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Il Brivido Sportivo STADIO - 25 settembre 2012 di Alessandro Rialti
L’
importante è digerire immediatamente la partita e il risultato di Parma. La gara con la Juventus non permette di avere… niente sullo stomaco. Più di ogni altra cosa la Fiorentina e Montella devono ritrovare il miglior Jovetic. Pure noi siamo rimasti un po’ sorpresi davanti al calo progressivo in campo di Borja Valero e di Pizarro, così come della scomparsa di Cuadrado, ma è il rendimento del campione montenegrino che ha deluso più di ogni altra cosa. Principalmente siamo rimasti male perché Stevan ha alternato a errori tecnici anche quelli di logica. Troppo egoismo come a voler cancellare una prestazione negativa magari con un gol. Ma andiamo oltre perché oggi c’è davvero una partita che può far digerire anche quel successo lasciato al Tardini. E’ vero che non vincere con la Juve può succedere a tutti, ma riuscire a interrompere la loro imbattibilità avrebbe un valore formidabile, un valore doppio. Varrebbe per la classifica, perché tre punti presi con i bianconeri possono diventare un’arma numerica fantastica. E poi c’è ovviamente l’importanza del valore psicologico. Dopo l’amarezza per il successo mancato contro la squadra di Donadoni, arriverebbe un bellissimo regalo e aiuterebbe gli uomini di Montella a partire sereni per San Siro. Dunque a Jovetic
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Fiorentina Juventus
L’editoriale JoJo deve tornare jovetic per riscattare Parma
E VINCERE CONTRO LA JUVE, LA ‘PARTITA DELLE PARTITE’
la possibilità di rimediare a questa sua unica, per ora, brutta gara della nuova stagione, a JoJo la possibilità di cancellare un’estate fatta di voci e sospetti con i bianconeri proprio al centro del mercato e decisi a strappare
Supplemento al n. 32 de Il Brivido Sportivo Direttore responsabile Michela Lanza
il giocatore montenegrino alla Fiorentina. C’è dunque un numero straordinario di motivazioni per essere stasera al Franchi, compresa quella di vedere oltre 40.000 viola pronti a lottare per vincere quella
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che resta la ‘partita delle partite’. Sappiamo benissimo che la squadra bianconera non sta lassù per grazia ricevuta. Conte non è ‘amato’ certo a Firenze, è antipatico, bianconero fino al midollo ma ha
Redazione redazione@brividosportivo.it Grafica e impaginazione Manuela Ranfagni grafica@brividosportivo.it
Stampa Grafiche Cappelli - Sesto F.no Foto La Presse Hanno collaborato Alessandro Rialti, Michela Lanza,
costruito una grande squadra e anche in Europa ha fatto capire di avere potenzialità importanti. Proprio per questo, però, la Fiorentina ha l’obbligo di provare a scalare la cima più difficile da violare. E JoJo deve trovare dentro la forza per dimostrare che il ‘peggiore’ in campo al Tardini può diventare l’arma vincente contro la Juventus. Sarà anche un grande banco di prova per Montella: dopo tante scelte indovinate, contro Donadoni ha lasciato qualche perplessità, parliamo del lancio di Seferovic e della insistenza con cui ha lasciato in campo Cuadrado. Ma sono peccati veniali, oggi Vincenzo avrà davanti a sé da battere a rete, non sarà facile segnare alla Juve, vincere dalla panchina la battaglia con la coppia Carrera-Conte ma è qui che può nascere davvero la stella di un grande allenatore. Alessandro Latini, Ruben Lopes Pegna, Giampiero Tosi, Duccio Magnelli, Luca Capanni, Federico Pettini, Chiara Baglioni
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Il Brivido Sportivo STADIO - 25 settembre 2012 -
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La presentazione di michela lanza
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iamo arrivati al giorno X, alla partita delle partite, che stasera assume un valore ancor più rilevante. Dopo l’umiliazione della passata stagione, dopo lo 0-5 subito al Franchi dalla squadra di Antonio Conte, quest’anno i tifosi della Fiorentina, consapevoli di avere una squadra costruita con un nesso logico, bella ma allo stesso tempo di grande personalità, guidata da un giovane ‘vecchio’ tecnico che non lascia niente al caso, sperano di tornare protagonisti di una sfida che per anni aveva visto la Juventus soccombere a Firenze, prima che i viola si ‘afflosciassero’. COME AI TEMPI D’ORO. Questa sera ci sarà il tutto esaurito, lo stadio sarà colmo e il tifo assordante ed incessante, come ai tempi d’oro. Come quando gli avversari avevano timore a scendere in campo al Franchi, come quando davvero il 12° uomo riusciva a spostare gli equilibri di una partita tra una squadra fortissima (come è quasi sempre stata la Juve) e una squadra talvolta forte e talvolta mediocre (come è stata la Fiorentina nella sua lunga storia). Non importava se in campo ci fossero due squadre di tanto
Da 14 anni la Fiorentina non batte la Juve in casa: stasera ci proverà davanti ad un pubblico da scudetto
ARRIVA LA VECCHIA SIGNORA, CHE SIA DI NUOVO VITTORIA, ADESSO! disparato livello, non importava se era una sfida impari di forza e di potere, perché David ha spesso battuto Golia col cuore, con la grinta, con l’abnegazione, spinto e supportato da un pubblico che è sempre stato da scudetto. Non è stato così, purtroppo, negli ultimi dieci incontri (ricordiamo che la Fiorentina è mancata 2 volte nel massimo campionato perché ha militato in serie C2 e B, mentre nella stagione 2006-07 la grande assente della serie A è stata la Juventus retrocessa in serie B dopo Calciopoli). L’ultima vittoria risale alla stagione 1998-99, quando un immenso Gabriel Batistuta, servito da un delizioso cross dalla sinistra di Lulù Oliveira, saltò
con un tempismo perfetto più in alto di tutti bruciando l’altissimo Tudor e beffando Peruzzi per un gol che fece esplodere di gioia un Franchi primo in classifica. Quella era una grande Fiorentina, era la Viola di Trapattoni che annoverava tra la sue fila gente come Toldo, Torricelli, Heinrich, Repka, Rui Costa, Oliveira, Batistuta, Edmundo. Insomma una squadra tutt’altro che difensivista, ma votata all’attacco che affrontava una signora Juve dove erano presenti giocatori del calibro di Zidane e Davids, Inzaghi e Del Piero, e quel Conte tanto ‘amato’, solo per fare qualche nome. Un gol fantastico, quello del bomber argentino, che consolidò la squadra
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viola in vetta alla classifica dove ci rimase a lungo, diventando addirittura ‘campione d’inverno’, fino a quando non dovette alzare bandiera bianca a causa dell’infortunio di Bati e della partenza di Edmundo per il Carnevale. Ma quella serata del 13 dicembre 1998, rimarrà indelebile nei cuori della gente. Un’atmosfera calda e unica nonostante la gelida temperatura, stadio gremito, pubblico immenso. Una coreografia da brividi sulla schiena, con una curva Fiesole che innalzò un grande ‘1926’ con un giglio in mezzo di colore bianco su sfondo rosso e uno striscione “nasce la storia” e una curva Ferrovia che ‘proseguì’ con un grande ‘1998’
con un giglio in mezzo di colore rosso su sfondo bianco e uno striscione “continua la fede”. Migliaia e migliaia di bandierine rosse e bianche per sottolineare la festa e la supremazia di Firenze. RIPROVIAMOCI STASERA. Da quel giorno sembrano passati secoli, in realtà neanche troppi anni (quattordici), ma un’eternità per chi resta all’asciutto da vittorie eccitanti e gloriose contro la rivale di sempre. E le ultime vicende (Berbatov e la diatriba Della ValleFiat) non hanno fatto altro che accendere ancor più l’ambiente e aumentare l’acredine (sportivo, s’intende) tra le due tifoserie. Astio già solido a causa degli eventi storici che hanno visto
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protagonisti i due club: dallo scudetto ‘rubato’ del 1982 alla finale di Coppa Uefa giocata ad Avellino nel 1990, fino alla cessione di Baggio. E allora è arrivato il momento che la maglia viola torni protagonista, a maggior ragione dopo che neanche nell’epoca Prandelli la tifoseria ha avuto la soddisfazione di battere la Juve al Franchi. Mai in cinque anni. Da quella fantastica vittoria per 1-0 che ormai ci troviamo costretti a ricordare ogni anno prima dell’arrivo dei ‘gobbi’ a Firenze, sono arrivati 6 pareggi e 4 sconfitte. È arrivata l’ora di interrompere la serie negativa e la squadra di Montella ha tutte le carte in regola per provarci, anche se la sua Fiorentina deve iniziare ad essere più cinica in fase offensiva. Ha qualità, personalità, grinta, fantasia e fisicità per mettere in difficoltà la Juventus, una squadra forte, fortissima, la migliore che c’è in Italia. L’unica vera squadra da battere, l’unica vera pretendente allo scudetto (almeno che le energie della Champions non le facciano perdere qualche punticino per strada). CHIAVE TATTICA A CENTROCAMPO, MA… Una squadra tosta, dove spicca un centro-
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campo formato da uomini di grande livello: Pirlo, che con il Chievo ha riposato, non è certo una nostra, né loro scoperta (poi il Milan dovrà spiegarci come ha fatto a pensarlo ‘finito’ e lasciarlo andare proprio alla Juve a parametro zero…) ed è il metronomo del centrocampo, colui dal quale partono tutte le azioni, Vidal è un mastino che corre instancabilmente e (cosa da non sottovalutare) vede la porta e la vede bene (7 reti segnate nel campionato scorso, già 1 in 3 partite quest’anno e pure 1 in Champions a Londra contro il Chelsea), così come Marchisio abile nelle due fasi e negli inserimenti (tanto da essere quasi una punta aggiunta, grazie anche agli attaccanti che gli creano gli spazi giusti e i presupposti per trovarsi spesso in area di rigore dove nella passata stagione, per esempio, ha segnato la bellezza di 9 reti), infine i due esterni Asamoah e Lichtsteiner, ovvero un concentrato di potenza e velocità che come due treni arrotano tutto quello che trovano davanti la propria strada. Sarà una partita che si giocherà a centrocampo, dunque. E visti i due reparti di Fiorentina e Juventus sarà davvero una goduria per gli amanti
del calcio. Certo, loro saranno più ‘cattivi’, lo hanno nel dna e se lo possono permettere grazie ad una classe arbitrale con loro sempre piuttosto clemente, ma i nostri ragazzi non hanno niente da perdere, né da temere. Forse è solo un peccato non poter schierare Aquilani, ma in caso di difficoltà a trovare la via del gol, i viola hanno un’arma in più da inserire a gara in corso che si chiama Toni. Non sarà difficile per lui fare a sportellate con Chiellini… più difficile per Ljajic, che però potrebbe sfruttare la sua abilità tecnica e la sua agilità. Ma meglio andare sul sicuro e puntare ancora una volta tutto su Stevan Jovetic (dopo la scialba prestazione di Parma, dovrà e vorrà riscattarsi), il giocatore che davvero manca alla Juve, quello che avrebbero voluto per far coppia con Vucinic (perché tra lui e Giovinco ci corre un bel po’ di differenza) ma quello che si gode ancora Firenze. RIVINCITA CON DIEGO? E allora, che abbia inizio la rivincita, la festa di Firenze. La città sarà tutta al Franchi a spingere gli undici viola in campo che proveranno ad invertire la tendenza degli ultimi anni. Andrea Della Valle sarà al suo posto, ac-
canto al sindaco Matteo Renzi. I due soffriranno ancora insieme e scalpiteranno ad ogni azione: il primo vorrebbe finalmente festeggiare la prima vittoria contro i bianconeri a Firenze della sua gestione perché vuol vedere l’effetto che fa prendersi tre punti in casa alla faccia del nemico; il secondo vorrebbe aggiungere un punto al suo programma elettorale: “201314, lavorare per il progetto ‘terzo scudetto della Fiorentina’”. Pura ironia, s’intende. È solo un modo per sdrammatizzare
l’attesa. E Diego Della Valle? E se spuntasse in tribuna d’onore anche lui questa sera? Sarebbe bello, bellissimo. Una gioia indescrivibile. La sua presenza se la meriterebbe la squadra, se la meriterebbe Montella, se la meriterebbe Firenze. E se la meriterebbe pure ADV, che ha retto da solo le pressioni dei giorni peggiori. E insieme, i fratelli Tod’s e Firenze, potrebbero continuare la loro battaglia al potere, iniziando dal match contro la Juve di Conte. A proposito, ma lui dove sarà?
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a iniziato il suo percorso calcistico nella Fiorentina, squadra con la quale nel lontano 1995 ha pure esordito in serie A, prima di essere ceduto prematuramente ad appena 19 anni. Poi è diventato uno dei centrocampisti più forti del nostro paese giocando in squadre del calibro di Inter, Roma e Juventus. Con i giallorossi, dei quali era il regista di centrocampo, il giocatore cardine della squadra di Capello, ha vinto lo scudetto del 2000-01 insieme al nostro attuale allenatore, Vincenzo Montella, e ha visto muovere i primi passi nelle Giovanili della squadra della Capitale ad Alberto Aquilani. Poi è stato compagno di squadra del cileno David Pizarro nell’Inter, prima di approdare nella Juventus e prima di tornare a Firenze a 32 anni alla fine della gestione Prandelli. Così, Cristiano Zanetti, ha raccontato in esclusiva al Brivido Sportivo come vede l’attuale Fiorentina dell’Aeroplanino. E per il match contro la Juve punta tutto su un giocatore: Stevan Jovetic. Zanetti, partiamo da Montella. Lei lo ha conosciuto da giocatore e insieme avete vinto uno scudetto importante. Pensava
Intervista all’ex viola che non particolare per i giocatori coi
CRISTIANO ZANETTI: “MONTELLA VALERO IMPRESSIONA E CONTRO LA IN PIù SARà JOVETIC’’ che, una volta smesso di giocare e in così poco tempo, sarebbe potuto diventare un tecnico già così bravo? «Una persona che ha giocato a certi livelli ha tutte le carte in regola per diventare un grande allenatore, ma mi ha sorpreso la facilità con cui ci è arrivato. Di solito per fare ciò, un giovane allenatore ha bisogno di fare un minimo di percorso, invece lui è riuscito in pochi mesi, in poco tempo, a farsi valere e a dimostrare di essere già uno tra i più bravi allenatori che ci sono in Italia». Passiamo al punto di forza della squadra di Montella che, a detta di tutti, è il centrocampo dove spiccano i nomi di Pizarro
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e Aquilani. Uno un po’ meglio, l’altro in maniera più marginale, li ha conosciuti entrambi. Sono loro gli uomini in più di Montella? «Ho visto giocare la Fiorentina e non c’è dubbio che il punto di forza della squadra sia il centrocampo. Pizarro non lo scopri certo adesso. È sempre stato un giocatore fondamentale. Con lui ho giocato nell’Inter e ricordo bene anche da avversario la sua forza in mezzo al campo. Aquilani quando ero a Roma faceva parte del settore giovanile e talvolta si allenava con noi: si vedeva già all’epoca che aveva le qualità per emergere, per diventare un giocatore importante, uno che infatti è arrivato fino alla Nazionale.
Ora come ora, quello che manca al centrocampo della Fiorentina, è proprio la presenza di un giocatore come Aquilani che sa anche calciare da fuori e che riesce a fare quei 5-6 gol a stagione che sono sempre importanti quando alla fine del campionato si tirano le somme. È un peccato che manchi contro la Juve. Però…». Però? «Però giocatori come Pizarro e Aquilani li conoscevo già e non mi sorprendono di certo. Chi mi ha invece impressionato è Borja Valero. Ha un gran piede e si sacrifica per la squadra in modo incredibile. Si è messo a disposizione di Pizarro, cosa che non tutti gli elementi del suo calibro hanno voglia di fare, dimostran-
do anche di essere un calciatore molto intelligente. È un signor giocatore che gioca per il bene della squadra. Anche lui è un valore aggiunto, un ‘uomo in più’ di Montella». Ci dà invece un suo un parere sul ritorno a Firenze di Luca Toni? «Quello di Toni è un ritorno importante. E’ un po’ avanti con l’età ma darà certamente un contributo considerevole alla squadra e sarà un compagno di reparto ideale per Jovetic. Fungerà per il montenegrino come punto di riferimento, favorendo il suo movimento su tutto il fronte d’attacco e la sua libertà di azione. Jo-Jo quando gioca spalle alla porta, non dico che renda meno, ma è un po’ limitato, mentre con uno
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Il Brivido Sportivo STADIO - 25 settembre 2012 -
nasconde una simpatia piedi buoni
SORPRENDE, BORJA JUVENTUS L’UOMO come Toni che gli fa da torre, da punto di riferimento, da spalla, può esprimere al massimo le sue qualità. Insomma credo che il suo ruolo ideale non sia quello di prima punta, bensì di seconda punta dietro ad una punta di peso, un ‘pilastro’ come Toni. Inoltre, nonostante da quando ero io a Firenze ad oggi sia cresciuto tantissimo – parlo di Jovetic – ha ancora grossi margini di miglioramento». E stasera c’è la Juventus, la squadra più forte del campionato, la squadra da battere. Che pensa di questo match molto atteso? «Non ci sono dubbi sul fatto che la Juventus sia la squadra più forte, ma penso che la Fio-
rentina di oggi possa metterla in difficoltà. I viola hanno già dimostrato a Napoli, in un campo difficile contro una squadra importante, di non sfigurare. Con un po’ di umiltà, con un buon possesso palla, magari difendendosi bene e con qualche ripartenza, come ha fatto anche il Chelsea in Champions, può creare problemi alla Juve. E poi sarebbe importante se riuscisse a sfruttare i calci piazzati e i calci d’angolo con Jovetic e Ljajic, entrambi abili in materia. A me piace molto come gioca la Fiorentina perché è una squadra che vuole imporre il proprio gioco, poi puoi vincere o perdere, ma la mentalità resta quella. Per questo sarà
una partita tutta da vivere». Sarà una partita che verrà giocata a scacchi a centrocampo? «Certo, sarà una partita che si giocherà a centrocampo, reparto dove entrambe le squadre hanno tanta qualità. Sarà un match molto combattuto a metà campo, ma alla fine la differenza la faranno i soliti Jovetic e Vucinic, ovvero quei giocatori che sanno saltare l’uomo e creare la superiorità numerica. E vorrei aggiungere una cosa…». Prego… «Mi piacerebbe che Jo-Jo dimostrasse il suo valore contro una grande – in questo caso la Juve – prendendo la squadra per mano e trascinandola come ha fatto ai tempi della Champions con il
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Liverpool quando aveva solamente venti anni (nella stagione 2009-10 il numero 8 viola ha messo a segno 5 gol in 6 partite nella più ambita competizione europea, ndr). È un giocatore fantastico e mi piacerebbe vederlo sempre protagonista». A proposito di Champions. Che ricordi ha di quella vissuta con la maglia della Fiorentina
con la quale conta 7 presenze? «Ho bei ricordi di Firenze, ovviamente legati soprattutto alle notti di Champions perché giocare questa competizione con la maglia della Fiorentina ha un altro sapore. Giocare la Champions a Firenze è diverso che in ogni altra città, perché qui tutta la città è coinvolta. È bellissimo».
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I’Nonno Pilade
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ci siamo, ora e un c’è più caccole, e siamo arrivati a i’grande giorno, a i’rendi razione (o che rubaano anche a cani ‘sti farabutti). E ci se n’ha cinque di traverso ortre a tutto i’resto, lo scudetto rubao nell’Ottantadue, Baggio rubao ni’ ‘90, la Coppa UEFA rubaa a Avellino, tutte le ladrate spicciole e innumeri, tutte segnate e ripassate co’ i’ lapisse rosso. Tutte le vorte che me li riedo davanti e me le riveggo, e me le rihordo, tutte, e vorre’ esse’ ‘n campo pe’ mordili. Ah, se e nostri, quelli che vanno ‘n campo davvero, e respirassero i’sentimento di’ tifoso come i’nonno! E un toccherebben palla que’ brodacci con le divise da galeotto, e ci sarebbeno ‘n viola undici Facundo. “E palla o piede e corpo invano e un n’ esce” e dicea quello di quello furioso, e furiosi e voglio vede’ anche e nostri, se non furiosi ‘ncazzati a bestia: “O tre punti o morte”. Ripigliamo fiato e pensiamo anche a qui’ ridiholo co’ i’ gatto ‘n capo e a’ i’ guercio. Che bella coppia e paiano i’cieco e la bellona! E un sanno ‘ndo andare a vede’ la partita… e gli hanno paura delle contestazioni… chiaro, e gli hanno la coscienza sporca. Io li manderei ‘n curva Fiesole, ni’ nocciolo, ni’ mezzo, così a scapaccioni e gni farebben riattiva’ la circolazione sanguigna ni’ sottocutaneo e un n’arebbe più bisogno nemmen di mettisi i’gatto ‘n capo. E poi e dihano che
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CI SE N’HA CINQUE DI TRAVERSO, VORRE’ ESSE’ ‘N CAMPO PE’ MORDILI
gni si vo’ male! E gni si risorve anche i’probrema della vita: la carenza di pelo. Ma un ci perdiamo con questi probremucci che un ne vale poi nemmen tanto la pena, la veda ‘ndo vole, e un crederà miha d’essere ‘mportante davvero? Importante gli è icche succede ‘n campo e là e deve esse’ terra nostra, e un c’è caccole. Se gni si leva i’pallin di mano e se la fanno sotto e allora, verga ni baugigi. E mi sento che marca Lucone, o icche tu mi vo’ fare, e poi e corre a gi-
ra’ gli orecchi con la manona mentre a’ gobbi e gni gira quarcos’artro. L’ho sognato? E gli è vero, ma delle vorte e sogni e son premonizioni e i’nonno e ci crede. Dio, o quanto e manca? Pochino, no? E allora lo sai icche? E m’attacco a i’ fiasco così i’tempo e mi passa più alla sverta, basta che mi rihordi di nascondilo perché se s’ammoscano che ci ho i’dupricato della chiave e son di’ gatto, di quello ‘n capo a Conte. Forza Violaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
DELIO Rossi, in cerca di giustificazioni per un gesto che non si può giustificare Ci dispiace anche un po’perché, pover’uomo, e gli siamo anche vicini, ma le puncicate della settimana ci tocca dedicarle a Delio Rossi, che ha esternato di nuovo, ritornando sulla vecchia storia che ha determinato il suo distacco dalla viola. Ci dispiace perché si può anche capire come si senta, a vedere cos’è la Fiorentina di Montella se ripensa a cos’era la sua, a vedere l’entusiasmo che si è creato in paragone al clima da disfatta continua che c’era solo pochi mesi fa. Si può capire ma, a parte che di quel che c’era qualche colpa sarebbe bene se la pigliasse anche lui, niente giustifica quello che combinò quella sera. Era venuto magari con grosse speranze, in una piazza abbastanza importante, con una proprietà decisamente di prestigio, e si era accorto pian piano di non riuscire a cavare un ragno da un buco, che quel gruppo che gli avevano dato non solo non lo seguiva, ma in qualche modo lo scherniva anche. Non si era stabilito nessun feeling, farlo era magari difficile, gente un po’ allo sbando che non ci voleva star più, un capitano scapitanato e svincolato, disciplina zero, gruppetti e parrocchie. Tutto vero, ma la reazione fu di chiudersi invece di spiegare e di aprirsi con i responsabili. Chi erano? Anche qui è vero, Andrea non era certo quello di adesso, Corvino se ne andò anche prima, non era decisamente un periodo facile. Tutto vero e sullo 0-2 in casa col Novara con lo spettro della B ormai davvero incombente, quella ultima alzata d’ingegno del ragazzino gli fece saltare il tappo. Giustificazioni magari tante, ma il tappo saltò e non doveva saltare. Quando salta, quando perdi il controllo, quando il maestro picchia l’alunno perde tutto. Perciò non dia la colpa ad altri, si scusi, ma davvero, e cerchi l’oblio di quel gesto, non una giustificazione che non ci può essere.
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Fiorentina Juventus
L’Esclusiva di michela lanza
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on ha bisogno di presentazioni perché la sua carriera e la sua immensa professionalità parlano per lui: Angelo Di Livio, ex bianconero ed ex viola, ha presentato in esclusiva al Brivido Sportivo la sfida di questa sera al Franchi che vedrà davanti due squadre che hanno nel loro destino una cosa in comune: essere protagoniste di questa stagione. E, svelandosi sorpreso della forza della Fiorentina, ma non delle capacità di Montella, indica gli uomini che a suo modo di vedere potranno cambiare gli equilibri nel match di questa sera. Rimarrà deluso chi si aspetta di leggere i nomi dei campioni montenegrini Jovetic e Vucinic… Iniziamo da Parma: che Fiorentina ha visto? «Poteva gestire meglio il risultato. Comunque ho visto un’ottima Fiorentina nel primo tempo, infatti sono rimasto sorpreso, non me l’aspettavo così la squadra viola perché non l’avevo ancora mai vista giocare quest’anno. Avevo visto solo alcune immagini, mai un match intero. Nel secondo tempo, però, è calata e non è riuscita a sfruttare alcune ripartenze con le quali avrebbe potuto chiudere la par-
Intervista all’ex giocatore bianconero e viola a poche ore dalla sfida più sentita
DI LIVIO: “LA JUVE è FORTISSIMA MA LA FIORENTINA MI HA SORPRESO PER IL GIOCO”
tita e portare a casa i tre punti. Dunque, due punti persi? «Purtroppo si». Cosa manca alla Fiorentina per poter vincere partite come quelle di Parma? «Le mancano ancora un po’ di cinismo e di esperienza». Uno di quelli che in Emilia (e non solo) si è messo in mostra è stato Facundo Roncaglia. Il difensore argentino è già beniamino dei tifosi viola. Lei, che è stato molto amato a Firenze, riconosce in Roncaglia le caratteristiche caratteriali e tecniche dell’‘idolo’? «Intanto ammetto di essere sorpreso in positivo da Roncaglia (ma non solo da lui) perché non me l’aspettavo che si inserisse
così velocemente. Gli stranieri, di solito, hanno bisogno di un periodo di ambientamento nel nostro campionato, invece quelli che sono arrivati in viola non hanno avuto alcun problema. Per quanto riguarda l’argentino, poi, sembra di veder giocare un veterano della nostra serie A. E non sono stupito dal fatto che sia entrato già nelle grazie dei tifosi della Fiorentina che apprezzano i giocatori che mettono in campo grinta e cuore. E lui è un sanguigno, un combattente, uno tosto proprio come piace alla gente». In generale, chi tra i nuovi volti viola la entusiasma di più? «Sono tutti bravi, ma l’acquisto che mi esalta di più è senza dub-
bio Pizarro. David è un giocatore che a me fa impazzire, è di un’altra categoria. Lo ritengo un acquisto fenomenale da parte della Fiorentina, il regista che a Firenze mancava da ormai molti anni. Quindi lo metto assolutamente sopra a tutti». A proposito di Pizarro: come lei, anche lui è uno di quei giocatori che hanno costruito una carriera su una finta, su un movimento. Gli avversari, nonostante conoscano a memoria la sua finta (così come conoscevano la sua) non riescono a limitarlo, a bloccarlo quasi mai. Com’è possibile questo? «L’avversario conosce la mossa, la finta, ma non sa mai quando la fai. Poi, quando una giocata
riesce, acquisisci sicurezza e personalità e sono queste due doti che ti portano a ripetere quella determinata giocata e ad eludere l’avversario». Poi ci sarebbe Aquilani… ma con la Juve non ci sarà. «Beh, si. Lui, se supera i problemi fisici che hanno purtroppo contraddistinto la sua carriera, sarà assolutamente il valore aggiunto della Fiorentina». Dica la verità: la Fiorentina ha le carte in regola per poter quantomeno mettere in difficoltà e impensierire la Juventus, che sembra imbattibile? «La Juve è forte. Fortissima. Però anche questa Fiorentina lo è e non lo dico per fare uno 0-0 (ovvero per fare un piacere ad
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entrambe), ma perché è la semplice e pura verità. Stasera sarà una bella partita tra due squadre che giocano bene a calcio. La Fiorentina, a differenza della Juve, deve migliorare sotto l’aspetto del carattere – e a Parma si è visto che in questo è mancata – ma è una squadra giovane, quasi completamente nuova e arriverà presto a perfezionarsi». Ma come si batte la Juventus? «E’ difficile dirlo. Servono concentrazione, determinazione e cuore. Con la Juve non puoi permetterti di sbagliare niente, è una squadra che non molla mai e che non muore mai. E soprattutto ha tanti grandi giocatori che possono entrare e cambiare la gara con una giocata. L’esempio calzante è sotto gli occhi di tutti: Quagliarella in Champions è entrato ed ha fatto la differenza, ripetendosi contro il Chievo». Quali saranno, secondo lei, gli uomini che potrebbero risolvere da una parte o dall’altra la partita? Che potranno incidere di più sul match? «Dico che Cuadrado a destra ha le caratteristiche e tutte le carte in regola per mettere in difficoltà la Juventus, anche se Asamoah (l’uomo che se lo tro-
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verà di fronte) è un ottimo giocatore ed è molto veloce. Però Cuadrado è un giocatore importante, ha forza fisica, è rapido e imprevedibile. È un giocatore che mi piace molto. Per quanto riguarda la Juve, dico Marchisio, uno dei migliori centrocampisti del mondo. La Fiorentina dovrà stare molto attenta ai suoi inserimenti. Lui è molto abile in questo e sa fare male». Una partita che, tra l’altro, è già iniziata fuori dal campo da qualche giorno. Del resto, a Firenze i tifosi hanno ritrovato l’entusiasmo perduto dopo due anni e mezzo di delusioni… «E’ bello che a far da cornice a questa partita (e non solo) sia tornato un ambiente caldo, purché ovviamente rimanga tutto nella norma. Alla fine, le partite importanti sono quelle più calde e anche quelle più belle. Sono molto felice che la gente abbia ritrovato l’entusiasmo di una volta, perché i tifosi sono quelli che contano di più e quelli che si meritano soddisfazioni. Mi preme dire che anche l’arrivo di Montella (scelta da OTTOBRE della società che ritengo 06parte davvero azzeccata e giusta) è stato importante per riportare l’entusiasmo in città. E perso-
nalmente sono molto felice che la Fiorentina abbia puntato su persone e innesti positivi come Vincenzo, il suo secondo Russo, Pradè, Desideri… Sono tutti amici, li conosco e sono grandi professionisti». A proposito di Montella: Fiorentina-Juventus sarà anche la sfida tra due tecnici giovani, ma già importanti. Che ne pensa? «Sarà un caso (ma non lo è) ma ritengo che Montella e Conte siano i due allenatori giovani emergenti italiani migliori che ci siano. Conte ha già vinto uno scudetto con la Juve e prima aveva già fatto benissimo in serie B sia a Bari, vincendo il campionato e riportando i pugliesi in serie A, sia a Siena, arrivando secondo e quindi ottenendo la seconda promozione nella massima serie. Montella ha fatto benissimo sia a Roma quando ha sostituito Ranieri, sia a Catania facendo esprimere alla squadra siciliana un ottimo calcio e sfiorando l’Europa. Quindi Fiorentina-Juventus sarà una bella sfida anche tra tecnici». La Juve rivincerà lo scudetto? «In questo momento è ancora la favorita per rivincere lo scudetto, sì, anche se il Napoli quest’anno può darle fastidio».
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il nostro doppio vantaggio con Chiesa e Nuno Gomes, poi il ritorno della Juve che ribaltò il risultato con Conte e una doppietta di Inzaghi e poi quella punizione nel finale di Chiesa che pareggiò i conti. Fu una gara ricca di emozioni, noi stavamo disputando un ottimo campionato. È il ricordo più caro che ho di questa sfida anche se giocata in trasferta, perché dimostrammo carattere e ricordo che volevamo fortemente la vittoria nonostante fossimo a Torino».
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E dove si può collocare la Fiorentina? «Più difficile dirlo. La Fiorentina deve fare un bel campionato, sarebbe già importante riuscisse ad arrivare in Europa League. Poi i risultati accrescono l’autostima di un gruppo e allora può succedere di tutto. Ma è ancora troppo presto per fare pronostici». Scusi Di Livio, a riscaldare l’ambiente ci ha pensato anche la vicenda-Berbatov. Sarebbe stato un acquisto importante per la Fiorentina? «Dopo come si è comportato, non vale la pena neanche nominarlo ed evidentemente la Fiorentina non ha perso molto… Ha dimostrato di non essere un professionista serio». Infine, inevitabilmente, le chiedo il suo ricordo di Fiorentina-Juventus. «Ne ho tanti di ricordi legati a questa sfida, ma quello che mi è rimasto più di tutti nel cuore è relativo alla sfida contro la Juve a Torino, l’anno in cui, guidati da Terim, pareggiammo 3-3 al Delle Alpi. Fu una bella partita:
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Fuorigioco di Duccio Magnelli
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E allora chissà dove lo metteranno, stasera, l’allenatore che non c’è, l’uomo-ombra del calcio italiano. L’abbiamo visto, Antonio Conte, a Londra, relegato in una seggiolina anonima della tribuna dello Stamford Bridge. Niente a che vedere con le vetrate più o meno fumé che la magnanima federazione italiana tollera e che potrebbero anche nascondere telefoni e computer (o magari piccioni viaggiatori, per non dare nell’occhio…), con cui comunicare con l’allenatore ufficiale Carrera. La squalifica di Conte è una delle tante storture di questo paese spietato con i poveri (vedi la perfida richiesta di restituire la quattordicesima fatta ai pensionati da 400 euro al mese) ma estremamente ‘molle’ con il potere, da qualunque parte venga. Conte, appunto, essendo squalificato non potrebbe allenare, come un giocatore squalificato non può giocare. Non dovrebbe nemmeno partecipare alle sedute settimanali della squadra. Insomma, secondo l’ortodossia della prassi punitiva, dovrebbe restare a casa, staccare il telefono e lasciare la gestione della panchina a Carrera. Per dieci mesi. Di fatto però Conte, squalificato, allena la Juventus. E allora forse la cosa migliore sarebbe smetterla con questa buffonata e tirare fuori dal cilindro impolverato del calcio italiano una bella e sana amni-
L’UOMO-OMBRA E LA PANCHINA CONTE(SA) stia generale. Cancelliamo il reato e rimettiamo Conte al suo posto, in panchina. Anche perché ci sembra che tutta la vicenda dell’ultimo calcio-scommesse sia finita in una gigantesca bolla di sapone, visto, per esempio, che uno come Mauri, dopo un sia pur breve soggiorno nelle patrie galere, è stato premiato con la fascia di capitano della Lazio (a quando le pubbliche scuse a Masiello, reo confesso per un autogol ridicolo e degradante per tutto il calcio italiano?). Insomma, noi siamo per Conte allenatore in campo. Siamo per il colpo di spugna totale, che almeno restituirebbe un po’ di credibilità al calcio e meno finzione… Ridiamo la panchina della Juventus al suo legittimo proprietario (anche perché Carrera, che l’ha occupata fino ad ora, non è certo più simpatico di lui). “Conte libero” gridi la Fiesole con il coltello fra i denti per provare finalmente a batterli, i sempre più antipatici e arroganti juventini.
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Fiorentina Juventus
L’esclusiva di Michela lanza
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a partita di stasera contro la Juventus è molto sentita da tutta la città e questa non è certo la scoperta del secolo. Così come è banale sottolineare che anche la squadra (tutta) è in fibrillazione e, per dirla con le parole di Mattia Cassani, “ci sente” in vista del big match. Però c’è un uomo in particolare che darebbe qualsiasi cosa per battere i bianco-
Il por tiere della Florentia Viola parla del suo successore che difende
ANDREA IVAN: “VIVIANO IL SBAGLIA CHI LO CRITICA. METTIAMO IL BASTONE TRA neri e quest’uomo non può che essere il portiere viola (di appartenenza e nel cuore) Emiliano Viviano, ultimamente finito sotto la lente d’ingrandimento dei media e di qualche tifoso, che da lui si aspettano tanto. E allora, chi meglio di un altro portiere-tifoso può raccontarci gli stati d’animo e le sensazioni che un supporter prova a scendere in campo dopo aver popolato la curva Fiesole? Stiamo parlando del predecessore di Viviano, Andrea Ivan, portiere fiorentino e tifoso viola che ha vissuto la prima fase dell’epoca Della Valle da protagonista, e che in esclusiva al Brivido Sportivo ha espresso la sua opinione sul match di questa sera e sull’attuale numero 1 della Fiorentina.
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Partiamo dal match di stasera contro la Juve. I bianconeri sono tosti, la squadra più forte del campionato. La Fiorentina, dal canto suo, vuol continuare la tradizione ed esprimere il suo bel gioco anche contro Buffon & Co. Che partita si aspetta? «La Juve sulla carta non c’è dubbio che sia la squadra più forte del campionato, almeno per ora. Lo sta dimostrando partita dopo partita. Ma è anche vero che quando affronti una squadra di questo calibro, non hai neanche bisogno di cercare la concentrazione, perché ce l’hai già. La Fiorentina non ha niente da perdere stasera. Se la giocherà a viso aperto e può succedere di tutto. Bisogna mettere il bastone
tra le ruote alla Juve, sarebbe una soddisfazione per la città intera». Da tifoso, c’è un giocatore (o più di uno) che toglierebbe alla Juve? «Dico Pirlo, ma anche Vucinic. Il montenegrino secondo me, in questa Juventus, è ancor più fondamentale di Pirlo. La Juve sono loro». Quanto sarebbe stata più forte la Juventus se avesse ingaggiato Jovetic? «A pensarci sarebbe stata davvero più forte… però bisogna vedere come si sarebbe ambientato Jovetic in una squadra piena di campioni. A Firenze è lui il campione (anche se quest’anno di grandi giocatori ce ne sono tanti), il numero uno, e per certi aspetti è tutto
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i pali della squadra del cuore
MIGLIORE IN ITALIA, E ADESSO LE RUOTE ALLA JUVE” più facile. Chissà come avrebbe potuto reagire a livello psicologico passando al club bianconero. Fortunatamente, però, è rimasto con noi…». E ‘trasportando’ (si fa per giocare, ovviamente) Vucinic al fianco di Jo-Jo a Firenze, secondo lei, cos’avrebbe portato in più alla Fiorentina? «Esattamente il discorso inverso. A Torino, in una squadra con tanti big, per essere il numero uno è ‘costretto’ ad essere sempre molto concentrato e al top, a Firenze magari si sarebbe potuto permettere di giocare più leggero mentalmente. Chissà, poi non c’è mai una controprova in queste cose. Di sicuro, aver potuto formare la coppia Jovetic-Vucinic a Firenze sarebbe stato un
grande colpo. Con uno come lui in squadra, potevi fare davvero qualcosa di bello: lottare per i primi tre posti». Il giocatore che tra i nuovi l’ha impressionata di più? «Guardando la Fiorentina dello scorso anno ho sempre sostenuto che ai viola servisse un uomo di grinta e carattere. Quest’anno è arrivato e si chiama Giulio Migliaccio. Io dico che sarà lui la vera rivelazione dei viola». Il ritorno di Toni come l’ha vissuto da tifoso? «Tutti dicevano che era un giocatore finito, invece non è così. Ha voglia e sono convinto che ci darà una mano. Gli anni non contano, l’importante è esserci con la testa. Se Toni ha accettato di tornare a Firenze
non l’ha fatto né per soldi, né per divertimento, ma perché si sente ancora forte. Ed è ancora forte. Sono pronto a scommettere che in tanti, quelli scettici nei confronti di Luca, dovranno ricredersi. Sarà lui a farli ricredere». Ma passiamo al ritrovato entusiasmo: cosa pensa del ‘tutto esaurito’ di stasera? E del ritrovato feeling con la famiglia Della Valle? Sembra di essere tornati indietro di 10 anni, quando in C2 l’ambiente era amalgamato e unito per la risalita… «Avverto questa sensazione anche io anche se c’è una differenza. Essere entusiasti di una squadra costretta a vincere perché superiore a tutte le altre è facile. Ed è quello che
è successo ai miei tempi. In C2 avevamo una squadra formata da tutti giocatori di categoria superiore che non poteva che vincere. La gente si aspettava
Il Forno di Rita
che la Florentia Viola vincesse e l’ha fatto. Ritrovare invece l’entusiasmo nei confronti di una squadra che veniva da anni difficili e che, pur non
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essendo costretta a vincere, doveva quantomeno provare a convincere con il gioco era più difficile, ma la Fiorentina di Montella lo ha fatto in poco tempo. È merito anche del tecnico se c’è un ritrovato entusiasmo in città e dei cambiamenti positivi che ha apportato alla squadra. Ma è anche merito di Andrea Della Valle che si sta ponendo bene. Lo vedo sempre allo stadio, felice e sudato. Questo significa che anche lui ‘corre’ in campo insieme ai giocatori… è una metafora, questa, per descrivere il feeling ritrovato con la città. Tutto questo è bellissimo, soprattutto visto con gli occhi del tifoso. È appagante vedere un presidente così». Da tifoso a tifoso: Emiliano Viviano è il suo successore, il portiere tifoso della Fiorentina che realizza il sogno di passare dalla curva, dagli spalti, al campo e precisamente tra i pali. Le piace il suo collega? «Posso dire semplicemente che a livello italiano è il migliore che ci sia in questo momento». Qual è la sua caratteristica migliore? «Vista anche la sua altezza, è molto bravo sulle palle alte e quello che mi piace di lui è quel pizzico di follia che ha dentro la sua testa. È uno che si fa scrollare tutto di dosso e arriverà il momento che non gli faranno gol nemmeno con le mani». Quale invece il suo maggior difetto? «Quando si apprezza un atleta è difficile trovargli difetti, però proviamo a trovare qualche pelo nell’uovo. Forse per adesso comunica poco coi
suoi difensori e forse è un po’ insicuro coi piedi. Oggi anche il portiere deve essere concreto coi piedi, deve essere più giocatore. Ma questo, ripeto, proprio a voler trovare il pelo nell’uovo». Ci dice qual è il pensiero, la sensazione, lo stato d’animo del portiere-tifoso che scen-
stretto a fare bene e vuoi fare bene! Certo, se pensi solo a questo, il pensiero ti ‘ammazza’, però è uno stato d’animo indefinibile e straordinario». E quello che lei avrebbe pensato (e che probabilmente penserà Viviano) a scendere in campo con la maglia viola nel big match dell’anno?
Quali sono i pro e i contro reali di essere profeta in patria? «Il pro è essere amato da tutti. Il contro è riuscire a farsi amare da tutti. Ricordo che anche io nei primi mesi ero stato messo in discussione. C’era chi diceva che la Fiorentina sarebbe dovuta tornare sul mercato alla ricerca di un altro portiere. Per
de in cawmpo per la prima volta al Franchi? «E’ una sensazione indescrivibile. Quando ero piccolo guardavo il campo dalla curva. Poi sono diventato portiere della Fiorentina e quando sono entrato la prima volta al Franchi ho fatto il contrario: guardavo la curva dal campo. Pensi che prima eri tu che guardavi il portiere dagli spalti (ai miei tempi, ricordo Giovanni Galli) e che adesso sono in 30.000 che guardano te. E sei consapevole che quelli sono gli occhi di Firenze, della tua città, e che quasi il 50% di quelle persone le conosci. È una sensazione che non si può descrivere, che mette anche un po’ di soggezione perché sei co-
«Ora che ho smesso di giocare lo posso dire: se avessi giocato da portiere viola contro la Juve avrei pensato di volerne spaccare tre o quattro… a parte gli scherzi, Viviano probabilmente cercherà di scendere in campo non pensando di avere davanti la Juve, ma magari l’Ascoli o l’Udinese, insomma una squadra con le maglie a strisce bianconere, sennò diventa difficile. E penserà e cercherà di fare meglio possibile anche perché lui sa meglio degli altri che fare risultato contro la Juventus sarebbe troppo importante per la Fiorentina che dopo avrebbe la strada in discesa. Tutti sarebbero contenti e lavorerebbero meglio e più sereni anche durante la settimana».
un tifoso come me o come Viviano, il voler dare qualcosa in più ti porta a volte a sbagliare. Invece bisogna essere noi stessi e cercare di non strafare, senza pensare di indossare la maglia della ‘tua’ squadra del cuore». Dopo le prime due partite, soprattutto dopo Napoli, non è mancata qualche critica al portiere viola e azzurro. Critiche giuste per lei, alla luce anche delle prestazioni successive, soprattutto quella di Parma? «Assolutamente no. Sono critiche che non capisco, sono critiche da tifoso fiorentino, quello che sembra che aspetti l’errore per poter fare polemica, perché a Firenze c’è anche questo tipo di tifosi. In questo caso poi sono critiche che non
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Fiorentina Juventus hanno fondamenta perché sul primo gol subito a Napoli la palla arrivava alta, è stata deviata e per di più, nel cercare di darsi lo slancio per il colpo di reni, Viviano è scivolato su un terreno che oggi non si vede neanche sui campi di periferia. Sul secondo gol, invece, non poteva farci niente: il tiro di Dzemaili era una fucilata improvvisa». Ci fa un’analisi tecnica degli ultimi 2 portieri gigliati, Frey e Boruc? «Partiamo da Frey che ha un carattere forte, una spiccata esplosività ed è un portiere abbastanza completo in tutto. A mio modo di vedere ha un difetto che, però, è anche un modo di parare: il non bloccare troppi palloni, ma optare per respingerli prediligendo parate plateali. In alcune parate, preferisce spostarsi e buttarsi piuttosto che bloccare la palla in piedi. Resta un ottimo portiere, che a Firenze ha fatto davvero la differenza. E resta certamente un portiere più affidabile di Boruc. Il polacco ha poca forza nelle gambe e non salta mai, punta tutto sulla sua altezza e nell’uno contro uno si getta tipo portiere di calcetto, cosa che in Italia non si insegna mai… Boruc non mi dava sicurezza». Infine le chiediamo di farmi un paragone tra i due ex portieri viola e Viviano? «Viviano ha due marce in più che sono la città di appartenenza e la sua ancora giovane età che gli dà la possibilità di imparare e crescere ancora. Sotto il profilo tecnico, in più di Boruc ha lo stacco e la personalità, per dire invece cos’ha più di Frey credo sia troppo presto». (Si ringrazia Andrea Ivan per le foto concesse al Brivido Sportivo)
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Fiorentina Juventus
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STORIA ‘RECENTE’ DI UNA RIVALITA’ di Alessandro latini
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na rivalità storica, radicata nel tempo e fatta di tappe che nel corso degli anni l’hanno sempre più accesa. Questo per quanto riguarda le tifoserie, perché a livello societario le discussioni e gli equivoci tra Fiorentina e Juventus sono nati tutti negli ultimi anni, da quando Pantaleo Corvino volle rompere qualsiasi tipo di rapporto con Luciano Moggi e la società bianconera, rispedendo al mittente quei giocatori che l’anno precedente erano arrivati a Firenze carichi di speranze ma poi riuscirono a salvare la Fiorentina dalla serie B solamente al fischio finale dell’ultima giornata. E’ vero che quel campionato (2004/2005) non fu poi così regolare, ma è innegabile che Chiellini, Maresca e Miccoli non fornirono (o lo fecero in parte) l’apporto sperato. PRIMI SCREZI. Partiamo proprio da loro tre, che a nostro giudizio rappresentano il primo motivo di attrito in ambito di mercato tra la società dei Della Valle e quella bianconera. Giocano una stagione a Firenze, il difensore livornese in prestito, gli altri due in comproprietà e nel momento in cui c’è da decidere per il riscatto il nuovo arrivato Corvino decide di rispedirli a Torino. Chiellini (comunque su di lui era la Juventus a decidere) e Maresca lasciano Firenze tra qualche mugugno e un po’ di delusione, ma il vero e proprio caso scoppia con Fabrizio Miccoli. L’attaccante pugliese (nonostante i problemi fisici salvò con i suoi gol la Fiorenti-
Da Miccoli a Berbatov, dispetti e ripicche sul mercato. Ma anche l’attacco di Diego Della Valle agli Agnelli
Fiorentina-Juventus, le battaglie non si limitano al campo na) era fermamente convinto che i gigliati lo riscattassero alle buste. A Torino non c’era tutta questa stima in lui mentre a Firenze aveva instaurato anche un buon feeling con la piazza. Sta di fatto che il 30 giugno 2005 scopre l’amara sorpresa. Corvino e la Juventus non si sono messi d’accordo e all’apertura della busta Miccoli finisce nelle mani dei bianconeri per soli 500.000 euro di differenza. Lui, che credeva di avere la fiducia di Corvino, piomba nel dramma sportivo. Nei giorni successivi arrivano le famose dichiarazioni che chiudono i conti con il passato: «A Lecce dicono che sarei il figlio calcistico di Pantaleo Corvino, ma da martedì abbiamo definitivamente chiuso. Mi ha telefonato un minuto dopo l’apertura delle buste e mi ha detto: “Fabrizio siamo stati sfortunati”. Ma sfortunati cosa? Hanno offerto un milione e mezzo di euro, significa che non ci credevano in me. Potevano dirmelo prima, avremmo trovato una
soluzione. Avrei aggiunto un altro milione e mezzo di tasca mia pur di restare a Firenze. Avevo persino chiesto la fascia di capitano». Rapporto tra Miccoli e Corvino a parte, emerge una prima crepa anche in quello tra la Fiorentina e la Juventus. I dirigenti bianconeri si aspettavano un bel gruzzolo di euro per il riscatto dei tre giocatori e invece sono costretti addirittura a versare euro a loro volta nelle casse viola. L’OPERAZIONE MELO. Le due società cominciano a guardarsi con occhi storti, fin quando Alessio Secco non ha la brillante idea di ‘invaghirsi’ calcisticamente di Felipe Melo. Il mediano brasiliano è reduce da un’ottima stagione in maglia viola e dopo essere stato prelevato dall’Almeria per 8 milioni di euro viene blindato da Corvino con una clausola rescissoria pari a 25 milioni di euro. Firenze lo adora, perché il brasiliano oltre alla tecnica mette in campo grinta e cuore. Il 15 luglio 2009 succede
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però quello che era nell’aria da giorni. La Juventus versa nelle casse viola i 25 milioni di euro della clausola rescissoria e si porta via il giocatore fra lo sconcerto dei tifosi viola. Appaiono scritte sui muri davanti allo stadio e vengono appesi striscioni contro il lavoro di Corvino e della società. La cessione di un giocatore così importante viene vista come un punto debole del famoso ‘progetto’. Il ds non tarda però a prendersi le sue rivincite. Felipe Melo non riesce ad inserirsi al meglio nella Juventus e la critica lo indica (insieme a Diego, anche lui pagato 25 milioni) come il principale responsabile del fallimento bianconero. A Torino non trova più spazio e viene mandato in prestito (dove è tutt’ora) al Galatasaray, diventando un po’ il simbolo negativo della gestione Secco in casa bianconera. A Firenze, invece, il giudizio su Corvino per quell’operazione è radicalmente cambiato: la cessione di Felipe Melo viene rite-
nuta un autentico capolavoro. IL PRANDELLI DELLA DISCORDIA. Ma dalle schermaglie fra direttori sportivi si è ben presto passati a dispetti (più o meno grandi) ai piani alti delle due società, coinvolte entrambe anche nello scandalo di Calciopoli. Marzo 2010 è la data che segna la rottura definitiva: al centro del contendere c’è Cesare Prandelli. L’allenatore che la gente ama da impazzire sembra essere arrivato ad un punto di svolta nella sua avventura a Firenze: o rinnova il contratto (ad un anno dalla scadenza) o passa la mano. Si innesca una battaglia mediatica tra lo stesso Prandelli e Diego Della Valle, che tramite una famosissima intervista chiede pubblicamente al suo allenatore di dire che l’anno successivo non andrà ad allenare la Juventus. Il motivo è presto spiegato. Alcuni retroscena parlano di un contatto già avvenuto tra la società bianconera e Prandelli (mentre allenava la
Fiorentina) arrivato poi all’orecchio del numero uno del gruppo Tod’s. Un caso diplomatico che dura diversi giorni, fin quando le parti decidono di separarsi e la Fiorentina concede il via libera all’allenatore che trova un accordo per diventare Commissario Tecnico della Nazionale. Il torto è così reso, visto che dalle parti di Torino contavano parecchio sul ‘Mago di Orz’ per risollevare la Juventus. SCIPPO BERBATOV. Arrivare alle ultime settimane è fin troppo scontato e, complice la partita di oggi, gli animi si sono davvero surriscaldati oltremisura per alcune manovre dei dirigenti bianconeri in sede di mercato. La querelle legata a Dimitar Berbatov è ancora fresca ed è quella che ha caricato a molla un ambiente già elettrico di suo. I fiorentini si immaginavano già l’attaccante da 20 gol a stagione, quello che avrebbe trascinato la squadra in coppia con Jovetic. E invece
Berbatov è stato intercettato dalla Juventus proprio mentre stava raggiungendo Firenze in aereo. La scena di Macia che aspetta invano all’aeroporto e la storia del biglietto aereo pagato dalla Fiorentina sono aspetti che ancora fanno male ai fiorentini e alla società stessa. Il durissimo comunicato di Andrea Della Valle, nel quale ha definito quella bianconera come una società “vergognosa e dilettantesca”, ha di fatto tagliato ogni tipo di rapporto. Per di più, nei prossimi mesi, la Fiorentina farà di tutto per evitare che la Juventus possa mettere le mani su Stevan Jovetic dopo il serrato corteggiamento di questa estate. DELLA VALLE VS AGNELLI. Dulcis in fundo non poteva mancare all’appello Diego Della Valle, tornato prepotentemente sulla scena negli ultimi giorni. In realtà non ha fatto niente di particolare in chiave Fiorentina, ma il suo ‘attacco’ alla famiglia Agnelli ha caricato l’ambiente ancora
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di più proprio in relazione alla partita di stasera. Dal calcio si passa alla politica e all’imprenditoria, con Della Valle che in un primo momento ha preso di mira i vertici Fiat definendoli “inadeguati” e “furbetti cosmopoliti” per poi passare all’attacco della famiglia Agnelli affermando che «ha ricevuto un grandissimo aiuto negli ultimi decenni dal governo, dai cittadini e dai lavoratori che ora rischiano il posto. Ha il dovere di fare tutto il possibile per la gente che lavora nelle loro aziende mettendosi le mani in tasca ed investendo, altrimenti torni a fare quello che ha sempre saputo fare meglio: ottime sciate, ottime veleggiate, torni a giocare a golf e lasci i problemi dell’Italia alle persone serie». Parole durissime che hanno scosso l’opinione pubblica per giorni, fino alla piccata replica di John Elkann verso lo stesso Della Valle. La battaglia fuori dal campo è già iniziata…
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FAMIGLIE AL POTERE di Alessandro latini
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ltre ad essere la partita più attesa dell’anno per il popolo viola, Fiorentina-Juventus rappresenta anche una sfida affascinante tra due delle famiglie più importanti e prestigiose del panorama nazionale. La famiglia Agnelli ha fatto la storia in diversi settori in Italia, quelli automobilistico, dell’editoria, della finanza e ovviamente quello calcistico. La famiglia Della Valle ha assunto grande importanza a partire dagli anni Ottanta, quando partendo da un piccolo calzaturificio di famiglia è riuscita a diventare leader e punto di riferimento nel mondo con marchi prestigiosi come Tod’s, Fay ed Hogan. TUTTO NASCE DA UN CALZATURIFICIO DI FAMIGLIA. E’ proprio sotto l’impulso di Diego Della Valle che la famiglia assume sempre maggior prestigio. E’ lui che, tornato da un breve periodo di lavoro in America nel 1975, decide di entrare nell’azienda fondata dal nonno Filippo e gestita insieme al padre Dorino. Gli anni Ottanta sono quelli della scalata grazie ad innovative e sperimentali tecniche di marketing. Il successo è talmente grande che l’azienda viene quotata in
Due famiglie a confronto: i Della Valle in continua espansione, gli Agnelli hanno fatto la storia d’Italia
‘Noi e laTod’s, loro e la Fiat’. E quella diatriba tra Diego, Marchionne ed Elkann borsa. E’ il primo segnale di un Diego Della Valle imprenditore con mire particolarmente elevate, assecondato poi dal più giovane fratello Andrea (anch’esso impegnato attivamente nell’azienda di famiglia). Passano gli anni, fin quando la famiglia marchigiana decide di ampliare i propri orizzonti. Dal 1996 in avanti Diego entra a far parte dei consigli d’amministrazione più importanti d’Italia, come quelli della banca Comit, della Banca Nazionale del Lavoro e del gruppo Generali. Gli italiani hanno cominciato a conoscerlo anche sotto la veste politica. E’ lui infatti che sostiene economicamente il nuovo partito di Silvio
Berlusconi, anche se ben presto se ne allontana non condividendone ideologie e metodi. Agli inizi del nuovo millennio ottiene una quota in Mediobanca e riesce ad acquisire il 2% di Rcs, entrando dalla porta principale nel consiglio d’amministrazione del Corriere della Sera. Dopo aver ottenuto una plusvalenza di 250 milioni di euro in seguito al passaggio di BNL al gruppo BNP Paribas acquisisce quote considerevoli di Piaggio, Bialetti e Ferrari. Nel 2009 sbarca anche in America, acquisendo il 5,9% (quota poi salita al 7,13%) dei grandi magazzini di lusso Saks Fifth Avenue. E poi c’è la parte calcistica, quella che interessa di
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più ai tifosi della Fiorentina. E’ in questo settore che il fratello minore Andrea sale alla ribalta. Dopo il fallimento della società di Cecchi Gori a salvare il calcio a Firenze arrivano proprio i Della Valle. E’ l’agosto del 2002, quando Diego e Andrea rilevano la nuova società costituita dal Sindaco Domenici. Dalla serie C2 alla Champions League il passo è decisamente breve. Dopo un iniziale coinvolgimento Diego lascia tutto in mano ad Andrea, che ad oggi è il patron della Fiorentina. Per Diego c’è sempre la possibilità (e la speranza da parte dei tifosi) di tornare ad occuparsi di calcio, ma fra i motivi che lo hanno spinto fuori da un
mondo in cui non si riconosce c’è l’onta della condanna nel processo di Calciopoli. Per adesso sembra preferire altre attività imprenditoriali, come il restauro del Colosseo che sarà effettuato grazie a 25 milioni di euro proprio della famiglia Della Valle, oppure l’investimento su Italo, il treno di altissima velocità di Nuovo Trasporto Viaggiatori, società privata presieduta da Luca Cordero di Montezemolo (tutto questo è stato possibile grazie alla liberazione del servizio ferroviario. Per questo, per la prima volta al mondo, sulle linee dell’alta velocità un privato porta la concorrenza in Italia). L’importo totale dell’investi-
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mento è pari a 1 miliardo di euro così suddiviso: Diego Della Valle, Luca di Montezemolo e Gianni Punzo (con quote paritetiche del 33,5%), Intesa San Paolo (20%), Sncf (le ferrovie francesi 20%), Assicurazioni Generali (15%), Alberto Bombassei (5%), Isabella Seragnoli (5%), Giuseppe Sciarrone che è l’ad (1,5%). Ad oggi, infine, Diego e Andrea Della Valle sono due fra gli imprenditori più stimati e ricchi in Europa, tanto che la rivista Forbes nel 2011 ha quantificato il loro patrimonio personale rispettivamente in 1,3 e 1,2 miliardi di dollari, piazzandoli al nono e decimo posto fra gli uomini più ricchi d’Italia ed abbondantemente entro la millesima posizione fra quelli più ricchi del mondo. FIAT E JUVENTUS. La famiglia Agnelli, invece, ha radici ben impiantate nella storia e già prima dell’avvento di Giovanni Agnelli aveva iniziato la propria scalata verso il successo. Lo stesso Giovanni, fondatore della Fiat nel 1899, può avventurarsi a livello imprenditoriale proprio perché ha una solida base economica dalla quale partire. Senatore del Regno d’Italia, sviluppa un particolare interesse per la meccanica. I
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successi imprenditoriali vanno di pari passo con le disgrazie. Muoiono infatti i due figli, Aniceta ed Edoardo (il primo della famiglia ad assumere il controllo della Juventus) e poi scoppia la Seconda Guerra Mondiale. E’ però in concomitanza di quest’ultima che la famiglia acquisisce sempre più potere e prestigio, tanto che lo stesso Giovanni è accusato di avere rapporti poco limpidi con il regime fascista. L’erede designato è il nipote Gianni, che oltre a rivestire un grande peso imprenditoriale e politico si innamora dei colori bianconeri: le sue telefonate in piena notte a Giampiero Boniperti sono diventate particolarmente celebri. Anche il fratello Umberto ha ricoperto la carica di presidente della Juventus. La famiglia è stata ed è presente tutt’ora nel campo dell’editoria, anche se non direttamente ma attraverso la Fiat che infatti detiene il 100% del quotidiano La Stampa e il 46% delle quote del Corriere della Sera. Sia Gianni che Umberto sono stati particolarmente attivi in politica, con il secondo addirittura eletto senatore nelle fila della Democrazia Cristiana. Gianni, pur non essendosi mai avvi-
cinato alla giurisprudenza, fu soprannominato l’Avvocato ed ha rappresentato la figura più importante dell’imprenditoria italiana nella seconda metà del Novecento. La storia, seppur ripercorsa nei suoi tratti principali, ci porta ai giorni nostri. La dinastia prosegue e se John Elkann (figlio di Margherita Agnelli e nipote di Gianni) è il presidente della Fiat proprio per volere del nonno, Andrea Agnelli (figlio di Umberto) è il numero uno della Juventus, nonché imprenditore famoso e particolarmente apprezzato. Lapo Elkann (fratello di John) è invece conosciuto per la sua creatività e per la disavventura (ha rischiato di morire per un overdose di stupefacenti) di cui si è reso protagonista nel 2005. Si è lanciato, inoltre, in diverse imprese commerciali nel settore dell’abbigliamento. DIATRIBA DDV-FIAT. Anche tutto questo è FiorentinaJuventus, soprattutto dopo la diatriba che ha visto il nostro Diego Della Valle puntare il dito contro la gestione della Fiat da parte Marchionne e l’inesperienza di Elkann («Il vero problema della Fiat – ha detto il proprietario della Tod’s – non sono i lavoratori, l’Italia o la crisi
(che sicuramente esiste). Il vero problema sono i suoi azionisti e il suo amministratore delegato (Marchionne, appunto, ndr). Sono loro che stanno facendo le scelte sbagliate. Il problema
della Fiat è che non fa macchine belle e quindi non vende. Quando le fa, invece, come nel caso della 500, allora la gente le compra. È bene che questi ‘furbetti cosmopoliti’ sappiano che gli imprenditori seri, che vivono veramente di concorrenza e competitività, che rispettano i propri lavoratori e sono orgogliosi di essere italiani, non vogliono in nessun modo essere accomunati a persone come loro» e ancora «Elkann è un ragazzo giovane, non ha l’esperienza per ricoprire quel ruolo. Mettermi a discutere con uno dell’età di mio figlio non mi va, ma è con lui che oggi bisogna
parlare. La Famiglia Agnelli torni a fare quello che ha sempre che ha sempre saputo fare meglio: sciate, veleggiate e partite a golf. E lasci i problemi dell’Italia alle persone serie»). Parole dure, spietate, che non hanno certo fatto attendere la risposta del presidente della Fiat («Non capisco il livore – ha detto John Elkann – sono stupito che alla sua età e con il ruolo che ha, agisca in modo così irresponsabile») e che hanno addirittura avuto il peso e la capacità di far ‘litigare’ Diego Della Valle con Luca Cordero di Montezemolo, il quale ha dichiarato stizzito: «Espressioni come quelle usate da Diego sono assolutamente inaccettabili e non dovrebbero mai far parte di una dialettica fra imprenditori». Dicevamo che anche questo è Fiorentina-Juventus, anche se i problemi dell’Italia e dei lavoratori sono certamente cosa ben più seria di una semplice seppur sentita partita di calcio. Ma quella che viene definita arroganza del potere resta immutata in ogni ambiente, anche nel calcio. Altrimenti non saremmo stati per anni (e ancora oggi) a disquisire di sudditanza psicologica. Buona partita a tutti.
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Fiorentina Juventus
Amarcord di Ruben lopes Pegna
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oldo; Torricelli, Repka, Padalino, Heinrich; Cois, Rui Costa, Amoroso; Edmundo, Batistuta, Oliveira: ce la ricordiamo bene tutti questa formazione della Fiorentina. L’abbiamo mandata a memoria. E non possiamo dimenticarla. Quella, infatti, è stata l’ultima formazione viola ad aver sconfitto al Franchi la Juventus. Quattordici anni sono trascorsi da quella partita. Tanti. Troppi davvero. E’ l’ora che la Fiorentina torni al successo contro i bianconeri anche a Firenze, dopo averli battuti a Torino per tre a due il 2 marzo 2008. Quella sera del 13 dicembre 1998 - si giocò in notturna nel posticipo domenicale - nelle file della Juve c’era anche Antonio Conte, che tornò a casa come i suoi compagni con le pive nel sacco. Era una Juve stellare quella guidata da Marcello Lippi con giocatori di valore del calibro di Zidane, Deschamps, Inzaghi, Ferrara e Angelo Di Livio, che l’anno dopo sarebbe arrivato a Firenze. La Fiorentina, invece, era allenata da un ex tecnico bianconero, Giovanni Trapattoni, che non sbagliò una mossa contro la sua ex squadra. Aveva schierato una formazione aggressiva, ma non certo votata alla difesa. E proprio quell’aggressività fu l’arma vincente. Al pressing viola la Juve rispose con molti falli. E Iuliano, per doppia ammonizione, fu espulso a due minuti dall’intervallo. Bianconeri in dieci. Quasi un sogno, anche se il risultato era ancora di parità. Ma la squadra gigliata mordeva. Il Trap giocava in maniera spregiudicata con il 4-3-3, con tre punte insomma anche
Quella volta che Desolati mise a sedere Zoff a 600 secondi dalla fine.
se qualcuno, a torto, si ostinava a dargli del catenacciaro. E poi a centrocampo c’era un fantasista come Rui Costa, non certo un interditore. Quello della Fiorentina era allora un attacco stellare, tutto sudamericano con Batistuta, Edmundo ed Oliveira (brasiliano di nascita anche se di passaporto belga). Fu proprio Batistuta al 14’ del secondo tempo a raccogliere di testa un cross da sinistra di Oliveira. Il bomber argentino saltò in area di rigore più in alto di Tudor e mandò il pallone alla destra del portiere Peruzzi, incolpevole nella circostanza. Il tutto sotto la curva Fiesole con il
Franchi letteralmente impazzito per la prodezza del suo bomber che dopo la rete in segno di gioia festeggiò facendo il gesto della mitraglia. Che momenti fantastici quelli. E poi il finale rovente con la Juve che attaccava e la Fiorentina che si difendeva con ordine. A due minuti dalla fine ci fu spazio anche per Amor, l’ex giocatore del Barcellona, che entrò in campo al posto di Rui Costa. Poi la fine ed il trionfo per la squadra viola, quella sera in testa alla classifica. Firenze andò a dormire sognando addirittura quello scudetto che poi purtroppo non arrivò per tante circostanze
(l’infortunio di Batistuta, la partenza per il Carnevale di Rio di Edmundo e la mancanza di una rosa adeguata non rinforzata al mercato di gennaio). Da una gioia all’altra, come quella provata sabato 7 aprile 1973, quasi quarant’anni fa. La sfida con la Juventus si giocò in anticipo rispetto alle altre gare in programma, come avviene del resto stasera (i bianconeri, infatti, avevano l’impegno in Coppa dei Campioni). Ma allora gli anticipi non si disputavano in notturna (non c’erano ancora le esigenze televisive) ma nel pomeriggio (ore 15.30). La Fiorentina fu mandata in campo da Nils Liedholm con la seguente formazione: Superchi; Galdiolo, Roggi; Scala, Brizi, Orlandini; Antognoni, Merlo, Desolati, De Sisti, Saltutti. I bianconeri erano guidati da Vycpalek, lo zio dell’attuale tecnico della Roma, Zdenek Zeman. Fu una partita che si mise subito bene per i viola, che passarono in vantaggio dopo appena un minuto di gioco con una rete dell’ala sinistra Nello Saltutti. La Juve
provò a reagire. Ma non riusciva a superare l’attenta retroguardia gigliata. Nella ripresa fu mandato in campo anche Bettega al posto del difensore Morini per aumentare la spinta offensiva. Però, per pareggiare ci volle un rigore, quanto meno dubbio, a dodici minuti dalla fine. Fu Causio a battere Franco Superchi per il gol dell’uno a uno. Il gelo calò sul Comunale. La Juve, oltre tutto, insisteva all’attacco per cercare il successo. La Fiorentina, però, fu attenta in difesa e rispose in contropiede. Così il centravanti diciottenne Claudio Desolati si trovò solo in area davanti a Dino Zoff. Non era facile superarlo. L’attaccante viola fece, però, una finta con il corpo e con quella mise a sedere il portiere della Nazionale. Poi mandò il pallone in rete per il gol della vittoria a seicento secondi dalla fine. Anche Desolati come Batistuta venticinque anni più tardi realizzò il gol del successo sotto la curva Fiesole in uno stadio impazzito di gioia. Quella gioia che ci auguriamo di poter rivivere anche stasera.
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Ritorno 14/4/2013
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Ritorno 20/1/2013
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Bologna-Milan Cagliari-Atalanta Catania-Genoa Inter-Roma Lazio-Palermo Napoli-Fiorentina Parma-Chievo Sampdoria-Siena Torino-Pescara Udinese-Juventus
6^ giornata Andata 30/9/2012
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25/11/2012
Ritorno 17/2/2013
3^ giornata Andata 16/9/2012 1-3 2-0 1-3 0-1 3-1 1-1 2-3 2-3 2-2 0-2
Ritorno 21/4/2013
Atalanta-Genoa Cagliari-Napoli Chievo-Siena Lazio-Udinese Milan-Juventus Palermo-Catania Parma-Inter Pescara-Roma Sampdoria-Bologna Torino-Fiorentina
Chievo-Lazio Fiorentina-Catania Genoa-Juventus Milan-Atalanta Napoli-Parma Palermo-Cagliari Pescara-Sampdoria Roma-Bologna Siena-Udinese Torino-Inter
7^ giornata Andata 7/10/2012
Catania-Parma Chievo-Sampdoria Fiorentina-Bologna Genoa-Palermo Milan-Inter Napoli-Udinese Pescara-Lazio Roma-Atalanta Siena-Juventus Torino-Cagliari
2/12/2012
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Ritorno 28/4/2013
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Ritorno 24/2/2013
15^ giornata Andata -
Ritorno 27/1/2013
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13^ giornata Andata 18/11/2012
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squadra
PARTITE
in casa
in trasferta
gol
P g v n p g v n p g v n p F S
1) Juventus 12 4 4 0 0 2 2 0 0 2 2 0 0 11 2 2) Napoli 10 4 3 1 0 2 2 0 0 2 1 1 0 8 2 3) Lazio 9 4 3 0 1 2 1 0 1 2 2 0 0 7 2 4) Sampdoria* 9 4 3 1 0 2 1 1 0 2 2 0 0 7 4 5) Fiorentina 7 4 2 1 1 2 2 0 0 2 0 1 1 6 4 6) Inter 6 4 2 0 2 2 0 0 2 2 2 0 0 6 5 7) Genoa 6 4 2 0 2 2 1 0 1 2 1 0 1 6 6
PARTITE
in casa
in trasferta
gol
squadra
P g v n p g v n p g v n p F S
8) Atalanta° 9) Catania 10) Roma 11) Torino* 12) Parma 13) Udinese 14) Bologna
5 4 2 1 1 2 1 0 1 2 1 1 0 3 2 5 4 1 2 1 2 1 1 0 2 0 1 1 5 6 4 3 1 1 1 2 0 1 1 1 1 0 0 7 6 4 4 1 2 1 2 1 0 1 2 0 2 0 4 3 4 4 1 1 2 2 1 1 0 2 0 0 2 4 6 4 4 1 1 2 2 1 0 1 2 0 1 1 6 9 4 4 1 1 2 2 0 1 1 2 1 0 1 5 8
PARTITE
in casa
in trasferta
gol
squadra
P g v n p g v n p g v n p F S
15) Milan 16) Chievo 17) Cagliari 18) Pescara 19) Palermo 20) Siena◆
3 4 1 0 3 2 0 0 2 2 1 0 1 4 5 3 4 1 0 3 2 1 0 1 2 0 0 2 3 7 2 3 0 2 1 1 0 1 0 2 0 1 1 2 4 1 4 0 1 3 2 0 0 2 2 0 1 1 3 10 1 4 0 1 2 2 0 1 1 2 0 0 2 1 8 -1 4 1 2 1 2 0 2 0 2 0 1 1 5 4
Penalizzazioni: * -1 punto; ° -2 punti; ◆ -6 punti
Le soste Oltre a quelle di Natale (non si gioca domenica 30 dicembre, ma si riprende all’Epifania) e Pasqua, ci saranno altri “vuoti domenicali” in occasione degli impegni della Nazionale (9 settembre, 14 ottobre e 24 marzo).
8^ giornata Andata 21/10/2012
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Ritorno 3/3/2013
Atalanta-Siena Cagliari-Bologna Chievo-Fiorentina Genoa-Roma Inter-Catania Juventus-Napoli Lazio-Milan Palermo-Torino Parma-Sampdoria Udinese-Pescara
16^ giornata Andata 9/12/2012
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Ritorno 5/5/2013
Atalanta-Parma Bologna-Lazio Cagliari-Chievo Inter-Napoli Palermo-Juventus Pescara-Genoa Roma-Fiorentina Sampdoria-Udinese Siena-Catania Torino-Milan
9^ giornata Andata 28/10/2012
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Ritorno 10/3/2013
16/12/2012
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Ritorno 8/5/2013
Catania-Sampdoria Chievo-Roma Fiorentina-Siena Genoa-Torino Juventus-Atalanta Lazio-Inter Milan-Pescara Napoli-Bologna Parma-Cagliari Udinese-Palermo
31/10/2012
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Bologna-Inter Catania-Juventus Fiorentina-Lazio Milan-Genoa Napoli-Chievo Pescara-Atalanta Roma-Udinese Sampdoria-Cagliari Siena-Palermo Torino-Parma
17^ giornata Andata
10^ giornata Andata
17/3/2013
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11^ giornata Andata 4/11/2012
Atalanta-Napoli Cagliari-Siena Chievo-Pescara Genoa-Fiorentina Inter-Sampdoria Juventus-Bologna Lazio-Torino Palermo-Milan Parma-Roma Udinese-Catania
18^ giornata Andata 22/12/2012
Ritorno
Ritorno 12/5/2013
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19^ giornata Andata 6/1/2012
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Il Brivido Sportivo STADIO - 25 settembre 2012 -
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Fiorentina Juventus
La formazione
a Fiorentina è tornata sabato notte dalla trasferta di Parma ed ha avuto poco tempo a disposizione per preparare la sentita partita di questa sera, almeno sotto il profilo tattico. Montella quindi si affiderà ancora una volta agli undici che in
questo momento danno le maggiori certezze e garanzie e il modulo sarà ancora il 3-52. In porta, carico come una molla, ci sarà Viviano. La difesa è praticamente intoccabile, con Roncaglia, Rodriguez e Tomovic forti di una buona prova anche in quel di Parma. Il numero 4 è sempre più l’idolo della gente, mentre l’ex Villareal sta prendendo sempre maggiore confidenza con la sua nuova dimensione e sta crescendo gara dopo gara. A centrocampo sembrano sicuri del posto Cuadrado e Pasqual sugli esterni (Cassani ha qualche speranza per giocare a destra), con il capitano che torna dal primo minuto dopo il riposo di Parma. In mediana non si può prescindere da Borja Valero e Pizarro, mentre per il posto
che dovrebbe essere di Aquilani resiste un ballottaggio a tre. Mati Fernandez spera in una nuova maglia da titolare dopo il buon primo tempo di Parma, ma le caratteristiche del centrocampo bianconero potrebbero indurre Montella a fare una scelta diversa. Migliaccio e Romulo sono più fisici del cileno e anche loro due possono sperare in una chance dal primo minuto. L’ex Palermo appare favorito, soprattutto se l’allenatore decidesse di mettere un uomo a marcare Pirlo. E poi c’è da sciogliere il ‘solito’ nodo in attacco. Il punto di riferimento è Jovetic e questa volta al suo fianco potrebbe esserci davvero Adem Ljajic, tenuto a riposo contro il Parma e deciso a regalarsi un gol per il suo compleanno. In panchina Toni e Seferovic, mentre non ce la fa El Hamdaoui, ancora alle prese con il problema al ginocchio. In casa Juventus non sembrano esserci invece grossi dubbi di formazione. La sfida contro la Fiorentina è di quelle di cartello ed il turn over è stato fatto sabato contro il Chievo proprio per avere i titolari al meglio della forma fisica. In porta ci sarà Buffon, con Barzagli, Bonucci e Chiellini a proteggerlo. A centrocampo rientra Lichtsteiner dal primo minuto e farà compagnia a Marchisio, Pirlo (anche lui tenuto a riposo contro il Chievo), Vidal ed Asamoah. In attacco sembra scontato il rientro dall’inizio di Giovinco nonostante l’ottimo momento di forma di Quagliarella. Vucinic, invece, è sicuro di una maglia da titolare.
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Contro la squadra bianconera dovrebbero rientrare dal primo minuto capitan Pasqual, Migliaccio e Ljajic
formazione anti-Juve
Montella punta sulle certezze STADIO Artemio Franchi - ORE 20.45 Fiorentina 3-5-2
Jovetic Borja Valero Pizarro
Tomovic
1 Viviano
Ljajic
Pasqual
4 Roncaglia, 2 G. Rodriguez, 40 Tomovic
Cuadrado Migliaccio
11 Cuadrado, 21 Migliaccio, 7 Pizarro, 20 Borja Valero, 23 Pasqual
Rodriguez Viviano
Roncaglia
22 Ljajic, 8 Jovetic Allenatore: Vincenzo Montella JuVENTUS 3-5-2 1 Buffon; 15 Barzagli, 19 Bonucci, 3 Chiellini;
Vucinic
Giovinco
Asamoah
26 Lichtsteiner, 23 Vidal, 21 Pirlo, 8 Marchisio, 22 Asamoah; 12 Giovinco, 9 Vucinic Allenatore: Massimo Carrera
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Il Brivido Sportivo STADIO - 25 settembre 2012 -
Fiorentina Juventus
Il mercato del futuro di Alessandro Latini
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e schermaglie sono finite da poco più di venti giorni, ma l’arrivo della Juventus porta di nuovo alla ribalta Stevan Jovetic. Per quello che poteva essere e non è stato, ma soprattutto per quello che potrà accadere da qui in avanti. Il montenegrino, suo malgrado, ha contribuito a rendere infuocato il rapporto tra le due società. La rivalità in campo e sugli spalti non aveva invece bisogno di ulteriori stimoli. Alzi la mano
La società viola pensa ad una clausola rescissoria a tempo, appuntamento a breve
JOVETIC? IL FUTURO RESTA SOSPESO PERò… MAI ALLA JUVE chi si è immaginato per un attimo che Jo-Jo giocasse questa partita con la maglia bianconera. In pochi la alzerebbero, anche perché più che come un quesito al quale rispondere suona come un vero e proprio incubo. “Alla Juve mai”, è stato il monito dei fiorentini subito raccolto da Andrea Della Valle, che in realtà ha ampliato il concetto, definendo incedibile il fuoriclasse viola già a metà estate. E il bello è che non ha messo in fuorigioco solo la Juventus, ma tutti coloro che avevano velleità di accaparrarselo a suon di milioni. SORRISO RITROVATO. Jo-Jo
adesso sorride, ha ritrovato (se mai l’avesse persa) la voglia di stare in gruppo e di trascinare la Fiorentina a suon di gol ed assist. Montella ha costruito una macchina quasi perfetta sulle sue caratteristiche e lui ricambia con una certa adattabilità. Quando gioca in coppia con Ljajic o El Hamdaoui si sistema al centro dell’attacco e trova la via della rete con particolare facilità, quando invece al suo fianco c’è Luca Toni si sposta nel ruolo di seconda punta e si traveste da uomo assist. Manna per l’allenatore e per i compagni, che in ogni singola intervista lasciano in-
tuire quanto sia importante Jovetic per questa Fiorentina. Il rischio che rimanesse a Firenze scontento era particolarmente concreto e in questo senso il lavoro di Andrea Della Valle è stato importante. Il numero uno viola ha lavorato ai fianchi il giocatore, gli ha fatto capire che qui può essere il re di Firenze, mentre da altre parti sarebbe solamente uno dei tanti. Gli ha detto che per andarsene da questa città c’è sempre tempo, che lui è il centro di gravità di tutto l’ambiente gigliato. Pradè e Macia hanno fatto il resto, costruendo una squadra all’altezza delle richieste di Stevan.
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Il Brivido Sportivo STADIO - 25 settembre 2012 -
Che adesso si diverte a scambiare il pallone con Borja Valero oppure a ricevere i lanci di Pizarro. Ora c’è spazio solo per il campo, per i gol e per le vittorie, ma tra qualche settimana si ricomincerà a parlare di futuro e di clausola rescissoria. CLAUSOLA A TEMPO. Partiamo dal presupposto che la Fiorentina non muore dalla voglia di blindare Jovetic con una clausola rescissoria e la ‘clausola liberatoria’ di cui si fa forte l’entourage del giocatore per Andrea Della Valle non conta praticamente niente. Attaccare un prezzo al collo di Jo-Jo vorrebbe dire perderlo quasi sicuramente la prossima estate. Nessun pericolo che vada alla Juventus, ma il Manchester City non ha alcun problema nel tirare fuori una somma che oscilla tra i 35 e i 40 milioni di euro. La Fiorentina però starebbe studiando una clausola che accontenti entrambe le parti e nelle prossime settimane è possibile che proprio Della Valle incontri Fali Ramadani per discuterne. Si tratta di una clausola a tempo, che crescerebbe di valore man mano che passano i giorni e con tre diverse valutazioni: 35 milioni di euro se l’offerta dovesse arrivare non oltre il 1° giugno, 40
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Fiorentina Juventus
milioni di euro se pervenisse non oltre il 1° luglio, 45 milioni se la proposta fosse formulata non oltre il 15 luglio. Dal giorno dopo in avanti non ci sarebbe offerta accettabile, il giocatore sarebbe incedibile. Il motivo è molto semplice. La Fiorentina non si vorrebbe ritrovare a cercare un sostituto a pochi giorni dalla chiusura del mercato. Fin qui l’idea del club viola, che dovrà collimare naturalmente con quella del giocatore. In questo caso nessuna imposizione di sorta può essere applicata: ci deve essere comunione totale d’intenti tra le parti. SICURO CHE NON SERVA? E a questo proposito hanno fatto molto discutere le dichiarazioni di Jovetic rilasciate a La Gazzetta dello Sport in occasione della sua trasferta a San Marino con la nazionale montenegrina: «È vero che il presidente Della Valle mi ha parlato e mi ha convinto a restare, ma partiva da una buona base, sapevo che avrei fatto bene a restare qui. Come ha detto Della Valle ci aggiorneremo a fine stagione per capire quali saranno le prospettive. Mi ha detto lui di prendermi ancora un anno di riflessione dando il massimo qui: in estate vedremo, inutile fare ragionamenti adesso. Mai alla
Juve? Ripeto, inutile parlarne ora, la mia testa pensa soltanto alla Fiorentina. La clausola è un foglio integrativo al contratto, a tutti gli effetti una clausola liberatoria. Abbiamo deciso insieme di non sfruttarla, ora non c’è bisogno di aggiungerne un’altra». In un contesto di rinnovato amore queste frasi stonano un po’ e vanno a cozzare con quanto sostiene in queste settimane la società viola. L’impressione è che tutto ruoti intorno a quel ‘foglio integrativo’ che per il giocatore ha grande valore, mentre per la Fiorentina è carta straccia. Jovetic ha sottolineato come non ci sia bisogno di una clausola rescissoria, ma per sgombrare il campo da ogni sorta di equivoco (e negli ultimi mesi ce ne sono stati diversi) sembra essere l’unica soluzione possibile. Anche perché la clausola rescissoria tiene conto in maniera particolare delle esigenze delle due parti in causa. Fissando un prezzo la Fiorentina sarebbe praticamente certa di avere quei soldi per rinforzare la squadra il prossimo anno in caso di cessione di Jovetic, mentre il giocatore avrebbe diverse possibilità in più di lasciare Firenze, qualora lo volesse. Senza clausola qualsiasi trattativa sarebbe totalmente
libera ed a quel punto starebbe a Pradè ascoltare eventuali offerte. Ma se queste non dovessero rivelarsi all’altezza della situazione (molto dipenderebbe dalle prestazioni stagionali di Jovetic) la società potrebbe farsi forza di un contratto in essere fino al 2016 (che in caso
di inserimento della clausola potrebbe essere ritoccato verso l’alto e prolungato fino al 2017). Insomma, dopo aver traballato per qualche settimana ed essere stata nell’occhio del ciclone, la Fiorentina ha ripreso totalmente in mano il suo futuro e quello del giocatore.
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Il Brivido Sportivo STADIO - 25 settembre 2012 -
Fiorentina Juventus
Ordine pubblico
Big match, ecco il piano sicurezza della Prefettura
di Luca Capanni
C
“Attenti sì, preoccupati no.
i siamo, oggi è il gran giorno di Fiorentina-Juventus. Non solo i tifosi si preparano al big match ma anche le forze dell’ordine ovviamente con uno scopo diverso: mettere in pratica il piano specifico di sicurezza programmato dalla Prefettura. Per conoscerne i dettagli, il Brivido Sportivo ha interpellato il Capo di Gabinetto della Prefettura di Firenze. Dottor Stelo, quali sono le misure che avete pianificato per la partitissima? «L’intensificazione del controllo avviene attraverso l’impiego di uomini delle forze dell’ordine sia in uniforme che in borghese, piazzati in punti strategici con particolare attenzione ad evitare contatti fra le due tifoserie». A partire dagli snodi ferroviari e dalle uscite autostradali? «Sì, questo tipo di servizio viene elaborato dalla Questura negli ultimissimi giorni prima del match, in funzione del numero dei tifosi ospiti e dei mezzi di trasporto che essi hanno scelto». Vi preoccupa Fiorentina-Juventus? «No, anzi siamo sicuri che la rivalità si confinerà negli sfottò senza passare alle vie di fatto. Proprio il Prefetto ha scritto, nel comunicato stampa della settimana scorsa, “sono assolutamente convinto che tra i tifosi prevarranno come sempre buonsenso, comportamenti civili e ordinati e che la rivalità rimarrà confinata nell’ironia”». E questo è un ‘confine’ che ci piace molto e piace molto a Firenze. Ma intanto l’allenatore della Juve Antonio Conte dove lo sistemiamo?
Importante il dialogo con i tifosi”
LA
R
«E’ una questione che lasciamo volentieri alla Fiorentina e alla Juventus, o alla Lega, alla Figc o quant’altro». Nel web proliferavano nei giorni scorsi le proposte: c’era chi aveva pensato ad una sdraio sulla Luna, chi ad un alloggio scavato nel sottosuolo, chi ad una fune calata da un elicottero… «Beh, sinceramente non ci siamo posti il problema (ride, ndr). Quando si fa un piano per l’ordine pubblico si pensa alle uscite, al prefiltraggio, ai tornelli, al percorso della tifoseria ospite, alle
dell’ordine. Sono arrivati rinforzi da fuori? «Sì, per eventi di questa importanza viene sempre fatta una richiesta di rinforzi a Roma. Poi Roma decide nel giorno stesso dell’evento come distribuire tali risorse fra le varie richieste giunte da tutta Italia». Dentro lo stadio, invece, la polizia non entrerà? «No, altrimenti significherebbe mandare a monte tutto quello che ci siamo detti finora». Ci spieghi il concetto. «Se la polizia entra nell’impianto significa che la situazione sta degenerando ben oltre la rivalità sportiva. Vuol dire che stanno succedendo ‘cose turche’. No, questo non accadrà». Di ‘cose turche’ per fortuna a Firenze non ne accadono da anni. La Prefettura come giudica la tifoseria viola? «Il pubblico fiorentino ha intrapreso da anni un percorso virtuoso che fa da esempio a tutto il Paese. Non c’è bisogno del giudizio della Prefettura, sono i fatti a dimostrarlo. Firenze è una piazza ‘caliente’, molto Via attaccata alla propria squadra ma col giusto spirito di cui parlavamo prima. Poi è ovvio che le forze dell’ordine devono stare sempre attente perché l’eccezione, il
caso isolato, può sempre verificarsi. Questo vale a tutte le latitudini, da Bolzano a Caltanissetta». Gli ultras viola chiedono da tempo un tavolo di confronto stabile con le forze dell’ordine. Lei cosa ne pensa? «Sono favorevole e mi risulta che ci siano stati dei confronti, anche molto recenti, fra Questura e tifoseria. Possiamo far meglio, il dialogo è molto importante e con una tifoseria come quella viola sarà sempre un dialogo costruttivo».
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tessere del tifoso. Si pensa a tante cose, ma non dove sistemare l’allenatore della squadra ospite». Intorno allo stadio oggi saranno impegnate svariate centinaia di uomini delle forze
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Il Brivido Sportivo STADIO - 25 settembre 2012 -
Fiorentina Juventus
L’angolo del tifoso di Luca Capanni
E
sarà ancora una volta coreografia. Anche questa sera il Franchi, all’ingresso delle squadre in campo, regalerà un’immagine da brividi, creando un impatto visivo che avrà l’effetto di un abbraccio corroborante per i giocatori viola e ‘stritolante’ per quelli bianconeri. Brividi nel cuore dei tifosi della Fiorentina, un cuore che pulserà sempre di passione e stasera ne darà l’ennesima dimostrazione. Come quello che la Fiesole volle rappresentare nel febbraio 1997 attraverso un suggestivo mosaico: tutta la curva con i cartoncini verso l’alto per creare appunto un gigantesco cuore, dove la linea delle pulsazioni trapassava il muscolo rosso, contornato dall’immancabile sfondo viola. L’incontro terminò 1-1 ed ovviamente si trattava, neanche a farlo apposta, di FiorentinaJuventus. Anzi, fu fatto proprio apposta, perché la sfida contro i bianconeri è sempre stata l’occasione preferita per arricchire l’album delle coreografie a Firenze. Non a caso ne fu realizzata un’altra l’anno successivo, nel dicembre 1999. Come dimenticare i tanti tasselli che componevano in Fiesole l’enorme scritta bianca ‘1926’ su sfondo rosso ‘Nasce la storia’, recitava in basso uno striscione, e lo spettacolo continuava lungo la Tribuna e la Maratona, con bandierine bianche e viola sventolanti, per completarsi in curva Marione (alias Ferrovia) dove giganteggiava un giglio con la dicitura ‘1998, continua la fede’. La partita? Fiorentina-Juventus 1-0 con sigillo di Batigol. ‘Molti ci hanno visto nascere…
Dalle icone delle opere d’arte di Firenze al grande cuore pulsante
Mille e una coreografie: le splendide cornici di Fiorentina-Juventus
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Il Brivido Sportivo STADIO - 25 settembre 2012 -
nessuno ci vedrà mai morire… come il sole risorgiamo sempre!’. Parole più che mai attuali, quelle esposte sul lunghissimo lenzuolo in fondo alla curva Fiesole, nel dicembre 2005. Sopra di esso si stagliava la trama di un poderoso sole giallo, che sorgeva in un cielo viola. Era il secondo anno in serie A per i Della Valle, era la prima stagione di Prandelli e di quel ‘Toni & Furmini’ da 31 gol. Vinse la Juventus 2-1 ma la Fiorentina si sarebbe classificata quarta al termine del campionato, anche se poi tutto sarebbe stato vanificato da Calciopoli. Guardando indietro, altre suggestive realizzazioni finiscono di diritto nell’album delle coreografie anti-Juventus. L’effetto Bombonera, ad esempio, riprodotto in Fiesole nel gennaio 1992 lanciando da cima a fondo lunghissimi rotoli di carta bianca, ed ispirato proprio allo stile del celebre stadio argentino. Finì 2-0 ed un futuro bomber argentino, Batistuta, finì nel tabellino marcatori. Nell’aprile 2005, prima stagione in A per i Della Valle, Fiorentina-Juventus terminò 3-3: la Fiesole inscenò il calcio storico, quattro mega-lenzuoli con le bellissime effigi dei quartieri, contornate da un mosaico di cartoncini dei rispettivi colori e, più all’esterno, di colore viola. Al centro, un grande vessillo col disegno di un calciante. Indimenticabile, per tanti motivi, anche il ritorno alla coreografia della stagione scorsa, dopo qualche anno di blackout. La Fiesole si riorganizzò e ridiventò un mastodontico puzzle: una miriade di bandierine composero un’enorme maglia viola su sfondo alternato bianco e viola fino alle estremi-
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tà della curva. Era il 17 marzo 2012, una serata che purtroppo si macchiò di vergogna: Fiorentina-Juventus terminò 0-5. L’opera d’arte più famosa, però, resta quella che raccolse le maggiori opere d’arte di Firenze. 6 aprile 1991, Baggio tornava a Firenze con quelle impensabili strisce bianconere addosso. Si trovò davanti agli occhi in Fiesole il mosaico dei monumenti-simbolo: le geniali e colossali icone del Duomo, di Palazzo Vecchio, del Ponte Vecchio… tutte viola su sfondo bianco. Quella volta rifiutò di tirare un rigore che Mareggini parò poi a De Agostini. E quando venne sostituito uscì dal campo raccogliendo una sciarpa viola. Finì 1-0, quella fu la giornata perfetta.
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ra Coppa Italia e campionato c’è tempo per una serata divertente. I ragazzi degli Allievi viola si sono ritrovati lo scorso giovedì al cinema “The Space” di Novoli per la presentazione ufficiale del docu-reality che li vede protagonisti. Da poco più di una settimana è in onda su Mtv ‘Calciatori-Giovani Speranze’, il programma realizzato seguendo nel quotidiano i giovani ex Allievi della Fiorentina, la maggior parte dei quali quest’anno figura nella rosa della Primavera. Seguendo le orme di ‘Ginnaste Vite Parallele’, il programma sulle atlete italiane di ginnastica artistica che si avvicinavano alle Olimpiadi di Londra 2012, gli autori hanno optato questa volta di puntare sul calcio, in particolare sui ragazzi viola. Telecamere ovunque, anche negli spogliatoi, nelle palestre, nelle camere e negli ospedali, per documentare la loro vita, i loro sogni, le loro ambizioni, ma anche
GIOVANI SPERANZE SOTTO I RIFLETTORI: che bello IL REALITY CON I VIOLA i problemi con la scuola, le ragazze, i problemi fisici e la lontananza dalla famiglia. Particolarmente toccante il racconto del quindicenne Cedric Gon-
do che non si è vergognato a raccontare delle volte in cui, sentendo la mancanza della mamma e degli amici, non ha potuto fare a meno di piangere.
Così come il momento in cui il capitano della squadra Saverio Madrigali ha dovuto sottoporsi ad un intervento al crociato avvertendo malinconia e tristezza pensando ai mesi che lo avrebbero tenuto lontano dal campo. Durante la visione di alcune puntate del docu-reality, nel contesto di una serata presentata dal noto showman toscano Gianfranco Monti e alla quale hanno preso parte l’amministratore delegato della Fiorentina, Sandro Mencucci, il responsabile del Settore Giovanile viola, Vincenzo Vergine, il responsabile della comunicazione Gianfranco Teotino, nonché tutta la squadra degli ex Allievi viola col
tecnico Federico Guidi, non sono mancati dunque momenti di commozione, ma anche di simpatia e di risate, grazie soprattutto alla negligenza e all’‘indolenza’ mostrate dal brasiliano Everton nei confronti dello studio e della cultura (giocatore che, grazie alla Fiorentina, ha comunque intanto preso la licenza media) e grazie anche alla spiccata esuberanza e all’evidente brio di Alberto Rosa Gastaldo e di Axel Gulin, il piccoletto che si è già fatto un po’ conoscere dai tifosi viola in ritiro a Moena allenandosi con la prima squadra agli ordini di Montella. L’OK DELLA SOCIETA’ RISPETTANDO LE REGOLE.
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Sandro Mencucci e Vincenzo Vergine, nell’introdurre la visione delle puntate del reality, hanno tenuto a sottolineare la soddisfazione della società nell’aver accettato questa esperienza, soprattutto perché Mtv ha scelto la Fiorentina non solo perché ritenuta una delle squadre con il Settore Giovanile più importante e curato d’Italia, ma anche perché lega al calcio l’insegnamento della disciplina e del rispetto verso le regole e i veri valori della vita. Senza mai sottovalutare lo studio, grazie al lavoro di alcuni tutor che seguono le giovani speranze viola passo dopo passo, che le stimolano e, se necessario, le pungolano e le riprendono con fermezza paterna. Tutto questo lo ha ribadito, senza se e senza ma, proprio Vergine: «Diamo ai ragazzi valori, regole e priorità, cercando di far capire loro che il percorso per arrivare in alto è tortuoso e difficile. E noi diciamo sempre a tutti che le regole che noi abbiamo imposto non devono essere condi-
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vise ma applicate». Certo, la scelta di dire ‘sì’ alle telecamere addosso non è stata immediata, come ha sottolineato l’A.d. Mencucci: «Far entrare le telecamere nello spogliatoio è stato molto difficile perché è un luogo sacro e ci abbiamo pensato molto. Però volevamo mettere in mostra la vita quotidiana dei nostri ragazzi che sono seguiti sia in campo, che nella loro formazione scolastica. Anche i genitori dei ragazzi sono stati informati di questo e hanno acconsentito. Ne è venuta fuori un’iniziativa molto positiva perché quella che si vede è la realtà della vita: c’è chi arriva in serie A, chi rimane deluso, chi soffre». Gli ha fatto da eco, poi, il tecnico Guidi che, ammettendo le prime difficoltà nel gestire per esempio un allenamento cercando di rimanere se stesso nonostante le telecamere addosso, ha finito per apprezzare l’avventura: «E’ stata un’esperienza positiva per tutti noi. I cameraman di Mtv sono diventati amici dei ragaz-
zi e non hanno mai intralciato il nostro lavoro. E’ stata un’ottima idea. Per quanto mi riguarda, sono stato in alcune occasioni inevitabilmente duro, anche questo fa parte del mio lavoro, ma sono sempre stato me stesso non pensando di essere ripreso. Anche perché durante le gare e gli allenamenti noi abbiamo il compito di far crescere i ragazzi e non potevo certo contenermi perché davanti avevo delle telecamere…». Poi ha risposto a chi ha malignato che qualcuno si possa montare la testa dopo tanta popolarità: «Il rischio c’è, ma conosco questi ragazzi, mi fido di loro e so che hanno vissuto questa esperienza in modo formativo». E’ GIA’ SUCCESSO. In pochi giorni, dopo la messa in onda delle prima puntate del programma, i
giovani giocatori viola sono stati sommersi sui social network dalle richieste di amicizia e dalle ragazzine trepidanti fuori dal campo degli allenamenti. E il docu-reality ha già raggiunto il 2% di share, che è un ottimo risultato pensando che è passata solamente una settimana dall’inizio del programma su Mtv. Ricordiamo che il reality durerà in tutto sei mesi (36 puntate) e che potete se-
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guire ‘Calciatori Giovani Speranze’ dal lunedì al venerdì con un doppio appuntamento: alle 15,10 e alle 19.30. Il venerdì, poi, i giovani viola saranno in onda anche alle 22. Tutto questo sempre senza dimenticare allenamenti, campo e studio, perché a Firenze chi non studia, non può vestire la maglia della Fiorentina. (ha collaborato Michela Lanza).
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ilano. Ore 17.14. Stazione Porta Garibaldi. Due amici di vecchia data, con la ventiquattrore e poco più, sono pronti per prendere il treno delle 17.19, diretto a Firenze. Arrivo previsto, ore 19.15. Il treno parte in perfetto orario e i due amici, come nella comodità del salotto di casa,
E VINCO IO iniziano a chiacchierare. D: Ora vieni con me, verso un mondo d’incanto, Luca Cordi è tanto che lo stadio mi aspetta sì. Quello che poi vedrai è davvero importante, l’Italo rosso fiammante ci ac-
compagna proprio lì. E vinco io, anche con Conte puoi giocar, nessuno ti dirà che non si fa, e vinco io, da sempre. L: E vinco io, fino alla fine Juve alè, se salgo fin lassù, poi
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guardo in giù, il bianco e il nero nasce in me. Ogni cosa che ho, anche quella più bella, no non vale la stella che sul campo vinto ho. E vinco io... D: ...apri gli occhi e vedrai... L: con tanti campioni vincerò... D: che Facundo ti stronca... con un po’ di follia e una tifoseria... L: a cercar Conte negli Sky box... D: E vinco io... la nostra vittoria sarà... D&L: non tornerò mai più, mai più in B... L’Europa è un mondo che appartiene a noi... L: E vinco io... D: ...apri gli occhi e vedrai... L: con tanti campioni vincerò... D: che Facundo ti stronca... con un po’ di follia e una tifoseria... L: a cercar Conte negli Sky box... D: E vinco io... L: di Pirlo pilota farò... D: la nostra favola sarà...
L: ma se è questo è un bel sogno... D&L: non tornerò mai più, mai più in B... L’Europa è un mondo che appartiene a noi... L: per me e per te... D: soltanto noi... L: non segnerà... D: ci aiuterà... L: si vince noi... D: si vince noi... D&L: per te, per me... L’altoparlante annuncia l’arrivo a Firenze, in perfetto orario. Ad aspettarli alla stazione i rispettivi collaboratori con macchine al seguito. D: Luca Cordi, scusa... dov’è che ti sono venuti a prendere? L: Parla piano, Dieghino... non posso mica farmi riconoscere. Son con quella macchina laggiù. Una Multipla di un rosso simil Ferrari. D: Lo dicevano da queste parti, qualche anno fa. Ma non lo credevo possibile. L: Cosa? D: Siete più brutti della Multipla.
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na data storica. È quella che ha visto, giovedì scorso, celebrare con un appetitoso e gioioso rinfresco, i 20 anni di attività della famiglia Petraroli e i 62 anni del locale ‘Scheggi’ panineria-vineria nei pressi dello stadio Artemio Franchi dove da sempre si ritrovano prima e dopo ogni partita della Fiorentina gruppi nutriti di tifosi e dove da sempre si sono avvicendati personaggi della Firenze sportiva e dello spettacolo. Non è un caso che anche al riuscito evento di giovedì scorso, sono intervenuti personaggi importanti della storia più o meno recente della Fiorentina, da Christian Riganò a Lorenzo Amoruso, fino ad Alberto Di Chiara, oltre a lui, la bandiera viola da sempre, amata da generazioni e gene-
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razioni, Giancarlo Antognoni. Oltre a loro, altri volti noti del mondo dello spettacolo fiorentino, dai comici Alessandro Paci e Alessio Nonfanti Kagliostro, al comico,
attore e conduttore Alessandro Capasso fino al dj di RTL 102.5 Carletto Nicoletti e suo fratello, il procuratore Costantino Nicoletti. E tanti altri volti noti, compresi quel-
li di una folta rappresentanza della stampa fiorentina che non è voluta mancare per festeggiare i proprietari del locale ‘Scheggi’: Alessandra, Lucia, Filippo ed Elisa, nel ricordo del recentemente scomparso Franco, padre di famiglia e simbolo dei loro 20 anni di attività. Lo ‘Scheggi’ è sempre stato un punto di ritrovo. Un panino con ottime salse create con alimenti sani e genuini, un buon bicchiere di vino o di birra e poi via a tifare viola, sempre e comunque. A proposito di salse, chi non conosce la particolarità dei nomi di quelle dello ‘Scheggi’? Ci sono quelle storiche, che non solo Firenze, ma tutta Italia conosce: dalla salsa Batigol (al radicchio trevigiano, viola come la maglia della squadra) alla salsa Rui Costa (con gamberetti). Ci sono le salse Rigagol e
Gilagol, bomber acclamatissimi della gestione Della Valle, simboli il primo della rinascita della squadra viola dalla C2 alla serie A, il secondo del periodo della Champions (ancora tutti hanno negli occhi il fantastico gol di Liverpool). Immancabile, e non potrebbe essere altrimenti perché quella non passerà mai di moda, la salsa Antognoni e, dedicata ad un amarcord più recente, la salsa di’ mister, in onore a Prandelli (una mousse di radicchio). Presente anche una salsa dedicata ad un personaggio straniero rimasto nel cuore della gente grazie alla sua simpatia, alle sue buone maniere, ma soprattutto grazie ad un gol segnato in una partita, guarda caso contro la Juve: stiamo parlando della salsa di’ Papa, una crema di olive nere riservata a Papa Waigo, uno dei protagonisti
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assoluti della vittoria per 3-2 contro i ‘gobbi’ a Torino del 2 marzo 2008. Ma non è finita qui qualcuno si accorge che manca un altro bomber recente della storia viola (e si sa, i bomber sono quelli più amati dalla gente) e allora ecco che è stata ‘rispolverata’ la salsa Toni & Furmini, ovviamente in onore di quel Luca Toni che, dopo cinque anni dal suo addio, dai 47 gol segnati in 67 presenze in maglia viola, dopo la vittoria di un Mondiale da giocatore viola, della classifica dei cannonieri e della Scarpa d’oro, aveva deciso di espatriare alla ricerca di vittorie importanti e ingaggi plurimilionari, per poi tornare com’era scritto nel suo destino. E dei volti nuovi? E dell’attuale Fiorentina? Nessuno si merita già una salsa dedicata dallo ‘Scheggi’? Ha risposto al Brivido Sportivo una del-
le componenti della famiglia Petraroli, la bella Lucia, svelando: «C’è la salsa Jo-Jo in onore di Jovetic, ovviamente, ma abbiamo già due idee in cantiere: la salsa Montella e poi la salsa Roncaglia». Ebbene sì, non poteva essere altrimenti. Sono i due uomini che più di tutti hanno fatto breccia nei cuori della gente: il tecnico napoletano per la sua pacatezza mista alla sua autorità ‘silenziosa’ e per le sue capacità nell’aver mandato in campo, in poco tempo dal suo arrivo, una squadra capace di divertire; il difensore argentino per la grinta che mette in campo ogni domenica. Così, dopo la bella festa di giovedì scorso, l’augurio che il Brivido Sportivo fa ai proprietari dello ‘Scheggi’ è che il locale possa ancora deliziare i palati dei tifosi viola a lungo e che, insieme a loro, possa
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presto ideare una salsa-terzo scudetto. Un ambiente storico e che riporta indietro nel tempo come quello gestito dalla famiglia Petraroli
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mente sempre e solo viola. (Si rigrazia la famiglia Petraroli per le foto concesse al Brivido Sportivo)
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