Occhio all'Arte (giugno 2011)

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno V N° 45 giugno 2011

Mensile d’informazione d’arte

nDedicato a…

Quando l’etica sposa l’estetica n

curiosART: La Maya desnuda

Mimmo Rotella, “Pistole fumanti”, 2004

dall’associazione: n Passaggio: l’Arte al Mercato

Archeologia: n Nerone al Colosseo


Auguri a: • Federico Zandomeneghi (2 giugno 1841) • Alberto Biasi (2 giugno 1937) • Domenico Antonio Vaccaro (3 giugno 1678) • Donald Judd (3 giugno 1928) • Robert Jacobsen (4 giugno 1912) • Diego Velázquez (6 giugno 1599) • George Rickey (6 giugno 1907)

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Paul Gauguin (7 giugno 1848) Damien Hirst (7 giugno 1965) Gustave Courbet (10 giugno 1891) John Constable (11 giugno 1776) Egon Schiele (12 giugno 1890) Paolo Uccello (15 giugno 1397) Nicolas Poussin (15 giugno 1594) Salvator Rosa (20 giugno 1615) Medardo Rosso (21 giugno 1858)

“Occhio all’Arte” va in vacanza... .....ci rivediamo a settembre

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Redazione Maria Chiara Lorenti, Cristina Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Eleonora Spataro, Giuseppe Grasso, Alessandra Matera

Mensile culturale edito dalla Associazione Arte Mediterranea Collaboratori via Dei Peri, 45 Aprilia Alba Giulia Casciotta, Luigia Tel.347/1748542 Piacentini, Stefania Servillo, Patrizia occhioallarte@artemediterranea.org Vaccaro, Nicola Fasciano, Valeria www.artemediterranea.org Nicoletta, Luca Deias, Francesca Aut. del Tribunale di Latina Daddi N.1056/06, del 13/02/2007 Responsabile Marketing Fondatori Cristina Simoncini Antonio De Waure, Maria Chiara Lorenti Composizione e Desktop Cristina Simoncini Publishing Amministratore Antonio De Waure Direttore responsabile Rossana Gabrieli Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

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Giuseppe Di Pasquale

Stampa Associazione Arte Mediterranea via Dei Peri, 45 Aprilia

Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche parziale senza il consenso dell’editore

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Sommario

Auguri a: Passaggio: l’Arte al Mercato Premiazione del concorso del Rotary Club Onorato Carlandi, l’aedo di un mondo scomparso La collezione della Farnesina in mostra all’Ara Pacis Francesca Woodman alla Galleria Museo del Louvre Rock in Roma, questa volta si fa sul serio Nerone al Colosseo Quando l’etica sposa l’estetica Tanti auguri ad Alberto Biasi Il quilling La Maya desnuda Charles Moulin. Una scelta di vita “Finalmente libere” di Antonio Mancinelli Il mare, una fonte di energia dall’alto potenziale sul filo di china World Press Foto Awards 2011


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dall’associazione

Passaggio: l’Arte al Mercato

La rassegna d’arte contemporanea ad Aprilia giunge alla II edizione di Eleonora Spataro

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assaggio, la manifestazione dedicata all’arte contemporanea della città di Aprilia, ideata e curata dalle associazioni Arte Mediterranea e Focus, ha inaugurato il 14 maggio 2011 la sua prima esposizione al Mercato Coperto. Considerato uno dei pochi luoghi storici della città, il mercato rappresenta un punto d’incontro e di convergenza d’intenti che canalizzano l’energia della quotidianità del fare. E’ proprio all’interno del tempo della vita, scandito dalle necessità, che l’arte entra in punta di piedi per farsi apprezzare e per farsi conoscere da tutti. Il tentativo, che si può dire pienamente riuscito, di stabilire una comunione con chi non è abituato a gravitare intorno al mondo dell’arte, si è consolidato ancora di più con questa seconda edizione. L’esposizione delle opere è infatti il culmine di una serie di elementi: l’impegno degli artisti, la costanza e la professionalità degli organizzatori che hanno stabilito connessioni tra loro e con i commercianti del Mercato Coperto e la disponibilità e l’entusiasmo di questi ultimi che hanno apprezzato l’iniziativa.

Passaggio, fino al 19 luglio propone quadri e foto in un alternarsi dell’una e dell’altra tecnica, pittura e fotografia. Hanno già esposto le loro opere Concetta Esposito, che ha inaugurato l’iniziativa con i suoi nudi ad olio e Rossella Gallo con i suoi ritratti fotografici. Trascorrere la mattina al mercato ascoltando i giudizi e le impressioni degli acquirenti e dei commercianti restituisce il polso della situazione: si scambiano battute ed opinioni, si stabiliscono brevi conversazioni tra i passanti e si verifica la fertilità dell’iniziativa che in generale suscita entusiasmo. Dall’11 al 21 giugno il protagonista della rassegna sarà il Maestro Antonio De Waure con i suoi intensi oli dalle pennellate energiche; seguiranno Francesca Cervasi dal 25 giugno al 5 luglio ed Elisabetta La Torre dal 9 al 19 luglio che presenteranno rispettivamente foto e dipinti eseguiti in acrilico. Visitando il sito web della rassegna www.passaggioarte.it potrete conoscere i particolari dell’iniziativa che potrete seguire anche su Facebook.

Premiazione del concorso del Rotary Club di Maria Chiara Lorenti

S

i è concluso, domenica 22 maggio, il concorso indetto dal Rotary Club Aprilia Cisterna, con la collaborazione dell’Associazione Arte Mediterranea e del Gruppo Artistico “La Mimosa”. Ambientata nella prestigiosa cornice di Palazzo Caetani di Cisterna, una sede senz’altro suggestiva e carica di storia, la mostra si è svolta all’interno delle sue antiche sale, peccato però che come spazio espositivo siano poco adatte, in quanto frammentarie con le loro piccole dimensioni e dispersive per quello che riguarda una visione d’insieme delle opere in rassegna, specie per un concorso dove il colpo d’occhio è fondamentale. Presso la biblioteca gremita da un pubblico attento, alla presenza del Sindaco e dell’Assessore alla Cultura, si è svolta la premiazione della IX rassegna d’arte figurativa, delle opere iscritte al concorso dal titolo “l’Italia dal 1861 ad oggi”, articolata in due sezioni, una relativa alla pittura e l’altra alla fotografia. Gli autori delle opere vincenti, selezionate da una qualificata giuria, composta da artisti, fotografi e appassionati d’arte, hanno ricevuto i riconoscimenti dalle autorità presenti. Avendo per tema un argomento di attualità, come i 150 anni dell’unità d’Italia, gli artisti hanno sviluppato le più disparate interpretazioni, con tecniche diverse che spaziano dal disegno ai pastelli, dall’acquerello all’olio, all’acrilico, al collage ed alla tecnica mista, cercando, con le proprie capacità di rendere i soggetti effigiati attinenti alla traccia proposta, potendo scadere facilmente nel banale. La prima classificata, per la sezione pittorica, è risultata

La ghiandaia

Gloria Martini, che con il secondo, Gianluca Nonne, hanno in comune il soggetto astratto e la provenienza cisternese, terza è arrivata Marilena Parrino con un’opera basata sulla comunicazione. Numerosi quest’anno sono stati i meritevoli di menzioni speciali, che la giuria ha voluto riconoscere con una medaglia, Emilia De Luca, Graziella Dell’Unto, Rosa Fucale, Olivera Jonovic, Maurizio Montuschi, Ottorino Olivieri, Maria Petito, Cristina Simoncini, Antonino Vitabile e Cristina Zini. Mentre Laura Martufi e Francesca Romano Piconi hanno ricevuto una targa dalla critica. Per la fotografia, il primo premio è stato assegnato a Francesco Grillo, per un’immagine immutabile nel tempo, ove una mamma insegna a scrivere alla propria piccola sulla soglia della bottega. Seconda in successione, Maria Chiara Lorenti, con una composizione studiata per raffigurare il patriottismo ed il sacrificio di chi si è immolato per unificare l’Italia. Spiritosa e grafica la foto di Elisabetta Pedicino, che si è aggiudicata il terzo premio, dove un paio di scarpe fatte a mano richiamano i colori dello stendardo nazionale. La cerimonia si è conclusa il venerdì successivo all’Hotel Enea di Aprilia, dove i primi classificati hanno partecipato ad una cena conviviale con i rappresentanti del Rotary Club, conclusasi con un arrivederci al prossimo anno. Un ringraziamento particolare va agli invisibili, quel gruppo di persone, Adriano Bisetti, Giuseppe Ciccarello, Giuseppe Di Pasquale, Cristina Simoncini e Antonella Stecca, associati all’Arte Mediterranea, che si adoperano per ogni manifestazione, montando e smontando le opere partecipanti.

Il Colosseo

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in mostra

Onorato Carlandi, l’aedo di un mondo scomparso

Il fondatore degli acquarellisti romani in mostra a Palazzo Braschi di Maria Chiara Lorenti

Onorato Carlandi, “Il lago di Nemi”, 1910

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utta l’essenza dell’arte di Onorato Carlandi sta in questo profumo di poesia perché egli è il poeta della verità ed io credo che avrebbe scritto mirabili versi se non ci avesse dato bellissimi quadri”. Con questa citazione Diego Angeli riassume il sentimento comune di chi all’epoca, come ora, si rispecchia nelle opere del pittore. Due le tematiche prese in considerazione, suddivise in altrettante sale: i paesaggi inglesi, studiati, eviscerati ed eseguiti durante i suoi frequenti soggiorni nel Regno Unito; e quelli inerenti all’agro romano, di cui fu un appassionato vedutista, nonché uno dei soci fondatori de I XXV della Campagna Romana, sodalizio che raggruppava un folto numero di artisti impegnati ad esaltare la maestosità dell’Urbe e la bellezza rurale delle sue aree limitrofe. Nella sua intensa attività lo spirito del pittore fu promotore di una attenta ricerca nel rapporto tra emozione e riproduzione veritiera dei luoghi descritti, tanto da essere definito “uno dei più sapienti paesisti d’Europa” da Matilde Serao. Il sentimento del paesaggio, dove le sensazioni inespresse colgono l’osservatore, quasi mai presente nelle inquadrature, si evince in un rapporto che Carlandi rese lirico attraverso il sapiente uso del chiaroscuro, dipingendo la luce e spingendola a dissipare le ombre della sera, facendo sì che i raggi solari penetrassero nei folti fogliami dei boschi pontini. La pennellata fluida, liquida, si sovrappone, tono su tono, con nuace delicate, suggerendo

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l’atmosfera dei panorami, più che imporli, cogliendone gli aspetti più intimi e salienti, tradendo nella sua inconsistenza l’influenza di William Turner, anche se l’autore non fece mistero della sua attrazione per gli acquerelli di Peter de Wint. La prima sala, dedicata al periodo inglese, è dominata dal grande ritratto dell’artista eseguito dalla sua seconda moglie Selina Haverty Carlandi, che donò alla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma, da cui provengono la quasi totalità delle opere esposte, oltre duecento quadri del marito. Peccato che gli acquerelli in mostra siano pochi, male esposti e peggio illuminati, nonostante che il prezzo del biglietto d’ingresso e del catalogo poco esauriente, siano comparabili a quelli di un grande evento. Ma per gli amanti di Carlandi meglio questo che niente, perché come espresso in un virtuale epitaffio da Ceccarius, sulle pagine de L’Urbe nel 1959: “la cicala ha bruscamente interrotto, e per sempre, il suo canto. La campagna romana ha perduto il suo pittore ed il suo poeta, l’artista che in tantissimi anni di continuo lavoro ne aveva compreso l’intima poesia e ne aveva reso gli angoli più suggestivi ... soggetti di cento e cento tele che Onorato Carlandi aveva coperto di smaglianti colori per eternare l’eccezionale magnificenza dell’Agro”. La mostra, comprendente anche una visita a Palazzo Braschi, sarà visitabile sino al 3 luglio, dal martedì alla domenica dalle 9.00 alle 19.00, presso il Museo di Roma di Piazza Navona.


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in mostra

La collezione della Farnesina in mostra all’Ara Pacis Quadri, sculture e fotografie raccontano l’arte di Eleonora Spataro

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n occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, le opere di artisti come Accardi, Afro, Capogrossi, Guttuso, Rotella, Pistoletto e molti altri approdano al Museo dell’Ara Pacis nella mostra “Il palazzo della Farnesina e le sue collezioni”. Cento opere, tra quadri e sculture saranno esposte fino al 3 luglio, nelle sale del museo. Il Palazzo degli Affari Esteri decide così di mostrare il suo patrimonio di opere che acquisite a seguito di un concorso pubblico negli anni Sessanta. Solo nel 2000 si è deciso di istituire la Collezione Farnesina che oggi conta circa trecento opere dei più grandi artisti italiani dell’ultimo secolo. Di questa collezione, in mostra al Museo dell’Ara Pacis, ci saranno cinquantotto opere tra quadri e sculture, un nucleo di venti opere “Impressioni di guerra”, 1917-1918, di Giulio Aristide Sartorio e alcune fotografie del Palazzo, in parte materiale storico, anche inedito, fornito dall’Istituto Centrale del Catalogo e della Documentazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dall’archivio Del Debbio, in parte scatti recenti del fotografo Vitaliano Lopez.

Il palazzo della Farnesina e le sue collezioni Museo dell’Ara Pacis 20 maggio- 30 giugno 2011 Lungotevere in Augusta - Roma Tel. 060608 - biglietto d’ingresso 9 euro www.arapacis.it www.collezionefarnesina.com

Francesca Woodman alla Galleria Museo del Louvre di Eleonora Spataro

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otografie, disegni, carteggi privati, materiale inedito di “una delle artiste più precoci dell’arte contemporanea”, sanno esposte alla Galleria Museo del Louvre di Roma fino al 19 giugno 2011. Francesca Woodman Photographs 1977/1981 prevede l’esposizione non solo di fotografie ma anche di carte, segni, parole e riflessioni di un percorso creativo che ha portato alla realizzazione di alcuni dei capolavori fotografici della Woodman. L’ingresso è gratuito e il pubblico potrà osservare le fotografie con interventi grafici dell’artista considerate opere uniche della collezione Casetti: Angelo per Cristiano, Al contrario, Riso e ricotta. La famosa serie del guanto realizzata al bar Fassi di Roma nel 1978 e molti altri materiali. Francesca Woodman Photographs 1977/1981 Galleria Museo del Louvre via della Reginella 25/28, Roma ingresso libero dal lunedì al sabato dalle 11.00 alle 19.30 5


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Rock in Roma, questa volta si fa sul serio

fotografia

Per il nono anno consecutivo l’Ippodromo di Capannelle ce ne farà sentire delle belle di Luca Deias

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ono anni che in questo periodo, con l’arrivo del caldo che ci preannuncia l’Estate, si diffonde nell’aria romana un profumo di Rock. La terra che lo emana è sempre la stessa, ma stavolta c’è qualcosa di diverso, questa volta infatti Rock in Roma (conosciuto anche come RomaRock Festival) sembra voler farsi sentire con più forza e decisione grazie alla cassa armonica offertagli da musicisti di calibro mondiale come i D r e a m T h e a t e r, S l a s h ( e x G u n s ‘ n R o s e s ) , R o b e r t P l a n t ( e x L e d Z e p p e l i n ) e B e n H a r p e r. M a s o n o solo degli esempi, chi non dovesse amare questi ultimi troverà sicuramente qualcosa di suo gradimento nel lungo elenco degli invitati alla manifestazione, che per il nono anno consecutivo prende vita all’Ippodromo di Capannelle: dal 18 Giugno al 29 Luglio infatti avranno luogo ben 22 concerti di musica nazionale ed internazionale, i prati dell’ ippodromo vedranno alternarsi gruppi appartenenti a generi completamente diversi tra loro che faranno vibrare l’aria in modo del tutto estraneo a quello del giorno precedente. Un esempio? A Luglio, nel giro di un mese, potremo ascoltare di tutto, dalle melodie progressive metal d e i D r e a m Te a t h e r a l l e p a r o l e d i F r a n c o B a t t i a t o , passando per l’indie rock degli Afterhours, le tastiere dei Chemical Brothers, le accattivanti note dei Jamiroquai, la voce graffiante di Skin e quella irriverente di Caparezza. Ma la musica è tanta e c’è bisogno di chiarezza, andiamo in ordine cronologico: 18 Giugno: 30 Second to Mars, band californiana seguita in maggioranza dal pubblico giovanile; 21 Giugno: Avenged Sevenfold, anche loro suoneranno per la felicità dei rockettari più giovani; 23 Giugno: Alessandro Mannarino, cantautore pop romano; 29 Giugno: Korn, pilastro dell’ambito rock/metal degli ultimi dieci anni; 30 Giugno: Subsonica, gruppo torinese che miscela le sonorità di un rock leggero con e f f e t t i e l e t t r o n i c i , 3 L u g l i o : B l a c k L a b e l S o c i e t y, band metal particolarmente heavy; 4 Luglio: D r e a m T h e a t e r, b a n d s t o r i c a c h e n o n h a b i s o g n o di presentazioni, accompagnata da Anathema e G a m m a R a y, a n c h e s e p o c o c o n o s c i u t i d a l g r a n d e pubblico questi due gruppi contano migliaia di fan nell’ambiente rock e metal; 6 Luglio: Afterhours, musica alternativa dal capoluogo l o m b a r d o , 9 L u g l i o : Fa b r i F i b r a , q u i p o s s i a m o v e d e r e c o m e i l t e r m i n e “ r o c k ”, c h e c a r a t t e r i z z a la manifestazione, non preclude gli altri generi musicali, più o meno commerciali; 13 Luglio: Chemical Brothers, apprezzati in tutto il mondo nell’ambito della musica elettronica anche se

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poco conosciuti da chi non ama il genere; 15 Luglio: Franco Battiato, cantantautore italiano che porterà all’ippodromo fan di tutte le età, 16 Luglio: CapaRezza, cantante pugliese ben noto in tutto il bel paese, 17 Luglio: Almamegretta e Raiz, musica partenopea con influenze reggae e melodie arabeggianti; 18 Luglio: Daniele S i l v e s t r i ; 1 9 L u g l i o : B e n H a r p e r, e n n e s i m o cantante di fama mondiale, a cavallo tra rock, blues, folk e reggae, e Robert Plant, il cantante dei Led Zeppelin; 20 Luglio: Skunk Anansie, i rocker britannici capeggiati da Skin; 21 Luglio: Elio e le storie tese; 22 Luglio: Jamiroquai; 23 Luglio: Jack Johnson; 24 Luglio: Moby; 29 Luglio: Slash, il chitarrista solista dei Guns n’Roses. Ma non è ancora finita, tenetevi aggiornati sul s i t o w w w. ro c k in ro m a . c o m p e rc h é s o n o p o s s ib i l i nuove conferme. Insomma stavolta quelli del Rock in Roma hanno fatto proprio un gran bel lavoro: complimenti!


Nerone al Colosseo

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archeologia

Forse l’imperatore più odiato e criticato ma che oggi ha un fascino irresistibile di Luigia Piacentini celeberrimo incendio del 64 d.C.. Per finire il visitatore conclude la visita nella splendida scenografia del Colosseo, precisamente al II ordine, con la storia dell’incendio e dell’edificazione della gloriosa Domus Aurea, rimasta nella storia per il suo lusso e per le dimensioni impressionanti. Come tutte le mostre organizzate in quest’area della città, la spettacolarizzazione influisce molto sulla resa finale anche se non manca l’organizzazione precisa e minuziosa dei dettagli, dalle didascalie all’immagine di Nerone nella contemporaneità. Sulla parete esterna della Curia, visibile da via dei Fori imperiali, durante tutto il periodo della mostra verranno proiettate delle immagini di Nerone, nelle ore serali, a cura di Livia Cannella. Per evitare le code in biglietteria è possibile acquistare il biglietto on line, tick@print, e per gli smartphone scaricare il programma i-Mibac su Applestore. NERONE Intero €12,00; ridotto € 7,50 Lo stesso biglietto consente l’accesso al Colosseo, al Palatino e al Foro romano. Informazioni e visite guidate tel. +39.06.39967700 www.pierreci.it

Ritratto di Nerone

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erone nacque ad Anzio nove mesi dopo la morte di Tiberio, il 15 dicembre poco prima dell’alba, sì che quasi fu toccato dai raggi del sole prima che dalla terra stessa” (Svetonio, Vita dei Cesari, VI,6). Nerone (54 – 68 d.C.) non è stato mai amato dal suo popolo (subì la damnatio memoriae – l’eliminazione di tutte le memorie e i ricordi destinati ai posteri - subito dopo la sua morte) ma in realtà oggi è uno dei personaggi antichi che esercita un fascino incredibile. Sarà per i racconti e le dicerie che circolano su di lui, sarà per quella vena un po’ pittoresca del suo carattere, sarà che si paragonava a Helios, il dio Sole (ricordiamo il colosso che lo rappresentava come il Sole vicino lo Stagnum Neronis che poi venne eliminato per far posto al Colosseo, che da questa enorme statua prende il nome) ma oggi più che mai riceve molte attenzioni e molti studi si concentrano su questo personaggio. La mostra “Nerone”, curata da Maria Antonietta Tomei e Rossella Rea, sarà aperta fino al 18 settembre 2011; si snoda in diversi punti dell’area archeologica centrale di Roma. Il percorso inizia dalla Curia Giulia nel Foro dove sono esposti ritratti dell’imperatore e della famiglia nei secoli fino ad oggi; continua nel Tempio di Romolo, sempre nel Foro (alle spalle della Basilica dei Santi Cosma e Damiano), dove è proiettata tutta la cinematografia che ha avuto come protagonista la figura di Nerone; prosegue nel Criptoportico neroniano sul Palatino dove si affronta il tema del lusso e della propaganda; ancora sul Palatino, nel Museo omonimo, si sviluppa la fastosità della Domus Transitoria, il palazzo che venne costruito da Nerone prima del

Ricostruzione di una volta della Domus Aurea 7


Quando l’etica sposa l’estetica

Mirko Basaldella, a Roma si omaggiano i suoi cento anni di Stefania Servillo

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Dedicato a

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irko nel tempo e nel mito è la suggestiva esposizione che si sta svolgendo in questi giorni al Casino dei Principi di Villa Torlonia a Roma, e che sarà visitabile sino al 17 luglio. Arnaldo Romani Brizzi e Alberto Mazzacchera sono i curatori di un vero e proprio evento che mira a rinnovare l’importanza, mai sufficientemente sottolineata, di Basaldella. Il suo lavoro è fondamentale per le ricerche estetiche del ‘900 italiano, ed in modo particolare romano, che enfatizzano la stretta comunione, indispensabile ai suoi fini poetico-comunicativi, tra estetica ed etica. L’artista è decisamente poco conosciuto qui in patria; la problematica persiste da molto, non sono solo le nuove generazioni ad ignorarlo, ma anche coloro che dovrebbero conoscerlo ed invece lo hanno “dimenticato”, a volte a favore del fratello Afro. La gran parte degli scritti dedicatigli lo affronta in qualità di scultore e, sebbene effettivamente questo sia stato l’aspetto del suo genio che maggiormente gli ha donato notorietà (si pensi alle cancellate per il Mausoleo delle Fosse Ardeatine), come parecchi altri artisti contemporanei, essere “etichettati” limita notevolmente la sua conoscenza. Mirko ha infatti sperimentato a 360°; non soltanto plasmando plasticamente le figure ricche di fascino, che tanto caratterizzano la sua esperienza artistica e che, gli concedono di trasmettere forti messaggi e sensazioni. In parte influenzato dal lavoro del fratello Afro, ha spesso utilizzato, infatti, la pittura come mezzo di

“Guerriero”, scultura in bronzo espressione; anche in questo caso, col passare del tempo, è divenuto naturale per lui fare proprio il medium e stemperarlo attraverso l’usuale sensibilità, sviluppando, dunque, una personale visione ed interpretazione delle potenzialità giacenti tra le maglie di fili rinchiusi nel telaio. La mostra propone non soltanto la figura di Mirko Basaldella in quanto grande scultore, lo presenta come un grande artista a tutto tondo; sarà possibile osservare in egual quantità: opere pittoriche, scultoree e disegni, nonché una sezione dedicata a schizzi e foto inerenti le cancellate del Mausoleo delle Fosse Ardeatine. Il filo conduttore dell’intero evento è il mito, utilizzato da Basaldella in ogni sua sfaccettatura come monito, come fonte di bellezza ed ispirazione, ma, ancora più, come mezzo chiaro per trasmettere messaggi riconoscibili da tutti, al di là di tempi e luoghi; così veniamo in contatto con forme che ci ricordano i classici miti greci e poche opere più avanti abbiamo l’opportunità d’esser traslati dall’altra parte del mondo con sculture ispirate alla tradizione mitica delle tribù americane e mesopotamiche, un’esperienza davvero suggestiva. Una monografica il più completa possibile, coadiuvata dall’amore dei due curatori per un artista che merita di essere incontrato o rincontrato. È un invito accorato quello che ci propongono Romani Brizzi e Mazzacchera, in una cornice d’eccezione neocinquecentesca ci presentano: Mirko Basaldella. 9


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auguri a...

Tanti auguri ad Alberto Biasi Quando cinetico è dire poco di Stefania Servillo

Alberto Biasi “Light Prisms”, 1967

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lberto Biasi, classe 37, viene generalmente definito come uno dei capiscuola dell’arte cinetica italiana. Fortunatamente ci si è resi conto di quanto sia impreciso e fuorviante restringere il campo delle sue molteplici sperimentazioni a queste due sole parole: arte cinetica. Questo artista ha fatto molto di più, ha ristabilito un equilibrio tra una folle immaginazione, e una progettualità finalizzata alla ricreazione, in chiave percettiva, dell’universo. Il suo percorso artistico appare formalmente lineare e preciso, sempre teso a scoprire nuovi modi di percepire il movimento; per essere più precisi, il movimento ottico, ossia quel movimento che viene captato dalla mente dell’osservatore, grazie alle sollecitazioni visive delle forme dell’opera . L’iter evolutivo di Biasi, ha inizio all’interno del Gruppo N nel 1960; sono di questo periodo i lavori ottenuti per sovrapposizioni di lamelle come trame o forme dinamiche ottenute mediante torsioni, in cui è già chiaramente ravvisabile l’indirizzo di ricerca. Dopo lo scioglimento del gruppo, concentrato sul proprio lavoro, giunge ad un nuovo stadio. Un lavoro “composto”, in cui si alternano sia le torsioni sia elementi effettivamente mobili. Queste nuove opere, che negli anni ‘70 si arricchiscono di elementi dalla forte carica suggestiva e dai prorompenti colori, vengono da lui stesso definiti politipi. L’ultima evoluzione di questo instancabile artista si ha nel 2000, con la produzione di dittici e trittici in cui si ravvisa una summa di tutte le ricerche precedenti; sono gli assemblaggi opere monocrome che lasciano una fortissima impressione empatica allo spettatore attraverso l’effetto plastico e coloristico. Le opere dell’artista, come egli stesso sottolinea, sono considerate cinetiche per questioni storiche che egli però rifiuta, avrebbe infatti portato avanti le proprie ricerche (che

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Alberto Biasi “Light Prisms”, 1967 si rifanno più a motivazioni fisiche che non matematiche) in qualunque epoca. Per comprendere appieno la sua produzione è indispensabile conoscere i titoli dei lavori, scelti con cura per dare l’indicazione migliore all’osservatore; si badi che spesso al loro interno sono ravvisabili giochi di parole e scomposizioni, un elemento ludico che l’artista ritiene parte integrante del suo lavoro. In fine è importante sapere che, nonostante molta dell’arte di Biasi si trovi all’estero, è possibile goderne anche a Roma alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna.


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arte nel mondo

Il quilling

Trasformare semplici strisce di carta in opere d’arte di Giuseppe Di Pasquale

Kathleen “Iron maiden”, “Fish”

Kathleen “Iron maiden”, “Basket” l “quilling” (o “paper filigree” - filigrana di carta) è una forma d’arte che utilizza striscie di carta che vengono arrotolate, sagomate ed incollate insieme per creare disegni decorativi. Questa pratica divenne popolare durante il Rinascimento, quando suore e monaci cominciarono a praticarla arrotolando striscie di carta dorata con cui decoravano oggetti sacri, in alternativa alla costosa filigrana d’oro. In seguito, durante il XVIII e XIX secolo, divenne il passatempo favorito delle dame inglesi che con esso crearono magnifiche decorazioni per il loro arredamento. Col passare degli anni l’arte del quilling è rimasta praticamente immutata ma nuovi materiali ora permettono

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“Giappone”

ad i maestri di creare le opere più disparate, dalle figure tridimensionali ad installazioni museali di grandi dimensioni. La carta veniva inizialmente avvolta attorno all’asta di una penna d’oca (“quill” in inglese), ora sostituita da un’astina di metallo, per formare le forme a spirale di base, tra cui le più popolari sono a cerchio, a lacrima, quadrata, rettangolare, a semicerchio oppure a triangolo, che vengono incollate agli estremi e sagomate per formare fiori, foglie ed altre forme ornamentali simili a quelle del lavoro a maglia. Ciò sembra abbastanza semplice ma è richiesta una particolare abilità per creare le forme più complesse. Oggi il quilling è tornato popolare in ogni continente e presso ogni ceto sociale. Il materiale di base è di basso costo e quindi alla portata del semplice hobbista, ma artisti di grande pregio, come la illustratrice Yulia Brodskaia, sono riusciti a trasformare questa tecnica popolare il un mezzo espressivo di primaria importanza; così commenta una delle sue opere più riuscite, “Babuska”: “ Inizialmente mi preoccupavano le limitazioni della tecnica del quilling e del materiale con cui le opere vengono realizzate - carta e cartone - poichè impongono cosa si può e non si può fare con il mezzo scelto. Tuttavia questi limiti si sono rivelati per me un punto di forza: hanno il potenzaile di contenere pensiero ed idee in un modo unico così che il mezzo può divenire una parte significativa del messaggio. Quindi, dopo aver lavorato con il quilling per più di tre anni, sono arrivata al punto in cui non mi sento più ristretta dalle sfide tecniche del mezzo; non vedo l’ora di continuare a sperimentare, e quest’opera è solo un inizio.” Fonti: www.artyulia.com; wikipedia; iron-maiden-art.deviantart.com

“I soldi”

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curiosART

La Maya desnuda Mistero ed erotismo di Cristina Simoncini

“L

a Maya desnuda” è una delle opere più famose di Goya eseguita su commissione del primo ministro spagnolo Manuel de Godoy tra il 1790 e il 1800. In esso viene mostrato il corpo di una bella donna, disteso languidamente su un cuscino, che guarda dritto verso lo spettatore. Nell’esecuzione del dipinto il disegno è decisivo e predomina una fredda scala cromatica che mostra l’influenza del neo-classicismo. Quest’opera è audace e rischiosa anche per il suo tempo, come è audace l’espressione facciale e l’atteggiamento del corpo della modella che sembra sorridere, soddisfatta e felice della sua bellezza. Ancora più importante, questa è la prima opera d’arte (nota) in cui compare nel dipinto un pube femminile, il che aumenta l’erotismo della composizione. Degna di nota è la luminosità che Goya dà al corpo della donna nuda, il contrasto con il resto dell’atmosfera, e l’espressività che Goya sa dare agli occhi. Se nella cultura occidentale, nei secoli precedenti Goya, si è quasi sempre fatto ricorso a Marc Chagall, verde”, sotterfugi per “Violinista rappresentare la 1920 donna nuda (ad esempio, i temi mitologici), in “La Maya desnuda” è una vera donna con cui si ha a che fare. Lo stesso Godoy commissionò inseguito una versione piu pudica del dipinto, “la Maya vestida” ed installò i due quadri in modo che quest’ultima coprisse la prima che veniva svelata a sorpresa solo agli amici intimi mediante un meccanismo. Attualmente entrambi si trovano al Museo del Prado fino dal 1910. Prima di allora erano conservati all’Academia reale delle Belle Arti di San Fernando, ma in una sala riservata dove venivano relegati i nudi considerati “osè”. La storia della “Maya desnuda” è costellata di peripezie:

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nel 1807 Ferdinando VII la confiscò a Godoy, e, nel 1814, l’Inquisizione decise di nasconderla la pubblico per “oscenità” e intentò un processo contro Goya, ma il pittore fu assolto grazie all’influenza del cardinale Don Luis María de Borbón y Vallabriga; ciò nonostante il dipinto rimase nascosto al pubblico quasi fino all’inizio del XX secolo. Nel 1927, le poste spagnole emisero un francobollo raffigurante “La Maja desnuda”; era la prima volta che una donna nuda appariva in filatelia e ciò provocò uno scandalo tanto che gli Stati Uniti si rifiutarono di trattare la posta affrancata con quel francobollo respingendola al mittente. Anche l’identità della donna rappresentata nei due dipinti è stata oggetto di numerosde illazioni. Un’amicizia intima legava Goya alla tredicesima duchessa d’Alba María del Pilar Teresa Cayetana de Silva y Alvarez de Toledo, di cui fece numerosi ritratti e le numerose somiglianze tra la bella duchessa e la donna rappresentata, in particolare nella “Maya desnuda”, hanno fatto considerare che sia stata lei la modella. Tuttavia si sa che la duchessa morì a trentotto anni di tubercolosi, nel 1802: pensare che le Maya siano il ritratto di una donna di trentasei anni gravemente malata è quantomeno azzardato; il fatto che le opere inquestione abbiano fatto parte sin dall’origine di una collezione praticamente segreta di Godoy, ha portato a considerare più probabile che la modella sia stata l’amante dell’epoca di Godoy e che in seguito divenne la sua sposa, Pepita Tudó. Qualunque sia la verità, data la somiglianza fisica tra le due donne, è probabile che Goya nel dipingere Pepita Tudó abbia anche evocato la Cayetana, come veniva chiamata familirmente la duchessa d’Alba, e l’abbia così immortalata.


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informART

Charles Moulin. Una scelta di vita di Francesca Daddi

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ittore sconosciuto ai più, Charles Moulin merita il ricordo e l’apprezzamento dei posteri per la singolarità della sua esistenza, che ha rappresentato l’ ideale di un’arte come ricerca dell’identità più autentica e profonda. Nato a Lille (Francia) nel 1869, fu compagno di studi di Henri Matisse presso l’Accademia delle Belle Arti di Parigi. Nel 1896 vinse il Prix de Rome, una borsa di studio conferita dallo stato francese, che gli diede la possibilità di studiare all’Accademia di Francia a Roma. Due anni dopo riscosse grande successo con il dipinto Peccato originale, esposto al Salon di Parigi fuori concorso. Nonostante questi e altri riconoscimenti, però, ben presto Moulin maturò l’idea di una scelta esistenziale radicale, che lo portò, nel 1911, a ritirarsi in solitudine sulle montagne del Molise. Già nel 1904 aveva sperimentato il contatto con una realtà fisica e umana primitiva e selvaggia, soggiornando per alcuni mesi ad Anticoli Corrado, meta privilegiata, insieme a Cervara di Roma e ad Olevano Romano, di artisti italiani e stranieri (ne è un esempio significativo Joseph Anton Kock), che, nel corso dell’Ottocento, scelsero queste località come fonte di ispirazione per le loro opere. A Lille, poi, aveva conosciuto uno zampognaro di Castelnuovo al Volturno, Vincenzo Tomassone, di cui si era servito come modello e che gli aveva parlato di quella terra del Molise piena di luce e di incontaminata bellezza. Così Moulin visitò questi luoghi e ne rimase affascinato. Giunto col proposito di fermarsi per poco tempo, decise invece di rimanere per il resto dei suoi giorni. Qui, sui monti delle Mainarde, costruì il suo rifugio fra le rocce, immerso nella natura, lontano dai clamori e dagli agi della città, e qui trovò appagamento quell’ansia di genuinità e di autenticità che da tempo si era impadronita di lui, la stessa ansia che prese altri spiriti inquieti, come Gauguin o Emil Nolde, spingendoli ad intraprendere viaggi verso terre lontane ai margini della civiltà.

Poche volte si allontanò, come nel 1926 per una sua esposizione a New York o nel 1943 durante la ritirata tedesca quando dovette riparare a Picinisco. Si spense ultranovantenne nel 1960 in un ospedale di Isernia, dove alcuni suoi amici l’avevano portato per curarlo. Ora riposa nella cappella della famiglia Rufo nel cimitero di Castelnuovo al Volturno. Charles Moulin trascorse la vita completamente dedito all’arte, trovando, come lui stesso dichiarò, quella pace dello spirito a cui aspirava in un percorso teso alla ricerca di se stesso e del significato più vero dell’esistenza, in una comunione con la natura non priva di afflato religioso. A chi una volta gli chiese se non avesse paura delle vipere rispose: “ Le vipere non sono cattive […] esse sono più vicine a Dio degli uomini ”. I suoi contatti, in prevalenza con pastori e contadini, erano improntati a semplicità e generosità. Ad essi offriva i suoi dipinti, in cambio di qualche piatto caldo, e i suoi decotti di erbe medicinali, di cui era esperto e che gli valsero anche la fama di guaritore. Per la sua arte rifiutava i soldi. “ L’arte non si paga ”, ripeteva spesso. Non accettava l’idea dell’arte come merce. Respinse persino il sussidio vitalizio concessogli dall’Accademia di Francia. Le sue opere si trovano in prevalenza in collezioni private. Alcune si conservano nei musei di Lille e di Versailles, altre sono a New York, a Parigi e in diverse località del Molise. Moulin dipingeva ad olio, ma preferiva il pastello. Nella sua produzione ci sono soprattutto ritratti e paesaggi in stile figurativo. Il fulcro della sua poetica è racchiuso in poche parole: “ Io penso a fare quello che sento, quello che sogno. […] Io trovo che lo scopo dell’arte è di dare una forma materiale all’immateriale ”. Sono le parole del pittore in una delle rare interviste. Nell’ Autoritratto, eseguito in età avanzata, traspaiono la straordinaria perizia tecnica e l’intensità della sua opera, tesa a scandagliare l’anima dietro l’espressività dei tratti somatici. Di lui ha scritto, in particolare, Antonia Izzi Rufo nell’opera Ho conosciuto Charles Moulin (1998). L’autrice così si esprime: “ Anch’egli, come gli impressionisti, rifiutava gli schemi accademici e preferiva alla pittura in studio quella en plein air. La natura era identificata nella luce all’aria aperta, lo spazio era sentito come aria luminosa. Come gli impressionisti, anch’egli era pittore di paesaggi. Le vibrazioni del paesaggio, dell’oggetto, della figura umana nell’atmosfera erano fissate con istantaneità nei loro aspetti mutevoli, ricreate attraverso la giustapposizione di rapidi tocchi di colore. Non solo la natura, erano ritratte anche scene pastorali e mitologiche, realizzate con vivo realismo. Ne sono testimonianza, tra le altre, le tele stupende di Orfeo ed Euridice ”.

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“Finalmente libere” di Antonio Mancinelli

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occhio al libro

di Rossana Gabrieli

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inalmente libere”, ovvero la rivincita delle over 40. Il libro di Antonio Mancinelli, appena uscito nelle librerie, capita nel momento più giusto, quello dell’involuzione della libertà delle donne, viste ancora come oggetti di seduzione, come lavoratrici di serie B, vittime di violenze più o meno velate. Al punto che è ridiventato necessario scendere in piazza, creare movimenti, come “Se non ora, quando?”, esattamente come negli anni 70, con il movimento femminista, quando era impellente liberarsi dal retaggio di secoli di oppressione maschile. Ma oggi – sembra chiedersi e chiederci Mancinelli – in una società che delle donne apprezza solo l’esteriorità, come si muovono, chi sono e come vivono (o sopravvivono?) le over 40? Cosa succede nella mente, oltre che nel corpo, e nella vita di

una donna che oltrepassa la soglia dei 40/45 anni? Leggiamo sul sito della Sperling&Kupfer, che ha edito questo bel libro: “…Antonio Mancinelli ha scelto 45 donne «over 45» per farsi raccontare i segreti, le paure, ma anche le gioie inaspettate della maturità. Attrici, sportive, imprenditrici, cantanti, politiche si mettono a nudo in un ritratto collettivo tutto al femminile che affronta senza reticenze il vero, grande tabù della nostra epoca. Un viaggio, accompagnato da una scrittura brillante e leggera, alla ricerca del segreto per affrontare serenamente il passaggio degli anni, senza perdere la bellezza, la passione, la curiosità, la voglia di essere donna”. Prezzo di copertina: €18.50

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Occhio all’ambiente

Il mare, una fonte di energia dall’alto potenziale di Nicola Fasciano

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l mare occupa la maggior parte della superficie terrestre, circa il 70%. La prospettiva di sfruttare l’energia di questa risorsa naturale è stata contemplata da molti studi e molte tecnologie sono nate a questo scopo. L’energia delle correnti e delle maree può quindi essere utilizzata per supplire alla domanda energetica del mondo. Catturare l’energia delle onde imbrigliare la forza inaudita del mare. Le onde infatti posseggono una quantità considerevole di energia non sfruttata; un esempio può essere identificato nel sistema frangiflutti in grado di fruttare la forza d’urto delle onde del mare per produrre energia elettrica. Si può produrre energia sfruttando la differenza di temperatura (gradiente termico) tra i diversi strati dell’oceano. Secondo la European Ocean Energy Association, l’energia dal mare entro il 2050 potrà arrivare a coprire il 15% del fabbisogno elettrico europeo. Le tecnologie che sfruttano onde, maree o differenze di salinità e temperature delle acque per produrre energia pulita al momento stanno appena agli inizi, ma le promesse annunciate dall’associazione sono interessanti. Si parla di 3,6 GW di potenza installata in Europa entro il 2020 e di ben 188 GW al 2050:

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oltre13 milioni di tonnellate di CO2 evitate e 470mila nuovi posti di lavoro. Un cammino ambizioso per un settore ancora nella sua fase embrionale: al momento infatti in Europa sono installati solamente 6 MW di potenza, divisi in vari progetti più o meno sperimentali, su onde, maree, correnti sottomarine e impianti che sfruttano i gradienti di salinità e temperatura. La Gran Bretagna Paese si conferma paese all’avanguardia nel settore dove il primo impianto su scala commerciale a sfruttare le maree fornisce già elettricità a circa mille case. Diversi paesi europei hanno messo in campo incentivi per promuovere queste tecnologie e nonostante molte grandi aziende vi stanno investendo, la strada è ancora lunga ed irta di ostacoli. C’è bisogno di forti investimenti per entrare nella fase commerciale, c’è una filiera tutta da costruire ed esiste poi il problema delle infrastrutture elettriche per collegare i futuri impianti. Per accelerare questo percorso – suggerisce la European Ocean Energy Association – sarebbe opportuno creare un’iniziativa industriale europea ad hoc per stimolare quella collaborazione tra pubblico e privato senza la quale il settore rischia di non farcela. Un altro studio, quello pubblicato da Frost & Sullivan, conferma che vale la pena investire nel settore. Infatti a livello mondiale – vi si legge – l’energia da mare ha un potenziale stimato in 6.000 terawattora annui (ossia il doppio di quanto produce tutto il nucleare del mondo) per gli impianti a moto ondoso e di altri 700 TWh per quelli alimentati dalle maree: un mercato che potrebbe arrivare a mille miliardi di dollari. Tra i vantaggi di questa fonte, rispetto alle altre rinnovabili come eolico e solare, c’è la maggiore prevedibilità della produzione. Anche questo studio mette in rilievo le difficoltà da superare. Infatti il report stima in almeno altri 5-10 anni prima che le tecnologie escano dalla fase dimostrativa e i costi inizino a scendere. L’ostacolo maggiore sono i grossi investimenti necessari: attualmente il costo di un megawatt di potenza per un impianto a moto ondoso è di circa 2,4 milioni di euro. Già ora governi e aziende stanno investendo molto nel settore, anche se a causa della crisi degli ultimi anni c’è stato un rallentamento e alcuni progetti sono stati messi standby o abbandonati. Insomma – conclude anche lo studio della società di consulenza – per riuscire a sfruttare l’energia dal mare è fondamentale creare forti partnership tra privati e pubblico.


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Copyright Italia. Brevetti/Marchi/Prodotti 1948/1970 Archivio Centrale dello Stato, fino al 3 luglio

Franco Massei - Esposizione permanente opere ad intarsio Trattoria - Pizzeria Sorgente di Carano, via Rosselli 5

Nerone Colosseo, fino al 18 settembre

Ass. “Arte mediterranea” mostra di fine anno Sala Manzù, via Manzoni, dal 25 giugno al 4 luglio

Alle radici dell’identità nazionale. Italia Nazione Culturale Complesso del Vittoriano, fino al 20 novembre

Aprilia

Eventi

Joseph Anton Koch a Roma Casa di Goethe, fino al 24 luglio

Gianfranco Callegaro. Mostra personale Caffè Latino, via Marconi, dal 6 giugno al 67 luglio 10 artisti in mostra Sala Manzù, dal 11 giugno al 20 giugno Rosa Fucale. Mostra personale Ristorante “l’escargot”, via Torino 45, dal 18 maggio al 18 giugno Passaggio. L’arte al mercato Mercato coperto, via degli aranci Antonio De Waure, 11 giugno - 21 giugno Francesca Cervasi, 25 giugno - 5 luglio Elisabetta La Torre, 9 luglio - 19 luglio

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Ahmet Ogut Fondazione Giuliani, fino al 23 luglio Michelangelo Pistoletto. Da uno a Molti 1956-1974 MaXXi, fino al 15 agosto Unicità d’Italia. Made in Italy e identità nazionale Macro, La Pelanda, fino al 31 agosto Ritratti. Le tante facce del potere Musei Capitolini, fino al 25 settembre Cittadellarte MaXXi, fino al 15 agosto Opere mai esposte Museo di Roma, Palazzo Braschi, fino al 2 ottobre Poesia della natura. Acquerelli di Onorato Carlandi Museo di Roma, Palazzo Braschi, fino al 3 luglio

Roma

L’imprevedibile leggerezza della materia. L’arte della ghisa tra Luciano Damiani. La rivoluzione della scena. Documenti di teatro 800 e 900 Museo di Villa Torlonia, Casina delle Civette, fino al 25 settembre – Teatro di documenti Casa dei Teatri – Villino Corsini, fino al 29 giugno Mirko nel tempo e nel mito Museo di Villa Torlonia, Casino dei Principi, fino al 17 luglio Tamara De Lempicka. La regina del moderno Complesso del Vittoriano, fino al 3 luglio Acquarelli d’interno: 1810-1860 Il Senso della Biodiversità. Viaggio nella Foresta Amazzonica Museo Mario Praz, fino al 25 settembre Museo civico di Zoologia, fino al 26 dicembre Arte forza dell’Unità. Unità forza dell’Arte Simone Bergantini! Alphabet Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, fino all’11 settembre CO2 contemporary art, fino al 18 giugno Neto Pulfer. Die Kammern des Zustands Fondazione Pastificio Cerere, fino al 30 giugno

Ercole Drei Museo Pietro Canonica, fino al 25 settembre

Cittadellarte MaXXI, fino al 15 agosto

100 capolavori dallo Stadel Museum di Francoforte Palazzo delle Esposizioni, fino al 17 luglio

Il confine evanescente. Arte italiana 1960-2010 MaXXI, dal 1 febbraio al 30 settembre 2011

La moneta dell’Italia unita Palazzo delle Esposizioni, fino al 3 luglio

Natura MaXXI, dal 20 febbraio al 30 settembre 2011

Unicità d’Italia. Made in Italy e identità nazionale Palazzo delle Esposizioni, fino al 31 agosto

sul filo di china


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fotografia

World Press Foto Awards 2011

Vince la foto di Bibi Aisha, la donna afgana sfigurata per abbandono del tetto coniugale Ora la donna vive negli Stati Uniti dove grazie alla chirurgia ha ritrovato il suo aspetto. La foto, scattata dalla fotografa sudafricana Jodi Beiber nel 2010 è stata premiata anche nella sezione ritratti.


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