Occhio all'Arte (ottobre 2016)

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A cura dell’Associazione Arte Mediterranea - anno IX N° 97 ottobre 2016

Mensile d’informazione d’arte

www.artemediterranea.org

ndedicato a:

Coco Chanel: una donna che legge Arnaldo Pomodoro, “Disco”, particolare

curiosArt: n Welcome to Yerkaland

dedicato a: Claim Soutine n La pittura che turba gli animi

occhio al palcoscenico: n Luca Avagliano


Per sponsorizzare “Occhio all’Arte”

Telefona al 347.1748542

Associazione ARTE MEDITERRANEA Aprilia - PROGRAMMA CORSI 2016-2017 CORSO DISEGNO 1° ANNO MARTEDI’-GIOVEDI’ 09,00-11,00 18,00-20,00

CORSO FOTOGRAFIA ORGANIZZATO DA ASS.FOCUSFOTO MARTEDI’-MERCOLEDI’-GIOVEDI’VENERDI’ 20,30-22,30

CORSO ACQUERELLO MARTEDI’-GIOVEDI’ 18,00-20,00 CORSO ACQUERELLO AVANZATO LUNEDI’-MERCOLEDI’ 18,00-20,00

CORSO DI DISEGNOFUMETTO-SCENEGGIATURA ORGANIZZATO DA SCHOOL COMIX APRILIA SABATO 10,30-18,45

CORSO OLIO LUNEDI’-VENERDI’ 18,00-20,00 20,00-22,00 MARTEDI’-GIOVEDI’ 09,00-11,00 18,00-20,00

CORSO DI YOGA DELLA RISATA MERCOLEDI’ 20,30-21,30

CORSO INTARSIO SU LEGNO MARTEDI’-GIOVEDI’ 18,00-20,00

CORSO DI ANATOMIA PER ARTISTI Ins. Antonio De Waure

CORSI IN ORARIO DA DEFINIRE

CORSO DISEGNO PER BAMBINI LUNEDI’-MERCOLEDI’-VENERDI’ 18,30-20,00

CORSO DI PROSPETTIVA Ins. Giuseppe Di Pasquale CORSO DI CERAMICA Ins. Ivana Barsciglie’

Redazione Maria Chiara Lorenti, Cristina Simoncini, Giuseppe Di Pasquale, Eleonora Spataro, Stefania Servillo Mensile culturale edito dalla Collaboratori Associazione Arte Mediterranea Luigia Piacentini,Patrizia Vaccaro, Via Muzio Clementi, 49 Aprilia Laura Siconolfi, Maurizio Montuschi, Tel.347/1748542 Greta Marchese, Giulia Gabiati, occhioallarte@artemediterranea.org Valerio Lucantonio, Martina Tedeschi, www.artemediterranea.org Marilena Parrino, Nicola Fasciano, Aut. del Tribunale di Latina Maria Centamore, Giuseppe Chitarrini Tiziano Anderlini N.1056/06, del 13/02/2007 Fondatori Antonio De Waure, Maria Chiara Lorenti Cristina Simoncini Amministratore Antonio De Waure Direttore responsabile Rossana Gabrieli Responsabile di Redazione Maria Chiara Lorenti

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Responsabile Marketing Cristina Simoncini Composizione e Desktop Publishing Giuseppe Di Pasquale Stampa Associazione Arte Mediterranea via Dei Peri, 45 Aprilia

Tutti i diritti riservati. E’ vietata la riproduzione anche parziale senza il consenso dell’editore

CORSO MODELLAZIONE CERA SBALZO E CESELLO Maestro Rosario Luca Salvaggio CORSO DI CERAMICA BASE Maestra Ivana Basciglie’ INCONTRO CON L’ARTISTA 4 LEZIONI SU LA STORIA E LA TECNICA PITTORICA DI 4 ARTISTI PIU’ SIGNIFICATIVI Maestro Riccardo Parisi 4 INCONTRI DISEGNO E PITTURA PER BAMBINI Maestra Sabrina Carucci WORKSHOP RICORDO…GRAZIE A QUESTA PENNA Incontro di scrittura creativa Domenica 13 novembre 2016 10,30-13,00 14,00-17,00 WORKSHOP IN ORARIO DA DEFINIRE ATMOSFERA DI UN PAESAGGIO Maestro Marco Rapone

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Sommario

“Identità negate” Claim Soutine - La pittura che turba gli animi Welcome to Yerkaland Coco Chanel: una donna che legge Antiviral “Arcani moventi. Doppio fantathriller” “La dolcezza delle lacrime. Il mito di Orfeo” Luca Avagliano sul filo di china


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in mostra

“Identità negate”

2 giovani artisti in mostra presso la Galleria del Cembalo di Roma di Giulia Gabiati

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ingering ghosts” e “Foibe” sono le due ri tratti di migranti, ognuno rappresentante l’abisso mostre fotografiche del progetto Identi tà del la loro impresa, la perdi ta di sè, ma anche ciò negate che ha visto l’ impegno di due che per nul la al mondo potrebbe essere portato giovani artisti Sam Ivin e Sharon Ratossa presso via: il loro essere umani. Fabrica, centro Sharon Ri tossa, di ricerca sul la nata a Trieste nel comunicazione 1987 e di origini di B enetton istriane, con il Group, fondato suo progetto nel 1994. In fotografico esposizione Foibe decide al la Gal leria invece di fare del Cembalo di un indagine Roma (Palazzo sul terri torio B orghese) fino brul lo e roccioso al 26 novembre del l’al topiano 2016, entrambi triestino ricco di i fotografi si cavi tà naturali, propongono model late per di indagare secoli da fiumi l’ insicurezza, sotterranei nel la le profondi tà, roccia calcarea. l’ ignoto che Note per essere ci spaventa, state utilizzate dando vi ta a durante la due diverse seconda guerra prospettive. mondiale per Con Lingering occul tare i Ghosts Sam corpi di i taliani, Sam Ivin, “Pakistan” Sam Ivin, “Palestine” Ivin affronta un croati sloveni e tema particolarmente delicato come quel lo del la tedeschi durante la Resistenza, continuano nel le migrazione. In un turbinio di eventi e di ostacoli loro buie profondi tà a celare segreti. Le stesse per arrivare a destinazione la domanda che l’artista cavi tà sono di fficili da individuare sul terri torio per si pone è cosa la mancanza di signi fichi essere una mappatura un richiedente completa. asi lo ne l Regno Ri fle ttendone Uni to. Iniziata in dunque il loro un centro di prima carattere ancora accoglienza nei misterioso, la pressi di Cardi ff fotografa mette e poi prosegui ta in luce come nel resto del le peculiari paese, la sua caratteristiche ricerca lo porta di un terri torio a contatto con possano ognuna di queste condizionare mo l teplici real tà le sue vicende che rischiano storiche e di perdersi poli t iche. nel l’ incertezza e nel la paura del loro futuro, dove una vi ta passata e lasciata al le spal le è l’unica cosa che possiedono. Il risul tato sono 28 Sharon Ritossa, “Foibe” 3


Claim Soutine - La pittura che turba gli animi Dai paesaggi caotici alla solitudine dei paesaggi di Laura Siconolfi e Maurizio Montuschi

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er tutta la vi ta dipinge paesaggi, nature morte e ri tratti, fra questi i più toccanti sono di adolescenti e bambini, incontrati nei retrobottega, nel le cucine e negli ascensori dei grandi alberghi, quel li che frequenterà una vol ta raggiunto il successo, spesso sono tristi, macilenti e ossuti, ma mai privi di grazia, malinconici negli sguardi, impacciati nei movimenti. S outine, in veri tà, non aveva avuto mai un’ infanzia e forse proprio per questo, quel mondo lo coinvolgeva emotivamente, ma anche moralmente. Da adolescente era stato costretto a lasciare il paese in cui e ra nato e a trasferirsi prima a Minsk e poi a Vilnius; in fine era emigrato verso la Francia col sogno di diventare pi ttore e dimenticare i pogrom zaristi, le ristrettezze di una famiglia troppo numerosa e la proibizione di rappresentare la figura umana, che la B ibbia impone agli ebrei. Nel 1913 arriva a Parigi, al l’apice del l’avventura del cubismo, che non lo coinvolge, così come non lo faranno gli al tri movimenti; al Louvre studia i grandi, soprattutto Rembrandt, Chardin, Coubert, ma infine crea un suo stile in cui “ la materia, il colore e la forma si stringono e si fondono per esprimere qualcosa che non è solo bel lezza, ma angoscia e palpitazione di vita ”. Rompendo la prospettiva, senza disegno preparatorio, con gesti spontanei e tormentati, comunica con ondate di colore, pastoso e violento, la propria interiori tà. Nel le sue tele, in un continuo variare di tono, luce e impasto, rossi vibranti, azzurri e bianchi ” si accaval lano e si screziano fino

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a formare una crosta quasi carnosa ”. Turba la sua pi ttura, quindi, tarda a trovare degli estimatori. Nel 1919 il suo primo mercante d’arte, lo spedisce a Cèret, sui Pirenei affinché tragga ispirazione da quei luoghi; vi rimane fino al 1922. Per l’artista bielorusso sono anni durissimi, durante i quali crea una serie di quadri al lucinati: paesaggi caotici, in cui non compaiono mai gli esseri umani; case strapazzate dal vento; vil laggi e strade che salgono e scendono bruscamente senza condurre in nessun luogo. Ri torna a Parigi, poi si trasferisce in Provenza, ormai ricco e famoso. S coppia la guerra, la Gestapo lo bracca, si nasconde in un paesino del la Loira, dove straniero ed ebreo, vive nascosto, sotto al tro nome. E’ tornato al punto di partenza, come quando nel 1913 era sbarcato a Parigi senza nome, senza casa, senza patria. A

dedicato a

quarantotto anni torna a dipingere i bambini con una tenerezza inedi ta e la sensibili tà di sempre. I quadri degli ul timi anni sono pieni di vi ta; in essi non vi è alcuna traccia né del la paura né del la guerra. L’agi tazione febbrile, che lo aveva a lungo tormentato, é ormai placata, dipinge solo paesaggi e bambini, soli davanti a staccionate, fra le braccia del la madre, sul la strada mentre tornano da scuola. La tavolozza non ha più l’aggressivi tà cromatica di un tempo, il rosso sangue si è spento, il celeste è divenuto tenero, il verde polveroso, il gial lo acido, ma è sempre il colore a definire la forma e a dare materici tà palpabile al la tela. La morte per malattia, nel 1943, paradossalmente lo salverà da un’al tra più atroce nei campi di concentramento; S outine aveva solo quarantanove anni. 5


Welcome to Yerkaland

Il fantastico mondo di Jacek Yerka di Cristina Simoncini

Creatures: “Two snails�

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4 siders: “Boudoirs”

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acek Yerka ha vinto premi internazionali per la sua arte, e ha tenuto mostre a Varsavia, Dusseldorf, Los Angeles, Parigi e Londra. Lavora e risiede con la sua famiglia in un’enclave rurale della sua nativa Polonia. Nato nel 1952, Jacek Yerka ha studiato arte e grafica prima di diventare un artista a tempo pieno nel 1980. Mentre era all’università, Yerka ha resistito alle pressioni costanti dei suoi insegnanti di adottare le tecniche meno dettagliate, meno realistiche che caratterizzano tanta parte dell’arte contemporanea. Invece, ha ostinatamente continuato a lavorare nel classico meticoloso stile fiammingo, che predilige ancor ora. Alla fine, furono i suoi maestri che dovettero cedere, riconoscendo il loro studente come un brillante talento (anche se preoccupante). L’atmosfera pastorale della campagna polacca fornisce un solido e mimetico fondamento per gran parte dell’arte di Yerka.

Creatures: “Young Hadron”

curiosArt

4 siders: “Four seasons” Tuttavia, sono i suoi propri sogni evocativi che rappresentano le complesse, spesso arcane, immagini del suo lavoro. Basta dare un’occhiata alle superfici luminose delle tele di Yerka per percepire la sua adorazione, la risonanza con i maestri pittori del XV° e XVI° secolo, fattori chiave per lo sviluppo di questo surrealista. Hieronymus Bosch, Pieter Bruegel, Hugo van der Goes e Jan van Eyck sono state le sue prime, potenti influenze. Sulla base di precise tecniche di pittura, prendendo a modello quei maestri, ma soprattutto con la sua fantasia illimitata, egli crea composizioni surreali, ammirate particolarmente dagli appassionati di fantascienza di tutte le età. Nel 1995 il pittore ha ricevuto il prestigioso World Fantasy Award per il miglior artista. Fonti: www.yerkaland.com

Creatures: “Walking lesson” 7


Coco Chanel: una donna che legge Un altro aspetto della stilista a Venezia di Maria Chiara Lorenti La sua vita sembra tratta da un romanzo d’appendice di inizio del XX° secolo. E come un buon libro, sfogliare gli eventi che la riguardano, è avvincente come un best seller. Gli elementi ci sono tutti, una nascita oscura, è nata da genitori poveri e, dopo la morte della mamma in età adolescenziale, è stata separata dai fratelli e messa in un orfanotrofio religioso. Un’esistenza avventurosa, ricca di colpi di scena, a diciott’anni si ritrova, insieme alla sorella, a lavorare in un negozio di biancheria, di giorno, mentre di notte si esibisce con lei, in un duo canoro, in un caffè-concerto, dove la canzone proposta “Qui qu’a vu Coco?” le fornisce il soprannome con cui sarà conosciuta in tutto il mondo: Coco Chanel. Qui incontrerà il suo primo amante, Etienne de Balsan, l’uomo che portandola a vivere con lui, nel suo castello, la introdurrà in un mondo mai conosciuto, quello dell’alta borghesia, imparerà a cavalcare, frequenterà gli ippodromi, conoscendo il bel mondo che lì assisteva alle corse. Quell’atmosfera di fremente eccitazione, di snobismo mal celato per le classi inferiori, di smodata ricchezza esibita con sovrabbondanza di pizzi e piume, la indurrà a sviluppare un gusto personalissimo di eleganza basata sulla semplicità, sulla destrutturazione più

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che sulle sovrastrutture. Coco apprende, osserva, sa con precisione ciò che non le piace, ed inizia a creare cappellini, in contrapposizione a quelli in voga al momento, grandi frisbee sovraccarichi di frutti, fiori e fiocchi, i suoi sono piccole pagliette arricchite da sobri nastri. Questa mancanza di ridondanza spicca nella moltitudine di elaborate acconciature e presto diviene moda tra le facoltose amiche di Etienne, che iniziano ad ordinargliele. Tra le feste e la creazione di nuovi modelli, Coco trova il tempo di frequentare assiduamente la biblioteca del castello, appassionandosi alla lettura dei classici e questo amore per i libri rimarrà per sempre. Tra gli amici che frequentano la casa, l’inglese Boy Capel le ruberà il cuore e la porterà via, aiutandola ad aprire la sua boutique a Parigi. La differenza di ceto sociale e il carattere fiero ed indipendente di lei impediscono le nozze, ed egli convolò con una donna della sua cerchia, ma la loro relazione continuò ugualmente. Iniziarono gli anni del lavoro assiduo, aprì altri negozi, nel frattempo la prima guerra mondiale stava sconvolgendo il mondo dorato e spensierato del periodo decò, spazzandolo via. Gli uomini al fronte, le donne avevano bisogno di un vestiario più comodo


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e confortevole, “ Finiva un mondo, un altro stava per nascere. Io stavo là; si presentò un’opportunità, la presi. Avevo l’età di quel secolo nuovo che si rivolse dunque a me per l’espressione del suo guardaroba. Occorreva semplicità, comodità, nitidezza: gli offrii tutto questo, a sua insaputa.” Così scrisse Coco in “un secolo di moda italiana.” In quegli anni fece una conoscenza che la introdusse nel gotha artisticoculturale, Maria Misia Sophie Olga Godebska Natanson Edwards Sert, che le presentò Pablo Picasso, Max Jacob, Paul Morand e Jean Cocteau, non dimenticando Igor Stravinsky, con cui ebbe una relazione nel 1921. Il suo amore per Boy Capel finì tragicamente, la notte dell’antivigilia di Natale del ‘19, ebbe un terribile incidente stradale ove perì, lo strazio la spinse a gettarsi a capofitto nel lavoro. Ogni esperienza Chanel la tradusse in elaborazione dei suoi modelli. Gli anni passati con le suore le ispirarono i tubini neri in contrasto con i colletti bianchi, le corse ippiche i pantaloni alla cavallerizza e

dedicato a

i cravattini, le passeggiate in compagnia di Boy sulle spiagge di Deauville lo stile marinaro, ma non quello degli ufficiali bensì il più proletario dei pescatori. Poi sdoganò il jersey, da tessuto per la biancheria a stoffa sofisticata per i suoi capi. L’amicizia con il duca di Westminster le fece apprezzare il tweed scozzese, Coco era una donna curiosa ed intelligente e queste sue peculiarità la resero quell’icona del XX° secolo universalmente apprezzata, e mentre tutti conoscono Chanel la creatrice di moda, pochi sanno la sua passione per l’arte e la letteratura. La mostra, allestita a Venezia, alla Ca’ Pesaro, “Culture Chanel. La donna che legge”, curata da Jean-Luis Froment con Gabriella Belli, pone l’accento su questo aspetto del suo essere esponendo più di 350 oggetti a lei appartenuti. Dipinti, disegni di grandi artisti, manoscritti, fotografie, oggetti d’arte e principalmente libri, i tanti libri che hanno contribuito a formare il suo essere. 9


Antiviral

Il ritorno del body horror di Valerio Lucantonio

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cinema

I

l canadese David Cronenberg è uno dei registi che ha maggiormente mantenuto una poetica uni taria nel corso del la sua pluri trentennale carriera, creando il “body horror ”, un particolare filone del cinema di genere che lo ha portato a nuovi livel li di profondi tà, ri flettendo sul le pulsioni umane e sul rapporto tra natura e scienza senza mai trascurare la componente orripilante. Il suo è sempre stato considerato uno stile unico e poche vol te eguagliato, soprattutto nel nuovo mil lennio (contando che lo stesso Cronenberg con il passare degli anni ha esplorato nuove soluzioni e generi per trattare i temi a lui più cari, avvicinandosi a un cinema più “d’autore”), in cui i casi degni di nota sono davvero pochi: non c’è da stupirsi che uno dei più riusci ti sia Antiviral (2012), lungometraggio franco-canadese indipendente scri tto e diretto da B randon, figlio di David, al suo debutto da regista. La pel licola ci porta in un futuro prossimo per seguire le vicende di Syd, un impiegato del la Lucas Clinic, agenzia specializzata nel di ffondere al pubblico malattie contratte dal le celebri tà, cosicché i fan possano raggiungere una connessione maggiore con i propri idoli. Questi enti patogeni sembrano aver preso il posto del le vecchie droghe, e presto anche il protagonista comincerà a subire gli effetti col laterali di questa società deviata in cui il gossip ha preso il sopravvento su qualsiasi al tro tipo di intrattenimento. Il giovane sceneggiatore e regista, ol tre al l’osservare la real tà circostante, si è fatto ispirare dal le ri flessioni scaturi tegli da un periodo di malattia, e da un’ intervista rilasciata da Sarah Michel le Gel lar a Jimmy Kimmel, quando l’attrice disse di essere influenzata e che avrebbe potuto contagiare il pubblico, scatenandone l’entusiasmo: questo episodio fa sicuramente ri flettere su quanto questo mo ndo non sia poi così improbabile e lontano. Già dal la trama l’ influenza di Cronenberg padre è palese (basti pensare al la clinica, luogo ricorrente già dai primi mediometraggi sperimentali, Stereo e Crimes of the future), ma comunque B randon ha

saputo abilmente dare nuova linfa vi tale al body horror seguendo le orme paterne nel la forma (parecchi suoi film, a partire da Rabid per arrivare ad eXistenZ, sono ambientanti in un futuro non lontano in cui la scienza ha appena compiuto un passo di troppo), ma attingendo a una nuova sostanza, ora accessibile (sarebbe meglio dire “più facilmente immaginabile”) grazie ai grandi progressi tecnologici del l’era di Internet. A supportare l’originale soggetto non vi è solamente una sceneggiatura ragionata e ben calibrata che crea un efficace effetto di progressiva discesa nel la raccapricciante natura umana, capace di trovare nuove perversioni grazie al le nuove scoperte (anche se, tale padre tale figlio, sorge il dubbio che tali devianze non siano l’effetto di una ricerca spinta troppo ol tre, bensì la causa scatenante): la fotografia e la scenografia, entrambe tendenti al bianco puro, vogliono trasmetterci l’asettici tà e la freddezza che si sono semplicemente estese dal nostro tempo ad ogni aspetto ed ambiente sociale di questo futuro che attende dietro l’angolo; il protagonista infatti incarna perfettamente l’uomo moderno portato al l’estremo: cinico e apatico, la regia ce lo mostra sempre come un essere non più umano (complici l’aspetto e la reci tazione sopra le righe del l’attore), distante dai propri simili e circondato dal vuoto (condizione esplici tata fin dal la prima inquadratura), che con il suo terribile gesto finale porterà al massimo compimento il proprio percorso di disumanizzazione. La mela non è dunque caduta lontana dal l’albero, anzi già dal la sua opera prima Cronenberg Jr dimostra di avere lo stesso occhio cri tico del padre nei confronti del la società, e proprio come lui riesce a far affiorare le degenerazioni del l’uomo contemporaneo, in un gioiel lo passato inosservato che riesce egregiamente ad unire fantascienza ed horror con degli effetti tanto riusci ti quanto disturbanti che non si vedevano da tempo.

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occhio al libro

“Arcani moventi. Doppio fantathriller” di Roberto Gamba di Giuseppe Chitarrini

L’

autore di “Arcani moventi”: Roberto Gamba, è nato a Varese da padre bergamasco e madre i talo-argentina, laureatosi in scienze poli tiche al l’Universi tà di Pavia, ha fatto l’ impiegato, il dirigente e il consulente aziendale, lavorando a Milano e Napoli, prima di stabilirsi, ormai defini tivamente, da quasi trenta anni, ad Anzio. Siamo al la sua seconda opera “Arcani moventi”, un doppio fantathril ler : due lunghi racconti, inti tolati rispettivamente ‘Ta briz’ e ‘La formula di Praga’. Mentre l’opera prima di Roberto Gamba: ‘Fa ntasticherie’ edi to da Albatros, Roma 2010, era costi tui ta da una raccol ta di racconti brevi (sedici per l’esattezza) contrassegnati da un umorismo dada, surreale, a tratti grottesco; queste due lunghe storie, invece, costi tuiscono una vera e propria poetica del mistero e del l’ intrigo. ‘Fa ntasticherie’ muoveva dal l’ intento di produrre l’effetto ‘spiazzamento’ ed estraniamento del lettore attraverso l’arti fizio letterario del ribal tamento del la trama, del doppio intreccio narrativo; in ‘Arcani moventi’, prevale l’al lusione al labirinto, la rivelazione sorprendente e il Kairos, inteso come accadimento ineluttabile che svela e determina i destini che si dipanano successivamente attraverso imperscrutabili intrecci, percorsi enigmaticamente spinti ai confini del misterico e del l’esoterico, attraversando periodi e luoghi distanti nel tempo

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e nel la geografia. L’autore infatti spazia in epoche, cul ture e società diverse, tessendo storie, controstorie e storie paral lele, che vanno ad intrecciarsi con travagliati fatti reali del la cronaca attuale o del passato non remoto del nostro novecento. E’ così che un tappeto tessuto per venticinque anni, da una donna in un vil laggio persiano negli anni venti del 900, si ri trova poi, al la fine degli anni ottanta (sessanta anni dopo), sul pavimento del la supervil la di un tycoon milanese, al centro di un efferato e misterioso deli tto, attraversando ambientazioni, epoche ed eventi diversi tra Storia, attuali tà e accadimenti di carattere misterico e mistico-esoterici. Kabbala, li turgie e pote ri occul ti, deli tti e strani ri tuali si intrecciano nel secondo racconto (La formula di Praga), dal cimi tero ebraico del la Praga dei sanguinosi pogrom di fine trecento, fino a giungere nel l’Italia dei secondi anni settanta, dilaniata dal terrorismo (il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro), trame spionistiche e servizi segreti in ternazionali, tutto al l’ombra del la grande statua di S.San Carlone (S. C. B orromeo) ad Arona sul Lago Maggiore. Roberto Gamba “Arcani moventi. Doppio fantathril ler ”, Gruppo Edi t. L’Espresso, 2016, pp 323, Euro 19,00


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donne nell’arte

“La dolcezza delle lacrime. Il mito di Orfeo” Di Eva Cantarella di Giuseppe Chitarrini

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va Cantarella, già professore ordinario di Istituzioni di Diritto Romano e Greco antico all’Università Statale di Milano, ha insegnato in diverse Università italiane e straniere; tra i suoi campi di interesse i rapporti tra antropologia e diritto, il diritto criminale, la storia delle donne e della sessualità, ed è collaboratrice da molti anni della pagina culturale de “Il Corriere della Sera”. In questo piccolo volumetto l’autrice ci mostra come il mito non sia cosa inerte, non sia un reperto primitivo ed esotico, ma sia invece un elemento attivo e presente nelle nostre società razionalizzate, ipertecnologizzate e desacralizzate svolgendo ed esplicando diverse funzioni anche di carattere complesso: quella mistico-religiosa, quella educativo-pedagogica, quella organizzativa e strutturante di non poche forme ed istituzioni sociali (un’azione morfogenetica di carattere tipicamente sociologico), e, tra altre, anche una funzione espressiva riguardante gli aspetti estetico-artistici. L’excursus riguardante il mito di Orfeo riguarda questa figura-archetipo e alcune sue varianti, con particolare riferimento al potere fascinatorio e d’incantamento svolto dalla musica e dalla poesia: con il suono della sua lira le parole delle sue liriche riesce in molte imprese simbolicamente prodigiose. Il secondo capitolo del volumetto è più di carattere storico e socio-antropologico e consiste in un lungo intervento svolto dall’autrice a un convegno svoltosi a Castel Gandolfo nel lontano 1982 “J.J. Bachofen, tra storia, sociologia e diritto”, pubblicato

l’anno successivo sulla rivista “Sociologia del diritto” (n 3 anno 1982). Un intervento illuminante sulla figura di questo grande studioso e sugli esiti che hanno avuto le sue ricerche in diversi campi nell’ambito delle scienze umane e sociali del novecento (Bachofen nacque a Basilea nel 1815 e ivi morì nel 1887, dopo aver insegnato per molti anni nell’università della città svizzera). In particolare l’autrice si sofferma sulle analisi dello studioso svizzero riguardanti l’organizzazione della parentela, e, in particolare il Matriarcato (Mutterrecht), e il passaggio definitivo di questo al Patriarcato; analisi che costituirono le fondamenta paradigmatiche degli studi storico-antropologici sul mito nell’antichità e nella contemporaneità. “Bachofen è così divenuto un interlocutore non solo per gli antropologi…ma anche per i sociologi… che hanno approfondito molti dei temi da lui proposti, (considerati fondamentali per la sociologia della famiglia) grazie anche al dibattito aperto, nel 1897, da E. Durkheim su ‘L’Annèe de Sociologique’”(p. 68). Un volumetto di scorrevole e piacevole lettura che ci mostra l’attuarsi e il costante riproporsi, anche nelle nostre società ipertecnologiche, del Mito, e come esso sia attivo nella produzione artistica e nella sfera della creatività in genere. Eva Cantarel la, “La dolcezza del le lacrime. Il mi to di Orfeo”, Mimesis Edizioni, Milano 2015, pp 70, Euro 5,90

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Occhio al palcoscenico

Luca Avagliano

al teatro Argot di Roma di Rossana Gabrieli

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rendete nota di questo nome: Luca Avagliano. Se vi capita di leggerlo sul cartellone di qualche teatro, non esitate ad acquistare il biglietto, perché si tratta di un vero fuoriclasse del palcoscenico. Con “ Niente panico. Vaneggiamenti di un patafisico involontario ”, spettacolo di e con cui Avagliano, che ne ha prodotto testo, canzoni e voci varie, ci si trova di fronte ad una recitazione esilarante e drammatica ad un tempo, che conquista il pubblico sin dalle primissime battute. Monologo poetico, “Niente panico” trascina sulla scena stereotipi di personaggi che tutti abbiamo incontrato nelle nostre esperienze: il professore di lettere meridionale, il neuropsochiatra inquietante, il vicino di casa seduttore, il prete toscano che insegna catechismo. Al centro di questa miriade di caratterizzazioni, c’é il “nostro patafisico involontario”, che cerca di trovare risposte all’abbandono da parte della ex fidanzata Mirella. Così la critica: “ Nell’inerzia e reclusione domestica, un normalissimo essere umano, indossando il suo comodo pigiama, innesca un vorticoso susseguirsi di voci, riflessioni, confessioni alla ricerca di come sia arrivato ad avere paura di tutto e tutti. E’ un incontenibile flusso di incoscienza che spazia da poesia a catechismo, scienza, saggezza popolare, psicanalisi, equitazione, amore e...alieni, forse gli unici che potrebbero capirlo ” Lo spettacolo ha già riscosso e sta continuando a riscuotere un grande successo, per cui é davvero

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impossibile non desiderare di conoscere meglio Luca Avagliano. Il suo percorso artistico é interessante e completo. Ha frequentato e si é diplomato dapprima presso la Scuola di Teatro Laboratorio Nove diretta da Barbara Nativi, poi presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” di Roma. Tra gli incontri artistici più importanti per la sua formazione: Paolo Rossi. Anna Marchesini e Danio Manfredini. Lavora in teatro ed in televisione. Partecipa alle serie tv “140sec”, “RIS Roma2” e “Ombrelloni”. Al cinema lavora con F. Amato (Lasciati andare), A. Zaccariello (Ci vediamo domani) e V. Mieli (Dieci inverni). Come regista, in teatro, dirige “Le dinamiche dell’odio” di S. Martini, “La lezione” di Iomesco e “Generali a merenda” di B. Vian. Il Teatro Argot ha ospitato Avagliano ed il suo spettacolo tra il 20 ed il 25 settembre, ma in cartellone propone altri spettacoli altrettanto interessanti, tutti con il Patrocinio del Municipio Roma Centro e di Biblioteche di Roma: dal 4 ottobre “Misantropo” di Moliere, dal 25 al 27 ottobre “Alice drugstore”, poi “Tempesta” di Shakespeare dal 2 novembre e “Al palo della morte” dal 25 al 27 novembre. Il nuovo anno porterà in scena: “Le muse orfane”, “Non domandarmi di me, Marta mia”, “Codice nero”, “Maratona di New York”, “Confirmation”, “Le città invisibili”, “E’ un processo irreversibile” e “Senza glutine”. Tutte le informazioni su www.teatroargotstudio.com


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Roma

“Guttuso. Inquietudine di un realismo” Palazzo del Quirinale, fino al 9 ottobre “Love and hearth” Chiostro del Bramante, fino all’11 ottobre “Maria Savino. Percorsi luminosi” Complesso del Vittoriano, fino al 14 ottobre “Rachel Howard” Macro Testaccio, fino al 16 ottobre “Via Margutta scolpisce il contemporaneo” Via Margutta, fino al 16 ottobre Foro di Augusto e foro di Cesare Fori Imperiali, fino al 30 ottobre “Barbie. The icon” Complesso del Vittoriano, fino al 30 ottobre “Roma anni trenta. La Galleria d’Arte Moderna e la Quadriennale d’Arte 1931-1935-1939” Galleria d’Arte Moderna, fino al 30 ottobre “L’Arma per l’arte e la legalità” Galleria nazionale d’arte antica, Palazzo Barberini, fino al 30 ottobre “Basim Magdy” MAXXI, fino al 30 ottobre “Valeriano Ciai 1928-2013. Segni e memorie” Museo di Roma in Trastevere, fino al 6 novembre “Ai piedi della Piramide” Casa del museo di Goethe, fino al 13 novembre “A day in Italy” Sale del Bramante, piazza del Popolo, fino al 13 novembre “Il castello segreto” Museo di Castel Sant’Angelo, fino al 20 novembre “La Spina. Dall’agro vaticano a Via della Conciliazione” Musei Capitolini, fino al 20 novembre “Mimì Quilici Buzzacchi” Galleria d’arte moderna di Roma capitale, fino al 27 novembre “La Misericordia nell’arte” Musei Capitolini, fino al 27 novembre “Roma Pop City 60-67” Macro, fino al 27 novembre “Antoine Jean-Baptiste Thomas e il popolo di Roma” Museo di Roma, Piazza Navona e Piazza san Pantaleo, fino al 4 dicembre “Le bambole del Giappone. Forma di preghiera, espressioni d’amore” Istituto giapponese di cultura, fino al 28 dicembre, ingresso gratuito “Bizhan Bassiri-Specchio solare” Museo Carlo Bilotti, fino al 31 dicembre “Minute visioni. Micromosaici romani del XVIII e XIX secolo dalla collezione Ars Antiqua Savelli” Museo Napoleonico, fino al 31 dicembre “Antonio Ligabue” Complesso del Vittoriano, fino all’8 gennaio 2017 “Piacere, Ettore Scola” Museo Carlo Bilotti, fino all’8 gennaio 2017. Ingresso gratuito

sul filo di china

“Lapidarium” Mercati Traianei, fino all’8 gennaio 2017 “Centrale Montemartini. Capolavori da scoprire” Centrale Montemartini, fino all’8 gennaio 2017 “Andrea Viviani. Ritmi instabili” Casina delle civette, Villa Torlonia, fino al 15 gennaio 2017 “LOVE. L’arte contemporanea incontra l’amore” Chiostro del Bramante, fino al 19 febbraio 2017

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Eventi

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Carrara

“Città del Grand tour dall’Ermitage ...” Palazzo Cucchiari-Fondazione Giorgio Conti, fino al 23 ottobre

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Firenze

“Matilde di Canossa, la donna che mutò il corso della storia” Casa Buonarroti, fino al 10 ottobre “I tesori della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e il Caravaggismo nelle collezioni di Perugia” Palazzo Lippi Alessandri, fino al 20 novembre

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Genova

“Helmut Newton. Fotografie. White woman/sleepless nights/big nudes” Palazzo ducale, fino al 22 gennaio 2017

Osimo

“Lotto, Artemisia, Guercino: le stanze segrete di Vittorio Sgarbi” Palazzo Campana, fino al 30 ottobre

Perugia

“I tesori della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e il Caravaggismo nelle collezioni di Perugia” Palazzo Lippi Alessandri, fino al 20 novembre

Pompei

“Egitto Pompei” Palestra Grande e itinerario negli scavi-ingresso Porta Anfiteatro, fino al 2 novembre

Tivoli (RM)

“I voli dell’Ariosto, L’”Orlado furioso” e le arti” Villa d’Este, fino al 30 ottobre


Marino Marini, “Lady Macbeth� - Via Margutta scolpisce il contemporaneo

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