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GIANCARLO ANTOGNONI: “AVREI VOLUTO GIOCARE CON BATISTUTA”
Fiorentina, benedetta mentalità
balotelli, la benzina ‘supeR’ del milan
da pagina 2
a pagina 6
a pagina 8
L’editoriale di Alessandro Rialti
NON ALZARE
BANDIERA BIANCA
(risaliamoci col Milan)
S
arebbe imperdonabile farsi prendere dalla depressione, sarebbe grave mollare la presa adesso che si è alla volata finale, sarebbe gravissimo considerare l’attuale classifica viola una sorta di mezzo fallimento. E sarebbe ancor più inaccettabile iniziare ad alzare bandiera bianca invece di battersi fino all’ultima speranza. Certo ha fatto male a tutti vedere la squadra di Montella lenta e flaccida, proprio adesso che si era arrivati al rush finale. Ha fatto male ed ha fatto rabbia perché non c’erano segnali di questa specie di stanchezza mentale. A marzo gli uomini del tecnico napoletano, come diceva la statistica, avevano inanellato successi in buona parte convincenti. Parevano a un passo dallo spiccare il volo. Guardavano da posizione ravvicinata il Milan e pure il Napoli. La vittoria di Cagliari, contro un avversario che non ha praticamente più niente da chiedere al proprio campionato, in uno stadio vuoto, anzi riempito dalle polemiche, pareva possibile, non diciamo probabile, diciamo che poteva stare nell’ordine delle cose. Invece niente vittoria, anzi una sconfitta che va
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Il Brivido Sportivo - Mercoledì 3 Aprile 2013
DIRETTORE RESPONSABILE Michela Lanza direttore@brividosportivo.it
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REDAZIONE redazione@brividosportivo.it CONSULENTE EDITORIALE Alessandro Rialti
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GRAFICA E IMPAGINAZIONE grafica@brividosportivo.it STAMPA Galeati Industrie Grafiche srl (Imola) DISTRIBUZIONE distribuzione@salvinieditore.it
COLLABORATORI Francesca Bandinelli, Andrea Giannattasio, Michela Lanza, Alessandro Latini, Tommaso Mattei, Ruben Lopes Pegna, Alessandro Rialti, Mario Tenerani, Giampiero Tosi. FOTO La Presse
Intervista con la bandiera viola: “Jovetic, Mutu e Toni i più forti”
ZITTI TUTTI, PARLA ANTONIO: “Avrei voluto giocare con Bati. Montella come il primo Radice”
di Michela lanza
L’
ingresso di Coverciano. Un corridoio, una porta a sinistra. L’entrata ed ecco che davanti agli occhi si materializza la… Fiorentina in persona: Giancarlo Antognoni. L’amore verso i colori viola non conosce limiti in nessun tifoso. Passano gli anni, passano gli uomini, ma la Fiorentina resta. Ed è vero. Tutti coloro che hanno vestito, che vestono e che vestiranno la maglia della Fiorentina saranno sempre un po’ speciali, anche quelli con cui alla fine non c’è mai stato feeling fino in fondo. Ma quando ad un appassionato viola, gli parli di Antognoni, gli occhi si illuminano e il cuore si apre. Perché c’è poco da fare: è il simbolo di un blasone bello
ed elegante dal nome Fiorentina. Forse poco vincente, ma certamente attraente. Così, nel periodo del suo 59° compleanno, il Brivido Sportivo lo ha voluto intervistare in esclusiva: un modo per festeggiare. Un modo per fargli gli auguri. Un modo per fargli capire, per l’ennesima volta, che la stima verso quel ‘ragazzo che giocava guardando le stelle’ è rimasta immutata negli anni. Perché Antognoni ha un alone magico che lo circonda. Perché Antonio è unico ed inimitabile. Perché Giancarlo è semplicemente l’unico 10. Giancarlo, iniziamo dal suo compleanno… ogni anno Firenze si ricorda di festeggiarla. Qual è stato il compleanno fiorentino che ricorda più volentieri?
«Ricordarseli tutti è difficile. Sicuramente i compleanni che ho trascorso e festeggiato in campo da giocatore, quando cascava di domenica e giocavamo in casa davanti ai miei tifosi, sono stati particolari. Forse uno dei più belli, però, è stato il 50°. I rappresentanti della società mi chiesero di venire allo stadio in occasione, appunto, del mio compleanno (la partita era il 3 aprile, appena due giorni dopo il compleanno di Antonio, e la Fiorentina – all’epoca in serie B – giocava in casa con la Ternana ndr). Mi invitarono dunque al Franchi ed io accolsi l’invito con molto piacere. Non so se quello è stato un fatto positivo o negativo: è una domanda che mi pongo ancora oggi. Forse era meglio non andare… ricordo che i tifosi
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esposero un enorme striscione in mio onore con frasi belle e importanti (“Nel calcio dei mercenari, non si dimentica una bandiera. 50 anni di storia, di Firenze vanto e gloria. Auguri!”) e non so come la proprietà prese quello striscione. Io lo presi bene. Al di là di questo, poi, 50 anni sono in definitiva una mezza vita». Di Fiorentine ne ha viste e vissute tante: quali sono state le più belle secondo lei? «Ho vissuto la Fiorentina in tre
fasi: da ragazzo, appena arrivato, accanto ad altri giocatori giovani emergenti (nel 197374) guidati da Gigi Radice; poi nel 1980-81 ricordo l’arrivo dei Pontello che costruirono una squadra importante (come i risultati poi confermarono) che con me, Bertoni, Graziani, Pecci e tanti altri, e con De Sisti in panchina, sfiorò lo scudetto oltre a fare grandi cose per tre anni giocando un ottimo calcio; infine da dirigente, quando la grande Fiorentina
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di Trapattoni con Batistuta, Edmundo, Rui Costa, Toldo e tutti gli altri, dette del filo da torcere lassù, in cima alla classifica. Ricordo un girone d’andata da marcia trionfale con la squadra sempre prima in classifica e campione d’inverno. Poi l’infortunio di Bati nel momento cruciale della stagione. Quindi ricapitolando dico: la Fiorentina del primo Radice, la Fiorentina di De Sisti, la Fiorentina di Trapattoni e, aggiungo, la Fiorentina yè-yè». Quella di oggi dove la colloca? «Quella di oggi è una Fiorentina emergente, una squadra che ha cambiato molto. Una squadra giovane ma che ha anche giocatori d’esperienza. È una via di mezzo tra la Fiorentina yè-yè formata da tanti giovani e la Fiorentina di Trapattoni dove spiccava l’esperienza. E alla fine ritengo che il giusto mix sia questo: serve la freschezza dei giovani e la maturità dei veterani». E invece, sotto l’aspetto del gioco, a quale ‘vecchia’ Fiorentina assomiglia di più la squadra di Montella? «Difficile fare un paragone… I tempi cambiano, i metodi cambiano. Oggi si gioca un calcio un po’ diverso: più dinamico, molto tattico. Anche prima, sì, c’era la tattica, ma ai miei tempi si puntava molto più sulla qualità che sulle alchimie. Devo dire che oggi ci sono allenatori molto
bravi a capire e sfruttare le caratteristiche dei giocatori che hanno a disposizione e, a tal proposito, credo che la vittoria di Montella quest’anno sia stata proprio questa: formare una squadra di giocatori dai piedi buoni ai quali fare esprimere bel calcio. Insomma, il pregio dell’allenatore viola è quello di saper far giocare molto bene la sua squadra in un periodo in cui il calcio è molto più agonismo e tattica che estetica». Ha avuto tanti allenatori nella sua carriera: a chi paragona Montella? «Un Radice prima maniera. E forse il pos-
sesso palla viola ricorda Liedholm. Ma sicuramente, per vari motivi, sia per la giovane età che per la peculiarità di mandare in campo una squadra divertente, dico Radice». Il calcio dei sogni: qual è il campione accanto al quale avrebbe voluto giocare? «Assolutamente Batistuta. È il prototipo del giocatore moderno: ha potenza e anche tecnica. Noi giudicavamo Bati come giocatore potente e forte fisicamente, ma se guardiamo con attenzione i gol che ha fatto, mettono in evidenza anche un buon tasso tecnico. È stato autore di
gol quasi impossibili. Mi sarebbe piaciuto giocare con lui. Poi le mie caratteristiche erano quelle di fare assist e quindi avere un giocatore come lui davanti… sarebbe stato l’ideale». Ha mai immaginato una Fiorentina con Antognoni ad innescare due come Baggio e Batistuta, essendo – voi tre – i tre leader, i tre campioni che si sono passati il testimone negli anni del passaggio dalla società di Pontello a quella di Cecchi Gori? «In generale dico che se si potesse fare una squadra ‘top’ con i campioni che sono passati da Firenze, chiaramente oggi la
Fiorentina potrebbe vincere il campionato. Però, sì, sarebbe stato un bel mix vedere giocare noi tre insieme…». A lei che l’ha vissuta in tutti i modi, come abbiamo già ribadito, le chiedo: il più bel ricordo in viola da giocatore, da dirigente e da tifoso. «Da calciatore mi piacerebbe poter dire uno scudetto (e ci siamo andati vicini) ma purtroppo ho vinto poco con la maglia viola, anche se di soddisfazioni ne ho avute tante. Mi viene in mente anche il Mondiale del 1982: esserci ed esserci da protagonista (nonostante non abbia giocato
la finale) significava aver fatto bene con la maglia della Fiorentina: non mi avrebbero chiamato, se non mi fossi espresso nella mia squadra ad alti livelli. Però, i momenti più belli sono legati anche a quelli più tristi: mi riferisco ai rientri dopo i tanti e brutti infortuni subiti. Da dirigente il ricordo più bello è senza dubbio la vittoria della Supercoppa a Milano contro il Milan. Da tifoso (ma anche da giocatore e da dirigente) non posso che non menzionare le vittorie sulla Juventus. Che rimangono». Però qualcuno che ha cercato di ‘rubarla’ a Firenze
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c’è stato. Prima da giocatore: quante volte, nella sua carriera, grandi club come Juve, Milan, Roma, l’hanno cercata e quante volte ha detto no per amore della maglia viola? «Due volte. Una volta nel 1978, dopo i Mondiali in Argentina, mi cercò la Juventus: me lo disse apertamente il presidente Melloni. Nel 1980, invece, fu la Roma a cercarmi. Mi voleva Liedholm e andai a Roma a parlare con il presidente Viola dell’ipotesi di un mio passaggio in giallorosso. Era l’anno in cui c’era stato il cambio di proprietà a Firenze, con l’avvento dei Pontello: alla fine optai per restare a Firenze». Poi da dirigente: è stato il Milan a cercarla, vero? «Sì, nell’anno di Terim. Quando il tecnico turco andò a Milano, mi aveva proposto come suo collaboratore, così andai a parlare con Galliani e Braida. È l’unica società, il Milan, con la quale ho parlato direttamente per trattare l’eventuale possibilità di una collaborazione. Non ho mai più parlato con nessun altro. E devo essere sincero: si comportarono molto bene con me, dimostrando anche in quell’occasione di essere una società importante. Poi non trovammo il giusto accordo». Passiamo alla strettissima attualità: domenica arriva il Milan a Firenze. Che partita si aspetta? «Il Milan oggi è la squad-
ra più forte e verrà a Firenze per giocarsela. Non sarà facile per la Fiorentina, i rossoneri sono una squadra molto pericolosa in trasferta, perché hanno uomini là davanti che quando ripartono fanno male, Balotelli ed El Shaarawy sono una coppia micidiale. Ma la Fiorentina non starà a guardare e non sarà facile neanche per il Milan il match del Franchi. Credo che sarà una bella partita tra due squadre che giocano bene. Il risultato poi è legato agli episodi e all’abilità di qualche giocatore che – di fatto – può fare la differenza: a tal proposito, purtroppo, mancherà Jovetic: peccato, lui e Ljajic insieme sono ben assortiti, non danno punti di riferimento agli avversari e quindi sono pericolosi». A proposito di Balotelli: come può un solo giocatore spostare così tanto gli equilibri di una squadra? Basti pensare al Milan quando non c’era lui (anche se El Shaarawy segnava più di adesso) e al Milan oggi con lui… «Oggi il tatticismo prevale ma, nonostante questo, un giocatore può ancora spostare gli equilibri. E Balotelli fa la differenza perché è un giocatore che ti può fare gol in ogni modo, da ogni posizione, in qualunque momento. È imprevedibile e il suo arrivo ha cambiato l’andamento del Milan. Non solo: con lui, sono cresciuti anche altri giocatori. È cresciu-
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L’uomo che non vorrebbe mancasse mai in un match come quello contro il Milan… «In generale tutti quelli che stanno facendo bene: da Borja Valero a Cuadrado, da Aquilani
a Jovetic (che invece purtroppo mancherà) a Ljajic… Però dico Pizarro. È il perno del centrocampo, è l’uomo che detta i tempi alla squadra, dà il via a tutte le azioni viola e tatticamente è molto bravo. È un giocatore troppo importante: lo dicono anche i numeri». Aquilani è davvero il giocatore moderno che le assomiglia di più? «È un giocatore moderno: ha tiro, lancio, personalità. Credo che come caratteristiche sì, sia quello che più mi assomiglia. Poi ogni tanto fa gol, sa inserirsi molto bene. Aggiungo che in un contesto di squadra come quello della Fiorentina attuale, dove prevale il possesso palla, i giocatori che giocano bene non possono che trovarsi bene». Quando vede la Fiorentina di Montella giocare, qual è la sensazione che le dà: gioia, divertimento, freschezza, spensieratezza, grandezza o sicurezza? «Un po’ di tutto. Ma in particolar modo di sicurezza, soprattutto quando ha il pallino del gioco in mano. Basta guardare le percentuali del possesso palla: la Fiorentina lo vince sempre». Domanda forse banale, ma doverosa: cosa manca a questa squadra, a questo gruppo, per poter lottare per lo scudetto? «Una punta che sia in grado di garantire i famosi 20 gol. Non che le punte attuali viola non
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stiano facendo bene, ma con una punta dalle caratteristiche di Balotelli (parlo di caratteristiche, non di lui) le possibilità aumenterebbero. Poi è chiaro, bisogna capire cos’ha in mente Montella: la coppia Rossi-Jovetic può anche andar bene, ma deve fare la punta centrale Jovetic…». Osvaldo? «È bravo, ma non sono per i cavalli di ritorno». Secondo lei Montella può essere l’allenatore del terzo scudetto? «È difficile, anche perché squadre che quest’anno sono mancate alla lotta scudetto, con ogni probabilità, torneranno competitive già dalla prossima stagione. Certo, nel calcio non si può mai sapere… ma ultimamente, mi sembra che vincano sempre le solite…». Un’ultima curiosità: qual è a suo avviso il giocatore più forte dell’epoca Della Valle? «Dico Jovetic, Mutu, Toni. Questi sono i tre che metto sul podio, con a ruota Gilardino. Alla fine i giocatori che fanno gol sono quelli che restano più in mente. Senza nulla togliere agli altri: ce ne sono stati tanti bravi, meno appariscenti, ma molto utili alla causa: per esempio, Jorgensen».
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ale la pena discutere, soprattutto di calcio. Ma prima di farlo è consigliabile sempre mettersi d’accordo sul punto di partenza. Da dove cominciamo? Dal luglio scorso. Bene, in quanti avrebbero firmato per trovare la Fiorentina con 51 punti, quarta in classifica, a 8 giornate dal termine? Crediamo in pochi. Coraggio, serve onestà intellettuale. Non raccontiamoci novelle: una squadra che si è salvata per miracolo e che
ha cambiato 18 giocatori, facendo tabula rasa di un passato più o meno recente, non poteva sperare di essere in questa posizione a poche giornate dalla fine. Quindi, se partiamo da questo assunto, i tifosi al di là della pessima prestazione di Cagliari, devono essere contenti. La Fiorentina sta realizzando una piccola impresa, senza dimenticare che quasi sempre è stata indicata dagli addetti ai lavori come la miglior espressione del calcio estetico italiano. Se invece cambiamo prospettiva o addirittura as-
sunto, qualcuno può essere deluso: perché? Cagliari è stata un’occasione persa sul percorso della Champions League. Non solo: il Milan, vincendo a Verona, ha allungato la distanza dai viola: adesso è a 6 punti. Ma questa Fiorentina è da terzo posto? Forse ancora no... Ciò detto, non significa che non ci possa arrivare. Il calcio è affascinante anche per questa variabile: non sempre vince il più forte, ma il più in forma o il più pronto ad approfittare di una chance che il campionato improvvisa-
mente può offrire. Ecco, questo è il punto delicato della discussione: la Fiorentina ha fabbricato fino a questo momento, comunque, una bellissima storia, ma ora che la zona Champions è così vicina, i viola hanno il dovere di cambiare programma di viaggio per provare ad arpionare un sogno. L’esigenza non è tanto tecnica - se Montella riportasse in Europa la Fiorentina avrebbe sicuramente centrato un traguardo - quanto economica: non capita tutti gli anni di trovare alcune grandi in crisi, dunque è giusto far tesoro di questa opportunità. La società viola, nell’ambito di una ristrutturazione aziendale e di una crescita strutturale, saluterebbe col suono delle chiarine il ritorno anticipato in Champions. Ballerebbero sul tavolo una trentina di milioni, non coriandoli... Se ragioniamo in questa ottica, il verdetto di Cagliari è nefasto. Non che i sardi fossero un ostacolo morbido: nelle ultime 11 giornate (compresa
quella di oggi) i rossoblu hanno realizzato 22 punti - contro i 16 dei viola perdendo una sola volta. Un score esaltante. Però la cifra tecnica della Fiorentina resta superiore. Inferiore, invece, è stato l’atteggiamento degli uomini di Montella. Per la prima volta quest’anno mancava Borja Valero, il principe del centrocampo viola, ma non basta a giustificare un primo tempo raccapricciante, con errori in sequenza e un ritmo da calcio balneare. Nella ripresa meglio, decisamente meglio, ma ormai era troppo tardi nonostante il gol speranza di Cuadrado. Montella, è vero, ha perso 7 nazionali durante la sosta e alcuni di questi sono tornati a ridosso di Cagliari. C’è di più: Jovetic è uscito a metà primo tempo problema muscolare che che lo costringerà a saltare le partite con Milan e Atalanta -, pagando lo sforzo di martedì scorso, patito con il suo Montenegro contro l’Inghilterra. Il viola è stato autore di una partita di sostanza
- ha sfiorato in tre situazioni il gol - su un campo molto pesante. Ma andando oltre a questa ragionevole attenuante, alla Fiorentina a Cagliari è mancata la mentalità. Non ha saputo cogliere l’importanza di questa partita. Elemento indispensabile per compiere quell’ulteriore fuga in avanti. I viola in casa hanno conquistato 36 punti, mentre fuori solo 15, frutto di 4 vittorie, 3 pareggi e 8 sconfitte. Appunto, quelle 8 sconfitte sono la prova provata di una mentalità ancora incerta, non da grande squadra. Su 15 gare giocate lontano da Firenze, la Fiorentina ne ha perse più della metà... Un dato inquietante, sul quale Montella ha il dovere di lavorare. Intanto servirebbe battere il Milan e rimandare a Bergamo il tentativo di invertire una tendenza fin troppo grigia. La Fiorentina non può avere due volti: uno sorridente e convincente al Franchi e un altro triste e anonimo in trasferta.
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L’Aeroplanino rimane a Firenze e vuole guidare la squadra in Europa. Max potrebbe lasciare il Milan
Il personaggio
La prospettiva ribaltata di Montella e Allegri calcio europeo. Lo chiamano l’allenatore innovatore, anche se lui ci ride sopra e con quel mezzo sorriso a denti stretti fa spesso notare che nel calcio c’è poco da inventare. Vero, ma lo è altrettanto che da queste parti non si vedeva giocare a pallone la Fiorentina da diversi anni: decenni. Montella è arrivato a Firenze con un credito importante, che è stato bravo ad aumentare con i risultati e con il bel gioco. Ormai la Fiorentina non è più una novità, è la squadra che gioca il miglior calcio in Italia. Per qualcuno anche meglio della Juventus. E che Montella (con il suo numeroso staff tecnico) sia così bravo se ne sono accorti in diversi, anche fra quelli che hanno parecchi soldi da spendere sul mercato ogni anno. A Roma si mangiano ancora le mani per esserselo fatti soffiare da sotto il naso, a Milano (sponda rossonera) lo hanno lusingato fin dai piani altissimi (il riferimento è al presiden-
di Alessandro Latini
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no giovane, l’altro giovanissimo. Uno con una carriera da calciatore modesta, l’altro ha fatto impazzire diverse tifoserie a suon di gol. Fiorentina-Milan è anche, e soprattutto, la sfida a distanza tra Massimiliano Allegri e Vincenzo Montella. Due allenatori giovani che occupano panchine importanti, che hanno idee innovative e che si trovano a battagliare nei quartieri alti della clas-
FIOR
di
sifica. Facile per Allegri, arrivato al Milan non nel momento migliore della storia, ma comunque messo in condizione di allenare campioni come Ibrahimovic, Thiago Silva e Balotelli. Un po’ meno facile per Montella, che ha dovuto accorciare con idee e lavoro la forbice che separa la Fiorentina dai grandissimi club a livello di introiti (diritti televisivi in primis). Il calcio moderno, fortunatamente, ha dimostrato più volte che l’equazione ‘più spendi e più vinci’ non
è una tautologia. È vero che chi spende di più ha molte possibilità di trionfare, ma spesso qualcuno sbaglia la stagione. Ed è lì che si infilano idee innovative e tanto lavoro sul campo. Una fessura da allargare prepotentemente settimana dopo settimana, che ti porta a lottare per un qualcosa di insperato all’inizio della stagione. IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE. Ed è proprio per questo che Vincenzo Montella ha gli occhi addosso di tutto il
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te Berlusconi) ed a Napoli lo sognano per il dopo Mazzarri (a dire il vero, anche la scorsa estate il club di De Laurentiis aveva cercato l’Aeroplanino). In realtà non c’è alcun pericolo, perché Vincenzo ha deciso di rimanere a Firenze. Ha ancora un anno di contratto, con un’eventuale opzione da far valere per la stagione successiva, e la Fiorentina sta studiando un nuovo accordo da sottoporgli per blindarlo ulteriormente. Ma la novità è che, anche in assenza di rinnovo, Montella resterà alla Fiorentina. A Firenze è apprezzato e sta bene, per fare un ulteriore salto di qualità ci sarà tempo in futuro anche perché il suo obiettivo è quello di guidare la squadra viola in Europa. Il viaggio a Firenze è iniziato da poco e non è prossimo alla conclusione. Anzi, il meglio deve ancora venire. MAI PIENA SINTONIA. Sull’altra panchina, come detto, ci sarà Allegri. Toscano dalla battuta
pronta, ma un’aria sempre un po’ malinconica che si addice poco a chi allena una delle squadre più gloriose al mondo. L’impressione è che il suo sogno possa trasformarsi in un incubo, visto che a fine stagione ci sono ampie possibilità che sia costretto a lasciare la panchina del Milan. L’obiettivo della società è quello di affidare per lungo tempo la squadra ad una vecchia gloria rossonera ed è per questo motivo che per Allegri non sembra esserci più spazio. Eppure lui al primo anno è riuscito a vincere lo Scudetto e la scorsa stagione è arrivato secondo dietro solo ad una Juventus straripante, ma sono i risultati in Champions League che non lo hanno mai fatto entrare nel cuore di dirigenti e tifosi. Max e Vincenzo quindi si apprestano a sfidarsi con prospettive completamente diverse nell’immediato futuro, sicuramente più allettanti per l’allenatore della Fiorentina.
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Dopo l’arrivo di Super Mario, i rossoneri hanno ripreso la corsa. E pensare che stava per diventare viola…
BALOTELLI,
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ndata all’Inferno e ritorno. Si può sintetizzare così la schizofrenica annata del Milan in questa stagione, un campionato con una cesura netta e fondamentale che ha fatto da spartiacque nella rincorsa
europea dei rossoneri, che domenica passerà per il ‘Franchi’ di Firenze. Mario Balotelli infatti rappresenta il più fulgido esempio di come un solo giocatore possa riuscire a fare la differenza in una squadra priva di un vero punto di riferimento e alle prese con una classifica anonima
dopo una falsa partenza. I numeri di Super Mario con la maglia rossonera, del resto, parlano chiaro: in sette partite disputate dopo il suo ritorno in Italia, Balotelli ha realizzato la bellezza di sette reti, contribuendo ad una corposa risalita nella graduatoria di serie A per il club di
Via Turati, che da febbraio ad oggi ha messo insieme diciassette punti, scavalcando prima Lazio e Fiorentina, poi avvicinandosi pericolosamente al Napoli, dopo che i partenopei hanno detto addio ai sogni scudetto. Verrebbe quasi da dire, leggendo certi numeri, che Balotelli è stato meglio di una bacchetta magica: è stata quell’iniezione di classe e di fiducia in più che era sempre mancata alla squadra di Allegri, rovinosamente precipitata a metà classifica fino a dicembre e battuta sonoramente più volte in campionato (in particolar modo anche dalla Fiorentina, che domenica potrà giocare con il vantaggio del 3-1 maturato all’andata). E pensare che solo sette anni fa, Super Mario poteva essere di proprietà della Fiorentina. L’allora ds Corvino infatti, che si era già accorto delle grandi potenzialità dell’attaccante di colore (allora in forza al Lumezzane), aveva già trovato un accordo economico di massima sia con il club lombardo sia con il giocatore e la sua famiglia, quando però la trattativa per il trasferimento in viola saltò sul più bello. La proposta del ‘Corvo’ era a dir poco clamorosa per un ragazzo di soli 16
anni: la Fiorentina avrebbe infatti pagato al Lumezzane una cifra attorno agli 800.000 euro (la stessa somma, per intenderci, con la quale lo stesso ds viola ha portato l’anno scorso a Firenze Kenneth Zohore, attaccante dell’attuale Primavera e vero e proprio oggetto misterioso del settore giovanile viola) ed avrebbe garantito un alloggio a Firenze solo per il calciatore. La famiglia del centravanti però, sotto questo aspetto, si mise di mezzo, chiedendo alla Fiorentina un’abitazione dove poter vivere assieme al figlio: una prospettiva che Corvino rifiutò seccamente, facendo cadere di fatto la trattativa ed agevolando il passaggio del giocatore all’Inter pochi mesi dopo. Una scelta che, alla luce dell’incredibile esplosione dell’attaccante della Nazionale prima in nerazzurro, poi al Manchester City, ha pesato e non poco in prospettiva futura. E domenica, all’ora di pranzo, quella che sarebbe potuta diventare nel giro di poco tempo la vera stella del vivaio della Fiorentina, sarà il più forte ed imprevedibile (in tutti i sensi) degli avversari. L’uomo da cui passa la Champions del Milan e, indirettamente, quella della Fiorentina.
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Il Brivido Sportivo - Mercoledì 3 Aprile 2013
La Fiorentina è alla ricerca di un numero 1 col quale puntare al terzo scudetto: la girandola dei papabili
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Un futuro in ‘buone mani’: ma quali? L di FRANCESCA BANDINELLI
a costruzione della squadra che porterà al terzo scudetto, almeno nelle idee della famiglia Della Valle, è già cominciata. Tassello dopo tassello il mosaico si sta componendo. Manca però una certezza, sulla quale si sta lavorando. Chi difenderà i pali della squadra che lotterà per il tricolore? Emiliano Viviano, il fiorentino che ha fatto di tutto per vestire la maglia della sua squadra, che ha rinunciato alla Premier e soprattutto ai soldi - facendo indispettire pure l’Inter - ha ripreso la sua corsa. VIVIANO, ORA SI DECIDE. Il futuro si decide adesso. È arrivato in estate in prestito oneroso dal
Palermo, con un diritto di riscatto prefissato. Sette milioni e mezzo. Una cifra ritenuta fin dall’inizio importante dai viola, ma sulla quale Zamparini almeno fino a qualche mese fa non sembrava voler transigere. Adesso, però, tutto è tornato in discussione. Vuoi per il rischio, fortissimo, di retrocessione dei rosanero - che di conseguenza non potrebbero permettersi di pagare un ingaggio tanto importante non potendo beneficiare nemmeno dei proventi derivanti dalla vendita dei diritti televisivi (alla B vanno pochi... spic-
cioli rispetto alla A) -, vuoi perché i disegni del club siciliano puntano altrove, gli scenari sono cambiati. Alla fine, intorno ai cinque milioni si potrebbe anche chiudere. La domanda, però, è scontata: che fare? Meglio continuare a scommettere su di lui, il portiere che in molti avevano persino esaltato dopo la gara del Tardini, quando ipnotizzò (la prima volta) Jaime Valdes e serrò la porta all’insidioso colpo di testa di Amauri, o puntare altrove? Del resto, le difficoltà incontrate dalla sfida contro il Torino in avanti (fece molto più rumo-
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re il suo non intervento sul tiro-cross di Birsa) fino alle papere dell’Olimpico contro la Roma sono rimaste impresse negli occhi di tutti. Gli sono costate sei turni di stop in campionato, a cui vanno sommati gli altri due match di Coppa Italia saltati: non poco per un portiere che comunque è stato il vice di Buffon in Nazionale. I viola si guardano intorno, consapevoli comunque di poter contare ancora su Neto, il brasiliano, uno che ha dimostrato di avere carattere e personalità (pur non dimenticandosi, pure lui, di sbagliare qualche volta di troppo) ed il cui cartellino è tutto di proprietà dei viola. LE ALTERNATIVE. La girandola dei nomi si è scatenata anche in questo ruolo. C’è chi è convinto, infatti, che dall’Inghilterra, dal QPR, possa tornare in Italia pure Julio Cesar, l’ex Inter. Si tratta di un numero uno vero, mancino dotato di grande reattività tra i pali mixati a forza atletica. La sua ottima tecnica individuale ed il buon dinamismo con cui fa ripartire l’azione lo contraddistinguono anche oggi, nonostante i trentaquattro anni di età. È vero che per un portiere la carta d’identità conta sempre poco, ma in questo caso a rappresentare un ostacolo sarebbe l’ingaggio, fuori portata rispetto al tetto salariale imposto dalla
famiglia Della Valle. Si è pensato a Mattia Perin, ma la giovane età e l’esperienza ancora da mettere nelle... mani in qualche modo sembrano porre un freno (nonostante contro la Fiorentina, il ragazzone cresciuto con il maestro Mareggini si sia esaltato incantando i tifosi viola e diventando al tempo stesso il loro incubo), tanto da aver spostato il mirino anche all’estero. OPZIONE FRANCESE. Nel mirino c’è finito il francese Stephan Ruffier, classe
1986, uno dei pilastri del Sant’Etienne. Un portiere tutto talento e fisico salito alla ribalta anche per uno scontro di gioco con Ibrahimovic. Costato caro, dal punto di vista disciplinare, allo svedese. Il problema è che intorno a Ruffier potrebbe scatenarsi un’asta milionaria. Il portiere è nel mirino del Milan e del ricchissimo Monaco. Se l’asticella dovesse alzarsi a cifre impossibili, la famiglia Della Valle sarebbe costretta a tirarsi indietro.
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Il Brivido Sportivo - Mercoledì 3 Aprile 2013
Quando e si va sull’olio e si fa diverti’ la gente,
ma basta un granellino nelle rote che ci si sgretola
S
abato di passione, peggio che anda’ di buio, o icche ci potea succedere ancora? Noi e si perde e i’Milan vince a Chievo, Gonzalo e piglia i’giallo che gni farà saltare i’Milan, Jo-Jo e sorte co’ una coscia ‘n mano, e un ci mancava artro che un’epidemia di peste bubboniha o che si seccasse le viti di’Chianti! Certo che benino e un s’è giohato, appena e vola un pallone ‘n area e sembra d’esse’ ni’ 44 quando e volaano e bombardieri amerihani. Paniho e tutti ne’ rifugi a nascondicisi. Quarcuno che sarti pe’ piglialla di testa nemmen pe’ scherzo. Due cornere in dieci minuti, un quasi go’ e un go’, e poi e si ragiona. E un si po’ miha continua’ così. I’nonno e l’avea belle detto un monte di vorte! O Vio bono, ma le palle inattive e un tu le dovei cura’ te? Ora davanti e un si fa più un go’ nemmen a piangere ‘n greho e dreo e se ne piglia a ballini. Ma un s’era comprao i’capoccione tedesco proprio pe’ questo? E allora mettiamolo e diciamogni anche a i’ portiere, che pure oggi gli ha dao segni di risveglio, che se e ci ha e difensori scapai, lui e ci ha le manine, che le son mezzo metro ‘n più, quarche vorta e si provi a usci’ di porta. Su’ go’ un ci potea fa’ nulla, ma un paio d’artre vorte anche lui gli è rimasto a guarda’ le stelle. Ni’ mezzo levao Borja e sem-
bra d’ave’ levao una gamba anche a i’Pekke che n’ha combinae di cotte e di crude e gli è stao alla base di’ contropiede di’ secondo go’, e davanti… davanti sortio Jo-Jo, con Nutellic anche lui ‘n giornata deliana, e s’è ricorso a due brindelloni, ma uno gli è roba da urlo e
quell’artro gli è un pensionato volonteroso, poero Luhone, con tutto i’bene che gni voglio. Go’ e lo potean fa’ Cuadrado, che l’ha fatto, e Aquila, che un l’ha fatto, ma for di lì e un si va e se tu ne regali due e pe’ fanne uno e t’ha da accende’ e ceri a S. Giovanni, o ‘ndo e tu vo’ an-
dare? ‘n Scempionse? Carma e gesso, giochiamocele tutte perché quando e si va sull’olio e si fa diverti’ la gente e ci si diverte anche noi, ma basta un granellino nelle rote che ci si sgretola com’ un castello di rena. Un facciamo tanti conti, giochiamo bene ‘n campo e cerchiamo
di capire, di fori, icche manca davvero, icche deve esse’ rivisto, icche deve esse’ messo a punto quando e ci s’allena. Una difesa ‘mbambolata come la nostra su carci d’angolo e su carci da fermo ‘n genere e la un si vede ‘n tutta la serie A. Comunque i’ prossimo gli è
i'nonno pilade
i’Milan, magari e s’indovina la partita bona, come con l’Inter e come con la Lazio (ma senza Jo-Jo e Gonzalo e un sarà facile), e chi lo sa? Magari domeniha e ci si ricrede. Certo che oggi pe’ credici e ci vole un bell’ottimismo. Forza Violaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
Il pungiglione
Si è scatenato perché ci teme. E ora noi gli scateniamo le api
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essun dubbio, Galliani e tutto il Milan sono il bersaglio della settimana. Il comunicato ufficiale a seguito della decisione di giocare Cagliari-Fiorentina a porte chiuse fa vincere l’‘Oscar assoluto della faccia tosta’ ai rossoneri ed al dirigente principale. La situazione dell’Is Arenas, o meglio come è stata gestita da Lega e autorità locali, è uno scandalo, ma questo non importa che ce lo venga a dire Galliani. L’avesse detto tra quindici giorni o, meglio ancora, all’indomani della decisione della Lega di far giocare Cagliari-Milan a Torino, avremmo anche applaudito. Ma allora se ne stette ben zitto, fregandosi le mani. Poi il TAR cambiò all’ultimo tuffo la decisione e gli toccò giocare a Cagliari, ma il suo silenzio precedente dovrebbe far tacere chiunque… Prevedere (sfortunatamente sbagliando) un vantaggio per la Fiorentina e quindi, dimenticandosi di tutto, scatenarsi come ha fatto il dirigente rossonero, significa solo una cosa: che ci teme (o che ci temeva) e che c’è da aspettarsi anche di peggio in futuro dalla classe arbitrale. L’arbitraggio di Orsato, però, non è stato particolarmente di parte: il rigore per il Cagliari c’era, ma c’era anche un fallo su Aquilani in area subito dopo il rigore cagliaritano e pure un fallo di mano in area sarda. E l’azione del primo gol di Pinilla era viziata da un fuorigioco. Ma insomma: siamo abituati a ben altro, ma quando ci si fanno due gol da soli poi eventuali sviste non sono nemmeno necessarie. Occhi aperti, dunque, domenica e intanto… che le api partano con i pungiglioni roventi.
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Il Brivido Sportivo - Mercoledì 3 Aprile 2013
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inalmente ci siamo. Sabato 6 aprile al Nelson Mandela Forum di Firenze andrà in scena la finale 2013 del campionato nazionale di serie A1/ A2 di ginnastica artistica maschile e femminile. Lo staff organizzativo del Centro Ginnastica Firenze A.S.D. è pronto ad accogliere – per il quarto anno consecutivo – una delle quattro tappe annuali della massima serie a squadre, che ospiterà la crema della ginnastica italiana. Quattro saranno anche le società toscane impegnate nell’evento più atteso del calendario agonistico federale: in serie A2, la Polisportiva Casellina di Scandicci tra le ragazze (che schiera Sofia Bonistalli, reduce dalla partecipazione al recente Torneo Internazionale di Jesolo) e l’Aurora Montevarchi tra i ginnasti, che proprio a Firenze sarà a giocarsi la promozione in A1; mentre nella serie maggiore avremo la Ginnica Giglio di Montevarchi delle vicecampionesse d’Europa junior Lara Mori e Alessia Leolini e l’Associazione Ginnastica Livornese. Cancelli aperti dalle ore 8 circa, contemporaneamente all’apertura della biglietteria del Mandela Forum, ed ultimi tagliandi in vendita direttamente prima dell’evento, dopo un vero e proprio boom di richieste che ha reso necessario chiudere le prenotazioni con un paio di giorni di anticipo
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sulla data prevista, mentre il circuito BoxOffice (www. boxofficetoscana.it) si sta occupando proprio in queste ore delle ultime prevendite. Lo spettacolo inizierà dalle 8.30, con le prove guidate della serie A2 (maschile e femminile in contemporanea), che inizierà la sua gara alle ore 10, mentre le prove della serie A1 partiranno alle ore 14, con inizio gara alle 15.30. A precedere la gara di A1 ci sarà una sorpresa – annunciata nella conferenza stampa di presentazione dell’evento, lo scorso 28 marzo presso il Mandela Forum – il ritorno in grande stile della ginnasta olimpica di Sidney 2000 Adriana Crisci. L’atleta torinese, tornata all’attività da un paio d’anni, regalerà al pubblico una sua performance, per festeggiare insieme alla città di Firenze il suo rientro sulle pedane della grande ginnastica, suggellato tra l’altro dalla convocazione – a trentun anni – nel team italiano che ha preso parte lo scorso 24 marzo al Trofeo Internazione di Jesolo. Insomma, i motori sono caldi, e lo staff di FirenzeSerieA2013 non vede l’ora di accogliere la grande famiglia della ginnastica italiana e il pubblico delle grandi occasioni… non mancate!!!
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PUKA FC – CICLONEVIOLABOOKMAKERCAFÈ 2-6
MIDLAND
Ai fiorentini il big-match per riaprire i giochi di Nicola Cecconi
A
rrivati alla 20ª giornata, è andato in ‘scena’ lo scontro diretto fra le due regine incontraste del Girone Italia C5: da un lato il Puka FC (attuale capolista del campionato) e dall’altro il CicloneViola-BookmakerCafè (attuale Campione Provinciale in carica). Una sfida che palesava la reale possibilità di riaprire le sorti del campionato, dopo che nella partita d’andata i viola allenati da Franco Melissari avevano inflitto ai ragazzi del Puka l’unica sconfitta subita in campionato, con il punteggio di 2-0. Il CicloneViola-BookmakerCafè si è presentato alla sfida-clou privo del suo bomber principe, Ivan Fontani, leader assoluto della
Midland con 83 gol all’attivo. Pronti via e pochi secondi dopo l’inizio, a causa di uno svarione difensivo, il Puka Fc è passato subito in vantaggio per 1-0. I ragazzi del Ciclone però non si sono scomposti ed hanno iniziato a macinare il loro tradizionale gioco fatto di circolazione palla e ben presto sono riusciti a pareggiare con una bellissima punizione di Samuel Campana, per poi ribaltare il risultato sempre con Samuel che ha così firmato la sua personale doppietta. Il primo tempo si è chiuso così: sul punteggio di 2-1 per il Ciclone Viola. Nel secondo tempo la partita è diventata esaltante con il Ciclone che ha preso il controllo del match con bellissime azioni manovrate grazie all’apporto del rientrante centrale difensivo Lorenzo Nata-
li e anche al ritrovato Francesco Pucci, che alla fine ha pure messo a segno un bellissimo poker di reti. La partita ormai sul 6-1 per il Ciclone, si è chiusa con un tiro libero a favore del Puka firmato da Diamantino Gjonaj che ha fissa il risultato sul 6-2, rendendo un po’ meno amara la sconfitta. Il CicloneViola-BookmakerCafè con questa importante vittoria, ha inflitto alla capolista la seconda sconfitta del campionato e si è portato ora ad un solo punto dalla vetta a due giornate dal termine. Certamente i ragazzi di Franco Melissari ci proveranno fino all’ultimo, mettendo in atto tutti gli insegnamenti del mister, ma dovranno anche incrociare le dita aspettando il verdetto del campo dei rivali. Ne vedremo delle belle.
FINALI METROPOLI C5:
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l termine delle semifinali sono state l’Audax AS e la Mactina Football Club a farne le spese. La prima contro i fortissimi Shkodra dopo un bellissimo 7-5 a favore della formazione di bomber Bledar e la seconda battuta 5-2 dal temibile Drink Team. Adesso
solo il campo potrà dirci chi porterà a casa il 13° torneo Metropoli C5: la formazione albanese e quella fiorentina? E anche chi si aggiudicherà la finalina 3°-4° posto fra la Mactina FC e l’Audax AS, aspettando il super big match. Vi terremo aggiornati.
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Il Brivido Sportivo - Mercoledì 3 Aprile 2013
I VINCITORI DEI CAMPIONATI DI CALCIO A 5 MASCHILE
calcio toscana
gue si è decisa all’ultima giornata: oltre a I’Real, accedono Mojito Team ed AC Fiorucci che staccano Polis Multietnic C5 e F.C.T. Firenze Che Trinca che perciò dovranno accontentarsi di disputare la Silver League assieme all’Atl. Poggio La Sughera. Con soli 4 punti all’attivo I Sorelli accedono alla Bronze League.
di Steto
tera (25). La peggior classificata di questo terzetto andrà a giocare la Bronze League assieme all’AC Giglio.
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vvincenti epiloghi nei campionati di calcio a 5, con molti raggruppamenti che si sono decisi proprio all’ultima giornata: se nel girone A (dove c’è da giocare ancora un turno) si contendono la vittoria Amico Pane e FC Barrettino, negli altri sei gironi hanno trionfato St. Donato Park Rangers (SPR), Stempiaz FC C5, Stella Rossa C5, Cosmos All Stars FC, Nastyboys FC e FC Devastanti.
Girone B - Sorti del girone decise proprio al rush finale: il St. Donato Park Rangers (SPR) si aggiudica per 6-2 lo scontro diretto contro La Seleste e si laurea (47 punti) campione, precedendo di quattro lunghezze i diretti rivali. Terzo posto per I The Doctors (33 punti) che prevalgono sulla Dinamo Rifredi (33) e precedono di un solo punto l’AS Tronzi (32). Insieme a queste ultime due formazioni accede alla Golden League anche il FC Fuoriforma, mentre prenderanno parte alla Silver League Real Raccattati, Real Proskko ed I Loffi. Disputerà la Bronze League il Deportivo La Carogna (7) che nell’ultimo mese ha messo a segno due vittorie.
Girone A - Ad una giornata dal termine l’Amico Pane precede di una lunghezza il FC Barrettino: domani 4 aprile avremo il nome della squadra campione. Anche per il terzo posto sarà decisiva l’ultima giornata: Real Cerveza (36) e The Kevin Prince (34) si giocheranno tutto nello scontro diretto. È già sicuro dell’accesso alla Golden League il Tiki Taka, mentre insieme ad una fra Italcerniere Vieusseux e Ciabatte Sguaiate parteciperanno alla Silver League altre due formazioni: è lotta a tre fra GS Tedalda (26), AC Reale (26) e SS Can-
Girone C - Terminano in testa a pari punti (44) I Prevedibili e Stempiaz FC C5, ma sono questi ultimi (in virtù del maggior numero di punti negli scontri diretti) ad aggiudicarsi il tito-
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l’AC Campi Bisenzio (0 punti) andrà a giocare la Bronze League. Girone G - FC Devastanti (51 punti) campioni del girone: una vittoria che la squadra dedica a Shanin Tusha, prematuramente scomparso alla fine dello scorso anno. La formazione di Riccardo Poli interrompe lo straordinario cammino dei Final Blow (secondi con 48 punti) che avevano conquistato 11 campionati consecutivi. Al terzo posto (40 punti) l’Atletico Ragnaia - un risultato che la squadra dedica alla memoria di Cristian Miniati – formazione che ha preceduto di quattro lunghezze l’AB Ceres. A pari merito - 25 punti - troviamo Firenze Caffè e Body Star: questi ultimi chiudono il girone al quinto posto. Vanno in Silver League P.A. Calenzano C5, I Gigliotti e P.A. La Querce C5, mentre termina il campionato all’ultimo posto il Last Minute Calcio a 5 (2 punti) che quindi parteciperà alla Bronze League.
Girone D - I campioni provinciali della Stella Rossa C5 si aggiudicano (con 45 punti) il titolo del girone per il secondo anno consecutivo: il successo all’ultima di campionato contro I Sorelli ha permesso ai neo campioni di mantenere i due punti di vantaggio sul Marraddotta. Al terzo posto chiude DC Tullosai, mentre la lotta per la Golden Lea-
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Girone F - Incredibile epilogo in questo raggruppamento: all’ultimo tuffo i Nastyboys FC (45 punti) si aggiudicano la vittoria del campionato, bissando il successo della passata stagione. Ad un solo punto dalla vetta termina il W I’Parroco che è stato in testa per buona parte della stagione. Ma chi si mangia le mani è Il Fortino (43): la formazione di Lorenzo Liccioli, dopo aver effettuato il sorpasso in vetta alla classifica a tre giornate dal termine, è stata fermata sul pari proprio all’ultima giornata dal Gallo Nero, perdendo così l’occasione per festeggiare il successo. Centrano la partecipazione alla Golden League I.G.M., Torracchione e Squadra XXX. Il Gallo Nero (18) disputerà la Silver League assieme ad Atletico Far Oer e Cattolica Ass. C.C.C., mentre
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lo. Non sono bastate a I Prevedibili le 133 reti all’attivo: gli Stempiaz FC C5 capitalizzano nel migliore dei modi la vittoria nello scontro diretto del 13 marzo. Al terzo posto l’Auto Atelier (41): queste tre compagini accedono alla Top League. Conquistano il diritto a partecipare alla Golden League Boca Seniors 2010 FC, Gnù Team ed Atletico Stenterello, mentre in Silver League vanno Firenze Sud, Sporting Pampero e Real Bellariva. I Galli Neri, che chiudono la classifica con 9 punti, parteciperanno alla Bronze League.
Girone E - I Cosmos All Stars (40 punti) vincono un raggruppamento che a cinque giornate dal termine sembrava già nelle mani del D.L. Firenze C5: i neo campioni hanno centrato 5 successi nelle ultime 5 gare, ottenendo il titolo con una giornata d’anticipo. Al secondo posto si piazza il Forno Pintucci che precede di una lunghezza proprio il D.L. Firenze C5. Si classifica al quarto posto il Galateo Team (32) che precede di un punto il Club 70 e di due il FC Invicta: queste tre compagini vanno in Golden League. Oltre al FC Spartans (28), conquistano l’ac-
cesso alla Silver League Cani Al Sole e Corte Dei Conti. Parteciperà infine alla Bronze League l’Atletic Disperado.
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Segue dalla prima oltre il risultato e le giustificazioni. Gol irregolare in apertura degli isolani? Rigore negato ad Aquilani? Possibile, ma questo non può far dimenticare quello che Pizarro e gli altri non hanno saputo mettere dentro la partita: l’orgoglio. Non è la prima volta che la Fiorentina arriva ad un passo da un traguardo intermedio senza poi... di colpo frenare. È come avesse la gambina corta, come se l’importanza di un traguardo arrivi a frenarla. Peccato. Dovuto all’inesperienza di squadra, alla mancanza di grande personalità, colpa di una certa fragilità psicologica? Forse un po’ di tutto questo. Ma, ripetiamo, questo non deve diventare l’alibi di un’abdicazione. Certo lo stop che verrà imposto a Jovetic potrebbe diventare pesante (due-tre-quattro turni) ma neppure questo può diventare la spiegazione anticipata di una frenata generale. C’è ancora tempo e ci sono gare importanti da giocare. Niente è definitivamente perso. Ora arriva il Milan, questa sì potrebbe diventare l’ultima stazione per la Champions. Ma se i viola riusciranno nell’impresa anche la coppa più importante potrebbe riaprirsi. E poi noi non siamo fra quelli che pensano che l’Europa League non meriti uno sforzo generale e deciso. L’Europa comunque resta l’Europa, nessuno ha dimenticato la Uefa giocata con Prandelli. Allora che la battaglia resti battaglia, senza esclusione di colpi, alla ricerca di quella continuità che proprio con le medie e piccole squadre è venuta meno. C’è ancora tempo per giocarsi le chances della stagione, tempo per divertirsi e per costruire le basi della grande Fiorentina che gli stessi Della Valle sognano. Non mollino poi i giocatori, pure per loro questo è un banco di prova definitivo. Chi ha cuore e rabbia resterà, chi scapperà davanti alle difficoltà è destinato a lasciare la maglia viola. Su questo non ci sono dubbi.
Stagione Viola
Alessandro Rialti
BOXE
Sabato a Roma, Bundu sfidera Jackiewicz al Tendastrisce di Roma
TUTTO È PRONTO: -3 GIORNI ALL’ORA X E SARÀ DIFESA UFFICIALE di Tommaso MAttei
S
e nel calcio le celebrazioni degli ultimi giorni sono tutte per Francesco Totti e i suoi 20 anni di carriera, nella boxe dovrebbero essercene altrettante per Leonard Bundu, visto che il pugile originario della Sierra Leone (ma fiorentino a tutti gli effetti) si avvicina al suo 31esimo incontro da professionista con all’attivo 28 vittorie (di cui 9 per ko), zero sconfitte e 2 pareggi. LA DIFESA UFFICIALE. Sabato 6 aprile al Tendastrisce di Roma contro il polacco Rafal Jackiewicz
difenderà per la quarta volta (ma questa volta sarà difesa ufficiale) il Titolo Europeo dei pesi welter EBU. Dopo aver sconfitto e mantenuto il titolo, nell’ordine, con Antonio Moscatiello, Stefano Catellucci e Ismael El Massoudi (tutte difese volontarie) adesso arriva questo pugile polacco di tre anni più giovane ma con una grande esperienza. Il suo curriculum dice infatti: 54 incontri, 42 vittorie con 21 ko, 10 sconfitte e 2 draw. Servirà il miglior Leonard per mettere al tappeto l’avversario che tenterà di riconquistare quel podio che un tempo
gli apparteneva. Per Bundu, invece, l’occasione di cominciare davvero a pensare al titolo Mondiale, naturalmente se dovesse arrivare la vittoria. Anche se lui, da perfetto scaramantico, non ne vuole parlare troppo. Ai proclami, infatti, preferisce il lavoro: sono mesi che il nostro pugile si prepara con la sua solita professionalità, duri allenamenti e sacrifici, grazie anche al suo maestro Alessandro Boncinelli. MAI CON UN POLACCO. Quello contro il ‘nostro’ Leonard, per Jackiewicz sarà il sesto incontro che lo vedrà opporsi ad un ita-
liano. I 5 precedenti dicono 3 vittorie (due volte contro Abis e contro Pasqua) e 2 sconfitte (contro Lauri e Grassellini). Mentre per Bundu sarà la prima volta contro un polacco. Come sempre Firenze sarà dalla sua parte. Dalla parte di Leo che ha nella sua città uno dei punti di forza assoluti. Come dimenticare, infatti, i palazzetti riempiti anche in trasferta dai fiorentini che hanno sostenuto Leonard nei suoi incontri. Questa volta (ma non è la prima volta) il teatro della sfida sarà Roma, destinazione comoda per chi volesse seguire anche
questo match del pugile gigliato. Contro il forte polacco ed ex campione del mondo, Bundu metterà sul ring tutta la sua esperienza e la sua velocità. Come sempre, verrebbe da aggiungere. CANDIDATO AL PREMIO. Tutto questo mentre Leonardo Bundu è tra i candidati al prestigioso ‘Pegaso per lo Sport 2013’ insieme ad altri campioni come Andrea Baldini, Matteo Betti e il rugbista Edoardo Gori, ma anche Luca Tesconi, Sara Turrini e la società di calcio Tau Altopascio, campione italiana nella categoria Allievi dilettanti.
IL SOGNO MONDIALE. Premi a parte, Leonard a 38 anni, padre della Sierra Leone e madre fiorentina, si trova di fronte la grande possibilità di arrivare sul tetto più alto del mondo. Traguardo meritato per uno che è arrivato al professionismo troppo tardi ma che grazie al talento ha recuperato il tempo perduto. Fino a sedici anni la spola tra l’Africa e Firenze, poi si è fermato. “È iniziata qui la mia passione per il pugilato. Quasi per scherzo. Poi è diventata la mia carrier”, ha sempre dichiarato. E adesso, quasi per scherzo, ci auguriamo che arrivi il sogno mondiale...