Il Brivido Sportivo n. 40 del 07.11.2012

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ra parlare di Europa non ha più i contorni del sogno, quello che fino a poco tempo fa pareva un obiettivo lontano e difficile da raggiungere, gara dopo gara si sta dimostrando un tragitto possibile. Non solo, i numeri di questi giorni dopo la bella vittoria con i Cagliari stanno dimostrando che i viola potrebbero, questo sì clamorosamente, puntare addirittura ad arrivare fra le prime tre della classifica. Son giorni che anche i media nazionali si stanno accorgendo della grande qualità di questa Fiorentina. Gli addetti ai lavori lo avevano già pronosticato dai

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C’eravamo tanto amati, e ora? Ora Riccardo Montolivo e la Fiorentina hanno preso due strade diverse. Sulla vicenda si è detto tanto e si dirà altro ancora: fiumi di parole da parte di addetti ai lavori, appassionati di calcio e media. In fondo è giusto così, è normale, fa parte del gioco e del canovaccio delle storie importanti che finiscono. Fra le tante parole appaiono sicuramente significative quelle del procuratore dell’ex capitano viola, Giovanni Branchini, interpellato in esclusiva dai microfoni del Brivido Sportivo.

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GRAFICA E IMPAGINAZIONE grafica@brividosportivo.it STAMPA Centro Stampa Editoriale srl Grisignano di Zocco (Vi) DISTRIBUZIONE distribuzione@salvinieditore.it

COLLABORATORI Alessandro Rialti, Michela Lanza, Ruben Lopes Pegna, Luca Capanni, Alessandro Latini, Giampiero Tosi, Duccio Magnelli.

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FOTO La Presse

Esclusiva con l’agente dell’ex capitano della Fiorentina, ora al Milan, che domenica sfiderà i viola

Branchini: “Montolivo? Avrebbe voluto tanto parlare con i Della Valle, non averlo fatto ha complicato tutto”

Montolivo è reduce da un periodo di ascesa con il Milan, suggellato anche da un bel gol nella vittoria contro il Chievo. Con quale occhio Riccardo guarda adesso la Fiorentina? «E’ ancora molto legato alla Fiorentina, come tutti noi, e siamo contenti di quanto abbia fatto bene la Fiorentina in questa prima parte di campionato. Questo lo dico senza il minimo tentennamento. Firenze è una città che lui ha sempre amato e alla quale deve tantissimo. Purtroppo l’esito di certe vicende dipende da come esse vengono gestite, quella di Riccardo è

stata gestita male e purtroppo ha avuto risvolti spiacevoli come qualche volta capita. Ma l’affetto e la riconoscenza verso la Fiorentina ed il legame con Firenze non sono mai stati in dubbio». Una vicenda gestita male da entrambe le parti? «Mi limito ad affermare che è stata gestita male, non voglio riaprire nessuna polemica anche perché credo che tante cose siano già state dette. Il tutto poteva essere meno ‘cruento’ di com’è stato, ci è dispiaciuto allora e ci dispiace oggi ricordarlo. Posso soltanto dire che quando a suo tempo ci furono dei problemi con

Luca Toni il suo agente ebbe l’onore di poter parlare con i fratelli Della Valle e affrontare il discorso in un certo modo. Io non ho mai avuto questa fortuna, né io né Riccardo, e questo ha un po’ complicato le cose. Con questo non intendo dare colpe a nessuno, ci tengo a sottolinearlo. Tanto per esser chiari, non ho mai ritenuto Corvino colpevole del mancato rinnovo di Montolivo. Corvino ha fatto quello che doveva fare nei tempi giusti, ma purtroppo c’erano altri aspetti che non siamo riusciti ad affrontare e non abbiamo potuto sviluppare. Però mai, in nessun momento, si sono allentate la riconoscenza e la simpatia nei confronti della Fiorentina e di Firenze. La vicenda è finita così, inutile aggiungere altro». Avrebbe fatto bene Montolivo a questa Fiorentina? «Credo che ai tifosi della Fiorentina interessi poco questo tipo di riflessione, credo siano contenti dei giocatori che hanno e pensino giustamente al presente ed a quello che la società sta costruendo. Detto questo, ritengo comunque di non esagerare

dicendo che un giocatore come Montolivo può giocare e rendersi utile in qualunque squadra». Domanda inversa: la Fiorentina avrebbe fatto bene a lui se fosse rimasto? «La Fiorentina gli ha già fatto molto bene, la Fiorentina l’ha sempre aiutato a crescere. Anche nei momenti difficili, ad esempio quando i tifosi, che fino al giorno prima lo avevano incitato, hanno poi cambiato radicalmente atteggiamento nei suoi confronti. Oppure quando gli è stata tolta la fascia di capitano in un certo modo. Tutto questo l’ha aiutato a scoprire un aspetto del calcio che fino a quel momento lui non conosceva, l’ha aiuta-

to a fare un tipo di esperienza importante». Poi chissà, magari un giorno ci sarà un riavvicinamento e Montolivo, come Toni, potrebbe pure tornare a Firenze a fine carriera… «Questo sinceramente non è un aspetto che in questo momento possiamo valutare, perché qualunque cosa dicessi in proposito sarebbe una sciocchezza. E’ vero che il calcio oggi vive molto di queste cose, e poco di quelle vere, ma io ho rispetto delle persone che leggono i giornali e che apprendono le dichiarazioni attraverso i media. Qualunque cosa dicessi, in un senso o nell’altro, sarebbe una sciocchezza ed a me non piace dirne».

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CON IL NUMERO ‘0’ ENTRA IN CAMPO IL SIGNOR GIOCO di Michela LAnza

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’era una volta una Fiorentina brutta, insipida, insignificante, una squadra che per troppo tempo ha fatto rimpiangere quella più concreta dell’era Prandelli. Sembra passata un’eternità, invece si tratta solo di pochi mesi fa. Fino a quando su Firenze e al Franchi non è tornata la luce con l’avvento della Fiorentina di Vincenzo Montella. La squadra dell’Aeroplanino troppo spesso viene paragonata a quella del suo amato predecessore, Cesare Prandelli. Giornalisti e opinionisti fanno a gara a chi rammenta per primo e con più convinzione il paragone tra le due squadre. E i tifosi prendono nota. In realtà, al di là dei numeri, come ci suggerisce un noto film di un grande artista toscano, “non si somigliano pe’ niente”! SIMILI SOLO NEI NUMERI. La Fiorentina di Prandelli e quella di Montella, per adesso hanno in comune solo i numeri. La squadra rivelazione del tecnico napoletano ha infatti fino ad ora collezionato 21 punti ottenuti con 6 vittorie, 3 pareggi e 2 sconfitte, facendo 16 gol e subendone solamente 8. E allora andiamo a vedere, stagione per stagione, l’andamento delle prime undici giornate della squadra di Prandelli. Stagione 2005-06, quella dei 31 gol in 38 partite di Toni per intenderci: 25 punti fatti, 8 vittorie, 1 pareggio, 2 sconfitte, 24 gol fatti (di

Ecco il vero leader dell’

cui, ben 13 dal solo centravanti di Pavullo) e ben 12 subiti; stagione 2006-07, quella dell’arrivo di Mutu come compagno di reparto di Toni: 18 punti fatti, 6 vittorie e 5 sconfitte, 18 gol fatti (di cui 4 da Toni e 5 dal romeno), 13 subiti; stagione 2007-08, quella della staffetta Vieri-Pazzini al fianco di Mutu e della difficile gestione delle punte tra le quali figurava un quarto nome, Osvaldo: 23 punti fatti, 6 vittorie e 5 pareggi, 18 gol fatti (di cui 3 dal ‘Pazzo’, 3 da ‘Bobone’ e 6 da Mutu, oltre – per gradire – una doppietta del giovane Osvaldo), solamente 7 subiti; stagione 2008-09, quella delle spese folli, dell’arrivo di Gilardino e Vargas: 20 punti fatti, 6 vittorie, 2 pareggi, 3 sconfitte, 14 gol fatti (dei quali ben 8 da Gila e 3 da

Mutu), 9 subiti; stagione 2009-10, quella delle 17 sconfitte in campionato, delle ripetute assenze di Mutu (in totale 11 presenze per lui) e dell’esplosione di Jovetic: 18 punti fatti, 5 vittorie, 3 pareggi, 3 sconfitte, 12 gol fatti (4 da Gila, 3 da Jo-Jo e 1 solo da Mutu) e 9 subiti. Alla luce dei numeri, in cinque anni solamente due volte i viola di Prandelli hanno ottenuto risultati migliori rispetto alla Fiorentina di Montella e solo una volta hanno avuto la difesa migliore, nella stagione 200708 dove in undici giornate avevano subito appena 7 reti. Ad ora gli uomini di Montella ne hanno incassate 8. Una volta fatto il dovuto confronto in numeri, è giusto evidenziare la differenza maggiore tra le due compagini.

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TANTI LEADER PER PRANDELLI. La differenza sostanziale sta nel gioco e nei diversi leader. La squadra di Prandelli divertiva, piaceva, esaltava, ma non offriva agli spettatori un gioco spettacolare, dall’accento spagnolo, come quello che oggi praticano gli uomini dell’Aeroplanino. In ogni formazione dell’era Prandelli c’erano uno, due, tre giocatori che fungevano da leader del gruppo in campo: erano loro, con le loro giocate, il ‘gioco’ della Fiorentina. Talvolta, quando steccava qualcuno dei suddetti leader, steccava pure la squadra. Nella prima stagione di Cesare sulla panchina viola, la Fiorentina dipendeva dai gol di Toni: il centravanti di Pavullo, ben supportato da due esterni come Fio-

re e Jorgensen (giocatore essenziale negli equilibri dell’epoca Prandelli, in campo e fuori) e dai cross di Pasqual, era il finalizzatore del gioco semplice ed elementare della Fiorentina. Con Liverani in cabina di regia che innescava gli uomini sulle fasce e con un centravanti che trasformava in gol ogni pallone che perveniva in area, tutto diventava matematico. Nella stagione successiva è arrivato in viola un nuovo leader, Mutu: Prandelli ha beneficiato dei migliori anni professionali del romeno (anche per merito del tecnico che lo gestiva come un padre gestisce un figlio viziato: coccolandolo e dandogliene tutte vinte… ma il suo metodo funzionava e allora era giusto così). E quindi la seconda squadra di Prandelli

si è basata principalmente sulle giocate del Fenomeno che di fatto faceva la differenza e che, quando aveva voglia, sapeva anche servire l’altro leader viola, Toni. In due riuscirono a mettere a segno 32 reti in un campionato (16 a testa). Via Toni, Mutu ha poi preso in tutto e per tutto le redini e le sembianze dell’uomo-simbolo: nella terza stagione tutto ruotava intorno a lui. Lui che giocava accanto una volta a Vieri, una volta a Pazzini, una volta a Osvaldo: non faceva differenza, era solo il numero 10 che muoveva gli equilibri della squadra in positivo e in negativo, tanto da prenderla spesso (da solo) per mano e portarla grazie anche (e soprattutto) ai suoi 17 gol ai preliminari di Champions. Si sentiva il numero uno,

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’ undici di Montella

e lo dimostrava sul campo. Il quarto anno arrivarono altri due leader, uomini imprescindibili per il gioco di Prandelli: Vargas e Gilardino. Il bomber di Biella prese il suo posto in attacco spodestando Pazzini, Osvaldo e chi per loro e, seppur timidamente, si prese la scena con 19 gol segnati. Vargas, invece, fece intendere al tecnico di non essere un terzino (fu così che inizialmente cercò di utilizzarlo il ‘mago’ di Orzinuovi), ma di essere il più potente esterno mancino che offriva il campionato di serie A. Così, grazie a tre elementi, tre giocatori di livello superiore, la Fiorentina volava. Ma non offriva spettacolarità collettiva, se non nelle giocate imprevedibili di Mutu, nelle cavalcate devastanti di Vargas o nelle puntuali conclusioni di Gilardino. Non serviva un ‘insegnante’ per i tre tenori viola. Serviva solamente qualcuno che dicesse loro:

‘vai in campo e fai quello che sai…’. Infine l’ultimo giovane leader prandelliano, Jovetic. L’unico ad aver brillato nell’ultima opaca stagione del buon Cesare sulla panchina viola, dove di bello c’erano solo i riccioli del montenegrino quando quest’ultimo accelerava, puntava la porta e rubava la scena europea a Torres e Gerrard. Immaginare una Fiorentina di Prandelli senza Toni era pressoché impensabile. Così come una Viola senza Mutu. E ancora senza Gila. Infine senza Jovetic. Per 5 anni, Prandelli ha avuto (e ottenuto) il meglio dai suoi uomini-leader, tra i quali vanno annoverati anche Frey, Liverani e Jorgensen: erano loro ‘il gioco’ di quella Fiorentina. I singoli che facevano la differenza nel gruppo. UN SOLO LEADER PER VINCENZO. Nella squadra di Montella, invece, il leader non ha né un nome né un cognome,

perché non ha sembianze umane, né un numero di maglia sulla schiena. Non si chiama Gilardino, né Mutu, né Toni. Si chiama ‘Gioco’: esso è il capofila della Fiorentina dell’Aeroplanino. Pur avendo giocatori dalle ottime qualità tecniche in ogni reparto, ha già dimostrato in queste prime undici giornate di campionato che nessun elemento, seppur importante, è insostituibile nella squadra costruita con la mentalità del ‘giocare a calcio sempre e comunque’. Abbiamo visto la difesa cambiare i suoi uomini e fare a meno di Nastasic (che tutti ritenevano pilastro del futuro), di Roncaglia, di Gonzalo Rodriguez. Che al loro posto sia subentrato Tomovic o Savic, il risultato è stato identico. Niente è cambiato, tutto è rimasto uguale. Idem a centrocampo dove pur non avendo avuto a disposizione per quasi tutte le prime undici giornale

Aquilani, pur avendo dovuto fare a meno di Pizarro già in un paio di occasioni, Montella ha mandato in campo alternative che non hanno fatto sentire la mancanza dei titolari. Uomini con caratteristiche diverse (Olivera non è Pizarro, così come né Romulo né Migliaccio né Mati Fernandez sono Aquilani), ma che non hanno cambiato la mentalità del gruppo che è quella di giocare sempre e comunque a calcio. Di fare la gara. Di non buttare via un pallone. Di fare girare palla e ‘comandare’ la partita su ogni campo. Di divertire e divertirsi (perché l’impressione è che quello viola sia un gruppo che si sta divertendo proprio tanto). Di ‘giocare’ a calcio nel significato più puro del termine, con la testa libera, senza pensare che sia una regolare professione con tanto di doveri da rispettare e per questo ‘stressante’. Niente importa se qualche volta il giochino non riesce. È la mentalità che fa la differenza. Il carattere. La volontà di esprimere un calcio brillante indipendentemente dagli interpreti. In avanti, poi, si sono alternati tutti gli elementi dell’organico e nessuno ha sfigurato, seppur in qualche momento ci sia stato (e ci sarà ancora) di che rammaricarsi per il mancato arrivo di una punta da 1520 gol a stagione. Punta che, però, non avrebbe assolutamente avuto la funzione del leader perché leader della squadra di Montella – e ci piace ribadirlo – è solo e soltanto il gioco. Non c’è un nome che prevale su tutti. Lui (l’Aeroplanino), col suo fare sfuggente e schivo fuori dal campo, tratta tutti allo stesso modo, non ci sono titolari né riserve, non ci sono campioni o giovani da svezzare e far crescere. Magari

anche lui avrà dei preferiti, ma a differenza di altri tecnici non lo dà a vedere. E nel frattempo sono arrivati domenica i primi cori per il tecnico ex Roma che ha ricambiato salutando con la mano, ma che da persona che conosce bene l’ambiente-calcio sa benissimo che i cori possono trasformasi in fischi nel momento in cui qualcosa dovesse cominciare ad andare storto. E questo perché sa anche che quegli applausi sono dovuti solo e soltanto ad un lavoro di ‘campo’, non mediatico da ‘mano sul cuore’ che ti regala un credito anche quando i risultati smettono di arrivare… Testimone della teoria del ‘tutti uguali’ è anche il giro che ha fatto la fascia di capitano sul braccio dei giocatori viola la scorsa estate a Moena. Tutti l’hanno indossata, giovani e ‘vecchi’, nuovi arrivi e veterani, perché tutti si devono sentire parte integrante del ‘Fiorentinashow’, anche se poi è giustamente il ‘grande vecchio’ Pasqual a portarla regolarmente e con orgoglio ogni domenica, o comunque ogni volta che gioca. La squadra di Montella, dunque, ha il suo leader indipendente da ogni singolo (il gioco corale) e con la sua intercambiabilità, figlia delle squadre che hanno nel dna un gioco inculcato dal proprio tecnico, è possibile fare una lunga strada. Più lunga del momento di grazia di un singolo campione che ti può fare la differenza per 10 partite per poi abbandonarti al tuo destino. Intanto la strada ha portato la Viola di Montella a sedersi al quarto posto con 4 splendidi gol segnati ad un Cagliari che veniva da 4 vittorie consecutive… pare davvero una Fiorentina ‘forza 4’!

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Pasqual s’è ripreso la Fiorentina: che farà Prandelli? di ALessandro latini

Celebrare uno come Facundo Roncaglia o elogiare le giocate di Borja Valero e Pizarro è fin troppo facile, anche perché loro sono stati catapultati in una realtà fin da subito positiva e non si portano dietro le scorie di stagioni buie disputate in maglia viola. Oggi vogliamo puntare il mirino su un giocatore che troppo spesso ha corso nell’ombra e che probabilmente è uno degli uomini più importanti dell’intero spogliatoio. Ci riferiamo naturalmente a Manuel Pasqual, il capitano di questa splendida Fiorentina che domenica contro il Cagliari ha riposato, ma che dovrebbe tornare ‘titolarissimo’ contro il Milan. Di bocconi amari ne ha digeriti parecchi e adesso si sta giustamente prendendo le rivincite che merita. Messo in croce (troppo spesso) anche per colpe non sue, in questi anni si è dimostrato un professionista serio, ancora prima che un buon terzino. E pensare che di motivi per lamentarsi ne avrebbe avuti, come quando di punto in bianco Prandelli decise di spedirlo

in panchina (o peggio ancora in tribuna) dopo che alla prima stagione a Firenze fece la fortuna con i suoi cross (ben 10) di un prorompente Luca Toni. Ha lavorato in silenzio giorno dopo giorno, conquistandosi la stima dei dirigenti e di Andrea Della Valle, oltre che due rinnovi del contratto. Ha attraversato la difficoltosa era-Mihajlovic (con quest’ultimo che gli aveva restituito fiducia e un posto da titolare) ed è stato protagonista nella tumultuosa parentesi di Delio Rossi. Ci ha messo l’anima anche quando non era facile ben figurare come adesso. Il modulo lo relegava terzino, c’era da correre anche per chi non lo faceva e soprattutto non era in grado di liberarlo al cross. I Pizarro, i Borja Valero e gli Aquilani sono un lusso che adesso Manuel si gode volentieri, da capitano. LA FASCIA DI GERRARD. E proprio quella fascia lo rende orgoglioso. Arrivato all’ottava stagione di militanza in viola la voleva e la sentiva sua. Lo scorso anno, quando la società ha nominato capitano Gamberini e Jovetic vice, ci

è rimasto male. Nessuna polemica, ci mancherebbe, anche perché già da tempo aveva maturato la convinzione che si può essere leader anche senza fascia al braccio. Il cruccio è svanito definitivamente all’inizio di questa stagione, quando Montella gli ha comunicato che il capitano sarebbe stato lui. Scelta logica e giusta, perché Manuel quella fascia se la merita davvero. Il motivo principale è che per i compagni è il punto di riferimento, in campo e fuori. Molti dei nuovi lo hanno dichiarato anche pubblicamente. E poi perché la gente si riconosce in lui, lontano anni luce dallo stereotipo del calciatore moderno. Poca o nulla vita notturna, il sorriso sempre pronto e una disponibilità non comune. Educato e colto come pochi, vive una vita fatta soprattutto di semplicità e normalità. La gente in un leader vuole questo. Pochi fronzoli, lo si capisce anche guardando le persone che gli stanno intorno. Se vi aspettate di trovare un calciatore gestito da una serie di procuratori affamati vi sbagliate di grosso. Manuel ha lo stesso agente di quando era un

giovane di belle speranze, semplice e schietto proprio come lui. Per dire la verità, uno sfizio se l’è tolto di recente. La fascia di capitano che viene usata in Premier League lo faceva impazzire e con l’aiuto di Aquilani è riuscito ad ottenere proprio quella di Steven Gerrard, con tanto di autografo del capitano del Liverpool. D’ora in poi sarà la fascia da trasferta ed a giudicare dal risultato della partita di Genova (la prima volta che l’ha indossata) siamo certi che non la toglierà più. SOGNO NAZIONALE. Ma uno che è capitano della squadra più propositiva del campionato e le cui prestazioni sono sempre ampiamente sopra la sufficienza, può non essere preso nemmeno in considerazione per una convocazione in Nazionale? Finora è stato così anche se Cesare Prandelli lo conosce molto bene. Tutto l’ambiente viola ha iniziato una sorta di battaglia per rivedere Manuel in azzurro, anche (e soprattutto) perché la concorrenza non appare certo irresistibile sulla fascia sinistra. Sono partiti già da settimane alcuni appelli su vari so-

cial network, intanto a Genova Pasqual ha segnato e giocato benissimo proprio sotto gli occhi di Venturati, uno dei collaboratori più stretti del ct azzurro. Nell’attesa Pasqual lavora sodo rincorrendo il sogno della convocazione (e se arrivasse in vista dell’amichevole del 14 novembre contro la Francia?) che renderebbe davvero magica questa rinascita colorata di viola. FUTURO VIOLA. E quando sarà il momento di appendere le scarpe al chiodo, sembra proprio destinato a ricopri-

re un ruolo in società. Come accennavamo prima, Andrea Della Valle è rimasto letteralmente conquistato in questi anni dal comportamento esemplare di Pasqual e la conseguenza naturale è che gli potrebbe essere proposto un nuovo incarico dopo che avrà smesso di giocare. Già adesso la Fiorentina si fa rappresentare dal capitano nei momenti più intensi ed istituzionali fuori dal campo. Il suo legame con Firenze è sano e indissolubile ed i segnali che arrivano fanno pensare che sarà ancora molto lungo.

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I viola ritrovano l’ex capitano che ha scelto di non rinnovare per tentare il salto al Milan

Riecco Montolivo: ma Firenze lo ha già messo in archivio di ALessandro latini

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oh, chi si rivede! Le strade della Fiorentina e di Riccardo Montolivo tornano ad incrociarsi in un pomeriggio di novembre, precisamente quello di domenica prossima. I viola ritrovano l’ex capitano proprio nel momento in cui sembra essere più in forma, specialmente sotto porta, perché nell’ultimo periodo tra Milan e Nazionale ha messo a segno tre gol, anche di pregevole fattura. In campo non sarà una vera e propria sfida contro un ex com-

pagno di squadra, perché della Fiorentina in cui giocava lui è rimasto ben poco. Ritroverà Pasqual, Jovetic, Ljajic e pochi altri, magari saluterà con piacere qualche magazziniere e qualche dirigente (forse non tutti), ma soprattutto si troverà di fronte ai suoi vecchi tifosi. Gli stessi che nel corso degli anni a Firenze lo hanno coccolato, lo hanno visto crescere e sbocciare, prima di sentirsi traditi. Una pugnalata alle spalle secondo molti, arrivata da un giocatore che la gente aveva indivi-

duato come la bandiera del futuro, il punto di riferimento per tanti anni a venire. L’addio è stato traumatico e probabilmente mal gestito da tutte le parti in causa, anche se la quasi totalità dei tifosi viola ha fatto in fretta a dimenticare quel numero 18. Le giocate di Borja Valero e Pizarro (in attesa di Aquilani al massimo della forma) hanno avuto l’effetto di un digestivo particolarmente efficace. Le polemiche sul farlo giocare o mandarlo in tribuna sono lontane anni luce sebbene la frattura si sia consumata praticamente solo pochi mesi fa. La Fiorentina guarda il Milan in classifica dall’alto verso il basso ed esprime probabilmente il miglior gioco in Italia, Montolivo arriva alla sfida dopo la standing ovation del Meazza al momento della sua uscita dal campo contro il Chievo. Dopo un inizio balbettante, complici tutte le difficoltà dei rossoneri, è riuscito infatti ad imporsi a suon di gol e belle giocate. Per Allegri (e per Prandelli) è un titolare inamovibile, l’unico a centrocampo in grado di verticalizzare la

manovra. I tifosi del Milan hanno imparato ad apprezzarlo e ad applaudirlo, ma dal confronto con il passato non si può scappare. PENTITO O NO? E lo stesso Montolivo quel passato colorato di viola lo ha ricordato finora pochissime volte ribadendo di non essere pentito della scelta di andare al Milan. D’altra parte ci poteva anche stare. E’ capitato in un Milan sicuramente più debole rispetto a quello degli ultimi anni e beffardamente ha lasciato Firenze proprio quando è stato deciso di dare una sterzata netta al famoso progetto. Niente rimpianti, anche se a leggere le parole rilasciate in un’intervista di non molto tempo fa viene il dubbio che proprio a cuor leggero non se ne sia andato: «Mi è dispiaciuto andare via così, dopo sette anni bellissimi e ricchi di soddisfazioni. Il mio cruccio è quello di non essere mai riuscito a parlare con i Della Valle, ma solo con la dirigenza con cui sono nati i problemi. Le cose sarebbero andate diversamente con una gestione diversa». Dichiarazioni a parte, rimane

la sensazione che, come dicevamo poco fa, l’intera vicenda non sia stata gestita bene. E togliergli la fascia di capitano, ha rappresentato una sorta di controsenso logico, perché pur non avendo la fascia e pur avendo il contratto in scadenza, Montolivo è rimasto leader dello spogliatoio fino alla fine. Fino a salvezza acquisita. Fin dal ritiro estivo la squadra fece sapere che se ci fosse stata una votazione per eleggere il capitano avrebbe vinto di nuovo Montolivo. Poi le parti sono andate avanti per mesi tramite messaggi trasversali a mezzo stampa, che hanno finito per rompere definitivamente un rapporto che si stava lentamente incrinando. ODIO ED AMORE. I tifosi viola si sono spesso divisi sul Montolivo giocatore. Tra chi l’ha amato e chi l’ha odiato c’è sempre stata una battaglia continua nel corso degli anni. Elegante in campo ma ritenuto con scarsa personalità, c’è anche chi lo ha accusato di non essere mai stato decisivo nei momenti importanti. Questione di punti di vista e di modi di inten-

dere il calcio, quel che è certo è che Montolivo la Fiorentina se la porterà nel cuore. Con la maglia viola addosso ha percorso le tappe per diventare un giocatore vero. Ha segnato il primo gol in Europa contro l’Everton, il primo in Champions League contro il Debrecen ed ha esordito in Nazionale contro il Sudafrica. Questi sono solo alcuni dei momenti più significativi di un’esperienza sicuramente positiva, anche se travagliata. L’ultima stagione ha rovinato un po’ tutto, soprattutto quel feeling con i tifosi che non riescono a perdonargli l’essere andato via a parametro zero. Adesso non c’è più spazio per le recriminazioni e le polemiche. Montolivo domenica si prenderà qualche fischio e giocherà con la maglia del Milan, quella della squadra di cui – si mormora – sia sempre stato tifoso. E chissà se mai si sarebbe aspettato di dover inseguire in classifica proprio la ‘sua’ Fiorentina.

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La nuova Fiorentina è nata a San Siro sette mesi fa di Ruben lopes pegna

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’ un’esagerazione affermare che la nuova Fiorentina, quella che tutta l’Italia calcistica sta lodando ed ammirando, è nata alla vigilia della partita di San Siro con il Milan del 7 aprile scorso, vinta dai viola per 2-1? Riteniamo di no. La rifondazione viola è iniziata, infatti, nei giorni che precedettero la sfida con i rossoneri di Allegri. E’ stato allora che scesero in campo sia Andrea che Diego Della Valle. E fu allora che spiegarono a tutti il loro progetto sulla nuova squadra, quella che, dopo aver ottenuto la salvezza, avrebbe dovuto tornare a lottare per l’Europa. Le parole dei due massimi dirigenti gigliati servirono a ricompattare, in un momento di crisi, all’indomani della sconfitta casalinga con il Chievo, la squadra e tutto l’ambiente e a disegnare nel contempo gli scenari per il futuro prossimo, quello che Firenze sta ora vivendo con gioia ed orgoglio. E soprattutto quegli interventi furono la conferma che la famiglia Della Valle sarebbe rimasta più salda che mai al timone della Fiorentina per riportarla ai vertici del calcio. Riviviamoli allora quei giorni nei quali la Fiorentina sembrava sprofondare in maniera irreversibile verso la serie B.

GIOVEDÌ 5 APRILE: SCENDE IN CAMPO ANDREA DELLA VALLE. Il presidente onorario arriva a Firenze due giorni prima del match di Milano, quando la formazione di Delio Rossi è quartultima in classifica, con cinque lunghezze di vantaggio sul Lecce che deve affrontare allo stadio di via del Mare alla penultima giornata. Parla con la squadra, con il tecnico, con i singoli giocatori e con i tifosi. Cerca di tranquillizzarli e li invita a riempire in massa lo stadio il mercoledì successivo per il match infrasettimanale con il Palermo. “Dobbiamo uscire tutti insieme – spiega Andrea Della Valle – da questa situazione. L’ambiente si deve compattare. E devono capirlo anche i nostri tifosi, dei quali capisco lo stato d’animo. Ma giocare al Franchi rischia di diventare un problema (soprattutto dopo la sconfitta per cinque a zero con la Juve n.d.r.). E, invece, non deve essere così. A fine campionato esporrò il mio programma per il futuro. Ma le idee chiare le ho già. Voglio riconquistare la gente, avere di nuovo la loro stima. Questo per me conta più che far quadrare i bilanci, che pure è una cosa molto importante”. VENERDÌ 6 APRILE: È IL MOMENTO DI DIEGO DELLA VALLE.Dopo cena a Milano nel ritiro viola, dopo aver parlato con i dirigenti, Mr. Tod’s

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incontra per circa mezz’ora la squadra, cosa che non accadeva da tempo immemorabile. “Eravamo partiti in questa stagione – afferma – per tornare in Europa. E invece ci troviamo a lottare per la salvezza. C’è troppa tensione in tutti voi e non va bene. Vi voglio ricordare il motto della mia famiglia, quello delle tre “d”, che deve diventare anche il vostro oggi e nel futuro: dignità, dovere, divertimento. Usando questo motto, uscirete da questa situazione. Andate in campo

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ricordandovi chi siete, anche se la sfida con il Milan è difficile. Però se la affronterete con cuore e coraggio, qualunque sarà il risultato, questo sarà l’inizio di un nuovo ciclo”. SABATO 7 APRILE: LA FIORENTINA SBANCA SAN SIRO. Delio Rossi contro i rossoneri, leader del campionato, manda in campo la seguente formazione, schierata con il 3-5-2: Boruc; Camporese (Felipe dal 69’), Natali, Nastasic; De Silvestri, Kharja (Olivera dall’83’), Behrami, Lazzari, Pa-

squal; Ljajic (Amauri dal 77’), Jovetic. La Fiorentina parte discretamente ma il Milan va in vantaggio al 31’ con Ibrahimovic su rigore. Il penalty molto dubbio è concesso dall’arbitro Celi per un presunto fallo di Nastasic su Maxi Lopez (in realtà è l’attaccante rossonero a strattonare per primo il difensore viola). La squadra di Allegri sfiora il bis, colpendo una traversa con Maxi Lopez. La Fiorentina è giù di morale, anche perché il Lecce alla fine del primo sta vincen-

do due a zero sulla Roma e virtualmente è a meno due dalla squadra di Rossi. Nella ripresa è tutta un’altra musica. Dopo due minuti c’è un lancio filtrante in verticale di De Silvestri. Mexes sbaglia l’intervento, Jovetic controlla il pallone e poi realizza il gol del pareggio. Il Milan non punge più e a meno di un quarto d’ora dalla fine Delio Rossi gioca il tutto per tutto, inserendo Amauri al posto di Ljajic, che pure sta facendo bene. Su un altro errore di Mexes al 44’, Jovetic con un assist perfetto serve un pallone d’oro ad Amauri. Il centravanti brasiliano non sbaglia e realizza il suo primo gol con la maglia gigliata. Così la Fiorentina, alla vigilia di Pasqua, sbanca San Siro e torna a Firenze con tre punti preziosi per la salvezza. La scossa della famiglia Della Valle è servita. La vittoria è merito anche loro. La squadra ha mostrato dignità, tutti i giocatori hanno fatto il loro dovere, regalando nel contempo ai tifosi momenti di grande divertimento, visto che non era facile ribaltare il risultato. Il motto delle tre “d” di Diego Della Valle è stato immediatamente recepito dalla squadra.

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SI SONO ASFARTAI E ORA E SI COMINCIA A FA’ SU I’ SERIO

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ve l’avea detto i’nonno che si vendicava e cugini panfortai! Quattro gnen’avean date e quattro gni se n’è rese alla truppa di Cellino! Ora e si comincia a fa’ su’ i serio! Ma guarda un po’ che da quando la banda de’ quattro (Valeri, Tagliaivvento, Gianni lo Gnoccaro e Guida) e son andai a fa’ danni artrove, e ci hanno mandao arbitri normali, e s’è fatto nove punti ‘n tre partite! Duralla e dicea qui’ canino! Perché domeniha e c’è una partia sospetta. A S. Siro (che gli ha di già dimostrao d’essere un santo che ci ha sulle palle), contro la banda d’Allegri, che gli hanno ricominciao a ride’ sortanto ora davanti a i’ pandoro, la prima con l’ex-capitano da ex. Immaginassi che nell’arte sfere (‘ndo gni piace di facci gira’ le palle) e vedrebben bene una vittoria de’ predestinati a strisce e una sconfitta nostra che s’è rizzao troppo (pe’ loro) la cresta e un n’è vole’ pensa’ male pe’ forza. Anche se chi pensa male spesso e ci azzecca, cioè e ci dà. ‘Nsomma che e ritirassen fori

uno della banda de quattro o un amiho indottrinao bene e un ci sorprenderebbe miha. Perciò vigili e pronti se no alla fine della partia dietro e s’ha e bruciori. Ma torniamo a domeniha. I’primo tempo un s’è miha fatto un gran che. Gonzalo e gli ha marcao alla sverta e dopo e ci siam messi un po’ sull’imbraha, lasciando far a

loro che, se tu li lasci fare, armen correre e gni riesce. Così alla fine e c’è riuscio falli pareggiare grazie alla tecnologia umana, cioè

I’ nonno pilade

Il pungiglione

Non abbiamo bisogno di seminatori di zizzania

per corpa di quella figura nova che gli è i giudice di porta. Ma chi l’ha ordinao? I’segnalinee sbandiera, l’arbitro gli anulla, e lui, i’Pierino che, di dreo, e un vede una smania, e dice “no, l’è bono!”. Ma quando vu la metteree la moviola! Comunque sia, ni’ secondo tempo e si sono asfartai. Dopo i’ 3-1 di Luhone grande carcio, e se ne potea far un corbello, ma ci siam fermai a quattro, appunto pe’ rendigli quelli deì cugini. Ora e siam quarti, recuperata anche la Lazio che gli ha preso una grandinaa a Catania. Ora ci manca i’Napoli e poi e siamo a’preliminari di Scempionse, du’punticini soli, bada lie! Quelli che ci hanno “rubao” alla prima partita in qui campo da bicce soccher! Ma gni si ripiglieranno, anch’a loro, i’tempo gli è galantuomo. Però cominciamo co’ prossimi tre a S. Siro, anche pe’ levassi di torno questi strisciai ‘n disgrazia. Un gli facciamo ritira’ su i collo. Giue gli hanno a stare a leggici la targa. Forza Violaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!

L

a prima puncicata la diamo più che volentieri alla D’Amico e alla troupe di Sky per come hanno intervistato Jovetic. Dice la signora (che noi pungiamo sempre volentieri): “Montella ha detto che ancora non sei perfetto, ma cosa intende per perfetto Montella? Più di 25 reti, essere sempre decisivo, cosa?” e poi, alla replica ovvia (“Chiedetelo a lui”), è passata, insieme ai colleghi, all’esegesi del calcio al cartellone: “Perché hai avuto quel gesto di stizza?”. Il fatto che un attaccante non segni da tre domeniche e che abbia anche sbagliato due rigori (uno con la Nazionale) in rapida sequenza, non è motivo sufficiente per giustificare un gesto di rabbia o di sollievo quando finalmente si mette il pallone in rete? No, ci deve essere la dietrologia, il sottintendere chissà quali incomprensioni con l’allenatore, istigarle o creare il ‘casus belli’. Di seminatori di zizzania non ne abbiamo assolutamente bisogno. La Fiorentina, dopo due anni di baruffe chiozzotte, è un ambiente sano, sereno e tranquillo, e qui sta anche la sua forza. Ogni tentativo per turbarlo ci troverà sempre vigili e pronti a scatenare le api ed i loro pungiglioni roventi.

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Serate di sport e letteratura al Torrino: il 12 novembre tocca al ciclismo nel ricordo di Bartali

Quella leggenda delle due ruote chiamata Ginettaccio che in vista del Mondiale di Ciclismo del 2013 (dal 22 al 29 settembre) che verrà ospitato proprio da Firenze e dalla Toscana. Sarà un piacevole momento in cui torneranno alla luce ricordi e aneddoti, e in cui (probabilmente) non mancherà un po’ di commozione, ma al contempo orgoglio nel ripercorrere le tappe della vita sportiva e umana di ‘Ginettaccio’ attraverso i racconti del figlio. Alla serata, condotta dal giornalista Andrea Da Roit, interverranno Dario Nardella (vicesindaco di Firenze), Alfredo Martini (ex ct nazionale di ciclismo), Claudio Rossi (direttore generale Mondiali di ciclismo 2013) e ovviamente l’autore del libro e figlio del campione, Andrea Bartali. L’evento, organizzato dall’Associazione Rondinella del Torrino in collaborazione con la Biblioteca d’Oltrarno e con il patrocinio del Comune di Firenze e del Quartiere 1, prevede l’ingresso libero e sarà preceduto da un apericena a buffet (dal costo di 5 euro) che avrà inizio alle ore 20 (per prenotazioni 331 6545552).

di Michela LAnza

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BIBP i e t r o T h o u a r d eccoci arrivati a pochi giorni dalla D’OLTRARNO terza puntata de ‘I lunedì del Torrino – serate di sport e letteratura’ del Torrino Associazione Rondinella LIOTECA che si svolgerà lunedì 12 novembre e duBIB Pietro Thouar D’OLTRARNO rante la quale, questa volta, il protagonista sarà uno sport che in Toscana ha sempre ra riscosso molto successo grazie ai campioni Serate di sport e letteratu TECA BIBP iLIO ‘nostrani’ che si sono affermati negli anni. etro Thouar D’OLTRARNO Stiamo parlando del ciclismo e del libro che verrà (ri)presentato al ‘Torrino’ lunedì, un volume che narra la storia di un uomo amato dall’Italia intera, un uomo dal naso importante, diventato una delle leggende e uno dei campioni più rappresentativi del Ingresso libero Novecento insieme all’amico-nemico Copgarno Soderini 2 ore 21.15. Torrino di Santa Rosa, lun pi: stiamo ovviamente parlando di Gino Bartali, più comunemente chiamato ‘Ginettaccio’. La storia del ciclismo sarebbe 12 novembre ” stata probabilmente diversa, se non ci fos“Gino Bartali, mio papà tali sero stati Coppi&Bartali. E, seppur tanti Bar di Andrea articoli e libri sono stati scritti sul burbero partSecip toreO 4 2 °l’auM Tano R: A Mnze ERCATO NAZIONALE Con campione nato a Ponte a Ema nel 1914, la di Fire Dario Nardella, vicesindaco smo cicli di le ona biografia che può raccontarlo meglio non Alfredo Martini, ex ct nazi rale Mondiali gene e ttor dire si, Ros può che essere quella che verdio Clau ciclismo 1 0201 - 13 1 Da1Roi 7 t- 1 8 2 4 - 2 5 N O V E M B R E 2 0 1 2 rà mostrata al Torrino di SanAndrea duce:N Con 4 2 ° M O S T R A M E R C A T O 4 2 ° M O S T AR ZAI OMNE AR LC EA T O N A Z I O N A L E ta Rosa: ‘Gino Bartali, mio et (5 euro). papà’, scritta dal figlio dell’eDalle 20 apericena a buff 5552 12 novembre: Info: 055/213921 – 331/654 roe di ciclismo, Andrea Bar“Gino Bartali, mio papà” di Andrea tali. 1 0 - 1Bartali 1 1 7 - 1 8 2 4 - 2 51 0N- O B -R1E8 2 02142- 2 5 N O V E M B R E 2 0 1 2 1 1V E M 17 19 novembre: Così, dopo la pallavolo con la Ruini e il pugilato con Bundu, “Andiamo a Correre” di Fulvio Massini Firenze vuol commemorare 26 novembre: un altro grande campione “Il calcio fiorentino. Le origini, le partite gloriose, i protagonisti” col patrocinio di: (forse ‘IL’ campione), legando di Sandro Bennucci, Uberto Bini, Filippo Giovannelli ancora la passione dello sport 3 dicembre: all’importanza culturale del“Antognoni, 10 modi per dirti ti amo” di Luca Calamai la letteratura, per celebrare 42° M O S T R A M E R C A T O N A Z I O N A L E un suo fiore all’occhiello, an-

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uesto mese di novembre è partito alla grande per il Centro Ginnastica Firenze, che nel weekend appena trascorso ha arricchito la sua bacheca di medaglie e titoli. A difendere i colori gigliati è toccato per prime alle atlete della sezione di artistica femminile, protagoniste – sabato 3 novembre a Montevarchi (AR) – della finale regionale del campionato di Specialità. Dopo la prima prova, disputata lo scorso giugno, le ginnaste erano chiamate al secondo appuntamento, che ha assegnato anche i titoli toscani ai quattro attrezzi volteg-

gio, parallele asimmetriche, trave e corpo libero (valido il miglior punteggio ottenuto tra le due prove). Ambra Buglioni è salita a podio in entrambe le specialità in cui si è presentata, portando a casa il titolo di campionessa regionale alle parallele e il bronzo al corpo libero sia nella gara di giornata che nella classifica finale; così come Bianca Boretti, prima classificata al corpo libero in gara e in campionato, terza alla trave nella gara di sabato (quinta in campionato). Maristella Bonafede si è piazzata al settimo posto alla trave e al corpo libero, mentre Sofia Spulcioni ha ottenuto il secondo posto al volteggio, che è diventato poi bronzo in classifica regionale. Doppio argento – nella gara del giorno e in campionato – per il corpo libero di Lisa Menghini, e ancora un secondo posto alle parallele, che le è valso il quarto piazzamento finale. Assente sabato perché in fase di recupero da un infortunio, Ilaria Materassi si è laureata comunque campionessa regionale al volteggio, in virtù dell’esito della prima prova, oltre a portare a casa il terzo posto alla trave; Viola Vanzi ha dovuto

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invece rinunciare in extremis alla finale, a causa di un infortunio a soli due giorni dalla competizione, ma è risultata in ogni caso vice-campionessa toscana al volteggio e settima alla trave. Domenica mattina è stato il turno dell’artistica maschile, e precisamente degli allievi, impegnati a Prato nella finale del Torneo under 15, dove il ginnasta di seconda fascia Jacopo Gaito si è messo al collo la medaglia d’oro nella gara del giorno, che gli è valsa il titolo di campione regionale della sua categoria; due bronzi invece per Riccardo Chiti, sul podio sia della seconda prova, sia della classifica finale toscana. Buona anche la prova degli atleti di prima fascia Elia Awad, Niccolò Bartoloni, Matteo Casella, Andrea Curia, Lorenzo Giani, Marco Silei, Pietro Venni, e di Duccio Abate, di seconda fascia; hanno migliorato poi la propria classifica – rispetto alla prima prova – anche i piccoli atleti della sezione di ginnastica generale che hanno partecipato al campionato: Mirko Bigazzi, Cosimo Donati, Niccolò Falciani e Pietro Sansom. (fotografie di Laura Pieri).


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Il Brivido Sportivo - Mercoledi 7 novembre

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Intervista ad Andrea Del Lungo, bomber e responsabile del Castello Huelva (girone Italia 7)

“Pronti per dimostrare d’essere ancora i più forti. Flachi? Vedremo”

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ndrea, è dal 2009 ormai che il Castello Huelva partecipa ai nostri campionati (nel 2009 come formazione di C5): ci fa una panoramica storica della vostra squadra? «Tutto è cominciato nel 2009. Eravamo nel mese di novembre e i campionati erano già cominciati. Luca Maré (responsabile Midland) aveva dei problemi con una squadra di nome La Rasa e mi chiese se volevo formare una squadra che potesse prendere il posto di quest’ultima. Feci un giro di telefonate e in meno di tre giorni trovai sei ragazzi disponibili, che ancora oggi militano nello Huelva. Automaticamente ci iscrivemmo nel campionato C5 con il nome di ‘Castello Huelva La Rasa’. Insomma, questa fantastica storia, arricchita col tempo da trionfi e risate tra amici, è partita per caso. L’anno dopo ci iscrivemmo al campionato di C7 dove a maggio ci laureammo campioni provinciali di Firenze. Un bell’inizio no?». L’anno scorso sono mancati i suoi gol ai ragazzi dello Huelva (anche se la squadra ha sopperito a quella mancanza in fase offensiva con Mazzarani e Flachi). Quest’anno qual è il suo obiettivo come punta di diamante dei giallo-verdi? E Flachi sarà ancora dei vostri? «Posso dire che Mazzarani e Checco (Flachi, ndr) mi hanno sostituito dignitosamente, anche se per sostituire un bomber come me abbiamo dovuto ingaggiare un signore che ha fatto più di 120 reti tra serie A e B… Scherzi a parte, quest’anno non so se Francesco giocherà con noi, perché questa cosa ha creato diversi problemi l’anno scorso alle altre squadre. Si sono dette e scritte cose molto brutte, tipo che lo pagavamo a gettone (100€ a partita) per giocare con noi. Roba da pazzi. Detto questo, mi preme sottolineare che lo Huelva, l’anno prima dell’arrivo di Flachi, tra più di 120 squadre si è laureata la più forte anche senza lui, quindi le chiacchiere stanno a zero. Noi lasciamo parlare sempre e solo i campo».

Nel girone ITALIA chi vede come favorita per la vittoria finale? «Penso il New Garden, la squadra più accreditata per il campionato. Sono i più forti». Fra due settimane giocherete ‘El Clasico’ con il New Garden. Siete già con la testa a quell’incontro oppure vi state preparando prima per il match contro gli University of Florence, newentry nel settore? «‘El Clasico’? Per noi non è il match dell’anno e non è nemmeno molto sentito, a differenza loro, e spiego perché. Da quando giochiamo a calcio a 7 abbiamo vinto tutto: il primo anno i provinciali e il secondo anno anche il campionato, alla faccia di chi metteva in dubbio le qualità dello Huelva. Quindi tornando alla domanda, per noi ‘El Clasico’ non esiste e non esisterà mai… C’è solo il Castello Huelva!». RISULTATI DAL WEB, GRAZIE A VOI. Seconda giornata di campionato con i primi ri-

vittoria del suo New Garden 4-2 contro gli University of Florence, grazie alle reti (per il New Garden) di Palmisano M., Rosi, Semoli e Delussu. Sconfitta invece dei Capezzoli&Cavalli comunicata da Fabrizio Borchi: la formazione giallo-blu ha perso di misura per 5-4 contro la Dinamo Buster. Vittoria del Grioli C5 grazie alle reti di Riahi, Biagiotti, Ceccarelli, Benozzi e Biagiotti per il 5-3 finale contro l’Atl. Passera: Michele Ceccarelli l’inviato speciale dei verdenero. Direttamente dalla giocatrice bomber di turno, ci è arrivata invece la comunicazione del 4-1 delle Caselline F contro le Ci-Esse Firenze F con tripletta di Alessandra Schirano e una rete di Caterina Ravenni. 6-3 per la Seleçao Argentinos ai Lungarno, con Gennarelli che ci ha riportato nota dei gol bianco-azzurri di Durin (2), Cioni G. (2), Innocenti e Giannetti. Ultimo report quello dell’A-Team2 di Tamborrino che ha vinto 10-3 contro gli Sharks.

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sultati comunicati dai nostri amici di facebook: Marco Palma ci ha comunicato la vittoria per 7-4 del CDP Vingone contro il Seven Ugnano nel girone Olanda C7, dove ha trovato risalto una splendida tripletta di Ceccantini per la formazione di casa. Daniele Ciappi ha riportato la

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Il Brivido Sportivo - Mercoledi 7 novembre

calcio toscana

FC Devastanti e CS Sorgane C7 i precampionati C5 E C7 S

ono terminati la settimana scorsa i Tornei Precampionato di calcio a 5 e calcio a 7 che hanno permesso alle squadre del Calcio Toscana di prepararsi in vista dell’imminente inizio dei Campionati. FC Devastanti (calcio a 5) e CS Sorgane C7 (calcio a 7) hanno vinto i rispettivi tornei, ma la formula di questi Precampionati ha consentito a tutte le formazioni di giocare sino alla fine di ottobre, con premi a disposizione sia per le finaliste della Fase Finale A che per quelle della Fase Finale B. Anche nel calcio a 5 femminile si è svolto un torneo con sei squadre che si sono sfidate in un girone unico con gare di sola andata: la vittoria è andata al Cral Dipendenti Comunali Femminile che ha chiuso la manifestazione a punteggio pieno (15 punti), precedendo l’ASD Firenze 2008 (seconda classificata con 12 punti) e l’ECE Plast (ex Aton Green, terze classificate a 9 punti). Precampionato C5 maschile È andata al FC Devastanti la finalissima della Fase Finale A del calcio a 5 maschile: dopo aver recentemente trionfato nella prestigiosa Coppa Campioni, il FC Devastanti ha conquistato un altro titolo piegando con un netto 15-7 i Final Blow. Un risultato che ha premiato con merito i neo-campioni, anche in virtù del fatto che i Final Blow erano un avversario di tutto rispetto, una squadra che ha portato a casa numerosi trofei in questi anni. Il terzo posto è andato all’Atletico Ragnaia che, al termine dei calci di rigore, ha avuto la meglio dell’AB Ceres: il fatto curioso è che le prime quattro squadre classificate si ritroveranno nello stesso girone nel Campionato (raggruppamento pertanto di ottimo livello) e la prima giornata metterà nuovamente di fronte AB Ceres ed Atletico Ragnaia. Nella Fase Finale B il successo è andato alla Polis Multietnic C5 che, come l’Atletico Ragnaia, è stata premiata grazie alla maggior precisione nei tiri dal dischetto: infatti la finale contro l’I.G.M. si era chiusa sul punteggio di 3-3 prima dell’epilogo dei tiri dai sei metri. Terzo posto per il FC Invicta che si è imposto per 6-2 sul Gallo Nero.

Precampionato C7 Il CS Sorgane C7 ha superato per 2-0 il Riddim e si è aggiudicato il Precampionato di calcio a 7, bissando così il successo ottenuto nel 2009 (anche in quell’occasione il CS Sorgane C7 mantenne inviolata la propria porta, imponendosi per 3-0 sull’AC Bandino Papaya Viaggi). I vincitori del torneo sono in un eccellente stato di forma, pronti a difendere il titolo ottenuto nel proprio girone di Campionato la passata stagione. Per il Riddim è sfumata invece anche quest’anno la possibilità di aggiudicarsi il primo posto: nella scorsa edizione, infatti, il Riddim chiuse al terzo posto, dopo essere stato sconfitto in semifinale proprio dai vincitori (FC Barrettino) della competizione. Al terzo posto si è piazzato l’Atletico Coverciano che nella finale di consolazione ha dilagato (8-0) sulla Dinamo Florentia, mentre il FC Breccia (favorito alla vigilia per la vittoria finale) ha chiuso al quinto posto. Nella Fase Finale B successo per l’AC Club 1989 che al termine di un’avvincente finale ha avuto la meglio (3-2) sul Dagnene Secche, mentre è stato più largo (5-1) il successo del Ceppo Club sui Blues nella finale per il terzo e quarto posto. Infine nella Fase Finale C il primo posto è andato alla Polis Multietnic C7 che si è imposta sui Bastardi (4-0).

Fase Finale 1°/2° posto A 3°/4° posto A 5°/6° posto A 1°/2° posto B 3°/4° posto B 5°/6° posto B

Gara FC Devastanti - Final Blow AB Ceres - Atletico Ragnaia Koori Sushi Poggibonsi - Il Fortino Polis Multietnic C5 - I.G.M. Gallo Nero - FC Invicta AS Tronzi - FC Fuoriforma

Risultato 15-7 3-4 d.c.r. (2-2) 0-6 8-7 d.c.r. (3-3) 2-6 6-0

Fase Finale 1°/2° posto A 3°/4° posto A 5°/6° posto A 1°/2° posto B 3°/4° posto B 1°/2° posto C 3°/4° posto C Steto

Gara CS Sorgane C7 - Riddim Dinamo Florentia - Atletico Coverciano Bisquit - FC Breccia AC Club 1989 - Dagnene Secche Blues - Ceppo Club Polis Multietnic C7 - Bastardi Maccabi Ataf FC - Sporting Chupacabras

Risultato 2-0 0-8 2-4 3-2 1-5 4-0 5-4

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Segue dalla prima primi match vedendo il lavoro di Montella che, come ha detto il ct Prandelli, è riuscito ad assemblare con grande rapidità un gruppo di ottimi giocatori. I tre successi consecutivi hanno dato poi spessore alla classifica dei viola: è venuta la prima vittoria in trasferta quindi la gara col Cagliari, dopo un primo tempo difficile, ha dato lo stesso risultato delle precedenti partite. Ora i viola hanno da superare un doppio esame: c’è la trasferta di Milano sponda rossonera con il rischio di trovare il miglior Montolivo di sempre, un Pazzini che sta ritrovando il gol e una squadra, quella di Allegri, che deve assolutamente vincere per non restare inesorabilmente staccata. L’altro esame è quello di dover affrontare una partita così complicata senza Jovetic. Il montenegrino cercherà fino in fondo di realizzare un miracolo e recuperare per il match di San Siro, ma onestamente allo stato delle cose ci pare perlopiù un sogno. Sarebbe già fantastico se Stevan riuscisse a recuperare per la gara interna con l’Atalanta. Gli esami vengono però sempre per far fare un salto di qualità alla squadra dei Della Valle, così ci sarà la possibilità di vedere la Fiorentina in trasferta con una grande e verificare se gli attaccanti viola possono andare anche al di là dell’assenza di Jovetic. E un’occasione per Ljajic che potrebbe dare continuità al bel gol segnato contro la Lazio. Sarà una importante verifica anche per Luca Toni: pure lui come Ljajic arriva dal gol, il terzo finora, dalle gare contro Lazio e Cagliari. Potrebbero inoltre avere un’occasione altrettanto ghiotta anche l’atteso El Hamdaoui e perché no il giovane Seferovic. Insomma a Milano la Fiorentina giocherà per dimostrare di essere davvero capace di fare un salto triplo, sperando di superare gli ostacoli e le assenze e avvicinando ancor di più il sogno del ritorno in Europa e magari in Champions League.

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Lo stadio dei nostri sogni

ndrea Della Valle non vuole più sentir pronunciare la parola ‘Cittadella’. Secondo lui, porta male. E come dargli torto, visto quello che ‘non’ è successo dopo la presentazione del famoso e rivoluzionario progetto (tra l’altro, il terreno che era stato scelto è ancora sotto sequestro e chissà per quanto tempo lo rimarrà). Per fortuna, nonostante gli anni tra-

scorsi, i Della Valle non hanno mollato la presa. All’indomani della partita con la Lazio, ADV ha assicurato che incontrerà il sindaco dopo le primarie del Pd di novembre per mettere finalmente nero su bianco il progetto di costruzione del nuovo stadio di Firenze. Speriamo però che Matteo Renzi abbia tempo, perché se dovesse vincere le primarie non sarà facile parlar-

Fuorigioco

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gli, impegnato come sarà per la campagna elettorale… Se poi dovesse vincere anche le elezioni, allora diventerà il nuovo Presidente del Consiglio e si dimetterà dalla carica di sindaco. Lungi da noi la tentazione di augurare a Renzi la sconfitta, ma c’è dunque la possibilità che ADV debba fronteggiarsi con un altro sindaco, che magari amerà alla follia il progetto ‘Cittadella’ or-

mai messo in soffitta dai Della Valle. E si rischia così che il Franchi resti ancora per molto tempo lo stadio di Firenze, nonostante la buona volontà delle forze in campo. Del resto nel nostro Paese può accadere che ostacoli apparentemente superabili diventino, all’improvviso, muri invalicabili. Ma la costruzione di uno stadio è considerata il punto di partenza imprescindi-

bile per restare ai vertici del calcio giocato. Come avevano capito benissimo i Della Valle quando presentarono il loro progetto. Nel frattempo, la Germania e molti altri paesi hanno non solo messo su carta, ma anche costruito stadi confortevoli e funzionali. E sono perfino riusciti a riempirli, nonostante le televisioni (un alibi, questo, che troppo spesso i padroni del vapo-

re italiano usano per giustificare gli stadi vuoti). I tifosi viola sperano con tutto il cuore che Andrea e Diego riescano a scardinare il lucchetto del sistema per poter arrivare a festeggiare in discoteca scudetti veri e non virtuali. Magari con la soddisfazione, per una volta, di essere felicemente ‘ladri’ ma primi. E non solo, tristemente, onesti ma secondi.


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