Montuschi recitazione: il ”Manager in abito da sera”, il “Manager americano” … . L’artista crea e quindi aggiunge al testo originale i due personaggi che, per la scomposizione e sovrapposizione di elementi architettonici, appaiono come dei veri e propri abiti-scultura. Dalle “luci del palcoscenico“ si passa al ” formalismo borghese” (continuando a ritroso il percorso espositivo), per la presenza di oggetti di arredo e di design che sembrano sculture o quadri, non oggetti funzionali, in cui i contrasti cromatici creano scomposizioni e ricomposizioni formali. Volumi scomposti, sfaccettati, deformati, modanature pronunciate con forme schematiche e frammentate: tutto questo si evince osservando i progetti architettonici, i disegni, gli schizzi e le foto di edifici, presenti nella mostra nella sezione architettura. La maggior parte delle immagini riportate fa riferimento a Praga, dove ci fu il massimo sviluppo dell‘architettura cubista, sviluppo dovuto soprattutto al coordinamento tra vari artisti, dai pittori agli architetti provenienti dalle più svariate aree geografiche. La settima arte, con la presenza di tre filmati d’epoca emblematici per comprendere che ci fu sinergia tra gli artisti, anche nella realizzazione di pellicole, chiude un percorso espositivo sorprendentemente interessante. Il più originale è il film girato dal cineasta e pittore Léger nel 1924, ”Ballet mécanique”, in cui non c’è una narrazione, ma solo forme geometriche, silhouette, figure
Albert Gleizes, “Ritratto di medico militare”, 1914-1915
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omplesso del Vittoriano, fine del percorso espositivo, secondo piano: le sezioni qui riunite di moda, architettura, design, teatro, cinema, dimostrano l’estensione dell’estetica cubista a tutte le arti applicate. Immagini fotografiche di giovani donne dallo sguardo altero, quasi sprezzante, modellate da abiti setosi, di taglio moderno, realizzati con tessuti in cui, accostamenti di colori inconsueti e accentuati contrasti chiaroscurali, creano figure geometriche che s’intersecano e che si sovrappongono. Sono i famosi “Tessuti Simultanei” (1913) realizzati dalla pittrice cubista Sonia Delaunay che aveva trasferito il suo stile pittorico nel campo della moda, fondando successivamente, nel 1922, l’Ateliér Simultané, laboratorio di moda, grafica e decorazione d’interni, in cui, come nelle sue tele, la ricomposizione delle forme geometriche avveniva per campiture di colore. Accanto alle foto ed ai pochi ritagli di stoffe ”simultanee”, c è una significativa presenza di bozzetti per costumi teatrali, disegni di scene per balletti e opere teatrali che testimoniano il clima di fervida collaborazione tra pittori, musicisti e scrittori cubisti. Spiccano, sia per le notevoli proporzioni sia per il tocco di ironica allegria che li caratterizza, i personaggi realizzati da Picasso per la messa in scena di “Parade” (1917), spettacolo teatrale che fonde balletto e
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Pablo Picasso, “Chitarra e violino”, 1912-1913
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dedicato a
umerevoli esperienze artistiche che si scompongono, si aprono, si chiudono mentre danzano liberamente, interessate solo al ritmo “spezzato” della musica. Il cinema non voleva più raccontare delle storie così come la pittura si era ”liberata” dalla riproduzione degli oggetti reali. Il percorso espositivo realizzato dai curatori della mostra prevede, però, un iter conoscitivo più lineare e, forse più giusto perché, senza trascurare le implicazioni che il Cubismo ha avuto nella poesia e nella letteratura, focalizza l’attenzione del visitatore innanzitutto sulla produzione pittorica internazionale, che caratterizzò tale movimento di rottura. In buona parte degli spazi che costituiscono il primo piano, infatti, sono state collocate delle tele che, nel loro insieme, sono fonte di pura godibilità estetica, singolarmente, evidenziano la specificità e la sensibilità degli artisti che le hanno create, utilizzando le tecniche più varie, dall’olio al collage. In un’esposizione abbastanza esaustiva dei vari “cubismi”, non potevano mancare opere di Picasso e Braque che, del movimento nato a Parigi all’inizio del secolo scorso, vengono considerati gli ideatori. “Il cubismo ha scomposto forme esistite per secoli e ne ha utilizzato i frammenti per creare nuovi oggetti, nuovi modelli e, in definitiva, nuovi mondi” affermò il muralista Diego Rivera, affascinato dalle intuizioni dei due geniali artisti. Numerose sono
Albert Gleizes, “Ritratto di Jacques Nayral”, 1911
Fernand Léger, “Il ferito II”, 1920
le opere di Picasso che testimoniano il suo cammino attraverso differenti momenti del movimento, partendo da scomposizioni di piani esasperate nelle severe tonalità del grigio, arrivando a scelte meno drastiche, supportate da una gamma cromatica più varia ed incisiva. In “Chitarra e violino” prevalgono l’ocra e il blu oltremare che, nel loro alternarsi, evidenziano i piani che s’intersecano; i riferimenti ai due strumenti musicali sono ben visibili con la silhouette della chitarra, la chiave di violino, il riccio del manico. Accanto è collocato “Il violinista” di Braque dipinto su tela ovale per accentuare la visione della scomposizione dei piani sui toni del grigio; la presenza di simboli musicali ed un’accentuata luminosità centrale fanno scorgere la sagoma di un violino. Nei dipinti cubisti, a differenza di quelli astratti, ci sono sempre dei riferimenti alla realtà, oggetti, persone, paesaggi o il semplice inserimento di numeri, lettere dell’alfabeto o note musicali ed i quadri in mostra, di artisti noti o meno noti, ne sono un valido esempio. La retrospettiva, molto curata anche nei pannelli esplicativi numerosi ed esaurienti, merita di essere vista anche per ricevere del Cubismo una visione inedita. L’unico appunto che si può riguarda la scelta del dipinto riportato sulle brochure e sui manifesti pubblicitari, affissi in città, poco accattivante e poco rappresentativa dell’intera esposizione. (Roma, Complesso del Vittoriano, fino al 23 giugno 2013) 9
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cinema
“Walk the line”
Quando l’amore brucia l’anima di Greta Marchese
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n film diretto da James Mangold con Joaquin Phoenix, Ginnifer Goodwin, Robert Patrick, Shelby Lynne e Reese Witherspoon che riceverà l’Academy Award come miglior attrice protagonista un anno dopo l’uscita, nel 2006. Tratto dall’autobiografia dello stesso Cash, il film procede attraversando le tappe più importanti della vita del re del country e del suo amore per la musica. Dalle origini nella polverosa countryside segnate dal pessimo rapporto col padre e dalla prematura perdita di un fratello, passando per gli interminabili tour degli esordi cui seguiranno l’apice del successo e degli eccessi, al celeberrimo concerto del ‘68 nel carcere di massima sicurezza di Folsom. Ma non è abbastanza. Il tutto s’intreccia infatti con la difficile e controversa passione per June Carter (Reese Witherspoon), una costante che accompagnerà il protagonista per tutta la vita e che culminerà infine con l’agognato matrimonio.
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Dunque spetta a Joaquin Phoenix calarsi nei panni del misterioso man in black, e lo fa con una performance intensa, sofferta, magistrale. Ecco a voi il leggendario, solitario e tenebroso Johnny Cash: molto più di una voce profonda capace di toccare intimamente i punti più deboli dell’animo umano. Sempre pronto a cominciare da zero e a sbagliare di nuovo per poi ricominciare, la pellicola segue fedelmente i suoi passi fino al raggiungimento dell’apice della carriera e della storia con June. Qualcuno dice che non esiste la storia di Johnny Cash senza June Carter, e viceversa. “ Ti vesti di nero perchè non hai trovato nient’altro da mettere, hai scoperto il tuo sound perchè non suoni bene e hai cercato di baciarmi perchè non volevi.. Dovresti prenderti qualche responsabilità una volta ogni tanto John ’’. Quel qualcuno aveva ragione. ‘’Walk the line’’ riassume così già nel titolo, l’intenzione di restare lungo il sentiero,di rigare dritto. Quello che un uomo in fondo come tanti altri ha cercato di fare più o meno per tutta la vita. Lasciando da parte una maggiore grinta che certo non avrebbe guastato, il film sceglie di calare il sipario in un momento di assoluta stabilità lasciando ai più nostalgici il compito di immaginare il seguito: la rivelazione della vecchiaia, la fine della sua vita. Raccontata forse in modo troppo usuale, la pellicola non toglie quel qualcosa in più al protagonista ma allo stesso tempo dimentica velatamente di metterlo in evidenza. Insomma, la storia ci tiene a debita distanza dai pensieri più profondi di Cash, dimenticando a tratti, di soffermarsi sul suo percorso emotivo, e non soltanto biografico. Insomma manca qualcosa? Per niente. Sebbene infatti il rischio maggiore per i film prettamente biografici incentrati sui personaggi indimenticabili della storia sia notoriamente quello di non soddisfare appieno le aspettative del pubblico, ‘’Walk the line’’ rappresenta un esempio riuscito, o forse riuscitissimo del genere in questione. Con una splendida cura della colonna sonora e della fotografia, la brillante intuizione di far interpretare i pezzi dal vivo agli attori e le più che credibili interpretazioni dei due protagonisti; Mangold si aggiudica nel complesso due fortune immense: la regia di un ottimo film-tributo alla leggenda della musica statunitense e la possibilità di averlo conosciuto nel 2003, poco prima che morisse.
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occhio al libro
Mr Gwyn
Siamo storie, non solo personaggi di Martina Tedeschi
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entre camminava per Regent’s Park – lungo un viale che sempre sceglieva, tra i tanti – Jasper Gwyn ebbe d’un tratto la limpida sensazione che quanto faceva ogni giorno per guadagnarsi da vivere non era più adatto a lui. Già altre volte lo aveva sfiorato quel pensiero, ma mai con simile pulizia e tanto garbo. “ Jasper Gwyn è uno scrittore di successo. Vive a Londra, si dedica alla stesura dei suoi romanzi e ama la vita. Un giorno però, sulla soglia dei suoi quarantatré anni, decide di smettere di scrivere. Non è la solita crisi da mancanza d’ispirazione che spesso affligge gli scrittori, Jasper Gwyn si sente irrealizzato e spento; vuole cambiare del tutto prospettiva. “Così finì per capire che si trovava in una situazione nota a molti umani, ma non per questo meno dolorosa: ciò che, solo, li fa sentire vivi, è qualcosa che però, lentamente, è destinato ad ammazzarli. “ Così, dopo momenti di intensa riflessione, in una notte di pioggia, trovando riparo in una galleria d’arte, la sua lampadina
si accende. Da romanziere disincantato diventa un “pittore di anime”, cioè scrittore di ritratti. Proprio così, ritratti non dipinti ma scritti... ritratti di personaggi che gli fanno da modelli, nudi nello stanzone adibito a “laboratorio letterario”. Nudi non solo nel senso reale del termine, ma anche e soprattutto privi di qualsiasi filtro tra se stessi e mister Gwyn, autore dei loro ritratti. Per far sì che, scrutando gli atteggiamenti, gli sguardi e i pensieri silenziosi dei suoi modelli, qualche verità venga a galla c’è bisogno di una meticolosa preparazione: un morbido tappeto di suoni che coprano il silenzio del luogo e un singolare piano d’illuminazione dalla tonalità infantile che dovrà durare un tempo determinato: diciotto lampadine che durino trentadue giorni, e che inizino a spegnersi ad una ad una, a caso, ma tutte in un lasso di tempo non inferiore a due giorni e non superiore ad una settimana. Atmosfera tutt’altro che scontata, Jasper Gwyn è pronto per l’avventura, armato solo di una penna ed un taccuino. Inizia dunque, per il nostro protagonista, una nuova vita colorata di particolari strani ed inaspettati, approcci significativi ma fuori da ogni logica e da ogni realtà. Un nuovo “lavoro” che lo porterà ad arricchirsi come scrittore, ma soprattutto come uomo e lasciare un segno visibile nell’animo dei suoi modelli. Dietro le quinte di tutta questa scena suggestiva si nasconde, però, un sottile mistero e sarà compito di Rebecca, giovane stagista e amante della lettura che diventerà complice e spalla di Mr Gwyn, ricomporre i pezzi mancanti del puzzle e svelarne l’immagine. Con Mr Gwyn Baricco aggiunge un tassello a quella grande storia che ha iniziato a raccontare con il suo primo romanzo, Castelli di rabbia. Non c’è dubbio sul fatto che lui sia sempre il solito: stile armonico e diretto, presente all’appello per farsi riconoscere, toni ironici e quotidiani che prendono confidenza con la storia ed il lettore che vi si addentra, ma ciò non toglie nulla alla freschezza e alla singolarità della storia che, soprattutto in questo suo ottavo romanzo, tiene accesa l’attenzione e la curiosità fino all’ultima frase e lascerà, in un secondo momento, in ognuno, un bizzarro desiderio di posare come modelli e far ritrarre la propria storia.
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architettura manga
Shaman King
Shaman Fight nel ventesimo secolo! di Valerio Lucantonio
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oh Asakura è un giovane ragazzo giapponese un po’ svogliato e sempre assente, trasferitosi a Tokyo per allenarsi per l’imminente Shaman Fight, competizione atta a eleggere lo Shaman King, entità divina che comanderà su tutto il creato. Yoh è infatti uno sciamano in grado di vedere e assimilare gli spiriti degli esseri defunti, arte tramandata nella sua famiglia e diffusa in ogni paese a seconda delle tradizioni esoteriche e spiritiche. Dopo aver conosciuto il piccolo Manta e lo spirito del samurai Amidamaru, Yoh comincerà a crescere sia in potenza che in maturità, circondandosi di amici e rivali con i quali intraprenderà il viaggio verso lo Shaman Fight, indetto ogni 500 anni dalla tribù dei Pache, versione ipertecnologica degli indiani d’America. Shonen manga di Hiroyuki Takei(Shueisha, 1998), Shaman King è conosciuto in Italia principalmente per la versione animata e fino a qualche anno fa era ritenuto un prodotto scadente in quanto privo di un finale vero e proprio, essendo stato interroto in patria a causa dello scarso seguito dei fan giapponesi. I detrattori però ora avranno il motivo di ricredersi grazie alla Star Comics che ha da poco concluso la pubblicazione della Perfect Edition dell’opera, contenente trecento e passa tavole inedite
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o rieditate dall’autore, che è riuscito a mettere liberamente la parola “fine” al suo prodotto più famoso. Questa edizione in 27 volumi da 5,90 euro personalmente ha dato nuova gloria a questo fumetto che ha come punti di forza l’introspezione dei personaggi primari e secondari mai lasciati in secondo piano e la trama mai lineare e scontata che non si arena sul semplice torneo ad eliminazione tipico del genere. Il maestro Takei si riscatta con un finale a dir poco lirico e corale e dei disegni che risultano il perfetto mix tra caricatura e dinamismo realistico, che ci permettono di distinguere al volo i personaggi e i poteri più vari. Oltretutto il sensei riesce a trattare praticamente tutti gli aspetti paranormali e religiosi dell’immaginario collettivo mondiale, infatti vedremo sia squadre composte dagli Angeli della Cabala sia personaggi provenienti dalle più disparate parti del mondo(come gli eredi della famiglia reale egiziana che combatteranno con sfingi, piramidi e divinità egizie), in modo da soddisfare i gusti di ogni fan delle ghost story. Un ulteriore motivo per leggere Shaman King(oltre a questa nuova versione definitiva) è il protagonista Yoh, che si discosta dai clichè degli eroi dei vari shonen contemporanei e che non può non soddisfare chi cerca un novità e originalità.
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curiosART
UKIYOE
Pittura del mondo fluttuante di Cristina Simoncini
Hokusai Katsushika
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Hokusai Katsushika
on il termine Ukiyoe s’intende l’intera produzione artistica giapponese di dipinti, silografie, libri illustrati, atti a soddisfare il gusto della nuova classe borghese nel periodo di Edo, che va dal 1615 al 1868; gli Ukiyoe rappresentano infatti un mondo leggero che esalta le mode, il trascorrere delle stagioni, la bellezza femminile e delle case di piacere. Le geishe e gli attori di Kabuki erano le grandi star, i più rappresentati dai pittori di Ukiyoe della metà del Seicento, ma, con il trascorrere del tempo, divennero molto apprezzate anche le stampe con animali, paesaggi, fiori e guerrieri. Di grande interesse per i pittori giapponesi furono anche le poetesse e i motivi legati al mondo della letteratura, dove poterono esprimere tutta la loro immaginazione interpretando leggende e poesie d’amore. Una delle caratteristiche principali dell’Ukiyoe è la grande cura del dettaglio senza tralasciare neanche il più piccolo particolare; i disegni dei kimono, le abitazioni, le architetture e ogni aspetto della natura sono visti e interpretati con assoluta precisione. Il fascino di queste opere consiste nell’immediata sensazione che provocano nello spettatore, l’attimo impresso e fugace che subito svanisce, rendendo l’Ukiyoe l’arte che forse meglio esprime il carattere del Giappone. Fonti:www.falsodautoregiulioromano.it, www.pitturaomnia.com 13
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“Frankenstein junior” di Rossana Gabrieli
occhio al palcoscenico
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l Teatro Brancaccio, a Roma, ospita ormai da tempo il musical, come “piatto forte” per gli appassionati del genere. Non tutti apprezzano questo tipo di rappresentazione, che ha visto la luce e si é decisamente affermato negli Stati Uniti tra l’Ottocento ed il Novecento, prediligendo, per l’appunto, ambientazioni statunitensi. Ereditando, in parte, le caratteristiche dell’operetta e, d’altra parte, quelle della commedia musicale, il musical accosta sapientemente e con naturalezza, recitazione, musica e canto: i diversi generi artistici convivono con armonia, pur senza fondersi. La carta vincente del cartellone del Teatro Brancaccio é stata quella di introdurre nuovi autori e nuove trame nel suo repertorio: la scelta risulta evidentemente azzeccata, se é vero com’é vero che ogni spettacolo fa il tutto esaurito. Così é stato, per esempio, con Frankenstein jr., tratto dall’omonimo film dell’inossidabile Mel Brooks e che, al Brancaccio, rompe una tradizione che vorrebbe che le trasposizioni dal video al palcoscenico si rivelino sempre, poco o molto, inefficaci o inadeguate Invece, il regista, Giampiero Ingrassia, che ne é anche interprete principale, nei panni del dr. Frankestein, e gli attori (Giulia Ottonello, Mauro Simone, Altea Russo, Valentina Gullace, Fabrizio Corucci, Felice Casciano) riescono a restare fedeli allo spirito irriverente ed esilarante del film, pur introducendo sapienti ed interessanti “variazioni sul tema”. Straordinaria la scenografia. In questi giorni si sta recitando “Priscilla, la regina del deserto”, ennesima conferma che il musical, ormai, vola alto anche allontanandosi dalle ambientazioni made in USA.
“La casa dei silenzi”, un piccolo capolavoro che ritorna di Gianni Bernardo
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ll’ex Stabilimento Claudia di Aprilia la Compagnia Teatro Finestra mette in scena il nuovo, fantasioso e intenso spettacolo di Gianni Bernardo, liberamente ispirato a “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello. Lo spettacolo già nel 2011, in una versione abbreviata, aveva guadagnato un grande successo di critica e di pubblico. Questo è però un allestimento nuovo: nella dimensione, non solo quella fisico-logistica ma anche e sopratutto in quella scenica (ambientazione di Claudio Cottiga) e drammaturgica. Dal 16 marzo, tutte le sere alle ore 21. Prevendita biglietti presso Teatro Europa (06.9271965 339.2742389) Info 347.8561181 Ingresso 10 euro Per vedere il video: http://youtube/pRMCFUWmknI
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Eventi
Tiffany & Gallé e i maestri dell’Art Nouveau nella collezione del Museo di Arti Applicate di Budapest Musei Capitolini, fino al 28 aprile Gianni Politi. From the studio Incontri di luce...” - Mostra delle opere di Danila Nasoni e CO2 Gallery, fino al 29 aprile Franca Zaccarin (articolo a pag. 3) Ardea e Manzù Sala Manzù, dal 6 aprile al 14 aprile 2013 Raccolta Giacomo Manzù, fino al 30 aprile La casa dei silenzi (articolo a pag. 14) Love song - Akihiro Furuta (articolo a pag. 6) Cineteatro Aurora, l’Ex Stabilimento Acqua Claudia Mondo Bizzarro, fino al 30 aprile Il Cammino di Pietro Castel Sant’Angelo, fino al 1° maggio Howard Hodgkin. New paintings Alessandra Zorzi. Il matto, la morte e il diavolo Gagosin Gallery , fino al 4 maggio Complesso del Vittoriano, fino al 14 aprile 2013 Arte in Giappone 1868-1945 (articolo a pag. 6) Marco Tirelli GNAM, fino al 5 maggio Istituto Nazionale per la Grafica – Palazzo Poli, fino al 15 aprile Marco Delogu. Ritratti di ritratti (articolo a pag. 7) Gianfranco Gallucci. RomaCONTRO – immagini della città Tempio di Romolo - Foro Romano, fino al 5 maggio Galleria Gallarati, fino al 16 aprile I giorni di Roma: L’Età dell’Equilibrio. Traiano, Adriano, Massimo Catalani. La casa dei pesci Antonio Pio, Marco Aurelio Museo del Casino dei Principi – Villa Torlonia, fino al 17 aprile Musei Capitolini, fino al 5 maggio Marilù Eustachio. Di luogo in luogo – Trasferimenti Villa Aldini a Montmorency nelle vedute di Felice Giani La Nuova Pesa, fino al 19 aprile Museo Napoleonico, fino al 5 maggio Tulay Gurses. I colori dell’opera Mesnevi di Rumi su tela Vasco Bendini 1966-1967 Uff. Cultura e Informazioni dell’Ambasciata di Turchia, fino al 19 aprile Macro, fino al 5 maggio Aldo Tromba L’età dell’equilibrio. L’arte romana durante il principato di Scuola universitaria europea per il turismo, fino al 19 aprile Traiano e Adriano Nina Fischer & Maroan el Sani. Spirit closing thier eyes Musei Capitolini, fino al 5 maggio Gallerie Marie-Laure Fleisch, fino al 20 aprile Ritratti di ritratti (articolo a pag. 7) Alfonso Fratteggiani Bianchi. Qua coloris naturam declarat Tempio di Romolo, Foro Romano, fino al 5 maggio Montoro12 Contamporary Art, fino al 20 aprile Non sono solo nuvolette (articolo a pag 4) Rahul Mehrotra. The kinetic city Biblioteca Nazionale Centrale, fino all’11 maggio The Britush School, fino al 23 aprile Lucilla Catania. Stareeandare Guido van der Werve. Nummer veertien, home Museo Nazionale d’arte Orientale Giuseppe Tucci, fino al 16 maggio Fondazione Giuliani, fino al 23 aprile Vespasiano e la scuola (articolo a pag. 7) Susan Harbage Page. Lo strappo della storia Musero delle Terme di Diocleziano, fino al 26 maggio Casa della memoria e della storia, fino al 26 aprile SOULAGES XXI SECOLO Antonio Nocera. Pinocchio Accademia di Francia, villa medici, fino al 16 giugno Chance Art Gallery, fino al 27 aprile Brughel, meraviglie dell’arte fiamminga Camere XVIII. Intese: Alvin Curran, Maurizio Mochetti, Chiostro del Bramante, fino al 2 giugno Alfredo Pirri Cubisti. Cubismo (articolo a pagg. 8-9) RAM Radioartemobile, fino al 27 aprile Complesso del Vittoriano, fino al 23 giugno Francesco Zizola. Uno sguardo inadeguato (articolo a pag.6) Museo di Roma in Trastevere, fino al 28 aprile Giuliano Giuman. Virus Vitreum Museo del Casino dei Principi - Villa Torlonia, fino al 28 aprile Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti (articolo a pag.5) Valerio Rocco Orlando. The Reverse Grand Tour Palazzo Reale, fino al 8 settembre GNAM, fino al 28 aprile
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Aprilia
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Roma
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Milano
Genesi. Fotografie di Sebastião Salgado
L’Ara Pacis ospita la mostra internazionale del fotografo brasiliano
© Sebastião Salgado/Amazonas Images; Brasile, 2005
L’
ultimo progetto di Sebastião Salgado, il più importante fotografo documentario del nostro tempo, sarà ospitato dal Museo dell’Ara Pacis dal 15 maggio al 15 settembre (e in contemporanea a Londra, Toronto e Rio De Janeiro). Un viaggio fotografico nei cinque continenti per documentare le bellezze più rare del nostro pianeta; uno sguardo appassionato, teso a sottolineare la
necessità di salvaguardare il nostro pianeta, di cambiare il nostro stile di vita, di assumere nuovi comportamenti più rispettosi della natura e di quanto ci circonda, di conquistare una nuova armonia. “ Il mondo come era, il mondo come è; la terra come risorsa magnifica da contemplare, conoscere, amare. Questo è lo scopo e il valore dell’ultimo straordinario progetto di Sebastião Salgado .”
Potete trovare la vostra copia di “Occhio all’Arte” presso i seguenti distributori:
Aprilia: Biblioteca Comunale (Largo Marconi), Giornalaio di p.zza Roma, Casa del libro
(Via dei Lauri 91), Abbigliamento Alibi (via Marconi 52), Banca Intesa (via delle Margherite 121), Giornalaio di Largo dello Sport, Giornalaio di p.zza della Repubblica, Studio dott. Pasore (via G. Di Vittorio 33/A), Studiuo dott. Genco (via De Gasperi 72), Studio Medico di via Nerva 36, Spazio 47 (via Pontina km 47), Palestra Sensazione (via del Pianoro 6), Ottica Catanesi (Largo Marconi 8), Parrucchiera Rina (via di Crollalanza 31). Il Quadrato (p.zza dei Bersaglieri), L’Orchidea (via dei Garofani 15), Pan di Zenzero (via Calabria 17) Lavinio mare: Bar Lavinia (p.zza Lavinia 1) 16