Il Brivido Sportivo n. 36 del 10.10.2012

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Come la metti la Fiorentina gioca e gioca bene via il tarlo, prevale l’idea di calcio di Montella dialessandro rialti

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uò sembrare secondario ma la vittoria della Fiorentina con il Bologna ha un valore davvero importante. La sconfitta contro l’Inter aveva lasciato un tarlo, un punto interrogativo: il dubbio che questa squadra sicuramente divertente e piacevole mancasse però del colpo del ko o comunque nella capacità di vincere gare importanti. Quel tarlo è stato schiacciato esattamene domenica con il Bologna. Perché questa sfida con la squadra di Pioli non era affatto facile: primo perché c’erano due ex pericolosissimi quali Gilardino e Diamanti; secondo perché Pioli è un ottimo allenatore e sa benissimo come adattare la propria squadra all’avversario; terzo perché proprio il passo falso con l’Inter poteva trasformarsi in un handicap, in un peso Segue in ultima

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Il Brivido Sportivo - Mercoledi 03 ottobre DIRETTORE RESPONSABILE Michela Lanza direttore@brividosportivo.it REDAZIONE redazione@brividosportivo.it CONSULENTE EDITORIALE Alessandro Rialti

L’opinione

EDITORE E PUBBLICITà Salvini Editore srl Via S. Quirico 167 50013 Campi Bisenzio (Fi) tel. 055.9334666 Fax 055.9334667 info@salvinieditore.it GRAFICA E IMPAGINAZIONE Manuela Ranfagni - grafica@brividosportivo.it

STAMPA Centro Stampa Editoriale srl Grisignano di Zocco (Vi) DISTRIBUZIONE distribuzione@brividosportivo.it

COLLABORATORI Alessandro Rialti, Michela Lanza, Ruben Lopes Pegna, Luca Capanni, Alessandro Latini, Giampiero Tosi, Duccio Magnelli, Federico Pettini, FOTO La Presse

L’Esclusiva

Intervista esclusiva al presidente dell’associazione allenatori

Macché Fiorentina catalana, questa è ‘vicianiana’… ed è una filosofia: parola di Renzo Ulivieri di Luca Capanni

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na vita da mediano (della Fiorentina) ma solo come antipasto. Perché uno che mastica calcio, beve calcio e respira calcio dalla nascita, non può limitarsi ad un solo ruolo. Renzo

Ulivieri l’ha attraversato tutto il mondo del pallone, partendo da centrocampista delle giovanili viola fino ad arrivare al ruolo di presidente dell’AIAC (l’Associazione Italiana Allenatori Calcio) che riveste attualmente. E nel mezzo tutto il resto, tutte le trasfigurazioni di quella sfera che rimbalza sul prato e che ci fa tanto appassionare. La prima domanda è rivolta al Renzo Ulivieri tifoso: contento per la vittoria della ‘sua’ Fiorentina (squadra per cui tifa) o triste per la sconfitta del ‘suo’ Bologna (squadra che ha allenato per tanti anni)? «Sono molto contento per come ha giocato la Fiorentina, e lo dico a prescindere dal risultato. Il

Bologna invece mi è sembrato sottotono, però anche la Juventus era sembrata sottotono al Franchi. Ciò significa che sono più i meriti della formazione viola che i demeriti delle avversarie. E’ un bel vedere, non c’è dubbio». Dopo la sua doppia esperienza nelle giovanili viola, prima come calciatore ed in seguito come tecnico, perché non è più tornato sulla panchina della sua squadra del cuore? «Ci sono andato vicino due volte. La prima nel ’78, quando stavo facendo il‘supercorso per allenatori’ e Allodi (all’epoca responsabile del Centro Tecnico di Coverciano) non mi dette il permesso necessario: avrei avuto bisogno di due giorni d’assenza ma non mi fu data questa possibilità. La seconda opportunità capitò con Cecchi Gori: lui mi cercò, io venni a Firenze e trattai, però avevo un contratto col Bologna. Ne parlai col presidente rossoblu Gazzoni, gli dissi “guardi io ho questa occasione e mi piacerebbe andare a Firenze a chiuder la carriera”. Ma lui mi rispose “non se ne parla neanche” ed io

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non insistetti, perché per me A livello compori contratti sono contratti.Anzi, tamentale trova anche le parole per me sono che uno come ugualmente importanti, ad Montella miglioesempio in un altro frangente ril’immaginedellacategoria? mi capitò di essere chiamato «La Fiorentina ha fatto un dal Fenerbahçe, ma rifiutai bel mercato, ma per me perché avevo già dato la mia Montella è stato il miglior parola al Napoli, che allora acquisto. Il suo comportaera in serie B (nel 1998, ndr)». mento è ottimo, ma ciò non Ma su una panchina deve far pensare che lui sia quando la rivedremo? uno ‘morbido’, non scam«Adesso il mio posto è alla biamo l’educazione con la scuola allenatori a Covercia- debolezza. Lui è uno che sa no. In essa io dirigo e insegno, quello che vuole e sa farsi vae ciò mi inorgoglisce perché lere senza alzare i toni. Una è la più importante a livello cosa, quest’ultima, che a me mondiale secondo me. La non è sempre riuscita…». panchina mi manca molto, E dal punto di vista tecniè vero, a volte mi verrebbe co le piace questo gioco voglia di tornare ad allena- ‘catalano’ di Montella? re, magari una squadretta «E’ un gioco corto che crea di dilettanti. Sì, mi manca sempre problemi agli avvertanto, ma ogni cosa ha il suo sari. I viola non sono facili da tempo e bisogna renderse- prendere e difficilmente butne conto. In un certo senso tano via la palla, sono in grado ora faccio l’allenatore degli di produrre gioco anche quanallenatori, e l’adrenalina la do vengono marcati. Ma non trovo ugualmente perché chiamatelo gioco ‘catalano’ ogni domenica mi ritrovo a perché non l’hanno inventato tifare per loro, per gli allena- in Spagna. Il profeta di questo tori che ho avuto con me». gioco in realtà è stato un tecniMontella è stato con lei? co toscano (nonché calciatore «Sì, una parte delle le- viola dal ’48 al ’53, ndr): Corzioni gliele ho fatte io». rado Viciani di Castiglion Fio-

rentino. Conquistò la serie A alla guida della Ternana vincendo il campionato cadetto (1972, ndr): allora si marcava a uomo, ma fu Viciani il primo a predicare il gioco corto e quella fu la vera svolta». Dove può arrivare allora questa Fiorentina ‘vicianiana’, visto che oggi è al quinto posto della classifica? «A questa squadra non dobbiamo chiedere nulla. Nulla tranne il gioco, stop. Il gioco di quest’anno è una filosofia, che peraltro mi pare stia piacendo. A me piace molto, non sono mai stato per le ripartenze ma per il gioco manovrato. Qualche volta può capitare di sbattere la testa, ma questa idea di gioco si può cambiare. Non mi porrei obiettivi di classifica, perché quando si filosofeggia non si deve badare troppo al pratico. I risultati arriveranno attraverso il gioco, noi semmai daremo un’occhiata alla classifica via via… Ma un po’ così, senza farcene accorgere».

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L’inchiesta Chiarugi, Graziani, Robbiati e Riganò disegnano un futuro stellare per il montenegrino

Jovetic? Fra qualche stagione sarà da pallone d’oro. è il Re di Firenze, quest’anno segnerà più di 20 gol di Alessandro Latini

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n campo parla con i gol, fuori sta diventando sempre più leader. Stevan Jovetic è il finalizzatore principe di questa Fiorentina, quello che incendia il cuore dei tifosi e che su di sé sta calamitando la pericolosa attenzione di tutta Europa. E’ vero che non c’era bisogno di grosse conferme, ma la continuità è senza dubbio dote rara di fronte ad un talento sopraffino. Chi riesce ad abbinare le due qualità entra di diritto nella ristretta cerchia dei fuoriclasse. Firenze non si trova di fronte ad un giocatore dal talento discontinuo oppure ad un giocatore tremendamente forte ma capriccioso. Niente di tutto questo. I tifosi ammirano domenica dopo domenica un piccolo campione che sta diventando grande. Nessun eccesso

fuori e dentro il rettangolo verde ed a renderlo speciale c’è anche quel sacrificio per la squadra che da un giocatore come lui non è lecito aspettarsi. Montella, dopo la partita contro il Bologna, era più contento per quest’ultimo aspetto che per il gol che ha regalato tre punti alla sua squadra. Un paradosso, è vero, che testimonia una volta di più quanto Stevan stia crescendo e si stia formando. Le voci di mercato gli fanno ovviamente piacere ed è stato proprio lui ad ammettere che sarebbe preoccupato se non ci fossero. Adesso però la testa è ben piantata sull’obiettivo, perché non è poi così scon-

tato un suo addio la prossima estate ed un giocatore come lui ha bisogno senz’altro di disputare una competizione europea. Il prossimo passo sarà quindi quello di riportare la Fiorentina in Europa. Nella settimana in cui Stevan raggiunge la sua Nazionale, il Brivido Sportivo ha deciso di celebrare questa sua fantastica prima parte di stagione (5 gol in 7 partite) ascoltando in esclu-

siva il parere di quattro grandi ex attaccanti della Fiorentina: Ciccio Graziani, Luciano Chiarugi, Anselmo Robbiati e Christina Riganò. Uno che è letteralmente innamorato di Jo-Jo è Luciano Chiarugi, ex esterno offensivo da 140 presenze e 33 gol in maglia viola. Il giudizio sul montenegrino è assolutamente lusinghiero, nel sentirlo parlare si percepisce anche un velo di emozione: «Jovetic è uno dei giocatori più forti in Europa, sta confermando quanto di buono aveva fatto vedere lo scorso anno nonostante fosse reduce dal grave infortunio. Sta dimostrando di avere una capacità di stare in campo incredibile: riesce a

trovarsi sempre gli spazi giusti. Si disimpegna contro difese molto accorte, secondo me è bravissimo. E’ uno dei più interessanti prospetti a livello europeo. La Fiorentina adesso sta giocando un grande calcio, se accanto a Jovetic ci fosse stato un giocatore importante a livello internazionale sarebbe stato meglio, ma sono fiducioso che Toni e gli altri gli possano dare una grossa mano. Adesso tutti i club europei gli stanno addosso, non vorrei che con l’operazione Nastasic il Manchester City avesse messo una sorta di opzione sul giocatore. I Della Valle però lo vogliono tenere, hanno capito che campione è il montenegrino. Per tornare in Europa non se ne possono privare, anzi, gli devono affiancare un grande campione come Suarez o Hulk». Il pronostico sul futuro immediato è in li-

nea con il giudizio sul giocatore, particolarmente ambizioso: «Se la fortuna lo assiste, facendo gli scongiuri, credo possa segnare in qualsiasi partita e sono convinto che possa anche superare la quota dei 20 gol. Il Pallone d’Oro? Si deve confermare nel corso degli anni, soprattutto in campo internazionale. Se sarà in grado di farlo può sperare di vincerlo perché ha delle grandi qualità». Non può che fargli eco un ex campione del mondo come Ciccio Graziani, che di giovani promettenti e di belle spe-

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ranze ne ha visti tanti nel corso della sua carriera, di giocatore e di allenatore: «Jovetic è un giocatore

giocatore di livello che potesse condividere il peso dell’attacco con lui. Se Jovetic avesse vicino

un giocatore come Matri o Maxi Lopez potrebbe fare ancora di più di quello che sta facendo adesso». Il discorso scivola inevitabile su quel premio che tutti i calciatori sognano, ma che in pochissimi possono solo sperare di vincere. E Jo-Jo può sicuramente sperarci: «Il Pallone d’Oro? Bisogna vedere cosa vince in carriera. Se va al Real Madrid e si con-

consolidato e di sicura affidabilità, anche se è molto giovane. Ormai il suo valore si conosce a livello europeo. Sono convinto che farà tanti gol, sicuramente tra i 15 e i 20. Il fatto che segni solo lui è però un grande limite per la Fiorentina: serviva un

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ferma su questi livelli può sicuramente vincerlo. Io tempo fa dissi che era un piccolo Baggio e spero che possa crescere e confermarsi proprio come Roberto. Se il Pallone d’Oro l’ha vinto lui, lo può vincere sicuramente anche Jovetic» . Più cauto, anche se il giudizio è ovviamente molto positivo, Anselmo Robbiati, che in maglia viola è riuscito a ritagliarsi un ruolo

ben diverso da quello di Jovetic, ma probabilmente ugualmente decisivo. ‘Sant’Anselmo da Lecco’ risolveva le partite entrando dalla panchina, Jo-Jo è titolare inamovibile. Il talento, però, è praticamente lo stesso: «Stevan è sicuramente fra i migliori giovani in Europa, ma deve crescere e dimostrare anco-

L’Esclusiva

ra tanto. E’ normale che se manterrà questa continuità diventerà fra i migliori in assoluto. Il fatto che segni solo lui nella Fiorentina è un problema, se riescono a fermare lui, fermano tutta la squadra, anche se mi sembra che alcuni centrocampisti abbiano un buon tiro e potrebbero trovare la via della rete nelle prossime partite. Toni è il giocatore giusto da affiancare a Jovetic, gli crea spazi ed è un punto di riferimento importante. E’ una coppia che si completa, sono sicuro che Montella gli darà continuità». Previsioni e pronostici sono simili a quelli degli altri ex attaccanti viola, non potrebbe essere diversamente: «Penso che Stevan arriverà vicino ai 20 gol al termine della stagione, non so se supererà questa soglia ma ci andrà molto vicino. Il Pallone d’Oro? Se avrà

continuità e vincerà qualcosa potrebbe arrivare a conquistarlo, ma molto dipenderà da dove andrà a giocare in futuro. Non credo che rimanendo alla Fiorentina possa avere tante chance». La chiosa finale spetta ad uno che di gol in maglia viola ne ha messi a segno una valanga. Christian Riganò, da pochi giorni inserito nella Hall of Fame della Fiorentina, parla anche da tifoso viola: «Jovetic è sicuramente fra i più forti giocatori in Europa e dalla sua parte ha la giovane età. E’ normale che ancora debba migliorare tanto, anche se nella Fiorentina sta facendo la differenza. Lo classifico in quella schiera di giocatori importanti capaci di determinare una partita, anche se ancora non al livello dei vari Messi, Ronaldo, Rooney e

Ibrahimovic. Mi auguro che lui possa raggiungere questi livelli in maglia viola: vorrebbe dire vederlo a Firenze per ancora tanti anni. Oltretutto sono contento che contro il Bologna abbia giocato Toni dal primo minuto, che si è mosso bene, è fastidioso per le difese avversarie e può essere utile anche per Stevan. Se continua così Jo-Jo può arrivare a 20 gol, visto che tira anche i rigori. Quest’anno sta anche meglio fisicamente rispetto alla scorsa stagione. Il Pallone d’Oro? Purtroppo quel trofeo lo ottiene solo chi vince titoli importanti. In questo momento è dura, i primi cinque sono sempre gli stessi tutti gli anni, quindi per ora non credo abbia chance. Per i prossimi anni mi auguro di si, le qualità per vincerlo le ha sicuramente».


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Il personaggio

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La propietà Le parole di DDV sulla squadra di Montella a ‘Otto e mezzo’

Così la bella Fiorentina ha stregato anche Diego Della Valle di Michela Lanza

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uesta Fiorentina di Vincenzo Montella piace. Piace proprio a tutti. Tanto che è riuscita nell’impresa di far tornare a parlare di sé nel programma televisivo di La7 ‘Otto e mezzo’ in cui era ospite niente di meno che Diego Della Valle. E quando parla il signor Tod’s, c’è poco da fare, si fa sentire forte e chiaro. È vero che l’azionista di maggioranza della Fiorentina aveva già fatto una sorpresa alla squadra nel mese di aprile scorso, quando si presentò in ritiro a Milano, prima della gara che i viola avrebbero giocato alla vigilia di Pasqua contro i rossoneri. Ma è vero anche che quello era un periodo diverso. Un periodo nero, buio, in cui la voce del ‘padrone’ serviva per dare una scossa all’ambiente da una scongiurata retrocessione che sembrava più che mai possibile, vista la deficitaria situazione di classi-

fica e la pochezza di anima e gioco che la squadra esprimeva e metteva in campo. E scossa fu, tanto che la Fiorentina, con un gol del resuscitato Amauri, batté il Milan frenando la sua corsa allo scudetto. In quella occasione, le parole di Diego Della Valle furono rivolte alla squadra e non vennero pronunciare davanti a nessuna telecamera. Parlò di tre D: «Il vostro motto – disse – deve essere il motto della mia famiglia: dignità, dovere, divertimento, in questo rigoroso ordine». Cercò di inculcare ai suoi giocatori l’umiltà e la grinta di chi ha il dovere di tirarsi fuori dalle sabbie mobili, da una situazione che sarebbe stata insostenibile per la famiglia Della Valle e per tutta Firenze («Noi abbiamo messo tanti soldi per costruire una squadra pronta per il ritorno in Europa e una stagione così non doveva capitare – disse ancora –

poi purtroppo è capitata. Io vedo tutte le vostre partite e ho notato una tensione troppo alta. Per uscire da questa situazione bastano cuore e concentrazione. Avete tutti un curriculum di primissimo piano e, con le caratteristiche che vi ho detto prima, ne uscirete con la mano sinistra. Di queste ultime otto partite potrete ancora perderne qualcuna, ma se giocherete con cuore e concentrazione non avrete nulla di cui preoccuparvi»). Cercò di stuzzicare l’orgoglio del gruppo viola e riuscì nell’impresa: la Fiorentina si è salvata e, giustamente, dopo quello scempio (qual è stato il campionato scorso in cui tutti sono stati ‘colpevoli’, nessuno escluso) i fratelli Tod’s hanno dato il via alla ‘rivoluzione’. DIGNITà, DOVERE, DIVERTIMENTO. Così, ripartendo da quelle tre paroline magiche (Dignità, Dovere, Divertimento), la famiglia Tod’s ha

scelto gli attori giusti per far ripartite la sua Fiorentina, per rimodellarla se possibile ancora più bella di quella tanto rimpianta degli anni della Champions. Così, grazie a uomini di mercato all’altezza della situazione (Macia e Pradè), grazie ad un nuovo tecnico giovane ma già esperto e considerato uno dei migliori in Italia (Montella) e ad una rosa creata pezzo per pezzo come fosse un castello costruito col Lego, oggi i viola sono la squadra più affascinante del calcio italiano. La compagine che fa vedere il miglior calcio e, soprattutto, la vera a propria rivelazione del campionato. Prima di tutto, nessuno credeva fosse possibile vedere una Fiorentina nuova di zecca in 9/11 dei suoi elementi amalgamarsi così in fretta; seconda di poi, non c’è stadio, città, paese, spettatore d’Italia che non si diverta nel seguire le gesta della ‘banda Montel-

la’. E allora, sì, che questa Fiorentina ha riacquisito la propria dignità! Sì, che è tornata a fare il proprio dovere! Sì che diverte! Tanto da ‘costringere’ l’azionista numero uno a uscire allo scoperto ed esprimere tutta la sua gioia: «Quest’anno c’è una bella squadra, che sa giocare a calcio, ci fa divertire. Sosteniamola. Vederli giocare è una bella soddisfazione – ha dichiarato pochi giorni fa a La 7 Diego Della Valle – sono all’inizio di un percorso lungo, non carichiamoli di pressioni. Tornare in Champions? Se dovessimo misurare i nostri obiettivi in base all’entusiasmo di mio fratello Andrea, avremmo già vinto la Champions League, ma non poniamo obiettivi alla squadra perché ha un percorso lungo da fare, che porterà tra qualche tempo a farci divertire davvero...». E tra le righe, si intuisce la volontà di regalare un sogno a Firenze.

UNA SOCIETà DECISA. Un percorso lungo: è quello che la società ha deciso di intraprendere per la seconda volta con la Fiorentina, rilanciando i suoi obiettivi e i suoi sogni di vedere la maglia viola e la città di Firenze primeggiare in Italia e non solo, alla faccia di coloro che credevano, speravano, o quantomeno alludevano che i fratellini avrebbero venduto tutto e passato di mano. Quella che i Della Valle stanno dando all’Italia del calcio, è una vera e propria lezione di stile e di vita. Come a dire: ci sono momenti in cui è giusto alzare la posta, altri in cui è meglio restare coi piedi per terra, altri ancora in cui è giusto rilanciare. E questo è il momento del rilancio. Dopo due anni di ‘raccoglimento’ di idee, di stenti, di sopravvivenza, era giusto per tutti, in primis per i tifosi, scegliere cosa fare da grandi: mollare

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o rilanciare. E i fratelli Tod’s hanno rilanciato con orgoglio e convinzione, non tanto per fare un piacere a qualcuno. Non sono uomini che fanno piaceri, sono uomini che credono in quello che fanno, altrimenti non si espongono. Mai. E così, oltre ad aver ripresentato una grande Fiorentina che guarda al futuro con obiettivi ambiziosi (e in questo senso, le parole di Diego «un percorso lungo da fare, che porterà tra qualche tempo a farci divertire davvero…» lasciano spiragli a scenari davvero affascinanti, perché essendo una famiglia di vincenti, non molleranno facilmente una società senza prima aver lasciato il segno…), hanno anche cancellato con un colpo di spugna i dissapori che si erano creati nel rapporto con una frangia di tifosi. Insomma, se DDV è tornato a parlare di Fiorentina in televisione, questa volta non l’ha fatto per dare una scossa, ma solo per mostrare tutta la sua felicità nel rivedere una squadra ai vertici del calcio italiano, una squadra bella e divertente. E anche per lanciare un monito, come a dire: siamo tornati, ma non ci faremo fare prepotenze da nessuno…

JOVETIC E LA REGOLA D E L L’ E D U CA Z I O N E . In questo senso, vanno lette le sue parole sulla questione Jovetic. «Mio fratello ha detto in tutte le lingue che il giocatore resta a Firenze. Non è la prima volta che la mia famiglia si impone quando c’è da tenersi un giocatore. Chi vuole trattare un giocatore della Fiorentina deve educatamente suonare il campanello alla società e, sempre educatamente, chiedere cosa ne pensiamo. Poi deve comportarsi correttamente: chi non fa così, con noi non va molto d’accordo». La Juventus (o chi per lei) è avvisata. La Fiorentina non si farà prendere per il collo, né tantomeno in giro da nessuno. E soprattutto la Fiorentina vuol tornare a competere con le grandi, non ‘svenderà’ i suoi big. Ancor meno ad una diretta concorrente… per un posto in Paradiso. VICINO ALLA SQUADRA. Queste parole che Diego Della Valle si è lasciato sfuggire davanti alle incalzanti domande di Lilli Gruber, dunque, non sono altro che la conferma di quanto la proprietà sia vicina alla squadra viola, seppur sembri nella persona di Diego a volte lontana. La realtà è un’altra: l’azionista numero uno della

società non viene allo stadio, non parla pressoché mai di Fiorentina, non si fa vedere dalla squadra, è in altre faccende affaccendato, ma non gli sfugge niente. Sa sempre quello che succede anche in Fiorentina e, soprattutto, si fida ciecamente di chi, invece, resta accanto alla

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squadra occupandosene e accudendola come una figlia: Andrea Della Valle. Andrea è la presenza fissa, l’uomo ‘padre’ che resta accanto i suoi figli nel bene e nel male, che si esalta in tribuna per una grande prestazione o si demoralizza per un risultato ingiusto, mentre Die-

go è la presenza spirituale, quella che c’è ma non si vede. È una situazione ideale per i tifosi della Fiorentina che possono dormire tra due guanciali. Da una parte l’impeto del tifoso, dall’altra la razionalità dell’imprenditore, ma comunque la consapevolezza di un obiettivo che è

Il personaggio

comune in ogni elemento della ‘famiglia Fiorentina’: da Diego ad Andrea, passando per i tifosi, fino ad arrivare a dirigenza e istituzioni, c’è un solo sogno che è quello di veder primeggiare Firenze e i colori viola. I Della Valle, tutti e due, sono troppo ambiziosi per non volerlo!

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Stefan Savic, un debutto senza sbavature di Ruben Lopes Pegna

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n bravo giocatore davvero. Non che avessimo dei dubbi in proposito. Ma Stefan Savic, il difensore arrivato a Firenze dal Manchester City nell’operazione che ha portato Matija Nastasic alla corte di Mancini, nessuno lo aveva ancora mai visto all’opera con la maglia della Fiorentina. Invece al suo debutto in serie A contro il Bologna ha destato davvero una buona impressione. Schierato sul centro sinistra del pacchetto arretrato viola, nella posizione abituale ora di Tomovic (spostato al centro per l’occasione) e di Nastasic prima della sua cessione, non ha sbagliato un colpo. Ha dimostrato grande tempismo, un buon senso dell’anticipo e notevole abilità nel gioco aereo. Di lui sono piaciuti il controllo di palla e la sua dimestichezza nel rilanciare l’azione. E’, insomma, per dirla con le parole di Fulvio

Bernardini, l’allenatore che guidò la Fiorentina alla conquista del primo scudetto, “un difensore dai piedi buoni”. Di lui ha colpito anche il modo in cui ha fermato gli avversari, praticamente senza falli. E che questa sia una sua caratteristica peculiare lo conferma il fatto che nella sua pur breve carriera non è mai stato espulso. Savic poi è giovane, perché ha appena ventuno anni (è nato a Mojkovac in Montenegro l’8 gennaio 1991), ma ha già acquisito notevoli esperienze. Anche la stagione scorsa, vissuta per lo più in panchina al Manchester City (la formazione inglese lo aveva acquistato l’estate prima dal Partizan), gli è servita per maturare dal punto di vista caratteriale. Certo sperava di giocare di più, visto che ha collezionato in campionato appena undici gettoni di presenza con un gol all’attivo. Ma ha pur sempre militato nella squadra che ha conquistato la Premier

League. Finora alla Fiorentina aveva trovato la strada sbarrata. In difesa Montella, dopo la cessione di Nastasic che aveva giocato la prima partita con l’Udinese prima della sua cessione, non aveva mai cambiato niente, riproponendo sempre il trio Roncaglia-Gonzalo Rodriguez-Tomovic. D’altronde l’Aeroplanino in quel reparto preferisce evitare rotazioni, soprattutto – ed è il caso della Fiorentina almeno finora – se le cose vanno bene. Per la squalifica di Gonzalo Rodriguez, dopo l’espulsione rimediata a San Siro contro l’Inter, Montella, però, ha deciso di affidarsi al giovane montenegrino, compagno di Jovetic in Nazionale. E Savic lo ha ripagato con una prestazione davvero positiva, da sei e mezzo tanto per essere chiari. Francamente non si è vista alcuna differenza, almeno con il Bologna, tra lui e Nastasic. Eppure nell’operazione con il Manchester City, oltre all’acquisto del gio-

catore montenegrino, la Fiorentina ha incassato sedici milioni di euro più un eventuale bonus di sei. Insomma un affarone, un altro gran colpo di Pradè e Macia, considerato poi che Savic ha appena due anni di più del suo predecessore. Certo ci vorranno test più probanti di quello di domenica contro la formazione di Pioli per valutare meglio il difensore del Montenegro. Tuttavia bisogna considerare che comunque Savic aveva di fronte due elementi come Gilardino e Diamanti, convocati da Prandelli per le prossime due gare degli Azzurri contro l’Armenia e contro la Danimarca. Insomma se nel derby i due hanno giocato male, il merito è sicuramente del pacchetto arretrato viola e dunque anche di Savic. Il giocatore ora è partito insieme a Jovetic per il raduno della sua nazionale (con la quale tra l’altro ha realizzato

due reti in amichevole all’Albania il 10 agosto scorso) che sarà impegnata martedì prossimo 16 ottobre in Ucraina per una gara valida per le qualificazioni ai Mondiali in Brasile. Ma siamo certi che sin dal suo ritorno a Firenze cercherà di mettere in difficoltà

Montella in vista della partita del Bentegodi con il Chievo, alla ripresa del campionato. Dopo la buona prestazione con il Bologna sicuramente entra, infatti, più che mai in concorrenza con Roncaglia, Gonzalo Rodriguez e Tomovic per una maglia da titolare.

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Se ne dovea fa’ Smettiamola 5 o 6, se n’e’ fatti adesso di parlare uno solo ma e vale del futuro i 3 punti uguale, poco male di jo-jo G Il pungiglione

Le api sono stanche di consumare i pungiglioni sempre sui soliti obiettivi, ma come si fa se son sempre gli stessi a meritarselo? Come si fa a non pungere Conte che fa il deluso nonostante lo sconto sulla squalifica ottenuto e nonostante un giudice federale abbia pubblicamente detto che gli è andata bene? Intanto tutto lo staff della Juve parla di proporgli un allungamento di contratto fino al 2018 per dimostrare quanto sono orgogliosi di averlo nei ranghi. Come si fa poi a non pungere la giacchetta gialla di turno? Anche l’arbitro Orsato non ha convinto affatto nella gara tra i viola e il Bologna. Per finire risorgono le voci su Jovetic, voci che vengono ancora d’Oltremanica. Il Sun riporta la solita notizia di un Mancini con 30 milioni in bocca per portarsi il montenegrino al Manchester City addirittura a gennaio? Cosa dire se non costringere le api a lunga trasvolata, così quando arrivano sono proprio invelenite e pungono con ancora maggior convinzione. Ci si vuole mettere in testa che la faccenda non frizza più e fa solo scuotere la testa? Jovetic non si muoverà da Firenze, di sicuro non in questo campionato. Quindi calmatevi e dirigete altrove le vostre fantasie. E perché non ve lo scordiate, son già partite in formazione agguerrita le api viola.

li è la solita storia di’ pastore, anche se da noi e dovrebbe esser uno che fa’ go’ e non che porta a spasso le pecore. E si fa e si fa e si raccatta poho e quando e tu se’ ‘n biliho… i’nonno dopo Parma gli è tutto un toccassi le parti mosce, soprattutto verso la fine. Comunque questa vorta l’è andaa a fini’ bene, e se ne dovea fa’ cinque o sei, e se n’è fatti uno solo ma e vale tre punti uguale, poco male. Oddio ‘n verità e se n’era fatti due, perché Lucone e gli è sempre quello più vispo quando c’è da buttalla drento e gli avea stonfato sulla respinta di qui’ portiere patata che gli hanno loro. Però, o che ti pare che giacchetta gialla, anche domenica, e un ci volesse lasciare i’marchio d’infamia? Forigioho! Fori ma di cervello e tu sei! E poi uno che si po’ chiamare Orsato? E i’coso che t’ha dato, sai, e vi venisse un bene a tutti! Ma quando e la

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finisce la fila? Valeri, Tiravento (e ‘moccoli che fa tirare a noi? Che son vento?), Gianni lo Gnoccaro e ora Yoghi, l’orsetto, uno peggio di quell’artro! O Diego o digni quarcosa te come e ti riesce a te solo! Tanto e son tutti pagai da Marchionne, i tu’ amiho! Finio lo sfogo, carmiamoci, perché e tre punti e son arrivai e l’importante gli è quello, e vediamo anche le cose bone, che le un son miha poche. E ci mancava tre punti base, tre pilastri, ortre all’Aquila che ormai e un vola da sempre, e gli era rimasto a’ boxe i’Pecche, e Gonzalo, squalificato. Oh, e un n’è miha poho. I’nonno e gli era ‘n pensiero e un ve lo mando a di’ dreo. ‘Nvece, come se nulla fosse, i’mago Houdini dopo avere ‘nventao Romulo mezzala che gli ha di’ miracoloso, e gli ha raddoppiao e miraholi ‘nventando Olivera regista. Qui’ pelatone stanco dell’anno scorso e gli ha fatto gira’ palla come se ci fosse sempre nato lì ni’ mezzo, da non credici! I’ resto e l’ha fatto i’Borgia, gli era dappertutto, pe’ rifassi di S. Siro ‘ndo parea l’aesse preso la montolivite. Guario subito, i’dotto’Montella e gli è miracoloso, la meglio partita ‘n viola, e di bone e n’ha fatte tante. C’è stata anche la prima vorta di Lucone, da’ i’ principio. Chi storce la bocca e gli ha male a’ denti. Gli è l’unico centrattacco vero che ci s’ha e ancora un n’è morto: un go’ bono, annullato da i’ dipendente Fiatte, un assist pe’ Nasello, e du’ omini sempre ‘mpegnati. O chi lo fa uguale? I’nonno gli è pe’ Lucone, continuare che ci fa ancora un monte di comodo. Mentre, dopo ave’ digerito e tortellini, e mi vo a prepara’ lo stomaho pe’ i’ pandoro di Verona, e un posso fare a meno di accompagnallo co’ i’ solito: Forza Violaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!

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Ho visto la luce, era l’ora di Federico pettini

D

opo chissà quanto tempo, finalmente mi sono rivisto The Blues Brothers. Che film ragazzi, che cast, che musica. E John Belushi, un mito. Anche io, come lui, come Jake, oggi ho visto la luce. Non so chi abbia fatto il miracolo. Credo qualcuno più in basso di quelli a cui si è soliti pensare. Merito di Andrea Della Valle, di Pradè, di Macia, di Montella. Ma di certo, miracolo è stato. Vedere certi giocatori arrivati in sordina in casa viola ed essere così determinanti, così vogliosi di vincere, così attaccati alla maglia. Cosa che a Firenze ormai non succedeva da due anni, giornata più giornata meno. Era gennaio. Delio Rossi in conferenza stampa ci fa sapere che a qualcuno s’era spenta la

luce. E noi per far finta di trovare un’altra luce s’è aspettato quasi tutto gennaio. Quella luce, di quel ‘paracarro’ venuto dalla Juve, mai decisivo, si è accesa una sola volta. C’ha fatto urlare, certo, anche salvare, ma una bolletta della luce così cara mai era arrivata. Mentre l’altro, andato via per la luce che non c’era, nemmeno sotto la Lanterna è riuscito a trovarla. A forza di tortellini pare che faccia almeno intermittente, a Firenze l’altro giorno di certo non si è vista. Sotto una leggera pioggia che ha bagnato il gol di Jovetic, di luce se n’è accesa un’altra. Si è acceso qualcosa che prima mancava. Qualcosa che a Firenze si cercava, si bramava. Uno stile, un gioco, un’idea che neanche quando si arrivava in Champions League avevamo. Una luce che brilla altissima e chissà per quanto

ancora potrà brillare. Perché c’è chi la luce sta per vederla di nuovo e magari con il Chievo già illuminerà la scena. Ma il solo pensiero che Pizarro manca e Olivera, fallo a parte, non ha fatto quasi rimpiangere la sua assenza, beh, fa ben sperare per il futuro. La luce più luminosa è tutta sua, è per Jovetic. Poi viene Montella, a cui sono capaci di chiedergli mica della vittoria, ma dei problemi della Roma. E poi, quasi a fari spenti, c’è Borja Valero. Che gira per la Toscana, che è ormai diventato un tifoso viola e come illumina lui da tempo non se ne vedeva in mezzo al campo. E così, dopo due mesi di gioco, di prestazioni, di vittorie, di sconfitte e di arbitri, si è accesa Firenze. Ho visto la luce, quando ancora è troppo presto per spegnerla, nonostante una donna vicino a me mi chiede di andare a letto. Ho visto la luce, quando con un bicchiere di vino e un abbraccio sincero, un brindisi ha salutato un amico in più. E ho visto spegnersi un faro di un ristorante, per dire gentilmente a quel gruppo di amici che, nonostante le parole, le risate, i racconti e l’aria di leggiadria, si è fatto tardi ed è ora di andare. Soundtrack She Caught The Katy - Jake Blues

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Prime vittorie Sei medaglie di squadra e quattro individuali per le ginnaste di Sorgane

CGF dieci volte sul podio agli International Games

di Maria Consiglia Grieco

A

lla fine sono dieci, una bella cifra tonda. Dieci podi – tra medaglie a squadre, individuali e di specialità – che le atlete del Centro Ginnastica Firenze portano con sé al rientro da Camaiore, la città della provincia lucchese che sabato 6 ottobre ha ospitato la prima edizione de-

categoria GAF 1, Giorgia Banchi, Anita Bartolozzi, Ginevra Gai (presente solo come componente della squadra, perché infortunatasi a pochi giorni dall’evento), Elena Gensini e Sara May La Rocca. Dopo le quattro rotazioni di rito, al volteggio, alle parallele asimmetriche, alla trave e al corpo libero, è arrivata la prima medaglia d’oro, seguita subito da una seconda, che Maristella Bonafede ha conquistato nella stessa categoria, ma in fascia senior, insieme alle altre ginnaste toscane Barani, Bruno, De Certo e Pettrone. A seguire è toccato alla categoria GAF Elite, dove la

ginnasta fiorentina Camilla Natali è stata medaglia d’argento – dietro al team francese – insieme alle “colleghe” Caschili, Morbidelli, Salutini e Silverio; il terzo gradino del podio è stato per Sofia Spulcioni e per le sue compagne di squadra Nesi, Pieri, Poli e Renzi. L’ultimo turno, per quanto riguarda le competizioni a squadre, era riservato alla categoria GAF 2, e anche qui due posizioni su tre del podio sono finite occupate dalle ginnaste del CGF: Bianca Boretti, Alessia Giannitrapanie Lisa Menghini hanno conquistato la medaglia d’oro con Galanteria, Ma-

nara e Nencioni; bronzo per la squadra formata dall’atleta gigliata Viola Vanzi e – se una distorsione proprio pochi giorni fa

non l’avesse costretta a seguire la gara dagli spalti – da Ilaria Materassi, insieme alle corregionali Canu, Chillà e Soriani. Infine, nella categoria GAF Elite riservata alle

individualiste, la scena è stata tutta per Ambra Buglioni e per la sua prestazione sui quattro attrezzi che le vale – oltre alla piazza d’argento in classifica generale – anche altre tre medaglie, con l’oro alle parallele asimmetriche, ancora un argento al corpo libero e il bronzo alla trave, senza contare un ottimo quarto posto nella specialità del volteggio. Proprio la concomitanza con l’impegno internazionale ha impedito alla squadra gigliata di essere

presente alla prima prova del campionato regionale di serie C di ginnastica artistica femminile. Il torneo, ospitato domenica 7 ottobre dalla palestra di Sorgane, grazie anche alla collaborazione di alcuni genitori e delle atlete della sezione di ginnastica generale, si concluderà il prossimo 27 ottobre con la finale, ancora una volta organizzata dal CGF presso l’impianto di via Isonzo.

gli International Games UISP di ginnastica artistica maschile, femminile, ritmica e di ginnastica acrobatica. Sotto la guida dei tecnici della sezione agonistica femminile Lara Poggiali (convocata anche in veste di giudice internazionale UISP), Cristiano Furelli e Ilaria Galli, le prime a scendere in pedana sono state le junior della

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Ecco le griglie che compongono gli ottavi di finale a scontro diretto sia del C5 che del C7, dopo l’ultima giornata del girone che ha confermato le attese per i vari passaggi del turno ancora in bilico. Si prospettano già bellissimi alcuni scontri per l’accesso ai quarti, ad esempio nel C5 l’A-Team(2) dovrà vedersela contro una delle rivelazioni di quest’anno, i Dinamo Buster, oppure

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Aspettando il via, squadre al lavoro per essere al top S

empre aperte le iscrizioni ai campionati 2012-2013 del Calcio Toscana, mentre le squadre proseguono intanto con le rispettive preparazioni sfidandosi nei Tornei di precampionato che si stanno svolgendo sia per il calcio a 5 (maschile e femminile) che per il calcio a 7.

Precampionato C5 maschile Sono 32 le squadre che hanno preso il via al Torneo precampionato C5 maschile: suddivise in sei gironi (quattro composti da 6 squadre e gli altri due con 4 squadre ciascuno) con gare di sola andata, accederanno alla Fase Finale A (a partire dagli ottavi di finale) le prime 3 classificate di ciascun girone a sei squadre e le prime 2 classificate nei gironi a quattro squadre; le restanti 16 formazioni prenderanno invece parte alla Fase Finale B. Ad un passo dall’accesso alla Fase Finale A I Prevedibili e CS Sorgane C5 che comandano il girone A con 9 punti (il CS Sorgane C5 è l’unica formazione ancora imbattuta nel girone); si contendono il terzo posto La Seleste e FC Fuoriforma appaiate a quota 6 punti. Già qualificato agli ottavi di finale il Koori Sushi Poggibonsi nel girone B, che ha ottenuto 5 vittorie in altrettante gare giocate, mentre resta accesa la lotta per le altre due posizioni dove 3 squadre (Club 70, Real Raccattati ed AC Reale) lotteranno

per conquistare la Fase Finale di maggior prestigio. Il girone C (a 4 squadre) si è concluso con l’accesso alla Fase Finale A di Final Blow ed Il Fortino, mentre accedono alla Fase Finale B l’I.G.M. (risultato sorprendente se si considera che l’I.G.M. aveva conquistato la vittoria della Top League due edizioni fa) e l’Atletico Far Oer. Già promosso il FC Devastanti (campione in carica della Coppa Campioni) nel girone D, è ad un passo dagli ottavi di finale anche il DC Tullosai, mentre Tiki Taka, Polis Multietnic C5 e Torracchine si contendono l’ultimo posto utile. In archivio con una giornata d’anticipo il girone E: vanno alla Fase Finale A Atletico Ragnaia, AB Ceres e D.L. Firenze C5, mentre cercheranno il riscatto nella Fase Finale B Atletico Poggio La Sughera, I Sorelli e Pubblica Assistenza Le Querce C5. Infine nel girone E (l’altro con 4 formazioni partecipanti) sarà con ogni probabilità la classifica avulsa a stabilire chi fra SS Cantera, Cloghendantes e Real Kabana accederà agli ottavi di finale: l’esclusa andrà

a giocare la Fase Finale B assieme (molto probabilmente) al Gallo Nero. Precampionato C7 Sono 24 le formazioni iscritte al Torneo precampionato C7: suddivise in quattro gironi di 6 squadre ciascuno, accederanno alla Fase Finale A (a partire dai quarti di finale) le prime 2 classificate di ciascun girone; la terza e la quarta classificata parteciperanno alla Fase Finale B, mentre le ultime 2 di ciascun girone si sfideranno nella Fase Finale C. Regna l’equilibrio nel girone A dove sono 4 le formazioni in corsa per i primi due posti: in testa c’è l’AC Club 1989 con 4 punti, ma ad una sola lunghezza Atletico Coverciano, FC Montalunga e CS Sorgane C7 attendono un passo falso della capolista per operare il sorpasso. Nel girone B Gli Spartani (9 punti) comandano a punteggio pieno, seguiti dalla coppia Dinamo Florentia-A Nastro Azzurro

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che di punti ne ha 6; in ballo però ci sono anche PSV Maindoveh e Blues che, pur con soli 3 punti all’attivo, hanno comunque la possibilità di centrare il secondo posto. Nel gruppo C ha preso il largo la coppia formata da Florence Patriots ed Atletico Micatanto che con i loro 7 punti tengono a debita distanza le dirette avversarie: è infatti lontano ben 4 punti (a due giornate dal termine del girone) il terzetto composto da Ceppo Club, Riddim e Bastardi, mentre l’AC Fiorucci chiude il girone a 2 punti, frutto dei pareggi imposti al duo di testa. Per concludere non fa più notizia nel girone D il FC Breccia al comando a punteggio pieno (6 punti), anche se Dagnene Secche e Bisquit (4 punti) non stanno certo a guardare; con 3 punti all’attivo lo Sporting Chupacabras sta cercando di mantenere vive le speranze di agguantare la Fase Finale A, benché l’obiettivo sia tutt’altro che agevole. Steto

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Segue dalla prima legato alle gambe dei giocatori viola. Infine, come post scriptum, potremmo inserire il fatto che in extremis domenica era stato costretto al forfait per problemi fisici pure Pizarro, il cervello pensante della formazione. Invece la Fiorentina ha saputo reagire bene e ha vinto, ci è riuscita sostituendo anche un elemento che pareva imprescindibile con Olivera, considerato prima di questa partita una sorta di retaggio del passato. Olivera sembrava infatti essere solo un flash che riportava alla memoria la pessima Fiorentina di una stagione fa. Invece in questa squadra tutto pare adattarsi all’idea di calcio che ha Vincenzo Montella. Come la metti, la Fiorentina gioca e gioca bene. Che abbia Olivera piuttosto che Pizarro oppure anche quando è costretta a cambiare la linea difensiva per la squalifica di un uomo cardine come Gonzalo Rodriguez. Questo vuol dire che la Fiorentina di oggi non è solo un gruppo di giocatori, ma è un’idea, un progetto che si sta costituendo di giorno in giorno. Positiva s’è rivelata domenica anche la sostituzione di Ljajic sia nella veste di Luca Toni che, pur appena accennata, in quella di El Hamdaoui. Ognuno per le energie a diposizione ha dato qualcosa di significativo. Luca è un giocatore che non sa tirarsi indietro, uno che si batte anche se a volte la gambe non lo seguono però resiste, uno che quando c’è da fare la guerra non alza bandiera bianca. Per quanto riguarda Mounir resta l’impressione che strada facendo possa recitare un ruolo importante. E ricordiamo che presto, prestissimo, arriverà anche Alberto Aquilani. Con un centrocampo che ha già mostrato di avere qualità notevoli l’ex del Liverpool potrebbe risultare un ulteriore valore aggiunto. Insomma il tarlo non c’è più, la Fiorentina può e deve crescere ancora specie se capirà di essere ancora imperfetta e quindi con la necessità a concentrarsi in ogni gara e su ogni campo. Ma quello che è accaduto finora ha dimostrato che Montella è davvero un buon allenatore, una persona che sa come ottenere dai propri giocatori il meglio, il massimo. Il tutto con la prospettiva di arrivare a gennaio e verificare se sia necessario da parte dei Della Valle, cosa probabile, un ultimo importante colpo. Perché l’Europa rappresenta un traguardo fondamentale per tutti.

Fuorigioco di duccio magnelli

T

orna a parlare Riccardo Montolivo e lo fa, naturalmente, da giocatore ormai perfettamente integrato nel progetto rossonero (e visto che ha confessato di essere nato in una nota clinica nel centro di Milano, si può parlare a ragion veduta di ritorno alle origini). A differenza di quelle rilasciate dai protagonisti del calcio, spesso sonnolente, questa intervi-

Montolivo e un ritorno alle origini sta − riportata sulle pagine di un importante quotidiano − presenta spunti interessanti. Per esempio, farà piacere ai tifosi viola sapere che il giocatore considera la sua stagione migliore quella giocata a Firenze, in cui era uno dei centrocampisti centrali del 4-2-3-1 di Prandelli. Forse farà meno piacere ai proprietari della squadra sapere che dopo sette anni di

permanenza in viola si sarebbe aspettato, da parte della società, una gestione migliore della vicenda relativa alla scadenza del suo contratto. E che, purtroppo, la sua delusione è dovuta al fatto di non essere riuscito a parlare con i Della Valle. Non è chiaro se Montolivo si riferisse ai sette anni precedenti oppure solo all’ultimo. Propendiamo però per la seconda ipotesi,

perché non crediamo che i fratelli Tod’s, che anzi sono piuttosto verbosi, in così tanto tempo non abbiano trovato un minuto libero per parlare con lui. Se poi il problema era solo quello, dispiace sapere che il giocatore non sia rimasto per mancanza di comunicazione (che tra l’altro in un mondo come quello di oggi, in cui tutti sono sempre connessi, sarebbe di per sé

abbastanza paradossale). Per fortuna, la risposta alla domanda successiva chiarisce tutto. Perché, subdolamente, il cronista gli chiede se, nell’eventualità di un ‘colloquio’, sarebbe rimasto a Firenze (e già immaginiamo il ghigno dell’intervistatore mentre pronuncia queste parole…). Al che Montolivo, candidamente, risponde che sarebbe andato via ugualmente ma si

sarebbe lasciato diversamente. Non sappiamo che cosa il giocatore volesse dire con la parola ‘diversamente’, ma l’importante è che i tifosi viola adesso hanno la certezza che, qualunque cosa i Della Valle avessero fatto, Montolivo sarebbe andato via lo stesso. E in fondo, c’è da capirlo: la clinica del primo vagito, come il primo amore, non si scorda mai.


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