Il Brivido Sportivo nr. 05 del 06/02/2013

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Fondato nel 1927

L’editoriale LA FIORENTINA SI È RITROVATA, ORA SOTTO CON LA JUVE di Alessandro Rialti

C

i voleva. La Fiorentina si ritrova nel gioco e nel risultato proprio contro il Parma, lo fa

Per provare a vincere la battaglia delle battaglie

con una grande partita anche se discontinua, ritrovando uomini che parevano persi: Vivano, ad esempio, giocatore

che si è saputo rimettere tra i pali da padrone assoluto. Poi Pizarro, il vero regista della squadra, l’uomo che detta i

tempi, che costruisce le geometrie e permette a compagni come Borja Valero e Cuadrado di esercitare al massimo

le loro qualità tecniche. Quindi Luca Toni che pare aver trovato la polla dell’acqua della vita eterna, uno che

non ci sta a invecchiare, che ogni volta che entra nell’area di rigore sembra tornato a quando, più giovane, seppe pro-

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Stagione Viola

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Il quasi 36enne bomber viola è già al 7° gol in campionato: gli manca adesso solo di segnare il primo fuori casa. Sarà a Torino?

Luca Toni, ovvero come zittire chi lo credeva buono ormai per la pensione di MICHELA LANZA

C

hi credeva che Luca Toni fosse arrivato al capolinea, si sbagliava. Ma si sbagliava in modo clamoroso. Perché Luca è ancora vivo e lotta come un leone, come un uomo che riesce a reinventarsi e a nutrirsi di nuova energia, quando tutto sembra spengersi, quando tutto sembra finire. È come un affamato in cerca del suo pasto: non si sa come, né quando, ma alla fine lo trova. Così Toni, che ancora riesce a determinare, anche se in molti (troppi) si chiedono come faccia o dove

possa trovare tanta forza. Semplice, dentro se stesso: è la volontà che genera la forza. E lui ne ha tanta. Dopo aver vissuto il quasi tracollo sportivo, ha ritrovato il sorriso e la serenità a Firenze, dimostrando di esserci ancora. In maniera anche prepotente e alla sua maniera: con 7 gol in 19 presenze. COME MUTU. Ebbene sì, 7 gol segnati in campionato, tanti quanti Belfodil (classe 1992), Bergessio (classe 1984), Bianchi (classe 1983), Borriello (classe 1982), Icardi (classe 1993), Palacio (classe 1982), Paloschi (classe 1990) e Quagliarella (1983):

tutta gente che ha come minimo cinque anni meno di lui (per non pensare all’attaccante della Samp, Icardi, che di anni meno di Tonigol ne ha ben 16…) e quindi più freschezza atletica, più fiato, più resistenza. Ma Toni non ha guardato la carta d’identità – e neanche la Fiorentina quando lo ha ingaggiato – ed ha avuto il coraggio di rimettersi in discussione, di scommettere su se stesso, di mettersi in gioco ancora una volta nel campionato più difficile del mondo per capire se davvero poteva sentirsi ancora chiamare ‘goleador’. E la sua

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Stagione Viola scommessa l’ha vinta. Così, dopo un periodo di astinenza (non segnava dal 16 dicembre scorso, nella gara casalinga contro il Siena), nel quale però non ha mai fatto mancare il suo spirito di sacrificio facendo a sportellate, talvolta da solo, ogni domenica contro le difese avversarie, ha ritrovato il gol domenica al Franchi con il Parma: un gol bellissimo, dei suoi, di testa su cross di Cuadrado e che, non solo lo ha portato a 7 marcature in campionato, ma anche a quota 54 gol segnati in 86 presenze in serie A con la maglia della Fiorentina. 54 reti come Adrian Mutu, come il giocatore che aveva segnato più di tutti nella massima serie con la maglia della Fiorentina nella gestione Della Valle. E con 54 gol, poi, si è seduto (insieme al romeno) al 7° posto della speciale classifica dei bomber viola di tutti i tempi, dietro solamente a Batistuta (152 reti), Hamrin (151 reti), Montuori (72 reti), Galassi (63 reti), Antognoni (61 reti) e Virgili (55 reti). Insomma, dietro ai ‘mostri sacri’ della storia viola c’è questo

duo formato da Mutu e Toni e che ha fatto sognare Firenze nel decennio Della Valle. Ma se il Fenomeno non ha più modo e tempo di perfezionare la sua media realizzativa in viola, il bomber di Pavullo sì. È per questo che già da sabato prossimo avrà la possibilità di agganciare in graduatoria Pecos Bill Virgili, il grande centravanti del primo scudetto della Fiorentina, fermo a quota 55 gol segnati. SFATARE IL TABÙ TRASFERTA. Certo, per raggiungere già sabato Virgili e lasciare alle sue spalle in classifica Mutu, dovrebbe segnare allo Juventus Stadium, in trasferta. Ed è ancora più certo che sarebbe fantastico. Ma per farlo dovrebbe sfatare un ‘maledetto’ tabù che quest’anno ha visto (per adesso) Toni andare in gol solamente a Firenze. Sarà l’aria fiorentina. La stessa che lo ha fatto ringiovanire. Resta il fatto che il numero 30 viola è ancora alla ricerca del suo primo gol lontano dal Franchi che, ne siamo certi, prima o poi arriverà. E se poi non dovesse farcela lui

(che comunque, con 15 giornate ancora a disposizione, ha la concreta e reale possibilità di arrivare davvero in doppia cifra smentendo il mondo ‘pallonaro’ e le sue teorie spesso annientate dalla pratica) c’è sempre Stevan Jovetic. Il montenegrino ha ritrovato il gol (è a quota 9 marcature in questo campionato), ma ancora non ha ritrovato la prestazione. Anche contro il Parma, se si esclude la rete di rapina che ha chiuso il macht in favore della Fiorentina, il suo apporto alla squadra era stato insufficiente. È ancora troppo lontano dalla migliore condizione per essere il vero Jovetic. La speranza, dunque, è che il gol segnato contro il Parma lo abbia sbloccato e gli abbia restituito fiducia e forza. Anche perché adesso non c’è più da scherzare: è tornato Mounir El Hamdaoui, uno che ha voglia di spaccare mondo e reti. E siccome i numeri ce li ha, la porta la vede, la sente, la brama, allora… chi vuole il posto da titolare inamovibile là davanti dovrà fare i conti pure con lui.

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Il Brivido Sportivo - Mercoledì 6 febbraio 2013 DIRETTORE RESPONSABILE Michela Lanza direttore@brividosportivo.it REDAZIONE redazione@brividosportivo.it CONSULENTE EDITORIALE Alessandro Rialti

Appunti di viaggio

EDITORE E PUBBLICITà

GRAFICA E IMPAGINAZIONE grafica@brividosportivo.it

Salvini Editore srl Via S. Quirico 167 50013 Campi B.zio (Fi) tel. 055.9334666 Fax 055.9334667 info@salvinieditore.it

STAMPA Centro Stampa Editoriale srl Grisignano di Zocco (Vi) DISTRIBUZIONE distribuzione@salvinieditore.it

COLLABORATORI Francesca Bandinelli, Andrea Giannattasio, Michela Lanza, Alessandro Latini, Duccio Magnelli, Tommaso Mattei, Ruben Lopes Pegna, Alessandro Rialti, Mario Tenerani, Giampiero Tosi. FOTO La Presse

Emergenza centrocampo: a Torino tocca a Romulo, ma occhio a Llama... di MARIO TENERANI

S

embra impossibile con una rosa di 27 giocatori, ma a Torino sabato prossimo Montella avrà un centrocampo in emergenza. Aquilani ancora squalificato, Migliaccio fermo anche lui per un turno, il neo acquisto Sissoko - sarebbe stato un ex pesante - impegnato nella finale della Coppa D’Africa con il suo sorprendente Mali (stasera, a seconda di ciò che farà il Mali contro la Nigeria in semifinale, capiremo se il centrocampista viola sarà impegnato nella finale per il primo e il secondo posto di domenica 10 febbraio o se scenderà in campo per giocarsi almeno il terzo posto sabato 9 febbraio). Mati Fernandez sempre infortunato, anche se c'è uno spiraglio per il suo recupero. Wolski, arrivato ora,

non è in condizioni di giocare una partita intera (per i postumi di un guaio fisico) e poi non è adatto al ruolo di viceAquilani. Il polacco è un centrocampista molto offensivo. E allora non resta che Romulo, intermedio di gamba, ma buono anche a fare l’esterno. Tanto da risultare anche come unica alternativa a Cuadrado. Montella in questa stagione lo ha già utilizzato in mediana e a San Siro con l’Inter ha firmato il gol viola, seppur insufficiente ad evitare la sconfitta. Tra l’altro anche all’andata con i bianconeri Romulo giocò titolare (uscì alla fine del primo tempo per infortunio, lasciando spazio a Migliaccio): la Fiorentina giocò un calcio sublime, costringendo la Juventus solo a difendersi, strangolata dalla manovra avvolgente dei

viola. Pizarro, Borja Valero e Romulo. Pare questa, dunque, la cerniera della Fiorentina che sfiderà la Juventus in mezzo al campo, nel settore in cui i bianconeri segnano pesantemente la differenza con le altre squadre. Montella ci penserà a lungo, come suo costume e studierà anche soluzioni diverse, anche se al momento sfuggono. Però ci potrebbe essere una sorpresa, seppur remota: Llama. L’esterno argentino, che fino ad oggi ha giocato col contagocce e convinto poco, durante il mercato di gennaio ha rischiato seriamente di andarsene. Pradè e Macia avevano individuato lo spagnolo Marcos Alonso come alternativa a Pasqual, accendendo di fatto il semaforo verde per Llama, peraltro abba-

stanza richiesto (soprattutto dal Siena). Invece, all’ultimo momento, il Bolton non ha ceduto alla proposta della Fiorentina e allora i manager viola hanno procrastinato l’operazione Alonso al prossimo giugno, quando il giocatore iberico sbarcherà a Firenze a zero euro. Llama potrebbe esse-

re schierato al posto di Romulo, anche perché come caratteristiche non è molto distante dal brasiliano. Sarebbe un azzardo, è vero, perché Romulo quando è stato impiegato si è sempre comportato discretamente, ma se Montella vedesse Llama più pimpante non esiterebbe a scommettere su di lui.

Resta solo un grande rammarico: un centrocampo di chachemire come Borja Valero, Pizarro e Aquilani avrebbe creato molti problemi a Conte. A parziale consolazione, possiamo dire che in un confronto così delicato, un operaio specializzato in più forse farà più comodo un buon architetto...

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STORIA VIOLA

24 O SU 2RE 4!

TUTTE LE NOTIZIE VIOLA

Caso Berbatov e non solo: così si è rotto ogni rapporto tra Fiorentina e Juventus

di Francesca Bandinelli

A

lla fine è tutta questione di stile. Da una parte lo stile di chi, sotto traccia, aveva lavorato per provare a convincere Cesare Prandelli ad abbracciare il progetto bianconero, dall’altra quello di chi invece, sotto traccia al massimo è abituato a condurre operazioni di mercato sì, ma per convincere giocatori. Da una tregua armata, si è passati ad una sorta di prima linea. Specie dopo il... tentato ratto di Dimitar Berbatov. Il bignami della storia degli ultimi anni di Fiorentina e Juventus racconta anche questo. Tanto che ad essersi indispettito è stato addirittura il patron, Andrea Della Valle. Nessun contatto con la dirigenza bianconera: questo è stato l’ordine dato agli uomini mercato viola. Sì, perché in fondo quanto accaduto ad agosto con l’attaccante bulgaro ha del surreale. Berbatov non è stato il re dell’eleganza e della correttezza, ma i bianconeri, al di là delle dichiarazioni di circostanza, non hanno scherzato. IL RATTO IN AEROPORTO. Dimitar era già a Monaco, in attesa del volo (pagato dalla società viola) per Firenze, quando emissari del club di Corso Ferraris si sono palesati. Per la seconda volta. Il resto lo avevano già fatto per tutta l’estate con Stevan

Cara Signora, alla fine è tutta una questione di stile

Jovetic. Continui sussurri, proposte, contatti con il manager, Fali Ramadani. Alla fine, il più confuso era proprio Jo-Jo, conteso come il più prezioso dei gioielli. Per un attimo, è sembrato di tornare indietro di vent’anni, quando Baggio fu ceduto alla Juve scatenando una vera e propria rivolta popolare. Ad impedirlo, stavolta, sono stati i Della Valle. Prima le parole a Stevan di Andrea, poi i massicci interventi sul fronte del mercato, a surrogare l’importanza del progetto viola, infine quella parola

‘mai’ che quando c’è la Juventus di mezzo inorgoglisce una città intera. NESSUN PASSO INDIETRO. Non se n’è fatto niente nemmeno dei rumors di mercato. Fabio Quagliarella e Alessandro Matri piacevano eccome, ma il dicktat imposto non ha permesso deroghe. Questione di rispetto e pure di onore. Anche perché certi sgarbi, a distanza di mesi, non sono stati digeriti da nessuno. Daniele Pradè non ha fatto sconti a nessuno né ne farà. Cosa accadrà se, a giugno, i bianconeri

dovessero tornare a farsi avanti per Stevan Jovetic? La Fiorentina, nel caso in cui Stevan chiedesse di essere ceduto, farebbe di tutto, come accaduto per Luca Toni in passato, per favorire la sua cessione ad un club estero. Difficile che un club italiano, pure la Juventus, possa disporre di una liquidità di almeno trentacinque milioni di euro. Anche per questo in casa viola si è studiata quella clausola rescissoria a salire della quale i manager del montenegrino e i dirigenti viola torneranno a parlare nelle prossime settimane. Impossibile mettere, nero su bianco, su un contratto la preclusione al passaggio in un club, ma gli stratagemmi di certo non mancano. QUESTIONE DI ELEGANZA. Ai dirigenti viola non è andato giù nemmeno quel giro di campo provocatorio fatto da Andrea Agnelli la notte della gara d’andata al Franchi, così come la polemica portata avanti dai bianconeri sulla dislocazione, in quella circostanza, del tecnico juventino Antonio Conte,

ancora alle prese con la squalifica per Scommessopoli. Fecero di tutto per far sembrare il Franchi una trincea di guerra, senza ovviamente vedersi prestato il fianco. Adesso tocca ai viola - che dal canto loro hanno dimostrato

di saper andare oltre le rivalità di sempre anche in occasione della consegna del cartellino viola a Gianluigi Buffon - chiudere i conti. Costruendo una nuova impresa. Come quel 2 marzo 2008.

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24 O SU 2RE 4!

Il grande ex bianconero anticipa la grande sfida parlando di Conte, Montella, Jovetic, Pizarro

FRANCO CAUSIO:

Così la Fiorentina può fare male alla Juventus di TOMMASO MATTEI

E

ccoci alla sfida che in tanti se non tutti aspettano di anno in anno, quella con la Juventus, quella che per molti è ‘La Partita’. Una gara da sempre al limite, una gara che per Firenze ha quel sapore particolare. Fiorentina-Juventus (o in questo caso Juventus-Fiorentina), storia di una grande rivalità, che trova radici lontane nel tempo e che venne acuita nell’ultima gior-

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nata del campionato 1981-82, quando Juventus e Fiorentina si giocavano lo scudetto rispettivamente a Catanzaro e Cagliari. La Vecchia Signora riuscì a battere i giallorossi grazie ad un rigore trasformato da Brady, mentre la Fiorentina pareggiò sul suolo sardo, anche a causa di un gol annullato a Ciccio Graziani negli ultimi minuti. Il tricolore finì sulla maglia della Juventus, accendendo

un fuoco di polemiche sul potere politico dei bianconeri. Nel mezzo l’affare-Baggio, le tante polemiche di ogni gara, le vicissitudini prandelliane fino ad arrivare al recentissimo caso Berbatov. All’andata la Fiorentina mise in seria difficoltà i bianconeri, tra poco le due squadre si troveranno di fronte in una gara che come sempre non sarà come le altre. Il Brivido Sportivo racconta Juventus-Fioren-


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L'esclusiva

tina attraverso le parole del ‘Barone’, Franco Causio, un grande ex bianconero che vede in Pizarro l’uomo chiave della squadra viola e nel corteggiato Jovetic, un pericolo in più per la Juve. Causio all’andata la Fiorentina mise sotto la Juve, a Torino cambieranno le cose? «Io credo che siamo di fronte a due grandi squadre, che stanno facendo benissimo. La Fiorentina andrà a Torino per giocarsela, non è una squadra che gioca per difendere anche perché se lo facesse proprio contro la Juve perderebbe di sicuro. Sarà una bella partita, aperta e dove tutte e due le squadre potranno fare male all’altra». Montella-Conte, una sfida nella sfida fra due allenatori giovani, vincenti ma tanto diversi tra loro. «È il nuovo che avanza, mi piacciono entrambi. Conte ha già vinto mentre Montella è sulla strada giusta per

farlo. A Catania ha dimostrato così come a Firenze che ci sa fare. Sta facendo vedere grandi cose. Conte ha più esperienza, ma Montella vedrete che

condizionato. Anzi, se davvero la Juve lo ha cercato, vorrà fare ancora meglio di come fa abitualmente. Non capisco perché dovrebbe farsi prendere dall’e-

«Dipenderà tutto da un giocatore, David Pizarro. Lo conosco dai tempi di Udine, è un giocatore incredibile e Montella ha fatto bene a portarlo a Firenze. Se

può davvero succedere di tutto. E poi Jovetic dovrà dare quel qualcosa in più». Il suo Juventus-Fiorentina? «Quando giocavo io

farà molto bene». Sarà la partita di Jovetic, considerate anche le tante voci di mercato? «Non credo che sarà

mozione, avrà sicuramente più voglia di mettersi in mostra». Dove si potrà decidere il match?

lui sta bene la Fiorentina potrà solo guadagnarci. Con il centrocampo che ha la Fiorentina insieme a Pizarro

c’era meno rivalità, io sono sempre stato bene a Firenze. Mi piace la città, sono stato sempre trattato bene dai fio-

rentini e a Coverciano mi sento a casa». La partita di Champions League che la Juve giocherà martedì contro il Celtic, potrà pesare a livello psicologico in casa bianconera? «Questo non lo so ma posso dire che ho visto una Juve determinata, una Juve che nonostante le assenze ha messo sotto il Chievo, ha risposto subito al Napoli, dunque anche di testa vuol dire che sta bene. Poi aveva anche tante assenze, da Chiellini a Vucinic, e sicuramente il ritorno di Pirlo ha significato tanto. Mi aspettavo di trovare una Juve diversa dopo le recenti brutte prestazioni, trovarla un po’ in difficoltà e invece l’ho trovata bella tonica. In vista dei viola non so ancora chi recupererà e chi no, ma di certo la testa prima sarà tutta alla sfida con la Fiorentina».

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Pizarro e Pirlo:

i signori del gioco, Juve-Fiorentina ai loro piedi di AlessaNDRO Latini

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soprattutto nel momento in cui è assente. Nelle ultime settimane (quando Pizarro non è stato in campo) la Fiorentina ha comunque giocato le proprie partite ed ha proposto calcio, ma talvolta è mancato il tempo di gioco giusto per rendere più ficcante la manovra offensiva. Le sue geometrie innescano la quasi totalità degli schemi di Montella, che alla vigilia della trasferta di Catania si è lasciato andare ad una battuta che nasconde una grande verità: «Pizarro non volevo prenderlo in estate, perché sapevo che quando sarebbe mancato la squadra non ne avrebbe potuto fare a meno…». Battute a parte, rimane netta la sensazione che diversi compagni di squadra abbiano bisogno del ‘Pek’ per rendere al meglio. In primis Gonzalo Rodriguez, il regista arretrato della manovra viola. Il primo sguardo, nel momento in cui ha il pallone fra i piedi, è per vedere se il cileno è in grado di ricevere il pallone. Quando alza la testa e non lo trova in campo i problemi aumentano di colpo. E poi tutti gli altri. Da Borja Valero agli esterni, le giocate di Pizarro valorizzano anche quelle dei compagni di squadra. Giocate anche semplici e spesso ripetitive, ma fatte talmente veloci e precise da risultare praticamente devastanti per gli avversari.

ccade tutto lì, nel cerchio di centrocampo. La sottile linea di confine che separa la vittoria dalla sconfitta è rappresentata dal fosforo e dalle geometrie di chi gioca in quella zona del campo. E per determinare il risultato di una partita devi essere particolarmente bravo. Se ti chiami di nome David e sulle spalle hai scritto Pizarro o se rispondi al nome di Andrea e sei conosciuto nel mondo come Pirlo, sei sulla buona strada per incidere pesantemente sul risultato. Juventus-Fiorentina è soprattutto questo, la sfida tra i due più grandi registi del nostro campionato. Uno spettacolo per i tifosi, libidine pura per chi studia la tattica e si nutre di numeri e schemi. La sfida regala - ci mancherebbe altro - una serie infinita di spunti, ma quello che ci affascina di più è senz’altro il duello fra i cervelli delle due squadre. NO ‘PEK’ NO PARTY. La Fiorentina è totalmente dipendente dal ‘Pek’. Per una volta non ci avvaliamo nemmeno dei numeri (che parlano chiaro e confermano la nostra tesi) perché l’affermazione è supportata dall’evidenza. La presenza in campo del cileno si fa sentire (sarà un caso che come il cileno ha ripreso il suo posto in mezzo al campo, la squadra di Montella ha ritrovato la vittoria?), FRA I TOP AL MONma come ogni cosa indi- DO. E dall’altra parte ci spensabile si fa notare sarà Andrea Pirlo, il gio-

catore italiano più completo in questo momento. La fortissima rosa della Juventus ha permesso a Conte di ovviare a qualche assenza del suo regista con innesti di prima qualità e, dati alla mano, viene naturale affermare che Pirlo per la Juventus non è fondamentale come lo è Pizarro per la Fiorentina. Un paradosso? F o r se sì, p e rché stiam o p a rlando di uno dei giocatori più forti al mondo, ma in questo momento il peso specifico dei due nelle rispettive squadre è diverso. Ciò nonostante, Pirlo rimane il pericolo numero uno per la Fiorentina. Riuscire a fermare lui vorrebbe dire portare a casa la partita. I due, inoltre, sono determinanti anche in fase di non possesso. Pizarro è il giocatore che ha recuperato più palloni nel girone d’andata e Pirlo lo segue a ruota. La grandezza di questi due giocatori sta anche in questo. Entrambi del 1979 (l’annata dev’essere stata particolarmente prolifica), si portano sulle spalle il peso dell’esperienza. Per tutti questi motivi non c’è Vucinic o Jovetic che

tenga, Juventus-Fiorentina è la loro partita. Le geometrie, per una volta, hanno la meglio sul fiuto del gol.

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Il CONFRONTO

24 O SU 2RE 4!

Entrambi nati a Fiesole e tifosi della Fiorentina, il difensore però ha scelto gli euro tedeschi e la Juve di Andrea Giannattasio

I

l paese di nascita, Fiesole, li accomuna. Il tifo viola, vissuto per anni da ragazzi sui freddi gradoni della curva, a cantare e a prendersi sole, acqua e gelo, pure. Ma per Emiliano Viviano ed Andrea Barzagli il rapporto con la Fiorentina e la mitica maglia viola è stato vissuto in carriera in modo letteralmente opposto. L’esempio più eclatante, e forse per questo più romantico e bello, è quello recente di cui si è reso protagonista l’attuale portierone viola: Viviano infatti ha scelto di tornare a vestire la maglia della propria squadra del cuore dopo lunghi anni di separazione, vissuti però con il costante desiderio di poter diventare un giorno il degno successore dei vari Albertosi, Sarti, Galli, Toldo e Frey. Una decisione sofferta - data la difficoltà della trattativa che nella scorsa estate ha sancito il suo definitivo ritorno in viola - che ha comportato peraltro un notevole sacrificio economico per il giocatore: non più tardi di sei mesi fa non erano poche le pretendenti per Viviano, così come altrettanto importanti erano state le offerte in termini di denaro rivolte al numero uno gigliato, la più importante delle quali era stata forse quella del Tottenham di Villas-Boas,

Viviano e Barzagli, due modi diversi di vivere l’amore viola

che aveva offerto a Viviano un sontuoso contratto, con cifre nettamente superiori a quelle percepite attualmente in viola. La risposta di Viviano, però, fu un secco ed incontrovertibile “no”. Al cuore non si comanda – ci tenne a precisare il portiere nel giorno della sua presentazione a Moena - e a costo di rimetterci sotto l’aspetto economico, Viviano decise di accettare un’offerta palesemente più bassa pur di tornare ad indossare sulle spalle il colore più importan-

te, quello sotto il quale è cresciuto ed ha potuto sognare: il viola. Totalmente diverso, invece, è il comportamento che il fiesolano Andrea Barzagli ha tenuto ormai cinque anni fa nei confronti della Fiorentina: dopo essere cresciuto nella Rondinella ed aver passato l’intera infanzia da tifoso tra gli spalti del Franchi, le strade del difensore e di Firenze si separarono inevitabilmente nel 2000, quando il giocatore accettò l’offerta della Pistoiese ed iniziò la sua

scalata verso la serie A. L’opportunità, però, di poter riabbracciare la propria città e la propria squadra del cuore si manifestò casualmente nel maggio 2008, quando a Barzagli - ormai alle strette con il Palermo e deciso a cambiare aria per dare una svolta alla propria carriera - si presentò sul piatto un’offerta (peraltro assai allettante) della ‘sua’ Fiorentina. L’affare sembrava ormai in dirittura d’arrivo quando però, direttamente a Coverciano (dove Barzagli

stava preparando con la Nazionale l’Europeo in Austria e Svizzera), si inserì con prepotenza l’ambizioso Wolfsburg, che con una proposta economica nettamente maggiore sia per il Palermo che soprattutto, per il giocatore riuscì a trovare l’accordo con il difensore che non si peritò di rinnegare la fede viola pur di firmare un contratto a cifre iperboliche. I tre milioni netti a stagione, in quella circostanza, furono per Barzagli ben più importanti del cuore

e del tifo e spianarono la strada verso la definitiva scelta tedesca. Due atteggiamenti, pertanto, nettamente diversi. Due modi davvero opposti di vivere l’amore per la maglia viola. Da una parte c’è l’ambizioso Barzagli, ex campione del mondo, che dopo la parentesi tedesca è tornato in Italia e si è accasato alla Juventus, dove sta vivendo una seconda giovinezza (e di questo gliene va dato atto) e dove è diventato (da fiorentino) uno dei perni della difesa bianconera, centrando l’obiettivo di dimostrare di essere ancora un protagonista del calcio italiano. Dall’altra, invece, Viviano che, nonostante un periodo di appannamento vissuto nel corso di questo campionato, non ha mai perso la fiducia e l’affetto viscerale di Firenze: e da questo punto di vista, Viviano ha raggiunto il suo obiettivo. Il concetto, alla luce dei fatti, è semplice: è solo questione di obiettivi.

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Il Brivido Sportivo - Mercoledì 6 febbraio 2013

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I precedenti in casa della Juve sono negativi per la Fiorentina che ha vinto solo 6 volte

Quello scudetto conquistato a Torino con Pesaola di Ruben lopes pegna

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a vinto sei volte appena la Fiorentina sul campo della Juventus. Poche davvero e mai comunque al Delle Alpi o allo Juventus Stadium (in cui ha giocato peraltro una sola volta) ricostruito sulle sue ceneri. Dei successi gigliati all’ombra della Mole, tutti di per sé stupendi, uno, però, ha un valore maggiore rispetto agli altri ed è quello conseguito 44 anni or sono. Quel successo, infatti, regalò alla Fiorentina il secondo e per ora ultimo scudetto della sua storia. L’11 maggio 1969 i viola di Pesaola giocano a Torino alla penultima giornata di campionato. Sono in testa alla classifica con un punto di vantaggio sul Milan che, però, ha al suo attivo una gara in più. Il giorno pri-

ma ha, infatti, pareggiato a San Siro con il Napoli per 0-0, davanti a diversi supporter gigliati che tifavano per i partenopei, guidati in panchina da Beppe Chiappella, il tecnico che aveva forgiato la Fiorentina di Pesaola. Alla luce di questo risultato ora così la squadra viola se batte la Juve si laurea campione d’Italia con una giornata d’anticipo. E coronerebbe il suo sogno e quello di un’intera città sul campo della rivale di sempre. Pesaola quel giorno al vecchio Comunale, l’attuale Olimpico (lo stadio dove gioca il Torino), davanti a quasi 15.000 tifosi viola manda in campo la seguente formazione: Superchi; Rogora, Mancin; Esposito, Ferrante, Brizi; Chiarugi, Merlo, Maraschi, De Sisti, Amarildo. Questi undici giocatori oltre a Rizzo che prende-

rà nel finale il posto di Amarildo entreranno di diritto nella storia della Fiorentina. La partita è equilibrata nel corso del primo tempo. Poi nella ripresa i viola si scatenano. Segna prima Chiarugi dopo tre minuti. Poi al

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24’ raddoppia Maraschi. Sugli spalti inizia la festa dei tifosi gigliati. Le bandiere della Fiorentina sventolano ovunque, in curva, in tribuna e negli altri settori dello stadio. La gente piange di commozione nei minuti finali

della partita. Poi quando l’arbitro Concetto Lo Bello di Siracusa fischia il termine dell’incontro i giocatori in campo danno sfogo alla loro gioia e al loro entusiasmo. Saltano impazziti, si abbracciano. E portano in trionfo

l’allenatore Bruno Pesaola, detto il ‘Petisso’ (il piccoletto in spagnolo), argentino di nascita ma napoletano di adozione. E intanto a Firenze i tifosi si riversano in massa per le strade per festeggiare la conquista di questo scudetto davvero inaspettato. Ci sono caroselli di macchine e motorini ovunque, sui viali, nel centro storico e al piazzale Michelangelo. Ma alle 19 la città si ferma. La gente è tutta davanti al televisore per vedere in bianco e nero la cronaca registrata del secondo tempo della partita di Torino (allora non c’erano le dirette su Sky o su altre emittenti e ci si doveva arrangiare così). Poi in serata riprendono le manifestazioni di giubilo e i festeggiamenti che andranno avanti ancora per parecchi giorni.


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Il Brivido Sportivo - Mercoledì 6 febbraio 2013

i'nonno pilade

Robocoppe forse lo paracadutan diretto ‘n campo co’ gobbi

A

llora gli era proprio i’gennaio! I’mese delle streghe con Eupalla scatenao a facci e dispetti. E gli arria febbraio e si torna a i’normale: 2-0 a i’Parma, gli attaccanti e marcano ‘n coppiola e la crassifiha e la si move anche perché quegli artri e un ci hanno miha gli stivale delle sette leghe! Se s’era fatto tutti e punti che ci spettaano ‘n questo 2013 e s’era ‘nsieme alla banda di’ cinepanettonaro a da’ noia a’ gobbi! Strafarcioni ne tocca da Beppe a Siena, la banda dello spazzaturaio le fa’ rifiatare i’gormitaio, e’ giallozzozzi poi e un se ne parli e si fanno asfarta’ da Cellino ‘n casa dopo aegni rubao tre punti all’andaa senza giohare e buttan fori anche i’poero boemo che letiha con tutti e poi e lo piglia ‘n tasca sempre lui. ‘Nsomma e basta rivincine una e siam lì, sempre a tocco d’Europa e, se s’infila i’ filotto bono come all’andaa, anche di quella che conta… Però sabato (perché e ci tocca a gioha’ sabato alle sei accidenti alle televisioni e chi l’ha ‘nventae, anche se, senza, e bisognerebbe che a i’ nonno e gnene raccontas-

sero)... sabato e diceo e si va a fa’ visita a gobbi, nello stadio novo, quello da quaranta euri pe’ gli ospiti! E li dean tratta’ bene! O che gni porteranno anche i’caffè e le briosce? Oddio pe’ quaranta euro e potrebben anche passa’ la cena! ‘Nvece ho paura che

quila pe’ qui’ vaffa all’arbitro che gni è costao caro, un ci sarà Momo, perché i’Mali gli ha vinto a’ rigori e gli è rimasto ‘n Sud Africa un’antra settimana e un ci sarà nemmen Migliaccio che gli è stao l’uniho ammonio domeniha, proprio pe’ fagni sarta’ e’

gni dian sortanto dimorto diaccio. E basta che i’ diaccio e un sia ‘n campo, anzi che un be’ cardo e gni si faccia noi, da fagni frizza’ dreo e girar i’capo, e ci ho ancora di traverso que’ cinque go’! Un ci sarà l’A-

gobbi. Però quegli artri e ci son tutti. Robocoppe forse, perché e deve anda’ a gioha’ ‘n Nazionale, ‘n Colombia, e torna la vigilia, anzi forse lo paracadutan diretto ‘n campo per non esse’ preso ni’ casino

di’ traffio. Questa la un ci volea perché Robocoppe gli è mezz’attacco, ma tanto lui un n’è miha umano, e gni fa una smania i gette legghe, e scende, e mette i’ turbo… o piglialo. Toni e Jo-Jo e son tornati a i’go’ e dovrebbe esse’ di bon auspicio, quando e si comincia e si seguita. E s’è visto anche Larrondo. Oddio, e s’è visto… e s’è ‘ntravisto, un quarto d’ora, e l’ha fatto un par di scosci senza tocca’ boccia, però alla fine se Elamme e gni passaa la palla ‘nvece di tira’ da do’ un si tira e potea fa’ go’. ‘Nsomma un sospirone e s’è tirao, un po’ d’animo gli è tornao, bene e s’è giohao, ma come sempre… gobbi a noi, con voi tutto e vale doppio. Eupalla e gli è ‘n debito forte, gli arbitri un se ne parli, ma, quando e si gioha con voi, spera’ quarcosa da que’ figuri gli è da sognatori dell’impossibile. E ci basta Eupalla che ci renda armeno un pochino di’ che e ci ha preso ‘n questo gennaio schifoso e allora e saranno volatili pe’ diabetici pe’ voi! ‘N questa visione i’ nonno e s’apparta, co’ i su’ amiho fiasco: Forza Violaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaa!

Il pungiglione

Quel risolino dell’allenatore meno simpatico d’Italia

N

on c’è più nemmeno soddisfazione perché son sempre i soliti, ma mandare le api a Torino ormai è una consuetudine, delle volte brontolano: “Ma sempre laggiù, cambiamo…”. Ma come si fa se le puncicate se le meritano sempre i soliti? Questa volta è Antonio Conte che, dopo essere stato eliminato in Coppa Italia dalla Lazio, in una partita dal finale emozionante e rocambolesco, la mette sul sarcastico. È stato squalificato per due giornate per l’invereconda gazzarra che aveva messo su dopo il pareggio casalingo col Genoa e, intervistato sugli episodi di Lazio-Juventus, tenta (in realtà con poco successo) di fare lo spiritoso esaminando tre episodi dubbi (a dir la verità non molto, nei quali ci sembra che l’arbitro abbia sempre deciso bene). Il primo riguarda un intervento di Marchetti su Vucinic lanciato a rete sul quale Conte nega che sia penalty e, anzi, fa finta di invocare l’ammonizione per simulazione per il suo giocatore. Il secondo episodio è in area della Lazio, un contatto che vede volare Klose: “Questo è rigore indiscutibile” dice Conte ridacchiando. L’arbitro non lo ha dato ed ha fatto bene, cosa brontola? Infine l’ultimo riguarda una caduta di Giovinco, sempre in area (e qui Antonio Conte versione ‘neo comico’ ha una battuta buona): “Non c’è niente, Giovinco deve esser caduto per un improvviso calo degli zuccheri”. Insomma, c’è il lancio di un nuovo stile, invece della protesta esagitata a vena del collo gonfia a rischio d’infarto, il risolino sardonico perculeggiante e le battutine retoriche che vorrebbero sottintendere il contrario di quel che si dice. È un modo più pacato di protesta, ma la protesta rimane, ed è ingiustificata, vedendo tutti gli episodi. Quindi per questo frignare continuo da parte di colui al quale, solo avesse un minimo di senso del pudore, lamentarsi dovrebbe essere bandito ora e in futuro le api saranno costrette ad un altro viaggio a Torino, dove potranno scatenarsi sull’allenatore meno simpatico d’Italia.

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Il Brivido Sportivo - Mercoledì 6 febbraio 2013

L'EVENTO

Il nuovo motto del Brivido: NON PERDETELO! di MICHELA LANZA

D

opo oltre 30 anni di attesa, dopo l’inimitabile e indimenticabile ‘Meglio secondi che ladri’ creato dall’amato Paolo Melani in seguito allo scudetto mancato del lontano 1982, il Brivido Sportivo, il settimanale di critica e attualità sportiva più noto e popolare tra i tifosi viola, a pochi giorni dalla sfida dello Juventus Stadium, ha deciso di uscire con l’adesivo del nuovo imperdibile slogan: ‘Leoni sempre, Agnelli mai’. L idea di

tornare sulla scena con un nuovo motto è nata in seguito ai nuovi dissapori nati tra Juventus e Fiorentina prima con l’ammiccamento sottotraccia a Prandelli (ormai passato, ma sempre vivo nella mente dei fiorentini), poi con la corte a Jovetic, infine – ma goccia che ha fatto traboccare copyright © Brivido Sportivo il vaso – con il casoBerbatov che, in estate, ha fatto realmente arrabbiare perfino un gentiluomo come Andrea Della Valle tanto da spingerlo a chiedere ai suoi uomini mercato di non parlare più con la società Juventus. Insomma, un adesivo in stile Brivido, ironico e simpatico, non poteva

mancare a rappresentare queste nuove diatribe tra viola e bianconeri. Così, domenica 3 febbraio, in occasione di Fiorentina-Parma, c è stata una prima distribuzione dell'adesivo che è letteralmente andato a ruba. Ma chi non l’avesse ancora trovato, sappia che replicheremo domenica 17 febbraio in occasione di Fiorentina-Inter. Verrà distribuito di nuovo e sarà facile trovarlo: basta individuare, in prossimità dei luoghi di ritrovo dei tifosi viola prima di un match al Franchi, le nostre bellissime Brividine e chiedere loro una copia del Brivido Sportivo e un adesivo

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col nuovo slogan, da collezionare, da mostrare, da attaccare. E per tutti coloro che ne sono già in possesso e partiranno sabato per

Torino (direzione Ju- un po' di fortuna agli ventus Stadium) l'idea uomini di Montella a è quella di portarse- casa-Agnelli. lo in trasferta come compagno di viaggio... chissà che non porti

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Intervista al responsabile degli ULK, formazione neoiscritta al campionato di calcio a 7 girone Russia

Bausi: “Giochiamo sempre per vincere. Obiettivo, arrivare a ridosso del quarto posto” di Nicola Cecconi

nei programmi però, visto come sono andate le cose, direi di si e credo che questa sia la filosofia che adotteremo per il resto del campionato. Noi siamo sempre scesi in campo per vincere, anche se spesso non ci siamo riusciti. Ripeto, siamo una squadra nuova, giovane e che deve ancora completare la sua fase di ‘assemblaggio’». Siete al primo anno con Midland:

D

aniele, la vostra giovane formazione sta vivendo momenti di alti e bassi in campionato. Come vede il prosieguo del torneo? Vi siete posti un obiettivo? «Essendo una formazione giovane e nuova prevediamo un’ascesa per il prosieguo del campionato e come obiettivo ci siamo prefissati di arrivare nelle seconde quattro. Sarebbe buono come inizio». Il nome Ulk ci fa pensare a qualche strana creatura verde, c’è un nesso oppure ha altre motivazioni? «Molti hanno pensato a quel personaggio ma in realtà il nome proviene da un sogno fatto da uno dei calciatori e non ha nessuna attinenza con il supereroe». Attualmente avete fatto 34 gol e ne avete subiti 37, siete abbastanza in media ma sicuramente Cicalini è fondamentale per il vostro gruppo come terminale offensivo. È lui il bomber della squadra? «Cicalini è stata sicuramente la sorpresa di questa formazione e, visti i risultati ottenuti fino ad adesso, posso dire che, si,

metti a

è fondamentale, ma anche Lumia e Del Vecchio non sono da meno. Con caratteristiche diverse, ma fondamentali. Il reparto d’attacco è sicuramente ben fornito». Avete solo 4 punti in Coppa Disciplina, un dato che fa onore ad una neo iscritta. Quali sono i principi fondamentali con cui scendete in campo? «Non avrei mai accettato di essere responsabile di una squadra che

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e la simpatia dei gestori e dei suoi collaboratori unite all’efficienza dei delegati sui campi hanno fatto si che non avessimo avuto dubbi su chi scegliere e dove andare. Un suggerimento? Migliorare la selezione arbitrale che in questi anni ho notato essere sempre più imprecisa nelle scelte da prendere in campo».

gioca solo per fare falli e provocare o creare malumori. Il fair play è alla base di tutto e di questo i ragazzi ne sono consapevoli. La voglia di giocare prevale su tutto». Siete l’unica squadra del girone RUSSIA a non aver mai pareggiato in campionato. Della serie ‘tutti all’attacco tanto un punto non ci cambia la vita’? «Non era certamente

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come avete trovato i nostri campionati? Avete suggerimenti? «Non siete la sola società ad organizzare tornei e campionati e quindi avremmo potuto sceglierne anche un’altra, ma la mia personale esperienza con voi ha fatto si che la scelta cadesse sulla Midland proprio per la buona gestione e sempre convincente organizzazione nel preparare i campionati. La serietà

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Il Brivido Sportivo - Mercoledì 6 febbraio 2013

calcio toscana

C5 FEMMINILE:

tre titoli assegnati con un turno d’anticipo di Steto

te sigillato il titolo grazie al successo (7 giorni prima) sul Prato Nord. Queste due formazioni parteciperanno alla Top League, mentre in Golden League

A

d una giornata dal termine dei 4 gironi del C5 femminile sono 3 le formazioni che hanno conquistato la vittoria nei propri raggruppamenti: Ece Plast (A), CF Pelletterie (C) e Club Sportivo FI (D). Grande soddisfazione anche per il Calcio Toscana, in quanto Ece Plast e Club Sportivo FI risultano iscritte per la nostra società. Ecco, girone per girone, la situazione alla penultima di campionato. Girone A - Mercoledì scorso l’Ece Plast ha conquistato la vittoria del campionato, anche se le ragazze di Gianluigi Benini avevano ipotecato il successo con la precedente vittoria sulle rivali del Forever Gogo (sconfitte per 5-3). Queste due formazioni si sono garantite l’accesso alla Top League, mentre parteciperanno alla Golden League USD FCG Floria 2000 e FC Athena che staccano abbastanza nettamente le ultime tre squadre (Ci Si Gi, Ellepi e Sagittae F.T.), che invece andranno a disputare la Silver League. Girone B - La sconfitta a tavolino del Jolly Ferruccia - Europiante Quarrata nel big match contro l’ASD Firenze 2008 mantiene viva la lotta per la vittoria del campionato: il Jolly Ferruccia - Europiante

Quarrata (30 punti) ha ora tre lunghezze di vantaggio proprio sull’ASD Firenze 2008 che però si trova in vantaggio negli scontri diretti. Già definite invece le griglie per la partecipazione alle Fasi Finali: Jolly Ferruccia - Europiante Quarrata, ASD Firenze 2008 ed Outsiders in Top League, Non Piangere T e Smartists in Golden League, mentre accedono alla Silver League Lastrigiana e Mix Team. Girone C - È giunta martedì 29 gennaio la vittoria del campionato per il CF Pelletterie (24 punti), anche se la capolista aveva praticamen-

andrà il Firenze C5 Cral Ataf ed una fra PGS Torregalli B e Lady Mattagnanese: quella che finirà col peggior piazzamento in classifica par-

teciperà alla Silver League assieme (salvo un’incredibile concomitanza di risultati nell’ultima giornata) a Le Morelline. Girone D - Grande giornata per il Calcio Toscana quella di mercoledì 30 gennaio: oltre all’Ece Plast, ha festeggiato la vittoria del campionato anche il Club Sportivo

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Segue dalla prima prio a Firenze conquistare a suon di gol la Scarpa d’oro. Insomma, la Fiorentina si è ritrovata, esattamente il giorno in cui aveva bisogno di una scintilla di entusiasmo. Anche perché adesso ci saranno i giorni necessari per riorganizzare le truppe e andare a cercare un’impresa a Torino. Inutile nasconderlo: affrontare la Juve in questa situazione fisica e psicologica permette ai giocatori viola di poter davvero fare qualcosa di importante. La battaglia delle battaglie contro la Juve e i suoi metodi si porta dietro la rabbia per il caso-Jovetic in estate e poi per il caso-Berbatov, che hanno provocato una rottura fra i fratelli Della Valle e l’intero gruppo Fiat. Cosa che costituisce un’ulteriore molla per immaginare e costruire un grande evento. Finalmente torna la vera Juventus-Fiorentina, gara nelle gare che può dare alla squadra viola e ai suoi tifosi la possibilità di sognare e di riuscire a realizzare una doppia impresa, ovvero battere i bianconeri di Antonio Conte e levargli un pezzettino di scudetto e nel contempo rilanciarsi e cercare di inseguire ancora quell’altra prospettiva piena di sogni, cioè tornare prima possibile in Champions League. È chiaro per riuscirci la Fiorentina non ha solo bisogno di giocare bene, non solo dell’apporto di quei due-tremila tifosi che la seguiranno a Torino. Ha bisogno anche, più che mai, di quella polvere magica che, per fortuna, spesso si è posata sulle spalle degli uomini di Montella permettendo loro di realizzare non solo grandi partite ma anche autentiche imprese. Nessuno deve dimenticare la gara d’andata, quando la Juve a Firenze non solo soffrì ma fu pure costretta a stare in un angolo, a tenere alta la guardia rischiando il colpo da ko. Quella lezione probabilmente obbligherà i bianconeri a non rischiare più di tanto. La Fiorentina comunque ha bisogno anche del suo uomo migliore, Jovetic, riapparso contro il Parma. Ma non basta: JoJo deve dare ancora di più, deve tornare ad essere l’arbitro dei risultati della squadra viola. A partire proprio dal match con la Signora.

Fuorigioco di MICHELA LANZA

P

assano i commissari tecnici, passano gli anni, passano le mode, ma la Nazionale rimane e rimarrà sempre una sorta di ItalJuve. Questa sera gli Azzurri di Cesare Prandelli scenderanno in campo ad Amsterdam in occasione dell’amichevole che li vedrà di fronte all’Olanda e lui, il ct dell’etica morale, ha convocato ben 6 juventini (diventati poi 5 in virtù del forfait di Giovinco) e 5 milanisti. Sono proprio bianconeri e rossoneri, infatti, quelli che si contendono il podio dei ‘più gettonati in Nazionale’ e fanno a gara a

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In azzurro è sempre Italjuve

chi conta più giocatori prestati alla maglia azzurra. Certo, il Milan di Berlusconi con l’acquisto di Balotelli ha fatto un notevole balzo in avanti nelle simpatie popolari, visto che offre al ct un attacco da sogno (che nei prossimi mesi roderà) formato da un duo esplosivo (e pure molto giovane) come Super Mario ed il Faraone El Shaarawy, supportato da una ‘riserva’ di tutto rispetto come Pazzini. E infatti, entrambi sono stati convocati per l’amichevole olandese (insieme agli altri rossoneri Abate, Nocerino e Montolivo). Dall’altra parte, però, c’è sempre la colonia juventina che, al netto

di squalifiche e infortuni, la farebbe ancora da padrona. I bianconeri convocati sono Buffon, Barzagli, Pirlo, Peluso, Giaccherini e Giovinco, con quest’ultimo che ha risposto alla chiamata di Prandelli ma che già lunedì dopo pranzo è stato costretto a lasciare Coverciano a causa di una forte contusione rimediata il giorno prima durante Chievo-Juventus (e questa volta, da Firenze, Cesare aveva tutto il benestare a convocarne pure di più: fosse mai che si stanchino in vista di sabato…). Mancano alla lista Bonucci (‘lasciato fuori’ dal codice etico voluto da Prandelli, a causa degli at-

teggiamenti antisportivi tenuti la settimana precedente in occasione di Juventus-Genoa: stavolta capirà per un attimo quello che ha provato Criscito a guardarsi dalla televisione un intero Europeo), Chiellini e Marchisio (infortunati) e un attaccante a scelta tra Matri e Quagliarella: entrambi convocabili, ma lasciati a casa per scelta tecnica. Insomma, l’Italia parla ancora bianconero e se è vero che non c’è niente da eccepire o da ridire sulla chiamata in azzurro di Buffon (il miglior portiere del mondo), Barzagli (miglior difensore italiano), Pirlo (il miglior giocatore italiano e uno dei migliori

al mondo), e perché no anche di Giovinco (ha dimostrato anche in bianconero le sue qualità), qualcuno potrebbe aver da ridire sulle chiamate dei ‘panchinari’ Peluso e Giaccherini: ma Prandelli non aveva detto che avrebbe chiamato i giocatori che trovavano spazio con continuità nella propria squadra di club? Resta il fatto che ogni commissario tecnico fa (giustamente) le sue scelte. E quando le fa (a proposito, non accadrà mai che l’Italia intera sia completamente d’accordo su ogni decisione. Del resto facciamo parte di un Paese dove ci sono 60.000.000 di ct) hanno sempre un senso logico.

Al di là di questo, però, sorge una domanda: ma dei viola? È vero che la Fiorentina è piena zeppa di stranieri. Ed è vero anche che Viviano ha passato un periodo particolarmente sfortunato (infatti Prandelli, che già aveva lasciato a casa Emiliano non portandolo agli Europei ben prima del periodo-no, ha convocato Marchetti meritevole di una stagione alla Buffon), ma Pasqual - tanto per fare un nome - è italiano, veneto per la precisione. Dicono sia vecchio. Per la Nazionale. Per fortuna, non per la Fiorentina! (ha collaborato Duccio Magnelli)


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