A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno IX N° 99 dicembre 2016
Mensile d’informazione d’arte
www.artemediterranea.org
nin mostra:
Pinturicchio vs Pinturicchio Pinturicchio, “Natività con S. Girolamo”
nin mostra: 100 presepi
teatro: “Pazzi e strapazzi” n in scena al Pigneto
ndedicato a: Paul Gauguin
Per sponsorizzare “Occhio all’Arte”
Telefona al 347.1748542
Associazione ARTE MEDITERRANEA Aprilia - PROGRAMMA CORSI 2016-2017 CORSO FOTOGRAFIA ORGANIZZATO DA ASS.FOCUSFOTO MARTEDI’-MERCOLEDI’-GIOVEDI’VENERDI’ 20,30-22,30
CORSO DISEGNO 1° ANNO MARTEDI’-GIOVEDI’ 09,00-11,00 18,00-20,00 CORSO ACQUERELLO MARTEDI’-GIOVEDI’ 18,00-20,00 CORSO ACQUERELLO AVANZATO LUNEDI’-MERCOLEDI’ 18,00-20,00
CORSO DI DISEGNOFUMETTO-SCENEGGIATURA ORGANIZZATO DA SCHOOL COMIX APRILIA SABATO 10,30-18,45
CORSO OLIO LUNEDI’-VENERDI’ 18,00-20,00 20,00-22,00 MARTEDI’-GIOVEDI’ 09,00-11,00 18,00-20,00
CORSO DI YOGA DELLA RISATA MERCOLEDI’ 20,30-21,30
CORSO INTARSIO SU LEGNO MARTEDI’-GIOVEDI’ 18,00-20,00
CORSO DI ANATOMIA PER ARTISTI Ins. Antonio De Waure
CORSI IN ORARIO DA DEFINIRE
CORSO DISEGNO PER BAMBINI LUNEDI’-MERCOLEDI’-VENERDI’ 18,30-20,00
CORSO DI PROSPETTIVA Ins. Giuseppe Di Pasquale
Mensile culturale edito dalla Collaboratori Associazione Arte Mediterranea Patrizia Vaccaro, Laura Siconolfi, Via Muzio Clementi, 49 Aprilia Maurizio Montuschi, Greta Marchese, Tel.347/1748542 Giulia Gabiati, Valerio Lucantonio, occhioallarte@artemediterranea.org Martina Tedesch, Nicola Fasciano, www.artemediterranea.org Maria Centamore, Giuseppe Chitarrini Francesca Senna, Alex Baltag Aut. del Tribunale di Latina N.1056/06, del 13/02/2007 Responsabile Marketing Fondatori Cristina Simoncini Antonio De Waure, Maria Chiara Lorenti Composizione e Desktop Cristina Simoncini Publishing Giuseppe Di Pasquale Amministratore Antonio De Waure Stampa Direttore responsabile Rossana Gabrieli Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti
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Associazione Arte Mediterranea via Dei Peri, 45 Aprilia
Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche parziale senza il consenso dell’editore
CORSO DI CERAMICA BASE Maestra Ivana Basciglie’ INCONTRO CON L’ARTISTA 4 LEZIONI SU LA STORIA E LA TECNICA PITTORICA DI 4 ARTISTI PIU’ SIGNIFICATIVI Maestro Riccardo Parisi 4 INCONTRI DISEGNO E PITTURA PER BAMBINI Maestra Sabrina Carucci WORKSHOP RICORDO…GRAZIE A QUESTA PENNA Incontro di scrittura creativa Domenica 13 novembre 2016 10,30-13,00 14,00-17,00 WORKSHOP IN ORARIO DA DEFINIRE ATMOSFERA DI UN PAESAGGIO Maestro Marco Rapone
CORSO DI CERAMICA Ins. Ivana Barsciglie’
Redazione Maria Chiara Lorenti, Cristina Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Stefania Servillo
CORSO MODELLAZIONE CERA SBALZO E CESELLO Maestro Rosario Luca Salvaggio
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Sommario
“100 PRESEPI” Paul Gauguin Jukie Bender Pinturicchio vs Pinturicchio “Napoléon vu par Abel Gance” “L’Arte contemporanea” “Io sono un gatto” “L’abbraccio” “Pazzi e strapazzi” in scena al Pigneto “Coniugi” al Teatro de’ Servi sul filo di china Sangue e gioia nelle foto di Letizia Battaglia
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occhio al libro
“100 PRESEPI” di Patrizia Vaccaro
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a 20 anni partecipo all’ Esposizione Internazionale “100 Presepi”, che quest’anno ha raggiunto la 41a edizione. I miei presepi rientrano nella categoria contemporanei, infatti utilizzo materiali diversi, spesso riciclati, prediligendo quelli di recupero come carta, cartoncino, plastica, stoffa … e quant’ altro la fantasia mi suggerisce. I soggetti sono sempre gli stessi, ma si rinnova sia la scenografia che i personaggi, questi ultimi hanno una grafica che si rivolge spesso ad un pubblico infantile, sperando di destare curiosità anche nell’adulto. Non nego una certa complessità nel pensare ogni hanno ad un progetto diverso partendo sempre dallo stesso soggetto, che si distacca però dalla rappresentazione tradizionale. La difficoltà sta anche nel pensare e realizzare il presepe d’estate: in un atmosfera non certo natalizia, questo perché la domanda deve essere presentata entro dei tempi tecnici, per poi essere valutata ed accettata da una commissione. Amo il Natale in tutte le sue sfaccettature, già da settembre faccio il conto alla rovescia dei giorni che mi separano dall’addobbare la casa, per cui è stato naturale ritrovarmi in questa tradizione che si rinnova ogni anno, sempre con tanta emozione. Mi fa piacere pensare che il mio presepe stia li in mezzo a tanti altri provenienti dalle varie regioni italiane, o tra quelli originari dei paesi esteri. Mi ritrovo anche io tra tutti quegli artisti, artigiani, amatori, bambini e anziani, ragazzi delle scuole, enti Nazionali e internazionali, Ambasciate … facciamo tutti parte di una comunità che sottolinea una tradizione tipicamente italiana e che cerca di riportare nelle famiglie l’usanza del presepe. Il numero 100 è rimasto solo nel nome, di fatto all’esposizione dello scorso anno c’erano più di 150 presepi, di cui circa 80 provenienti dai cinque continenti. L’Esposizione ha acquisito nel tempo un’ottima valenza culturale, pubblicizzata anche dai nuovi mezzi di comunicazione quali facebook, twitter o direttamente dal sito www.presepi.it. L’ Esposizione si svolge a Roma presso le Sale del Bramate a Piazza del Popolo, dal 24/11/2016 al 08/01/2017.
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Paul Gauguin
In fuga dalla civiltà di Laura Siconolfi e Maurizio Montuschi
Paul Gauguin, “Ia Orana Maria” 1891
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dedicato a
Paul Gauguin , “Lo spirito dei morti veglia”, 1892
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ue figure massicce, ieratiche, sedute su di una spiaggia dalla quale s’intravede un mare verde cupo, sul quale lumeggia un lieve incresparsi di onde. Definite da una spessa linea di contorno, nell’atto di svolgere semplici incombenze familiari, dominano il primo piano dell’opera. I loro visi, piuttosto simili, hanno sguardi tristi, malinconici, dimessi; la loro staticità crea un alone di mistero e un senso d’inquietudine. Una lieve animazione solo alle loro spalle; una sensazione di calore solo dalla sabbia, sulla quale le due tahitiane sono adagiate, resa con piatte pennellate, che dall’ocra chiaro sfumano verso l’arancio intenso. La composizione analizzata, ”Due donne tahitiane” 1891, è tipica delle opere che Paul Gauguin dipinge agli inizi del suo primo soggiorno nel Pacifico. Allo stesso periodo, risale un altro dipinto, forse il più importante del suo soggiorno tahitiano ”Lo spirito dei morti veglia” 1892. Di nuovo una donna dalla pelle ambrata, questa volta nuda, molto giovane, morbida, distesa su di un lenzuolo di foglie di palma, di un giallo particolarmente luminoso, e su un pareo blu. Ancora semplificazione delle forme, appiattimento della superficie, ancora inquietudine nel colore porpora che sfuma nel violetto, sullo sfondo. La ragazza effigiata è Teha’amana, la bellissima tahitiana di quattordici anni con cui l’artista convive, la sua vainé, silenziosa e malinconica, la cui
nudità non ha nulla né di erotico né di osceno. Il suo è “ un nudo oceanico” come scrive lo stesso Gauguin, atto semplicemente a simboleggiare l’antichissima civiltà cui la donna appartiene, fatta di tradizioni, riti millenari, divinità ancestrali, di tutto ciò, insomma, che la cosiddetta civiltà e soprattutto il cristianesimo, avevano cercato di annientare. Alle sue spalle, infatti, incombe un’enigmatica figuretta nera, circondata da fiori di anona, enormi, fosforescenti e simboli della presenza del divino, che le incute paura e rispetto. E’ un fantasma, Manaö Tupapaȕ, molto familiare ai polinesiani, un severo nume tutelare cui ognuno attribuisce le fattezze di un proprio defunto. Nel 1893 l’artista ritorna alla “civiltà”, a Parigi, dove era nato nel 1848 e da cui era fuggito qualche anno prima, per potersi allontanare dallo scalpitio della vita moderna, dal caos della città, dalla schiavitù del denaro, alla ricerca utopistica del regno dell’Eden. Cercava, infatti, ambienti primitivi, esotici, mistici; luoghi di bellezze incontaminate, dove poter esternare la propria voglia di essere libero, autonomo e soprattutto poter collaudare la sua arte ”complicata e primitiva, chiara e oscura, barbara e raffinata ”. Nel 1895 s’imbarcherà di nuovo per Tahiti per non fare più ritorno in Francia. In questo momento Gauguin è in mostra in due città, Rovigo e Treviso. 5
Jukie Bender
Dipingere con il calore di Cristina Simoncini
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’artista autodidatta Julie Bender è un maestro di pirografia - l’arte del disegno con il calore. Julie unisce questo talento artistico con il suo amore per gli animali e per la natura creando opere incredibilmente dettagliate. La pirografia, l’arte di bruciare una superficie naturale come il legno o la pelle con una punta riscaldata, è stata praticata migliaia di anni fa dagli Egiziani e da tribù africane attratte dal potere del fuoco. Impressionante fin dai suoi primi giorni, il pirografo ha percorso una lunga strada da allora, soprattutto da quando l’ architetto di Melbourne Alfred Smart ha inventato un modo per pompare vapori di benzolo attraverso una matita di platino cava riscaldata, creando così uno strumento che ha permesso all’artista di
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ottenere la colorazione e l’ombreggiatura, che in precedenza erano impossibili. Nei primi anni del XX secolo, l’ invenzione della macchina pirografica a filo elettrico caldo ha portato l’antica arte ad un nuovo livello, e gli strumenti moderni sono diventati così avanzati da permettere agli artisti di modificare le temperature di masterizzazione e creare una varietà di toni e sfumature. Julie Bender ha conseguito la laurea in Belle Arti nel 1980, ma non è stato fino al 2002 che ha scoperto l’arte della pirografia e ha deciso di dedicarsi a s v e l a r e i s u o i s e g r e t i . L’ a r t i s t a a u t o d i d a t t a h a trovato ispirazione nel suo amore per gli animali e per la natura, e ha iniziato la creazione di immagini incredibilmente dettagliate della fauna selvatica in colore seppia. Il processo artistico
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curiosArt
comincia attraverso la selezione di fotografie e il tracciamento a matita dei suoi soggetti su un pezzo di legno ben levigato raccolto per una composizione specifica. Julie utilizza una piccola selezione di punte calde, abbastanza piccole per permetterle di bruciare le sue opere d’arte con precisione. E‘ un processo lento, che richiede lenta combustione, mentre si costruiscono gradualmente gli strati, ma lei affronta le sfide di questo mezzo difficile e applica la pazienza necessaria per completare ogni capolavoro. “Questo mezzo insolito ancora mi meraviglia per il fatto che i miei soggetti possono essere portati i n v i t a e s c l u s i va m e n t e m e d i a n t e l ’ a p p l i c a z i o n e d i c a l o r e a l l e g n o ” d i c e J u l i e B e n d e r, m a è p r o p r i o l’unicità della sua arte che attira l’attenzione di appassionati d’arte e collezionisti di tutto il mondo. Fo n t e : h t t p : / / j u l i e b e n d e r. c o m 7
Pinturicchio vs Pinturicchio Due capolavori a confronto di Maria Chiara Lorenti
Pinturicchio, “Madonna col bambino benedicente�, Fondazione Sorgente Group
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in mostra
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iulia Farnese, “Giulia la bella”, era una delle donne del bambinello. Se ne conosce l’iconografia completa solo più avvenenti ed affascinanti dell’epoca. Nata in grazie al pittore seicentesco, Pietro Fachetti, che riuscì un periodo in cui una donna era spesso una pedina a copiarlo su incarico del suo mecenate Francesco VI nelle mani della famiglia di origine per ottenere favori, Gonzaga. Il pittore mantovano riuscì nell’intento grazie cariche onorifiche, soldi, fu data in sposa ad Orsino alla corruzione di un guardarobiere, pagato con un paio di Orsini, signore di Bassanello. Matrimonio combinato, calze di seta, che lo fece accedere agli appartamenti papali, pare, per tutelare ed assicurare onorabilità alla tresca prima che il dipinto fosse smembrato. Tale meraviglioso della fanciulla con il frammento è ora in sessantenne cardinale mostra, presso i Musei Rodrigo Borgia. Capitolini, con un’altra Divenuto papa, con il tavola del Pinturicchio. nome di Alessandro “Madonna con il VI, il Borgia volle che Bambino benedicente” il pittore Bernardino è un dipinto su tavola di Betto Betti, tra i più di proprietà della accreditati, Pinturicchio, Fondazione Sorgente così chiamato per la Group. Il soggetto sua statura minuta, raffigura la Vergine gli affrescasse gli con Gesù bambino in appartamenti in grembo, che benedice Vaticano. Nelle un virtuale osservatore, iconografie di madonne non rappresentato. e sante, spesso il Mairo ha ipotizzato che, papa volle far ritrarre visto l’atteggiamento le sembianze delle delle due figure con lo persone a lui care, e sguardo rivolto verso così come vi è un ritratto il basso, la pittura di sua figlia Lucrezia, sia riconducibile alla nel suo cubicolo “Stella del Mare”, forse un ex voto od un volle un affresco che quadro augurale per il raffigurasse la Madonna viaggio in mare di papa con in braccio il Piccolonimi, Pio II, in bambino benedicente e partenza ad Ancona per lui stesso, inginocchiato le Crociate contro il nell’atto orante. La Turco, che si riallaccia modella che posò per al ciclo degli affreschi essere dipinta come del Duomo di Siena. Maria era la bellissima Le due opere, Giulia. Questo affresco contrapposte in un suscitò un enorme confronto virtuale, scandalo. L’amante di sono in visione ai Alessandro VI ritratta Musei Capitolini, dal come la più pura delle 1 dicembre 2016 al 25 figure femminili del marzo 2017. Per chi vangelo, la vergine non riuscisse a visitare Maria. Alla morte del la mostra e volesse pontefice, l’affresco fu Pinturicchio, “Madonna col bambino davanti al pontefice ammirare un’altra coperto da un drappo, Alessandro VI Borgia” - Frammento bellissima opera del per nascondere alla vista tale scandaloso dipinto, e in tal modo rimase fino Pinturicchio, può sempre andare a visitare la chiesa di all’elezione di Alessandro VII, Chigi, centocinquant’anni Santa Maria del Popolo, entrando, sulla destra, c’è la dopo. Deciso a cancellare tale scempio, dovuto ad un cappella del Presepio, fatta erigere da Domenico della papa scellerato, il Chigi fece asportare e smembrare Rovere, per accogliere i suoi resti mortali. questo capolavoro del maestro umbro, trattenendo nella collezione privata della sua casata solo la mirabile immagine 9
“Napoléon vu par Abel Gance” L’epicità in frammenti di Valerio Lucantonio
Fig. 1 li anni ‘20 del Novecento vengono spesso In quello che sarebbe dovuto essere solo il primo considerati il momento di massima innovazione di una serie di pellicole sulla figura del condottiero e sperimentazione, animato principalmente francese, Gance dimostra le potenzialità della settima dalla ricerca di uno specifico filmico che permettesse arte di restituire l’essenza e le emozioni dei personaggi al cinema di affermarsi come vera e propria arte: (in questo caso del protagonista, figura troppo mentre da una parte i formalisti russi si concentrarono ingombrante per lasciare spazio ai comprimari) grazie sulle molteplici capacità del montaggio, e dall’altra gli alla manipolazione di ogni genere di artificio ed effetto espressionisti tedeschi su scenografia ed illuminazione, di post-produzione; seguendo la logica narrativa, che gli impressionisti francesi si affidarono al concetto ben intende creare più che un ritratto un mosaico, composto più astratto ed indefinito di photogènie; questa nozione dagli episodi salienti nella vita di Bonaparte, lo stile (a prima vista simile a quella di “cine-occhio” cara a del regista abbraccia volentieri la frammentarietà e la Dziga Vertov, che vedeva nella macchina da presa conseguente sperimentazione per restituire a livello una protesi capace di elevare e potenziare la visione visivo la struttura del discorso filmico, tramite una umana), seppur trattata teoricamente da pensatori e serie di pratiche innovative che sarebbero state riusate cineasti seminali come Epstein, risulta più facile da in molti film successivi (e non solo): - Filtri e sovrimpressioni che arricchiscono la comprendere all’atto pratico della visione dei migliori film di quella che viene definita la prima nuovelle qualità dell’immagine, piegandola alla soggettività vague, a partire da Cœur fidèle dello stesso Epstein del protagonista e creando soluzioni grafiche a volte per arrivare al leggendario Napoléon di Abel Gance, oniriche, a volte pittoriche, tra le quali spicca la scena una delle pellicole più estreme non solo della suddetta allucinata dei fantasmi che appaiono al protagonista corrente, ma dell’intera cinematografia mondiale. [fig. 1];
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cinema
Fig. 3 - Montaggio rapido e vorticoso che restituisce allo per rendere l’epicità del finale e ritenuta il primo spettatore una successione di tagli tanto veloce che effetto panoramico della storia, venne realizzata sembra che le scene, più che trovarsi una accanto utilizzando tre cineprese i cui girati venivano proiettati all’altra, si fondano, colpendoci con il loro significato più simultaneamente, creando due porzioni laterali in grado sia di allargare immediato (questo l’immagine centrale, può essere visto come un tentativo di sia di generare rappresentare il caos giustapposizioni (per della vita mentale esempio risolvendo in umana, o perlomeno un’unica inquadratura la molteplicità di l’alternanza campo/ stimoli tipica della controcampo o società di massa); la dialettica delle - Split screen che, soggettive, potendo seguendo lo stesso mostrare insieme principio del mosaico, l’oggetto guardato e il ci mettono davanti soggetto guardante) una pluralità di [figg.3 e 4]. inquadrature che A questo panorama di contemporaneamente innovazioni avanguardiste esibiscono la varietà ne va aggiunta un’altra, dei punti di vista forse più “classica”, possibili su un evento ma non meno e rappresentano al importante, cioè la Fig. 2 meglio la natura dell’oggetto filmico, capace di darci colonna sonora, novità assoluta in un film che vive un’idea unitaria mettendo insieme elementi parziali e di assoluti e, come il personaggio storico e quello di soggettivi [fig.2]; finzione, punta a superare i confini preimposti per - La tecnica Polyvision, ideata da Gance stesso elevare l’arte del cinema all’ennesima potenza.
Fig. 4 11
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occhio al libro
“L’Arte contemporanea” di Angela Vettese di Giuseppe Chitarrini
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n questo testo l’autrice: A. Vettese, docente di Teorie del l’arte contemporanea al l’Univ. B occoni e al lo IUAV di Venezia, ci offre un medi tato e ragionato excursus su quel le che sono state -e che sono- le principali teorie e le più signi ficative opere esempli ficatrici di quel complesso sistema teorico che si è venuto a determinare, nel mondo del l’arte, dal 1950 ai giorni nostri. Un saggio quasi antologico e di consul tazione quasi manualistica, ma anche una guida approfon di ta a una ponderata ri flessione sul l’arte contemporanea, il suo stesso statuto, i rapporti fra arte e mercato, i model li organizzativi del la produzione, del la rappresentazione e del la fruizione, e poi, ancora, le nuove tecniche operative, l’occidentalizzazione del l’arte e le relative proposte di ‘decolonizzazione’ (Cfr. p. 49), i nuovi ruoli anche di impegno sociale del l’artista, ma anche del lo spettatore (Cfr. da p. 104 a 106), la ‘morte del l’arte’, la fuoriusci ta dal ‘bel lo’ ecc ecc. Il libro non costi tu isce una novi tà edi toriale , essendo stato pubblicato ormai cinque anni fa, però, la col lana edi toriale ‘farsi un’ idea’ de Il Mulino, mantiene a lungo in commercio i suoi ti tol i, vale quindi la pena di fare un sal to in libreria o in biblioteca per reperirlo date anche le sue potenziali tà didattiche e divulgative, che però non fanno venir meno la speci fici tà e la capaci tà di penetrare nel la complessi tà teoricocri tica di una materia (l’arte contemporanea) non fac ile e in fase di perenne transizione soprattutto al giorno d’oggi, con il precipi tare del la globalizzazione e l’avven to del post-moderno. L’arte oggi è materia mol teplice ed è diventata indispensabile ingrediente
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del l’esperienza umana, per questo è di ffusa, ma anche preziosa, rara, e nel lo stesso tempo comune, a cominciare per esempio dal la plurali tà del le sue dislocazioni. L’arte è nel la col lezione privata di un tycoon arabo o statuni tense o nel le tags sui muri di un quartiere degradato di una ci ttà o di una megalopoli, è nel le performances di un land artist o in una gal leria, in una decorazione su ceramica o conservata in un museo; l’arte è ri facimento, riproduzione, ci tazione, richiamo, ma anche innovazione, ribal tamento, geniale originali tà ecc. Alcune produzioni sono dematerializ zate e ‘nomadizzate’ (Cfr. p.31), da tempo sono usci te dal la cornice e si sono delocalizzate, in alcuni casi “hanno anche perso la loro tangibili tà fisica trasformandosi in estemporanea performance, in un’ idea, in una intenzione concettuale”(p. 41). Un processo di deflagrazione totale e pervasivo che spinge mol ti a dire che l’arte è morta (cfr. da p. 10 a p. 14), al tri, viceversa, a dire che è vi talissima, di una vividezza cangiante e poli forme; e si dice anche che questa espansione ‘ecumenica’ e pervasiva del l’arte al tro non sia che una bol la gigantesca veicolata dal le esigenze dei mercati mondiali (cfr. da p. 82 a 95) che non intenzionalmente questo comporta un ri torno al l’antichi tà classica del l’arte, quando technè signi ficava tecnica artistica, saper fare, creare. Tutto è arte, niente è arte. Il dibatti to è apertissimo e ha cominciato ad esserlo ormai da ol tre un secolo e questo importante volumetto ci aiuta a districarci fra i meandri di questo dibatti to.
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occhio al libro
“Io sono un gatto” Di Natsume Sōseki di Francesca Senna
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ubblicato per la prima volta nel 1905, “Io sono un gatto” non è soltanto un romanzo raro, che ha per protagonista un gatto, filosofo e scettico, che osserva distaccato un radicale mutamento epocale. Dall’era del magico Egitto in cui i gatti erano protetti come fossero dei, al tempo dell’oscuro Medioevo in cui venivano considerati come familiars (i custodi delle streghe), il mistero che racchiude questo animale, diviene sempre più affascinante. Il testo quindi si inserisce appieno tra i grandi libri della letteratura mondiale, come la prima opera che inaugura il grande romanzo giapponese all’occidentale. Inizi del Novecento in Giappone, l’era Meiji sta per concludersi dopo aver realizzato il suo compito: restituire onore e grandezza al paese facendone una nazione moderna. Il potere feudale dei daimyo è un ricordo del passato, così come i giorni della rivolta dei samurai a Satsuma, e l’esercito nipponico contende vittoriosamente alla Russia il dominio nel continente asiatico. Kinnosuke (questo il suo vero nome) Soseki è uno scrittore che le note biografiche narrano essere vissuto fra il 1867 ed il 1916. Uno spirito innovativo per una nazione, il Giappone, che proprio in quegli anni tentava di uscire dal suo ‘splendido’ isolamento. In questo racconto l’io narrante è …un gatto, che osserva il suo padrone -lo scrittore - con distacco, ironia e spirito critico, nell’ambito della sua vita quotidiana ed i rapporti con alcuni amici e conoscenti che consuma all’interno della sua misera casa. La trama è interamente costruita su una serie di aneddoti, di dialoghi a volte surreali e citazioni di
“L’abbraccio”
Di David Grossman
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’abbraccio” è un breve, folgorante racconto sulla solitudine e sull’amore; un tenero dialogo fra il piccolo Ben e la sua
mamma. E’ sera, il piccolo Ben e la sua mamma stanno passeggiando tra i campi assieme alla loro cagnetta Splendore, quando ad un tratto la mamma si volta verso il suo bambino e gli dice con fare affettuoso “Sei dolcissimo e tanto carino, non c’è nessuno al mondo come te!”. Questa affermazione porterà Ben a porsi una serie di interrogativi, “è possibile che al mondo non ci sia nessuno uguale a lui? Se questo è vero, allora vuol dire che ognuno di noi è destinato ad essere solo?” Scorrendo le pagine ci rendiamo conto che le parole di Grossman contengono molto più e vanno molto più nel profondo di quello che si potrebbe pensare. L’unicità dell’essere umano e la sua consequenziale solitudine, la consapevolezza e l’orrore di essere solo al mondo, questi sono i temi, che Ben con le sue domande da bambino curioso e un po’ spaventato, sottoporrà all’attenzione della sua cara mamma.
personaggi storici e della letteratura del Giappone, che permettono però di conoscere alcuni aspetti delle abitudini e cultura di quel Paese. Dinanzi ai suoi occhi si dispiega tutta la follia che aleggia in Giappone all’alba del XX secolo. Il nostro eroe vive a casa di un professore che si atteggia a grande studioso e che, quando torna a casa, si chiude nello studio. Di tanto in tanto il gatto va a sbirciarlo e puntualmente lo vede dormire. Certo il luminare a volte non dorme, e allora si cimenta in bizzarre imprese: compone haiku, scrive prosa inglese infarcita di errori, si esercita maldestramente nel tiro con l’arco, spettegola della vita dissoluta di libertini e debosciati... Insomma, mostra a quale grado di insensatezza può giungere il genere umano in epoca moderna, dando forma a una critica spietata ed amara nei confronti della nostra società e dei lati negativi ed oscuri dell’umanità tutta. Il gatto senza nome diventa metafora della condizione umana e ci parla lasciandoci un sapore amaro in bocca. La meticolosità con cui l’inconsueto narratore ci descrive la vita della casa in cui abita costituisce l’elemento geniale dell’opera. Nonostante l’inevitabile staticità, il racconto procede fluido e, anche se a volte ci si chiede cosa ci possa essere di interessante in vicende tutto sommato insulse, bisogna riconoscere che l’autore, lasciando al gatto il ruolo del “narratore-filosofo”, abbia trovato una formula perlomeno curiosa, per comporre una sorta di saggio sui pregi e difetti della natura umana.
Un piccolo libro, elegante e raffinato, “L’abbraccio” è un dono dell’autore, molto apprezzato a livello mondiale per il suo stile semplice, ai suoi lettori perché ne facciano a loro volta dono alle persone che amano. La scrittura di Grossman è semplice e immediata, senza fronzoli e inutili orpelli, sembra parlare direttamente al cuore, non solo dei bambini a cui l’autore pare voler spiegare concetti universali quali la solitudine e l’amore, ma anche di un pubblico più adulto che non potrà non identificarsi nei dubbi e nelle innocenti domande del piccolo Ben. Le tenere rassicurazioni della mamma, primo fra tutti il suo “siamo tutti un po’ soli e un po’ insieme” e soprattutto il finale, che rimanda al titolo del libro, ci faranno per un attimo ritornare bambini. Esprimendosi attraverso la sua profonda sensibilità, l’autore ha provato a stringere adulti e bambini in un messaggio di universale bellezza. Libro anche visivamente bellissimo, con rilegatura ed immagini da fiaba grazie ai disegni poetici dell’artista israeliana MichalRovner. 13
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Occhio al teatro amatoriale
“Pazzi e strapazzi” in scena al Pigneto di Rossana Gabrieli
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e “svanita”, persa in un mondo antico e lontanissima dalla realtà. Tra i malcapitati visitatori, Berth e signora, il primo ignorante, ma scaltro e la seconda affascinata dal mondo della nobiltà e dal desiderio di uscire dalla mediocrità culturale. E poi, tra i personaggi centrali, Chester, genero degli Herrold, perseguitato dall’innamoramento visionario della cameriera Ada, che alla fine si consolerà con il capo degli scout, e da due malavitosi che vorrebbero farlo fuori per averli incastrati al processo contro di loro con la sua testimonianza. Colpi di scena, scambi di persona, apparizioni e sparizioni rendono la scena briosa ed appassionano il pubblico. Applausi e richiesta di bis, con la speranza che i bravissimi Teatranti del Pigneto ed il loro regista ritornino presto in scena.
a Compagnia amatoriale “I Teatranti del Pigneto ” ha portato in scena una divertentissima commedia dal titolo “Pazzi e Strapazzi” il 5 e 6 novembre scorsi, con la regia di Flavio Favale, che ha scelto un testo impegnativo e ricco di personaggi stravaganti e ben interpretati dal gruppo degli attori: nessun professionista, ma tutti molto entusiasti. La storia, ambientata in un castello nobile, ma decaduto, é abitato da Lord Herrold, ex militare in pensione, che continua a combattere improbabili quanto inesistenti nemici, armato di tutto punto e con la compiacenza di moglie e figlia, impegnate a risollevare le sorti economiche della famiglia, aprendo il castello alle visite dei turisti. Viene assoldata, a tale scopo, Miss Paltridge, guida turistica allucinata
“Coniugi” al Teatro de’ Servi
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Occhio al palcoscenico
di Nicola Fasciano
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l Teatro de’ Servi e la commedia: un binomio di successo che da anni richiama pubblico ed appassionati del genere brillante.
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Fino al 27 novembre, risate assicurate con “Coniugi”, di Eric Assous e con la regia di Giancarlo Fares. La storia é quella di due coppie di amici sposati (magistralmente interpretati da Felice Della Corte, Roberto D’Alessandro, Francesca Nunzi, Giorgia Guerra), di cui una (apparentemente) felice ed unita, l’altra in piena crisi. Tutto sembra procedere in una banale quotidianità, fino a che una vincita milionaria (16 milioni, ripetuto come un mantra dal fortunatissimo Berto, il marito in crisi) consentirà a quest’ultimo di divorziare finalmente da una moglie non più amata e desiderata, per rifarsi una vita accanto ad una donna più giovane. Ma é davvero quello che cerca e che desidera? Ed i suoi amici saranno anche loro travolti dall’improvviso colpo di fortuna di Berto? Mentre il pubblico ride alle battute ed alle gag, emerge sempre più il vero carattere dei quattro protagonisti e, solo alla fine dello spettacolo, si capirà “di che stoffa sono fatti”. Ciò che emergerà, saranno persone reali, psicologicamente ben costruite ed il finale non sarà né banale, né scontato.
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Roma
“Natale sotto l’albero” Teatro Europa, il 10 dicembre Mostra personale di Angela Buffa Ristorante "La bella Napoli", fino al 31 gennaio 2017
Roma
“Antoine Jean-Baptiste Thomas e il popolo di Roma” Museo di Roma, Piazza Navona e Piazza san Pantaleo, fino al 4 dicembre “Le bambole del Giappone. Forma di preghiera, espressioni d’amore” Istituto giapponese di cultura, fino al 28 dicembre, ingresso gratuito “Bizhan Bassiri-Specchio solare” Museo Carlo Bilotti, fino al 31 dicembre “Minute visioni. Micromosaici romani del XVIII e XIX secolo dalla collezione Ars Antiqua Savelli” Museo Napoleonico, fino al 31 dicembre “Istat. Da 90 anni connessi al paese” Complesso del Vittoriano, fino al 7 gennaio 2017 “16. Quadriennale d’arte. Altri tempi, altri miti” Palazzo delle esposizioni, fino all’8 gennaio 2017 “Antonio Ligabue” Complesso del Vittoriano, fino all’8 gennaio 2017 “Piacere, Ettore Scola” Museo Carlo Bilotti, fino all’8 gennaio 2017. Ingresso gratuito “Lapidarium” Mercati Traianei, fino all’8 gennaio 2017 “Centrale Montemartini. Capolavori da scoprire” Centrale Montemartini, fino all’8 gennaio 2017 “Andrea Viviani. Ritmi instabili” Casina delle civette, Villa Torlonia, fino al 15 gennaio 2017 “350 anni di creatività. Gli artisti dell’Accademia di Francia a Roma da Luigi XIV ai giorni nostri” Accademia di Francia a Roma- Villa Medici, fino al 15 gennaio 2017 “Jean Arp” Museo nazionale romano-grandi aule delle Terme di Diocleziano, fino al 15 gennaio 2017 “Antinoo. Un ritratto in due parti” Museo Nazionale Romano, Palazzo Altemps, fino al 15 gennaio 2017 “Arturo Dazzi 1881/1966 Roma, Carrara, Forte dei Marmi” Villa Torlonia, fino al 29 gennaio 2017 Edward Hopper Complesso del Vittoriano, fino al 12 febbraio 2017 “Guerre stellari: Star wars. Play!” Complesso del Vittoriano, fino al 29 gennaio 2017 “Picasso Images. Le opere, l’artista, il personaggio” Ara Pacis, fino al 16 febbraio 2017 “LOVE. L’arte contemporanea incontra l’amore” Chiostro del Bramante, fino al 19 febbraio 2017
sul filo di china
Eventi
“Caravaggio e il maestro di Hartford: l’origine della natura morta in Italia” Galleria Borghese, fino al 19 febbraio 2017 “Pinturicchio” Musei Capitolini, fino al 25 marzo 2017 “Van Gogh Alive, the experience” Palazzo degli esami, fino al 27 marzo 2017 “The time is out of joint” Galleria Nazionale, fino al 15 aprile 2017 “Leonardo da Vinci. Il genio e le macchine” Palazzo della Cancelleria, fino al 30 aprile 2017 “Artemisia Gentileschi” Palazzo Braschi, fino all’8 maggio 2017 “Arte e Politica. Opere dalla collezione 4” Macro, fino al 10 maggio 2017
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Firenze
“Ai Weiwei. Libero” Palazzo Strozzi, fino al 22 gennaio 2017 “Scoperte e massacri. Ardengo Soffici e le avanguardie a Firenze” Gallerie degli Uffizi, fino all’8 gennaio 2017 “La Divina Commedia di Venturino Venturi” Villa Bardini, fino al 6 febbraio 2017
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Genova
“Helmut Newton. Fotografie. White woman/sleepless nights/big nudes” Palazzo ducale, fino al 22 gennaio 2017
Milano
“Antonio Mancini. Genio ribelle” Galleria Bottegantica, fino al 18 dicembre “Escher” Palazzo reale, fino al 22 gennaio 2017 “Jean-Michel Basquiat” Mudec, fino al 26 febbraio 2017 Pietro Paolo Rubens e la nascita del Barocco” Palazzo reale, fino al 26 febbraio 2017
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Napoli
“La suonatrice di liuto di Jan Vermeer” Pinacoteca di Capodimonte, fino al 9 febbraio 2017
Pompei
“Mitoraj. Trenta sculture a Pompei” Scavi di Pompei, fino all’8 gennaio2017
Letizia Battaglia 1979. “Monreale. La bambina non è mai andata a scuola”
Sangue e gioia nelle foto di Letizia Battaglia
Al Maxxi di Roma fino al 17 aprile la mostra della grande artista siciliana 16