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L'intelligenza artificiale può contribuire a rendere l'assistenza medica più equa dal punto di vista del genere, se le condizioni sussistono.

alla base c’è la fiducia

Parlare con i pazienti in situazioni difficili

le meraviglie del cervello

La tecnologia della neurofisiopatologia nell’Azienda sanitaria

elaborazione del lutto

“Nel lutto, le emozioni ci travolgono, come l’onda di una marea”

istantanea → Vado in bici… e faccio bene!

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) 150 minuti di attività fisica a settimana si traducono in un aumento medio dell’aspettativa di vita di 7,5 mesi.

Care Lettrici, cari Lettori,

capita a volte che Voi o il Vostro partner soffriate di influenza maschile? Se Vi viene da sorridere e pensate che abbiamo usato questa definizione per evidenziare la tendenza dei maschi a lamentarsi, siete fuori strada. Infatti, è stato scientificamente provato che gli uomini soffrono di più per l’influenza o le infezioni simil-influenzali rispetto alle donne. Il motivo è che il sistema immunitario femminile è in grado di affrontare i virus meglio rispetto a quello maschile. Grazie alla medicina di genere, è aumentata la nostra familiarità con le differenze e le diverse reazioni di uomini e donne alle malattie e ai trattamenti. L’articolo dedicato è disponibile a partire da pagina 08.

“Il dialogo medico-paziente come base della fiducia” è il contenuto dell’articolo di Guido Schumacher. Al suo interno, il Primario del Reparto di Chirurgia degli Ospedali di Bressanone e Vipiteno spiega come idealmente dovrebbe svolgersi un tale dialogo, quali difficoltà possono sorgere e come si può venire incontro alle necessità delle diverse tipologie di paziente. Maggiori informazioni a pagina 14.

Siete interessate/i al disturbo da deficit di attenzione e iperattività, comunemente noto come ADHD?

Anche voi ne siete affetti o avete figli a cui è stato diagnosticato? Allora dovreste dare un'occhiata ai due consigli di lettura contenuti in questa edizione di one. Entrambi i saggi sono stati scritti da esperti dell’Azienda sanitaria e meritano di essere letti. Li trovate a pagina 34.

Buona lettura! La Vostra redazione di one

parlare con i pazienti “alla base c’è la fiducia”

quando i neonati non riescono a deglutire

“nel lutto, le emozioni ci travolgono come l’onda di una marea”

storia di copertina

parità di genere grazie all’ia

personalia: chi sono i nuovi dirigenti? chi è andato in pensione?

inoltre, in questo numero:

informare

Non Oro, ma Platino Fiera d’Autunno 2024

Disabilità a colori: infanzia, adolescenza, età adulta

Formazione per il FSE 2.0

aiutare e assistere L’immagine della Salute: visita al cantiere dell’Ospedale provinciale di Bolzano No vuol dire No!

vivere

Consigli di lettura

Novità in Intranet –Ufficio gestione presenze e intramoenia

La ricetta

assistenza infermieristica alle donne le meraviglie del cervello

non oro , ma platino

A giugno, dopo un processo di accreditamento all’eccellenza durato tre anni, l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige ha ottenuto il livello Platino. La conclusione dell’iter e l’ottimo risultato raggiunto sono stati un buon motivo per festeggiare. Il 19 settembre, tutte le persone coinvolte si sono riunite nella sala congressi dell’Ospedale di Bolzano per la cerimonia di consegna della certificazione da parte di “Accreditation Canada”.

ingeburg gurndin

traduttrice: tatiana de bonis

I successi vanno festeggiati, soprattutto dopo il lungo e intenso processo che si è concluso con l’audit avvenuto lo scorso giugno.

La cerimonia di consegna della certificazione si è svolta il 19 settembre nella sala congressi dell’Ospedale di Bolzano. Accreditation Canada era rappresentata da Yuliya Shcherbina, Responsabile Sviluppo Europeo, e dall’Advisor Alessandro Buriani.

Per tre anni, 25 team e circa 350 collaboratrici e collaboratori hanno portato avanti il progetto di accreditamento all’eccellenza per il raggiungimento della certificazione su base volontaria con Accreditation Canada. Nel corso del processo sono stati definiti 29 standard. L’obiettivo di un sistema di gestione della qualità è valutare, ottimizare e sviluppare la qualità all’interno dell’Azienda prevedendo un miglioramento continuo. Per raggiungere questo obiettivo, sono stati compiuti molti sforzi e sono state introdotte numerose misure di miglioramento.

La certificazione è una pietra miliare per l’Azienda sanitaria: gioia e soddisfazione per tutte e tutti coloro che vi hanno partecipato.

Il processo negli ospedali e nelle strutture territoriali si è concluso con un audit di 10 giorni, a conclusione del quale è stato conferito il livello Platino. Dopo anni di intenso lavoro, tutte le persone coinvolte ora sono molto soddisfatte. “Il nostro obiettivo era l’Oro”, ha spiegato il Direttore generale Christian Kofler, “ma abbiamo raggiunto il livello Platino, che è un livello superiore, il che ovviamente ci rende molto felici perché conferma che nell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige si lavora secondo elevati standard di qualità a beneficio della popolazione”.

Il Direttore generale Christian Kofler ha espresso il proprio apprezzamento alle circa 150 persone presenti alla cerimonia di consegna della certificazione. Ognuna/o di loro, grazie all’impegno continuo e all’intensa collaborazione durante questi tre anni, ha contribuito al successo del programma di accreditamento e al suo completamento.

Cerimonia di consegna della certificazione presso la Sala congressi dell’Ospedale

Elisabeth Montel, Direttrice del Comprensorio sanitario di Bressanone, a colloquio con Hubert Messner, Assessore provinciale alla Salute

Alessandro Buriani consegna il certificato al Direttore Generale Christian Kofler

La certificazione per l’accreditamento al livello Platino

La Direttrice tecnico-assistenziale Marianne Siller e il Direttore generale Christian Kofler a colloquio con Georg Leimstädtner della Federazione per il Sociale e la Sanità

Alessandro Buriani di Accreditation Canada e Sandra Girardi, Referente aziendale per l’implementazione del progetto di accreditamento all’eccellenza.

fiera d’autunno 2024

Dal 7 al 10 novembre 2024 saremo nuovamente presenti alla Fiera d’Autunno di Bolzano con 8 stand. Vi aspettiamo numerose/i!

Disabilità a colori: infanzia, adolescenza, età adulta

Confronto e dibattito in occasione della Giornata Internazionale della Disabilità

Save the date 06.12.2024

NOI Techpark Via A. Volta 13/A, Bolzano

Inizio del convegno ore 13:15 dalle 19:00 alle 21:00 musica e buffet

Programma e iscrizione

Attenzione : il personale tecnico-assistenziale e medico che desideri ottenere i punti ECM dovrà iscriversi al convegno tramite portale ECM (codice corso: 18689) entro il 15 novembre 2024.

formazione per il fse 2.0

Nella cornice del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), sono stati stanziati 15,62 miliardi di euro per la “Missione Salute”. Tra gli obiettivi, l’ammodernamento e la digitalizzazione del servizio sanitario nazionale. L’Alto Adige riceverà 2,4 milioni di euro per misure di formazione e comunicazione.

Uno dei pilastri è l’introduzione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) 2.0, che garantisce una migliore interoperabilità e accessibilità in tutto il settore sanitario.In questo contesto, è stato sviluppato un dettagliato piano di formazione rivolto a diversi gruppi target tra cui il personale dirigenziale, i key user (utilizzatori chiave) e il personale sanitario in generale.

Il programma di formazione comprende vari moduli che coprono argomenti quali la firma digitale, la protezione dei dati, l’uso sicuro dell’FSE 2.0 e le strategie di comunicazione. È importante sottolineare che la formazione è un fattore decisivo per il successo dell’implementazione del Fascicolo Sanitario. Il personale interessato deve acquisire le competenze necessarie per poter utilizzare il sistema in modo efficiente. Non c’è tempo da perdere perché, entro la fine del 2025, una grande fetta di personale sanitario dovrà avere le conoscenze necessarie per raggiungere gli obiettivi di pianificazione.

Già al via

Il programma di formazione è iniziato nel giugno 2024 con un workshop sul programma di implementazione del Fascicolo Sanitario Elettronico per i massimi dirigenti dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige e dell’Assessorato alla Prevenzione sanitaria e alla Salute. In quella sede è stata ribadita l’importanza di questo progetto di digitalizzazione. I key user svolgono un ruolo fondamentale nel programma di formazione, poiché in seguito fungeranno anche da tutor. Chi sono questi utenti chiave? Sono circa una settantina le persone selezionate dai responsabili delle Strutture organizzative complesse. Si tratta di operatori ed operatrici che operano nell’ambito sanitario e che utilizzano il FSE in tutta la Provincia, tra cui Medici di Medicina generale, Pediatri di Libera scelta, farmacisti e professionalità di strutture private convenzionate. Mentre la formazione per i farmacisti e gli specialisti delle strutture private convenzionate non è prevista fino al 2025, per tutte le altre figure essa è già iniziata quest’autunno.

L’implementazione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) 2.0

è già in corso. Sono previsti diversi livelli di formazione affinché le persone che vi lavorano possano sfruttare al meglio questa nuova piattaforma digitale.

La piramide della formazione

I corsi di formazione sono organizzati su più livelli. Il primo si basa sui requisiti e sulle linee guida del Dipartimento per la Trasformazione Digitale (DTD) del Ministero della Salute e comprende informazioni generali sul FSE 2.0 e sull’importanza della firma digitale, quest’ultima indispensabile perché richiesto dalla normativa. Le sezioni, poi, trattano argomenti quali l’uso del FSE, i suoi vantaggi per la cittadinanza, la conformità alle norme etiche e di protezione dei dati nonché la sicurezza informatica.

Il secondo livello include contenuti specialistici adattati al rispettivo settore professionale. Tra questi figurano, ad esempio, i servizi offerti dal portale FSE, la documentazione clinica e la tenuta dei registri.

Il terzo livello è destinato solo ad alcuni gruppi professionali del settore sanitario e mira ad aiutare le persone che partecipano ad applicare le conoscenze acquisite nella pratica e a trasmetterle. Ad esempio, organizzando workshop sul FSE o tavole rotonde. Questo programma di formazione è rivolto esclusivamente ai key user.

peter a. seebacher traduttore: rocco leo

La consapevolezza che le donne e gli uomini abbiano delle differenze anche dal punto di vista medico, e che pertanto debbano essere curati in modo dissimile, si sta lentamente facendo strada. Con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, la medicina di genere è destinata a fare un grande passo avanti.

parità di genere grazie all’ia

peter a. seebacher, traduttore: rocco leo

In passato, la medicina si è sviluppata principalmente sullo studio di corpi e dati sanitari maschili. Per molto tempo, le donne non sono state prese in considerazione o lo sono state unicamente per determinate ricerche cliniche. Questo ha inevitabilmente portato a una pregiudiziale nella ricerca e nella pratica medica.

Questo squilibrio ha iniziato a ridursi negli anni '80 e '90, quando in medicina è stata riconosciuta l’importanza delle differenze di genere. La ricerca ha dimostrato che le donne possono avere sintomi diversi rispetto ad alcune malattie, rispondere in modo dissimile ai farmaci e avere un decorso delle patologie differente rispetto agli uomini. Dal punto di vista biologico, le donne e gli uomini differiscono in molti modi, il che ha implicazioni per l’assistenza e il trattamento medico. Le differenze ormonali, ad esempio, svolgono un ruolo importante. Ormoni come l’estrogeno e il testosterone non solo influenzano lo sviluppo del corpo – sul quale si è innescato un polemico dibattito durante i Giochi Olimpici per la controversa vicenda della pugile algerina medaglia d’oro, Imane Khelif – ma anche la risposta immunitaria, il metabolismo e il sistema cardiovascolare.

Queste differenze possono significare che donne e uomini reagiscono in modo diverso ai farmaci o incappano in rischi eterogenei nello sviluppare determinate patologie. Ad esempio, l’infarto è stato a lungo considerato una “malattia maschile” poiché i sintomi nelle donne sono spesso atipici e meno drammatici che negli uomini. Di conseguenza, gli attacchi cardiaci nelle donne venivano spesso riconosciuti e trattati in ritardo, con un conseguente aumento del tasso di mortalità.

Tuttavia, oltre alle differenze biologiche, anche i fattori sociali e culturali svolgono un ruolo nella medicina di genere. I modelli di ruolo specifici per il genere, le aspettative sociali e l’accesso all’assistenza sanitaria possono influenzare il comportamento sanitario e la prevenzione delle malattie. Per esempio, le donne sono più propense a usufruire di programmi di prevenzione sanitaria e tendono ad avere abitudini più sane Gli uomini, invece, partecipano meno agli screening preventivi, spesso non sono particolarmente attenti all’alimentazione e, tendenzialmente, mettono in atto comportamenti più rischiosi. Queste differenze sociali e culturali possono influenzare anche la diagnosi e il trattamento.

Un altro aspetto della medicina di genere è la farmacologia specifica. Spesso, le donne e gli uomini metabolizzano i farmaci in modo diverso. Ciò significa che in alcuni casi le donne hanno bisogno di una dose inferiore di un farmaco rispetto agli uomini o soffrono di effetti collaterali differenti. Come anticipato, ciò è dovuto anche al fatto che, in passato, gli studi clinici siano stati condotti per lo più su uomini. Di conseguenza, molti farmaci non erano e non sono ottimizzati per le donne.

Tuttavia, oggi si presta maggiore attenzione all’inclusione del genere femminile negli studi clinici, al fine di ricercare gli effetti specifici dei farmaci in base al sesso.

“L’influenza maschile non è affatto un’invenzione: gli uomini possono effettivamente avere sintomi più forti.”

Bettina Pfleiderer, responsabile del gruppo di lavoro “Cognition & Gender” dell’Università di Münster, dove è anche medico dell’Universitätsklinikum, nonché relatrice del 7° Simposio altoatesino sulla salute delle donne e degli uomini: “Le donne mostrano sintomi diversi rispetto agli uomini quando si ammalano della stessa malattia. Il sistema immunitario delle donne è più adatto ad affrontare i virus, è una questione biologica. Ciò significa che quando è in arrivo un raffreddore o addirittura l’influenza, l’organismo femminile è in grado di contrastare meglio il virus mentre gli uomini si ammalano di più. In questo senso, l’influenza maschile non è affatto un’invenzione, ma gli uomini possono effettivamente avere sintomi più forti. Al contrario, se si osservano le statistiche su chi viene ricoverato in ospedale per gli effetti collaterali dei farmaci, le donne sono decisamente più numerose. Uno dei motivi è sicuramente il dosaggio troppo elevato, perché non si presume che ci siano differenze. Oppure possiamo dire che in passato era così mentre ora più donne vengono incluse nelle sperimentazioni farmacologiche”.

Medicina di genere e intelligenza artificiale

La medicina di genere e l’intelligenza artificiale (IA) sono due dei campi più innovativi della medicina moderna. Mentre la medicina di genere mira a comprendere meglio e a tenere conto delle differenze di salute e di progressione delle malattie tra donne e uomini, l’IA offre il potenziale per analizzare rapidamente grandi quantità di dati e identificare modelli essenziali per la medicina personalizzata.

La combinazione di questi due elementi apre nuove possibilità per un’assistenza sanitaria più accurata, efficiente ed equa.

Gli esperti concordano sul fatto che l’intelligenza artificiale ha il potenziale per rivoluzionare la medicina, riconoscendo modelli di dati complessi che sono difficili da comprendere per gli esseri umani. Gli algoritmi di intelligenza artificiale possono analizzare grandi quantità di informazioni mediche, come le cartelle cliniche elettroniche, i dati di imaging e le informazioni genetiche, per poi ricavarne preziose indicazioni. L’IA è in grado di apprendere autonomamente dai dati e, quindi, di migliorare costantemente le previsioni e le raccomandazioni.

L’integrazione della medicina di genere e dell’IA offre promettenti opportunità per analizzare e tenere conto delle differenze di salute tra uomini e donne in modo ancora più preciso. L’IA può aiutare a identificare modelli specifici di genere in grandi insiemi di dati che in precedenza non sono stati individuati. Ad esempio, si potrebbero sviluppare algoritmi in grado di analizzare i sintomi delle malattie cardiache nelle donne e negli uomini in modo differenziato e di formulare di conseguenza diagnosi e raccomandazioni terapeutiche specifiche.

Attraverso l’analisi di grandi quantità di informazioni mediche, l’intelligenza artificiale può identificare le differenze di genere nell’evoluzione delle malattie. Questo potrebbe aiutare a sviluppare migliori modelli predittivi per la valutazione del rischio; modelli che tengano conto del genere come fattore dirimente. In oncologia, ad esempio, i modelli supportati dall’IA potrebbero aiutare a identificare le specifiche differenze di genere nella risposta a determinate terapie e, quindi, supportare lo sviluppo di strategie di trattamento personalizzate.

Gli studi clinici potrebbero essere ottimizzati grazie all’uso dell’IA e dei risultati della medicina di genere. L’IA può contribuire a bilanciare meglio la composizione dei/ delle partecipanti allo studio in termini di sesso, età e altri fattori rilevanti, questo per ottenere risultati più indicativi. Le analisi supportate dall’IA potrebbero anche aiutare a identificare precocemente gli effetti collaterali dei farmaci specifici per genere, migliorando così la sicurezza e l’efficacia delle terapie.

L’IA potrebbe accelerare lo sviluppo di terapie personalizzate integrando le scoperte mediche di genere nell’analisi dei dati dei/delle pazienti. Combinando informazioni genetiche, dati clinici e risultati specifici di genere, l’IA potrebbe essere utilizzata per creare piani di trattamento personalizzati che tengano conto delle esigenze specifiche di uomini e donne. Ad esempio, si potrebbero sviluppare algoritmi che calcolino il dosaggio ottimale di farmaci per i singoli pazienti in base al sesso, alla predisposizione genetica e ad altri fattori.

Sfide e considerazioni etiche

Nonostante le premesse promettenti, l’integrazione della medicina di genere e dell’IA presenta anche delle criticità. Infatti, una delle sfide più grandi è garantire che gli algoritmi siano privi di pregiudizi. Quando i modelli di IA vengono addestrati su dati non rappresentativi, possono amplificare i risultati falsi e aggravare le disuguaglianze nell’assistenza sanitaria. Ad esempio, un algoritmo addestrato su un database composto prevalentemente da soggetti di sesso maschile potrebbe trarre conclusioni errate se applicato a pazienti di sesso femminile.

Un’altra area problematica è quella della protezione dei dati e della privacy. Poiché l’IA si basa su grandi quantità di dati personali, è importante che questi vengano elaborati in modo sicuro e anonimizzato per proteggere la privacy dei/delle pazienti. È inoltre necessario garantire che le persone mantengano il controllo sui propri dati e possano prendere decisioni informate sull’utilizzo di questi ultimi.

Prospettive future

Il futuro della medicina di genere in combinazione con l’intelligenza artificiale promette un’assistenza sanitaria ancora più precisa e personalizzata. Un domani, la ricerca in questo settore potrebbe condurre a trattare le malattie non solo in base al genere, ma anche in base ad altri fattori individuali come la genetica e lo stile di vita. Ciò consentirebbe una medicina personalizzata, adatta alle esigenze specifiche di ciascun individuo. Un altro sviluppo interessante è la possibilità che l’intelligenza artificiale supporti le decisioni mediche in tempo reale, analizzando continuamente i dati sullo stato di salute dei/delle pazienti e formulando raccomandazioni personalizzate. Questo potrebbe portare progressi, in particolare nella medicina preventiva, riconoscendo i rischi in anticipo e intervenendo in modo mirato prima che le malattie si manifestino.

L’integrazione tra medicina di genere e intelligenza artificiale potrebbe offrire una prospettiva promettente per il futuro della medicina personalizzata. Prendendo in considerazione le specifiche differenze tra i sessi e utilizzando la potenza di calcolo e la capacità di apprendimento dell’IA oggi disponibile, si possono intraprendere nuove strade nella diagnosi, nel trattamento e nella prevenzione delle malattie. Tuttavia, è importante affrontare le sfide etiche e garantire che queste tecnologie siano utilizzate in modo da migliorare l’assistenza sanitaria per tutti, assicurando al contempo equità e privacy.

Come afferma Clemens Heitzinger, relatore al simposio di Bressanone e Professore associato alla Research Unit Machine Learning Institute of Information Systems Engineering Department of Informatics (Computer Science) della Technische Universität di Vienna: “L’intelligenza artificiale può già essere utilizzata con successo nella pratica clinica ma, a questo proposito, è ancora urgentemente necessaria una discussione sociale sulle condizioni quadro e su delle chiare regole legali”.

Nonostante i progressi compiuti nella medicina di genere, le sfide sono ancora molte. C’è ancora una sottorappresentazione delle donne in molte aree della ricerca medica. Inoltre, ci sono ancora lacune nella comprensione di come il genere costituisca un fattore discriminante per la salute. Anche l’implementazione dei risultati della medicina di genere nella pratica clinica non è ancora uno standard ovunque. Un’altra sfida è quella di includere nella ricerca sulla medicina di genere fattori intersezionali come l’etnia, lo status socioeconomico e l’età. Tali fattori possono ulteriormente esacerbare o modificare le differenze di salute tra i sessi.

È importante utilizzare queste nuove tecnologie in modo da migliorare l'assistenza medica per tutte le persone e garantire la protezione dei dati personali.

La medicina di genere rappresenta un importante passo avanti sulla strada di un’assistenza medica più personalizzata ed equa. Aiuta a comprendere meglio le specifiche differenze nel campo della salute e a tenerne conto nella pratica clinica. Affrontando le esigenze e i rischi specifici di donne e uomini, è possibile migliorare l’assistenza sanitaria in generale e la qualità della vita delle persone.

che cos’è la medicina di genere?

La medicina di genere è nota anche come medicina sensibile al genere o medicina generespecifica. Si occupa delle differenze di salute nel decorso della malattia tra donne e uomini. Queste differenze non si basano solo su diversi fattori biologici, ma derivano anche da diverse influenze sociali e culturali che modellano il comportamento sanitario e l’assistenza medica.

L’obiettivo della medicina di genere è quello di consentire un’assistenza medica migliore e più personalizzata, tenendo conto delle esigenze e dei rischi specifici di donne e uomini. La medicina di genere esamina le differenze specifiche di genere nella biologia, nella fisiologia e nella suscettibilità alle malattie di uomini e donne. Queste differenze sono spesso sottili, ma possono avere un impatto significativo sulla diagnosi, sul trattamento e sulla prevenzione delle malattie. Ad esempio, i sintomi di un attacco cardiaco nelle donne sono spesso diversi da quelli degli uomini, il che in passato ha portato a trascurare più spesso la stessa patologia nelle donne. La medicina di genere si propone di registrare sistematicamente queste differenze e di integrarle nella pratica medica.

simposio genderhealth –medicina di genere

Il 7° Simposio altoatesino sulla salute delle donne e degli uomini, tenutosi l’undici ottobre a Bressanone, si è concentrato sulla medicina di genere e sull’intelligenza artificiale (AI).

Esperte ed esperti nazionali e internazionali si sono avvicendati su temi quali “L’uso dell’intelligenza artificiale in medicina intensiva – Un’opportunità per una medicina intensiva equa dal punto di vista del genere?” (Clemens Heitzinger, Prof. associato Ing. Machine Learning Technische Universität di Vienna) o “La discriminazione di genere nella salute digitale – L’intelligenza artificiale per ottimizzare i benefici e ridurre i rischi delle terapie farmacologiche: sfide e opportunità”. (Stefania Nobili, Ricercatrice in Farmacologia –Dipartimento di Neuroscienze, Psicologia, Farmacologia e Salute del Bambino – Università di Firenze). Tutte le collaboratrici, tutti i collaboratori nonché le studentesse e gli studenti delle professioni sanitarie interessati sono stati invitati al simposio. Alcune relatrici e alcuni relatori erano collegati in videoconferenza.

Percezione e supporto personalizzati ” “

Intervista a Rosmarie Oberhammer, medico del Reparto di Anestesia e Terapia Intensiva

dell’Ospedale di Brunico ed esperta di medicina

di genere.

Quando qualcuno dice che la medicina di genere è un’altra invenzione “woke”, Lei cosa risponde?

No, la medicina di genere non è un’invenzione “woke”. La medicina di genere è nata più di 30 anni fa dall’esigenza di richiamare l’attenzione sulle differenze rilevanti dal punto di vista medico tra gruppi e, inizialmente, tra donne e uomini in particolare. L’obiettivo della medicina di genere è quello di ricercare le differenze nella prevenzione, nella diagnostica e nella terapia, al fine di riconoscerle, aiutare l’individuo e, in ultima analisi, salvare vite umane. Oggi ci piace parlare di medicina delle differenze anche per distinguerci dal linguaggio e dalle ideologie di genere, che non è affatto oggetto della medicina di genere. Questa diffusa mancanza di differenziazione in termini di contenuti ha probabilmente portato anche alla sua domanda.

Bernardine Healy, considerata la madre della medicina di genere, ha peter

coniato il termine sindrome di Yentl. Mentre nel famosissimo romanzo era la giovane donna a poter studiare teologia solo travestita da uomo, fino alla seconda metà del secolo scorso le donne con un attacco cardiaco acuto dovevano dimostrare di averlo avuto per poter essere trattate come un uomo. Molte donne sono morte in modo del tutto insensato a causa di questo perché Sir Heberden nel 1768 descrisse l’angina pectoris come una patologia prettamente maschile. Fin quasi all’alba del nuovo millennio, l’infarto miocardico acuto è stato considerato come la tipica “malattia del manager”. Per questo motivo, l’infarto miocardico acuto non è stato incluso per lungo tempo nelle possibili diagnosi per le donne alle prese con un dolore toracico.

Oggi, il termine “medicina di genere” suona un po’ antiquato e negativo, così come il termine “woke”. Si cerca quindi di parlare di una medicina delle differenze. L’Istituto Superiore di Sanità ne ha persino basato il suo logo. Non si tratta solo di differenze tra donne e uomini, ma anche tra molti altri

sottogruppi, alcuni dei quali sono a malapena riconosciuti e sicuramente esposti a un elevato rischio di discriminazione. Anche molte persone che lavorano nelle professioni sanitarie non sanno bene cosa sia la medicina di genere. Per molti, il termine è associato al femminismo e alla salute delle donne. Tuttavia, la medicina di genere non riguarda solo le donne. Anche gli uomini ne beneficiano da tempo: basti pensare all’osteoporosi o al cancro al seno, che possono colpire anche gli uomini, sebbene con minore frequenza. La medicina di genere ha aperto la strada alla medicina personalizzata. Chi di noi rifiuterebbe questo?

Che ruolo ha la medicina di genere nell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige?

Molti risultati della medicina di genere sono da tempo integrati nella vita lavorativa di tutti i giorni. Alcuni non se ne rendono conto. Diverse linee guida internazionali tengono da tempo in considerazione le differenze tra gruppi, siano essi donne e uomini asiatici, caucasici, afroamericani, latini, ecc. Per l’interpretazione dell’ECG di un infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST, ad esempio, esistono criteri diagnostici differenti per uomini e donne. In laboratorio, si utilizzano da anni valori limite diversi. Ad esempio, per gli enzimi specifici del cuore, i valori di emoglobina, ecc. Questo può essere rilevante per le considerazioni diagnostiche e terapeutiche.

La medicina di genere è inserita nel piano di parità della Provincia Autonoma di Bolzano e tutte le istituzioni pubbliche si sono impegnate ad attuarlo. Queste linee guida devono essere applicate. Vale lo stesso per la ricerca, dove i requisiti legali devono essere rispettati. La medicina di genere è diventata parte integrante dell’operato dell’Azienda sanitaria.

Quali sono i progetti di medicina di genere all’interno dell’Azienda sanitaria?

Insieme al gruppo di lavoro Gender Health – Gender Medicine, in cui sono rappresentati membri degli albi professionali, delle organizzazioni sociali e della Commissione provinciale per le Pari opportunità, stiamo gradualmente realizzando il Piano nazionale per l’applicazione e la diffusione della medicina di genere in Provincia e nell’Azienda sanitaria, sotto la guida della responsabile della Medicina di Genere presso l’Ufficio ordinamento sanitario.

Sul posto di lavoro si sta cercando di attuare le linee guida, in particolare nell’ambito della formazione continua. In questo settore c’è ancora margine di miglioramento.

Il piano per l’uguaglianza di genere previsto nell’organizzazione è già stato elaborato da un gruppo di collaboratrici e collaboratori dedicato.

Che effetto può avere l’intelligenza artificiale sulla medicina di genere?

L’intelligenza artificiale può essere utilizzata in modo ottimale solo se i dati su cui lavora sono il più possibile validi ed equilibrati. Se questi vengono raccolti principalmente su singoli sottogruppi, come i pazienti di sesso maschile, le diagnosi e le raccomandazioni terapeutiche supportate dall’IA possono portare a risultati errati. Da decenni sappiamo che alcune malattie, come l’infarto miocardico acuto e la depressione, possono presentarsi in modo diverso nelle donne e negli uomini. Non solo le malattie a volte si presentano in maniera differente, ma anche le cause possono essere disparate e la terapia deve essere idealmente adattata alla singola persona e alle sue peculiarità. L’intelligenza artificiale può essere molto utile per tenere conto delle numerose variabili rilevanti in medicina. Se vogliamo ottimizzarne l’uso, dobbiamo considerare gli aspetti specifici del genere fin dalla fase di sviluppo.

L’IA potrebbe anche avere un impatto negativo sulla medicina di genere?

No. Anzi, trascurare gli aspetti della medicina di genere nello sviluppo di programmi supportati dall’IA può avere effetti più negativi sui pazienti e sulla medicina in generale. È proprio per questi risultati che abbiamo scelto questo tema per il simposio di quest’anno. Ora dobbiamo incorporare i risultati della medicina delle differenze, cioè della medicina di genere, nell’uso dell’IA nel settore.

Come vede il futuro della medicina di genere? Sarà più pervasiva?

Sì. A un certo punto, la medicina delle differenze non sarà più percepita in modo isolato, ma sarà parte integrante di una medicina che vede al centro le persone con tutte le loro variabili, per poterle comprendere e sostenere individualmente.

Rosmarie Oberhammer, medico del Reparto di Anestesia e Terapia Intensiva dell’Ospedale di Brunico ed esperta di medicina di genere.

alla base c’è la fiducia” “ “

Guido Schumacher, Primario dei reparti di Chirurgia degli Ospedali di Bressanone e Vipiteno, si trova spesso ad affrontare difficili momenti di dialogo. Per “one” ha messo nero su bianco ciò che è importante per una buona comunicazione tra medico e paziente.

Noi medici sappiamo che spesso i pazienti non comprendono pienamente cosa intendiamo dire quando parliamo con loro.

Del resto, anche a noi capita di non capirli. Le persone che si recano dal medico vivono spesso una situazione di stress innescata da molte incertezze. Per esempio, una nuova diagnosi, o anche solo un sospetto e l’incapacità di prevedere ciò che potrebbe accadere, causano grandi insicurezze.

A questo si aggiunge il medico che, da perfetto estraneo e a volte pure stressato, sta seduto in camice bianco in un ambiente asettico ed alieno come l’ambulatorio. In una situazione del genere, una persona può riuscire a discutere con calma con il medico di problemi seri per superare la paura e acquisire fiducia? All’inizio sembra impossibile. Il compito del medico non può essere altro che quello di risolvere queste incertezze e dissipare le paure, adottando un certo approccio per creare la fiducia necessaria nell’ottica di un dialogo costruttivo.

Cercherò di delineare le difficoltà che si possono incontrare durante un colloquio e come superarle.

La base di un buon rapporto medico-paziente è la fiducia.

Prima che la/il paziente entri nella stanza dedicata alle consulenze, mi preparo verificando le sue condizioni e lo stato di salute generale. In questo modo arrivo preparato all’incontro. Chiamo la persona e la faccio accomodare. A questo punto, è molto importante creare un’atmosfera tranquilla. Personalmente non mi muovo mai in modo frenetico, sorrido alla/al paziente quando entra nella stanza, non guardo volutamente l’orologio e chiamo la persona per nome dopo essermi presentato.

FOTO: PRIVATA

Credo che la prima impressione sia estremamente importante per creare fiducia. Offro alla/al paziente di sedersi e la/lo lascio parlare. Questo è importante perché, oltre a descrivere i sintomi, scopro qualcosa sul suo modo di pensare, sul livello di istruzione e sullo stile di vita. Così si ha anche l’opportunità di ridurre lo stress. Interrompo solo se la narrazione si allontana troppo dall’argomento o se la fase di recupero diventa troppo lunga. L’obiettivo è comprendere correttamente i disturbi descritti. Spesso le persone hanno difficoltà a descrivere i propri sintomi. Non bisogna sempre dare per scontate le diagnosi sospette di altri medici, che possono anche essere sbagliate. Un dolore all’addome inferiore destro non significa automaticamente appendicite. In caso di calcoli biliari o di possibili alterazioni epatiche, di solito eseguo un esame ecografico in loco. Quindi faccio il quadro della situazione e cerco di incanalare tutto nella giusta direzione. A seconda delle informazioni disponibili o ancora mancanti, vengono prenotati ulteriori esami diagnostici. L’intero processo viene ovviamente discusso con la/il paziente.

Oltre a creare una sensazione di fiducia, cerco di fornire una panoramica di tutte le fasi successive, in modo da trasmettere l’idea di un pacchetto unico che deve essere piano piano affrontato. In seguito, ogni fase viene nuovamente e individualmente discussa.

Queste misure, ossia la possibilità per la persona di prevedere cosa succederà, eliminano gran parte dell’ansia e promuovono la fiducia. Inoltre, la conferma delle singole fasi rafforza la competenza dei professionisti.

Questo approccio appare semplice e strutturato. Un colloquio sulla rimozione della cistifellea può effettivamente svolgersi in modo soddisfacente in pochi minuti. Tuttavia, quanto più grave è la diagnosi, tanto più complesso è il dialogo. Se si tratta di un tumore maligno, che potrebbe essersi già diffuso, è necessario prendere in considerazione molti dettagli. Le prime domande da porre sono: qual è la condizione fisica attuale della persona colpita?

“La possibilità per la persona di prevedere cosa succederà, eliminano gran parte dell’ansia e promuovono la fiducia”

In quale fase della malattia e del trattamento ci si trova? Si sta parlando di una diagnosi non buona? La patologia è curabile o no? Come si pianificano i passi successivi? Il trattamento è già stato eseguito e quindi è necessario concentrarsi “solo” sulle cure seguenti e sul follow-up?

Possiamo già notare come la situazione possa diventare rapidamente molto complessa.

Vi sono poi molti aspetti psicologici estremamente importanti. Anche se spesso non lo dimostrano o magari non se ne rendono ancora conto, le persone hanno paura per la loro vita, per il loro sostentamento, per i loro cari e per il proseguimento della loro carriera, se il loro reddito sarà sufficiente e così via. Spesso, sui possibili danni permanenti non vengono poste domande, anche se la maggior parte delle/dei pazienti vorrebbe sapere. Tali quesiti riguardano, ad esempio, la vita sessuale, l’incontinenza, l’evacuazione intestinale artificiale, il dolore cronico, la perdita della vita sociale e altro.

È necessario trovare una via d’uscita da questa situazione. Un medico esperto lo sa e, di conseguenza, cerca di guidare le/i pazienti per affrontare i problemi insieme a loro. Tuttavia, spesso la situazione non viene colta, anche se tutti i concetti sono formulati in modo chiaro. Per questo motivo, consiglio sempre di portare anche i familiari alla consulenza.

Il mio compito di medico è quindi quello di creare fiducia, convincere con competenza e dissipare le paure. Tutto questo avviene di pari passo. Naturalmente, l’obiettivo deve essere quello di far capire alla persona interessata di cosa si tratta. Posso raggiungere questo obiettivo usando parole semplici, disegnando dettagli anatomici importanti o un’operazione e consegnando poi questo disegno alla/al paziente. Mi piace sempre ripetere più volte le cose importanti. È fondamentale non perdersi nei dettagli. Naturalmente, un’operazione o una chemioterapia possono essere molto complesse. Ma non serve indicare le fasi tecnicamente difficili dell’operazione o i nomi degli anticorpi specifici. È sufficiente spiegare, ad esempio, che un pezzo di intestino viene rimosso e ricucito, o che la moderna chemioterapia è molto più efficace dei trattamenti precedenti. Tuttavia, è necessario menzionare le possibili complicazioni importanti e sottolineare subito che possiamo trattarle. Di norma, sono necessari diversi colloqui, soprattutto al termine di ogni fase.

“Non tutti sono uguali. Anche questo aspetto deve essere preso in considerazione durante la consulenza.”

Le stesse parole e conversazioni sono spesso percepite ed elaborate in modo completamente diverso da individuo a individuo. Il medico deve adattarsi a questo. Ad esempio, il cosiddetto “tipo emotivo” è una persona che parla con tutti, piange facilmente e non vuole essere un peso per nessuno. Il “tipo distaccato”, invece, non vuole parlare molto e cerca soprattutto una conferma di ciò che ha già letto su Internet. Non mostra alcun sentimento. Il “tipo schematico” non vuole cambiamenti, prende sempre le pastiglie in tempo e documenta tutto. Il “tipo incostante”, invece, non vuole linee guida rigide. Non si attiene sempre al piano terapeutico, ma è felice di partecipare a studi per provare qualcosa di nuovo. Tendono ad essere inaffidabili. Il medico deve capire il prima possibile con quale tipo ha a che fare. Anche i confini tra i vari tipi sono piuttosto sfumati, il che rende le cose più difficili.

Oltre alle diverse personalità, ci sono diverse fasi che le persone attraversano quando ricevono la notizia di una brutta diagnosi. All’inizio c’è tipicamente l’incredulità, “ci deve essere un errore”, che poi si trasforma in una fase di rabbia e collera. Qui compare l’aggressività. Si cerca un colpevole. I medici e gli assistenti fungono da parafulmine. Segue una fase di negoziazione in cui le persone colpite propongono una sorta di accordo. Se mangio sano e faccio esercizio fisico, sicuramente starò meglio. Segue una fase di dolore e depressione. Ci si rende conto che si tratta di una malattia grave. La paura si diffonde e il coraggio svanisce. Una volta superata, la/il paziente capisce cosa è successo. È possibile ritrovare la lucidità e discutere un piano terapeutico concreto.

Queste fasi variano per durata e gravità. Possono scomparire e ritornare o sovrapporsi.

Per me, come medico, è quindi importante riconoscere le diverse personalità e le fasi di elaborazione.

Per esempio, la conversazione con un tipo distante nella fase di aggressività sarà diversa da quella con un tipo avvicinabile nella fase di depressione. Cerco di capire il più rapidamente possibile lo stato d’animo del momento lasciando che la/il paziente parli come detto all’inizio. Questo di solito mi aiuta a capire che tipo di persona ho di fronte.

Se gli obiettivi che mi sono prefissato per la consulenza vengono raggiunti, le/i pazienti e i loro familiari sanno di quale malattia soffrono, cosa dovranno affrontare, chi li curerà, quanto tempo ci vorrà e quale sarà il risultato finale. Gran parte delle paure dovrebbe essere stata dissipata e la fiducia costruita. Dovrebbe esserci sempre la disponibilità a ulteriori discussioni. In questo modo, è possibile costruire un piano di base per il viaggio attraverso la malattia, che io accompagnerò come medico. Anche se il trattamento viene spesso effettuato da medici diversi a causa della crescente specializzazione, colui o colei che fornisce il trattamento iniziale, in questo caso io, rimane la persona di fiducia. Questo dimostra la grande importanza dei colloqui, soprattutto in occasione della prima consulenza.

Se tutto questo funziona, il processo di cura può essere percorso all’unisono.

“Cerco di farmi un’idea dello stato d’animo attuale del paziente il più rapidamente possibile, lasciandolo semplicemente parlare.

Oltre alla descrizione dei sintomi, scopro molto sul loro modo di pensare, sul livello di istruzione e sullo stile di vita”.

visita al cantiere

Il cantiere dell’Ospedale provinciale di Bolzano è attualmente uno dei più grandi della Provincia. I lavori di ristrutturazione per ammodernare le torri di degenza della vecchia ala procedono a ritmo serrato. I lavori nella torre ovest si concluderanno nell’estate del 2025, mentre quelli della torre est termineranno entro il 2029. All’interno della nuova ala per le degenze saranno allestite 120 camere singole o doppie, luminose e moderne, con bagno privato, per un totale di 250 posti letto. L’ospedale sarà inoltre potenziato dal punto di vista della protezione antincendio e della sicurezza antisismica, in modo da essere conforme alle più recenti norme di sicurezza.

Nel corso di un sopralluogo, al quale hanno preso parte anche i/le rappresentanti dei media, l’Assessore provinciale Hubert Messner, i/le rappresentanti dell’Assessorato alla Salute nonché i/le dirigenti di vertice dell’Azienda sanitaria, è stato possibile farsi un’idea dello stato di avanzamento dei lavori.

vera schindler traduttrice: tatiana de bonis

quando i neonati non riescono a deglutire

Nel mondo, 1,5 neonati/e ogni 10.000 nascono con un’interruzione dell’esofago, nota come atresia esofagea. Questi bambini e bambine possono sopravvivere solo con un intervento chirurgico tempestivo. Un’operazione di questo tipo è stata recentemente eseguita all’Ospedale di Bolzano su una neonata.

sabine flarer

La piccola Milena (nome modificato su richiesta dei genitori) è nata prematura e pesava sotto i due chilogrammi. Meno di un paio di sacchetti di farina. È stata immediatamente trasferita nel Reparto di Terapia intensiva neonatale di Bolzano sotto la direzione del Primario Alex Staffler, dove il personale medico e infermieristico si è preso amorevolmente cura di lei.

“La causa esatta dell’atresia esofagea è ancora sconosciuta. Tale malformazione è un disturbo dello sviluppo che può verificarsi durante il periodo embrionale, quando l’esofago e la trachea si separano. La mancanza di collegamento con lo stomaco, che determina un’ostruzione esofagea, vede la presenza di una connessione con la trachea. Oggi, le bambine e i bambini affetti da questa malformazione hanno una possibilità di sopravvivenza che oscilla tra l’85 e il 95% dei casi, a differenza di quanto avveniva in passato, quando questa condizione significava morte certa. L’unico trattamento possibile consiste nell’operare il neonato prima possibile”, afferma Staffler.

Di base, esistono due tecniche chirurgiche per correggere anatomicamente l’esofago, spiegano il Primario Staffler e il Chirurgo pediatrico Michele Corroppolo. “Una di queste è molto più stressante per il bambino, ovvero l’incisione sul torace, vale a dire la toracotomia. Il metodo decisamente più delicato e recente è la procedura mininvasiva, che prevede solo tre minuscole incisioni di 3-5 millimetri nel torace. Fare un intervento con la cosiddetta tecnica toracoscopica è un po’ come operare attraverso il buco della serratura, per lo più su un corpo molto piccolo come quello di un bambino appena nato”, spiega Staffler.

Il chirurgo pediatrico Michele Corroppolo dell’équipe di Paola Zaupa, quest’ultima Medico responsabile della Chirurgia pediatrica, sottolinea che è la prima volta che questo intervento viene eseguito

a Bolzano: “Sono qui all’Ospedale di Bolzano da due anni. In precedenza, lavoravo al nosocomio di Trento. Lì abbiamo usato questa tecnica diverse volte. La particolare difficoltà di questo caso era che Milena pesava meno di due chili al momento dell’operazione”.

Al terzo giorno di vita di Milena, è giunto il momento: l’operazione è stata eseguita proprio dal Dott. Corroppolo, insieme alle due colleghe chirurghe pediatriche Isolde Unterkalmsteiner ed Elena Borghi dell’Ospedale provinciale di Bolzano. L’anestesia è stata eseguita da Egon Glöggl, Responsabile dell’Anestesia pediatrica, e dalle specialiste Sara Cavallini e Maria Grazia Signoretti del Reparto di Terapia intensiva neonatale. L’intervento è durato complessivamente 3 ore. Poco tempo dopo, i genitori hanno potuto rivedere la piccola Milena. Da quel momento in poi, le cose sono andate sempre meglio, fino a quando la piccola ha raggiunto un peso di 2,6 chili ed è stato possibile farla tornare a casa insieme a mamma e papà.

“Sono molto contento della perfetta riuscita dell’operazione – sottolinea Staffler. La bambina ha potuto nutrirsi

normalmente dopo appena due settimane”, ricorda il Primario, che tiene anche a sottolineare l’ottima collaborazione tra la sua équipe e quelle di Chirurgia pediatrica, Anestesia e Ginecologia, così come con il team infermieristico.

Anche il Dott. Michele Corroppolo è soddisfatto: “La bambina sta bene, ma continueremo a seguire Milena regolarmente fino all’età di 5–6 anni”.

Il chirurgo coglie anche l’occasione per menzionare la buona collaborazione con il Reparto di Terapia Intensiva Neonatale e il Reparto di Ostetricia: “Qui possiamo correggere molte malformazioni congenite, la maggior parte delle quali vengono riconosciute dalla competente équipe di diagnostica prenatale già durante la gravidanza. Ci vuole molto tatto e sensibilità per sostenere i genitori quando ricevono cattive notizie”.

Come lascito dell’operazione, la piccola paziente ha solo tre piccole cicatrici a ricordare quali miracoli la medicina moderna può compiere.

“La tecnica toracoscopica è come operare attraverso un buco della serratura. Ma è un’opzione molto più delicata, soprattutto per pazienti così piccoli”.

La madre di Milena vuole garantire alla figlia l’anonimato necessario affinché cresca come gli altri bambini: “Posso solo dire che siamo molto, molto grati e vorremmo cogliere l’occasione per incoraggiare altri genitori che vivono la stessa nostra situazione.

Nostra figlia è nata prematura e si è visto subito che non riusciva a deglutire. È stata portata dall’Ospedale di Merano, dove è nata, a quello di Bolzano, dove in seguito sono stata condotta anch’io in ambulanza. Milena era nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale, io in Ginecologia: una situazione difficile, anche se tutti sono stati gentili con me. Fortunatamente, l’operazione è andata bene e ci è stato detto che, probabilmente, Milena non avrà bisogno di altri interventi. Siamo estremamente felici: Milena ha preso 120 grammi in cinque giorni!”

Il Chirurgo pediatrico Michele Corroppolo

Il Primario Alex Staffler
Il team del reparto Neonatologia intensiva con il Chirurgo pediatrico Michele Corroppolo (dietro, a d.)

nel lutto, le emozioni ci travolgono, come l’onda di una marea”

Proprio in autunno, quando le giornate si accorciano, la “natura muore” e si avvicina la festa di Ognissanti, le persone in lutto sono di sovente sopraffatte da un’ondata di tristezza.

Claudia Seeber, collaboratrice del Comprensorio sanitario di Merano, ha seguito una formazione come terapista del lutto per poter sostenere queste persone.

Per Claudia Seeber, il dente di leone è il simbolo più adatto alla morte e al lutto, perché ci rimanda alla transitorietà della vita. Un dente di leone, quando di secca, viene trasportato in tutte le direzioni dal vento, affinché da lui possa sempre sbocciare qualcosa di nuovo. Seeber, che 20 anni fa ha iniziato a lavorare come assistente alla poltrona presso il distretto di Naturno, è passata al settore della sicurezza sul lavoro durante la pandemia da coronavirus, nel periodo nel quale il suo servizio è stato chiuso. Attualmente, lavora presso la Direzione del Comprensorio sanitario di Merano e, al proprio lavoro, affianca l’impegno sociale.

“Quando mi sono formata come counselor psicosociale, qualche anno fa, ho lavorato con Padre Peter presso l’Assistenza spirituale dell’Ospedale di Merano nel Reparto di Geriatria, parlando molto con i/le pazienti.

In quel momento ho capito che volevo affrontare il tema dell’elaborazione del lutto, sia per affrontare mie problematiche, sia soprattutto per accompagnare le persone in situazioni di crisi estrema”.

Claudia Seeber ha vissuto l’esperienza dell’assistenza e della perdita nella sua vita: si è occupata dei suoi genitori, morti entrambi di cancro ai polmoni nel giro di poco tempo.

“Molte persone vedono il lutto solo in relazione alla morte, ma il processo di elaborazione del lutto inizia già quando i parenti portano la madre o il padre alla casa di riposo.”

In qualità di Presidente della casa di riposo San Zeno Naturno-Senales-Plaus, si è confrontata regolarmente con i problemi dei familiari che dovevano lasciare i propri cari in casa di riposo. “Molte persone vedono il lutto solo in relazione alla morte, ma il processo di elaborazione del lutto inizia già quando i parenti portano la madre o il padre alla casa di riposo. Mi interessa capire come le persone affrontano questa situazione. Spesso mi accorgo che i residenti sono ben assistiti, ma che per i loro familiari si tratta comunque di una situazione emotivamente complessa. Sono infatti sopraffatti da ogni tipo di emozione quando comprendono che non riescono più a gestire l’assistenza da soli”, afferma Seeber.

Claudia Seeber ha completato il programma di formazione di un anno per diventare consulente del lutto presso l’Abbazia di Novacella, perché dopo la sua esperienza nell’assistenza spirituale, era per lei importante che ci fosse un retroterra cristiano.

vera schindler, traduttrice : ilaria piccinotti
FOTO: VERA SCHINDLER
Claudia Seeber con il suo dente di leone in una palla di vetro

Durante la formazione ha appreso tutti gli aspetti dell’elaborazione del lutto con diversi docenti forti di molta esperienza in questo campo.

L’elaborazione del lutto è sempre individuale e diversa. I bambini e le bambine che hanno perso il padre o la madre devono essere sostenuti in modo diverso dagli adolescenti. I genitori che hanno perso un figlio hanno bisogno di un sostegno differente rispetto a chi ha perso un partner. Dipende anche dal modo in cui una persona muore: se a causa di una lunga malattia, di un incidente improvviso, di un suicidio o pacificamente in età avanzata. Chi resta deve riorientarsi senza i propri cari e spesso deve trovare un nuovo senso alla propria vita. Ognuno affronta questo momento in modo diverso e ogni sentimento ha diritto di esistere, senza essere giudicato.

Nella nostra società, argomenti come la morte e il lutto sono spesso tabù. La consapevolezza di come affrontarli e i rituali ad essi associati sono andati in gran parte perduti. “Un tempo avevamo i nostri rituali. Nei masi era consuetudine esporre il defunto in casa, la morte faceva parte della vita e c’era un chiaro diritto e modo di dire addio, nell’ambito della famiglia in senso lato e non solo dei diretti congiunti”, spiega Seeber.

Se il lutto si trasforma in depressione, è però necessario un aiuto psicoterapeutico; la terapia del lutto può infatti sostenere soltanto i cosiddetti casi normali di lutto. “Come terapista del lutto, il mio compito è quello di essere presente per le persone, di sostenerle e di supportare la loro resistenza rispetto alla situazione in cui si trovano”, dice Seeber.

Ognuno ha il diritto di vivere i propri sentimenti a modo suo e di trovare il proprio modo di “guarire”.

Nella nostra società c’è spesso l’aspettativa che il lutto debba finire in fretta e che si debba tornare alla vita di tutti i giorni, ed è per questo che molte persone in lutto si sentono incomprese”.

Il dolore è invece come un’onda che va e viene. Ci sono molte occasioni che possono scatenare un’ondata di dolore di ritorno, come i compleanni, certi odori o profumi, il Natale o persino Ognissanti.

Al di fuori del proprio lavoro nell’Azienda sanitaria, Claudia Seeber non ha abbastanza tempo per dedicarsi regolarmente alla terapia del lutto. Tuttavia, nella sua vita incontra costantemente persone che hanno subito una perdita e cerca sempre di sostenerle, sia come Presidente di una casa di riposo, che al cimitero o durante un’escursione in montagna. Una breve versione del suo lavoro di fine formazione, che tratta del dolore dei parenti che devono collocare i loro cari in una casa di riposo, è disponibile come utile guida proprio nelle case di riposo.

assistenza infermieristica alle donne

La loro definizione ufficiale è

“Breast care nurses” – infermiere senologiche – e sono una parte importante del mosaico dell’assistenza alle pazienti con tumore al seno. Petra Kirchler di Brunico è un nuovo membro di questo team. Qui ci racconta, insieme a Eva Maria Thaler di Merano, cosa l’ha spinta ad aderire e a completare il programma di formazione.

sabine flarer, traduttrice : ilaria piccinotti

Immaginate che a voi o a una persona amata venga diagnosticato un tumore al seno: naturalmente è importante che siano disponibili tutte le misure mediche necessarie, come un intervento chirurgico salvavita o la chemioterapia o la radioterapia. Le donne affette da questa patologia hanno però molte altre esigenze: come affrontare la cura delle ferite? Quali sono le opzioni per accelerare il processo di guarigione? Quali misure di cura e assistenza si possono adottare? Domande su domande che spesso vengono trascurate nella frenetica gestione clinica quotidiana.

È qui che entrano in gioco le “Breast care nurses”: a disposizione per aiutare e consigliare le donne colpite da problemi fisici e psicosociali. Lavorano su base interdisciplinare e rappresentano un importante collegamento tra le operatrici e gli operatori clinici e le organizzazioni esterne all’ospedale (ad esempio, l’Assistenza Tumori Alto Adige). Attualmente, presso l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige, ci sono proprio 10 infermiere che lavorano come “Breast care nurses”.

„Solo qui a Brunico abbiamo circa 80 nuovi casi all’anno di donne con tumore al seno. Ci occupiamo delle donne prima e dopo l’intervento e forniamo consulenza e sostegno.”

Insieme alla collega Heidi Niederkofler, l’infermiera senologica dell’Ospedale di Brunico Petra Kirchler è una collaboratrice tecnico-assistenziale recentemente formatesi per questo ruolo. Infatti, lavora come “infermiera di senologia” da circa un anno ed è molto soddisfatta della propria decisione: “Solo qui a Brunico abbiamo circa 80 nuovi casi all’anno di donne con tumore al seno. Ci occupiamo di loro prima e dopo l’intervento e forniamo consulenza e sostegno. Le pazienti sono molto riconoscenti, accettano volentieri l’offerta e questo mi rende felice e orgogliosa. È anche bello avere una propria area di responsabilità e lavorare in un team multidisciplinare”.

Grazie a informazioni e consulenze, la persona colpita dovrebbe essere in grado di seguire il proprio percorso terapeutico in modo sicuro, competente e coraggioso: “Per questo motivo, vogliamo rappresentare un punto di contatto”, afferma Petra Kirchler. Anche la sua collega Eva Maria Thaler dell’Ospedale di Merano non rimpiange certamente di aver completato questa formazione nel 2016: “In passato, ho lavorato nell’area oncologica del Reparto di Ginecologia e cercavo una sfida. Mi piace molto l’ambito dell’oncologia”.

Le Breast care nurses devono avere una conoscenza approfondita della mammella femminile, in modo da poter rispondere con competenza e sensibilità a domande su diagnosi, decorso, terapie, tecniche chirurgiche, riabilitazione, linfedema, ecc. Le infermiere di senologia fungono inoltre da assistenti del medico che esegue la biopsia mammaria. A volte sono presenti alle visite di controllo e ai Tumor board, possono applicare protesi e reggiseni e istruire le pazienti per effettuare un’autopalpazione. “In realtà non esiste una giornata tipo”, afferma Thaler. “Le pazienti che già conosciamo possono contattarci in qualsiasi momento. Se non possiamo risolvere il problema, il nostro compito è metterli in contatto con lo specialista giusto. Il lavoro è vario: va dall’assistenza alle biopsie, fino all’applicazione di protesi e così via. Mi piace molto anche lavorare nel gruppo Etica”.

“Se potessimo desiderare qualcosa, sarebbe più tempo”, dice Kirchler. “C’è ancora molto da fare: per esempio, rivedere i documenti o offrire il nostro servizio oltre i primi tre anni dopo la diagnosi di tumore. Vorrei anche che fossimo in grado di fare più attività informativa, ad esempio nelle scuole. Sarebbe anche ora di informare gli uomini del fatto che il tumore al seno colpisce anche loro – purtroppo tutto questo non è sempre possibile a causa dei tempi ristretti".

La collega Thaler vorrebbe avere più scambi e condivisione all’interno del team: “In questo modo, si potrebbero evitare i problemi di comunicazione”.

Il programma di formazione part-time dura circa un anno e può essere completato negli ospedali universitari. Kirchler, che ha fatto la formazione ad Innsbruck, ha svolto tirocini presso il Servizio di Radioterapia, la Medicina Complementare, l’Oncologia, la Sala Operatoria, l’Ambulatorio ginecologico, la Fisioterapia e presso le infermiere di Senologia di un altro ospedale. “Ho anche seguito una formazione Mammacare-Trainer per diventare a mia volta formatrice per l’assistenza senologica nella regione dell’Allgäu, cosa che mi permette di tenere corsi di autopalpazione del seno”, afferma Kirchler. Quindi, vale la pena seguire la formazione? “Assolutamente sì”, conclude Kirchler.

le meraviglie del cervello

Ciò che accade nella scatola cranica di una persona rimane solitamente un mistero.

Così non è per le tecniche e i tecnici di Neurofisiopatologia, una figura professionale indispensabile per l’attuale ambito sanitario.

Alessandra Ponta, Coordinatrice delle tecniche e dei tecnici di Neurofisiopatologia, spiega: “Non eseguiamo solo EEG - elettroencefalogrammi – per valutare le funzioni cerebrali, ma ci occupiamo anche di esami sui potenziali evocati o di elettromiografie, queste ultime servono per mostrare le funzioni muscolari. L’elettroneurografia, ad esempio, consente di effettuare valutazioni sui nervi sensoriali e motori attraverso la stimolazione elettrica per eseguire le diagnosi di sindrome del tunnel carpale o neuropatia. Ma una parte importante del nostro lavoro riguarda anche il supporto ai neurochirurghi in sala operatoria, un’attività che pochi conoscono”.

Questa figura professionale è presente nell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige dal 2011, con 17 tecniche e tecnici che lavorano in tutta la Provincia. Sono responsabili della diagnosi delle malattie del sistema nervoso centrale e periferico nonché delle relative tecniche diagnostiche.

La maggior parte delle collaboratrici e dei collaboratori che afferiscono alla Neurofisiopatologia lavora presso il Reparto di Neurochirurgia dell’Ospedale provinciale di Bolzano.

Sembra di intraprendere un viaggio alla scoperta di un mondo sconosciuto mentre si ascolta la Coordinatrice Ponta: lei, le sue colleghe e i suoi colleghi, ad esempio, eseguono esami per vedere in modo non invasivo quali aree della corteccia cerebrale sono interessate rispetto alle funzioni motorie, ma anche al linguaggio e al pensiero visuo-spaziale.

“Stiamo anche collaborando con il Reparto di Neuroriabilitazione dell’Ospedale di Vipiteno per identificare, nel contesto di uno Studio, gli effetti neurologici tardivi del Covid”, afferma Alessandra Ponta.

Tuttavia, anche la diagnosi e il trattamento dell’epilessia e della sclerosi multipla sarebbero molto più difficili senza il supporto delle tecniche e dei tecnici di Neurofisiopatologia.

In questo contesto, va inoltre menzionato il “Laboratorio del sonno” che si trova all’Ospedale di Bressanone, dove la scienza incontra il rilassamento profondo: durante la fase del sonno, grazie alla polisonnografia, l’attività cerebrale, respiratoria e cardiaca del paziente viene meticolosamente monitorata in modo digitale. Questo esame permette di individuare eventuali anomalie come, ad esempio, movimenti bruschi o interruzioni della respirazione, e di intervenire con trattamenti mirati, se necessario.

Gli elettroencefalogrammi sono normalmente una routine per il team di tecniche e tecnici, ma quando si tratta di bambini con disturbo dello spettro autistico, ad esempio, è fondamentale possedere tanta pazienza, empatia e competenza: “Lavoriamo insieme alla Cooperativa ‘Il Cerchio-Der Kreis’ e la maggior parte di noi ha ormai una grande esperienza nell’approccio con questi bambini”, afferma Ponta.

L’ampia formazione e l’aggiornamento continuo forniscono alle tecniche e ai tecnici le competenze necessarie quando vengono chiamati a confermare un decesso attraverso la misurazione delle onde cerebrali. Ma anche l’inizio della vita può richiedere l’intervento di questo gruppo di professionalità: “A volte, i bambini nascono con una temperatura corporea molto bassa. Questi piccoli in ipotermia devono essere trattati con grande delicatezza”. Si tratta di uno degli aspetti più piacevoli di questa professione perché si ha a che fare con pazienti di tutte le età.

La professione di tecnica/o di Neurofisiopatologia è una delle 18 professioni rappresentate nell’Ordine dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni Sanitarie Tecniche della Riabilitazione e della Prevenzione della Provincia Autonoma di Bolzano. Si tratta di una professione con formazione universitaria.

Pertanto, se desiderate lavorare nel Servizio Sanitario, siete esperti di informatica e interessati ai metodi che riguardano gli esami di tipo tecnologico, dovreste prendere in considerazione il programma di formazione triennale.

La formazione continua presso istituti specializzati consente di ampliare le conoscenze nel campo della Neurofisiopatologia, che è in costante evoluzione.

Informazioni in merito sono disponibili sulla homepage dell’Ordine professionale o possono essere richieste direttamente alla Coordinatrice Alessandra Ponta Tel. 0471 438867

E-Mail: alessandra.ponta@sabes.it

no vuol dire no!

Molestie sessuali sul posto di lavoro non possono e non devono mai essere tollerate. Naturalmente, questo vale anche per l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige. E nel caso in cui si verificassero comunque episodi di molestie sessuali? In questa eventualità, a chi può rivolgersi la vittima e quali misure possono essere messe in atto? Lo abbiamo chiesto alla Consigliera di Fiducia della Azienda Sanitaria, Stella Lazzarini.

L’Azienda sanitaria dell’Alto

Adige pone al centro della propria attenzione non solo la salute e il benessere dei pazienti, ma anche quello delle collaboratrici e dei collaboratori.

Per questo motivo, l’Azienda interviene con decisione contro qualsiasi comportamento discriminatorio che violi la dignità della persona, nonché contro qualsiasi forma di molestia sessuale. Se sul posto di lavoro si verificano comportamenti non professionali, entra in gioco la figura della Consigliera di fiducia. Si tratta di un’esperta esterna che, su richiesta, può intervenire rapidamente per garantire il diritto della persona a un ambiente di lavoro sicuro e nel quale sentirsi pienamente a proprio agio.

Per molestie sessuali non si intendono solo i contatti fisici indesiderati o le aggressioni sessuali, ma anche i commenti verbali o non verbali a connotazione sessuale. Questo comportamento indesiderato causa disagio alla vittima che si sente, appunto, molestata.

Il punto di contatto per le vittime di tali comportamenti all’interno dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige è la Consigliera di Fiducia. È importante che ogni dipendente ne sia a conoscenza perché, in questi casi, prima viene fatta la segnalazione, meglio è. “L’anno scorso mi sono stati segnalati un paio di casi di comportamenti non professionali, al limite della molestia, e che hanno condotto a un grave impatto emotivo sulle vittime”, così spiega la Consigliera Stella Lazzarini.

Codice degli obblighi di servizio e di comportamento sia conosciuto il più possibile sul posto di lavoro”, così spiega la Consigliera di Fiducia. Se si verifica comunque un caso di molestie sessuali, è necessaria una rapida azione da parte dei dirigenti e, su richiesta della persona che le subisce, l’intervento immediato della Consigliera di Fiducia.

Alla domanda su come vengano aiutate le vittime, Lazzarini risponde: Il mio lavoro consiste nell’ascoltare le persone che si sentono vittime e nel consigliarle. Su loro richiesta, si adottano misure organizzative e individuali preventive insieme al superiore gerarchico, in modo che la vittima possa sentire di essere al sicuro”. Allo stesso tempo, la Consigliera stessa può in prima persona suggerire ulteriori passi formali da compiersi, ove ne ravvisi la necessità.

È importante che le vittime cerchino immediatamente aiuto per poter elaborare attivamente le esperienze traumatiche che le molestie potrebbero aver causato. I comportamenti non professionali e molesti contrari al Codice degli obblighi di servizio e di comportamento devono interrompersi prontamente e senza conseguenze per chi li denuncia.

Prevenire il rischio che si verifichino comportamenti potenzialmente dannosi rappresenta sicuramente un obiettivo ambizioso, ma assolutamente indispensabile e soprattutto di grande rilevanza per l’Azienda Sanitaria.

vera schindler

traduttrice: ilaria piccinotti

In primo luogo, le misure di prevenzione sono particolarmente importanti per evitare che le molestie sessuali si verifichino. “All’interno dell’Azienda sanitaria, tutte le strutture responsabili della salute e del benessere lavorano in rete. Esistono materiali informativi per il personale e corsi di formazione specifici per promuovere un comportamento interpersonale professionale e per imparare a gestire in modo adeguato le proprie emozioni. Bisogna anche fare in modo che il

personalia: chi sono le nuove figure dirigenziali?

Nelle pagine seguenti, lasciamo la parola alle figure dirigenziali di recente nomina. C’è stato un po’ da recuperare nel presentare i direttori e le direttrici dell’area amministrativa. Quindi, in questa edizione di one, sono particolarmente numerosi quelli appartenenti all’area amministrativa e anche coloro che sono già stati nominati nel 2023.

In ogni caso, auguriamo un buon lavoro e il meglio per il loro nuovo ambito di responsabilità!

vera schindler traduttore: rocco leo

Andrea Marri, Direttore della Ripartizione di Ingegneria clinica da maggio 2023: “Da Direttore di ripartizione, a me fanno capo gli uffici Gestione Tecnologie Biomediche, che assicura il mantenimento in efficienza e sicurezza di più di 23.000 apparecchiature installate, e Valutazione Tecnologie Biomediche. Quest’ultima, supporta direzione, reparti e servizi nella pianificazione delle sostituzioni di apparecchiature nonché nella scelta e nell’introduzione delle tecnologie. Infine, ci avvaliamo di un efficiente team di assistenti tecnici specializzati che lavorano nei quattro ospedali comprensoriali, oltre che di personale amministrativo”.

Pasquale Basile, Direttore dell’Ufficio per la gestione della supply chain e delle anagrafiche da dicembre 2023: “Ho assunto con grande entusiasmo questo nuovo incarico con l’intento di contribuire allo sviluppo del team, puntando sulla creazione di un clima di lavoro positivo e improntato sulla fiducia. Per il Comprensorio di Bressanone, l’ufficio è di riferimento per gli ordini di beni e servizi, nonché per la stipula di contratti specifici per il comprensorio, che possono essere di interesse anche aziendale. Siamo referenti della gestione delle anagrafiche, ad esclusione dei farmaci, del coordinamento relativo alle rilevazioni annuali delle giacenze di magazzino e di reparto”.

Hannes Reichhalter, Direttore dell’Ufficio tecnico di Bressanone da dicembre 2023: “Lavoro nel settore sanitario da sei anni, sono sempre stato messo alla prova e le responsabilità sono aumentate. Sono responsabile della manutenzione delle strutture e mi affido a circa 40 collaboratrici e collaboratori. Cooperiamo con aziende specializzate per l’assistenza e la manutenzione dei sistemi, così come delle apparecchiature tecniche. Tra le altre cose, siamo anche responsabili dell’approvvigionamento energetico, dello smaltimento dei rifiuti e della gestione dei progetti di costruzione. Voglio contribuire a far sì che l’Azienda sanitaria rimanga un datore di lavoro interessante e mi auguro di instaurare buoni rapporti lavorativi”.

Anna Maria Ramoser, Direttrice dell’Ufficio supporto amministrativo ai servizi distrettuali, assistenza protesica, dispositivi e farmaceutica da dicembre 2023 “Vengo dal settore degli appalti pubblici e ho trascorso diversi anni a gestire l’audit dell’Agenzia dei contratti pubblici. Dal 2021, sono un dirigente dell’Azienda sanitaria, inizialmente in ospedale nell’Ufficio Servizi alberghieri, dopodiché mi sono trasferita al Park Edison, dove ho iniziato il mio nuovo lavoro, molto stimolante e vario. Sono felice di poter contribuire con la mia esperienza e di imparare cose nuove”.

Manuel Zugliani, Direttore dell’Ufficio Mobilità sanitaria, flussi informativi e assistenza indiretta: “Ho intrapreso questo nuovo incarico a maggio 2023 accettando tutte le sfide che si prospettavano per questo ufficio, instaurato a seguito dell’attuazione del nuovo organigramma amministrativo. Contando sulla fiducia del precedente direttore di ripartizione, mi è stato conferito il principale obiettivo di riorganizzare e uniformare molte procedure amministrative e competenze tra nuovi ed esperti collaboratori e collaboratrici; compito che sta stimolando la mia crescita a livello professionale nonché aiutando a lavorare a contatto con team di persone di diversi servizi aziendali”.

Peter Auer, Direttore dell’Ufficio

Prevenzione e Protezione da dicembre 2023: “Nell’ambito del ruolo, mi impegno a mettere in rete le collaboratrici e i collaboratori nell’ambito della sicurezza sul lavoro in tutti e quattro i comprensori. L’obiettivo è stabilire le priorità e migliorare gradualmente la sicurezza del personale attraverso la sensibilizzazione e la definizione di misure di miglioramento adeguate. Lavorare in sicurezza deve essere importante per collaboratori, collaboratrici e dirigenti. Mi compiaccio dei successi del team e per le numerose sfide che ci attendono”.

Manuela Gotto, Direttrice dell’Ufficio Formazione e Aggiornamento: “Sono una giurista e ho già lavorato per diversi anni presso l’Ufficio di Cure primarie e Assistenza territoriale a Bolzano. In passato, sono stata sostituta Direttrice generale dell’Azienda Servizi sociali di Bolzano e ho lavorato, tra l'altro, come dirigente nelle residenze per anziani e nei distretti bolzanini, fino a quando ho assunto il mio nuovo ruolo nel febbraio 2024. Insieme al team, distribuito in tutti i distretti sanitari, sono responsabile della formazione interna ed esterna, delle lingue e dei corsi di sicurezza sul lavoro per tutti i collaboratori e le collaboratrici. Sono lieta di poter affrontare questa nuova sfida e di contribuire a migliorare la qualità dei servizi attraverso la formazione continua.”

Daniela Qualtieri, Direttrice dell’Ufficio Servizi alberghieri e controllo servizi in appalto presso il Comprensorio sanitario di Bolzano: “Da maggio 2024, sono la Direttrice dell’Ufficio Servizi alberghieri e Controllo servizi in appalto presso la Direzione amministrativa ospedaliera del Comprensorio di Bolzano. L’ufficio gestisce la mensa, la cucina e il magazzino alimentare dell’Ospedale di Bolzano. Inoltre, anche il guardaroba, i parcheggi e il controllo delle pulizie per tutto il Comprensorio di Bolzano. Sono consapevole che si tratta di servizi che hanno un impatto sulla “qualità della vita” professionale per i colleghi e sul benessere percepito da parte dei pazienti. Per questo motivo, insieme al mio team, cerco di migliorare costantemente i servizi offerti anche in collaborazione con il personale di altri uffici”.

Simone Zancanaro, Direttore dell’Ufficio per i sistemi informativi dei servizi territoriali da maggio 2024: “Il PNRR pone l’accento sulla necessità di evolvere i servizi sanitari presenti sul territorio al fine di garantire un processo di cura più moderno ed efficiente. La direzione della struttura che si occupa dei sistemi informativi di tali servizi rappresenta quindi da una parte una sfida complessa e dall’altra una grande opportunità da cogliere per contribuire al miglioramento del Sistema Sanitario Provinciale. Il mio obiettivo principale è quello di sfruttare questa occasione per apportare i cambiamenti necessari, mettendomi a disposizione e cercando di creare un clima lavorativo motivante nel quale si riesca a collaborare proficuamente”.

Ilaria Piccinotti, Direttrice dell’Ufficio comunicazione della salute da luglio 2024: “La nuova struttura presso la Ripartizione Comunicazione che dirigo ha, tra gli altri compiti, quello di informare la cittadinanza rispetto ad iniziative, screening e campagne mediche, oltre alla promozione di corretti stili di vita. La sfida principale in questo ambito sarà trovare il modo più efficace e allo stesso tempo empatico di relazionarsi con le persone. Per raggiungere questi obiettivi, credo fortemente che sarà importate l’aiuto del mio team e la sinergia da cercare sempre con tutte le altre strutture aziendali, sia amministrative che sanitarie”.

Fabio Zadra, Direttore dell’Ufficio sviluppo carriera, performance e produttività:

“Sono giurista di formazione con focus sulla carriera forense e dopo 8 anni di servizio in Azienda sanitaria in vari ruoli all’interno del personale nonché un breve excursus presso l’amministrazione provinciale sono stato nominato da luglio 2024 direttore dell’Ufficio sviluppo carriera, performance e produttività. La sfida principale dell’unità da me diretta è la selezione di personale dirigenziale soprattutto in ambito sanitario, ma anche tecnico-assistenziale e amministrativo. Il punto di forza dell’Ufficio è il gruppo coeso e competente in tutti i settori di competenza con cui affrontare il complesso ambito di responsabilità nei prossimi anni”.

Evelin Reinstaller, Direttrice della Dirigenza

Amministrativa degli Ospedali di Merano e Silandro: “Nel luglio 2024, ho assunto il mio nuovo incarico, che è, al contempo, gratificante e di responsabilità. In quanto meranese, è per me un onore particolare poter svolgere questo lavoro nel Comprensorio sanitario di Merano poiché ho uno stretto legame con quel territorio sin dalla mia infanzia. Sono particolarmente orgogliosa di ricoprire il posto, che fu per molti anni del Dott. Bruno Barbieri, recentemente scomparso. Non vedo l’ora di affrontare le sfide che mi attendono”.

Sophie Biamino è da metà giugno sostituta Direttrice di comprensorio e Direttrice della Dirigenza Amministrativa degli ospedali di Brunico e San Candido. La giurista ha ricoperto il ruolo di direttrice dell’Ufficio acquisto di beni di consumo sanitari dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige fino al 2022 e poi ha trascorso due anni come direttrice dei Servizi sociali della Val Pusteria con oltre 300 collaboratrici e collaboratori. “Il paziente è al centro della nostra attività. In linea con questo assunto, creerò le migliori condizioni possibili per preservare tale principio”.

Oreste Pieramico, Coordinatore sanitario del Comprensorio Sanitario di Merano da luglio 2024: “Dal 2013, sono Primario della Medicina Interna dell’Ospedale di Silandro. Precedentemente, ho lavorato in Germania e a Merano. Conoscendo da anni la realtà dei due ospedali del Comprensorio di Merano, ritengo molto importante implementare la collaborazione tra il nosocomio comprensoriale e quello base, ottimizzando le risorse a disposizione. Questo processo di miglioramento della qualità dei servizi sanitari non può prescindere anche dal potenziamento della interazione tra medicina del territorio e quella ospedaliera”.

Dagmar Regele, Direttrice del Dipartimento funzionale di Prevenzione da agosto 2024: “Sono entusiasta del mio lavoro, che è molto variegato. Collaboriamo con altri servizi e ripartizioni dell’Azienda sanitaria nonché con l’amministrazione pubblica e con partner privati. A ogni età è importante sensibilizzare le persone alla promozione della salute e alla prevenzione affinché possano mantenere una buona qualità della vita anche quando si è in là con gli anni. Ognuno può fare molto per la propria salute attraverso uno stile di vita sano, regolari visite mediche o esami di diagnosi precoce. Inoltre, possiamo contare sulle vaccinazioni che possono prevenire le infezioni o ridurre il decorso delle malattie.”

Paola Sperindé, Dirigente tecnico-assistenziale per l’ambito della Riabilitazione, Igiene, Sanità pubblica e dei servizi territoriali del Comprensorio sanitario di Bolzano da luglio 2024: “Sono molto contenta di affrontare questa nuova sfida e di lavorare con il mio team. L’espansione dell’assistenza locale nel settore della riabilitazione mi sta particolarmente a cuore. Credo moltissimo nella cooperazione interprofessionale e questa nuova esperienza mi permetterà di collaborare con diversi profili anche in un’ottica di sviluppo territoriale”.

Dennis Ramus, Coordinatore del Servizio di Igiene degli Alimenti e della Nutrizione (SIAN) da agosto 2024: “Sono molto contento della fiducia accordatami nel ricoprire questa posizione organizzativa. La prevenzione contempla diversi aspetti, non solo riferiti al benessere del singolo cittadino, ma anche relativi alle collettività e alla tutela della salute pubblica. Essa si declina anche in varie attività di controllo ufficiale, come il prelievo di campioni e i controlli ispettivi nelle aziende. La collaborazione con queste ultime e con le associazioni di categoria è fondamentale per raggiungere con interventi preventivi una quota sempre maggiore di persone in ottica di tutela della cittadinanza”.

Francesca Lubian, Primaria della Geriatria di Bolzano: “La Geriatria è un reparto articolato, che comprende, oltre ai letti di degenza ospedaliera, anche la Memory Clinic e il Centro degenza di Firmian. I setting, pur diversi, hanno in comune il fatto di essere dedicati alla stessa tipologia di pazienti complessi, ovvero le persone anziane fragili, alle quali è necessario guardare da prospettive differenti per riuscire a rispondere ai molteplici bisogni che hanno. Potenziare l’intervento del Geriatra, principalmente in regime di telemedicina, sul paziente domiciliare e nelle strutture residenziali rappresenta la vera sfida per i prossimi anni”.

chi è andato in pensione?

Nelle ultime settimane, le/i seguenti dirigenti hanno concluso il loro servizio attivo presso l’Azienda sanitaria, andando in pensione. Desideriamo ringraziarli per il loro impegno pluriennale e augurare loro il meglio!

vera schindler

traduttore: rocco leo

Heinrich Corradini, Direttore della Ripartizione tecnica e patrimonio in pensione da maggio scorso: “Guardo ai miei 34 anni di carriera nell’Azienda sanitaria con grande soddisfazione. Ci sono stati giorni pieni di splendore e trionfi, ma anche momenti pieni di dubbi e difficoltà. Nel corso degli anni, ho visto le visioni diventare realtà, le sfide trasformarsi in opportunità e la collegialità svilupparsi in un legame profondo. Sono stati anni caratterizzati da innumerevoli piccoli e grandi successi. Tuttavia, ogni tappa è stata possibile solo grazie alla collaborazione impegnata e appassionata tra amministrazione, personale tecnico-assistenziale e medici”.

Nadia Seppi, Coordinatrice infermieristica dell’Emodialisi di Merano in pensione da agosto 2024: “Il Servizio Emodialisi di Merano è nato e cresciuto con me e il mio team dal 1991, così come io sono cresciuta professionalmente con loro. In questi numerosi anni, i traguardi ed i successi li abbiamo raggiunti insieme! Le difficoltà e i momenti critici li abbiamo superati insieme! Avanti così…

Un grazie a tutti coloro con cui ho piacevolmente collaborato e condiviso esperienze professionali, di aiuto, di sostegno e tanto altro”.

Herbert Heidegger, Coordinatore sanitario e primario del Reparto di Ginecologia e Ostetricia di Merano in pensione da luglio 2024: “Ho un bel ricordo del trasferimento nel nuovo ospedale di Merano nel 1997. C’era grande gioia, uno spirito di ottimismo e la motivazione di creare qualcosa di nuovo. Era una partenza verso una nuova dimensione della Sanità, anzi, verso il nuovo millennio. Per me è stata anche una grande opportunità per rimodellare la ginecologia e l'ostetricia. Mi sembra che anche questo sia il momento di osare qualcosa di nuovo, di ripensare l'assistenza sanitaria e di accettare le sfide. Per i pazienti, ma soprattutto per i nostri collaboratori e collaboratrici. I progressi della medicina, i cambiamenti demografici e le limitate risorse finanziarie determineranno il passo”.

Mariagrazia Zuccaro, Direttrice del Dipartimento di Prevenzione aziendale in pensione da luglio 2024: “Ho iniziato a lavorare in Azienda nel lontano gennaio 1991 (allora all’USL Centro Sud, l’Azienda non era ancora unica). Con gli anni, gli incarichi sono diventati sempre più ampi, ma ho sempre amato la mia professione e ho affrontato con entusiasmo le nuove sfide. C’è un tempo per ogni cosa e ora in pensione spero di potermi dedicare alla mia grande passione, vale a dire la storia dell’arte. Un pensiero affettuoso va a tutte le persone che ho incontrato e con le quali ho collaborato in tutti questi anni”.

Markus Markart, Coordinatore sanitario e Primario del Reparto di Pediatria di Bressanone in pensione da giugno 2024: “In tutti questi anni all’Azienda sanitaria dell’Alto Adige, ho svolto il mio lavoro con passione e gioia perché lavorare con le persone mi ha regalato molta stima e soddisfazione. Forse mi mancherà il mio lavoro di medico. Ma di certo non mi mancheranno le ore passate di notte a cercare soluzioni e risposte. Ora attendo con ansia di affrontare la mia nuova vita per potermi dedicare alle cose che finora ho sempre messo in secondo piano”.

adhd in confezione doppia

Si stima che circa il 5–7% dei bambini e degli adolescenti di tutto il mondo sia affetto da disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). La percentuale nella popolazione adulta è stimata al 2,5%. Su questo tema, tre esperti dell’Azienda sanitaria hanno pubblicato altrettanti libri.

peter a. seebacher traduttore: rocco leo

“Bambini con ADHD” di Donatella Arcangeli, Primaria del Servizio di Psichiatria dell’Età Evolutiva e Psicoterapia dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige.

Nell’introduzione, Donatella Arcangeli definisce chiaramente l’obiettivo e il target del libro: “Accompagnare un bambino con diagnosi di ADHD nel suo percorso verso l’età adulta può essere spesso stressante per i genitori. Questo libro vuole fornire un supporto e aiutarvi a conoscere e capire vostro figlio e a crescerlo con successo”.

Il libro è una guida sensibile e pratica per genitori ed educatori che devono affrontare la sfida dell’ADHD nei bambini. Comprensibile e ben strutturato, il volume inizia con un’introduzione all’ADHD, in cui Arcangeli spiega cos’è il disturbo da deficit di attenzione e iperattività e come si manifesta. L’autrice, poi, sottolinea che l’ADHD può essere non solo una sfida, ma anche un dono speciale. Un punto di forza dell’opera è il suo orientamento pratico. Arcangeli dà consigli concreti per la vita di tutti i giorni, che possono essere applicati sia in famiglia che a scuola.

Dimostra quanto sia importante riconoscere e promuovere i punti di forza dei bambini ADHD, anziché concentrarsi solo sulle loro debolezze.

L’autrice evita il gergo medico e spiega concetti complessi in modo che siano chiari a tutti.

Donatella Arcangeli, Primaria del Servizio di Psichiatria

dell’Età Evolutiva e Psicoterapia

Andreas Conca, Primario del Reparto di Psichiatria

dell’Ospedale provinciale di Bolzano

“Bambini con ADHD” è “IL” libro per chiunque voglia saperne di più sul tema. Uno dei capisaldi dell’autrice è l’incoraggiamento dei genitori e degli educatori, attraverso la dimostrazione che è possibile condurre una vita felice e soddisfacente anche quando si è alle prese con l’ADHD. Se siete alla ricerca di consigli pratici e di supporto emotivo, oppure siete interessati a comprendere meglio le complesse dinamiche di questo disturbo, il saggio di Donatella Arcangeli è ciò che fa per voi.

“ADHD nell’adulto”

L’ADHD, tradizionalmente considerato un disturbo tipico dell’infanzia, sta ricevendo crescente attenzione nella sua manifestazione durante l’età adulta, e questo libro fornisce una panoramica esaustiva di questo fenomeno.

Il libro “ADHD nell’adulto” di Andreas Conca e Giancarlo Giupponi è un’opera essenziale per chi desidera approfondire la comprensione del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD) nell’età adulta. Il libro affronta l’ADHD da diverse prospettive, offrendo al lettore una guida completa e rigorosa. Partendo dall’analisi delle manifestazioni del disturbo nell’infanzia e nell’adolescenza, si passa poi a esplorare come esso si evolve e persiste nell’età adulta.

Conca e Giupponi descrivono i sintomi principali e accessori, così come il funzionamento esecutivo e le ricadute funzionali che ne derivano. Questa parte offre una guida utile per clinici che devono affrontare i diversi aspetti dell’ADHD, sia in fase diagnostica che terapeutica. Una sezione utile per medici e psicologi che si trovano a dover distinguere l’ADHD da altri disturbi che possono presentare sintomi simili. Viene spiegato il legame con disturbi dell’umore, ansia, disturbi alimentari e problematiche di dipendenza. L’analisi delle basi biologiche del disturbo, incluse le anomalie nei circuiti dopaminergici e l’impatto neurochimico, aiuta a comprendere l’origine e la persistenza dell’ADHD.

“ADHD nell’adulto” è utile per specialisti del settore medico-psichiatrico, ma anche per pazienti e familiari che desiderano comprendere a fondo il disturbo. Il libro offre un’analisi esaustiva, supportata da evidenze scientifiche aggiornate, che aiuta a capire non solo i sintomi dell’ADHD nell’età adulta, ma anche le sue implicazioni sociali, emotive e lavorative.

Editore: Red Edizioni

ISBN: 978-88-573-1011-4

Editore: Ronzani Edizioni Scientifiche ISBN: 979-1280382108

chili vegano

per 4 persone il nostro consiglio culinario

· 400 ml di brodo vegetale

· 80 g di ceci cotti

· 4 g di aglio

· 200 g di fagioli rossi cotti

· 190 g di mais dolce

· 250 g di pomodori pelati mescolati grossolanamente

· olio d’oliva

· 10 g di concentrato di pomodoro

· 1 cipolla tritata

· 60 g di peperoni tagliati a cubetti

· paprika in polvere, cumino, sale, zucchero, pepe di cayenna o peperoncino

· Prezzemolo tritato

Soffriggere la cipolla in olio d’oliva, aggiungere l’aglio e il concentrato di pomodoro, far soffriggere ancora un po’.

Aggiungere i pelati e cuocere a fuoco lento per circa un’ora. Insaporire con sale e zucchero.

Unire quindi gli altri ingredienti e, se necessario, aggiungere del brodo vegetale.

Insaporire con pepe di Caienna fino a ottenere la piccantezza desiderata. Servire con riso al vapore.

Buon appetito da tutto il team della cucina dell’Ospedale di Bressanone

novità in intranet

sulle presenze e assenze del personale e attività intramoenia

A partire dal mese di luglio, la rete intranet aziendale, con riferimento al settore delle assenze e presenze del personale nonché relativamente al settore dell’intramoenia/extramoenia, ha visto un restyling contenutistico e formale: Ufficio gestione presenze e intramoenia – Home page (sharepoint.com)

Al suo interno troverete in pillole tutte le informazioni necessarie relative ai diversi istituti di assenza/ presenza e all’attività intramoenia/extramoenia, oltre ai riferimenti del personale che se ne occupa nei diversi Comprensori.

Il progetto fa parte di un percorso che l’Azienda ha intrapreso e che si pone l’obiettivo, a cui la Direzione Amministrativa e la Ripartizione Amministrazione del Personale tengono particolarmente, di rendere più trasparenti e facilmente accessibili le informazioni a tutte le collaboratrici e a tutti i collaboratori.

Il processo di riorganizzazione amministrativa e gli innumerevoli cambiamenti apportati nel corso degli ultimi due anni e mezzo, necessari per allineare il trattamento del personale a livello aziendale, hanno infatti portato spesso a confusione, disorientamento e frustrazione in tutte/i noi.

La nuova intranet è un piccolo grande passo per iniziare a risolvere questi problemi e per arrivare a rendere più efficace la comunicazione degli uffici amministrativi nei confronti delle collaboratrici e dei collaboratori.

Domande, feedback, suggerimenti? Scriveteci: one@sabes.it

L’Azienda sanitaria dell’Alto Adige online: www. asdaa.it

Prenotazione di prestazioni sanitarie: www.sanibook.sabes.it

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Novità dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige: www.sabes.it/news

Offerte di lavoro: www.asdaa.it/it/lavoro-e-carriere

Consigli pratici per la salute: www.asdaa.it/prevenzione

La rivista digitale e online: www.issue.com/sabesasdaa

Redazione: one@sabes.it one –il magazine dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige NUMERO 3/2024 (Aut. Pres.Trib.

EDITORE: Azienda sanitaria dell’Alto Adige, Via Thomas Alva Edison, 10/D, 39100 Bolzano

DIRETTORE RESPONSABILE: Lukas Raffl / COORDINAMENTO Gaby Hell, Lukas Raffl, Peter A. Seebacher

REDAZIONE: Sabine Flarer, Lukas Raffl, Peter A. Seebacher, Rocco Leo, Vera Schindler, Tatiana De Bonis, Ingeburg Gurndin

TRADUZIONI: Tatiana De Bonis, Rocco Leo, Sabine Flarer, Vera Schindler, Peter A. Seebacher, Ilaria Piccinotti, Ingeburg Gurndin

GRAFICA: Agenzia creativa Bielov, Via Brunico, 21/A, 39030 San Lorenzo / STAMPA: Fotolito Varesco Alfred Srl, Via Nazionale, 57, 39040 Ora INDIRIZZO DELLA REDAZIONE: Ripartizione Comunicazione, Via Thomas Alva Edison, 10/D, 39100 Bolzano, T: +39 0471 437 138, one@sabes.it, www.sabes.it

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