Il Brivido Sportivo n.45 del 11.12.2012 by SPORTMEDIA GROUP

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86 - n.45 - Martedi 11 dicembre 2012

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A ROMA LA FIORENTINA VA KO MA GIOCA, RISCHIA, LOTTA

Viviano notte buia ma merita di essere aspettato messaggi che possono essere importanti per il futuro. La cosa essenziale, anzi fondamentale, è tumulare ogni dub-

bio. Contro i giallorossi la Fiorentina ha perso al di là di ogni ragionevole dubbio. Però anche in questa occasione,

nella quale la squadra di Zeman ha confermato quello che si sa da tempo e cioè che specie nel gioco offensivo è

forse una delle più forti in Europa, i viola seppur privi del loro miglior talento (Jovetic) e del cervello del gioco

(Pizarro) e con alcuni giocatori (Aqulani-Cuadrado) sotto tono, hanno comunque confermato che la Fiorentina Segue in ultima

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Il Brivido Sportivo - Martedi 11 Dicembre 2012 DIRETTORE RESPONSABILE Michela Lanza direttore@brividosportivo.it REDAZIONE redazione@brividosportivo.it CONSULENTE EDITORIALE Alessandro Rialti

EDITORE E PUBBLICITà Salvini Editore srl Via S. Quirico 167 50013 Campi B.zio (Fi) tel. 055.9334666 Fax 055.9334667 info@salvinieditore.it

GRAFICA E IMPAGINAZIONE grafica@brividosportivo.it STAMPA Centro Stampa Editoriale srl Grisignano di Zocco (Vi) DISTRIBUZIONE distribuzione@salvinieditore.it

COLLABORATORI Alessandro Rialti, Michela Lanza, Ruben Lopes Pegna, Luca Capanni, Alessandro Latini, Giampiero Tosi, Federico Pettini, Duccio Magnelli.

Dal Diario di SÓcrates

FOTO La Presse

Chissà cosa avrebbe pensato il Dottor Sócrates di Roma-Fiorentina?

La provocazione del brasiliano: “È un calcio senza spazi, abbassiamo il numero dei giocatori a 9 per squadra…” di Michela Lanza

Uniformità del gioco Beh, l’uso di sostanze vietate o no… il fatto è che il gioco del calcio è passato alla fine degli anni Settanta ad essere un’associazione di equivalente parità fra tecnica e fisica, dove alla fine la bilancia ha finito per pendere verso quest’ultima (la fisica). Al giorno d’oggi un calciatore raggiunge un chilometraggio di due volte e mezzo in più (in media) rispetto a quello del di un giocatore del 1970, il che consente la maggior mobilità dell’ atleta che occupa molto più spazio sul campo di gioco. Con questo, il calcio ha iniziato a mostrare caratteristiche molto differenti: più contatto fisico, più falli, più interruzioni e meno tecnica, meno spettacolo. E per questo l’aspetto tecnico è stato molto messo da parte, perché anche se si possono ancora trovare giocatori di grande talento come Ronaldinho, Zidane o anche lo stesso Robinho, le loro azioni sono molto più limitate rispetto a quelle di trent’anni fa. Le partite di calcio sono diventate più prevedibili e ripetitive, e durante di esse l’aspetto dell’obiettivo, il goal, il più delle volte è quasi un incidente di percorso, perché le squadre di solito si preoccupano delle

arebbe stato affascinato, Sócrates, dal match di sabato scorso tra la Roma di Zeman e la Fiorentina di Montella. Ovvero sarebbe rimasto affascinato e ammaliato da una sfida tra due squadre che hanno nel proprio dna la cultura, la filosofia del bel gioco, del palleggio, della spettacolarità. Un po’ un ritorno al passato ‘trasportato’ nel presente di un calcio estremizzato e basato, oggi, sull’importanza del risultato (sempre) a scapito dello spettatore pagante che si aspetta speranzoso una qualche bella giocata. Sul cambiamento del calcio, quest’oggi il Brivido Sportivo regala in esclusiva ai suoi lettori un altro estratto dal diario del campione brasiliano scomparso prematuramente poco più di un anno fa nel quale cerca di spiegare le motivazioni che hanno snaturalizzato il calcio brasiliano e trasformato il gioco degli anni Settanta a quello di oggi da brillante a cinico. Da bello a calcolatore. Da fantasioso a fisico. E poi un’idea per ‘risanare’ e riportare in vita, quantomeno a livello visivo, il gioco del pallone di trent’anni fa.

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strategie difensive tralasciando quelle offensive spesso scarse. L’obiettivo nel calcio di oggi, facendo un confronto con un trapezio di un circo, è come la caduta del trapezista: tutti i movimenti sono provati fino all’esasperazione e quando si raggiunge un punto in cui gli errori (e la creatività) sono rari, quando accadono provocano la caduta dell’artista. Lo stesso accade nel calcio di oggi: l’obiettivo del goal di solito si verifica quando c’è un incidente un errore dell’avversario. Incoraggiando ulteriormente la tendenza verso la standardizzazione del calcio, incontriamo oggi l’interscambio tra diverse scuole e culture calcistiche che non esistevano decine di anni fa. In quell’epoca le squadre per esempio provenienti dall’ Europa, poco conoscevano le squadre del Sud America e viceversa, anche perché i mezzi di comunicazione visiva erano all’inizio e i contatti rari. Così, in ogni partita si rischiava di affrontare molte novità in relazione ai giocatori o alle stesse strutture tecnico-tattiche. Con il miglioramento delle comunicazioni questa distanza intercontinentale, la distanza tra il vecchio mondo e il nuovo, è stata

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Dal Diario di SÓcrates

ridotta; ma anche scuole ancora tradizionali hanno dato poco valore alla ricerca per conoscere gli avversari: il risultato più assurdo si è manifestato con l’ignoranza della squadra brasiliana in relazione alla nazionale olandese, del 1974. Potremmo dire che è stata la nazionale olandese che ci ha mostrato la struttura tattica più rivoluzionaria di tutti i tempi. Lo scambio continuo di posizioni della maggior parte dei giocatori che occupavano tutto lo spazio del campo, la marcatura con il pressing in blocco, indipendentemente dal luogo in cui l’avversario portatore di palla era, una linea di fuorigioco stravagante che non si muoveva fino a pochi secondi prima del lancio, o la discesa verso il campo avversario dopo un calcio d’angolo più la tecnica raffinata di alcuni suoi giocatori come Cruiff: insomma, il cosiddetto calcio totale ci ha offerto una rarità in termini di variazione tattica e questo infastidiva, tanto che gli avversari sembravano perduti in campo nella ricerca di soluzioni ai problemi che la squadra olandese gli procurava. Già si percepiva nel Mondiale di Germania ‘74 una grande differenza delle prestazioni fisiche dei giocatori in relazione al passato. E la squadra olandese è stata la maggiore rappresentante di questa differenza anche se a volte il ritmo di gioco non poteva essere eseguito alla per-

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fezione da alcuni giocatori fisicamente limitati. Un’altra squadra che ha fatto la storia anche senza arrivare a vincere un Mondiale è stata la nazionale brasiliana di Spagna 1982. Senza presentare molta mobilità come la squadra olandese del 1974, la squadra brasiliana era formata quasi interamente da giocatori di grande talento e abilità tecnica come Falcao, Zico, Cerezo, Leandro, Junior e altri, che applicavano una rotazione tra i centrocampisti che confondeva gli avversari, dal momento che nessuno aveva una posizione fissa e le alternanze erano continue e costanti. L’insieme tra individualità specifiche e una organizzazione di gioco collettivo molto buono ha dato alla nazionale brasiliana ‘82 una rara forza strutturale. La sconfitta di quella squadra, nella fatidica partita di Barcellona contro l’Italia che alla fine si consacrò campione del mondo, è stata un duro colpo per il modo brasiliano di giocare a calcio, visto che il Brasile aveva una squadra così ben rappresentata. Da quel momento si è cominciato a dar valore più che in passato ai risultati, in quanto l’azienda calcio cresceva in modo allarmante con risorse finanziarie sempre più alte per cercare di stare sempre dal lato dei vincitori, offrendo spesso anche spettacoli mediocri e a volte della peggior qualità. Il calcio brasiliano, da quel momento, non è

stato più lo stesso. Anche se spesso, inconsciamente, cerchiamo di appassionarci al pragmatismo europeo. Per questo motivo, il nostro gioco è diventato più razionale con strutture tattiche più rigide e ha perso un po’ della sua identità, senza essere in grado di assumere una posizione compatibile con gli obiettivi proposti, dal momento che non siamo ben organizzati o dipendenti da pianificazioni definite in anticipo. Le relazioni fra diverse re-

altà calcistiche e il maggior contatto con varie culture sportive che vediamo oggi hanno contribuito anche a questo. Siccome i migliori giocatori brasiliani si trasferiscono in Europa sempre prima, loro hanno molti stimoli e imparano con più facilità discipline da questa società più matura e definita e questo determina che loro attuino modi e comportamenti sempre più simili allo stile europeo, dove la forza fisica è un parametro molto più

apprezzato. Così, anche nel calcio che tradizionalmente dipendeva dal talento per eccellere, si è verificata una trasformazione radicale e questo ha influito anche nel nostro modo di vedere il gioco. Anche i giocatori che non hanno lasciato il Brasile, oggi hanno una grande vicinanza con i principali tornei europei attraverso vari mezzi di comunicazione, e quindi subiscono l’influenza diretta di questa cultura. E questa è una

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strada a doppio senso. La vera promiscuità culturale provocata dalla globalizzazione dei diversi segmenti sociali entra direttamente dentro il mondo del calcio rendendolo abbastanza uniforme per trovare poche differenze anche se praticato in nazioni diverse. Il calcio si trova pertanto in una fase dove le frontiere praticamente non esistono e la convivenza tra culture molto diverse è una realtà. Principalmente in Europa, che in seguito alla crescita

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economica del settore, ha attratto nei propri paesi quello che c’era di meglio nel resto del pianeta. I maggiori e migliori giocatori del mondo sono in squadre europee in modo da valorizzare le loro competizioni e generare sempre più ricchezza. Crisi e cambiamenti in vista Ma già si vede una tendenza in alcune nazioni dove le difficoltà finanziarie delle società assumono proporzioni sempre più ingestibili per colpa di cattive amministrazioni e anche a causa di un allontanamento del pubblico. L’allontanamento da parte dei tifosi dagli stadi avviene a causa di varie ragioni: l’eccesso di competizioni e di conseguenza di molte partite giocate continuamente da quasi tutte le squadre, l’esagerato numero di emittenti televisive che cercano di far fronte ai costi sempre maggiori delle manutenzioni delle strutture delle società di calcio, i prezzi dei biglietti ogni giorno sempre più cari. Ma quello che io considero la ragione principale è una e semplice: è diminuita l’attrattiva di assistere al bel gioco. Forse è prematuro discutere la questione adesso, perché non è chiaro a molte persone quello che avverrà in futuro, ma sono convinto che il calcio prima o poi dovrà affrontare la sfida di adattarsi alla realtà del gioco fisico dei tempi moderni, che dovrebbe fornire agli

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po che mi sembrano ovvie per affrontare questo dilemma che si avvicina. Si potrebbe limitare l’area del fuorigioco, il che aumenterebbe i metri di spazio a disposizione dei giocatori per i loro movimenti; un’altra soluzione potrebbe essere restringere il numero di falli fatti da ogni singolo atleta, e da ogni squadra; ma niente di tutto questo, a mio avviso, provocherà la rottura che ritengo necessaria. Io credo che per recuperare gli spazi che erano disponibili decenni fa dovremmo aumentare l’area del campo di gioco, cosa che sembra impraticabile logisticamente e economicamente, o diminuire il numero di giocatori in campo. Proporrei di passare al numero di nove atleti per ogni squadra. Così ci sarebbe un ritorno agli spazi degli anni Settanta, quando c’era più libertà per ogni giocatore, in modo che ognuno potesse mostrare le proprie doti tecniche al fine di consentire allo spettatore di assistere ad una partita molto più bella. Sócrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira

atleti sempre più potenza e sempre più resistenza fisica. Verrà il giorno in cui non si giocherà più. Perché non ci saranno più spazi nel rettangolo di gioco, tempi per permettere ai giocatori di pensare e tantomeno per eseguire le loro giocate. Il contatto fisico sarà estremo e le interruzioni continue ed esasperate finiranno per impedire tutto quello che di bello si vede in una partita di calcio. Il talento non servirà più a niente, la creatività e bellezza estetica spariranno totalmente dal gioco in un percorso inesorabile. I grandi giocatori non esisteranno più. Tutti gli atleti possederanno come principali qualità la resistenza, la potenza e la forza fisica. L’abilità sarà un parametro secondario e spesso inutile per il futuro. Può sembrare una previsione apocalittica, ma così come il calcio si è trasformato da uno sport d’élite ad estremamente popolare, potrà anche perdere il suo immenso pubblico nel caso in cui non si modernizzasse. È chiaro che per adesso il calcio non ha concorrenti che siano in grado di fargli fronte, ma è necessario riflettere per intravedere i rapidi cambiamenti che stiamo attraversando e che potranno offrire in un futuro molto prossimo opzioni più attraenti di un gioco sempre interrotto, brutto, violento e senza emozioni. Ci sono alcune cose che già sono state discusse da tem-

(si ringraziano Kátia Bagnarelli per questo importante documento e per le foto concesse al Brivido Sportivo e Giuseppe Contri e Rosa Carvalheira per l’aiuto in fase di traduzione).

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Analisi del 4-2 subito dalla Fiorentina all’Olimpico, terza sconfitta stagionale per Montella di Michela LAnza

successo quello che si poteva temere, ma che tutti speravano non accadesse: la Roma di Zeman ha battuto la Fiorentina di Montella. Così i viola dopo 10 risultati utili consecutivi (Coppa Italia compresa) sono inciampati nella terza sconfitta stagionale dimostrando di essere una squadra che ancora deve migliorare sotto certi punti di vista, ma soprattutto – come ha detto il tecnico napoletano – che «non siamo invincibili». Tutti lo sospettavano, del resto non lo è neanche la Juventus, figuriamoci se non può permettersi di esserlo la Fiorentina, una squadra completamente nuova che, nelle ultime settimane si è trovata costretta a fare i conti con troppi problemi e defezioni. In una sconfitta come quella di Roma (e comunque la partita non ha tradito le aspettative dal punto di vista dello spettacolo e dei gol), sono emersi elementi negativi e positivi. Partiamo da ciò che non ha funzionato. E cioè dal

I pro e i contro di un match

portiere. Emiliano Viviano, che comunque resta uno dei migliori in Italia: a Roma non è stato all’altezza della situazione per sua stessa ammissione («Abbiamo perso per colpa dei miei errori»). Su due delle quattro reti subite dai viola (e forse quelle più influenti, perché stiamo parlando del primo gol giallorosso e quindi quello

del primo svantaggio a freddo, e del terzo gol, ovvero quello arrivato al termine del primo tempo che ha finito per rendere ancora più in salita la partita per la Fiorentina) ha delle grosse responsabilità. Purtroppo non è stato reattivo quanto bastava per sventare due palloni che si sono trasformati in gol, al contrario del romanista Goicoe-

FIRENZE 4-5-6 GENNAIO 2013

chea che è riuscito a deviare in angolo la palla del possibile 3-3 di Seferovic. Dalla porta al centrocampo dove purtroppo c’è da registrare una partita sottotono di Alberto Aquilani dal quale era lecito aspettarsi di più. L’ex romanista non è mai stato incisivo e non è riuscito a prendere mai la squadra per mano, non è riuscito né ad inventare

ed essere pericoloso in fase offensiva (se non in un’occasione quando stava per siglare il 3-3, ma è un po’ poco), né a dare una sostanziale mano alla fase difensiva. Quello che tutti si aspettavano (in primis l’allenatore) era che con l’assenza forzata di Pizarro, fosse lui il fulcro del centrocampo viola, l’uomo dal quale sarebbero dovute parti-

re azioni e idee. Ma non è stato così, forse perché ancora non è al top, però il numero 10 viola può e deve dare molto di più, essendo uno dei migliori centrocampisti italiani. Infine la fase offensiva dove l’esperimento Guillermo Cuadrado seconda punta dietro a Toni non ha funzionato: il colombiano in quella posizione è stato un giocatore ‘rega-

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stagione viola

scelto come ‘Spot per il calcio’ lato’ agli avversari, non è mai riuscito a pungere o impensierire la Roma perdendo smalto e capacità di spingere e andare all’uno contro uno per creare superiorità numerica. Essendo un giocatore di gamba, ha bisogno di metri di campo e della ‘sua’ fascia per essere decisivo e, infatti, nel secondo tempo, quando è stato riportato nel ruolo a lui più congeniale ed El Hamdaoui ha preso il posto di punta accanto a Toni, si sono visti i risultati. Individualità a parte, è innegabile che la squadra di Zeman abbia corso non di più ma meglio di quella viola e che abbia avuto più occasioni da rete (sono state tangibili e palesi) ma… Ma… nonostante i tanti errori e le cose negative emerse dalla partita contro la Roma, c’è sempre molto di positivo da raccontare, perché la Fiorentina è sempre stata in partita. Non si è mai arresa, non si è mai demoralizzata, ha avuto una reazione

degna di una grande squadra e del carattere del suo allenatore. Ed ha rischiato più volte di pareggiare, dimostrando di avere condizione fisica e fiato, oltre che una grande forza psicologica. Dopo aver subito il gol del vantaggio giallorosso dopo appena sette minuti, non si è lasciata abbattere dal boato dell’Olimpico ed ha raggiunto presto il pareggio, ancora su calcio piazzato (9 i gol realizzati da palla inattiva). Poi sul 2-1 per la Roma si è rimboccata ancora le maniche, ha provato a riorganizzarsi e ha cercato il pareggio, certo lasciando qualche spazio di troppo alle folate romaniste, ma andando vicina al pareggio nell’azione che ha preceduto il terzo gol della Roma, arrivato praticamente allo scadere del primo tempo e che poteva ammazzare un toro. Ma non la Fiorentina che, infatti, dopo l’intervallo ha cambiato pelle (con gli ingressi di El Hamdaoui e Mati Fernandez)

e, pronti via, ha accorciato le distanze proprio col marocchino (terzo gol per lui). Da lì in poi è stato un susseguirsi di cambi di fronte che hanno portato la Fiorentina a la Roma a darsi battaglia fino all’ultimo minuto. Da non dimenticare che se da una parte la squadra di Zeman non è riuscita a trasformare in gol diverse occasioni, dall’altra gli uomini di Montella non sono stati poi così tanto da meno e sono andati vicino al 3-3 più volte: hanno sfiorato il gol con Mati Fernandez, hanno avuto una clamorosa palla gol con Seferovic e si sono visti respingere sulla linea da Bradley un colpo di testa di Aquilani. E come sempre il calcio ha dimostrato di essere pure spietato: dal gol mancato si è passati subito al gol subito, quello del 4-2 di Osvaldo che ha di fatto chiuso la partita. Questo, però, non ha impedito agli uomini di Montella, a 3 minuti dal termine del match,

di provare ancora a cercare il gol dimostrando non tanto una speranza vana di raggiungere il pareggio, ma di avere una mentalità da squadra che non molla mai, fino all’ultimo minuto. Fino all’ultimo istante. Roma-Fiorentina, dunque, è stata una partita da ‘regalare’ agli esteti del calcio-spettacolo, bella, senza un attimo di respiro né da una parte né dall’altra. E dove anche la sconfitta esce in qualche modo forse ridimensionata, ma pur sempre vincitrice perché come ha detto Montella «La Roma ha meritato ma avessimo pareggiato avremmo detto che era il risultato più giusto…». Da queste basi (dalla mentalità) è doveroso ripartire, con la speranza di riabbracciare già domenica Jovetic. Ora tocca a lui prendere la Fiorentina per mano e guidarla a nuove vittorie. Sì, ora tocca principalmente a lui.

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Viaggio nelle sfide della Fiorentina con l’attuale tecnico del Siena di Ruben lopes pegna

e partite con le squadre di Serse Cosmi, bravo allenatore del Siena, evocano soprattutto ricordi felici per i tifosi viola. Uno su tutti è la promozione in serie A ottenuta il 20 giugno 2004 dopo il doppio confronto con il Perugia guidato dal tecnico di Ponte San Giovanni. E poi è del maggio scorso la salvezza matematica conquistata alla penultima giornata grazie al successo allo stadio di via del Mare sul Lecce di Cosmi. Non sono state, però, solo rose e fiore le sfide tra la Fiorentina e il tecnico umbro. Anzi il bilancio di queste sfide è di perfetta parità. Ne sono state giocate 11. I viola hanno conquistato 4 successi a fronte di altrettante sconfitte e di 3 pareggi. I gigliati, però, si sono aggiudicati gli incontri che contano, quelli decisivi e che passano poi alla storia. E comunque la Fiorentina ha affrontato Cosmi, tra l’altro grande tifoso della Roma, alla guida di ben 4 squadre diverse: il Perugia, l’Udinese, il Livorno ed il Lecce. Ripercorriamole allora queste partite. LA PROMOZIONE. La formazione viola, giunta sesta nel torneo cadetto 2003/04, deve disputare due gare di spareggio con la terzultima

Quando sfidare Cosmi fece ritrovare ai Viola la serie A

del massimo campionato, ovvero il Perugia. La vincente giocherà in serie A nella stagione successiva. Il successo gigliato è un capolavoro tattico del tecnico Emiliano Mondonico che sopperisce all’assenza dei due attaccanti titolari, Riganò (infortunato) e l’ex Vryzas (agli Europei con la nazionale greca), rivoluzionando l’assetto tattico della squadra. Passa dal 4-4-2, il modulo più usato, al 5-4-1 con Fantini, che non è un centravanti ma un attaccante di movimento, come unica punta. E proprio Fantini segna nel primo tempo il gol della vittoria nel

match d’andata al Curi il 16 giugno 2004. Il giocatore si ripete 4 giorni dopo al Franchi nella partita di ritorno, realizzando la rete del momentaneo vantaggio all’inizio della ripresa. Poi, però, dopo pochi minuti si fa espellere, lasciando la squadra in dieci. Il Perugia pareggia a otto minuti dalla fine con Do Prado, futuro giocatore viola. Ma basta l’1-1 alla Fiorentina per tornare in serie A dopo il purgatorio della C2 e della B. Per gli umbri di Cosmi c’è la mesta retrocessione tra i cadetti.

LA SALVEZZA. Nello scorso campionato i gigliati soffrono e sono a lungo nei bassifondi della classifica. Contro il Lecce al Franchi nel match d’andata perdono per 1-0 (gol di Di Michele). E’ quella la prima vittoria di Cosmi, subentrato a Di Francesco, sulla panchina giallorosa. In casa viola nel girone di ritorno le cose continuano ad andare male. La società dopo Mihajlovic esonera anche Delio Rossi in seguito alla scazzottata con Ljajic. E a Lecce, alla penultima giornata, nel giorno dell’esordio in panchina di Vincenzo Guerini, devono assolutamente vincere per avere la certezza di rimanere in serie A. Allo stadio di via del Mare una prodezza di Cerci al 35’ del primo tempo regala il successo e la salvezza. Per il Lecce di Cosmi è la quasi matematica condanna alla retrocessione che si concretizzerà poi negli ultimi novanta minuti.

TABÙ col perugia. Non riescono a vincere i gigliati contro il Perugia del tecnico umbro. Nel primo confronto al Franchi il 4 novembre 2000, la squadra di Terim perde 4-3 (doppietta di Leandro e gol di Di Livio, tripletta di Vryzas e rete di Saudati). Nel ritorno al Curi pareggiano 2-2, dopo essere stati in svantaggio per 2-0 (gol di Di Loreto e Liverani, futuri viola). Chiesa e Lassissi, invece, firmano le reti per la Fiorentina nel giorno dell’esordio in panchina di Roberto Mancini (subentrato al turco). Nella stagione successiva le cose vanno ancora peggio. I gigliati perdono 3-1 al Franchi (gol di Adani, Vryzas, Di Loreto e Grosso) nella gara d’andata. Poi a pochi giorni dalla sconfitta casalinga datata 6 gennaio 2002, Mancini si dimette, ma le cose non cambiano e la Fiorentina con l’incolpevole Chiarugi in panchina perde 2-0 a Perugia (reti di Bazzani e Zè Maria) all’ultima giornata di campionato.

Quella contro la formazione di Cosmi è l’ultima gara ufficiale della Fiorentina di Cecchi Gori prima del fallimento. CONTRO UDINESE E LIVORNO. Il bilancio contro l’Udinese guidata da Cosmi è favorevole alla formazione viola. Nel 2005/06 all’andata al Franchi la Fiorentina, dopo essere stata in svantaggio (gol di Muntari) travolge i bianconeri, imponendosi per 4-2 (doppietta di Toni e reti di Fiore e Donadel; di Iaquinta l’ultimo centro dei friulani). Al ritorno a Udine l’incontro finisce 0-0. Nel 2009/10 la Fiorentina batte al Franchi il Livorno, allenato dal tecnico umbro (non c’era nel match d’andata) per 2-1 in rimonta. Gli amaranto vanno in vantaggio con Rivas, poi espulso dopo il pareggio di Vargas. Gilardino firma a 12 minuti dalla fine il gol del successo gigliato. Cosmi recrimina a lungo per le decisioni arbitrali.

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La parola ai tifosi aspettando la sfida contro gli ex di Fiorentina-Siena

Le (dis) avventure viola di Reginaldo, Felipe Dal Bello e D’Agostino di Luca Capanni

‘Mai dire gol’ forse li avrebbero chiamati ‘fenomeni parastatali’ (la rubrica era riservata soprattutto alle ‘meteore’ straniere ma talvolta accoglieva anche giocatori italiani); o forse no, perché comunque possono vantare una carriera duratura in serie A con alcuni momenti in risalto. Fatto sta che Reginaldo, D’Agostino e Felipe Dal Bello (ora tutti al Siena) non rimarranno esattamente in primissimo piano negli annali viola. Reginaldo, italo-brasiliano classe ’83, approda sulle rive dell’Arno nell’estate 2006. Acquistato dal Treviso per 1 milione e mezzo, viene utilizzato poco nella parte iniziale della stagione, poi guadagna posizioni anche grazie ad una serie di infortuni altrui e trova sempre più spazio, totalizzando 6 reti in 27 presenze. L’anno successivo passa al Parma. Felipe Dal Bello, italo-brasiliano classe ’84, arriva dall’Udinese nel gennaio 2010. Un acquisto di lusso, che attira la bellezza di 7mila tifosi nella sua amichevole d’esordio, il 4 gennaio contro il Cerbaia. Un anno dopo, nel gennaio 2011, va in prestito al Cesena, poi torna a Firenze, nel 2011-2012, collezionando 3 presenze. Ora è in prestito al Siena. Gaetano D’Agostino, nato a Palermo nel 1982, veste la maglia viola nell’estate 2010, in comproprietà con l’Udinese per 4 milioni e mezzo.

Segna alla prima giornata, nel pareggio interno di 1-1 col Napoli, poi il suo percorso è intervallato da qualche infortunio. Nell’estate 2011 la Fiorentina lo perde alle buste, offrendo una cifra irrisoria (si parla di 50mila euro, contro i 110mila dell’Udinese), quindi il centrocampista torna ai

friulani i quali lo girano subito in compartecipazione al Siena, che in seguito si aggiudicherà la totalità del cartellino. Ognuno dei tre ha assaggiato comunque una fetta di Fiorentina, piccola o grande che sia, suscitando nei tifosi viola sensazioni ed aspettative

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TUTTO SUL CALCIO A 5 che Marzio Brazzini, figura storica della tifoseria viola, ricorda così. «Reginaldo ha dato secondo me un contributo minimo, direi scarso. Mi viene in mente un suo gran gol a Bergamo contro l’Atalanta, ma nel complesso non si può dire che abbia lasciato il segno. D’Agostino invece lo ricordo come un gran bel giocatore, e non conosco i motivi per cui se n’è andato dopo un anno. Fra l’altro devo dire che era molto attaccato alla maglia, l’ha dichiarato anche esplicitamente. Aveva un buon feeling con la nostra città, dove con la moglie ha anche aperto un ristorante (in via de’ Macci, nonché un centro benessere sul lungarno Vespucci in società con la famiglia Comotto, ndr)». E Felipe Dal Bello? «Su di lui penso non ci siano da fare commenti, lo ritengo uno degli acquisti più sbagliati degli ultimi vent’anni. E’ stato pagato un’esagerazione, se non sbaglio 9 milioni, un prezzo altissimo per un difensore. Paragonato ai 7 milioni versati per un centrocampista come Borja Valero,

il suo trasferimento lo possiamo definire un’operazione-scandalo». Chi dei tre ha emozionato di più la tifoseria viola? «Diciamo che quello che ha fatto più gioco alla Fiorentina ed alla tifoseria è stato D’Agostino, che è un signor centrocampista. Magari oggi avrebbe faticato a trovare spazio in questa Fiorentina, ma è uno che sa trattare il pallone come pochi». Ricorda il suo modo di esultare? L’ha fatto 5 volte in maglia viola, su 20 presenze. «Sì, indicava il cielo con due dita per ogni mano. Quando era all’Udinese ci aveva castigato diverse volte, anche per questo ero contento che fosse venuto a Firenze. Ora al Siena stanno trovando poco spazio tutti e tre, forse per questioni di modulo perché non mi pare che, almeno sulla carta, il Siena abbia tanto di meglio». Chiudiamo con una risata: chi ha fatto meglio fuori dal campo? Felipe Dal Bello, che ha saputo cambiarsi addirittura il cognome, all’anagrafe Dalbelo; D’Agostino, che ha saputo innamorarsi

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di Firenze in una sola stagione; o Reginaldo, che ha saputo far innamorare di sé Elisabetta Canalis e la sexystar Lea Di Leo? «Bravi tutti e tre, non c’è che dire. Felipe, cambiando il nome, forse ha voluto mettere una pietra sul passato e rigenerarsi per il futuro. Dall’ottica del tifoso, la palma del migliore va però a D’Agostino che si è innamorato della città. Ma è da applausi anche Reginaldo, che con le donne non ha certo scherzato: sicuramente ha offerto delle grandi prestazioni… fuori dal campo».

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L’esclusiva

Esclusiva con l’ex attaccante viola, gran conoscitore di Zeman e Montella, ma anche del Siena

Baiano: “La Fiorentina è viva e il ritorno di Jovetic sarà un valore aggiunto” E poi è mancato Jovetic… «Non ci sono dubbi che Jovetic sia il valore aggiunto della Fiorentina, il giocatore più importante, ma alla Fiorentina in queste partite non sono mancate né le giocate vincenti né i gol. La squadra ha segnato lo stesso, magari arrivando al gol in maniera diversa, spesso su palla inattiva, ma comunque gol, ripeto, lo ha sempre fatto. Il problema di queste ultime gare semmai è che ha subito più reti rispetto alle partite precedenti. Ha concesso di più». E perché secondo lei? «A volte la squadra si allunga troppo, lo dice anche Vincenzo (Montella, ndr) e forse per troppa fiducia. E suc-

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ersonaggio indimenticato, attaccante funambolico rimasto nel cuore della gente di Firenze e negli occhi di chi ha amato e apprezzato una delle coppie gol più prolifiche e ben assortite della storia della Fiorentina, ma anche ex allenatore in seconda del Siena, amico di Montella e allievo di Zeman: è Ciccio Baiano che in esclusiva al Brivido Sportivo ha parlato dell’attacco viola, della spettacolarità delle squadre dell’Aeroplanino e del boemo e di Jovetic, ormai pronto al rientro, in un momento in cui il gruppo ha più che mai bisogno del suo contributo tecnico e in termini di gol.

Due pareggi e una sconfitta: dopo questi tre risultati è lecito parlare di calo per la Fiorentina? «Non parlerei assolutamente di calo della squadra. La Fiorentina all’Olimpico ha disputato una bellissima gara. È andata a Roma, giustamente, per giocarsi la partita e per vincerla e se non è accaduto è perché davanti ha trovato una squadra che ha fatto molto bene. Può darsi – invece – ci sia stato il calo di qualche singolo, perché comunque i giocatori sono uomini, non sono macchine né robot che si possono programmare, ma non certo una flessione della squadra intesa come gruppo».

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L’esclusiva

TUTTO SUL CALCIO A 5 cede che in questo momento al primo errore la squadra prenda gol, magari fino a un mese fa non succedeva. Oltre a questo, c’è sempre da sottolineare il valore dell’avversario, soprattutto per quanto riguarda la partita di sabato scorso contro una Roma che non solo con la Fiorentina, ma sempre, in ogni partita, crea almeno 7-8 palle gol nitide, sbagliandone almeno la metà. Insomma credo che sia ‘colpa’ degli episodi e del momento se la Fiorentina delle ultime partite ha concesso qualcosa di troppo. Nel calcio di oggi dove l’equilibrio è fondamentale, un episodio può far vincere o perdere una partita. Purtroppo in Italia il giudizio su una gara è troppo condizionato dal risultato e non dovrebbe essere così, perché si può perdere ma avere disputato una grande prestazione e viceversa». Quindi, niente di preoccupante? «Assolutamente. L’importante adesso, dopo due pareggi e una sconfitta, è non fare drammi. Lo dico perché conosco

la piazza di Firenze e le ricordo che non era facile fare quello che ha fatto finora la squadra dopo essere stata rinnovata completamente. Cambiare venti giocatori e trovarsi al posto in classifica dove si trova ora significa aver fatto più di quelle che erano le aspettative. Vincenzo è stato molto bravo a saper dare in fretta un’identità alla squadra e la società è stata all’altezza della situazione a partire dalla campagna acquisti dove, a mio modo di vedere, ha fatto cose straordinarie: prendere Gonzalo Rodriguez ad un 1,5 milioni di euro è stata un’intuizione meravigliosa. E poi i vari Borja Valero, Roncaglia etc.». Tornando un attimo su Roma-Fiorentina: un giudizio su Zeman e Montella, due uomini che conosce molto bene. «Zeman, che ho avuto a Foggia, è un maestro che sa valorizzare i giovani e non solo (basta vedere Totti, ha lo spirito di un ventenne, sta bene mentalmente, non sente la fatica - anche se col boemo si

fatica e parecchio - perché si diverte e oggi a 36 anni è il più forte in Italia), ma ha bisogno di tempo. Con lui non puoi avere tutto e subito, ma alla lunga i risultati vengono. E lo sta dimostrando col suo spirito e col suo gioco giovanissimi a dispetto dei suoi 65 anni. Così come sta dimostrando di fare non bene, ma di più, Vincenzo. Seguo molto la Fiorentina e seguo il lavoro di Montella (che conosco da sempre, dai tempi di Empoli quando io ero in prima squadra e lui nel settore giovanile) e non posso che unirmi a chi dice che il gioco dei viola (insieme a quello dei giallorossi) è ad oggi il migliore visto in Italia». In cosa si assomigliano Zeman e Montella? «Sono persone di poche parole. Fanno poche chiacchiere, sono molto riservati e preferiscono parlare con i fatti». Torniamo a Jovetic. Cosa ci dice del suo infortunio? «Da quello che mi risulta il ragazzo voleva rientrare in fretta e si sa, affrettare i tempi è la

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cosa peggiore perché se poi capita una ricaduta o un nuovo infortunio i tempi di recupero si allungano notevolmente. Sono d’accordo con Montella che ha deciso di non rischiarlo a Roma, pur avendolo in panchina. Rientrerà domenica contro il Siena e sarà certamente un valore aggiunto pur non potendo essere al 100%. La sua presenza, a prescindere dalla condizione, farà bene alla squadra». Crede che con Jovetic in campo la Fiorentina avrebbe potuto conquistare qualche punto in più? «Nel calcio i ‘se’ e i ‘ma’ contano poco e non si può assolutamente dire o sapere se con il montenegrino in campo la Fiorentina avrebbe fatto qualche punto in più, ma è normale che Jovetic sia – ripeto – il giocatore viola più importante. Lui ‘è’ la Fiorentina, quindi la sua assenza si è fatta ovviamente sentire». Senza Jovetic si sono alternati Toni, Ljajic (anche lui adesso infortunato) ed El Hamdaoui, oltre al giovane Sefero-

vic. Ci dà un giudizio su Toni? «Sta facendo molto bene se si considera quello che doveva essere il ruolo di Toni nella squadra: entrare negli ultimi 15-20 minuti e dare una mano alla squadra nella fase finale della partita. Invece è carico, sta bene e sta andando oltre le aspettative». E Ljajic? «E’ cresciuto molto e questo grazie a Montella. Tecnicamente tutti conoscevamo le sue qualità tecniche che sono evidenti. Ma la fiducia di Vincenzo gli ha fatto bene. Non c’è niente da dire, ha tutto per diventare un grande giocatore. L’importante è non dirglielo». Infine El Hamdaoui… «Prima che arrivasse a Firenze lo conoscevo poco o meglio ho sempre preferito aspettare a dare un giudizio sugli attaccanti che giocavano in campionati come quello olandese o belga. Arrivato in viola, ha avuto bisogno di un po’ di tempo per ritrovare la condizione visto che non giocava da tempo. Aveva bisogno di minu-

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2 di Montella? «Parto da Jovetic. Lui lo metto sempre in campo, è il punto fermo. Accanto a lui, dipende che partita ho intenzione di fare. Se ho bisogno di una punta là davanti che mi sappia fare la guerra coi difensori, che sappia tenere alta la squadra, allora punto su Toni, che è l’unica prima punta che Mon-

tella ha a disposizione. Se voglio fare una partita di ripartenze e puntare su rapidità e tecnica, punto sulle caratteristiche di Ljajic o El Hamdaoui, giocatori che come Jovetic amano venire fuori dall’area di rigore a giocare, a ricevere palla». Ad inizio campionato, prima che si infortunassero prima Jovetic

e poi Ljajic, la scelta di Montella era ricaduta sulla coppia JoJo-Ljajic, appunto, con Toni che subentrava nell’ultimo quarto d’ora… «Vincenzo vuole arrivare al gol attraverso il gioco, palla a terra. La sua Fiorentina ha la caratteristica di mettere in pratica un calcio manovrato tramite il quale, con 20-30 pas-

saggi, arrivare in zona gol. E per fare questo la coppia Ljajic-Jovetic sembra essere l’ideale. Poi è lui (Montella, ndr) che li vede tutti i giorni e che, a seconda dell’avversario, manda in campo chi crede possa dargli più garanzie». Differenze sostanziali tra la coppia JoveticLjajic e la coppia Jovetic-El Hamdaoui?

«Sono di pari livello. È Jovetic che fa la differenza in positivo». E domenica a Firenze arriva il Siena guidato da un altro allenatore che lei conosce bene, Serse Cosmi. «Sarà una partita difficile per entrambe. Il Siena dopo un buon primo tempo col Catania, ha deciso di andare in piazza a mangiare il panforte… non so cosa sia successo, forse il pareggio ha tagliato le gambe alla squadra, ma conosco Serse e sono convinto che durante la settimana ‘massacrerà’ i giocatori e la squadra bianconera arriverà al Franchi arrabbiata. Nonostante questo la Fiorentina resta la favorita perché è tecnicamente superiore e perché è una squadra viva». Infine possiamo chiederle che effetto le fa rivedere una classifica nella quale sono tornare le 7 sorelle con l’unica eccezione che negli anni Novanta, ai suoi tempi, c’era il Parma al posto del Napoli? «Un effetto assolutamente positivo».

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Il Brivido Sportivo - Martedi 11 Dicembre 2012

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E siam partiti da -2! E cali un velo pietoso... I

’nonno gli è basito. Questa vorta e un c’è nemmen da ‘ncazzassi tanto. L’arbitro, un de’ pochi liornesi boni sulla terra, e un ci ha fatto nulla di male, anzi, se gli svntolaa i’rosso a Olivera e un facea che bene! E gli era stao bono anche a Genova, ‘ndo e s’era vinto. Segnamolo, tra tanti Valeri che ci diano un Banti ogni tanto! I’fatto gli è che e giohavan meglio, i’mago boemo che a vedello e sembra più briaho di me e quando parla e peggiora, e sa ‘nsegnagni bene a attaccare, e un si po’ di’ di no e a Vincenzino che gni garba tanto studiare, quarche lezione da i’ boemo e se la potrebbe anche fa’ dare ‘n questa materia. Perché noi e siam bravi con le palle inattive, ma quando e c’è da movile… e si va’ ‘n bianco peggio di’ nonno. Scappellatici con l’avversario come gli è doveroso pe’ gente che la pratiha i’ fer plei, veniamo però a noi, perché se loro sono stai bravi, noi di bischerate e se

senza filtro

di federico pettini

Sono tre giorni che non parla. Resta lì, sul divano. A ingozzarsi di whisky. Con una coperta di flanella e poco più. Con lo sguardo nel vuoto. Ho provato a dargli da mangiare, a dirgli qualcosa. Ma niente. Non so cosa gli sia successo. Ho provato a pensare a tutte quelle piccole cosa che possono avergli dato fastidio. Del mio essere troppo schematica. Dell’ordine. Della paura di costruire un futuro insieme. Ma non riesco a trovare una risposta. Non riesco a dormire, pensando a tutte queste mie paranoie che forse sono la causa principale del mio e del suo malessere. Poi dovevo andare a lavorare, e lui ancora lì. Sul divano. Con un bicchiere in mano e una coperta sulle spalle. Domenica gli ho portato un giornale. Che so quanto gli piace il calcio, magari per svagarlo un

n’è fatte diverse. Lasciamo perdere i’portiere se no e vu’ dite che ce l’ho con lui perché tiro la volaa a i’mi’ nipotino Neto, ma chi ha gli occhi e l’ha visto. E siam partiti da

drado che ni’ mezzo e si sperde peggio d’un cieho n’una sparatoria! Olivera, pe’ piacere! Quando i’contachilometri e gli ‘mpazza lui e s’annoda, e perde i’capo e appena

-2! E cali un velo pietoso. Però anche Vincenzino quarche bischeratina e l’ha fatta, anche se gli ha cercao di rimedia’ ni’ sehondo tempo. Luhone ‘n queste partie gli è boccia persa, e gli ha senso se c’è da apri’ la strada a chi gni gioha accanto, ma un po’ esse’ Cua-

vede uno fermo e lo pesta. Pasqual e lo lasciavan solo, tanto e dovean sape’ che combinaa poho, pe’ anda’ ‘n tre a rompe’ l’anima all’uniho che si divincolaa ni’mezzo a i’campo de’ viola, i’Borgia! O un tu ci potei mette’ subito Robocoppe laggiù a sinistra,

pe’ vede’ se lasciaan solo anche lui? ‘Nsomma e venian giù e’ giallozzozzi che sembraan gli unni d’ Attila, con qui’ fenomeno ‘nvecchiao di Totti che ruzzola pare una palla ma un la perde mai, anzi, e fa gira’ tutti e poi e fa anche go’! No, e un siam andai bene, e sentissi di’ che si gioha tanto bene quando quegli artri e ci danno le passae e ci puzza di presa di natiha! L’uniha cosa che bisogna riconoscigli a’ viola, gli è lo spirito. Un si son arresi mai, tanto che alla fine e siam andai vicino vicino a pareggia’ du’ vorte. C’era da fa’ un monumento a Eupalla! Ecco, questo spirito e deve rimane’. La convinzione di pote’ sempre vincere, gli è fondamentale, e un la perdiamo, a Roma, presempio, quasi la ci fa pareggia’ una partia strapersa. La prossima la si vince, e i’nonno va a ‘mbriacassi pe’ dimentihare, perché anche se un n’è ‘ncazzao la delusione la coce! Forza Violaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

24 O SU 2RE 4!

Il pungiglione

Caro Cesare, cerchiamo di evitare troppi confronti

n occasione della sua presenza alla distribuzione della azalee dell’Associazione Tumori Toscana, Cesare Prandelli ha esternato e stavolta il nostro ex allenatore ci sembra abbia sbagliato la misura del vaso. “Auguro a Vincenzo Montella ed alla proprietà di avere quella continuità di risultati e bel gioco che abbiamo avuto noi” il che indica una voglia di far confronti che si poteva risparmiare. Come a puntualizzare che “noi” abbiamo fatto i miracoli, vediamo se riesce anche a lui. C’è una puntina, e forse anche di più, di gelosia per la popolarità che il tecnico napoletano sta ottenendo a Firenze? Le parole lo lascerebbero supporre e allora forse sarebbe stato meglio fare i soliti complimenti d’obbligo ma senza riferimenti. Se proprio voleva farle l’augurio poteva riferirsi al fare quello che a lui non era riuscito, o che non gli avevano lasciato portare a compimento che già sarebbe stato diverso. Il porre come target quasi massimo quello raggiunto dalla “sua Fiorentina” potrebbe suonare come indice di presunzione. Meglio lasciarlo dire agli altri. Se lo dice Prandelli si sguinzaglino le api con i loro pungiglioni, magari però non proprio le più cattive perché quel che Cesare ha fatto nei quattro anni e mezzo di successi in viola lo abbiamo ben presente. E siccome siamo buoni le api cattive le terremo nell’alveare anche se partirebbero felici ricordando quanto accadde negli ultimi sei mesi della Fiorentina del ct.

Dal Diario di Lizzy, 11/12, casa di Charlie

Niente è perduto: ma mi amerà mai come la Fiorentina? po’. Ha fatto una smorfia stranissima e si è girato dall’altro lato. Ho provato a leggergli io qualcosa. Ma l’unica cosa che gli usciva era “Tu quoque, tu quoque...”. Allora gli ho portato il pc. Così magari ascoltava un po’ di musica. Ho messo su qualche cantautore, musica tranquilla. A Venditti, la solita smorfia. E qualche mugugno incomprensibile. E’ passato un altro giorno. E la situazione non è cambiata. Allora, anche se raramente leggo le sue cose, mi sono messa a sfogliare il suo diario, che tiene gelosamente custodito nascosto dietro al pc. E non credevo di trovare quanto il calcio e la Fiorentina siano per lui così importanti. Va bene, era una settimana che mi parlava della partita di sabato. Ma pensavo fosse una partita come tante altre. Che se vinci sei contento, se perdi un po’ meno ma poi la vita continua ad andare avan-

ti. Ho cercato allora di capire quello che provava, andando a leggere quel giornale. C’era chi diceva che la Fiorentina aveva giocato bene ma che Viviano ne aveva combinate di tutti colori, chi sentenziava che la squadra non aveva giocato come al solito ed è grassa se ne hanno portati solo quattro a casa. Lui è un disfattista. Sicuramente avrà fatto la somma delle due e avrà trovato tutti gli aspetti negativi della cosa. Non va in Radio da settimane. Non so cosa sia successo. Ho provato a chiamare il direttore Calderone, ma non ha voluto spiegare gran che. Sono preoccupata. E’ martedì. L’avevo lasciato solo quasi per tutto il giorno. Ho provato a vedere se poteva passare Trevor, ma aveva degli appuntamenti fuori città e non è passato. Stavo preparando il pranzo quando mi ha chiamato.

Sono corsa da lui. Guardando sempre nel vuoto, con gli occhi gonfi e la barba lunga mi dice. “Aiutami ad alzarmi. Devo farmi una doccia, poi andiamo a comprare i biglietti”. L’aiuto e lo accompagno verso il bagno. Poi mi è venuto in mente che forse voleva portarmi

a vedere quel film che mi piace tanto, dato che era l’ultimo della saga e avevo letto tutti i libri. Così gli chiedo. “Che biglietti, tesoro? Del cinema?”. Lui, dopo giorni mi sorride. Mi sento meglio. E mentre l’acqua della doccia scorre, mi urla. “Andiamo a comprarti il

biglietto per FiorentinaSiena. Ti porto allo stadio. Devo dare gli auguri alla squadra”. Sono rimasta un po’ interdetta. Ma in fondo va bene così. Mi chiedo se mi amerà mai quanto ama la Fiorentina. soundtrack - Senza luce, Dik Dik

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A gennaio si cerca un giocatore che completi l’attacco. Per l’estate gli obiettivi cambiano

Caccia aperta alla stella: Ramirez nel mirino di Alessandro Latini

re partite ancora da disputare prima della sosta natalizia (due di campionato contro Siena e Palermo ed una di Coppa Italia sul campo dell’Udinese), poi comincerà davvero il periodo intenso in chiave mercato. La Fiorentina si affaccia alla sessione invernale con la stessa priorità estiva, ovvero trovare un attaccante che possa integrare il reparto offensivo. La parola giusta è proprio ‘integrare’, perché chi si aspetta il campione da 20 gol a stagione (ma anche da diversi milioni di euro di costo) potrebbe rimanere deluso. Pradè e Macia non hanno alcuna intenzione di alterare gli equilibri tecnici ed economici di una rosa particolarmente omogenea (come da tempo non si vedeva a Firenze) ed è principalmente per questi motivi che il Berbatov della situazione non dovrebbe arrivare a gennaio. Ciò non toglie che i dirigenti gigliati non siano vigili e pronti a cogliere eventuali occasioni, ma in questo momento l’orientamento sembra quello di provare a prendere un giocatore funzionale al progetto senza però strapparsi i

capelli. Occorre trovare la classica alternativa, che possa battagliare per una maglia da titolare al fianco di Jovetic con gli altri attaccanti. In questo senso, inoltre, c’è da sottolineare come gli avanti viola abbiano, per un motivo o per un altro, acquisito molto credito. Luca Toni è uno dei leader dello spogliatoio, ma anche in campo ha dimostrato di sapersi ancora far rispettare. E’ l’unico centravanti della rosa e la sua condizione fisica ancora buona gli consente (e speriamo che continui a farlo) di giocare tante partite. Poi c’è Mounir El Hamdaoui, che a gennaio lascerà Firenze per un mese per partecipare alla Coppa d’Africa con il Marocco, ma con il suo modo di giocare e di allenarsi ha incuriosito Montella e lo staff tecnico, che su di lui hanno intenzione di lavorare per capire fin dove possa arrivare. E poi c’è Adem Ljajic, che prima dell’infortunio aveva cominciato a giocare per la squadra come gli chiede Montella. Il 2013, soprattutto per lui, rappresenterà un bivio: da una parte la possibilità di diventare un giocatore vero, dall’altra quella di rimanere eterno talen-

to incompiuto. A queste premesse c’è da aggiungere che, in condizioni fisiche normale, tutti e tre lottano settimana dopo settimana per un posto da titolare e fin qui Montella ha sempre dimostrato di scegliere il partner di Jovetic in base all’avversario di turno (tirando qualche volta in ballo anche Seferovic). Nonostante che il reparto sia numericamente scarno, c’è da rilevare che non ci sono gerarchie ben precise e che chi arriverà a gennaio dovrà adeguarsi a questa specie di ‘lotta’ settimanale per un posto in squadra. SOGNO URUGUAIANO. Fin qui le certezze, ma come dicono spesso i dirigenti viola i tifosi hanno il diritto ed il dovere di sognare. Ecco quindi che qualche nome pesante ha cominciato a circolare nelle ultime settimane e oggi puntiamo il mirino su uno che già in passato è stato vicinissimo a vestire la maglia viola: Gaston Ramirez. Molti di voi ricorderanno infatti che intorno alla metà di agosto del 2011 il trequartista uruguaiano era praticamente un giocatore della Fiorentina. Corvino aveva messo in piedi uno scambio con

Felipe (più conguaglio di 9 milioni di euro in favore del Bologna) che non pareva vero ai tifosi. Ed infatti il tutto non andò a buon fine, con il difensore brasiliano che rifiutò il club rossoblu nel momento in cui andò a discutere l’ingaggio. La storia dice questo, il presente racconta invece di una Fiorentina attenta a quello che succede dalle parti della contea dell’Hampshire, precisamente a Southampton. Si dice che a Ramirez (2 gol e 2 assist in 9 presenze) la Premier League sia già venuta a noia, non perché sia un campionato brutto, anzi, ma perché i ‘Saints’

non stanno mantenendo le promesse estive. I proclami di inizio stagione si sono rivelati un flop clamoroso e la squadra di Adkins occupa addirittura il terz’ultimo posto in Premier League. Per Boruc e Do Prado, due vecchie conoscenze viola, il rischio della retrocessione è particolarmente concreto. Le sirene italiane, quindi, attraggono particolarmente l’ex Bologna, che quel mancato approdo in viola ancora non gli è andato proprio giù. Pradè aspetta e fa un po’ di pretattica, come quando afferma che il giocatore non interessa. Poi aggiunge un “per

ora”, che lascia spalancate porte ed ipotesi, naturalmente per la prossima estate. Anche volendo è impossibile prenderlo a gennaio, perché Ramirez è extracomunitario e la Fiorentina per questa stagione non può più tesserarne. Il nome di Ramirez stuzzica la tifoseria, anche se il prezzo del cartellino non è propriamente economico. Il Southampton lo ha comprato solo quattro mesi e lo ha pagato 14 milioni di euro, ragion per cui non si scenderà molto da quella cifra nonostante una piccola svalutazione del cartellino sia fisiologica.

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24 O SU 2RE 4!

Il centrocampista del Nacional Montevideo che potrebbe arrivare a gennaio

Vecino ad un passo dalla Fiorentina: per lui garantisce Cavani

icembre, mese caldo per chi ha intenzione di operare nel mercato di riparazione. La Fiorentina è una squadra che funziona benissimo in ogni reparto e da ‘riparare’ non ha proprio niente. Semmai c’è da acquistare un’alternativa in difesa dopo l’infortunio di Hegazy e quello particolarmente lungo di Camporese. Inoltre, ma ne parliamo approfonditamente in un altro articolo, il ds viola tenterà di mettere a disposizione di Montella un nuovo attaccante. Nel corso delle settimane, Pradè e Macia hanno alternato viaggi esplorativi ad un costante lavoro di scout all’interno della sede ed in attesa dei grossi calibri da trattare alla fine della stagione hanno passato al setaccio i più interessanti talenti sudamericani. In rampa di lancio ce ne sono diversi, ma uno ha catturato più degli altri l’attenzione dei dirigenti gigliati. Paradossalmente non è un attaccante e non risolverà i problemi di Montella nell’area di rigore

avversaria. Il suo nome è Matias Vecino. Su di lui in questi giorni si è scritto e detto un po’ di tutto, talvolta travisando anche quello che è il suo vero ruolo. Un giocatore come lui dal talento cristallino può essere talmente duttile da ingannare anche osservatori attenti ed è per questo che in un primo momento i tifosi hanno storto un po’ il naso vedendo il curriculum povero di gol e sentendoselo presentare come un attaccante puro. In questa stagione è andato a segno una sola volta, in carriera vanta sei centri da professionista. Pur essendo giovanissimo (classe 1991) non ha numeri da prima punta e se non spacca le difese avversarie in Uruguay è difficile immaginarselo bomber in Italia. Ma c’è un però. La Fiorentina non lo sta seguendo in qualità di attaccante, ma il suo estro sarebbe stato individuato per il centrocampo. Chi lo conosce bene racconta di un giocatore molto forte fisicamente (189 cm per 77 kg), dotato di buona tecnica e visione di gioco.

Ha un bel lancio ed una buona tempistica per gli inserimenti. Questo per gli amanti delle caratteristiche tecniche, perché per il resto è un giocatore che si deve ancora ‘fare’. Pradè e Macia, in quest’ottica, vorrebbero metterlo il prima possibile a disposizione di Montella e la Fiorentina farà di tutto per risolvere gli ultimi problemi per poterlo tesserare già a gennaio. L’idea è quella di farlo crescere all’ombra di giocatori esperti come Borja Valero, Pizarro ed Aquilani, per poterlo poi avere pronto quando i senatori viola dovranno cedere il passo per qualsiasi motivo. Spingendoci un po’ più oltre, giusto per far capire definitivamente di che giocatore stiamo parlando, si tratta di un vice-Aquilani. Indubbie le qualità offensive, ma altrettanto la visione di gioco, che come abbiamo spiegato la Fiorentina vorrebbe utilizzare nel centrocampo del futuro. GARANTISCE CAVANI. La procedura per l’ottenimento del passaporto italiano (e quindi l’ac-

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quisizione dello status di comunitario) è in dirittura d’arrivo ed è questo il vero motivo che ha spinto ad accelerare la trattativa. Con un passaporto comunitario in tasca il giocatore diventa appetibile per tante squadre europee che finora avevano soprasseduto. Pradè ha letteralmente bruciato la concorrenza e alcune fonti vicine al Nacional Montevideo sono convinte che la trattativa sia pressoché conclusa. A questo proposito comin-

ciano a trapelare anche le cifre. La Fiorentina dovrebbe versare nelle casse del club uruguaiano circa 2,2 milioni di euro e con il giocatore si starebbe accordando sulla base di un contratto quadriennale. Tra l’altro, i dirigenti viola hanno un ottimo rapporto con l’intermediario italiano dell’operazione: Alessandro Lucci cura anche gli interessi di Cuadrado e Tomovic. E su di lui arrivano anche i primi apprezzamenti importanti. Si dice che

la scorsa estate il Napoli (ma anche il Genoa ci ha provato) si sia fatto avanti per portarlo in Italia e i dirigenti di Aurelio De Laurentiis sarebbero stati ‘imbeccati’ da Edinson Cavani, suo connazionale ed estimatore, tanto che il centravanti del Napoli avrebbe gradito particolarmente il suo arrivo in Campania. Un apprezzamento certamente non di poco conto, che può far stare tranquilli i tifosi viola.

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Centro Ginnastica Firenze a.s.d.

GINNASTICA

organizzatori finali nazionali 2013 Serie A1/A2 ginnastica artistica maschile e femminile e campionato di categoria allieve 1° e 2° livello 6/7 aprile 2013 Nelson Mandela Forum - Firenze

Trasferta lombarda per gli under 15; ancora a Firenze la finale 2013 di serie A

Finalissima allievi per Gaito e Chiti di MAria Consiglia Grieco

Ancora una finalissima, ancora una pedana di respiro nazionale per gli atleti del Centro Ginnastica Firenze. Questa volta il palcoscenico è stato il palazzetto di Carate Brianza (MB), che ha ospitato – organizzata dalla società A.S.D. Ginnastica Pro Carate – l’ultimo atto del Torneo Allievi under 15 di ginnastica artistica maschile. La competizione ha visto impegnati i due ginnasti fiorentini di seconda fascia Jacopo Gaito e Riccardo Chiti, già rispettivamente campione toscano e medaglia di bronzo nella fase regionale del torneo, che si sono misurati con le prove ai quattro attrezzi (sui sei contemplati dal settore maschile) previsti dal programma, corpo libero, volteggio, parallele pari e sbarra, chiudendo la gara con i totali di 52.550 e 51.750. In classifica questi pun-

teggi si sono tramutati in un ventesimo e trentesimo piazzamento, con Gaito a circa tre punti dalla vetta, e soprattutto con la consapevolezza di aver dato il massimo su un campo gara che ha visto sfilare i migliori cinquanta allievi italiani di questa fascia d’età. I due ginnasti di Sorgane sono rientrati comunque a casa soddisfatti, pronti a dare man forte ai compagni più grandi, che nel prossimo week-end torneranno a calcare la pedana brianzola a caccia dei titoli italiani di specialità, tra l’altro insieme alle colleghe della sezione femminile, impegnate nel torneo omologo che assegnerà le medaglie ai singoli attrezzi. Intanto, la società gigliata ha già cominciato a lavorare anche su un altro fronte, oltre a quello prettamente sportivo: è infatti ufficiale la data della finalissima del campionato nazionale di serie A1/A2 di ginnastica ar-

tistica maschile e femminile – il prossimo 6 aprile 2013 – che il Centro Ginnastica Firenze A.S.D. avrà ancora una volta l’onore di organizzare (presso il Nelson Mandela Forum), ormai per il quarto anno consecutivo. La Federazione Ginnastica d’Italia ha poi voluto confermare la fiducia alla società, abbinando alla finale del massimo campionato a squadre anche quella del campionato di Categoria Allieve di primo e secondo livello, che si svolgerà il giorno successivo – 7 aprile 2013 – sempre nella meravigliosa location del Mandela Forum. Importante, allora, tenere d’occhio il sito www.centroginnasticafirenze.it per tutte le informazioni sull’evento: in serbo novità e sorprese, per un appuntamento da non perdere per ogni appassionato di ginnastica!

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Il Brivido Sportivo - Martedi 11 Dicembre 2012

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Le migliori formazioni della scorsa settimana stilate nella nostra classifica

TOP FIVE MIDLAND di Nicola Cecconi 5) Dopo un avvio difficile i Poeroni stanno recuperando terreno nei confronti nel Danimarca calcio a 5, in virtù di 2 pareggi e 3 vittorie nelle ultime 5 gare disputate, con l’ultimo match vinto per 5-0 contro la Crema dove Bambagioni Niccolò ha incrementato il suo personale bottino con una rete che lo ha portato a quota 9 in totale nella classifica marcatori.

4) I Bottegai hanno ottenuto il terzo risultato utile consecutivo nel girone Austria Turchia di calcio a 5 grazie alla bellissima vittoria per 8-7 sulla Trallaltro, dopo lo stesso risultato ottenuto contro gli U.c.diamoli e il pareggio per 8-8 contro i Compagni di Merende che li ha portati a 10 punti in campionato. Sicuramente Pecori si sta dimostrando un ottimo terminale offensivo per i Bottegai vantando già 19 centri stagionali in sole 7 gare. 3) Ancora imbattuto il New Garden di Palmisano che ha ottenuto la sesta vittoria su sei partite nel girone Italia di calcio a 7 assieme ai Mestoli in Q-low. 7-2 il risultato contro il Firenze SS dove proprio Palmisano, con la rete siglata, è passato in doppia cifra nella classifica marcatori raggiungendo in vetta Giardini, bomber dei Los Chupitos che invece riposavano.

1) La formazione del Ponte nel girone Olanda di calcio a 7 continua a vincere da ben 6 turni consecutivi. Così facendo ha affiancato i pari quota della Pol. San Quirico a 18 punti in classifica e questa volta con un rotondo 9-0 contro i Tromba ACF. Nel match un protagonista su tutti: Possemato, autore di una splendida tripletta che lo ha portato a 5 reti nella classifica marcatori.

2) Il Ciclone Viola Bookmaker Café ha cambiato girone ma non è cambiata la musica: infatti i ragazzi di Melissari hanno ottenuto la quinta vittoria nel girone Italia di calcio a 5 grazie al 14-3 contro i Carenza d’Ossigeno, mantenendo così a soli 4 punti il distacco dai primi del Puka 2. La formazione detentrice del titolo di Campione Provinciale sta ben figurando anche in questo complicato girone e può vantare uno degli attacchi più prolifici che finora ha messo a segno 62 reti.

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Il Brivido Sportivo - Martedi 11 Dicembre 2012

calcio toscana

I 7 gironi di C5 dopo un mese dall’avvio del Campionato di Steto

E’ trascorso un mese dall’inizio dei campionati di calcio a 5 e nei sette gironi (tutti composti da 10 squadre, ad eccezione del girone A dove sono 12 le formazioni a darsi battaglia) si lotta per conquistare il titolo di campioni d’inverno oltre alle posizioni migliori (che valgono il piazzamento alle categorie Top, Golden e Silver League) in attesa di conoscere il regolamento della partecipazione alle Fasi Finali. Girone A - E’ il raggruppamento dove regna il maggiore equilibrio: nessuna squadra a punteggio pieno e nessuna formazione ferma a 0 punti dopo sei giornate, con tutte le compagini che hanno vinto e perso almeno una partita. Comanda il FC Barrettino con 15 punti, mentre stanno deludendo le attese Amico Pane e Real Cerveza, appaiate al terzo posto con 10 punti (anche se l’Amico Pane ha una gara da recuperare). Approfittano del momento no di queste due compagini le Ciabatte Sguaiate che con 11 punti volano al secondo posto della classifica. Alla vice-capolista va inoltre il merito di aver sconfitto nell’ultima settimana FC Barrettino e Real Cerveza. Per il resto il girone, come detto, vive del massimo equilibrio, con le altre 8 squadre della classifica divise da soli sei punti: 9 sono quelli conquistati dal Tiki Taka (quinto in classifica), mentre a quota 3 chiude all’ultimo posto il The Kevin Prince. Girone B - Il St. Donato Park Rangers (SPR) è in testa con 13 punti in 5 gare, ma La Seleste (che segue ad un punto di distanza) ha giocato (vincendo sempre) una partita in meno e potrebbe scavalcare l’attuale capolista. In corsa per la vittoria del campionato ci sono comunque anche FC Fuoriforma (terzi con 11 punti) e The Doctors (che con i loro 10 punti occupano la quarta posizione). Un po’ più staccato (7 punti) è l’AS Tronzi, che precede di due lunghezze la coppia formata da Real Raccattati e Dinamo Rifredi. Nelle zone basse della classifica c’è la Real Prosekko (3 punti) che ha ottenuto un solo successo, mentre ancora senza vittorie ci sono i giovanissimi ragazzi del Deportivo La Carogna (1 punto) ed I Loffi (fermi a quota 0). Girone C - I Prevedibili (ex Gli Imprevedibili) a punteggio pieno: 15 punti e miglior attacco del gruppo con 33 reti all’attivo. Al loro inseguimento ci sono gli Stempiaz FC C5 che di punti ne hanno 12 (su 4 gare giocate): la vice-capolista detiene la miglior difesa del girone con appena 9 reti incassate. Attende un passo falso delle prime due della classe il Boca Seniors FC 2010 che insegue con 9 punti in 4 gare disputate. In questo girone, dove solo I Prevedibili e Stempiaz FC C5 hanno vinto tutte le loro gare fin qui disputate, regna un buon equilibrio, con le 10 squadre che hanno vinto almeno una partita. In soli 3 punti

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20-12-2012

sono inoltre racchiuse ben 7 squadre: si va dai 6 punti della coppia Firenze Sud-Gnù Team, passando per i 4 punti conquistati da Auto Atelier e Galli Neri, per finire col terzetto di squadre composto da Real Bellariva, Atletico Stenterello e Sporting Pampero che (con 3 punti) chiude la classifica. Girone D - E’ il Marradotta la formazione rivelazione di questo gruppo: oltre ad aver messo ko alla seconda giornata i campioni provinciali in carica della Stella Rossa C5, il Marradotta non ha sbagliato un colpo vincendo tutte le 5 gare disputate e così comanda solitario il girone a punteggio pieno. La seconda in classifica, l’Atl. Poggio La Sughera, è già staccata di 5 punti, e a sei lunghezze dalla vetta ci sono tre formazioni: I’Real, DC Tullosai e Stella Rossa C5. Anche questo raggruppamento testimonia il grande equilibro che c’è quest’anno fra le squadre di calcio a 5: infatti solo la capolista è imbattuta in questo gruppo, mentre almeno un successo a testa hanno ottenuto le altre squadre. In fondo alla classifica infine c’è un terzetto a 3 punti che è formato da I Sorelli, F.C.T. Firenze Che Trinca e Mojito Team. Girone E - Una sola formazione imbattuta: è il Cosmos All Stars FC che comanda con 13 punti (in 5 gare), precedendo di una sola lunghezza il FC Invicta che dopo la sconfitta all’esordio col Galateo Team ha inanellato quattro successi consecutivi. Inseguono rispettivamente al terzo e quarto posto FC Spartans (9 punti) e Club 70 (8 punti): questi ultimi hanno subìto una sola sconfitta, ma pagano i due pareggi ottenuti che li allontanano dalle primissime posizioni. A ridosso del Club 70 troviamo il Forno Pintucci (7 punti, ma una gara in meno), mentre in fondo alla classifica troviamo l’Atletic Disperado che con 3 punti occupa il penultimo, davanti solo alla Corte Dei Conti che è ancora ferma a 0 punti. Girone F - E’ il W I’Parroco a comandare il raggruppamento con 13 punti: la capolista è ancora imbattuta dopo cinque gare, ma dovrà comunque fare molta attenzione in un girone di ottimo livello, dove le prime cinque formazioni in classifica sono divise da appena 4 punti. Al secondo posto, con 12 punti, Il Fortino (vincitore della passata Golden League) cercherà di riprendersi il primato perso dopo la sconfitta (3-2) del 28 novembre nello scontro diretto con l’attuale capolista. Con 11 punti troviamo i Nastyboys FC, altra formazione ancora imbattuta e vincitrice dello scorso campionato; a 10 punti segue l’I.G.M. che aveva anch’essa vinto il proprio raggruppamento nella passata stagione, ma che soprattutto aveva conquistato vittoria della Top League

nella stagione 2010-2011. Al quinto posto c’è il Torracchione (9 punti) che non potrà perdere altro terreno se vorrà rimanere aggrappato al treno di squadre in lotta per il successo. In un girone dove poi le squadre dal sesto al nono posto sono racchiuse in soli 3 punti, rimane staccato soltanto l’AC Campi Bisenzio che è stato sconfitto in tutti e cinque gli incontri disputati, ma che soprattutto ha incassato ben 71 reti. Girone G - Al comando ci sono due squadre: FC Devastanti (vincitori dell’ultima Coppa Campioni) e Final Blow (che da 11 anni consecutivi vincono il proprio girone). Per il FC Devastanti numeri record: 70 reti realizzate ed appena 6 incassate, ma i Final Blow non stanno certo a guardare e puntano al nuovo successo in campionato. Al terzo posto (12 punti) l’Atletico Ragnaia sta cercando di tenere il passo della coppia di testa: sarà impresa ardua, ma i terzi della classe stanno meritando ampiamente i risultati ottenuti. Al quarto posto (7 punti) i Body Star precedono di una lunghezza l’AB Ceres, mentre con 5 punti c’è la coppia formata da P.A. Calenzano C5 ed I Gigliotti seguiti dal Firenze Caffè (4 punti). Due squadre sono ancora senza vittorie in questo girone: P.A. La Querce C5, che ha comunque ottenuto due pareggi, ed il Last Minute Calcio A 5, che invece ha perso tutti gli incontri che ha disputato.

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Segue dalla prima esiste, è una squadra, ha una logica e una filosofia. Certo, per rendere al massimo su un terreno terribile come quello dell’Olimpico non ci sarebbe stato bisogno della Fiorentina, ma della migliore Fiorentina in assoluto. E così sabato scorso non è stato. Perché Viviano ha vissuto una delle sue notti più buie, per certi aspetti drammaticamente indimenticabile. Ha sbagliato tanto e certe parate importanti non possono cancellare un fatto incontrovertibile: ovvero che i suoi errori sono arrivati nei momenti che poi hanno condizionato l’intera gara. Ma secondo noi Viviano non è stato il solo a non aver indovinato la partita. Anche Montella ci ha messo del suo: la scelta di Cuadrado seconda punta, l’aver ripresentato Cassani, aver sottovalutato le condizioni fisiche di Aquilani, tutto questo sicuramente ha contribuito a rendere più difficile il ‘miracolo’. Però, e su questo insistiamo, la Fiorentina anche a Roma ha dimostrato qualcosa di importante: che la sua filosofia resta l’unica possibile e ci piace, piace a noi e ai fiorentini. La squadra viola gioca, rischia, lotta. Tre parole che ci sembrano fondamentali. Ma adesso è tempo di recuperare la qualità che infortuni e assenze ci hanno portato via. Intendiamo Jovetic, Pizarro e il miglior Aquilani. Con tutti e tre la Fiorentina potrà affrontare il trittico di gare che l’aspetta (Siena, Palermo e Pescara) con molto ottimismo, sapendo bene che se tornerà a vincere come ha fatto fino a poco tempo fa anche la classifica potrà riaprirsi a prospettive interessanti. Ps: dedicato a Viviano e a questa sua notte nera. Ci sono partite che nascono male. E il peso della maglia viola, perché lui viola lo è davvero, può diventare quasi un handicap. Questo però non può cancellare due cose: la prima il fatto che tu, Emiliano, sei un ottimo portiere; la seconda, che sei un tifoso vero e non un surrogato o un’ipocrisia. E questo fa sì che sia giusto aspettarti a prestazioni migliori, quelle che siamo sicuri sarai in grado di regalare a tutto il popolo viola.

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Vendiamo JoJo rotto e poi compriamo due grandi giocatori a gennaio”. Così un SMS anonimo a una trasmissione radiofonica. La delusione corre sul filo a Firenze. La sfiducia galoppa. Riprendono fiato le voci sulla presunta sbandata del giocatore per il bianconero… (bella pensata tirarle nuovamente fuori prima della trasferta di

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I dolori del giovane Jovetic Roma!). L’infortunio, che sembrava risolvibile in 10-14 giorni, si è rivelato molto più complesso e subito si sono spalancate le porte del sospetto. Si dice che il montenegrino abbia una soglia del dolore bassa, cioè che senta male anche quando non c’è (questo per la scienza medica). Oppure che non stringa i denti quando hanno bisogno di lui. O che stia cercando di preservarsi per le future av-

venture calcistiche (questo per le malelingue). Non tenendo conto però che, così facendo, deprezzerebbe anche il proprio valore calcistico e, con esso, gli eventuali ingaggi. Insomma, l’impressione è che una parte − per adesso piccola − dell’opinione pubblica viola non aspettasse altro per riaprire le ostilità. Se tra l’altro fosse così semplice venderlo e prendere due grandi giocatori, forse i

dirigenti della Fiorentina ci avrebbero già fatto un pensierino. Il punto è che spesso anche i top player falliscono (chiedere a Roberto Mancini e al suo Manchester City). E poi trovarli a gennaio è difficile, perché il mercato invernale è pieno di vecchie glorie, mezzi infortunati, scontenti e depressi. Insomma, di tutto quello che non serve. Ipotizzando poi che JoJo sia davvero rotto (e il fatto che

a Roma comunque fosse in panchina dimostra che non lo è), quanto sarebbe disposto a sborsare per lui un eventuale compratore? Viste certe stime, anche uno Jovetic a mezzo servizio avrebbe delle chance. Per esempio, Balotelli è stato valutato dal suo procuratore quanto “La Gioconda”. Vogliamo allora che il nostro campione non valga almeno quanto una “Guernica” di Picasso o come “I gira-

soli” di Van Gogh? Visto anche che JoJo, pur avendo meno pubblicità di super Mario, ha più campo e più gol di lui. Insomma, vorremmo dire al misterioso e deluso tifoso di stare tranquillo, perché il tempo delle svendite non è ancora arrivato. E poi Jovetic non è così rotto come sembra. Anche se adesso perfino Aquilani gioca più di lui. C’è da cominciare a preoccuparsi?