HOWARD
CHAYKIN
LA NOTTE CHE CAMBIÒ IL MIO MONDO... Joel Breakstone si sveglia ogni giorno e ripensa a ciò che ha visto in Europa quando, con l’esercito americano, l’ha liberata dal flagello nazista. Tornato a casa, per superare il trauma della guerra e il fallimento di una carriera letteraria, si rifugia nell’alcol e non si accorge di quello che sta succedendo alla sua vita e a sua moglie.
MEZZANOTTE DELL’ANIMA di Howard Chaykin - probabilmente il più provocatorio fumettista americano contemporaneo - mette in scena un noir atipico e politicamente scorretto nella tradizione dei suoi capolavori AMERICAN FLAGG! e BLACK KISS. KISS.
MEZZANOTTE DELL’ANIMA
Tutto questo cambierà in una lunga notte dove lo scrittore mancato affronterà il suo personalissimo Delitto e castigo tra sordidi nightclub e strade malfamate nella New York degli anni 50.
MEZZANOTTE DELL’ANIMA di Howard Chaykin Traduzione: Stefano A. Cresti Progettazione grafica e impaginazione: gruppo saldatori Lettering: Paolo Tempesta Supervisione: Andrea G. Ciccarelli e Alessio Danesi SALDAPRESS Direttore responsabile: Marco Marastoni Direttore editoriale: Andrea G. Ciccarelli Responsabile diritti internazionali e supervisione editoriale: Alessio Danesi Reparto grafico: Marianna Barretta, Paolo Tempesta Comunicazione social: Francesco Gualdi Ufficio stampa: Francesca Pilla Amministrazione: Sonia Bigi Logistica e spedizioni: Marco Bindocci Redazione e direzione: Gruppo Saldatori Srl Via Leone Ginzburg, 18 - 42124 Reggio Emilia saldapress@grupposaldatori.com - www.saldapress.com - PR: ufficiostampa@saldapress.com IMAGE COMICS INC. Robert Kirkman (Chief Operating Officer), Erik Larsen (Chief Financial Officer), Todd McFarlane (President), Marc Silvestri (Chief Executive Officer), Jim Valentino (Vice-President), Eric Stephenson (Publisher). Mezzanotte dell’anima è un libro della collana Maèstro. Midnight of the soul ™ (including all prominent characters featured herein), its logo and all character likenesses are trademarks ™ of Howard Chaykin, Inc., unless otherwise noted. Storie, personaggi e avvenimenti sono frutto di fantasia e non hanno nessun riferimento reale. Tutti i diritti riservati. Nessun a parte di questo volume può essere riprodotta o trasmessa con qualsiasi mezzo, elettronico oppure meccanico, compresi cinema, radio, televisione e fotografia, senza il consenso esplicito di gruppo saldatori Srl. è trademark ™ e copyright © gruppo saldatori srl, 2023 stampa: Grafiche Stella - San Pietro di Legnago (VR) Prima edizione, ottobre 2023 ISBN: 979-12-5461-250-7
STORIA E DISEGNI
HOWARD CHAYKIN COLORI
JESUS ABURTOV LETTERING ORIGINALE
KEN BRUZENAK EDITOR
THOMAS K. PRODUZIONE
DREW GILL E RYAN BREWER SI RINGRAZIANO RAMON TORREZ E CALVIN NYE E TANTO DI CAPPELLO A ISABELLA WILLIAMS
INTRODUZIONE A dispetto di tutta l’attenzione tributatami dalla critica quando AMERICAN FLAGG! arrivò sugli scaffali, nell’estate del 1983, l’unico aspetto che nessuno parve notare – a parte Gil Kane, il mio primo e più importante mentore – era la coerenza con cui veniva mantenuto per tutta la serie un punto di vista ben definito. Questa caratteristica del mio lavoro è rimasta da allora uno dei cardini delle mie produzioni a fumetti e, in MEZZANOTTE DELL’ANIMA, si è confermata ancora più prepotentemente. Laddove gran parte dei fumetti mainstream presentano protagonisti dotati di poteri sovrannaturali (siano essi una benedizione o una maledizione) di ogni tipo, con archi narrativi in cui sono i personaggi a definire l’azione – ti escono i raggi laser dagli occhi et voilà, ecco la tua storia – io ho scelto, per quanto non del tutto consapevolmente, di creare storie in cui sia l’azione a definire il carattere del personaggio – o, in molti casi, a definirne la sua mancanza. Tale scelta consente, anzi stimola, un tipo di sviluppo del personaggio e di conclusione del suo arco narrativo che risulterebbe per forza di cose impossibile da realizzare nel mondo fantastico del fumetto commerciale pieno zeppo di supermostrispazialidraghimutanti. Le prime idee, una bozza generale per MEZZANOTTE DELL’ANIMA, inclusi i primi schizzi, risalgono al 1993. Tanto per essere chiari, l’ispirazione primaria per quello che poi divenne il suo nucleo narrativo derivava da una decisione radicale che aveva cambiato la mia vita e da scelte esistenziali prese appena un anno prima; per essere ancora più chiari, se avessi scritto e disegnato il libro in quel periodo, sarebbe stato un progetto parecchio diverso, probabilmente intriso di quello che ora mi appare come un imbarazzo quasi comico e da un parimenti benintenzionato ma risibile fervore. Vi furono un discreto numero di false partenze, abboccamenti editoriali mai conclusi che all’epoca rimpiansi ma che ora considero una benedizione. Questo perché l’intervallo di anni trascorsi – decenni, a dire il vero – mi ha concesso la distanza necessaria alla creazione di un protagonista il cui difetto principale era una memoria appannata da ricordi falsi che avrai fatto precipitare in una tormentosa ordalia lunga dodici ore, mettendo alla prova la sua determinazione a emergerne nuovamente integro e trasformato. Benché molti di quanti conoscono la mia produzione (più di mezzo secolo di lavoro) presumano che io sia un appassionato di letteratura pulp, debbo dissentire. Una volta superata la mia ossessione giovanile per Edgar Rice Burroughs, Robert E. Howard e il loro stuolo di emuli, gli unici scrittori attinenti al genere che abbiano continuato a esercitare una qualche influenza su di me sono Dashiell Hammett e Raymond Chandler.
In tutta sincerità, tale influenza trova la sua più profonda esplicazione nel modo con cui entrambi gli uomini affrontavano – con grande enfasi, nel caso di Hammett – il fenomeno postbellico; fenomeno che s’impose all’attenzione del grande pubblico grazie agli scaltri, lungimiranti film noir dei francesi e, ovviamente, alla nuova generazione di romanzieri polizieschi che avevano fatto propria la lezione dei grandi maestri, mettendo a frutto quelle competenze acquisite con storie di personaggi disillusi sullo sfondo di un universo spietato. Sono stati questi scrittori, questi registi a portare quel decennio difficile – che va grossomodo dal 1945 al 1955 – sotto gli occhi di un pubblico equamente suddiviso tra quanti avrebbero soltanto desiderato mettersi alle spalle i disastri del passato, dal proibizionismo alla grande depressione, alla catastrofe della Seconda guerra mondiale, e quanti invece accettavano che la società in cui vivevano fosse stata l’oggetto di una trasformazione radicale, un cambiamento epocale con cui bisognava convivere e scendere a patti. È questo il mondo di MEZZANOTTE DELL’ANIMA – un mondo il cui asse morale, spirituale e intellettuale è stato modificato da due decenni di stravolgimenti continui e inarrestabili –, con un protagonista traumatizzato quanto e più di qualunque personaggio di Anthony Mann o Cornell Woolrich, o André De Toth o Jim Thompson. E a proposito di traumi... un mio caro e stimato amico, dopo avere letto il libro, mi ha chiesto come mai avessi deciso di ambientarne la storia nel passato piuttosto che assegnare a Joel Breakstone il ruolo di un veterano della Guerra del Golfo afflitto da un disturbo da stress post-traumatico. Dal suo punto di vista, la cosa avrebbe aumentato il valore commerciale dell’opera in termini di diritti da poter vendere ad altri media. La mia risposta è stata semplice: sentivo che, se avessi raccontato la storia in chiave contemporanea, avrei dovuto districarmi attraverso il groviglio della psicanalisi – il che, a mio modo di vedere, avrebbe frenato il flusso del racconto, con il potenziale rischio di decentrarne il fulcro narrativo per niente, con le nostre menzogne passate a proteggerci dal presente e, poco ma sicuro, dal futuro. Non avevo nessuna voglia di sviluppare il ponderoso arco narrativo di Joel Breakstone sul lettino dello psicanalista. Preferivo piuttosto che la mezzanotte dell’anima di Joel culminasse, dopo dodici ore di tumulto, in un momento di assoluta, limpida chiarezza: un’epifania che avrebbe trasformato la sua vita, i suoi ricordi e il suo futuro. E, per allontanarci da tanta serietà e avvicinarci a quella che posso solo sperare sia una storia coinvolgente, torniamo insieme a quegli anni entusiasmanti e godiamoci il momento. Fidatevi di me.
Howard Victor Chaykin ...come sempre, un Principe.
“parallelismi.”
“mi ossessionano da quando sono bambino, i parallelismi.
“non saprei nemmeno dire perché.
“quando ho commesso l’errore di parlarne con lo
strizzacervelli dell’esercito...
“...quello mi ha tirato fuori una serie di stronzate sul bisogno di imporre l’ordine in un universo disordinato.
“ eppure, chissà...
“magari non aveva tutti i torti.
“non ho mai saputo se era rimasto a casa durante l’intero conflitto...”
“...o se invece aveva assistito ai combattimenti in europa o nel pacifico.”
“quando fui sbattuto fuori dalla scuola piloti mi spedirono direttamente in inghilterra...
“vorrei tanto poter dire che io e pete ci siamo messi a piangere nell’istante in cui abbiamo capito cosa stavano facendo quei bastardi...
“...appena in tempo per il d-day...
“...e, pochi mesi dopo, ebbi il sospetto che non ci sarebbero state rimpatriate con i miei lontani parenti in polonia.
“...ma era soltanto altro orrore che veniva ad aggiungersi al cumulo di merda che avevamo visto e fatto.”
“ci è voluto un po’ di tempo prima che tutto si coagulasse nelle crisi di panico che ancora assalgono molti di noi, la notte.”
“all’epoca, eravamo tutti troppo maledettamente spaventati all’idea di farci ammazzare in europa...
“...o di essere spediti in giappone per l’invasione che tutti sapevamo sarebbe durata fino al 1947...
“...per riuscire a fare altro se non vomitare, ingoiare il boccone e passare oltre.”
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“capitò tutto così in fretta che non avemmo neanche il tempo di dire una parola.”
“...pete non fu così fortunato...
“dopo quasi un anno al fronte senza un graffio, mi beccai la mia ferita da un milione di dollari...
“non esiste nessun dio del cazzo.”
“...così come l’über-
mensch.
“e il prigioniero, che era sopravvissuto a sei anni di quella merda, morì davanti ai miei occhi.
Reinhold Mueller scese dall’elicottero della Luftwaffe in una fredda sera di Manhattan.
Aveva combattuto da Berlino a Mosca, riuscendo finalmente a portare Stalin di fronte al Reichstag per farlo processare e giustiziare.
Mueller fece un giro risoluto del tetto, scrutando il danno fatto in quelle ultime settimane della grande guerra giudaicobolscevica da quello che ironicamente chiamavano il bombarolo di New York.
Quel che rimaneva di un orizzonte un tempo orgoglioso non era niente più di un ricordo deturpato della caduta di quella città.
La ricompensa che il Führer gli aveva riservato era il governatorato militare di New York City.
Ma quegli edifici erano un nascondiglio perfetto per i porci giudaicobolscevichi che continuavano a creare scompiglio nel nuovo ordine mondiale del Führer.
Ora non doveva fare altro che schiacciare la resistenza che continuava a opporsi in quel patetico simulacro di città.
Eppure la fede incrollabile del Führer l’aveva spinto, attraverso la tundra, a trionfare nel Cremlino.
Quella stessa fede l’avrebbe sostenuto tra la feccia umana.
“cinque anni di disintossicazione dalla morfina.
“cinque anni di terapia, fisica e psicologica.
“cinque anni.”
“cinque anni di rifiuti da tutte le stramaledette riviste...
“cinque anni di ‘no’ da tutti...”
“...dal saturday evening post a stirring science stories...”
“...a nessuno sembrava fregare un cazzo delle storie ambientate in un mondo in cui abbiamo perso la guerra.”
“e intanto... mi sentivo come se avessi perso la mia guerra personale...”
Prima, però, doveva trovare il tempo di incontrare quei coglioni dei bundisti del New Jersey.
Quegli idioti si erano messi in testa di avere in qualche modo contribuito al trionfo tedesco sugli Stati Uniti.
...joel.
joel... “...vivendo la vita parallela di un fallito di prima categoria.”
patricia... sono qui, tesoro.
macché tesoro e tesoro... te l’ho detto, joel, niente alcol dopo le cinque--
solo
caffè.
ma per favore... chi credi di prendere in giro?
questa stanza puzza come un saloon alla chiusura.
...mi aiuta a lavorare.
lavorare?!
e va bene. avevo solo bisogno di una spintarella per far girare le cose...
lo chiami lavorare, questo?
sono
cinque
anni che non contribuisci alle spese di casa con mezzo dollaro...
eravamo d’accordo che quando fossi uscito dall’ospe dale...
...avrei tentato la carriera dello scrit-
tore.
leggi tra le righe, joel...
tu
...potrai pure pensare di essere uno scrittore... ...ma sei l’unico a crederci.
lasciami in pace, patricia...
...cinque anni di rifiuti mi pare rendano la situazione evidente...
...e io mi sto facendo il culo come assistente al tribunale notturno per mantenerci un tetto sulla testa.
eri d’accordo...
eravamo d’accordo--
...noi abbiamo dovuto sorbirci questa stronzata.
io sono uno
scrittore.
tu sei uno scrittore fal-
lito...
perciò, magari sarebbe ora che mollassi questa stronzata e ti trovassi un lavoro
vero.
parole sante.
vaffanculo,
steve.
vogliamo davvero metterci a discutere di questo, adesso?
è così che parli all’uomo che ti lascia vivere gratis in casa sua?
stai in campana, bello.
ti sei attaccato a questa fantasia della carriera letteraria come ti sei attaccato alla
bottiglia.
questa è casa
mia.
non più, amico.
non da quando mi hai girato l’atto in cambio di un anno di
affitto...
...e sono passati
tre anni.
bella scoperta, sherlock...
…è ora che ti guadagni la pagnotta.
già, così.
ah, così...?
“era tutto vero, ovviamente.”
“ero incasinato di brutto, con la morfina che mi ammazzava...
“...perciò, all’epoca, era sembrata una buona idea firmare il contratto di casa...
“e sì... avevo vissuto sulle spalle di patricia per tre anni, aspettando di vendere qualcosa.
“...a nome del fratello di patricia, steve.
“aspettando il niente, si direbbe.”
“non ci vuole un
genio per rendersi
conto che ero talmente annientato dalla morfina che avrei firmato qualsiasi cosa pur di essere lasciato in pace.”
“e, grazie al signor johnny walker e al signor jim beam, mi ero lasciato la morfina alle spalle.
“credo sia
stato lo psichiatra dell’esercito a descrivere la cosa...
“...come un cambio di cabina sul titanic.”
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“tipo buffo, quello strizzacervelli...”
“...ma capisco che intendeva dire.
“liberare i campi di prigionia mi ha incasinato tanto la mente quanto il corpo.
“non vado da nessuna parte, non faccio niente...
“cioè, non ho mai rifiutato un bicchierino, di tanto in tanto.”
“...è come se non volessi fare altro che bere.
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“quando mi hanno buttato fuori dalla scuola piloti mi sono rifugiato in fondo a una bottiglia...”
“...e non ne sono uscito finché non mi sono ritrovato sotto il fuoco nemico nelle ardenne.
“non ero il solo, ovvio.
“metà dei ragazzi della divisione erano sempre sbronzi.
“non c’era altro modo di superare la giornata...
“...il che, a ben vedere...”
“...è più o meno la situazione in cui mi trovo.”
“l’unico problema è che, a volte, mi scordo dove ho nascosto la bottiglia...
“perciò, sì... mi tengo sempre rispettosamente brillo...
“...o se ne ho nascosta una.
“...attenua l’intensità della
stronzaggine di patricia...
“di tanto in tanto, patricia sgama dove l’ho messa e così, di tanto in tanto, io la nascondo nel suo cassetto...
“...e trasforma quel testa di cazzo di suo fratello in un fastidio
tollerabile.
“...per spiazzarla...”
ma che
cazzo ...?!
“avevamo tutti i nostri segreti...”
“...ma, a quanto pareva, patricia ne aveva più di quanti ne avessi immaginati.
“assistente notturna...
“...altrimenti detto, spogliarellista e puttana.
“forse, se non avessi avuto il cervello tanto incasinato, avrei potuto accorgermi...
“...che in casa giravano un fottio di soldi, molti più di quanti avrebbe potuto guadagnarne una stenografa.
“113 macdougal street...”
ce ne hai messo, di tempo...
...e tuo fratello è un vero
stronzo.
non essere così duro con steve.
‘fanculo.
quel testa di cazzo è venuto a cercare soldi per il tuo bel culo.
stronzate.
è un
pappone
del cazzo che cerca di farsi la grana con la bella fica bianca di sua sorella.
cerca solo di proteggermi. che sappiamo
entrambi
essere tua...
...corpo e anima, papino.
sei proprio una ragazza dolce.
lo dici perché sai che è
vero.
cos’è che ti dico sempre?
non si parla con la bocca piena.
...ecco,
così.
...
se sapessi fare alla mia chitarra quello che tu fai al mio cazzo, sarei frocio per--
HOWARD
CHAYKIN
LA NOTTE CHE CAMBIÒ IL MIO MONDO... Joel Breakstone si sveglia ogni giorno e ripensa a ciò che ha visto in Europa quando, con l’esercito americano, l’ha liberata dal flagello nazista. Tornato a casa, per superare il trauma della guerra e il fallimento di una carriera letteraria, si rifugia nell’alcol e non si accorge di quello che sta succedendo alla sua vita e a sua moglie.
MEZZANOTTE DELL’ANIMA di Howard Chaykin - probabilmente il più provocatorio fumettista americano contemporaneo - mette in scena un noir atipico e politicamente scorretto nella tradizione dei suoi capolavori AMERICAN FLAGG! e BLACK KISS. KISS.
MEZZANOTTE DELL’ANIMA
Tutto questo cambierà in una lunga notte dove lo scrittore mancato affronterà il suo personalissimo Delitto e castigo tra sordidi nightclub e strade malfamate nella New York degli anni 50.