Il Brivido Sportivo n. 44 del 04.12.2012

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4 sfide per puntare a un grande giro di boa ma intanto è primavera viola con ADV deve fare drammi anche perché in un campionato lungo come questo nel quale gli infortuni possono gio-

care un ruolo determinante perdere di colpo Jovetic, Toni e Ljajic può mettere a soqquadro lo stesso assetto

tattico della squadra. Quindi nessun dramma per un pareggio che comunque comporta il decimo risultato utile

consecutivo della Fiorentina tra campionato e Coppa Italia e conferma e mantiene l’inviolabilità del Franchi. Ma

questa volta preferiamo soffermarci su un aspetto diverso e solo apparentemente collaterale: domenica scor-

Segue in ultima

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Il Brivido Sportivo - Martedi 4 Dicembre 2012 DIRETTORE RESPONSABILE Michela Lanza direttore@brividosportivo.it REDAZIONE redazione@brividosportivo.it CONSULENTE EDITORIALE Alessandro Rialti

GRAFICA E IMPAGINAZIONE grafica@brividosportivo.it STAMPA Centro Stampa Editoriale srl Grisignano di Zocco (Vi) DISTRIBUZIONE distribuzione@salvinieditore.it

EDITORE E PUBBLICITà Salvini Editore srl Via S. Quirico 167 50013 Campi B.zio (Fi) tel. 055.9334666 Fax 055.9334667 info@salvinieditore.it

COLLABORATORI Alessandro Rialti, Michela Lanza, Ruben Lopes Pegna, Luca Capanni, Alessandro Latini, Giampiero Tosi, Federico Pettini, Duccio Magnelli.

Stagione Viola

FOTO La Presse

Il pari con la Samp ha lasciato un po’ di rammarico per il calo di qualche viola e l’arbitraggio di Valeri

Fiorentina: occasione mancata ma il bicchiere è sempre mezzo pieno di Michela LAnza

È

arrivato il primo piccolo passo falso della Fiorentina che ha ‘perso’ due punti contro la tosta Sampdoria di Ciro Ferrara (anche se c’è chi sostiene giustamente che, per come si era messa la partita, il pareggio si può definire un punto guadagnato). Sulla carta, alla vigilia, la gara con la Samp era una partita da tre punti, da vincere senza se e senza ma. Nel calcio, però, niente è scontato e allora ecco che i viola hanno perso l’occasione di restare agganciati all’Inter al terzo posto in classifica. ‘TRADITI’ DAI MIGLIORI. Montella, nel match di domenica, è stato ‘tradito’ dai suoi uomini migliori. Partiamo dal presupposto che, comunque, ha dovuto ancora fare a meno di Jovetic e all’assenza del montenegrino si sono aggiunti i pesanti forfait di Toni e Ljajic. Indi per cui la fase offensiva ha perso i suoi uomini migliori. A questo c’è da registrare la presenza a scarto ridotto di Aquilani, entrato

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nel finale solo per cercare di rimettere in carreggiata la partita non riuscendoci per pochissimo: è capitata infatti a lui l’occasionissima a tempo scaduto di segnare la rete che sarebbe valsa tre punti. Ma quello che il match ha evidenziato è che la Fiorentina di domenica è mancata nei suoi uomini migliori, in quelli che solitamente hanno sempre fatto la differenza in positivo: Borja Valero e Cuadrado a centrocampo (tra l’altro, gli unici giocatori della rosa a essere sempre scesi in campo, in campionato e in Coppa, contando 17 presenze a testa), Gonzalo Rodriguez e Tomovic in difesa. Quattro giocatori che, per una volta, hanno smesso i panni dei protagonisti consegnando al campo una Fiorentina quasi ‘normale’. Il centrocampista spagnolo è sembrato meno incisivo del solito, anche se gli vanno riconosciuti comunque un assist (il quinto per lui da inizio campionato), un tiro dalla distanza e la voglia di non arrendersi mai. Cuadrado, che ad

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onor del vero è stato tartassato dagli avversari dal 10’ minuto di gioco quando ha ricevuto un brutto colpo che per poco non lo costringeva ad uscire dal campo, è stato meno preciso del solito e poche volte è riuscito a saltare l’uomo. Gonzalo si è fatto eludere da Krsticic sul primo gol e, suo malgrado, è stato autore del raddoppio doriano a causa di uno sfortunato autogol (il secondo per lui, dopo quello di Napoli). Per il difensore ex Genoa, invece, è stata la peggior partita da quando veste (brillantemente) la maglia della Fiorentina: sarà stato il cambio di posizione (da sinistra a destra), resta il fatto che è stata anche per lui una serata ‘no’. Da non dimenticare, poi, la leggerezza dell’attacco che ha faticato molto a fare le veci dei titolarissimi. Tutto questo, però, non deve abbattere. Anche perché è umano e normale che la squadra possa essere incappata in una giornata più negativa che positiva, anche se non si può parlare di calo fisico né mentale visto che: 1) gli uomini di Montella hanno corso fino al 90’; 2) hanno reagito mental-

m e n te molto bene allo svantaggio, cercando prima il pareggio poi la vittoria fino al fischio finale. Non era neanche facile giocare con l’obbligo di vincere in virtù dei risultati della altre squadre. Insomma, una prestazione al di sotto delle altre ci può stare, quindi avanti così!

COMUNQUE NON SIAMO FESSI. La Fiorentina c’ha messo abbondantemente del suo per non vincere la partita contro la Sampdoria, perché di occasioni da rete ne ha pure create, ma siamo costretti a registrare, per l’ennesima volta dall’inizio di questa stagione, un arbitraggio non all’altezza della situazione. Il signor Valeri, arbitro col quale la Fiorentina non ha mai vinto (lo ha incontrato sulla propria strada 12 volte: 6 sconfitte e 6 pareggi) ha sorvolato su tre episodi da rigore (o quantomeno presunti). Il primo (durante i primi quarantacinque minuti di gioco) relativo all’atterramento di Mati Fernandez in area: il contatto c’è o non c’è, ma o viene concesso il penalty o viene ammonito il giocatore per simulazione; il secondo (nella ripresa) relativo ad una strattonata in area su calcio d’angolo ma né l’arbitro, né il guardalinee, né l’arbitro di

porta hanno visto niente; infine il mani di Poli (sempre nel secondo tempo) giudicato evidentemente involontario sia da Valeri che dai suoi assistenti (al contrario del mani di Toni a Parma che venne subito sanzionato col calcio di rigore al 93’ dallo stesso arbitro romano). Insomma, un metro di giudizio impari che, ancora una volta costringe a ricordare che ‘non siamo fessi’, anche se la

società viola ha preferito evitare le polemiche, come confermano le parole del patron Andrea Della Valle: “Gli episodi? Non li ho rivisti bene. Polemiche non ne voglio f a re

na sull’altra per 90’, magari ci eravamo abituati troppo bene nelle scorse partite. Siamo contenti per come la Piazza della Passera, 2/3 nero - Firenze squadra gioca e si aptel. 055 215969 proccia alle partite”. Eh già, non esserlo sarebbe da

matti anche perché dopo la doppietta di Savic cono ancora oggi la Fiorentina è l’uF i o r e n t i n a . nica squadra in Italia, Non si può insieme alla Juventus, sempre vince- ad aver mandato al re, ma la squadra gol 12 giocatori (solo di Montella, dopo in campionato) e queil pareggio con la Sampdoria, registra il 10° risultato utile infortunio in casa viola consecutivo (compresa la Coppa Italia). 10 partite (9 in campionato, 1 in Coppa), 7 vittorie, 3 pareggi. Chiedere di fare meglio è diffieri mattina, durante la seduta di allenacile ad una squamento della Fiorentina al centro spordra costruita da tivo, il difensore viola Ahmed Hegazy pochi mesi ed ha si è infortunato gravemente. Infatti ha suragione il tecnibito un trauma distorsivo al ginocchio con co napoletano lesione parziale del legamento crociato quando dichiaanteriore. Tale infortunio necessita di una ra: “E’ difficile in Italia stabilizzazione chirurgica, che sarà eseguivedere una ta nei prossimi giorni e che costringerà il squadra giocatore ad uno stop molto lungo (si parla che domidi mesi). Hegazy, che aveva fatto il suo esordio ufficiale con la maglia della Fiorentina entrando ad un quarto d’ora dalla fine nella gara casalinga contro l’Atalanta al posto di Roncaglia, e che aveva giocato titolare al centro della difesa in Coppa Italia contro la Juve Stabia, festeggiando pure il suo primo gol in Italia, avrà davanti a sé un periodo difficile da affrontare, durante il quale, siamo certi che compagni, società e tifosi non gli faranno mancare l’affetto che serve in questi casi affinché il morale non arrivi sottoterra. La redazione del Brivido Sportivo augura al difensore egiziano un augurio di pronta guarigione.

Tegola in casa viola: si ferma Hegazy

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ma su Mati è stato un episodio da cui poteva scaturire un rigore. Ci può essere stata qualche svista...”. Viene pure da sorridere quando, dall’altra parte, c’è chi si è lamentato dello spostamento di un metro o due del pallone da parte di Pasqual, sul calcio di punizione dal quale è nato il gol del pareggio viola… Ma è giusto guardare avanti e pensare alla prossima partita di Roma. Anche perché… NUMERI SEMPRE IN ATTIVO. Anche perché i numeri di-

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sto non può che essere di buon auspicio per il prosieguo della stagione. E se i numeri sono sempre quelli che dicono la verità, raccontano anche di una squadra, quella viola, che ha la terza miglior difesa del campionato con 14 gol subiti (solo Juve e Napoli hanno subito meno, rispettivamente 10 e 12) e il quarto miglior attacco con 27 gol fatti (dietro a Juve 32 gol, Roma 31, Napoli 28). Ed è mancato Jovetic per quattro partite… Dunque, anche dopo il pareggio contro la Samp, il bicchiere non può che essere mezzo pieno. E anche di più.

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De Sisti e Graziani doppi ex di lusso in attesa di Roma-Fiorentina

“Montella finora non ha fatto rimpiangere Zeman” di Luca capanni

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iancarlo De Sisti e Francesco Graziani a Firenze hanno lasciato un pezzo di cuore. Il primo ha troneggiato nel centrocampo della Fiorentina per quasi un decennio vincendo il tricolore nel 1969, il secondo ha furoreggiato nell’attacco viola vincendo lo scudetto ‘morale’ del 1982, quando il mister era proprio ‘Picchio’ De Sisti. Nel 1990, invece, il tecnico viola era ‘Ciccio’ Graziani, a cui toccò un altro trofeo ‘morale’, la Coppa Uefa vinta dalla Juve dopo una doppia finale piuttosto convulsa. L’avversaria, manco a dirlo, era sempre la Vecchia Signora… All’avversaria del prossimo sabato appartiene invece l’altro pezzo del cuore di ‘Picchio’ e ‘Ciccio’, che hanno scritto pagine importanti anche come calciatori giallorossi. Intrecci che si rincorrono, storie di calcio vissute e storie sfiorate. Così come Zeman accostato in estate alla Fiorentina.

Il boemo invece si è accasato a Roma, mentre a Firenze è arrivato Montella. Meglio così per i tifosi viola? DE SISTI: «Che Montella sia stata una scelta felice non ci sono dubbi. Però non si può mai dire, perché Zeman potrebbe ancora realizzarsi in questa sua rinnovata esperienza romana e far sì che nessuna delle due tifoserie e nessuna delle due società abbia di che pentirsi. Per ora è in vantaggio Montella». GRAZIANI: «Sì, a Firenze c’è grande soddisfazione per l’attuale allenatore. Montella ha portato un bel gioco, un bell’entusiasmo e una bella classifica. E’ logico che prima tutti volessero Zeman, perché a Firenze venivamo da due annate tremende di non gioco e lui veniva da una grande annata a Pescara. Pensate che io avevo fatto l’abbonamento televisivo alla serie B solo per vedere il suo Pescara». Zeman è stato appunto il sogno molti tifosi viola, ma adesso non lo rim-

piange più nessuno. DE SISTI: «Può darsi che ci sia qualcuno innamorato specificatamente di Zeman, qualcuno che lo vede come un ‘padreterno’ del calcio. Anche Montella, d’altra parte, viene già idolatrato come uno che allena da tantissimi anni. Insomma, ci sarà chi dice ‘guai a toccare Montella’ e chi dice ‘guai a toccare Zeman’ a priori. Però la mia sensazione è che la stragrande maggioranza dei tifosi non abbia alcun rimpianto». GRAZIANI: «Ho la netta impressione che se andassimo a fare un sondaggio fra i tifosi viola, chiedendo ad uno per uno: ‘Scusa, ti dispiace che non sia venuto Zeman in panchina?’… Secondo me nessuno risponderebbe di sì». Realtà virtuale: giugno 2012, Zeman arriva a Firenze a furor di popolo. Firenze sarebbe stata pronta a questo ‘all inclusive’ di partite spettacolari ma talvolta anche di sconfitte spettacolari? DE SISTI: «Tutti filosofeggiamo sul bel calcio, ma alla fine è il risultato

che ti porta in paradiso. Quando riusciamo a fare risultato giocando benino realizziamo una gran cosa, ed è quello che sta facendo Montella. Veder giocare benissimo è un piacere per gli occhi e per l’anima, ma alla lunga se non vinci con continuità senti che ti manca qualcosa. Il risultato è la matrice universalmente riconosciuta: col risultato si muovono entusiasmi e depressioni, questo secondo me vale per tutte le tifoserie. Zeman avrebbe fatto felici i fiorentini se avesse portato anche i risultati, altrimenti no. E’ un grande allenatore, ma è del tipo prendere o lasciare. Quando la sua squadra assimilerà tutti i nuovi schemi ed otterrà risultati positivi con regolarità, a quel punto ci inginocchieremo e pregheremo, ma per il momento prevale ancora l’incertezza». GRAZIANI: «Secondo me Firenze sarebbe stata pronta per Zeman, perché il bel gioco viene sempre apprezzato. E’ ovvio che perdere non piac-

cia a nessuno, i tifosi non avrebbero fatto i salti di gioia in caso di rimonte subite ed insuccessi. Ma sono certo che Firenze non sarebbe mai passata da osannare Zeman a condannarlo». E sabato… forza Zeman o forza Montella? DE SISTI: «L’unica volta in cui io tifo per tutte e due le squadre è quando giocano Roma e Fiorentina. Quindi forza Zeman e forza Montella, credo che daranno vita ad una partita scintillante, soprattutto se non avranno troppe defezioni in rosa. Ci sarà da divertirsi».

GRAZIANI: «Mi auguro che sia un bel match, spero che le squadre si diano del filo da torcere e diano spettacolo. Poi vinca il migliore, vinca chi se lo merita. Sia Roma che Firenze mi hanno dato tanto affetto e me lo danno tutt’oggi. Se vado in giro per una di queste due città tutti mi salutano e mi stringono la mano, io sono riconoscente ad entrambe e non posso tifare per l’una contro l’altra. Sarebbe impossibile, per me sarebbe come dover scegliere tra due figlie».

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L’attaccante della Roma, ex viola, potrebbe ritornare a Firenze a giugno dopo 4 anni e mezzo di Alessandro latini

L

e sfide tra Roma e Fiorentina sono ormai un classico per il calcio italiano. Tanti protagonisti hanno indossato entrambe le maglie e la Fiorentina di questa stagione è una piccola colonia di ex giallorossi. Se inizialmente questa caratteristica ha fatto un po’ storcere il naso ai tifosi, il tempo ha detto che le scelte della proprietà sono state più che giuste. In tasca quindi al campanilismo, perché se un romano doc come Daniele Pradè azzecca tutto quello che fa, il passato non conta proprio per niente. Se Aquilani e Pizarro disegnano calcio al Franchi, poco importa il colore della maglia che hanno indossato nel recente passato. E se, la cosa forse più importante, Vincenzo Montella fa giocare la sua squadra come se fosse lui a telecomandarla con il joystick della play station, abbiamo la riprova che se da Roma arriva gente che sa di calcio è ben accetta. Ma in mezzo a tanti ex giallorossi il Brivido Sportivo si è voluto concentrare su un ex viola. La scelta può sembrare paradossale, ma per noi il personaggio della sfida è Pablo Daniel Osvaldo. In un incrocio tra ricordi e presente, tra sfottò e mercato, l’attaccante italo-argentino sfiderà sabato sera la Fiorentina, la squadra che lo ha fatto co-

Guarda chi si rivede: ecco Osvaldo tra passato, presente e futuro noscere al grande calcio e che se lo riprenderebbe volentieri per piazzarlo al centro dell’attacco. GENIO E SREGOLATEZZA. Ma andiamo con ordine. Osvaldo è prima di tutto un grande ex della partita. La sua avventura a Firenze è durata circa un anno e mezzo e tra incomprensioni e capolavori ha lasciato senza dubbio il segno. Pantaleo Corvino vedeva in lui un talento straordinario e, dopo aver ceduto Toni al Bayern Monaco, pensò di spendere addirittura 4,5 milioni di euro per portarlo a Firenze. Lo scetticismo lo accolse in città (ci furono ironie e sfottò persino sul cognome), perché fin lì il curriculum parlava di un attaccante che aveva messo a segno solo una manciata di gol con le maglie di Lecce e Atalanta. Ma Osvaldo non si è mai voluto far mancare niente, nemmeno qualche colpo di teatro. Ed è dal nulla che si fa conoscere ai suoi nuovi tifosi in una partita a Livorno del 29 novembre 2007. Esordisce in serie A con la maglia viola e gioca al posto di Mutu. Molti si sarebbero accontentati dell’esordio,

lui no. Mette a segno una doppietta fantastica, che consente alla Fiorentina di espugnare l’Ardenza. La gente comincia ad apprezzarlo, un po’ per quella sua classe innata e un po’ perché si porta dietro un qualcosa di speciale che lo fa somigliare a Batistuta. Il paragone è certamente irriverente, ma quando Simba si mette a mitragliare dopo un gol proprio come il ‘Re Leone’ l’accostamento prende sempre più piede. Si dice che abbia poca voglia di allenarsi, che sia una testa calda e che vada in giro con una Ferrari. Tra qualche coccola e molte tirate d’orecchie Prandelli se lo tiene stretto (almeno all’inizio). Nella storia viola il buon Osvaldo ci entra il 2 marzo del 2008. Il gol che sancisce la vittoria della Fiorentina per 3-2 a Torino contro la Juventus fa esplodere di gioia l’intera città, che comincia ad innamorarsi di lui proprio come fece con l’illustre predecessore. Passano pochi mesi ed Osvaldo torna sul luogo del delitto: lo stadio Olimpico di Torino. La Fiorentina questa volta gioca contro i granata e

si deve conquistare l’accesso ai preliminari di Champions League. Serve una vittoria a tutti i costi. Il Toro non fa sconti, ma a dieci minuti dalla fine ci pensa ancora una volta lui, con una rovesciata meravigliosa che manda Firenze in paradiso. E’ così che la gente se lo porta nel cuore, anche se il talento, spesso, non è stato supportato dalla voglia di sacrificarsi. Ad inizio 2009 Prandelli lo lascia andare via senza troppi rimpianti (salvo poi successivamente convocarlo in Nazionale). Al

Bologna ha poca fortuna e diventa un bomber di razza solo quando va a giocare in Spagna nell’Espanyol (22 gol in 47 presenze). Per riportarlo in Italia la Roma spende addirittura 16 milioni di euro ed è così che sabato si ritroverà di fronte la squadra del suo passato, ma che potrebbe rappresentare anche il futuro. UN PASSATO CHE RITORNA? Proprio così, avete letto bene. Il nome di Osvaldo è uno di quelli che Pradè e Macia stanno tenendo più in considerazione per il mercato di

giugno. La Fiorentina ha bisogno di un centravanti come lui, uno che faccia gol ma che non abbia un raggio d’azione ristretto all’area di rigore. I suoi problemi con Zeman sono di dominio pubblico e pare proprio che Simba abbia confidato agli amici che tornerebbe volentieri a Firenze (e che sarebbe pronto anche a ridursi l’ingaggio, ndr). Il progetto tecnico lo convince, la città gli è sempre piaciuta. La trattativa non sarà sicuramente semplice anche perché la Roma sembra restia a cedere un giocatore così importante ad una rivale nella corsa all’Europa dei prossimi anni. I dirigenti viola però ci proveranno, consapevoli che davanti all’offerta giusta ogni calciatore può essere venduto. Intanto si studia la formula, che potrebbe anche prevedere una comproprietà. Naturalmente la Fiorentina terrà d’occhio altri calciatori nel ruolo e non sarà fatta nessuna follia. L’operazione, però, stuzzica Pradè e lo stesso Montella, che intorno a lui potrebbero anche decidere di costruire la Fiorentina del futuro.

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qualcosa ma io ero ignaro di tutto. Così continuai a guardare la partita degli azzurri che batterono il Portogallo per tre a zero. Alla fine del collegamento con Milano, però, Giampiero Galeazzi affermò che questa giornata, nonostante la vittoria dell’Italia, non poteva essere gioiosa. Collegai il fatto con quanto mi aveva detto il mio amico ed iniziai ad agitarmi. Pochi minuti dopo, il TG1 dette la notizia della scomparsa del presidente della Fiorentina. Sul divano di casa mia cominciai a singhiozzare. Avevo conosciuto Baretti in quell’anno e mezzo vissuto a Firenze e mi aveva colpito per le sue capacità e per la sua grande vitalità. Eppure non era stato quello di presidente-manager il suo primo lavoro. Era stato soprattutto un grande giornalista tanto da diventare direttore di Tuttosport. Era stato uno tra i pochi tra l’altro ai Mondiali in Spagna del 1982 a difendere Enzo Bearzot sin dalle prime partite quando era bersaglio della maggioranza della critica. Poi era diventato direttore della Lega Calcio. Ed era

lì che lo aveva conosciuto Ranieri Pontello, all’epoca vicepresidente della Lega stessa e presidente della Fiorentina. Pontello ne aveva apprezzato le qualità organizzative e manageriali. Così nel giugno del 1986, quando decise di lasciare la presidenza della società gigliata in un momento di parziale disimpegno suo e della sua famiglia, pensò proprio a Baretti come suo sostituto. Il direttore della Lega accettò la nuova avventura con l’entusiasmo che da sempre lo contraddistingueva. Alla Fiorentina dovette gestire una situazione difficile. Erano stati ceduti, infatti, i pezzi da novanta, quelli che avevano trascinato la squadra nella stagione precedente al quarto posto e in Coppa Uefa. Giovanni Galli e Daniele Massaro erano stati venduti al Milan, Daniel Passarella, il libero goleador, all’Inter. Il direttore sportivo Nassi e l’allenatore Agroppi lasciarono il club viola. Baretti condusse la campagna acquisti dopo aver scelto come nuovo tecnico Eugenio Bersellini. In riva all’Arno arrivarono tra gli altri Ramon Diaz e Alberto Di

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il tempo. Il suo progetto finì quel 5 dicembre 1987 sulle colline del suo Piemonte avvolte dalla nebbia e dalla pioggia. Firenze fu scossa dalla tragedia. La squadra con Eriksson, la famiglia Pontello e gli altri dirigenti, insieme a un migliaio di tifosi, salì a Torino per i funerali che si svolsero due giorni più tardi nella chiesa di Gesù Nazareno. C’era anche Giancarlo Antognoni, arrivato da Losanna. I giocatori erano scossi come non mai. Il capitano Renzo Contratto, che avrebbe dovuto leggere un passo delle Scritture, alla fine non ce la fece. La squadra tornata a Firenze preparò con grande difficoltà la partita della domenica successiva al Comunale con l’Inter. E alla fine perse il match per due a uno. Ma di quella gara ricordo anche un grande striscione che spiegava più di mille parole il dolore di tutta una città e dei suoi tifosi: “Pier Cesare, senza di te saremo più soli”. Era proprio così.

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libero), Bosco e Rebonato. Antognoni, invece, lasciava la Fiorentina dopo quindici anni per passare al Losanna, dove avrebbe chiuso la carriera. Il presidente dette soprattutto fiducia ai suoi giovani, Baggio, finalmente guarito dall’infortunio, Berti, Onorati, Di Chiara, Landucci, Carobbi. Intorno a loro voleva costruire la squadra del futuro. Purtroppo non ne ebbe

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Chiara. Ma la squadra di fatto era indebolita. Fu un campionato difficile e la Fiorentina si salvò solo al penultimo turno, pareggiando a Napoli per 1-1 con il primo gol di Baggio in serie A nel giorno in cui i partenopei si laurearono campioni d’Italia. L’anno dopo Baretti scelse come allenatore lo svedese Eriksson e con lui arrivarono il suo connazionale Hysen (un

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n quarto di secolo ma non sembra. Eppure domani 5 dicembre ricorrono venticinque anni dalla scomparsa di Pier Cesare Baretti, presidente della Fiorentina dal giugno del 1986 fino al giorno della sua morte avvenuta sulle colline di Pinerolo mentre era a bordo di un piccolo aereo, un Cessna 172, da lui guidato insieme al suo istruttore di volo Oreste Puglisi. Baretti aveva 48 anni, essendo nato a Dronero in provincia di Cuneo il 12 novembre 1939. Ricordo tutto di quella giornata, a Firenze fredda e piovosa. Ebbi dei presagi di una tragedia che si stava abbattendo sulla Fiorentina sin dal primo pomeriggio. Ero a casa a vedere in televisione la partita Italia-Portogallo che si disputava a San Siro. Verso le sedici mi telefona un mio amico da una cabina telefonica di fronte allo stadio (ancora non c’erano i cellulari). Era preoccupato perché era al Comunale ad assistere a una partita della Primavera della Fiorentina quando aveva visto il tecnico viola Sven Goran Eriksson abbandonare all’improvviso la tribuna d’onore con le lacrime agli occhi dopo che un dirigente della società gli aveva sussurrato qualcosa. Mi chiedeva se sapessi

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I’ nonno pilade

Macche’ fer prei, facci anda’ a bere i tè su i 2-0 e s’era a 31 pure noi!

E

gli era troppo bello, e un n’è possibile fa’ i’ tifo pe’ viola senza ‘ncazzassi più. E ci aveano illuso queste urtime sette o otto partie, e s’eran vinte, quasi tutte, e bene, e ci avean anche mandao arbitri normali, dopo le tragedie di Gianni lo gnoccaro, Tagliaivvento, Valeri, i’ganzo di Giulietta. La un potea durare e ecco Valeri che ritorna. Oh, e ci ha arbitrao 12 partie con questa e un se n’è vinta una, sei pareggiae e sei perse! A Parma e ce ne combinò di cotte e di crude, du’ rigori ‘nventai, cartellini a bischero, espursioni risparmiae all’avversario… Pensare a rimandaccelo e gli è cerca’ la rissa, approfittassene perché e siam troppo boni. Cuadrado e lo fanno morvido di botte e lui nulla, Mati e lo potano ‘n piena area di rigore e lui nulla, Poli la piglia co’ bracci in area, proprio come Toni a Parma, ma lì e ci dette rigore contro a i’ 93’, ora nulla.

Perché? I regolamento gli è cambiao ni’ frattempo? Ora la si po’ piglia’ co’ le mani? Che po’ e si potesse gioha’ anche meglio, che dreo s’è fatto un par di cazzate che un si vedean più da tempo, che quarcuno magari gli è stanco, che non ave’ JoJo, Luhone e ave’ Aquilani ‘n convalescenza pe’ un quarto d’ora solo e un n’è cosa da poco, tutto gli è verità. Però dacci qui’ rigore cramoroso su Mati a i’ quarantacinquesimo,

facci anda’ a bere i tè su i’ 2-0 e poi tu vedi se ora e un s’era a 31 anche noi! Di già ‘nvarvolao pe’ quanto sopra e seguito a vedere scai e m’appare i faccione che spunta da una sciarpa ‘nguardabile di qui’ gobbo DOCCHE di Ferrara. E un credo alle mi’ orecchie! Qui’ gobbaccio, ‘nvece d’accendere e ceri pe’ grazia ricevuta a San (pe’lui) Valeri che gli ha risparmiao du’ carci di rigore e gli ha i’coraggio di lamen-

Il pungiglione

A chi ha messo quello striscione vergognoso su Superga tassi perché Pasqual e gli avrebbe battuo la punizione di’ pareggio un par di metri avanti! O tonno, e gli era una punizione dalla linea di’ fallo laterale, quaranta metri dalla porta, e gli era un crosse, miha un tiro ‘n porta! E tutti que’ rintronai che fanno gli esperti, compreso un brindellone che giocaa a pallavolo a dagni spago. E rigori? Nulla, un se ne parla nemmeno. Poi però e vien Montella… ora e se ne parlerà, brutti sudici, ora la vi si canta noi! Nulla, c’è i’ fer prei, noi e un ci si po’ lamenta’ delle puttanate che ci fanno. Questo fer prei e m’ha belle rotto gli zebedei. Chi un n’ha visto la partia e gli ha visto sortanto i’servizio di scai e gli è convinto quasi che s’è rubao noi. Becchi e bastonai. Ma c’è i’fer prei! M’attacco a i’ fiasco pe’ dimenticare. Forza Violaaaaaaaaaaaaaaaaa!

M

issione pericolosa questa volta per i nostri sciami, ma doverosa. Devono andare a far provare i loro pungiglioni roventi a quella massa di scriteriati che hanno preparato, appeso e sostenuto quel vergognoso striscione inneggiante a Superga: “Noi di Torino orgoglio e vanto, voi solo uno schianto” durante il derby di sabato. La tragedia di Superga, che è del 1949, quindi qualche annetto fa, è tuttora ricordata con commozione da qualsiasi sportivo italiano e farne riferimento con dileggio è indice di vuoto neuronico e morale assoluto. Dire poi che la Juventus è orgoglio e vanto di Torino, città che era e sarà soprattutto sempre granata risulta bugia bella e buona. Il tifo bianconero ha attecchito soprattutto a Torino tra gli immigrati provenienti prevalentemente dal Sud creando, all’interno della città, una certa dicotomia tra il torinese puro sangue, in genere granata nel midollo, e quello di fuori, o della provincia, dove prevale il bianconero. Fin qui poco male, la contrapposizione del tifo è il sale della minestra nel calcio purché sia usato con misura. Quando questa misura non è rispettata, come nel caso in oggetto, non si può lasciar passare. Le api perciò, finita la missione, saranno pronte per eventuali altre direzioni (vedi giustizia sportiva) se tale ‘vergogna’ non sarà adeguatamente sanzionata.

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Il ‘vecchio’ e il ‘bambino’ di Federico pettini

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’ la totalità dei tuoi ricordi, sia quelli belli che quelli brutti, che fa di te la persona che sei. Non so dove ho letto questa frase, ma mi piace pensarla così. Ma oggi non voglio andare troppo indietro con la memoria. Di quando, ad esempio, al maxischermo del Franchi si vedeva Super Mario esultare per il gol della Fiorentina, esser triste per quello degli avversari. Sarà che a Super Mario ci giocavo, a quei tempi. A proposito, devo ritrovarlo da qualche parte... Comunque, lasciamo perdere di quando si era bambini e le uniche responsabilità che avevi erano quelle di andare a letto presto, magari a metà di un cartone o di un film su Italia 1 del quale mai hai saputo il finale. Con i ricordi torno a maggio. In panchina c’era Guerini, ancora per poco, Macia stava a rimettere i cocci che aveva lasciato Corvino, i Maya erano ancora lontani e Montolivo mandava un messaggio ai suoi nuovi tifosi

milanisti. Per inciso, ancora a libro paga di Mencucci. Il calcio scommesse la faceva da padrone, con Prandelli pronto per l’Europeo e far vivere il fair play (a modo suo). Criscito a casa, Bonucci in trasferta, Doni che scappa in notturna, Conte sul tetto con il gatto. Maggio era momento di rifondare, di ripartire da zero. Con una piazza avvilita da due stagioni una peggio dell’altra, con allenatori che chi per un modo chi per un altro avevano dimostrato po-

chezza, con una società che suo malgrado era riuscita a far disinnamorare della Fiorentina. In tutto questo groviglio di incertezze, la scelta del direttore sportivo insieme al buon Macia e soprattutto dell’allenatore. Arriva Daniele Pradè. Quando in realtà doveva arrivare Gabriele Oriali. Ed è stata una notizia che così, sul momento, è quasi passata in secondo piano. Quando poi Pradè è andato in conferenza stampa, per presentarsi, Firenze si è illu-

minata di qualcosa che non vedeva da tempo. La parola e la chiarezza. Tra le voci anche quella di uno Zeman che poteva venire alla Fiorentina, per il gioco spumeggiante che tanto piace a Firenze, per puntare sui giovani che tanto gli altri sarebbero andati via tutti. Mentre Montella sarebbe dovuto andare alla Roma. Perché nelle giovanili c’era già stato, perché qualche partita della prima squadra l’aveva già guidata da tecnico. Perché era dell’ambiente.

Ma a volte le cose non vanno come si crede. Così, “il vecchio e il bambino” si cambiano di posto. Zeman alla Roma, e allora… “Vincemo lo scudo”. Montella alla Fiorentina… della serie “Vediamo come va”. Giugno passa con un mercato quasi fermo, luglio che si trascina Viviano, a metà cominciano ad arrivare facce nuove e per fortuna quelle vecchie se ne vanno. Zeman criticato per qualche rimonta di troppo subita, Montella che già merita i cori della curva. In fondo non sempre il vecchio si dimostra più saggio del bambino. Il calcio cambia, si evolve e legarsi sempre alle idee del passato non sempre paga. Poi penso a Pizarro ‘scaricato’ proprio perché ‘vecchio’, e a De Rossi, quasi ‘scaricato’ per fare cassa. A Firenze c’è più Roma che a Roma. E se ancora qualcuno non è convinto della scelta, non resta che aspettare sabato. soundtrack - Roma Capoccia, Antonello Venditti

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Ennesimo trionfo per il pugile fiorentino che sempre più sogna il Mondiale

Bundu batte El Massoudi per ko e si conferma Campione europeo di Michela Lanza

È

fatta! Leonard Bundu è ancora Campione d’Europa, per la quarta volta. E questo grazie al successo conseguito sabato 1° dicembre nel match valido per la terza difesa volontaria del titolo, disputato a Rezzato (in provincia di Brescia) contro il pugile francese Ismael El Massoudi. Prima dell’incontro c’era un po’ di preoccupazione, perché lo sfidante di Leonard era considerato tosto, non semplice da battere, in virtù di un’ottima carriera e di un buon curriculum (prima di sabato: 41 match, 37 vittorie, 4 sconfitte). Ma con il campione di madre fiorentina e papà africano non c’è stato niente da fare. Bundu ha battuto El Massoudi facilmente, facendo suo il match al primo round per ko. Ci ha impiegato due minuti e quaranta secondi per mandare al tappeto l’avversario con un micidiale gancio sinistro che lo ha incoronato ancora Campione europeo. C’è poco da dire su un combattimento che di fatto non è difficile da spiegare: dopo una vitto-

ria-lampo così, dopo un match folgorante, c’è solo da pensare al futuro. E nel futuro c’è ‘il sogno Mondiale’. Non ci sono dubbi che ora più che mai, dopo aver vinto il titolo europeo contro Daniele Petrucci il 4 novembre 2011 al Mandela Forum di Firenze, dopo aver difeso il titolo prima

contro Antonio Moscatiello (il 23 marzo 2012, a Brescia), poi contro Stefano Castellucci (il 14 luglio 2012, a Udine) e infine contro Ismael El Massoudi (sabato scorso a Rezzato), e dopo aver all’attivo 30 incontri disputati (28 vittorie, 2 ‘no contest’ e zero sconfitte), Leonard Bundu si meri-

ta una chance Mondiale. Adesso il campione fiorentino non può e non deve non essere preso in considerazione per il titolo iridato. E lui, che sulla vittoria contro il francese El Massoudi ha dichiarato “Non pensavo ad una soluzione tanto rapida, ma sul ring non puoi rinviare quello che ottieni subito…”, aggiungendo “Se dovevo dimostrare che sono al meglio, questo risultato ha risposto alle attese. Sono contento per me, per la mia famiglia e per tutti i tifosi che mi hanno seguito”, si dice pronto per l’esame più grande, l’obiettivo che qualunque sportivo, qualunque professionista sogna ad inizio carriera: “Dopo tre difese volontarie mi sembra giusto puntare al titolo iridato. Mi sento in grande condizione anche se ho 38 anni e sono pronto a prendere l’aereo… vado in America, in Australia, in Giappone, dovunque sia”. Dovunque sia, basta che sia Mondiale! Sarebbe solo e soltanto motivo di orgoglio e vanto, per Firenze poter festeggiare insieme al suo campionissimo un traguardo così importante. E adesso che è dav-

vero tanto vicino non si può mollare. Staremo a vedere quel che succederà. Bundu nel frattempo si preparerà alla prossima difesa del titolo europeo, per la quale lo aspetta lo sfidante ufficiale, il polacco Rafal Jackiewicz: dopo questo match, (che sembra avere già una data assegnata, il 30 marzo 2013 e che Loreni potrebbe riportare al Mandela Forum di Firenze) tutto sarà possibile. Se non prima… visto che si mormora di una possibilità affascinante per Leo (possibilità che ha più le

s e m bianze di un sogno) di essere indicato come sfidante ufficiale WBA del già due volte campione del mondo Paul Malignaggi. E sarebbe un incontro epocale, ma non è risaputo ancora quale sarà la strada che intraprenderà per salire sul quadrato e giocarsi un Mondiale, ma quel che sembra ormai certo è che una delle due verrà imboccata dal campione fiorentino. E quella che imboccherà non la lascerà fino a quando non l’avrà condotto alla meta. Foto di Monica Caleffi ©

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organizzatori finali nazionali 2013 Serie A1/A2 ginnastica artistica maschile e femminile e campionato di categoria allieve 1° e 2° livello 6/7 aprile 2013 Nelson Mandela Forum - Firenze

L’atleta fiorentino tra i migliori dieci di Categoria; in gara anche Poeta e Bedini

Vitellozzi agguanta la Top Ten italiana di MAria Consiglia Grieco

Q

ualche volta tocca ai più piccoli fare la parte dei protagonisti, e così è accaduto nella finale nazionale del campionato federale di Categoria Allievi di ginnastica artistica maschile, che si è disputato sabato 1° dicembre a Ostia. Il migliore degli atleti in gara per il Centro Ginnastica Firenze è stato infatti il ginnasta di primo livello Sovann Vitellozzi, che ha ottenuto il decimo piazzamento italiano con il punteggio di 78.550, ed è rimasto nella top ten anche nelle classifiche di tre dei sei attrezzi previsti dal programma di gara: settimo posto alla cavallina, ottavo al corpo libero e ancora decima posizione nella specialità degli anelli. Assente il compagno di categoria Niccolò Vannucchi, costretto ad abbandonare il torneo dalla fase interregionale a causa di un infortunio che lo ha costretto ad un forzato stop già da alcune settimane. Un po’ meno brillante la prestazione dei ginnasti di secondo livello, con Nicola Poeta che – nonostante una gara pulita – ha dovuto accontentarsi della ventunesima posizione con il totale di 81.550 (ma ha portato a casa un ottimo 13.450 agli anelli, che gli è valso l’ottavo piazzamento italiano all’attrezzo), e Daniele Bedini, che si è fermato al punteggio complessivo di 76.850, sfortunato protagonista di due errori alla sbarra e alla cavallina.

E ancora ginnastica maschile, il prossimo fine settimana, perché ad attendere i ginnasti gigliati ci sarà un’altra finale nazionale – quella del Torneo Allievi under 15 – in programma sabato 8 dicembre in Brianza; a chiudere il calendario gare del 2012 saranno invece le ginnaste e i ginnasti di specialità, che il 15 e 16 dicembre si contenderanno i titoli italiani ai singoli attrezzi, ancora una volta in terra lombarda. Foto di Gianluigi Vitellozzi

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Eceplast F: rullo compressore senza freni di Nicola Cecconi

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opo sei giornate di campionato inizia a delinearsi la classifica del girone Uruguay, quest’anno composto da 13 squadre e davvero molto interessante. Infatti dopo le prime settimane si erano già notate le ottime prestazioni di squadre come Caselline, Golden Gaya, Ci-esse Firenze e Libertas Bisenzio, oltre all’attuale capolista Eceplast. Adesso, dopo circa due mesi dall’inizio del torneo, sono molte meno le formazioni che stanno tenendo il passo impressionante della squadra di Benini e Magri. Nell’ultima giornata la vittoria per 11-1 dell’Eceplast sull’A.C.Clo ha portato a 18 punti la battistrada mentre proprio l’A.C.Clo deve ancora trovare i primi punti per smuovere la sua classifica. Dietro sia le Golden Gaya che l’Atl. Smile sfruttano il turno di riposo delle Caselline per aggan-

ciarle al secondo posto a 12 punti. Le Golden Gaya rifilando un secco 9-1 alle Great Five mentre l’Atl. Smile passando di misura per 7-6 contro le Breack Balls, ferme a quota 3 punti da ormai qualche giornata. In terza posizione le New Garden che vengono fermate sul 5-5 da un’ottima Ludus 90 in un match che ha visto siglare ben due cinquine: quella di Larissa Rossi da un lato e quella di Bettina Maglioni dall’altro. Ludus 90 che fatica a fare risultati pieni ma che grazie a questo pareggio stacca in classifica proprio le Breack Balls. Il San Lorenzo ASD, grazie al 4-2 casalingo contro il CiEsse Firenze, agguanta proprio la formazione perdente a 9 punti. Stesso discorso per la Zambra FC che, con il risicato ma fondamentale 2-1 ottenuto contro la Libertas Bisenzio, si portano anche loro a 9 punti, trovando sullo stesso piano Ci-Esse, San Lorenzo e Liber-

tas. Dopo 6 giornate, primeggiano nelle classifiche di miglior difesa e miglior attacco le ragazze dell’Eceplast: ben 46 le reti messe a segno e solamente 7 i

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gol incassati. Doveroso segnalare che nelle 46 reti siglate Becucci Alice ha sicuramente dato un contributo fondamentale alla squadra in testa al campiona-

to mettendone a segno (solo lei) ben 21. Fra qualche settimana toccherà anche all’Eceplast osservare il turno di riposo e se le inseguitrici manterranno

il passo fino ad allora, ecco che potranno cercare di raggiungere la squadra di bomber Becucci che fino ad oggi è sembrata davvero incontenibile.


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Il Brivido Sportivo - Martedi 4 Dicembre 2012

calcio toscana

CalcioA 5 femminile: tutti a caccia del Club Sportivo Firenze di Steto

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l calcio a 5 femminile vede la partecipazione di 26 squadre, suddivise in 4 raggruppamenti: i gironi A e B sono composti da 7 formazioni ciascuno, mentre di 6 squadre ciascuno sono formati i gruppi C e D. Quest’anno CSEN e Calcio Toscana collaborano nella formazione di questi campionati, dando vita a gironi nei quali sono smistate le compagini delle due affiliazioni, con le squadre che daranno la caccia al titolo detenuto dal Club Sportivo Firenze, campionesse provinciali in carica. I gironi A, B e C rimangono sotto la gestione CSEN, mentre il girone D è gestito dal Calcio Toscana: in questo gruppo si trovano 4 formazioni (PGS Torregalli, ASD Quinto Alto, Pol. San Quirico ed il Club Sportivo Firenze) iscritte proprio per il Calcio Toscana. Le altre 3 squadre del Calcio Toscana sono invece inserite nel girone A: si tratta di Sagittae F.T., FC Athena ed Ece Plast (vincitrici della scorsa edizione della Golden League). Il FC Athena prenderà inoltre parte alla Sportika Cup (l’equivalente della Coppa Toscana maschile) che la vedrà al via con ben due formazioni, inserite nel girone unico assieme a Cral Dipendenti Comunali Femminile, ASD Firenze 2008 e Smartists. Girone A - Dopo quattro giornate c’è una coppia in testa a questo raggruppamento: si tratta di Ece Plast (ancora imbattute, con tre gare disputate e vinte) e Forever Gogo. Nonostante la forza del reparto offensivo del Forever Gogo (43 reti messe a segno in 4 gare), l’Ece Plast vanta la miglior difesa (6 reti al passivo) ma soprattutto si è imposta (5-2) nello scontro diretto del 29 novembre, candidandosi così come favorita per la vittoria finale. Al terzo posto (con 6 punti) l’USD FCG Floria 2000 segue la coppia di testa e, dopo il ko (9-3) subìto all’esordio contro il Forever Gogo, non potrà fallire la sfida del 17 dicembre contro l’Ece Plast se vorrà mantenersi in corsa per la vittoria del girone. Al quarto posto troviamo la coppia formata da FC Athena e Ci Si Gi: le due formazioni hanno pareggiato 3-3 nell’ultimo turno e pertanto proseguono a braccetto (4 punti) la loro corsa. Infine primo successo in campionato per le giovani ragazze del Sagittae F.T. che si sono imposte per 3-1 sull’Ellepi: la formazione di Matteo Cecconi conquista così i primi punti, lasciando alle dirette rivali (a quota 0) l’ultimo posto in classifica. Girone B - In un raggruppamento nel quale il pronostico vede una lotta fra ASD Firenze 2008 e Jolly Ferruccia per la vittoria del campiona-

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to, spuntano a sorpresa le Outsiders, vera e propria rivelazione di questo inizio di stagione, che comandano con 10 punti il gruppo. In un girone molto competitivo, che vede la presenza di ottime formazioni quali le Smartists ed il Non Piangere T, la capolista ha avuto un avvio col botto: dopo aver sconfitto nell’ordine Smartists, Non Piangere T e l’ASD Firenze 2008 (vincitrici del proprio campionato la passata stagione), la prima della classe è stata fermata sul pari (2-2) dalla Lastrigiana, che proprio con le Outsiders ha conquistato il suo primo punto in classifica (lasciando così da sole le Mix Team a 0 punti). C’è da dire che lo scontro in programma il 17 dicembre contro il Jolly Ferruccia dirà molto sulle ambizioni dell’Outsiders, anche perché il Jolly Ferruccia (che ha vinto tutte e tre le gare disputate), viaggia con una media di quasi 10 gol realizzati a partita ed ha incassato una sola rete in 150 minuti!

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20-12-2012

Girone C - Dopo quattro giornate la classifica parla chiaro: saranno CF Pelletterie e Prato Nord a contendersi la vittoria del girone. Il CF Pelletterie comanda a punteggio pieno e si è imposto per 6-1 nello scontro diretto con il Prato Nord. Queste ultime però sono dotate di un organico di tutto rispetto che molto bene ha fatto in questi anni, e pertanto i tre punti che separano le due squadre sono colmabili: sarà una bella lotta per la vittoria finale, col Prato Nord che proverà a prendersi il titolo sfuggito nella passata stagione all’ultima giornata (nello scontro diretto col Jolly Ferruccia). Per il Firenze C5 Cral Ataf (6 punti) le possibilità di inserirsi nella lotta per il titolo non sono molte: nonostante la forza di questa squadra, pesano non poco le due sconfitte negli scontri diretti con CF Pelletterie e Prato Nord. Al quarto posto troviamo le ragazze del PGS Torregalli B (4 punti) che precedono di una lunghezza le Ledi Montagnanese. Chiudono all’ultimo posto, con 1 punto all’attivo, Le Morelline FC. Girone D - Perso nella scorsa stagione il campionato soltanto a causa della peggior differenza reti (ma riscattatosi poi successivamente col successo nella Top League Unisports), il Club Sportivo Firenze è partito col piede sull’acceleratore: 10 punti in 4 gare e vetta della classifica. Solo il Florence SC ha tolto punti (pareggio per 3-3 alla terza giornata) alla capolista che è pronta per cercare di conquistare il quarto titolo negli ultimi cinque anni. Ma le concorrenti per la vittoria finale daranno filo da torcere alla capolista: ASD MCL Quinto Alto (9 punti), Cral Dipendenti Comunali Femminile (6 punti) e Florence SC (4 punti) proveranno ad insidiare il primato del Club Sportivo Firenze, che ha già affrontato nel girone d’andata (conquistando 7 punti sui 9 disponibili) le dirette rivali. Nel prossimo turno la formazione allenata da Saimo Manetti se la vedrà con la Pol. San Quirico (6 punti). La capolista continua a farsi forza del proprio reparto difensivo, avendo incassato appena 5 reti (nessuno ha fatto meglio nel raggruppamento). Il peggior attacco del girone è invece quello del PGS Torregalli che ha messo a segno appena 5 reti e che si trova all’ultimo posto della classifica con 0 punti.


Segue dalla prima sa Andrea Della Valle è stato ospite dell’assemblea annuale del Centro di Coordinamento Viola Club che si è tenuta al Museo del Calcio. Non ci sono dubbi che in questa stagione si sia assistito ad un evento formidabile: il riavvicinamento del presidente onorario non più alla squadra (dalla quale va detto non si è mai discostato) bensì al mondo del tifo. Andrea ha cominciato questo riavvicinamento già nei momenti duri e difficili della passata stagione quando i rischi della retrocessione si erano fatti concreti. Allora incontrò i leader del tifo nella sala del Franchi dedicata al marchese Ridolfi. Poi a Moena questa estate ci sono stati il bagno di folla e il ritorno al reciproco sorriso. Pochi giorni fa è stato il Centro di Coordinamento Viola Club a ‘regalargli’ uno striscione che, esposto in Maratona, recitava ‘Andrea uno di noi’. La Fiesole ne ha applaudito il nome e lui, appunto, ha accettato l’invito alla riunione di domenica scorsa. Ma sono in particolare le cose che hanno detto il patron e il più suo stretto collaboratore Mario Cognigni che ci convincono: finalmente si torna a parlare di sviluppo, di futuro viola, di voglia di restare lassù, ai vertici del calcio. Con la convinzione che si possa giocare un ruolo importante e quella di iniziare con il sindaco Matteo Renzi un percorso che conduca tutti alla realizzazione di un nuovo stadio con annessi e connessi. E’ stato insomma come una rinascita, una nuova primavera viola e questo clima, lo confessiamo, ci piace. Anche perché siamo convinti che possa aiutare pure la squadra, in questo finale di girone dove tutto è ancora possibile aspettando i prossimi match, quello difficile a Roma contro la formazione di Zeman ma anche le gare interne con il Siena e il Pescara e la trasferta, prima della sosta natalizia, a Palermo. Sfide dalle quali i vola possono ottenere molto: adesso sono a quota 29, immaginare un giro di boa a 35-37 non è credere nei miracoli. E se la Fiorentina riuscisse davvero a raggiungere quel traguardo allora avrebbe davanti a sé una prateria per seguire Andrea Della Valle nella rincorsa in un ritorno in Europa in grande stile.

Fuorigioco di Duccio MAgnelli

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orna il passato, anche se solo per il tempo necessario per leggere una pagina di giornale. Un passato pesante, ingombrante, che ha segnato la strada della Fiorentina per sette lunghissimi anni. Torna a parlare Pantaleo Corvino, dopo mesi di silenzio. Qualcuno forse si chiedeva che fine avesse fatto l’ex direttore generale

Il passato che ritorna (ma non fa troppo male) viola, ma probabilmente la maggior parte dei tifosi l’aveva già quasi cancellato dalla memoria, visto l’inizio scoppiettante della stagione e visti gli eccellenti risultati conseguiti dai nuovi responsabili del mercato. L’intervista a Corvino − apparsa sabato scorso su un noto quotidiano sportivo − svela qualche interessante e gustoso (ma innocuo) ‘segreto’. Per esempio, pochi sapevano

che il procuratore di Vidal andò a trovare Pantaleo nella sua casa di Firenze (c’è scritto anche l’indirizzo, per dare più veridicità alla notizia) di prima mattina, (questo tre anni fa). Oppure che Borja Valero era già stato acquistato a gennaio dell’anno scorso. O che Berbatov, anche da giovane, era un piantagrane. Era invece risaputo che Prandelli e Corvino non andassero proprio d’ac-

cordo, soprattutto negli ultimi tempi, ma certo nessuno si sarebbe immaginato che Corvino avrebbe considerata perfetta per Prandelli una carriera ecclesiastica, minimo da cardinale (forse per le sue doti di diplomazia? O forse perché l’allenatore aveva confessato le sue segrete aspirazioni al soglio pontificio? O forse perché nell’ambiente calcio viene chiamato, un po’ da tutti, ‘prete’?).

Visto comunque il titolo dell’articolo, in cui la parola ‘verità’ incombeva minacciosa, siamo certi che molti si aspettassero rivelazioni più piccanti, sassi che schizzavano via dalle scarpe di Corvino, parole di fuoco. Ebbene, accontentati solo in parte. Magari l’incendio vero e proprio sarà appiccato da un libro misterioso, di cui si parla (non è dato sapere se ironicamente) in due righe del suddet-

to articolo. Libro che, se uscirà, dovrà per forza raccontare quelle verità nascoste. Per adesso, questo passato tornato a galla non ha fatto troppo male (anche se sarebbe interessante sentire il ct sull’argomento…). È stato soft, mancavano soltanto gli auguri di Natale. Che forse arriveranno alla prossima intervista. In fondo, mancano ancora venti giorni.


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