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Finalmente l’accelerazione che ci voleva. Dopo i giorni del silenzio e dell’immobilismo la Fiorentina sembra tornata a correre: prima l’assunzione del direttore sportivo Daniele Pradè, poi il contratto con il direttore tecnico Eduardo Macia, quindi l’individuazione e adesso la trattativa per portare sulla pista di Peretola l’‘Aeroplanino’, ovvero Vincenzo Montella. Contemporaneamente anche il sindaco di Firenze Matteo Renzi in sintonia con la Fiorentina tornata a correre ha presentato l’ipotesi del progetto per il nuovo stadio nell’area Mercafir, a nord della città. Sia chiaro, sia la vicenda riguardante il tecnico in arrivo (appunto Montella) sia quella

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Ecco il nuovo ds viola: “La Fiorentina è un punto d’arrivo e deve essere così per tutti”

DALLA ROMA CON PASSIONE: IL DOPO-CORVINO SI CHIAMA PRADè

catori che tratteremo e che abbiamo in rosa». Il futuro, si sa, non può prescindere dall’unico fuoriclasse di questa squadra. Ne è convinto anche Pradè: «Jovetic è un giocatore pazzesco e sarà il nostro punto di partenza. Devo parlare con lui e rispondo alla domanda sul suo futuro ricordando che il Milan, che è l’ottavo club al mondo, sta faticando a tenere Thiago Silva e Ibrahimovic. Siamo padroni del nostro destino: chi vuole Jovetic deve parlare con noi». Ma pure Jovetic deve far capire alla Fiorentina e a Pradè (il ds non ha nascosto questo aspetto) le sue intenzioni, se al di là del lungo contratto fino al 2016 è convinto del progetto e ha davvero voglia di restare. La forza della Fiorentina, nei prossimi anni, dovrà essere poi la sua collaborazione con Eduardo Macia, nominato direttore tecnico: «Conosco Eduardo

Tutti i marchi riportati sono di proprietà dei legittimi e rispettivi proprietari.

Il capello brizzolato porta con sé il peso dell’esperienza, virtù che da queste parti è parecchio apprezzata. Daniele Pradè è già al lavoro da giorni, precisamente da quando è stato presentato (sabato mattina) da Mario Cognigni come nuovo direttore sportivo viola. Accento romano particolarmente spiccato (non potrebbe essere diversamente), ha fatto fin da subito una buona impressione ai tifosi. Risposte schiette (senza scoprire strategie e budget), figlie di un cammino importante all’interno di una società di primo piano come lo è la Roma da diversi anni. Sopravvissuto alla giungla della capitale, non dovrebbe avere difficoltà a districarsi nelle faccende viola, consapevole però che il lavoro da fare è tanto per riportare la Fiorentina ai vertici del calcio italiano. Ha passato l’ultimo anno in Inghilterra per imparare l’inglese e per approfondire la conoscenza del calcio britannico, in attesa di una chiamata che puntualmente è arrivata dalla famiglia Della Valle. IL FUTURO E’ ADESSO. In sede di presentazione ha toccato i punti giusti: «L’obiettivo è trasmettere il mio entusiasmo alla squadra e alla città. Ho una grande voglia e credo che potremo fare delle cose importanti. La Fiorentina per me è un punto d’arrivo e lo dovrà essere anche per tutti i gio-

a questa domanda dobbiamo riavvolgere il nastro dei ricordi. Il grande calcio lo conosce direttamente a Roma, dopo aver ricoperto cariche più o meno importanti in squadre come Spes Olmi, Fano, Ferentino, Teramo, Frosinone e Terni. All’inizio del nuovo millennio, Fabrizio Lucchesi (l’allora direttore generale della Roma) lo chiama perché ha bisogno di un braccio destro in sede di trattative di mercato. Pradè lavora bene e piace alla proprietà ed è per questo che viene confermato nel suo ruolo anche quando si consuma l’addio tra Lucchesi e la Roma. Arriva Franco Baldini, che dirige l’area tecnica avvalendosi anch’esso del prezioso collaboratore romano. Il grande salto arriva nella stagione 2004/2005. Baldini lascia la Roma e la proprietà decide di nominare Pradè direttore sportivo. La prima decisione di un certo peso da prendere, l’anno dopo, è di quelle da far tremare i polsi: c’è da scegliere il nuovo allenatore della Roma. Pradè valuta una serie di candidature, poi punta forte su Luciano Spalletti, reduce da un’esperienza fantastica alla guida dell’Udinese. Con l’allenatore toscano il feeling è di quelli importanti fin da subito e i risultati danno ragione al ds. Nella sua parentesi giallorossa mette insieme 1 Scudetto, 6 secondi posti, 2 Supercoppe Italiane, 2 Coppe

da molti anni e abbiamo le stesse idee in fatto di calcio, tutte le decisioni saranno prese di comune accordo. Non sono un accentratore, credo che il lavoro in team dia i risultati migliori. Questo discorso vale anche per il settore giovanile, ho lavorato così anche a Roma. Io valuterò il budget, Macia deciderà tutto il resto, lui sarà il Bruno Conti della Fiorentina». Ed a proposito di budget, la domanda su quanto avrà a disposizione per fare il mercato è pressoché scontata: «Vengo da una società quotata in borsa e quindi sono abituato prima a capire quali sono le entrate del club, dalla maglietta venduta al parco giocatori. Con Sandro Mencucci valuteremo tutti questi aspetti. Al resto poi penserà il presidente». LA CARRIERA. Ma chi è il nuovo direttore sportivo viola? Per rispondere

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Italia. Lo sbarco degli americani a Roma, guidati da Thomas Di Benedetto, sanciscono la fine del suo rapporto con il club capitolino. Undici anni di soddisfazioni (in cui ha portato a Roma giocatori come Vucinic, Juan, Borriello, Burdisso, Pizarro e tanti altri), che rappresentano un bagaglio di esperienza enorme per il nuovo ds della Fiorentina. ANEDDOTO VIOLA. E in questi undici anni ha collezionato anche un aneddoto da raccontare in chiave viola, legato ad Adrian Mutu. E’ il luglio del 2008 quando la Roma fa di tutto per portare a casa il rumeno. Corvino non ci pensa su due volte. L’offerta è di quelle che non si possono rifiutare (circa 18 milioni di euro) e avalla la trattativa. Sandro Mencucci riceve le mail che definiscono contratti e numeri, il mittente è proprio Daniele Pradè, che sta già pregustando una delle più importanti operazioni della carriera. Come è andata a finire l’intera vicenda i tifosi viola lo sanno bene. Prandelli che batte i pugni sul tavolo (a pochi giorni dal preliminare di Champions League contro lo Slavia Praga) e si oppone alla cessione del ‘Fenomeno’, Andrea Della Valle che non si farà mai raggiungere telefonicamente dalla Roma e la trattativa che salta in aria, con buona pace di Corvino, Mencucci e dello stesso Pradè.

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Firenze è pronta per il decollo ed ha individuato il suo ‘Aeroplanino’: Vincenzo Montella. Una settimana fa il tecnico del Catania sembrava lontanissimo, molto più vicino ad un ritorno a Roma che ad un arrivo in Toscana, con uno tra Claudio Ranieri e Zdenek Zeman destinati alla panchina della Fiorentina (tra l’altro, i due nomi più votati dagli ex viola intervistati in esclusiva proprio dal Brivido Sportivo). Nel giro di pochi giorni, con l’arrivo di Pradè e la frenata della squadra della capitale su Montella con virata diretta sul tecnico boemo, sono cambiati gli scenari: Zeman preferisce il ritorno in giallorosso, Pradè preferisce puntare sul giovane tecnico che ha conosciuto a Roma già dai tempi dello scudetto quando ancora di professione faceva il calciatore, pur essendo la stima per Ranieri notevole visto che, dopo le dimissioni rassegnate da Luciano Spalletti nel settembre del 2009 dopo due sconfitte nelle prime due gare di campionato con Genoa e Juve, scelse pro-

prio il testaccino per sostituirlo. Ma un po’ la reticenza dell’ambiente nei confronti del sor Claudio, un po’ la voglia di aria nuova hanno finito per incidere su quella che da quando la Fiorentina ha il suo nuovo direttore sportivo è diventata una prima scelta: Montella, appunto. Adesso, perché tutto diventi realtà, c’è da trovare un accordo col Catania affinché Pulvirenti liberi l’allenatore dall’ultimo anno di contratto che lo lega alla squadra etnea (scadenza 2013). E la sensazione e le parole del presidente siciliano (“Al Catania non c’è spazio per gente che non sia straordinariamente motivata e orgogliosa di lavorare per questa società, in questa città e per i nostri tifosi”) lasciano intendere che, seppur con qualche difficoltà, si arriverà ad una soluzione. DA BOMBER A MISTER. Di Montellagiocatore potremmo scrivere pagine intere di una favola infinita, del Montella-allenatore, invece, non c’è poi così tanto da scrivere. La sua carriera di tecnico ad oggi è breve seppur intensa, del resto la sua età anagrafica dice tutto: 38 anni Sgombero appartamenti, solai, cantine. da compiere il prosPiccoli traslochi, smontaggio e simo 18 giugno. rimontaggio arredi, trasporti in genere. Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo (il 2 luglio 2009 Chiama per un preventivo gratuito! Tel. 333 4233131 l’annuncio dell’ad-

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dio al calcio giocato) lasciando in eredità al campionato italiano 141 gol in 287 partite (31esimo nella classifica dei cannonieri di tutti i tempi della serie A) ha subito capito di voler fare, da grande, l’allenatore. Così nell’estate del 2009 ha accettato con entusiasmo la panchina dei Giovanissimi della Roma con i quali si è subito messo in mostra nel ruolo di tecnico vincendo nel febbraio del 2010 la prima edizione della Viareggio Junior Cup (torneo per Under 15) battendo in finale ai rigori – ironia del destino – la Lazio. Un derby che gli ha portato fortuna e che lo ha di fatto lanciato nel suo nuovo ruolo. Infatti, ad un anno dalla sua prima vittoria da allenatore, e precisamente il 21 febbraio del 2011, è stato chiamato all’età di 36 anni a sostituire Ranieri sulla panchina dei ‘grandi’ della Roma. Una scelta rischiosa quella di Rosella Sensi (allora presidente della società giallorossa), che evidentemente ha riposto nell’‘Aeroplanino’ la massima

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fiducia. I dirigenti del club capitolino lo hanno scelto nonostante non fosse ancora in possesso del patentino per allenare la prima squadra (infatti è stato affiancato da Aurelio Andreazzoli, collaboratore di Spalletti) intravedendo in lui le caratteristiche del grande allenatore: personalità, serietà, competenza e carattere. Non meno importante il suo rapporto, il suo feeling con l’ambiente che, infatti, lo ha accolto a braccia aperte sostenendolo dal primo all’ultimo minuto. Così, il 23

febbraio del 2011 ecco il suo esordio sulla panchina della Roma nella gara contro il Bologna vinta dai giallorossi grazie ad una rete di De Rossi: la sua avventura non poteva iniziare nel migliore dei modi. Da tecnico romanista ha collezionato 13 gettoni, 7 vittorie (una speciale per 2-0 nel derby contro la Lazio del 13 marzo 2011), 3 pareggi, 3 sconfitte, il sesto posto finale in campionato e la semifinale di Coppa Italia (eliminato solo dall’Inter). Nonostante i buoni risultati, la Roma (che nel

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preferenze per la panchina viola

L’AEROPLANINO E’ PRONTO AL DECOLLO

frattempo aveva cambiato proprietà passando ad una gestione americana) a fine stagione ha lasciato libero l’‘Aeroplanino’ per ingaggiare lo spagnolo Luis Enrique. A CATANIA COL 4-3-3. Nessun problema per l’ex attaccante della Roma e della Nazionale italiana che non ha faticato per niente a trovare una panchina sulla quale dimostrare di essere pronto per prendere in mano, da solo, una squadra della massima serie e portarla al raggiungimento di determi-

nati e prefissati obiettivi. Così il 9 giugno del 2011 si è accasato a Catania, un ambiente tranquillo dove poter lavorare e crescere senza troppe pressioni ma allo stesso tempo una società che negli ultimi anni ha fatto del bel calcio la sua prerogativa. È proprio nel club di Pulvirenti che Vincenzo Montella ha confermato le sue doti di tecnico facendo disputare al suo Catania un campionato di altissimo livello. Prima con un 3-5-2, poi col suo 4-3-3 ha divertito e impressionato, tanto da essere eletto e premiato nel mese di aprile scorso come ‘Miglior allenatore del mese’ (di marzo) per il concorso ‘Tim Premia il Migliore’. Una soddisfazione in più per chi come lui, seppur giovane, ha fatto subito capire di non guardare in faccia nessuno, di saper fare scelte impopolari come quella di non puntare su Maxi Lopez, centravanti che tanto bene aveva fatto con Mihajlovic, a beneficio di un attacco veloce e imprevedibile formato da tre trottolini come Gomez-Bergessio-Barrientos. Del resto non era la prima volta che metteva fuori un big, lo sa bene Francesco Totti che ha recentemente così parlato di Montella rispondendo a chi gli chiedeva cosa pensasse di un suo eventuale ritorno in giallorosso: “Nei quattro mesi che è stato qua ha già dimostrato di essere un allenatore da Roma. Non guarda in faccia a nessuno, appena è

arrivato mi ha messo fuori... Lo conosco, ha un bel carattere”. Proprio così, dietro quella faccia pulita e sorridente, da scugnizzo napoletano, si nasconde un allenatore dalla grande personalità, intelligente e furbo. Ed è grazie a queste doti che col suo Catania ha raggiunto con largo anticipo la salvezza con una squadra che ha saputo anche divertire. UOMO IMMAGINE PER FIRENZE. E ora è pronto per tentare la nuova sfida fiorentina. Forse nei suoi sogni c’era la Roma. Anzi, sicuramente. Ma a Firenze è impossibile dire di no, soprattutto se a chiamare è un certo Daniele Pradè, garante di un progetto di ripartenza in grande stile. Così, con ogni probabilità, arriverà Montella sulla panchina viola: elegante, giovane ma maturo, preparato e sicuro delle sue capacità, pacato ma determinato. E si porterà con sé il suo frizzante 4-3-3 (il modulo che ha adottato anche coi Giovanissimi della Roma), modificandolo all’occorrenza con il 3-5-2, ma scegliendo gli attori protagonisti adatti ad ogni ruolo. E prima di scegliere il giocatore, sceglierà l’uomo. Del resto Montella, oltre ad essere un uomo di calcio, è una persona di cultura che cura molto l’aspetto umano e che ha continua voglia di imparare perché ritiene che “Il calcio è cambiato e a un allenatore non è sufficiente conoscere solo sche-

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mi e tattica – ha dichiarato – Gestire uno spogliatoio è un lavoro più complesso. Parlare con decine di televisioni e radio fa parte del mio lavoro e io devo saper comunicare. Ma devo anche capire come gestire un calciatore che attraversa un momento particolare. E non posso non sapere che a fine mese i conti della mia società devono tornare. Mourinho è un esempio: ha il controllo totale della comunicazione e della gestione della squadra”. Ecco perché, dopo aver ottenuto il patentino di allenatore e il diploma in ragioneria ha deciso di iscriversi all’Università (Scienze Motorie) dove ha già dato 8 esami. Ed ecco perché ai ragazzetti dei Giovanissimi della Roma regalava libri (‘L’Alchimista’ di Paulo Colho), perché voleva insegnare loro, oltre che a giocare a calcio, anche i valori della vita: “Avevano 14 anni, sognavano di diventare calciatori. Il messaggio era che i sogni vanno inseguiti con sacrificio e sofferenza”. Chissà se qualcuno tra i viola avrà ancora bisogno di imparare i valori della vita. Montella è pronto ad insegnarglieli. E magari anche ad insegnare a qualche giovane attaccante la via del gol dopo l’ultima stagione di magra in riva all’Arno. LE ALTERNATIVE. Se poi dovesse saltare l’arrivo dell’ “Aeroplanino”, la Fiorentina ha già individuato le due alternative, con idee tatticamente di-

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verse: Gianfranco Zola o Roberto Di Matteo. Il primo, classe 1966, ha fatto esperienza prima come consulente tecnico di Pierluigi Casiraghi nella Nazionale Under 21 (2008-2010), poi diventando allenatore del West Ham. Con la squadra inglese aveva firmato un contratto triennale, ma dopo un nono posto e una salvezza ottenuta in anticipo è stato sollevato dall’incarico nel mese di maggio del 2010, prima del termine della seconda stagione. Nel 2011 è diventato ct della Nazionale Under 16. Il secondo, classe 1970, invece, dopo le esperienze sulle panchine dei Milton Keynes Dons (squadra di terza divisione inglese) e del West Bromwich, è tornato alla ribalta negli ultimi mesi durante i quali gli è stato affidata la panchina del Chelsea (dopo l’esonero di Villas Boas che lo aveva scelto come suo secondo proprio ai Blues) portandolo alla vittoria della F.A. Cup e della sua prima Champions League (eliminando Napoli, Barcellona e battendo il Bayern Monaco in finale). Entrambi, però, sono a ‘zero’ in termini di esperienza in panchina nel campionato italiano, nonostante siano stati due grandi calciatori degli anni Novanta. Come del resto Montella. Firenze attende solo l’ufficialità del nome e poi un nuovo decollo con la speranza di arrivare velocemente in alta quota.

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STAMPA Centro Stampa Editoriale srl Grisignano di Zocco (Vi) DISTRIBUZIONE distribuzione@brividosportivo.it

COLLABORATORI Alessandro Rialti, Saverio Pestuggia, Michela Lanza, Ruben Lopes Pegna, Luca Capanni, Alessandro Latini, Giampiero Tosi, Duccio Magnelli, Chiara Baglioni, Federico Pettini FOTO La Presse

I DUE MODULI DI MONTELLA E IL 4-4-2 di ZOLA&DI MATTEO

La Fiorentina è ripartita la scorsa settimana dalla coppia PradéMacia, rispettivamente direttore sportivo e direttore tecnico con la supervisione sul settore giovanile. Il secondo passaggio obbligato è rappresentato dalla nomina del nuovo allenatore che al momento in cui scriviamo non è ancora stato ufficializzato. Tutti gli indizi portano a Vincenzo Montella che, dopo essere salito alla ribalta della massima serie con la Roma, ha condotto il Catania in maniera egregia arrivando a sfiorare l’ingresso in Europa. L’Aeroplanino sperava di poter tornare, novello Cincinnato, a Roma per riprendersi quello che era stato consegnato a Luis Enrique. Pare invece che atterri 300 chilometri più a nord, proprio al Campo di Marte. Montella è un allenatore giovane ed eclettico, per il momento la sua breve carriera non è blindata dietro un modulo particolare ma modellata sugli interpreti a disposizione. Nella stagione appena conclusa due sono stati i moduli adottati dal Catania: nella prima fase del campionato ha prevalso il 3-5-2, mentre dalla primavera Montella ha privilegiato uno spettacolare 4-3-3. Insomma più o meno il cammino opposto della nostra Fiorentina.

Vista la sua ecletticità è ragionevole supporre che anche a Firenze Montella potrebbe adattare il modulo ai giocatori a disposizione e visto che ci aspetta una campagna acquisticessioni abbastanza lunga, ci fermiamo qui evitando di parlare dei singoli giocatori. Tra le alternative per la panchina viola Roberto Di Matteo, fresco vincitore con il suo Chelsea della

Champions League. Di Matteo è andato avanti nella massima competizione europea giocando un calcio difensivo passando dal 4-2-3-1 di partenza ad un più solido 4-4-2 ottenuto abbassando gli esterni offensivi dando loro molti compiti difensivi e lasciando a trequartista il compito di affiancare la prima punta. Certamente Di Matteo è una persona intelligente che ha scritto nel suo DNA

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il codice dell’allenatore ma pochi mesi al Chelsea francamente non sono paragonabili ad una esperienza con una squadra da ricostruire come la Fiorentina. Quindi Gianfranco Zola, attualmente tecnico delle giovanili azzurre. The Magic Box, come era soprannominato quando militava in Inghilterra, viene da un triennio con il West Ham e dalla Premier dove

il classico 4-4-2 la fa da padrone. Certamente Zola non ha una grande esperienza da allenatore e proprio come Di Matteo affidare la rinascita viola ad un semi-esordiente non ci pare la cosa più sensata, piuttosto una scommessa affascinante ma rischiosa visto il livello di insofferenza mostrato dai tifosi fiorentini dopo le ultime due stagioni alquanto deludenti.

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Adesso la Fiorentina prova a spingere sull’acceleratore. I tempi del toto ds sono finalmente soltanto un ricordo, d’ora in avanti possiamo concentrarci sul mercato dei giocatori. E una prima trattativa messa in piedi c’è già, soprattutto grazie al lavoro del direttore tecnico, Eduardo Macia. Il dirigente spagnolo ha trovato terreno fertile in Daniele Pradè e l’ipotesi di veder arrivare in viola Juraj Kucka non è campata in aria. Il giocatore slovacco piace alla Fiorentina e la trattativa va dunque avanti, anche perché il Genoa sembra intenzionato a cederlo e l’Inter (fino a qualche mese fa era praticamente certo il suo approdo in nerazzurro) non è più convinta di portarlo a Milano. La stagione disastrosa del Genoa ha influito anche sul suo rendimento, nonostante sia stato uno dei pochi a salvarsi. Nelle scorse settimane c’è stato un contatto diretto con Stefano Capozucca (che continua a fare mercato per il Genoa nonostante non sia totalmente sicuro di una riconferma) e sembra proprio che al centro della trattativa sia finito anche Alessio Cerci. Già lo scorso gennaio il ‘Grifone’ si era interessato all’esterno romano, ma con la Fiorentina non fu trovato un accordo per la cessione. Adesso la situazione potrebbe essere diversa. Il club viola vuole la metà del cartellino di Kucka in possesso del Genoa e potrebbe essere interessato anche a qualche giovane come l’attaccante Samuele Longo (anch’esso in comproprietà

tra Genoa e Inter come il centrocampista slovacco) o come Panagiotis Tachtsidis, centrocampista greco classe ‘91 che tanto bene sta facendo con il Verona in serie B. La trattativa quindi sarebbe stata intavolata su queste basi, anche se resta da capire quale sia la volontà di Pradè per quanto riguarda Alessio Cerci nel mirino da tempo anche del Toro di Ventura. A questo proposito giova ricordare che l’attuale ds della Fiorentina è stato colui che ha ceduto il giocatore ai viola (per 4 milioni di euro) quando era dirigente della Roma. La decisione definitiva, in ogni caso e a ragion veduta, verrà presa solo quando il nuovo allenatore della Fiorentina avrà espresso il proprio parere. E se il prescelto dovesse essere Vincenzo Montella non è da escludere che possa chiedere una permanenza di Cerci, visto che potrebbe tornargli molto utile se decidesse di adottare il 4-3-3 che tante soddisfazioni gli ha regalato a Catania. LO CHIAMANO ‘IL PANZER’. Al momento la certezza sarebbe rappresentata dall’interesse della Fiorentina per Kucka e avrebbe intavolato una trattativa per rilevarne la comproprietà dei rossoblu. Proviamo a scoprirne pregi e difetti, ripercorrendone la carriera. Cominciamo con il dire che è soprannominato ‘Il Panzer’ per le sue doti fisiche, che raccontano di un mediano alto 186 cm e che pesa 86 kg, quindi abile sui palloni alti. Mancino, a dispetto della mole non è lentissimo, la sua prerogativa

è quella di recuperare palloni e far ripartire l’azione. Nessuno si aspetti il lancio di quaranta metri, ma ha i piedi per giocare la palla. Ama inserirsi negli spazi e, anche se al Genoa è andato a segno solo in due circostanze, in carriera ha timbrato spesso il cartellino (soprattutto con lo Sparta Praga, 11 gol in 45 partite). Difetti? Ne ha uno in particolare: spesso non riesce a frenare la sua esuberanza e commette falli che gli costano diversi cartellini gialli a campionato, ma il dinamismo e l’aggressività fanno parte del suo bagaglio tecnico. In patria è uno dei giocatori più rappresentativi (solo Hamsik lo batte per distacco) ed è un punto fermo della Nazionale slovacca. Proprio tutte queste caratteristiche hanno fatto innamorare l’Inter di lui. I nerazzurri nel gennaio scorso ne hanno rilevato la comproprietà (lo scambio ha previsto la cessione di metà cartellino di Viviano al Genoa) e i due club erano rimasti d’accordo per un riscatto totale dello slovacco in estate da parte dei nerazzurri. In realtà, come abbiamo anticipato poco fa, l’Inter adesso sembra avere altri obiettivi e Macia è stato lesto ad inserirsi fra le due squadre. Insomma, non può esserci sessione di mercato nella quale Genoa e Fiorentina non provino ad intavolare qualche affare. E anche quella che ci apprestiamo a vivere non fa eccezione. Con o senza Corvino, le due società sembrano continuare a gradirsi molto dal punto di vista degli affari da poter realizzare in un senso e nell’altro.

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31 maggio 2012 www.brividosportivo.it

Il mercato

di Alessandro Latini

DA HEGAZY A EL HAMDAOUI PRADE’ E MACIA VALUTANO L’EREDITA’ DI CORVINO

Con la coppia Pradè-Macia alla guida del settore tecnico della Fiorentina, la nuova stagione può cominciare ad essere programmata. Prima di pensare ai nuovi obiettivi di mercato i due dirigenti devono però decidere il da farsi circa l’eredità lasciata da Corvino. L’ex ds viola, se fosse rimasto al suo posto, avrebbe portato a Firenze Ahmed Hegazy, Guido Pizarro e Mounir El Hamdaoui. Tre giocatori trattati lo scorso gennaio, che per motivi diversi (e in certi casi curiosi) non sono arrivati alla Fiorentina. Qualcuno sembra poter prendere comunque la strada di Firenze nonostante il cambio alla guida della società viola. QUASI UNA CERTEZZA. Proviamo dunque a capire il loro futuro, partendo da quello che ha più chance di vestire la maglia viola. Nel calcio tutto può succedere in mezza giornata, ma Ahmed Hegazy sembra davvero destinato a diventare un giocatore della Fiorentina. Le sue parole, rilasciate ai media egiziani solo due settimane fa, non sembrano lasciare spazio ad interpretazioni: «La Fiorentina mi ha bloccato da sei mesi e non ha mai messo in discussione il mio acquisto. Ho firmato un contratto quadriennale a partire dal prossimo luglio. Ho sempre sognato di

trasferirmi in Europa perché da qui voglio lanciare la mia carriera internazionale». Messaggio lanciato forte e chiaro, ma d’altra parte gli indizi portavano in questa direzione. Troppo lusinghieri i rapporti tecnici su di lui arrivati sul tavolo di Macia per far saltare la trattativa. Soprannominato il ‘Nesta delle Piramidi’, costerà ai viola 1,5 milioni di euro. Alto 194 cm, fa del gioco aereo ovviamente la sua arma migliore, ma chi lo ha visto giocare giura che è dotato anche di un’insospettabile agilità nella marcatura e con la palla al piede. Nonostante la giovane età (è un classe ’91) è già un punto fermo della Nazionale egiziana. Anche l’Ismaily, club di appartenenza, ha ufficializzato sul suo sito il buon esito della trattativa. L’affare non è mai stato messo in discussione, si è solo insinuato qualche dubbio nella testa degli addetti ai lavori a causa del caos tecnico che ha accompagnato la Fiorentina nelle ultime settimane, prima che Pradè e Macia prendessero stabilmente in mano le redini della società. PIU’ NO CHE SI’. Chi invece vede allontanarsi giorno dopo giorno la possibilità di arrivare a Firenze è Guido Pizarro, mediano del Lanus che Corvino voleva piazzare nel centrocampo viola. Per dire la

verità lui in città c’è già stato (ha frequentato anche lo stadio Franchi), ma la Fiorentina non ha fatto in tempo a tesserarlo in quanto a gennaio era ancora extracomunitario. L’allora ds ha fatto di tutto per anticipare i tempi della burocrazia italiana ma il 31 gennaio Pizarro ha fatto le valige ed è tornato in Argentina. E da lì in avanti per lui la strada si è fatta in salita, perché gli uomini mercato viola potrebbero preferirgli qualcun altro. Ad oggi le indicazioni sono queste, con Pizarro che avrebbe ricevuto gli apprezzamenti del Torino neopromosso in serie A e che in Italia potrebbe in qualche modo arrivarci lo stesso. RITORNO DI FIAMMA? Ed eccoci

a colui che ha movimentato le ultime ore del mercato invernale. Mounir El Hamdaoui era praticamente un giocatore della Fiorentina (aveva già fatto le visite mediche con tanto di immagini sul profilo Twitter della società), prima che l’Ajax mettesse i bastoni tra le ruote di Corvino. Il giallo dell’attaccante marocchino (durato almeno mezz’ora dopo lo stop delle trattative) si risolse con un niente di fatto, seguito da polemiche fra i due club nelle settimane successive a causa di una fideiussione bancaria chiesta dagli olandesi in tempi non consoni. L’immagine di Corvino che sventola il contratto del giocatore firmato dall’Ajax è una delle ultime che ci restano del ds di Vernole alla

guida della Fiorentina. In ogni caso, dopo un iniziale muro contro muro, i viola sembrerebbero aver ripreso i negoziati, anche perché il giocatore starebbe fortemente spingendo per il trasferimento. La porta all’Ajax per lui è chiusa a doppia mandata e l’ipotesi di essere protagonista in Italia lo alletta e non poco. Il classe ’84 ha però ha un grosso problema: non gioca una gara ufficiale da quasi un anno. L’ultima sua apparizione risale al 10 agosto 2011, quando ha disputato 45 minuti con la Nazionale marocchina in un match vinto per 2-0 contro il Senegal. L’Ajax (già prima dell’interessamento della Fiorentina) non ha voluto più saperne di prenderlo in considerazione e lo ha fatto allenare tutta la stagione con le giovanili del club. Un problema non di poco conto per la Fiorentina che è reduce da un’operazione come quella di Amauri, un giocatore che ha patito l’inattività di sei mesi ai tempi della Juventus e che si è rivelato fragile fisicamente. E’ vero che El Hamdaoui è più giovane e ha un ritiro estivo intero davanti a sé, ma la sua acquisizione sarebbe comunque una scommessa. Macia e Pradè ci stanno pensando perché il giocatore marocchino piace anche al nuovo ds viola. E questo è un dato di fatto.

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31 maggio 2012 www.brividosportivo.it «Ha ancora senso investire nel calcio?». Con questo interrogativo Diego Della Valle ha lanciato una sorta di allarme rosso la settimana scorsa, quasi al compimento del decennio vissuto in prima linea dalla famiglia marchigiana proprio nel calcio. Diego in effetti era già stato consigliere d’amministrazione dell’Inter dal 1995 al 2001, ma soltanto il 10 agosto 2002 prese il timone di una squadra tutta sua e del fratello Andrea che ovviamente risponde al nome di Fiorentina ma che allora, per la verità, si chiamava Florentia Viola. Era stata creata otto giorni prima dall’allora sindaco di Firenze Leonardo Domenici e dall’allora assessore allo Sport Eugenio Giani all’indomani del fallimento della società di Cecchi Gori. 7,5 milioni di euro: questo il primissimo investimento della nuova proprietà per costituire il capitale sociale. «Tra quindici anni - esordì DDV - Firenze non dovrà rivivere l’esperienza traumatica dei giorni scorsi». Partenza dalla C2, una montagna da scalare ma con la spinta di 17.000 abbonati. I Della Valle affidarono la presidenza a Gino Salica, mentre essi divennero vicepresidente (Andrea) e presidente onorario (Diego). Dopo un inizio zoppicante, la Florentia decollò e vinse il torneo. Nel maggio 2003 i Della Valle recuperarono anche il marchio ‘Fiorentina’: la loro offerta di 2 milioni e mezzo fu l’unica pervenuta al tribunale fallimentare mentre altri tambureggianti pseudoconcorrenti (come l’imprenditore umbro Rizzuto che paventava di creare la ‘Real Fiorentina’) in realtà non si fecero vivi. Il 20 agosto, colpo di scena, la Figc deliberò il salto del club viola dalla C2 alla B per “meriti sportivi e territoriali”. I Della Valle parevano un rullo compressore: nel novembre 2003 siglarono l’accordo per costruire il centro sportivo

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L’angolo del tifoso

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i 10 anni dei Della Valle nel calcio a Incisa Valdarno e nello stesso mese riacquistarono tutti i trofei della storia viola. Il progetto Incisa non avrebbe mai trovato applicazione, ma allora tutto sembrava andare a vele spiegate. Anche la squadra, dopo un inizio stentato, concluse col vento in poppa raggiungendo il sesto posto e lo spareggio contro la quartultima di serie A: Perugia-Fiorentina 0-1 e Fiorentina-Perugia 1-1. Fu l’apoteosi, la città si riempì di caroselli e Diego Della Valle festeggiò tuffandosi vestito nella piscina interna del Franchi. Era il 20 giugno 2004. Raggiunto l’ultimo piano del calcio (la serie A) era tempo di migliorare il palazzo. Mentre Andrea diveniva ufficialmente presidente viola, succedendo a Salica nel dicembre 2004, Diego aveva già approntato la sua guerra allo status quo: «Si parla di calcio come azienda, ma è un’azienda che vive in un mondo dove non esiste un libero mercato». Innumerevoli società accolsero il suo proposito che spaziava dalla riorganizzazione dei diritti televisivi all’accantonamento di vecchi sistemi e personaggi. Ma alla resa dei conti Diego si scoprì pressoché solo, con nuvoloni minacciosi sulla testa e una classifica preoccupante esasperata dai ripetuti errori arbitrali. La società viola avviò telefonate e incontri con i protagonisti del sistema calcio recriminando per una condotta arbitrale penalizzante, ma alla fine riuscì a salvarsi solo grazie alla classifica avulsa.

quindi la Uefa. Nel mese di marzo, intanto, l’ultimo grado di giustizia sportiva aveva prosciolto i Della Valle dall’accusa di illecito sportivo, condannandoli solo per violazione dell’art.1 (lealtà sportiva).

Pericolo scampato e nell’inverno 2005 Diego trovò la forza di riproporre la sua battaglia, mentre la squadra marciava spedita sotto la nuova conduzione Corvino-Prandelli. Il 14 maggio 2006 la Fiorentina concluse al quarto posto, alias Champions League, ma imperversava lo tzunami Calciopoli. Esattamente due mesi dopo piombò la sentenza sportiva di primo grado: viola in B con partenza da -12. «Male non fare paura non avere», assicurarono i Della Valle, ed i tifosi si schierarono dalla loro parte perfino manifestando fra le rotaie della stazione Campo di Marte (con conseguenze penali per alcuni manifestanti). Il 25 luglio il verdetto di secondo grado riammise il club gigliato in serie A ma con 19 punti di penalizzazione da scontare l’anno successivo, e ovviamente niente Europa. Nell’ottobre 2006 il Coni ridusse il malus a 15 punti. Ancora tanti, ma non abbastanza per impedire alla banda Prandelli di conquistare il quinto posto finale, nel maggio 2007, e

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Nella stagione successiva la Fiorentina arrivò in semifinale di Coppa Uefa e quarta in campionato: stavolta la Champions non gliela toglieva nessuno. Nuova linfa per i Della Valle, che il 19 settembre 2008 presentarono un ambizioso progetto: la Cittadella Viola, un agglomerato sportivo-commerciale realizzabile su 70-80 ettari individuabili nell’area di Castello. Un mese dopo quell’area venne sottoposta ai sigilli della magistratura diventando inutilizzabile. La stagione 2008-2009 regalò comunque altre soddisfazioni in campionato, in virtù del quarto posto che consentì il bis in Champions. Nel settembre 2009 Andrea Della Valle si dimise dalla presidenza viola, in ottobre Diego irruppe con la celebre invettiva contro i ‘rosiconi’. Sul campo la Fiorentina parlava bene… l’europeo: se nella precedente stagione era uscita dal girone Champions (e subito dopo anche dall’Europa League), stavolta riuscì ad arrivare fino agli ottavi di finale contro il Bayern. Proprio nella sfida d’andata contro il blasonato club tedesco (febbraio 2010), i Della Valle poterono aggiungere una ‘preziosa’ reliquia straniera alla collezione degli svarioni arbitrali. Una reliquia di nome Ovrebo. Il 30 mar-

zo 2010 Diego si dimise da presidente onorario in rotta con Prandelli. Dal 2010 ad oggi si registrano, oltre ai tre campionati anonimi, appunto anche il divorzio da Prandelli (estate 2010) nonché le dichiarazioni di Diego sulle ‘Mamme Ebe’ (novembre 2010) e sulla ‘Fiorentina hobby’ (aprile 2011). Due componenti sembrano inoltre ridimensionarsi: la superficie assegnabile alla Cittadella (30 ettari circa nell’area Mercafir) e l’armonia trasversale DDV-tifoseria (qualche piccolo dissenso esplicito con una parte della Fiesole, molti dissensi impliciti nel forte calo abbonati). Nel luglio 2011 invece si registra il ripristino di due importanti caselle societarie: il presidente diventa Cognigni e quello onorario torna Andrea Della Valle. E nel settembre 2011 si inaugura il mini-centro sportivo ai ‘campini’, finanziato dai Della Valle. Nel novembre dello stesso anno, nuova tegola: il processo penale di Calciopoli condanna i Della Valle in primo grado per frode sportiva: «Una sentenza ingiusta contro cui faremo immediatamente ricorso, con la ferma determinazione di far valere i nostri diritti», replicano perentoriamente i due imprenditori. L’ultima mossa dei Della Valle fa parte dell’attualità e consiste nella scelta dell’erede di Corvino: Daniele Pradè è l’uomo a cui essi affidano il rafforzamento della squadra e, forse, anche della loro voglia di investire.


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Presenze Reti

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31

1959-1961 Juventus

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1961-1965 SPAL

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SERGIO CERVATO Nasce a Carmignano di Brenta, in provincia di Padova, il 22 marzo 1929. Muore a Firenze il 9 ottobre 2005. La Fiorentina lo acquista dal Bolzano nell’estate del 1948. Debutta in maglia viola ed anche in serie A il 12 dicembre 1948 a Marassi contro il Genoa nell’incontro perso dai gigliati per quattro a due. In riva all’Arno resta per undici stagioni (dal 1948/49 al 1958/59), collezionando in campionato 316 gettoni di presenza e realizzando trentuno reti. Nell’ultimo torneo cambia ruolo e invece che come terzino sinistro viene impiegato come centrale difensivo. In tale posizione gioca anche nella Juventus alla quale viene ceduto nell’estate del 1959. Sergio Cervato è bravissimo nel calciare le punizioni e i rigori. Li batte di potenza con una breve rincorsa con il piede destro, anche se è schierato per gran parte della sua carriera nel ruolo di terzino sinistro. E’ rapido e veloce e in campo mette una grinta eccezionale. E’ straordinario nel recuperare il pallone ma è anche molto bravo in fase di impostazione della manovra. Con la Fiorentina conquista lo scudetto nel 1955/56. In quella stagione realizza cinque gol. Poi ci sono tre secondi posti consecutivi e la finale di Coppa dei Campioni persa a Madrid con il Real. Vanta ventotto presenze in Nazionale (con quattro reti all’attivo), venticinque da giocatore viola (con tre gol). E’ capitano in sei incontri. Debutta in azzurro l’8 aprile 1951 nel match vinto dall’Italia sul Portogallo per quattro a uno. Con la Juventus conquista due scudetti, nel 1959/60 e nel 1960/61, e due Coppe Italia, nel 1959 e nel 1959/60, quest’ultima battendo in finale la Fiorentina a Milano. E’ tornato nella società viola negli anni Settanta come allenatore delle squadre giovanili.

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Presenze Reti

28

4

MORENO

ROGGI

Nasce a San Miniato in provincia di Pisa il 24 marzo 1954. La Fiorentina lo acquista dall’Empoli che milita in serie C nell’estate del 1972, quando ha diciotto anni. Il tecnico svedese Nils Liedholm lo fa debuttare in maglia viola ed anche in serie A (compie un doppio salto di categoria) il 12 novembre 1972 al Comunale di Firenze nel match contro il Milan, vinto dai gigliati per tre a uno. Rimane alla Fiorentina per quattro stagioni (dal 1972/73 al 1975/76), purtroppo costellate da diversi infortuni. Totalizza comunque in campionato ottantadue gettoni di presenza, realizzando quattro reti. Con la casacca gigliata vince due trofei: la Coppa Italia nel 1974/75 battendo in finale all’Olimpico il Milan (Moreno Roggi tra l’altro rientra nell’occasione dopo aver saltato per infortunio tutto il girone di ritorno del campionato) e nel 1975 la Coppa di Lega Italo-Inglese, superando il West Ham. Grintoso, forte fisicamente, bravissimo in fase di interdizione è straordinario anche in fase di costruzione della manovra. E’a bile nel gioco aereo ed è dotato di un ottimo tiro. E’ lui l’erede di Giacinto Facchetti nel ruolo di terzino sinistro in Nazionale. Disputa in azzurro sette partite. Debutta ventenne a Zagabria il 28 settembre 1974 nel match perso dall’Italia con la Ju-

Squadre di club Stagione

Squadra

Presenze Reti

1970-1972 Empoli

17

0

1972-1975 Fiorentina

82

4

1978-1979 Avellino

9

0

Nazionale Stagione

1973-76

Squadra

Italia

Presenze Reti

7

goslavia per uno a zero (è l’esordio in panchina per il commissario tecnico Fulvio Bernardini) in coppia con il romanista Francesco Rocca, costretto come lui per un infortunio al ritiro dall’attività agonistica nel 1981. Se un brutto incidente al ginocchio, patito in un’amichevole precampionato a Viareggio nell’agosto del 1976, non lo avesse fermato a ventidue anni, sarebbe sicuramente diventato uno dei più forti difensori italiani di tutti i tempi. Perde tutto il campionato 1976/77. In quello successivo (1978/79) va ad Avellino in serie A dove gioca nove partite. Ma l’ennesimo infortunio lo costringe a ritirarsi ad appena ventiquattro anni. Alla Fiorentina poi ritorna come direttore sportivo nella stagione 1990/91, la prima dell’era Cecchi Gori.

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1956-1958 1958-1959 1959-1966 1966-1968 1968-1969 1969-1971

questa settimana

I terzini sinistri Squadre di club Stagione

Squadra

1976-1977 1980-1982 1982-1983 1983-1986 1986-1991 1991-1996 1996-1997

Mantova Roma Reggiana Lecce Fiorentina Parma Perugia

Presenze Reti

0 4 22 91 142 142 24

0 0 1 13 10 5 0

Nazionale Stagione

1992-93

Squadra

Italia

Presenze Reti

7

0

Nasce a Roma il 29 marzo 1964. Dopo aver giocato giovanissimo nella Roma, milita poi nella Reggiana e nel Lecce. La Fiorentina lo acquista proprio dalla società pugliese nell’estate del 1986. Debutta in viola il 5 ottobre 1986 al Comunale nel match con l’Udinese perso dai gigliati per uno a zero (in panchina c’è Eugenio Borsellini). A Firenze resta per cinque stagioni (dal 1986/87 fino al 1990/91), collezionando in campionato 142 gettoni di presenza e realizzando dieci reti. L’ultima sua stagione alla Fiorentina è quella che dà una svolta alla sua carriera. Infatti ad Alberto Di Chiara, che fino a quel momento viene impiegato come esterno sinistro di centrocampo, viene cambiato ruolo.

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Squadra

Torino Vigevano Fiorentina Lazio Massese Ternana

Presenze Reti

1 34 214 26 37 64

0 0 0 0 0 0

Nazionale Stagione

1958-1962

Squadra

Italia

Presenze Reti

7

0

ALBERTO dichiara E’ il tecnico brasiliano Sebastião Lazzaroni a intuire che il giocatore possa esprimersi meglio come terzino. Gli insegna a difendere e nello stesso tempo sfrutta le sue qualità offensiva da vecchia ala. Quando attacca diventa imprendibile. Le sue discese sulla fascia culminano con dei cross al bacio per gli attaccanti. E comunque in fase di interdizione se la cava egregiamente. Così Di Chiara diventa uno dei migliori terzini sinistri del campionato. Con la Fiorentina non vince alcun trofeo, ma disputa nel 1990 la doppia finale di Coppa Uefa con la Juventus, vinta dai bianconeri. Il Parma lo acquista nell’estate del 1991 proprio come terzino. In Emilia ha una carriera sfolgorante e conquista numerosi trofei: una Coppa delle Coppe nel 1992/93, una Coppa Uefa nel 1994/95, una Supercoppa europea nel 1993 e una Coppa Italia nel 1991/92 (una Coppa Italia nel 1980/81 la conquista anche con la Roma). Disputa anche sette partite in Nazionale, tutte da giocatore del Parma. Debutta il 31 maggio 1992 a New Haven nel match con il Portogallo terminato zero a zero.

Nasce a Casal Monferrato, in provincia di Alessandria, il 30 dicembre 1937. Muore a Firenze, per un male incurabile, il 28 novembre 2004. La Fiorentina lo acquista dal Torino, che nel 1957/58 lo aveva mandato in prestito al Vigevano (in serie C), nell’estate del 1958. Debutta in maglia viola, con l’ungherese Czeizler in panchina, il 21 settembre 1958 al Comunale nel match con il Vicenza vinto dai gigliati per tre a uno (in serie A aveva già esordito con il Torino nel 1956/57 nell’incontro SpalTorino, conclusosi con il successo degli emiliani per due a uno). A Firenze rimane otto stagioni (dal 1958/59 al 1965/66). Viene ceduto alla Lazio, a sorpresa, dopo una delle sue stagioni migliori in maglia viola, nell’estate del 1966, quando non ha ancora compiuto ventinove anni. Colleziona 214 gettoni di presenza in campionato, senza però realizzare una rete. E’ rapido, veloce e dotato tecnicamente. E poi ha uno stile elegante. Talvolta si lascia andare, magari anche quando non è proprio strettamente necessario, a interventi volanti ed acrobatici che, comunque, sono decisivi e piacciono tanto ai tifosi. Sostituisce degnamente Cervato che, dopo il suo arrivo, si sposta al centro della difesa. Secondo la critica è l’erede naturale di Maroso, il terzino sinistro del grande Torino. Sergio Castelletti, peraltro, gioca a sinistra anche se il suo piede preferito è il destro. Con la Fiorentina conquista quattro trofei: nel 1960/61 la Coppa delle Coppe e la Coppa Italia e nel 1965/66 un’altra Coppa Italia e la Mitropa Cup. Disputa sette partite in Nazionale. Debutta a Genova il 13 dicembre 1958 nell’incontro ItaliaCecoslovacchia terminato uno a uno. Un infortunio al quadricipite nel maggio del 1962 gli impedisce di partecipare ai Campionati del Mondo in Cile. E’ stato poi per diverso tempo allenatore e dirigente delle formazioni giovanili della Fiorentina.

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ALESSIO TENDI: COSI’ HO ASSISTITO ALLA MALEDIZIONE DELLA FASCIA SINISTRA

Dice di essere arrivato a giocare in serie A studiando i movimenti di chi l’aveva preceduto, da Sergio Cervato, a Sergio Castelletti fino a Moreno Roggi e Alberto Di Chiara. Alessio Tendi, fiorentino cresciuto nel settore giovanile viola, i campioni viola li vedeva a tu per tu. Faceva il raccattapalle ed era pure un onore osservarli tanto da vicino. Lui quasi li radiografava. Osservava ogni movimento, ogni gesto tecnico. Gli allenamenti dei grandi erano più o meno lezioni a cielo aperto, efficaci e d’impatto per tutti quei ragazzini del vivaio che cullavano il sogno, un giorno, di trovarsi loro al centro di quel campo. La storia della Fiorentina, Tendi, l’ha imparata giorno dopo giorno. L’ha sentita raccontare dai tifosi, ancora fermi con la memoria al primo e al secondo scudetto che in quei giovani ragazzi del settore giovanile vedevano le nuove leve di quella che era stata la squadra yé-yé, capace di coniugare divertimento e risultati. Tendi non ha smesso mai di amarla la Fiorentina. Ha guardato i terzini che si sono susseguiti sulla fascia sinistra, ha sorriso di fronte alla metamorfosi di uno come Alberto Di Chiara, che in origine era un’ala. Li ha visti tutti, uno dopo l’altro, ha assistito pure a quella che pareva la maledizione della corsia sinistra, perché trovare uno capace di spingere e poi mettere in mezzo il pallone è stata ricerca ardua e

complicata. Tendi, chi era Sergio Cervato? «E’ stato un maestro, uno che con la sua straordinaria semplicità mi ha insegnato tutto». Che cosa le ha trasmesso? «Ho studiato da vicino i suoi movimenti, ho provato a fare di lui un modello da seguire. Anche perché di suggerimenti ne regalava sempre tanti. Ho fatto tesoro dei suoi consigli: senza sarebbe stato tutto più complicato». Quale l’insegnamento che ancora custodisce gelosamente? «La malizia. Nel calcio serve sempre e lui, genuino come pochi, sapeva svelarti il vero significato del termine. A volte bastava una finta, un movimento più veloce del solito per disorientare

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l’avversario e Cervato riusciva sempre a capirlo con una frazione di secondo d’anticipo rispetto a tutti. Credo di essere arrivato in serie A anche grazie al suo lavoro». E Moreno Roggi? Fino al suo grave infortunio eravate voi i due terzini della Fiorentina. «Abbiamo giocato insieme e posso dire senza paura che era una forza della natura. Aveva grande tecnica e spesso sopperiva alla naturale mancanza d’esperienza dovuta alla giovane età con l’abilità nei movimenti e nel controllo del pallone. Non è un caso che sia arrivato in Nazionale». Il terribile infortunio al ginocchio subìto ha reciso i sogni di tutti, non solo quelli di Roggi. Non crede?

«Moreno avrebbe potuto dare molto di più al calcio italiano, se solo non ci si fosse messo di mezzo quel grave infortunio. Anche nei momenti più difficili, però, non si è mai arreso: ha sempre trovato la forza e la determinazione per provare a reagire». Che ricordo ha di Sergio Castelletti? «Era un signore, uno di quelli che non andava mai sopra le righe e che in campo, nonostante il ruolo, riusciva a conquistare palloni e a fermare gli avversari senza mai commettere fallo. Credo di non aver più visto un giocatore come lui». E Alberto Di Chiara? Pensare che aveva cominciato come ala. «Forse è stato proprio grazie alla sua straordinaria versatilità che si è trovato a lasciare tutti senza parole. Giocatore di grande tecnica, preciso nei passaggi e dotato di grande fisicità. Ha saputo sfruttare bene la corsa che aveva fatto propria quando si trovava ad agire in una zona del campo più avanzata». Quale era il suo più grande pregio? «Non sbagliava mai un cross. Era capace di fare tutta la linea laterale del campo, di arrivare fino sul fondo e di mettere una palla al centro per l’attaccante che nemmeno col telecomando avrebbe potuto essere più precisa e telefonata. Tatticamente, poi, era una spanna superiore a tutti quelli che in quegli anni si trovavano ad agire in quel ruolo in Italia».

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31 maggio 2012 www.brividosportivo.it

Amarcord

di Ruben Lopes Pegna

A poco meno di un anno dalla scomparsa dell’ex portiere che con la Rondinella dette la svolta alla sua carriera

TUTTI ALLE ‘DUE STRADE’ NEL RICORDO DI PAZZAGLI

Lo stadio delle Due Strade, quello dove sabato prossimo si gioca una partita alla sua memoria, è stato lo stadio della rinascita calcistica di Andrea Pazzagli, scomparso il 31 luglio dello scorso anno a Punta Ala, stroncato da un infarto ad appena cinquantuno anni (era nato a Firenze il 18 gennaio 1960). E’ stato, infatti, nelle file della Rondinella che Pazzagli a ventitré anni ha impresso alla sua carriera una svolta determinante e positiva. Era cresciuto nelle giovanili della Fiorentina, dove era rimasto fino al 1978. Poi aveva disputato un campionato nell’Imolese in serie D nel 1978/79. Quindi era passato al Bologna nel 1979/80, dove non aveva mai giocato. Il club rossoblu lo aveva allora mandato in prestito prima all’Udinese in serie A nel 1980/81 (due presenze) e quindi al Catania in serie B nel 1981/82 (una gara). Tornato sotto le Due Torri, aveva subito un grave infortunio che lo aveva bloccato per un’intera stagione (1982/83). Il Bologna allora gli aveva restituito il cartellino. Pazzagli si riprese dall’infortunio e nell’estate del 1983 ricominciò a giocare nella sua Firenze, nella seconda squadra della città, la Rondinella, guidata dall’ex terzino della Fiorentina Enzo Robotti e nella quale come direttore sportivo c’era Pino Vitale, l’attuale dirigente dell’Empoli, che militava in C1. Mai scelta si rivelò più felice. Pazzagli fu tra i protagonisti di una stagione strepitosa, nella quale il club biancorosso si classificò al quarto posto finale alla pari con la Carrarese, il Brescia e la Spal, ottenendo il miglior risultato della sua storia. Le prestazioni del portierone fiorentino non passarono certo inosservate. Nell’estate del 1984 passò al Perugia in serie B dove rimase per due stagioni, senza saltare neppure una partita. Ormai era pronto per tornare a giocare in serie A, dove aveva esordi-

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to giovanissimo a vent’anni nelle file dell’Udinese. Fu acquistato dall’Ascoli, dove disputò tre campionati, tutti nella massima divisione (dal 1987/87 al 1988/89). Arrigo Sacchi, l’allenatore del Milan stellare, rimase impressionato dalle prestazioni di Pazzagli e lo volle nella sua squadra, nonostante i rossoneri avessero già nelle proprie fila Giovanni Galli. Il portiere fiorentino arrivò a Milano nell’estate del 1989 e vi rimase per due stagioni (dal 1989/90 al 1990/91) collezionando in campionato 48 gettoni di presenza. Con il Milan vinse una Coppa dei Campioni nel 1989/90, due Coppe Intercontinentali nel 1989 e nel 1990 (in quest’ultima edizione fu grande protagonista nella finale con i paraguayani dell’Asuncion) e due Supercoppe europee nel 1989 e nel 1990. Quello è stato il momento più alto della sua carriera. Non è da tutti essere campioni del mondo - di club si intende - a trent’anni.

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Pazzagli comunque rimase il ragazzo semplice di sempre. Non era certo una di quelle persone che si montano la testa. Nell’estate del 1991 così tornò al Bologna in serie B e vi rimase per due tornei. Dopo una stagione alla Roma (1993/94), chiuse infine la carriera da giocatore, a due passi dalla sua Firenze, nel Prato in C1, dove giocò nel 1994/95 e nel 1995/96 prima di appendere le scarpe al Chiodo. Una volta cessata l’attività agonistica, Pazzagli diventò preparatore dei portieri prima del Milan e poi della Fiorentina. Nell’estate del 2001 entrò, con il medesimo compito, nello staff delle nazionali giovanili. E tale ruolo ricoprì fino alla sua morte. Pazzagli aveva un hobby in cui era straordinario come quando volava da un palo all’altro. Faceva il cantautore e commuoveva chi aveva la fortuna di ascoltare i suoi brani. Incise due album, il secondo dei quali dal titolo “Spero che esistano gli angeli” fu premiato con un diploma ad honorem da Mogol per i suoi contenuti. Tra le tante splendide canzoni composte, una in particolare prendeva il cuore. Era quella dedicata a Niccolò Galli, figlio del suo ex compagno di squadra (al Milan) Giovanni, scomparso nel 2001 in un incidente stradale e che al campo delle Due Strade aveva giocato tante partite nelle file degli allievi della Fiorentina.

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31 maggio 2012 www.brividosportivo.it

MENO MALE SEMBRA CHE NOI QUESTA VORTA E SI SIA FORI DA’ GIOCHINI Che barba le domenihe senza carcio! E ci s’ha nostargia insin di quella sboba che ci faceano ‘ngollare e’ nostri di questi tempi. Un po’ e ci manca anche i’patire, perché noi e siamo un po’ come quelli che si fanno le cose a martellino, che godan quando e un si corgano. Se un si soffre e si sta male, e sembra un contro senso ma gli è così. Ora e c’è un po’ di patosse pe’ la ricostruzione, ma la palla ‘n rete e gli è un’artra cosa. Gli Europei, gli azzurri, sì, ora e ci sarà loro, ma di viola e un ce n’è neanch’uno e a i’ nonno se un vede

armeno uno striscino di viola iccore e un gli parpita, oh, e sarò bischero, ma gli è così. A tenecci su e c’è e terremoti, che ‘n reartà, e ci buttan giù da i’ letto noi che la ci va bene, perché ‘n Emilia e la va peggio. Speriamo che si carmi alla sverta questo casino sotto terra. Ce n’è di già tanto sopra, o che c’è bisogno che e venga anche di sotto? ‘Ntanto e gli è partito i’carcioscommesse, irruzioni a Coverciano, perquisizione a casa di’ parrucchino, una ventina ‘n gattabuia e la sensazione che a scoperchia’ la pentola e c’è da

mori’ asfissiati da i’ puzzo. Meno male che sembra che noi, questa vorta, e si sia fori da’ giochini, e un ci mancherebbe artro che questa pe’ ritorna’ sotto merda come nemmen tant’anni fa. No, e siam sopra e si guarda da i’colle, dall’arto. I’ gobbo su e comincia a riguata’ con l’occhio preoccupato e i’nonno e li ha belle cominciato a lasciagli messaggi attaccati a i’muro come e facea Pasquino: “L’allenatore e quattro ex delle giovanili – Juve scuola di ladri.” Madonna e ci s’è ‘ncazzao di nulla! E bociava come e un l’aveo ma’ sentito, meno male che

ero ‘n cantina e ci aveo l’alibi. Lasciando quella banda di ‘nqualifihabili a i’ su’ destino e venendo a noi, i’ diesse e ci s’ha e i’nonno gli è moderatamente contento. Voleo LoMonaho, però anche Pradè gli è uno che gli ha lavorao e benino a certi livelli, ‘nsomma, vediamolo. L’allenatore e pa’ che sia Montella e qui i’nonno gli è un po’ meno contento, e voleo Mazzarri e ve l’aveo detto, però anche qui e c’era forse da aspetta’ troppo e soprattutto da spende’ troppo. Montella l’è giovane, forse troppo, l’ha fatto bene a Catania, ma lì, a par-

I’ nonno Pilade dal nostro inviato in cantina

te Atzori, e gli hanno fatto bene tutti, ‘nsomma e mi sembra un po’ un sette a levare. Però fiducia ‘n partenza, un sia mai che i’nonno e botiha prima di cominciare. Ora vediamo e giohatori, anche se pe’ quelli un po’di tempo e c’è. I’primo nome che ronza gli è Aquilani e qui i’nonno e sarebbe parecchio contento. Se gli sta bene e un si discute e questo e potrebbe essere i’posto pe’ ripartire alla grande. Di’ resto e se ne parla piano piano, tanto e ci s’ha da patire tutta l’estate. E allora patiamo ma senza scordassi mai i’bercio: Forza Violaaaaaaaaaaaaaa!

Il Pungiglione

CRISCITO E BONUCCI: DIVERSO TRATTAMENTO CHE NON CONVINCE Le api volano a Coverciano, cioè son già volate a pungere Prandelli e Abete e, se lo trovano, anche Albertini. Niente da dire sul fatto che Criscito, con un avviso di garanzia in mano, non possa partecipare agli Europei. Qualcosa da dire sul fatto che possa farlo Bonucci che è anche lui indagato da almeno tre mesi. Anzi, nel suo caso avremmo da dire anche sul fatto che sia stato convocato. Può essere anche la persona più innocente del

mondo e non possiamo certo essere noi a dire il contrario, però gli pende sul capo una denuncia precisa, fatta dall’ex compagno Masiello, di aver fatto parte attiva del gruppo dei ‘falsificatori’ di risultati a Bari con speciale riferimento all’incontro Bari-Udinese durante il quale, insieme ai compagni Masiello, Belmonte e Parisi, avrebbe favorito la segnatura avversaria di ben tre reti. Ripetiamo, denunce tutte da provare, nel dubbio si assolve, però

se si tratta di scegliere chi ci rappresenta in una competizione europea un po’ si precauzione non andrebbe male. Sorge infatti la domanda maligna: “Se Bonucci avesse ancora la maglia del Bari sarebbe stato trattato allo stesso modo?” Non ci sentiamo di mettere la mano sul fuoco sulla risposta e, questa volta, non ci è molto piaciuto nemmeno Prandelli, decisamente col pollice verso con Criscito, decisamente assolutorio con Bonucci. La

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giustificazione che uno aveva avuto l’avviso di garanzia e l’altro no regge fino ad un certo punto. Le due inchieste, quella di Cremona e quella di Bari, scorrono su binari paralleli ma non sono lo stesso binario, e gli avvisi di garanzia son partiti da Cremona. Se fossero partiti da Bari magari la situazione sarebbe opposta. Insomma il dubbio che ‘mamma Juve’ abbia dettato i comportamenti esiste ed è difficile scacciarlo dalla mente.


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31 maggio 2012 www.brividosportivo.it

Mattinata Fiorentina di Chiara Baglioni

Baby viola: la conferma di Semplici non è così scontata dopo una stagione in chiaroscuro

DA GUIDI A OLIVEIRA:

CACCIA ALL’ALLENATORE CHE FARA’ PRIMAVERA

Finita una stagione non proprio eccitante per la Fiorentina Primavera, resta l’incognita sul futuro allenatore. Un’incognita che il nuovo ds viola Daniele Pradè e il neo dt Eduardo Macia dovranno risolvere al più presto. Confermare o no Leonardo Semplici alla guida dei giovani viola? I risultati non sono dalla sua parte. Due eliminazioni a distanza di poco tempo, come nella Viareggio Cup e in Coppa Italia, si sono aggiunte alla insoddisfazione causata dal mancato passaggio alle Final Eight di campionato. Ma non tutte le colpe sono sue: il mercato di gennaio e l’arrivo di Delio Rossi sulla panchina della prima squadra come detto più volte hanno privato la Primavera dei pezzi migliori, costringendo il tecnico fiorentino a convocare ragazzi degli Allievi, meno esperti e giovanissimi, addirittura classe ‘95. Però, per la prossima stagione, la conferma di Semplici pare vacillare (visto anche il contratto in scadenza a giugno) e i candidati che potrebbero sostituirlo sono molti e già iniziano a circolare le prime indiscrezioni. CHI E’ IN POLE. Il favorito a ricoprire l’incarico è l’attuale allenatore degli Allievi Nazionali Federico Guidi: classe 1976, originario di Cerreto Guidi, una carriera calcistica da centrocampista interrotta troppo

presto ed una da allenatore iniziata nel 1997 con i Pulcini del Montalbano Calcio (vicino a Lamporecchio). Dopo tre anni e uno scudetto con gli Esordienti, Guidi passa all’Empoli dove vince tutti i tornei estivi con i Giovanissimi. Nel 2004 approda alla Fiorentina grazie all’occhio attento di Corvino, che lo aveva notato al Torneo Allodi di Settignano vinto dall’Empoli a mani basse. Iniziando con i Giovanissimi B, ha quindi proseguito con i Giovanissimi Nazionali e Regionali conquistando molti tornei importanti a livello giovanile, come il “Neri-Ferramosca” ed il “Bastia Umbra”. Nel 2011 Guidi porta alla vittoria dello scudetto i Giovanissimi Nazionali viola in una partita senza storia vinta contro il Napoli per 3-0 (grazie anche alla straordinaria coppia d’attacco Gondo-Bangu). Nell’estate dello scorso anno, Corvino ha messo Guidi nella lista degli allenatori che avrebbero lasciato la società viola, insieme a Gianni Maestrini (ex allenatore degli Allievi) e Renato Buso. Dopo la conquista del titolo italiano però, sarebbe stata una disdetta per la società lasciarsi scappare uno dei migliori allenatori in circolazione a livello giovanile. E quindi, nonostante i contatti già avviati con altre squadre e una pausa di riflessione sul suo

futuro, Guidi decide di restare alla Fiorentina, questa volta come tecnico degli Allievi Nazionali. Premiato recentemente come “Miglior allenatore giovani professionisti” al Torneo Ferramosca Guidi è attualmente impegnato con i suoi ragazzi nelle fasi finali scudetto a Chianciano Terme, che prenderanno il via il 12 giugno. Al di là del risultato che gli Allievi riusciranno ad ottenere (ricordiamo che la Fiorentina è stata inserita nel gruppo B con Inter, Catania ed Empoli), Federico Guidi rimane il favorito per la prossima panchina della Primavera. La competenza nel settore giovanile c’è, il patentino da allenatore professionista pure. Chissà che la gavetta verso il grande calcio non passi proprio attraverso tutto il settore giovanile viola.

LE ALTERNATIVE. Appurato il fatto che Guidi sia in pole per sostituire Semplici (sempre che a quest’ultimo non venga rinnovato il contratto), i nomi che circolano riguardo al prossimo allenatore della Primavera viola sono parecchi. Tramontata definitivamente l’ipotesi Roberto Rizzo, ex allenatore della Primavera del Lecce e grande amico di Corvino che lo avrebbe portato in viola già un anno fa, restano in dubbio Roberto Maggini (ex allenatore della Primavera del Napoli, anch’egli scuola Lecce) e Marco Baroni, già allenatore dei baby viola nella stagione 2007-2008. Farà un certo effetto scoprire nella lista anche un certo Luìs Airton Barroso Oliveira. Sì, proprio lui, l’ex attaccante della Fiorentina, Lulù ‘falco d’area’.

Nonostante i suoi 40 anni Lulù continua a giocare ancora in una squadra di dilettanti sardi. Dopo aver chiuso nel 2009 con il Derthona ed aver continuato la sua avventura di bomber nell’Eccellenza, adesso è allenatore patentato del Muravera, piccolo paesino di 5 mila abitanti in provincia di Cagliari, dove risiede. In questa stagione calcistica, non troppo brillante per i colori viola, è tornato spesso nella sua amata Firenze. L’ex bomber belga ha addirittura assistito in più occasioni agli allenamenti della prima squadra, prestando molto attenzione ad ogni dettaglio ed avendo modo di parlare direttamente con la società viola. Per esempio, prima della sconfitta contro la Juventus al Franchi, Lulù sedeva sui gradini dei campini con un block notes. E poi le sue dichiarazioni di amore verso la maglia viola indimenticata che risuonarono un po’ come un campanellino, un “Ehi, ci sono anch’io” che potrebbe tornare comodo nella prossima calda estate di mercato. «Tornerei volentieri a Firenze, di corsa. Anche da allenatore nel settore giovanile» dichiarò ai microfoni di Violachannel. Un’idea che Eduardo Macia, in quanto nuovo responsabile del settore giovanile viola, potrebbe prendere in considerazione.

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31 maggio 2012 www.brividosportivo.it

VERSO IL RITIRO ESTIVO:

Il ritiro

di Federico Pettini

VIOLA A MOENA, LA “FATA DELLE DOLOMITI” In attesa dell’ufficialità da parte del club viola, dal 16 luglio al 7 di agosto la Fiorentina svolgerà il ritiro estivo a Moena, nelle Dolomiti. Cambia la sede rispetto alle ultime tre stagioni (Cortina), così come la durata, ma non la bellezza e la tradizione del luogo. Moena, detta la ‘Fata delle Dolomiti’, sorge sopra un’ampia conca alluvionale circondata dalle cime della Vallaccia e del Latemar. Segna il confine della Valle di Fassa con la Valle di Fiemme e fa parte della “Magnifica Comunità di Fiemme”. La storia racconta che verso l’anno Mille dei pastori, arrivati dalla Val d’Ega si siano insediati qui costituendo il primo agglomerato. Oggi è il paese della valle con il maggior numero di abitanti, molto conosciuto sia a livello nazionale che internazionale. Negli ultimi decenni si è trasformato in centro turistico con molti servizi e ristoranti rinomati. Meta d’elite per gli appassionati di sci alpino e snowboard, Moena vanta il collegamento al più grande carosello sciistico del mondo, il Dolomiti Superski. Inoltre tante piste tecnicamente perfette si allungano dall’Alpe di Lusia, dove i rifugi sono aperti anche di notte, fino al Passo San Pellegrino dove gli alberghi si affacciano sulle piste. L’abitato sorge a quota 1.184 e ospita circa 2500 residenti che appartengono alla minoranza linguistica ladina. Moena è il primo paese che si incontra in Val di Fassa: il centro storico è grande, vi troviamo vari edifici antichi, ognuno dei quali ci racconta qualcosa della storia locale. Casa Ramon è uno dei più vecchi: collocata in una posizione strategica,

Come raggiungere Moena

al centro della via principale dei traffici, vi si riscuotevano le gabelle. Eppoi Casa del Dazio: dopo casa Ramon era sede di riscossione di dazi. Il paese è sede del Centro di addestramento alpino della Polizia di Stato, di grande importanza anche per il servizio di sicurezza e soccorso che fa in montagna in estate ed inverno. Da vedere sono le due chiese: quella di San Volfango e di San Vigilio, situate una accanto all’altra. La prima risale intorno all’anno Mille e fu dedicata al santo protettore dei boscaioli. Ricca di affreschi risalenti al 1400, opera di artista ignoto, merita di essere visitata. Solitamente durante l’estate il parroco si presta a fare delle visite guidate. La chiesa dedicata a San Vigilio invece è stata consacrata nel 1164. Molti sono gli affreschi che la abbelliscono, opera dell’artista moenese Valentino

Rovisi. Particolari come il crocifisso, i disegni delle vetrate e gli evangelisti del portale laterale ed altri sono opera di un altro artista di Moena: Cirillo Dellantonio. D’estate, Moena, con i suoi caratteristici balconi fioriti, si trasforma in un giardino. Tutto intorno è natura da respirare, da spalmare sul cuore, fino all’autunno inoltrato, camminando in quota lungo il ‘Trekking delle leggende’, attraverso itinerari culturali come il Sentiero della Pace o su percorsi meno impegnativi con il rigenerante nordic walking. Gli amanti delle due ruote trovano una lunghissima pista ciclabile che attraversa due valli e sorprendenti percorsi da mountain-bike. Non solo calcio, dunque, per i tifosi viola che vorranno andare a seguire la squadra in ritiro, ma un tuffo nella natura e nella storia, nel dolce abbraccio della Fata delle Dolomiti.

In auto: - Dall’Autostrada del Brennero A22 uscire al casello di EgnaOra ed immettersi sulla SS48 delle Dolomiti; proseguire attraverso la Val di Fiemme fino a raggiungere il primo paese della Val di Fassa, ovvero Moena. (Ora-Moena: km 45) - Da Bolzano, Autostrada del Brennero A22, uscire al casello di Bolzano nord; percorrere la Val d’Ega attraverso il passo di Costalunga (detto anche passo Carezza) SS 241 per giungere Moena. - Da Venezia, con l’autostrada A27, si esce a Belluno e ci si dirige verso l’Agordino e il passo di San Pellegrino. In autobus: Da e per Moena sono previsti collegamenti diretti giornalieri con Trento e Bolzano. In treno: Le stazioni ferroviarie più vicine a Moena sono le stazioni di Ora, Bolzano e Trento, tutte collegate con la Valle tramite autobus di linea.

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31 maggio 2012 www.brividosportivo.it

Calcio femminile di Michela Lanza

Il calcio femminile festeggia le sue stelle: il tecnico del Firenze sul podio, terza ‘miglior difensore’ la Guagni

GOLDEN GIRLS AWARDS 2012: NICOLI PREMIATO NUMERO UNO DELLA SERIE A

Domenica scorsa, 27 maggio, nel locale esclusivo ‘Anima e Corpo Live Restaurant & Show Club’ a Cavernago in provincia di Bergamo il calcio femminile ha festeggiato le sue stelle e sono stati consegnati gli Oscar del Calcio Femminile in occasione della settima edizione del Gran Galà Award – La notte rosa del calcio, organizzata dalla Società Orobica Anima&Corpo e condotta da Luca Pisinicca, telecronista di Rai Sport. Sono state premiate, ruolo per ruolo, le protagoniste del campionato appena concluso (2011-12) ma sono stati anche assegnati i primati per il miglior allenatore, addetto stampa e migliore calciatrice assoluta in questa stagione. Chi ha deciso i vincitori? Semplice: i giudizi che hanno determinato le vittorie sono stati espressi da una giuria autorevole composta dai tecnici stessi dei club di serie A e di serie A2, ai quali poi si è aggiunto il parere di una giuria tecnica formata dai promotori che ha avuto il compito anche di assegnare il Pallone d’Oro Italiano 2012. Soddisfazione assoluta in casa viola per i due riconoscimenti ottenuti. Infatti, tra i vincitori spicca il nome del tecnico del Firenze Calcio Femminile,

Mario Nicoli, al quale è andato il premio come miglior allenatore della serie A. Nicoli ha preceduto addirittura il tecnico della Torres, Salvatore Arca, vincitore del campionato. Certamente un motivo di orgoglio per il club fiorentino che, grazie anche al lavoro del suo allenatore, ha raggiunto una importante salvezza ad una giornata dal termine della stagione. Queste le sue parole dopo aver ricevuto il prestigioso riconoscimento: «E’ una gioia indescrivibile che si aggiunge a quella di aver centrato l’obiettivo stagionale prefissato dal Primadonna Fi-

renze. Ringrazio tutti i colleghi che mi hanno votato. Questo premio gratifica il mio lavoro svolto in questo anno e mezzo alla guida della prima squadra. Dedico affettivamente questo riconoscimento ai miei genitori che mi guardano dall’alto e alle mie bambine Giada e Margherita. Professionalmente la dedica si estende alla squadra e allo staff dei collaboratori che hanno creduto in me: Maurizio Pieri, preparatore atletico, Luciano Ciampi, dirigente, e soprattutto Fabio Valgimigli, ‘mio’ dirigente e vero amico. A lui in particolare va un sentito abbraccio per aver

condiviso con me ben nove anni di esperienza, un percorso in continua crescita nell’ACF Firenze, partito dalla categoria esordienti e arrivato fino alla prima squadra». Non solo Nicoli però: agli Oscar del Calcio Femminile un altro nome ha rappresentato il Primadonna, ovvero quello di Alia Guagni. La giovane calciatrice è stata premiata come terzo miglior difensore del campionato di serie A, dietro a Elisabetta Tona (Torres) e Raffella Manieri (Torres). E in effetti la ragazza ha disputato un campionato di alto livello anche in

termini di numeri visto che da difensore è risultata il bomber della squadra di Nicoli con ben 12 centri all’attivo (suoi quasi la metà dei 30 segnati dalla squadra viola). Ospite speciale della manifestazione il bell’Antonio Cabrini, neo ct della Nazionale italiana di calcio femminile che ha avuto il compito di consegnare il Pallone d’Oro italiano a Elisabetta Tona, difensore centrale della Torres Campione d’Italia e della Nazionale. Adesso il rompete le righe e l’arrivederci alla prossima stagione, sempre in serie A.

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GINNASTICA di Maria Consiglia Grieco

Doppio weekend a Cattolica per la sezione femminile; pochi giorni al saggio finale

AL VIA LE FINALI NAZIONALI UISP

L’anno sportivo è in dirittura d’arrivo, e per il Centro Ginnastica Firenze si prospettano dieci giorni estremamente impegnativi. Prima tappa, i campionati nazionali UISP di ginnastica artistica femminile, ospitati quest’anno dalla città di Cattolica, a partire dal 31 maggio. Ginnaste fiorentine in gara a partire da domenica 3 giugno, quando a scendere in pedana saranno le atlete delle squadre di Prima categoria: Sara Corsini, Arianna Giannelli, Alessia Ravenni, Annachiara Sottili per le junior; Bianca Aterini e Laura Pieri per la squadra A senior, mentre Ricciarda Nencini dovrà fare a meno della compagna Irene Signorini, infortunata, e concorrerà nelle classifiche per singolo attrezzo. Venerdì 8 giugno – secondo weekend di gare – toccherà invece alle ginnaste di Seconda categoria, impegnate nel campionato individuale; sabato 9 e domenica 10 spazio, infine, alle categorie dalla Terza alla Sesta, che vedranno competere per il CGF le ginnaste della sezione agonistica, alcune delle quali saranno tra l’altro reduci dalla prima prova regionale del campionato

Un momento del saggio

La sezione maschile

La sezione ritmica

2011

Le ginnaste olimpiche

L’apertura del saggio 2011

Benolli e Macrì, ospiti del saggio 2011

La sezione acrobatica

federale di Specialità, prevista per il 3 giugno a Montevarchi. E’ però l’intera società di Sorgane ad essere in fermento, a cominciare dai piccoli atleti

e atlete dei primi corsi, in vista del saggio di fine anno sportivo, previsto per il prossimo mercoledì 6 giugno alle ore 19.30, presso l’impianto di via Isonzo;

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SONDAGGI SU FACEBOOK: ECCO I VINCITORI! Abbiamo chiesto ai nostri tesserati una previsione su chi vincerà le finalissime di Top e Golden C5 e C7 sulla nostra pagina facebook “Midland Sport” e loro hanno risposto alla grande votando le loro formazioni preferite e divulgando le domande anche ai loro amici per veder trionfare la loro squadra del cuore. Il girone ‘meno seguito’ è stato quello di Golden C7 dove la Carrozzeria Cantini Elio(2) la spunta per un solo voto (3 vs 2) sulla Fiorentina C7. La Carrozzeria Cantini, già vincitrice in passato della Golden, si è fermata quest’anno all’ottavo posto in campionato con 26 punti totalizzati centrando ancora l’accesso alla stessa competizione dove dirà certamente la sua. Ecco dietro a sorpresa la Top C5 dove Campone Rifredi e Non Atletic si dividono la posta con 7 voti a testa ricevuti. Entrambe quarte classificate in campionato con rispettivamente 35 e 34 punti, la prima nel girone Svezia e l’altra nel girone Portogallo. I loro sostenitori però non hanno dubbi: anche se qualificati all’ultimo soffio, faranno valere le loro qualità e proveranno fino all’ultimo a regalargli grandi soddisfazioni. Vince in solitaria con 8 voti il WLF nella Top C7 staccando di un solo voto la formazione del Ponte. La cavalcata vista in campionato della squadra bianco-blu nel girone Germania con il risultato finale di 55 punti totali e seconda piazza acquisita, ci aveva già pronosticato che il Wlf avrebbe dato filo da torcere a tutti i loro avversari e così la pensano anche i nostri amici del web. Exploit invece nella Golden C5! Con oltre 70 voti totali è stata senza dubbio la competizione più seguita dai nostri amici di facebook, dove le Patate Bollenti portano a casa il sondaggio. Ben 26 i voti acquisiti dai ragazzi che si sono classificati settimi nel girone Italia con 32 punti, ma che hanno dovuto vedersela fino all’ultimo con i sostenitori dei Capezzoli&Cavalli: per loro 25 i voti ricevuti ed anche loro in bagarre nello stesso girone delle Patate Bollenti, chiuso con un’ottima quinta piazza e 33 punti. Insomma sarà lotta a 2 secondo molti in questa Golden C5 ma non dimentichiamoci neanche del Barcollo C5 che ha ricevuto 17 voti e della Proloco Compiobbi con 7. Le previsioni sono state fatte e adesso non serve che aspettare il giudizio del campo, quello che alla fine decreterà i veri vincitori. Noi vi terremo aggiornati come sempre con la convinzione che il bello deve ancora venire. Nicola Cecconi

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ECCO I NOMI DEI PRIMI VINCITORI DELLE FASI FINALI C5 E C7

Sono AC Bandino Papaya Viaggi (Golden League C7), Florence Patriots (Silver League C7) e The Kevin Prince (Bronze League C5) le prime squadre ad aggiudicarsi le rispettive fasi finali, mentre sono attesi questa settimana i nomi delle formazioni vincitrici nelle altre categorie (Top, Golden e Silver per il calcio a 5, Top per il calcio a 7). Top League C5 - Saranno Stella Rossa C5 ed Amico Pane a giocarsi la finale valevole per il titolo di campione provinciale di Firenze per il Calcio Toscana. La Stella Rossa C5, dopo aver dominato il proprio girone eliminatorio, si è imposta nettamente prima sui Natyboys FC (9-2 nei quarti di finale) e poi sull’Istopanasto F.C. (7-2 nella semifinale). Facilmente prevedibile l’arrivo in finale dell’Amico Pane che, grazie a giocatori rinomati quali Christian Riganò (quasi 100 le presenze per lui con la maglia della Fiorentina) ed Alessandro Chiarelli (stella del beach soccer italiano), ha superato prima i vice campioni in carica dei Final Blow (11-3 con 10 reti dell’ex viola) e poi in semifinale il Real Cerveza (con tripletta di Chirelli nel 3-1 finale). Golden League C5 - Sarà Il Fortino–FCS San Giustao la gara che deciderà la vittoria della Golden League: due squadre che arrivano a questa finale al termine di un lungo cammino che le ha viste protagoniste nello stesso girone eliminatorio (nello scontro diretto del 30 aprile Il Fortino si impose per 14-2), per poi non perdere più un colpo a partire dagli ottavi di finale. Il Fortino, che aveva perso sul campo la gara (quarti di finale) con I Terroni C5, si è visto assegnare dal Giudice Sportivo la vittoria a tavolino per la presenza di un giocatore in posizione irregolare nella squadra avversaria. IL FCS San Giustao invece ha avuto il merito di eliminare Gelateria Dalmazia La Portuguesa e Stempiaz FC C5, due compagini provenienti dalla Top League e quindi favorite nel pronostico. Silver League C5 - Raggiungono la finale di Silver League, che si è disputata lunedì 28 maggio, D.L. Firenze C5 e Cani Al Sole. Questi ultimi, dopo aver vinto il proprio girone eliminatorio (tre vittorie ed una sconfitta), sono diventati ancor più irresistibili nella fase ad eliminazione diretta nella quale hanno superato con merito Firenze Caffè ed Atletico Casentino (formazione

La Fonte del

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FC Breccia

AC Bandino Papaya Viaggi proveniente dalla Top League) sempre col punteggio di 6-2 per poi imporsi in semifinale (7-5) sullo Staff Magnum. Il D.L. Firenze C5 invece, dopo aver digerito l’amara eliminazione nella Golden League (in virtù della classifica avulsa nel proprio girone eliminatorio), ha faticato per raggiungere la finale: 6-5 al Celtic Sesto, un netto 6-1 al Body Star ed un sofferto 2-1 in semifinale al Firenze Sud. Bronze League C5 - E’ il The Kevin Prince la prima formazione ad ottenere il primo titolo nelle Fasi Finali del calcio a 5: un percorso impeccabile per i neo-campioni che hanno vinto tutte le sei partite disputate nella manifestazione. Gli Imprevedibi-

li, Deportivo Dude ed I Sorelli sono caduti sotto i colpi del The Kevin Prence a partire dai quarti di finale in poi. Conquistano il secondo posto I Sorelli che, nonostante la sconfitta (6-1) nella finale, hanno disputato un ottima competizione (eliminando la Corte Dai Conti, reduce dalla Silver League). Terzo classificato il Deportivo Dude (altra formazione proveniente dalla fase eliminatoria della Silver League) che nella finale di consolazione ha avuto la meglio (10-5) sull’Atletico Magari. Top League C7 - Conquistano la seconda finale consecutiva i campioni in carica del FC Breccia: nella semifinale giocata venerdì 25 maggio il Groove Street si è dovuto

nuovamente arrendere nella sfida infinita fra queste due squadre. Solamente i calci di rigore hanno permesso al FC Breccia di giocarsi per il secondo anno di seguito il titolo di campione provinciale per il Calcio Toscana. Resta ora da conoscere il nome dell’altra finalista. L’AC Peruzzi (vice-campione in carica) ha avuto la meglio (4-3) sul campo del Dagnene Secche che però ha inoltrato formale ricorso al Giudice Sportivo: a quest’ultimo spetterà stabilire se la finale sarà la rivincita della passata stagione o se invece sarà accolto il reclamo del Dagnene Secche (che ribalterebbe così il risultato del campo). Golden League C7 - E’ l’AC Bandino Papaya Viaggi la formazione che vince la Golden League nel calcio a 7, succedendo così nell’albo d’oro all’Avavava FC. Una competizione davvero di ottimo livello, nella quale all’Avavava FC non è riuscito bissare il successo della passata stagione: nonostante la seconda finale consecutiva raggiunta, l’AC Bandino Papaya Viaggi si è dimostrata più forte, imponendosi con un netto 5-1. Il terzo posto va al Cral Nuovo Pignone che si aggiudica la vittoria in virtù della mancata presentazione al campo del Meeting Place: questi ultimi probabilmente hanno risentito della decisione del Giudice Sportivo che ne ha decretato la sconfitta in semifinale (gara sul campo vinta contro l’AC Bandino Papaya Viaggi) a causa della presenza di un giocatore in posizione irregolare. Silver League C7 - Nel calcio a 7 i ricorsi al Giudice Sportivo hanno stravolto i risultati del campo, e da ciò non ne è stata esente la Silver League: addirittura la finale (vinta ai calci di rigore dalla Dinamo Florentia) ha avuto il ribaltamento del proprio esito a seguito del ricorso dei Florence Patriots che si sono visti assegnare partita (e conseguente torneo) a tavolino. L’aver fatto disputare la gara a giocatori in posizione irregolare nel tesseramento è costata la sconfitta alla Dinamo Florentia. Si aggiudicano la manifestazione i Florence Patriots che avevano avuto la meglio (in semifinale) al termine dei calci di rigore ai danni dei Sangue Blues che successivamente si sono aggiudicati la finale di consolazione sui Secretkick 08 C7 (1-0), terminati conseguentemente al quarto posto. Steto

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per la realizzazione finalmente di un impianto sportivo moderno a vantaggio dei cittadini e dei tifosi viola mancano ancora di elementi decisivi. Per quanto riguarda Montella c’è da aspettare ancora il tempo necessario perché arrivi il sì del presidente del Catania che detiene per adesso il contratto (scadenza 2013) dell’allenatore che la Fiorentina vorrebbe portare sulla panchina del Franchi. Si dice che Pulvirenti sia molto arrabbiato, che stia puntando un po’ i piedi, ma è lo stesso allenatore napoletano che starebbe gestendo la situazione e questo darebbe più di una garanzia. La Fiorentina intanto, anche attraverso il presidente esecutivo Cognigni, ha fatto sapere di non voler creare problemi al club siciliano: sarà quindi il giovane tecnico a cercare di scardinare le resistenze di Pulvirenti per arrivare prima possibile alla rescissione del contratto e alla firma di quello che lo porterà in volo verso Firenze. Ancor più complicata la vicenda relativa al nuovo stadio di Firenze: mentre per Montella crediamo che i rischi che la trattativa si areni appaiono assolutamente limitati, sull’area Mercafir siamo invece molto preoccupati sulle resistenze residue che ancora si percepiscono. Matteo Renzi è stato molto bravo a presentare il plastico, i disegni, a raccontare un’ipotesi che potrebbe farsi prima sogno poi realtà. Ha spiegato gli spazi che potrebbero essere messi a disposizione, ha parlato di proposta formidabile, per certi versi unica, considerata la locazione dell’area in oggetto servita da autostrade, aeroporti, ferrovia e presto anche dalla tramvia. Insomma c’è molta stoffa. Anche se i Della Valle hanno fatto sapere a ripetizione che questa ipotesi è molto lontana da quella che loro avevano immaginato quando parlavano di Cittadella e del tentativo di colmare il gap della Fiorentina per riavvicinarla ai grandi club. Però è indiscutibile che l’ipotesi-Mercafir ha un suo fascino, specie per la gente di Firenze, fondamentalmente per la gente di Firenze. Uno stadio nuovo potrebbe scuotere alle basi l’apatia di chi progressivamente al Franchi ci va sempre meno volentieri. E l’arrivo di Montella, che resta un tecnico giovane e interessante, potrebbe amplificare questo desidero di nuovo. Ecco perché adesso la Fiorentina ci sembra meno paralizzata e con prospettive di indiscutibile interesse.

Alessandro Rialti

Fuorigioco

di Duccio Magnelli

VOTATE DIEGO (SEMPRE CHE LUI NON CI RIPENSI…)

Il dubbio adesso è che Diego Della Valle si stia preparando a gettarsi nell’arena. Non quella di Verona, naturalmente, e nemmeno quella dei tori, ma una meno spettacolare, anche se non meno cruenta. Stiamo parlando dell’arena politica. Difficile pensare che DDV non voglia seguire Montezemolo nel progetto Italia Futura, il cui prossimo obiettivo sono le elezioni

del 2013. E difficile pensare che, nelle prossime liste elettorali, il presidente della Ferrari non abbia pensato di riservare uno strapuntino per l’amico Diego, suo socio in tante avventure, non ultima quella ferroviaria. Del resto le ultime dichiarazioni di DDV, quelle fatte dal Giappone («è consuetudine dei nostri politici, o degli aspiranti tali, sgridare i propri concittadini da lontano») sembrano proprio dette in un buon (sia pur perfezionabile) po-

litichese. Tutti sanno che nel calcio italiano c’è troppa violenza, che servono regole serie, che bisogna isolare i cattivi e che la gente non va più allo stadio e che, invece, bisognerebbe rimandarcela (vedi Firenze). Il tutto, banale e un po’ scontato, è stato però condito da un paio di frasi sul senso o meno di investire ancora nel calcio, che hanno fatto quasi svenire i tifosi della Viola. Per fortuna il giorno successivo DDV ha tirato il freno e ha

tranquillizzato tutti assicurando che il fratello Andrea sta lavorando per il bene della squadra. Siamo certi che i personaggi importanti e con un ego smisurato, un pensierino alla politica prima o poi lo facciano sempre. Fatti loro, naturalmente. L’importante, nel caso in questione, è che almeno Andrea non si faccia prendere dallo stesso pensiero. Altrimenti i tifosi della Viola a chi si potranno rivolgere per qualche parola di conforto?


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