Danilo Dolci
Conversazioni contadine
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Conversazioni contadine
Sommario
Premessa 9 conversazioni contadine
1. Il caso di un maestro che chiede un certificato falso
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2. Cosa sono i piani di sviluppo? Occorrono?
47
3. È giusto ammazzare o non è giusto?
65
4. Dicono che hanno tirato un razzo sulla luna: che ne pensiamo?
95
5. Deve essere battezzato un bambino? Perché?
109
6. Che qualità deve avere un uomo per essere un vero uomo?
129
7. Come deve essere una donna?
149
8. Cosa vorremmo tenere e sviluppare, e cosa cambiare nella vita di questa zona?
167
9. … E come cambiare?
181
10. Se uno di noi viene chiamato alla guerra, ci va?
197
11. Cosa è vivere?
213
12. Cosa è morire?
227
Premessa
Queste riunioni, accuratamente documentate grazie alla affettuosa e competente collaborazione di Franco Alasia, si sono tenute dal 13 aprile 1961 al 2 marzo 1962, sulla base sperimentale di centinaia di riunioni contadine purtroppo non documentate. Il luogo: un locale contadino tradizionale del quartiere Spine Sante, in cui convengono soprattutto braccianti, «industriali», alcuni vaccari e piccoli proprietari. Il Centro paga l’affitto, la popolazione paga la corrente della luce e della televisione. Non esistono finestre: per avere aria bisogna tenere aperta la porta. Il tempo: le riunioni si tengono di solito il giovedì sera, appena gli ultimi tornati dal lavoro hanno finito di cenare; nei mesi estivi si inizia verso le nove e si prosegue per circa un’ora e mezzo. I partecipanti: sono perlopiù persone abitanti nella stessa strada, le più interessate, con qualche amico che viene da altri quartieri, qualche collaboratore del Centro, e alcune volte qualche amico di passaggio. Il numero dei presenti varia da venti a trenta. I meno interessati spontaneamente sono via via sostituiti da altri più interessati. Alcuni dei più intimi purtroppo, nelle stagioni di maggior lavoro, sono assenti perché impegnati altrove. La scelta dei temi: è avvenuta all’inizio su casi concreti, da parte nostra; via via si allarga e precisa a seconda degli interessi dei partecipanti e dello sviluppo della discussione.
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Alcuni temi trattati: 1. Il caso di un maestro che chiede un certificato falso. 2. Cosa sono i piani di sviluppo? Occorrono? 3. È giusto ammazzare o non è giusto? 4. Dicono che hanno tirato un razzo nella luna: che ne pensiamo? 5. Deve essere battezzato un bambino? Perché? 6. Che qualità deve avere un uomo per essere vero uomo? 7. Come deve essere una donna? 8. Cosa vorremmo tenere e sviluppare, e cosa cambiare nella vita di questa zona? 9. … E come cambiare? 10. Se uno di noi viene chiamato alla guerra, ci va? 11. Cosa è vivere? 12. Cosa è morire? Altre discussioni di questo periodo non sono state registrate, o solo parzialmente: «Se in un paese uno comincia a lavorare per tutti, bisogna aiutarlo?», «Come si dovrebbero educare i bambini?», «Cosa, chi ancora impedisce che si costruisca la diga sul fiume Iato?», «Come si fanno, sul posto, le adulterazioni del vino, e come si dovrebbero combattere?», «Cosa sono le malattie?», «Come funziona e come dovrebbe funzionare il Consiglio comunale?», o sui concerti dei pianisti Giorgio Sacchetti (Bach, Schumann, Ravel) e Bruno Aprea (Bach, Liszt, Prokofiev) ecc. Il metodo: è una riunione di gruppo in cui ciascuno costruisce sulla base delle proprie esperienze. Non rigidamente, pressappoco così si sviluppa la conversazione: ciascuno dei partecipanti alla riunione, uno per uno, a giro, esprime il suo punto di vista sul tema. Di solito si bada di fare parlare per ultimi coloro che più potrebbero inibire gli altri o per superiorità di cultura o per prestigio o altro: in modo che tutti possano esprimersi. Finito il giro, uno, l’altro, l’altro chiedono la parola e si sviluppa un dibattito aperto. Il far esprimere tutti a giro, se ha in sé un certo formalismo, quasi una certa pressione su ciascuno (che d’altronde volontariamente viene), ha il vantaggio di far esprimere anche le persone più timide, e coloro che di solito, secondo il costume locale, non dovrebbero parlare: le donne, per esempio.
Premessa 11
Ciascuno ascolta e parla; alcuni preferiscono parlare più tardi, quando si saranno meglio chiarite le idee. Per ora io coordino le riunioni, tendendo a farli esprimere e a enunciare verso la fine i punti comuni emersi dalla discussione. È prevista una riunione per verificare e mettere a punto il metodo. Pur sapendo che in diversi modi si può ottenere massimo impegno, penso che partecipazione attiva a così alto livello difficilmente si potrebbe raggiungere con altre tecniche in questo ambiente. Naturalmente, se l’atmosfera si fa intima, scavata, in piena tensione morale e intellettuale per molti, questo non dipende solo da un fatto tecnico, ma dal saper diffondere effettivamente rispetto reciproco, un’attenzione reale per le persone. Il clima amichevole catalizza l’atmosfera di questi incontri. E non si può sottovalutare quanto avviene fuori delle riunioni nel contatto con queste persone soprattutto a opera dei collaboratori che operano nel quartiere: Mariapia Pieri, Fiorella Meli, Birgitta. È almeno altrettanto importante nel creare l’atmosfera adatta per questo tipo di ricerca comune, quanto la buona impostazione della riunione stessa. La documentazione: dopo nove anni, solo ora possiamo usare il magnetofono per registrare interamente le conversazioni, senza che questo rappresenti minimamente difficoltà, inibizioni, alterazione ai presenti, pur essendo ben visibilmente presente. Franco trascrive poi letteralmente il testo dal magnetofono, grezzo com’è, chiarendo e togliendo solo alcune delle appendici laterali, non rilevanti, e io l’aiuto. Rapporto col lavoro di sviluppo: la chiarificazione che avviene nelle riunioni appoggia, talora specificatamente, il lavoro sociale; ma, come dicevo, l’appoggio è sempre reciproco. I partecipanti, man mano si chiariscono, sentono l’esigenza di fare, di fare diversamente, e nascono nuove iniziative (quelle che si pensa abbiano la possibilità di sostenersi). Limiti: si richiederebbe una maggiore nostra presenza nel quartiere. In più, far parlare la gente, all’inizio, a giro, presenta un certo formalismo che in certi casi potrebbe pesare sulle persone. Alcuni valori registrabili dalla documentazione delle riunioni, possiamo così riassumerli: a) documentazione sulla situazione, sulle persone; b) sviluppo del pensiero, dell’interesse, dell’attitudine;
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c) risposta a una tanto profonda quanto trascurata esigenza di comunione; d) sicurezza proveniente dalla conquista collettiva della verità; e) semplicità di espressione e, talvolta, potenza lirica; f) nascita del bisogno, per chi oramai capisce, di una nuova pratica.
a) Valore di documentazione Come si può lavorare bene con persone che non si conoscono, con reazioni a noi non prevedibili? A proposito del maestro che, per ottenere un lavoro, chiede una dichiarazione certificante che ha lavorato sei mesi con noi, sebbene questo non sia avvenuto (riunione prima): Per farlo lavorare ci possiamo fare la dichiarazione che ugualmente questo ha insegnato questi sei mesi: perché se si dovesse fare la dichiarazione che lui non l’ha frequentata la scuola, questo povero maestro la scuola non ce la fanno fare mai. E allora conviene farci testimonianza come egualmente che questo… per conto mio… la dichiarazione che ha fatto l’insegnante. […] za giuseppina Proprio questo: che ha fatto l’insegnante, per buscarsi un pezzo di pane per lui stesso. […] za vincenza Certo, ce la possiamo dare! Indicando un poco di persone dicendo che questo ha insegnato a tanti bambini. […] peppino Io dichiaro lo stesso […] per dare un po’ di lavoro a questo signore. zu antonino Dargli la dichiarazione perché deve lavorare. nino Anche. […] deve lavorare pure lui, mi pare, no? titidda Dargli la dichiarazione per lavorare, più che altro vogliamogli bene. salvatore Lo stesso […]. Per darci lavoro. nunzia Lo stesso. […] matteo
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[…] Se non hanno travagliu, non ponnu mangiare: iddu aiuta noialtri, noi aiutiamo a iddi. Se non si lavora non si mangia!
za maria
Quasi tutti rispondono così. Si documenta come il bisogno di esistere prevale su ogni altro e il dir la verità non è problema in questo contesto. Un altro documento, esplicito sulla morale della violenza (naturalmente andrebbero fatti studi approfonditi per sapere quanto è esteso nella popolazione questo tipo di cultura). Terza riunione: […] se c’è sangue… Siamo tutti figli di una schiatta. Perciò, si uccidevano prima e si uccide adesso. Per vendicarsi però, non per andare a rubare i soldi si deve sparare! Questo è un grande sacrilegio che si fa. Io vado per vendicare il mio sangue, non vado a rubare! […] mimiddu […] la legge cosa fa? Ne vuole vendetta di quello che naturalmente ha commesso un reato barbaro, e ci dà l’ergastolo. Ma quando questa legge ci ha dato l’ergastolo a quella tale persona […] io che cosa ne ho guadagnato quando questo l’hanno messo all’ergastolo? Niente! Io per esempio mio fratello o mio padre, o chi sia, io già ce l’ho perduto, non lo vedo più; non è che dopo vent’anni, trent’anni, rinasce ancora o che posso vederlo! No. Allora io la legge non la voglio. A me non mi basta quella legge: la vera legge è che è morto lui e deve morire anche quello. E allora la vera giustizia me la faccio io. Perché quando questo è all’ergastolo io che cosa ne ho guadagnato? Niente. La soddisfazione che io provo è che lo voglio condannare con le mie mani. Eccolo: questo è un riassunto proprio di tutto il problema. peppino
Documentazione della coscienza iniziale di cosa è un piano di sviluppo. (Non si può tentare che raramente un tipo di riunione simile: si genererebbe un’aria di inchiesta, di esame.) Seconda riunione: Stasera il lavoro sarà un po’ nuovo: potrà sembrare all’inizio curioso e un po’ difficile ma vedremo presto quanto sarà per tutti interessante e utile.
danilo
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Vorrei iniziare con una prima domanda: qualcuno di voi ha sentito parlare di piani di sviluppo? Può dire che ne pensa? […] Tu Mimiddu hai sentito mai parlare di piani di sviluppo? Secondo te che cosa vuol dire piano di sviluppo? mimiddu Sì. Piano… Secondo quello che vuole studiare nella sua mente, ciò che ci passa. E può essere anche un male, va’! La persona per esempio che si mette a fare questo, può darsi che veramente cercasse di sviluppare diciamo così un’opera. Ma c’è quello che invece di fare quest’opera come lui la vuole rappresentare, vuole fare una cosa falsa. Sono due casi: è vero questo sviluppo che lui vuole fare? È onesto, oppure è disonesto? L’opinione della persona, preciso, io non la posso avere. Che vuol fare, che so?, per esempio di abbandonare un’arte e di farne un’altra; di mettere una bottega, che so?, di fare tante cose, un problema, lo sviluppo. danilo Qualcuno ha sentito parlare di piani, di piani di sviluppo? Tu Matteo? matteo … danilo Sentisti mai dire: piano di sviluppo? matteo … No. gina Non sapendo che è sto piano, è inutile farci rispondere! danilo La signora ha sentito mai dire: piano, piano di sviluppo? za dia Il piano di sviluppo è quando uno diventa di quindici sedici anni, e ha lo sviluppo; poi succede che ha qualche malattia nello sviluppo… danilo Allora ripeto la prima domanda, perché è arrivato un altro amico nostro: qualcuno di voi ha sentito parlare di piani di sviluppo, vuol dire che cosa ne pensa? Tu hai mai sentito parlare di piani di sviluppo? totò No. danilo Tu? tanino No. danilo Tu? maria No. titidda Io non capiscio cos’è questo piano e sviluppo. Se tu mi dici cos’è sto piano e sviluppo ti posso dire: «Ma quale è…». Se tu spieghi bene cos’è sto piano con questo sviluppo, io posso dire: «Io ne ho inteso parlare, ne ho visto parlare…».
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Brusio. Un momento. Tu hai sentito parlare di piani di sviluppo? Mai. danilo Tu Nino? Sentisti parlare di piano di sviluppo? nino Mia moglie è più istruita di me e dice no. Vuol dire che io dico no pure! danilo nedda
Risate. E tu hai mai sentito parlare di piano di sviluppo? No. […] za dia Se c’è il piano di dire per esempio sviluppo, se c’è qualche uomo, oppure qualche donna, che hanno qualche malattia, vanno dal dottore. Dice: «Niente. Dagli un medicinale che allo sviluppo lui s’accomoda». Lo sviluppo questo è! […] Insomma dice: «Niente, non abbiamo cosa fare, quando è grande e si fa lo sviluppo, allora sta bene». […] Per esempio c’è mio nipote, giusto? Ora come si fa che ha vent’anni e ancora la voce non ce l’ha! Sente, per sentire! E sempre gli dicevano: «Nello sviluppo lui parla, nello sviluppo lui parla», ma lui restò senza parola, e l’intesa l’ha, e capisce tutte cose. danilo
antonino
Documentazione della cosmogonia popolare e dei suoi rapporti con una particolare visione religiosa del mondo. Quarta riunione: Abbiamo sentito che hanno tirato sulla luna un razzo. Voi l’avete sentito dire che hanno tirato un razzo sulla luna? La domanda di stasera è questa: che ne pensate? Allora: qualcuno di noi ha sentito che hanno tirato un razzo sulla luna. Che ne pensate? Tu che ne pensi? peppino Può essere lanciare il razzo sulla luna? Può essere andato sulla luna? Per me, molto difficile. Andare all’altro mondo, molto difficile. A me chi me lo fa buono che questo è andato sulla luna? Ci ha prove che è andato sulla luna? Io vedo quando già c’è una segnalazione che questo è andato sulla luna. danilo Quando tu dicevi «è andato all’altro mondo», cosa volevi dire? peppino Certo io dico di andare all’altro mondo, perché si tratta di un aldanilo
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tro mondo. Credo che forse arriveranno vicino a questa luna; oltrepassare la luna è molto difficile. Tu che segnalazioni mi dai che tu hai trapassato già il mondo? Certo ci deve essere una… ramotta, un albero, una cosa… un pochettino di sabbia dell’altro mondo, quando che vedo già che qualcuno c’è stato. Perciò sì: metto il dubbio, non credo che arrivano già alla luna. Certo sarà in questo mondo come la Sicilia no? Credo che sarà lo stesso: un mondo e un altro, non c’è molta differenza. Quando Dio mandava una colomba a raccogliere un albero… una voce Non c’entra! peppino Chi te lo dice che non c’entra? Quando questa colomba ha portato l’albero in bocca, allora il mondo c’è, e credo che il mondo c’è. Ma se non ci ho questo segnale io non credo che la gente possono andare. […] za dia Ma chi è che è venuto a dire sto discorso? Non è venuto nessuno a dire che di là c’è un altro mondo, c’è alberi, cristiani: non ha detto niente nessuno. danilo Vossia che ne pensa? za dia Ne penso che devono trovare l’entrata e l’uscita: ma l’hanno trovate queste? Se per esempio viene la persona: «Si entra di sto modo, di sta porta; si esce di un’altra porta!». Ma ancora c’è venuto nessuno a dire: «Si entra di sta porta e si esce di sta porta»? E trovare se c’è alberi, se c’è cristiani, se c’è capre, se c’è case, hanno a vedere quello che c’è! E terreno fermo come qua, può essere mai? […] za filippa Mai! Troppo difficile arrivare alla luna. A me pare troppo difficile arrivare alla luna, perché contro a Dio non ci può nessuno! Vero è? E manco ci possono andare. Se non ci fosse Dio ci fossimo noialtri? No, vero? Perciò Dio esiste. Ed esiste la luna ma non esiste chi può arrivarci alla luna: non ci arriveranno mai! Possono fare quello che vogliono, ma non ci arrivano. […] Contro Dio ci possiamo ire noialtri? Non ci possiamo ire! E manco gli scienziati ci possono ire contro Dio! Quando toccano la luna muoiono bruciati! […] bartolo Io dico che non ci possono arrivare. Perché non ci fanno entrare là dentro la luna. Dicono che si brucia entrare dentro la luna.
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Che dice la nonna? za maria Io dico che non ci credo. Queste sono carne di Dio. Ora, chi è che ci va lì a pigliare la luna? Io dico che non ci possono andare. danilo E perché sono carne di Dio? za maria Come, perché son carne di Dio? danilo Sì, non ho capito bene. za maria Contro il Signore, io dico che non ci può mai andare nessuno a pigliare la luna. danilo
b) Un altro valore: lo sviluppo dell’interesse, del pensiero, dell’attitudine Nella prima riunione: […] gli altri hanno fatto dieci dichiarazioni: uno di quella una di quella e una di quell’altra! danilo Noi cerchiamo la verità. peppino Quando uno deve morire, deve morire tutto in una volta, e non da mille parti. danilo Noi stiamo cercando tutti la verità… peppino E la verità è quella che uno la prima volta ha comunicato. […] matteo […] Tu dici, dobbiamo rispettare sempre la prima testimonianza che facciamo. No. […] peppino Come? matteo Tu sopra le parole che ha detto qua Danilo noi ci dobbiamo pensare. Allora che riunione è questa? Ci dobbiamo pensare. Ognuno di noi esprime un sentimento ma dopo si sentono tutti e su per gli altri tu incominci a pensare… […] peppino Dimmi una cosa! Io ho fatto una spiegazione, è vero? Una spiegazione. Un’altra spiegazione non si fa. matteo No? Perché? peppino Perché quando io mi fermo a una dichiarazione, mi devo fermare a una dichiarazione. Se vado in galera, vado in galera; se vado… matteo Ma noi qua che siamo in faccia alla Corte d’appello?! peppino
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… No! Non ho bisogno di fare un’altra dichiarazione. […] matteo La stessa dichiarazione noi la possiamo confermare quando siamo per esempio in un tribunale; perché davanti un tribunale, quando tu fai due testimonianze, già sei un falso testimone e te ne vai in galera. Ma siccome qua non siamo in tribunale, siamo un consiglio, noialtri possiamo esprimere i nostri desideri, perché non c’è nessuno che ci condanna. mimiddu Si può fare un concetto di sopra tutto quello che ognuno ha spiegato. Non è da dire che si deve andare con quella dichiarazione che facevamo prima. peppino
Poi alla quinta riunione si parla, su richiesta di Mimiddu, del battesimo. All’inizio, uno per uno, i presenti dicono che bisogna battezzare i bambini perché così da «carne animale» diventano «carne umana», possono avere un nome al municipio e, qualcuno aggiunge, non vengono odiati dagli altri. Ma verso la fine: Rispettarsi da umani [dobbiamo]. […] Tutta carne umana [siamo]. […] totò [Poco assiduo alle riunioni] Quello là prima dice che lo odia, dopo dice no, cambia parere. peppino Io sempre ci ho detto che con lui non siamo d’accordo perché… totò E allora che dicesti? peppino No, d’accordo sulla parola di Danilo: il rispetto ci sarebbe sempre. Perché uno non crede a Dio oppure crede a Dio e ai santi non li crede? C’è sempre il rispetto perché è pure figlio di Dio. È pure figlio di Dio, però non crede al cattolicesimo, con la Madonna, col Bambino, col Signore, col san Giuseppe, con tutti quelli che tengono le chiavi. Però ci possiamo rispettare tutti quanti… totò Allora l’odio è finito? peppino Sì, l’odio è finito perché è carne umana. totò Allora non ragioniamo più niente, basta. peppino La ragione è giusta, perché tu l’odio ti deve passare. danilo Senti Totò: non sei contento che stasera siamo arrivati ad avere un’idea più avanzata, più aperta? Tu sei contento, no? peppino
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Ma io sono contento di dire quello che ho detto io. zu bastiano Confermare la prima dichiarazione. […] totò Si tratta solo che adesso dice: «Siamo tutti figlioli di Dio», e dice: «Allora odio non se ne porta. Odio, basta, è finito!». danilo Ha cambiato idea. una voce Si rispettano tutti come carne umana. totò Ma vossia non rispetta avanti la parola che dice. Come ci disse a noialtri? peppino Come ci dissi io a vossia? totò Di portarci l’odio. peppino Allora è buona cosa di portare l’odio? [Conclude disarmando l’avversario.] totò
Come si può sviluppare il pensiero se uno non pensa? Riunione sesta: Un uomo dev’essere un po’ educato. Dopo poi dev’essere un poco dignitoso delle persone… e non essere un uomo cattivo: essere un uomo che non prende pensiero degli altri… Io credo che è così. ninuzzo Io non posso decidere quali qualità deve avere un uomo. Cosa ci devo dire? L’educazione dipende da se stesso. Se un uomo è educato, dicemo noialtri… Senti Danilo: per me l’educazione è giusto che se la piglia lui stesso, ma di poi… quando arriva… Niente, non ci posso arrivare… non so. danilo Non ci hai mai pensato? ninuzzo Non ci sono mai pensato. […] gina Ma io dicessi che noialtre donne parlassimo giovedì prossimo. Di questo non ne so parlare. […] quando parlano gli altri mi vengono le idee. […] maria Io dico che… eh, eh, eh… non penso niente per ora. danilo Non ci hai pensato? maria Sulle donne possiamo dire perché noi siamo donne ma sugli uomini non sappiamo. peppino
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Nasce la protesta, si rinforza; nascono proposte di superamento del vecchio ambiente. Settima riunione: Ma qui, [le ragazze] che possono andare in campagna a fare una passeggiata? Perché qua ci sono le forbici che ci mietono. una voce Le forbici, lo sparlamento… za dia Lo sparlamento del vicinato, che il divertimento non si può fare. Appena appena, quando può la famiglia, vanno sul cassero, sulla via del Pino, o alla punta del paese verso Alcamo. No che possono andare in campagna a pigliare un’aria. danilo Ma questo vi pare giusto? A vossia che ha ottantaquattro anni pare giusto che le ragazze non possono avere aria e sole? za dia Ma, io dico che, essere, non è giusto, ma è giusto perché è la vita di Partinico di fare stare. […] mimiddu Per la Sicilia è sbagliata, la nostra catena che noi continuiamo, perché noi dobbiamo vedere dal punto di vista di tutto il mondo. Perché ancora dobbiamo continuare che siamo nel 1961, ah!, di fare ancora quelle barbare storie che lasciarono quella gente selvaggia, e ancora dobbiamo essere selvaggi come loro. Noi dovessimo cambiare la nostra gente. […] anche noi dovessimo modificare questa servezza, la donna lasciarla libera perché si deve guardare lei. Perché dobbiamo continuare? nedda Non siete voialtri uomini stessi? mimiddu No, io devo obbedire a voialtre perché voialtre dite che c’è la forbice; ma se io faccio di testa mia tu puoi sforbiciare quanto vuoi; se questo facesse pure lo stesso che faccio io, quello lo facesse pure, l’altro pure e tu faresti pure, la cosa si sta ad allargare. Quelli che vanno a sforbiciare non avessero niente a sforbiciare perché poi quelli venissero pure appresso a quello che faccio io e a quello che fai tu. za dia
Nella stessa chiave, tempo prima aveva detto Matteo, per primo: Se in queste cose si deve aspettare gli altri e non ti muovi da te stesso, allora non si fa niente: prima si deve muovere lui stesso, non aspettare gli altri. Perché se io aspetto che gli altri fanno l’unità, e do-
matteo
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po arrivo io come un pupo, e mi ci metto nel mezzo… Prima svolgo io. Questo si sente di stare nell’unità? Bene, allora va’, marcia, e marciando a poco alla volta si rinforza subito l’unità. Ma se aspetta un altro, puoi stare sicuro che non viene mai questa forza!
Mimiddu allora che posizione aveva? Ecco, diceva: Noi abbiamo lottato come dice iddu, per noi, sta bene. Dice dobbiamo lottare per i nostri figli, ma bisogna vedere se è una lotta che si può fare… una voce A rischio. mimiddu Ma quale rischio?! Io ho lottato tanto, ma con tutte le mie lotte che ho fatto, che cosa n’ho fatto? Niente. Mi trovo al di sotto del mio. Perciò sta lotta che vale? A niente! sandro Ma ci sono anche delle lotte riuscite! mimiddu … ma dev’essere un caso. Ma io prima debbo vedere a lottare lei, con tutto proprio la sua volontà, mi deve dare l’esempio, non deve restare sulla speranza della lotta mia. Prima devo vedere proprio quello che desidera con questa lotta. Deve lottare lui, e poi… mimiddu
Appena poco tempo prima, per Mimiddu c’era una possibilità di apertura, non una convinzione.
c) Valore di comunione In questa situazione atomizzata, in cui sarebbe vero uomo chi si fa, guardingo, i fatti suoi, c’è un bisogno insopprimibile di comunicazione, di sincera intimità. Nella sesta riunione si sta parlando di come deve essere un uomo per essere un vero uomo: […] sta stizza di sangue quando ci sale all’uomo ci vuole uno sfogo, perché quando l’uomo non sfoga dopo è capace che il sangue ci si volta, può pigliarlo male. Ognuno di noi abbiamo questo. Danilo sei contrario tu? danilo Sentiamo che dice Ciccio. mimiddu
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No, no tu devi dire. danilo Ma qua siamo tanti, non c’è Danilo solo, siamo quindici persone. Sentiamo Ciccio. mimiddu Tu non parli e io ti apro il cuore. mimiddu
C’è il bisogno della comunione. Ottava riunione: Io quello che volevo dire era questo: di esserci un avvicinamento, una comitiva con questa gente, di conoscerla, essere amica, come si vive, come si deve educare, come si deve dimostrare intorno alla gente. Questo voleva dire Birgitta, è vero? birgitta Sì, sì. mimiddu E allora io sono con te, perché mi piace, è la verità, perché quando c’è la conversazione con uno e con l’altro, io vedo il tuo carattere e tu vedrai il mio e poi tu te ne farai un concetto del mio carattere se è cattivo oppure buono; e incominci a imparare e acquistare dalla azione buona. Come dobbiamo fare per farlo? Ed è una cosa strana. mimiddu
Si comincia a esprimere il bisogno della comunione, dell’unità anche con i lontani, necessari testimoni e collaboratori, come mezzo per essere veramente più forti. A proposito della necessità di stare insieme, terza riunione: La base del milione è la lira. Se oggi metto una lira, domani due lire, dopodomani magari niente ma la prossima giornata metterò mezza lira, pian piano, piano piano cominciare a questo poco, si può! Ma tutto in una volta no! mimiddu E allora ci dovrebbe essere un contatto, la comitiva, la riunione come siamo qua anche noi, con quella gente da lontano che sono stranieri, che non ci abbiamo mai visto, di esserci un avvicinamento, esserci una conversazione noi con loro e loro con noi, e deve esserci in conoscenza tutti i problemi suoi e i nostri pure: questa fosse la realtà. Se si facesse questo sì, si ottenesse ogni cosa; ma finché si fa ancora così come si fa a sto momento, noi saremo sempre nelle medesime condizioni. Hai voglia che noi popolino volessimo fare questo e questo, non ci fanno arrivare. Non ti ci fanno arrivare, che come tu ti muovi già t’arciccio
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restano e ti mandano. Questi sono i vangeli veramente: ci dovrebbe essere questa conversazione con questi stranieri, la società…
d) Chi cerca, trova Vediamo a quali punti comuni, quale tipo di conclusioni si può pervenire in una riunione, per esempio la quarta, quella del razzo sulla luna: Siccome è tardi, tenterei di mettere in evidenza quanto dalla conversazione mi sembra venir fuori, comune a tutti. Alcuni qui sono persuasi che un razzo è riuscito a colpire la luna; gli altri mi pare che comincino almeno a dubitarlo: incarichiamo quelli che sono convinti che il razzo è andato sulla luna di portare documenti, prove. Su questo punto siamo d’accordo tutti di massima, no? Poi, su questo mi pare che siamo tutti d’accordo: che in genere la conoscenza è buona […]. Poi su un’altra cosa mi pare siamo tutti d’accordo: bisogna vedere a che servono le scoperte, la conoscenza delle cose, se servono a bene o servono a male […]. Bisogna vedere anche il prezzo che costano le scoperte. […] […] L’uomo non vive di solo pane, ed è necessario sottolineare l’importanza del lavoro di quelli che vogliono vedere come è fatto questo mondo, perché questo ci aiuta anche a capire come, e forse perché, noi siamo su questo mondo. Io credo che anche su questo noi siamo d’accordo…
danilo
e) Semplicità, possibilità espressiva Certe intuizioni fondamentali vengono espresse con forza rara. Terza riunione: […] E allora uno dice le guerre ci vogliono? Non ce ne vorrebbero guerre, ci vorrebbe la pace in tutto il mondo, perché a me che cosa mi hanno fatto sta gente straniera? che l’ho mai vista? Non l’ho mai vista, non so come si chiama, non so come vive, non so come stanno,
mimiddu
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non mi hanno fatto mai del male, non ci abbiamo mai incontrato; per quale motivo, per quale ragione domani per esempio c’è la parola di uno: «Tu devi fare la guerra contro questa gente!». Per quale ragione?
E addirittura l’intuizione perviene a espressione lirica di alto valore espressivo (riunione ottava): […] ci sono cose buone che tu vorresti rimanessero così? mimiddu No, che rimanessero così no. Io vorrei questo: d’esserci qui un cambiamento, di trasformare il nostro paese, tutta la Sicilia, di attivare […]. danilo Non venire a casa il giorno di San Pietro alle nove dopo aver lavorato tutta la giornata. mimiddu Lasciamo andare il giorno di San Pietro, noi non dobbiamo ragionare al singolare, dobbiamo ragionare ed essere al plurale, per tutti; che domani aggiorna, vero? Ma sto lustro è per tutta la gente, non è soltanto per me oppure per te; se fa buio è buio per tutti. danilo
f) Nasce il bisogno di una pratica coerente È il caso di scomodare, almeno per alcune riunioni, una grossa parola: catarsi. Naturalmente non sempre, non completa, non per tutti. Almeno, c’è il senso chiaro di una maggiore verità raggiunta. (E insieme, alla pari, e ciascuno si apre sempre più a cercare per conto suo. Quale conferenza può sostituire questo processo di incuriosimento, e talvolta di innamoramento, di impegno?) Alla sesta riunione Mimiddu protesta. Noi abbiamo fatto qui tutti i giovedì diverse e diverse riunioni. Giovedì passato io non c’ero che veramente ero stanco, venni tardi di campagna e non ci sono potuto venire. Ma di tutti questi discorsi che noi qui facciamo, non so, mi pare che cadono così; non abbiamo visto una cosa di tale discussione, di tale riunione che abbiamo fatto. Per me il risultato è questo: veramente ognuno sentisse, che so, il gusto, il piacere di dire: «Abbiamo fatto questo piano. Siamo dieci, ven-
mimiddu
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ti persone: facciamo questo piano di sviluppo. Noi fecimo sto piano, abbiamo sviluppato sta cosa». Non so se io mi spiego… Invece non abbiamo inteso niente. Si fanno queste parole, ma cadono, muoiono così in fondo al mare. danilo Mi pare importante questo che tu pensi. mimiddu È un lavoro che facciamo inutilmente, per me, dal canto mio. Perché quando noi facessimo questo lavoro, poi ne facciamo un riassunto della cosa: «Lo sai sta cosa, sto sviluppo ha dato questo»; e poi noi ne possiamo fare un concetto, avere l’utile in poco tempo; ma è giusto o non è giusto? ciccio D’un campo è esatto; d’un altro campo io direi però che ste discussioni cercano di cambiarci il carattere, la mentalità. […] mimiddu No… danilo Uno alla volta. ciccio No, ma scusa. Tu ti incominci a imparare a scuola. Una pagina di due, dopo una pagina di tre, incominci a istruirti la mano; dopo incominci una pagina di effe, una pagina di esse, ecco, s’incomincia e già la mano è istruita. Così anche la mente… Come no? Tutti questi discorsi che abbiamo fatto qua, tu non hai assorbito né ricavato nulla? Niente, neanche una parola? mimiddu Non hai assorbito! Che c’entra il bambino che va a scuola? ciccio E come! mimiddu Io non è che sono contrario a quello che dici tu, ma non è sufficiente.
E la parola, anche se lentamente, con fatica, si fa azione, vita. Queste riunioni nel loro piccolo sono la figura, il campione seppure limitato, di come vorremmo operare su scala più vasta: di villaggio, zona, subregione: catalizzando al massimo la ricerca di ciascuno, di ciascun gruppo, e poi la ricerca e l’opera comune, sempre meglio e sempre più di tutti, dal basso. Certo, non voglio dire che il mettere insieme alla base la gente a pensare, sia pure anche per operare, sia sufficiente di per sé a provocare uno sviluppo armonico. Non lo credo, per zone di questo tipo. Forse potrebbe
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essere sufficiente per zone già in movimento, in sviluppo, dove appunto mancasse soprattutto il cercare insieme per correggere la direzione dello sviluppo e accelerarne il ritmo. Ma in zone ferme o che non avanzano per moto proprio (se mai per laterale assimilazione di quel poco che arriva da moti altrove prodotti), occorrono anche fatti nuovi, che diano esperienza che il cambiamento e lo sviluppo sono possibili; occorrono shock intensi, piccoli e grandi (campi dimostrativi, cooperative, scuole aperte e attive; industrie; o intervento massiccio di pratiche globali di sviluppo: o shock morali-pratici ecc.). E in più, per tanti settori occorre che partecipino i tecnici e gli esperti necessari. Per trovare veramente. Il discorso su come produrre questi shock, questi fatti, e come ottenere questi tecnici alla base non lo si vuole impostare qui, ma credo non sia mai sufficiente sottolineare l’interdipendenza tra la coscienza di base, il modo di produrre i fatti, e la natura stessa di questi. E dopo aver detto che non è sufficiente il cercare insieme dal basso, non si può non sottolineare una volta di più come ovunque sia indispensabile. D.D. Partinico, marzo 1962