Ai Weiwei parla

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Hans Ulrich Obrist

Ai Weiwei parla

Traduzione di Alessandra Salvini


www.ilsaggiatore.com (sito & eStore) Twitter @ilSaggiatoreEd Facebook il Saggiatore editore Š il Saggiatore S.p.A., Milano 2012 Š Hans Ulrich Obrist, 2011 First Published in Great Britain in the English language by Penguin Books Ltd. Titolo originale: Ai Weiwei Speaks


Ai Weiwei parla



Sommario

Prefazione

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Architettura digitale – Architettura analogica

13

Sostenibilità . Un’intervista post-olimpica

37

Le molteplici dimensioni di Ai Weiwei

53

Retrospettiva

83

Mappature

115

Ringraziamenti

123



Prefazione

Il mio primo incontro con il lavoro di Ai Weiwei risale alla seconda metà degli anni novanta. Nel periodo in cui preparavamo la mostra Cities on the Move, Hou Hanru e io alloggiavamo presso l’Ambasciata svizzera a Pechino, dove si trovava anche Uli Sigg, allora ambasciatore. Uli Sigg è un grande mecenate e collezionista di arte contemporanea, e l’ambasciata era piena di opere d’arte cinesi. Da allora ho incontrato spesso Ai Weiwei, e l’ho intervistato più volte nell’arco degli ultimi dieci anni. Nella sua attività si assiste a una costante ridefinizione, ed estensione, del concetto di arte: Ai Weiwei è artista, poeta, architetto, curatore, esperto di antichità cinesi, editore, urbanista, collezionista, blogger e molto altro. Il suo lavoro si sviluppa su una molteplicità di piani, estremamente complessi, ed è proprio questo ciò che lo rende unico. Ai Weiwei è nato nel 1957. Suo padre era Ai Qing, uno dei più grandi poeti cinesi moderni. Quello stesso anno Ai Qing fu accusato di anticomunismo, gli fu proibito di scrivere e fu esiliato nella provincia di Xingjiang, dove Ai Weiwei trascorse l’infanzia e l’adolescenza. Negli anni seguenti si trasferì a Pechino, dove imparò a disegnare grazie ad alcuni artisti amici di suo padre, come lui considerati oppositori politici. Il disegno divenne una pratica quotidiana per Ai Weiwei,


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che ancora oggi lo utilizza per fissare in rapidi schizzi la maggior parte delle sue idee. Alla fine degli anni settanta, assieme a un gruppo di giovani artisti di Pechino, organizzò una serie di attività nel tentativo di rivendicare una maggior libertà personale e artistica. Nel 1982 decise di lasciare la Cina e di trasferirsi a New York, dove divenne amico del poeta Allen Ginsberg e si immerse nell’ambiente artistico newyorchese. È in questo periodo che abbandonò la pittura, rendendosi conto di come poteva creare opere d’arte con qualsiasi tipo di oggetto, supporto o tecnica. Cominciò a dedicarsi alla fotografia, che utilizzò per documentare fenomeni politici, come la diaspora degli artisti cinesi a New York. Sempre a New York realizzò le sue prime installazioni. Nel 1993, a causa di una grave malattia del padre, Ai Weiwei tornò in Cina. Ai Qing morì nel 1996. L’arte di Ai Weiwei cominciò allora a indagare il rapporto, spesso conflittuale, tra la cultura tradizionale e la modernità in continua evoluzione. Ai Weiwei si fece inoltre promotore della creazione di una scena contemporanea nel campo dell’arte, fino ad allora pressoché inesistente: pubblicò i tre libri – The Black Cover Book (Libro nero, 1994), The White Cover Book (Libro bianco, 1995) e The Grey Cover Book (Libro grigio, 1997) – in cui erano presentate interviste e opere di artisti contemporanei cinesi, e che furono considerati come una sorta di manifesto dell’avanguardia artistica cinese. Iniziò a dedicarsi all’attività curatoriale e, nel 1997-98, fondò lo spazio alternativo China Art Archives & Warehouse. Prima della nascita di questo spazio, le opere d’arte contemporanea venivano esposte prevalentemente in alberghi, appartamenti e negozi di cornici. Nel 1999 Ai Weiwei si costruì uno studio nella zona nord di Pechino, traendo in parte ispirazione da un libro sulla casa che, nel 1928, il filosofo Ludwig Wittgenstein progettò


Prefazione  11

a Vienna per la sorella. Ai Weiwei aveva fatto tutto da solo esclusivamente per ragioni pratiche, ma, poiché la costruzione fu poi molto ammirata ed elogiata per l’originalità e la semplicità delle strutture e dei materiali, il progetto segnò l’inizio di un’ulteriore carriera per Ai Weiwei, che cominciò quindi a dedicarsi all’architettura, realizzando, da allora, più di cinquanta progetti. Oggi è uno dei più famosi architetti della Cina, grazie anche alla sua collaborazione con gli svizzeri Herzog & de Meuron per il progetto dello stadio olimpico di Pechino, nel 2008. Nella sua attività artistica, come in quella architettonica, spesso si serve di oggetti molto semplici che inserisce in una prospettiva del tutto inedita. Per la vastità dei suo interessi, che spaziano dall’arte, all’architettura alla scrittura, Ai Weiwei mi ricorda i grandi artisti rinascimentali. Nel 2006 Ai Weiwei ha intrapreso un’ulteriore attività con l’apertura del suo blog su internet, attività che ha poi assunto una rilevanza fondamentale, come si vedrà dalle interviste che seguono. È stata una grande società internet a invitarlo ad aprire il blog, la stessa che lo ha poi aiutato a gestire gli aspetti tecnici dell’impresa. Il blog si è presto trasformato in una sorta di taccuino di appunti, in cui Ai Weiwei inseriva anche migliaia di fotografie che documentavano, giorno dopo giorno, la sua attività artistica e la sua vita personale, in modo analogo a ciò che per lui aveva rappresentato la pratica quotidiana del disegno negli anni settanta. Il blog ha avuto più di centomila visitatori al giorno, fino a che, nel maggio 2009, non è stato chiuso dal governo. Nel 2011, in febbraio, la Mit Press ne ha pubblicato la traduzione inglese,* di fatto un libro sulla vita e la cultura cinesi, in cui si parla di amore, sesso, identità, interviste, cibo, tensioni fra tradizione e modernità, *  Nel gennaio 2012 è uscita l’edizione italiana per i tipi di Johan e Levi: Il blog. Scritti, interviste, invettive, 2006-2009. [N.d.T.]


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olimpiadi, televisione, shopping, morte, governo, religione e altro ancora. Ai Weiwei vi ha intessuto una straordinaria rete di pensieri e parole. Il blog non rappresenta tanto la realtà, ma piuttosto la produce, e Ai Weiwei è senz’altro una delle persone che meglio ci possono guidare nell’esplorazione di questo nuovo territorio. Con il passare degli anni, tutte queste diverse attività sono confluite in quella che potrebbe essere definita una nuova, più ampia definizione di arte. L’approccio olistico di Ai Weiwei può essere paragonato all’interdisciplinarità della «scultura sociale» di Joseph Beuys. Nelle nostre interviste abbiamo parlato di tutte le dimensioni del suo lavoro, e di ciò che le unisce. Così, tutte insieme, queste interviste forniscono un’introduzione alla notevole complessità del pensiero e della pratica di Ai Weiwei. In una di esse, parlando del suo approccio all’attività artistica, Ai Weiwei si era espresso con queste parole: «Siamo di fatto parte di una realtà e se non ce ne rendiamo conto siamo degli irresponsabili. Noi siamo una realtà produttiva. Siamo la realtà, una parte di realtà che spinge a produrre altra realtà». È una dichiarazione di poetica, oltre che di politica. Ci ricorda quanto sia fondamentale la necessità di un’azione culturale e politica nella società contemporanea. Ai Weiwei mi ha raccontato che suo padre aveva dovuto bruciare tutti i suoi libri, quando lui era bambino. Non appena tornato in Cina, nel 1993, Ai Weiwei ha cominciato immediatamente a dedicarsi alla pubblicazione di The Black Cover Book, The White Cover Book e The Grey Cover Book. Direi che ha un debole per i libri. Questo viene pubblicato in sostegno ad Ai Weiwei, in omaggio alle molteplici dimensioni del suo lavoro.


Architettura digitale – Architettura analogica

Conoscendo il lavoro di Ai Weiwei sin dagli anni novanta, ho appreso con grande interesse la notizia del suo crescente successo come architetto, poiché è sempre stato noto al pubblico prevalentemente per la sua pratica artistica. Mi è parso un segno epocale estremamente interessante, proprio per via di questi artisti che vedevo avventurarsi in nuovi territori. Ne sono rimasto affascinato: come può accadere una cosa simile? Come fa un artista ad avere la capacità e il talento per lavorare al di fuori del suo campo specifico, al di fuori dell’arte? Quando ho cominciato a frequentare Ai Weiwei in modo più assiduo, con Phil Tinari, mi sono reso conto che sarebbe stato impossibile cogliere la complessità del suo lavoro in una sola intervista, anche perché ognuna delle sue varie attività – arte, architettura e design – si svolgeva in uno studio diverso. La prima parte di questa intervista è stata realizzata nel settembre 2006 nella casa-studio di Ai Weiwei a Pechino. La seconda parte risale al maggio 2006 ed è stata originariamente pubblicata nel numero di luglio-agosto 2006 della rivista Domus, in occasione della conclusione del Parco dell’architettura di Jinhua, un progetto di gruppo organizzato da Ai Weiwei e dal suo studio di architettura.


Parte prima hans ulrich obrist Questa è una macchina fotografica digitale. AI WEIWEI Huo

Sì.

È quella che usi per il tuo blog?

Aww Sì,

il blog è davvero un nuovo territorio inesplorato. È meraviglioso. Puoi parlare direttamente a persone che non conosci. Tu non conosci la loro storia e loro non conoscono la tua. È un po’ come scendere in strada e incontrare una donna ferma all’angolo. Le parli, ti rivolgi a lei direttamente. E poi magari si comincia a litigare, o a fare l’amore.

Huo

Qualcosa di nuovo per te, dunque. Quando hai iniziato?

Aww È

stata una grande società internet a obbligarmi ad aprirlo.* Mi hanno detto: «Ah, sei famoso, ti diamo un

*  Il portale web cinese sina.com invitò Ai Weiwei e alcune altre figu-


Architettura digitale – Architettura analogica  15

blog». Non avevo un computer e non avevo mai fatto nulla del genere. «Non ti preoccupare, puoi imparare. Mandiamo qualcuno a insegnarti», mi hanno detto. All’inizio pubblicavo i miei vecchi scritti e i miei lavori, poi ho cominciato a scrivere direttamente sul blog. Ne sono rimasto completamente affascinato. Ieri ho pubblicato dodici post, credo, dopo essere rientrato. Huo

Ieri sera?

Aww Sì,

dodici post. Si possono pubblicare cento fotografie in un solo post. Spesso mi dicono: «Quante foto di un solo giorno!». Le foto possono essere qualsiasi cosa, di qualsiasi cosa. Credo che di fatto siano informazione, un libero scambio, una soluzione esente da preoccupazioni e responsabilità che riflette molto bene la mia condizione.

Huo

Quante persone visitano il tuo blog?

Aww Adesso

un milione e qualche centinaio più o meno. In un giorno ci sono centomila visitatori.

Huo

Più che a qualsiasi mostra.

Aww Sì,

non è mai successo prima. Posso inaugurare una mostra in ogni momento, se voglio. E questo per me è molto importante. Quando creo opere d’arte, faccio un progetto, poi la gente visita il sito per circa mezz’ora. Se sono fortunato realizzerò una bellissima installa-

re di spicco della scena culturale, tra le quali l’editore Hung Huang e il costruttore Pan Shiyi, a creare i propri blog alla fine del 2005.


16  Ai Weiwei parla

zione per qualcuno che non conosco in un luogo che non conosco, magari in Olanda, ad Amsterdam. Con il blog invece, nel momento in cui tocco la tastiera, chiunque, che si tratti di una ragazza, di un anziano signore o di un contadino, può leggere il mio post e dire: «Guarda qui, è davvero diverso, questo tipo è pazzesco». Huo

È istantaneo?

Aww Sì. Huo Quindi

con questa macchina scatti fotografie tutti i giorni, ovunque ti trovi.

Aww Sì,

in qualsiasi situazione. Immagino che la mia fascinazione derivi dal fatto che sono cresciuto in un ambiente dove non esisteva alcuna possibilità di una qualsiasi forma di libertà di espressione. Addirittura, nei momenti peggiori, si poteva arrivare a denunciare il proprio padre o la propria madre se avessero detto qualcosa di sbagliato. Era una situazione molto, molto estrema. Perfino ora, la gente continua a dirmi che dovrei proteggermi, che non dovrei dire così tanto nel mio blog. Ma io credo che ognuno debba fare le cose a modo proprio. Finora, tutto è andato bene. Nel blog parlo spesso delle condizioni di vita della popolazione e di problemi sociali. Credo di essere l’unico a farlo.

Huo

Possiamo vedere il tuo blog?

Aww Posso

farti vedere qualche post. Nei blog la vita è reale perché si tratta della vita di ognuno di noi. La vita con-


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siste nell’utilizzare il tempo. Niente di più. Si tratta di scegliere come usarlo. Mentre uso un po’ del mio tempo, ci sono queste altre centomila persone che leggono il mio blog. Ognuno di loro utilizza una piccola quantità del proprio tempo, come faccio io. Molti mi hanno detto: «Ehi, non puoi chiudere il blog. Però stai attento, se ti arrestano noi come facciamo?». È tutto molto sentimentale: «Abbiamo bisogno di te, il tuo blog è diventato parte della nostra vita». Molto divertente. Huo

Quindi alla gente interessa davvero.

Aww La

gente aspetta. Se non aggiorno il blog le persone aspettano tutta la notte per essere i primi a vedere i nuovi post. Utilizzano una parola particolare per indicare il primo commento: shafa.* Il fatto di esserci significa essere un vero fan, e dimostrare di essere realmente interessati a ciò che dico. Quindi, per quanto tardi possa essere quando rientro la sera, pubblico sempre qualche parola.

Huo

Lo fai tutti i giorni?

Aww Non

so quando smetterò. Forse saranno le autorità a farmi smettere. Una volta sono venuti degli agenti e mi hanno detto: «Ehi, vogliamo denunciare il tuo blog. È materiale che scotta. Perché non togli qualche pagina?».

Huo

Lo hai fatto?

*  Shafa significa «divano» in cinese. Sui blog molto famosi, come quello di Ai Weiwei, molti lettori fanno a gara per commentare per primi i nuovi post; shafa è l’esclamazione più usata, come se, in una stanza, il commentatore fosse il primo ad arrivare a sedersi sul divano.


18  Ai Weiwei parla Aww Hanno

cercato di farmi arrivare a un compromesso, ma in modo molto educato. Ho replicato: «Non vedete che è un gioco? Io faccio la mia parte, voi la vostra. Potete bloccarmi se volete, per voi è molto facile. Ma io non posso autocensurarmi, mi è stato dato un blog proprio perché si voleva che mi esprimessi liberamente». Allora ci hanno pensato un po’, poi mi hanno richiamato dicendomi: «Vista la situazione politica, abbiamo il massimo rispetto per ciò che stai facendo». Credo che la Cina stia attraversando un momento molto interessante. L’autorità centrale, la sua valenza universale, è scomparsa all’improvviso sotto la spinta di internet, della politica e dell’economia globale. Il web e le sue logiche sono diventati per l’umanità alcuni tra i principali strumenti di liberazione da vecchi valori e sistemi, una cosa che fino a oggi non è mai stata possibile. Sono assolutamente convinto che la tecnologia abbia creato un nuovo mondo, poiché i nostri cervelli sono programmati, fin dall’inizio, per digerire e assorbire informazioni. È così che funzioniamo, anche se, di fatto, tutto sta cambiando senza nemmeno che ce ne accorgiamo. La teoria arriva sempre dopo. Comunque questi sono tempi straordinari.

Huo

Proprio questi?

Aww Penso

che questo sia il momento, proprio ora. È l’inizio. Di che cosa sia il momento ancora non lo sappiamo, forse succederà qualcosa di ancora più incredibile. Però, davvero, vediamo il sole sorgere all’orizzonte. È stato coperto dalle nuvole per quasi cent’anni. Abbiamo vissuto in condizioni estremamente tristi, eppure riusciamo ancora a sentire calore e i nostri corpi riescono ancora a


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percepire, nel profondo, un entusiasmo, anche se sappiamo che la morte ci aspetta. Dovremmo non tanto goderci il momento, quanto creare il momento. Huo

Produrre il momento?

Aww Sì,

esattamente. Perché siamo di fatto parte di una realtà e se non ce ne rendiamo conto siamo degli irresponsabili. Noi siamo una realtà produttiva. Siamo la realtà, una parte di realtà che spinge a produrre altra realtà.

Huo

Forse il blog non rappresenta tanto la realtà, ma piuttosto la produce.

Aww È

vero. È come un mostro, cresce. Sono convinto che, una volta guardato il mio blog, la gente cominci a vedere il mondo in modo diverso senza nemmeno rendersene conto. È per questo che i comunisti, fin dall’inizio, hanno censurato praticamente tutto. Sono loro l’unica fonte di propaganda, o per lo meno sono riusciti a esserlo molto efficacemente durante gli ultimi cinquant’anni. Ma con l’apertura della Cina e lo sviluppo mondiale dell’economia non riusciranno a sopravvivere. Per sopravvivere devono, in qualche misura, concedere un certo grado di libertà, che, tuttavia, una volta concesso, sfugge al loro controllo.

Huo Sulla

pagina principale del blog c’è l’immagine di un bue. Forse è una foto che hai scattato a Xinjiang. È sempre la prima immagine che si vede, un po’ come se fosse il logo del blog.


20  Ai Weiwei parla Aww L’ho

appena cambiata. Era solo un cinghiale che camminava.

Huo

Ma potrebbe essere considerato l’icona, o il marchio del blog.

Aww Quello che la gente vedeva era un cinghiale rossiccio ri-

volto a ovest, senza nessuna meta particolare. La foto era lì da un anno, quindi l’ho cambiata. Huo Oggi? Aww Ieri Huo

sera.

12 settembre 2006, il giorno in cui registriamo questa intervista.

Aww Sì.

L’ho cambiata con un’altra foto, quella di un gatto. Perché, nel mio studio di architettura, io e il mio staff passiamo l’intera giornata a cercare di creare modelli stupendi, poi, di notte, arrivano otto gatti e distruggono tutto.

Huo

Dunque i gatti attaccano i modelli architettonici durante la notte.

Aww Sì, distruggono la città meglio di quanto riesca a fare il go-

verno, sono gli unici in grado di battere il governo in questo campo. I gatti sono anche più veloci. Lo fanno perfino quando prepariamo progetti per la città. È davvero una metafora fantastica, perché noi, come popolo, amiamo l’architettura e il design: cerchiamo di cambiare il mondo e di creare nuovi modelli che, di notte, vengono imman-


Architettura digitale – Architettura analogica  21

cabilmente distrutti da questi gatti. Cose bellissime destinate esclusivamente al loro piacere. Huo

Gatti architetti, urbanisti?

Aww Sì,

gatti urbanisti.

La conversazione si sposta in un’altra stanza, dove Aww mostra a Huo alcuni nuovi lavori. Aww Li Huo

ho fatti ieri sera. Sono rimasto sveglio fino alle tre.

È una nuova serie di ceramiche?

Aww Sì,

ho uno strano rapporto con la ceramica, la odio… ma la faccio. Se si odia troppo una cosa, credo la si debba fare. Bisogna usare questo odio.

Huo

Come esercizio?

Aww Esattamente. Huo

E tutte queste scatole, sono maquettes?

Aww Sono

piene di vasi. [Apre una scatola e ne estrae un vaso.] Questi sono reperti artistici e culturali che hanno dai tre ai cinquemila anni. Basta immergerli in questa pittura industriale e diventeranno dei semplici vasi colorati.*

*  La serie dei Coloured Vases (Vasi colorati) è stata realizzata da Ai Weiwei immergendo urne neolitiche in bidoni di pittura industriale: in questo modo si annulla il valore storico e culturale degli oggetti che, al tempo stesso, vengono trasformati in opere d’arte contemporanea.


22  Ai Weiwei parla Huo

La serie si chiama Coloured Vases (Vasi colorati)? Ogni vaso è diverso dall’altro?

Aww Sì,

sono tutti diversi. Su questo vaso si vedono ancora, in superficie, tracce dell’antica pittura. E su quel muro là in fondo c’è una serie a cui sto lavorando, una serie di ceramiche neolitiche colorate. Hanno dai cinquemila ai diecimila anni.

Huo

Ho sentito molto parlare della visita della delegazione del moma al tuo studio. Chi c’era? E cos’è successo esattamente?

Aww Era

un grande gruppo, di cui facevano parte i collezionisti e le persone più importanti. Il 20 maggio il comitato internazionale del moma ha inviato in Cina un gruppo di circa sessanta o settanta persone per verificare lo stato dell’arte contemporanea. Il giorno della loro visita ha segnato in modo indelebile questo luogo sulla mappa culturale della città.

Huo

Ora tutti quelli che visitano la comunità artistica di Pechino vengono nel tuo studio?

Aww Sì,

vengono tutti, come in un negozio per turisti, dove si deve andare perché vendono ginseng o cose del genere, cose che fanno bene alla salute, rendono longevi eccetera. I gruppi passano di qui e poi proseguono verso la Grande muraglia. Il gruppo del moma è venuto nel giorno dell’anniversario dell’incontro organizzato dai comunisti alla fine della Lunga marcia, nel 1942. È interessante. In quel monumentale incontro sull’arte e la letteratura il presidente Mao ha pronunciato un


Architettura digitale – Architettura analogica  23

discorso, che ancora oggi è la bibbia ufficiale dei comunisti.* Huo

L’anniversario cadeva proprio nel giorno della visita del gruppo del moma?

Aww Esatto.

Non può essere una coincidenza. Tutto è collegato. E se ancora non riusciamo a percepirlo, significa che in futuro le connessioni saranno ancora più strette. Ho detto che volevo si aprisse una discussione su questo anniversario perché, a quei tempi, mio padre aveva partecipato a quegli incontri. Era la figura più importante della scena letteraria. Di fatto, però, i forum di Yan’an sono stati un grave danno per l’arte e la letteratura, che sono diventate quasi disumane, e in seguito addirittura brutali.** In molti sono stati rovinati dalle idee scaturite da quegli incontri. Quindi, quel giorno, abbiamo deciso di fare l’unica cosa che potevamo fare: registrare tutto quanto, senza che il gruppo se ne accorgesse.

Huo

Dunque avete usato telecamere nascoste per registrare la delegazione del moma?

*  Ai si riferisce ai Discorsi sull’arte e la letteratura tenutisi a Yan’an, nei quali Mao proclamò che l’arte deve essere a servizio del popolo, fondando così, di fatto, il programma estetico della Repubblica Popolare Cinese. **  Il padre di Ai, il poeta Ai Qing, è considerato uno dei più grandi poeti cinesi moderni; oggi la sua poesia è conosciuta e insegnata in tutta la Cina. Nonostante la sua partecipazione ai forum di Yan’an nel 1941, nel 1957 fu accusato di essere un oppositore di destra per aver criticato il regime comunista. In seguito a questa accusa fu internato in un campo di lavoro, prima a Heilongjiang, poi a Xinjiang, dove è cresciuto Ai Weiwei.


24  Ai Weiwei parla Aww Sì,

come fanno alcuni gruppi quando vogliono sorvegliare l’attività di un altro gruppo, per raccogliere prove. Dunque, li abbiamo filmati quando sono andati alla Factory 798, poi, quando sono andati a far visita agli artisti, abbiamo seguito i loro pullman da lontano. Nessuno se ne è accorto. È passato un sacco di tempo prima che tornassero. Abbiamo perfino registrato uno degli autisti che diceva: «Cazzo! Ci vuole così tanto per vedere lo studio di un artista?». Poi sono venuti a casa mia. Le telecamere erano nascoste nell’erba, quindi nessuno poteva vederle.

Huo

Piccole telecamere?

Aww Sì.

Il nostro intento era riprendere tutte le possibili posizioni e filmare tutti senza escludere nessuno, in modo da poter identificare tutte le persone in seguito. È un montaggio molto lungo, te ne faccio vedere un pezzo. [Mostra il video su un computer.] Ecco, qui si vede dell’erba che nasconde la telecamera. E loro che si mettono a scrutare l’erba, senza immaginare che possa avere una funzione.

Huo

Mi pare che il film trasmetta l’impressione di una visita molto lunga.

Aww Sì,

non sono anziani, ma camminano tutti molto lentamente. È il loro movimento che determina il ritmo del film.

Huo

Che reazione pensi susciterà?

Aww Questo film? Non lo so. Non riesco a immaginare le con-

seguenze. Faccio le cose senza pensare al prima e al dopo.


Architettura digitale – Architettura analogica  25 Huo

Le fai e basta?

Aww Sì.

Non riesco a immaginare niente. Non ho immaginazione, né memoria. Agisco sul momento.

Huo

Il momento presente?

Aww Sì, sul presente. Forse il film verrà detestato, o forse ver-

rà ritenuto accettabile, o magari piacerà. È perfetto perché non c’è un autore della registrazione. Huo

È un atto di protesta contro l’oblio.

Aww Magari

succederà che lo compreranno i loro figli, o qualcosa del genere.

Huo

Praticamente è un ritratto di gruppo in un preciso contesto temporale.

Aww E

su uno sfondo politico e culturale in qualche modo circospetto.

Huo

Questo è di ieri?

Aww Sì. È morto trent’anni fa questo tipo, il presidente Mao. Huo

Tieni un archivio?

Aww Sì.

Ti faccio vedere qualcosa. Queste sono foto della festa di ieri sera, non credo di averne altre perché non sono rimasto molto a lungo. Il cibo era piuttosto buono. [Indica le foto sulle schermo.] Questa è una signora famosa. Dopo questa portata sono andato via. Questo era


26  Ai Weiwei parla

il mio piatto. Era divino. Sono tutte foto di ieri. [Apre un documento sul computer.] Questo è un articolo sul trentesimo anniversario della morte del presidente Mao. Probabilmente scriverò qualcosa per far sapere che razza di criminale fosse. Sono fatti storici. Una nazione che non indaga in modo critico il proprio passato è una nazione senza vergogna. Dobbiamo fare qualcosa. [Apre un’altra immagine.] Questa è molto interessante, è la casa di mia madre in centro a Pechino. Ora Pechino è stata completamente rifatta. La facciata della casa di mia madre era di veri mattoni; un giorno siamo tornati a casa e abbiamo trovato tutto ridipinto. Allora ho scritto un post sul blog. Huo

Per protestare contro questo fatto?

Aww Sì,

perché è davvero troppo. Questo è un articolo molto interessante. [Apre sul computer un articolo del suo blog.] In una sola notte, tutta Pechino è stata ridipinta. Ho scritto un lungo pezzo. Lo slogan della propaganda per le Olimpiadi dice: «Un solo mondo, un solo sogno». Nell’articolo scrivo di come abbiamo perduto le nostre radici, il nostro mondo, il nostro sogno. Proprio oggi mi hanno chiamato da una rivista dicendomi che vogliono pubblicare l’articolo perché gli è piaciuto molto. Mi hanno detto: «Possiamo togliere la parte politica?». Altrimenti sarebbe impossibile pubblicarlo. Ho risposto: «Ok, fate come volete, non mi interessa». [Mostra una foto.] Questo muro è stato costruito in mattoni. Vedi cos’hanno fatto? Ci hanno messo il cemento. È incredibile! È una proprietà privata e nemmeno si preoccupano di comunicare in anticipo i cambiamenti. Nell’arco di una sola giornata Pechino ha cambiato faccia. Hanno dipinto tutto.


Architettura digitale – Architettura analogica  27 Huo

Una rapidità impressionante.

Aww Già.

È pazzesco. Questa foto è incredibile. È la mia casa. Ora è diventata così. Era di veri mattoni. Hanno sostituito i mattoni originali con del cemento e poi l’hanno ridipinta. E non si tratta solo della mia casa, succederà a tutta la città. La stupidità regna sovrana e nessuno scrive niente a proposito.

Huo

Quindi scrivi ciò che gli altri non scrivono?

Aww Ma

sì. Mi chiedo, cosa c’è che non va in questo mondo? Tutti a osannare cose assurde. Ho scritto un post in cui parlavo di questo, e ho scattato foto per documentare come sia avvenuto il tutto. Quando sono andato a casa ho chiesto a mia madre: «Ma perché li hai lasciati fare?». E lei: «È successo a tutti. Cosa possiamo fare? Hanno detto che è meglio così». È come mettere un dente d’oro a un topo. Perché hanno voluto fare una cosa simile? Tutti questi muri finti, è pazzesco. La città vecchia è scomparsa in una notte. Tutte le porte sono così, tutte dipinte in questo modo, e anche le finestre. È una pazzia, è casa mia. Visto che ci hanno modificato le porte, noi le togliamo.

Huo

Le togliete?

Aww Ho

tolto un pezzo, ma un pezzo l’ho lasciato. Quindi adesso è così.

Huo

Manca qualcosa.

Aww È

diventata un’opera, la protesta. Se rimuovi del tutto la porta non rimane più nessuna traccia, nessuna


28  Ai Weiwei parla

memoria. È molto vicina al mio lavoro, questa sostituzione. Huo

Un’opera d’arte?

Aww Un’opera

che tutti possono vedere e toccare. È molto divertente.

Huo

Sarebbe fantastico poterla esporre, organizzare una mostra.

Aww Durante

il periodo della mostra, la gente, da Pechino, potrebbe andare a vederla e sorvegliarla quotidianamente. Il titolo potrebbe essere il nome del mio blog. Magari possiamo lavorarci insieme. Forse bisognerà tradurre qualcosa in inglese. Potremmo inserire qualche articolo in inglese sulla città, la cultura, la vita, la politica, l’ambiente, cose personali.

Huo

Allora siamo d’accordo, lo facciamo?

Aww Sì. Huo

Pechino sarà monitorata per questa mostra.

Fantastico. Grazie mille.

Parte seconda Huo

Nel corso degli anni ti sei dedicato all’arte e all’architettura, hai tenuto diverse mostre e pubblicato parecchi libri. Nel tuo ultimo progetto, il Parco dell’architettura di Jinhua, sei stato, in pratica, curatore e autore del piano regolatore. Me ne puoi parlare?



Ai Weiwei nell’East Village a New York, 1985. Autoritratto. (Fotografia di Ai Weiwei)


Il blog di Ai Weiwei, entrato a far parte della sua attivitĂ artistica. Il blog fu attivo dal 2006 al 2009. (Fotografia di Ai Weiwei, 2006)

Il blog di Ai Weiwei dopo la chiusura. (Fotografia di Ai Weiwei, 2009)


Due gatti di Ai Weiwei, sulle travi dello studio. L’immagine fu pubblicata sul blog. (Fotografia di Ai Weiwei)

Un gatto seduto su Table with Three Legs (Tavolo con tre gambe). (Fotografia di Ai Weiwei)


Ai Weiwei, Dropping a Han Dynasty Urn (Lasciando cadere un’urna della dinastia Han), 1995, tre stampe b/n, cm 148 × 121 ognuna.


Ai Weiwei, Coloured Vases (Vasi colorati), 2006, vasi neolitici (50003000 a.C.) e pittura industriale, cinquantuno pezzi, dimensioni variabili.


La casa-studio di Ai Weiwei, Pechino, 1999. Progettata e costruita da Ai Weiwei, fu la sua prima opera di architettura, ispirata alla casa che Wittgenstein aveva costruito per la sorella a Vienna. (Fotografia di Ai Weiwei)


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