S W E D N N I W
WIND NEWS SURF MAGAZINE – ANNO XXIII – N. 10 - 15 dicembre 2015 – MENSILE – SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE - POSTE ITALIANE S.p.A. - D.L. 353/2003 (conv. in 27/02/2004 n° 46) ART. 1, COMMA 1, DIREZIONE COMMERCIAL BUSINESS SAVONA
9 il magazine di windsurf dal 198
SPECIAL Test 2015
la raccolta!
quasi 40 tra tavole e vele testate e maltrattate in più di dieci differenti spot WIND NEWS MAGAZINE www.windnews.it windnews@sabatelli.it Tel. +39 019 823535 821997 fax +39 019 823535 821997 DIREZIONE, AMMINISTRAZIONE via Servettaz 39 - 17100 Savona REG. AL TRIBUNALE DI SAVONA N. 434/94 DEL 24/06/1994 DIRETTORE RESPONSABILE fabio sabatelli REDATTORE CAPO “smink” fabio sabatelli EDITORE E STAMPA Marco Sabatelli Editore s.r.l. Via Servettaz 39 17100 Savona DISTRIBUTORE PER L’ITALIA Press-di Distribuzione Stampa e Multimedia S.r.l. 20090 Segrate (Mi) RETE DI VENDITA E LOGISTICA PRESS-DI via Mondadori 1 20090 Segrate (MI) “DIFESA DELLA PRIVACY” i dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione e non vengono ceduti a terzi per alcun motivo. LA RIPRODUZIONE DI ARTICOLI E FOTO PUBBLICATI SU QUESTO NUMERO È VIETATA
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€ 3,00
2.069 € vero “bump and jump” con un passo in più in planata, controllo, confort, range di utilizzo prezzo, velocità
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinne : pinne di serie : gamma vele :
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FREEWAVE BOARDS (77/111 l) JP FSW 111 Pro Edition
234 cm 64 cm 111 l 6,6 kg PRO Edition S-Glass power box FreestyleWave 31 [G10] PB 5,4/7,2 peso rilevato con straps e pinna
rider and test cassik - como lake - novembre ‘014 - photo © cassik/gopro
Da un po’ di tempo non ci capitava per le mani il capostipite dei FreestyleWave. Era il 2001 quando JP propose il primo FSW sul mercato, creando un filone tuttora molto apprezzato, specialmente dai surfisti che non cercano una tavola specifica per una certa disciplina. Il FreestyleWave resta la tavola più polivalente nella gamma di ogni marchio per i venti medio-forti, così come le nuove tavole “schiacciate e larghe” lo sono nel range medio-leggero. Per il nostro test abbiamo utilizzato il modello più grande, il 111, nella versione Pro Edition. Tra i Pro Edition il 111 è l’unico fornito in configurazione Single Fin (e ha una sola scassa), diversamente dai modelli più piccoli (77, 85, 93 e 102) che vengono forniti di serie in versione Tri-Fin, con i tappi per l’eventuale utilizzo in versione Single. La reputiamo una scelta sensata, questa del 111, visto il volume non proprio “wave-oriented”. Diverso approccio invece JP segue per le versioni Full Wood Sandwhich (disponibili solo nei volumi 85, 93, 102 e 111), che vengono forniti tutti con pinna singola e singola scassa. In termini di misure i JP FSW hanno lunghezza in media col resto del mercato (234 cm il 111), ma non sono particolarmente larghi, se confrontati ad altre marchi ed infatti il 111 è largo appena 64 cm, in linea, e in alcuni casi anche più stretto di altri FSW di volume minore. Questo maggior volume è distribuito principalmente nella zona delle strap, redendo la coperta un po’ più bombata. Configurazione che per molti si tramuta in un maggior confort. A terra la versione Pro fa la sua bella figura estetica, con una finitura lucida rosso-nera sulla carena che attira facilmente gli sguardi, ma rende molto evidenti anche i piccoli segni! Anche gli accessori forniti sono di ottimo livello. La pinna da 31 cm di serie (in G10, a differenza dei modelli Full Wood) fa bene il suo lavoro ed è perfettamente tarata per un uso B&J con vele grandi (6/6.5); per vele più piccole conviene scendere almeno ad una 28 FSW o anche una 26 Wave Onshore in caso di utilizzo sulle onde. Le strap sono in linea con l’alto standard JP. Il 111 Pro è veramente leggero. L’esemplare in nostro possesso si assesta sui 7.3 kg. con pinna e strap, perfettamente in linea con i 6.6 kg. dichiarati a nudo dalla factory. Lo shape è invariato da tre stagioni, una scelta probabilmente dovuta al fatto che è un litraggio che ha minor appealing tra il pubblico. Nel 2015 JP ha, infatti, modificato solo il 102 dopo aver modificato 85 e 93 nel 2014. In ogni caso la tavola va bene e non sembra esserci particolarmente bisogno di fare modifiche. Rispetto ai modelli del passato, il JP FSW ha guadagnato il biconcavo in carena che lo rende più morbido e meno saltellante sul chop. Non è velocissimo e questo se da una parte penalizza un po’ nei salti dall’altra è un vantaggio in termini di controllo: un plus per quelli alle prime esperienze su tavole FreeStyleWave e per chi ne fa un uso sulle onde. L’outline è molto parallelo nella zona centrale, con la poppa poco voluminosa. Questo la rende molto planante (impressionante lo spunto di inizio planata) senza perdere comunque la maneggevolezza nelle curve e nelle manovre in genere. JP dichiara un range corretto di vele nell’intervallo 5.4/7.2. Noi abbiamo usato il 111 fondamentalmente con una freewave 6.3 che reputiamo “la morte sua” e possiamo sbilanciarci dicendo che probabilmente una 6.8 freewave è la vela massima da abbinare per salvaguardare il carattere B&J della tavola, in configurazione con tre strap. Potete sì salire fino a una 7.0/7.2, ma giusto nel caso vogliate far emergere maggiormente le qualità Freeride della tavola, abbinando una vela a boma più lungo e utilizzando la configurazione a 4 strap con 2 posteriori. Chiudiamo parlando del prezzo. I2099 euro di questo Pro sono tanti, ma in fondo sono perfettamente il linea con le versioni pregiate di ogni marchio. Volendo si può optare per il Full Wood, risparmiando circa 300 euro..
JP BOARDS 2015
DIC/GEN 2015 G 43
FREERIDE BOARDS (104/132 l) JP Magic Ride 118 Pro
1.999 € buon range, di utilizzo, planata passiva, confort/controllo, accessibilità, accessoristica non è velocissima
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinne di serie : gamma vele :
rider and test cassik - como lake - maggio ‘015 - photo © GoPro HD
+ -
239 cm 76 cm 118 l 7,3 kg PRO EDITION power box Ride 40 cm G10T 6,0/8,0
peso rilevato con straps e pinna
Il mercato è stato investito dalla novità "Wide Freeride", tavole che aggiungono all’accessibilità e facilità d'uso dei freeride, anche una maneggevolezza ai massimi livelli. Rispetto ad un freeride di pari volume sono più schiacciate e quindi più larghe, ma allo stesso tempo presentano una poppa molto più stretta e sottile... per un inizio planata superiore e maggiore maneggevolezza. JP Australia ha cavalcato l'onda del successo di questi nuovi shape, introducendo nel 2014 il Magic Ride. Ci era già piaciuto quando lo avevamo provato in tre diversi volumi durante il dealer meeting di ottobre a Malcesine e adesso che avuto la possibilità di testare a fondo il 118 possiamo confermarne la bontà. Il Magic Ride viene proposto in ben 4 diverse tecnologie costruttive. Si parte dall'economico ES (Epoxy Sandwich) per arrivare fino alla pregiatissima Gold Edition. Il Pro Edition testato da noi sia in condizioni di piatto sul lago di Como sia sul chop di Torbole, si piazza sotto al Gold, ma sopra al Full Wood Sandwich. Il look è gradevole e le dotazioni sono ad alto livello con le solite confortevoli strap e una pinna in G10 veramente performante e correttamente centrata per un utilizzo con un range di vele 6.5/7.5. Guardando lo shape, si nota subito la differenza con un freeride: oltre alla larghezza, cambiano poppa, lunghezza e bordi. La poppa è molto più sottile e stretta, ma anche la lunghezza totale è più contenuta di un Freeride, con i bordi molto più morbidi lungo tutta la lunghezza. La tavola in acqua è più libera, ma anche più controllabile, e questo si apprezza ancor di più sul chop. Ma è lo spunto di planata la caratteristica che risalta maggiormente. Anche con vento leggerissimo il Magic Ride si solleva in un attimo e inizia a planare senza bisogno di alcuna azione attiva da parte del rider. E lo fa in modo esplosivo. Grazie al biconcavo in carena, la tavola riesce a viaggiare libera senza indecisioni con un buon confort e in strambata, grazie allo shape della poppa, lo si assimila maggiormente ad un grosso Freestyle-Wave più che ad un Freeride. Alla fine la sensazione è quella di essere stati su una tavola che si conosce da tanto, da cui si riesce a trarre il massimo divertimento fin dal primo bordo, grazie alla sua accessibilità. Usata con un'opportuna configurazione delle strap (ampio range di setting), diventa anche un'ottima soluzione per chi sta progredendo, con la possibilità, da non sottovalutare, di poterla continuare ad usare con gran divertimento anche quando si raggiunge un buon livello.
JP BOARDS 2015
WAVE BOARDS (78/92 l)
FLIKKA Core Line 80
1.600 € reattività in condizioni on shore, range di utilizzo, polivalenza, leggerezza, planata, prezzo rivendibilità usato... forse!
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinne di serie : gamma vele :
rider and test smink - fornaci (sv) - maggio ‘015 - photo © barretta
+ -
226 cm 58 cm 80 l 5,9 kg CNC Custom mini us box + slot box Flikka line 1x16 cm + 2x 10,5 cm 3,7/5,7
peso rilevato con straps e pinna
Questo test, mi era venuto lunghissimo... così ho deciso di “dividerlo” in due: un minino di presentazione della Flikka “filosofy” che trovate a pagina 9 e il test vero è proprio qui di seguito. Lo shape del Flikka Core Line 80 è caratterizzato da un outline leggermente allungato, rispetto a quello che si vede in giro ultimamente, che si chiude in una poppa round pintail sottile: uno shape che esibisce un sensibile biconcavo e dei bordi molto sottili che agevolano il controllo in quasi tutte le condizioni nostrane. La tavola è dotata dell’affidabile assetto thruster e la costruzione (CNC shped e laminazione a mano) garantisce una buona robustezza con un ottimo rapporto qualità/peso, visto che la tavola “vestito di tutto, con pinna e straps pesa 6,9 kg. La Core Line adotta alcuni sfiziosi accorgimenti costruttivi per ridurre il peso finale della tavola come le scasse dell’albero e la US box centrale della pinna realizzate in carbon monocoque o le due le slot box in carbon-dyneema. Sempre a livelli di cose “sfiziose”... i tasselli delle straps sono in acciaio inox (un po’ complicate da avvitare la prima volta, ma poi dimenticatevi i tasselli rotti) e le tre pinne (16 cm + 2 x 10,5 cm) in fibra sono anch’esse realizzate nella factory slovena. Le pinne non sono male, ma sono un po’ più pesanti e meno performanti delle solite pinnette in G10 a cui ci siamo abituati. Il Core 80 nelle nostre mareggiate si destreggia alla grande: parte rapidamente in planata, esibisce un volume ed un’accessibilità che permette ai surfisti vicini ai 75/80 kg di trarsi d’impaccio con facilità e salta con facilità grazie alla velocità che raggiunge anche i spazi stretti. Non è però la solita tavola tutto planata e salti... seppure controllabile in tutti i frangenti è bella reattiva in surfata e permette di giocare con le onde con un gran feeling. Surfate back side e front sono alla portata di tutti, il Core 80 “perdona” molto, ma se si ha il piede giusto, regala una radicalità da tavola più cattiva. Tutto questo ha anche un prezzo tutto sommato più accessibile del normale visto che per una Core ci vogliono circa 1600 euro. Dopo aver provato questo Core 80... beh, visto che molti di noi non sono più dei ragazzini, mi azzardo ad esprimere un giudizio molto personale (già “emerso” quando ho provato i Pocket Wave 2015): «ho 52 anni, sono tutto rotto e non ho più voglia di “patire” per adattarmi a tavole troppo tirate... sono loro che si devo “adattare” a me e al mio “stile” di surfata!» Beh questo Flikka Core 80 lo fa egregiamente... per tutti gli altri, sempre restando in casa Flikka ci sono le Radical Wave oppure tutte le tavole della Custom Line!
FLIKKA BOARDS 2015
WAVE BOARDS (68/98 l)
RRD Hardcore Wave 88 Ltd V5
2127 € leggerezza, adatto anche a surfer semi pro, style, nervosa, reattiva...
prezzo, accessibilità
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinne di serie : gamma vele :
+ -
228 cm 58,5 cm 88 l 6,6 kg LTD carbon/glass slot box 2 centrali Q4A 16 +2 side Q4A 10 4,2/5,6
TEST
2015 rider and test max - la coudoluliere (tolone) - luglio ‘014 - photo © smink
peso rilevato con straps e pinna
E alla fine la Francia del sud salva sempre i nostri test. Vi avevamo lasciato sul numero di giugno/luglio con il pre test dell’Hardcore wave 88 fatto in acqua... piatta! Non certo le condizioni ideali per provare questa tavola, ma a luglio trovare onda “seria” di solito non è cosa facile! A dire il vero però il meteo pazzerello di questa estate ci ha aiutato... è bastata fare un mission il 9 e 10 luglio a La Coudù per schiarirci le idee su questa tavola. Con la trasferta di due giorni in Francia ho avuto la possibilità di provare approfonditamente questo Hardcore Wave 88. Le condizioni incontrate erano le classiche con il Mistral: 1-2 m d'onda e ventone che, a parte la mattina del primo giorno in cui sono riuscito ad uscire con la 4.7, non ci ha permesso di montare vele più grosse della 4.2 e spesso la 3.7 sarebbe stata la vela più corretta! Le impressioni che avevo avuto durante l'uscita di Andora sono state riconfermate: la tavola è veramente progettata bene per surfare, il controllo è totale e nonostante i 40 nodi di vento non ho riscontrato limiti nell'utilizzo (considerando sempre il mio peso). La tavola è facile, veloce, reattiva, un vero giocattolo... ma rispetto ad Andora, in queste condizioni da “uragano”, ho trovato la tavola un po' rigida in andatura, caratteristica che sicuramente aiuta nelle condizioni di vento debole per la partenza in planata ed aumenta la reattività, ma che in queste condizioni di vento molto forte rende le uscite un po' più faticose a lungo andare. Con due giorni a disposizione sono riuscito anche a trovare il giusto assetto per le mie capacità e caratteristiche (sono alto 1,83 e peso 94 kg): mi sono trovato bene mettendo la strap posteriore lasciando 2 buchi per la regolazione dietro liberi e le straps anteriori lasciando il solo buco dietro libero (in pratica tendendo ad avvicinare la strap posteriore al centro e arretrando quelle anteriori). L'unico dubbio è che per i surfisti più piccoli di me non ci sia molto spazio per le regolazioni visto il passo forse un po' troppo largo tra le straps (un surfista piccolo come il Panda potrebbe arretrare la strap posteriore, ma a questo punto anche la posizione più arretrata delle straps anteriori potrebbe non essere soddisfacente per il confort in andatura)! Per quanto riguarda la posizione delle pinne: pinne laterali spostate in avanti (lasciando ancora solo 1 cm di corsa) e pinne centrali (viste lateralmente) con il bordo d'entrata a 2,5 cm dalla proiezione del punto posteriore delle pinne laterali sulla tavola stessa. L'unica cosa che non mi ha soddisfatto pienamente è il comportamento delle straps che, seppur morbide e confortevoli, spesso ho dovuto rifissare in quanto tendevano a ruotare e svitarsi... aspetto da approfondire meglio per verificare se fosse un difetto isolato solo per questa tavola test o no perchè le straps sulla carta sono le stesse che usa da anni RRD e che sono sempre andate benissimo. Concludendo: la tavola puo' veramente soddisfare il 95 % delle mie uscite diventando praticamente la mia unica tavola: ottima soluzione, ottimo prodotto....
RRD BOARDS 2015
WAVE BOARDS (74/112 l)
RRD Firewave 92 LTD
2.165 € accessibilità, doti di navigazione, versatilità, adattissima come monotavola per i medio/pesanti, grafica originale prezzo elevato, meno radicale rispetto a Hardcore e WC (ma molto più duttile..).
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinne di serie : gamma vele :
rider and test smink - andora (sv) - febbraio ‘015 - photo © nuccy
+ -
234 cm 62 cm 92 l 6,7 kg LTD (Innegra Carbon and PVC sandwich) us box + slot box MFCTF Center da 17 - TF side da 10 4,0/5,7
peso rilevato con straps e pinna
Tre su cinque... caliamo il tris! Nella “stagione” di test 2014 abbiamo provato i due modelli 82 e 102 della linea Firewave ed ora è la volta del 92! Personalmente è la tavola che mi ha impressionato di più: il 92 è infatti è veramente un mostro di duttilità con vele da 4,7 a salire e permette di “giocare” in tutte le condizioni di onda nostrana, quelle che molti considerano condizioni marginali, ma che sono poi quelle in cui, purtroppo usciamo più spesso durante l’anno. Togliamoci subito il dente andando a rilevare che l’unico limite del Firewave 92 è il fatto che diventa un po’ troppo voluminoso, con le spazzolate di vento da 4,2 a scendere e onda bella grande, soprattutto se alla guida c’è un peso leggero. Tenuto conto del volume e delle dimensioni generose, quando il vento comincia ad essere più da 4,2 “impiccata” che da 4,7 e le onde cominciano ad essere impegnative, la tavola resta controllabile, grazie anche alla grande semplicità di impiego, ma paga dazio in surfata, diventando, rispetto ai wave sugli 85 litri, meno reattiva anche se raggi di curva rimangono comunque precisi. Detto ciò, siamo invece al cospetto quasi di una monotavola da 4,7 a salire per surfisti sopra i 75 chili... e una mono tavola così facile da portare al massimo delle sue prestazione, così intuitiva che sembra di averla avuta da sempre come compagna di surfata. Non con tutte le tavole infatti ci sali sopra e ti dimentichi in pratica di averle perchè, senza particolari settaggi delle tre pinne (leggermente avanzata la pinna centrale, le laterali centrali nelle scasse), ti permettono di concentrarti solo su quello che vuoi fare. Con le sue vele “ottimali” da 4,7 a 5,7, la partenza in planata è ottima... inizia a planare con facilità rivelandosi piuttosto vivace e "dà soddisfazione" anche solo a tirare dei bei bordi diritti. In virata e fuori dalla planata il galleggiamento e la stabilità (e ci mancherebbe essendo larga ben 62 cm) sono ottimi anche per un peso come il mio ormai purtroppo più vicino agli 80, che non ai 75 kg! Strambando stretto sull'onda ci si accorge subito che le curve sono fluide con vere sensazioni da waveboard, ben diverse da molte freewave-freestylewave anche piccole che tra le onde... “incespicano”: il Firewave esibisce bottom stretti in velocità che permettono di “sparare” dei cut back belli verticali. Dotato di straps e soprattutto pinne di alto livello (nuove le laterali MFC TF WL-RED da 10), questo Firewave 92, nelle sue condizioni, può interpretare bene il ruolo "monotavola" per i waver intorno agli 75/80 kg... si può usare anche come freewave nel cioppo incasinato, ma tra le onde non tradisce!
RRD BOARDS 2015
2.120 € Planata, confort/controllo, range di utilizzo, sensazione di facilità, leggerezza, equipaggiamento di serie, look, costruzione prezzo
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinne di serie : gamma vele :
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FREEMOVE BOARDS (102/140 l) RRD Firemove 122 LTD
238 cm 79 cm 122 l 7,9 kg LTD Biaxial Glass/Carbon power box MFC Liquid Pro 42 6,8/9,0
peso rilevato con straps e pinna
rider and test smink - noli (sv) - mggio ‘015 - photo © barretta
Wide Body Freemove... ovvero le 5 tavole della linea RRD Firemove V2 che sono disponibili anche quest'anno in tre differenti costruzioni: la "base" E-Tech, la robusta Wood e la performante LTD. Questa volta abbiamo preso in esame il medio della famiglia Firemove e cioè l’abbondante 122, che già dal suo arrivo in redazione, mentre la “scartonavamo” ci ha positivamente impressionato... per la sua leggerezza “nuda”, senza straps e pinna! Merito indubbiamente della costruzione LTD che permette di fermare l’ago della bilancia, “vestita” con pinna e straps (che di solito pesano intorno al chilo, se non di più) a 8.8 kg. A proposito di dotazione di serie, come ci abituato da lungo tempo RRD, è di altissimo livello... solite comodissime straps e bella pinna MFC Liquid PRO 42 cm. Con questo Firemove 122 destinato alle vele più grandicelle (range 6,8/9,0) non è un' esigenza così "vitale" dotare la tavola di una pinna più piccola... quella di serie si “disimpegna” bene nel range di vele. Il Firemove 122 è infatti una tavola accessibile, ma in grado di regalare prestazioni notevoli (soprattutto in questa versione LTD) rimanendo sempre controllabile e super confortevole, tanto che l'estrema facilità con cui si riesce a gestire nelle condizioni del suo range, fa si che questa tavola abbia, fatto "scuola" in termini di confort/prestazioni! Il Firemove 122 plana a bomba anche con uno sbuffetto di vento, accelera e raggiunge facilmente una velocità di punta notevole anche in condizioni di piano d'acqua incasinato che tende ad esaltare un confort ed un controllo impressionanti. Una tavola planante, veloce, poco tecnica, ma tutto sommato bella veloce che si destreggia bene anche in strambata, dove il raggio rimane ampio vista la mole, ma il comportamento è tutt’altro che quello "spigoloso" di tavole più performanti. Ritorniamo infatti al vecchio discorso che molti dei surfisti di medio livello, dotati di una tavola di questo tipo e litraggio, riuscirebbero a “spremere” prestazioni di tutto rispetto, senza dover “faticare” come su tavole più specifiche La molteplicità di possibilità di posizionare le straps, più o meno esterne, permette anche a chi magari è un po’ più tecnico ed usa di solito tavole più “corsaiole” di trovare facilmente il suo assetto e di non rimpiangere troppo le prestazioni di un freerace o un slalom o vero e proprio! L’unico neo di tutto questo bel “quadro” è che... si paga salato!
RRD BOARDS 2015
GIU/LUG 2015 G 45
WAVE BOARDS (67/96 l)
TABOU Da Curve Quadster 75
2.199 € radicalità, precisione in surfata, reattività, velocità, brillantezza, leggerezza... prezzo, accessibilità per i medio/ pesanti (galleggiabilità ridotta)
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinne di serie : gamma vele :
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226 cm 54,5 cm 75 l 6,4 kg Flex Light Carbon Kevlar Construction slot box Zinger 2x8 + 2x15 + 1x17 3,5/5,2
Posizione pinna centrale avanzata di 4 cm rispetto al Da Curve 2014 rider and test paolo de angelis - torre Canne - settembre ‘014 - photo © windspirit.it
peso rilevato con straps e pinna
Visto che avevamo già il nostro test del Pocket 86, per “completezza” in casa Tabou, ci abbiamo aggiunto anche questo test, fresco, fresco del nostro “collabo” Paolo De Angelis (una prova ancora più dettagliata la trovate sul sito windspirit.it). Da Curve 75 2015... le misure generali rispetto all’anno scorso sono rimaste invariate, ma lo shaper Fabien Vollenweider ha proposto, per migliorare il comportamento generale del riuscitissimo shape, il riposizionamento delle scasse delle pinne e della scassa del piede d’albero. La pinna centrale posteriore è stata avanzata verso prua di circa 4 cm. Le laterali invece sono state avanzate in maniera da ottenere una distanza di 0,7 cm. dalla scassa posteriore. L’anno scorso tale distanza era di ben 3,7 cm. La scassa del piede d’albero invece è stata vistosamente arretrata di 6 cm. Tutto ciò conferisce al Da Curve 75 maggiori doti manovriere e maggior controllo. La tavola viene corredata da 5 validissime pinne Zinger (con un pelo più di flex) e 2 tappi chiudi scassa... che permettono di giocare molto sugli assetti. Con il Da Curve Quadster possiamo infatti usare il set di pinne quad oppure il set di pinne trifin, al fine di ottenere un assetto per le condizioni meno “pulite”. In coppa del mondo, con il vento particolarmente on-shore, ho visto molti riders utilizzare anche l’assetto twin con due pinne da 15 per avere una tavola ancora più libera e manovriera. La prova in acqua è stata eseguita con vento side da 3,7/4,0 a Torre Canne (BR) presso il centro Birimbau. Visto il mio peso leggero ho utilizzato la tavola in assetto trifin con le pinne da 8 laterali e la 15 centrale al posto della 17 dedicata a tale configurazione. Ho optato per l’assetto trifin, che a differenza delle 4 pinne maggiormente idonee al vento side ed a onde grandi e perfette, offre maggiore duttilità e brillantezza nelle condizioni nostrane dove i repentini cambi di traiettoria sono meno pregiudicati da quell’energia passiva in più che la tavola restituisce per essere condotta senza incertezza. Devo dire che quest’anno il DaCurve ha acquisito ulteriore velocità e brillantezza tanto da farmi venire la voglia di riprovare l’assetto quad. Difatti la tavola è apparsa subito molto veloce e rapida, con un’accelerazione ed una velocità di punta di gran lunga superiori al modello dell’anno precedente. Sarà un’impressione, ma anche il volume sembra più contenuto... forse è solo cambiata la galleggiabilità con la nuova posizione del piede d’albero. Il controllo con il vento forte è decisamente migliorato. Per quanto concerne i turns, la velocità in più accumulata, facilita non di poco, la surfata anche in condizioni poco pulite e con vento rafficato.
TABOU BOARDS 2015
2.099 € reattività in condizioni on shore, range di utilizzo, polivalenza, leggerezza, planata, brillantezza... per molti, ma non per tutti... prezzo
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinne di serie : gamma vele :
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WAVE BOARDS (69/102 l)
TABOU Pocket wave 86
229 cm 59,5 cm 86 l 6,7 kg Flex Light Carbon Kevlar Construction slot box Zinger 2x10 + 1x17 3,7/5,7
peso rilevato con straps e pinna
rider and test smink - punta blanca (fuerte) - agosto ‘014 - photo © barretta
Super Pocket 86... la nuova "creatura" di Fabien mi ha così impressionato che molto velocemente, posso dirvi che... forse ho trovato il degno sostituito dl mio "glorioso" Signature 84! Sin dalla prima planata, la nuova edizione del wave “europeo” Tabou si rivela subito.... non fratello, ma neanche troppo parente della versione 2014, che faceva della duttilità uno dei suoi cavalli di battaglia! Ed è forse proprio questo il suo limite... ora Tabou ha due linee wave Da Curve e Pocket che si assomigliano molto e chi si avvicina al wave non ha più la valida alternativa, più “tranquilla” ed accessibile. In effetti nonostante misure e pesi siano abbastanza simili tra i due modelli 2014//2015 del Pocket, la vivacità della nuova versione, non ha paragone con il passato... molto più simile come reattività piuttosto al Da Curve Quadster 86 di questa stagione (provato sul numero di feb/marzo 014), con però un piccolo surplus di velocità in più che non guasta per togliersi dalle “rogne” sotto riva. In meno potrebbe avere una minore precisione nella surfate front side... ma non ne sono del tutto sicuro! In effetti ho avuto tempo di fare un sacco di prove in più (anche adottando con soddisfazione un set di pinne più piccole di quelle di serie...) perchè quelli dopo le vacanze estive sono i test più completi dell'anno visto che a Fuerteventura quest’anno abbiamo fatto il “pieno”! Quando capita più di provare una tavola 14 giorni di seguito con vele da 4,7 a 5,3 in condizione così varie come quest'anno?! Da condizioni, piu o meno come quelle nostrane, per saltare e surfare a Punta Blanca, dove il nuovo Pocket ha una vera marcia in più, a quelle più impegnative del Burro, dove si surfa "duro" front side e dove il Pocket “sbroglia” bene la situazione, ma necessita di una guida più in "punta di piedi" per fare lavorare al meglio questo trifin (se si “schiaccia” troppo, la tavola tende a partire in slashata, cosa che Mussolini e Traversa apprezzeranno sicuramente attaccandoci una super taka... ma che personalmente con un’onda di un alberello che mi “insegue” - vedi report di Fuerte - preferirei tenere... sotto controllo!) Dimenticavo un cenno al capitolo robustezza tavola... ci è scappata una divagazione a roccie al Burro (ne siamo usciti pelati come una cipolla, sia il Pocket che il sottoscritto) e una collisione con un crucco giù da un'onda a Punta blanca.... qualche piccolo "intervento" ho dovuto farlo, ma il Pocket 86 è ancora... vivo e vegeto! Allora... è meno accessibile del Pocket 85 2014, sembra un pelo meno voluminoso nonostante il litro in più di volume, ma plana nettamente prima ed è molto, ma molto più reattivo e vivace in surfata... provare per credere! Rimane solo un dilemma da dipanare... è il wave grande per surfisti di peso leggero come ad esempio l’amico Paolo qui a fianco o può essere il wave unico per surfisti del mio peso, intorno agli 80 chili?! Tenendo conto che il mio vecchio 84 in pratica mi fa da tavola unica (ho anche un quadster 74 che negli ultimi due anni ho usato due volte!), la risposta alla prima mazzata di maestrale francese... allora sapremo!
TABOU BOARDS 2015
OTT/NOV 2014 G 41
2.099 € partenza in planata, velocità, reattività, attitudine allo stacco, leggerezza, controllo, versatilità prezzo
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinne di serie : gamma vele :
+ -
FREESTYLE BOARDS (80/107 l)
TABOU Twister 100 Team
228 cm 64 cm 100 l 6,3 kg Carbon Biax Sandwich slot box 1x Sashimi II 19 4,5/7,4
peso rilevato con straps e pinna
rider/test luigi acerra - pilone (sicilia) - marzo ‘015 - photo © saverina maruca
Dopo la saga dei Pocket Wave, testati in tutte le salve dal nostro caporedattore, questo volta ci occupiamo del Twister, la tavola da freestyle di Tabou... anche se parlare solo di freestyle con questa tavola risulta un po’... riduttivo! Ma andiamo per gradi... appena tolta dal cartone d'imballo sono rimasto piacevolmente impressionato dalle nuove grafiche e dal colore rosso fuoco, bello aggressivo. Come sempre ottimi i pads, come anche la nuova pinna Sashimi II 19 cm, che si inserisce perfettamente nella scassa slot box che rende la tavola più leggera. Ma visto che sono uno che bada molto più alla sostanza che al "look da fighetto”.... passiamo ad analizzare le migliorie apportate al nuovo shape. Salta subito all'occhio rispetto al modello precedente (2013 e 2014) la rimozione del double-deck (quella specie di “avvallamento” presente sulla coperta), per aumentare il confort durante le freestyle moves, oltre ai rail leggermente più affilati verso poppa che garantiscono maggiore grip, più pop e più velocità per entrare in manovra. In acqua velocità e accellerazione sono quasi da tavola slalom e unite alla reattività mi permettono di “spararmi” bello in aria nelle power moves di nuova generazione (Kono Switch, Ponch, Shakas e Burner), molto più del modello precedente, ma restando sempre facilmente controllabile durante le rotazioni. Anzi... il controllo è molto, molto migliorato: la tavola è più bassa sull'acqua e non spiattella mai neanche in soprainvelatura, nonostante la velocità che raggiunge in andatura e mantiene durante l'esecuzione di manovre doppie e triple (anche grazie alla rimozione del double deck ). L’impressione emersa già nel test dei Pocket 2015 è che anche il Twister abbia perso qualche litro di volume, ma ciò non danneggia la partenza in planata, istantanea (con un peso di 84 kg non sono esattamente un peso piuma ). Lo slide nella manovre classiche tipo Eslider, Cachoo Switch... è ancora superiore a quello delle versioni precedenti. Insomma, più che una tavola sembra un naturale prolungamento delle vostre gambe, tanto immediato è il feeling e la facilità d'uso. Ho avuto modo di testarla anche in condizioni simil-wave (un metro e mezzo d'onda side con vento da 4.0) e anche lì s'è mostrata molto versatile, facile e controllabile nonostante i suoi 100 litri. Forse l'unico difetto sono le straps non molto imbottite, ma diciamo che questo è un problema che mi perseguita ormai da anni per cui potrebbe essere “mea culpa“. Unico vero neo il prezzo che, seppur inferiore alla concorrenza, rende sempre più il nostro uno sport d'elite...
TABOU BOARDS 2015
APR/MAG 2015 G 45
2.099 € manegevolezza, planata, velocità, strambata, prestazioni generali anche con il ciop, confort pinna in fibra
lunghezza : larghezza : volume : peso dich. : tecnology : scassa pinna : pinne di serie : vele : 4.7/7.8
+ -
ALL TERRAIN BOARDS (76/116 l) TABOU 3S 116 LTD
242 cm 66 cm 116 l 7,1 kg PVC Full sandwich HD power box 1x FR 34 gamma
peso rilevato con straps e pinna
rider and test smink - noli (sv) - mggio ‘015 - photo © barretta
Confermati i cinque alfieri della linea Tabou 3S (76, 86, 96, 106 e 116) anche per la stagione 2015 che ha visto una “messa a punto” dei modelli 96, 106 e 116 a cui è stata leggermente modificata la rocker-line per renderli ancora più liberi ed avere maggiore prestazioni nelle condizioni marginali di vento. Lo shape del 116 è abbastanza simile, misure a parte, a quello degli altri 3S, con la strana poppa molto lavorata (double tail cut out), ma i “piccoli” sono chiaramente più “tirati”, mentre i 116 evidenzia linee relativamente più fluide e abbondanti visto che la larghezza massima raggiunge i 66 cm. La costruzione LTD contiene molto il peso per la tavola che “vestita” di pinna e straps attesta la bilancia a 8,0 kg, il che esalta sensibilmente le prestazioni di uno scafo tutto sommato non proprio piccolissimo Buona, come ci ha abituato Tabou, la dotazione di serie: ottime le straps, discreta la pinna in fibra da 34 cm che si è comportata bene durante i nostri test (6,4/7,5), ma che è un po’ troppo fragile e andrebbe abbinata con un’appendice più piccola da 27/28 cm per coprire adeguatamente il range di vele verso il basso. Abbiamo provato il 3s 116 abbinato alla Stream 6.4 e alla Vector 7,5 ed in entrambi i casi, la partenza in planata del 3S 116 è “pronta” con una bella accelerazione che ci porta subito a raggiungere velocità di punta “insospettabili” per una tavola così larga. Merito della strana poppa, ma la tavola fila via veloce e la sensazione è che plani molto “libera” in condizioni di vento medio/leggero, senza battere sul piano d’acqua e sempre molto semplice ed intuitiva da condurre. Pur essendo una tavola accessibile a qualunque surfista di livello medio, dispone di qualcosina più in fatto di vivacità rispetto ai soliti freeride. La risposta agli input dei nostri piedi è immediata cosa che si apprezza in manovra, soprattutto in strambata, dove di solito quando ci troviamo a provare scafi con volume di questo genere, l’approccio non mai è così immediato, tenuto conto che usciamo solitamente con tavole tra gli 80 e 95 litri. Se disponete di un buon “piede”, vi accorgerete che il 3S 116 risale il vento con estrema facilità e quando questo aumenta incasinando sensibilmente il piano d’acqua, basta usare un minimo di attenzione in più in manovra e “schiacciare” di più con i piedi anche in andatura per avere una tavola è sempre molto “viva” e reattiva. Se i 3S negli anni, si sono potuti fregiare del “titolo” di tavola del mago, una ragione c’è: anche questo 116, non fa che confermare l’attitudine di queste tavole... ad adattarsi al meglio in quasi tutte le condizioni.
TABOU BOARDS 2015
GIU/LUG 2015 G 43
635 € duttilità bump & jump / power wave manovrabilità, trim, costruzione, spinta albero “dedicato” per rendere al top
+ -
mis. disp. : 3,5/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,8/6,3 mis. albero : 450 cm mis. boma : 187 cm mast ideale: Challenger FSW 99 rdm 430/21 mast comp.: carbon rdm 430/21 stecche : 5 + 3 mini battens top : fisso
WAVE SAILS (3,5/6,3)
CHALLENGER K.Onda 6.3 TEST
2015
rider and test smink/panda - fornaci (sv) - luglio ‘014 - photo silvia barretta
Neanche il tempo di “assimilare” il test di Cassik della K.Onda 6,3 2014 (l’ho trovate sullo scorso numero) che è già tempo di provare la stessa vela nella stessa misura, ma nell’edizione 2015. A proposito di Giuseppe... il “collabo” capo finiva il suo test dicendo che si poteva anche chiudere un occhio sul fatto che l'intera finestra fosse in puro monofilm... bene, il buon Bad gli ha risolto il problema! Visto che la Konda 2015 è ora dotata di una bella finestra tramata che dona un’idea d’insieme molto “robusto” alla nuova vela. E l’adozione del tramato in finestra (come sottolineiamo da anni...) non va poi ad appesantire la vela, visto che alla prova della bilancia la nuova Konda si permette di “risparmiare” persino un paio di etti . Lo shape è simile a quello del 2014 con la tasca d'albero molto stretta tagliata per gli alberi rdm, mentre cambia evidentemente il look con la finestra che arriva ora a toccare la seconda stecca in alto. A proposito da alberi... è vivamente consigliato di usare il suo albero Challenger FSW 99 430 rdm o alberi rdm relativamente recenti, perchè facendo un po’ di prove con il mio vecchio Reptile Python 430/21 che fa ancora parte della prima “infornata” di alberi che il buon Andrea ci aveva messo a disposizione circa 10 anni fa (e questo ve la dovrebbe dire lunga sulla robustezza e durata di questi alberi) mi sono accorto che l’abbinamento meno “dedicato” snatura un po’ il concetto di power-wave della Konda, visto che ci siamo ritrovati tra le mani una vela che spingeva poco. Con il suo albero, su cui è disegnata, le cose cambiamo sensibilmente: la Konda 6,3 diventa relativamente più potente e, soprattutto in presenza di piloti non troppo pesanti, può coprire un range di vento veramente ampio. In acqua il profilo è bello pieno e abbinato al “consueto” freeewave 95 si disimpegna bene, anche se bisogna “affinare “ un po’ la posizione sulla tavola per chiudere bene la vela. Una volta trovato l’assetto giusto, la vela tira molto in avanti, ma mi è sembrato molto più equilibrata in fatto di potenza rispetto all’ultima Konda che avevo provato un paio d’anni fa. La spinta c’è sempre, ma è molto più graduale e gestibile, anche in condizioni parecchio invelate. Tra le onde, veramente misere a dire il vero (sto parlando di quella abbinate al vento, perchè in fatto di “Onde nada vento” con la O maiuscola, quest’estate non ci possiamo lamentare...), la Konda si destreggia bene: rimane leggere sulla braccia e si conferma, anche in questa misura più adatta ad un uso freewave, ben gestibile e neutra in surfata. Eliminato con l’adozione del tramato, il “neo” finestra in monofilm, la Konda, prezzo a parte, si conferma una bella “realtà” con il potere di sdoppiarsi... soprattutto in questa misura può infatti essere una buona power wave adatta ai venti medio/leggeri per i pesanti o trasformarsi in una moderna bump&jump tutto fare per i surfisti più leggeri.
CHALLENGER SAILS 2014
660 € leggerezza, spunto, accessibilità, manovrabilità, controllo... prezzo, trim con il suo mast
mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :
+ -
FREESTYLE SAILS (3,8/5,6) CHALLENGER 4 Pro 5,2
3,8/4,3/4,8/5,2/5,6 418 cm 1164 cm CHA FSW99 - FSW77 400/19 carbon rdm 400/19 costant 4 + 2 mini battens fisso
rider christian - test smink - aucanada (baleari) - gennaio ‘015 - photo © gianni
Dopo la Three-G provata lo scorso numero dal collabo de Roma, tocca a noi testare la 4 Pro, vela pure freestyle! Vi viene da ridere, conoscendo l’abilità “trickettara” del Wind News test team?! E allora diciamo la verità... volevo acquistare una Three-G nella metratura 5,0 da portare e lasciare a Sal, a casa dell’amico Fra, ma, al momento di partire, a dicembre, le vele a tre stecche ‘015 di Challenger erano esaurite. Da lì a decidere di scegliere una 4 Pro 5,2, da usare in un programma wave o freewave... il passo è stato breve! Che poi per ragioni che esulano dalla nostra volontà (vedi trasporto non prenotato), la 4 Pro non sia neppure arrivata a Cabo Verde è tutto un altro discorso. E dire che nonostante l’ampia finestra in monofilm, questa vela, sin dalla prima volta che l’ho srotolata, mi aveva dato un’idea di relativa robustezza, convincendomi che sarebbe “sopravvissuta” abbastanza bene anche tra le onde, belle spesse, degli spot di Sal. Look piacevole, costruzione accurate e materiali belli solidi mi avevano convinto e... memore delle condizioni di vento leggero di Secret, spot dove usciamo più spesso, ero anche dell’idea che la maggiore potenza che questa vela è in grado di offrire rispetto alla ThreeG, mi avrebbe fatto ben ben comodo. Tenete conto che la 4 Pro dà il massimo quando si usa al 100% lo S-Shape: non tirandola di bugna, tiene potenza fino a sopra il boma e a sentire l’amico Christian che un po’ (?!) di freestyle lo mastica... “nel passaggio è precisa, con lo S-Shape che si neutralizza in duck la vela perde potenza e diventa piatta quando si è sotto vento e si rigonfia dà molta forza... anch’io che sono scarso (ndr. se lui è scarso, siamo a posto!) imbrocco delle kono sw assurde...” Poche parele, ma quasi ostrogoto per me... che ho invece usato in un tris di uscite nelle acque di casa, questa 5,2, abbinata al wave grande con il vento da leggero a forte... in veloce sintesi ecco il giudizio: buono spunto, maneggevole, bella leggera, abbastanza veloce, buona in soprainvelatura e con le stecche in acqua che girano con un colpetto. A proposito di stecche... qui è emerso l’unico neo della 4 Pro e cioè che “bisogna” usare, per sfruttare al massimo le sue indubbie doti, l’albero della casa madre, anche un 77%, ma Challenger... con altri alberi le stecche rimangono troppo puntate sull’albero e la vela perde parte quella particolarità del S-Shape che si tramuta anche in perdita di spunto. Tutto sommato, restando in casa Challenger, se siete dei rider medio/pesanti ed uscite al mare, potete tranquillamente scegliere per un canonico set di vele wave, la 4 Pro 5.2 per avere un po’ più di spunto e duttilità e nelle metrature a scendere andare di ThreeG...
CHALLENGER SAILS 2014
658 € Reattiva, neutrale, leggerissima, feeling morbido, rapida, più potente e duttile rispetto al modello 2014 trim accurato, prezzo
mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :
+ -
WAVE SAILS (3,2/5,8)
CHALLENGER ThreeG 5,0
3,2/3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,8 410 cm 166 cm Challenger FSW99 400/19 carbon rdm 400/19 3 + 2 mini battens fisso
rider and test roby da costa - la punta (roma) - novembre ‘014 - photo © gianni mancini.
Questo mese mi sono cimentato nel testa della Challenger Three G 2015 Limited Edition Dany Bruch completa del suo albero dedicato. Mentre srotolo la fiammate vela wave mi accorgo che non solo la grafica è cambiata rispetto alla versione 2014, ma la vela è anche più leggera. Finito di armare la vela con le specifiche della casa, la metto al vento, due energiche pompate e... la vela sventa alla grande e sulle braccia è veramente “lite”. Questa vela che già mi piace, se fosse color Brazil sarebbe la vela più bella del mondo! Shape e leggerezza mi fanno tornare in mente la mia prima TheeG proto con la stella Italiana sulla penna, vela che ne ha viste di cotte e di crude e con la quale mi sono veramente divertito. Chiusa la parentesi dei ricordi, veniamo alle cosa pratiche. Per questo test non potevo chiedere di meglio, vento lite da SW che alla Punta arriva leggermente da mare e onda sul metrello e mezzo, in acqua solo in cinque. Come termine di paragone per testare l’inizio planata della Three G ho preso come riferimento in acqua il mio amico Vik, anche lui con la 5.0 Konda 2012 vela a 5 stecche. Il “ragazzo” pesa 68 kg, io 78, quindi 10 kg di più che in condizioni lite e vento da mare fanno la differenza. Tavola utilizzata per il test una moderna tre pinne 95 litri 2014, il Vik stesso volume e stesso assetto. Morale... due pompatine e via a stecca! Mi giro,e gli unici che planano dei cinque siamo io e Marcolino; altro peso piuma da 65 kg, anche lui armato di 5.0, ma Ezzy a 4 stecche. La vela con il vento al limite della planata fa egregiamente il suo dovere, esattamente come lo faceva il mio amato proto a tre stecche. Dopo trenta minuti il vento comincia a rafficare paurosamente e visto che anche la planata diventa veramente difficile decido di testare la vela sulle ondine sul metrello che si srotolano nella piccola baia della punta. La vela in surfata si comporta veramente bene, la parte bassa della vela fa il suo dovere regalando ad ogni pompatina un take off veloce e una surfata sulla faccia dell’onda senza strappi ne sbilanciamenti, insomma... rispetto alla versione 2013 è più potente, sventa di più e la parte bassa funziona alla grandissima. Conclusa la giornata di vento leggero e ondina da mare, dove la Three G ha superato il test a pieni voti, non mi restava altro da fare che attende una giornata di vento più sostenuto per verificare che tutto funzioni. Detto fatto! Il giorno dopo ecco che il vento ruota da sud e la Punta si trasforma. Entro nuovamente in acqua, con la vela settata con due cm in più di caricabasso reagisce bene, ma non dà il suo massimo... la vela si controlla, ma data la sua vocazione Lite/Medium wind, come il vento aumenta di nuovo, sono costretto a mettere mano di nuovo al caricabasso, per poi uscire definitivamente e armare la 4.5, che dopo poco verrà sostituita dalla 4.0. In conclusione la Three G 2015 è migliorata molto rispetto alla versione da me conosciuta la 2013... quella vela nella misura da 4.8 aveva poco range d’utilizzo con vento medio, questa vela è tutt’altro. La 5.0 la consiglierei serenamente a chi ama surfare con vento leggero e onda anche sopra i due metri, se il vento aumenta, o se siete dei surfer leggeri passate direttamente alla 4.5 ne avrete solo vantaggi, stessa potenza, ma meno ingombro e peso... vi pare poco?!
CHALLENGER SAILS 2014
667 € stabile, precisa, potente, ben costruita, range di utilizzo, dedicata al freestyle, ma non solo... prezzo
mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :
+ -
WAVE/CROSS SAILS (3,8/5,7) GAASTRA Pure 4,4
3,8/4,2/4,4/4,8/5,0/5,2/5,4/5,7 388 cm 155 cm Gaastra 100 RDM 370/17 carbon rdm 370/17 4 + 2 mini battens fisso
rider and test luigi acerra - il pilone (messina) - ottobre ‘014 - photo © severina
Munzlinger e gli atleti del team Gaastra hanno fatto veramente un gran lavoro su questa Pure. Già a prima vista la vela appare ancora più compatta e maneggevole nelle mani, grazie ad una minor lunghezza della tasca d’albero ed è più rifinita grazie a qualche rinforzo in posizione strategica per aumentarne la durata nel tempo. Premetto che ho montato la 4.4 con il suo albero ( Gaastra Rdm 370 C 100 ). La balumina risulta più dritta rispetto al modello precedente in modo da rendere la vela più stabile in andatura bugna in avanti. La stecca inferiore è stata appiattita per aver la vela più neutra nella zona inferiore e facilitare il ducking. Inoltre i ferzi non sono più orizzontali, ma radiali a partire dalla penna dell'albero e giù sino alla finestra. A terra stupisce subito il look rosso/rosa che riporta alla mente i bei tempi quando lo zio Robby Naish era con Gaastra... certo è che con questa vela non passerete certo inosservati! Personalmente tuttavia, ho sempre badato più alla sostanza che all’apparenza, per cui passiamo alla prova in acqua. Già dal primo bordo la Pure 2015 stupisce per le prestazioni. Parte in planata molto rapidamente. Il ducking (passaggio sottovela) è di una facilità disarmante grazie all'ottima stabilità, la spinta (effetto ascensore) dopo il passaggio in duck semplicemente esplosiva, fondamentale per manovre tipo Kono, Culo, Burner... alla base del freestyle moderno e mi spara in aria ad altezze impensabili con la versione 2014... Kono così me le sognavo con la Pure 2014! L'incremento di prestazioni in freestyle moderno tuttavia non ha per nulla danneggiato le prestazioni “classic”, tant'è che la vela rimane sempre bella stabile e neutra anche nelle manovre old style. Insomma una vela tecnica nelle prestazioni che offre, ma facile anche per un neofita del freestyle. A mio avviso è migliorato anche il range d'utilizzo: basta cazzare 1-2 cm di caricabasso ed 1 cm di bugna se il vento aumenta seriamente, tanto da permettermi di ritardare di parecchio la necessità di cambiare vela, passando alla 4.0. Infine il monofilm utilizzato è abbastanza spesso da garantire un'ottima durata, a differenza di altre velerie, che spesso usano monofilm “cartavelina“ sulle vele da freestyle, senza influire negativamente sul peso e sulla reattività della vela. La Pure è disponibile nelle misure 3.8/4.2/4.4/4.8/5.0/5.2/5.4/5.7: quindi è stata aggiunta una 3.8 al range, eliminando però la 4.0 e la 4.6. Prezzo in linea con la concorrenza, pur offrendo molto di più....
GAASTRA SAILS 2014
399 € leggerezza, facilità di trim, accessibilità, manovrabilità, controllo, prezzo non troppo potente, un po’ troppo “elastica”
mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :
+ -
WAVE SAILS 3 battens (3,8/5,1) GUN SAILS Aqua 5,1
3,8/4,2/4,6/5,1 414 cm 164 cm Gun Expert/Select 400/19 carbon rdm 400/19 3 + 3 mini battens fisso
rider and test smink - andora (sv) - febbraio ‘015 - photo © nuccy
La più leggera delle vele Gun Sails che abbiamo mai provato e una vela tre stecche che finalmente riesco a “capire”. Colpa mia sicuramente, ma quasi tutte le vele a tre stecche che ho provato fino ad ora, mi sono “apparse” come vele spettacolari tra le mani dei surfisti piccolini, un po’ meno tra le mie... che vado quasi per gli 80... non anni, ma chili, ma che probabilmente sono ormai vecchio e rimbambito, tanto da far fatica a “capire ed apprezzare” tutte queste novità! E in effetti, per andare sul sicuro... dopo aver usato per qualche tempo vele a 4 stecche, sono tornato l’anno scorso, con grande soddisfazione, alle tradizionali wave a 5 stecche tipo le mie amate Force R1 o per rimanere in casa Gun, le tradizionali TransWave. Eppure questa tre stecche Gun mi sta facendo divertire: le ultime 4 uscite che ho fatto, ho sempre utilizzato l’Aqua 5,1 che ci fosse poco e tanto vento. Mi è capitato ad esempio di uscire nel “catino” di Diano ed avere la possibilità, nel giro di un paio di orette, di provare la vela con pochissimo vento nello spot “basso” e di essere soprainvelato nello spot “alto”! In tutte due le condizioni la vela mi ha stupito per la facilità con cui si lascia condurre e per il “divertimento” che mi ha regalato ... non sarà sicuramente il top in fatto di potenza, ma non è neanche una “lama “che non dà spinta, anzi sarà l’abbinamento azzeccato con il mio albero Reptile Python 100% 400/19 , ma, basta un refolo d’aria in più perchè lo lo spunto si faccia sentire senza bisogno di un assetto particolare per gestirlo. Per intenderci... zero catapulte come mi era invece accaduto in un altro recente “test three battens” e una sensazione di leggerezza sulle braccia veramente inusuale. Come unico neo, potrei dire che l’Aqua è un pelino troppo morbida ed elastica: se la si “bistratta” troppo sotto raffica dà la sensazione di perdere un po’ della sua efficienza, “scomponendosi”... ma tra le onde serie e con il vento ideale è veramente puro divertimento! In surfata si rivela neutra e la manovrabilità è al top... uscita dopo uscita, ci ho preso con facilità la mano e nel vento leggero surfare con questa vela è una goduria perchè sembra di avere tra le mani un giocattolino... leggero, ma costruito in toto con monofilm tramato 4mil che permette alla vela di essere maltrattata tra le onde. Al proposito vi segnalo che la costruzione è si robusta, ma non al livello delle Gun di qualche anno fa che non arrivavamo mai alla fine... ma che pesavano anche nettamente di più. Per finire mi sarei aspettato una vela poco controllabile quando c’è vento forte ed invece anche soprainvelato il controllo rimane semplice e la vela sotto raffica non ti “spakka” il braccio dietro! Una vela wave ideale per surfare le onde e divertirsi con i venti medio/leggeri... leggerissima, manovrabile e neutrale!
GUN SAILS 2015
FEB/MAR 2015 G 47
395 € qualita/prezzo, controllo ottimale, leggera sulle braccia, morbida e bilanciata, adatta al vento forte meno performante per i pesanti
+ -
WAVE SAILS (3,3/5,7) GUN SAILS PEAK 4,2
mis. disp. : 3,3/3,5/3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,7 mis. albero : 384 cm mis. boma : 152 cm mast ideale: Expert / Select 370/17 mast comp.: carbon rdm 370/17 - 400/19 stecche : 4 + 2 mini battens top : vario
rider and test smink - albenga (sv) - marzo ‘015 - photo © catazen
Nella folta gamma 2015 di vele wave di casa Gun Sails che conta sull’Aqua (tre stecche), sulla Blow (compatta a 4 stecche), sulla Transwave (power wave tradizionale a 5 stecche), la Peak riveste il ruolo di wave radicale e già dall’anno scorso si è assunta il difficile compito di fare dimenticare agli aficionados della veleria tedesca, la gloriosa Steel. La Peak ha uno shape a quattro stecche fino alla 4,7 che diventano cinque nelle misure 5,0, 5,3 e 5,7 ed è molto simile alla vela dello scorso anno per quanto riguarda la costruzione. Il livello costruttivo è sempre alto, ma l’alleggerimento generale, ha portato il peso della Peak a livello delle migliori vele sul mercato e questo si paga in durata negli anni... quella da vere highlander delle vecchie (e più pesanti) vele Gun. D’altra parte se si vuole una vela più leggera, necessariamente i materiali si fanno meno spessi e qualcosa bisogna pagare, tenuto anche conto che non è che si sia perso molto in fatto di robustezza nella Peak (sempre 100% x-ply construction): durata, cura del particolare e delle rifiniture sono sempre tra gli obiettivi prioritari di Gun Sails, tra i quali però c’è anche, da qualche tempo, la leggerezza... Parliamo di trim... con i suoi 384 cm di albero, il nostro fido rdm Reptile Python 370/17 è quasi un must, ma il giro d’albero generoso permetterebbe di armarla anche con un sdm 370 o un 400/19 visto la presenza del vario top (opzioni che vi sconsiglio entrambe, per non snaturare le prestazioni di una vela che con il suo albero rdm della misura “giusta” offre il meglio.). In acqua la Peak 4,2 è una piacevole conferma, visto che avevamo già provato la stessa vela nella misura 4,7 lo scorso anno, anzi forse le prestazioni di una vela che ci aveva impressionato per il suo controllo e confort con il ventone, nell’edizione 2015 sono leggermente migliorate nella gamma di vento leggero e rafficato. Con un profilo bello profondo la Peak riesce a partire in planata più rapidamente e sia la potenza sviluppata che le prestazioni sul bordo, anche nelle condizioni farlocche, sono nella media di questo tipo di vele. Non essendo però la vela più potente del mondo, i surfisti pesanti, over 80 kg, potrebbero pensare alla misura più grande (tipo 4,2 piuttosto che 4,0 e 4,5 invece che 4,2...) per avere prestazioni pienamente soddisfacenti nella gamma di vento leggero, ma per tutti gli altri la Peak va benone! Anzi le super prestazioni di manegevolezza, leggerezza, controllo e confort di guida nel vento forte ne fanno una superba compagna di giochi tra le onde per i surfisti leggeri che apprezzeranno il suo feeling morbido e la sua neutralità in surfata, ma anche il controllo ottimale che questa vela esibisce in aria, nei salti.
GUN SAILS 2015
APR/MAG 2015 G 47
439 € qualita/prezzo, fine in surfata, bilanciata, leggera sulle braccia, versatile, confortevole necessita di un buon rdm 400/19
+ -
WAVE SAILS (3,2/5,7) GUN SAILS Blow 5,2
mis. disp. : 3,2/3,6/4,0/4,3/4,6/4,9/5,2/5,7 mis. albero : 414 cm mis. boma : 171 cm mast ideale: Expert / Select 400/19 mast comp.: carbon rdm 400/19 stecche : 4 + 2 mini battens top : fisso
rider and test smink - noli (sv) - marzo ‘015 - photo © nuccy
Parlando di Blow.. si può cominciare con il dire che siamo arrivati alla quarta edizione di questa fortunata vela a 4 stecche di Gun ed anche al nostro quarto test in 4 anni! A parte la mancanza di "fantasia" (almeno potevamo cambiare misura...) questo fatto ci ha permesso di testare con mano e di verificare anno dopo anno i cambiamenti apportati alle varie edizioni di questa vela. In quest’ottica possiamo dire che fino a qui, la Blow che ci ha più entusiasmato è quella del 2014: nel 2012 me ne ero preso persino un set “canonico”, ma avevo strausato la 5,2, poco la 4,6, quasi niente la 4,1 e mi ero spesso ritrovato ad utilizzare la 5,2 quando altri surfisti planavano con la 4,7 piena: una vela che mi aveva soddisfatto in pieno con il vento forte e medio, meno con le scoreggette d'aria! Quella del 2013, a parte i look con quel miscuglio di bianco e nero stile giornale quotidiano, già era stata affinata nelle prestazioni con il vento medio/leggero: non era un super potenza, ma esibiva un ottimo range di utilizzo oltre che tra le onde, anche in acqua piatta e con il vento rafficato. La 2014, grazie ai nuovi materiali costruttivi adottati (tramato, 100% x-ply, niente monofilm) si è rivelata la più bilanciata di tutte: leggera, dotata di uno spunto in planata veloce, super bilanciata grazie al boma leggermente più lungo ed in grado di garantire sempre una spinta adeguata quando il vento non è costante o forte. Ritrovare la mia 5,2 014 in piena forma a capodanno, dopo un anno di uso dell'amico Fra, ai Sal dove l'avevo lasciata... fa pensare che nonostante il sensibile allegerimento, le vele Gun continuano a durare, anche se strapazzate alla brutta maniera. L’edizione 2015 di questa vela conferma quello che di buono "diceva" la miglior Blow... una vela con cui si può surfare con soddisfazione in quasi tutte le condizioni di vento, anche usata fuori dal suo contesto di vela wave! E si perchè se tra le onde, la Blow impressiona per la sua agilità: dotata di un buon albero rdm e di un buon boma offre una bella sensazione la leggerezza sulle braccia ed il feeling è “morbido” come piace al sottoscritto, anche in in uscite “marginali”, Noli style per intenderci, la nuova 5,2, in assetto rdm con il nuovo Reptile Revers, garantisce sempre quel minimo di spunto che la porta a districarsi bene anche in condizioni di vento leggero e rafficato. Per quanto riguarda le uscite serie con il ventone, la Blow rimane una delle vele 4 stecche più confortevoli provate... neanche sotto le raffiche più forti si fa sentire più di tanto il tiro sul braccio dietro: di nuovo una vela ben riuscita, reattiva, ma versatile e confortevole... e di nuovo proposta ad un super prezzo, tale e quale a quello dello scorso anno.
GUN SAILS 2015
399€ leggerezza, potenza, partenza in planata, accelerazione, reattività in surfata, neutra e maneggevole meno adatta ai leggeri
+ -
WAVE SAILS (4,0/6,1)
GUN SAILS Transwave 4,7
mis. disp. : 4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,7/6,1 mis. albero : 415 cm mis. boma : 167 cm mast ideale: Cross/ Expert / Select 400/19 mast comp.: carbon rdm/sdm 400/19 stecche : 5 + 2 mini battens top : vario
rider and test smink - fornaci (sv) - maggio ‘015 - photo © gentiluomo
Vela wave su cui andare sul sicuro?! Se pesucchi... vai di Transwave! Ormai in catalogo Gun Sails da diversi anni, questa power wave rimane la scelta ottimale per chi non ha tante balle per il cervello, non è proprio leggerissimo e non vuole trovarsi davanti... sgradite sorprese! Le “nuove” vele a 3/4 stecche fanno sicuramente più “figo” (cosa per cui ho passato abbondantemente l’età), sono indubbiamente più leggere e spesso vanno anche bene! Spesso... perchè alle volte invece ci si ritrova con dei “motori meno steccati” che vanno perfettamente in talune condizione e molto meno bene in molte altre. Dopo aver provato tante vele a tre, quattro e cinque stecche sono sempre più convinto che a livello duttilità le five battens non le batta nessuno... giudizio di surfista ormai vecchiotto, ma che di ore in mare ne passa ancora parecchie. Da quanto mi sono comprato lo scorso anno un canonico set dei Naish Force R1 (4.2, 4.7, 5.0 e 5.3... ah, non sono diventato scemo, la 5,0 me la sono dovuta comprare causa test!), quest’anno non mi è mai venuto neanche nell’anticamera del cervello l’idea di cambiare vele! Vanno benissimo sempre, non si sono ancora (troppo) smontate e per un paio d’anni, salvo disastrose divagazioni a rocce, sono a posto. Ma perchè vi parlo delle Naish Force nel test della Gun Sails Transwave?! Per il semplice fatto che dopo aver assaggiato la TW 4,7 in un paio di uscite solitarie, la mareggiate del 1° maggio mi ha dato l’opportunità di provarla diverse ore alternandola alla mia amata Force R1 4,7 Rasta, anzi... quando sono riuscito ad andare a rocce con la Naish e a farci un buco in un ferzo (solo?!), l’ho lasciata in” infermeria” ed ho usato la TW 4,7. Tutto questo bel giro di parole per dire che la Transwave 4,7 ‘015 non mi ha fatto rimpiangere neppure per un attimo la “mia vela”: sembravano sorelle di altro colore e marca! Soprendentemente leggera sulle braccia rispetto alle TW degli corsi anni (merito dei nuovi materiali che ne hanno contenuto il peso), morbida al punto giusto, la TW 4,7 parte in planata velocemente, offrendo quella potenza in più che risulta utile per passare le schiume in situazioni “farlocche” e per riuscire a saltare anche con poca “rampa di lancio”. In condizioni ottimali il giudizio non può essere che eccellente... spinta iniziale, potenza, controllo ed un’ attitudine in surfata per i pesanti, neutra e reattiva allo stesso tempo... premiano la Transwave. In condizione dure, soprainvelati a palla, la gestibilità per me è sempre ottimale, ma pesando quasi 80 chili, ho bisogno di quello spuntino in più magari a scapito di un pizzico di stabilità (cosa che è tipica anche delle Force...), arrivo quindi capire (?!) che surfisti più leggeri possano apprezzare vele più graduali nella spinta. Per noi medio/pesanti costa il giusto e va benone!
GUN SAILS 2015
399 € Facila da trimmare, facile da usare, stabilità di profilo, buon range, rapporto qualità/prezzo imbattibile niente di significativo da segnalare
mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :
+ -
FREERIDE SAILS (4,7/8,1) GUN SAILS Stream 6,4
4,7/5,5/6,0/6,4/6,9/7,5/8,1 452 cm 193 cm Cross/ Expert / Select 430/21 carbon rdm/sdm 430/21 6 + 4 mini battens fix
rider and test smink - noli (sv) - mggio ‘015 - photo © barretta
New entry 2015, la Stream è la nuova no cam freeride che va a sostituire nel catalogo Gun Sails la gloriosa Future degli anni scorsi. L’indirizzo naturalmente è sempre lo stesso: una vela facile da trimmare, divertente da usare, in grado di offrire ottime prestazioni con i venti termici nostrani, con una potenza ideale per planare veloci rimanendo controllabile anche quando ci si va a confrontare con le raffiche più forti, tipiche della nostra tramontana. Disponibile in 7 misure dalla 4.7 alla 8.1 la Stream nasce come vela freeride, perdendo una stecca rispetto alla Future (5+1 perchè l’ultima in alto è quasi una mini batten...), risultando addirittura più leggera nonostante la buona grammatura del monofilm usato e gli evidenti rinforzi a base di x-ply nella bugna e nei punti più soggetti a stress. Il giro della tasca d’albero permette di armare agevolmente la vela sia che si decida di utilizzare il 430 rdm che sdm... abbiamo provato tutte e due le soluzioni, ma la nostra preferenza per l’albero rdm è dovuto solamente all’abitudine. In acqua la Stream offre uno spunto che permette di partire agevolmente e di mantenere la planata anche con il vento rafficato. Il profilo sorretto, dalle 5 stecche, permette un controllo ottimale anche con il vento forte... il braccio dietro si sente, ma mai in maniera devastante da scomporci o da dover correggere l’assetto. Quando si plana in mezzo a quelle raffiche assassine tipiche della nostra tramontana, la parte alta della vela fa bene il suo lavoro scaricando buona parte del vento in eccesso e facendoci ricordare che alla fine ci troviamo al cospetto di una moderna freeride sail, che fa della facilità il suo vero cavallo di battaglia. Le caratteristiche della vela ce lo ricordano in ogni bordo con prestazioni “sincere” raggiungibili senza fatica: buone accelerazioni, ottima stabilità e spunti velocistici tutto sommato più che onorevoli se abbinata ad una tavola adatta al suo range di utilizzo. Il boma, relativamente lungo, non ne fa una vela da tricks, ma in un programma puramente freeride, bordo, strambata, bordo... non si può che elogiare il comportamento di questa Stream 6,4. Le ragioni che premiano questa vela sono più o meno le stesse che ci hanno fatto apprezzare la Future negli anni passati: la facilità di trim, la leggerezza, la semplicità con cui si possono raggiungere il massimo delle sue prestazioni per quanto riguarda planata, accellerazione e velocità di crociera... Una vela “no cam” duttile, accessibile, ben costruita... proposta al solito prezzo più che abbordabile.
GUN SAILS 2015
GIU/LUG 2015 G 47
749 € leggerezza, potenza, partenza in planata, accelerazione, reattività in surfata, neutralità, duttilità costruzione parte bassa delicatina
mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :
+ -
WAVE SAILS (3,7/5,7)
NAISH Force Four 5,3
3.7, 4.1, 4.5, 4.7, 5.0, 5.3, 5.7 420cm 170 cm RDM 100/85 400/19 carbon rdm 400/19 4 + 3 mini battens fisso
rider and test smink - la coudouliere - marzo ‘015 - photo © barretta
Cinque linee compongono la rivoluzionata gamma di vele wave Naish per il 2015. Inizia infatti una nuova era per la Force che a fianco della Five, la tradizionale power wave, vede affiancarsi due sorelline dotate di meno stecche: Force Four e Force Three. Eliminata ”l’innovazione” Chopper e anche la “delicatina” Vibe, sostituita dal ritorno, ad un solo anno dal suo addio, da una molto simile Session, la gamma wave si completa con la potente compact wave/freestyle Boxer. Una gamma, che a prima vista, mi è sembrata un po’ troppo sbilanciata verso i surfisti leggeri con la Force Three, la Session (sempre che abbia mantenuto, cosa ancora da verificate, le “antiche caratteristiche) ed appunto questa Force Four! La mia “paura” era quella di ritrovarmi tra la mani una di quelle 4 stecche, tutta leggerezza e controllo, che a cospetto di un surfista intorno agli 80 chili, mancano un po’ di spunto. Mi sbagliavo abbastanza di grosso: la Force Four, alla prova in acqua si comporta come la Five e cioè come una delle migliori vele wave in circolazione, ma è più leggera anche se forse un pelo meno tollerante della gloriosa sorella nel vento veramente forte... per il resto la solita bella vela wave che va da sola! In quasi tutte le condizioni di vento anche rafficato, l’accelerazione è decisa, ma il controllo rimane ottimale in tutti frangenti. L’unica cosa che risente della perdita di una stecca a “sorreggere” il profilo è quel minino di confort in meno sotto le raffiche più forti: la vela si fa un po’ sentire sul braccio dietro. Questa è la sensazione che mi sarei sempre aspettato provando una 4 stecche: una vela discretamente potente e versatile, ma che pagasse qualcosa in confort con il vento forte, cosa che invece non è accaduta molte volte nei nostri test. Ma torniamo a noi... quel qualcosina che si paga in confort, viene ripagato dalle prestazioni in fatto spunto e duttilità nelle condizioni rognose, di estrema leggerezza sulle braccia e di agilità quando si va tra le onde, dove questa 5,3 si è rivelata gestibilissima, neutra e reattiva, ma allo stesso tempo “fine” in surfata e nella gestione della spinta. Ultime annotazioni... tutte le tre linee di Force si armano alla perfezione con gli alberi costant, vedi anche i miei alberi Reptile, ma avendo tra le mani il famoso Reverse (se non sapete cos’è andate a pagina 14), ho fatto anche la prova utilizzando l’albero anche in configurazione Side 2 e cioè con curva tra costant e hard... la Force Four 5,3 ne ha guadagnato qualcosina in fatto di confort sotto le raffiche più forti. Gran vela... prezzo a parte, potrei muovere un solo appunto a questa Force Four: l’ampia parte bassa della vela, tutta in monofilm, anche se tramato, ha un aspetto un po’ troppo... delicatino!
NAISH SAILS 2015
APR/MAG 2015 G 49
679 € Leggerezza, feeling “morbido”, reattiva, neutrale in surfata, facile da trimmare, spunto discreto costruzione “delicatina” in base, prezzo
mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :
+ -
WAVE SAILS (3,4/5,0)
NAISH Force Three 4,7
3,4/3,7/4,1/4,5/4,7/5,0 392 cm 156 cm Naish rdm 85 370 carbon rdm 370/400 3 + 3 mini battens vario
rider and test smink - carro (marsiglia) - novembre ‘014 - photo © barretta
Per la nuova stagione Naish ha fatto un “popo” di rivoluzione tra le sue vele e non solo tra le wave. In questo caso ci occuperemo soltanto dell’offerta per le onde, che eliminati in un botto solo gli “esperimenti” Chopper e Vibe, per il 2015 vanta tre tipi di Force, “distinte” dal numero di stecche presenti sulla vela e il re-integro della gloriosa all-around wave, Session, che appare molto simile come shape alla Vibe 2014, per fortuna però rinforzata dall’utilizzo del monofilm tramato. A queste quattro vele si aggiunge la compact wave/freestyle, Boxer che continua il suo glorioso cammino... per la serie vela riuscita, si “aggiorna”, ma non si tocca! Torniamo alle Force line che apre le danze con la tradizionale power wave, Force Five, si arricchisce della nuova performance wave Four, vista tra le mani di Naish durante la recente PWA Aloha Classic e sfodera la nuovissima ultra-light wave Three... e noi proprio questa abbiamo provato, nella misura 4,7 con un occhio alle prestazioni della Force 4,7 2014 che fa parte del mio personalissimo bagaglio di vele wave! Esame particolarmente impegnativo, quello del confronto con la mia Force 4,7, “rasta style” a cinque stecche, vela che al momento reputo il mio non plus ultra tra le onde! La Force Three, unica vela wave della gamma Naish a vantare anche lo stiloso look rasta... è arrivata rossa... amen, ce ne faremo una ragione! Come è ormai “uso e costume” da qualche anno, Naish ha alleggerito ulteriormente le vele (già al top di gamma in fatto di peso) non solo con la scelta di materiali “sofisticati”, leggeri e robusti, tipo il 100% X-ply laminate con cui è costruita la parte alta della vela, ma anche aumentando la superficie della finestra tramata (Spectraview II Window) anche sotto la prima stecca di base, cosa che aumenta sicuramente la visibilità, ma che personalmente non apprezzo più di tanto perchè dà un’impressione un po’ più delicatina alle nuove vele. Dimenticato questo mio “dubbio”, ultra-light wave si addice bene a questa leggerissima Force Three che si arma con il 370 rdm (anche con il 400 visto il vario top, ma diventa più rigida) e qualche centimetro in più di caricabasso (398/399 cm) di quanto dichiara la casa. Si trimma in un secondo e anche la Force Three evidenza subito la caratteristica piega tra le due stecche centrali che è “bagaglio” di moltissime vele di questa categoria. La piega si vede a secco e scompare in azione, contribuendo ad aumentare l’ampio range di utilizzo di questo tipo di vele. Rispetto alle altre vele a tre stecche, gia assaggiate”, la Naish è forse un po’ più potente offrendo maggiore spunto ai bassi regimi (mai però come una Force tradizionale), spunto che bisogna imparare a gestire con un assetto un po’ diverso sulla tavola, pena frequenti... catapulte. Per il resto ci troviamo al cospetto una vela “morbida” che mi ricorda molto le gloriose Session in surfata, meno in andatura dove la “vecchia” Session rimaneva molto più “fine”, con un range però più ampio e più duttile rispetto altre tre stecche provate fin’ora... divertentissima in surfata, ideale compagna per riders di peso leggero che si ritroveranno tra le mani un mix di reattività, leggerezza, neutralità e versatilità... che non costa poco però!
NAISH SAILS 2015
DIC/GEN 2015 G 45
699 € discretamente potente, reattiva, stabile, manovrabile, neutrale in surfata, duttile con il vento forte, look piacevole finestra ampia, ma non tramata
mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :
+ -
WAVE SAILS (3,6/5,6) NEIL PRYDE Atlas 5,4
3,6/4,0/4,2/4,5/4,8/5,0/5,2/5,6 396 cm 162 cm P7 C100/C80 rdm 370/17 carbon rdm 370/17 4 + 2 mini battens fisso
rider cassik - test cassik - como lake - gennaio ‘015 - photo © slowriders
Il trend della riduzione delle stecche nelle vele wave prosegue, ma questo non significa che le classiche 5 stecche siano destinate a scomparire dai cataloghi dei vari brand. Neil Pryde non fa eccezione e accanto alla The Fly (la down-the-line a 3 stecche) e alla Combat (All-round Wave a 4 stecche) troviamo la Atlas che ha mantenuto fede al disegno a 5 stecche, in tutte le misure, dalla 4.0 alla 6.2. La Atlas è la classica la power-wave perfetta per le condizioni wave on-shore indicata per surfisti pesanti. In realtà noi l'abbiamo testata come vela bum&jump per i laghi, con il naturale abbinamento ad un FreestyleWave e in questo utilizzo diventa una vela che soddisfa perfettamente anche i medio-leggeri (70 kg nel caso del nostro tester), visto che in condizioni di flat o chop un po' di potenza in più può solo essere utile. Srotolando la vela si apprezza subito la qualità dei dettagli e il look molto bello (nelle due opzioni rosso-based e blu-based), “sintomo” della fantasia che Neil Pryde ha sviluppato sulle vele 2015, in coerente evoluzione rispetto alle grafiche 2014. Altri due dettagli saltano subito all'occhio: la presenza (ma non è una novità) dei tendi-stecca per i quali non serve la chiavetta e l'assenza di monofilm tramato, cosa che stupisce visto che diversamente da altri modelli NP non esiste una versione HD tutta tramata che può essere scelta da coloro che ne vogliono fare un utilizzo intenso tra le onde. Per il test abbiamo usato un albero Challenger FSW 400/99 e contrariamente a quanto spesso si dice in giro circa la difficile compatibilità tra vele Neil Pryde e alberi non NP, la vela ci è sembrata armata bene e anche in acqua ha risposto positivamente, anche se resta la curiosità di provarla abbinata al suo Neil Pryde FX100 RDM. In acqua, rispetto alle soluzione wave pure (tipo la Combat, per restare in tema NP) la planata è ovviamente più immediata, senza perdere troppo in maneggevolezza, specialmente se non ne facciamo prettamente un uso tra le onde. La vela è risultata morbida e graduale nella spinta, dando un ottimo confort generale anche grazie alla maggiore esposizione in penna che ci fa tenere una posizione molto eretta. Ovviamente di pari passo, l'accelerazione è meno bruciante all'arrivo di una raffica. Insomma si tratta di una vela molto equilibrata e confortevole che per un uso freewave e bum&jump ci sentiamo di consigliare come prima scelta rispetto alle altre soluzioni più specifiche wave del famoso brand coi cerchi concentrici.
NEIL PRYDE 2015
FEB/MAR 2015 G 49
999 € accelerazione con vento leggero, stabilità e controllo con vento forte, maneggevolezza sopra ogni aspettativa prezzo, chiusura della bugna con un sistema a molletta...
mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :
+ -
SLALOM SAILS (5,8/9,5)
NEIL PRYDE RS Slalom MK6 6,5
5,8/6,4/7,0/7,8/8,6/9,5 448 cm 195 cm NP FX 100 430/21 sdm carbon rdm/sdm 430/460 7 + 3 cams fixed head
rider and test lucactivity - arma di taggia (im) - settembre ‘014 - photo vittoria/nikon
Sorellina minore della RS Racing Evo 6 di king Albeau, la RS Slalom MK6 (grazie Vittoria per questo bellissimo regalo di compleanno!) vanta uno standard qualitativo molto elevato: una serie di rinforzi e sezioni con materiali consistenti “irrobustiscono” la vela. Stecche in carbonio, regolazione millimetrica della tensione della stecca e la bugna integrata nel profilo della vela che mantiene i benefici di una misura ridotta del boma. Annotazioni vanno anche alle mini stecche in carbonio, ai tre ultracam identici alla RS Racing e ai due occhielli della bugna per un migliore regolazione della balumina specie per chi non vuole usare i rinvii! La vela si arma rapidamente come tutte le vele con i camber della nuova generazione, ma la RS Slalom MK6 ha un range di regolazione molto ampio: dal trim con poco vento a quello da vento forte la vela cambia molto il suo aspetto. La sensazione è quella di avere due vele completamente diverse: lascata di caricabasso accentua molto la profondità del centro velico mentre regolandola molto cazzata la vela diventa sensibilmente piatta. Ho armato la vela con un albero RRD 100% SDM 430 e un boma RRD carbon Vogue 80% senza rinvii, tavola RRD X-Fire 105 2013 e pinna Tectonics "Fury" 36. La buona rotazione dei camber e l'assenza di pieghe strane nel profilo della vela mi hanno fatto decidere di non procedere all'acquisto del suo albero dedicato. In mare con vento leggero, armata con la minima tensione di caricabasso necessaria, la vela risulta molto potente e molto bilanciata, non si scompone anche in presenza di qualche raffica più forte in cui però lo sforzo con gambe e braccia si fa più intenso. Rispetto alle due vele che ho utilizzato in passato (RRD Firewing 6,5 e Gun GS-R 6,2 ) è più omogenea nella curva del grasso e le mie sensazioni sono di un inizio planata leggermente ritardato della MK6 rispetto alle altre due, ma con un bilanciamento e una progressione nel raggiungimento della velocità massima migliore. Con poco vento, intorno ai 13/14 nodi, si ha la sensazione di avere la vela sempre piena di vento e perfettamente controllabile nel caso il vento decidesse di rinforzare. L'accelerazione è impressionante, forse la caratteristica principale di una vela che garantisce una spinta molto potente e costante accelerando con una progressione degna di nota: un motore che in condizioni di light wind diventa... un vero moltiplicatore di vento! Con poca tensione di caricabasso i camber faticano un pochino a girare e abituato a strambare con le due vele precedenti noto che il cambio di mura bisogna anticiparlo un po’ perchè il maggior grasso delle altre vele continua la sua spinta fino a oltre la metà della curva, mentre la Neil Pryde tende a terminare la sua pressione già prima della metà curva. Ma il bello viene con il ventone almeno fino a 25 nodi: vento forte, rafficato, bucato in tutte e tre le uscite e prerogativa principale è stata andare a cercare le raffiche più forti per vedere cosa succedeva. La RS Slalom MK6 asseconda ogni raffica, rotazione o buco del vento che sia, sempre neutra stabile e perfettamente controllabile in qualsiasi andatura. Armata con una tensione di caricabasso che apra la balumina fino all'ultima mini batten, la vela smagrisce moltissimo e i camber ruotano decisamente meglio. La regolazione della bugna non deve mai essere in tensione perchè la vela diventa molto nervosa e sbilanciata perdendo le sue caratteristiche migliori di stabilità e neutralità. Purtroppo chi userà come me un boma con il terminale stretto, tenderà a rovinare un po’ il monofilm perchè la vela sfrega nella zona delle clip. La Neil Pryde RS Slalom MK6 ha soddisfatto in pieno le mie aspettative, anzi anche qualcosa di più. Poche le cose che non mi hanno convinto... la chiusura della bugna con un sistema a molletta che dopo qualche uscita presenta già segni di ossidazione, la pressione dei camber sulla tasca d'albero prima di essere inseriti sull'albero stesso che secondo me con il passare del tempo tenderanno a rovinare proprio il tessuto della tasca d'albero, (problema presente su molte vele con i camber) e come sempre il prezzo molto elevato. Nei lati positivi indichiamo tutte le caratteristiche riferite alle prestazioni: accelerazione impressionante con poco vento, stabilità e controllo con il vento forte, maneggevolezza sopra ogni aspettativa.
NEIL PRYDE 2015
590 € Discretamente potente, reattiva, stabile, manovrabile, neutrale in surfata, duttile con il vento forte, look piacevole finestra ampia, ma non tramata
mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :
+ -
WAVE SAILS (3,6/5,6)
P7 SALT 4,8 CAMPELLO ED
3,6/4,0/4,2/4,5/4,8/5,0/5,2/5,6 396 cm 162 cm P7 C100/C80 rdm 370/17 carbon rdm 370/17 4 + 2 mini battens fisso
rider panda - test smink - androra (sv) - ottobre ‘014 - photo © smink
Nella gamma wave 2015 di Point Seven che offre la Salt 5G in versione “normale”, la Swag 3G a tre stecche e la power wave Spy, la Salt Campello LTD è la vera “chicca” della stagione, realizzata per l’arrivo nel team dell’asso venezuelano. Ricardo Campello che, da quando ad inzio anno, ha cambiato motori, sia tavole che vele, pare avere riguadagnato continuità e motivazioni, coronando la stagione con un ritorno nel top tre del raking wave PWA 2014. La “sua” vela è... bella e “buona”anche alla prima! Bella perchè con i colori “venezuela style” è la più accattivante a livello di look della linea P7 2015, “buona” alla prima perche sin dal primo bordo si è rivelata una di quelle vele che ti dimentichi di averla: poche incertezze, buona duttilità, discreta potenza, ma soprattutto una gran leggerezza sulle braccia. Se non fosse per la finestra non tramata, vanterebbe anche una costruzione tutto sommato robusta e curata. Le quattro stecche e l’ampia finestra in monofilm contribuiscono in buona parte a contenere il peso, ma proprio l’ampiezza della finestra al top per la visibilità in surfata, lascia qualche dubbio sulla durata nel tempo della vela. Al proposito vi segnalo però che non essendo il monofilm utilizzato dei più leggeri e dei più fini, qualche bella macinata la Salt l’ha “digerita” senza alcun tipo di problema. La Campello Edition va armata con il 370/17, (il nostro Reptile Pythom 370 si è rivelato... la morte sua!), anche se i 398 cm di albero potrebbero “indurre” qualcuno a montarci il 400/19... cosa possibile grazie anche al vario top, visto che abbiamo provato a fare anche noi, ma la vela diventa più “rigidella” ed è più reattiva con il 370. In acqua si rivela subito una vela facile ed intuitiva in tutti i suoi aspetti: non è una power wave, ma non è neanche così “dedicata” ai pesi leggeri... rispetto alle due vele tre stecche provata in questo numero e ad altre four battens, lo spunto erogato è decisamente superiore. Anche in condizioni di vento leggero e rafficato, anche i medio pesanti, riescono a trarsi d’impaccio e a partire in planata con relativa facilità! Se con il vento leggero lo spunto di potenza non è “devastante”... con il vento forte non sembra quasi di avere tra le mani una 4,8... il feeling è morbido e il braccio dietro non è mai sollecitato troppo. E tra le onde vi ritrovate tra le mani una vela leggera, bilanciata nei salti, precisa e vivace in manovra, quasi “fine” in surfata. Facile, neutra e piacevole, leggera, persino tollerante la Salt 4.8 Campello Edition la vediamo bene come compagna ideale in condizioni wave “ventilate, abbinata ad una tavola multifin, twinzer, thruster o quad che sia.
P7 SAILS 2015
DIC/GEN 2015 G 47
673 € ampio range di utilizzo, easy trim qualita/prezzo, confort, controllo con il vento forte, bilanciata un po’ ingombrante in manovra
mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :
+ -
FREERIDE SAILS (4,4/8,0)
RRD Evolution 7,2 MKVII
4,4/5,0/5,7/6,4/7,2/8,0 470 cm 208 cm Wave Vogue V2 / Evolution V2 460/25 carbon rdm/sdm 460/25 6 + 2 mini battens fisso
rider and test smink - noli (sv) - mggio ‘015 - photo © barretta
Una delle vele più “consolidate” dentro la gamma RRD, si rinnova di volta in volta, senza perdere però il suo “primario” indirizzo: una gran bella vela freeride no cam facile da trimmare, ma in grado di elargire un mix di prestazioni di alto livello, “evolvendosi” in base alla misura scelta. Allora... stiamo parlando della Evolution giunta quest’anno all’edizione MKVII e quando accenniamo all’“evoluzione” di prestazioni in base alle misure... non stiamo, come al solito... delirando. Se date un’occhiata ai disegni della vela vi accorgerete che le sei misure dell’Evolution hanno shape differenti dalle misure piccole a quelle grandi: 4.4, 5.0, 5.7 si affidano ad un “tradizionale” shape a 5 stecche che regala maneggevolezza, leggerezza, controllo e stabilità in condizioni ventilate; le tre misure più grandi 6.4, 7.2, 8.0 adottano invece una shape a 6 stecche per regalare, grazie anche all’adozione dei tubolari nelle stecche e di due mini battens in balumina, potenza, controllo, velocità... il tutto “condito” con la maggiore stabilità possibile. Le misure grandi adottano anche la seconda stecca dal basso passante da sotto il boma a sopra l’occhiello di bugna che stabilizza il profilo e consente di ridurre sensibilmente la misura del boma. L’Evolution 7,2, oggetto di questo test, si può armare tranquillamente con una 460/25 sia sdm che rdm, ma un “uccellino” ci ha “cantato” che questa vela abbinata all’albero rdm RRD Wave Vogue 460/25 ha fatto sfracelli nei test dei magazine europei... di buon grado ci siamo munite dello stesso albero che, tra le altre cose, permette un trim velocissimo della vela che ce l’ha fatta subito apprezzare.In acqua... e beh anche in acqua l’Evolution si è fatta subito ben volere sin dalla prima uscita con la tramontana nella baia di Savona, uscita in cui parti da riva con il vento da terra che non plani e non sai mai quanto saranno forti e stese le raffiche solo che 200 metri più fuori. É proprio con il vento più forte trovato al largo che questa vela ha espresso tutto il suo potenziale: la velocità di crociera è notevole, ma è soprattutto sotto raffica che l’Evolution regala emozioni forti. Abbinata la Firemowe 122 su un piano d’acqua pressochè piatto ogni raffica corrisponde a qualche nodo in più di accelerazione e velocità finale: un bel viaggiare visto che la vela non si scompone mai più di tanto. In strambata con il vento forte sembra persino più leggera di una 7,2... sensazione di leggerezza che si apprezza stranamente di meno invece con i venti più leggeri. A parte questo anche con il termico più leggero le prestazioni di questa vela sono di tutto rispetto, anche in fatto di planata, potenza, accellerazione... una vela che interpreta alla perfezione il ruolo di freeride di razza, abbinando alla semplicità di trim e di conduzione, prestazioni più che lusinghiere... purtroppo non costa pochissimo!
RRD SAILS 2015
659 € leggerezza, feeling, reattiva, neutrale in surfata, facile da trimmare, buono spunto prezzo, porzione di finestra in monofilm
mis. disp. : mis. albero : mis. boma : mast ideale: mast comp.: stecche : top :
+ -
WAVE SAILS 3 battens (3,4/5,0)
SIMMER Tricera 4,5
3,4/3,7/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0 381 cm 163 cm Simmer RDM 10 370/17 carbon rdm 370/17 3 + 2 mini battens fisso
rider corrado - test smink/corrado - secret (sal) - gennaio ‘014 - photo © avagnina wife
Sulla carta, questo della Simmer Tricera è un freetest, ma tenuto conto che ultimamente sto uscendo più con Corrado che con i miei consueti “aiutanti” e che il livello di questo giovane amico nell’ultimo anno si è assai alzato (abbastanza naturale visto che nel 2014 ha surfato più lui di tutti noi ed in posti wave “seri”...) tanto da fare impallidire 2/3 del nostro test team... potremmo elevare questa prova a “rango” di test vero e proprio! Per il secondo anno consecutivo abbiamo trascorso le vacanze natalizie a Capo Verde sull’isola di Sal, insieme a tanti amici e tra gli altri, la Corrado family. Il nostro giovane amico si è portato per mission capoverdiana, la nuova vela 3 stecche di Simmer, la Tricera 4.5 che non è altro che l'evoluzione della BlackTip in un concetto three battens! Senza farla tanto lunga, lascio la parola direttamente al nostro free tester, non prima di ricordarvi, per completezza, che stiamo parlando di un surfista leggero... 60 kg scarsi con la muta! Il fatto di aver navigato negli stessi spot e con la stessa tavola Quantum 85 dell' anno scorso, mi ha permesso di mettere a fuoco le differenze tra la Tricera e la BlackTip dell'anno scorso. Sin dall’inizio il feeling con la tree battens è stato immediato... tanto per cominciare è facile trovare il trim ottimale, cosa non così scontata con le vele di questo tipo. La sensazione che emerge immediatamente, appena si scende in acqua, è quella di super leggerezza sulle braccia... ma quello che non davo per scontato è che la Tricera fosse anche relativamente potente quando deve, neutra in surfata, rapida e persino duttile al cospetto di un surfista di peso leggero. É sicuramente una vela adatta alla tavole multi fins degli ultimi anni e posso dire che settando il mio Quantum in assetto thruster, mi sono trovato davvero a mio agio nel wavesailing down the line anche in condizioni di onda parecchio impegnativa. In surfata mi è apparsa più neutra della mia “vecchia” BlackTip e garantisce quel minimo in più di reattività on-off che mi ha permesso di avere l'emozione di surfare senza vela, quasi come facessi surf da onda. Se con il vento al limite della planata offre la potenza necessaria per essere sempre al posto giusto nei momenti critici, quello che non mi aspettavo è che in condizioni di sovrainvelatura rimanesse così stabile da garantire anche ad un surfista leggero come me sempre il massimo in fatto di controllo... gran vela davvero! Chiudo con un cenno alla costruzione, nonostante una porzione di finestra in monofilm non tramato, per me è a prova di proiettile visto che ha resistito incolume alle varie frullate nei vari reef dell'isola compreso quello di Secret!
SIMMER SAILS 2015
409 € qualita/prezzo, duttilità, efficace in surfata, bilanciata, leggera sulle braccia... va meglio con mast hard top
+ -
FREEWAVE SAILS (3,6/5,8) VANDAL Riot 4,0
mis. disp. : 3,6/4,0/4,2/4,5/4,7/5,0/5,3/5,8 mis. albero : 368 cm mis. boma : 150 cm mast ideale: Gaastra 100 RDM 370/17 mast comp.: carbon rdm 370/17 stecche : 4 + 2 mini battens top : vario
rider and test luigi acerra - pilone (sicilia) - marzo ‘015 - photo © saverina maruca
Rinnovata rispetto al 2014 sia nello shape che nelle misure disponibili (ora ce ne sono un paio in più e le misure sono state “razionalizzate”: dalla 3.6 alla 5.0 lo shape è 4 stecche, mentre nella 5,3 e 5,8 è “sorretto” da 5 stecche) la Riot 2015 si presenta con tutte e carte in regola per fare parlare bene di sè nell’ampia categoria delle vele freewave... fascia addirittura amplissima, ma che si “restringe” immediatamente se aggiungiamo alcune parole “magiche” e cioè... “alla portata di tutte le tasche”! In quel caso la scelta si riduce a poche marche e nel caso dei nostri test a Gun e appunto Vandal sails! Sorprendente è l'aggettivo che calza a pennello per questa Riot. In principio ero molto scettico sulle performance che potesse offrire una vela “economica” come questa (come per Gun si parla di 200/250 euro in meno rispetto alla più blasonata concorrenza), ma appena montata e soprattutto appena sceso in acqua.... mi son dovuto ricredere. Il vivace look giallo-verde Brasil style è piacevole e non lascerà certo che passiate inosservati... quest’anno è stata pure aggiunta un colorazione in più, verde/viola, anch’essa gradevole, che ricorda molto il look Gaastra! Le finiture curate nei particolari tipo i paraurti delle stecche in silicone per proteggere le cuciture e i materiali resistenti a base di monofilm tramato e pannello in dacron accanto alla tasca d'albero per appiattire il profilo e fornire una migliore elasticità al rig, la rendono una vela wave molto solida e a prova di frullate. In quest’ottica si fa apprezzare rispetto alla Riot provata nel 2014 anche la sensibile riduzione dell’ampiezza della finestra in monofilm, comunque bello spesso. Nonostante l’indubbia qualità costruttiva, il peso di questa 4,0 rimane molto contenuto e ne aumentata ulteriormente la facilità d'uso. L’ingresso in planata è molto rapido anche in leggera sottoinvelatura. Il controllo aereo è ottimale in manovre tipo forward, ponch, shakas, table tops.... è una vela che eroga immediatamente la potenza in fase di stacco (cioè quando serve...) restando però neutra durante l'airtime ed in surfata. Anche se nasce come vela freestyle wave, la Riot offre ottime prestazioni nelle power moves dove c’è bisogno di potenza e manovrabilità, con un ducking facile ed immediato. anche se non ai livelli della Gaastra Pure che ho preso per questo test un po’ come termine di paragone, visto che l’ho usata fino a poco tempo fa. Insomma una buona vela tuttofare wave-freestyle-bump and jump alla portata di tutte le tasche... tanto che se se siete proprio “genovesi” tutta la linea può essere montata, senza troppe controindicazioni, con il solo 400/19 (meglio se hard top come i Gaastra mast), grazie al vario top dalla 4,7 a scendere!
VANDAL SAILS 2015
JEKO 9’5”
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rider and test smink - andora (sv) - febbraio ‘015 - photo © panda
MOKI JEKO 9’5” Size: 9’5”x31x4” 1/32”- volume 128 litri Fins: Net (epoxy honeycomb) USbox 6” + 2 Net (epoxy honeycomb) FCSbox 4.7” Questa volta per la già lunga serie di test dei “sup da onda a portata di windsurfista”... scendiamo di volume. Dai “rassicuranti” 140 litri delle due tavole testate nel numero scorso (i 9’0” Supa Surf di Tabou e Cosmo di RRD) ai 128 litri di questo Moki Jeko 9'5”. Entriamo in un altra fascia di tavole, sicuramente più manovriere e molto vicina come litraggio ai 126 litri della mia tavola personale, il “famoso” Coco 9’2” che uso un po’ come termine di paragone in queste prove. Vi dirò subito che il Jeko si è rivelato in grado di “battere” il mio “termine di paragone” che è si più leggero, più stretto, ma anche molto più nervoso ed instabile a cospetto di un rider di quasi 80 chili. Con un peso relativamente contenuto (parlo della tavola... ah, ah, ah!) e una forma abbastanza “strana” soprattutto se si ha ormai l’occhio abituate alle forme, tozze e larghe che vanno per la maggiore in questo nicchia del sup... il Moki Jeko 9'5” si è rivelato come uno dei migliori compromessi per le onde fino a qui testato in questi ultimi due anni. Quando parlo di compromesso... parlo di sup che surfano come tavole più piccole pur mantenendo la stabilità di una tavola più grande.... mission non facile! E questo Jeko interpreta bene questa parte... con la larghezza generosa che da centro tavola va a chiudersi in una prua affillata che sembra che aspetti solo di finire decapitata a rocce in uno dei nostri simpatici spots lo-
cali.... ah, ah, ah.... è stabile e molto facile da gestire in fase di risalita, anche con un piano d’acqua particolarmente mosso (condizione che con il Coco 9’2” patisco sensibilmente forse perchè a parità quasi di volume ha una larghezza di solo 29” contro i 31” del Jeko...). Una volta in surfata si comporta proprio come un sup più piccolo: pur partendo facilmente sull’onda è reattivo alla pressione dei piedi sia nei bottom che nei cut back... regalando una surfata intuitiva. Necessita di qualche onda per trovare la posizione migliore (piede ben indietro e gambe larghe e ben piegate) per porter sfruttare al meglio le sue doti e concentrarsi solo a... giocare con le onde! É un po presto per dirlo (solo 4 uscite...), ma secondo me è una tavola che potrebbe permettere ai surfisti non proprio leggeri di radicalizzare un minino le movenze visto che si comporta come un grosso surf a dimensioni sup! In effetti a guardarlo bene, il Jeko 9'5” è certamente molto largo nella standing area, cosa che regala un’ottima stabilità, ma è anche molto sottile (lo spessore massimo è ridotto a 4'') ed ha dei bordi snelli ed affilati, combinazione che offre una gran manovrabilità per essere al cospetto di una tavola di queste dimensioni. Non costa poco, ma ha la bella sacca “long travel” inclusa (spessore regolabile può contenere anche due tavole) e la dotazione accessoristica (Goretex automatic valve, ma soprattutto le tre pinne) è di prim’ordine!
MOKI SUP 2015
RRD Air Su0p’4” Conv Plus 1
1086 €
RRD AIRSUP CONV PLUS 10’4” Size: 10’4”x 34” x 4 1/4” (315x86x12 cm) - volume 190 l Fins: 1 x Rear Fin 22 + center fin 25 cms and removable boxes Il 2014 è stato, a detta di molti operatori del settore sup, l’anno dei gonfiabili, visto che non tutti hanno dove riporre o sanno come trasportare un “bestione” lungo a volte più di 3 metri. L’unica “alternativa” suppistica non può essere che un gonfiabile... o un sup da onda sotto i 9 piedi, ma questo è un altro discorso. L’idea del test di un sup gonfiabile se devo essere sincero, non è che mi allettasse più di tanto... ma le tante “richieste” di amici e lettori, giunte alla mail del magazine, mi hanno convinto di buon grado a provare questo AirSup Conv Plus 10’4” che RRD offre in tre diverse misure (9’8”, 10’2”, 10’4” e quest’ultima sia nella versione spessa 4” che 6”)! In un ottica windsurf per principianti sarebbe stato meglio provare la versione più spessa (6” pari a 15 cm contro i 12 cm del 4”), ma per un strano “gioco” del magazzino RRD è arrivato il meno “spesso” che tutto sommato si è rivelato molto duttile. La sacca di questa tavola che comprende tutto (dalla pompa stile kite al sup vero è proprio, ripiegato, alle scasse, alle pinne..) non è più grande di una sacca da kite e l’unica cosa che manca (neo di questo AirSup Conv Plus...) è la bella pagaia in tre pezzi, che avevano trovato nella sacca del Air Sup 10’2” testato qualche tempo fa. Il Conv Plus non prevede la pagaia perchè è un vero e proprio “wind sup” nato per essere ”una nuova via per iniziare il windsurf”! Ciò non toglie che grazie al fatto che la scassa della deriva (come quella della pinna) può essere smontata in un attimo con il semplice ausilio di un cacciavite a stella... prendete una pagaia e vi ritroverete sotto i piedi un sup da cruising, che se gonfiato adeguatamente (dai 13 ai 14 bar) ha poco da invidiare ai sup all round non gonfiabile intorno ai 10 piedi (vi consiglio di togliere la deriva perchè se no la tavola non va dritta!) È con la vela per che AirSup Conv Plus 10’4” impres-
siona... Passo indietro: a fianco di questo sup gonfiabile RRD offre un “Sup Sail & Rig”, in pratica un’altra comoda sacca che contiene un rig completo composto da albero carbon rdm in tre pezzi, vela da 2,5, 4,5 o 5,5 a scelta, bicchiere, piedino e super boma 140/190 a diametro ridotto... il tutto proposto ad un prezzo interessante (436 euro) in rapporto alla qualità del prodotto... alta! La vela in monofilm, oltre ad essere leggerissima come del resto tutto il rig, è espressamente studiata per dare il meglio con i principianti... le stecche non si impuntano mai e la vela genera una spinta generosa che fa partire subito AirSup Conv Plus 10’4”. L’impressione è quella di planare, anche se non si plana... visto che la leggerezza del gonfiabile esalta la spinta della vela. Il volume è adeguato per aiutare nei primi passi qualunque apprendista surfista di peso medio (per i pesanti meglio lo “spesso” da 6”) e la derivetta removibile permette a tutti di tornare da dove si è partiti... in più è divertente da usare anche per chi in windsurf ci sa già andare! Un bel prodotto, assai robusto, che se non costasse un po’ troppo (parlo del sup e non del rig) potrebbe considerarsi il classico due piccioni con una fava... un windsurf valida alternativa alle tavole da principianti come gli Easy Rider, giusto per rimanere in casa RRD e un sup da cruising!
RRD SUP 2015
OTT/NOV 2014 G 43
rider and test: smink - photo © Panda
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Cosmo 9’0
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RRD COSMO CLASSIC 9’0” Size: 9’0”x32”x4”(274x81x11 cm) - volume 140 l Fins: Quad Set “S+M” Smoke polyester set Costruzione: Classic (EPS/ GLASS) - Pro (EPS/Custom made FULL CARBON) Altro “suppino” che ben si adatta a surfisti che si vogliono avvicinare al mondo del sup da onda, senza doversi improvvisare “ballerini”... Mi spiego... se già il Cosmo 8’5”, testato quest’estate, con i suoi dieci litri in meno di volume, ci era sembrata una tavola ben stabile, il 9’0” in questo caso è una vera sciccheria. Solito discorso... quando esco con il Coco 9’2” più leggero e forse un pelo più reattivo del Cosmo 9’0” nelle onde molto grandi, dopo un po’ in fase di risalita, quando la stanchezza comincia a farsi sentire, spesso e volentieri, basta un po’ di “bulesumme” laterale, per farmi perdere l’equilibrio e cominciare a cadere in acqua come un besugo. Cosa che non accade con il Cosmo 9’0”... otto cm di larghezza e 14 litri di volume in più, si fanno apprezzare soprattutto se cominciate a pesare quasi 80 chili e non avete più l’agilità di un gatto! Mi è capitato di stare a surfare con il Cosmo 9’0” più di tre ore senza mai cadere in attesa delle onde e di ricominciare a dover fare l’equilibrista, quando ho ripreso la mia tavola. Dopo aver provato quest’estate il Cosmo 8’5” nella leggerissima versione Pro (8,4 kg), vi posso anche svelare cosa ha in più ed in meno il 9’0” rispetto al fratellino... fratellino poi, per modo di dire perchè la linea Cosmo vanta anche un 7’5” da 100 litri ed un 8’0” da 120... roba da gente che si è votata al Sup da onda “serio”. Per noi poveri vecchietti, sopra i 75/80
chili, alla ricerca di un’alternativa al windsurf, i due Cosmo più grandicelli... vanno più che bene! Torniamo alle differenze tra i due fratelli... il grande è più accessibile ed ha un approccio immediato: se con l’8’5” avevo avuto qualche problema iniziale con l’assetto quad, con il 9’0” non c’è stato un attimo di incertezza... ho montato le 4 pinne, l’ho usato sempre con quell’ assetto e non ho mai sentito l’esigenza di dover dotare il Cosmo del più tradizionale assetto thruster (cosa permessa dalla 5 scasse presenti sulla tavola). In partenza, nessun contrattempo del tipo tavola troppo reattiva alla pagaiata che tende a slashare... niente di tutto ciò: facile, intuitiva, stabile, duttile e per niente impegnativa. Come il fratellino meno voluminoso, sull’onda rivela le sue doti migliori... facile da far girare e veloce appena si indietreggia sull’appoggio posteriore, in una sola parola: una figata! Se andate a rileggere il test dell’8’5” vedrete che in questo frangente ho cambiato solo una mezza parola nel mio giudizio: veloce al posto velocissima! Questo è infatti il minimo scotto da pagare con il 9’0”, non so quanto imputabile ai 10 litri di volume in più e non invece, più probabilmente alla costruzione Classic che paga giusti, giusti 2 chili di peso in più rispetto alla versione Pro. Peso che non si avverte più di tanto, finchè non si a cercare di radicalizzare la nostra azione... allora ci si accorge che il 9’0” ha qualcosa in meno in fatto di reattività! Il vero neo però non è questo... in un’ottica alternativa windsurf, manca l’attacco per la vela che avrebbe reso questa tavola un best seller in fatto di versatilità!
RRD SUP 2015
DIC/GEN 2015 G 51
” Wassup 8’5
9CLA0SS4IC
RRD WASSUP 8’5” CLASSIC Size: 8’5”x31”x4½” (cm 256x78x11) - 135 l Fins: 1 x 8’5” Dolphin Fin Polyester US + 2 side future Quattro tecnologie costruttive caratterizzano la nuova linea Wassup V3, la stilosa Wood (ma anche più costosa di circa 250 euro), la tradizionale Classic, la robusta ed economica Epx (quasi 130 euro di meno) e la resistente Softskin destinata alle scuole e agli entry level. Cinque i differenti modelli (8’5’’, 9’0”, 10’0”, 10’5”, 11’0”) presenti in tutte e quattro le versioni.... e come sono passati i tempi, dal primo test di un Wassup! Era il luglio del 2011 quando avevamo provato proprio l’8’5” in versione Epx: lo shape era abbastanza diverso da quello 2015, ma le misure sono rimaste più o meno le stesse. Il passare del tempo riguarda noi, che non avevano provato il sup tra le onde perchè... “vorrei decantarvi le gesta tra le onde con la pagaia, ma sono ancora in difficoltà a scenderle con tavole più piccole del mio Eleven tutto fare! Dovessi scendere ora le onde con l’Eleven... sarei in difficoltà, ma al contrario... troppo grande! Ed in effetti quattro anni di pratica tra le onde si fanno sentire perchè la prima impressione del Wassup Classic V3 8’5” è quella di un sup stabilissimo e divertente. Divertente e versatile vanno di pari passo nel definire questa tavola, dotata, nel rispetto del suo nome “windsurf as sup”, dell’attacco per la vela. Pure non avendo più i tasselli delle straps come il modello di quattro anni fa, la possibilità di poter sfruttare la vela in tutte quelle condizioni di onda che non sono fruilbili con il wave grosso, è sicuramente una bella freccia nell’arco di questo modello V3, visto che anche con la vela surfa giù
dalle onde, esibendo curve degne di una tavoletta... ma non sicuramente l’unica! La cosa bella di questo sup è che non necessita di quasi nessun periodo di acclimatamento per regalare surfate divertenti anche con la pagaia... una cosa al dire il vero bisogna farla: quando si va per onde “serie”, è necessario sostituire la pinna centrale (costruita in materiale meno ”pregiato” rispetto alle pinne laterali...) Dolphin Fin Polyester con attacco US box che va benissimo per il sup windsurf, con una pinna decisamente più piccola. Personalmente sono arrivato a metterci una Gas Fins da 17 cm, appena poco più grande delle due belle pinne Side Future che equipaggiano questo tri-fin e mi sono trovato benissimo. Il Wassup 8’5”, non è reattivo in surfata come ad esempio i Cosmo per restare in casa RRD, ma è facile da far partire anche sulle onde molle e surfa come un grosso long board... veramente un bel mezzo con cui divertirsi ed approcciare alle onde, senza dover fare il “ballerino” in fase di risalita, vista la sua buona stabilità anche con rider vicini agli 80 kg. Il fatto di poterci attaccare la vela, rende ancora più appetibile questa tavola... all round come la “chiamano” in RRD o meglio super versatile ed adattissima alle nostre condizioni!
RRD SUP 2015
rider and test: smink - photos © Fabio Pera connection
Supa Surf
9’0”
12G-S4kin9 TABOU SUPA SURF 9’0” G-SKIN Size: 9’0”x31,5”x4” (274x80x11 cm) - volume 140 litri Fins: box FCS - Fins FCS M5 Thruster (side base 4.37" - side depth 4.55") Costruzione: G-Skin - TES Altra conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che di sup... non capiamo veramente un’ostia! Anche questa volta nella scelta della tavola da provare in questa sessione di test, ci siamo fatti influenzare... dal volume! I Supa Surf di Tabou sono infatti offerti in tre misure 8’0” da 110 litri, 8’6” da 125 e 9’0 da 145... scartato subito l’8’0”, la scelta rimaneva tra i due “grandicelli” Supa Surf. Il fatto che l’8’6” disponga di un volume ancora più ristretto di quello del mio NSP Cocomat 9’2”, che spesso è volentieri mi costringe a fare il “ballerino”... mi ha spinto a scegliere i “rassicuranti” 145 litri del Supa 9’0”! Tanto rassicuranti che la tavola mi è subito apparsa molto più “grandicella” di quello che mi aspettavo... perchè?! Perchè sono un tonto... una larghezza generosa di 31’5” (circa 80 cm) contro i 29 1/2'' (circa 74 cm) del mio Coco, fa si che in pratica il Supa disponga di ben 6 cm di larghezza e 20 litri di volume in più... il che ci porta ad avere sotto i piedi un sup da onda, molto più stabile di quanto ci si potrebbe aspettare. Visto che ci dite sempre che proviamo solo roba da “gioielleria”, questa volta sia per il Supa Surf che per Cosmo 9’0” testato qui a fianco, abbiamo optato per le versione base, un pelino più economiche (si fa per dire), robuste, ma anche più pesanti. Ed in effetti uno dei limiti di questa tavola in
versione G-Skin (la versione da ricchi è la TES) è rappresentato proprio dal peso che ne penalizza un po’ la partenza e la reattività in manovra. Per il resto il Supa Surf 9’0” è una tavola duttile che permette di surfare sia onde piccole che “sberlazze” tipo quella della foto. In surfata sulle onde grandi la tavola risponde docile ai comandi dei piedi, ma patisce un po’ i cambi repentini di direzione a causa della “mole imponente”, rendendo la surfata più lenta del previsto. Tre pinnette in resina, un pelo più performanti al posto delle consuete FCS M5, migliorerebbe le prestazioni sia in questo frangente sia quando si usa il sup con la vela. Tutto sommato però, soprattutto nell’’ottica alternativa al windsurf, è una tavola che offre una spiccata duttilità permettendo di giocare tra le onde in tutte le condizioni, anche le più piccole... se poi volete farci un minimo di cruising, la larghezza ed il volume generoso, lo permettono agevolmente. Tornando tra le onde... la tavola si comporta meglio proprio nelle condizioni dove la partenza è “spinta” dall’onda e meno dalla pagaia... ma la sua mole permette a tutti o quasi di avvicinarsi al mondo del sup da onda, con un mezzo che permette di imparare in quattro e quattr’otto i primi rudimenti surfistici! E il fatto che il Supa 9’0” sia dotata di ben due attacchi per la vela, ne aumenta sensibilmente il “valore” in fatto di duttilità.... chiedete a Max quanto si è divertito con il sup e la 5,3 in una recente mareggiata con pochissimo vento, mareggiata in cui noi, non avendo il sup in macchina, siamo stati a riva ore a guardarlo!
TABOU SUP 2015
5(9(56((65(9(5 FRP V PDVW H O L HSW U ZZZ FRP VXS H O L HSW U ZZZ
Photo Š Paolo De Angelis - courtesy www.windspirit.it