Il brivido sportivo n 10 ed mugello del 11 febbraio 2014

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Chiesa e Fiore,

una finale x due

Della Valle-Pozzo: in ballo c'è l'Europa

Una storia tutta da scrivere: missione vittoria

da pagina 6

da pagina 8

a pagina 11

L’editoriale

NIENTE E’ IMPOSSIBILE. PER QUESTA FIORENTINA di mario tenerani

N

on è facile, ma è possibile. Coraggio Fiorentina, regalati l’Olimpico per una finale di Coppa Italia che manca da tanto, troppo tempo. Era il 2001, c’era anche Cecchi Gori e odore di fallimento. Periodo giurassico. Questa bacheca va riaperta e arricchita ecco la missione. Prima però, un paio di passaggi obbligatori. Intanto far fuori l’Udinese, squadra tosta e ben allenata, con alcune individualità, vedi Muriel, pericolosissime agli occhi dei viola. I friulani sono consegnati ad un campionato anonimo, solo nella Coppa Italia potrebbero trovare

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Alessandro Matri aveva cominciato nel modo migliore, adesso deve ritrovarsi: servono le sue prodezze. Magari con quelle di Gomez

ASPETTANDO I SUOI GOL. PER INCORNICIARE LA STAGIONE. di ALESSANDRO RIALTI

O

ra aspettiamo Alesandro Matri. L’ex attaccante del Milan era partito fortissimo. A Catania aveva segnato una doppietta e offerto un assist fondamentale per Mati Fernandenz. Da quel giorno, pur impegnandosi sempre e comunque si è bloccato: è come tornato indietro quando nella squadra di Allegri trovava poco spazio e, in diciotto gare, mise insieme un solo gol. Per fortuna in questa Fiorentina votata all’attacco i gol hanno trovato sempre un diverso protagonista. Per la precisione sono stati diciassette gli autori (meglio ha fatto solo il Milan che però, in classifica insegue), ma adesso è il tempo che a segnare siano gli attaccanti. Bravo a Ilicic e al suo sinistro di velluto. Bravo a Wolski, il ragazzo polacco che stya crescendo e si sta candidando ad un futuro viola, ma adesso

che i tempi diventano duri, sempre più duri, occorre che anche lui, Matri, torni a fare quello che deve saper fare meglio: i gol. Non dimentichiamo quello che seppe fare nei suoi anni a Cagliari ma anche a Torino con la Juve, quindi siamo convinti che se la squadra saprà torneare a utilizzarlo nel modo giusto ovvero cercandolo in area con cross dalle due fasce anche lui saprà ritrovare la strada del gol. Nel ha già fatti 94 in carriera: lo step dei 100 gol è il primo traguardo da tagliare. E’ vero che tutti aspettiamo il ritorno di Mario Gomez ma il tedesco avrà comunque bisogno di un po’ di tempo per riprendersi il posto accentro dell’attacco viola. Per questo, dal mercato, è arrivato Matri, per questo la Fiorentina ha bisogno di lui proprio adesso che il ritorno del tanque tedesco pare davvero essere ad un palmo.

Gol subito, perché è adesso che si gioca una parte fondamentale del presente e del futuro della squadra di Vincenzo Montella. Gol all’Atalanta, gol all’Inter e magari anche al Parma, con in mezzo la Coppa Italia e l’Udinese, ricordandosi bene che anche l’Europa League è ormai vicinissima. Con i gol di Matri per arrivare al rientro di Gomez e, perché no, nel finale anche a quello di Pepito Rossi per vincere qualcosa e per colorare ancora di più una stagione che potrebbe diventare la migliore dell’era dei Della Valle. Gol. Servono solo quelli.

Alessandro Matri in azione: due gol e un assist nei suoi primi 41 minuti in viola. Ora deve tornare a segnare

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STAGIONE VIOLA

Il polacco, che sembrava destinato a partire, è rimasto per volontà del

MONTELLA VUOL DIRE di MICHELA LANZA

“C

hi mi ha sorpreso di più in questo anno e mezzo? Wolski. Nell’ultimo periodo è cresciuto tantissimo, è un altro giocatore rispetto a quando è arrivato. Anche se lo faccio giocare poco, è vero, ma credo che presto diventerà un giocatore fortissimo e importante per la Fiorentina”. Così parlò Vincenzo Montella pochi giorni prima di Natale. Alla vigilia di SassuoloFiorentina. E alle parole, l’Aeroplanino, ha fatto seguire i fatti. Lo ha voluto con sé, Rafal Wolski. Non l’ha voluto far partire, neanche in prestito. Ha pressato la sua società affinché rimanesse a

far parte della rosa viola. E ora, dopo averci lavorato giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese da un anno a questa parte, dopo avergli fatto sentire la sua fiducia, non tanto con le presenze in campo, quanto con la stima per le sue qualità tecniche, il giovane centrocampista viola lo sta ripagando. Come? Raccogliendo i frutti di un periodo duro, tosto, difficile, ma durante il quale, evidentemente, ha saputo seminare bene. Molto bene. UN GOL DA CINETECA: DECISIVO. Così, nella partita di sabato contro l’Atalanta di Colantuono, il polacchino viola ha sfruttato al massimo l’occasione offertagli da Montella e, nei 34 minuti (recupero compreso) nei quali ha calcato il terreno del ‘Franchi’, ha deciso di vestire i panni del ‘Fenomeno’ e di chiudere la partita (ancora in bilico sull’1-0) segnando un gol capolavoro. Come si usa dire in questi casi: un gol da cineteca. Un gol che ha messo in evidenza tutte le sue doti balistiche e anche una buona

dose di personalità. Pallone incollato al piede, progressione, dribbling e precisione. Soprattutto precisione e tecnica. L’azione del 2-0 viola non è stato altro che un concentrato di tutte le qualità di Wolski, il giovane classe 1992 che è arrivato a Firenze, acquistato dalla società viola dal Legia Varsavia, il 25 gennaio del 2013. E dopo l’esordio in serie A durante l’ultima giornata dello scorso campionato a Pescara, e altri spezzoni di gara in questo torneo (per un totale di 6 presenze = 176 minuti), sono arrivate per il numero 27 le prime vere soddisfazioni. Anche perché l’ambientamento in Italia, per un giovanissimo timido ed educato come Wolski, non è stato facilissimo. Un’altra lingua. Un altro tipo di campionato, più tosto, più difficile, con più pressioni. È difficile per molti, anche per elementi più esperti, figuriamoci per un 21enne. MONTELLA COME SPONSOR. Ma dalla sua parte ha avuto un allenatore che ha fiuto, quando si tratta di individuare

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talenti. Un allenatore che ama i giocatori che fanno della tecnica una ragione di vita (calcistica…). Un ex giocatore, oggi signor tecnico (e per qualcuno ‘lamentino’), che ha capito fin da subito il tipo di giocatore che aveva davanti a sé. Guardando all’opera Wolski, ha riconosciuto le stimmate del campione. Ha capito che il polacco è un giocatore che può crescere e diventare, forse non Roberto Baggio come qualcuno ha azzardato, ma certamente un fuoriclasse. I numeri ci sono. Vanno solo fatti esplodere. E ora, dopo aver finalmente festeggiato il suo primo gol in maglia viola, non può che sorridere e guardare con ottimismo al futuro. Al suo futuro. Intanto Montella se lo coccola. E a fine partita se l’è abbracciato, manifestando tutta la sua gioia “Sono felice per lui perché è da oltre un anno che lavora in silenzio e con sofferenza. Ha un grande talento, ma ha bisogno di continuità. Sulla decisione di tenerlo a Firenze? Insieme abbiamo scelto cosa fosse meglio per lui.

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tecnico viola e finalmente è arrivato il suo primo gol in maglia viola

FIDUCIA: CHIEDETELO A WOLSKI… è stata la ciliegina sulla torta di una prestazione di livello e sacrificio, tanto che quando è uscito dal campo, lo ha fatto tra gli applausi del ‘Franchi’ e di… Montella. Sì, perché anche Ilicic (come Wolski, come Mati Fernandez, come Vargas) è un giocatore sul quale il tecnico viola ha scommesso. Lo ha sempre detto, Montella: “Josip è un giocatore che va aspettato. I giocatori non sono delle macchine, hanno bisogno di tempo per ambientarsi. Lui ha voglia di fare e poPoco più di centotrenta minuti in cinque presenze: Rafal Wolski ha festeggiato con l’Atalanta il suo primo gol in viola

Ripeto, ha talento e deve ancora crescere. Il tempo è dalla sua parte…”. 72 - 27… Se il gol del 2-0 lo ha siglato Wolski, il numero 27 viola, diven-

tando di fatto l’uomo simbolo del match, non è possibile dimenticare che il vantaggio della Fiorentina lo ha messo a segno lo sloveno Josip

Ilicic,ovvero il numero 72 della squadra di Montella. E lo ha messo a segno con un calcio di punizione preciso, calibrato, sul quale Consigli

non ha potuto far niente. Per Ilicic è la terza rete segnata in questa stagione (due le ha segnate in campionato, una in Coppa Italia). Una rete che

trà esserci utile”. E puntuali, come orologi svizzeri, i fatti seguono le parole del tecnico viola. Seguono i suoi pensieri. Del resto l’Aeroplanino è un uomo di calcio. E chi meglio di lui può e sa riconoscere i talenti? Chi meglio di lui sa chi potrà essere utile alla sua Fiorentina? La risposta è facile. È semplice. Nessuno. E allora la cosa più saggia da fare è continuare a farlo lavorare come ha fatto fino ad oggi, consapevoli (tutti) che potrà tirar fuori dal suo cilindro altre pensate degne del nome Fiorentina. Perché Montella vuol dire fiducia…

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faccia a faccia

Fiorentina-Udinese,

CHIESA E FIORE, di alessandro latini

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efinirla impresa è troppo, ma la partita perfetta serve lo stesso. Eccome se serve. Contro l’Udinese, nel ritorno della semifinale di Coppa Italia, la Fiorentina deve ribaltare il 2-1 maturato al ‘Friuli’. La sassata sotto la traversa di Juan Manuel

Enrico Chiesa: lui la Coppa Italia al Franchi in passato l’ha sollevata al cielo

CHIESA: «Fiorentina ancora favorita. Che emozione alzare la coppa al ‘Franchi’» Enrico Chiesa, la Fiorentina ha la grande occasione di agguantare la finale. Dopo la gara di andata è ancora tutto aperto? «Si, è una grande occasione per la squadra di Montella, ma anche per l’Udinese. In questo momento i friulani hanno un piccolo vantaggio per il gol realizzato da Muriel, anche se credo che questa differenza possa essere facilmente annullata dalla Fiorentina. Quando gioca in casa fa le cose sempre molto bene, sulla carta credo ancora che i viola siano favoriti». L’Udinese aspetterà la Fiorentina e si affiderà alle ripartenze? «Bisogna vedere se Montella le darà la possibilità di giocare in contropiede. Non è così semplice giocare sugli avversari, anche se l’Udinese ha giocatori pericolosi nelle ripartenze. Ad attaccare la profondità sono una delle migliori squadre della Serie A. Punteranno su quest’aspetto». L a Coppa Italia viene snobbata fino alle fasi finali. Poi tutti vogliono vincerla. «E’ sempre così, anche per l’Europa League. All’inizio ci sono troppe partite e si ha paura di qualche in-

Vargas, però, lascia aperto qualsiasi tipo di discorso. Ecco perché Guidolin avrebbe preferito vincere 1-0, ed ecco perché nel clan viola non è stato dato niente per perduto. Anzi, il gruppo ci crede più che mai, anche se le difficoltà non mancheranno. In primo luogo la Fiorentina dovrà vincere (almeno 1-0), ma soprattutto dovrà farlo con diverse

fortunio, poi quando si sente il profumo della vittoria tutti ci danno sotto. E’ sempre bello ed emozionante alzare un trofeo. Vincere, poi, ti abitua a vincere di nuovo. Io ne ho conquistate due, una con la Fiorentina e una con il Parma. Mi emoziono ancora oggi a ricordare i trentamila e passa del ‘Franchi’ in festa». Per l’Udinese è la partita della stagione, per la Fiorentina è una grande opportunità. Chi avrà gli stimoli maggiori? «Credo che entrambe le squadre avranno gli stimoli ai massimi livelli. E’ vero che la Fiorentina è in corsa anche per altri obiettivi, ma una finale è sempre una finale. Per l’Udinese capisco che possa essere un’occasione per salvare la stagione e per andare in Europa League». Emergenza a centrocampo per la Fiorentina, complici gli infortuni e la squalifica di Borja Valero. Si aspetta un salto di qualità da parte di Anderson? «Sarà una grande occasione anche per lui, che finora ha giocato solo qualche spezzone di gara. Ha esperienza e spessore internazionale venendo dal Manchester United. Sono curioso di vederlo in campo con continuità». Uno sguardo anche all’altra semifinale tra Napoli e Roma. Chi la spunterà? «E’ davvero una partita apertissima ad ogni risultato. Anche all’andata è stata una gara incredibile e bellissima. Fare pronostici, in questo caso, è impossibile».


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su il sipario: PRONOSTICI DA EX assenze importanti. La squalifica di Borja Valero, inoltre, porta con sé un tabù da spezzare: senza lo spagnolo la Fiorentina non ha mai vinto. Una statistica che mette i brividi, ma che dovrà essere assolutamente sovvertita per volare a Roma il prossimo 3 maggio. D’altro canto c’è anche

una promessa fatta a Giuseppe Rossi da parte del gruppo: almeno una finale i compagni gliela vogliono far giocare. E questa è la prima, e più ghiotta, occasione. Per parlare di questo primo grande appuntamento della stagione, Il Brivido Sportivo ha in-

FIORE: «Per l’Udinese è la partita salva stagione. Ma la finale sarà Roma-Fiorentina» Stefano Fiore, iniziamo dalla partita d’andata: il 2-1 lascia davvero tutto ancora aperto? «Una premessa: l’Udinese non ha rubato nulla, semmai mi aspettavo qualcosa in più dalla Fiorentina. Dopo il pareggio di Vargas credevo che nel secondo tempo provasse a vincere la gara. Alla fine ha addirittura perso, ma niente è compromesso. La Fiorentina è ancora favorita perché in casa trova con facilità la via del gol». Quindi, a livello di percentuale, vede le possibilità della Fiorentina attestarsi sul 51%? «Si, un leggero vantaggio c’è perché segnare fuori casa è fondamentale. Non mi aspetto che la gara finisca 0-0 dunque vedo ancora in vantaggio la Fiorentina. Certo, deve essere brava a non prendere gol e soprattutto deve stare attenta alla velocità degli attaccanti friulani». Il contropiede sarà l’unica arma di Guidolin? «Si, non vedo come possa fare partita pari. La Fiorentina è più forte, quindi l’Udinese non verrà a giocarsi la gara a viso aperto anche se è consape-

tervistato in esclusiva l’ex attaccante viola Enrico Chiesa, che era in campo nella notte in cui la Fiorentina ha alzato l’ultimo trofeo (la Coppa Italia del 2000/2001) della sua storia. E quindi Stefano Fiore, ex centrocampista viola ma soprattutto simbolo dell’Udinese a cavallo del nuovo millennio.

vole che se vuole andare in finale deve fare almeno un gol a Firenze». Per l’Udinese è davvero la partita della stagione? «Direi di si, perché in campionato l’Udinese non può ambire a più della salvezza. Arrivare in finale cambierebbe il volto della stagione, anche perché poi si aprirebbero le porte dell’Europa in una stagione così difficile. Non sarebbe poco, è un obiettivo importante». Napoli e Roma hanno regalato spettacolo all’andata nell’altra semifinale. Al ritorno che partita sarà? «Mi aspetto una partita diversa. Sarà comunque aperta, ma la Roma la vedo favorita perché è una squadra più quadrata rispetto al Napoli, che ha un grande potenziale offensivo ma che concede molto in difesa. La Roma è brava a sfruttare certe debolezze, potrà agire anche di rimessa visto il vantaggio di un gol. Credo che la Roma possa andare in finale». Quindi, in conclusione, la finale di Stefano Fiore è Roma-Fiorentina? «Eh si, il mio pronostico è proprio questo».

Stefano Fiore non ha dubbi: la finale sarà Roma-Fiorentina

14-15 Febbraio

MARTINA GOLD


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vista dai patron

E’ la sfida tra due dei protagonisti della Serie A che più lavorano per il cambiamento:

Dopo i momenti bui degli anni passati, adesso Firenze si diverte con la Fiorentina; l’artefice è Della Valle

Della Valle-Pozzo,

E’ DAVVERO LA di francesca bandinelli

P

rotagonisti per una notte. Perché gli occhi, prima ancora che sulle rispettive squadre si soffermano sui proprietari, Andrea Della Valle da una parte e Giampaolo Pozzo dall’altra. Le due facce pulite del calcio, quelle che fin dall’inizio si sono battute per un sistema diverso, più meritocratico, meno servile nei confronti del sistema. Entrambi, di motivi per vincere ne hanno mille. Si sono spesi in prima persona con i propri tifosi, perché in ballo non c’è solo il prestigio o la partecipazione alla prossima edizione di Europa League. C’è molto di più. «Guardiamo avanti e pensiamo alla Coppa Italia: se passiamo allora abbiamo sistemato la stagione, nonostante siamo partiti malissimo. Per la nostra gestione vogliamo portare a casa un

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trofeo: abbiamo avuto la soddisfazione di avere un friulano titolare, ora vogliamo la coppa, ma anche arrivare secondi ci farebbe comodo per arrivare in Europa». Andrea Della Valle gli ha fatto seguito: «Ora con l’Udinese ci aspetta la gara dell’anno: dopo dodici stagioni di sacrifici sarebbe bello arrivare in finale, soprattutto per i tifosi. Nella gara d’andata hanno fatto la differenza gli episodi: stavolta ce la giocheremo alla pari, loro sonno tosti ma il Franchi sarà pieno. Spero ci siano più di 30.000 tifosi per provare ad andare a Roma». Due società diverse la famiglia Pozzo è nel mondo del calcio dal 1986 a differenza dei Della Valle arrivati alla guida dei viola appena undici anni fa -, ma che nella filosofia si somigliano eccome. Puntano entrambe sui giovani, costruiscono risultati

sfruttando le loro qualità e, al momento opportuno, realizzano plusvalenze da far invidia a chiunque. L’Udinese ha fatto scuola, la Fiorentina ha imparato fin da subito, forte del lavoro di Pantaleo Corvino prima e del duo Pradé-Macia oggi. I friulani hanno ceduto a prezzi da record una squadra intera: poco più di diciotto i milioni spesi per undici giocatori (che sarebbero stati 7,3 in meno se solo non fosse stato da riscattare il cartellino di Quagliarella dalla Sampdoria), circa centocinquanta quelli incassati, con aumenti del reddito del club da capogiro. I viola, dal canto loro, inseguono sulla buona strada: almeno sei i giovani d’oro ceduti negli ultimi anni, costati complessivamente trenta milioni ma capaci di portarne in dote ben centocinque. Il patron dei bianconeri, Giampaolo Pozzo,

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i rispettivi modelli di società sono diventati un modello da seguire per molti

questione di stile.

PARTITA DELL’ANNO proprietario anche di Watford (Championship inglese) e Granada (Liga), ha colmato così il gap che lo separava dalle grandi del campionato italiano. Merito suo, del tecnico che strada facendo ha saputo valorizzare i giocatori, ma soprattutto dei

talent sparsi per il mondo che sono andati a pescare ovunque, in Slovenia con Handanovic, in Colombia con Zapata fino in Cile con Alexis Sanchez. Sono arrivati tutti come sconsociuti, piccole scommesse low cost su cui provare a costruire il futuro, e se ne

sono andati da star del pallone internazionale, trasformandosi in forzieri d’oro per le casse del club. Tra questi c’è Felipe, passato proprio alla Fiorentina (anche se senza lasciare traccia), Lukovic, richiesto a gran voce da Spalletti allo Zenit, Isla e

Dodici anni nel mondo del calcio: Andrea Della Valle sogna la sua prima finale da quando, nel 2002, ha rilevato la Fiorentina dal fallimento

Gino Pozzo, patron dell’Udinese: la finale di Coppa Italia sarebbe l’unica via di salvezza di una stagione non positiva

Asamaoh acquistati dalla Juventus (il secondo in comproprietà), Inler passato al Napoli, e Alexis Sanchez passato al Barcellona per quasi 37 milioni. La Fiorentina non si è mai tirata indietro di fronte ai grandi affari, anche se in determinate situazioni c’è stato da versare diversi milioni di euro (i viola hanno investito molto di più rispetto ai bianconeri). Basti pensare a Stevan Jovetic, Adem Ljajic

e Matija Nastasic: il Partizan ha messo insieme diciassette milioni, ma i viola hanno ne incassati cinquantaquattro (compreso il valore del cartellino di Savic), più del triplo. Esattamente la stessa cosa accaduta con Seferovic, preso dal Grasshoppers (2 milioni) e ceduto in estate alla Real Sociedad per tre milioni e mezzo. Non era proprio giovanissimo (aveva 25 anni), ma comunque poco

conosciuto Felipe Melo: ceduto alla Juventus per 25 milioni, ha portato in dote al club viola una plusvalenza di 17, un po’ come accaduto per Alessio Cerci (+ 2,5 milioni a bilancio). A fine stagione, non appena rientreranno i baby mandati in giro a giocare si valuterà la strategia migliore: la miniera d’oro dei viola sono proprio loro. Come ha insegnato l’Udinese dei Pozzo.

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TUTTI CONVOCATI

Al Franchi possibile il tutto esaurito: la città è pronta a trascinare la squadra in un sogno chiamato finale

FIRENZE PER LA FIORENTINA: di LORENZO CANCEMI

MISSIONE POSSIBILE

A

rrivare al “tutto esaurito” per raggiungere un grande obiettivo: questo è il segnale che l’ambiente viola ha mandato ai suoi tifosi che, come sempre, non hanno tradito le aspettative. Tutti convocati al Franchi, perché in battaglia non ci sono scorciatoie: si lotta in trincea fianco a fianco. Ha cominciato Filippo Pucci, presidente del Centro di Coordinamento Viola Club, hanno continuato gli ultra storici passando per Vincenzo Guerini fino ai dirigenti della società, da Pradè a Macia. «L’Artemio Franchi si trasformerà in quel fortino che trascinerà la squadra - come scritto nel monito del Centro di Coordinamento - e farà capire all’avversario e al direttore di gara che l’entusiasmo e l’amore dei tifosi viola sarà più forte di ogni ostacolo». Stavolta il pessimismo, però, non sarà utile a nes-

In tre gare, al Franchi, si avvicenderanno oltre ottantamila tifosi

suno: l’eurogol di Vargas al Friuli va considerato come una linfa vitale per le speranze di vedere i viola scendere in campo all’Olimpico il 3 Maggio e giocarsi quel trofeo che manca dai bei tempi di Rui Costa ed Enrico Chiesa (2000/2001). Ma il gioco palla a terra, con-

dito dal contributo degli esterni d’attacco (sperando anche in un Cuadrado ritrovato), dalla regia di Pizarro, dalla fame di vittoria di tutta la Fiorentina che, in questi due anni, tanti tifosi ha riportato allo stadio, possono portare Firenze a riscrivere quei “bei tempi”.

Ovviamente la sfida, a causa del 2-1, non sarà facile, conoscendo anche la trama di gioco che Guidolin ha inculcato bene ai suoi giocatori: barricati nella propria metà campo e, se c’è spazio, ripartire. E’ un film di partita, quella impostata dai vari

avversari, a cui i tifosi, purtroppo o per fortuna, hanno fatto l’abitudine da molto tempo così come agli ultimi precedenti di semifinali andata e ritorno, terminati con un epilogo infelice e immeritato. Gran parte della tifoseria ricorda bene, ad esem-

pio, la semifinale di ritorno di Coppa Uefa di qualche anno fa contro quei Rangers, che si chiusero nella loro area dal primo minuto, salvo poi superarci nella diabolica lotteria dei rigori, oppure anche l’ultima semifinale di Coppa Italia giocata dai viola, usciti di scena sempre al Franchi contro l’Inter del triplete e, scaramanticamente, preferisce non parlarne. La Firenze dei giorni vicini alla decisiva sfida di Coppa Italia tace sull’esito del risultato, dunque, ma si aspetti il meglio dai suoi ragazzi, aiutati da un intero stadio che dovrà trasformarsi in una bolgia dal primo all’ultimo minuto e da un intera città mobilitata nelle proprie case per sostenere un risultato o anche un misero goal che, come c’è da augurarsi, possa abbattere la “barricata” friulana ed aprire le porte a quel palcoscenico chiamato Finale che tutta Firenze merita e sa di poterlo ottenere.

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Fatti i debiti scongiuri, tradizione positiva per i viola al Franchi in Coppa Italia coi friulani

FIORENTINA-UDINESE? AGGRAPPIAMOCI AI PRECEDENTI FAVOREVOLI di ruben lopes pegna

L

a tradizione è decisamente favorevole. La Fiorentina con l’Udinese in casa in Coppa Italia ha sempre vinto.

E, comunque, sia in caso di confronto con gare di andata e ritorno che con gara unica o nella fase a gironi, ha sempre passato il turno. In quattro partite tra le mura amiche ha tra

l’altro segnato 10 gol ai friulani, subendone 1 soltanto. E sappiamo quanto stasera anche il computo delle reti sia importantissimo, perché i viola, dopo la sconfitta al Friuli per

Con la maglia viola indosso, all’Udinese ha segnato per ben tre volte: Roberto Baggio come vedeva i friulani si scatenava

In questa semifinale di ritorno resterà in tribuna per squalifica: Borja Valero, però, un anno fa con un suo gol ha steso l’Udinese.

2-1, per raggiungere la finale devono vincere o per 1-0 o con 2 gol di scarto. Le due formazioni fino ad oggi si sono incontrate complessivamente 8 volte. La Fiorentina ha vinto in 5 occasioni, perso in 2, mentre di pareggi ce ne è stato uno solo. Il goleador nei confronti tra le due formazioni è Roberto Baggio, autore di 3 reti. La prima sfida tra le due squadre in questa manifestazione risale al 29 gennaio 1986. Nella gara d’andata degli ottavi di finale al Comunale la Fiorentina si impose per 3-1. Segnarono Criscimanni per i bianconeri e Celeste Pin e Daniel Passarella per i gigliati. Il libero argentino realizzò addirittura una doppietta. Nel ritorno a Udine vinse

l’Udinese per 1-0 con un gol di Chierico. Ma fu la formazione viola, per la miglior differenza reti, ad approdare ai quarti di finale. Le due squadre si incontrarono di nuovo il 26 agosto 1987 a Firenze nella fase a gironi. La Fiorentina, che poi passò il turno, si impose per 2-0 con i gol di Roberto Baggio e di Ramon Diaz. L’anno dopo, il 21 settembre 1988, nella seconda fase della manifestazione, a Pistoia (si giocò lì per i lavori di ristrutturazione del Comunale in vista dei mondiali di Italia ’90), i viola che si aggiudicarono il girone vinsero per 3-0 con 2 gol di Roberto Baggio (1 su rigore) e 1 di Stefano Borgonovo. Le due formazioni si ritrovarono di fronte sul campo

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neutro di Ferrara l’8 settembre 1994 nel match d’andata dei sedicesimi di finale. Il risultato fu di 2-2. Segnarono Carnevale e Marino per l’Udinese e Ciccio Baiano su rigore e Alberto Malusci per la Fiorentina. Nel ritorno al Franchi, il 21 settembre, i viola si imposero per 2-0 con le reti di Sergio Campolo e Anselmo Robbiati e passarono così agli ottavi di finale. L’ultimo confronto tra le due squadre, prima di quello della scorsa settimana a Udine, risale alla passata stagione. Negli ottavi di finale in gara unica, il 19 dicembre 2012, al Friuli la Fiorentina vinse per 1-0 con un gol di Borja Valero, purtroppo assente stasera per squalifica, e passò ai quarti.

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speciale MUGELLO

Il futuro dirigenziale del club borghigiano deve ricominciare da zero: adesso è toto DS

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calcio

Fortis Juventus-Egidio Biccherai: LE STRADE SI SEPARANO Egidio Bicchierai: la sua avventura alla Fortis Juventus è terminata. E’ caccia al successore

di Fabrizio paoli

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a scorsa settimana, proprio durante la sosta del campionato di Serie D per gli impegni della rappresentativa di categoria nella Viareggio Cup, le strade della Fortis Juventus e di Egidio Bicchierai si sono divise. Dopo la riunione dirigenziale di martedì scorso, si erano cominciate a spargere voci sull’improvvisa ed immediata separazione tra la società biancoverde e l’esperto dirigente. Fino a mercoledì sera la Fortis Juventus aveva negato l’ipotesi, sostenendo di essere fiduciosa sulla possibile ricomposizione della situazione in un successivo incontro con Bicchierai. Giovedì mattina la società mugellana ha invece dira-

mato il comunicato che ufficializzava l’avvenuta interruzione del rapporto. Dopo aver rivolto al dirigente i più sinceri ringraziamenti per il lavoro svolto durante i tre anni di permanenza

alla Fortis Juventus, la società ha spiegato che «le motivazioni di tale scelta ed il nominativo del nuovo d.s. saranno resi noti dopo che la società avrà vagliato le possibili alternative».

In attesa di dichiarazioni ufficiali, si parla di divergenza di vedute nella programmazione per la prossima stagione, sia per quanto riguarda le scelta dei giovani da inserire in

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prima squadra, sia nel budget da mettere a disposizione del direttore sportivo. Pare che la Fortis Juventus sia propensa a valorizzare maggiormente i prodotti del vivaio locale, con una politica societaria molto differente da quella tenuta fino ad oggi da Bicchierai. Quello che pare certo, però, è che l’interruzione del rapporto non deve essere stato indolore, visti i termini repentini della separazione, con Bicchierai che non termina neanche la stagione, non arrivando alla scadenza dei tre anni in seno alla Fortis Juventus. Una sorpresa se si considera anche

l’ottima stagione dei biancoverdi nel campionato di Serie D: la squadra allenata da Vitaliano Bonuccelli è in piena lotta per un posto nella zona play-off e sta disputando una delle migliori stagioni della sua storia nella massima categoria dei dilettanti. Ed è recente un’altra vicenda che scosso l’ambiente borghigiano, con le paventate dimissioni del presidente Riccardo Borselli, poi rientrate. A metà gennaio il massimo dirigente della Fortis Juventus, dopo una discussione al termine di una partita del settore giovanile, aveva espresso la volontà di lasciare, ma era tornato sui suoi passi dopo gli attestati di stima e vicinanza giunti da tante parti.

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speciale Mugello Già otto i cambi tra le società dilettanti: a resistere, ora, sono, in nove

calcio

GIRANDOLE IN PANCHINA: IL MUGELLO FA L’EN PLEIN di fabrizio paoli

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ante variazioni in panchina per le società di Mugello e Valdisieve: sono otto dall’inizio della stagione. In Promozione sono cambiati due allenatori: l’Audax Rufina ha sostituito Stefano Lacchi con il capitano Marco Guidi, affiancato da Alessandro Brazzini; il

podismo & atletica

to. In Seconda Categoria ci sono state novità per quattro società su otto. Il Firenzuola ha esonerato Stefano Sabatini per fare spazio a Jacopo Livi (un ritorno per il tecnico fiorentino); al Luco Lorenzo Urbinati ha lasciato il passo a Daniele Allori (ex proprio del Luco e dell’Audax Rufina); lo Scarperia ha esonerato alla vigilia di Natale Yuri

Falleri ed ha scelto Enrico Marchi (ex Sagginale, Gallianese e Settimello); l’Alleanza Giovanile Dicomano ha affidato la panchina a Paolo Merciai (ex Ludus ‘90 Valle dell’Arno, San Clemente e Sancat) in luogo di Massimo Cappelli. Confermate le altre nove panchine tra Serie D, Promozione, Prima, Seconda e Terza Categoria.

L’obiettivo è quello di insegnare in maniera non approssimativa le discipline dell’atletica

di cristiano puccetti

U

Vicchio, dopo le dimissioni di Yuri Morelli, ha optato per una soluzione interna con Giampiero Antonelli. Anche in Prima Categoria sono saltate due panchine: la Rontese ha sostituito Valter Bendoni con Sergio Balzano (ex Floriagafir Bellariva e Luco); il San Piero a Sieve ha chiamato Fabio Zuccaro (ex Sestese) al posto di Silvio D’Apoli-

na novità nel panorama mugellano del podismo e dell’atletica è costituito dalla nascita di una scuola di atletica, ideata dai Runners Barberino. L’iniziativa è stata spiegata qualche tempo fa dalla stessa società mugellana: «Abbiamo dato il via ad una grande novità, la ‘Scuola di atletica Runners Barberino’, votata a dare un’infarinatura di tutte le discipline dell’atletica. Il progetto nasce dall’entusiasmo di un nostro atleta, Giulio Cavalleri, che dopo aver frequentato il corso di allenatore federale ed aver conseguito il relativo ‘patentino’ per allenare, ha avuto il desiderio di mettere in pratica ciò per cui ha studiato. Presentando il progetto al consiglio direttivo della

NASCE LA SCUOLA DI ATLETICA RUNNERS DI BARBERINO

società, l’idea ha preso subito forma, valutando i vari aspetti organizzativi con sana critica e tanto entusiasmo. Da qualche

settimana la nostra scuola è una realtà, già conta 15 piccoli atleti dagli otto anni in poi, che sono seguiti da Giulio Cavalleri e

Simone Bellesi

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due collaboratori: Alessio Iozzelli e Giandomenico Garramone». Nella loro prima uscita, lo scorso 3 novembre, in occasione

del «Trofeo La Torre» disputato a Pontassieve, i risultati sono stati lusinghieri, con due vittorie. E’ solo l’inizio di un pro-

getto di ampio respiro, partito un po’ in sordina per prudenza, ma che ha le giuste premesse per rivelarsi un successo.


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a Polisportiva Remo Masi Rufina è l’unica società, tra Mugello e Valdisieve, che può contare sia su una prima squadra maschile che su una femminile di pallavolo. La stagione delle ragazze, che militano nel campionato di Prima Divisione della F.I.P.A.V. sotto la guida dell’allenatore Paolo Piacentini, è stata molto positiva nella prima parte del torneo. Poi sono arrivate delle battute d’arresto, ma comunque la compagine della Valdisieve rimane in piena lotta per vincere il campionato, in un testa a testa con il Calenzano Volley nel Girone A, che comprende anche G.S. Borgo San Lorenzo e Mugello Volley. Le due squadre hanno scavato un divario evidente con tutte le altre avversarie. “Possiamo proprio dire che le vacanze di Natale non sono state utili per i nostri obiettivi - spiega il tecnico Simone Ricciolini, che si occupa sia del settore maschile (come allenatore) che di quello femminile -. Conosco la squadra allenata da Paolo Piacentini in qualità di direttore sportivo, anche se non interferisco con il lavoro che viene svolto.

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pallavolo

REMO MASI RUFINA, UN BACINO DI TALENTI PER IL VOLLEY L’organico è stato costruito per fare bene e potrà togliersi tante soddisfazioni. Ci sono molte giocatrici con uno spessore tecnico elevato e per questo motivo è la squadra che viene tenuta in maggiore considerazione dalla società. La situazione è molto differente rispetto alla prima squadra maschile, che invece è stata formata con tanti giocatori del vivaio rufinese, e dunque non si possono fare raffronti tra le due realtà. La rosa femminile è cambiata molto negli ultimi anni: dopo aver fatto bene in Seconda Divisione ed aver conquistato la promozione, sono arrivate altre giocatrici che hanno fatto compiere un’ulteriore crescita alla squadra”. Simone Ricciolini commenta poi il momento della squadra maschile, che è nella parte bassa del proprio girone, dopo una prima parte

della stagione che è stata estremamente deficitaria. “La situazione, dal punto di vista dei risultati, è critica. Quando siamo a metà stagione abbiamo

tegoria posso dire che il livello generale è sceso molto e, a parte le prime cinque-sei della classifica, possiamo giocarcela con tutte le squadre.

conquistato solamente due vittorie. Nonostante questo, la classifica non è ancora drammatica. Dopo cinque stagioni disputate in questa ca-

Finora abbiamo sofferto con quasi tutti gli avversari - conclude Ricciolini - ma speriamo di riuscire a tirarci fuori da questa situazione”.

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Giacchetta nera

Errori contenuti nella giornata di direzione arbitrale. Chi ne combina di tutti i colori è Doveri

BENINO GLI ARBITRI, MA SOPRATTUTTO I GUARDALINEE. di GIANCARLO CARMAGNINI

G

iornata, questa 23°, abbastanza contrastata dal punto di vista arbitrale, infatti ci sono state discrete prestazioni ed altre decisamente molto meno buone, compresi i guardalinee. Male gli assistenti Iori (TorinoBologna), Giachero (Samp-Cagliari) e Stallone (Verona-Juve) che concedono gol fasulli e ne annullano altri invece buoni, bene invece Musolino (Parma-Catania) e Barbirati (Livorno-Genoa). Passando ai direttori di gara invece molto bene Irrati che finisce Toro-Bologna (1-2) senza addirittura un ammonito, bravo Massa (neo internazionale) in Napoli-Milan, partita mai facile e dai mille risvolti (ok giallo sul contatto Abbiati-Mertens) e tutto sommato bene Orsato che, pur con qualche sbavatura (graziati Konko e Lulic da gialli sacrosanti e forse anche De Rossi), porta a termine senza grosse recriminazioni da ambo le parti un derby capitolino che partita facile non lo è mai.

Piuttosto male invece Doveri che sotto gli occhi di Braschi, mal coadiuvato dal già citato assistente Stallone, ne combina di tutti i colori: tre gol in fuorigioco e due episodi in area

bianconera molto …molto dubbi (mani di Vidal e Lichtsteiner), maluccio anche Gervasoni a Livorno dove nel primo tempo fischia tutto e male e nel secondo non fischia più. Non bene nemmeno Gui-

da a Firenze dove, pur non inficiando il risultato finale conduce una gara piena di imprecisioni, sbavature e da impressione di poca sicurezza, pur nel contesto di una gara mai cattiva.

L’agente Fifa Valcareggi analizza la stagione, aspettando che… si fermi il Napoli

violascuro

CON UN ILICIC IN PIU’ PREPARIAMOCI ALL’ASSALTO CHAMPIONS! di ANDREA GIANNATTASIO

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ella settimana bollente che porta alla storica semifinale di Coppa Italia contro l’Udinese e alla partita contro l’Inter, torna l’immancabile appuntamento con “Viola Scuro”, la rubrica del Brivido Sportivo che ospita il prestigioso parere di Furio Valcareggi, agente FIFA e grande sostenitore della Fiorentina: Valcareggi, che vittoria è stata quella ottenuta sull’Atalanta? «E’ stato un successo difficile ma allo stesso tempo molto bello: questi tre punti sofferti hanno portato grande ottimismo nello spogliatoio anche perché la squadra dopo due ko non stava bene mentalmente ma ha risposto presente sul campo. Mi è piaciuto molto Cuadrado, che sta finalmente tornano ai suoi livelli. Peccato che ha vinto anche il Napoli…»

Per la corsa Champions, però, resta tutto invariato... «Certamente: gli azzurri sono sempre lì. Il Milan ha aiutato Benitez a vincere la partita ma nel complesso credo che la Fiorentina abbia dato un segnale migliore sabato: noi siamo molto più affidabili del Napoli e ci lotteremo la Champions fino in fondo». Ilicic è finalmente un giocatore ritrovato? «Ha giocato molto bene, anche se ha sbagliato qualcosa: appena ho visto la sua punizione sapevo che sarebbe entrata perché Ilicic ha un sinistro che parla da solo. Adesso lo sloveno non può che migliorare». Come vede il ritorno di Coppa Italia con l’Udinese? «Sarà una bella gara e sono certo che vinceremo e passeremo il turno come avevo pronosticato: per fortuna c’è anche la gara di ritorno per rimediare al ko di Udine, ma ero quasi

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certo che in Friuli i viola avrebbero incontrato difficoltà: da là spesso sono arrivate cattive notizie. Ora però, per Guidolin ci sarà la bolgia del Franchi da superare».

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Dovendo scrivere questa rubrica per liberar la tipografia - prima che la Fiorentina giochi con l’Atalanta, scrivo qui più cosa comunque non andrebbe. Il campionato è lungo la Coppa Italia no. Ebbene, niente sarebbe peggio che fallire la qualificazione per la finale di Coppa Italia. Eh sì, la Viola che ha avuto tanta sfortuna con le ginocchia dei suoi big, è stata però abbastanza fortunata invece nel tabellone di Coppa Italia: è innegabile che era meglio affrontare Siena e Udinese, anche se ci hanno fatto soffrire, che Juve, Roma e Napoli (non a caso avanti a noi in classifica). A Udine quando il pari sembrava cosa fatta Muriel ci ha fatto un pessimo scherzo. Peraltro un gran gol. Ora tocca a noi farlo a Guidolin e soci.

La rovesciata di Mario Gomez in allenamento. Immagini concesse da Violachannel.tv

COSA VA Gomez che fa un gol in rovesciata al primo allenamento in gruppo (seppur allenamento differenziato) non è notizia nuova. Ma è la migliore degli ultimi 5 mesi. Alla pari con una sconfitta del Napoli in campionato. Il ginocchio ha bloccato Super-Mario per 5 mesi, ma se la testa non si fosse liberata la speranza di aver recuperato il grande goleador sarebbe stata una chimera. Pepito Rossi - si è scoperto da un tweet della sua girlfriend Jenna a New York ha ripreso a guidare la macchina. Nelle settimane scorse non riusciva a farlo. Non è come fare gol, ma se aveste visto come guidano i tassisti di Manhattan sapreste che a Pepito non potranno mancare né i riflessi né il... dribbling.

Mi piace molto Diakité. Il modo in cui si è presentato, le cose che ha detto, l’intelligenza che ha dimostrato. E l’umile consapevolezza: “Ho gambe, ho forza, ma devo migliorare tecnicamente”. Un uomo con queste caratteristiche non poteva che ispirarsi a Thuram. Altro grande uomo. Le grandi squadre le fanno prima i grandi uomini e poi i grandi calciatori. Vedrete che Diakité farà bene. Bravo chi lo ha preso.

Modibo Diakité è arrivato in prestito dal Sunderland: è l’elemento in più del reparto arretrato viola.

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Se sabato scorso il timore era che a furia di parlare di Coppa Italia e del traguardo della finale si sottovalutasse l’Atalanta - che pure aveva seppellito con 3 gol il Napoli facendoci un gran piacere - anche oggi l’errore dei tifosi sarebbe confondere Coppa e Campionato. Se in campionato bisogna sperare nel maggior numero di passi falsi possibili del Napoli, in Coppa Italia per mercoledì sera sarà opportuno invece tifare proprio Napoli. Intanto perché se saremo ancora interessati a quella partita sarà perché ci saremo liberati dell’Udinese. E poi perché la finale di Coppa verrà giocata a Roma in una partita secca e francamente all’Olimpico sarebbe più dura vincere “in trasferta” contro i giallorossi di Totti e Gervinho che contro gli azzurri di Higuain e Insigne. Alla vigilia di Forentina-Udinese, i lettori facciano pure gli scongiuri (li faccio anch’io con loro), la Viola in finale non la si può non pronosticare. Ci farà soffrire, lo sappiamo già, ma ...i pronostici li sbaglia solo chi li azzarda. E non volete azzardarli nemmeno stavolta? Sconfitti 2-1 all’andata basta vincere (3-2 no eh). E se una squadra della categoria della Fiorentina (pur orfana di Borja Valero) non pensa di poter e dover vincere contro l’Udinese, beh allora è inutile cullarsi nei sogni di gloria.

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FIRICANO: «LA PROMOZIONE NON è PIù UN MIRAGGIO»

Aldo Firicano quando vestiva la maglia della Fiorentina di ANDREA GIANNATTASIO

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rchiviata la gara d’alta classifica contro il Palermo e quella di sabato contro il Trapani, è tempo di primi bilanci in casa Empoli, dopo questo inizio di girone di ritorno vissuto sulle ali dell’entusiasmo di una prima parte di stagione eccezionale. La sensazione comune è che ormai il club azzurro, dopo qualche anno di assestamento, sia davvero tornato ai vecchi fasti di un tempo, con un settore giovanile d’alto livello, una proprietà

disposta anche a investire di tasca propria pur di completare un organico già altamente competitivo ed una serie di giovani promesse, ormai in pianta stabile in prima squadra, che in poco tempo hanno già attirato le mire dei più blasonati club di Serie A. Gli anni ‘90, per l’Empoli, si sono nuovamente materializzati. E sognare, a 18 giornate dalle fine del campionato, è diventato legittimo. Per parlare della stagione azzurra con chi la sta seguendo ogni sabato da vicino, Il Brivido Sportivo ha contattato Aldo Firicano, ex

conoscenza della Fiorentina e presenza costante al ‘Castellani’ per le gare interne dei ragazzi di Sarri. Firicano, che stagione è stata sin qui quella dell’Empoli? «Sono molto contento per gli azzurri, dato che li conosco bene e so quale sia il loro potenziale. Ad inizio anno mi aspettavo un Empoli molto forte ma obiettivamente mai avrei creduto che si sarebbe giocato la promozione diretta alla Serie A così a ridosso del vertice della classifica. Sono sorpreso ma allo stesso tempo molto felice per la proprietà azzurra, che è davvero tornata ad essere un punto di riferimento nel calcio italiano». Quali possono essere adesso gli obiettivi degli azzurri? «Senz’altro lottare per la Serie A attraverso la promozione diretta: la gara contro il Palermo è stata esemplare perché Tavano e compagni sono stati a tratti nettamente superiori ai rosanero per larghi tratti di gara. L’Empoli deve sfruttare questo momento magico, perché può arrivare davvero al top così». C’è un giovane azzurro che quest’anno l’ha stupita di più?

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«Sicuramente Rugani, che per me è già un veterano nonostante la sua giovane età. A lui però fanno eco anche giocatori come Hysaj e Tonelli, che stanno facendo una grande stagione. Sarebbe però limitativo nominare qua e là qualche nome, perché i protagonisti del miracolo Empoli sono tanti, praticamente tutti: da Tavano a Maccarone fino ai più gio-

vani come Barba e Laurini. Quest’ultimo, a mio avviso, potrebbe essere già pronto per il salto in Serie A». Cosa possono dare Tavano e Maccarone a questa squadra? «Ciccio e BigMac sono la più grande e bella conferma della rosa di quest’anno in casa azzurra e mi fa molto piacere poiché conosco bene entrambi. Tavano

è un ragazzo d’oro e si sta semplicemente confermando di anno in anno, Maccarone invece - dopo qualche anno di appannamento - ha ritrovato tutto il suo talento dimostrando di essere un signor giocatore. Questi due attaccanti sono davvero quel ‘’quid’’ in più che può permettere a Sarri e ai suoi ragazzi di fare il grande passo».

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Gli stadi italiani sono come il far west: vige la legge del più forte

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E LE CURVE RESTANO ZONE FRANCHE di cristiano puccetti

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triste e sconsolante assistere al vano tentativo di rianimazione del calcio italiano operato dalle istituzioni. Purtroppo Lega, Federazione e giudice sportivo, così come concepiti e strutturati, risultano totalmente inadatti a modernizzare il movimento. Il Titanic è assicurato. Tralasciando per un attimo le direzioni arbitrali, i cui disastri sono sotto gli occhi di tutti, lasciando perdere anche le figuracce che le italiane rimediano in Champions e in generale in Europa, dove ormai siamo degradati al livello di federazioni periferiche, ci occupiamo nella fattispecie della decisione del metafisico giudice sportivo di chiudere per due domeniche le curve dell’Olimpico. Certo, il provvedimento è eclatante e punitivo, sia per i tifosi, che per la squadra. In-

Fabio Capello, parlando del calcio, disse: «Il problema è che qui comandano gli ultra»

Chiuse le curve dello Stadio Olimpico dopo i cori di discriminazione razziale contro i tifosi napoletani.

fatti in molti hanno commentato: “Che stangata!”. Ma è pressoché certo che questa sanzione non andrà a bersaglio, primo perché non colpirà in misura afflittiva chi si è reso responsabile della malefatta, seconda perché non

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risolverà neanche uno dei problemi veri delle curve. Il giudice sportivo se ne lava le mani chiudendo i due settori a causa dei cori di discriminazione razziale dei tifosi giallorossi nei confronti di quelli napoletani, ma queste

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sono bazzecole rispetto a ciò che accade ogni domenica nelle curve. Gli stadi italiani, impianti ormai fatiscenti e che sarebbero interamente da rifare, sono terra di nessuno, sono vere e proprie zone franche. Al loro in-

terno circola, come noto, di tutto. A partire dall’innocuo materiale di merchandising (non autorizzato e non regolamentato) che serve a mantenere i gruppi ultras e in alcuni casi anche i loro capi, fino ad arrivare a cose molto più pericolose (e non parliamo solo di droga).

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Alcuni anni fa Capello, dopo un interessantissimo convegno con i giornalisti a Coverciano, denunciò: “Il problema del calcio italiano? E’ che comandano gli ultras”. Tutti si scandalizzarono, Abete in primis (indignarsi è la sua specialità), ma Capello aveva ragione. Ed è ancora così, è sempre più così. Chiudere le curve non serve a niente.

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Il pungiglione

«Con la moviola in campo finisce il calcio».

NICCHI, MA A CHE GIOCO GIOCHI? di GIampiero tosi

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e api ormai conoscono la strada ma chi si merita i loro pungiglioni son sempre, o quasi, gli stessi, cosa ci possiamo fare? Questa volta è il capo, il presidente dell’AIA Marcello Nicchi che, ai margini di un convegno a Bari esterna sull’uso della moviola in campo un incredibile “‘’Più si parla di moviola in campo e peggio è. Contano i fatti. La tecnologia applicata al ‘gol-non gol’ funziona ed è costosa. Ma se arriva la moviola in campo il calcio è finito’’ Quale calcio signor Nicchi? Il suo calcio forse, quello che lascia tutto alla discrezionalità di un singolo? Quello che permette ai vari Tommasi, Mazzoleni, Bergonzi, Tagliavento e compagnia di fare gli obbrobri che hanno fatto potendosi nascondere dietro il paravento dell’errore umano? Quel calcio è bene che finisca, nel duemila inoltrato con la tecnologia ormai applicata anche agli sport molto più poveri del pallone

questa pervicace difesa di sistemi del giurassico è più che sospetta. Sembra quasi che alla possibilità di sbagliare non si voglia rinunciare. Perché? Perché così si possono dirigere gli sbagli, pensano i maligni, e a pensar male, diceva uno, ci si azzecca spesso. Prendiamo l’ultimo clamoroso episodio a nostro danno perpetrato dal signor Tommasi. Vedendolo alla moviola avrebbe avuto il coraggio di dare il rigore per la regolarissima uscita di Neto? O avrebbe potuto non annullare il goal di Antonelli in fuorigioco millimetrico, è vero, magari non facile da vedersi a occhio, ma innegabile di fronte all’imparziale mezzo elettronico? O avrebbe annullato il goal di Aquilani che, invece, era regolarissimo? Tre episodi con i quali un arbitro ha potuto cambiare una partita. L’ha fatto apposta? Questo certo non si può dire a priori, magari anche no, ma il voler garantire a lui ed ai colleghi, la possibilità di poterlo fare puzza forte di rancido. Perché se no? E allora api partite e pungete, e pungete forte.

Se i’Milan una vorta tanto, poi, e faceva le cose a modino a Firenze e si ridea anche di più

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he bono l’odore di’ bergamotto! E sa di tre punti, di vittoria così la rincorsa e la continua. Peccato che quegli sfiatai di rossoneri dopo avecci illuso e n’hanno prese tre da quelli di’ cinepanettonaro, se no magari e ci s’era anche avvicinati. E un ne’mporta e siam lì a fagni paura, 44 punti ‘n fila pe’ sei co’ i resto di due, come e’ gatti dello zecchino, ‘n ventidu’ partie! Du’ punti di media a partia o icche vu’ volee di più? Di più e s’arebbe se potesse gioha’la squadra che s’ha ‘n infermeria, ma icche vu ci volee fare, e siamo troppo forti, se un si corre

i'nonno pilade

O COME CI GARBA L’ODOR DI BERGAMOTTO! con l’andicappe e un c’è miha sugo! Oggi grandi tutti, e correan tutti, finarmente messi con lo schema di’ nonno. A i’ nonno i’Bacconi e gni fa una smania, gli schemi e gliene ‘nsegno io. Che a ave’ Robocoppe e l’Incaico ‘n forma e un si possa gioha’ che i 3-5-2 o che ‘mporta che velo diha io? Che pe’ fa’ e’ go’ e ci vo’ quelli che li fanno (o li dorebben fare) pe’ mestiere, o che ‘mporta che ve lo

diha i’nonno? E allora mettiamocene due, no i’ solito disgraziao solo a piaglia’ soprtellae da du’ stopperoni! Oggi e gli ha giohato (e marcato) anche i’ pennellone sloveno, ma soprattutto e m’ha fatto godere i’ sehondo go’ quello di’ Baggino polacco. Bellino! E parte e pare che svolazzi, com’un colibrì, poi…zacchete ni’baugigi. Che go’, da meritassi una boccia quello solo. Dreo ero un po’ ‘n pensiero a di’

la verità. Senza Gonzalo que’ tre e mi parean tre spersi, belli grossi, da ave’ paura a troalli a i’ buio, però un po’ su’ i’ grezzo. ‘Nvece porta ‘nviolata! Oddio di suo e ce l’ha messo anche i’ mi’ nipote che n’ha sarvae armano tre, anche se una di quella e l’avea ‘nventaa lui su un rinvio alla zappaterra su’ piedi artrui. Gli è vero che son piccioni anche e difensori che un fanno che passagnene ‘ndreo dumila, quarcuno

anche a bischero, come l’urtima di Savic, su dumila sbaglianne quarcuna e po’ succedere, però quando e si sbaglia lì, spesso e sona a morto. ‘Nsomma dopo l’incubo di Cagliari e la nebbiolina d’Udine, co’ l’Atalanta gli è tornao un po’ i sereno: messi bene ‘n campo,rilanciai gli oggetti misteriosi come Ilicic e s’è anche visto i’baggino polacco e ci ha fatto un be’ go’. E ci siamo, o arbitri narcisi che ci buttan fori e ì giocatori potai, che ci danno e rigori contro ‘nvece d’ammoni’ quell’artri, che ci hanno le regole di’ forigioho elastihe come un vi diho icche, e ci siamo, nonostante voi. Siam lì a tre punti a portaa di mano. Forza Violaaaaaa!

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Bissata l’edizione 2013, il Mandela Forum è il centro della ginnastica italiana

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SEIMILA VOLTE FIRENZE SERIE A di Maria Consiglia grieCo

C

he sia la finalissima o la gara d’apertura del campionato, Firenze Serie A si conferma ancora una volta un appuntamento irrinunciabile della ginnastica artistica italiana. Praticamente un altro sold out, dopo quello dell’edizione 2013, che ha visto seimila persone accorrere sabato scorso sugli spalti del Nelson Mandela Forum per assistere alla prima delle tre prove del campionato nazionale 2014 di serie A1/A2 di ginnastica artistica maschile e femminile. Entrambe le competizioni – la serie A2 al mattino e la serie A1 nel pomeriggio – si aprono con un suggestivo tributo a Nelson Mandela, a cui è dedicata l’intera manifestazione e, con la collaborazione delle giudici del settore femminile, viene mostrato al pubblico uno striscione con la frase scelta come motto di questa edizione: “Sembra impossibile finché non viene fatto”, pronunciata proprio dal presidente sudafricano, e che si addice perfettamente a questo sport, in cui ogni giorno gli atleti sfidano se stessi e le leggi della fisica, per realizzare evoluzioni e difficoltà sempre più complesse, sorretti da ideali come passione, determinazione e forza di volontà, tutti incarnati nella persona di Nelson Mandela. Il resto – naturalmente – è ginnastica. Grande ginnastica, la crema del panorama italiano: c’è Adriana Crisci, vecchia conoscenza della nazionale azzurra, in forza alla Victoria Torino in A2, che a 32 anni sfodera la grinta e l’energia di una ragazzina; c’è il sempreverde Enrico Pozzo, che con i colori dell’Aeronautica Militare porta la sua Libertas Vercelli sul gradino più alto del podio della serie A1, davanti alla Virtus Pasqualetti degli azzurri Andrea Cingolani e Paolo Principi e alla Pro Patria Bustese del campione italiano assoluto all-around Ludovico Edalli; c’è la stella Vanessa Ferrari che, seppur non al massimo della forma, gareggia su tutte e quattro le specialità trascinando alla vittoria in serie A1 il team bresciano della Brixia, che lascia dietro di sé le romane della Olos Gym 2000 e le lombarde della GAL Lissone. In A2 femminile balza subito in testa alla classifica la neopromossa Gymnasium Treviso; seste le toscane della Polisportiva Casellina

di Scandicci, mentre in A1 le ragazze della Ginnica Giglio di Montevarchi chiudono al quinto posto. Non brillantissimo l’esordio toscano in campo maschile, con l’Associazione Ginnastica Livornese e l’Aurora Montevarchi rispettivamente ottava e nona in serie A1. Il Centro Ginnastica Firenze calca il palcoscenico della serie A non solo in quanto società ospitante ma anche per la presenza della sua ginnasta Ambra Buglioni in prestito alla squadra della Cuneoginnastica: la neocampionessa italiana alle parallele asimmetriche esegue proprio il suo attrezzo di punta, con una buonissima prestazione che contribuisce al settimo piazzamento del team, oltre che alla malcelata emozione del suo allenatore Cristiano Furelli, accanto a lei in campo gara insieme alla squadra piemontese. La giornata si conclude in bellezza con la consegna dell’Oscar della ginnastica, dalle mani dell’olimpionico alla sbarra di Atene 2004 Igor Cassina, a Carlotta Ferlito, e del Trofeo Mandela a Giuseppe Malgeri, direttore della struttura che ormai per il quinto anno consecutivo rende possibile uno spettacolo che attira qualcosa come quattromila spettatori per la sola serie A2, “un Mandela Forum gremito in ogni ordine di posti già dalle prime ore del mattino”, come di legge sul sito federale. La ditta New Events di Lara Poggiali, organizzatrice dell’evento, ha voluto che a consegnare la targa fosse il presidente della Federazione Ginnastica d’Italia Riccardo Agabio “a testimonianza del ringraziamento che dobbiamo al direttore Malgeri e al presidente Massimo Gramigni, che ancora una volta hanno reso possibile la realizzazione di questo evento con una fattiva e costante collaborazione, ed una particolare attenzione ad ogni esigenza”. L’annuncio degli oltre mille euro raccolti tra il pubblico di Firenze a favore del Mandela Children’s Fund e un ultimo, toccante omaggio a Mandela, con in sottofondo i versi della nota poesia di William Ernest Henley che accompagnò Madiba durante la lunga prigionia, e finalmente le emozioni di una lunga giornata possono sciogliersi in un lungo applauso. E in un arrivederci. Alla prossima.

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Un ginnasta al cavallo con maniglie

Gli spalti gremiti del Nelson Il presidente federale Riccardo Agabio con il direttore del Mandela Mandela Forum Forum Giuseppe Malgeri

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L’obiettivo della squadra di Francesco Barducci è arrivare alle fasi finali, ma prima di tutto c’è il divertimento

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UNMIMOVO, MA CON TANTA VOGLIA DI VINCERE P

rancesco Barducci, n. 30 dell’Unmimovo, ci racconta come è nata la squadra e quali sono gli obiettivi stagionali. Unmimovo: un nome goliardico ma tutt’altro che reale. Quali sono gli ingredienti per essere una squadra di alto livello? «Il nome della squadra è nato un po’ per caso, della serie “scegliamo un nome qualsiasi, non importa” al quale ci siamo affezionati col passare del tempo. La squadra che abbiamo oggi è il risultato di una sorta di “collage” dei reduci delle tante squadre fatte in passato (La Mano De Dios e Let’s go tra tutte), più un paio di innesti. Ci conosciamo ormai da una decina di anni quindi ognuno di noi sa bene come si muove il compagno all’interno del campo, e penso sia questa la cosa fondamentale che riesce a darci quel qualcosa in più. Abbiamo anche un nutrito pubblico che ci segue in ogni partita e che è parte della squadra tanto quanto i giocatori». Lo scorso anno campioni del girone Austria-Turchia e alle fasi finali siete stati fermati ai quarti di

finale. Che cosa vi aspettate da questa stagione? «Il principale obiettivo di questa squadra è sempre stato e sempre sarà quello di giocare e divertirsi. Chiaramente, come tutte le persone che praticano uno sport, cerchiamo di migliorare il nostro score ogni anno. Quest’anno proveremo ad arrivare primi in campionato e soprat-

tutto ad arrivare alle fasi finali cercando di andare più avanti dello scorso anno». Facciamo un passo indietro: dopo la cavalcata dell’anno scorso, quest’anno sembrano superati anche i problemi difensivi. Cosa manca al suo team per essere imbattibile? «Penso che il punto non sia cosa manca per esse-

re imbattibili perché a qualsiasi livello è impossibile esserlo, prima o poi si perde quindi è difficile rispondere con precisione. In difesa siamo riusciti a capire come posizionarci meglio grazie anche alla possibilità, quest’anno, di giocare sempre nel solito campo (Palanovoli) che ha aiutato molti della nostra squadra a prendere le misure. Lo scorso

anno cambiavamo spesso campo quindi è stato impossibile adattarci». Il girone Spagna sembra di ottimo livello: quali sono le insidie maggiori sul vostro cammino verso il primo posto finale? «Il girone Spagna da sempre è uno dei gironi più tosti della Midland. Le insidie possono arrivare da qualsiasi squadra in quanto ci sono molte formazioni che esistono da tempo e che quindi, proprio come noi, giocano da molto insieme e si conoscono alla perfezione. Se posso sbilanciarmi, la favorita (e di conseguenza) la vincitrice del campionato di quest’anno si nasconde nelle prime 5 posizioni dove ci sono squadre che hanno dimo-

strato di equivalersi. Di partite ne avete vinte molte da due anni ad oggi. Qual è stata la più difficile da portare a casa? «La partita più difficile che abbiamo affrontato in questi due anni con l’Unmimovo è stata quella giocata contro I Galacticos nelle fasi finali dello scorso anno. Partita giocata dal primo minuto all’ultimo ad alti ritmi e che si è chiusa soltanto nei minuti finali a nostro favore. Un’altra sfida molto importante è stata quella con l’Euroflorence Futsal nei quarti di finale di Top League. Dopo la vittoria dell’andata per 4 a 3, al ritorno ci hanno superato per 9 a 3, fermando così il nostro cammino».

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di steto

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ei 4 gironi di Firenze Nord dei campionati Calcio Toscana e MSP di C5 maschile è molto incerta - ad eccezione del girone I - la lotta per la vittoria del Campionato. Al termine del girone d’andata festeggiano il titolo di campione d’inverno Deportivo Chiesanuova VP, ASD Bulls Prato C5, Global - Car e FC Devastanti. Girone F E’ il raggruppamento più combattuto al vertice: tre formazioni in testa con 22 punti e la quarta distante appena due lunghezze. In virtù della classifica avulsa il Deportivo Chiesanuova è campione d’inverno, seguito dallo Slot House Calenzano e dal Circoloco. Il Milady Gold (20 punti) paga il fatto di non aver vinto nessuno dei tre scontri diretti con le formazioni di vertice, ma per la vittoria del Campionato dirà certamente la sua. Al quinto posto (13 punti) - ma ormai fuori dalla lotta per il primo posto c’è il Giglio Club che precede di 3 punti il FC Atletico Poco e di 4 la coppia Hellas Novoli - Atl. Poggio La Sughera. Si contendono il nono posto Le Muse (4 punti) ed I Raccttati, ancora alla ricerca dei primi punti.

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Intanto c’è già chi festeggia il titolo di Campione d’Inverno

VITTORIA FINALE, E’ ANCORA TUTTO APERTO Girone G ASD Bulls Prato C5 campioni d’inverno (25 punti), ma La Bombonera - vincitore del recente Torneo del Panettone C5 - insegue a due sole lunghezze: saranno queste due squadre (uniche formazioni ancora imbattute nel girone) a contendersi la vittoria del Campionato. Difficilmente infatti Nastyboys FC (19 punti e vincitori degli ultimi due Campionati) e Galateo Team (18) potranno recuperare il terreno che le separa dalla vetta. Dopo aver perso il titolo sul filo di lana nella scorsa stagione, abbandona per quest’anno i sogni di vittoria Il Fortino (14 punti). Fort Konx (12), Twentysix C5 (10) ed Atletico Far Oer (7) si giocano il sesto posto, mentre in fondo alla classifica il Firenze Sud (3) precede l’Atletic Desperados ancora fermo a 0 punti.

Girone H Global - Car in vetta al giro di boa: con 24 punti, frutto di 8 vittorie consecutive, la capolista precede di un punto il Pes United, unica formazione imbattuta e che aveva imposto lo stop al Global - Car alla prima giornata. C’è il vuoto dietro le prime due della classe: al terzo posto infatti Steaua C5 e Pelletteria Sestese 33, con i loro 16 punti, difficilmente potranno ambìre a posizioni migliori. Ben cinque squadre, separate una dall’altra da un solo punto, si contendono la quinta posizione: 5 Contati (12), Real Delta (11), Bodystar C5 (10), Pubblica Assistenza Calenzano C5 (9) e Selexao (8). All’ultimo posto il Last Minute Calcio A 5, che in nove gare ha strappato un solo pareggio alla terza giornata contro il Real Delta.

Girone I Campione d’inverno con largo anticipo, il FC Devastanti (27 punti) ha messo una seria ipoteca sulla vittoria del Campionato: a punteggio pieno al termine del girone d’andata, la capolista precede di ben 8 lunghezze il Megadroga (19) che a questo punto ha la priorità di difendere la seconda posizione dagli attacchi delle altre formazioni. Al terzo posto infatti il Ci Basta I’ 1° Goal Usb ha 18 punti a metà Campionato, mentre in quarta posizione Final Blow e DC Tullosai (16 punti ciascuno) cercheranno di recuperare i punti persi nel girone d’andata. Sesto posto per l’Atletico Ragnaia (14), incalzata dal Pepito Team (13). Alle loro spalle, ma molto distanti, troviamo Pubblica Assistenza La Querce C5 (6) e Longobarda FC (3). Chiude la classifica a 0 punti il Team Zeus.

Twentysix C5

La Bombonera

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Segue dalla prima

LA FEDE A STRISCE NON GUARISCE...

una ragione di riscatto. Il problema è questo, lo stato d’animo dell’Udinese. Però la Fiorentina, pur carica di assenze, la più importante Borja Valero - senza citare i lungo degenti Rossi e Gomez - ha comunque armi sufficienti per eliminare Guidolin. Gioco, uomini, motivazioni e un grande pubblico. L’appello di Guerini - “riempiamo il Franchi” - troverà sicuramente proseliti. La gente di Firenze ha voglia di trascinare la Fiorentina verso un successo da esibire con orgoglio. La vittoria convincente sull’Atalanta ha dato una scossa positiva all’ambiente dopo la mini-serie negativa con Genoa (pareggio), Cagliari e Udine (sconfitte): sono periodi che nell’arco di una stagione si materializzano, ma il segreto è farli evaporare subito. I viola ci hanno abituato ad essere costanti nella qualità e non discontinui nella mediocrità. In campionato continua il duello a distanza col Napoli, solo 3 punti separano viola e azzurri: la sensazione che queste sportellate dureranno fino al termine, il terzo posto si assegnerà al fotofinish. Un altro buon motivo per prendersi l’Olimpico e andare a giocarsi la finale di Coppa Italia, con l’obiettivo di portare il trofeo a Firenze e questo è il secondo passaggio obbligatorio. I trionfi somigliano alle ciliegie, uno tira l’altro. Ti abitui a quel sapore e non ne puoi più fare a meno. Firenze ha dimenticato quel gusto, purtroppo, e ha smarrito l’abitudine. Sarebbe l’ora di ritrovare l’uno e l’altra.

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LA FINE DEL CALCIO SECONDO NICCHI

di DUCCIO MAGNELLI

L

o ha detto anche Prandelli, in una recentissima intervista. Non ci possono più essere né dubbi né tentennamenti: la moviola in campo è necessaria. Peccato che il presidente degli arbitri, l’aretino Nicchi - per fortuna la coppia di toscani con Braschi si… scoppierà a fine stagione - abbia subito ribadito seccamente la propria opinione, ormai nota. Cioè niente moviola in campo. Aggiungendo, questa volta, la postilla catastrofica che (in caso

contrario) sarebbe la fine del calcio. Va detto subito che la fine del calcio, che poi per molte persone equivarrebbe alla fine del mondo, non dipende certo dalla presenza o meno della moviola sul rettangolo di gioco. Anche perché gli sport che hanno scelto la tecnologia per ridurre il numero di errori non solo non sono morti ma stanno addirittura meglio di prima. Probabilmente il presidente dell’AIA si riferiva alla fine di un certo tipo di calcio, quello dei sospetti, delle polemiche, delle

sudditanze. Un calcio di cui (quasi) tutti farebbero volentieri a meno. Tra l’altro Nicchi potrebbe essere smentito dall’International Board, che nella prossima riunione di marzo discuterà anche della moviola. E a Blatter l’idea non dispiace, visto che Platini vedrebbe la tecnologia come il fumo negli occhi. Gianni e Pinotto del football… Comunque Nicchi, con i sei arbitri in campo, non ha risolto quasi nulla. Anzi sembra aver peggiorato la situazione. Basta poi guardare nelle case

calcistiche degli altri. Qualcuno ha sicuramente avuto occasione di vedere le partite del campionato inglese. E di rendersi conto che la caratteristica principale degli arbitri d’oltremanica è quella di fischiare pochissimo, solo l’indispensabile. Per il resto, cercano di passare sottotraccia, fanno finta di non esserci, si nascondono nelle pieghe della partita. Come dire, lasciamoli giocare questi ragazzi! Insomma, gli arbitri della perfida Albione non sembrano essere affetti da quella perfida ma-

nia di protagonismo che sembra affliggere molti fischietti italiani. Paradossalmente intervenire meno nel gioco potrebbe essere un ottimo viatico per dare ragione a Nicchi e alla sua avversione per la tecnologia. Certo con l’aiuto indispensabile di chi va in campo. Anche perché in Inghilterra quello che protesta più di tutti è uno che il campionato italiano lo ha frequentato. Quello che un giorno fece anche il gesto delle manette. Do you remember, Mister Mourinho?


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