IL BRIVIDO SPORTIVO N. 25 DEL 21.06.2012

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86 - n. 25 - Giovedì 21 Giugno 2012

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“Un uomo leale e Un allenatore nato” E qualcosa lo accomuna a Spalletti

L’esclusiva di Michela Lanza

Bini, Lucchesi e Corsi, gli uomini che conoscono Montella da sempre si confessano al Brivido Vincenzo Montella non è solo il neo allenatore della Fiorentina, ma un ex giocatore e soprattutto un uomo. Un ragazzino arrivato in Toscana ad appena 13 anni nel settore giovanile dell’Empoli, società che ha sfornato negli anni un importante numero di talenti, dove ha avuto la possibilità di crescere sotto il profilo calcistico, ma anche umano maturando anzitempo. Da lì, poi, ha preso il volo ed è diventato un campione, un attaccante veloce e infallibile, uno spauracchio di tutte le difese avversarie. Chi lo consoce bene fa in esclusiva al Brivido Sportivo un ritratto del Montella ‘personaggio’ piuttosto che del tecnico, perché sotto quell’aspetto Firenze imparerà a conoscerlo da sola nel periodo che Vincenzo passerà sulla panchina viola (con l’augurio che sia lungo e prosperoso) tenendo presente quanto di buono ha già fatto vedere a Roma e a Catania. SILVANO BINI, il personaggio che potrebbe essere ribattezzato ‘Empoli in persona’ per aver lavorato nella società toscana per ben 49 anni ed aver ricoperto pressoché ogni tipo di ruolo, compreso quello di talent scout. E proprio da talent scout ha scoperto le qualità del giovanissimo Vincenzo Montella. Questo il profilo dell’attuale tecnico viola fatto da Bini: «Ricordo ancora quando l’ho scelto per portarlo

ad Empoli. Lui faceva raduni ai quali partecipavano dai trenta ai quaranta bambini. Io selezionavo quelli che per me erano i più bravi. Tra questi c’era lui (e poi tanti altri ne ho portati ad Empoli, da Birindelli a Di Natale per fare due nomi). Era un ragazzino, aveva 13 anni, ma aveva già una mentalità da grande. Aveva cervello e questo lo ha fatto diventare quello che è diventato prima come calciatore, poi come allenatore. Ricordo che tra i ragazzini dell’Empoli, oltre a lui, c’era un certo Tegolo che tecnicamente non aveva niente da invidiare a Vincenzo, ma non ha avuto la testa giusta per arrivare in alto. Montella invece è sempre stato serio, fin da ragazzino, ed ha sempre dimostrato di tenerci tanto ad arrivare a raggiungere traguardi importanti. L’ho sempre seguito sia

come giocatore che adesso come allenatore e mi fa molto piacere che la Fiorentina abbia puntato su di lui. Anzi, dirò di più, la società viola ha fatto benissimo a puntare su di lui perché è un giovane tecnico che ha stimoli ed oggi credo sia sempre più opportuno andare alla ricerca di persone che hanno voglia di arrivare in alto piuttosto che strapagare personaggi ‘sazi’. Questo sia per quanto riguarda gli allenatori che i giocatori. Tornando a Montella, al suo profilo umano, dico che è una persona molto intelligente e dalla grande personalità. Uno che intuisce oggi quello che può succedere domani. Quando le persone parlano, capisce dove vogliono andare a parare. È furbo, ha capacità e intuito. E so che studia ancora, che si tiene costantemente aggiornato. Per quanto riguar-

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da, poi, i risultati ottenuti, sia la sua lunga carriera da giocatore, sia quella per adesso breve ma intensa da allenatore parlano da sole. È un uomo che ha dimostrato di sapere raggiungere i propri obiettivi. Una cosa: dico a Firenze (in particolar modo alla stampa fiorentina) di avere fiducia in lui, di dargli la possibilità di lavorare, di non giudicarlo dopo una o due partite. Difetti? Non riesco a ricordarne uno. Fin da quando era un bambino è sempre stato serio e rispettoso». FABRIZIO LUCCHESI, uomo di calcio che non ha bisogno di presentazioni. Conosce molto bene Firenze (è stato Direttore Generale della squadra dei Della Valle negli anni in cui è risalita dalla serie C alla serie A) e ancor di più Vincenzo Montella. Lucchesi, infatti, negli anni in cui il neo tecnico viola muoveva

i suoi primi passi da professionista ad Empoli, era Direttore Sportivo nonché Responsabile del Settore Giovanile del club toscano e poi, quando l’‘Aeroplanino’ ha preso il volo per Roma, è approdato sulle rive del Tevere, chiamato da Franco Sensi, per svolgere il ruolo di Direttore Generale della squadra che poi, un anno dopo il suo arrivo, ha vinto lo scudetto (grazie anche ai gol di Montella). Insomma i due si conoscono molto bene. Per questo, Lucchesi può presentare a Firenze il Montella uomo: «L’ho visto bambino, poi calciatore, poi campione e uomo. Oggi è un allenatore e posso dire di essere stato fortunato ad avere assistito a tutta la parabola di Vincenzo. Alla sua eccelsa carriera. Di aneddoti da raccontare ce ne sarebbero talmente tanti che non me ne viene in mente uno in particolare, ma faccio volentieri un profilo di Montella uomo, perché quello che più mi ha colpito di lui è che è sempre rimasto una persona semplice, che non è mai cambiata (io non lo vedo da un po’ di tempo, ma mi dicono che è sempre uguale), se non nell’età anagrafica. Montella è un uomo leale, un ragazzo sensibile, dolce, ma allo stesso tempo con un carattere forte, determinato. È uno che intuisce le cose, le legge e le sa analizzare sia nella vita, che quando era in campo da giocatore prima e da allenatore ora. Inoltre è un ragazzo serio che non ha mai avuto gril-

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come Roma, non è mai stato un uomogossip. Anzi. È un ragazzo umile, che ha una grande personalità. Il rapporto con i compagni? Parlo degli anni in cui era a Roma, perché a Empoli era troppo giovane. Dico che è sempre stato amato dalla squadra perché è un tipo molto diretto e questa cosa colpisce in positivo. Telefoni: 338 1288266 (Massimo) Telefoni: 338 1288266 (Massimo) 50012 GRASSINA 50012 GRASSINA Però qualche volta capitava 333 5907878 (Danila)che Vin333 5907878 (Danila) Bagno a Ripoli (FI) Bagno a Ripoli (FI) E-mail: ilbaccodivino@libero.it E-mail: ilbaccodivino@libero.it Via Ponte del Lepri, 26 Via Ponte del Lepri, 26 cenzo trovasse compagni o allenatori Lui è giovane, è vero, ma solo a livello o dirigenti che non fossero in linea con anagrafico e di vissuto come tecnico. questo suo modo di essere diretto e al- Non certo per la sua esperienza nell’amlora ci entrava in conflitto. Lui è sempre biente calcio, né per la sua personalità. stato leale con tutti e pretendeva la stes- E questa sua giovane età non gli porterà sa lealtà dagli altri nei suoi confronti. Per nessuno svantaggio, semmai qualche questo, se veniva a mancare la recipro- vantaggio. Avendo concluso da poco la cità, venivano a crearsi screzi nei rap- sua carriera da giocatore, sa come anporti. E questo è successo con qualcuno dare incontro alle esigenze dei suoi cal(due nomi su tutti sono Fabio Capello e ciatori. Una curiosità? Posso solo dire Franco Baldini ndr). Indipendentemente che è un amante di Ischia ed è rimasto da qualche screzio, ha sempre comun- molto attaccato alla sua terra, seppur sia que dimostrato di essere un professio- un napoletano atipico in quanto la sua nista ineccepibile. Se era prevedibile la vita, di fatto, si è sviluppata altrove avensua carriera da allenatore? Quando le do lasciato il suo paese a soli 13 anni». nostre strade si sono divise lui aveva FABRIZIO CORSI, non poteva 25-26 anni e non era semplice preve- mancare. Presidente dell’Empoli dere il futuro. Ma pensandoci a ritroso, da oltre vent’anni, è colui che ha erano evidenti in lui le peculiarità del accolto un giovanissimo Montella mestiere di tecnico e quindi dico si. Ave- per coccolarlo, curarlo e poi lanva già da calciatore tutte le qualità che ciarlo nel professionismo. Più che servono per fare l’allenatore, soprattutto un suo ex giocatore, ancora oggi, è bravissimo nei rapporti interpersonali. lo considera uno di famiglia. E la

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cosa è reciproca. Le parole di Corsi al Brivido Sportivo su Montella: «Quando è arrivato ad Empoli era giovanissimo. Aveva 13 anni e a 16 Guidolin lo fece debuttare in prima squadra. Quando si è trovato a confrontarsi con lo spogliatoio, non ha subito alcun impatto anzi, il suo atteggiamento era paritario a quello dei giocatori di 30 anni. Montella a 16 anni era già un uomo e questa sua caratteristica è sempre stata il suo marchio di fabbrica, anche quando si è trovato ad affrontare problemi importanti come qualche infortunio o, peggio ancora, quando ha dovuto fare i conti con una miocardite noiosa e preoccupante che lo ha costretto ad interrompere l’attività per un anno intero (rischiando la carriera). Ha sempre affrontato le cose con una maturità ineccepibile seppur non avesse

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ancora vent’anni. Ricordo che per curarlo lo portammo da un cardiologo a Roma (il professor Zeppilli, che è stato anche per anni medico della Nazionale) al quale io dissi: “Qui ci sono due possibilità: se il ragazzo non guarisce andrà a lavorare per il Comune di Pomigliano d’Arco, se invece guarisce arriverà in pochi anni in Nazionale…”. La mia era una provocazione tramite la quale facevo intendere che valore calcistico avesse per me Montella. E quando poi ci ritrovammo a Coverciano tutti insieme qualche anno dopo (Vincenzo convocato in azzurro, il professor Zeppilli ed io) abbiamo rievocato l’episodio. Una delle caratteristiche di Vincenzo, dunque, è quella di affrontare con serenità e con una personalità innata le diverse situazioni che la vita gli mette di fronte. Sia che si trovi

davanti a cose belle o meno belle, lo accompagna un forte equilibrio. E questo è importantissimo. Per quanto riguarda il suo nuovo ruolo (di allenatore), non mi ha sorpreso il fatto di trovarlo così maturo e preparato. Avevo constatato già quando era allenatore dei Giovanissimi della Roma che aveva stoffa e l’ho verificato anche nel recente impatto col calcio professionistico, prima sulla panchina dei grandi della Roma poi su quella del Catania. Lui è un allenatore nato». A Firenze il popolo sognava Spalletti, ma nel frattempo accetta Montella. Chi meglio del presidente dell’Empoli Corsi può dire se i due hanno qualcosa in comune? «La passione per il lavoro e la voglia di migliorarsi sempre. Non smettono mai di studiare, di aggiornarsi, di mettersi alla prova. Poi Montella come Spalletti, come Guidolin e come altri allenatori sanno adattare le proprie scelte agli uomini che hanno a disposizione e questo è fondamentale. Penso a Vincenzo e al cambio tattico che ha effettuato nello scorso campionato a Catania, cambio tattico che ha dato frutti importanti. Un difetto? Quando vuoi bene ad una persona, i difetti sono caratteristiche… tra noi c’è un rapporto familiare (così come con Di Natale, Birindelli, Galante, Marchionni). Io vivo le loro cose come una persona di famiglia, gioisco per i loro successi. E la cosa è reciproca. Se ci vediamo ancora? Ci sentiamo ancora e anche di più. E ora che è arrivato a Firenze avremo anche più occasioni per rivederci. Da ragazzo ero tifoso della Fiorentina e il fatto che lui sieda sulla panchina viola, mi coinvolge. Tifo per Montella».

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Futuro appeso ad un CdA di

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Presente e futuro

di Alessandro Latini

I nuovi quadri dirigenziali non sono poi così diversi da quelli vecchi… Sono giorni decisivi per il futuro immediato della Fiorentina. Nelle prossime ore è infatti in programma un Consiglio d’Amministrazione fondamentale per stabilire il budget della campagna acquisti estiva. Uno dei punti all’ordine del giorno è proprio questo. Ben presto capiremo quindi quanto avrà a disposizione Pradè per rivoluzionare la Fiorentina e portare in viola un cospicuo numero di giocatori. Andrea Della Valle (in fortissimo dubbio la sua presenza al CdA) ha dichiarato incedibile Stevan Jovetic nei giorni scorsi (a dir la verità si è sempre detto sicuro di averlo blindato nel corso della stagione), ma non è ancora da escludere totalmente che la Fiorentina debba fare i conti con il possibile ‘mal di pancia’ di Jo-Jo. Niente vieta al Chelsea o a qualche altro grande club di fare delle offerte alla Fiorentina e di lusingare il giocatore con proposte di ingaggio nettamente superiore a quello percepito in viola. E in quel caso cosa farebbe la proprietà viola? Per adesso la risposta non c’è, anche perché i colossi europei non si sono fatti vivi. L’ago della bilancia è rappresentato proprio dal montenegrino, che con la sua partenza aprirebbe scenari diversi per il futuro della società. In questo senso una cosa sembra chiara: i soldi ricavati dall’eventuale cessione di Jovetic sarebbero reinvestiti sul mercato. Azione non scontata e di non poco conto, so-

prattutto perché qualche giorno fa si era parlato di quei soldi come quelli utili per ripianare il bilancio. Se invece Jovetic rimarrà in viola (come adesso è probabile) Pradè dovrà ricorrere a prestiti, scambi e comproprietà per rinnovare la rosa. I Della Valle, seppur non ancora intenzionati a fare passi avanti o a rilanciare in grande stile il progetto, non faranno mancare ‘ossigeno’ alla Fiorentina. Non è da escludere anche qualche anticipo di cassa (milioni di euro antici-

pati dalla proprietà per le operazioni in entrata e poi ‘restituiti’ dalla Fiorentina dopo aver ceduto qualche calciatore) così come dovrebbe essere buono (in proporzione) il budget destinato al settore giovanile. UN CANE CHE SI MORDE LA CODA. Ma il comportamento dei Della Valle fa ancora riflettere Firenze. Cominciamo con il dire che Andrea non dovrebbe tornare a ricoprire la carica di presidente (ancora affidata a Mario Cognigni)

anche perché la delusione per la contestazione nel giorno di Fiorentina-Cagliari non è stata ancora smaltita. E’ vero che i circa cento contestatori furono subissati di fischi dal resto dello stadio, ma è altrettanto vero che il segnale lanciato da una parte della tifoseria non è stato trascurato dalla proprietà. Andrea, fra i due fratelli, è certamente quello più legato alla Fiorentina. Chi lo conosce bene racconta con dovizia di particolari delle sue sofferenze nel corso dell’ultima stagione e di quanto abbia esultato dopo le vittorie con Milan e Roma. Il primo tifoso è proprio lui e ha lo stesso stato d’animo di tutti i fiorentini ‘malati’ di viola: la delusione. L’ambiente gigliato è come un cane che si morde la coda. I Della Valle sono delusi dal comportamento di una parte della città (anche dalle istituzioni?) e i tifosi sono a loro volta delusi da due anni di non gioco e di rarissime soddisfazioni. Nel Cda di venerdì sarà toccato anche il tasto del rapporto tra società e tifosi e saranno passate al vaglio alcune iniziative importanti per riavvicinare la gente alla squadra. E’ questo il primo passo da fare, ancora prima di mettere mano al portafogli per comprare i giocatori. Ma le due cose, naturalmente, vanno di pari passo. NIENTE RIVOLUZIONE. E se la rosa sarà praticamente rivoluzionata (il 31 di agosto potremmo contare addirittura

tra i dieci e i dodici volti nuovi) i quadri dirigenziali sono rimasti pressoché immutati. Corvino a parte, che è stato sostituito da Pradè nel ruolo di direttore sportivo, tutti i dirigenti sono rimasti al loro posto e forse molti tifosi avrebbero gradito aria nuova anche al timone della società. La novità è rappresentata da Eduardo Macia nel ruolo di direttore tecnico e la Fiorentina è essenzialmente aggrappata alle sue intuizioni. E’ lui che scandaglia il mercato europeo per conto di Pradè ed è sempre lui che suggerirà i giocatori giusti per il settore giovanile, nel quale continuerà a lavorare il professor Vincenzo Vergine, insieme ai suoi collaboratori: in primis Niccolini e Cappelletti. Inoltre c’è da sottolineare che la posizione di Lorenzo Amoruso (fin’ora capo degli osservatori) è a forte rischio. Difficile infatti che la Fiorentina gli proponga il rinnovo del contratto (in scadenza il 30 giugno) anche perché tutte le cariche sono state già assegnate e di fatto il capo degli osservatori e punto di riferimento di essi è proprio Macia. Per uno che se ne va c’è anche qualcuno che arriva. In questo caso i quadri societari non c’entrano, ma a breve lo staff medico si arricchirà di una nuova figura. Luca Pengue raggiungerà Montella e Pradè, due che lo stimano molto e lo conoscono bene per averci lavorato insieme ai tempi della Roma.

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DIRETTORE RESPONSABILE Michela Lanza direttore@brividosportivo.it REDAZIONE redazione@brividosportivo.it CONSULENTE EDITORIALE Alessandro Rialti

EDITORE E PUBBLICITà Salvini Editore srl Via S. Quirico 167 50013 Campi Bisenzio (Fi) tel. 055.9334666 Fax 055.9334667 info@salvinieditore.it GRAFICA E IMPAGINAZIONE Maso Bardi - grafica@brividosportivo.it

STAMPA Centro Stampa Editoriale srl Grisignano di Zocco (Vi) DISTRIBUZIONE distribuzione@brividosportivo.it

COLLABORATORI Alessandro Rialti, Saverio Pestuggia, Michela Lanza, Ruben Lopes Pegna, Luca Capanni, Alessandro Latini, Giampiero Tosi, Duccio Magnelli, Chiara Baglioni, Federico Pettini FOTO La Presse

Dopo gli attaccanti spazio a due difensori e a Rasmus Elm

supermarket L’angoloeuropa del tifoso di Alessandro di Luca Latini Capanni

Nella prima puntata di ‘Supermarket Europa’ siamo stati fin troppo facili profeti. Mario Mandzukic, da noi segnalato come un potenziale affare, è letteralmente sbocciato in questi Europei e tanti top club si sono accorti di lui. C’è chi parla addirittura di un interesse del ricchissimo PSG, mentre altri si sono spinti fino al Barcellona. Difficile dire se si tratti di vere e proprie trattative o di semplici sondaggi, noi intanto proseguiamo il nostro viaggio nei meandri di Euro 2012, alla scoperta di quei talenti che ancora non riempiono le pagine dei giornali e che hanno prezzi e ingaggi accessibili per la Fiorentina. SICUREZZA CROATA. Il primo nome che facciamo oggi è quello di Gordon Schildenfeld, difensore croato dell’Eintracht Francoforte. Di fronte alla disperazione italica per non aver battuto la Croazia sarà passato certamente in secondo piano, ma se Cassano, Balotelli e Di Natale hanno fatto solo il solletico alla difesa di Bilic il merito è anche suo. Colosso alto 192 cm, fa della forza fisica la sua arma migliore. Difficile batterlo sui palloni aerei, ma non è andato in difficoltà neanche contro i rapidi attaccanti azzurri. A completare un buon quadro tecnico c’è anche la partita contro l’Irlanda, che ha opposto alla Croazia uomini fisicamente molto prestanti. Schildenfeld non ha battuto ciglio ed è risultato uno dei migliori in campo. A renderlo perfetto per la nostra rubrica c’è anche (e soprattutto) il valore del suo cartellino. Costa più o meno 3 milioni di euro e le sue pretese per l’ingaggio non sono certamente di primo livello, anche perché giova ricordare che l’Eintracht Francoforte milita nella seconda divisione tedesca (la serie B italiana). L’età è dalla

sua parte (è un classe ’85) ed è nel pieno della maturità calcistica. Il suo nome ancora non è salito alla ribalta, ma siamo pronti a scommettere che di qui a poco qualche operatore di mercato si accorgerà di lui. Come si dice in questi casi: poca

spesa e parecchia ripresa. UN PICCOLO GIOIELLO. Dalla difesa al centrocampo, passiamo ad uno che sul taccuino di Pradè e Macia ci è già finito. Rasmus Christoffer Elm è un centrocampista svedese dell’Az

Alkmaar. Giovane al punto giusto per fare il salto di qualità (è un classe ’88) è abile sia in fase d’interdizione che in zona gol. Nell’ultima stagione è stato autore di 10 gol in 32 partite di Eredivisie e di 2 centri in Europa League. L’Eu-

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i risultati dei gironi 18:00 20:45 18:00 20:45 18:00 20:45 18:00 20:45 18:00 20:45 18:00 20:45 18:00 20:45 18:00 20:45 20:45 20:45 20:45 20:45 20:45 20:45 20:45 20:45

1-0 1-1 1-3 1-1 2-1 1-2 1-1 2-3 1-2 1-1 4-0 0-2 2-3 1-0 1-0 2-1 1-2 0-1 2-0 2-0 1-0

Mario Gomez Di Natale, Fabregas Mandzukic, St Ledger, Jelavic, autogol Given Lescott - Nasri Ibrahimovic, Shevchenko, Shevchenko Jiracek, Pilar, Gekas Dzagoev, Blaszczykowski Pepe, Postiga, Bendtner, Bendtner, Varela Mario Gomez, Mario Gomez, Van Persie Pirlo (p), Mandzukic Torres, Silva, Torres, Fabregas Menez, Cabaye Carrol, Mellberg, Mellberg, Walcott, Welbeck Karagounis Jiracek Van der Vaart, Cristiano Ronaldo, Cristiano Ronaldo Podolski, Krohn-Dehli, Bender Navas Cassano, Balotelli Ibrahimovic, Larsson Rooney

la classifica girone a Repubblica Ceca Grecia Russia Polonia

6 4 4 2

girone B Germania Portogallo Danimarca Olanda

9 6 3 0

girone c Spagna Italia Croazia Repubblica d'Irlanda

7 5 4 0

girone d Inghilterra Francia Ucraina Svezia

7 4 3 3

i Quarti di finale 21 giugno 2012

1

Repubblica Ceca-Portogallo

23 giugno 2012

3

Spagna-Francia

22 giugno 2012

2

Germania-Grecia

24 giugno 2012

4

Inghilterra-Italia

ropeo in corso di svolgimento ha evidenziato i progressi del giocatore, nonostante che la Svezia sia uscita di scena già dopo due partite della fase a gironi. Elm fa gola anche per la sua abilità nel fornire assist ai compagni (17 nel corso

dell’ultima stagione) e per una certa adattabilità a tutti i ruoli del centrocampo. Predilige giocare come centrocampista centrale, ma si adatta con buoni risultati anche in veste di regista davanti alla difesa o come trequartista dietro due punte.

7

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Può essere schierato quindi su tutta la verticale del centrocampo. E le relazioni nella sede della Fiorentina su di lui non mancano. I viola hanno chiesto informazioni già da tempo e si sono sentiti rispondere che per iniziare una trattativa

21 giugno 2012 www.brividosportivo.it

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servono più di 5 milioni di euro. Da tenere presente il fatto che andrà in scadenza di contratto il prossimo anno. In ogni caso (ma il discorso vale per molti altri giocatori) per lui dipenderà tutto dal tipo di mercato che condurrà la società viola. Difficile arrivarci, tanto per non girarci intorno, se la Fiorentina non avrà a disposizione i circa 30 milioni derivanti dall’eventuale cessione di Stevan Jovetic. QUANTITA’ E QUALITA’ A BASSO COSTO. Dopo l’abbuffata di punte della scorsa settimana, per il terzo nome da segnalare torniamo in difesa e ci collochiamo precisamente sulla fascia destra. Non possiamo infatti non citare in questa nostra rubrica una delle rivelazioni più marcate di questo Europeo. Stiamo parlando di Theodor Gebre Selassie, infaticabile esterno di origini etiopi ma che gioca per la Repubblica Ceca. E’ di proprietà dello Slovan Liberec, club con il quale nell’ultima stagione ha disputato 30 partite mettendo insieme anche 5 gol e 6 assist. A farlo balzare all’attenzione degli addetti ai lavori ci ha pensato la sua prestazione contro la Grecia nella seconda partita del girone, nella quale è risultato il migliore in campo e ha fornito l’assist per il secondo e decisivo gol della sua squadra. Ha un costo del cartellino abbordabile per chiunque (1,5 milioni di euro) ed è proprio per questo che a breve farà il grande passo. In Italia lo seguono già diverse squadre e chissà che nelle prossime occasioni anche la coppia Pradè-Macia decida di sedersi davanti al televisore per scrutare le prestazioni di questo terzino venuto dall’Africa ma che vuole conquistare l’Europa.

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21 giugno 2012 www.brividosportivo.it

Cerci, il ‘nuovo’ acquisto

Il mercato L’angolo del tifoso

di Alessandro di Luca Latini Capanni

L’esterno romano con Montella è pronto a spiccare il volo Vincenzo Montella da quando è diventato l’allenatore della Fiorentina ha già operato diverse scelte. Alcune sono diventate di dominio pubblico (altre meno) ed una è piombata sulla società viola come una sentenza: Alessio Cerci non si vende. E’ proprio l’esterno romano il primo acquisto della nuova Fiorentina (non ce ne voglia Hegazy), l’uomo destinato ad avere un’importanza quasi vitale nel nuovo scacchiere tattico dell’allenatore campano. Pradè e Macia si sono dunque messi l’anima in pace e con loro quei club che avevano annusato la possibilità di arrivare al giocatore. Il Torino (del suo mentore Ventura) su tutti, ma anche il Genoa sembrava puntarci forte. Il ds viola perde quindi una cifra vicina ai 5 milioni di euro, ma Montella trova un giocatore tutto da plasmare e da far rendere al massimo. Una sfida affascinante per l’‘Aeroplanino’, che se è riuscito a domare una squadra ricca di focosi argentini come il Catania potrebbe riuscire nell’impresa di donare a Cerci serenità e continuità, due ingredienti che gli mancano per diventare un top player in Italia. SFIDA PER DUE. Una sfida da raccogliere dunque, da parte dell’allenatore ma anche dal giocatore. Nella sua esperienza a Firenze, Cerci ha vissuto di alti e bassi troppo repentini per uno che ha certe qualità tecniche innate. Il

veto di Montella alla sua cessione rappresenta un nuovo punto di partenza per Cerci a Firenze, ma questa chance ha anche il sapore dell’ultima spiaggia. Un paradosso, degno di un giocatore capace di far vivere emozioni completamente opposte ai tifosi viola. Grandi partite hanno fatto da contraltare a match insulsi o (peggio ancora) giocati senza un minimo di autocontrollo come è successo contro la Juventus. Ma in mezzo a questi opposti c’è un dato di fatto supportato dai numeri: Cerci segna come pochi (solo Jovetic gli è davanti) nella rosa della Fiorentina. In due stagioni sulle rive dell’Arno ha messo insieme 52 presenze (in molte occasioni ha giocato spezzoni di partita) e ben 16 gol. Un bottino importante per un esterno d’attacco, che quando è stato assistito in un certo modo ha dimostrato di poter fare la differenza. Solo Mihajlovic ha creduto veramente nelle sue capacità, mentre Rossi ha cercato di farlo diventare una seconda punta (di fatto snaturandolo) prima di avallare una sua eventuale cessione a gennaio. E nel mercato invernale c’era lo stesso Genoa su di lui, ma la proposta non ha soddisfatto Corvino e Cerci è rimasto a Firenze. Rossi quindi non è riuscito ad utilizzarlo al meglio, cosa che puntualmente ha invece fatto Guerini, che lo ha messo nelle condizioni di realizzare il gol salvezza a Lecce. Solo un caso?

Forse, ma una certezza ce la teniamo: se responsabilizzato e coccolato Cerci può essere un uomo da 10 gol a campionato. Chiaramente ci deve mettere del suo e non dovrà essere poco. Il 4-3-3 di Montella non è solo rose e fiori per gli attaccanti esterni del tridente. Se è vero che gli schemi offensivi consentono di puntare l’uomo e andare spesso alla conclusione, è anche vero che in fase di non possesso palla devono essere i primi difensori e a loro viene richiesto un grande sacrificio in azione di ripiegamento. RAPPORTO DA RICOSTRUIRE. Ma oltre a conquistarsi un posto da titolare nella nuova Fiorentina, Cerci dovrà anche prendersi per la prima volta l’affetto della gente in maniera totale. Questo nuovo punto zero riguarda anche (e soprattutto) il rapporto con i tifosi, che non si sono mai lasciati andare nei confronti dell’ex romanista. Sarà per un’antipatia innata (e talvolta ingiustificata) nei confronti dei romani o sarà per qualche dichiarazione avventata dello stesso giocatore («Non andrò mai ad esultare sotto la ‘Fiesole’»), sta di fatto che a Cerci non è mai stato perdonato niente, a differenza di qualche compagno che ha goduto di maggior credito anche nei momenti più bui della stagione. Lui ci ha messo certamente del suo (l’espul-

sione nella gara più sentita dell’anno ha lasciato il segno), ma sembra fortemente intenzionato a ricominciare tutto da capo. E gli stessi supporters viola un’apertura di credito gliel’hanno data. In molti hanno espresso parere negativo ad una sua eventuale cessione prima che Montella si opponesse definitivamente. C’è

fiducia nel fatto che l’allenatore possa vincere quella sfida (soprattutto psicologica) di cui dicevamo sopra, perché sulle caratteristiche tecniche di Cerci non si discute nemmeno. I tifosi viola sono sempre pronti ad innamorarsi dei giocatori che danno del tu al pallone e Cerci rientra proprio in questa categoria. Anche chi fin’ora lo ha ‘odiato’ potrebbe ben presto cambiare idea.

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21 giugno 2012 www.brividosportivo.it

Senza Jovetic col 4-3-3, che lavoro per Pradè! Con Jo-Jo invece straordinari per Cerci

L’angolo del tifoso O’ professore di Luca Capanni di Saverio Pestuggia

Con o senza Stevan Jovetic… Non è certo l’inizio di una commedia di Shakespeare, ma un vero e proprio dilemma che attanaglia al momento tutti i tifosi della Fiorentina si sono divisi equamente sull’opportunità di cederlo a buon prezzo e tenerlo a tutti i costi. Ma che il montenegrino ci sia o non ci sia nella prossima Fiorentina è una questione che non può certo lasciare indifferenti e di sicuro anche Montella, al di là delle dichiarazioni di facciata, sta studiando una Fiorentina con lui e una senza di lui, anche se proprio martedì scorso Andrea Della Valle ha fatto sapere, attraverso il sito ufficiale della società viola, che “in relazione alle notizie riportate sui media inerenti Stevan Jovetic, il patron Andrea Della Valle ribadisce che il calciatore non è sul mercato”. Cominciamo da quella che contempla la presenza di Stevan. Primo perché è la soluzione che tutti prediligono e secondo perché di fatto il ragazzo è di proprietà della società dei Della Valle che lo ha legato a sé con un contratto che scadrà nel 2016. In questo caso il 4-3-3 caro al tecnico napoletano dovrebbe essere rivisto perché Jovetic non dà il meglio del suo repertorio spostato a sinistra e ha già fatto sapere senza giri di parole che il ruolo di esterno non è quello a lui più congeniale. Inoltre non è proprio una prima punta anche se in un attacco di movimento potrebbe al limite giocare da centravanti. Per far risaltare le qualità di Jo-Jo si potrebbe optare per un 4-2-3-1 con il montenegrino piazzato alle spalle della prima punta. In questo caso dovrebbe aumentare il lavoro di Behrami e del suo partner di centrocampo, che dovreb-

be avere qualità e quantità e non svolgere la classica funzione del regista classico. Sugli esterni potrebbe soffrire un po’ Cerci non molto incline ai rientri doverosi con questo modulo e sulla sinistra potrebbe essere impiegato un giocatore più difensivo. Per intendersi uno dalle qualità di Vargas se non lo stesso peruviano, che al momento stenta a trovare acquirenti. La difesa a quattro, infine, non avrebbe differenze in entrambi i moduli anche se con il 4-2-3-1 gli esterni di solito devono spingere di più per dare

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da ‘cercare’ e acquistare di sana pianta gli altri due giocatori da affiancare al romano. Il lavoro di Pradè si prospetta sicuramente maggiore nella seconda ipotesi (quella che prevedrebbe una Fiorentina senza Jovetic) e se consideriamo che il montenegrino ha avuto e avrebbe ancora un grande peso realizzativo per la Fiorentina, il ds viola dovrebbe veramente superarsi per creare in tempi non biblici un reparto offensivo degno di nota... senza il numero 8.

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Finalmente Scalia scende sul ring per il suo secondo match da professionista contro Davide Latini, pugile professionista di Latina (Roma). Dopo la grande prestazione di Scalia avuta nel suo debutto come professionista mandando in ko tecnico il suo avversario dopo solo due riprese, i suoi sostenitori aspettano fiduciosi in un avvincente incontro, che si svolgerà presso lo stadio di Lastra a Signa il giorno 6 luglio alle ore 21:30 in via dello Stadio. Scalia, anche in questa occasione come nella precedente, sarà sponsorizzato dalla Twentysix di Riccardo C. e Lorenzo A. proprietari del negozio di abbigliamento Lawley - Negozio fashion uomo-donna-bambino, presso via Charta 77 n.26 Scandicci (Firenze), i quali credono nella prestazione di Scalia, e nella Società Boxe Lastra a Signa. A precedere l’incontro tanto atteso ci saranno vari match dilettantistici.

mano ai due mediani. E vediamo come potrebbe essere, al di là delle parole di Andrea Della Valle e in attesa del ritorno dalle vacanze del montenegrino che probabilmente esternerà il suo pensiero, la Fiorentina senza Jovetic. In questo caso Montella potrebbe tranquillamente partire con il suo 4-3-3 con la classica difesa a quattro, con Behrami, un regista e un incursore a centrocampo, e con un attacco che partirebbe sicuramente dalla vivacità di Alessio Cerci, ma nel quale sarebbero


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21 giugno 2012 www.brividosportivo.it

L’appello ai Della Valle

L’angolo del tifoso

di Luca Capanni

Pietro Vuturo e Isaia Nocentini: “Liberate Andrea (e ridateci Diego)! ” Parliamoci chiaro, il rapporto fra la tifoseria gigliata e i Della Valle sta vacillando da almeno un paio d’anni. Nessuno si affretti a levare gli scudi, non stiamo parlando di tutta la tifoseria, e non abbiamo detto che il rapporto è distrutto. Ma qualche scricchiolio sinistro si sente e qualche incrinatura preoccupante si vede. Continuare a negarlo sarebbe come mettere la testa sotto la sabbia a mo’ di struzzo. Soprattutto in curva Fiesole (e anche qui non parliamo di tutta la curva ma di una parte significativa) le contestazioni sono palpabili e spesso fragorose. Meno fragorose, ma non meno rilevanti, sono poi le contestazioni provenienti da quei ventimila seggiolini vuoti in tutte le gare casalinghe. Anche quella è una forma di contestazione tutt’altro che da sottovalutare, un’emorragia che rischia di espandersi ulteriormente se non si troveranno le giuste contromisure. Alla ricerca di contromisure, abbiamo interpellato due protagonisti storici della ‘fragorosa’ Fiesole: Pietro Vuturo, non tesserato, ex ‘Ultras Viola 73’, ospite abituale in una seguitissima trasmissione di tifosi in onda su Radio Blu, ed Isaia Nocentini, new-entry per la nostra testata ma veterano per i gradoni del Franchi, nonché socio del ‘Ciclone Viola’ e militante degli… ultimi moicani che seguono sempre la squadra in trasferta.

Vuturo, cosa dovrebbero fare i Della Valle per riconquistare Firenze? «Mostrare la loro voglia di sbloccare questa situazione di stallo che si è creata negli ultimi anni e che non è certo imputabile ai tifosi. Dare un segnale chiaro tornando ad investire sul mercato e sostituendo la dirigenza che ha contribuito a creare tale situazione. Pradè e Montella non possono bastare». E se i Della Valle prendessero in mano il microfono e dicessero: “Non intendiamo più mettere soldi di tasca nostra, facciamo con quello che abbiamo, nessuno è incedibile e non garantiamo l’Europa visto che i posti sicuri per ottenerla sono solo cinque”... «In questo caso, Firenze non sarebbe certo contenta ma capirebbe. Anzi, dirò di più, secondo me apprezzerebbe». Andrea Della Valle sta rispettando quello che vi aveva detto in quel famoso incontro alla vigilia della gara col Milan? «Per il momento no. A questo proposito vorrei lanciare un appello: ci dicano quant’è il riscatto per liberare Andrea». Prego? «Sì, ormai è ovvio, l’hanno sequestrato (ride, ndr), visto che a Firenze non lo vediamo da un bel po’. Ci dicano quanto vogliono per liberarlo, e noi tifosi faremo una colletta». Scherzi a parte, la situazione è dav-

vero problematica o ci stiamo avvitando nella paranoia? «C’è chi dice che va tutto bene, che i contestatori sono solo cento ragazzotti. Io invece dico già da diverso tempo di guardare lo stadio che si sta svuotando e che rischia di svuotarsi sempre di più. La situazione è grave». Da uno a dieci, a che livello di allarme siamo? «Nove». Nocentini: «Concordo, anzi direi anche dieci». Cosa chiederebbe ai Della Valle?

«Sarò subito molto chiaro, vorrei che Diego Della Valle tornasse presidente». Ipotesi suggestiva ma inverosimile: il Cda di venerdì non porta nessuna carica operativa per i Della Valle. «In questo caso preferirei che la società venisse messa in vendita, a quel punto non credo che i compratori mancherebbero. Non sono per le mezze misure, preferisco gli aut-aut piuttosto che vivacchiare». Perché ha parlato di allarme massi-

mo, da livello dieci? «Tre anni fa, per motivi che non conosciamo, l’azienda Della Valle ha deciso di non investire più per la Fiorentina. Si è parlato di autofinanziamento ma l’autofinanziamento perfetto non esiste nel calcio, l’ultima dimostrazione l’ha data Berlusconi rinunciando a 45 milioni per Thiago Silva. Il calcio è come il poker, io la vedo così». Come il poker? «Sì. Nel calcio, come nel poker, sai quanto hai nel momento in cui arrivi, ma non sai con quanto uscirai. I Della Valle dovrebbero tener presente chi sono i loro competitors al tavolo del poker: nomi anche più importanti di loro, come Agnelli, Berlusconi, Moratti. Se vuoi giocare a poker con loro devi avere una bella cassa». Fra il serio e il faceto, verrebbe da dire che quest’anno al tavolo dei competitors c’erano Semeraro, Preziosi, Cellino… «Appunto, e lo stadio era semideserto, cosa che sembrava impossibile in una realtà come Firenze, dove la città si è sempre identificata nella Fiorentina. Insomma, invece che continuare con la ‘mini triade’ in società, vorrei rivedere i Della Valle, vorrei che tornassero alla presidenza, che si interessassero dei monumenti di Firenze prima che di altre città. In poche parole, vorrei che i Della Valle tornassero a fare i Della Valle per la Fiorentina».

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juventini. La settimana scorsa abbiamo chiuso il cerchio intorno al reparto difensivo viola di tutti i tempi. Da questo momento inizia la scelta dei centrocampisti. La ‘tornata elettorale’ è già aperta nella home page www.brividosportivo.it ed i candidati sono pronti ad entrare nell’undici titolare dell’intera storia della Fiorentina. Anche stavolta, come sempre, tutto dipenderà esclusivamente dal vostro voto.

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La Top 11 rappresenta l’espressione quasi assoluta del suffragio universale. Al sondaggio, realizzato in collaborazione con le ‘Glorie Viola’ e col ‘Giglio Amico’, stanno infatti partecipando donne, anziani, uomini e bambini. Non ci sono limiti di età, né distinzioni di categoria o di cittadinanza. Semmai l’unica discriminante, e da qui il ‘quasi’ di cui sopra, è una certa incompatibilità con… gli

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ARMANDO SEGATO

Nasce a Vicenza il 3 maggio 1930 e muore a Firenze il 19 febbraio 1973 quando non ha ancora compiuto quarantatre anni. E’, infatti, affetto dalla sclerosi amiotrofica laterale. E’ il primo ex giocatore in Italia a morire per questa malattia, dopo aver lottato a lungo ed aver continuato ad allenare la Reggina, pur sofferente, per un certo periodo prima di arrendersi. Segato arriva a Firenze nell’estate del 1952. La Fiorentina lo acquista dal Prato, dove gioca all’ala sinistra. In questo ruolo inizia anche la sua avventura con la casacca gigliata. E’ il tecnico Fulvio Bernardini a modificargli la posizione in campo. Lo vuole più centrale, nel vivo del gioco. Insomma ne fa un centrocampista vero e proprio. E fa anche la sua fortuna, perché Segato diventa nel nuovo ruolo uno tra i migliori in Italia. Pur indossando la maglia numero sei, quella del mediano, in realtà gioca in posizione più avanzata, a ridosso delle punte. Nella stagione dello scudetto viola, 1955/56, Bernardini arretra l’ala sinistra Prini proprio per permettere a lui di muoversi più avanti con ottimi risultati. Date le sue origini di ala è più bravo in fase di impostazione della manovra che in fase di interdizione. Ha classe e tecnica ed è inoltre dotato di un buon tiro. Il centrocampista veneto rimane a Firenze per otto stagioni, dal 1952/53 al 1959/60. Poi viene ceduto all’Udinese. Disputa con la casacca gigliata, 231 gare di campionato, realizzando sedici reti. Debutta in maglia viola (con il numero undici sulle spalle), ed anche in serie A, il 9 novembre 1952 a Trieste nell’incontro Triestina-Fiorentina terminato uno a uno. In riva all’Arno conquista lo scudetto nel 1955/56, giocando tutte e trentaquattro le partite. E poi al suo attivo ci sono quattro secondi posti consecutivi, dal 1956/57 al 1959/60, oltre alla finale di Coppa dei Campioni persa a Madrid con il Real nel maggio del 1957. Insomma il suo palmares, come quello di tanti suoi compagni dell’epoca, con un pizzico di fortuna in più avrebbe potuto essere molto più ricco. Segato esordisce in Nazionale al Cairo il 13 novembre del 1953 nell’incontro vinto dall’Italia sull’Egitto per due a uno. Il centrocampista viola viene convocato anche per i campionati del mondo che si svolgono in Svizzera nel 1954. Ha la grande soddisfazione di essere il capitano della squadra azzurra che il 6 maggio 1959 pareggia in rimonta per due a due a Wembley contro l’Inghilterra in un match di per sé storico. Infatti, nell’occasione, per la prima volta l’Italia esce imbattuta dal glorioso stadio londinese. Segato complessivamente totalizza in Nazionale venti gettoni di presenza. R.L.P.

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GIANCARLO DE SISTI

Giancarlo De Sisti nasce a Roma il 13 marzo 1943. La Fiorentina lo acquista dalla Roma nell’estate del 1965 per una valutazione ritenuta all’epoca astronomica, trecento milioni di lire. Il presidente gigliato Nello Baglini, peraltro piuttosto parsimonioso, ritiene che questo ragazzino di ventidue anni sia il giocatore attorno al quale costruire la nuova squadra. Picchio, questo il suo soprannome, debutta in campionato con la Fiorentina a Bergamo con l’Atalanta il 5 settembre 1965 alla prima giornata con l’insolita casacca numero undici. Il match finisce uno a uno e De Sisti bagna il suo esordio con un gol. Rimane a Firenze per nove stagioni, dal 1965/66 al 1973/74. E per sei è il capitano della squadra. Torna alla Roma nell’estate del 1974 ma in realtà la sua cessione viene decisa mesi prima perché il giocatore non va d’accordo con l’allenatore Radice. Radice, però, dopo un brutto finale di campionato non viene confermato. Il suo successore Rocco fa di tutto per tenerlo a Firenze ma Picchio ormai ha dato la sua parola ai dirigenti giallorossi e non se la rimangia. Con la Fiorentina disputa 256 partite di campionato, realizzando 28 reti. De Sisti è un centrocampista dotato di grande tecnica. Corre molto e gioca per lo più in maniera semplice. Non rischia mai. Opta per i passaggi lunghi e filtranti solo se è certo che vadano a buon fine. Altrimenti preferisce i lanci corti. Si fa nel contempo sempre trovare pronto a ricevere la palla dai suoi compagni. E’ un moto perpetuo. E poi è dotato anche di un buon tiro. E’ davvero un centrocampista completo. Basti pensare che in Nazionale a turno giocano Rivera o Mazzola (ai Mondiali in Messico viene creata la staffetta tra i due) perché De Sisti è considerato inamovibile. Così si laurea campione d’Europa con gli azzurri nel 1968 a Roma e vicecampione del mondo a Città del Messico nel 1970. Con la Fiorentina vince lo scudetto nel 1968/69 (da capitano), disputan-

do tutte e trenta le partite e realizzando anche un gol spettacolare alla Juventus al Comunale nel match vinto dai viola per due a uno. In precedenza si aggiudica nel 1965/66 la Coppa Italia e la Mitropa Cup. Con la Roma conquista un’altra Coppa Italia nel 1963/64 e una Coppa delle Fiere nel 1960/61. Disputa ventinove partite in Nazionale, tutte da giocatore gigliato, realizzando quattro reti. Debutta in azzurro il 1 novembre 1967 a Cosenza nel match contro Cipro vinto dall’Italia per cinque a zero. De Sisti torna a Firenze da allenatore nel gennaio 1981 per sostituire Carosi e vi rimane fino al dicembre 1984, quando viene sostituito da Valcareggi, suo tecnico in Nazionale. E’ lui a guidare i viola dalla panchina nella stagione 1981/82, quella del quasi scudetto. R.L.P.


viola

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icentrocampisti

ERALDO PECCI

Nasce a San Giovanni in Marignano, in provincia di Rimini, il 12 aprile 1955. Arriva a Firenze dal Torino, nell’estate del 1981, insieme a Ciccio Graziani, quando i Pontello allestiscono uno squadrone per puntare allo scudetto. Lo sfiorano soltanto nel 1981/82, quando la Fiorentina arriva seconda a un punto dalla Juventus. Pecci rimane in riva all’Arno per quattro stagioni, dal 1981/82 al 1984/85, prima di essere ceduto al Napoli. Debutta in maglia viola il 13 settembre 1981 al Comunale nell’incontro con il Como vinto dai gigliati per uno a zero. In campionato disputa 111 partite, realizzando 13 reti, sei delle quali nell’ultimo torneo. Pecci è un centrocampista dotato di grande classe e notevole tecnica. Ha dei piedi straordinari che illuminano il gioco.

I suoi lanci per gli attaccanti sono precisi. E poi è dotato di un ottimo tiro. E’ sicuramente più bravo in fase di impostazione della manovra che in fase di interdizione. A Firenze parte in coppia con Antognoni. E i due sono protetti da un mediano, per lo più Casagrande. Ma poi per gli infortuni a catena, peraltro gravi, di ‘Antonio’, i due insieme giocano poco. Ed è un vero peccato per la Fiorentina. Sicuramente con Pecci e Antognoni in campo contemporaneamente sarebbero arrivati dei risultati migliori. Comunque, quando è assente il capitano per antonomasia, il giocatore romagnolo viene impiegato in posizione leggermente più avanzata. L’ex granata è anche una persona molto intelligente e arguta. Le sue battute spesso sono taglienti. A Firenze Pecci non vince niente. Purtroppo per lui, come per i suoi compagni, resta il grande rammarico per lo scudetto sfumato il 16 maggio 1982 e vinto dalla Juventus. Come ex granata la rivalità sportiva con i bianconeri per lui è ancora maggiore. Già una volta all’ombra della Mole ha perso uno scudetto per un punto nel 1976/77. E anche allora se lo aggiudicò la Juve. Pecci con il Torino si laurea campione d’Italia nel 1975/76. E vince anche una Coppa Italia con il Bologna nel 1973/74. In Nazionale disputa sei partite, nessuna da giocatore della Fiorentina, senza realizzare alcuna rete. Partecipa anche ai Mondiali in Argentina del 1978, quando gli azzurri si piazzano al quarto posto. Debutta in Nazionale il 27 settembre 1975, con Bernardini in panchina, a Roma nell’incontro Italia-Finlandia terminato zero a zero. Gioca inoltre anche due incontri con l’Under 21. R.L.P.

Carlos Caetano Bledorn Verri, per tutti semplicemente Dunga (traduzione in portoghese di Cucciolo), nasce a Ijui in Brasile il 31 ottobre 1963 ed ha origini piemontesi da parte del padre e tedesche da parte della madre. Lo acquista il Pisa dal Vasco da Gama, grazie al suo presidente Romeo Anconetani, nell’estate del 1987. Ma la Fiorentina dei Pontello ha un’opzione sul giocatore da far valere entro la primavera successiva. Così Dunga, dopo un buon campionato nelle file della squadra nerazzurra (che ottiene la salvezza), arriva a Firenze a luglio del 1988 quando sulla panchina gigliata siede Sven Goran Eriksson. Debutta in campionato il 9 ottobre 1988, alla prima giornata, a San Siro nell’incontro con il Milan perso dalla Fiorentina per quattro a zero. Rimane in riva all’Arno per quattro stagioni, dal 1988/89 al 1991/92. E nelle ultime due è anche il capitano della squadra. Il centrocampista brasiliano si inserisce molto bene nei meccanismi della nuova Fiorentina. Presto diventa uno dei leader della squadra, in campo e fuori. Dunga fa in pratica il centromediano metodista, ovvero si piazza davanti alla difesa dove blocca le iniziative avversarie e fa ripartire l’azione offensiva. E’ abile anche nelle conclusioni. E’ inoltre dotato di un’intelligenza tattica straordinaria. Ha grande personalità. E poi ha tanta grinta. E’ uno di quei giocatori che non si risparmiano mai. Con la maglia viola disputa 122 partite di campionato, realizzando otto reti. Nell’estate del 1992 il vicepresidente Vittorio Cecchi Gori, con una decisione clamorosa e sorprendente, decide che per Dunga non c’è più posto nella nuova Fiorentina. “Fino a quando ci sarò io - dichiara l’ex senatore - il brasiliano non indosserà più la casacca gigliata”. La decisione è irrevocabile e obiettivamente sbagliata. Dunga non ha ancora ventinove anni. E’ un giocatore integro e in grado di dare ancora molto. Nell’estate del 1992 va in prestito al Pescara. Poi nella stagione 1993/94 viene ceduto allo Stoccarda. E proprio nel 1994 vince con il Brasile il campionato del mondo, battendo in finale a Pasadena ai rigori l’Italia. E’ una gran bella rivincita per Dunga che della Seleçao è anche il capitano. Ed è il capitano del Brasile (91 presenze in Nazionale per lui con 6 gol all’attivo) a trentacinque anni anche in occasione del Mondiale del 1998 quando i verdeoro vengono sconfitti in finale dalla Francia. Da giocatore vince 4 campionati Gaucho con l’Internacional, nel 1981, nel 1982, nel 1983 e nel 1984, nel 1987 una Taca Guanabara e un campionato carioca con il Vasco da Gama, una Mitropa Cup con il Pisa nel 1988, uno scudetto in Giappone e una coppa Yamazaki Nabisco con Jubilo Iwata nel 1998. In Nazionale oltre al Mondiale del 1994 si aggiudica il Mondiale Under 20 e il campionato sudamericano Under 20 nel 1983, due Coppe America nel 1989 e nel 1997 e la Confederacion Cup nel 1997. Da allenatore vince con il Brasile la Coppa America nel 2007, la Confederacion Cup nel 2009 oltre al bronzo olimpico a Pechino nel 2008. R.L.P.


Top 11 viola

l’intervista

Eraldo pecci

“Chi il migliore di noi? Io sarei stato in panchina...” Quando Eraldo Pecci arrivò a Firenze erano gli anni dell’anti juventinità massima, quella ai vertici, con il conte Pontello primo a definire l’Avvocato Agnelli ‘il metalmeccanico di Torino’. L’acquisto delle due anime granata, lui e Ciccio Graziani, non fece altro che ribadire il concetto. Nel suo stile di gioco, sempre nel cuore della partita, con quel modo mai banale di stare in campo, c’era anche l’uomo Pecci, un po’ guascone, curioso, esuberante, che si divertiva a tenere una rubrica settimanale su ‘La città’, allora il secondo giornale di Firenze. E’ lui a raccontare i centrocampisti di sempre, quelli che hanno fatto la storia, da Armando Segato, cresciuto nelle giovanili del Toro (una garanzia per quei tempi), a Giancarlo De Sisti, capitano vincente e, in seguito, tecnico derubato (del secondo scudetto) fino a Carlos Dunga, il cucciolo che sapeva mostrare i denti. Li ha conosciuti da vicino, li ha visti giocare, li ha apprezzati in campo e fuori. Eraldo Pecci chi era Armando Segato? «Era un giocatore straordinario, un mediano vero, classe e correttezza. Aveva un grande senso tattico: sapeva stare al centro delle squadre, prendendosene il peso sulle spalle». Quale il ricordo più nitido delle sue giocate?

«Era un sinistro, il suo idolo era Eusebio Castigliano, il mediano che aveva la dinastia nel piede sinistro, come Armando. Ricordo che cercava di imitare nel gioco e nei tiri lo stile del titolare. A Firenze, poi, conobbe un altro mago del sinistro, Augusto Magli: quando lui si infortunò, Segato divenne titolare fisso nel suo ruolo preferito». A proposito di stile, i suoi compagni lo aveva soprannominato il ‘barone’... «E’ vero. Perché in difesa fermava gli avversari con eleganza, senza ricorrere a scorrettezze, mai una squalifica. E quando spostava il suo raggio d’azione nella metà campo avversaria, vederlo muoversi era uno spettacolo puro. Inoltre se c’era da segnare non si tirava mai indietro». Che giocatore era, invece, Giancarlo de Sisti? «Aveva soprattutto una qualità, quella di mettersi in mezzo agli avversari, in modo da spezzargli il gioco. Lo faceva sistematicamente, era il suo marchio di fabbrica. Aveva senso della posizione e prevedeva in anticipo le mosse di chi stava davanti con quel suo fiuto impareggiabile che gli permetteva di intercettare i passaggi. Ma non è tutto». Si spieghi meglio. «Picchio raramente sbagliava una

partita, la sua regolarità di rendimento era proverbiale. Pesaola poi gli affidò il compito di allenatore in campo, così come era stato con Chiappella: era qualcosa più di un giocatore e anche di un capitano. La squadra si affidò completamente a lui, la gente lo stesso». La sua cessione alla Roma, nonostante i trent’anni, suscitò comunque rimpianti. «Sì, da una parte e dall’altra, perché Picchio non avrebbe voluto andarsene. Quando tornò a Firenze, dopo nove anni vissuti in viola, si racconta che nel tunnel degli spogliatoi, un vecchio compagno di squadra gli si avvicinò, sussurrandogli un laconico “Picchio, ci manchi tanto”. Il resto lo ha fatto da allenatore, sfiorando il terzo scudetto della Fiorentina, o forse meglio vedendoselo soffiare da sotto il naso». Dunga, invece, che cosa ha rappresentato per Firenze? «E’ stato un medianone di quelli che difficilmente ci si dimentica. Forte fisicamente, tatticamente intelligente. Era un centromediano metodista, stava davanti alla difesa, recuperava palloni e rilanciava. Non velocissimo di gamba ma rapido di mente, interpretava la partita come fosse un allenatore e parlava di calcio come non facevano mai i giocatori, partendo dal

concetto di squadra e cancellando il singolo». Pecci, lei quale di questi tre preferisce? «Non posso fare una classifica, è im-

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“Vorrei i della valle a moena...”

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osofit led olognIal’L ritito innapaCdiacFederico uL id Pettini

Esclusiva a Davide Moser, presidente dell’Associazione Albergatori di Moena L’UFFICIALITA’ DELLA FIORENTINA Viola in ritiro a Moena

Il ritiro della Fiorentina si avvicina, Moena è in attesa di accogliere i suoi tifosi. Così, il nostro viaggio che porta all’estate viola arriva al presidente dell’Assiociazione Albergatori di Moena, Davide Moser. Per Moena si tratta di un’altra estate dedicata al ritiro di una squadra di calcio. Quest’anno arriva la Fiorentina, come si sta preparando la città? «Ormai siamo abituati ad aspettare i tifosi. Abbiamo avuto una partnership importante con la Sampdoria che ha portato gli abitanti della città ad una sorta di fratellanza con la squadra e a farci diventare tutti come pseudo tifosi della Samp. Ha segnato profondamente la nostra attività di questi anni. Quando ci hanno fatto sapere che non sarebbe tornata è stato un dispiacere, ma abbiamo avuto subito l’entusiasmo che ci porta ad aspettare la Fiorenitna. Speriamo di ricreare un gemellaggio profondo come lo è stato per la Sampdoria, visto che conosciamo bene i tifosi viola. Molto appassionati, legati alla propria squadra e sparsi in tutta Italia». Che tipo di strutture offre Moena? «Moena conta la maggior parte degli albergatori. Su quarantotto soci, quaranta sono proprio di Moena. E copre diverse tipologie di strutture: dai garnì ai bed and breakfast, fino agli hotel a quattro stelle come l’Hotel Alle Alpi. Moena è stata profondamente trasformata anni fa per superare il problema del traffico. Tanto che adesso, d’estate, il traffico in centro è chiuso o limitato. Ah, per gli alberghi del centro ovviamente i turisti hanno un pass per raggiungere le strutture. E tutti gli alberghi sono raggiungibili con le auto». Firenze aspetta con trepidazione i movimenti di mercato. Si parte dalla possibile cessione di Jovetic (bloccata per adesso almeno da Andrea Della Valle ndr) ai possibili arrivi di Borriello, Viviano. Chi si aspetta di vedere a Moena? «Per la città ovviamente avere i grandi giocatori è un motivo di interesse in più. Vedere un campione suscita sicuramente attrazione. Le posso parlare ad esempio

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di Cassano: c’erano persone che venivano apposta per lui, più che per tutto il resto della squadra. Fa piacere sapere della possibilità che arrivino giocatori importanti. Ci sono aspetti diversi nel seguire un calciatore, anche non dal punto di vista sportivo, che creano tutto un circolo d’interesse». Avete già qualche dato sui tifosi che possono arrivare a Moena? «Per il momento non ho dati o statistiche precise. Tra colleghi, parlando, sappiamo che per ora ci sono gruppi di tifosi che hanno fissato soggiorni brevi, tra i due ai quattro giorni. Quando arriva una nuova squadra comunque sappiamo che per la primo anno è una situazione che va rodata. E’ possibile che ci sia una partenza in sordina. Ma vogliamo investire sul turista per poi fidelizzarlo e farlo restare legato a noi. Quello che vogliamo realizzare, con la Fiorentina e i suoi tifosi, è una partnership duratura. Ogni anno che veniva la Sampdoria ci dicevano che era l’ultimo e poi sono stati con noi per dieci anni. Noi avremmo tutto il piacere di legarci con una squadra anche per vent’anni. Sono le squadre che di solito tendono ad essere prudenti per fermarsi a lungo termine». Si aspetta di vedere Della Valle in ritiro? «Come per i giocatori, vedere i Della Valle farebbe immensamente piacere. Sono nomi di richiamo importanti, legati non soltanto al mondo dello sport e del calcio». Lasci un messaggio ai tifosi viola. «Il nostro messaggio è il più caloroso benvenuto. Offriamo un panorama bellissimo e siamo fieri ed orgogliosi di aver creato negli anni un ambiente creato sull’ecosostenibilità, nel rispetto per l’ambiente. Lo scenario che vogliamo dare ai tifosi non è solo legato alla squadra, ma sarà un qualcosa di indimenticabile, una perla tra le Dolomiti. Il turista toscano poi è già fidelizzato ad anni al nostro territorio. La simpatia e l’appeal che ha il turista toscano la vorrebbe chiunque. E speriamo che da Firenze arrivino in gran numero, magari per fat diventare anche noi tutti un po’ tifosi viola».

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Ora tutto è ufficiale, come riportato ieri dal sito ufficiale della società viola: “Per la preparazione della stagione sportiva 2012/2013 ACF Fiorentina ritrova la calda accoglienza della Val di Fassa scegliendo una delle principali destinazioni dei ritiri estivi del calcio italiano e internazionale, il Trentino. L’accordo per il ritiro, nato da una partnership tra ACF Fiorentina, APT della Val di Fassa e Trentino Marketing, ha individuato in Moena la località più adatta per la preparazione estiva della formazione viola che si allenerà, sotto la guida del Mister Vincenzo Montella, presso il centro sportivo “Cesare Benatti” situato proprio all’ingresso del paese. Il ritiro si svolgerà dal 16 al 28 luglio e, dopo una breve pausa, riprenderà il 31 luglio per poi terminare l’8 agosto, prevedendo cinque partite amichevoli. Le gare saranno disputate il 19, il 22 e il 27 luglio e il 2 e il 5 agosto, alle 17.30, presso lo stesso impianto che ospiterà gli allenamenti. Quest’estate i tifosi viola avranno la possibilità di seguire la squadra in una delle più belle e suggestive località della Val di Fassa, meritatamente definita la “fata delle Dolomiti”, di cui è anche la località maggiore con i suoi oltre 2000 abitanti. I tifosi fiorentini potranno prenotare il proprio soggiorno on line attraverso il portale dell’Apt

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21 giugno 2012 www.brividosportivo.it

Domenica la finale tra Bianchi e Azzurri sarà Montella il magnifico Messere?

C alcio L’angolo S torico del tifoso

di Ruben Lopes di Luca Pegna Capanni

Saranno i Bianchi di Santo Spirito e gli Azzurri di Santa Croce a sfidarsi domenica prossima 24 giugno, giorno di San Giovanni patrono di Firenze, nella finale del calcio storico fiorentino. Le tribune di Piazza Santa Croce saranno per l’occasione gremite come al solito. E’ prevista la presenza di circa cinquemila persone. Sarà la stessa finale dello scorso anno quando gli Azzurri prevalsero sui Bianchi negli ultimi minuti di gara per due cacce e mezzo a una e mezzo. Fu un match tirato e ricco di grandi emozioni. Allora il Magnifico Messere fu Giancarlo Antognoni, accolto dagli applausi scroscianti di tutto il pubblico. Questa volta per i tifosi viola ci potrebbe essere una gradita sorpresa. Infatti il Magnifico Messere dovrebbe essere il nuovo allenatore della Fiorentina Vincenzo Montella (anche se è venuta fuori pure l’ipotesi Behrami). Sulla carta quello tra Azzurri e Bianchi è un incontro incerto e dal difficile pronostico. La squadra di Santa Croce è abituata a mietere successi in serie, quella di Santo Spirito, invece, dal canto suo non vince da ben trentuno anni, ovvero dal 1981, quando le partite si disputavano al Giardino di Boboli. Sia gli Azzurri che i Bianchi sono comunque giunti a questa finale dopo due semifinali piuttosto agevoli. BIANCHI-VERDI. La sfida tra la formazione di Santo Spirito e quella di San Giovanni, giocatasi sabato davanti al Magnifico Messere Leonard Bundu, pugile campione europeo dei pesi Welter, ha visto il successo dei Bianchi per nove cacce e mezzo a due. È stato questo l’ultimo incontro per Gianluca Lapi, leader storico dei Verdi, che per l’occasione ha giocato scalzo. E’ stata una partita abbastanza tranquilla e c’è stato solo qualche attimo di tensione all’inizio, tanto è vero che si è registrato appena un espulso per parte. I Bianchi sono andati in vantaggio al 3’. Ma i Verdi hanno pareggiato 240 secondi più tardi con un tiro da metà campo. Poi la formazione di Santo Spirito, dopo altri dieci minuti di equilibrio, ha preso a macinare il gioco senza concedere più niente agli avversari. L’incontro è stato a senso unico e si è concluso con il netto successo dei Bianchi. Basti pensare che l’altro punto i Verdi lo hanno conquistato grazie a due errori al tiro della squadra di Santo Spirito, che hanno fruttato una caccia. AZZURRI-ROSSI. La sfida tra la formazione di Santa Croce e quella di Santa Maria Novella, giocatasi domenica davanti al Magnifico Messere Luciano Spalletti, allenatore dello Zenit San Pietroburgo campione di Russia, ha visto il netto successo degli Azzurri per undici cacce a zero. L’inizio è stato durissimo e ricco di tensione con grandi scontri tra i giocatori. Si sono registrate ben quattro espulsioni per ciascuna squadra. Insomma i primi minuti non promettevano niente di buono. Poi, invece, tutto è andato per il meglio con l’assoluto dominio della compagine di Santa Croce che è passata in vantaggio dopo pochi minuti. I Rossi sono stati incapaci di una reazione e il risultato finale spiega chiaramente l’andamento dell’incontro. Gli Azzurri hanno dominato letteralmente il match. L’ultima caccia l’ha realizzata Gabriele Ceccherelli, soprannominato lo Zena, lo storico calciante della squadra vittoriosa. (Foto concesse da Giuseppe Sabella che il Brivido Sportivo ringrazia per la collaborazione).

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Chi pensaa a’ biscotti e l’ha fatto la figura di Cimabue… Avanti co’sette nani e Biancaneve Balotelli!

O che si dee pati’ così anche pe’ l’azzurro, come se un bastasse e’viola? Di nostargia e un ci fanno morire perché anche gli azzurri e giohan da fa’ veni’ male come e’ viola degli urtimi tempi. Co’ una differenza però, sostanziale, che a loro e la gni va bene. Si passa i’turno, l’incubo di torna’ a casa ne’ gironcini come agli urtimi mondiali della vergogna lippica gli è svanito. In arto e’ cori e avanti tutta quasi ‘ndreo. Niente biscotti, chi ci pensava e l’ha fatto la figura di Cimabue che ne dicea una e ne sbagliava due. Gli spagnoli e sono stai onesti, que’ poeri croati e l’hanno fatti girà come le trottole, poi e l’hanno buhati e fine. A dilla così e la sembra semprice, ma quegli urtimi cinque minuti e sono stai da fassela sotto, co ‘ i’ nonno co’ du’ monitor, che sembraa d’essere a Capo Canaveralle. Bastaa che pareggiassero e s’andaa a casa! E noi duri, a difende’ l’1-0 prima e i 2-0 dopo. Ora la matematica la un n’è miha difficile, e la ‘nsegnano alle ‘lementari. Che se faceano 1-1 e bisognaa vince’ 3-0 e lo sapea anche i’ gatto e allora quegli urtimi tre minuti, avanti Savoia, no? E se ci fanno i 2-1 chi se ne frega, e s’era noi a doenne fa’ tre! Ieee cotti nelle barbe. Ora e voglio vede’ icche si fa co’ gli arbionici! Se un si corre con quelli e ci giubbano! Che si sia fatto du’ go’, comunque, co’ gli attaccanti di Pragnelli gli ha di’ miracoloso. All’attacco e gli ha portao tutti e sette e

nani e più Biancaneve Balotelli, però, siccome gli è grosso, lui e un lo fa giohare, un n’abbia a fa’ di’ male agli stopperoni. Appena entrao e l’ha ‘mbuchettaa subito perché e sarebbe anche forte, anche se a i’ nonno e gni sembra Babacarre un po’

cresciuto. Tutte e due e mi sembra che gli abbiano un ronzio ni’capo con que’ du’ neuroni che girano senza trovassi mai! Oh e un si po’ miha ave’ tutto dalla vita e loro comunque, e gli hanno avuo dimorto, e un si lamentino.

Così niente biscotti e si va avanti, a zoppihoni, perché e s’è giohato tutto fuor che bene, ma e si va avanti e domani gli è sempre un artro giorno. Se i’ carcio e fosse logiho, da icche s’è visto oggi, alla prossima e si piglia una sgrullaa, però

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i’carcio gli è bello perché gli è pazzo, e allora chi lo sa? Magari Balotelli l’è nella giornata sì e fa tre go’. A sperare che ci si rimette quarche cosa? Che costa? No, nulla, e allora speriamo: Forza Italiaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!

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Puncicata ai miscredenti che vedono il male dappertutto: ha vinto il calcio e non il biscotto L’Italia va avanti, un po’ zoppicando, certo non entusiasmando, ma va avanti, a dispetto di tutti i dietrologi di professione che già avevano scritto pagine e pagine di romanzi su biscotti, inciuci e gherminelle varie. Le api vanno contro di loro per pungerli con passione questi miscredenti che vedono sempre il male dappertutto, anche quando non c’è, come se non se ne fosse davvero già abbastanza. Abbiamo visto due partite bruttine, ma giocate senza

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tanti calcoli. L’Irlanda era a zero punti, farne uno o tre aveva un senso solo morale, perché fuori era e fuori

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sarebbe rimasta. Poteva benissimo, dopo aver salvato la faccia correndo più di noi per mezz’ora, sbra-

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care appena in svantaggio, ma non l’ha fatto. Poteva benissimo sull’1-0 a metà del secondo tempo, rifiatare e lasciar perdere invece di asfissiarci facendoci rischiare a più riprese un pareggio che sarebbe stato tragico per noi e di poco significato per lei, ma non l’ha fatto. La Spagna dal canto suo, dopo aver retto la partita col suo micidiale giro palla per 87 minuti, avrebbe potuto, una

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volta in vantaggio, lasciarsi anche raggiungere alla fine: prima del girone era e prima sarebbe rimasta, avrebbe fatto passare la Croazia (ed aver pietà di chi hai di fronte è sempre più facile di chi è lontano) ed eliminato un Italia che, quando le partite contano, rompe sempre al di là del logico, ma non l’ha fatto. Per una volta ha vinto il calcio vero e noi mandiamo le api a pungere tutti coloro che non ci credevano.


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Rigori fatali per gli Allievi Out in semifinale contro la Sampdoria

Non sempre vincono i più forti. Spesso vince chi ha più fortuna. Specialmente nel calcio, quando a decidere una partita sono i rigori. Lo sanno bene gli Allievi della Fiorentina che dopo la vittoria per 2-1 contro il Milan e la sconfitta per 2-0 contro il Catania si erano qualificati alle semifinali scudetto. Avversaria la Sampdoria di Beruatto, una squadra solida anche se tecnicamente inferiore ai viola. Allo stadio Comunale di Torrita di Siena il caldo afoso e il campo non certamente dei migliori hanno condizionato fin da subito la partita. Nell’altro accoppiamento, in contemporanea, si affrontavano Inter ed Empoli sul campo di Montepulciano (che poi sarà la sede della finalissima). CHE SPRECO. Il primo tempo è stato tutto di marca viola: molto pressing da parte degli uomini di mister Federico Guidi. Due tiri nello specchio della porta ad opera di Bangu hanno fanno ben sperare. Anche i suoi compagni di reparto Gondo e Gulin si sono dati da fare: gli affondi ed i cross per gli attaccanti gigliati, però, sono stati intercettati dal portiere doriano Falcone. La storia non è cambiata nel secondo tempo, anzi. Nel primo quarto d’ora è stata la Samp a provare a rendersi pericolosa con due calci d’angolo nel giro di pochi minuti e due tiri nello specchio della porta parati da Lezzerini. Ma al 21’ è stata la Fiorentina a sprecare l’occasione giusta: il portiere Falcone è uscito in area su Gondo prendendogli in pieno le caviglie e per il signor Di Martino non ci sono stati dubbi: rigore per i

viola. Sul pallone c’è andato il centrocampista Leonardo Capezzi che ha calciato troppo piano alla sinistra del portiere, che infatti ha parato senza particolari problemi. Da quel momento la partita è stato un continuo assalto all’area blucerchiata. Bandinelli di testa, Gulin con un tiro forte da fuori area, quindi Capezzi che ha cercato di farsi perdonare con una punizione pennellata al sette (ma deviata dal portiere): sono stati questi i tentativi della Fiorentina per portare a casa il risultato che sarebbe stato meritato. Finiti i tempi regolamentari,

sono iniziati i supplementari e nonostante i tre cambi effettuati da Guidi la Fiorentina ha perso di brillantezza. E a dirla tutta ha subito l’attacco degli avversari che si sono fatti vedere in area con i cross di Lombardo, le punizioni di Ivan troppo centrali, ed i tiri dalla distanza di Richieri. RIGORI FATALI. La partita è finita 0-0, e sono stati i rigori a decidere quale doveva essere la squadra che avrebbe sfidato l’Empoli in finale (giocata martedì 19 e vinta dalla Sampdoria). Empoli che nel frattempo aveva battuto l’Inter 1-0.

Per la Fiorentina hanno sbagliato Rosa Gastaldo e Bandinelli, anche a causa di un super Falcone che non ha lasciato niente al caso. Dopo aver subito il 4-1 finale la Fiorentina è tornata a casa, lasciando la finale alla Samp. Una considerazione dovuta: troppi errori dal dischetto costano caro, tre rigori falliti in una partita sono tanti considerata l’importanza del reparto offensivo di questa squadra. Gondo è il secondo marcatore della categoria Allievi di questa stagione con 14 reti. Segue Bangu con 9 e De Poli con 6. Insomma,

21 giugno 2012 www.brividosportivo.it

Mattinata Fiorentina

di Chiara Baglioni

la Fiorentina si è dimostrata una squadra classificatasi prima nel proprio campionato a pari merito con l’Empoli ma che difetta nelle sfide più importanti di trovare la determinazione e la sicurezza giuste a chiudere le partite. Il futuro degli Allievi è tutto da costruire a partire dall’allenatore Federico Guidi che sicuramente se ne andrà (potrebbe scalare nelle gerarchie viola ed allenare la Primavera del prossimo anno oppure addirittura seguire le orme di Renato Buso e piazzarsi a Gavorrano, squadra di Lega Pro).

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I GINNASTI DEL CGF “SPECIALISTI”… DEL PODIO!

Tutti, ma proprio tutti, gli atleti del Centro Ginnastica Firenze sul podio di Specialità. E’ accaduto nella prima prova del campionato regionale del torneo federale che premia i ginnasti su ciascuno dei sei attrezzi della ginnastica artistica maschile. Ad ospitare la gara d’apertura in Toscana è stata proprio la società di Sorgane, e nel palazzetto di via Isonzo si è capito subito che aria tirava quando già nella categoria junior Lorenzo Brandini è tornato a casa con appese al collo ben tre medaglie d’oro (al corpo libero, al volteggio e alla sbarra), mentre nella specialità degli anelli ha voluto lasciare qualcosa anche agli altri, ‘accontentandosi’ – si fa per dire – della piazza d’onore color argento. E infatti, in fascia senior, nessuno dei ginnasti fiorentini ha lasciato il campo gara a mani vuote: si è cominciato dall’argento al cavallo con maniglie di Davide Fregonas, passando per il bronzo agli anelli di Gabriele Fibbi, preceduto dal compagno di squadra Alessandro Gori, che è arrivato anche terzo nella specialità volteggio. Hanno completato il podio del

volteggio l’oro di Jacopo Siroki e l’argento di Lorenzo Gabrielli, che hanno conquistato poi, rispettivamente, il secondo posto alle parallele pari e il pri-

mo gradino del podio del corpo libero. Ha chiuso questa valanga di medaglie il trittico di Jacopo Desolati: due ori, al cavallo con maniglie e agli anelli, e un

argento, alla specialità corpo libero; mentre è arrivato appena fuori dal podio (4°) all’attrezzo parallele pari. Ora, lunga pausa estiva – dalle

competizioni ma non certo dagli allenamenti – per i ragazzi del CGF, e appuntamento al prossimo 7 ottobre con la seconda ed ultima prova del campionato toscano di Specialità.

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IL 3 LUGLIO, PREMIAZIONI CAMPIONATI

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Fissata la data della cerimonia di premiazione dei gironi e delle fasi finali dei Campionati 2011/12 di calcio a 5, calcio a 7 e calcio a 5 femminili. Sarà infatti martedì 3 luglio dalle ore 20.30 presso l’impianto Campi Arena in via Barberinese a Campi Bisenzio. Presenterà la serata Cristian Solaini in compagnia del nostro staff e di alcune vallette. Saranno inoltre presenti anche le telecamere di Midland Sport Channel e ovviamente la nostra redazione.

Saranno oltre 100 le squadre ad essere premiate per classifica generale, miglior difesa, capocannoniere e Coppa Disciplina. Vi aspettiamo tutti per applaudire le vostre squadre. L’adiacente Ristorante della catena Don Chisciotte offre agli intervenuti: Pizza + Bibita + caffè a €10 oppure Antipasto + pizza + Bibita + caffé a €15 Posti limitati, prenota subito allo 055 8954319

TUTTI I NOMI DEI VINCITORI DELLE FASI FINALI MIDLAND Si sono concluse tutte le fasi finali di Top, Golden e Silver sia di C5 che di C7. Ecco quindi per i nostri lettori tutti e sei i nomi delle formazioni che proprio alle premiazioni del 3 luglio alzeranno i trofei più belli! I nostri complimenti a queste sei formazioni che hanno concluso l’annata sportiva nel migliore dei modi.

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5 TROFEI PER IL CALCIO TOSCANA ALLE REGIONALI DI MASSA

Grandi giornate di calcio (a 5 e 7) quelle di sabato 9 e domenica 10 giugno che si sono svolte presso gli impianti Colline Massesi e Fescione di Massa in occasione delle finali regionali del M.S.P. Toscana. Buona la prova delle squadre del Calcio Toscana (che ha portato a Massa 7 formazioni) che, pur non avendo conquistato il titolo di campione regionale in nessuna delle tre manifestazioni (C5 maschile, C7 maschile e C5 femminile), hanno comunque portato a casa ben 5 trofei. Calcio a 5 maschile - Due le formazioni fiorentine del Calcio Toscana giunte a Massa per le Finali Regionali nel calcio a 5 maschile: la Stella Rossa C5 (campione provinciale in carica ed alla terza partecipazione alle Finali Regionali) ed il Real Cerveza (giunto terzo nella Top League ed all’esordio in questo torneo regionale). Nel match d’apertura il Real Cerveza se la vedeva con la locale formazione del Nautica Gentilini Futsal (campione in carica del campionato massese) che si è imposta per 7-2. Per la compagine di Enrico Cerreti niente da fare nemmeno contro i pratesi del W.K.P. (che si sono imposti per 8-1) né con livornesi del Samantha HD/BAR 2000 (che hanno ottenuto la vittoria 4-0 a tavolino a causa della rinuncia alla partita del Real Cerveza). La Stella Rossa C5 ha invece chiuso il proprio girone al secondo posto: il ko subìto con i pratesi del Caffè Concorde (2-5) non ha pregiudicato il passaggio del turno per la formazione di Yuri Berti che ha superato ostiche formazioni quali il Caffè Alessio di Pistoia (3-2) ed i locali dell’Autocarrozzeria La Futura (4-2). Nei quarti di finale poi i campioni provinciali in carica hanno sconfitto i forti avversari del Beautynaire Samba Napoli con un 5-3 che proiettava la squadra fiorentina in semifinale dove però si è arresa all’A.S.D.

Castellina C5 di Prato (3-8); stesso esito contro i W.K.P. che, nella finale per il 3° e 4° posto, si sono imposti per 13-10. In un torneo dominato dalle formazioni di Prato (che hanno occupato l’intero podio) la finalissima se l’è aggiudicata l’A.S.D. Castellina C5 che in una bellissima partita ha avuto la meglio del Caffè Concorde, sconfitto per 4-3. Calcio a 7 maschile - C’era solo la formazione del FC Breccia a rappresentare il Calcio Toscana nelle Finali Regionali di Massa per il calcio a 7: la formazione di Daniele Collina, alla terza partecipazione a queste Finali Regionali, ha disputato un ottimo torneo sfiorando l’accesso alla finalissima e chiudendo la manifestazione al terzo posto. Un gran risultato per il FC Breccia che adesso potrebbe andare a giocarsi le Finali Nazionali in programma a Riccione il 22 giugno. Nel girone eliminatorio i vice campioni provinciali in carica hanno ottenuto due successi in due gare disputate, chiudendo così il raggruppamento al primo

posto: prima il team fiorentino ha battuto per 2-1 i pratesi del SC. Arsenal In Pink, quindi ha avuto la meglio (4-2) anche sui livornesi del R.C. Services. Nei quarti di finali il FC Breccia ha superato per 3-2 i padroni di casa dell’Hotel Luna prima di cedere di misura (1-0) ai livornesi dell’A.E.K. in una semifinale molto combattuta. Nella finale per il 3° e 4° posto la nostra formazione si è riscattata andando ad imporsi contro Quei Bravi Ragazzi di Pistoia (8-4). La vittoria finale nel calcio a 7 è andata alla formazione massese dell’Edilizia Lazzarotti che nella finalissima ha battuto per 5-2 i livornesi dell’A.E.K. Calcio a 5 femminile - Le maggiori soddisfazioni per il Calcio Toscana sono giunte dal calcio a 5 femminile che vedeva 4 nostre formazioni ai nastri di partenza: ASD Firenze 2008 (vincitrici del campionato 2011-2012), Club Sportivo Firenze (vincitrice della recente Top League Unisports e veterana di queste Fasi Regionali con 4 partecipazioni), Cral Di-

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pendenti Comunali Femminile (finaliste della Golden League Unisports) ed ASD Quinto Alto (giunte quarte nel campionato del Calcio Toscana). Non sono riuscite a superare la prima fase (girone eliminatorio) queste ultime due squadre che, inserite nello stesso gruppo, hanno dovuto cedere di fronte alle pistoiesi dell’U.S. Cirigliese: il derby fiorentino era stato vinto di misura (3-2) dal Cral Dipendenti Comunali Femminile, ma l’ASD Quinto Alto è riuscito poi a fermare sul pari (1-1) l’U.S. Cirigliese; in quello che era un vero e proprio spareggio per il passaggio del turno, le giocatrici di Pistoia si sono imposte per 4-3 sulle nostre ragazze del Cral Dipendenti Comunali Femminile e sono volate così in semifinale. In semifinale sono però arrivate le altre due nostre squadre: il Club Sportivo Firenze ha vinto il proprio girone sconfiggendo sia la Stella Rossa di Prato (4-1) che il Ball Buster di Pistoia (4-3), mentre l’ASD Firenze 2008 si è qualificata come miglior seconda

classificata dei tre gironi grazie alla differenza reti. Le ragazze di Dario Bargagni dopo il ko (2-4) rimediato contro le pistoiesi del Lampo 1919 si sono nettamente imposte (7-0) sulle livornesi del M.L. Infissi. E in semifinale il derby fiorentino è terminato col successo dell’ASD Firenze 2008 che ha imposto un netto 4-0 al Club Sportivo Firenze. Le ragazze di Saimo Manetti però hanno rialzato subito la testa e nella finale per il 3° e 4° posto hanno superato per 2-0 l’U.S. Cirigliese: nel Club Sportivo in evidenza Chiara Adinolfi che, grazie alle 8 reti realizzate, si è aggiudicata il titolo di capocannoniere della manifestazione. Nella finalissima invece niente da fare per l’ASD Firenze 2008 che ha ceduto ancora una volta di fronte al fortissimo Lampo 1919: il 5-0 finale ha evidenziato tutta la supremazia del team pistoiese che così si è aggiudicato per il secondo anno consecutivo la vittoria delle Finali Regionali nel calcio a 5 femminile. Steto

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sarà bisogno di arrivare al faccia a faccia con lo stesso Jovetic. Certo che il comunicato emesso dal club viola e firmato di fatto dal presidente onorario mette tutti con le spalle al muro. Adesso per potersi ‘sgabbiare’ Jovetic dovrebbe arrivare e ‘pretendere’ il via libera. E la Fiorentina non glielo darà perché c’è l’impegno preso in prima persona proprio da Andrea Della Valle. Non solo, per poter dire ‘voglio lasciare Firenze’ Jovetic avrebbe bisogno di avere in mano una grandissima offerta da almeno 30 milioni di euro. E così non sembra. Però bisogna sempre lasciarsi una via d’uscita quando si parla di giocatori importanti e quando si parla di Fiorentina. Ma per un istante proviamo a dare per assodato che Jovetic resti e che intorno a lui venga costruita la Fiorentina del futuro. I Della Valle devono sapere che in questo caso hanno una grande chance ma allo stesso tempo un grande peso da sostenere. La chance è quella di poter davvero intorno a Jovetic, Behrami, Nastasic e Cerci mettere insieme un gruppo forte, tanto forte da poter provare davvero a tornare in quella zona, d’Europa, alla quale tende senza incertezze lo stesso Della Valle. L’onere riguarda la necessità assoluta di dare a Daniele Pradè la “benzina” necessaria per far muovere la macchina. Jovetic da solo non può garantire niente. Ci vuole una squadra e una squadra non si può fare solo con prestiti o con giocatori in scadenza di contratto. Ci vuole un investimento. È necessario e quindi Andrea, ma anche Diego, devono ripensare all’intero progetto economico-Fiorentina. Non si può più a questo punto pensare che Pradè possa andare sul mercato a cercare due o tre centrocampisti e due o tre punte solo con i soldi delle eventuali cessioni di Gamberini, Felipe e Vargas. Dunque specialmente adesso che ha parlato Andrea deve tornare a investire sulla sua Fiorentina.

Alessandro Rialti

Fuorigioco

di Duccio Magnelli

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I NOSTRI BISCOTTI (E QUELLO DEL TRAP)

Forse l’unico vero biscotto, ben confezionato, è stato quello sfornato dal Trap. Un biscotto irlandese, quindi un po’ duro, difficile da masticare, pieno di birra (o di whisky). Ma pur sempre un biscotto. Eppure nessuno aveva pensato a questo. Chissà che cosa sarebbe successo se la Croazia avesse pareggiato. Forse il Trap, in panca, avrebbe dato l’ordine ai suoi giocatori di farsi fare un paio di reti, giusto per far tornare il conto. Sì, perché lui il bi-

scotto scandinavo di otto anni fa non l’ha mai digerito. Quel due a due che cacciò fuori la sua Italia dall’Europeo di allora e che, a suo parere, grida ancora vendetta, non poteva, non doveva ripetersi. Il Trap, lunedì sera, ha fatto il possibile. Ha messo in campo un portiere molle come un panettone (oppure, se preferite, friabile come un pasticcino). La ‘parata’ di Given che ha portato al calcio d’angolo del primo gol azzurro è da prova televisiva (fossimo i croati presenteremmo ricorso alla UEFA…). Poi (sempre il Trap) ha vissuto la partita dalla panchina come se fosse a vede-

re un’opera lirica. Così composto non l’avevamo mai visto. Nemmeno un fischio, lui che invece è uno specialista. Nemmeno un urlo, un incitamento, un gesto per richiamare i giocatori al proprio dovere. Nemmeno una parola con i suoi collaboratori oppure un bel pedatone o un pugno alla panchina (forse perché avrebbe desiderato da morire sedersi sull’altra, di panchina!). Insomma, mancava solo che esultasse ai gol dell’Italia e il biscotto era pronto per essere sfornato. Invece, dall’altra parte, croati e spagnoli il biscotto l’hanno lasciato nella testa degli italiani. Ep-

pure sarebbe stato semplice, per gli iberici, far pareggiare i croati all’ultimo minuto e cacciarci dall’Europeo. Non lo hanno fatto e questo ci lascia, diciamolo pure, con l’amaro in bocca. Perché, in quel modo, avremmo potuto inveire contro tutto e tutti, alzando la bandiera della nostra onestà e della nostra rettitudine. Invece, nel giorno stesso in cui altre squadre dei campionati nostrali subiscono pesanti penalizzazioni a causa delle scommesse, siamo qui a rigirarci fra le mani la sensazione di essere rimasti soli. Con il Trap e con i nostri biscotti.


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