A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno VIII N° 82 marzo 2015
Mensile d’informazione d’arte
www.artemediterranea.org
nDedicato a: Mr Turner,
l’artista contrapposto all’uomo
Wiliiam Turner: “L’incendio della Camera dei Lords e dei Comuni”, 1835
dall’associazione: in mostra: n n Ambienti proiettivi animati 1964-1984 Passaggio, il successo per il 2015
cinema: n Smetto quando voglio
Errata corrige: il nome degli autori mancante nell’articolo “Anzio: Monumento ad Angelita” di febbraio 2015 è:
Laura Siconolfi e Maurizio Montuschi
Sono in distribuzione la 1a e 2a lezione del DVD sulla pittura ad olio Per sponsorizzare “Occhio all’Arte”
Telefona al 347.1748542
• • • Redazione Maria Chiara Lorenti, Cristina Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Eleonora Spataro Mensile culturale edito dalla Collaboratori Associazione Arte Mediterranea Luigia Piacentini, Stefania Servillo, via Dei Peri, 45 Aprilia Patrizia Vaccaro, Laura Siconolfi, Tel.347/1748542 Maurizio Montuschi, Greta Marchese, occhioallarte@artemediterranea.org Giulia Gabiati, Valerio Lucantonio, www.artemediterranea.org Martina Tedeschi, Marilena Parrino, Aut. del Tribunale di Latina Nicola Fasciano, Maria Centamore N.1056/06, del 13/02/2007 Responsabile Marketing Fondatori Cristina Simoncini Antonio De Waure, Maria Chiara Lorenti Composizione e Desktop Cristina Simoncini Publishing Giuseppe Di Pasquale Amministratore Antonio De Waure Stampa Direttore responsabile Rossana Gabrieli Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti
2
Associazione Arte Mediterranea via Dei Peri, 45 Aprilia
Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche parziale senza il consenso dell’editore
n
Sommario
Passaggio 2015 L’infanzia di Gesù di J. M. Coetzee A Nettuno l’ultima personale del “Toscanaccio” Ambienti proiettivi animati 1964-1984 Umberto Curi, “L’apparire del bello. Nascita di un’idea” Musei Capitolini, 1° parte Mr. Turner “Smetto quando voglio” Eraserhead Cucina in pittura Vinland Saga Occhio agli Happening Artistici Esisteranno ancora tra dieci anni? sul filo di china Rome street art map
n
dall’associazione
Passaggio 2015
Si conclude la rassegna pittorico-fotografica di Stefania Servillo
“P
assaggio - L’arte al Mercato” è una rassegna d’arte e fotografia contemporanea, ogni anno riqualifica culturalmente per almeno due mesi l’ex Mercato delle Erbe di Aprilia (attuale Mercato Coperto). La rassegna, organizzata dall’Associazione Arte Mediterranea, con la collaborazione dell’Associazione FocusFoto Aprilia è giunta alla conclusione del suo quarto anno chiudendo con un bilancio tutto positivo. Tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015 è stato possibile ammirare le opere di creativi più o meno conosciuti, ma tutti provvisti di un incredibile talento e d’un personale modo di accostarsi al mondo ed alle emozioni. Lo stridente accostamento dell’arte (in ogni sua forma) con la quotidianità del luogo ha sempre un effetto sorprendente, è certamente questo il motivo, oltre alla passione e all’appoggio della cittadinanza, che ogni anno dà ai curatori dell’evento nuova energia per andare avanti. Se qualcuno non avesse potuto godere delle opere presenti in esposizione potrà rifarsi osservandole sul sito dell’Associazione Arte Mediteranea (www. artemediterranea. org) e, certamente, non si pentirà il prossimo anno di andare a vedere dal vivo i nuovi artisti proposti
A partire da sinistra: Patrizia Fusi - dal 13 dicembre al 9 gennaio Mirna Mascherino e Maura Tagliavini - dal 7 al 20 febbraio Nadia Turella - dal 24 gennaio al 6 febbbraio Rosa Ruzzo e Annamaria Ricotta - dal 10 al 23 gennaio
3
n
occhio al libro
L’infanzia di Gesù di J. M. Coetzee Dove va la Letteratura di Maria Centamore
U
n padre e un figlio ancora piccolo. Immediatamente si pensa a “La strada”, capolavoro di McCarthy. Un padre putativo, un figlio bambino ed una missione: ritrovare la madre biologica del bambino, la vergine a cui va ricondotto, esplicito riferimento alla natività. Un padre adottivo, un figlionon figlio e la sospensione spazio temporale: i due provengono da un non luogo, da un non tempo, vivono in un’altra realtà che ricorda l’interminabile attesa di Godot di Samuel Beckett. Ci si trova immersi in un’atmosfera bianca, ovattata, in cui i due protagonisti devono fare tabula rasa dei ricordi che ogni tanto affiorano galleggiando, devono soddisfare semplici bisogni primari, mai impellenti, aiutati da una sorta di fredda solidarietà in una società vagamente socialista. E’ un limbo dove l’assenza di determinatezza, di concretezza, di definizione fa risaltare ancora di più l’amore di questo padre-non padre , incondizionato, puro, devoto ed altruista , antitetico all’amore materno che invece è selvaggio, primitivo , ferale. Il premio Nobel J. M. Coetzee, che si è formato sugli scritti di Kafka, in questo libro raccoglie gli insegnamenti dei più grandi autori del ‘900, contemporaneamente egli ci indica la nuova via che sta percorrendo la letteratura del XXI secolo, fatta di parole scarne, di atmosfere nebbiose, di assenza di significati, lasciandosi così definitivamente alle spalle i grandi maestri che lo hanno preceduto.
n
in mostra
A Nettuno l’ultima personale del “Toscanaccio” di Giuseppe Chitarrini
N
ella notte fra il 5 e il 6 febbraio Giuseppe Vittorio Scapigliati “Il Toscanaccio”, ha concluso la sua esistenza, per cause legate al suo precario stato di salute che si protraeva ormai da
4
qualche tempo. Probabilmente quella al Forte Sangallo di Nettuno è stata la sua ultima mostra. Una esposizione che ha consentito di approfondire la complessità dell’opera di questo pittore, nato nel 1946 a Piancastagnaio sulle pendici del monte Amiata. Un’opera che richiede infatti spirito di Pagina adottata da: “PendolArt” osservazione e capacità di immedesimazione, il che necessita spesso una ri-visitazione al fine di meglio cogliere particolari, sfumature e dettagli che a volte rivelano ulteriori motivi di ‘comprensione’ del suo lavoro. La tecnica del Toscanaccio è una tecnica composita, come diversificata ed enigmatici sono gli spunti che si possono cogliere nelle sue grandi tele dense di colori, di frammenti, di segni, di crittogrammi spesso minuti e fitti, una trama ininterrotta di tracce e di tratti che non lascia spazi vuoti e che farebbero la gioia di un semiologo. Una sintesi aperta e in divenire fatta di echi, allusioni, ispirazioni rielaborate e rivissute che si richiamano a generi e stili completamente diversi ed eterogenei: dall’action paint, alla pittura etnica, dal murales al graffito (con numerosi inserti di scrittura che riportano aforismi e frasi dell’autore stesso) con l’uso di materiali e tecniche varie (sabbia colorata, brecciolina, porporina, frammenti vetrosi ecc). Immagini che ci colpiscono immediatamente per l’intensità dei colori, ma che richiedono un supplemento di riflessione per coglierne, poi, aspetti e significati più reconditi e ‘sottotraccia’. Adesso tocca alla famiglia e all’associazione Risus, che ha curato l’evento nettunese, conservarne la memoria il suo essere-stato-per l’arte.
n
in mostra
Ambienti proiettivi animati 1964-1984 Luca Maria Patella al MACRO di Eleonora Spataro
F
ino al 26 aprile 2015 il MACRO ospiterà la mostra Ambienti proiettivi animati 1964-1984, dedicata all’opera di Luca Patella. Il titolo dell’esposizione è lo stesso della prima mostra personale dell’artista, tenutasi a Roma nel 1968 alla galleria l’Attico di Fabio Sargentini. Barilli scrive di lui: “Luca Patella può essere considerato il padre spirituale delle decine di giovani artisti che oggi praticano “il concettuale”. [...] Oggi si ricorre ai mezzi cosiddetti extra-artistici, in modi liberi e ibridati: come appunto insegna la sua lunga attività”. Il MACRO ci mostra i primi due decenni del lavoro dell’artista che fu un innovatore nell’uso della fotografia e del video come mezzi artistici in Europa. Qualità concettuali e potenziali allegorici di questi medium sono gli elementi messi in rilievo dall’opera di Patella. Il percorso espositivo si articola in una serie di ambienti. Le installazioni, le azioni performative, le tele fotografiche, i film e i libri d’artista delineano l’immagine di un artista “totale”. Un programma di proiezioni di film, realizzati negli anni Sessanta, sarà presentato in sala cinema. La raccolta rappresenta un esempio di come il medium cinematografico venga utilizzato in modo sperimentale e proto-concettuale.
5
Umberto Curi, “L’apparire del bello. Nascita di un’idea”
n
occhio al libro
di Giuseppe Chitarrini
U
mberto Curi, professore emerito di F i l o s o f i a p r e s s o l ’ U n i v. d i P a d o v a e d e l l ’ U n i v. “ S . R a f f a e l e ” d i M i l a n o , c o n questo interessante volumetto intende porre degli interrogativi di carattere fondamentale sul bello e, in particolare, sul suo manifestarsi proprio di questi tempi nei quali, da più parti e a diverso titolo si parla sempre più di immagini, di bello, bellezza, estetizzazione della vita quotidiana ecc. spesso a sproposito, e, comunque, quasi sempre per reazione e contrapposizione rispetto una realtà difficile, complessa, problematica e, spesso, degradata e brutta, connotata da una crisi profonda che non è solo di carattere socioeconomico, ma
6
anche culturale, etico-morale, intellettiva. Nell’interrogarsi sul manifestarsi del Bello, l’autore deve risalire alla sua genesi, alle origine della sua definizione nella Grecia classica, nell’Epica, nella mitologia tracciata da Esiodo e n e l l a Tr a g e d i a , e s a m i n a n d o l e d e f i n i z i o n e d a t e da Platone e Aristotele, Plotino e Agostino. La bellezza veniva allora concepita in maniera diversa rispetto i canoni e i parametri di oggi e dalle categorie dell’Estetica del 1700. Per esempio la sequenza opera d’arte-gustosentimento estetico era sconosciuta: l’arte ( Te c h n è ) a v e v a , i n f a t t i , u n a v a l e n z a d i c a r a t t e r e pratico, che oggi – se proprio vogliamo fare dei paralleli – si avvicina alla produzione artigianale, con una funzione formativa, eticomorale e conoscitiva; Platone, in particolare, considerava il prodotto artistico in sé come un manifestarsi mimetico (Mimesis) della cosa e dell’espressione umana, di per sé disdicevole, f a l s a , b r u t t a e d i s e d u c a t i v a . L’ a t t i v i t à a r t i s t i c a costituiva dunque una ricerca dell’essere non essendo esprimibile in una specifica rappresentazione, in un oggetto definibile come ‘ a r t i s t i c o ’, m a d o v e v a i n v e c e r i n v i a r e a d a l t r o da sé, a un’idea da condividere e di carattere trascendente. Una bellezza non scindibile dalla perfezione intellettiva e morale. E questo oscillare tra rappresentazione, fra intangibilità ineffabile dell’agire per il bene e tangibilità della bella forma si protrae, rafforzandosi, nella sua intrinseca ambivalenza fino alle concezioni attuali ( C f r. p . 1 1 ) , a l m e n o f i n o a l n o v e c e n t o q u a n d o la sublimità dell’orrorifico, del trash e della reiterabilità seriale iniziarono a manifestarsi in molte correnti artistiche. Comunque, anche n e l l ’ E s t e t i c a e n e l l e t e o r i e d e l l ’A r t e d e i n o s t r i giorni, la produzione creativa ed espressiva si rifà, come nell’antichità, a questo carattere a l l u s i v o d e l l a ‘ n o n - p r e s e n z a ’, d e l l a s u b l i m i t à d e l bello e del suo rinviare dell’estetico all’etico. E forse è proprio questa inafferrabilità antica, rafforzatasi nella contemporaneità, a far si che l’oggetto artistico possa ancora distinguersi come tale, conservando ancora questo suo tratto costitutivo dell’indefinibilità, del rinvio e dell’inafferrabilità che lo distingue, da un lato, da ciò che semplicemente appartiene al g r a d e v o l e e a l c o r r e n t e ‘ b u o n g u s t o ’, e d a l l ’ a l t r o rispetto quello che è il prodotto mediatico patinato, finalizzato all’accaparramento della benevolenza del pubblico del consumo immediato, del mercato e delle tendenze del look.
n
musei
Musei Capitolini, 1° parte Musei Romani, 15° articolo di Laura Siconolfi e Maurizio Montuschi
M
arforio chiede a Pasquino: ”E’ vero che i Francesi sono tutti ladri?” e Pasquino risponde: ”Tutti no, ma ‘na Bona Parte …”. Il breve dialogo satirico riportato, è uno dei tanti intercorsi tra due “statue parlanti”, quelle di Marforio e Pasquino, le più famose della Roma papalina, che ne doveva temere ben sei! Sin dal XVI secolo popolani romani, dalle lingue particolarmente taglienti, di notte, collocavano presso questi eroi di pietra, siti in luoghi molto frequentati, dei cartelli satirici, anonimi, che denunciavano l’arroganza e la corruzione dei potenti. La statua di Marforio, che deve il suo nome a una sua prima collocazione nel foro di Marte, trasferita nella Piazza del Campidoglio, per essere inserita in una fontana progettata da Giacomo Della Porta, poi fu inglobata nel cortile del Palazzo Nuovo, il più recente dei palazzi capitolini. È sicuramente per solidarietà verso i poveri e gli oppressi, che si sono difesi con l’ironia e il sarcasmo, che iniziamo il nostro viaggio all’interno dei Musei Capitolini, partendo dalla fontana che accoglie Marforio. Inserito in una nicchia poco profonda, tra colonne e capitelli corinzi, ha le sembianze di un dio, forse Oceano, forse Nettuno; il suo poderoso corpo, adagiato su un fianco, è rassicurante, accogliente; l’espressione del volto é saggia, pacata, consapevole. Una piovra, però, con i tentacoli attorcigliati, che sembra volersi liberare dal peso opprimente della divinità, intacca quell’atmosfera idilliaca, irreale riportando lo spettatore alla dura realtà … della vita. L’opera descritta, databile tra il II e il III secolo, è ovviamente una delle tantissime presenti nei famosi Musei Capitolini che hanno tre sedi, due storiche, il Palazzo dei Conservatori e il Palazzo Nuovo che si affacciano, l’uno di fronte all’altro, sulla michelangiolesca piazza del Campidoglio. La terza è l’ex Centrale termoelettrica Montemartini, nel Quartiere Ostiense, aperta nel 1997 allo scopo di realizzare un
riuscito connubio tra archeologia industriale e classica. Nel 1664, esaurita la capacità ricettiva del più antico spazio museale, appunto il Palazzo dei Conservatori, l’amministrazione papalina ritenne necessaria la costruzione di un “Nuovo Palazzo” che accogliesse le raccolte di sculture antiche, frutto del collezionismo delle grandi famiglie nobiliari romane. E’ appunto quest’ultimo il luogo cui dedicheremo questo nostro primo articolo: lasciandoci alle spalle il Cortile, in cui continua a troneggiare il Marforio, raggiungiamo, attraverso uno scalone, il primo piano variamente articolato in ambienti che contengono una quantità enorme di statue, rilievi ed epigrafi. Esiste, però, una notevole differenza tra le sale in cui sono “stipati” i tantissimi busti, di filosofi, di imperatori e di personaggi della loro cerchia, e le sale o i saloni luminosi e molto belli per le decorazioni raffinate e per la disposizione spaziale delle sculture. Nelle prime, l’occhio “inesperto” s’infastidisce perché ha la sensazione di vedere sempre lo stesso personaggio, riprodotto all’infinito; nelle seconde, lo sguardo e la mente spaziano e possono cogliere la bellezza di ciò che li circonda, a tutto tondo. In queste ultime il visitatore potrà cogliere il grande pathos che emana dal “Galata morente”, giovane nel corpo turgido ed atletico, nel volto contornato da ciocche di capelli scompigliati, nella strenua resistenza al dolore e alla morte. Spicca, invece, il movimento nella torsione del corpo, la leggerezza e la leggiadria nel passo di danza appena accennato, il sorriso beffardo e volitivo, nella splendida statua di marmo rosso con venature grigie, che rappresenta un fauno. Passione e tenerezza infinita nell’abbraccio che avvince Amore e Psiche; pudore e malizia nel morbido e voluttuoso corpo di Venere che, emergendo, nuda, dalle acque, “timidamente” nasconde il petto e il pube. 7
Mr. Turner
L’artista contrapposto all’uomo di Maria Chiara Lorenti
William Turner, “Luce e colore”, 1843
C
ome può un uomo così gretto avere una visione artistica così lirica? Tozzo, corpulento, greve e ineducato, il personaggio tratteggiato nel film di Mike Leight, ed interpretato da Timothy Spall, è così lontano dall’idea romantica che si immagina osservando le sue opere: un pittore dall’animo sensibile che ha saputo tradurre sulla tela i moti della natura, tanto che nella prima metà della proiezione del film “Turner” si prova una cocente delusione. Sputi e rutti a tavola, seduto tra gli altri commensali, grugniti al posto di risposte a domande espresse, per non parlare delle palpate distratte alla attempata fantesca, con cui si accoppia, in
8
piedi, brancandola da dietro, mentre spolvera, senza scambiare una parola, a parte animaleschi ansiti, e senza degnarla di uno sguardo; questo “uomo” era il famoso Joseph Mallord William Turner, tra i più grandi artisti inglesi e non solo. Documentato su più testi, si riportano testimonianze sulla sua biografia, con una adolescenza difficile, una madre malata di schizofrenia, con la quale non aveva rapporti affettivi, che lo ha portato ad avere un’estrema diffidenza verso il gentil sesso, e la morte della sorellina, di soli otto anni, lo spinse verso un esaurimento convincendo il padre ad allontanarlo, facendolo ospitare da uno zio. Ciò può spiegare quella anaffettività
n
dedicato a
William Turner, “Norham Castle:alba”, 1835-40 che lo accompagnerà per il resto della sua vita, salvando l’amore filiale per il padre e, forse, quel sentimento così simile all’amore che provò verso la fine della sua esistenza per la locandiera Sophie Booth, l’unica a saper toccare le segrete corde del suo cuore. Quello che comunque è importante è l’arte di questo grande pittore, aldilà di ogni considerazione sulle sue vicissitudini personali, che seppe rompere gli schemi vittoriani di una versione realistica del paesaggio, osannato in principio dai suoi contemporanei, quando le sue opere rispettavano tali canoni, per poi essere addirittura dileggiato, perché abbandonati i contorni della realtà, dette spazio alle sensazioni ed alle emozioni attraverso una visione cromatica degli eventi atmosferici. Il respiro del vento, l’urlo del tornado, la furia indomita della tempesta marina, nessuno meglio di lui ha saputo trasmettere visivamente questi elementi climatici, il contrasto chiaroscurale così marcato, netto, tra luce ed ombra, come espresso nell’olio “Tempesta di neve in mare”, un soggetto caro all’artista che lo sviluppò nell’arco del suo percorso pittorico, e che infine lo rappresentò in maniera astratta, dove il turbinio del vento e della neve sembrano avviluppare la nave, sommersa da pennellate circolari, stese con estrema libertà e fluidità, una contrapposizione di bianco e bruno, che rendono appieno la drammaticità dell’evento. Questa maturità raffigurativa lo portò ad essere un precursore
dell’impressionismo, in quanto egli soleva osservare di persona, all’aria aperta, tali manifestazioni della natura, per poi riportarle sulla tela, dando sfogo alla sua libera interpretazione. Anche le rappresentazioni bibliche hanno un’impronta di liricità sacrale, in questi ultimi anni della sua vita, dove la maturità artistica è giunta all’apice, il colore prende il sopravvento, le forme si dissolvono, e così, come per l’ultimo Tiziano, a cui alcuni critici lo avvicinano, il pennello corre libero, le tinte si fondono e diventano una sinfonia armonica, così il brano della Genesi “il Mattino dopo il diluvio”, rielaborato attraverso le teorie di Goethe sulla luce e colore, trasformano l’approdo dell’Arca sul monte Ararat, in un caleidoscopico movimento cromatico, dove mille bolle arcobaleno avvolgono circolarmente le figure rendendole inconsistenti. I suoi ultimi anni li passò sotto falso nome, come signor Booth, a casa di un’amica che faceva passare per sua moglie. Spesso viveva al buio, per poter meglio apprezzare le variazioni di luce, quella luce per la quale, per vivere al meglio le albe ed i tramonti, aveva sacrificato parte del tetto, aprendo un passaggio tra esso e la camera da letto. In ultimo, rintracciato dalla fida governante, rientrò in casa sua, ove a breve morì, il suo vero nome era: Joseph Mallord William Turner. 9
n
cinema
“Smetto quando voglio”
Il film che ha rapito migliaia di studenti di Giulia Gabiati
“S
ono accusato di produzione e spaccio di stupefacenti, sequestro di persona e tentato omicidio. Mi chiamo Pietro Zinni e sono un ricercatore universitario.” Chi l’ha detto che studente è sinonimo di bravo ragazzo? Pietro è un ricercatore in neurobiologia che è riuscito a sviluppare un algoritmo rivoluzionario per la modellizzazione teorica di molecole organiche. Nonostante il suo progetto sia a dir poco brillante, non avrà la possibilità di continuare nella sua ricerca. La crisi economica sta prendendo piede e l’università sta tagliando fondi, mettendo a dura prova la carriera di giovani studenti e laureati, che dovranno fare i conti con una realtà che non è affatto ansiosa di offrire loro un posto di lavoro. Sembrerebbe quasi che la società non offra altra scelta che vivere in condizione di precarietà cronica, ma in fondo c’è sempre un piano B. Pietro deciderà di sfruttare le sue conoscenze per creare una nuova “smart drug”, sconosciuta all’ elenco delle molecole dichiarate illegali dal Ministero della Salute. Per mettere a punto il suo piano si rivolgerà così ad un gruppo di ex ricercatori disperati. Mattia e Giorgio sono due latinisti che fanno i benzinai. Alberto è un chimico che lava i piatti. Poi c’è Bartolomeo, un economista che cerca di vincere a poker applicando le sue conoscenze statistiche nel calcolo. E poi ancora Arturo, un riceratore nel campo dell’ archeologia ed infine Andrea, un antropologo senza impiego che ripetutamente è stato rifiutato da uno sfasciacarrozze poichè troppo “bravo ragazzo”. Da brillanti ricercatori, a brillanti spacciatori dunque! Diretto da Sydney Sibilla, il film uscito nel 2014 ha colpito dritto
10
al cuore di migliaia di studenti che ogni giorno si domandano se valga la pena faticare così tanto, divorare tomi su tomi per poi passare il resto della propria vita a rifornire scaffali di un supermercato. In un’Italia in cui avere una laurea non è più un valore aggiunto, ma forse un criterio per scremare un gran numero di giovani ragazzi, da sempre appassionati allo studio, ma privi di esperienza pratica, è necessaria una grande forza di volontà per credere nei propri sogni. Pietro Zinni, interpretato straordinariamente da Edoardo Leo, sfiderà tutto questo in modo esilarante, dando vita ad un film tanto divertente quanto tragico nel suo significato.
n
cinema
Eraserhead
L’eclettico debutto di Lynch di Valerio Lucantonio
P
rimo lungometraggio del maestro del surreale, che ha richiesto ben sei anni per la sua realizzazione a causa di continui problemi finanziari, “Eraserhead – La mente che cancel la” (mai sottoti tolo i taliano è stato così inadeguato e fuorviante) pone già le basi del la cinematografia Lynchiana e presenta in maniera più che esauriente il pensiero e il modus operandi del buon David. Da mol ti questa è ri tenuta la sua pel licola più intima e personale per un insieme di fattori: per prima cosa la natura introspettiva e una sorta di auto-psicanalisi da parte del regista. La stor ia, che volutamente non è riconducibile a un unico filo logico, inizia con una giovane coppia cui nasce un bambino deforme, per poi proseguire con scene oniriche, evocative e terribilmente ansiogene: questo incipi t probabilmente denota la paura ed il senso d’ inadeguatezza di Lynch di fronte al la paterni tà e al l’ imposizione sociale (il protagonista Henry, interpretato da Jack Nance, viene infatti costretto ad accogliere a casa sua il neonato indesiderato). A rendere questo film il più personale del la sua filmografia è anche il fatto che, ol tre ad essersi occupato di soggetto, sceneggiatura, montaggio,
musiche, scenografie ed effetti specia li (menzione particolare per questi ul timi, in quanto è ancora un mistero come sia stato realizzato il bambino), Lynch abbia avuto modo di vivere intensamente la gestazione del l’opera, sia per la sua lu nghezza, sia perché si trovò in condizioni economiche talmente gravi da essere costretto, dopo aver perso la casa, a dormire sul set, nel lo stesso letto u sato dal suo Henry. S cel ta azzeccatissima è quel la di usare il bianco e nero, in un susseguirsi di scene che non lasciano spazio al calore dei colori e che si sposano decisamente meglio col grigio e con le ombre, che per la maggior parte del film, ad eccezione del finale, hanno il sopravvento sul bianco e sul le luci. Le ambientazioni e l’ interpretazione dei pochi attori sono messi in secondo piano e servono solo a portare avanti le sensazioni, le tematiche e i messaggi che, secondo la precisa volontà del regista, possono e devono essere del tutto soggettivi, in quanto è questa l’ idea che ha del cinema David Lynch e che ha espresso al la perfezione fin dal suo primo lavoro, divenuto un vero e proprio cul t e punto di ri ferimento per il genere grottesco. 11
n Cucina in pittura
Pancake, un dolce amato da secoli di Cristina Simoncini
Anton Doll
Pieter Aertsen
I
l pancake, dolce tradizionale della prima colazione in America settentrionale, è di origine europea e venne molto raffigurato nell’arte pittorica. Esso, simile alle crepes, era amatissimo nel nord Europa e appare in parecchi quadri di artisti fiamminghi. Il pittore olandese Pieter Aertsen (1508-1575) che in gioventù si distinse nella raffigurazione di oggetti domestici e utensili di cucina, in un suo quadro dipinse un gruppo di persone in un interno, felici, attorno a piatti colmi di pancakes; anche il suo compatriota Adriaan de Lelie (1755-1850), più di due secoli dopo, rappresentò un ambiente dove si mangiava pancakes; i pittori, sempre fiamminghi, Jan van Bijlert (1598-1671) e Adriaen Brouwer (1605-1638), i quali amavano dipingere scene di carattere popolare, esibirono il pancakes in primo piano, conferendogli grande importanza: Bijlert con un ritratto di donna e Brouwer con il dolce appoggiato ad un utensile messo al centro del quadro; gli artisti olandesi: Baren Gael (1630-1698), pittore paesaggista, mostrò una contadina intenta a cucinare pancakes all’aperto, circondata dalla famiglia e Godfriend Schalcken (1643-1706), il quale era solito dipingere soggetti in ambienti scuri illuminati da candele, ne immortalò uno rischiarato dalle sue fiammelle; anche i fiamminghi Bernardus van Schijndel (1647-1709) e Jan Josef Horemans (1682-1759), appassionati del genere pittorico di carattere popolare, vollero immortalare su delle tele persone che, evidentemente, adoravano il pancakes. L’ispirazione artistica a tutti loro può essere venuta solo dall’amore verso questo piatto, il quale viene cucinato da sempre sia come dolce (con marmellate varie), ma anche salato (condito con bacon). Essendo questa specie di frittella una ghiottoneria anche per gli inglesi, la ricetta seguì i colonizzatori in America ed è per questo che è divenuta un piatto tradizionale statunitense. Fonti: www.pitturaomnia.com
12
Godfriend Schalcken
curiosART
n
architettura manga
Vinland Saga
Vichinghi dal punto di vista giapponese di Valerio Lucantonio
V
incitore nel 2012 del trentaseiesimo Kodansha Manga Award, la nuova opera del maestro Makoto Yu k i m u ra che stavolta si cimenta in una serie più lunga del precedente lavoro, il brillante ed essenziale Planetes. È anche vero che la storia trattata ha senza ombra di dubbio bisogno di uno spazio ed una lunghezza maggiori e di un ritmo rilassato, ma, a differenza del suo predecessore fantascientifico, anche incalzante quando se ne sente la necessità. Come spesso si usa fare nei racconti basati su vicende del passato realmente accadute, la Storia è costituita da più episodi, con personaggi i cui nomi non si trovano scritti sui libri; seguiremo la crescita e i viaggi del giovane Thorfinn, guidato solo dalla sete di vendetta, in uno dei contesti in cui la violenza e lo svilimento degli esseri umani hanno raggiunto uno dei picchi più alti: l’Europa settentrionale dell’XI secolo, periodo in cui si è vista probabilmente la massima potenza del popolo vichingo. Il protagonista entrerà in contatto sia con personaggi realmente esistiti, sia con altri immaginari, che comunque incarnano fedelmente i tratti e gli elementi caratteristici del guerriero nordico: uno dei punti forti dell’opera è proprio la fedeltà nel riprodurre cultura, usi e anche oggetti quotidiani o armi. Fedeltà supportata da un tratto realistico e privo di virtuosismi, in cui non c’è quasi mai spazio per le sparate tipiche della narrazione manga (e le poche volte che queste ci sono abbiamo infatti i punti più bassi del fumetto, che fanno crollare tutto il lavoro fatto per costruire una struttura narrativa massiccia e credibile). Altro aspetto favorevole è il ritmo con cui ci viene raccontata la storia (che più andrà avanti più si rivelerà anche come uno scorcio sulla vita di alcuni comprimari, i quali arriveranno a rubare la scena al protagonista grazie al loro indiscutibile carisma), a seconda delle n e c e s s i t à n a r ra t i v e Yu k i m u ra d e c i d e r à d i saltare a pie’ pari interi anni, o di soffermarsi profondamente sugli avvenimenti di poche giornate, a seconda dell’importanza di ogni scena in rapporto al grande disegno che ha sicuramente in mente e di cui ha già deciso la conclusione, anche se essa si può intendere già dal titolo, il punto cardine della storia sarà il lungo ed arduo percorso che il lettore farà fianco a fianco col protagonista. 13
Occhio agli Happening Artistici
n
Occhio a...
di Rossana Gabrieli
U
na mostra fotografica, una visita guidata ad un convento di clausura, un coro a cappella, una reading e, a conclusione, un gradevole aperitivo: tutto aperto al pubblico, tutto coinvolgente, tutto organizzato con cura e professionalità.
Per chi ama l’arte in tutte le sue forme e sotto tutti i suoi aspetti, Roma offre, nel quartiere Esquilino, attività di grande attrattiva, organizzate, con amore e competenza, dall’Associazione “Amici del Granaio”, che realizza gli eventi di cui scriviamo, ma anche molti altri. Sul sito “Il Granaio di Santa Prassede” si legge l’autopresentazione. “Il Granaio di Santa Prassede, antico edificio ottocentesco, è annesso all’omonima chiesa e rientra nella cinta di edifici civili che facevano parte dell’antico titolo e del convento che ancora oggi è ivi ubicato. Al suo posto sorgeva in origine il palazzo cardinalizio, fiancheggiato da una torre medievale: entrambi sono stati abbattuti nel 1848 e sostituiti quindi dal granaio pontificio. La struttura conserva quasi intatto l’aspetto originario e rivela nei suoi tratti la destinazione ad edificio economico e magazzino, con la bellissima cordonata che collega i tre piani, le pesanti travi, i soffitti a cassettoni, le porte e le finezze dell’epoca. Oggi il granaio ospita una struttura alberghiera, il Granaio Resort. La svolta innovativa – e l’idea geniale – è stata quella di aprire le porte al pubblico, trasformando una struttura alberghiera in un centro propulsore di tutte le forme artistiche, da quelle visive a quelle letterarie e musicali. L’atmosfera che si respira al Granaio è quella di immersione in un’altra dimensione: quella di un’arte totale e rigenerante. Impossibile non innamorarsene. Tra gli eventi del mese: venerdì 20 febbraio, alle 19,30, Stefano Bruno presenta “Sguardo e doppio sguardo”, selezione di foto dall’Archivio Giuseppe Bruno e accompagnamento musicale della violoncellista Alessandra Leardini, sabato 21, alle ore 18,00, Ennio Cavalli presenta il libro “Trattativa con l’ombra”. Infine, venerdì 27, “La storia e i luoghi della presenza russa a Roma”.
Esisteranno ancora tra dieci anni? di Nicola Fasciano
S
iamo ancora abituati a utilizzarli, a vederli nelle nostre strade, intorno a noi. Sono oggetti che ci seguono da diversi anni, ma che già da ora non avrebbero più ragion d’essere perché, anche se ancora non diffusamente, sono stati sostituiti da altri prodotti tecnologicamente più avanzati. Ad ispirarci è stato un interessante articolo di Gabriele Romagnoli, pubblicato su la Repubblica del 28 dicembre 2014, che ha proprio analizzato ed elencato quali sono gli oggetti che potrebbero avere le ore contate e da cosa sarebbero sostituiti. Cominciamo con le chiavi della propria abitazione o di qualunque ambiente che necessita di essere ben protetto. E’ semplice pensare che potranno essere facilmente sostituite tra pochi anni da tecniche biometriche quali le impronte digitali o l’iride, ovvero il corpo come chiave d’accesso, anche perché già adesso hanno uno sviluppo evoluto. Anche per i CD, il destino sembra oramai segnato. Eppure tante case sono tappezzate da intere
14
pareti di CD musicali. Ma sono di tanti over quaranta, i più giovani molto difficilmente ascolteranno musica da un qualunque supporto che non sia internet o un mp3. E cosa possiamo dire dei francobolli? Chi si ricorda oggigiorno che vengono ancora utilizzati, di quando si dovevano inumidire con la saliva o con le spugnette bagnate? Tra una decina di anni al massimo, non ci sarà più bisogno di loro poiché le lettere che normalmente sono accompagnate saranno da un bel pezzo sostituite dalle email. Vogliamo viaggiare con un treno, autobus o un aereo, e già adesso abbiamo la possibilità di acquistare i titoli di viaggio o biglietti su internet e li mostriamo al controllare sul nostro smartphone. Anche per loro il destino è segnato. Cosa dire delle librerie piene di libri dalle copertine variegate e più o meno eleganti? Che bisogno ci sarebbe ancora di averne piene zeppe di libri di carta, quando un unico lettore digitale ne può contenere centinaia? Probabilmente i libri saranno ancora stampati perché ci sarà ancora chi per studiare o leggere continuerà ad amare la carta, ma diventerà sempre più una scelta personale che di necessità. E cosa dire delle monete o delle banconote? I sistemi di pagamento elettronico di vario genere ridurranno al massimo la circolazione di carta e di monete e anche quella degli assegni. Magari non succederà domani, ma le auto che si guidano da sole sono già una realtà, anche se ancora sperimentale. Senza volante, senza guida, viene scelto solo il percorso e la macchina ci porta in tutta sicurezza. Sono solo alcune delle cose che probabilmente i nostri nipoti conosceranno solo perché gli verranno raccontate e che vivranno nei ricordi dei più anziani con il sapore di cose legate ad un tempo non più attuale.
n
n
Aprilia
“L’Amore per il Colore” Progetto nato dalla collaborazione tra L’Associazione Arte Mediterranea e la scuola dell’infanzia Pirandello Sede dell’Associazione e Sala Ragazzi, 16, 20, 23, 27 marzo “Theta” di Patrizia Fusi. Fotografia Spazio 47, fino al 21 marzo “Vita vissuta” Mostra personale di Graziella Dell’Unto Ristorante “La bella Napoli”, fino al 30 marzo
n
Roma
“Veil of freedom” di Francesca Montinaro Galleria Erica Fiornetini, fino al 15 marzo Beverly Pepper all’Ara Pacis Ara Pacis, fino al 15 marzo History of FILM Casa del Cinema, fino al 15 marzo “Frontiers” di Cyril de Commarque MACRO, fino al 15 marzo “The future is now” MAXXI, fino al 15 marzo Lina Bo Bardi in Italia MAXXI, fino al 15 marzo “Frontiers” di Cyril de Commarque MACRO, fino al 15 marzo “Spatien” di Katharina Hinsberg Galleria Marie-Laure Fleisch, fino al 21 marzo Mario Dondero Museo Nazionale Romano, fino al 22 marzo “I vestiti dei sogni” Palazzo Braschi, fino al 22 marzo “A historica masturbators”, di Eddie Peake Galleria Lorcan O’Neill, fino al 27 marzo “Dentro e fuori” di Gianni Dessì Fondazione Pastificio Cerere, fino al 28 marzo “Matrici distrutte” di Sten Lex Wunderkammern, fino al 28 marzo “Unedited history” MAXXI, fino al 29 marzo “Fiber Art”, collettiva Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Pololari, fino al 12 aprile “Natural-mente” di Claudio Pachieri Museo Carlo Bilotti, fino al 12 aprile
sul filo di china
Eventi
Bruno Liberatore Mercati di Traiano, fino al 12 aprile “Pittura italiana...e altre storie minori” Villa Torlonia, Casino dei Principi, fino al 12 aprile “Arte in memoria” Scavi di Ostia Antica Sinagoga, fino al 12 aprile “Il principe dei sogni” Arazzi Palazzo del Quirinale, fino al 12 aprile, ingresso gratuito “Artisti in residenza” collettiva MACRO, fino al 26 aprile “Gli specchi di Patella” (articolo a pag. 5) MACRO, fino al 26 aprile “Due città sulle orme della storia: Istambul e Roma” di Jimur Kerim Incenday MACRO, fino al 26 aprile “Roma e la Grande Guerra” Museo di Roma, fino al 30 aprile “Architettura in uniforme. Progettare e costruire per la II Guerra Mondiale” MAXXI, fino al 3 maggio “Bellissima” MAXXI, fino al 9 maggio “Le chiavi di Roma. La città di Augusto” Museo dei Fori Imperiali, fino al 10 maggio “A occhi aperti” Fotografia Auditorium Parco della Musica, fino al 10 maggio “Here the dreamers sleep” di Mastrovito Museo HendriK Christian Andersen, fino al 17 maggio “Batôn-Serpent” di Huang Yong Ping MAXXI, fino al 24 maggio “Claudio Abate e gli artisti” Fotografia Galleria Dozo, via Palermo, fino al 31 maggio “Artisti dell’ottocento: temi e riscoperte” Galleria d’Arte Moderna, fino al 14 giugno “Giorgio Morandi, capolavori del ‘900” Complesso del Vittoriano, fino al 21 giugno “Arabesque. L’oriente di Henri Matisse” Scuderie del Quirinale, fino al 21 giugno “La Roma di Ettore Roesler Franz” Museo di Roma in Trastevere, fino al 28 giugno “L’età dell’angoscia - Da Commodo a Diocleziano” Musei Capitolini, fino al 4 ottobre
n
Vicenza
“Tutankhamon Caravaggio Van Gogh” Basilica Palladiana, fino al 2 giugno 2015
“Logout project”, Borondo, 2013, Acrilici su cemento - Roma, via Scalo San Lorenzo 89
Rome street art map
Rome street art map: progetto 999 offre una mappa per trovare, tramite Google, le opere di street art a Roma. 999 è un progetto curatoriale no-profit sulla street art fondato con lo scopo di promuovere la diffusione delle arti urbane contemporanee. maggiori informazioni: www.999gallery.com Potete trovare la vostra copia di “Occhio all’Arte” presso i seguenti distributori:
Aprilia: Biblioteca Comunale (Largo Marconi), Comune di Aprilia - Palazzo di vetro (p.zza dei Bersaglieri), edicola di p.zza Roma, Casa del libro (Via dei Lauri 91), Abbigliamento Alibi (via Marconi 52), Banca Intesa (via delle Margherite 121), edicola di Largo dello Sport, edicola di p.zza della Repubblica, teatro Spazio 47 (via Pontina km 47), palestra Sensazione (via del Pianoro 6), Ottica Catanesi (Largo Marconi 8), Bar Vintage (via Di Vittorio) Lavinio mare: Bar Lavinia (p.zza Lavinia 1) - Anzio: Biblioteca comunale (Comune di Anzio) Nettuno: F.lli Cavalieri (P.zza IX Settembre) 16