Brivido Sportivo 27 aprile 2012

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DAL MACCHINISTA AGLI ASSI, DAI BABY AI ‘CIUCCI’ ECCO CHI CI STA PORTANDO FUORI DAL TUNNEL di Alessandro Rialti La Fiorentina sta davvero uscendo dal tunnel. Per la verità in questi ultimi giorni la squadra viola ha accelerato con convinzione vincendo due gare ‘storiche’, la prima a San Siro con il Milan, la seconda addirittura all’Olimpico contro la Roma, cosa che non accadeva ormai dal 1992. Qualcosa è cambiato, e non è poco. Probabilmente anche Delio Rossi ha iniziato a trovare connotati giusti per la sua squadra. Bisogna rendere merito al tecnico viola perché in queste ultime settimane ha conseguito risultati che neppure Cesare Prandelli era stato capace di raggiungere nei suoi anni d’oro. Parliamo appunto delle vittorie contro le grandi e per di più in trasferta. L’attuale ct azzurro, l’allenatore amatissimo da tutta la città, ci era riuscito soltanto a Torino contro la Juve e quel risultato divenne addirittura un piccolo miracolo. Ora invece il meno sorridente Rossi, il meno elegante tecnico viola si è preso delle importanti rivincite proprio contro le grandi avversarie. La Fiorentina ha percorso un bel tratto di strada e poco dopo l’ultima curva si intravede la salvezza, un ultimo passo magari a Bergamo o subito dopo in casa con il Novara e la grande paura sarà archiviata. Ma com’è che Rossi è riuscito a cambiare l’anima di questa squadra? Davvero è bastato togliere

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L’esclusiva di Michela Lanza

Cedere o tenere il talento genio&sregolatezza? Risponde il tecnico dello Zenit

Luciano Spalletti: Cerci fa qualche ‘bischerata’ ma ha tutto per esplodere C’è a Firenze chi lo chiama ‘matto’, chi ‘grullo’. Chi non conosce la realtà fiorentina, forse non sa che la parola ‘grullo’ a Firenze è un vezzeggiativo ironico che trabocca di affetto. Lo sa bene Vittorio Cecchi Gori, presidentissimo arrivato fino ad essere inviso ai sostenitori viola ma in fondo anche sempre amato per il suo modo di essere spontaneo, istintivo, tifoso, passionale, insomma ‘uno di noi’. Quindi non si offenda Alessio Cerci se accostiamo al suo ‘personaggio’ l’aggettivo che fu di Vittorione perché è solo un modo non offensivo per dimostrare benevolenza, nonostante tutto. Noi del Brivido Sportivo, come abbiamo fatto dal primo giorno, vogliamo ribadire la nostra posizione nei confronti del talento di Valmontone, che è quella di cercare di tutelare, difendere e proteggere un giocatore dall’estro come il suo, nonché un ricco patrimonio della società. CONFERMA O ADDIO? Alessio Cerci è un talento puro, ‘svezzato’ niente di meno da un signor allenatore come Fabio Capello, uno che di fenomeni del calcio se ne intende: è stato lui a farlo esordire in A nella Roma a soli 16 anni. Oggi Cerci di anni ne ha 25 anni però ha già dovuto fare i conti con numerosi infortuni che gli hanno certamente rallentato la carriera soprattutto per quanto riguarda l’esperienza nella massima serie. Questo però non gli ha impedito né gli impedisce di essere un elemento che riesce a fare la differenza se messo in condizione di farla. Un po’ genio, un po’ sregolatezza, continua ad essere senza ombra di dubbio il calciatore tecnicamente più valido della rosa della Fiorentina insieme a Jovetic. Veloce quanto basta per aver fatto a fette l’intera difesa dell’Inter con le sue incursioni e le sue iniziative e per aver offerto un’altra prestazione di alto livello all’Olimpico contro la ‘sua’ Roma fino a quando non è stato costretto ad uscire dal campo per un problema

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all’adduttore che gli ha impedito di continuare a correre come piace a Rossi e che lo costringerà a saltare almeno la trasferta di Bergamo e la successiva gara interna con il Novara. Imprevedibile quanto basta per dribblare uno, due, tre uomini e garantire alla squadra una netta superiorità numerica in fase offensiva. Geniale e ‘cattivo’ quanto basta per poter graffiare e gonfiare le reti avversarie. Eppure c’è chi non vede l’ora di vederlo lontano dalla maglia viola e da Firenze. La domanda che nasce spontanea non può essere che una: è davvero giusto cedere un giocatore come Cerci? Oppure una società importante insieme ad un grande allenatore dovrebbero essere in grado di tenerlo, gestirlo e farne il proprio gioiello? PRANDELLI E I SUOI ‘MATTI’. Del resto c’è chi ci è riuscito (o ci sta riuscendo) a puntare su talenti un po’ ‘matti’ diventati i simboli di tutte le squadre che nel tempo ha allenato e portato a grandi traguardi. Di esempi se ne potrebbero fare fin troppi, ma uno (soprattutto a Firenze) basta e avanza per portare avanti la tesi che se un giocatore riesce a fare la differenza, pur ‘pazzerello’ che sia, un allenatore non può che tutelarlo, difenderlo e volerlo nel proprio gruppo. Cesare Prandelli, per esempio, ha difeso, gestito e fatto rendere al meglio geni sregolati come Domenico Morfeo e Adrian Mutu e, visto che siamo alle porte di un importante Europeo, l’attuale ct azzurro non pensa neanche lontanamente ad una Nazionale (la sua) priva di Mario Balotelli e Antonio Cassano. La realtà dei fatti sta tutta nel bilancio finale e nel capire se sul piatto della bilancia pesa più la loro capacità di fare la differenza in campo o la loro abilità nel creare disagi a causa di qualche colpo di testa. I geni vanno compresi affinché possano regalare sogni. E Prandelli, non ci sono dubbi, li comprendeva spesso assecondandoli e facendoli sentire importanti (come del resto lo sono). L’ANALISI DI SPALLETTI. Certo, non tutti gli allenatori la pensano alla stessa maniera. C’è anche chi probabilmente teme di non riuscire a gestire gli alti e bassi di un

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calciatore che nel bene e nel male fa parlare di sé. E chi pensa agli equilibri della propria squadra. Ma questo non sembra essere il caso di Luciano Spalletti, tecnico che Cerci ha incrociato sulla propria strada quando era ancora giovanissimo e che stima molto (tanto che si sussurra che proprio Spalletti sia l’allenatore preferito dall’esterno romano). Il Brivido Sportivo ha contattato in esclusiva l’allenatore dello Zenit di San Pietroburgo (sogno neanche troppo proibito dei tifosi della Fiorentina) per il quale la possibilità che il numero 7 viola possa esplodere è concreta e il quale ha fatto capire che sarebbe meglio

pensarci due volte prima di cederlo: «Quando l’ho conosciuto io, Alessio aveva le qualità per emergere e diventare un calciatore di livello. Qualità che si vedevano già all’epoca. Qualità che fanno la differenza in una squadra ma che, allo stesso tempo, vanno comparate agli equilibri della squadra stessa. Nelle sue corde scarseggia ad esempio la fase difensiva – ha sottolineato Spalletti – ma Cerci ha comunque molte altre doti: scatto, tecnica, estro, gran piede e l’uno contro uno è il suo marchio di fabbrica. Qualità indubbie. Però essendosi trovato a giocare così giovane in grandi squadre come Roma e Fiorentina, è naturale che il ragazzo abbia un po’ sofferto l’impatto, l’urto nel ritrovarsi in un grande club, sotto i riflettori. Non

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L’esclusiva è una cosa facile per nessuno. di Michela Lanza Alessio – ha continuato il tecnico toscano che già vanta un ricco palmarès – per esprimersi al meglio deve riuscire a trovare un suo equilibrio personale e va sostenuto nel bene e nel male. Gli è successo tutto velocemente e quando un giovane brucia le tappe qualche ‘bischerata’ ci sta che la faccia. Capita a tutti. Tutti i giovani hanno un po’ di difficoltà a gestire la fama a questi livelli. I talenti nascono, ci sono, tutto sta poi nell’individuare come e dove farli esplodere, come e dove farli emergere». Quanto ad un possibile paragone con Cassano ha risposto: «Tecnicamente sarebbe un bel confronto, caratterialmente Antonio è più estroverso di Cerci». Infine il grande dilemma: cederlo o tenerlo? Ecco l’autorevole parere di Spalletti: «Dipende da tante cose, prima di lasciare andar via un giocatore si devono fare tante valutazioni. Secondo me Alessio è un giocatore che ha grandi qualità e può esplodere… poi, è chiaro, la Fiorentina farà le sue scelte». E insieme alla Fiorentina, le farà il nuovo direttore sportivo viola in accordo con l’allenatore: chissà se sarà un amante di quei giocatori che fanno del genio e della sregolatezza la loro prerogativa oppure no. Il futuro di Cerci è legato alle figure della rinascita viola. Altrimenti qualcuno che lo aspetta a braccia aperte lo troverà di sicuro.

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L’esclusiva

di Cristina Mattioli

DIRETTORE RESPONSABILE Michela Lanza direttore@brividosportivo.it REDAZIONE redazione@brividosportivo.it CONSULENTE EDITORIALE Alessandro Rialti

EDITORE E PUBBLICITà Salvini Editore srl Via S. Quirico 167 50013 Campi Bisenzio (Fi) tel. 055.9334666 Fax 055.9334667 info@salvinieditore.it GRAFICA E IMPAGINAZIONE Chiara Reggiani - grafica@brividosportivo.it

STAMPA Centro Stampa Editoriale srl Grisignano di Zocco (Vi) DISTRIBUZIONE distribuzione@brividosportivo.it

COLLABORATORI Alessandro Rialti, Luca Caneschi, Saverio Pestuggia, Michela Lanza, Ruben Lopes Pegna, Luca Capanni, Alfredi Verni, Alessandro Latini, Giampiero Tosi, Cristina Mattioli, Chiara Baglioni, Duccio Magnelli. FOTO La Presse

intervista all’ex difensore viola che parla di atalanta, cecchi gori, della valle e oriali

FACCENDA: QUANDO BATISTUTA SEGNO’ NELLA PORTA SBAGLIATA Con la Fiorentina ha condiviso gioie e dolori: una retrocessione in serie B (1992-93), ma anche una finale di Coppa Uefa (198990) e una promozione in serie A (1993-94). L’ex difensore Mario Faccenda, intervistato in esclusiva dal Brivido Sportivo, ha ricordato quella ‘maledetta’ partita del lontano 16 maggio 1993 contro l’Atalanta, finita 2-1 per i nerazzurri a causa di uno sfortunato quanto decisivo autogol di Batistuta. Un match che condannò in qualche modo la Fiorentina alla retrocessione in B e lasciò a tutti delusione e tristezza. Domenica andrà in scena Atalanta-Fiorentina, quart’ultima giornata di campionato. Nel 1992-93 anche la ‘sua’ Fiorentina affrontò i bergamaschi proprio alla quart’ultima di campionato e quella gara influì non poco sulla retrocessione viola. Ce la racconta? «Giocammo una buona partita, ma fummo molto sfortunati nella fase finale. Recuperato il gol di svantaggio che avevamo sull’Atalanta, ci fu quella ‘maledetta punizione’ battuta dalla trequarti, che lì per lì sembrava innocua: la palla infatti stava andando fuori, ma inaspettatamente Bordin ci arrivò alle spalle e riuscì a rimetterla in mezzo, sfortunatamente colpì la coscia di Batistuta. Fu una giornata un po’ particolare. Ricordo che dopo il match successe un po’ di confusione, non tanto a causa del risultato, quanto perché i media avevano parlare di cose riguardanti la sera prima che ci avevano un po’ destabilizzato. Quella gara era molto importante per noi: se anche fossimo riusciti a portare via un solo punto, forse le cose sarebbero andate in modo diverso. La Fiorentina deve andare a Bergamo e ‘fare’ la partita, giocare come a Milano e a Roma, imponendo il proprio gioco e non aspettando le mosse degli altri». Lei fu l’autore della rete del momentaneo 1-1. «Quando si fa un gol è una grande gioia, soprattutto per un difensore come me che non segnava quasi mai (ride ndr). Quella rete poi sarebbe stata molto importante (se la Fiorentina non avesse poi perso) perché ci avrebbe permesso di portare a casa almeno un punto che significava la salvezza. Il gol è la ciliegina sulla torta. Se una prestazione è buona, la rete la rende ottima». Dopo aver pareggiato, lei e i suoi compagni eravate già convinti di avere in tasca il pari e quindi che la retrocessione si stesse allontanando? «Sì, a noi sarebbe bastato un punto. L’Atalanta giocò una discreta partita, ma noi stavamo sicuramente giocando meglio. Se non fosse arrivato l’autogol del Bati, loro non avrebbero più segnato. Avevano praticamente tirato i remi in barca». Batistuta ‘condannò’ con quell’involontario autogol la Fiorentina. Quale fu la reazione dell’argentino una volta finita la partita? «Bati era molto giù di morale. Sentiva molto quella partita perché sapeva quanto sarebbe stato importante portare a casa un risultato utile. Noi, al termine, cercammo di stargli vicino. Io lo capivo bene: era successo un paio di volte anche a me di fare autogol e, credetemi, si sta malissimo. Inoltre Batistuta era un ragazzo (allora ventiquattrenne ndr) che faceva gruppo, come ha dimostrato negli anni successivi diventando il punto fermo della Fiorentina. Tutti noi gli volevamo un gran bene». Cos’è che non funzionò in quella squadra, visto che era stata costruita per approdare almeno in Coppa Uefa? «C’era troppa confusione. Molti miei compagni parlavano troppo con il presidente e questo non andava bene. Il giocatore deve fare il giocatore e il presidente deve fare il presidente.

Quando iniziano a saltare certe gerarchie non va più bene e la squadra si ritrova nel caos più totale. Alcuni giocatori si sentivano troppo sicuri nei confronti della società e si permettevano di scavalcare l’allenatore: ciò è deleterio perché così il gruppo si divide e se non c’è gruppo, è normale andare incontro a risultati negativi e quindi anche ad una retrocessione, come accadde a noi». Al seguito della squadra, in quella trasferta, c’era il presidente Mario Cecchi Gori. Parlò con voi prima e dopo il match? Cosa vi disse? «Mario era veramente una persona eccezionale, ci trasmetteva sempre una grande tranquillità anche nei momenti difficili. Trovava sempre la parola giusta per tirarci su di morale, non era uno che perdeva la testa ed insultava, come fanno tanti presidenti. Ci dava sempre dei consigli positivi». Quanto fu importante la sua presenza? «Moltissimo, ci seguiva sempre, anche in trasferta. Quando parlava lui, tutti ascoltavano perché aveva una grossa personalità, aveva rispetto di ognuno di noi. Non si risparmiava mai con i complimenti, anche nelle situazioni di maggiore difficoltà». I tifosi di allora, nonostante vedessero che la squadra piano piano scivolava sempre più giù in classifica, vi sostenevano sempre e comunque. «I tifosi di allora ci stavano molto vicini, quelli di adesso non li posso giudicare perché non vivo la piazza. Ai nostri tempi avevamo sicuramente un contatto molto più ravvicinato con loro: andavamo spesso alle cene dei Viola Club e ai ‘campini’ c’erano tantissimi tifosi che venivano a vedere gli allenamenti svolti sempre a porte aperte. Li sentivamo molto vicini e questo ci aiutava tanto. La forza, anche nei momenti difficili, te la danno i tifosi». Torniamo a parlare di figure carismatiche: Diego Della Valle è riuscito con una sola visita prima della partita con il Milan a trasmettere qualcosa di positivo ai suoi giocatori. Pensa che una presenza più attiva da parte del patron, come era quella di Mario Cecchi Gori, avrebbe in qualche modo aiutato la Fiorentina nei momenti di difficoltà che ha affrontato? «Penso proprio di sì. Quando colui che ‘comanda’ e crede in te si fa sentire vicino, allora anche tu giocatore ti senti molto più tranquillo e sicuro. E’ importante anche a livello morale che il patron si faccia vivo più spesso, soprattutto perché fa sentire che la società è vicina alla squadra nel bene e nel male. Anche per i tifosi è importante che il patron sia più presente perché dimostra un attaccamento alla squadra. Purtroppo Diego Della Valle è impegnato moltissimo e non può farlo, è un vero peccato perché ha dato dimostrazione di tenerci tanto alla Fiorentina». Cosa non ha funzionato nella Fiorentina quest’anno? «Non sono stati azzeccati gli acquisti e le cessioni. Sono stati dati via giocatori importanti, punti fermi della Fiorentina, che non sono stati rimpiazzati con atleti della stessa caratura. Un po’ di colpa però ce l’ha anche l’allenatore perché, quando c’era Prandelli, la squadra viola era riuscita a raggiungere degli ottimi risultati. La Fiorentina deve ricominciare da zero se vuole togliersi delle soddisfazioni. In primis deve cercare un direttore sportivo perché c’è da ricostruire la squadra e da fare un programma per il prossimo campionato, qualunque esso sia». Lei è un ex difensore: come giudica Nastasic? «L’ho visto giocare. Mi piacciono molto sia lui che Camporese. Nastasic forse ha ricevuto un po’ più di fiducia da parte degli al-

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lenatori. Ha sicuramente un grande avvenire e potrebbe essere uno di quei giocatori che rifonderanno la Fiorentina visto che è molto giovane». A fine campionato Natali potrebbe lasciare la Fiorentina per il Milan. E’ giusto lasciarlo andare? «Un esperto in difesa ci vuole sempre, per aiutare e dare tranquillità ai giovani. Penso che la Fiorentina avrebbe potuto rinnovare il contratto a Natali, perché sta facendo molto bene e sono sicuro che farà bene anche il prossimo anno». La Fiorentina sta però già pensando ad una vera e propria rivoluzione, a partire dal ds. In questi giorni a Firenze si è parlato di Oriali: secondo lei potrebbe essere la scelta giusta? «Oriali lo vedrei molto bene come direttore generale, con accanto un uomo di fiducia e di esperienza che svolga il compito del ds. Ci sono molti direttori sportivi bravi come Foschi, Sabatini, Lo Monaco… Firenze è indubbiamente una piazza molto difficile che vuole vedere subito risultati positivi e pretende di avere giocatori importanti che lottino per la Fiorentina». AL GATTILE DI BAGNO A RIPOLI-FIRENZE CI SONO BELLISSIMI E DOLCISSIMI GATTINI CHE SONO STATI ABBANDONATI SENZA PIETÀ, PER STRADA, NEL PERIODO ESTIVO. I MICINI CERCANO CON URGENZA UNA CASA E UNA FAMIGLIA CHE LI AMI PER SEMPRE! ADOZIONI FIRENZE E PROVINCIA, FIRMA MODULO ADOZIONE, RICHIESTA STERILIZZAZIONE

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L’ex libero viola parla dei due giovani difensori che sono il presente ma soprattutto il futuro.

NASTASIC&CAMPORESE, ATTENTI A QUEI DUE: LA PAGELLA DI PASQUALE PADALINO

Quarant’anni in due. Una delle note liete di questo campionato è rappresentata da Matija Nastasic e Michele Camporese, importanti per il presente ma non solo: su di loro si basa la difesa della Fiorentina di domani, il futuro. I primi passi del nuovo progetto parte proprio dai due baby. Prima l’ottima prestazione a Milano contro i campioni d’Italia in carica, poi la bella prova in casa contro l’Inter, infine la conferma all’Olimpico con la Roma. Per parlare di Nastasic e Camporese il Brivido Sportivo ha contattato in esclusiva un apprezzato ex difensore della Fiorentina, Pasquale Padalino. Nastasic e Camporese sono due giovani che stanno dimostrando grande personalità. Deve ripartire da loro il nuovo progetto della Fiorentina? «Penso che i risultati siano evidenti, le prestazioni di entrambi

sono state importanti. Penso che la Fiorentina debba assolutamente ripartire da loro. Da qui a fine campionato saranno i titolari». Tutto merito di Corvino e Saturni che li hanno scoperti? «Sono un under 19 e un under 20 di grandi qualità, averli individuati è una nota di merito. Ma questi due giovani sarebbero comunque emersi». Proviamo a fare un’analisi tecnica su questi due talenti a confronto: chi è più veloce dei due? «Sono entrambi molto veloci, nella capacità di leggere la situazione Nastasic ha però qualche punto in più». Come giudica la loro fase difensiva e la loro capacità d’impostazione, di costruzione del gioco? Camporese nella fase difensiva è più attento, è molto rapido e ha un buon anticipo. Quest’anno ha avuto poco spazio ma quando è stato chiamato in causa si è fatto trovare sempre pronto. Nastasic ha più visione di gioco nell’insieme, verticalizza di più». Entrambi hanno una buona predisposizione fisica: nei contrasti chi è più efficace? «Come conformazione fisica sono entrambi avvantaggiati: Nastasic è molto forte nei contrasti, fisicamente riesce a contenere attaccanti di grande peso, mentre Camporese in questo senso sfrutta più l’anticipo». Passiamo al gioco aereo, un punto di forza per entrambi? «Tutti e due sono dotati di una buona statura, il colpo di testa è una caratteristica che li accomuna: Nastasic ha un senso della posizione che gli permette di anticipare lo stacco, Camporese ha una buona elevazione». Tecnicamente quale dei due è più preparato? «Nel controllo della palla Nastasic è più bravo, esce da situazioni difficili con molta personalità. Camporese deve ancora migliorare sotto questo profilo. In generale penso che entrambi debbano ancora lavorare molto». Meglio nella difesa a tre o a quattro? «Innanzitutto bisognerebbe capire chi sono gli altri partner, sull’uomo Camporese è molto bravo, Nastasic lo vedo meglio in quella a quattro. Con il tempo capiranno anche quale sarà il ruolo migliore per loro».

L’esclusiva di Alfredo Verni

Quali sono i limiti più evidenti da correggere? «Il limite maggiore è dato dall’inesperienza, ma su questo limite non hanno molte responsabilità. L’esperienza si acquisisce partita dopo partita. Solo giocando e magari commettendo degli errori riusciranno a migliorare sotto quest’aspetto, la maturità calcistica arriva con i minuti giocati». Quanto margine di miglioramento hanno? «Parecchio, giocare con i bravi insegna molto e il fatto che abbiano un allenatore importante come Rossi li farà crescere molto». Chi ha più personalità? «Hanno esordito a diciotto anni, tutti e due hanno personalità da vendere, devono però rimanere con i piedi per terra». Le ricordano qualche difensore del passato o attuale? «Confrontarli a questa età mi sembra prematuro, prima di arrivare ad essere accostati a qualcuno devono dimostrare ancora tanto». La Fiorentina il prossimo anno avrà il ‘coraggio’ di ripartire da loro? «La Fiorentina il prossimo anno deve ripartire da loro. Solo così potrà dare inizio a qualcosa di nuovo, inoltre i giovani sono un’esigenza non solo della Fiorentina ma del calcio italiano da cui non si può più prescindere».

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di Luca Caneschi

COSI’ IMPEGNO E DEDIZIONE SONO DIVENTATE UN PATRIMONIO VIOLA

Credibilità. E’ questa la parola chiave del lavoro che Delio Rossi ha fatto nelle ultime settimane e che ha portato finalmente fieno in cascina e due gioie che mancavano da tempo immemorabile, le vittorie a Milano e Roma. Prima che scelte tecniche o tattiche, infatti, l’allenatore viola è riuscito a guardare negli occhi e nel cuore dei suoi calciatori facendo le scelte che, al di là della carta d’identità e della durata dei contratti, gli consentivano di mettere in campo calciatori che mettessero gambe e cuore al servizio della causa. Per qualcuno di loro questo significa prestazioni super e per altri magari solo strappare la sufficienza, ma impegno e dedizione sono diventate patrimonio comune di tutti i calciatori in campo con risultati evidenti. Una squadra compatta, e comunque ben disposta in campo, aveva ed ha anche un patrimonio di freschezza, anche atletica, che diventa fondamentale nel finale di una stagione per molti lunga e lacerante. Il primo atto di coraggio è stato quello di puntare (meglio tardi che mai) sulla coppia di difensori della quale oggi tutti parlano, e cioè Camporese e Nastasic,

rendendo sempre più incomprensibile la decisione di far fare un passo indietro a Camporese, rimandato con la Primavera, dopo la sua stagione di lancio dell’anno scorso. Con loro Natali riesce a fare bene da chioccia, da pro-

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fessionista serio quale indubbiamente è, ed a garantire una solidità fino ad ora sconosciuta. Positivo anche il rilancio di De Silvestri, così come quello di Kharja che, pur con i limiti che ormai abbiamo imparato a conoscere, ha avuto quello che possiamo definire un ‘rendimento minimo garantito’ che è comunque stato utile alla causa. Su Behrami è inutile spendere troppe parole: rappresenta il presente ed il futuro di questa squadra, come spirito prima che sul piano tecnico, mentre per Lazzari l’assist ed il gol di Roma rappresentano il motivo per ricordare una stagione fino ad ora francamente molto deludente, anche se il giocatore è inappuntabile sul piano dell’impegno ed anche del carattere, visto che ha sempre retto bene all’evidente disappunto del pubblico di fronte alle sue prestazioni. Una nota finale va dedicata ad Alessio Cerci: anche Delio Rossi ha rinunciato a capirlo, e questa forse è la maniera migliore per sfruttarne la caratteristiche. Se in campo corre bene, altrimenti lo togli e chi si è visto si è visto, anche perché quando corre non è che ce ne sono tanti di giocatori così.

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Andrea Lazzari, un gol per la salvezza e per Morosini

IL PERSONAGGIO

di Alessandro Latini

Il gol salva-stagione arriva quasi sempre da chi non ti aspetti. E che all’Olimpico, in pieno recupero, spuntasse dal niente Andrea Lazzari lo potevano prevedere proprio in pochi. La sua è stata una stagione al di sotto delle aspettative, ma ha saputo reagire bene alle critiche e ha risposto sul campo. In quest’ultima parte di campionato è diventato insostituibile, anche se Rossi non se ne è mai privato ben sapendo quello che Lazzari può dare sotto il profilo dell’equilibrio tattico alla squadra. E le recenti prestazioni stanno convincendo tutti che il riscatto da parte della Fiorentina non è poi così lontano: la permanenza di Rossi sulla panchina viola è infatti una garanzia per l’ex giocatore del Cagliari. Il gol segnato all’Olimpico, che regala ossigeno e speranza ai viola, ha avuto una dedica speciale da parte di Lazzari. Il giocatore della Fiorentina è uno dei tre del gruppo viola ad essere rimasto maggiormente sconvolto dalla tragica scomparsa di Piermario Morosini. Gli altri due sono Montolivo e Natali, che in tempi e squadre diverse hanno giocato insieme allo sfortunato giocatore del Livorno. E Lazzari il gol contro i giallorossi lo ha voluto dedicare proprio a Piermario, compagno di tanti viaggi per raggiungere il centro sportivo dell’Atalanta entrambi facevano parte del settore giovanile. Li accomunava la passione per il calcio, con il ‘Moro’ che prendeva spesso ad esempio Lazzari, più grande di due anni e che qualche consiglio gliel’ha dato con il cuore. Un bel segnale per tutto il movimento, testimone del fatto che il calcio crea anche amicizie vere e legami sinceri, che vanno oltre l’agonismo sportivo.

Behrami, capitano morale: la ‘prima’ con la fascia al braccio Minuto 77 di Roma-Fiorentina. Rossi effettua una logica sostituzione per preservare Stevan Jovetic da problemi fisici e manda in campo Adem Ljajic. Prima di uscire, Jo-Jo percorre qualche metro in direzione centrocampo, si sfila la fascia da capitano dal braccio e la consegna a Valon Behrami. Chi ha visto la partita da casa ha fatto giusto in tempo ad accorgersene, anche perché a livello nazionale è stato dato poco risalto alla notizia. A noi del Brivido Sportivo piace però celebrare la prima volta da capitano della Fiorentina di Valon Behrami. Battesimo migliore non avrebbe potuto sceglierlo. La prova tutto cuore dell’Olimpico (partita che per lui vale un derby) meritava di per sé gli onori della cronaca, anche se ormai ci abbiamo quasi fatto l’abitudine a vederlo schizzare da una parte all’altra del campo all’inseguimento degli avversari. In realtà sarebbe tutto ‘normale’ se il guerriero svizzero non giocasse con un ginocchio incerottato da mesi e se non fosse costretto ogni settimana a saltare gran parte degli allenamenti con il gruppo. Rossi ha sempre saputo di poter contare su di lui per salvare la Fiorentina e la fascia al braccio nel mo-

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di Alessandro Latini

mento del trionfo a Roma se la meritava più di tutti gli altri. E’ stato il primo (da leader vero, lo avrebbe fatto anche senza fascia) ad andare con Lazzari sotto il settore dello stadio occupato dai tifosi viola. Il suo pugno al cielo - con la fascia biancorossa al braccio - ha riempito il cuore dei fiorentini, che quel ragazzo biondo lo hanno eletto a simbolo della squadra gigliata e (quasi) di una città intera. Ma come fa a lottare e correre così tanto pur non stando bene fisicamente? Valon sorride e confida: «E’ la testa che funziona… ». Ed è proprio da lì, dalla sua testa, che partono gli input giusti per non mollare mai. L’obiettivo ce l’ha sempre ben presente, dal pre partita al recupero. Andare a casa da sconfitto non gli piace, soprattutto se sa di non aver dato il cento per cento. Per essere in pace con la sua coscienza, prima ancora che con i tifosi e i compagni, si è ‘tarato’ per dare tutto in campo. Stupore e meraviglia a questo punto devono lasciare lo spazio ad una certezza: Valon Behrami non ha bisogno della fascia al braccio per essere leader, ma quella piccola striscia di stoffa è come se l’avesse stretta intorno al cuore.

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L’UOMO IN MENO: BORUC ARTUR COSI’ NO: QUEL GIALLO E’ INAMMISSABILE

Così non si fa. Non è ammissibile. Bisogna ragionare sempre quando si va in campo e rimanere concentrati e freddi per tutta la partita. Così nel giorno del trionfo viola all’Olimpico, in una partita quasi perfetta della Fiorentina, ha deluso Artur Boruc per il suo atteggiamento. Non tanto per il gol subito o per alcuni errori sulle conclusioni della Roma (anzi è stata pregevole una sua parata su un tiro di Totti sull’1-1) ma per un altro motivo: il portiere polacco è stato molto ingenuo a farsi ammonire. Era diffidato e sapeva benissimo che con un altro cartellino giallo sarebbe stato squalificato dal giudice sportivo. E allora un giocatore esperto come lui doveva prestare la massima attenzione a non incorrere in un nuova san-

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zione disciplinare. Non è un ragazzino alle prime armi Boruc. E’ un elemento che ha più di 32 anni, è un ex nazionale che ha partecipato a competizioni importanti come i campionati mondiali e quelli europei. Insomma uno come lui deve prestare attenzione a queste cose. Non sono dettagli. Tutt’altro. Possono determinare anche l’esito di una stagione. Invece, soprattutto nel secondo tempo, il portiere polacco ha cominciato a perdere tempo nell’effettuare i rinvii da fondo campo. Certo lo faceva ad arte, semplicemente per far rifiatare la Fiorentina. Ma conoscendo la sua situazione disciplinare avrebbe potuto farne a meno. Dopo alcuni richiami l’arbitro Brighi, dopo poco più di dieci minuti dall’inizio della ripresa, lo ha ammonito. Così Boruc sarà costretto a saltare per squalifica il delicato

incontro di domenica prossima a Bergamo contro l’Atalanta. Delio Rossi dovrà fare far esordire in serie A allo stadio Atleti Azzurri d’Italia il portiere Neto: il ventiduenne brasiliano che quando è arrivato a Firenze era riserva in Nazionale di Julio Cesar (ora non viene più convocato), da quando è alla Fiorentina (gennaio 2011) ha disputato soltanto due partite di Coppa Italia, l’ultima all’Olimpico contro la Roma nel gennaio scorso quando purtroppo commise errori determinanti. Insomma è inesperto. Speriamo comunque che dimostri tutto il valore di cui è accreditato. Ma anche per lui sarebbe stato meglio debuttare in una partita più tranquilla e meno importante di quella con l’Atalanta. Auguriamoci insomma che l’errore di Boruc non pesi sulla sfida di Bergamo. Sarebbe davvero un peccato

L’UOMO IN PIU’: JOVETIC MAGICO JO-JO: CON LUI LA FIORENTINA SI TRASFORMA DAVVERO

Meglio di così Stevan Jovetic non poteva festeggiare la sua centesima partita ufficiale in maglia viola, ovvero con un gol all’Olimpico con la Roma, in uno stadio dove non aveva mai segnato. E’ stata una rete pesante e determinante per conquistare un successo che vale in pratica la salvezza. Una gara perfetta quella di Jo-Jo, a segno di testa su assist di Lazzari, dopo meno di due minuti. Eppoi un primo tempo ad altissimi livelli nonostante fosse reduce da un infortunio che lo aveva costretto a saltare il match di domenica al Franchi contro l’Inter. Oltre alla rete, altre tre conclusioni nei primi 45 minuti (un’altra nella ripresa di poco fuori) e un assist per Cerci, non sfruttato a dovere dall’ex giallorosso. Stanchissimo, è uscito nel finale sostituto da Ljajic. Ora sono quattordici, suo record personale, i gol messi a segno da Jo-Jo nelle ventisei partite disputate, con una media dello 0,53 a gara. Il 41% delle reti viola (trentaquattro) portano la sua firma. E a queste vanno aggiunti anche tre assist vincenti a testimoniare il valore di questo giocatore. E’ uno spettacolo veder giocare Stevan Jovetic. Riconcilia davvero con il calcio. Il montenegrino è un autentico fuoriclasse, uno di quegli elementi in grado di fare la differenza. E quando manca la Fiorentina ne risente, eccome se ne risente. Non è certo un caso

se quando Jo-Jo è stato assente (in otto occasioni) la squadra viola, pur magari disputando buone partite, non abbia mai vinto. Non è un caso neppure che le uniche tre vittorie in trasferta (tutte sotto la gestione di Delio Rossi) siano venute quando il campione montenegrino ha segnato: due gol a Novara, uno a San Siro con il Milan e appunto uno all’Olimpico con la Roma nelle gare in cui la Fiorentina si è imposta rispettivamente per 3-0 e per due volte per 2-1 (un’altra rete, inutile purtroppo, l’aveva siglata allo Juventus Stadium ai bianconeri). E cinque delle dodici reti realizzate dai viola lontano dal Franchi (ancora il 41%) portano la sua firma. Sono tutti numeri che spiegano più di migliaia di parole l’importanza di Jo-Jo per la formazione di Delio Rossi. Senza di lui l’attacco viola è spuntato. Non c’è niente da fare. Il ragazzo è maturato tantissimo e l’anno di assenza per il grave infortunio patito nell’agosto del 2010 a San Piero a Sieve lo ha reso più forte anche sotto il profilo caratteriale. Quella fascia di capitano che ha indossato a San Siro e l’altro giorno all’Olimpico (per l’assenza di Gamberini) nelle due partite più belle disputate in questa stagione dalla Fiorentina lo deve far sentire orgoglioso. Un altro campione che ha fatto la storia del club viola, Giancarlo Antognoni, fu scelto da Carletto Mazzone come capitano proprio all’età di Jo-Jo. Su di lui punta tanto la società gigliata con cui ha prolungato il contratto fino al 2016. Sembra passato un secolo da quel 31 agosto 2008 quando, contro la Juventus al Franchi, vestì per la prima volta la casacca viola. Da allora ha disputato

84 gare di campionato, 5 di Coppa Italia, 9 di Champions League e 2 di Coppa Uefa, realizzando complessivamente 27 reti (22 in serie A, 5 in Champions). E più della metà le ha siglate in questo campionato. Tra due giorni Jo-Jo tornerà in uno stadio al quale rimarrà sempre legato: contro l’Atalanta a Bergamo il 5 aprile 2009 su calcio di rigore segnò il suo primo gol con la maglia della Fiorentina. Sarebbe bello che domenica si ripetesse.

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Contro l’Atalanta UN INCROCIO DI DATE INFAUSTE E GIOIOSE Come 19 anni fa, quando lottava per non retrocedere, la Fiorentina va a Bergamo alla quart’ultima giornata. Allora i viola, arrivati a pari punti con Udinese e Brescia, retrocessero per la peggiore classifica avulsa (le due formazioni disputarono uno spareggio e furono i friulani a rimanere in serie A). Quindi è lecito fare gli scongiuri. La sfida con l’Atalanta, persa allora dalla Fiorentina, fu giocata in una delle date più infauste della storia viola, il 16 maggio. Nel 1982, all’ultimo turno, la Fiorentina con il pareggio di Cagliari e la vittoria della Juve a Catanzaro (le due squadre erano appaiate in testa alla classifica) perse quanto meno la possibilità di giocare lo spareggio per lo scudetto. Nel 1990, sul campo neutro (si fa per dire) di Avellino, la squadra viola pareggiò sempre con i bianconeri nella finale di ritorno di Coppa Uefa dopo la sconfitta nel match d’andata a Torino, e il trofeo finì in Piemonte. Nel 1993, poi, ci fu la sconfitta con l’Atalanta di Marcello Lippi che in pratica determinò la retrocessione, perché con un punto in più la Fiorentina si sarebbe salvata. Quel giorno allo stadio Atleti Azzurri d’Italia Luciano Chiarugi e Giancarlo Antognoni, cui era stata affidata la responsabilità tecnica della squadra dopo la sconfitta con la Juve (sempre lei!) del 25 aprile e l’esonero di Aldo Agroppi, mandano in campo la seguente formazione: Mannini; Carnasciali, Carobbi; Iachini, Pioli, Faccenda; Effenberg, Laudrup (D’Anna dall’86’), Batistuta, Di Mauro (Dall’Oglio dal 90’), Baiano. L’Atalanta, che naviga a metà classifica, parte subito in quarta e il portiere Alessandro Mannini deve compiere gli straordinari sulle conclusioni di De Agostani e Bordin. Poi è la traversa a salvare il portiere gigliato su un tiro di Perrone. Alla mezz’ora i nerazzurri passano meritatamente in vantaggio con un gol di Pisani. E la Fiorentina? Nel primo tempo impegna Pinato solo con una conclusione di Batistuta. Nella ripresa, però, i viola scendono in campo con ben altra determinazione. Diverse sono le conclusioni di Effenberg, Laudrup e Batistuta. Poi, però, poco dopo il quarto d’ora la squadra di Chiarugi ed Antognoni rimane in dieci per l’espulsione di Iachini per doppia ammonizione.

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La Fiorentina, comunque, continua ad attaccare anche se rischia di subire il gol del 2-0 quando Perrone colpisce per la seconda volta la traversa. Quando tutto sembra perduto, a cinque minuti dal novantesimo, in una mischia davanti alla porta atalantina il libero Mario Faccenda realizza il gol del pareggio. La gara sembra finita ma, purtroppo, non è così. Due minuti più tardi una deviazione maldestra di Batistuta, su conclusione di Bordin, spiazza Mannini con il più classico e sfortunato degli autogol. A quel punto la partita è praticamente finita. La Fiorentina è stanca e provata e non ce la più a trovare il pareggio. Se il campionato finisse quel giorno i viola andrebbero, comunque, allo spareggio con l’Udinese. A seguire la squadra a Bergamo è arrivato anche il presidente Mario Cecchi Gori. Alla fine la delusione gli si legge sul volto. “Ho sofferto tanto – dichiara al termine della gara – e sono proprio amareggiato. Peccato davvero aver subito in quel modo il gol del 2-1. Provvedimenti tecnici? Nessuno. Ci mancherebbe altro a sole tre giornate dalla conclusione del campionato. La salvezza? Prima di questa partita ne ero assolutamente sicuro. Ora, visto come sono andate le cose, lo sono un po’ meno”. Purtroppo Cecchi Gori aveva avuto un giusto presentimento. Speriamo dunque che per la Fiorentina domenica la musica sia diversa, anche perché per fortuna (la scaramanzia in certi casi è d’obbligo) non si gioca il 16 maggio ma il 29 aprile. E proprio con una vittoria per 4-1 sull’Atalanta a Firenze, all’ultima giornata, il 29 aprile del 1990 la squadra viola ottenne la salvezza.

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27 aprile 2012 www.brividosportivo.it

Intrecci di MERCATO di Alessandro Latini

Toto ds nella fase calda: i nomi buoni sono solo tre

Il futuro tra 20 giorni, esattamente quelli che mancano alla fine di un campionato sofferto e complicatosi maledettamente nell’ultimo periodo. Andrea Della Valle ha ribadito pochi giorni fa il concetto che già in precedenza aveva snocciolato ai fiorentini. Le idee della proprietà sono chiarissime su quelli che dovranno essere i nuovi interpreti a livello dirigenziale, ma il rilancio del progetto non può prescindere dalla permanenza in serie A. E’ dunque una questione di priorità. Nessuno pensi che i Della Valle stiano brancolando nel buio, alla ricerca disperata di un direttore sportivo, se l’annuncio ufficiale ancora non è stato dato. Il nome sarebbe già stato scelto (al massimo resiste ancora un ristretto ballottaggio), ma adesso l’attenzione di tutti è spostata sulla squadra. E poi c’è una questione di stile e rispetto. Di stile perché i candidati principali (e quindi anche il prescelto) stanno tutti lavorando da altre parti e non è elegante andare a disturbare altri club. Di rispetto nei confronti di Pantaleo Corvino, che fino al termine di questa stagione è il direttore sportivo della Fiorentina. Motivazioni forti che richiedono pazienza ai tifosi, smaniosi di conoscere i personaggi attraverso i quali passerà il rilancio della squadra. TORNA IN CORSA LO MONACO. A proposito di personaggi, nei giorni scorsi è caduta la candidatura di Riccardo Bigon, che ha firmato un rinnovo quadriennale con il Napoli. Non che il ds di De Laurentiis abbia mai acceso le fantasie dei tifosi, ma uno spiffero suggestivo riportava di un possibile suo approdo a Firenze con tanto di Mazzarri al seguito. Ipotesi a questo punto da scartare, mentre gli eventi degli ultimi giorni hanno fatto tornare fra i favoriti il nome di Pietro Lo Monaco. Lunedì scorso ha sancito il suo addio al Catania con una conferenza stampa: «Tra due giorni presenterò ufficialmente le mie dimissioni al presidente. Andrò comunque avanti fino a giugno, favorendo il passaggio di consegne con chi verrà al mio posto, visto che ci sono stipendi da pagare e iscrizioni ai campionati da definire. Il mercato? Ho già in pugno un giocatore in Sud America e altri sono vicinissimi, ma non è detto che chi verrà possa avere le mie stesse idee». Dice di

non fare già il mercato per la sua futura squadra, che diversi esperti del settore avevano individuato in una tra Napoli e Fiorentina. Visto che Bigon ha rinnovato a Napoli resterebbe in ballo solo la squadra viola, ma in tal senso fanno riflettere le parole del Presidente Pulvirenti: «La sua mi sembra la storia della ballerina di Siviglia. Tutti lo vogliono e nessuno se lo piglia». Battute al veleno a parte, il nome di Lo Monaco è da considerarsi spendibile in chiave viola, perché rappresenterebbe una linea di continuità con il lavoro di Corvino: c’è anche chi mormora che avrebbe già trovato un accordo con la famiglia Della Valle. TANDEM TECNICO? Fra i candidati autorevoli restano ancora Gabriele Oriali e Giovanni Sartori. Tante le ipotesi intorno ai loro nomi, una li vorrebbe addirittura compatibili per lavorare insieme. Il primo in veste di direttore generale e il secondo come direttore sportivo. La sensazione è che si tenterà il possibile per mettere sotto contratto Oriali, ex viola che tanto sarebbe utile per ridare entusiasmo alla piazza. Sartori invece è in concorrenza con Lo Monaco. Due uomini mercato puri, senza fronzoli, abituati a lavorare in trincea e con pochi soldi a disposizione. Gente che potrebbe tranquillamente convivere con un Oriali in versione direttore generale, anche se Lo Monaco non è mai stato abituato a confrontarsi con altre figure dirigenziali nella sua positiva esperienza di Catania. L’intento della famiglia Della Valle è quello di suddividere incarichi e responsabilità ed è da vedere proprio in quest’ottica la probabile acquisizione di due dirigenti di alto livello. Da non sottovalutare neanche la posizione di Eduardo Macia, che in questo momento di confusione sta lavorando alacremente per trovare

i giocatori giusti da sottoporre al nuovo direttore sportivo. Il talent scout spagnolo in questi giorni sta visionando tantissimi calciatori attraverso i filmati arrivati sulla sua scrivania e attraverso le valutazioni che hanno fatto gli osservatori viola. Il suo lavoro di queste settimane è fondamentale per non farsi sorprendere dalla concorrenza nel mercato estivo. Non è una novità che tutti i club abbiano già cominciato a muoversi per concludere affari nei mesi estivi e anche la Fiorentina (nonostante manchi di un direttore sportivo) è perfettamente in linea con la concorrenza proprio grazie a lui. Con l’avvento dei nuovi dirigenti, Macia rimarrà saldamente al suo posto, perché il rilancio del progetto passa anche (e forse soprattutto) dalle sue intuizioni.

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Una Fiorentina con la valigia: ecco la squadra dei partenti

Boruc; Natali-Kroldrup-Felipe; Marchionni (Romulo)-KharjaMontolivo-Olivera-Vargas; Cerci-Amauri La Fiorentina, che sta portando a termine lottando questo campionato, è piena di interpreti che nella prossima stagione vestiranno la maglia di qualche altra squadra. Con i calciatori in partenza noi del Brivido Sportivo ci siamo divertiti a mettere in campo un undici completo schierato con il 3-5-2, lasciando da parte (o ‘in panchina’) giocatori con il destino in bilico come Gamberini, De Silvestri e Ljajic. Ciò non toglie che alla fine dell’estate qualche interprete della nostra formazione possa essere rimasto in viola, viceversa potrebbe lasciare Firenze qualcuno che al momento non sembra sulla lista di partenza. PORTIERE. Il ballottaggio con Neto è stato vivo fino all’ultimo, ma abbiamo scelto di schierare Artur Boruc. Il portiere polacco potrebbe concludere la sua esperienza fiorentina al termine di questa stagione, anche perché nel suo caso ha un peso importante la posizione contrattuale. Ad oggi Boruc ha il contratto in scadenza nel prossimo giugno, ma la Fiorentina può vanta-

re un’opzione (che scade alla fine di maggio) con la quale farà scattare il rinnovo automatico di un anno. A quel punto i viola (se non offriranno un rinnovo pluriennale al portiere) dovranno cederlo per non perderlo a parametro zero la prossima estate. E poi c’è anche il ‘fattore Neto’. La Fiorentina su di lui ha investito soldi e un posto da extracomunitario: potrebbe essere arrivato il momento di dargli una chance da titolare. Resta comunque viva l’ipotesi opposta, che vedrebbe la partenza di Neto e la permanenza di Boruc. Recentemente il portiere brasiliano ha fatto sapere (tramite il procuratore) di non essere soddisfatto del suo ruolo di riserva e in caso di conferma del polacco chiederebbe certamente la cessione. Non c’è più spazio dunque per tutti e due. Uno partirà e ad oggi il favorito è Boruc. DIFESA. Optiamo per una difesa a tre, dove almeno un paio di ruoli sono assegnati già da tempo. Per Kroldrup è il simbolo della sfortunata stagione della Fiorentina. Neanche un minuto in campo, ad un certo punto del campionato ha rappresentato un vero e proprio mistero. Lo staff medico non è riuscito nell’intento di guarirgli la fastidiosa tendinopatia achillea che lo perseguita da agosto, tanto che Rossi si è trovato costretto a gettare la spugna, capendo che non avrebbe potuto usare il danese nemmeno nelle ultime gare del torneo. Ha il contratto in scadenza e quindi se ne andrà a parametro zero. Le pretendenti non gli mancano (soprattutto all’estero), ma per un nuovo contratto sarà decisiva la sua condizione fisica. Il discorso di Felipe è piuttosto diverso, ma anche lui trova posto nella nostra formazione di partenti. Con l’approdo di Rossi sulla panchina viola è tornato qualche volta nell’elenco dei convocati, ma il suo contributo stagionale è racchiuso nei 22 minuti giocati a San Siro in occasione dell’impresa pre pasquale della Fiorentina al cospetto del Milan. Cederlo a titolo definitivo non è semplice. Ha un ingaggio importante (900.000 euro) e ancora due anni di contratto con la Fiorentina. Le squadre interessate a lui sono di medio-basso livello e non possono garantirgli uno stipendio così elevato, anche se i viola regalassero il cartellino. Per questo motivo, nelle ultime sessioni di mercato, ha rifiutato ogni prospettiva presentata da Corvino. Per il terzo posto nella linea arretrata abbiamo scelto Cesare Natali, nonostante che negli ultimi tempi si sia aperto qualche spiraglio per il rinnovo. D’altra parte la nostra formazione è composta da giocatori con la valigia in mano e nessuno può negare che il perno della difesa viola abbia convissuto con questo status per tutta la stagione. L’addio di Corvino (di questa situazione ne abbiamo parlato nel Brivido Sportivo del 4 aprile) regala ai tifosi una speranza per il rinnovo di Cesarone, che a salvezza acquisita parlerà direttamente con Andrea Della Valle. La situazione è estremamente chiara: se la Fiorentina gli offrirà almeno un biennale resterà a Firenze, in caso di conferma della proposta di Corvino (un solo anno di contratto) si apriranno per lui le porte di Milanello. CENTROCAMPO. Lo abbiamo scelto bello folto, come piace a

simo campionato. Per lui un vero e proprio esame di maturità dopo un paio di stagioni di panchina. Diverso il discorso legato ad Amauri che quando è stato impiegato da Rossi a Roma ha deluso molto non combinando niente di buono e soprattutto mostrando un’indolenza che solitamente non gli è propria. Forse il brasiliano non avrà digerito l’esclusione per far posto ad Alessio Cerci. L’infortunio lo rimette ai box e forse per lui la stagione viola, non certo eccezionale, deve considerarsi terminata. Come presentarsi per il resto a Bergamo? Sicuramente con lo stesso

3-5-2 e con la stessa formazione di partenza con l’unico dubbio legato all’eventuale rientro di Pasqual a sinistra. Nell’ipotesi del ritorno del terzino veneto dovrà uscire uno fra De Silvestri e Cassani. Personalmente confermeremmo il primo che a Roma ha mostrato ottimi segnali sia in fase offensiva che in quella difensiva. In attacco infine ancora spazio alla velocità di Cerci, uomo capace di rinascere ad ogni primavera, e alla classe di Jovetic, vero e proprio fuoriclasse capace di prendere per mano la squadra viola per portarla fino alla salvezza.

di Alessandro Latini

Rossi. Marco Marchionni nel nostro schieramento agisce largo a destra. Contratto in scadenza anche per lui che non sarà rinnovato, la Fiorentina si ‘libererà’ di un ingaggio pesantissimo figlio delle stagioni in Champions League. Nel ruolo c’è anche una riserva di nome Romulo, jolly mai realmente preso in considerazione e fortemente indiziato per tornare in Brasile. Sul centro destra ecco Houssine Kharja, che in quest’ultima parte di stagione sembra aver finalmente trovato un po’ di spazio, ma il suo riscatto è ancora appeso ad un filo. Difficile che la Fiorentina versi al Genoa i 2,5 milioni di euro che occorrono per l’altra metà del cartellino, più facile che le due società si accordino per un prestito o risolvano la questione alle buste. Davanti alla difesa non possiamo non schierare Riccardo Montolivo che, almeno nella nostra formazione, si riprende anche la fascia di capitano. Della sua situazione si è detto e scritto fin troppo. Noi ci limitiamo a sottolinearne una volta di più la professionalità con la quale è stato in campo per tutta la stagione e la serietà che lo ha contraddistinto fuori dal rettangolo verde. Lo aspetta il Milan, da giugno in avanti per i tifosi viola farà parte del passato. Al suo fianco spazio per Ruben Olivera, vero e proprio flop dell’ultimo mercato invernale. Uno degli ultimi colpi di Corvino, si è rivelato praticamente inutile; starà al nuovo direttore sportivo trovargli una sistemazione perché Rossi sembra tenerlo poco in considerazione. Sulla sinistra il posto è ovviamente per Juan Manuel Vargas. Il giocatore peruviano (colpito dall’ennesimo infortunio stagionale che gli ha fatto chiudere in anticipo la stagione) è uno dei pochi su cui conta la Fiorentina per racimolare una bella manciata di milioni di euro. Ha voglia di cambiare aria e potrebbe essere accontentato. Su di lui rimane molto vigile il Liverpool, che al momento sembra in vantaggio sullo Zenit San Pietroburgo di Spalletti. ATTACCO. In questo caso abbiamo scelto una coppia ben assortita. La potenza di Amauri con la velocità di Cerci, due che potrebbero salutare a breve la Fiorentina. L’italo-brasiliano ha ampiamente deluso le aspettative, mettendo a segno un solo gol (seppur pesantissimo a Milano) e fornendo talvolta prestazioni sotto la sufficienza. Peserà molto il parere di Rossi, anche perché per restare Amauri pretende un biennale da 1,5 milioni di euro a stagione. Ingaggio troppo pesante per un’alternativa, discorso diverso se l’allenatore indicasse in lui un titolare dell’attacco. Per il momento risulta difficile credere a quest’ipotesi, tanto che l’entourage del giocatore starebbe già prendendo contatti con altre squadre (il Parma su tutti). Alessio Cerci invece è il secondo (dopo Vargas) che può portare denaro nelle casse viola. Il poco feeling con Firenze lo penalizza agli occhi dei tifosi, che non si strapperebbero i capelli nel caso di una sua cessione. Talento immenso e classe cristallina che in pochi hanno saputo usare con continuità. Rossi non ci è riuscito e probabilmente darà parere favorevole alla cessione. Il Torino di Ventura (in caso di promozione di serie A) farà di tutto per accaparrarselo.

A BERGAMO ALLA SCOPERTA DEL DEBUTTANTE NETO A Bergamo la Fiorentina perderà altre due pedine: Boruc e Amauri. Il primo ammonito a Roma viene fermato dal giudice sportivo, il centravanti invece dovrà star fermo per l’infortunio patito nel finale della gara di mercoledì non solo contro l’Atalanta (per lui stagione quasi finita come da report medico viola “l’ACF Fiorentina comunica che Amauri Carvalho de Oliveira ha subìto una lesione della giunzione miotendinea degli adduttori. I tempi previsti per la guarigione sono nell’ordine delle 3 settimane”). In porta dunque vedremo finalmente il brasiliano Neto in predicato di vestire la maglia di titolare nel pros-

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La trasferta di Bergamo vista con gli occhi del ‘Passarella’

Speranze di salvezza, ricordi di grandi gioie e qualche sassata

In trasferta a Bergamo per conquistare un trofeo, con 10mila tifosi viola al seguito. «Ma anche qualche migliaio in più», ricorda Stefano Sartoni. Sì, perché ovviamente di ricordo si tratta, data astrale 18 maggio 1996: Atalanta-Fiorentina 0-2, reti di Amoruso-Batistuta e Coppa Italia issata al cielo, per poi esser condotta a notte fonda al Franchi dove c’erano 40mila persone ad attendere noncuranti delle ore piccole. A quei tempi Stefano Sartoni, detto il ‘Passarella’, presiedeva il Collettivo Autonomo Viola, adesso non più perché il club si è sciolto l’anno scorso. «Ormai c’ho una certa età, son bell’e vecchio», risponde ridendo a chi gli chiede se tornerà mai a rappresentare un gruppo di curva. Ride e mente sapendo di mentire sulla sua pseudo vecchiaia, perché se la vita ricomincia a quarant’anni lui va ancora alle elementari. E comunque, che sia o non sia presidente, che sia o non sia ‘bell’e vecchio’, continua a seguire la Fiorentina praticamente dappertutto. Quanti sarete domenica all’Atleti Azzurri d’Italia? «Diciamo che difficilmente ci sarà un esodo. Prevedo fra i cento ed i centocinquanta tifosi viola a Bergamo. A San Siro contro il Milan il numero era ancora più basso, non più di una settantina». D’altra parte, anche l’umore alla vigilia di quella partita era basso, forse il più basso della stagione visto che venivamo dalla sconfitta interna col Chievo che si accumulava all’altra disfatta in casa contro la Juve. Invece nell’ultima sfida a Bergamo, quella di due anni fa (che terminò 2-1 per gli orobici), eravate più numerosi? «Sì, pur essendo passato poco tempo sono cambiate molte cose. Quella volta eravamo diverse centinaia, più o meno cinquecento. Sai, ancora non c’erano la tessera del tifoso e tutte le altre minch…». ‘M’inchino alla legge’, certo, è l’assioma da cui partire anche per quanto riguarda l’ordine pubblico allo stadio. A proposito, è mai venuto in trasferta qualche non tesserato accompagnato da un titolare di tessera, come prevedrebbe una delle ultime idee dell’Osservatorio? «Per quanto mi risulta no. D’altra parte anche quest’idea mi sembra molto all’italiana e poco chiara. Se per ipotesi vai a Bergamo e vieni coinvolto in un ‘assalto’ dei bergamaschi o in qualche

casino, poi ne risponde anche l’altro a cui sei associato? Chi vuoi che sia disposto a prendersi una responsabilità così?». A proposito, c’è stato qualche ‘assalto’ in cui ve la siete vista brutta lassù? «Sempre in quella famosa finale ci fu qualche attrito. Non direi che ce la siamo vista brutta, forse più il contrario. Diciamo che loro tentarono di aggredirci, ci fu la risposta nostra e… io mi presi trenta giorni». Trenta giorni di che? Sgombriamo il campo da equivoci… «Trenta giorni di referto medico. Mi arrivò un sasso in una gamba e quindi la prognosi fu di trenta giorni». Che rapporto c’è ora fra le due tifoserie? Anche loro hanno un po’ calmato gli ardori o sono sempre ‘irrequieti’? «Come fra quasi tutte le tifoserie, c’è un rapporto di rivalità ma anche di conoscenza reciproca. Conosco alcuni di loro, ad esempio il ‘Bocia’ (un capo ultras della Curva Nord bergamasca, ndr), anche se non sono più informatissimo su queste cose. So che si sono riuniti tutti sotto lo striscione ‘Bergamo’, non so se si sono sciolti anche loro oppure no». C’è una partita di campionato in casa dell’Atalanta rimasta particolarmente impressa? «Mi viene in mente quella in cui Baggio segnò e Pellicanò parò un rigore. Vincemmo 1-0 e ci divertimmo parecchio». Sfogliare l’almanacco e soffermarsi sul 19 marzo 1989: Pellicanò sostituiva tra i pali l’infortunato Landucci; Baggio formava con Borgonovo la famosa ‘B2’ che avrebbe collezionato 29 gol a fine campionato e trascinato la Fiorentina, guidata da Eriksson, al settimo posto quindi in Coppa Uefa. E quella di domenica, invece, che partita sarà?

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«Sarà una trasferta importante, secondo me la nostra salvezza passa da lì, sarà una gara decisiva». A che ora inizia e finisce l’avventura? «Partiremo verso le nove di mattina e saremo di nuovo a casa verso le otto o le nove di sera, presumo; questo dipende da quanto tempo ci terranno dentro lo stadio». Pasti e costi? «Per i pasti ci organizziamo con ‘mangiare a sacco’ o prendiamo qualche panino durante il viaggio. Niente di più, anche perché le spese non sono indifferenti. Se vai in una macchina di quattro o cinque persone, ti costa 50-60 euro a testa solo di benzina, autostrada e biglietto». 50-60 euro spesi comunque bene perché quando torneranno a casa, alle otto o alle nove di sera, avranno un’altra pagina personale di vita vissuta per l’album dei ricordi viola. Quello dei ricordi belli, si spera.

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Firenze e l’arte del brontolo

Ma per Montolivo QUEI ‘DOLORINI’ NON SARANNO UNA SCUSA? Le api con contente, sono felici e non hanno nemmeno tanta voglia di pungere, però, se proprio lo devono fare, volano questa volta in casa alla ricerca di quelli che, anche in momenti così, cercano lo spunto per la polemichetta, per la malignità. “Montolivo li avrà davvero quei dolorini muscolari o sono una scusa per giustificare un’uscita di scena un po’ alla chetichella?” Ma chi se ne frega? Mezza Firenze lo ha infamato con più o meno ragione fino a ieri, spesso inventando anche prestazioni indecorose quando son

sempre state magari non entusiasmanti ma sempre coscienti ed impegnate, chiedendone l’esclusione per tradimento e ora che non gioca due partite vuol sapere perché? Come dare insufficienze nella partita di Roma (ad uno solo poi) è roba da puncicata immediata. Lo si sa che Amauri sta giocando trascinandosi un problema da tempo e che l’infortunio patito oggi potrebbe essere più serio del previsto? Non è stato poi affatto insufficiente, ha fatto quel che poteva fare un centravanti delle sue caratteristiche con una squadra che gioca a

baricentro arretrato. Sponde, pizzicate, interventi difensivi nelle situazioni di palla ferma, non c’erano poi tante occasioni per fare sfracelli nei 35’ che è stato in campo. A Firenze si va un po’ a fissazioni contro questo o contro quello per esercitare l’arte primaria che è quella del brontolo. Bisognerebbe capire che, nelle situazioni in cui siamo, non ce lo possiamo permettere. Chi non lo capisce verrà punto, senza esitazione e misericordia.

Dopo Milano ecco i’ miraholo a Roma, REGIA DI SUPERDELIO Dopo i’miraholo a Milano che ci avean fatto anche un firme quando ero giovane, ecco i’miraholo a Roma. Attori e’ viola, regia di SuperDelio. Lezione di gioho nostro, casereccio, bono come i’vin bono a qui’montao di spagnolo che credea d’ave’ ‘nventao l’acqua carda. A i’carcio e t’ha voglia di rigogola’ discorsi, se un tu’ corri e un tu ci ha le palle e tu vedi vince’ quegli artri! Oddio, partio Corvino, che dovea porta’ anche cicia, un acquisto ‘mportante e s’è fatto, peccato che l’è uno che gioha quando e gli pare a lui, e un ne vo’ sape’ di contratti, però, quando e c’è, e decide. Chi gli è? Come chi gli è: Culovic. Senza di lui e’ miraholi e un si fanno, e go’ a i’novatesimo e passa e si pigliano ‘nvece di falli (vedi Parma, Genova e Chievo), ‘nsomma e si va poho lontano. ‘N fondo oggi, e anche a Milano, e un n’è che l’abbia poi giohato una grande partita, però e c’era, quando e ce n’è stao bisogno, e l’ha tirao ‘n giù, ‘n porta sua. Pe’ sarva’ l’apparenze un aiutino e l’ha dao anche a loro, perché i’pareggio deviato co’ e’ tasselli da i’nonno Cecco e m’avea ‘nsin fatto pensare che e fosse passao a i’nemiho, ma no, e si tenea ‘n serbo pe’ i’capolavoro finale. E

pensa’ che aveo ‘nfamao l’arbitro pe’ que’ 5 minuti di recupero, un po’ esagerati. Se ce ne daa due e un si vincea miha! Dieci punti ‘n quattro partie, da non credici, media scudetto! E poi che partie! Milan, Inter e Roma e i’Palermo che da butta’ via e un n’era (anche se gli sta pe’ doventa’), e avre’ messo la firma pe’ la metà! Mai contentassi, ni’ carcio i’certo e un esiste mai. E mentre e diho così e penso che ora e dovrebbe esse’ tutto ‘n discesa e mi vien subito da toccare icche resta di’ ferro! Sì perché noi e siam capaci di perdere ìn casa co’ i’ Chievo che pe’ un pareggio e gli arebbe fatto le capriole e poi andare a vincere a Milano co’ i’ Milan e fagni perde’ lo scudetto (e un penso a chi e si fa vincere perché e mi vien male) e a Roma con la Roma e fagni scorda’ della Scempionse. O icche tu ci vo’ fare? E ci garba i’difficile, i’facile e un ci diverte. Ma ora e gli è bene che ci diverta, perché e siam quasi che arrivati, ma quasi gli è quasi, o chiedeelo a uno che gli ha quasi trombao! 41 punti e un bastano e poi ora che ci s’è preso gusto, o che ci s’ha a fermare? Quattro partie sulla carta facilotte (a parte lo scontro diretto di

I’ nonno Pilade dal nostro inviato in cantina

Lecce) per artri tre o quattro punti pe’ esse’ tranquilli. E un n’è un’impresa titaniha e se poi e se ne facesse anche sette o otto pe’ dacci quarche soddisfazione anche a noi, ora che s’è trovao i’filotto o che ci sarebbe da offendisi? E allora avanti tutta capitan Nasello, se gli è sopravvissuto i’nonno a’ corpi che vu gni avee dato o che dee mori’ la Fiorentina! I’gobbo e gli ha chiuso un occhio dopo i’piacere che gni s’è fatto e i’nonno e ne profitta, e ci ho belle la boccia ‘n mano, pe’ festeggiare e pe’ augurio pe’ la prossima. Forza Violaaaaaaaaaaaaa!

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E così saranno play off. La Fiorentina Primavera è riuscita in un’impresa non facile: farsi recuperare 9 punti di vantaggio in un mese e scendere dal secondo al terzo posto in classifica. Un rischio che si poteva evitare: un solo punto ha avvantaggiato il Torino, proprio quel punto che la Fiorentina ha perso per strada in partite sulla carta abbordabili come contro il Livorno in casa (gara persa per 1-0) e il Novara in trasferta (pareggio 1-1). PARABOLA DISCENDENTE. Guardando però tutto il percorso stagionale della squadra di Semplici non si può fare a meno di notare una netta parabola discendente iniziata a gennaio, dopo l’arrivo di Delio Rossi e la convocazione dei migliori talenti a dar man forte alla prima squadra. La Fiorentina, pur avendo uno dei settori giovanili più importanti d’Italia, ha sempre adottato la linea di preferire un serbatoio di talenti da portare più in alto possibile, alla possibilità di vincere. Ed è stato così anche quest’anno: senza Camporese, Salifu, Babacar e Acosty la Primavera si è afflosciata.

Così sabato 28 aprile al Poggioloni ecco che i viola affronteranno il Genoa nella prima partita secca dei play off, a cui eventualmente seguirà la seconda contro la vincente tra Varese ed Albinoleffe. Le altre squadre che puntano alle Final Eight di Gubbio sono Palermo-Napoli e Chievo-Catania. Le 6 squadre già qualificate sono Roma, Juventus, Lazio, Inter, Milan e Torino. SQUADRA A DUE VOLTI. Il Brivido Sportivo ha contattato in esclusiva l’ex tecnico della Primavera, Renato Buso, quest’anno impegnato in un brillantissimo campionato con il Gavorrano. Nel maggio 2011 anche la sua Fiorentina dovette affrontare i play off pur essendo i due organici completamente diversi: «Ho sempre seguito la Fiorentina fin dall’inizio del campionato e non mi sono perso una partita del Torneo di Viareggio» ci ha svelato Buso «Una squadra da due volti: un inizio scintillante con Acosty, Camporese e Salifu e un finale un po’ in difficoltà. I nomi che ho citato sono individualità importanti e Semplici si è ritrovato a cambiare completamente volto alla squadra dopo la loro convocazione con Rossi. Non è mai facile inserire giovanissimi senza esperienza in corsa. Secondo me Babacar e Camporese sono insostituibili per una Primavera. Così come Salifu, padrone in un centrocampo di ragazzini, uno dei più importanti ragazzi che ho visto crescere alla Fiorentina e che adesso, non a caso, si trova a giocare per obiettivi importanti come un posto in prima squadra». Quindi secondo lei Leonardo Semplici ha lavorato bene? «Leonardo ha gestito la situazione di difficoltà in maniera esemplare. Ho visto che senza determinati giocatori è stato costretto a rimodellare la squadra, a cambiare modulo in più di una partita. Non è certo colpa sua se si è trovato in una situazione del genere». I ragazzi che hanno esordito in prima squadra come le sono sembrati? «Contro l’Inter Michele Camporese è stato il migliore in campo ed io che lo conosco benissimo, praticamente fin dagli Allievi, non avevo nessun dubbio riguardo alle sue potenzialità. Ha un futuro radioso davanti. Poi con la Fiorentina che deve salvarsi è logico che pochi altri abbiano trovato spazio. Ma io spero che la società sappia valorizzarli tutti e mantenerli. Maxwell Acosty, per esempio, deve ancora migliorare e visto l’esiguo numero di attaccanti nella rosa viola potrebbe approfittarne. Senza ovviamente caricare troppo di responsabilità questi giovani».

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A proposito di attaccanti, Zohore ha un po’ deluso... «Zohore non lo conoscevo molto bene, da quello che ho visto però è molto bravo nel proteggere la palla e nei movimenti in area. Non sbaglia quasi mai posizione. Però deve migliorare moltissimo nell’aspetto fisico. Deve lavorare in palestra e diventare più agile. E’ un classe 1991, deve crescere, ha ampi margini di miglioramento, ma adesso si concentri sul potenziamento del fisico visto che la parte tattica

la fa già molto bene». Come si affrontano questi play off? Quante possibilità ha la Fiorentina di passare? «Sabato contro il Genoa sarà una partita difficilissima, nonostante sia in casa. Al di là dell’avversario, le partite secche sono sempre complicate, un episodio può decidere la gara, ed è difficile per me dare un giudizio. Posso dire però che il Genoa, al contrario della Fiorentina, è molto migliorato nel finale di stagione. Ha avuto uno sviluppo opposto: inizio altalenante e un gran finale. Probabilmente il mercato lo ha aiutato. La Fiorentina ha venduto Babacar e mandato in prima squadra i migliori senza avere sostituti di pari livello. Comunque nelle partite secche è tutto da decidere». C’è qualche giovane interessante nel suo Gavorrano? Una squadra settima in classifica che accede ai play off deve avere qualche talento. «Abbiamo fatto un campionato stratosferico: sono arrivato ed il Gavorrano era in zona play out, adesso giochiamo i play off contro L’Aquila. In formazione ho 5 giocatori del ‘91 ed altrettanti del ‘90. Molti di questi l’anno scorso giocavano nella Primavera dell’Empoli, come ad esempio Pucciarelli, Tognarelli e Rosati. Di certo ambiscono a palcoscenici più alti della seconda divisione e scendono sempre in campo con orgoglio e voglia di fare perché ancora devono dimostrare tutto. Ecco qual è il nostro spirito vincente».


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contribuito, con il suo esercizio alle parallele pari, al quinto posto dell’Associazione Ginnastica Livornese (società presso la quale è tesserato per il 2012) nel campionato italiano di serie A1, conclusosi proprio nella città veneta lo scorso 21 aprile con la partecipazione di un altro atleta fiorentino, Alessandro Gori, quinto classificato in serie A2 con la società Aurora Montevarchi. La domenica del 22 aprile è stata intensissima per la palestra di Sorgane: il CGF ha infatti organizzato la finale regionale di Seconda e Terza categoria UISP e fin dalle prime ore del mattino un gran viavai di ginnaste, accompagnatori, allenatori, genitori ha animato un’intera giornata all’insegna della ginnastica. Si è cominciato subito con un oro a squadre junior, perché Giorgia Banchi,Ginevra Gai, Elena Gensini e Saramay La Rocca sono state le prime a salire sul podio di Terza categoria, sia in classifica generale, sia ai vari attrezzi, conquistando l’accesso alle finali di Cattolica così come Viola Vanzi, che nella stessa categoria – ma da senior individualista – ha ottenuto il bronzo nella gara del giorno e il quarto piazzamento in campionato regionale, oltre ad una meritatissima medaglia d’oro a pari merito con un’altra ginnasta alla specialità trave. Tra le junior individualiste, Anita Bartolozzi è quarta e con un settimo posto regionale ha ottenuto agevolmente Le senior di seconda la qualificazione al naziocategoria. Viola Vanzi nale.

Si avvicina il termine dell’anno sportivo e allora cominciano le fasi interregionali (e poi nazionali) dei campionati federali. Dopo l’ottimo sesto posto della prima squadra di artistica maschile di serie C (Daniele Bedini, Nicola Poeta e Niccolò Vannucchi), che ha staccato il biglietto per la finale nazionale – in attesa delle ammissioni ufficiali, per quanto riguarda gli altri ginnasti del Centro Ginnastica Firenze – è arrivato anche l’ottavo piazzamento (e un probabile accesso alla fase nazionale) di Elena Gensini al Torneo interregionale Allieve di prima fascia, che ha visto sulla pedana di Rosignano Solvay (LI) anche Saramay La Rocca (classe 2002, come la sua compagna di squadra) e Anita Bartolozzi, quest’ultima tra le ginnaste di seconda fascia. E ancora, in quel di Padova, il ginnasta gigliato Jacopo Desolati ha

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Dopo l’inaugurazione del nuovo sito e della nuova sede in via Pagnini 13/R, Midland non poteva certo farsi mancare una sezione ‘shop’ degna del suo nome. Sono bastati i primi mesi per sondare bene il mercato del web ed ecco un’uscita davvero ‘col botto’. Sconti e promozioni incredibili su ogni tipo di materiale e abbigliamento sportivo: dai completi di calcio, ai palloni, alle attrezzature sportive, pesistica, basket, nuoto e quant’altro. Il tutto a prezzi davvero eccezionali. Sul sito www.store.midlandsport.it troverete tutto ciò di cui avete bisogno in ambito sportivo, sia in pronta consegna, sia ordinabile nel giro di pochi giorni. Vi starete domandando il costo della spedizione: sopra le 75€ di ordine, GRATUITO!

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27 aprile 2012 www.brividosportivo.it

CALCIO OICLAC TOSCANA ANACSOT

C5 FEMMINILE: QUANTO EQUILIBRIO NELLE TRE CATEGORIE

Sono giunte alla terza giornata (quarta per il girone A della Golden League) le Fasi Finali Unisports del calcio a 5 femminile. In ognuna delle tre categorie (Top, Golden e Silver League), al termine della Fase Eliminatoria (con le squadre suddivise in due gironi, in ciascuno dei quali si sfideranno con gare di andata e ritorno), le prime quattro squadre classificate di ciascun girone accederanno ai quarti di finale (gare ad eliminazione diretta). La migliori squadre classificate per il Calcio Toscana e per lo Csen in ciascuna categoria prenderanno parte alle Fasi Finali Assolute dove incontreranno le formazioni della Midland per stabilire le squadre campioni della provincia di Firenze. Top League - Sono solamente due le formazioni del Calcio

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Il Giardino di

ALLUMINIO

Toscana presenti in questa categoria (causa la rinuncia del Cral Dipendenti Comunali Femminile che ha deciso di partecipare alla Golden League): Club Sportivo Firenze (girone A) ed ASD Firenze 2008 (girone B) prenderanno pertanto sicuramente parte anche alle Fasi Finali Assolute. Grande equilibrio nei due raggruppamenti: ad esclusione di Forever Gogo (girone A) e delle campionesse in carica del Prato Nord (girone B) che hanno già lanciato l’allungo per la vittoria dei rispettivi gironi (con 9 punti conquistati in tre gare), è molto accesa la lotta per accedere ai quarti di finali. Le ragazze del Club Sportivo Firenze hanno conquistato un punto in due gare: dopo il benaugurante pareggio contro il Jolly Ferruccia (vincitrice del girone A del campionato Csen) nella gara d’esordio, è arrivato l’inaspettato ko contro il Florence SC (3 punti). Queste due formazioni precedono in classifica il Club Sportivo Firenze, ma il cammino è ancora lungo ed inoltre il Jolly Ferruccia (4 punti) ha disputato una gara in più. Unica formazione ferma a 0 punti è il Ci Si Gi che cercherà di lottare per ribaltare il pronostico e conquistare il preziosissimo quarto posto. Ancora maggiore è l’incertezza nel girone B, nel quale l’ASD Firenze 2008, dopo la sconfitta di misura nella gara d’esordio contro il forte Prato Nord, si è riscattata superando per 4-2 l’ASD San Lorenzo Campi Giovani. Adesso la formazione vincitrice del campionato per il Calcio Toscana dovrà affrontare le due squadre che l’affiancano in classifica, vale a dire Firenze Calcio A 5 ed Amiche Della Concordia (prime classificate nel girone B del campionato Csen): c’è ancora tanto da pedalare, ma la qualificazione ai quarti di finale è pienamente alla portata delle nostre ragazze. Golden League - Ben 5 (su 10) le formazioni che rappresentano il Calcio Toscana nella Golden League, e migliore avvio non ci poteva essere per queste squadre in entrambi i raggruppamenti. Nel girone A le prime tre posizioni sono occupate proprio dalle nostre tre compagini: l’Aton Green comanda con 7 punti, seguito ad una sola lunghezza dalla coppia

formata da Cral Dipendenti Comunali Femminile e Pol. San Quirico. Un bel biglietto da visita per queste tre squadre: non solo la corsa per l’accesso ai quarti di finale si è messa in discesa per le nostre formazioni, ma è forte anche la speranza di riuscire a centrare i primi tre posti del girone. Il Floria 2000 (quarto in questo gruppo) ha infatti conquistato 4 punti, mentre sono ancora ferme a 0 punti le Mad Cows. Occorre comunque non abbassare la guardia perché le squadre dello Csen hanno dimostrato sul campo di voler dare del filo da torcere alle formazioni del Calcio Toscana. Il girone B ha messo ai nastri di partenza 4 squadre che pertanto hanno già garantito l’accesso alla fase ad eliminazione diretta: tuttavia sarà importante il piazzamento finale per non dover affrontare un quarto di finale proibitivo. Le due compagini del Calcio Toscana si sono messe subito in evidenza: nel terzetto di squadre al comando (con 6 punti) sono infatti presenti sia l’ASD Quinto Alto che il Cral Ataf Bella Vita, che contenderanno la vittoria del girone al Non Piangere T (l’altra formazione a quota 6). Quasi inesorabilmente destinato al quarto posto è l’ASD Boomerang che, a parte lo zero nella casella dei punti, ha solamente una rete al proprio attivo contro le 18 incassate. Silver League - A seguito della rinuncia dell’ASD Grevigiana sono 4 le squadre iscritte per il Calcio Toscana a questa competizione: due provengono proprio dal campionato del Calcio Toscana (Smatte F.T. e PGS Torregalli), mentre le altre due hanno disputato il campionato Csen nel girone B (US Sales e FC Athena). Il girone A vede la presenza del solo FC Athena che purtroppo è fermo a 0 punti (con due gare disputate): dopo la sconfitta al termine di un match equilibrato contro l’Ellepi, è arrivato il pesante ko per mano della capolista Il Giglio Verde (9 punti). Decisiva sarà per le nostre ragazze la sfida con Le Morelline FC (altra formazione ferma al palo), il cui esito sarà con ogni probabilità fondamentale per l’accesso ai quarti di finale. Nel girone B invece sono maggiori le soddisfazioni per il Calcio Toscana: le due formazioni al comando (con 6 punti) sono infatti il PGS Torregalli (che ha giocato tre partite) e le Smatte F.T. (che sono a punteggio pieno). E’ comunque incerto l’esito di questo raggruppamento, nel quale Outsider e Le Turche inseguono a tre sole lunghezze la coppia di testa. Infine è ferma a quota zero l’US Sales che dovrà iniziare a fare punti per centrare l’obiettivo della qualificazione alla fase successiva.


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Segue dalla prima

dal gruppo dei titolari quei giocatori che parevano più arresi e meno motivati? L’uscita di scena di uno come Montolivo ormai proiettato verso il suo futuro rossonero ha di fatto tolto il freno a mano alla squadra viola? Forse questa è una visione un po’ troppo semplicistica. Preferiamo guardare l’altra metà del bicchiere e verificare che a fare risultato hanno contribuito quei giocatori che in un modo solo ironico possiamo definire i ‘ciucci’. Se i professori, se non proprio morti erano comunque mezzi vivi, i piccoli ‘ciucci’ affidati a Rossi hanno saputo trovare (o ritrovare) quelle qualità che indiscutibilmente pensiamo già possedessero: pensiamo a Lazzari che sembrava il grande errore di mercato di Corvino, l’ex cagliaritano che proprio nelle ultime gare è stato protagonista procurandosi un rigore contro l’Inter (poi sbagliato da Ljajic), offrendo a Jovetic l’assist del primo gol con la Roma e infine a tempo scaduto segnando la rete che ha dato ai viola un successo storico. Pensiamo a Kharja, centrocampista franco-marocchino passato alla storia perlopiù per i suoi viaggi sul Frecciarossa e che invece in questo finale di stagione ha ricordato che seppur non in grandi condizioni possiede grande personalità, quella che aveva affascinato addirittura l’Inter quando lo aveva portato dentro il gruppo a disposizione di Leonardo. Potremmo continuare con Cerci croce e delizia di tecnici e tifosi, che passa rapidamente dalla luce dei riflettori all’anonimato ma che pone a tutti la stessa domanda: è campione o solo miraggio? Quindi i ragazzi che lo sono per davvero, intendiamo Nastasic e Camporese, che sul campo hanno confermato di avere davvero la faccia tosta e quella voglia di vincere che fanno fare anche salti tecnici di qualità. In chiusura una nota di merito per i due campioni viola, Jovetic e Behrami, tutti e due con problemi fisici ma che in un modo o nell’altro scendono in campo e vincono le partite. Sono loro la locomotiva che ci sta portando fuori dal tunnel. E il macchinista che getta il carbone è Delio Rossi che non sarà elegante come Mihajlovic o accattivante come Prandelli ma che sul piano dell’impegno personale sa benissimo che cosa vuol dire l’importanza del sudore e del lavoro.

Alessandro Rialti

Fuorigioco

di Duccio Magnelli

SE IL FIORE DI CARAVAGGIO SBOCCIA A META’

In questi giorni si è capito che Riccardo Montolivo ha firmato per il Milan e qualcuno avrebbe anche indicato la possibile data del “nero su bianco”: lunedì 6 febbraio. Non avrebbe dunque perso tempo, il ragazzo di Caravaggio. Probabilmente era già pronto con la penna dalla mattina del primo giorno utile in cui gli svincolati potevano firmare per un’altra società. Forse ave-

va paura che Galliani ci ripensasse... Del resto il giocatore aveva preso da tempo la propria decisione, in città lo si sapeva da un pezzo. Quello che appare poco comprensibile, mentre cala il sipario, è la grande indulgenza che Firenze ha spesso mostrato verso questo giocatore viste anche le prestazioni sempre più in calo. Curioso, perché i tifosi della Fiorentina difficilmente perdonano l’indolenza. Eppure a Firenze Montolivo ha avuto molti estimatori, che spesso hanno incolpato gli allenatori di non aver capi-

to quale fosse il ruolo in cui sfruttarne al meglio le sue capacità. Naturalmente alla domanda su quale fosse questo ruolo tutti davano risposte diverse. Molti poi, in tono quasi rassegnato, dicevano che il ragazzo è sì un buon giocatore ma non un fuoriclasse. Altri infine erano convinti che il fatto di giocare in Nazionale con Prandelli ne certificasse l’eccellenza calcistica. Alla fine però rimane una sola certezza: Firenze ha sopportato le modeste prestazioni di Montolivo liquidando in tempi molto più rapidi altri giocatori

(vedi quest’anno Kharja e Lazzari). Forse perché i tifosi hanno sempre sperato che il fiore di Caravaggio, prima o poi sbocciasse, mostrando tutti i suoi colori ed emanando tutto il suo profumo. L’attesa purtroppo è stata vana e il dubbio rimane: un fenomeno inespresso oppure uno come tanti? A Milano, di certo, scopriranno la verità. Anche perché lì non avranno la pazienza dei fiorentini. Se il fiore deve sbocciare, lo faccia in inverno, perché a primavera potrebbe già essere troppo tardi.


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