A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno XV N° 146 giugno 2021
Mensile d’informazione d’arte
www.artemediterranea.org
nDamien Hirst:
“Archeology Now” nIn mostra “Women in comics”
Manga “In memoria di n Kentaro Miura”
Damien Hirst, “Neptune”
Dalla Cina ... “Bai - Juyi mi n insegna come vivere bene”
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Associazione ARTE MEDITERRANEA Aprilia - PROGRAMMA CORSI 2018-2019 CORSO DISEGNO 1° ANNO MARTEDI’ - GIOVEDI’ 09,00 - 11,00 18,00 - 20,00 CORSO ACQUERELLO MARTEDI’ - GIOVEDI’ 9,00 - 11,00 18,00 - 20,00 CORSO ACQUERELLO AVANZATO LUNEDI’ MERCOLEDI’ 18,00 - 20,00
Collaboratori Mensile culturale edito dalla Patrizia Vaccaro, Valerio Lucantonio, Associazione Arte Mediterranea Nicola Fasciano, Giuseppe Chitarrini Via Muzio Clementi, 49 Aprilia Francesca Senna Tel.347/1748542 occhioallarte@artemediterranea.org Responsabile Marketing www.artemediterranea.org Cristina Simoncini Aut. del Tribunale di Latina N.1056/06, del 13/02/2007 Composizione e Desktop Publishing Fondatori Giuseppe Di Pasquale Antonio De Waure, Maria Chiara Lorenti Cristina Simoncini Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche Amministratore parziale Antonio De Waure senza il consenso dell’editore
Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti
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CORSO DI ANATOMIA PER ARTISTI Ins. Antonio De Waure CORSO DI PROSPETTIVA Ins. Giuseppe Di Pasquale
CORSO DI DISEGNO - FUMETTO SCENEGGIATURA ORGANIZZATO DA SCHOOL COMIX APRILIA SABATO 10,30 - 18,45
Redazione Maria Chiara Lorenti, Cristina Simoncini, Giuseppe Di Pasquale,
Direttore responsabile Rossana Gabrieli
CORSI IN ORARIO DA DEFINIRE
CORSO OLIO LUNEDI’ - VENERDI’ 18,00 - 20,00 20,00 - 22,00 MARTEDI’ - GIOVEDI’ 09,00 - 11,00 18,00 - 20,00
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Sommario
“Sociologia e Arte" WOMEN IN COMICS I dipinti di Millo Damien Hirst: “Archeology Now” “Bai Juyi, mi insegna come vivere bene” In memoria di Kentaro Miura ”Zombi, strane storie di Santi” Sul filo di china
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occhio al libro
“Sociologia e Arte" di Robert A. Nisbet di Giuseppe Chitarrini
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onostante questo opuscoletto non costituisca più una novità editoriale, essendo stato pubblicato più di cinque anni fa, ritengo lo stesso importante segnalarlo perché propone la traduzione in Italiano di un articolo del grande sociologo statunitense R. Nisbet del 1962, che costituì la prolusione di un discorso tenuto dall’autore stesso in occasione dell’inaugurazione annuale della Pacific Sociological Association, di cui Nisbet era Presidente. Un articolo interessante perché è un po’ la ‘rampa di lancio’ della dell’impianto concettualeteorico formulato da Nisbet riguardo il rapporto fra arte e scienze, scienze sociali in particolare. Insomma il contenuto di questo volumetto stabilì un punto fermo nel percorso di ricerca di Nisbet che costituisce una pietra miliare nella teoria e nella storia della sociologia, soprattutto con il testo del 1976: “ Sociology as an Art Form ” (tradotto in Italia nel 1981, per le edizioni Armando di Roma, con il titolo “ La sociologia come forma d’arte ”). L’assunto di Nisbet che sostiene tutto il suo impianto teorico è originale, paradossale e provocatorio: la Sociologia stessa sarebbe una forma d’arte, nel senso che entrambi –sociologia ed arte- sono due espressioni della creatività umana, condividono campi di pensiero, criteri, immaginazione, repertorio metaforico,
spesso condividono anche gli argomenti trattati e altri concetti ed esperienze. La Sociologia non è, secondo l’autore, una disciplina che dall’esterno, con tecniche e protocolli specifici, interviene sull’esperienza e sui prodotti artistici analizzandoli, osservandoli, studiandoli, rapportandoli alle dinamiche sociali, in quella che è la produzione o la fruizione del prodotto artistico ecc., è invece una disciplina che, dall’interno stesso della produzione artistica, interviene sulla sua genesi, la sua formazione, i suoi valori etici ed estetici, i referenti simbolici e semiotici che la determinano…I paesaggi, le tipologie, le descrizioni, i ritratti, foto, film, narrazioni e romanzi ecc. sono il frutto dell’osservazione, dell’elaborazione della comunicazione e della stessa voglia di guardare la realtà comuni ad artisti e sociologi. A questo piccolo testo di Nisbet, una ventina di pagine in tutto, si aggiungono un’altra ventina di pagine di un ottimo e illuminante saggio introduttivo: “ Sociologia ed Arte nella riflessione di Robert A. Nisbet ”, di Ercole Giap Parini, docente di Sociologia presso il Dipartimento di Sc. Politiche e Sociali dell’Univ. della Calabria.
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WOMEN IN COMICS Le donne e il fumetto di Patrizia Vaccaro
Illustrators di New York . Oggi abbiamo la fortuna di poterla vedere in Italia, in uno spazio espositivo piuttosto recente come quello di Palazzo Merulana, che ospita in modo permanente alcune opere del ‘900, ma soprattutto che ci mostra ora questa piccola chicca, a dimostrazione di come le donne si sono fatte strada in un settore che in passato è stato prettamente maschile e maschilista, può essere utile alle nuove generazioni conoscere sia le pioniere del settore, come le nuove leve, a testimonianza di un grande segno di cambiamento sociale. Troviamo alcune tavole della mitica Trina Robbins, oggi 83 enne, vera icona del fumetto underground e dell’attivismo femminista che, nel 1986, è stata la prima disegnatrice donna di Wonder Woman, (l’amazzone dai super poteri ideata e disegnata, nel 1941, da William Marston e Harry G. Peters) per una major come la DC Comics. Sono in mostra anche altre disegnatrici, esse rappresentano una vasta gamma di donne che realizzano fumetti, spaziando tra vari generi: memorie personali, storie per bambini, supereroi, genere epico/fantasy, o ancora graphic journalism, tutto ciò permette di riflettere in modo diverso ed innovativo su temi quali la violenza di genere, la al 28 maggio al 11 luglio 2021 espongono giustizia sociale, le discriminazioni sul lavoro e a Roma, a Palazzo Merulana, 22 artiste le pari opportunità, dal punto di vista femminile, da New York in una collettiva di donne che cosa che in passato non era così scontato. “hanno fatto la Storia del fumetto nordamericano”, promossa dall’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia e co-prodotta da ARF! Festival e Comicon. Sono esposte 90 opere originali di fumetto statunitense, si va da quello vintage degli anni ’50 al graphic novel più autoriale, approfondendo temi più legati all’ ambito femminile come amore, sessualità, creatività, discriminazione, indipendenza, attraversa la psichedelia degli anni ’70 e del fumetto underground, fino alla scena contemporanea mainstream di Marvel e DC Comics. L’esposizione originale si è svolta una sola volta nel 2020 alla Galleria della prestigiosa Society of
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Tante sono state le iniziative legate a questa esposizione, tra cui un contest “WOMEN IN COMICS WHITE COVER” 2021 per la realizzazione di una copertina organizzato da ARF! Festival, le cui cover vincitrici sono esposte nella stessa sala della mostra e una serie di incontri, per mettere a confronto le artiste americane con le colleghe italiane, tali incontri possono essere recuperati sulle pagine Facebook di ARF! Festival, Comicon e dell’Ambasciata americana a Roma: • Giovedì 18 marzo 2021 alle ore 18:00: Trina Robbins (dagli USA) incontra Silvia Ziche (dall’Italia), moderate dalla scrittrice Susanna Raule. • Giovedì 15 aprile 2021 alle ore 18:00: Emil Ferris e Coleen Doran (dagli USA) incontrano Sara Pichelli (dall’Italia), moderate dal giornalista RAI Riccardo Corbò. • Giovedì 13 maggio 2021 alle ore 18:00: Alitha Martinez e Ebony Flowers (dagli USA) incontrano Fumettibrutti ed Elisa Macellari (dall’Italia), con la
in mostra...
moderazione a cura Bande de Femmes • Giovedì 10 giugno 2021 alle ore 18:00: Trininad Escobar (dagli USA) incontra Rita Petruccioli (dall’Italia), con la moderazione a cura della Casa delle donne Lucha Y Siesta.
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I dipinti di Millo
Vibranti stati onirici intrappolano il sonno di giganteschi personaggi di Cristina Simoncini
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oco prima dell’inizio di un nuovo giorno, c’è un momento fugace in cui i sogni rimangono vivi”, afferma il muralista e artista italiano Francesco Camillo Giorgino, noto come Millo, nella sua nuova serie “At the Crack of Dawn”. I suoi dipinti acrilici sono incentrati su soggetti di grandi dimensioni che incarnano lo stato di transizione tra il sonno profondo e la veglia. Le opere d’arte sono rese nel caratteristico stile cartone animato in bianco e nero di Millo e intrappolano i personaggi addormentati in schematici ambienti architettonici. Lampi di colore delineano la loro immaginazione cullata e curiosa, mostrando un mare agitato o un tranquillo sentiero nella foresta che catturano i “sentimenti inconsci passati attraverso la foschia dell’ombra fino allo squarcio di luce, plasmando ciò che è silenzioso”. “L’artista dipinge murales su larga scala che presentano abitanti amichevoli che
curiosArt
esplorano il loro ambiente urbano. Usa semplici linee in bianco e nero con tocchi di colore quando necessario e spesso incorpora elementi di architettura nei suoi dipinti a più piani”. C. Jobson. Millo ha preso parte a diversi festival di arte di strada e eventi artistici di ONG in tutto il mondo. Ha dipinto in USA, Russia, Cina, Australia, Thailandia, Argentina, Cile, Marocco, Spagna, Portogallo, Regno Unito, Paesi Bassi, Polonia, Lituania, Bielorussia, Ucraina e ovviamente Italia. Fonti: www.thisiscolossal.com
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Damien Hirst: “Archeology Now” Un dialogo tra presente e passato di Maria Chiara Lorenti
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iuscire a relazionare una grande collezione archeologica ed artistica, come quella della Galleria Borghese, ricca di capolavori unici nella storia dell’arte antica, con opere contemporanee, non credo sia stato facile. L’autore Damien Hirst, è uno degli artisti del nostro tempo tra i più controversi, la sua l’opera più famosa “For the Love of God”, è un teschio di platino che incastona ottomilaseicentouno diamanti purissimi, un’altra è lo squalo, in grandezza naturale, di formaldeide, “The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone”, sono due esempi di come egli analizzi sfidandole tutte le nostre certezze, evidenziando attraverso un’analisi attenta le relative incertezze. Un’ottantina di opere distribuite fuori e dentro il museo, sculture in bronzo ed in marmo costellate di elementi naturali quali i coralli o le pietre dure, 8
che dialogano, senza sfigurare, con quelle del Bernini e del Canova. “Neptune” è un busto che sembra provenire dalle profondità marine, una statua in lapislazzuli con incrostazioni di agata bianca, conchiglie e coralli sembrano aver preso il sopravvento, divenendo parte integrante dell’opera, rendendola così verosibilmente reale, come se fosse stata appena ripescata dopo secoli di oblio. Anche “The Severed Head of Medusa” dà la sensazione di aver passato molto tempo in fondo al mare, tanto che il bronzo con cui è stata realizzata sembra corroso da incrostazioni e madrepore che hanno invaso la bocca spalancata dalla sorpresa, soffocando l’urlo muto di terrore della morte, rendendo la testa recisa quasi irriconoscibile. Non così per la seconda versione, resa in malachite, dove il capo della figura mitologica, mozzato da Perseo, è ritratto in tutta la sua macabra disfatta, le serpi si contorcono in un’agonia senza fine, mostrando i denti avvelenati e la lingua serpeggiante in una ricerca spasmodica di aria, dal collo fuoriescono le arterie e le vene stillanti, mentre il volto già si irrigidisce nel rigor mortis.
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“Reclining Woman” è una rivisitazione della più celebre “Venere”, alias Paolina Bonaparte, del Canova. E’ ispirata, ma non una copia, in quanto la giovane donna, in marmo di Carrara, non è mollemente e sensualmente adagiata sulla dormeuse, ma siede eretta ed altera, anche lei falsamente corrotta dal tempo, e come le altre sculture è un menzognero reperto di una fantomatica nave affondata. E’ tutto un gioco, una messa in scena, che rimanda ogni opera ai vari capolavori esposti, un confronto che sfocia in dialogo tra le une, contemporanee, e le altre, antiche di oltre duemila anni o rinascimentali e barocche. E’ un iter che fonde e confonde l’arte, ma che paradossalmente si completa e che sicuramente sarebbe piaciuta a colui che ha raccolto, con mezzi più o meno validi, questa meravigliosa collezione, invidiata da tutto il mondo, il cardinale Scipione Borghese. “E’ un onore vedere le mie sculture e i miei dipinti nella Galleria Borghese tra gli straordinari capolavori di Bernini, Caravaggio, Tiziano, nello spazio in cui le loro opere erano state volute da Scipione Borghese. l’origine dei treasures works riguarda l’ossessione del collezionare arte, ed è un tentativo di tracciare una linea visiva ininterrotta del passato attraverso gli ultimi duemila anni fino
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ai giorni nostri. Se tracciassimo quella linea, senza dubbio troveremmo Borghese. E’ difficile, ma importante ricordare che Scipione Borghese era interessato all’arte del suo tempo quanto a quella antica, quindi avere una mostra contemporanea accanto a queste opere, per me ha totalmente senso e non vedo l’ora di vedere le mie nella Galleria Borghese”. 9
“Bai Juyi, mi insegna come vivere bene” Dalla Beijing Foreign Studies University di Leila Lin
Da piccola, ho sempre sognato di poter ritornare nel passato, in un certo periodo, per incontrare i grandi personaggi che mi hanno stimolata con la loro vitalità, personalità ed energia straordinaria. Bai Juyi, un nome che risuona da lontano nella mia mente, è legato a questo mio sogno. Nato nel 772 d.C. durante la dinastia Tang, morto nel 846, Bai Juyi è stato uno dei poeti più prolifici nella storia della Cina, con circa 3000 composizioni. Si racconta che leggesse le proprie poesie ai domestici, pronto a cambiare immediatamente qualunque parte non riuscissero a capire. La sua semplicità 10
e chiarezza nel linguaggio l’hanno portato ad una vasta popolarità nello spazio e nel tempo. Tra migliaia di poeti cinesi è diventato uno dei più popolari semplicemente perchè la sua filosofia di vita insegna come vivere bene. Con genialità e intelligenza, all’inizio della sua carriera (dal 806 al 814), egli svolse un ruolo chiave come funzionario nazionale, dedicandosi al miglioramento del benessere del popolo e a quello della società. Qualcuno lo considera un personaggio macchiavellico, perchè Bai Juyi credeva che per contribuire al cambiamento della comunità e del mondo bisognerebbe agire nel momento migliore, mentre sarebbe bene ritirarsi, aspettando la giusta opportunità, quando non si può cambiare nulla. Lo stesso principio veniva applicato alla composizione delle poesie di tono satirico e riflessivo, con lo scopo di far riflettere sui problemi e sui possibili rimedi nel sistema sociale in quell’epoca. “ Comprare i fiori” , è uno dei poemi realistici che critica l’ingiustizia sociale nella capitale Changan (长安). In questa poesia, Bai Juyi ha notato che, tra l’andare dei carri nobili e le case ben decorate dai fiori per celebrare la primavera, c’è un contadino anziano che lamenta il prezzo altissimo dei fiori che equivale alle tasse annuali di dieci famiglie contadine. Un’osservazione acuta, soprattutto in un momento in cui tutti festeggiano, che punta direttamente ad evidenziare l’ingiustizia subita dal popolo. Egli
n mette così a fuoco un problema di tipo esistenziale. Delusione, disagio e critica feroce, Bai Juyi venne esiliato per delle dissidenze nei confronti di una fazione politica importante, e fu costretto a trasferirsi a Xunyang, nella provincia dello Jiangxi, presso il fiume giallo, e successivamente, nell’818, a Zhongzhou, avvicinandosi alla filosofia buddhista. “Domandare a Liu Shijiu” , é un altro poema breve in cui il poeta invita Liu Shijiu, il suo amico, ad andare da lui per passare insieme una serata d’inverno e bere il vino di riso, accanto al caminetto, mentre fuori la neve imbianca ogni cosa: una scena idilliaca, rilassante, tranquilla, quasi ermetica. Questa la traduzione inglese di Xu Yuanchong, traduttore più affermato nella traduzione del poema cinese classico:
Requesting Mr. Liu Bai Juyi My new brew gives green glow, My red clay stove flames up. At dusk it threats snow, Won’t you come for a cup? (tradotto da Xu Yuanchong)
dalla Cina con...
Interessante da notare che il nome di cortesia di Bai Juyi è Letian (cinese: 乐天), che significa godersi il proprio destino e la realtà senza preoccuparsi. Un atteggiamento stoico nei confronti delle difficoltà e degli ostacoli della vita. La poesia per Bai è uno strumento letterario per rispecchiare la propria filosofia di vita, nel senso che si può reagire in modo positivo a seconda della situazione reale. Un poeta che insegna a guardare in sé stessi per ascoltare la propria voce interiore, domandandosi cosa sia la più importante e più autentica cosa per un individuo, scegliendo il proprio modo di vivere, senza tener conto delle opinioni comuni.
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In memoria di Kentaro Miura
Riflettendo sull’eredità del grande mangaka di Valerio Lucantonio
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l 6 maggio scorso ci ha lasciato prematuramente uno degli artisti più influenti e apprezzati della nostra epoca, il maestro Kentaro Miura. La notizia, rilasciata dall’editore Hakusensha a due settimane di distanza dall’improvviso decesso del fumettista giapponese, risulta ancora più sconvolgente considerando che egli aveva soltanto 54 anni. Si è insomma verificato lo scenario che ogni lettore di “Berserk” ha ipotizzato almeno una volta nella propria vita, magari con ironia e senza crederci troppo, esprimendo la più o meno celata preoccupazione che l’autore non sarebbe riuscito a concludere la sua opera magna a causa delle pause sempre più lunghe nell’uscita dei capitoli. La brusca interruzione della serie (al momento non è ancora chiaro se e quando proseguirà) ci porta a confrontarci con la precarietà della vita e con il legame tra arte e mortalità, ma la dipartita del maestro ci offre malgrado tutto anche la possibilità di riflettere sul suo operato e sul suo lascito, cercando un risvolto positivo che possa farci sopportare e superare questo tragico evento. 12
Kentaro Miura, incarnando a pieno la filosofia dei fumettisti giapponesi, ha sempre lavorato con dedizione e perfezionismo, in una ricerca continua del miglioramento che attraversa anche a livello tematico e narrativo le storie da lui disegnate. Più nello specifico, in tutte le sue opere risulta fondamentale il rapporto tra individuo e collettività, basato su una relazione di opposizione e distinzione, ma anche di influenza reciproca, in cui la collaborazione e la condivisione arricchiscono i membri del gruppo e il contributo del singolo è foriero di cambiamenti e rivoluzioni. Nella trilogia sceneggiata da Buronson, composta da “Il Re Lupo”, “La leggenda del Re Lupo” e “Japan”, assistiamo a una crescente esaltazione del popolo e della filosofia giapponesi tramite l’espediente fantastorico dei viaggi nel tempo da cui emerge in chiave patriottica la nobiltà dei protagonisti, che si dimostrano in grado di elevarsi a condottieri dalla caratura morale esemplare. Nel più recente “Gigantomachia” il tema della collaborazione assume un carattere più circoscritto, intimo e
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sinergico nel sodalizio tra Delos e Prome, coppia che condivide viaggi e battaglie rimanendo esterna alle diverse fazioni che popolano il futuro remoto del pianeta Terra. Queste opere minori possono essere viste come delle appendici stilistiche e tematiche di “Berserk”, con le quali Miura ha affinato e sperimentato la propria tecnica e la propria poetica. Se, da una parte, le splash page e le orde mostruose di “Gigantomachia” e le battaglie campali e gli scontri all’arma bianca della trilogia con Buronson trovano costanti rielaborazioni e rivisitazioni nel comparto grafico di “Berserk”, dall’altra la riflessione sul rapporto tra gruppo e individuo assurge a punto cardine dell’intera storia. Analizzando questo aspetto risulta chiaro come, almeno sul piano tematico, la narrazione di Miura non abbia perso coerenza e abbia sempre mantenuto una traiettoria precisa, a scapito di molte lamentele di una parte dei fan che lo tacciavano di aver snaturato la serie con il passare degli anni. La storia di “Berserk” è infatti incentrata sul desiderio e sulla necessità di trovare dei compagni con cui condividere il proprio cammino: non a caso il racconto inizia con l’incontro di Gatsu con Pak, l’esuberante folletto che per primo aprirà una breccia nel suo animo tormentato; il lungo flashback incentrato sulla cosiddetta “Età dell’oro” rappresenta poi la parabola del condottiero Grifis e della sua Squadra dei Falchi, dal trionfo al tradimento, mentre la storia ambientata nel presente segue le avventure di Gatsu insieme un gruppo di compagni sempre più numeroso, simile al tipico “party” dei giochi di ruolo fantasy. Alla maturazione del protagonista corrisponde inoltre la costante evoluzione del disegno e della regia di Miura, con tratti sempre più particolareggiati e una temporalità dilatata tramite il frequente uso di totali e splash page, con l’effetto di una rarefazione visiva e narrativa che avvicina il fumetto all’estetica epica e allegorica dell’arazzo, del basso rilievo e del tomo illustrato. Tutta l’opera di Miura, come anche la sua
manga
biografia di artista minuzioso e solitario che con il tempo si era cominciato ad avvalere del supporto e della collaborazione di alcuni assistenti fidati, ci racconta di un percorso condotto con caparbietà verso una perfezione ideale, mai del tutto realizzabile. Più dell’influente immaginario dark fantasy da lui creato, più dei prodigi visivi impressi nelle sue tavole, più di qualsiasi emozione e riflessione che il maestro ha saputo suscitare in noi, il dono maggiore che egli ci ha lasciato è proprio la propensione a non accontentarsi, a non arrendersi e a colmare i vuoti con l’impegno e la fantasia a prescindere dall’interminabile attesa di un nuovo capitolo, per quanto essa possa essere momentanea o permanente.
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”Zombi, strane storie di Santi”
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occhio al libro
di Arnaldo Casali di Giuseppe Chitarrini
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a sensuale immagine di un S. Sebastiano insanguinato con le frecce che lo trafiggono, S. Procolo e S. Cecilia decapitate, S. Lucia con gli occhi cavati e macabramente posti su un piatto d’argento, S. Mauro e S. Lorenzo rosolati, Sant’Agata con i seni sanguinolenti e mozzati, Lazzaro resuscitato avvolto nelle bende come una mummia, come anche il beato Antonio… Oliva da Palermo scuoiata e poi decapitata, santa siciliana come lo erano Angela e Lucia che si cava gli occhi per offrirli a colui che la voleva come amante; e poi i ‘santi che camminano’, come S. Antonio da Stroncone, S. Caterina da Bologna, Cristina di Saint Truider, Maria Eletta da Terni e altri, fino al Synodus horrenda’ nel quale viene celebrato in Vaticano il processo contro il cadavere semidecomposto di Papa Formoso considerato eretico. Sanguinose torture, immagini stranianti, decapitazioni, roghi umani, corpi sfigurati e trasfigurati, incorrotti a decine di anni dalla sepoltura, rinascite miracolose: “ la storia del cristianesimo è piena di morti viventi, di corpi mutilati da far concorrenza a un film dell’orrore ”(p.9). Una iconologia complessa da affrontare sul piano storico, antropologico, religioso, letterario-filosofico e delle tradizioni popolari e l’autore: A. Casali – giornalista e operatore culturale impegnato in varie testate, eventi e iniziative tutte di carattere storico ed antropologico-culturale- tenta in queste pagine di tracciare un filo conduttore di questi fenomeni, aneddoti devozionali, reperti della storia e della tradizione, individuando similitudini, azzardate e analogie suggestive ed originali, al margine fra sacro e profano, fra religione e narrazione popolare-immaginifica, una mole immensa di materiale oggi poi anche travasata nei nuovi media e nei nuovi strumenti 14
visuali. Sembra proprio che “ a differenza dei cattolici di oggi, legati a santini di figure eteree, angeliche…, buoniste, quelle di 2000 anni fa riuscivano a coniugare, nello stesso racconto, spiritualità e intrattenimento, santità e sete di sangue, giustificando con la Pietas anche una certa misoginia che porta a martirizzare…soprattutto... il corpo delle donne nei modi più fantasiosi” (p.47): una vera e propria agiografia splatter (cfr. p. 47, 48) angelicata, martirizzata e santificata, che l’autore mette a confronto con la galleria blasfema, orrorifica e demoniaca che dalle antiche Lamie della civiltà greca (e romana) arriva fino a Frankenstein, ai vampiri e agli zombi. La ricerca della sconfitta della morte nei testi sacri e nei racconti popolari dell’immaginario profano mostruoso e demoniaco. Nelle ultime pagine l’autore argomenta mostrando come nella Resurrezione di Cristo non siano presenti elementi macabri, splatter, sanguinolenti (anche se indubbiamente vi furono, come anche mostra il film di Gibson ’La passione di Cristo’); Gesù non è un inquietante ‘ritornante’, non è uno zombie. E’ invece risorto, è un uomo che pur non appartenendo alla vita terrena non appartiene neanche alla morte, è una porta aperta, un ‘pontefice’ (colui che costruisce ponti) fra l’umanità e il Divino: si nutre, dorme, mostra all’incredulo Tommaso le ferite, mostra la sua sostanza umana a differenza di tutta la schiera dei morti viventi della letteratura. Un excursus su una tematica che desta curiosità, che meriterebbe di essere analiticamente approfondita, capitolo per capitolo, in senso storico filosofico e religioso antropologico, a questo testo agile e piacevole va il non trascurabile merito di offrire una rassegna, una cronologia, una visuale d’insieme dell’argomento.
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Aprilia
“Il brutto è bello”, Personale di Antonio De Waure Assicurazioni Generali, via Verdi, dal 4 giugno al 4 luglio
Roma
“Il Boresta che non ti aspetti” Micro, fino al 30 giugno “Alberto Sordi” Villa di Alberto Sordi, fino al 30 giugno “Manolo Valdes. Le forme del tempo” Palazzo Cipolla, fino all’11 luglio “Women in Comics” (art. a pagg. 4-5) Palazzo Merulana, fino al 11 luglio “Dante” Rhinocerus Gallery, fino al 15 luglio “Back to nature” 2 edizione Villa Borghese, fino al 25 luglio “Arte e Natura” Museo Carlo Bilotti, fino al 25 luglio “Tota Italia. Alle origini di una Nazione” Scuderie del Quirinale, fino al 25 luglio “Andy Warhol, Banksy, Obey Giant, Tom Wesselmann” Galleria Restelliartco, fino al 31 luglio “World Press Photo 2021” Mattatoio padiglione 9a, fino al 22 agosto “Nina Maraccolo. La rivoluzione degli eucalipti” Galleria d’Arte Moderna, fino al 29 agosto “Colori dei romani” Centrale Montemartini, fino al 15 settembre “I volti di Goya” Sala Dalì Istituto Cervantes, fino al 18 settembre “Roma. Nascita di una Capitale 1870-1915” Museo di Roma, fino al 26 settembre “Senzamargine. Passaggi nell’arte italiana a cavallo del millennio” MAXXI, fino al 10 ottobre “Archeology Now” (art. a pagg 8.9) Galleria Borghese, fino al 7 novembre “L’eredità di Cesare e la conquista dell tempo” Musei Capitolini- Palazzo dei Conservatori, fino al 31 dicembre “All about Banksy” nuova mostra Chiostro del Bramante, fino al 9 gennaio 2022 “Napoleone ultimo atto. l’esilio, la morte, la memoria” Museo napoleonico, fino al 9 gennaio 2022
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Firenze
“Dante, onorevole e antico cittadino di Firenze” Museo nazionale del Bargello, fino all’8 agosto
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Eventi
Forlì
“Dante. La visione dell’arte” Musei San Domenico. Fino al 11 luglio
Milano
“Storie della Passione. Gli affreschi del Monastero di Santa Chiara” Museo Diocesiano C.M. Martini, fino al 4 luglio “Digital Mourning” Pirelli Hangar- Bicocca, fino al 18 luglio “Le signore dell’arte.storie di donne tra ‘500 e ‘600” Palazzo reale,fino al 25luglio
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Napoli
“Paolo La Motta. Capodimonte incontra la sanità” Museo e Real Bosco di Capodimonte, fino al 19 settembre “Peter Lindberg. Untold stories” MADRE, fino a data da definire “Gladiatori” MANN, Museo archeologico Nazionale di Napoli, fino al 6 gennaio 2022
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Prato
“Turandot e l’Oriente fantastico di Puccini, Chini e Caramba” Museo del Tessuto, fino al 21 novembre
Ravenna
“Dante nell’arte dell’ottocento” Chiostri francescani, fino al 5 settembre 2021 “Dante. Gli occhi e la mente. Le arti al tempo dell’esilio” Chiesa di San Romualdo, fino al 4 luglio “Inclusa est fiamma. Ravenna 1921” Biblioteca Classense, fino al 17 luglio
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Torino
“Ritratti d’oro e d’argento” Palazzo Madama fino al 12 luglio
“Luciano D’Alessandro. L’ultimo idealista” Museo di Roma in Trastevere, fino al 5 settembre 2021
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