Il Brivido Sportivo speciale Fiorentina-Torino del 19/04/2013

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Marvin Compper

“da ora in poi, possiamo scrivere la nostra storia”

da pagina 8

{ L’Esclusiva

PARLA FEDERICA LADY CERCI: “FELICI A

TORINO, E INCANTATI DAL PONTE VECCHIO” da pagina 16

{ L’Intervista

Il ct mauro berruto:

...è obbligatorio sognare Agli amici tifosi della Viola dal 20 aprile riapre il lago Viola alla pesca sportiva e il ristorante “Terrazza sul lago”.

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Il Brivido Sportivo - 19 Aprile 2013

L’Editoriale di AlessaNDRO RIALTI

O

ra c’è l’obbligo del sogno. Questo non vuol dire che la zona Champions sia obbligatoria, comunque conquistarla avrebbe il sapore dell’impresa. Ma visto il calendario e considerata la forza di questa Fiorentina che ha imparato a soffrire conseguendo così forse l’ultima dote che le mancava, tutto ciò impone una riflessione: si diventa grandi anche forzando a volte la propria natura. Sarebbe facile dire che siamo già contenti così e magari gestire un quarto posto che sarebbe importantissimo. Oppure mettersi lì sul greto del fiume del campionato e aspettare sotto voce che qualcosa accada. Ad esempio che l’Inter continui a farsi male da sola, o che la Lazio e la Roma pensino più alla Coppa Italia piuttosto che al finale di stagione. Sarebbe facile restare nell’ombra pensando che in fondo la classifica avulsa favorisce e quanto fatto fin qui è comunque tanto. Ma non crediamo che possa essere questo lo sprint di una squadra che sta studiando per diventare una delle più forti d’Italia.

Fiorentina, ora c’è L’OBBLIGO DI SOGNARE La Fiorentina di Vincenzino Montella è già forte, è già equilibrata, è già passata attraverso i giorni del dolore, della sconfitta, della delusione. E ne è uscita più forte, più convinta, più motivata. Allora faccia anche quest’ultimo sforzo, si prenda il peso del pronostico, giochi queste ultime sei gare come fossero altrettanti finali di Champions. Provi a vincerle tutte, una dopo l’altra, pensando di essere già diventata grande. Non lo è ancora, ma potrebbe davvero giorno dopo giorno, partita dopo partita, convincersi che è sognando che si impara a fare sogni sempre più grandi. Complimenti a Montella in ogni caso per quello che sta facendo. Sono sfide come quelle di Bergamo che ti fanno dire: ‘Lavoro portato a termine’. Oggi la Fiorentina vale la posizione che ricopre, potrebbe addirittura arrivare terza o magari scendere di un posto, ma questo non cambia

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Fiorentina - Torino

la realtà: Pizarro, Borja Valero, Aquilani, Ljajic, Cuadrado, Jovetic, Viviano, insomma tutti hanno capito che è ‘esagerando’ che si può agguantare la luna. Complimenti poi anche agli altri, a quelli che nell’ombra ci stanno davvero, come

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Larrondo e Momo Sissoko, come Compper e, perché no, come Migliaccio. Non ci sono dubbi, la Fiorentina c’è. Ed è migliore addirittura di quella che avevamo sperato. Ma pure noi come la squadra viola non abbiamo alcuna intenzione

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di accontentarci. E allora vinciamo la vecchia partita con il Toro, mettiamo tutti nella condizione di dover andare a mille all’ora in modo tale che chi dovesse avere meno benzina nel serbatoio si debba fermare sul ciglio della strada.

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Il Brivido Sportivo - 19 Aprile 2013

Fiorentina - Torino

Sulle tracce di Cerci

Appunti di Viaggio

l’ispettore Compper

di Mario tenerani

T

orna Cerci, funambolo della fascia e della vita. L’uomo che non ha mai capito Firenze e che Firenze ha fatto fatica a capire. Nonostante che a cavallo tra la fine del primo anno di Mihajlovic e l’inizio del secondo, l’ex giallorosso abbia timbrato 6-7 gol pesanti, devastando la corsia di destra - memorabile la sua partita di Napoli nel settembre 2011 -, immaginando addirittura un sogno azzurro. Italia che invece è giunta solo poche settimane fa, da esterno del Toro. Ma Cerci nel giorno

più importante, quello della sopravvivenza dopo una stagione vissuta sul precipizio, il 5 maggio di un anno fa ha realizzato il gol vittoria a Lecce. Una partita di lacrime e sangue, tra disperati, con lui centravanti-cavallone a scorrazzare su un prato spelacchiato. Quel suo sinistro è valso la salvezza. Senza quel tiro forse oggi non saremmo qui a parlare di un possibile traguardo Champions... In due anni a Firenze ha fatto impazzire più i vigili urbani dei difensori che avrebbero dovuto montargli la guardia. Alessio, membro di un commando squinternato, in gra-

do di volare laddove osano solo le pernici... Sì, torna da avversario l’eroe di Valmontone che a Torino, sotto le amorevoli cure di ‘babbo’ Ventura, sembra aver trovato un’auspicabile maturità agonistica. La merita perché si possono fare tutte le battute del caso, ma sul talento di Cerci non si discute: classe purissima al servizio di una cilindrata da Formula uno. Un ex ragazzo che ha esordito con Capello a 16 anni e mezzo in una Roma imbottita di fuoriclasse. Cerci nel 4-2-4 di Ventura sarà un problema per Montella, un problema da risolvere. Il candidato naturale e struttu-

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ti nel gruppo viola, fin dall’inizio: intelligente, ironico, col sorriso sempre in canna. Parlava 5 lingue, adesso è a quota 6 visto che l’italiano gli è entrato subito in testa: coniuga i congiuntivi con una precisione chirurgica che sfugge a molti nostri connazionali. Del resto giocando nella città dell’Accademia della Crusca, uno sforzo era dovuto... E se toccasse a Savic? Il recupero dall’infortunio muscolare scadrebbe proprio il giorno di Fiorentina-Torino, quindi servirà cautela. Dopo il lavoro settimanale Montella deciderà se rischiare o meno il montenegrino, ma eventualmente l’ex del City potrebbe essere un al-

tro ottimo antidoto per Cerci. A chiunque toccherà la zona di Alessio, dovrà sapere che andrà incontro ad un pomeriggio ad alto coefficiente di difficoltà. Cerci dentro avrà la rabbia di chi si è sentito incompreso. Ogni azione sarà una lama nel fianco della Fiorentina. Romulo, Compper, Savic o altri ancora, sappiate che quel cavallone avrà voglia di farvi a pezzi.

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Stagione Viola di michela lanza

C

i sono partite che segnano una svolta e possono valere una stagione. Quella di Bergamo, ormai archiviata, è una di queste: nelle difficoltà, tra le numerose assenze e con l’ombra della tradizione negativa in trasferta sulle spalle, la squadra si è unita. Si è ancor più amalgamata. E chi ha giocato meno (se non addirittura quasi per niente) è sceso in campo con la voglia di dare il suo contributo, di fare la differenza. Ma non per se stesso, per la causa. È questa, probabilmente, la differenza tra la Fiorentina di oggi e quelle di ieri: prima non tutti giocavano per la squadra ma particolarmente per far emergere il proprio ego, oggi ogni uomo che scende in campo riesce a far parte di un collettivo. Non è mai il singolo che fa la differenza, ma sempre il gruppo. Anche quando scegliamo il migliore in campo. Anche quando indichiamo un preferito. Ci accorgiamo che non c’è mai un solo nome da fare. È questa, dunque la forza della Fiorentina di Montella, che è stata costruita con questa mentalità. La mentalità del gruppo e del gioco corale. 2 GOL IN 5 PRESENZE. La chiamano ‘riserva’. E in effetti lo è. Ma quell’argentino dal sorriso spiazzante potrebbe diventare qualcosa di più di una semplice seconda linea: «Mi auguro che acquisisca sicurezza in se stesso – ha detto Montella – perché ha grandi qualità e potenzialità». Marcelo Larrondo, infatti, quelle qualità le sta tirando fuori, le sta mettendo al servizio della Fiorentina. In primis una bella fetta di umiltà (che non guasta mail), poi minuti di gioco preziosi durante

Fiorentina - Torino

Entrambi determinanti nel successo di Bergamo che ha rilanciato la fiorentina nella corsa al terzo posto, avvicinandola all’obiettivo europa

LARRONDO & PIZARRO:

due modi diversi di essere decisivi

i quali ha lottato su ogni pallone, contro ogni avversario, dimostrando di avere fisicità e doti tecniche importanti. Mancava di far vedere il terzo ingrediente: la potenza. Detto fatto, è spuntata a Bergamo, dove ha segnato un gol da cineteca per preparazione, precisione e – appunto – forza. In quel gol sono racchiuse tutte le caratteristiche di una punta vera. Tant’è vero che qualcuno ha rivisto in quel gesto le precise saette che era solito lanciare contro i portieri avversari tal Gabriel Batistuta. Forse troppo grande l’accostamento. Forse. Quel che è certo è che la Fiorentina può contare su un giocatore che

in 5 presenze (per un totale di 148 minuti così suddivisi: 16 col Parma, 4 a Bologna, 29 col Chievo, 64 a Cagliari e 35 a Bergamo) ha messo a segno 2 gol importantissimi: uno non bello e fortunato da 3 punti pesantissimi contro il Chievo in casa e uno bellissimo, come detto, a Bergamo che ha di fatto chiuso la partita. Quello che in gergo si chiama: il gol della sicurezza. Insomma, con la media di un gol ogni 74 minuti, Larrondo è un giocatore che ‘rischia’ di fare davvero comodo a Montella, anche perché nonostante la sua stazza (191 cm per 80 kg) ha dimostrato di saper entrare in partita con facilità.

IL RIGORISTA AGGIUNTO. Se Larrondo è una valida alternativa in fase offensiva, lo ‘zio’ Pizarro è l’indispensabile certezza della Fiorentina di Montella. Indispensabile perché quando è sceso in campo lui, la Fiorentina ha totalizzato 47 punti (frutto di 14 vittorie, 5 pareggi e 5 sconfitte). E Indispensabile perché dimostra ogni domenica che nel calcio servono carattere, personalità e coraggio. Dopo l’errore commesso col Milan mandando di fatto in gol Montolivo è stato addirittura messo in discussione (è assurdo no?). Ma dall’alto della sua esperienza il Pek non ha fatto discorsi: è sceso in campo a Bergamo, ha sfoderato una prestazione lodevole e l’ha condita col suo 3° gol presentandosi sul dischetto con l’audacia e la freddezza giuste per calciare ancora un penalty decisivo. Che lui sia uno dei rigoristi viola dunque, non c’è più alcun dubbio. E il fatto che ne abbia realizzati 3 su 3 è una certezza per il presente, ma anche per il futuro… europeo della Fiorentina. Perché si sa, in Europa serve freddezza e anche una buona dose di fortuna dal dischetto, dove possono essere decise partite fondamentali per un passag-

gio del turno. Avere dunque, tra le proprie file, giocatori abili a battere un calcio di rigore e coraggiosi nel prendersi la responsabilità di calciarlo può essere solo un vantaggio. Ma chi sono gli altri rigoristi viola? Si parte da Stevan Jovetic che quest’anno ha calciato 2 penalty (uno trasformato, l’altro fallito), poi c’è Gonzalo Rodriguez che ne ha segnati 2 su 2. E ancora Adem Ljajic, il folletto che oltre a guadagnarseli i rigori, li sa pure battere (uno calciato e realizzato per lui fino ad ora). Ma non finisce qui perché, al di là degli errori commessi, sono rigoristi viola anche Mati Fernandez e Alberto Aquilani. Senza dimenticare Roncaglia, uno che giura di averne battuti abbastanza di penalty nel suo Paese. E allora i viola dal dischetto possono dormire sonni tranquilli… anche in chiave futura. Anche in Europa. Ma in Europa serve arrivarci e per farlo, com’è stata fondamentale e preziosa la vittoria di Bergamo dove due uomini tanto diversi per caratteristiche e importanza sono stati ugualmente decisivi, diventa necessaria e imprescindibile la partita col Torino: da vincere. Indipendentemente da chi scenderà sul terreno di gioco. Indipendentemente da chi marcherà Cerci. Indipendentemente da tutto.


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a usivrtivo cl L’Esclusiva s e po do s i v i Br

Fiorentina - Torino

Alla scoperta del difensore tedesco che ha imparato

Compper: “Non sono qui Da ora in poi, possiamo scrivere

di michela lanza

L

a tranquillità e il silenzio dell’eleganza del centro sportivo della Fiorentina. L’attesa piacevole, poi l’arrivo del difensore viola Marvin Compper, sorridente, educato, affabile. Un nome che ricorda il grande ‘The Marvelous’, Marvin Hagler, pugile statunitense che ha scritto pagine importanti della boxe. Ma lui segue con particolare interesse un altro sport molto quotato negli Stati Uniti: il basket («Seguo la pallacanestro, la NBA. La mia squadra preferita? I New York Knicks»). Con aria serena ci ha salutato e si è presentato. Da subito, già dalla prima stretta di mano, abbiamo avuto la percezione di trovarsi davanti non solo ad un ottimo difensore (come ha dimostrato di essere anche a Bergamo), ma ad una perso-

na di una intelligenza sopra la media. Disponibile e con una grande voglia di alzare l’asticella degli obiettivi, nello sport come nella vita. Mettersi alla prova e andare alla scoperta di nuove esperienze, di nuovi esami, è ciò che lo

rende diverso dal target medio di molti dei suoi colleghi. Non si sentiva arrivato prima, non si sente arrivato oggi, perché non si finisce mai di crescere ed imparare. Così, con un italiano quasi sconvolgente (nonostante siano

passati appena tre mesi dal suo arrivo a Firenze, si è sforzato – riuscendoci – di fare tutta la chiacchierata in italiano, senza mai cercare rifugio in qualche parola in inglese o francese), si è raccontato in esclusiva al Brivido Sportivo

in un’intervista da leggere tutta d’un fiato, dalla quale emergono le sue passioni e il suo modo di essere. E nella quale non si parla solo di calcio. Anzi… Iniziamo proprio dalle lingue che lei parla: quante sono? «Parlo tedesco, francese, inglese, un po’ di olandese e un po’ di spagnolo. Ora, ovviamente, anche italiano…» Le lingue solo per professione o anche per passione? «Le ho imparate per la mia professione, nel mondo del calcio, ma non solo. Per esempio, il mio babbo è francese e la mia mamma è tedesca: da loro ho imparato questi due idiomi. A scuola ho imparato l’inglese e un po’ di spagnolo. Quest’ultima lingua, poi, l’ho continuata ad apprendere grazie ad alcuni miei compagni di squadra in Germania

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Il Brivido Sportivo - 19 Aprile 2013

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Fiorentina - Torino

a dire ‘babbo’, che ama Bocelli e il golf

di passaggio. la nostra storia”

che parlavano, appunto, lo spagnolo». Non ci sono dubbi che questo rapporto con le lingue deve essere anche figlio di una dedizione particolare: per imparare così velocemente così tante lingue, bisogna esserci portati. Lei pensa di esserlo? «Non lo so… Anche il mio babbo parla tante lingue. Magari è anche una cosa genetica. Di sicuro mi ritengo fortunato ad aver avuto la possibilità di imparare e parlare tante lingue». A proposito di suo padre: lei ha detto che è francese, ma le sue origini vengono da più lontano, vero? «Mio padre è nato a Parigi, ma è originario della Guadalupa. Io, invece, sono nato in Germania e ho sempre vissuto là, fino ad ora, fino a quando non ho preso la strada di Firenze». È mai stato a visitare il luogo

d’origine di suo padre? «Solo in vacanza, un paio di volte per tre-quattro settimane. Non c’ho mai vissuto, ma mi è piaciuto molto vederlo». Quanto era curioso di conoscerlo quel posto incantato e cosa l’ha colpita maggiormente? «Ero molto curioso e poi i Caraibi sono bellissimi, fantastici. Mi è piaciuto in maniera particolare il tempo, la gente, la cultura e la mentalità di un popolo semplice». Dalla Guadalupa (isola delle Antille francesi) a Parigi, la città natia di suo padre. Immaginiamo che lei sia già stato a visitarla… «Infatti ci sono stato spesso – sorride – e la ritengo bellissima». Parigi e Firenze: due città diverse, tra le più belle del mondo. Si può fare un paragone?

«Difficile… Parigi è la capitale della Francia, è bellissima e molto più grande di Firenze. Firenze è piccola ma è altrettanto bella e affascinante. È una città ‘vecchia’ dalla quale trasuda la storia. Ci sono tanti monumenti che la arricchiscono e questa è una cosa di questa città che mi piace tantissimo. Non si può dire quale tra le due sia migliore. Ma di città belle ce ne sono anche in Germania: mi viene in mente Heidelberg, cittadina tedesca nella quale ho abitato, che ricorda molto Firenze (è più piccola, ma simile) per il numero di monumenti presenti, per la sua antichità». Quindi se le chiediamo di dirci se preferisce la Tour Eiffel o Palazzo Vecchio…? «Devo dire Tour Eiffel, ma mi piace tanto Firenze quindi non voglio esprimere una

preferenza. Firenze, ripeto, è bellissima. Ho già avuto modo di visitarla un po’ e la trovo semplicemente splendida». Beh, in base alle risposte che lei ha dato, ci viene spontaneo chiederle qual era la sua materia preferita a scuola?

«Storia, biologia e le lingue». Appunto… Ma torniamo un po’ indietro nel tempo: alla sua famiglia, alla sua infanzia, a come ha iniziato a giocare a calcio… «Sono nato a Tubinga, in Germania, e ho sempre vissuto là.

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a usivrtivo cl s 10e po do s i v i Br Ho due sorelle (una più grande e una più piccola di me) e un babbo che – anche lui – ha giocato a calcio. Non a livelli professionistici, ma comunque la sua ‘colpa’ – scherza – è stata quella di trasmettermi questa passione. Così all’età di 5 anni ho iniziato a giocare a pallone… poi sono cresciuto e oggi sono qua». Lei è qui a Firenze da pochissimo tempo, da soli tre mesi: cos’ha lasciato in Germania? Cosa le manca del suo Paese? «In Germania, a Tubinga, ho i miei migliori amici, conosciuti grazie al calcio. Sono sempre in contatto con loro, ci sentiamo spesso. Ancora non sono venuti a Firenze, ma ne abbiamo già parlato: verranno presto a trovarmi. Per quanto riguarda quello che mi manca del mio Paese, dico questo: sono ancora nella fase di cambiamento. Sono arrivato a Firenze da poco e questa nuova realtà mi piace. È la prima volta che mi trovo a vivere in uno stato che non sia la Germania e voglio adattarmi il più possibile: voglio imparare bene la lingua e le abitudini di questa città per viverla appieno. Sono un giocatore ‘fedele’, non uno a cui piace cambiare spesso: ho giocato 5 anni nel Borussia Mönchengladbach, altri 5 nell’Hoffenheim. Ora sono qui, a Firenze, e spero di restarci il più a lungo possibile». Ma quando lei ha lasciato la Germania, proprio in virtù del fatto che non aveva mai lasciato il suo Paese, aveva un po’ di timore del cambiamento oppure fare una nuova esperienza all’estero era una cosa che aspettava? «Nessun timore, era un mio obiettivo fare un’esperienza professionale fuori dalla Germania: Italia, Spagna, Inghilterra… Con il mio arrivo alla Fiorentina questo sogno è diventato realtà. Sono contento e spero di fare il meglio possibile con la maglia viola». Non sono moltissimi i giocatori tedeschi che hanno vestito la casacca gigliata. Sicuramente tra i più recenti ci sono Effenberg ed Henrich. Si ricorda di loro? «Assolutamente sì, me li ricordo. Però, se non sbaglio, sono rimasti poco a Firenze (entrambi per due stagioni, ndr)… e allora spero di fare meglio di loro. Di giocare nella Fiorentina più a lungo. Anche perché da ora in poi, possiamo scrivere la nostra storia». Che differenze ha trovato tra Italia e Germania, ovvero tra due Paesi vicini ma completamente diversi per cultura, per tradizioni, per tutto? «La prima differenza che si nota è il tempo. Sì, è vero, in

Il Brivido Sportivo - 19 Aprile 2013 questo ultimo periodo a Firenze è piovuto tanto, ma in Germania fa molto più freddo. E poi ho notato una mentalità diversa in tutto. A partire dal nostro ambito, quello calcistico, e dall’allenamento: in Germania sono abituati ad allenamenti più fisici, mentre qui si lavora molto col pallone e sul campo». Ma quando sente dire che gli italiani sono più passionali e più caldi, mentre i tedeschi sono un popolo più freddo e rigido, lei cosa pensa?

solutamente la semifinale del Mondiale del 2006. Quell’Italia dimostrò di avere più voglia di vincere della Germania. Ebbe un po’ di fortuna se ripenso al gol di Grosso, ma si avvertiva la voglia di vincere figlia della mentalità italiana. E alla fine, vinse il Mondiale». Qual è il calciatore italiano, in assoluto, che lei preferisce? «Dico Roberto Baggio e Alessandro Del Piero». Le chiedo un parere su Trapattoni, tecnico italiano che ha allenato in Germania…

conta vincere: e si vede, basti pensare ai risultati che hanno raggiunto in Europa…». A proposito… Per la Champions: Bayern Monaco o Borussia? «Bayern». Torniamo a noi, alla Fiorentina che sembra essere tutto fuorché una squadra italiana o tedesca: come si trova, lei che viene dal calcio tedesco, a giocare in una squadra che gioca un calcio simil-spagnolo? «Mi trovo bene e mi piace molto.

«Penso che la Germania sia un Paese che è cambiato molto e che oggi, a differenza di qualche anno fa, è diventato multiculturale. Questo significa che adesso coesistono tante etnie. Basta vedere la Nazionale dove giocano atleti tedeschi ma di svariate origini, di culture diverse, ma dove comunque esiste una disciplina specifica. La Germania è un stato dove le regole si rispettano». Parlando di Nazionale, non possiamo fare a meno di parlare di Italia-Germania: una sfida che ha sempre avuto un’importanza particolare. ‘La partita’. Qual è il suo ricordo (più o meno recente) di questa sfida? «Mi ricordo gli Europei del 1996 in Inghilterra, quell’ItaliaGermania che finì 0-0 grazie anche al rigore sbagliato da Zola. Era una partita della fase a gironi (Italia e Germania erano entrambe nel girone C) e fu decisiva per il passaggio ai quarti (la Germania, grazie a quel pareggio, passò il turno come prima del raggruppamento con 7 punti, seconda la Rep. Ceca con 4 punti, terza – e quindi fuori – l’Italia sempre con 4 punti: se Zola avesse trasformato quel rigore, sarebbero andate avanti Italia e Germania. Quell’Europeo, poi, lo vinse proprio la Germania di Vogts, ndr). E poi ricordo as-

«Quando parliamo di Trapattoni in Germania, non possiamo fare a meno di pensare a quella famosa intervista rilasciata in tedesco, durante la quale nominava più volte il nome di Strunz… (“Was erlauben Strunz?”). Un’immagine buffa. Ma a parte gli scherzi, lui è davvero considerato (a ragione) un grande tecnico. Ha vinto tutto, non solo in Italia. Lui è ancora un grande allenatore. Passano gli anni, ma dimostra di essere sempre giovane». Prima le abbiamo chiesto le differenze tra Italia e Germania; adesso le chiediamo quelle tra calcio tedesco e quello italiano. «Dipende anche dalle squadre… Prendiamo ad esempio la nostra squadra, la Fiorentina. Noi giochiamo a calcio con pazienza, con controllo. Altre squadre italiane, invece, aspettano, giocano chiuse, stanno tutte dietro. In Germania il gioco è più offensivo, più propositivo, meno tattico e si tende a giocare più vis-à-vis. Poi è chiaro, chi gioca contro il Bayern Monaco, cerca di fermarlo chiudendosi più possibile, ma in generale, il calcio tedesco è meno tattico di quello italiano. La forza delle squadre tedesche, oggi (a differenza di prima) è che il loro primo obiettivo è diventato il risultato. Oggi

È una cosa molto positiva avere centrocampisti come Borja e ‘Pek’ (Pizarro, ndr). Anche per me (come per gli altri difensori) diventa tutto più facile sapendo di poter giocare la palla su di loro. Loro ti offrono sempre una possibilità di gioco in più. In generale, poi, dobbiamo solo imparare a vincere qualche partita in più con squadre come Cagliari, come Catania, come Bologna…». Ci racconta il suo esordio col Chievo e l’effetto che le ha fatto indossare la maglia viola per la prima volta? «Indossare la maglia della Fiorentina è stata una cosa bella, interessante, diversa. Era la prima volta che mettevo una casacca ‘nuova’ dopo tanti anni. Dopo essermi visto per 5 anni vestito di azzurro (il colore della maglia dell’Hoffenheim, ndr) ero curioso di vedere l’effetto che mi avrebbe fatto il violaFiorentina. Mi è piaciuto, mi piace, anche di più. Sono fiero di fare parte della Fiorentina e di questa società». Col Milan, poi, è entrato praticamente a freddo: quanto è difficile subentrare in un match delicato come quello senza riscaldamento? «Non ho avuto neanche il tempo di pensare… Non sono giovanissimo, ho già 27 anni, ho oltre 200 partite alle spalle da

Fiorentina - Torino professionista e quindi ho già maturato un bel po’ di esperienza: credo di averlo dimostrato contro il Milan. Avendo già giocato anche in Germania partite di questo livello, per esempio contro il Bayern Monaco o il Borussia Dortmund, è stato più facile per me subentrare senza problemi di alcun genere». Ha sempre dichiarato che dove il tecnico le chiede di giocare è dove lei si impegnerà a dare il 100%. Ma c’è una posizione in campo dove pensa di poter dare di più? «Penso che potrei dare maggiormente il mio contributo giocando come centrale, ma ripeto quello che avevo già detto al mio arrivo: è il mister che decide dove posso essere più utile alla causa». Colpo di testa e fisicità sono i suoi evidenti pregi, quali crede siano i suoi difetti o le cose in cui crede di poter migliorare? «Quando tu hai finito di migliorare, tu hai finito di essere qualcuno». Vogliamo concludere l’intervista uscendo dal calcio: cos’è che le piace fare nel tempo libero? Quali sono i suoi hobby? «Mi piace molto giocare a golf perché è uno sport all’aperto che mi rilassa e mi dà la possibilità di pensare. So che a Firenze ci sono luoghi dove poter praticare golf, per esempio l’Ugolino, che è abbastanza vicino da dove abito io: ancora non ci sono stato, ma è sicuro che inizierò presto ad andarci, non appena avrò un po’ di tempo. Magari proprio la prossima settimana. Oltre al golf, poi, mi piace fare tutte quelle cose che fanno un po’ tutti: andare al cinema, vedere film o serie tv. Mi piace ascoltare musica…». Che genere di musica? «Tutta. Mi piace la musica R&B ma anche classica, tedesca, inglese, italiana». E tra gli artisti italiani, ne ha uno preferito? «In Germania ascoltiamo molto Eros Ramazzotti, ma a me – cambiando genere – piace molto anche ascoltare la voce di Andrea Bocelli». Amando la musica classica, dovrebbe essere anche un appassionato di teatro: le piace assistere a balletti, musical, concerti classici? «Sì, se capita l’occasione non me la faccio scappare. Con mia moglie ho già visto un’opera a Parigi e un musical a New York: il Re Leone». Questo è Compper, ragazzo tutto fuorché banale. Un calciatore brillante e simpatico, in rigoroso ‘stile Della Valle’: bravo sul campo e ineccepibile fuori. Non solo giocatore, ma anche uomo. La nuova era viola è anche questo.


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Il Confronto

Fiorentina - Torino

La tecnica e la resistenza del colombiano al servizio di Montella,

Classe, velocità e divertimento: di aLESSANDRO LATINI

V

elocità, classe e tecnica allo stato puro. Uno romano che di più non si può, l’altro venuto da Necoclí, un paese della Colombia con meno di 50.000 abitanti al confine con il Mar dei Caraibi. Alessio Cerci e Juan Cuadrado rappresentano il meglio fra gli esterni offensivi del campionato italiano. E la Fiorentina ce li ha in mano tutti e due. O meglio, possiede metà cartellino dell’uno e metà dell’altro (la comproprietà di Cuadrado possiamo darla già per scontata a fronte di un versamento a giugno di 5 milioni di euro nelle casse

c’è da stropicciaRsi dell’Udinese). I due saranno fra i protagonisti più attesi del match di domenica fra Fiorentina e Torino. Al colombiano si aggrappa Montella per scardinare la retroguardia del Toro (un po’ come è stato per tutto il campionato), mentre Cerci tornerà al Franchi per la prima volta da ex con l’intento di consegnare a Ventura quei pochi punti che gli mancano per festeggiare una meritata salvezza. E se i granata hanno buone chance di centrarla con anticipo il merito è in gran parte proprio di Cerci, che con 5 gol e 11 assist ha trascinano spesso e volentieri la sua squadra alla vittoria (anche contro la Roma, domenica scorsa, è stato il

migliore dei granata con un palo, una traversa, un assist e un’espulsione provocata). Il nostro confronto settimanale è dunque fra questi due giocatori dall’incredibile talento, che nel bagaglio tecnico non hanno le geometrie dei registi o i tackle degli incontristi, ma una grande qualità: quella di far divertire il pubblico con le loro giocate. AMORE E ODIO. I tifosi della Fiorentina il Cerci giocatore lo conoscono fin troppo bene. Fattore determinante se è in giornata e se si sente indispensabile per la squadra, indolente ed irritante nel momento in cui comincia a perdersi in giro per il campo. Cerci ha sempre diviso Firenze, fra chi se

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Fiorentina - Torino

il granata sta trascinando Ventura alla salvezza

Cuadrado contro Cerci,

gli occhi

ne è follemente innamorato per le indubbie qualità tecniche e chi lo ha preso in antipatia per certi suoi limiti caratteriali, che certamente ne hanno frenato la carriera. Nelle sue due stagioni a Firenze, però, il segno lo ha comunque lasciato. Pur giocando con continuità solo in determinati periodi è riuscito a mettere insieme ben 16 gol, un bottino niente male per uno che gioca esterno e che – ad esempio – non è mai andato a genio a Delio Rossi, al contrario di Mihajlovic che lo aveva promosso titolare nel suo attacco. I numeri sono quindi stati dalla sua parte, come ovviamente lo sono anche in questa stagione. E non è difficile imbattersi in qualche discussione (sul web o presso i ritrovi storici dei tifosi) dove i protagonisti sono proprio Cerci e Cuadrado.

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Prima degli addetti ai lavori sono spesso i tifosi a trovare gli spunti giusti per confrontarsi sull’amata squadra viola. I due in questione fanno discutere, sono legati a doppio filo per ruolo e per situazione contrattuale. Ma se di ingaggi e cartellini importa poco alla gente, il dibattito si infiamma su chi sia più forte tra i due. Eccoci quindi alla fatidica domanda, quella famosa da un milione di dollari. CHI È PIÙ FORTE? Tante le similitudini fra i due, ma sono nette anche alcune differenze. La forza fisica li accomuna, così come l’accelerazione nel breve e la progressione. Il colombiano è sicuramente più veloce nell’allungo ed ha certamente più resistenza. Montella gli ha chiesto spesso sacrifici importanti in fase difensiva e Juan non ha mai battuto ciglio, anche per-

ché nel momento in cui la Fiorentina entra in possesso palla deve essere pronto per scattare in avanti: Pizarro ha già il mirino puntato su di lui. Cerci difficilmente può essere convinto a fare un lavoro del genere in copertura, per questo risulta più freddo e decisivo sotto porta. L’esterno di Valmontone è sicuramente più attaccante. Segna di più e vede meglio la porta, anche se ultimamente Cuadrado da quel punto di vista si è tolto un paio di soddisfazioni. Difficile dire oggi chi sia più forte tra i due. Sicuramente possiamo constatare come Cerci sia più prolifico e ‘cattivo’ in zona gol, mentre Cuadrado sia sicuramente più utile alla squadra nel sistema di gioco generale. Ogni allenatore ha le sue preferenze. Montella ha dimostrato di preferire un giocatore che si sacrifica come Cuadrado e probabilmente, ad oggi, anche la maggior parte dei tifosi viola si schiererebbe dalla parte del colombiano, che proprio per il suo stile di gioco tutto sudamericano è uno degli idoli della tifoseria. Ventura, forse, la pensa diversamente.

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14 Il Personaggio di ALESSANDRO LATINI

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l vero personaggio della settimana è lui. Alessio Cerci torna a Firenze nel momento probabilmente migliore della sua carriera. Sono passati appena nove mesi dalla famosa ‘notte delle pernici’ e dai primi screzi sul campo di Moena con Montella, ma sembra trascorsa un’eternità. Cerci è approdato alle dipendenze di Ventura e, come era prevedibile, è tornato il giocatore vero e determinante che solo a tratti ha fatto vedere di essere a Firenze. La città rumoreggia, come del resto ha sempre fatto intorno al suo nome. Tra qualche leggenda inventata (come ad esempio il gatto al guinzaglio) e qualche effettiva bravata, la scintilla fra lui e i tifosi viola non è mai scoccata. Fuori dal campo Cerci ha fatto poco per farsi voler bene ed il suo carattere introverso lo ha fatto spesso sembrare arrogante e maleducato. Diverso il discorso in campo, dove più di una volta è risultato decisivo, come a Lecce l’anno scorso quando con un suo gol ha consegnato la salvezza alla Fiorentina. PORTA (RI)APERTA. Difficile capire come sarà accolto dal Franchi, anche se è facile prevedere che la gente non si spellerà le mani per applaudirlo e che le gole non si seccheranno con bordate di fischi in stile Montolivo. I tifosi viola sanno che esiste la possibilità che Cerci il prossimo anno torni a vestire la maglia viola. Per la serie ‘scordiamoci il passato’ è stato lo stesso Vincenzo Montella (a cui poi ha fatto eco anche l’ad Mencucci) a

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Fiorentina - Torino

Montella gli ha riaperto le porte della Fiorentina: la decisione sulla comproprietà sarà presa a fine stagione

Cerci torna a Firenze per sfidare passato e presente.

Ma il futuro resta un rebus

riaprire una porta che sembrava chiusa a doppia mandata: «Cerci è un giocatore dalle grandi potenzialità e dalle qualità importanti – ha detto l’allenatore viola pochi giorni fa – e a Torino ha avuto il giusto impatto: probabilmente aveva bisogno di cambiare aria. Questo non vuol dire che, in futuro, non potremo accoglierlo nuovamente tra di noi. Cerci potrebbe farci comodo, specie se dovessimo continuare con l’impostazione tattica che ci caratterizza in questa seconda parte della stagione, il 4-3-3». Parole chiare, ma d’altra parte non importava aver studiato a Coverciano per capire che Cerci nel tridente offensivo è

uno che fa la differenza. Ecco quindi che da lì in avanti gli scenari sono cambiati. Se fino ad allora il Torino era praticamente certo di riscattare il giocatore si è dovuto ricredere. Precisiamo subito che la Fiorentina non ha ancora deciso il da farsi (la riapertura potrebbe anche essere un bluff per alzare il prezzo del riscatto…). Ci sono diverse settimane per prendere una decisione ed a fine campionato sarà lo stesso Montella a comunicare a Pradè se ha intenzione di lavorare ancora con Cerci oppure no. I casi sono due: se la Fiorentina lo vorrà riscattare dovrà tirare fuori una cifra non inferiore ai 5 milioni di euro, se lo vorrà ce-

dere definitivamente chiederà quella stessa cifra al Torino. Remote, al momento, le altre possibilità come il rinnovo della compartecipazione o l’inserimento di altre squadre (Roma, Inter, Milan e qualche club tedesco sembrano comunque molto interessate agli sviluppi della vicenda). NAZIONALE CONQUISTATA. Come detto in precedenza, Cerci torna a Firenze nel momento migliore della carriera. Il grande campionato al Torino gli ha aperto anche le porte della Nazionale. Nell’amichevole contro il Brasile e nel match di qualificazione Mondiale contro Malta, Prandelli lo ha mandato in campo e l’ex allenatore della

Perchè in Versilia non si mangia solo pesce!!!!

Fiorentina sta pensando addirittura di cambiare modulo alla sua Nazionale per far posto fra i titolari all’esterno romano. Una bella inversione di tendenza per Prandelli, che nel corso della sua carriera raramente ha usato esterni offensivi nel suo scacchiere tattico. Gli appuntamenti come la Confederation Cup e soprattutto il Mondiale brasiliano del prossimo anno potrebbero vedere per davvero un Cerci protagonista in maglia azzurra. Dopo l’apertura del ct molto dipenderà dalla sua continuità nel finale di questa stagione e durante tutto il prossimo campionato (chissà con quale maglia lo giocherà). Adesso però, per lui, è tempo di pensare al presente ed al Torino. Fare bene in questo finale (magari toppando solo la gara contro i viola) porterà benefici a tutti. A lui in primis, ma sicuramente anche alla Fiorentina. Nel caso in cui dovesse tornare a disposizione di Montella sarebbe carico e rigenerato, al contrario se i viola lo dovessero vendere potrebbero ricavare qualche milione di euro in più che Pradè sarebbe pronto a reinvestire sul mercato.

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L’Esclusiva

Fiorentina - Torino

Intervista con federica, la fidanzata di Cerci

“Io e Alessio felici Ponte vecchio... di Michela lanza

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rriva il Torino e non sarà una partita come le altre. Un po’ perché c’è un gemellaggio storico tra le due tifoserie. Un po’ perché la Fiorentina continua la sua marcia (trionfale, vista la bella vittoria di Bergamo) verso il ritorno in Europa. Ma soprattutto perché tornerà a Firenze lui, Alessio Cerci, il giocatore che tanto ha fatto discutere nella passata stagione, ma che alla resa dei conti è sceso in campo fino alla fine con un solo pensiero: aiutare la squadra ad evitare una retrocessione che avrebbe avuto del clamoroso. Impossibile dimenticare come lo stesso patron viola Andrea Della Valle, solo pochi mesi fa a Moena, nel bel mezzo di una

gradevole cena, ha raccontato di come Alessio si prese senza paura la responsabilità di salvare la Viola: “Nun te preoccupa’ Pres, ce penso io”, disse Cerci ad ADV rassicurandolo prima di Lecce-Fiorentina. E infatti, in una partita in cui mancavano tutte le punte nelle file viola, ci pensò realmente lui, giocando da centravanti e segnando il gol-salvezza. Lui che è un talento puro, un giocatore dalle qualità tecniche superiori alla media, che però non è entrato nelle grazie della gente di Firenze, anche a causa di troppe leggende metropolitane che lo hanno fatto passare per quello che in realtà non è. Così come la sua bella e frizzante fidanzata, Federica Riccardi, che si è concessa in questa bella esclusiva al Brivido Sportivo

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(«è la prima intervista che rilascio, anche se sono stati in tanti a chiedermela – ha detto subito Federica – ma ho deciso di concederla solamente a voi perché avete dimostrato sempre obiettività parlando di Alessio») raccontando pregi e difetti del suo Alessio. Federica, prima di tutto vorrei chiederle come vi siete conosciuti lei e Alessio e da quanti anni state insieme? «Io ed Alessio ci conoscevamo di vista da molti anni, ma ognuno di noi svolgeva la propria vita. Poi non so cosa sia scattato in lui, ma qualcosa è successo perché Ale ha iniziato a corteggiarmi seriamente e costantemente. Rose rosse hanno invaso casa mia: prima 20, poi 50, poi un mazzo da 100... non sapevo più

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a Torino e incantati dal Lui un buono disordinato” dove metterle. Io però non ho ceduto subito per vari motivi, ma lui non si è mai arreso, così una volta mi chiese di uscire in gruppo con altri amici per mangiare una semplice pizza. Accettai e da lì, piano, piano, è nata la nostra storia che dura ormai da quasi 4 anni». Sono state dette e scritte tante cose, esagerate, ingigantite e perfino false: ci può raccontare com’è Alessio fuori dal campo? I suoi pregi e i suoi difetti e in cosa, secondo lei, deve migliorare? «Alessio fuori dal campo è un ragazzo tranquillissimo. Sta bene davanti ad una buona cena, qualche amico e un bel film... non gli piace fare grandi cose, non fa tardi la sera, non beve e non porta il gatto al guinzaglio. Caratterialmente,

magari, non è facile da comprendere però è un buono. Se può aiuta chi è in difficoltà, è altruista, non gli piace portare rancore e soprattutto è uno vero. Un suo difetto, purtroppo, è l’essere permaloso, parecchio. Se gli dici qualcosa, la prende subito come una critica, però devo dire che con me, ora, è molto migliorato sotto questo punto di vista. Un altro difetto? È disordinato! Lascia scarpe ovunque in casa: spero di riuscire a migliorarlo anche in questo». Quali sono i suoi/vostri hobby? «Ale non ha molto tempo per dedicarsi ai suoi hobby, quel poco che può fare è ovviamente giocare alla Play, come credo quasi tutti gli uomini della sua età. Il calcio è la sua

vita quindi, se non si allena o non gioca, stai pur certa che lo trovi a vedere qualche altra partita in tv. A Firenze, poi, andava ogni tanto anche a pesca con alcuni amici e con Don Max (Don Massimiliano Gabbricci, il parroco della Fiorentina nonché sacerdote amico di molti giocatori viola e non, ndr). Insieme ci piace viaggiare: appena possiamo scappiamo da qualche parte!». Che musica ascolta Alessio o che musica ascoltate insieme? «Possiamo sorvolare l’argomento musica? - (ride) - Lui ascolta un po’ di tutto, è anche molto bravo a cantare. Spesso, scherzando, dice che se non avesse fatto il calciatore avrebbe voluto fare il cantante…». Lo sa che Fiorentina e Torino, Gioca / Play

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18 L’Esclusiva oltre a ‘dividersi’ Alessio calcisticamente, sono due tifoserie gemellate? «So del gemellaggio tra Fiorentina e Torino, si, e ho visto infatti anche un bel clima durante la partita dell’andata. Immagino sia così anche a Firenze». Come vi trovate a Torino? «A Torino ci troviamo benissimo. Non è stato facile all’inizio: nuova città lontana da Roma, nuova casa, nuova gente... però è bastato veramente poco per trovare la nostra ‘isola felice’. I

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Fiorentina - Torino

tifosi hanno da subito amato Alessio e, visti i risultati, sono stati di grande aiuto. Devo dire, però, che in quanto a città siamo sempre molto fortunati visto che Firenze e Torino sono due città meravigliose. Certamente anche la condizione fisica attuale di Alessio ha influito positivamente sul tutto, quindi posso dire di essere felice a Torino». Però, nonostante un anno non facile per tutta la squadra, anche a Firenze avete lasciato tanti amici con i quali vi sentite e vi vedete ancora, vero? «A Firenze noi abbiamo trovato veri amici al di fuori e nell’ambiente del calcio (vedi Lorenzo De Silvestri) e avevamo creato come una piccola famiglia con loro: salutarli è stata dura. Ricordo Alessio sofferente e provato quel giorno, ma appena possiamo corriamo da loro e viceversa». A proposito di Firenze: posso chiederle qual è il luogo di Firenze che preferite? «Il luogo che preferiamo di Firenze è certamente Ponte Vecchio: il nostro salone aveva la vista completamente su quella meraviglia di posto...». Oggi Alessio è arrivato a vestire la maglia della Naziona-

le: se l’aspettava? «Ale è riuscito a coronare uno dei suoi sogni lo scorso mese vestendo la maglia della Nazionale: non so se in realtà se lo aspettava, forse si o forse semplicemente ci sperava (quei giorni non voleva che nessuno parlasse dell’argomento da quanto era agitato). Io aggiungo che di certo lo ha meritato, quindi siamo veramente felici dell’opportunità che gli è stata data anche perché non capita a tutti. Speriamo che possa continuare tutto al meglio, che possa continuare a offrire ottime prestazioni con la sua

squadra di club al fine di tornare ancora in azzurro». Il vostro sogno nel cassetto? «Sogno nel cassetto? Di sogni ce ne sono tanti in realtà, almeno io ne ho parecchi. Però, siccome sono diventata un po’ scaramantica stando con Alessio, non posso dirti quali sono. Per i suoi provate a chiedere a lui…». Federica la ringraziamo della sua disponibilità e auguriamo a lei e ad Alessio di realizzarli tutti i vostri sogni! (si ringrazia Federica Riccardi per le fotografie concesse al Brivido Sportivo ©)


FIRENZE NORD

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Il Brivido Sportivo - 19 Aprile 2013

L’Esclusiva di Tommaso Mattei

P

arlare con Mauro Berruto, coach della nazionale italiana di pallavolo, ti apre gli occhi e la mente sul mondo dello sport. Tifosissimo del Torino e grande conoscitore di tutto ciò che riguarda la gestione sportiva, nel suo modo di allenare miscela perfettamente nozioni di arte, letteratura e sport. Del resto il suo background universitario parla di una laurea in Filosofia presso l’Università degli Studi di Torino con la disciplina di laurea che è stata l’Antropologia Culturale e la tesi su una ricerca sul campo che lo ha portato in Madagascar a studiare un rito di passaggio, chiamato Sambatra, presso l’etnia Antambahoaka. Insomma non uno qualsiasi, un allenatore che prima di tutto è un uomo, un professionista stimolato sempre a cercare, nelle differenze, una ricchezza. In questo caso ci sentiamo anche vicini alla figura di Vincenzo Montella che nell’attenzione al tema della formazione e dello svilup-

Fiorentina - Torino

Esclusiva con il ct della Nazionale maschile di volley torinese,

Berruto: “Alla Fiorentina IO MI TENGO CERCI E

po delle risorse umane trova una parte decisiva del lavoro quotidiano, dove entrambi gli allenatori hanno come obiettivo quello di trasformare in

prestazioni il potenziale degli atleti e delle squadre. In esclusiva al Brivido Sportivo Mauro Berruto ha deciso di raccontare la sua Fiorentina-Torino.

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Coach Berruto, partiamo proprio da Montella, un allenatore di calcio che un po’ come lei è attento alla gestione di tutto ciò che ruota intorno

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di

alla squadra, all’atleta e alla gestione del gruppo. «Non ho ancora avuto la fortuna di conoscere Montella, ma mi piacerebbe molto. Ho già fatto due o tre cose a Coverciano per il mondo del calcio, ma non l’ho mai trovato e spero di poterci fare due chiacchiere il prima possibile. Mi piace molto la Fiorentina e mi affascina il modo di lavorare di Montella. Mi hanno parlato molto bene di lui. Ad esempio è uno che lavora molto anche sulla gestione del suo staff, cosa alla quale anche io presto molta attenzione». Veniamo al suo Torino, che valutazione dà fino a qui della stagione granata? «Diciamo che è pericoloso fare valutazioni adesso visto che


Il Brivido Sportivo - 19 Aprile 2013

Fiorentina - Torino

tifoso granata ed estimatore di Montella e dei viola

lascio i 3 punti, BATTO LA JUVE” ancora la stagione non è finita. In ogni caso fino ad oggi la reputo buona, direi quasi sopra le aspettative di inizio anno. Soprattutto c’è la convinzione di poter avere davanti un buon futuro, il progetto che è partito due anni fa trasmette sicurezza. È arrivato un allenatore con le idee chiare, con una identità di gioco ben definita e quindi si può ben sperare». Che valore assegna al gemellaggio fra Fiorentina e Torino? Come lo vive? «Io seguo la squadra da sempre e questa amicizia con la Viola per me è molto importante anche perché ci accomuna una certa antipatia per una squadra... Lo sento questo legame, lo trovo piacevole. Spero duri il più a lungo possibile anche perché a me la

Fiorentina piace molto» C’è un giocatore, magari della Fiorentina, che vedrebbe bene nella pallavolo? «Difficile da dire. L’unica esperienza reale che posso raccontarvi è questa: quando allenavo a Torino c’era un giocatore granata che oltre ad essere un appassionato di pallavolo era anche un buon giocatore e si trattava di Luca Bucci. Adesso non saprei dire chi potrebbe essere un pallavolista, posso però affermare che sia per altezza che per prestanza fisica gli atleti di calcio si stanno piano piano avvicinando a quelli della pallavolo». In estate ci sarà da discutere su Cerci, in comproprietà fra Fiorentina e Torino. «Io lo terrei senza ombra di dubbio, anzi su di lui costru-

irei le prossime stagioni. Ha riconquistato la Nazionale e dico anche giustamente. Ha avuto un’evoluzione positiva a Torino e in molte partite è stato decisivo. Il Torino lo deve blindare, è un tesoro per noi». Allora facciamo un patto con il diavolo: al Toro Cerci e la salvezza e alla Fiorentina tre punti domenica per la Champions. Ci sta? «Facciamolo bene il patto con il diavolo: io voglio che la Fiorentina vada in Champions, magari con i tre punti di domenica, ma noi ci prendiamo Cerci e i tre punti per la salvezza contro la Juve nel derby». Beh, che dire: meglio di così… (si ringrazia Mauro Berruto per le foto concesse al Brivido Sportivo ©)

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Il Brivido Sportivo - 19 Aprile 2013

Amarcord di RUBEN LOPES PEGNA

L

e partite con il Torino sono da sempre molto sentite per il gemellaggio storico che lega le tifoserie viola e granata, accomunate dall’antipatia nei confronti della Juventus. Ma in campo comunque le due squadre si sono affrontate sempre a viso aperto, regalando spesso spettacolo e divertimento. Delle 64 sfide di campionato (una in serie B) giocate in casa dalla Fiorentina (quella del 1969/70, terminata 0-0 viene disputata al Bentegodi di Verona per la squalifica del Comunale) ne abbiamo scelte quattro. Per noi sono le più significative. Tre di queste sono state vinte dai viola, una è finita in parità. SOLA VERSO LO SCUDETTO. La Fiorentina è in testa alla classifica, insieme all’Inter da una settimana, quando affronta al Comunale il Torino nella partita valida per l’ottava giornata di campionato. È il 6 novembre 1955 e la squadra viola vuole cercare di mantenere il primato. L’allenatore gigliato Fulvio Bernardini manda in campo

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Fiorentina - Torino

Nonostante il forte sentimento anti-Juve le due squadre si sono sempre affrontate a viso aperto

Tifosi gemellati da sempre

ma che SFIDE IN CAMPO tra

LA FIORENTINA E IL TORINO la seguente formazione: Sarti; Magnini, Segato; Chiappella, Rosetta, Orzan; Julinho, Gratton, Virgili, Montuori, Prini. Il tecnico romano è costretto a fare meno del terzino Cervato e al suo posto arretra il mediano Segato, a sua volta sostituito da Orzan. Il Torino schiera nelle sue file il mediano Enzo Bearzot, futuro commissario tecnico della Nazionale. Non è una partita facile per la Fiorentina, che sente la pressione per il fresco primato in classifica. La squadra viola attacca ma non riesce a segnare. I granata oppongono un’efficace resistenza e riescono a bloccare tutti gli attacchi dei ragazzi di Bernardini. La partita diretta da Jonni di Macerata, l’arbitro che all’ul-

tima giornata a Marassi con il Genoa ne combinerà di tutti i colori contro la Fiorentina, si sta avviando verso la fine sul risultato di parità. Anche i ti-

fosi sono delusi e lentamente cominciano ad abbandonare in anticipo il Comunale. Grave errore questo, perché la Fiorentina non molla. Crede alla vittoria e getta il cuore in campo. Alla fine gli sforzi vengono premiati. È Miguel Montuori, l’attaccante argentino acquistato in Cile nell’estate del 1955, a sbloccare il risultato quando mancano appena sei minuti alla conclusione dell’incontro. A quel punto il Torino si sbilancia in avanti alla disperata ricerca del pareggio. Ma viene nuovamente punito dalla Fiorentina. È ancora Montuori ad andare a segno tre minuti dopo il suo primo gol. Non succede più niente fino al termine. I viola vincono così l’incontro, il

primo da capolista sia pure in coabitazione con l’Inter, per 2-0 grazie soprattutto alla loro caparbietà e al loro carattere oltre che naturalmente grazie alla bravura di Miguel Montuori. Quel giorno il giocatore argentino, che poi sarà naturalizzato italiano e vestirà anche la maglia azzurra della Nazionale, realizza la sua prima doppietta con la casacca viola. Poi negli spogliatoi, dopo alcuni minuti dalla fine della partita (non c’è ancora la popolare trasmissione radiofonica ‘Tutto il calcio minuto per minuto’ e i collegamenti telefonici sono complicati) arriva la bella notizia per la Fiorentina. L’Inter ha perso a Milano con la Lazio per 3-2. La formazione di Bernardi-


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Il Brivido Sportivo - 19 Aprile 2013

Amarcord ni rimane in testa alla classifica da sola. E non sarà più ripresa fino a conquistare al termine della stagione il sospirato primo scudetto della sua storia. UN SUCCESSO PER LA SALVEZZA. Quando affronta il Toro al Comunale il 23 aprile 1978, alla terzultima giornata di campionato, la Fiorentina è con mezzo piede in serie B. È penultima a due lunghezze dalla zona salvezza (e allora le vittorie vengono premiate con due punti; quindi il distacco è davvero notevole). I granata dell’ex Gigi Radice sono secondi e sono ancora in corsa per lo scudetto, anche se la Juve ha tre lunghezze di vantaggio su di loro. Sulla carta il pronostico è tutto a favore del Torino, anche perché la Fiorentina nelle ultime cinque giornate non ha mai vinto ed ha raccolto la miseria di tre punti. In una giornata piovosa il tecnico viola Beppe Chiappella manda in campo la seguente formazione: Galli; Galdiolo, Orlandini; Ennio Pellegrini, Della Martira, Zuccheri; Caso, Braglia, Sella, Antognoni, Desolati. Nelle file dei granata ci sono tra l’altro quattro futuri gigliati: Pecci, Graziani, Pulici e Patrizio Sala. I pronostici, però, vengono smentiti sul campo. A fine stagione contano, infatti, le motivazioni. Il Toro si sente spacciato nella lotta per lo scudetto. La Fiorentina, invece, tira fuori grinta e orgoglio oltre che un carattere straordinario sin dai

primi minuti. Giancarlo Antognoni segna il gol del vantaggio al 27’. Due minuti dopo Danova, con un’autorete, batte il proprio portiere Terraneo. I viola a quel punto moltiplicano le energie. I granata, invece, non hanno la forza di reagire né nella fase finale del primo tempo, né nella ripresa, durante la quale la Fiorentina pensa a difendersi. L’incontro finisce così con il successo per 2-0 della squadra di Chiappella. Questi due punti saranno fondamentali per la salvezza conquistata all’ultima giornata per la miglior differenza reti nei confronti del Foggia e del Genoa. Il Toro rimarrà al secondo posto, insieme al Vicenza, a cinque lunghezze dalla Juve campione d’Italia. CONQUISTATO LO SPAREGGIO. È una data di per sé storica quella di sabato 5 giugno 2004, quando la Fiorentina, guidata dall’ex granata Emiliano Mondonico, affronta al Franchi il Toro, relegato a metà classifica. Il tecnico viola manda in campo la seguente formazione: Cejas; Maggio, Viali, Delli Carri, Savini; Di Livio (Camorani dal 69’), Piangerelli, Carrus (Fontana dal 73’), Ariatti; Riganò (Fantini dal 22’), Graffiedi. La Fiorentina inizia il match all’attacco ma poco prima della metà del primo tempo si infortuna il bomber Christian Riganò. È un infortunio grave quello che accusa il centravanti di Lipari tanto che sarà costretto a saltare le due gare di spareggio per la promozione

in serie A con il Perugia. Mondonico al suo posto schiera Fantini, giocatore con caratteristiche assai differenti (è un’ala o al massimo una punta di movimento) che sarà poi determinante nelle due sfide con gli umbri. L’incontro con il Toro lo sblocca nel primo minuto di recupero del primo tempo Mattia Graffiedi su calcio di rigore concesso dall’arbitro De Santis per un fallo sullo stesso giocatore viola. Sessanta secondi dopo i granata restano in dieci per l’espulsione del portiere Sorrentino (entra in campo il dodicesimo Fontana al posto di Ferrante). La ripresa è brutta. La Fiorentina controlla la

Fiorentina - Torino

partita ma i granata vanno vicini al pareggio con un doppio palo di Fabbrini. L’incontro finisce con il successo viola per 1-0. La squadra di Mondonico con questa vittoria alla quarantacinquesima giornata conquista matematicamente con novanta minuti di anticipo il sesto posto (sarà ininfluente la sconfitta a Cagliari nell’ultimo turno) che le consente di disputare gli spareggi con il Perugia. FERMATO IL GRANDE TORINO. Durante e dopo la seconda guerra mondiale in Italia domina il campionato la squadra granata, che vincerà cinque scudetti consecutivi. Nelle sue file dal 1946/47 c’è anche l’ex ala viola Romeo Menti, che continua a risiedere in riva all’Arno anche dopo il trasferimento in Piemonte. Nelle sfide con quel mitico Toro la Fiorentina esce sempre sconfitta, spesso anche con passivi pesanti. Conquista solo un pareggio, in quegli anni, nell’incontro giocato al Comunale il 19 dicembre 1948 e valido per la sedicesima giornata. La partita finisce 0-0 e per i viola quel risultato è davvero straordinario. Contro i granata, l’ex tecnico torinista Luigi Ferrero, manda in campo la seguente formazione che vogliamo ricordare: Costagliola; Eliani, Furiassi; Acconcia, Rosetta, Magli; Marchetti, Zoppellari, Galassi, Sperotto, Pandolfini. È l’ultima volta, quella, che il ‘grande’ Torino gioca a Firenze prima dell’incidente aereo di Superga del 4 maggio 1949 nel quale muoiono tutti i giocatori e i tecnici.

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4^ giornata Andata 23/9/2012 1-0 1-1 0-3 0-0 0-2 2-0 0-1 1-1 1-1 2-1

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Ritorno 3/2/2013

Atalanta-Palermo Bologna-Pescara Cagliari-Roma Catania-Napoli Inter-Siena Juventus-Chievo Lazio-Genoa Parma-Fiorentina Sampdoria-Torino Udinese-Milan

12^ giornata Andata 11/11/2012 3-2 0-0 2-2 2-4 3-2 1-3 2-0 0-0 1-6 1-0

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Atalanta-Inter Cagliari-Catania Chievo-Udinese Genoa-Napoli Lazio-Roma Milan-Fiorentina Palermo-Sampdoria Parma-Siena Pescara-Juventus Torino-Bologna

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Ritorno 10/2/2013

Catania-Atalanta Chievo-Inter Fiorentina-Juventus Genoa-Parma Milan-Cagliari Napoli-Lazio Pescara-Palermo Roma-Sampdoria Siena-Bologna Torino-Udinese

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Milan-Sampdoria Palermo-Napoli Pescara-Inter Roma-Catania Siena-Torino

5^ giornata Andata

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Ritorno

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Bologna-Palermo Catania-Chievo Fiorentina-Atalanta Inter-Cagliari Juventus-Lazio Napoli-Milan Roma-Torino Sampdoria-Genoa Siena-Pescara Udinese-Parma

Cagliari-Atalanta Catania-Genoa Inter-Roma Lazio-Palermo Napoli-Fiorentina Parma-Chievo Sampdoria-Siena Torino-Pescara Udinese-Juventus

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6^ giornata Andata

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MEZZANA ASD 1968 Bologna-Milan

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Ritorno 24/2/2013

Catania-Parma Chievo-Sampdoria Fiorentina-Bologna Genoa-Palermo Milan-Inter Napoli-Udinese Pescara-Lazio Roma-Atalanta Siena-Juventus Torino-Cagliari

15^ giornata Andata 2/12/2012

Ritorno 27/1/2013

7^ giornata Andata

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Atalanta-Genoa Cagliari-Napoli Chievo-Siena Lazio-Udinese Milan-Juventus Palermo-Catania Parma-Inter Pescara-Roma Sampdoria-Bologna Torino-Fiorentina

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Atalanta-Torino Bologna-Catania Cagliari-Pescara Inter-Fiorentina Juventus-Roma Lazio-Siena Palermo-Chievo Parma-Milan Sampdoria-Napoli Udinese-Genoa

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Ritorno 28/4/2013

Bologna-Atalanta Catania-Milan Fiorentina-Sampdoria Genoa-Chievo Inter-Palermo Juventus-Torino Lazio-Parma Napoli-Pescara Siena-Roma Udinese-Cagliari


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partite totali g v n p 32 23 5 4 32 18 9 5 32 17 8 7 32 16 7 9 32 15 6 11 32 15 6 11 32 15 5 12 32 12 12 8 32 13 8 11 32 11 9 12

Gol f s 63 20 58 30 56 35 58 39 40 39 63 53 50 45 44 39 40 38 39 49

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Le soste: oltre a quelle di Natale (non si gioca domenica 30 dicembre, ma si riprende all’Epifania) e Pasqua, ci saranno altri “vuoti domenicali” in occasione degli impegni della Nazionale (9 settembre, 14 ottobre e 24 marzo).

8^ giornata Andata 21/10/2012 2-1 1-0 1-1 2-4 2-0 2-0 3-2 0-0 2-1 1-0

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Atalanta-Siena Cagliari-Bologna Chievo-Fiorentina Genoa-Roma Inter-Catania Juventus-Napoli Lazio-Milan Palermo-Torino Parma-Sampdoria Udinese-Pescara

16^ giornata Andata 9/12/2012 2-1 0-0 0-2 2-1 0-1 2-0 2-4 0-2 1-3 2-4

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Ritorno 5/5/2013

Atalanta-Parma Bologna-Lazio Cagliari-Chievo Inter-Napoli Palermo-Juventus Pescara-Genoa Roma-Fiorentina Sampdoria-Udinese Siena-Catania Torino-Milan

Ritorno

-

10/3/2013

Bologna-Inter Catania-Juventus Fiorentina-Lazio Milan-Genoa Napoli-Chievo Pescara-Atalanta Roma-Udinese Sampdoria-Cagliari Siena-Palermo Torino-Parma

17^ giornata Andata 16/12/2012 3-1 1-0 4-1 1-1 3-0 1-0 4-1 2-3 4-1 1-1

-

g

16 16 16 16 16 16 16 16 16 16

8 6 6 7 6 6 6 4 4 4

3 4 6 7 6 4 5 5 7 11

16 16 16 16 16 16 16 16 16 16

31/10/2012 1-0 4-2

2-0

2-0

2-0 0-2

0-1 3-2

1-2

2-1

1-1

1-1

1-3

2-2

2-1

3-2

1-4

2-2

Catania-Sampdoria Chievo-Roma Fiorentina-Siena Genoa-Torino Juventus-Atalanta Lazio-Inter Milan-Pescara Napoli-Bologna Parma-Cagliari Udinese-Palermo

p

10^ giornata Andata

0-1

8/5/2013

39 38 37 37 36 36 30 28 28 21

in casa v n 5 6 4 2 4 6 5 7 5 1

in trasferta v n p 2 4 5 3 2 4 3 1 2 2

4 2 2 6 9 0 4 6 5 2

g

10 10 9 7 5 12 9 9 9 12

partite totali v n p

32 32 32 32 32 32 32 32 32 32

10 10 11 10 8 10 9 5 6 6

9 8 6 8 13 6 9 13 10 3

13 14 15 14 11 16 14 14 16 23

Gol f

s

39 42 34 37 40 32 34 29 32 24

42 41 47 39 45 48 44 45 50 66

Penalizzazioni: * -1 punto; ° -2 punti; ◆ -6 punti;

1-0

Ritorno

Parma Bologna Atalanta ° Sampdoria* Torino Chievo Siena ◆ Palermo Genoa Pescara

g

-

17/3/2013

Atalanta-Napoli Cagliari-Siena Chievo-Pescara Genoa-Fiorentina Inter-Sampdoria Juventus-Bologna Lazio-Torino Palermo-Milan Parma-Roma Udinese-Catania

18^ giornata Andata 22/12/2012 1-1 1-2 1-3 1-1 0-3 2-1 4-2 0-1 0-2 2-0

-

Ritorno

4/11/2012

2-3

1-1

0-0

4-0

2-0

4-1

2-3 2-0

1-3 5-1

2-0

1-1

0-1

2-0

0-2

4-1

0-2

1-2

1-3

1-0

Ritorno 12/5/2013

Atalanta-Udinese Bologna-Parma Cagliari-Juventus Inter-Genoa Palermo-Fiorentina Pescara-Catania Roma-Milan Sampdoria-Lazio Siena-Napoli Torino-Chievo

11^ giornata Andata -

Bologna-Udinese Catania-Lazio Fiorentina-Cagliari Juventus-Inter Milan-Chievo Napoli-Torino Pescara-Parma Roma-Palermo Sampdoria-Atalanta Siena-Genoa

19^ giornata Andata 6/1/2013 0-0 1-0 0-2 2-0 1-2 2-1 2-1 4-1 2-1 3-0

-

Ritorno 30/3/2013

0-0 1-2 1-2 2-1 1-0 5-3 0-3 0-2 0-0 2-2

Ritorno 19/5/2013

Catania-Torino Chievo-Atalanta Fiorentina-Pescara Genoa-Bologna Juventus-Sampdoria Lazio-Cagliari Milan-Siena Napoli-Roma Parma-Palermo Udinese-Inter

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Il Brivido Sportivo - 19 Aprile 2013

Fiorentina - Torino

La Formazione

PROBABILI FORMAZIONI Fiorentina-Torino M ettere pressione al Milan e tenere a distanza le immediate inseguitrici. È questo l’imperativo per la squadra di Montella, che si trova ad affrontare un Torino tranquillo in chiave salvezza, ma comunque a caccia di quei punti che potrebbero farlo festeggiare con diversi turni di anticipo. Montella ritrova Tomovic in difesa rispetto alla gara di Bergamo e perde Pasqual, appiedato dal giudice sportivo. Tanti gli acciaccati, che difficilmente saranno rischiati dal primo minuto. In considerazione di questo davanti a Viviano dovrebbe esserci una linea a quattro composta da Roncaglia a destra, Tomovic a sinistra al posto di Pasqual e la coppia Rodriguez-Compper al centro. Proprio il poliglotta tedesco ha rappresentato una delle note più liete nella trasferta bergamasca: Montella si affiderà ancora una volta a lui. A centrocampo nessun dubbio: giocherà il trio delle meraviglie composto da Aquilani, Pizarro (in odore di fascia di capitano se Jovetic non dovesse giocare) e Borja Valero. In attacco dovrebbe tornare Ljajic dal primo minuto largo a sinistra, con Cuadrado sul versante opposto e Larrondo in veste

di centravanti. L’argentino dovrebbe essere confermato dopo il gran gol di sabato sera, anche se tutto dipenderà da Jovetic. Il montenegrino vuole giocare, naturalmente senza correre rischi. Se lo staff medico darà il via libera Montella lo manderà in campo dal primo minuto, altrimenti spazio a Larrondo. Più indietro nel recupero Luca Toni, che al massimo potrebbe trovare un posto in panchina. Il Torino arriva a Firenze con l’intento di lasciare il pallino del gioco in mano alla Fiorentina per poi ripartire in contropiede. Ventura schiererà la sua squadra con il collaudato 4-2-4, che prevede una linea difensiva, a protezione di Gillet, formata da Darmian, Glik, Ogbonna e Masiello. A centrocampo ci saranno Basha e Gazzi a fungere da argine, mentre sulle fasce ci sarà spazio per due ex come Cerci e Santana. Al centro dell’attacco dovrebbero essere scelti Bianchi e Barreto, con Meggiorini inizialmente in panchina.

STADIO Artemio Franchi Ljajic

Tomovic

1 Viviano 4 Roncaglia, 2 Rodriguez, 5 Compper, 40 Tomovic;

Aquilani

Rodriguez Roncaglia

10 Aquilani, 7 Pizarro, 20 Borja Valero; 11 Cuadrado, 18 Larrondo, 22 Ljajic. Allenatore: Vincenzo Montella

TORINO 4-2-4 1 Gillet 36 Darmian, 25 Glik, 6 Ogbonna, 17 Masiello;

Santana

4 Basha, 14 Gazzi; 11 Cerci, 9 Bianchi, 10 Barreto, 7 Santana.

Barreto

Cerci Bianchi

Gazzi

Masiello

Basha

Ogbonna

Darmian

Glik

Gillet

Allenatore: Giampiero Ventura

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Il Brivido Sportivo - 19 Aprile 2013

L’Esclusiva

Fiorentina - Torino

Esclusiva con il doppio ex,

Graziani:

UNA DELLE PIÙ

di ANDREA GIANNATTASIO

A

rchiviata la bella vittoria della Fiorentina a Bergamo contro

l’Atalanta, i viola si sono già buttati a capofitto sulla sfida di domenica prossima contro il Torino, un match davvero intrigante sotto tanti pun-

ti di vista. Non sarà, infatti, solo l’ennesima occasione di avvicinare il Milan nella lotta per il 3° posto (ora distante quattro lunghezze) ma sarà soprattutto il primo ritorno al Franchi da avversario di Alessio Cerci, giocatore chiacchieratissimo a Firenze che in viola ha lasciato un ricordo in chiaroscuro ma che con la maglia granata (e sotto il suo mentore Giampiero Ventura) è definitivamente esploso, guadagnandosi addirittura la chiamata di Prandelli per la Nazionale. Per analizzare tutti questi temi, il Brivido Sportivo ha contattato un grande ex delle due squadre, quel Francesco ‘Ciccio’ Graziani che con la casacca del

Torino ha conquistato lo scudetto del ‘76, e poi, nell’82, ha sfiorato il tricolore con la Fiorentina, appena pochi mesi prima di diventare Campione del Mondo con l’Italia di Bearzot. Graziani, che match si aspetta domenica pomeriggio al Franchi tra Fiorentina e Torino? «Premetto subito che per i viola non sarà affatto facile avere la meglio sui granata: la squadra di Ventura è, sì, reduce dal brutto ko interno contro la Roma, ma ha dimostrato di saper giocare un buon calcio, mettendo in difficoltà una big del nostro campionato. Il Toro inoltre non è ancora matematica-

mente salvo ed il calendario di certo non lo aiuterà. Sicuramente Firenze rappresenta per il Torino un’occasione infallibile per provare a cambiare il trend delle partite». Viceversa la Fiorentina ha ancora in mente il successo di Bergamo... «Il successo dei viola contro l’Atalanta, a mio avviso, è stato qualcosa di straordinario: giocare con metà squadra fuori e conquistare tre punti pesantissimi non sono cose che si vedono tutti i giorni. La vittoria contro i ragazzi di Colantuono darà sicuramente una grande carica alla Fiorentina, che adesso può continuare senza affanni il suo sogno europeo».


Il Brivido Sportivo - 19 Aprile 2013

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Fiorentina - Torino

contrario ad un ritorno di Cerci a Firenze: “Attenti, il Toro non è ancora salvo”

“La Fiorentina di Montella

BELLE DELLA STORIA VIOLA” Un sogno che può essere ancora la Champions? «Assolutamente sì: mancano ancora sei partite al termine della stagione e i quattro punti che distaccano i viola dal Milan sono recuperabili. Hanno tutte le armi per raggiungere il terzo posto ma credo che se la Fiorentina riuscisse a qualificarsi anche solo per l’Europa League sarebbe ugualmente un successo: non ci dimentichiamo che la squadra in estate è stata rivoluzionata e che pochi si aspettavano che la Fiorentina facesse un campionato del genere. Anzi, vi dico di più...». Prego... «Credo che quella attuale sia una delle annate più belle che

la Fiorentina abbia mai fatto nella sua storia. E questo, soprattutto, sotto il profilo del

gioco, dove i viola hanno dato lezione a tanti». A Firenze, domenica, torne-

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rà anche Alessio Cerci, un giocatore che ha fatto discutere e non poco il popolo viola: lei lo rivedrebbe bene a Firenze? «No, lo dico francamente; per il gioco che fa la Fiorentina non serve affatto un giocatore come lui. Inoltre Cerci ha avuto in passato svariate occasioni per conquistarsi la fiducia di Firenze e della società viola ed evidentemente non è riuscito a convincere appieno. Nel suo ruolo c’è già Cuadrado, peraltro». Chiusura con Adem Ljajic, un giocatore che si sta riguadagnando la conferma a suo di gol ed assist. «A Bergamo appena è entrato ha disputato una grande par-

tita, risultando decisivo ai fini del rigore assegnato. Adesso la Fiorentina deve cercare di fargli rinnovare quanto prima il contratto perché perdere un giocatore prezioso come lui sarebbe davvero dannoso. Ljajic non solo sta facendo gol pesanti, ma li sta anche facendo fare». Si può dire allora che in prospettiva Adem possa diventare più forte di Jovetic? «Al momento direi di no perché sia Ljajic che Jovetic sono giocatori molto giovani con entrambi ampi margini di crescita. In questo momento il montenegrino è superiore al serbo e credo che a lungo andare la classe di Jovetic supererà nettamente quella di Adem».


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Il Brivido Sportivo - 19 Aprile 2013

Fiorentina - Torino

il club viola ‘apre’ a Cerci, blinda Aquilani e Borja

Mercato

Fiorentina, da Clasie a Lodi:

di francesca bandinelli

L

e porte gliel’ha riaperte Vincenzo Montella. Alessio Cerci, pas-

sato in estate al Torino, potrebbe anche tornare a Firenze. Il tecnico è stato chiaro: se i granata non dovessero accontentare le richieste economiche dettate dalla società - almeno quattro-cinque milioni di euro - ecco che l’ex romanista potrebbe essere uno dei nuovi rinforzi della stagione alle porte. Certo, nel 4-3-3 di Montella avrebbe da battere la concorrenza di Juan Cuadrado, ma nessuna via, al momento, è preclusa. La metamorfosi dell’esterno voluto fortemente da Ventura è evidente a tutti, anche a quei tifosi viola che con lui non avevano mai visto scattare quel feeling che ha fatto la fortuna di tanti suoi compagni. Nessuno ha dimenticato le

sue litigate con i vigili urbani, né tantomeno il fantomatico gatto al guinzaglio (che in realtà era un chihuahua) o la pernice impagliata distrutta nella malga fassana del ritiro estivo la sera del suo compleanno. Al Gian Burrasca di Valmontone non ne è stata fatta passare una, nemmeno le battute della fidanzata Federica. Fu ceduto anche perché quel suo modo di fare talvolta scanzonato mal si amalgamava con la compattezza di uno spogliatoio viola rigenerato da capo. Qualcosa, però, è davvero cambiato. Lo ha riconosciuto pure Cesare Prandelli, il ct azzurro, convocandolo in Nazionale. Ma Cerci? Lui vorrebbe restare a Torino, insieme al suo maestro col quale, ai tempi del Pisa, esplose fino a diventare uno dei pilastri dei nerazzurri, ma questo è il tempo dell’attesa. E, soprattutto, del ritorno al

Franchi da avversario, dopo aver fatto davvero tanto male ai suoi ex compagni di squadra all’Olimpico, nella gara d’andata. CENTROCAMPO. Alberto Aquilani e Borja Valero sono incedibili. La Fiorentina ha deciso: non ci saranno aste

possibili per cercare di convincere il club a lasciarli andare. L’obiettivo è quello di rafforzare ancora di più quello che già oggi pare il centrocampo delle meraviglie. C’è un’incognita, quella relativa a David Pizarro, che col passare delle ore pare pian

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Il Brivido Sportivo - 19 Aprile 2013

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Fiorentina - Torino

Valero, ha in mano già due rinforzi

È CACCIA AL VICE-PIZARRO (che resterà) piano diventare meno nebulosa. Il cileno deciderà a fine stagione se tornare o meno in patria, a Valparaíso, ma la sensazione è che il momento per premere il pulsante ‘stop’, almeno in Italia, non sia ancora arrivato. A prescindere dal suo disegno, arriverà comunque un suo vice, si tratti di Jordy Clasie del Feyenoord - ipotesi questa sulla quale il duo Pradè-Macìa pare voler insistere e non poco - o di Francesco Lodi del Catania. Per ovvi motivi anagrafici, l’olandese classe 1991 è la soluzione che più affascina, per quanto la più economicamente rilevante sul fronte degli esborsi. Si deve ancora decidere, invece, per quanto riguarda Momo Sissoko. Il PSG, per il suo cartellino, vuole tre milioni e mezzo: se il maliano dovesse continuare a convincere Montella così come sta accadendo in

questi giorni non ci saranno dubbi, resterà anche lui, oltre a Giulio Migliaccio che sarà riscattato dal Palermo. Resta viva, infine, l’ipotesi Tino Costa del Valencia, fosse anche solo per le difficoltà economiche del Valencia che potrebbero regalare sorprese dell’ultimo minuto quanto ad arrivi low cost. OPERAZIONI DEFINITE. Sono già state definite le operazioni per il passaggio, entrambi a costo zero, di Oleksandr Yakovenko dall’Anderlecht e di Marcos Alonso dal Bolton. Si devono aspettare i tempi tecnici per l’annuncio, è vero, ma è praticamente tutto fatto. Nelle prossime settimane, entrambi, saranno a Firenze per sbrigare le ultime formalità, poi al massimo tra una quindicina di giorni chiunque uscirà allo scoperto. I genitori dello spagnolo arriveranno addi-

rittura a Firenze per aiutare il figlio nell’ambientamento e nella ricerca della casa. Verrà ufficializzato anche il passaggio di Matias Vecino, arrivato in realtà a gennaio ma in veste di un accordo privato tra la Fiorentina e il Nacional Montevideo, in attesa dell’espletamento delle formalità per lo status da comunitario. La Fiorentina crede nelle sue qualità e non intende ritornare sui propri passi. Un po’ come per Matias Fernandez: il giocatore cileno (ma originario dell’Argentina) ha vissuto una stagione tormentata dai tanti acciacchi fisici, ma già dal prossimo campionato potrebbe diventare il valore aggiunto della squadra. Ci credono tutti, da Montella al duo mercato viola: ha giocato poco, ha pure sbagliato un calcio di rigore ma a cederlo non ci pensa nessuno.

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Il Brivido Sportivo - 19 Aprile 2013

I’Nonno Pilade

E

ci siamo! A chi s’illudea che Bergamo e fosse i’capolinea de’ viola, chi pensaa di dormi’ tranquillo e di preoccupassi sortanto d’arria seondo o terzo, e l’ha preso ni’baugigi. E viola e son lì, i’sogno e continua. E un n’era facile, i’ nonno e gli era preoccupato e gli avea fatto tutti gli scongiuri possibili, soprattutto dopo ave’ vi-

Pungiglione

O

come si fa a resistere a Galliani? Lui le puncicate le chiama, le vuole, le invoca, gli mancano proprio. Dopo tutto il can-can fatto per alcune parolacce e qualche monetina ora vien fuori con la storia della scorta! Tornerà a Firenze ma con una scorta più numerosa. O dove crede di andare? Nel Ciad? Tanto per chiarire, offese e maleducazione non possono essere applaudite. È vero che in uno stadio, che non è il convento delle orsoline, se ne possono anche sentire di tutti i colori, ma almeno la tribuna d’onore, dove dovrebbero sedere persone educate, dovrebbe esserne esente, soprattutto nei confronti di chi è ospite. Casomai c’è da dire che anche l’ospite, se si astenesse da provocazioni durante le settimane precedenti, come la

Fiorentina - Torino

Cerci un faccia i’ bischero CHE MAGARI SI RIPIGLIA E LA SCEMPIONSE GARBA PURE A LUI sto la formazione di’ primo tempo, con Nutellic ‘n panca anche lui, i’marocchino solo davanti, Aquila a fa’ la mezza punta. L’uniha cosa positiva gli era che armeno e si vedea i’brindellone nero novo. E i primo tempo ‘nfatti e un promettea nulla di bono, tarpai davanti coi i’ Rama che giraa largo a cerca’ palle che un n ‘arrivaan mai, un titicche-titocche ni’ mezzo senza sbocchi e ben la c’era andaa su un par di tiri di loro che, pe’ fortuna, e l’avean centrao l’orso. Sissoko? E parea Bolatti tinto di nero, però armeno quarche capaa ni’ mezzo e la daa e dreo un giocavan male con Guadalupa che si confermaa difensore di pochi fronzoli ma di tanta sostanza. Però e un c’era da

sta tranquilli, e la parea una delle solite partie fori le mura, ‘ndo gira e rigira e si piglia e ci si ciuccia i’ dito. ‘Nvece no, miraholo, e s’era scherzao, s’era fatto come Cassius Crei, e s’era stai a piglialle ne’ guanti pe’ stancalli, pe’ poi sonalli come e’ tamburi quando gli erano stanchi. Drento gli attaccanti, Nutellic, che mezz’ora e la potea regge, e i’ Pampero brindella e la partia e la cambia, e si mette la quarta, e via, co’ bergamotti a guardare con la lingua di fori. Un rigorino juventino (‘n genere a noi e un ce li danno, ma gli è di già du’ domeniche che pa’ cambiao i’ vento, stiamo zitti finché e la dura), e un bati-go’ di’ Pampero, tre punti e partia ‘n archivio.

Festeggiare i’ giusto perché ora e gli arria i’Torino e noi e un si po’ ave’ pause. Cerci e un faccia i’ bischero, che magari e si ripiglia e la Scempionse e gni fa piacere anche a lui di giohalla, ora e ci dean da’ tre punti tutti, anche quelli che n’hanno bisogno, figurassi quelli che ormai e gnene frega poho come i’Torino che son anche amici. Oddio, ‘n queste cose dagli amici e mi guardi Iddio che a quegli artri e ci penso io, come e s’è fatto co’ bergamotti, quindi niente relaxe, duri come duri, armeno mettiamogni e pensieri a quelli che voglian veni’ a Firenze con la protezione dell’esercito. Rediholo. Forza Violaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!

GALLIANI E LA SCORTA, via alle api e si RISPARMI QUEI SOLDI ‘sceneggiata’ per la nostra partita di Cagliari a porte chiuse, non darebbe esca ad accendere un clima che, in uno stadio, anche in tribuna autorità, è sempre un po’ esplosivo. Con tutto ciò l’episodio è censurabile, chi non ha avuto comportamenti consoni è stato individuato e punito, seppur con una certa severità ci sembra. L’episodio è censurabile ma non può essere descritto per ciò che non è stato.

Si è avuto la sfrontatezza di ritenerlo più grave degli accoltellamenti romani: ma scherziamo? Ed ora il signor Galliani viene a parlare di scorte? Li risparmi questi soldi che Montella fa bene a puntualizzare che dovrebbe tirar fuori di tasca sua. Casomai si metta dei tappi nelle orecchie perché, al massimo, gli arriverà a Firenze qualche pernacchia, censurabile, ma che non fa livido e che nessuna scorta potrebbe

parargli. Se poi cercasse di non meritarsele sarebbe la soluzione ottimale.

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Il Brivido Sportivo - 19 Aprile 2013

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Fiorentina - Torino

Da tribuna d’onore A tribuna dell’orrore? Suvvia… Fuorigioco

di DUCCIO MAGNELLI

“P

isa, vituperio delle genti” scriveva Dante. Ma secondo le ultime interpretazioni della Divina Commedia il sommo poeta avrebbe fatto riferimento a Firenze, e in particolare alla tribuna dello stadio Franchi, tramutatasi − nell’immaginario calcistico collettivo − da tribuna d’onore in ‘tribuna d’orrore’. Infatti è ormai evidente che, dopo gli ultimi recentissimi avvenimenti, la suddetta tribuna non è più un normale luogo di tifo ma piuttosto un ‘covo di violenti’ che (età e affanno permettendo) scavalcano muretti e balaustre per andare a urlare sulla faccia di qualche dirigente della squadra avversaria.

Per fortuna, dopo i ‘gravissimi’ fatti di domenica 7 aprile, la giustizia calcistica ha individuato e punito i colpevoli con lodevole tempestività, affibbiando loro il famigerato Daspo e trattandoli come se fossero veri delinquenti. Nessuna attenuante per i rei, che forse potrebbero appellarsi alla confusione mentale dovuta al digiuno, vista l’ora in cui si è giocata la partita. Il problema è che qualche simpaticone, approfittando della confusione e del clamore, ha proposto di dare il Daspo a tutta Firenze, città notoriamente ‘violenta e inospitale’. Intanto a Roma, in un pomeriggio di un giorno da cani, sono volati i soliti coltelli prima del derby capitolino. Nella capitale la chiamano, con termine

colorito, puncicata ma è la ‘toccata e fuga’ della punta del coltello nella coscia di un qualche malcapitato. Dicono che non faccia male perché la lama affonda solo

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per pochi centimetri. E per questo sembra che non sia a rischio Daspo. L’avvilitissimo prefetto di Roma, in coro con il ministro dell’Interno, dice che Roma-Lazio

non deve più essere giocata di sera. (Ma allora come fanno in Francia a giocare tutto il campionato in notturna? Forse potremmo chiedere qualche consiglio a loro…). Probabilmente però sarebbe più logico non giocarla mai più, né di giorno né di sera. Per il bene di tutti. C’è poi un famoso presidente di una ormai ex grande squadra che afferma (finalmente!) che gli arbitri non sono in buona fede. Parole pesanti, che con le teste matte che ci sono in giro potrebbero scatenare un putiferio. E allora potrebbero materializzarsi nella tribuna del mitico Franchi non una ma dieci, cento, mille terrificanti gigantografie di zio Fester. Ultimo segno di vita prima del Daspo eterno.

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Senza Filtro di Federico Pettini

P

rima ora del lunedì mattina: greco. Che mazzata. Probabilmente quell’arpia ci metterà pure un compito a sorpresa. Ho già salutato un paio di insegnanti e pure il preside. Scappare non si può. Leviamo il sorriso di torno, ecco che inizia il giorno. Sedia scomoda, banco in angolo a destra. Ovviamente in fondo. Così, magari, posso provare ad evitare il cronico 4 che mi perseguita per tutto l’anno. A cosa serve studiare greco, a cosa? “Ragazzi, tutta vita oggi. La professoressa è malata, prime due ore libere. Fra qualche minuto comunque vi arriverà un supplente a tenervi a bada, branco di scansafatiche buoni a nulla. E vi è andata di lusso, ieri la prof mi aveva dato da stampare anche i compiti! Beh, divertitevi...”. Ecco, queste sono le vere gioie. Brav’uomo, il custode. Ma una notizia così vale per tutta la settimana. La ‘vecchia’ è a casa malata, addio greco! “Buongiorno ragazzi, sono il professor Nipetti. Su buoni, seduti. Ecco, bravi. Allora. Qui dal registro vedo che avevate due ore di greco. Dunque, dove siete arrivati con il programma?”. “Alle favole di Esopo, professor Nipetti!”. E ti pareva che la solita miss perfezione non si faceva riconoscere. Anche con il supplente deve avere quella sua lingua biforcuta attaccata ovunque… “Ah, splendido. Le favole sono il mio argomento preferito. Smettetela di mandare messaggini, giocare a ruzzle o stare su facebook che ora ve ne racconto una...”. No, disastro. Mi ero tolto la ‘vecchia’ e ora ho questo qui che mi assilla con il greco.

Il Brivido Sportivo - 19 Aprile 2013

Fiorentina - Torino

La zebra, il leone e il toro, LA FAVOLA DI UN GEMELLAGGIO Mai che me ne vada bene una. Supplente della malora, bidello della malora. Scuola, ti odio. “Forza su, basta rumoreggiare là in fondo. Allora. Un giorno, molti anni fa, c’erano un Leone viola, un Toro granata e una Zebra, manco a dirsi, bianconera. La cosa strana di questa favola è che a differenza di come la pensate voi, quella più brutta e più cattiva che faceva fin troppi torti e dispetti agli altri due era proprio la Zebra...”. Ma che diavolo sta dicendo questo? Ora, va bene che il libro di greco lo apro si e no due volte l’anno, però ‘sta favola Esopo quando l’ha scritta? “La Zebra, infatti, con i suoi zoccoli duri e a volte truccati più e più di una volta aveva colpito sia il Leone che il Toro. Così, un giorno il Leone e il Toro si incontrarono e decisero di diventare amici contro quella Zebra. L’amicizia fu da subito vera e profonda. Con il passare degli anni, più la Zebra colpiva, più il Leone e il Toro rafforzavano la loro amicizia. Certo, a volte le strade non erano sempre insieme. Capitava infatti che certi anni il Leone e il Toro non si incontravano nemmeno. Altri invece, proprio come negli ultimi, che Leone e Toro si scambiassero giocatori come figurine e celo celo manca...”. Ok, a posto. Questo ha perso completamente la ragione. Ma chi ce l’ha portato? “Infatti, ragazzi, dovete sapere che domenica si rivedranno amici vecchi e nuovi. Bandiere viola e granata vo-

leranno intorno allo stadio prima della partita. Applausi e sorrisi per tutti, forse anche per gatto Cercione che non troppo tardi potrebbe tornare da queste parti. Ma c’è un problema. La Zebra è troppo lontana e continua a colpire un po’ tutti con il poco Conte che la cavalca, così i nemici di Leone e Toro sono altri. Il Ciuccio, il Diavolo, l’Aquila, la Lupa, il Biscione. Leone e Toro, amici contro tutti, anche se tra i loro padroni spesso non corre buon sangue...”. Bene, questo è suonato. Altro che Esopo... “Domenica il destino vuole che Leone e Toro si trovino a fronteggiarsi ancora una volta. Ah, quanto patire qualche anno addietro. Quella zampata di ‘Johnny Depp’ Osvaldo mandò il Leone in estasi mentre il Toro già era tranquillo. Quest’anno la storia si ripete anche se cambiano i protagonisti, il Leone deve ancora una volta vincere la singolar tenzone, il Toro spuntare un po’ le corna e farsi da parte. Anche se bandiere, sorrisi e abbracci ci saranno lo stesso”. Ecco, è suonata la campanella. Ma che fa, si alza e se ne va? Voglio sapere come va a finire... “Scusi professore?”. “Si?...”. “Domenica tutti allo stadio?”. Charlie sorrise. Non fece però tempo a rispondere. Quattro persone fecero irruzione nella stanza. “Allora, seduti e zitti tutti! E lei chi è?”. “Vedo che non si ricorda di me, preside Gallioni. Ma noto con piacere che dai

miei tempi ha aumentato la ‘scorta’. Via su, ero passato a salutare la vecchia signora, ma visto che era assente ho tenuto compagnia ai ragazzi”. “Ma io la denuncio! Altro che scorta! E voi cos’avete da ridere? Silenzio, o faccio rapporto a tutti. Io ancora non ho capito chi è lei, ma mi sta provocando. E avrei voglia di alzare le mani...”. “Stia calmo, preside. Che ad alzar le mani ci pensano fin troppo i suoi. Me lo ricordo sa... Comunque ragazzi è stato un piacere stare con voi. Io sono Charlie, un ex studente. Questi parlano di principi e di valori, ma sono padroni di un sistema che non cambierà mai, padroni dei vostri banchi, delle vostre sedie, delle informazioni che vi fanno

passare come giuste o sbagliate... Per rispondere alla domanda, domenica mi trovate in Fiesole... Arrivederci, preside Gallioni. Mi saluti la vecchia signora. Ma non dovrebbe andare in pensione? Quanti anni ha più di lei? Almeno dodici o sbaglio?”. “Fuori dalla mia scuola! Fuori! E te dov’è che stai andando, c’è ancora scuola sai?”. “Lo so preside, ma ora c’è l’ora di religione, e quindi posso uscire dall’edificio perché maggiorenne...”. “Farò un report su questa insubordinazione. E comunque dove vai?”. Zaino in spalla, porta ad un passo. “Io? Vado a comprarmi il biglietto per la Fiesole per domenica...”.

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Il Brivido Sportivo - 19 Aprile 2013

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Fiorentina - Torino

L’Evento

Prosegue il ciclo di serate al Torrino di Santa Rosa

‘Firenze giorno per giorno’: grande successo per Eugenio Giani

di MICHELA LANZA

L

unedì scorso presso il Torrino di Santa Rosa si è parlato di Firenze in compagnia di un uomo che conosce la città in ogni suo angolo: conosce le sue vicende storiche, la sua cultura, la sua rinomata e affascinante arte, gli eventi sportivi che

la caratterizzano. Lui e Firenze si amano e si stimano reciprocamente, perché oltre tutto, si rispettano: stiamo parlando di Eugenio Giani, Presidente del Consiglio Comunale che, per la seconda serata de ‘I lunedì del Torrino – serate di sport e letteratura’, ha allietato i presenti (numerosi) parlando, affiancato da Paolo Piazzesi, del suo bellissimo libro ‘Firenze giorno per giorno’ (Edizioni Sarnus): un ritratto inedito della città, raccontata attraverso gli eventi, le

curiosità, i personaggi, gli episodi di cronaca accaduti dagli albori di Firenze fino ai giorni nostri, dal 1° gennaio al 31 dicembre. Ogni data, il racconto di un evento. Dalla nascita di Lorenzo Il Magnifico (1° gennaio 1449) alla nascita della Florentia Viola (1° agosto 2002), dalla morte di Vamba, l’ideatore di Gian Burrasca (27 novembre 1920) alla scomparsa di Pellegrino Artusi, maestro di cucina (30 marzo 1911). Ogni giorno dell’anno, un cenno di storia, un passaggio importante della vita di Firenze. Chi ama la città del Giglio, ha il diritto (e pure il dovere) di conoscere tutto ciò che ha

reso il capoluogo toscano noto in tutto il mondo. Ciò che l’ha reso così importante, chi sono i personaggi che hanno vissuto e lottato per la città, che le hanno dato lustro. Un libro, quello di Giani, che un fiorentino non può non avere nella propria libreria, ma soprattutto nel cuore. Insomma, una serata intima e cordiale, socievole e gradevole, quella trascorsa nel cuore di Firenze lunedì scorso, in compagnia di un uomo disponibile e dalla cultura incondizionata, illimitata, che ha dato vita ad un testo originale, utile e che si candida a diventare ‘il libro del cittadino fiorentino’.

Lunedì 22 aprile (ore 21.00), invece, sarà la volta della ripresentazione del libro ‘Firmamento Viola’ di Enrico Zoi, alla quale parteciperanno, oltre all’autore, il terzino della Fiorentina del primo scudetto Ardico Magnini e l’attore Carlo Monni. L’evento, organizzato dall’Associazione Rondinella del Torrino in collaborazione con la Biblioteca Pietro Thouar e con il patrocinio del Comune di Firenze e del Quartiere 1, prevede l’ingresso libero e sarà preceduto da un apericena a buffet (dal costo di 5 euro) che avrà inizio alle ore 20.30 (per prenotazioni 055 215921).

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Il Brivido Sportivo - 19 Aprile 2013

La Pagella che Scotta di Ubaldo Scanagatta

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Torino e Fiorentina, gemelli AntiJuve Altro che giubbotto antiproiettile. Una corazza medioevale ci sarebbe voluta ai tifosi viola e granata per resistere per tutti questi anni alle prepotenze, perpetrate in campo e fuori, dagli odiatissimi “gobbi” purtroppo avviati, ahinoi, a vincere quest’anno il secondo scudetto consecutivo in bianconero. Un vecchio detto, a riprova del fatto che… piove sempre sul bagnato, recita “Agli zoppi grucciate!”. Anche lì gli eredi degli Agnelli hanno avuto la solita fortuna sfacciata dalla loro: possibile mai che nessuno abbia detto “Ai gobbi grucciate!”? Pare incredibile, ma sono riusciti prima di Moggi, con Moggi e dopo Moggi, e certo con l’aiuto degli arbitri, a scansare anche quelle. Semmai le danno agli altri. Al Milan la prossima setimana no? Vai che stavolta ci farebbe comodo perfino tifare per i Gobbi! Poi nel derby della Mole si torna a tifare contro. E a sperar che vinca il Toro. Prandelli 9 e Montella… Santo subito? Parlar male di Prandelli a Firenze è un sacrilegio. Anche se non convoca in nazionale l’unico viola Pasqual, che peraltro non è Bale (del Tottenham), cioè un tal fenomeno da poter rivoluzionare il modulo di gioco che Cesare predilige. D’altra parte, come diceva sor Pantaleo Corvino, una squadra che con i mezzi finanziari e il tetto ingaggi della Fiorentina, arriva 4 volte fra le prime 4 del campionato, è come se avesse vinto quattro scudetti. Difficile non darne atto a Prandelli. Onore a lui. Però, però, però… pure Montella adesso sembra ben incamminato a vincere lo scudetto… del quarto posto. E se putacaso arrivasse addirittura terzo? Santo subito! Macia e Pradè 8 Per non fare valutazioni discriminanti lasciatemi dire che ciascuno di questi due signori (chi più chi meno) ha conquistato i 20/25 milioni di euro che comporta la qualificazione alla Champions League. Se dico che fra tutti e due 40/50 milioni li hanno portati già loro alla casse viola, forse non esagero. Borja Valero, campione retrocesso con Gonzalo Rodriguez, valeva 7 milioni e ora ne vale 14. Aquilani da 0 euro ne vale 6 e siamo a 13. Ljajic valeva poco più di 0 (anche se era stato acquistato per 6) e ora ne vale 10. E siamo a 23. Savic, giovane com’è, non vale un bel pacchetto di milioni (14?) adesso, appena un po’ meno di Nastasic? Siamo a 37. E per Roncaglia, anche lui arrivato a costo zero, non sono stati offerti 7 milioni dal Rubin Kazan? Siamo a 44. E Gonzalo Rodriguez non varrà mica solo 2,5 milioni di euro? E Jovetic, che a Firenze a qualcuno piace tanto e a qualcuno meno, non vale 20 milioni (se non i 30 per i quali i Della Valle hanno promesso che lo lascerebbero andare) dopo i 12 gol che diventeranno forse 15? Perfino Compper si è dimostrato, nelle poche partite che ha fatto, un giocatore superiore alla valutazione per la quale è stato

Fiorentina - Torino

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comprato. Insomma, se la Fiorentina arrivasse terza, sarebbe come se si fosse qualificata tre volte per la Champions League. Non una sola. Grazie a quei due. 5 Alessio Cerci Se non son matti non li vogliamo. Edmundo non è stato un matto da poco. Ma anche Alessio Cerci, nel suo piccolo, non è stato da meno anche se lui ha sempre negato di aver girato per le strade di Firenze con un gatto legato al guinzaglio. Ma se i matti a Firenze dopo un po’ stufano – eppure Alessio a Firenze potrebbe anche tornare, i moduli e i monelli si “aggiustano” vero Montella? – a Torino invece li considerano geni e se li coccolano. D’altra parte i torinisti non hanno mai smesso di amare il loro Gigi Meroni che al guinzaglio non si è mai vergognato di portare una gallina, la quale dal canto suo non si stupiva nel vedere il suo padroncino vestito con abiti folli disegnati da lui stesso. Una cosa è certa. Se uno è un po’ matterello e vuol giocare a calcio, o fa il portiere (Boranga, Garella, Pfaff, Higuita, Chilavert) o fa l’ala. Due nomi per

tutti? La “Freccia di Ponsacco” Luciano Chiarugi, detto “Cavallo Pazzo”, e George Best, il n.7 che faceva impazzire donne e terzini con il suo look da Beatles e che prima di morire alcolizzato ebbe a dire “Ho speso tutti i miei soldi in donne, alcool e macchine. Gli altri li ho sprecati...”. 4 Matteo Renzi Non c’è tifoso viola che non abbia capito negli anni che a dettar legge in campionato, sono sempre le solite quattro, Milan e Inter, Juve e Roma. Che sia la famosa sudditanza psicologica che curiosamente tutti gli arbitri negano sempre di avvertire (e più lo negano e meno sono credibili) oppure che sia invece qualche designazione un po’ teleguidata ieri per Bergamo e Pairetto, oggi per Bricchi e Naschi, pardon, Braschi e Nicchi, il risultato non cambia. Chi tiene le fila di tutto sono sempre gli stessi. Galliani, presidente dai mille incarichi, beneamato soprattutto in ogni tribuna d’onore (chissà perché). Un Agnelli di passaggio, che tanto quando ne scompare uno, avvocato vero o finto, ne

spunta sempre un altro. Un Moratti spendaccione che quando prova a fare economie combina veri disastri perché a fare economie non c’è mai stato abituato. Questa è la nomenclatura del calcio. L’hanno capito tutti. Rassegnandosi (ma non troppo…). Invece Matteo Renzi, sebbene tifoso viola d.o.c., non ha ancora capito che il suo Partito e i suoi militanti subiscono la… sudditanza psicologica della loro nomenclatura. Si chiamino Bersani, D’Alema oppure Veltroni. Altro che rottamati. Loro gareggiano o hanno gareggiato per la Coppa Campioni, pardon, la Presidenza della Repubblica. Lui, Renzi, è più giovane e in gamba di tutti loro, piace a mezza Italia e forse più con il suo pressing, ma non ha gli arbitri dalla sua parte. Prima gli fan capire che anche se non può aspirare a diventare Presidente della Repubblica – eh già, bisogna avere dai 65 anni in su, meglio se 80, mica 38! – diversamente da loro, potrà almeno votare per eleggerlo. Poi, dopo averlo ammonito, estraggono un cartellino rosso e gli fischiano pure un rigore contro lasciandolo al palo. Suvvia Matteo o che razza di tifoso viola tu sei a non aver capito che Bersani gli è peggio di Tagliavento? 3 Binaghi gemello di Bersani O chi ll’è Binaghi? Vu dumanderete. È il presidente della Federazione Italiana Tennis. Sì quello che dopo il ventennio di presidenza dell’avvocato fiorentino Galgani si presentò alle elezioni del 2000 sventolando la bandiera del rinnovamento e con cavallo di battaglia lo slogan “Dopo 8 anni tutti i dirigenti devono andare a casa e favorire il ricambio generazionale”. Già proprio così, ma intanto fino al 2016 si è garantito la certezza di restare sempre ben comodo sulla

stessa poltrona di Galgani. Da anni il presidente sardo piange sempre miseria perché non ci sono i soldi per un centro tecnico femminile del tennis, perché a Tirrenia in quello maschile ci sono troppi pochi posti per i giovani più promettenti. E l’ultimo top-ten italiano risale a 35 anni fa. Galgani più Binaghi. Poi dopo aver regalato 400.000 euro alla Schiavone quando Francesca ha vinto il Roland Garros (e con esso la “poareta” ha 10 milioni di dollari di soli premi in banca! O non era meglio intitolargli un campo come a Margaret Court in Australia, oppure un busto come ha fatto Wimbledon con il mitico Fred Perry… che non è una maglietta con l’alloro eh?), non contento, affida la gestione di un canale televisivo, Supertennis, che costa svariati milioni d’euro l’anno al proprio zio, dimenticando dopo anni di buchi paurosi – si fa per dire – di averne promesso il pareggio di bilancio dopo 3 anni. Magari! L’ultima non è male: la Federazione Internazionale ha chiesto alle varie federazioni nazionali di premiare quei tennisti che hanno avuto un minimo di 25 convocazioni per la Coppa Davis. Per l’Italia i viventi sono cinque: Pietrangeli, Panatta, Bertolucci, Barazzutti e Nargiso. Ma la FIT di Binaghi il premio continua a rinviarlo. Sapete perché? Perché Binaghi non vuole premiare Panatta. Così ci vanno di mezzo tutti gli altri. D’altra parte Bersani premierebbe mai Renzi lasciandogli il segretariato del Partito? Non ci pensa nemmeno, anche se con lui il PD ha raccolto poco più dei voti del PDL di Berlusconi e dei Cinque Stelle di Beppe Grillo. Ragazzi, viola e non viola, questa è l’Italia.

“Gli è tutto da rifare”. Ecco, noi l’abbiamo rifatto “La Pagella che Scotta” è una rubrica che nacque sul Brivido Sportivo, allora diretto da Paolo Melani, tra trenta e trentacinque anni fa. Gli diede vita lo stesso autore di oggi, Ubaldo Scanagatta, per oltre 30 anni inviato del Gruppo La Nazione-Il Resto Del Carlino-Il Giorno al seguito del Grande Tennis e di oltre 130 tornei dello Slam, ma anche 5 Olimpiadi e 3 Coppa America di vela, e oggi direttore del sito n.1 del tennis in Italia, www.Ubitennis.com. Fra i collaboratori di allora c’erano una giovanissima Manuela Righini, la giornalista che sarebbe diventata caporedattrice all’Ansa e al Corriere della Sera, e alla quale è stata dedicata dopo la sua prematura scomparsa la sala conferenza-stampa della Fiorentina al Franchi, Paolo Pellegrini, caposervizio a La Nazione. In comune loro, e altri collaboratori del Brivido Sportivo, avevano due grandi passioni, quella per la Fiorentina in primis, quella per il giornalismo in secundis. Molti di loro avrebbero avuto soddisfazioni da entrambe, forse nessuna però come quella

vissuta all’epoca della Fiorentina yè-yè del Petisso Pesaola che avrebbe vinto il secondo scudetto viola. Superchi, Rogora, Longoni (Mancin), Esposito, Ferrante, Brizi, Hamrin, Merlo, Maraschi, De Sisti, Chiarugi (Amarildo). Ciò anche se alcuni di quei giovanissimi redattori da bambini, ma proprio bambini, avevano potuto festeggiare perfino il primo trionfo nel campionato, il 4-1 con la Lazio alle penultima di campionato 1955-1956 per la matematica certezza dello squadrone viola allenato da Fulvio Bernardini, il “dottore”, Sarti, Magnini Cervato, Chiappella, Rosetta (o Orzan), Segato, Julinho, Montuori, Virgili, Gratton, Petris (o Bizzarri). Quei ragazzi che per fare uscire al martedì il Brivido Sportivo, dopo 14-16 ore di forsennato ma entusiasta lavoro al lunedì, sarebbero stati poi testimoni di altri momenti felici – emblematica la scoperta di Giancarlo “Enel” Antognoni, quel ragazzo che giocava guardando le stelle, gli anni di Baggio – così come di altri di profonda delusione, la vittoria orribilmente sfumata a Cagliari dell’81-82 men-

tre la Juventus vinceva a Catanzaro con un rigore di Brady e del famoso grido disperato “meglio secondi che ladri”, fino alla… morte civile della Fiorentina con la scomparsa nelle serie minori della squadra malamente amministrata da Cecchi Gori junior, Vittorione purtroppo assai poco vittorioso anche se con Batigol e Edmundo si ebbe modo di illudersi ancora fino al più triste (per noi) dei Carnevali brasileiri. Oggi, come se il tempo non fosse passato, come se niente fosse cambiato, “La Pagella che Scotta” torna a rivivere sul Brivido Sportivo, con la speranza di regalarvi qualche sorriso, talvolta all’apparenza forse anche un tantino perfido, altrimenti non scotterebbe, ma in realtà mai ispirato da vera cattiveria. Sapete, no, quale sia lo spirito di noi maledetti toscani? Non ci va mai bene niente, siamo eterni brontoloni, degni compari del Gino Bartali il cui motto era sempre: “Gli è tutto da rifare”. Ecco, noi l’abbiamo rifatto. Senza la pretesa che ci prendiate troppo sul serio. Anzi, ci raccomandiamo. Non fatelo.


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A

ncora ebbro del recente trionfo di pubblico al Nelson Mandela Forum, sold out per la finale del campionato di serie A di artistica, il Centro Ginnastica Firenze si è rituffato a capofitto negli impegni agonistici della stagione, sia sul fronte maschile, sia su quello femminile. È toccato per primi agli uomini, anzi ai ragazzini della serie C, impegnati sabato 13 aprile a Fermo nella fase interregionale (zona Centro) del campionato; in palio il passaggio alla finale

Il Brivido Sportivo - 19 Aprile 2013

Fiorentina - Torino

Qualificata la serie C maschile; oro a squadre nella finale UISP di Miniprima 4

IL CGF VERSO LE FINALI NAZIONALI nazionale del prossimo 11 maggio, a Modena. Qualificazione che puntualmente è arrivata per la squadra A, formata da Daniele Bedini, Riccardo Chiti, Jacopo Gaito, Niccolò Vannucchi e Sovann Vitellozzi, quinta classificata e dunque ammessa di diritto – tra l’altro, prima classificata tra le toscane – a giocarsi il titolo italiano. A partecipare alla finalissima saranno, infatti, la prima di ogni regione più altre 25 squadre, in base alla classifica generale stilata a livello nazionale, in

base ai punteggi ottenuti nelle rispettive gare interregionali. Si è fermata invece nelle Marche l’avventura della seconda squadra, con Matteo Casella, Andrea Curia, Lorenzo Giani, Edoardo Lompi e Marco Silei, ginnasti meno esperti che però hanno raccolto una preziosa esperienza, in vista del prossimo anno sportivo. La domenica è stata poi tutta al femminile, ed è cominciata di buon’ora per Alessia Burberi e Sara Campolmi, che a Camaiore

(LU) hanno disputato la finale regionale del campionato UISP di Miniprima 4 attrezzi, categoria squadre miste. Senza l’apporto della compagna Martina Marazzini – costretta a dare forfait all’ultimo minuto – le due ginnaste gigliate hanno dovuto sostenere le prove su tutti e quattro gli attrezzi di gara, volteggio, parallele asimmetriche, trave e corpo libero (due, infatti, le atlete che per ogni squadra devono salire all’attrezzo). Risultato: primo gradino del podio nella

gara di giornata e argento in campionato, più una pioggia di medaglie nelle classifiche per attrezzo, con due ori (volteggio e parallele) e un argento (corpo libero) per la Burberi; un bronzo (volteggio) e un oro (trave) per la Campolmi. L’appuntamento per loro è ora con le finali nazionali – quest’anno proprio in Toscana, a Rosignano – previste nel week-end a cavallo tra la fine di maggio e l’inizio di giugno.

Sara Campolmi e Alessia Burberi

parallele pari

Le due squadre di serie C con l’allenatore Alterini

riccardo chiti al volteggio

Niccolò Vannucchi alla sbarra

Campolmi e Burberi sul primo gradino del podio

Daniele Bedini al corpo libero

Il podio del volteggio di Miniprima 4 attrezzi UISP

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Il Brivido Sportivo - 19 Aprile 2013

Midland

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Fiorentina - Torino

Le 5 migliori formazioni della prima giornata delle fasi finali

TOP FIVE MIDLAND

5) Quinta posizione per l’MCL Quinto Alto che ha vinto per 9-6 contro l’A-Team la prima gara di Golden League calcio a 5. Nella goleada spicca la tripletta di Lorenzo Chini per l’MCL che fa ben sperare per il passaggio al turno successivo.

4) Al quarto posto si piazza il Pipela FC (formazione del girone C di Top League calcio a 7) che ha vinto un match tiratissimo per 1-0 contro il CS Sorgane (gol vittoria di Patricelli Lorenzo). Rete, quella di Patricelli, che ha consentito al Pipela FC di portarsi in testa al girone. Importante ai fini di questo piazzamento è stato anche il pareggio fra Campone UTD e Poeroni per 1-1.

3) Sale sul gradino più basso del podio di questa speciale classifica la Fiorentona di bomber Limatola, che ha fatto suo il primo match di Golden League calcio a 7, contro la ‘dura’ (se così si può dire) Polisportiva le Lame. È stata proprio una doppietta di Limatola a decidere l’incontro con le Lame, che hanno accorciato nel finale pur non riuscendo ad evitare la sconfitta: i 3 punti sono andati alla formazione gigliata.

1) Sul gradino più alto della settimana il Ciddippì Quinto Alto che nel girone B di Top League calcio a 5 ha battuto per 9-5 la forte formazione del Mostodolce, con Simone Bardi autore di ben 6 gol. Adesso toccherà ai Galacticos affrontare le due squadre, quindi il Ciddippì può considerarsi vicinissimo alla seconda fase.

2) Medaglia d’argento per gli Unmimovo che nella Top League di calcio a 5 hanno ben figurato alla prima vincendo ben 4-0 contro i Momy Dick. Nel loro particolare girone a 3 squadre, sembrano avere ad ora quasi acquisito il passaggio al turno successivo, anche se i loro prossimi avversari si chiamano VC Alfa Cure: match, questo, da non perdere assolutamente.


50 Calcio Toscana

Il Brivido Sportivo - 19 Aprile 2013

Fiorentina - Torino

C5 maschile: intervista capitano e fondatore della squadra ‘Il Fortino’ chealparteciperà alla Top League

‘Torrione’ Liccioli:

“E dire che tutto è iniziato 2 anni fa tra amici e per scommessa”

di Steto Prosegue la nostra ricerca alla scoperta delle realtà del Calcio Toscana: abbiamo contattato Lorenzo ‘Torrione’ Liccioli, fondatore della formazione di C5 maschile Il Fortino. La squadra ha terminato il proprio campionato al terzo posto, conquistando il diritto di partecipare alla Top League: una cavalcata iniziata appena 16 mesi fa, che il capitano de Il Fortino spiega come e grazie a chi è stata resa possibile. Avete iniziato a partecipare ai campionati del Calcio Toscana da meno di due anni: come e grazie a chi è nata l’idea di allestire Il Fortino? «L’idea di allestire la squadra è nata come una scommessa. In verità noi tutti giochiamo insieme fin da quando, da bambini, abbiamo iniziato a tirare i primi calci nel campino della parroc-

chia. Siamo infatti un gruppo di ragazzi cresciuti insieme nello stesso piccolo quartiere di Firenze (il Galluzzo). Solamente due anni fa, tuttavia, abbiamo deciso di metterci in gioco per capire quale fosse il nostro reale valore. Questa era la nostra scommessa. L’idea dunque è stata un po’ di tutti e le difficoltà nel mettere insieme la squadra veramente rare! Del resto, un gruppo di amici così affiatato si trova spesso e volentieri d’accordo su tutto». Il Fortino è formato interamente da ragazzi molto giovani: nonostante questo avete già ottenuto risultati importanti e la squadra è in continua crescita. Qual è il vostro segreto? «Sicuramente quello di essere un gruppo unito e di avere voglia di divertirsi. I rapporti tra noi vanno ben oltre la partita di campionato. In campo ritroviamo i sincronismi di una vita insieme, ognuno gioca sapendo già il movimento dell’altro. A tutto questo aggiungiamo tre o quattro ragazzi davvero molto bravi tecnicamente: è possibile raggiungere traguardi importanti e togliersi diverse soddisfazioni». Ci sono aneddoti o episodi particolari che le piacerebbe raccontare? «Una curiosità riguarda il nome della squadra. Il nome ‘il

Fortino’ nasce proprio da quel gruppo di ragazzi che si divertiva giocando nel campetto del parroco o nei tornei estivi nei vari campeggi d’Italia. È noto: spesso in queste partite le squadre vengono formate mescolando i vari partecipanti, ma quando i giocatori del Galluzzo si trovavano tutti con la stessa divisa, allora i nostri avversari erano soliti chiamarci ‘il Fortino’. E noi giocavamo al grido di “il Fortino non crolla mai!”». La vostra annata è stata finora contrassegnata da risultati importanti, anche se l’inaspettato pareggio all’ultima giornata vi è costato il campionato. Cosa vi è mancato per cogliere questo prestigioso risultato? «Analizzando l’ultima partita salta all’occhio che abbiamo giocato per tutto l’anno in un campo di dimensioni decisamente superiori (più o meno il doppio) rispetto a quello dell’ultima giornata: questo ci ha sicuramente penalizzati. A questo aggiungiamo un paio di assenze importanti e un pizzico di sfortuna negli episodi. Purtroppo questo è il Futsal. Questa esperienza ci deve servire per crescere e per evitare di ricadere negli stessi errori. Nel complesso la valutazione

della stagione della squadra non può che essere positiva. Abbiamo avuto il secondo attacco migliore del campionato, la seconda miglior difesa e abbiamo perso una sola partita. Sono molto soddisfatto della stagione, ripeto: peccato solamente per l’ultima gara». Lo scorso anno avete ottenuto uno storico successo, la vittoria della Golden League: che ricordi ha di quella cavalcata trionfale e si aspettava un simile risultato al vostro esordio? «Non dimenticherò mai quella partita. Non solo per il risultato raggiunto, ma per le variegate emozioni che ci hanno accompagnato fino a quella sera. Nessuno di noi si sarebbe aspettato di raggiungere quel traguardo già alla prima stagione. Una volta superata la semifinale, è iniziata una settimana molto particolare. Ricordo che in tutto il gruppo la tensione cresceva giorno dopo giorno. Ci sentivamo quotidianamente e tutti volevano essere al 200%. Per molti di noi quella era la prima finale in una competizione ufficiale. La sera della partita poi, la rammento con particolare emozione. Il ricordo più bello è il gol di Luchini: ha segnato l’unico gol di tutti i supplementari, quel-

lo della vittoria. E ricordo che nell’esultanza è corso verso di noi e ci ha abbracciati tutti, urlando con tutta la sua voce. Ancora oggi a ripensarci mi vengono i brividi». In questo periodo sarete impegnati sia nella Coppa Toscana che nella Top League. Quali sono i vostri obiettivi in Coppa e nelle Fasi Finali? «La Coppa Toscana arriva in un momento un po’ particolare. Ritengo che questo possa essere un banco di prova fondamentale per la squadra. Se avremo infatti la forza per reagire e per affrontare squadre di alto livello riuscendo a portare a casa risultati importanti, avremo fatto un grande passo avanti verso la piena maturità mentale del gruppo. Anche nella Top League il nostro obiettivo sarà spingerci più avanti possibile: certamente già esserci qualificati per questa prestigiosa competizione ci rende orgogliosi del nostro campionato, ma non ci poniamo limiti. Siamo consapevoli che incontreremo avversari di grande spessore, ma ce la metteremo tutta per raggiungere i traguardi più importanti. Cercheremo punti e vittorie per scrivere una nuova pagina sportiva nella storia della nostra amicizia».




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