ITALIA SPURGHI Barni Romano
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editoriale
Dal grande passato al futuro: Sousa-Adv, venerdì la svolta di Mario tenerani
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l Brivido celebra i 60 anni dello scudetto fantastico e scolpito nella memoria di Firenze: "quelli del '56" cantano in Fiesole. Hanno ragione gli ultrà, è stato un tricolore davvero grande, gigantesco. Segue in ultima
Studio: Spinello Aretino, 18 50143 FIRENZE Tel. 055716952 3299326305 e-mail: studio.gmarini@libero.it Part. I.V.A. 04460080486 C.F. MRN GLC 63B09 D612A
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Il decano dei giornalisti gigliati: “Befani creò il primo modello di programmazione nel calcio La Fiorentina dei Della Valle dovrebbe imitarlo e ristabilire rapporti di buon vicinato”
L'esclusiva
Paloscia: “Vi racconto la Viola più forte di sempre” no, Bernardini a fine gara li bombardò dicendo loro: ‘prima o poi dovremo restituire alla Juventus questa umiliazione’. Cosa che si verificò puntualmente nella stagione del tricolore”.
Il giornalista Raffaello Paloscia autore di un libro e - book sulla Fiorentina del primo Scudetto
di Tommaso Borghini
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na squadra fantastica, capace di entusiasmare non solo Firenze, ma anche tutta l’Italia del pallone. La Fiorentina del 1955-56, esattamente il 6 maggio di 60 anni fa, conquistò l’aritmetica certezza dello Scudetto. Il primo della storia del club gigliato, arrivato con 5 giornate d’anticipo e figlio dei risultati memorabili di un gruppo di giocatori eccezionali. Un meccanismo così perfetto da entrare nella leggenda, inanellando una serie incredibile di record che, ancora oggi, per usare le parole dell’Inno di Narciso Parigi, sono “vanto e gloria” di Firenze. Un gruppo di eroi che “il Brivido Sportivo” ha voluto celebrare insieme a Raffaello Paloscia, decano e maestro dei giornalisti sportivi viola, che ci aiuta a ripercorrerne le memorabili gesta. Raffaello Paloscia, lei che ha seguito fin dall’inizio la genesi della Fiorentina del 1955-56, ci racconta come è nata quella squadra? “La data di nascita della Fiorentina, che poi avrebbe vinto lo Scudetto, è esattamente il 24 dicembre 1951. Alla vigilia di Natale si tenne un’assemblea dei soci movimentatissima. Volarono anche le seggiole, io ero presente e ricordo tra i più agitati Mario Fantechi, il famoso capo tifoso. Alla fine fu eletto presidente Enrico Befani. Era un industriale pratese che disse subito: “Io non sono né ricco né scemo”. Smentendo uno degli slogan creati per i presidenti di calcio da Gianni Brera. In realtà era ricco, ma era anche dotato di un’intelligenza eccezionale. La Fiorentina, sotto la sua gestione, fu il primo vero caso in Italia di programmazione applicata al calcio. Un esempio che dovrebbe imitare anche la società dei Della Valle. La struttura societaria era semplice ed efficacissima: al vertice c’era Befani, poi c’era il direttore sportivo Luciano Giachetti, uomo dall’enorme conoscenza calcistica, arrivato dalla Sestese. Infine l’allenatore, Fulvio Bernardini, voluto nel gennaio del 1953 dallo stesso Befani che lo strappò al Vicenza, pagando un indennizzo di 800 mila lire. Loro tre erano l’anima e la mente di quella che divenne la Fiorentina più forte di tutti i tempi”. Eppure l’inizio dell’avventura di Fulvio Bernardini non fu entusiasmante… “No, ma proprio nelle difficoltà iniziali furono gettati i presupposti per il successo futuro. Un’altra data importantissima per la genesi della squadra fu il 22 febbraio 1954: la Fiorentina giocava a Torino con la Juventus e perse 8-0. Molti giocatori che poi conquistarono lo scudetto erano in campo quel gior-
Quale fu la politica di mercato della società viola di allora? “Oggi si direbbe che la Fiorentina fece una politica di scouting. La squadra fu costruita sulla base di una difesa già solidissima: Rosetta, Cervato, Chiappella e Magnini. Anno dopo anno Befani prendeva due-tre giocatori e li innestava negli altri ruoli. Non furono fatte spese folli, innanzitutto, grazie a Giachetti, s’instaurarono buoni rapporti di vicinato: dall’Empoli arrivò Prini, dal Prato fu prelevato Segato. Poi fu scovato Gratton nel Como. Nel 1954 furono presi Virgili, Sarti, Orzan e Bizarri. Virgili fu l’acquisto più caro, la Fiorentina lo acquistò dall’Udinese per 75 milioni di lire e si garantì un bomber eccezionale. Sarti proveniva da una squadra di serie D emiliana e Bernardini, dopo un provino, a cui ero presente, lo fece firmare già negli spogliatoi”. Poi arrivarono i fuoriclasse Julinho e Montuori… “Loro furono i capolavori di quella gestione: Julinho, fu preso dal Portuguesa in Brasile nell’estate del 1955, grazie al viaggio del vicepresidente Pacini che lo prenotò l’anno
Paloscia (al centro) a colloquio con l’allenatore viola Fulvio Bernardini (a sinistra). Foto archivio Paloscia
Era la prima volta che una squadra sovietica andava a giocare all’estero. Pochi giorni prima aveva giocato a Milano, umiliando il Milan per 3-0. In città c’era grande fermento, anche politico: nelle case del popolo i manifesti invitavano ad andare allo stadio a vedere i “compagni” della Dinamo. Al Comunale c’erano 70mila spettatori, la Fiorentina dette spettacolo e vinse per 1-0 con gol di Virgili. Montuori sbagliò anche un rigore. Quel giorno ci si accorse che quella squadra avrebbe disputato un grandissimo campionato”. E la Fiorentina si prese anche una bella rivincita sulla Juventus… “Il 2 ottobre del 1955 si giocava a Torino contro la Juve. Bernardini ricordò, a chi c’era nel famoso 0-8, che era giunta l’ora della rivincita. La Fiorentina umiliò i bianconeri vincendo 4-0 e surclassandoli nel gioco, quasi irridendoli”. L’ultimo dell’anno ci fu un altro evento memorabile… “Il 31 dicembre del 1955 la Fiorentina giocò a Roma contro il Napoli (che aveva il campo squalificato) e fu la prima partita a essere trasmessa in diretta televisiva in Italia.
in vantaggio con Julinho, poi pareggiò la Triestina con Brighenti. Ma il punto bastò per garantirsi il tricolore con 5 giornate d’anticipo. A fine gara Bernardini, con tutta la squadra, telefonarono subito a Prini dedicandogli la vittoria finale. A Firenze, invece, scoppiò un entusiasmo incredibile”. A Genova, nell’ultima di campionato, arrivò l’unica sconfitta, cosa successe? “Una cosa semplice: l’arbitro Ionni di Macerata, con la Fiorentina in vantaggio, regalò un rigore al Genoa e ne fece di tutte per farla perdere, roba da ufficio inchiesta. Io andai negli spogliatoi e trovai Julinho che piangeva come un bambino perché fu compressa l’imbattibiltà. Sarebbe stata una cosa eccezionale, ma quella sconfitta non macchiò una stagione esaltante. Tutti gli stadi si riempivano per vedere e applaudire la Fiorentina. Quella fu la cosa più bella: tutte le tifoserie avevano simpatia e ammirazione per la nostra squadra”. Cosa può imparare la Fiorentina di oggi da quella del 1956? “Innanzitutto i Della Valle dovrebbero imitarne la struttura societaria, snella ed efficacie con poche teste pensanti. Poi la saggia programmazione anno dopo anno e i rapporti di buon vicinato con le società toscane perché i talenti di Empoli e Prato prima venivano alla Fiorentina. Oggi purtroppo non è più così”.
Ardico Magnini Giuseppe Virgili
precedente dopo averlo visto ai Mondiali di Svizzera. La moglie non lo voleva far partire, così si mosse Bernardini che andò in Brasile a convincerlo. Per venire Julinho pretese che fosse acquistato anche il suo amico Ortega, elemento che non avrebbe mai giocato anche perché aveva problemi fisici. Montuori, invece, fu scovato in Cile grazie al suggerimento di un religioso italiano, padre Volpi”. Quando si rese conto Firenze di avere una squadra così forte? “L’8 settembre 1955, data storica perché a Firenze si giocò l’amichevole Fiorentina-Dinamo Mosca.
I RECORD DELLA FIORENTINA ′55/′56* Minor numero di sconfitte totali: 1
Minor numero di reti subite in casa: 6
Punti di vantaggio sulla seconda classificata 12
Minor numero di sconfitte interne: 0
Minor numero di reti subite fuori casa: 14
Migliore serie di partite utili consecutive 33
Minor numero di punti perduti in casa: 5
Miglior quoziente reti: 2,95
Minor numero di reti subite in campionato: 20
Maggior numero di punti in trasferta: 24
Maggior numero di vittorie: 20 su 34 gare *Serie A a 18 squadre con 2 punti per la vittoria
C’erano tutte le autorità sportive e politiche di allora e i viola dettero spettacolo di fronte a tutta l’Italia” Cosa ricorda del giorno del trionfo? “Il 6 maggio giocavamo in trasferta a Trieste. Alla Fiorentina mancava Prini perché aveva perso il babbo il giorno prima. I viola passarono
La Rosa* Portieri: Giuliano Sarti (25) Riccardo Toros (9) Difensori: Giampiero Bartoli (2), Sergio Cervato (33), Ardico Magnini (32), Francesco Rosetta (20) Centrocampisti: Sergio Carpanesi (2), Giuseppe Chiappella (32), Guido Gratton (34), Bruno Mazza (4), Alberto Orzan (18), Maurilio Prini (26), Aldo Scaramucci (2), Armando Segato (34)
Attaccanti: Claudio Bizzarri (6), Julinho (31), Miguel Montuori (32), Giuseppe Virgili (32)
*tra parentesi le presenze in campionato
Marcatori 21 reti Virgili 13 reti Montuori 6 reti Julinho, Prini 5 reti Cervato 3 reti Gratton 1 rete Bizarri, Carpanesi, Magnini Autoreti: 2
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Partenza in sordina, poi numeri da record. La squadra di Bernardini stupisce l’Italia. Il 6 maggio lo Scudetto è già viola
Le tappe del trionfo
cronaca di Una cavalcata leggendaria LA SCONFITTA DI GENOVA La Fiorentina tiene moltissimo a finire il campionato imbattuta. E' un motivo di orgoglio per tutti. E quando affronta a Marassi il Genoa il 3 giugno 1956, all'ultima giornata, non ha ancora perso una partita. Quel giorno va anche in vantaggio con una rete di Gratton al 24' del primo tempo. Poi nel finale sale in cattedra l'arbitro Jonni di Macerata con decisioni che penalizzano i viola. Al 74' pareggia l'ex Gren su calcio di rigore. Poi negli ultimi cinque minuti i rossoblù operano il sorpasso, segnando con Frizzi all'85' e con Carapellese al 90'. E' una beffa per la Fiorentina che contesta vivacemente l'arbitraggio. E anche a distanza di 60 anni i giocatori che erano in campo a Marassi quel giorno sono sempre arrabbiati con Jonni.
di RUBEN LOPES PEGNA
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essant'anni fa di questi tempi, il 6 maggio 1956, la Fiorentina del presidente Enrico Befani e dell'allenatore Fulvio Bernardini conquista matematicamente, alla sestultima giornata di campionato, il primo scudetto della sua storia. Quella domenica i viola giocano allo stadio Valmaura di Trieste contro la Triestina. Con una vittoria vincerebbero il titolo a prescindere dal risultato del Milan campione d'Italia e secondo in classifica impegnato a Torino sul campo della Juventus. Ma le premesse non sono delle più positive. Sono assenti, infatti, oltre a Rosetta anche Montuori e Prini. Bernardini così manda in campo la seguente formazione che non è quella dei titolarissimi, per usare una terminologia dei nostri tempi: Sarti; Magnini, Cervato; Chiappella, Orzan, Scaramucci; Julinho, Mazza, Virgili, Gratton, Segato (Scaramucci e Mazza sono due riserve e a fine stagione collezioneranno rispettivamente appena 2 e 4 gettoni di presenza). La Fiorentina pareggia 1-1 dopo essere andata in vantaggio con un gol di Julinho al 42' del primo tempo ed essere stata raggiunta due minuti più tardi dalla rete di Brighenti. Ma il Milan non va al di là dello 0-0 a Torino. Così a cinque giornate dal termine del torneo (la vittoria viene premiata con 2 punti e non con 3 come adesso) il vantaggio dello squadrone di Bernardini sui rossoneri rimane di 11 punti. E', insomma, ormai irraggiungibile. Solo al termine della partita (in un'epoca in cui non ci sono telefonini né internet ma neppure le radioline a transistor) la Fiorentina ha, però, la matematica certezza di aver conquistato il titolo. Quindi solo allora i festeggiamenti possono partire. E i nomi di Sarti, Magnini, Cervato, Chiappella, Rosetta (o Orzan), Segato, Julinho, Gratton, Virgili, Montuori, Prini (i titolari) entrano nella leggenda.
La Fiorentina del '56 fotografata alla stazione di Padova
NUMERI DA RECORD In un campionato di 34 giornate la Fiorentina ne conquista parecchi. Ottiene il maggior to sulle maglie numero di vittorie, 20, e subisce il miSi cuce lo scudet nor numero di sconfitte, una, a Marassi Cervacon il Genoa nell'ultimo turno. E inoltre to su rigore negli ultimi sei mivanta la miglior difesa con solo 20 reti al passivo, 6 delle quali appena subite al Comunale. I nuti e trova finalmente la sua fisionomia. La squadra viola rimangono in testa alla classifica per 27 giorna- titolare rimarrà questa fino al termine del campionato. te. E nelle ultime 26 lo sono da soli. IN TESTA ALLA SETTIMA GIORNATA ParegUN INIZIO NEGATIVO Alla prima giornata, il 18 giando 1-1 a Vicenza (rete di Prini) i viola raggiunsettembre 1955, la Fiorentina debutta in campionato gono la capolista Inter sconfitta a Marassi dalla Sama Busto Arsizio contro la Pro Patria, ripescata e poi pdoria per 3-2. E' il 30 ottobre 1955. La settimana retrocessa. Dopo essere stata in vantaggio per 2-0 dopo, il 6 novembre, battendo al Comunale il Torino fino a mezzora dalla fine, grazie ai gol di Virgili al per 2-0 (doppietta di Montuori ancora negli ultimi 9' e Julinho al 48', viene raggiunta dalla formazione 360 secondi di gioco) rimangono in testa da soli fino lombarda. E' un 2-2 amaro che sa di beffa. E per di alla conquista del titolo. E non risentiranno neppure più a Busto si infortuna anche l'ala sinistra Bizzarri, il dell'assenza di capitan Rosetta (il libero, ovvero uno dei due difensori centrali) infortunatosi a Padova alla titolare del ruolo. ventesima giornata. Al suo posto giocherà il mediano L'INTUIZIONE DELL'ALLENATORE Bernardi- Orzan con grande autorevolezza. ni per tre partite inserisce al posto di Bizzarri la mezzala Mazza, spostando nel ruolo di ala l'altra mezzala UNA CAVALCATA TRIONFALE La Fiorentina Gratton. Ma la soluzione non lo convince, nonostante vince 8 partite in trasferta. Batte a Milano sia il Milan nel frattempo la Fiorentina vinca 4-0 a Torino con la (2-0 con gol di Montuori e Virgili) che l'Inter (3-1 in Juve alla terza giornata (gol di Montuori e Magnini rimonta con una doppietta di Virgili e gol di Prini), e doppietta di Virgili) e pareggi 0-0 con la capolista a Torino sia la Juve (4-0) che il Toro (1-0 con gol di Inter al Comunale. La svolta avviene alla quinta gior- Montuori). E poi si impone a Bologna (2-0), sul camnata quando Bernardini schiera a centrocampo (come po neutro di Roma con il Napoli (4-2 con doppiette di una sorta di ala tornante) Prini, avanzando Montuori, Montuori e Virgili nella prima partita di campionato una mezzala con spiccate quali offensive. Quel giorno dei viola trasmessa in diretta televisiva), a Padova la Fiorentina vince a Bologna 2-0 con gol di Virgili e (1-0 con gol di Gratton) e a Ferrara con la Spal (1-0
La fiorentina del Prof
con rete di Carpanesi). Lo scudetto in pratica arriva il 15 arile 1956 quando la Fiorentina batte al Comunale il Milan per 3-0 e a sette giornate dalla fine si ritrova con 11 punti di vantaggio sui rossoneri che sono secondi (alla fine saranno 12).
IL BOMBER E' il centravanti Giuseppe Virgili che quando finisce il campionato non ha ancora compiuto 21 anni. Realizza 21 reti. Il secondo goleador della squadra è Montuori con 13 gol all'attivo, seguito da Julinho e Prini con 6, Cervato con 5, Gratton con 3, Bizzarri, Carpanesi e Magnini con una (2 sono le autoreti).
LA FESTA IN COMUNE Il sindaco di Firenze Giorgio La Pira apre le porte di Palazzo Vecchio alla squadra, al presidente Befani, all'allenatore Bernardini e a tutti i dirigenti il 27 maggio 1956, nel
LA CAMPAGNA ACQUISTI Nell'estate del 1955 arrivano a Firenze 4 nuovi giocatori: Julinho, Montuori, Mazza e Toros. L'ala destra brasiliana Julinho, è un autentico fuoriclasse. E' richiesto espressamente da Bernardini al presidente Befani dopo averlo ammirato nel 1954 ai mondiali in Svizzera. Colpito dalle sue finte con cui manda spesso a terra i difensori avversari e dai suoi cross dal fondo, il dottore è convinto che con Julinho la Fiorentina possa competere per lo scudetto. Avrà ragione. E' fondamentale anche l'acquisto di Montuori, una mezzala argentina con grandi doti offensive, che gioca in Cile nell'Universidad Catolica. Lo caldeggia al presidente Befani, padre Volpi un missionario italiano che vive in Cile. Gli altri due acquisti servono ad arricchire la rosa. Sono il portiere di riserva Toros arrivato dal Milan e la mezzala Mazza acquistata dall'Inter.
Il presidente Enrico Befani con il marchese Luigi Ridolfi
giorno dell'ultima partita di campionato al Comunale con la Lazio vinta dai viola per 4-1 grazie a un autogol di Lo Buono (che poi segnerà) e alle reti di Gratton, Prini e Virgili. E' una festa solenne anche se molto semplice. E non mancano le lacrime di commozione tra i presenti.
LA FIORENTINA E' GIA' FORTE. I nuovi si integrano in una squadra che ha già una sua identità ben definita. Bernardini lancia come portiere il ventiduenne Giuliano Sarti, al suo primo campionato da titolare. Diventerà uno dei più grandi numeri uno del calcio italiano. I terzini sono Ardico Magnini, straordinario nel gioco in acrobazia, e Sergio Cervato, abilissimo nei calci di punizione di punizione e nei calci di rigore. I difensori centrali (all'epoca, però, si gioca a uomo), sono il libero Francesco Rosetta, poi sostituito da Alberto Orzan, e Giuseppe Chiappella, colui che marca per lo più il centravanti avversario. Magnini, Cervato, Chiappella e Rosetta sono tutti nazionali così come i centrocampisti Armando Segato e Guido Gratton. Poi la duttilità di Maurilio Prini, la classe di Julinho e Montuori e la potenza del bomber Virgili (durante la stagione Prini, l'oriundo Montuori e Virgili debutteranno in azzurro) renderanno quasi invincibile la corazzata di Bernardini che regalerà a Firenze una gioia straordinaria. Foto tratte dall'archivio personale di Paolo Melani
Affetto, orgoglio, stima e nostalgia per una squadra straordinaria di Giampiero Masieri
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ll magico trio d'attacco Montuori-Julinho-Virgili
UNA ROSA DI SOLI 18 GIOCATORI E' un numero davvero esiguo. E lo è ancora di più se si pensa che tra le riserve Bartoli, Carpanesi e Scaramucci disputano appena 2 partite, Mazza 4 e Bizzarri 5. Il portiere di riserva Toros va poi in campo 9 volte. Insomma, in pratica, Bernardini si affida solo a 12 giocatori. E' vero che non ci sono le coppe europee e neppure la Coppa Italia. Ma insomma il campionato è comunque lungo e non è facile gestire così poche risorse. Gratton e Segato sono i sempre presenti.
on ci sono più in tanti, i campioni d’Italia del primo scudetto. Per questo non vorremmo, anzi non vogliamo, che il fatto di elencare i loro nomi non sia da parte nostra una cantilena, ma piuttosto, in silenzio, una preghiera. Rivolta a Cervato, Chiappella, Rosetta, Segato, Julinho, Montuori, Gratton, Prini, il portiere di riserva Toros, tutti loro in un abbraccio, un lungo abbraccio che significa affetto, orgoglio, stima, nostalgia. Abbiamo con noi, sempre con noi, il portiere Giuliano Sarti, Ardico Magnini, Beppe Virgili. Alberto Orzan, Carpanesi, Bizzarri, Mazza Bartoli, Scaramucci e beninteso Fulvio Bernardini, e Ubaldo Farabullini. Desideriamo ricordare ai
più giovani la cima di quella classifica: Una sola cosa desideriamo ripetere, sulla Fiorentina punti 53, Milan secondo a 41. scorta di quanto dissero gli esperti e gli Inter terza a 39. Una sola sconfitta, a Ge- stessi compagni: Chiappella da Rogorenova nell’ultima partita. Gol dei viola, do, Milano, era forse, o addirittura senza pareggio di Gunnar Gren su rigore, poi forse, il meno dotato tecnicamente, però reti di Frizzi e di Carapellese. Se ne parlò era l’anima della squadra, e dire anima non è una parola vuota. tanto, mai però quanto della sconfitta in Coppa dei Campioni con Da noi il Real Madrid, e per meglio dire ogni di quel rigore che non era rigore. euro di Fallo di Magnini, sì, fallo, ma fuori TRASLOCHI - TRASPORTI - SGOMBERI spesa TRASLOCHI ALBO Noleggio Scala Aerea fino a 32 mt. ISCRIZIONE area, di poco, ma fuori. Come fu TRASPORTATORI - 338 SGOMBERI FI 4611317V Luca 333 TRASPORTI 4233131 - Gerardo 9636554 dimostrato Ai ragazzi d’oggi quella SMALTIMENTO RIFIUTI squadra può e deve sembrare straNoleggio Scala Aerea ordinaria. Lo era veramente Una fino a 32 mt. coppia di terzini come Magnini e Luca 333 4233131 Cervato è addirittura storica. Gerardo 338 9636554 E Beppe Chiappela? Iscr. albo trasportatori fi4611317v- Aut. trasporto rifiuti FI 27348
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L’EDILIZIA VERNICI PER
I protagonisti del tricolore
Il portiere del primo Scudetto: “La vicinanza della gente ci dava grande entusiasmo. Servirebbe anche alla Fiorentina di oggiˮ
Sarti: “Vivevamo tra i tifosi ecco il nostro segretoˮ C'è un momento preciso in cui capiste che c'era realmente la possibilità di vincere il Tricolore? E c'è una partita che ricorda con particolare piacere? «Diciamo che eravamo molto forti, quando il distacco dalla seconda cominciò ad essere notevole iniziò a prendere corpo nella nostra mente la possibilità di vincere. Farei un torto a qualche grandissima partita citandone una soltanto: ricordo la vittoria di Torino contro la Juve per 4 a 0 oppure le vittorie contro le milanesi. Facemmo una cavalcata davvero spettacolare!».
Giuliano Sarti accanto alla maglia indossata in Nazionale
di Giacomo Cialdi
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nseguendo il sogno, o forse l’utopia, di festeggiare un giorno il terzo Scudetto della Fiorentina, ci consoliamo celebrando i sessant'anni dal primo tricolore viola: era il 1955/56, e quella squadra era talmente forte da vincere il campionato con cinque giornate d'anticipo, pareggiando 1-1 a Trieste, esattamente il 6 maggio del 1956. Per ricordare quella grande impresa, e anche per parlare della Fiorentina dei giorni nostri, abbiamo intervistato Giuliano Sarti, splendido portiere di quella meravigliosa e indimenticabile squadra gigliata. Giuliano Sarti, che Fiorentina era quella del primo Scudetto? Quali erano i suoi punti di forza? «Quella del '55 era una Fiorentina bellissima, che prima ancora di essere una grande squadra era un gruppo meraviglioso. Vivevamo insieme tantissimi momenti, ci sentivamo una vera famiglia. E' difficile per me descrivere quella realtà perché era un mondo completamente diverso da quello attuale, sia nel calcio che in generale. Intorno a noi c'era grande entusiasmo, i tifosi erano parte della nostra giornata, vivevamo con loro intorno, senza barriere e questo compattava tutto l'ambiente. Credo fosse questo il segreto della nostra Fiorentina. Forse anche la squadra di oggi ne trarrebbe giovamento».
I protagonisti del tricolore
«Ogni società commette degli errori, ma facciamo attenzione a dire che i fratelli Della Valle devono lasciare Firenze. Ai tifosi manca la memoria storica, chi ci ha salvato in Serie C? Chi ci ha riportato a grandi livelli, in Italia e in Europa? Spero proprio che i DV non mollino... So che la gente vorrebbe sempre di più, ma fino a questo momento ci siamo tolti anche delle belle soddisfazioni».
Ritrova delle analogie tra la sua squadra e quella di Sousa? «E' difficile fare confronti a distanza di così tanto tempo. Credo che tecnicamente la Fiorentina di oggi sia più forte di quella che vinse lo Scudetto, anche perché i calciatori cominciano a giocare da bambini. Io, ad esempio, cominciai a diciassette anni e mezzo... E' normale quindi non possedere il tasso tecnico dei giocatori di oggi. Onestamente vedo poche somiglianze tra queste due realtà». Come giudica il cammino della Fiorentina in questa stagione? «Nelle prime dieci/dodici giornate ho visto un calcio fantastico: tutti i compagni erano pronti a darsi una mano l'un l'altro, il pallone viaggiava veloce e Kalinic concretizzava alla grande. Raramente ho visto un calcio così bello. Poi c'è stato il crollo, una crisi inspiegabile. Non si disimpara a giocare, quindi è ovvio che sia successo qualcosa all'interno dello spogliatoio. Non so da cosa sia dipesa questa involuzione, ma smettiamo di dire che la colpa è da ricercare nella lontananza di Andrea Della Valle: ai nostri tempi vedevamo il Presidente Befani ogni venti giorni, certe volte anche di più, eppure siamo arrivati alla vittoria. Il gruppo deve prendersi le sue responsabilità!». L'ottimo giudizio su Paulo Sousa è da rivedere a suo parere? «Il portoghese è un ottimo allenatore, lo ha dimostrato, ed è anche un uomo molto onesto. Lui per primo ha dichiarato di aver mollato psicologicamente e questo non è certo un merito. Ciò detto, però, credo che Sousa debba essere confermato anche per l'anno
Sarti in maglia viola
prossimo, con lui possiamo crescere. A patto che venga data un'aggiustatina alla squadra: in difesa abbiamo grandi lacune, soltanto Astori è un vero difensore. E la retroguardia è fondamentale se si vogliono raggiungere traguardi ambiziosi». Lei è soddisfatto della gestione Della Valle oppure, come molti, critica alcune scelte della proprietà?
Un'ultima domanda su Tatarusanu: come valuta il portiere rumeno? Secondo lei può essere il portiere viola dei prossimi anni? «Tata è un portiere anomalo: non è mai determinato sul pallone, per timidezza o paura non riesce mai ad essere protagonista. Devo dire, però, che grandi portieri a giro ce ne sono pochi. E' disponibile Neuer? Penso di no! Quindi mi terrei il rumeno, anche se qualcosa deve migliorare. Si è parlato, e si parla ancora, di Sirigu: è un ottimo portiere, la cosa che non capisco è perché l'arrivo di uno comporti la partenza dell'altro. Mi piacerebbe vedere Tatarusanu e Sirigu a Firenze, insieme. So bene che il portiere è un ruolo particolare, ma non deve esserci paura della concorrenza. Io ho avuto per cinque anni alle spalle Albertosi, eppure sono stato benissimo».
Sarti
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Foto tratte dall'archivio personale di Paolo Melani
L’ex centrocampista scudettato: “Dominavamo divertendoci. Che rabbia quell’arbitraggio dell’ultima giornataˮ
Orzan: “Un grande gruppo innamorato di Firenzeˮ di Alessandro Latini
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uel 6 maggio 1956, a Trieste, i protagonisti in campo erano tutti consapevoli di aver scritto una pagina di calcio incredibile. Fiorentina Campione d’Italia per la prima volta nella sua storia. Con ben cinque turni d’anticipo sulla fine del campionato. Una corazzata. Una squadra imbattibile. L’unica sconfitta arrivò, a giochi ampiamente fatti, all’ultima giornata contro il Genoa. Sconfitta, tra l’altro, che ancora non è andata giù a chi era in campo. Per capire la forza di quella squadra, basti pensare che è rimasta imbattuta dal 17 aprile del 1955 al 3 giugno 1956. Più di un anno a dominare in giro per l’Italia, con i tifosi orgogliosi di sostenere una squadra pazzesca. Sarti, Magnini, Cervato, Chiappella, Rosetta, Segato, Julinho, Gratton, Virgili, Montuori, Prini. E poi Toros, Orzan, Bizzari, Mazza, Bartoli, Carpanesi e Scaramucci. Senza prender fiato, una formazione da tramandare a memoria di generazione in generazione. Una filastrocca dolce tramandata di padre in figlio. Tutti agli ordini dell’artefice del miracolo viola: l’indimenticato Fulvio Bernardini. A sessant’anni da quell’evento, Il Brivido Sportivo ha voluto celebrare la ricorrenza intervistando i Campioni d’Italia. Uno di questi è Alberto Orzan. Ieri valido centrocampista. Oggi attento appassionato di calcio alla soglia degli 85 anni. Ma il ricordo è sempre lì. A quella cavalcata magnifica: “Chi se lo scorda quel campionato! Fu una festa incredibile. Ancora oggi è bello e piacevole ricordare certi momenti. Vincemmo a Trieste, ma la vera festa ci fu all’ultima partita in casa contro la Lazio. I tifosi ci portarono in trionfo per tutto il campo. Emozione indescrivibile, ancora oggi c’è un filo di commozione a ricordare quei momenti”. Nella testa dei campioni, non c’è niente da fare, rimane a of Fame Viol Aberto Orzan entra nella Hall quel tarlo dell’ultima partita persa a Genova. Non la fe-
sta. Non la cavalcata. Quelle sono cose piacevoli da ricordare, ma Orzan batte sempre su quel tasto: “Ancora oggi non mi va giù quella sconfitta. E’ arrivata malamente, non era una partita che dovevamo perdere per come abbiamo giocato. Non meritavamo la sconfitta, abbiamo onorato il campionato fino alla fine. Non siamo mai stati abituati a parlare di arbitri, ma quel giorno ci fu un abuso da parte del direttore di gara. E’ un ricordo triste. Brutale. Ci dissero addirittura di non farci male e di tirare indietro la gamba perché di lì a breve ci sarebbero state due partite della Nazionale. Ma noi non volevamo perdere, volevamo concludere il nostro campionato da imbattuti”. Tanti i campioni di quella squadra. Virgili mise a segno 21 gol. Montuori era immarcabile come Julinho. Ma non c’è mai stato un elemento che ha prevalso sugli altri: “Il simbolo dello Scudetto fu il gruppo. Tutti facevamo il nostro dovere in base alle nostre qualità. Ci appoggiavamo l’uno all’altro, la nostra forza era quella. Sicuramente Julinho era sopra la norma tecnicamente, ma a livello di rendimento Cervato, Gratton, Segato e gli altri non erano certamente inferiori”. A distanza di anni in tanti sono rimasti nel cuore di Orzan: “Quasi tutti, li ricordo con un piacere immenso. Era una squadra di bravi ragazzi, con ottime famiglie alle spalle. Erano tempi diversi. Un calcio differente. C’erano meno interessi, non c’erano procuratori. A noi piaceva solo giocare a calcio e divertirci. E così facevamo”. Da noi E quegli uomini, ogni euro di il 6 maggio 1956, TRASLOCHI - TRASPORTI - SGOMBERI spesa TRASLOCHI capirono subitoNoleggio di ALBO Scala Aerea fino a 32 mt. ISCRIZIONE TRASPORTATORI aver fatto qualco- 338 SGOMBERI FI 4611317V Luca 333 TRASPORTI 4233131 - Gerardo 9636554 sa d’incredibile, SMALTIMENTO RIFIUTI ma non potevano Noleggio Scala Aerea fino a 32 mt. immaginare che sarebbero diventaLuca 333 4233131 Gerardo 338 9636554 ti eroi di una città Iscr. albo trasportatori fi4611317v- Aut. trasporto rifiuti FI 27348 intera.
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Alberto Galassi il velocista-goleador
Il “grido di dolore” di Paulo Sousa di Massimo Sandrelli
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embra ineluttabile. Il divorzio tra Fiorentina e Paulo Sousa sembra ormai la più probabile delle conclusioni nella telenovela viola. L’allenatore portoghese e i Della Valle paiono vivere su due mondi lontani. E a poco sono valsi tutti i segnali che lui ha inviato loro. In alcune partite ha evitato di riempire la panchina, lasciando posti vuoti proprio per reclamare attenzione e un po’ di mercato. Spesso, molto spesso ha parlato per immagini, come la storia delle uova e della frittata, proprio per mettere l’accento sul rapporto tra rendimento e qualità degli uomini a disposizione. Addirittura dopo quel fantomatico mercato di “riparazione” ha cercato di mandare messaggi, senza mimetizzare il proprio malcontento. Eppure, nonostante tutti questi sforzi, niente di fatto. A chi gli chiede che cosa succederà non nasconde il suo stato d’animo. “Non è mai troppo tardi” ma anche “Loro sanno il mio pensiero...” E non è difficile capire. Paulo Sousa vuole una società con un “gabinetto di governo” snello e pronto a decidere, vuole che il calcio prevalga sulla diplomazia, vuole che il suo lavoro e quello dei suoi uomini migliori sia un capitale sul quale investire. Semplice, quasi banale, molto Catalano (vi ricordate Quelli della Notte di Arbore?). E c’è da capirlo. Dopo aver sfiorato la vetta della classifica è mortificante scivolare indietro perché la
società è sembrata distratta se non assente, incerta se non inesperta. Non chiede la Luna ma vorrebbe un programma concreto con degli obiettivi da perseguire, perché solo così si costruisce. Mentre scrivo mi viene un dubbio: ma non sono le cose che vogliono anche la più parte dei tifosi viola? Allora? Se i Della Valle faranno ancora orecchi da mercante a quel modesto “grido di dolore" di Sousa non sarebbe come fare lo stesso nei confronti della tifoseria benpensante? Quindi se il divorzio Paulo Sousa-Fiorentina fosse davvero ineluttabile non sarebbe un po’ come se maturasse lo stesso tra i Della Valle e i fiorentini? Magari non si potrebbe parlare, in questo caso, di divorzio ma potrebbe nascere una desolante “separazione in casa”. Adelante Diego, con juicio... Con tutto il rispetto possibile per Alessandro Manzoni e i suoi Promessi Sposi...
di Giampiero Masieri
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Paulo Sousa
elocissimo sulle piste di atletica (100 metri in 11”), centravanti goleador della Fiorentina (63 reti in 137 partite), dentista di fama (non entriamo nei dettagli). Eccolo Alberto Galassi, umbro di Todi, classe 1922. Dicevano che corresse più svelto del pallone in una Viola che comprendeva Costagliola, il triestino Eliani, il pesarese Zeffiro Furiassi, l’aquilano Acconcia, e poi Rosetta, Magli, Pandolfini davanti a casa, Zoppellari di Rovigo, il vicentino Sperotto, di Breganze, Della Torre di Ferrara, e lui appunto a far gol. C’erano anche il tedesco Janda, l’olandese Roosemburg, l’ungherese Gyula Nagv. Risaliamo al campionato 1948-1949. Per ricordare, già che viola e rosa-neri stanno per incontrarsi, una vittoria della Fiorentina in Sicilia, 2-0 con doppietta di Galassi. Per l’esattezza nella formazione c’erano il portiere
di riserva Grandi, Meucci di Cormons, Marchetti e Suppi. Un ex viola nel Palermo, il terzino Buzzegoli di Lastra a Signa, che aveva segnato nella partita all’andata. C’era
Alberto Galassi
(Foto archivio personale Paolo Melani)
anche Cesrmir Vycpalek, poi alla Juve. Altro gol sul campo di una Juve col portiere Viola (di nome), con i due Hamsen, Praest. Ricordi lontani, è vero, ma puntuali per far risaltare il velocista-goleador.
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C’è una viola da Champions: la Fiorentina Women’s
e la Fiorentina di Paulo Sousa non è riuscita a mantenere le premesse del girone d’andata, uscendo dalla corsa Champions, c’è una Fiorentina che sta lottando con le unghie e con i denti per garantirsi un posto nella massima competizione europea. Stiamo parlando della Fiorentina Women's, la formazione femminile guidata da mister Sauro Fattori, che sabato scorso, ha superato al Bozzi di Firenze il Luserna con un secco 4-0. Decisive le reti di Tona (doppietta), di Caccamo e di Salvatori Rinaldi. Un successo che, combinato alla sconfitta di Verona con la capolista Brescia, ha permesso alle viola di piazzarsi in solitaria al secondo
posto in classifica, a quota 43 punti, a meno 5 lunghezze dal primato. Una posizione estremamente importante, visto che la seconda piazza vale un posto nella prossima Champions League, che sarebbe giocata allo stadio Artemio Franchi. E, oltre ai 3 punti e al piazzamento europeo, arriva anche un’altra bella notizia: dopo 9 mesi di assenza causa infortunio, è tornata in campo Eleonora Binazzi, entrata nella ripresa e festeggiata dai tifosi. Adesso non resta che vincere le prossime tre partite: le prime due abbordabili contro Sudtirol e Res Roma e l’ultima a Verona, un vero e proprio scontro diretto contro l’Agsm.
Kalinic, a secco contro il Chievo
A scuola di calcio da Claudio Merlo
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uanti ragazzi abbia preparato al calcio, ma anche a andare incontro alla vita, lo ricorda con una certa approssimazione. Un migliaio. Ormai sono dieci anni che Claudio Merlo, ovvero il secondo scudetto viola, fa il Mister a fine giugno a Fiumalbo, Modena, per ragazzi dagli otto ai quattordici anni. Ha un gruppo di aiutanti, uno dei quali prepara i portieri. Per maggiori notizie, Marlo-camp eccetera. Ai ragazzi dice subito una cosa, lo dice sempre, prima ancora che tocchino il pallone. Il concetto è questo: imparare a stoppare la palla è importante, saper fare un dribbling lo stesso, ma prima di tutto la base sono la lealtà e il rispetto. Sempre. G.M.
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cultura e tradizione nemmeno tecnici "navigati" e vincenti come Mancini o Spalletti lo siano altrettanto. Adesso tocca alla squadra battere un colpo. Per se stessa e soprattutto per la città, che non si è mai tirata indietro. Pure a Verona, alla fine, sono arrivate quasi 500 persone e ora è proprio a loro che deve essere dato il segnale più importante. C'è da consolidare il quinto posto, nessuno può distrarsi ed in più, sotto il profilo del mercato, adesso sono tutti sotto esame. A cominciare da Cristian Tello, in prestito dal Barcellona, che, al di là di qualche "fiammata" non ha mai brillato in concretezza, concatenando una serie di errori macroscopici partita dopo partita. Il Palermo ha rialzato la testa contro la Sampdoria ed è ad un passo dalla salvezza: arriverà a Firenze col coltello tra i denti, intenzionato a "vendicare" il ko dell'andata realizzato grazie ad un Ilicic straripante. Josip, capocannoniere assoluto, ha recuperato pienamente dallo stop muscolare che lo aveva costretto ad uscire anticipatamente dal campo contro la Juve: tocca anche a lui tirare fuori la Fiorentina dalle sabbie mobili in cui è finita. Poi potrà anche pensare al futuro e alle sirene inglesi che da tempo stanno suonando con sempre maggiore insistenza.
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Fiorentina, fuga dalla vittoria
uga dalla vittoria. Un successo nelle ultime dieci giornate di campionato è troppo poco per una squadra che soltanto fino a poche settimane fa cullava sogni di Champions. Non va sottovalutato il fatto che nelle ultime gare il migliore in campo sia stato quasi sempre Ciprian Tatarusanu, che pure contro il Chievo (anche se con un pizzico di fortuna) ha salvato il risultato permettendo intanto di mettere in cascina almeno un punto. Nell'ultima gara giocata il rumeno ha effettuato quattro parate, tutte decisive: solo due volte, contro Frosinone e Bologna Sousa e il tecnico del Chievo Maran, (due pareggi) ne aveva fatte di più. Adesso, conuno dei papabili a sostituirlo tro il Palermo non si potrà sbagliare. Non ci si potrà sulla panchina viola più appellare alla maledizione dei pali (13 quelli colpiti in questa stagione dai viola), a fare la differenza dovrà essere il cuore, insieme alle gambe. Serve un successo per cancellare lo spettro della crisi, oltre alle risposte che dovranno arrivare dall'incontro tra Sousa e la proprietà viola. È questa la settimana decisiva, quella in cui mettere il primo mattone per il futuro, senza ripensamenti né incertezze. Qualcosa, dall'inizio della stagione ad oggi, si è spezzato. Il tecnico portoghese ha persino fatto outing alla vigilia della gara contro la Juventus: ha parlato di calo di tensione a livello personale, giustificandolo poi con i pensieri che si sono accavallati nella sua mente, tecnico-tattici e pure legati alla gestione della società. Che Paulo punti ad un ruolo di primo piano, alla Ferguson per intendersi, è cosa arcinota. Che in Italia, per
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Un solo successo nelle ultime 10 gare. Contro il Palermo Sousa non può più sbagliare
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Macia, Joaquin e la legge del contrappasso
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onfesso candidamente di aver tifato contro, di aver gufato con grande afflato Macia e Joaquin nella loro esperienza al Betis Siviglia. Portando un rancore che ha trovato soddisfazione solo nel pessimo esito della loro stagione. Ma forse non era necessario concentrare tutte le forze negative di Bastian Contrario sulla seconda squadra di Siviglia, visto che tutto era abbastanza scontato. Macia infatti quando è stato all'ombra di un altro direttore sportivo ha combinato anche qualcosa di buono, quando invece ha condotto in prima persona le operazioni di mercato le cose gli sono sempre andate molto male: vedi esperienza diretta a Valencia, dove fu presto sostituito da Amedeo Carboni, vedi anche la breve parentesi in Grecia all'Olympiacos dove non viene ricordato con piacere, vedi al Betis, il terzo indizio che costituisce la prova. Cadere nella trappola della sopravvalutazione di se stesso è un errore che capita spesso ai dirigenti, agli allenatori, ai calciatori, all'uomo in generale, ma è un errore che rischia di avere ripercussioni pesanti. Macia ha sempre goduto della fama di essere un grandissimo talent scout, ma sono quelle etichette che a volte ti vengono affibbiate senza meritarle troppo. Alla Fiorentina si ricorda, oltre che per qualche buona intui-
Eduardo Macia, ex dt viola
di Giancarlo Carmagnini Chievo - Fiorentina 0-0 Guida - Mi dispiace commentare l'ennesima, disastrosa, prova di un direttore di gara inadeguato. L'arbitro campano è riuscito a fare, in una partita di fine stagione, dove non c'era acrimonia in campo, ben otto ammoniti, quattro per parte, ed in più ha valutato in maniera assolutamente errata, e se vogliamo anche un po’ "ponziopilatesca" lo scontro Cacciatore - Alonso al 30’ del 1° tempo. Se lui avesse valutato il colpo sferrato dal giocatore clivense allo spagnolo in casacca viola, frutto solo della dinamica della caduta, doveva soprassedere e proseguire senza colpo ferire, ma avendo comminato l'ammonizione a Cacciatore vuol dire che ha visto, e se ha visto il risultato non poteva che essere il rosso diretto. Bocciatissimo! Empoli - Bologna 0-0 Chiffi - Il biondo direttore di gara patavino fa una più che buona gara, accessoriata però da un grosso dubbio... Saponara cade in area, Masina lo ostacola e l'azione va avanti, Croce segna ma in posizione di off side. I giocatori toscani reclamano il rigore su Saponara e l'intervento di Masina in effetti è proprio ai limiti, ad essere buoni. Peccato. Genoa - Roma 2-3 Gervasoni - Designazione un po’ forzata quella del fischietto mantovano, al quale forse, Messina vuol far raggiungere le 150 presenze in A (mancano 2 giornate ed ha 148 "caps"). Non convince mai e lascia più di qualche dubbio sia sotto l'aspetto tecnico, sia sotto quello disciplinare. A fine corsa... Juventus - Carpi 2-0 Irrati - Direzione di gara agevole per l'avvocato pistoiese, sempre più lanciato verso l'ambito di traguardo di diventare, a partire dal 1° gennaio 2017, internazionale. Regolare la rete del 2-0 bianconero di Zaza. L'attaccante si trova in linea con i difensori emiliani al momento del cross di Pogba. Lazio - Inter 2-0 Banti - Dopo un primo tempo tranquillo, l'arbitro labronico "toppa" clamorosamente la ripresa. Sbaglia ad ammonire Keita per simulazione. Il contatto con Medel non è da rigore, ma l'attaccante della Lazio scivola, di sicuro non ci sono gli estremi per aver simulato. Eccessiva l’espulsione per proteste di di Simone Inzaghi. Imperdonabile l'errore quando ferma Konko lanciato a rete per un fallo che non esiste. Milan - Frosinone 3-3 Massa -L'arbitro internazionale ligure, assistito in malo modo da Rizzoli (ci risiamo!), ne combina diverse. Non c’è il secondo, decisivo, rigore concesso al Milan; è vero che il pallone calciato da Balotelli sbatte sul braccio del ciociaro Pryyma, ma il giocatore del Frosinone è in posizione troppo ravvicinata per stabilirne la volontarietà del gesto. Rizzoli poteva, data la vicinanza dall'azione, supportare meglio Massa. Nel secondo episodio, Balotelli viene graziato, perchè, già ammonito, toglie la bandierina del corner e la butta a bordocampo: un comportamento da punire con il giallo a norma di regolamento. Napoli - Atalanta 2-1 Giacomelli - Specie in inizio di match, talvolta, sembra esagerare un po’ nel lasciar giocare... ma alla fine ha ragione lui! Palermo - Sampdoria 2-0 Mazzoleni - Da segnalare un solo episodio: quando il rosanero Andelkovic dà una spinta in area al blucerchiato Soriano e la Samp chiede rigore. In effetti il penalty per i doriani ci starebbe tutto ma un attimo prima il fischietto orobico, pupillo del designatore Messina (forse al capolinea insieme al suo mentore Nicchi) fischia un fallo di danni di Cionek. Mazzoleni sarebbe stato l'ideale per Napoleone che preferiva i suoi generali più fortunati che bravi. Sassuolo - H. Verona 1-0 Gavillucci - Partita che fila via liscia... e che il fischietto ciociaro, bontà sua, non fa niente per complicare. Udinese - Torino 1-5 Mariani - L'arbitro laziale fa la sua "onesta" partita, senza infamia e senza lode.
zione, soprattutto per l'acquisto voluto e trattato di Mario Gomez, una jattura che la società viola sta ancora pagando. Se poi si pensa che Gomez era stato immaginato per sostituire un Toni dato per fiJoaquin in maglia viola nito, ma capace di segnare oltre quaranta reti nelle successive due stagioni, si capisce subito che Macia non poteva fare tanta strada altrove. Perché, vi chiederete, tutto questo livore? Perché Bastian Contrario ritiene che Macia e le sue pressioni scorrette su Joaquin abbiano procurato questa estate un danno immenso alla Fiorentina. Era chiaro che il ritorno del Torero nella sua città prendesse la piega di un ingiusto prepensionamento per un calciatore che lo scorso anno aveva raggiunto eccellenti livelli di rendimento. Non bisognava essere geni per comprendere come la minaccia di Macia ("O torni adesso o non torni più") agitata in estate, fosse soltanto una misera vendetta nei confronti della Fiorentina che lo aveva messo da parte spingendolo all'auto-allontanamento. Come è andata a finire? Il Betis ha disputato campionato modestissimo, sta chiudendo la Liga poco sopra la zona retrocessione, ha rischiato di essere risucchiato nella lotta per la salvezza anche perché la stagione di Joaquin è stata molto mediocre: al momento solo 1 rete e 3 assist in 28 presenze. Avrebbe dato spettacolo nella Fiorentina che per sostituirlo ha cannato il prestito di Kuba, ormai solo la controfigura del giocatore che aveva impressionato con la maglia del Dortmund. E Macia? Naturalmente contestatissimo dai tifosi e cacciato prima della conclusione della stagione. Di nuovo sul mercato: sembra che lo stiano cercando Real, Barcellona in Spagna, City e United in Inghilterra, ma che anche gli sceicchi del PSG pensino di affidargli il mercato. Sì, ma quale mercato?
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GOLDEN LEAGUE C5 A UN PASSO DAI QUARTI! TOP LEAGUE: AL VIA LA FASE 2!
di Federico Gennarelli
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ono state disputate le gare relative alla seconda giornata di Golden League. Stiamo per conoscere i nomi delle squadre qualificate, che andranno a definire le 8 finaliste! Vediamo la situazione nei vari gironi. Nel girone A l’M.C.L. Quinto Alto vince e si qualifica: il 4-0 sui Cacciatori Della Notte lo porta a quota 6. La contemporanea vittoria del Forza Palas sullo Spartak Signa (7-4) complica la graduatoria, con questi ultimi ora a 3 punti come le altre due compagini. Decisivi gli ultimi 50’. Nel gruppo B è già tutto deciso: sono già ai quarti Babol Libre e Autorimessa Cairoli. Le rispettive vittorie con Rapid Garofano (4-2) e Firenze SS (3-0) conferiscono il matematico pass ad entrambe, che si giocheranno nell’ultimo turno il primo posto. Girone C: secondo successo per La Veranda Di Campagna, che stende 8-2 il Real Prato Futsal, complicando la qualificazione dei campigiani, che restano a 3 punti. Per i vincenti arriva la qualificazione ormai assodata, con 6 punti, mentre il Quartiere FC ottiene 3 punti per sperare ancora contro la New Prognosi Riservata, chiudendo sul 12-4. Il raggruppamento D è tutto da vivere: tutte e quattro le formazioni sono a 3 punti. Il G.I. Jolly, vincente alla prima, si è dovuto arrendere per 6-4 al Giorgini, mentre parallelamente la Pol. Colli Alti la
spunta contro il Lentula (9-7) e raggiunge il resto del gruppo. Nelle ultime gare ci si gioca la qualificazione. Nel calcio a 7 è partita ufficialmente la seconda fase dei tornei. Nei quattro gironi è presto per capire chi passerà il turno, ma le emozioni sono già state tante nel corso dei primi 60’ di gioco. Vediamo la situazione in dettaglio. Gruppo A: bene la Steaua, che ottiene un 2-1 di misura sui Los Chupitos e
CDP V
ingone
Nel girone B impattano sul 3-3 dopo una gara avvincente lo Stiinta Oltenia e il Santa Maria. Match che ha lasciato 1 punto a testa fra due squadre che potrebbero fare strada. Bel successo, invece, per i Milan Boyss, che si impongono con un secco 4-0 su I Dothraki, già affrontati nel girone Autorimessa Cairoli precedente e ripescati. Nel gruppo C, invece, sorprende il si porta subito in testa al girone. Dall’altra parte, successo del Samba, che, in rimonta, batte invece, perentoria affermazione del Campone una delle favorite, l’Atletico Lippi, con un UTD, che prosegue la sua stagione di altissimo 4-3 ottenuto nel finale. Più netta, invece, livello battendo anche il Quartiere 4 per 5-0. l’affermazione del CDP Vingone, che dopo
aver passato la prima fase a punteggio pieno non fa sconti nemmeno alla Pizzeria L’Oasi, portando a casa un 5-2 che vale 3 punti. Infine, il girone D ha visto un risultato uguale per entrambe le gare: nella prima la Dinamo Calabria non dà scampo al coriaceo Fiorenza 1989, mettendo a referto un bel 3-0. Stesso score anche nella seconda gara fra Marzocco e Siamo Alle Paste: nel remake del girone Germania di campionato questa volta sono i padroni di casa ad esultare, ancora 3-0.
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5 SQUADRE IMBATTUTE NELLA TOP SPORTIME DI C5 MASCHILE di Steto
Top Sportime Cinque formazioni imbattute dopo tre giornate, di cui quattro a punteggio pieno: hanno sempre vinto South Florence (girone A), Club 70 (girone B), Steaua e SSS BeyFIN (girone C), mentre non ha mai perso (due vittore ed un pareggio) il Real Coverciano (girone B), che aveva chiuso invece il Campionato a punteggio pieno. La prima formazione che ha imposto il pari al Real Coverciano è stata l’Eintraclit Lowengrube (capace poi anche di sconfiggere i Final Bolw) che alla prima giornata ha bloccato sul 3-3 la super favorita per la vittoria della Top Sportime. Sono partite bene (due vittorie ed una sconfitta) anche Fateci Spazio (girone A) e Milady Gold (girone C), candidate a recitare un ruolo da protagonista in questa Manifestazione.
Eccellenza Real Cerveza, Polis Multietnic, Ponte 2005, Galacticos FC e Dinamo Surples (queste ultime due a parimerito nel gruppo D) comandano i quattro raggruppamenti della Fase Finale Eccellenza. L’unica formazione a punteggio pieno è la Polis Multietnic (girone B), mentre sono 7 i punti conquistati da ciascuna delle altre squadre dopo tre giornate. Quello più avvincente al momento si sta rivelando il girone A dove, alle spalle del Real Cerveza ci sono tre compagini con 6 punti: Cani Al Sole, Massimone Vive e Platynum United. Negli altri gruppi Dumpsters All Stars (B), Don Massimo Santa Maria A Novoli (C) ed Atletico Riccio (D) sono le più immediate inseguitrici delle squadre in vetta.
MSP Calcio Toscana
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classifica marcatori, con 12 reti, due giocatori: Stefano Selvaggi dell’Hellas Novoli e Noccolò Dini dell’A.C. Fiorucci, la formazione più prolifica fra le 18 in gara.
Promozione Tre formazioni in testa a punteggio pieno nei tre gironi della Fase Finale Promozione dopo tre giornate: Atletico Mica Tanto (A), Hellas Novoli (B) ed Atl. Poggio la Sughera (C). Inseguono a 6 punti Corte Dei Conti (A), TRASLOCHI - TRASPORTI - SGOMBERI A.C. Fiorucci (B), Ciabatte Sguaiate (C) e La Cantera Noleggio ScalaTRASLOCHI Aerea fino a 32 mt. (C). Il miglior reparto offensivo dei tre raggruppamenti - 338 SGOMBERI Luca 333 TRASPORTI 4233131 - Gerardo 9636554 SMALTIMENTO RIFIUTI è quelllo dell’A.C. Fiorucci che ha messo a segno 27 reti Noleggio Scala Aerea (9 di media a partita), mentre la difesa meno battuta è fino a 32 mt. quella della Corte Dei Conti che di gol ne ha incassati Luca 333 4233131 Gerardo 338 9636554 appena 6 (2 di media a gara). Al momento infine comandano la
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Segue dalla prima Ai reduci di quel trionfo e a chi ci segue dal paradiso va il nostro ringraziamento eterno. In curva cantano anche: "Torneremo grandi ancor...", come nel '56. Speriamo, ma la strada è lunga. E così piombiamo sull'attualità: questo venerdì intorno ad un tavolo si metteranno a sedere, Andrea Della Valle, Mario Cognigni, Andrea Rogg, Daniele Pradè e lui, Paulo Sousa. Sarà l'incontro del dentro o fuori per il futuro viola. Un chiarimento voluto fortemente dal tecnico lusitano. Non tanto per parlare dei rinforzi da cercare sul mercato, anche se questi sono importantissimi, quanto invece per chiarire alcune dinamiche interne. Non è vero che Sousa chiederà di fare l'allenatore manager come avviene all'estero, anche perché la risposta di Della Valle sarebbe certamente negativa: no, il portoghese chiederà di essere seguito nel proprio lavoro in un certo modo e di non avere quattro, cinque referenti, ma solo uno. In fin dei conti il calcio sarà anche cambiato, ma se nel Bayern la parte tecnica è seguita da un solo dirigente, Rummenigge, qualcosa vorrà dire... Sousa chiederà anche altro: dalla condivisione totale del mercato, al rapporto col settore giovanile, ma di sicuro non litigherà per un giocatore in più o meno da acquistare. E' inutile parlare di mercato, quando poi è sul quotidiano, cioè sul modo di intendere e fare calcio, che nascono le criticità. Anche il presidente Della Valle chiederà conto a Sousa di un girone di ritorno col freno a mano inserito, senza dimenticare che nelle ultime 10 partite di campionato i viola hanno raccolto 8 punti, realizzando la miseria di 7 gol. Un ruolino da retrocessione... Ma non si respira al momento aria di rottura, sembra ci sia voglia di andare avanti assieme anche se questo chiarimento non sarà un passaggio indolore. Ci sono ancora due partite da disputare e la Fiorentina deve finire questa stagione nel miglior modo possibile. In città, infatti, si sta creando un sentimento di noia, di progressivo distacco dalla Fiorentina, la gente è sfinita: da polemiche, dichiarazioni, frizioni più o meno velate, di continui rinvii sugli appuntamenti da prendere. C'è bisogno di una svolta decisa. E' il frangente della chiarezza assoluta. Firenze aspetta fiduciosa, ma la pazienza è in esaurimento. Questo è bene che non lo dimentichino gli attori protagonisti di questa vicenda. ©Mario Tenerani
Settimanale di critica e attualità
Aut. Trib. Fi nr. 1947 del 26/09/1968
DIRETTORE RESPONSABILE Mario Tenerani
STAMPA Rotostampa srl
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hissà se Lotito è contento dell’arrivo del Crotone in serie A. Ancora non sono giunte dichiarazioni ufficiali, ma è molto probabile che il presidente della Lazio stia masticando amaro. I calabresi non sono forse il massimo per una serie A che vuole fare dell’appeal televisivo uno dei suoi punti di forza. Secondo gli esperti di marketing, un possibile Crotone-Carpi il prossimo anno non attirerebbe davanti agli schermi frotte di teleutenti paganti. Ma è anche vero che un campionato in cui la lotta per lo scudetto finisce a febbraio, visto lo strapotere della Juventus, dovrà pur decidersi a trovare nuova linfa vitale, a mostrare qualcosa di innovativo se non vuol far morire di noia, di inedia e di sonno gli appassionati. Ben
PICCOLO CALCIO CRESCE venga il Crotone, quindi. Ben vengano le piccole realtà, tipo Chievo e Empoli, che si sono rivelate non certo meno importanti della Lazio di Lotito. Per non parlare del Sassuolo… Perché è inutile girarci intorno: da una parte, la crisi di alcune “grandi” ha favorito il debordante potere juventino (del quale non si vede la fine), ma dall’altra ha spinto molte “piccole” in posizioni di classifica prima loro precluse. E quando si parla di grandi in crisi il pensiero corre subito alle milanesi. Se però l’Inter sembra in via di ripresa (anche perché tra i mille acquisti c’è qualcosa di buono), il Milan appare ancora lontanissimo dai fasti del tempo che fu. Ha fatto sorridere la proposta, venuta dai piccoli azionisti, di riformare il Cda su basi affettive, mettendoci dentro Rivera (ohibò), Boban, Maldini, Seedorf e Albertini. Hanno fatto meno sorridere, invece, le parole della
stessa minoranza che accusa i vertici di mantenere a libro paga circa 170 tesserati, un’enormità di gente di cui, in gran parte, si ignorano le mansioni. Comunque sia il Milan, per riformarsi, dovrà essere di sicuro venduto. Il nostro augurio è che prevalga la linea berlusconiana e che questo non avvenga. Perché è troppo bello vedere il Carpi e il Frosinone pareggiare, e dettare legge, a San Siro. Troppo bello vedere Galliani che scivola sempre più in basso sulla poltrona. Sempre più cupo, scuro e, secondo noi, anche con sempre meno capelli (se possibile…). Insomma per il bene del calcio e per il bene delle piccole società facciamo rimanere il Milan dov’è. Anche perché se quest’anno avesse vinto qualche partita in più il tracollo viola avrebbe assunto contorni drammatici. O no?