IL BRIVIDO SPORTIVO DEL 07.06.2012

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Quello che conta è che adesso la Fiorentina ha un gruppo di lavoro. Tre uomini che devono costruire una squadra con la condizione di chi vuole riportare la gente al Franchi. Tre uomini che ci credono e hanno accettato la sfida di una Fiorentina che negli ultimi due anni e un mese aveva soltanto ingoiato fiele: Eduardo Macia, l’uomo che era stato scelto da Pantaleo Corvino per la sua conoscenza straordinaria del calcio internazionale; Daniele Pradè, il direttore sportivo che prima con Fabrizio Lucchesi, poi con Franco Baldini aveva Continua in ultima pagina

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un caso che quando è mancato lui, la squadra abbia vinto una sola volta (a Lecce) andando spesso incontro a pesanti sconfitte o scialbi pareggi. Del resto uno come lui è determinante e in campo si fa sentire grazie alle sue accelerazioni, alle sue invenzioni, alle sue giocate. Il numero 8 della squadra di Mihajlovic e Rossi ha convinto tutti gli scettici, coloro che temevano non potesse tornare a grandi livelli ed ha entusiasmato per la sua crescita fisica e anche psicologica. È tornato più convinto dei suoi mezzi, irresistibile sul manto verde e con un riscoperto fiuto del gol. Infatti, prima del suo in-

cidente, contava in viola sole 8 reti in 58 presenze di campionato (media gol 0,13). Numeri che ha ampiamente migliorato proprio nell’ultimo campionato grazie ai suoi 14 gol in 27 partite (media 0,51). Non solo: lo si è visto maggiormente ‘cattivo’ e con una spiccata personalità. Del resto, è un giocatore dalla classe invidiabile e non gli manca praticamente niente: corsa, dribbling, tecnica, fiuto del gol. Il montenegrino, in sostanza, è un numero 10 vestito da numero 8 (solo e soltanto perché ama quel numero e non ha mai voluto lasciarlo), uno di quei geni del calcio che fanno innamorare la gente

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con un tocco di palla, con una veronica o con un gol al giro (alla Del Piero, per intenderci: avete presente la rete segnata alla Juventus in trasferta? Ecco…). L’eleganza in campo è il suo marchio di fabbrica e un pubblico dal palato fino come quello fiorentino non poteva che andare in delirio davanti ad un giocatore del suo calibro. E pensare che quando Corvino lo ha portato a Firenze Stevan davanti aveva un certo Adrian Mutu. E pensare che dopo pochi mesi in viola, se non si fosse fatto male proprio il fenomeno romeno, Jovetic avrebbe potuto lasciare prima del previsto. Invece Firenze ci ha creduto, lo ha coccolato, lo ha cresciuto, aspettato, curato e rigenerato non lasciandolo mai solo e supportandolo a livello morale e psicologico con affetto e passione. Il bello di Jo-Jo è questo. Ed è un peccato pensare di togliere dall’undici titolare tanta fantasia. La stessa che più volte è stata paragonata a quella di Baggio. Ma il suo è un destino ‘europeo’, da grande club. MA NON E’ BAGGIO. Ma lui Baggio non è. Non lo è perché il Divin Codino era obiettivamente un’altra cosa (se Jovetic è fortissimo, Roberto era appunto… divino). Non lo è perché Baggio non voleva lasciare Firenze, lui invece sembra non aver mai fatto alcuna resistenza né fasulla, né veri-

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7 giugno 2012 www.brividosportivo.it

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Il personaggio

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tiera. Ha firmato nell’autunno scorso un contratto fino al 2016 e così facendo non esporrà la Fiorentina al rischio di perderlo a costo zero (Montolivo docet). Però è anche vero che dalla sua bocca, soprattutto negli ultimi mesi, non è mai uscita una frase convincente circa la sua volontà di restare senza se e senza ma a Firenze. Prima della partita contro il Napoli (guarda caso proprio il club partenopeo è uno tra quelli interessati a lui) dichiarò: «Io resto a Firenze, sono riconoscente alla Fiorentina, poi del mercato non mi interesso e non so niente. Sono voci che leggo. Di solito non guardo tanto al futuro ma penso all’anno in corso. Penso alla Fiorentina». Tra le righe non è certo leggibile la sua volontà di permanenza in viola bensì un ‘lavarsi le mani’ e rimandare tutto alla fine della stagione. E a proposito del finale di campionato sono state troppe le assenze del montenegrino nelle partite che contavano, quelle contro le ‘piccole’ per intendersi. Quelle dove avrebbe dovuto coi suoi gol e le sue magie prendere per mano la squadra (in virtù anche della fascia di vice capitano che gli è stata conferita) e portarla (lui) alla salvezza. Invece è toccato al contestatissimo Montolivo salvarla dal naufragio casalingo col Novara e a Cerci mettere la parola fine alla stagione con un gollettino a Lecce

che ha chiuso il discorso-salvezza. E poi? E poi quel suo primo ‘mal di pancia’ post Fiorentina-Chievo che fece intendere le sue (reali?) intenzioni, o quantomeno le sue perplessità (alla domanda “Te la senti di dire che rimarrai alla Fiorentina al 100% il prossimo anno?, rispose: «Ora sono concentrato solo su questa stagione. A chi mi chiede del futuro dico che non dipende solo da me e che dovremo riparlarne con la società»). Non sono certo grandi parole d’amore nei confronti di una piazza che lo ha adottato come idolo del futuro. E come dimenticare quell’assenza (giustificata?) nell’ultimo match di campionato contro il Cagliari e il mancato saluto a tifosi e compagni che proprio a qualcuno non è andata giù? Senza pensare che, da quando è andato in vacanza (si sta riposando a Formentera), anche in seguito alle voci di mercato che lo ve-

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dono sempre più lontano da Firenze, lui ha sempre preferito tacere. Non lo sentiamo più parlare da troppo tempo e quel silenzio è inquietante. È il ‘silenzio degli innocenti’? TROPPE RICADUTE E MODULO NON GRADITO. Detto delle sue infinite qualità tecniche e anche della sua poca convinzione a vestire ancora la maglia viola (vuole andare a giocare in un grande club per poter puntare a vincere Champions e Pallone d’Oro), è giusto ribadire che la società è sempre stata chiara. La parola d’ordine era: ripartire da Jovetic. Ma è anche vero che non si può tenere un uomo in Paradiso a dispetto dei santi, a maggior ragione se quest’uomo un santo non è. Che non inganni il suo volto gentile (come del resto ha sempre dimostrato di essere con i tifosi, sempre sorridente e disponibile al massimo), ma la realtà è un’altra ed è più semplice che mai: an-

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che lui, come gli altri, pensa al proprio tornaconto. E probabilmente andare via da Firenze lo lascerebbe indifferente. A maggior ragione dopo l’arrivo di un allenatore (Vincenzo Montella) che predilige il 4-3-3, modulo da lui mai apprezzato né accettato fino in fondo. E allora il suo destino sembra scritto. Se non ci sono la massima volontà e l’entusiasmo giusto di giocare con la maglia viola addosso è giusto che Jovetic lasci Firenze e lasci il suo posto ad un giocatore più affamato di lui. Così eviteremo di sentir parlare ancora dei suoi improvvisi ‘mal di pancia’ e delle sue continue ricadute (piccoli infortuni o dolori di ogni genere anche leciti che lo hanno costretto a saltare 11 partite) che hanno portato qualche tifoso, scherzosamente ma non troppo, a soprannominarlo Ohi-Ohi invece di Jo-Jo. Firenze ha già mantenuto per troppo tempo campioni scontenti. Ora

è il momento di ritrovare le giuste motivazioni, ma non a parole. Servono i fatti. E se Jovetic dovesse essere felice di restare e voglioso di mettere sempre la gamba per la causa viola, ben venga la sua permanenza perché la sua classe non potrebbe che giovare ad una squadra come la Fiorentina. Anzi, potrebbe essere quasi un lusso. Se però avesse delle ombre, che vada. Una cosa è certa: ad oggi, il numero 8 montenegrino non ha mai sgombrato il campo da dubbi circa il suo futuro. Perché dire “Sono concentrato solo su questa stagione” e “Dovremo riparlarne con la società” non significa propriamente “Amo Firenze”. Anzi… E forse è per questo che Jovetic a Firenze è amato sì ma allo stesso tempo nessuno si strapperebbe i capelli per una sua eventuale partenza. Neanche quel 50% di tifosi che vorrebbero che restasse ancora.

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Da Facundo Roncaglia ad Ahmed Hegazy prende corpo la nuova difesa SEDE DI PONTASSIEVE Loc. Molin del Piano Vai di Serravalle, 16/18 Tel. 055 8364413 - Fax 055 8364439 e-mail: info@lospurgo.com www.lospurgo.com

Manca ancora da mettere nero su bianco ma Facundo Roncaglia pare essere più di un semplice nome fra i tanti accostati in questo periodo alla Fiorentina. Difensore argentino di origini italiane e quindi dotato di passaporto comunitario, arriverebbe a costo zero. Macia nei mesi scorsi ha sfruttato i tentennamenti del Boca Juniors in sede di rinnovo del contratto e lo avrebbe convinto a scegliere la Fiorentina, per la verità senza nemmeno fare troppa fatica visto che il giocatore desidera con tutte le sue forze approdare in Italia. Nell’ultima stagione è stato il perno della difesa del Boca e ha trovato la continuità giusta per attirare su di sé le attenzioni di diversi club italiani, Atalanta, Parma, Napoli, pure il Genoa particolarmente agguerrito nelle ultime ore. Anche molti dirigenti erano sulle sue tracce, uno su tutti è Pietro Lo Monaco. Per Roncaglia a Firenze sarebbe pronto un contratto triennale da 500.000 euro a stagione. Tra l’altro, per quanto riguarda il compenso, possiamo svelare anche una piccola curiosità. Nonostante che sia da tre anni un giocatore del Boca Juniors a tutti gli effetti, Roncaglia ha continuato a percepire lo stipendio che prevedeva il suo contratto nelle giovanili.

La cifra? Bassissima per essere un calciatore da prima squadra: fino ad oggi ha guadagnato meno di 90.000 euro a stagione, assai meno di tantissimi giocatori di serie B. Discorsi economici a parte, il classe ’87 argentino andrebbe a rinforzare una difesa che, almeno nel reparto centrale, è destinata a subire alcuni cambiamenti considerando intanto i due avvicendamenti (via Natali e Kroldrup in scadenza di contratto) e l’arrivo certo di Ahmed Hegazy, il difensore egiziano classe ‘91 lasciato in ‘eredità’ da Pantaleo Corvino e il cui acquisto è stato perfezionato

e ufficializzato proprio martedì scorso da Pradè e Macia. L’egiziano è il nuovo che avanza insieme a Nastasic e Camporese che dopo essersi rivelati fra le pochissime note liete dell’ultima stagione (specie il primo) rappresentano anche e soprattutto il futuro e in questo senso il no del neo ds viola al Catania che li aveva chiesti nell’ambito dell’operazioneMontella è stato più che eloquente. Adesso rimane da decifrare la posizione di Gamberini: il centrale bolognese avrebbe chiesto un rinnovo biennale in assenza del quale potrebbe davvero fare le valige.

Anche perché cinque difensori centrali in rosa (Roncaglia può fare anche il terzino destro all’occorrenza) potrebbero essere troppi. LA CARRIERA. Roncaglia è nato venticinque anni fa a Chajarì, è alto circa 180 cm e pesa 76 kg. Fisico asciutto, forte sulle palle alte e piuttosto mobile per essere un centrale. Quando viene spostato sulla fascia destra è naturale che possa pagare qualcosa dal punto di vista della velocità pura. Soprannominato ‘El Torito’ (il toro) per la veemenza con cui contrasta gli avversari e per la tenacia che mette in campo, anche se dobbiamo sottolineare una certa disciplina. Nonostante faccia dell’agonismo la sua dote migliore non eccede fino ad essere ammonito, come succede spesso a qualche collega sudamericano. Dal 2007 fa parte della prima squadra del Boca Juniors e dopo una prima stagione su buoni livelli (nella quale è stato uno dei protagonisti nella vittoria del Torneo di Apertura) ha tentato l’avventura in Europa. All’Espanyol (club pieno di argentini dove ha trovato anche Pochettino, allenatore suo connazionale) l’esperienza non è stata totalmente da buttare via, ma al termine del campionato è tornato in patria. Il Boca opta nuovamente per il prestito e questa volta

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(siamo nel 2010) è l’Estudiantes ad avvalersi delle sue prestazioni. Ritrova una certa continuità, tanto che al termine della stagione il club gialloblu decide di riprenderselo nella propria rosa. E la scelta è azzeccata, perché Roncaglia dopo un inizio titubante si carica sulle spalle il peso dell’intera difesa, risultando uno dei migliori a fine stagione con 25 presenze impreziosite da 2 gol. Chiudiamo questa scheda raccontando un episodio piuttosto curioso andato in scena circa un mese fa nel corso di Boca Juniors-Independiente. I padroni di casa sono sotto di un gol quando spiove una punizione in area. Santiago Silva (non troppo vecchia conoscenza dei tifosi viola) colpisce la palla di testa anticipando il portiere in uscita e coglie in pieno il palo. Il ‘Tanque’ si scaglia sul pallone ma prima di lui arriva Roncaglia che realizza un gol facile facile beffando lo stesso attaccante. Risultato sul 3-3 e Silva che va su tutte le furie, raccoglie il pallone in fondo alla rete e gli dà un morso, mentre i compagni festeggiano il difensore-goleador. Il ‘Tanque’ voleva segnare a tutti i costi e solo dopo le congratulazioni dei compagni riesce a digerire il boccone amaro. Un piccolo aneddoto che testimonia la personalità del centrale argentino.

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DIRETTORE RESPONSABILE Michela Lanza direttore@brividosportivo.it REDAZIONE redazione@brividosportivo.it CONSULENTE EDITORIALE Alessandro Rialti

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STAMPA Centro Stampa Editoriale srl Grisignano di Zocco (Vi) DISTRIBUZIONE distribuzione@brividosportivo.it

COLLABORATORI Alessandro Rialti, Saverio Pestuggia, Michela Lanza, Ruben Lopes Pegna, Luca Capanni, Alessandro Latini, Giampiero Tosi, Duccio Magnelli, Chiara Baglioni, Federico Pettini FOTO La Presse

AHMED HEGAZY IL ‘NESTA DELLE PIRAMIDI’ ALLA CORTE DEI VIOLA

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di Alessandro di Luca Latini Capanni

Altissimo e riccioluto: questo il sommario identikit del nuovo difensore centrale della Fiorentina. Ahmed Hegazy è giunto a Firenze martedì scorso e, dopo aver svolto alcuni test fisici, ha firmato il un contratto quadriennale con la società viola. Come raccontato nelle passate settimane, Hegazy rappresenta l’eredità lasciata da Pantaleo Corvino che lo aveva bloccato già nel corso del mercato di gennaio. Il suo approdo a Firenze è sempre apparso scontato anche perché l’anello di congiunzione tra Corvino e Daniele Pradè, ovvero il neo direttore tecnico Eduardo Macia, ne è sempre rimasto favorevolmente impressionato. Durante questi mesi le relazioni arrivate sulla sua scrivania non lasciavano dubbi e Macia ha quindi deciso di avallare una trattativa a cui mancavano solo le firme. D’altra parte era già stato tutto deciso (compreso il milione e mezzo di euro che finirà nelle casse dell’Ismaily Sporting Club, la società dove Hegazy ha giocato finora riuscendo anche a esordire a 20 anni nella nazionale maggiore) e sembrava un peccato lasciarsi sfuggire il ‘Nesta delle Piramidi’ (suo soprannome in patria). La sua scheda racconta di un difensore centrale nato il 25 gennaio del 1991, alto 193 cm e con un peso forma di 83 kg. L’altezza lo agevola sul gioco aereo e gli toglie qualcosa dal punto di vista dell’agilità,

MOMENTO PIU’ BELLO. Nel giorno della firma del nuovo contratto, un raggiante Hegazy ha rilasciato le prime battute al canale tematico della società viola: «Arrivare qui ed indossare la maglia viola è praticamente un sogno. Questo è uno dei momenti più belli della mia vita e della carriera. Sono un centrale difensivo e mi metto a dis-

ma chi lo ha seguito di recente racconta anche di una discreta mobilità. Il suo piede preferito è il destro. In carriera ha giocato come professionista solo nell’Ismaily, ma tanto gli è bastato per diventare in breve tempo il perno della difesa dell’Egitto, nazionale con la quale conta già 9 presenze nonostante la giovane età.

Dunque Vincenzo Montella è praticamente il nuovo allenatore della Fiorentina. Come potrebbe far giocare la sua nuova squadra? Il giovane tecnico ha cambiato rotta a metà della scorsa stagione passando dal 3-5-2 ad un più aggressivo 4-3-3 che ha dato decisamente i frutti sperati dal presidente Pulvirenti e dai tifosi del Catania. Logico quindi pensare che Montella arrivi portando in dotazione il suo modulo preferito, quel 4-3-3 che ha dato qualche problema al suo predecessore Sinisa Mihajlovic. Ma i giocatori attualmente in rosa nella Fiorentina sono adatti per giocare in questo modo? Vediamolo insieme. Ovviamente nessun problema per il portiere e per gli esterni di difesa come Pasqual, Cassani e De Silvestri anche se l’ex laziale ha evidenziato qualche problema in fase difensiva e potrebbe essere agevolato da una difesa a tre.

I centrali attualmente in rosa hanno cambiato schema nel corso della stagione e sono quasi tutti pronti per il ritorno alla linea a quattro. L’unico ad avere qualche problema potrebbe essere Felipe che ha fornito le migliori prestazioni nell’Udinese schierata da sempre con i tre centrali. Il centrocampo a tre prevede un regista abbastanza mobile, un incontrista bravo a distruggere il gioco degli avversari ed infine un incursore capace di inserimenti pericolosi per le avversarie. I giocatori attualmente in rosa sono pochi: Behrami che è intoccabile, Lazzari e Kharja in attesa di un eventuale riscatto da parte della Fiorentina mentre Salifu sarà mandato a farsi le ossa proprio a Catania. Inoltre c’è Vargas che a nostro avviso non può assolutamente giocare in un centrocampo a tre ma solo esterno offensivo. Ricapitolando: Behrami è l’ideale incontrista di questo

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centrocampo, mentre Lazzari ha dimostrato quest’anno di essere un po’ troppo lento per fare l’incursore e non ha tra l’altro le caratteristiche per giocare negli altri due ruoli. Kharja potrebbe fare il regista ma ha il difetto di partire molto spesso in dribbling. Gli altri due ruoli non sono decisamente per lui visto il “passo” lento mostrato al Franchi dal giocatore marocchino. Infine l’attacco: Cerci e Vargas sarebbero giocatori adatti, soprattutto il primo, ma molto probabilmente saranno ceduti per fare cassa. Infine il grosso punto interrogativo costituito da Jovetic che avrebbe potuto giocare centravanti solo con Zeman e che non vuole, e fa bene, adattarsi al ruolo di esterno che lo allontanerebbe dalla porta e lo costringerebbe a rincorse sfiancanti. Per Amauri ovviamente il ruolo di centravanti del 4-3-3 fa al caso suo, ma dubitiamo fortemente che sarà confermato qui a Firenze. In pratica pochi problemi in difesa, ma centrocampo e attacco completamente da rifare. Buon lavoro Pradè.

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be essere ben coperta per diversi anni: Nastasic, Camporese e lo stesso Hegazy rappresentano il presente, ma soprattutto il futuro della difesa viola. Il difensore egiziano apre dunque il mercato della Fiorentina e dà il via a quella che dovrebbe essere la stagione del riscatto, prima pietra dell’auspicata e necessaria ricostruzione.

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posizione del nuovo allenatore della Fiorentina. Forza viola!». L’italiano è stentato ma giura di mettersi a studiarlo fin da ora per arrivare in ritiro e potersi ambientare subito all’interno del gruppo. Il suo ingaggio compensa la partenza di Natali (anche per caratteristiche fisiche) e va ad arricchire un reparto nel quale la Fiorentina dovreb-

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7 giugno 2012 www.brividosportivo.it

Jovetic come Baggio? Dal ’90 qualcosa è cambiato…

Ventidue anni fa: ventimila manifestanti o forse più, tutti dietro allo striscione “Baggio con noi Pontello alla Juve”. A quei tempi, detto in parole povere, a nessuno fregava niente delle casse societarie e del pareggio di bilancio. Poi è successo quello che è successo, c’è stato il fallimento di Cecchi Gori, sono subentrati nuovi canoni nel pensiero e nuovi termini nel linguaggio dei tifosi: il fair play finanziario, l’ammortamento, il dare avere, le plusvalenze. Ed ora eccoci qua, arricchiti di tali nozioni di ‘ragioneria sportiva’, a disquisire sull’ipotetica partenza del maggior talento viola, Stevan Jovetic. C’è chi rabbrividisce all’idea, e sono molti, ma non sono la totalità come accadde per Baggio. Anzi, sul finale di campionato c’è stata polemica, come si dice a Firenze. In pratica, girava voce fra i tifosi che l’entourage del giocatore vedesse la retrocessione in B come un acceleratore per trasferirlo altrove. Stefano Sartoni è in contatto quotidiano con la gente viola, non solo perché è un ultras storico (ex presidente del Collettivo) ma anche perché conduce una trasmissione sportiva su Lady Radio. «In effetti in quelle settimane c’erano strane voci - ricorda Sartoni - e c’era qualche malumore in giro. Io stesso non ero contento, lo dissi anche alla radio, perché avrei voluto che tutti stringessero i denti andando in campo, Jovetic invece saltò le ultime partite». Veniamo al presente: oggi la tifoseria ti sembra compatta e granitica sull’incedibilità di Jovetic? «Sentendo un po’ in giro mi rendo conto che i tifosi parlano molto di questa cosa, e ci sono anche quelli che dicono: ‘Se ci danno 30

milioni e poi li reinvestiamo tutti per la squadra ne vale la pena’. D’altra parte, secondo me Jovetic è destinato ad andar via, se non quest’anno magari il prossimo o fra due. E’ vero che in due anni il suo valore può aumentare, magari invece che 30 te ne danno 50. Ma può anche scendere a causa degli infortuni o quant’altro, com’è successo a Giuseppe Rossi che ora ti vendono per tre palanche. Poi ci sono gli innamorati di Jovetic che non lo venderebbero mai, ma io penso che i soldi di un’eventuale cessione potrebbero servire». Cosa potrebbe fare la Fiorentina con questi ipotetici 30-35 milioni? «Io direi che tre pezzi da novanta li potrebbe prendere. L’importante, ripeto, è reinvestire tutta la somma incassata». Leonardo Vonci, tifosissimo viola e conduttore di un altro programma dedicato ai sostenitori gigliati, stavolta su Radio Blu, ha una percezione simile della situazione: «Ci sono quelli ancora legati al giocatore simbolo, specialmente coloro che hanno vissuto le epoche di Baggio e Antognoni. Una mentalità romantica e anche un po’ provinciale, se pensiamo che attorno a questi simboli alla fine abbiamo vinto molto poco, pur essendoceli goduti. Per ora dobbiamo credere nel lavoro di Pradè e Macia, poi a Moena conteremo le facce e valuteremo». Quindi serve ancora qualche settimana di pazienza, il ritiro estivo inizia il 16 luglio. «Il problema è che ormai la gente non ha più pazienza nemmeno quando fa la fila alla Coop…». Ma fra quelle facce che conteremo a Moena, ci dovrà essere anche Jovetic? «L’importante è che venga fatta chiarezza. Da parte della Fio-

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L’angolo del tifoso

di Luca Capanni

rentina, che adesso è obbligata a far le cose per bene e credo che le farà, perché la gente è inviperita. E da parte del giocatore, che dovrà essere sincero visto che ha firmato un contratto. Se resta volentieri siamo tutti contenti, la gente lo ama; se invece vuol giocare dodici partite in un anno, allora è meglio che vada. Importante sarà anche valutare la tenuta fisica, questo lo sanno i medici, e l’aspetto psicologico, cioè la paura di rifarsi male, una paura che alla fine influisce sul rendimento e sulle presenze in campo». La decisione è quindi piena di variabili. «Sì, però dico una cosa: molte società vendono i loro campioni e riescono a migliorare lo stesso. Prendiamo l’Udinese, che ha venduto Sanchez, Inler e Zapata, eppure ha fatto addirittura meglio dell’anno scorso. Tutto dipende dall’organizzazione tecnica e societaria. A questo punto serve sincerità e chiarezza: se il ragazzo non restasse volentieri sarebbe meglio far cassa. Ed in questo caso preferirei liquidità, non una masnada di giocatori come contropartita». 30-35 milioni sarebbe un importo soddisfacente? «Con questa somma si può ricostruire una rosa, tutto dipende dall’abilità di Macia e Pradè. Mi risulta stiano scandagliando il mercato sudamericano, che non è solo Brasile e Argentina ma anche Uruguay, Cile, Bolivia e altro. Devono seguire la strategia dell’Udinese, scoprendo talenti anche non famosi, è la strada del fair play finanziario. Anche perché, se vai sui nomi conosciuti, con 35 milioni una squadra non la rifai».

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QUANTI CAMPIONI NEL RICORDO DEL GRANDE ANDREA PAZZAGLI

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di Ruben Lopez di Luca Pegna Capanni

Un pomeriggio indimenticabile quello di sabato 2 giugno allo stadio delle

Sacchetti, Daniele Carnasciali, Domenico Caso, Alberto Di Chia-

Due Strade. “In ricordo di Andrea” era la denominazione della mani-

ra, Aldo Firicano, Cristian Riganò, Alberto Malusci, Enrico Chie-

festazione per celebrare Andrea Pazzagli a quasi un anno dalla sua

sa, Andrea Ivan, Mario Paradisi e anche i figli di Giancarlo Galdiolo,

morte, avvenuta lo scorso 31 luglio. Per disputare una partita tra le Glo-

l’ex giocatore viola colpito due anni fa da demenza frontale temporale. In

E bisogna rassegnassi, di viola per ora e un c’è che discorsi e l’uniho

rie Viola e il Club Italia Master over 35 sono venuti fior di campioni del

panchina Moreno Roggi. E poi erano presenti Kurt Hamrin, Alessio

carcio che si gioha e gli è quello azzurro. Meglio che nulla marito vecchio,

passato recente, tutti grandi amici di Andrea. In diversi si sono sobbar-

Tendi e Luciano Chiarugi.

e dicea la mi’ moglie quando l’era ‘n vena di comprimenti. Però questo

cati alcune centinaia di chilometri pur di non mancare all’appuntamento.

Nel Club Italia c’erano tra gli altri l’ex sampdoriano Moreno Mannini, il ter-

e rischia d’esse’ decrepito, perché se si gioha come nell’urtima amichevole co’ borsce-

E questi sono gesti che si compiono solo per amicizia, perché il portiere

zino dello scudetto blucerchiato, Luigi Apolloni, Roberto Mussi, Alberi-

vihi e la dura poho e si batte i’ rehorde di mister simpatia, i’viareggino, di du’ anni fa.

fiorentino, oltre ad essere stato un bravissimo giocatore, è stato soprat-

go Evani, Alessandro Costacurta, in forma straordinaria come Ales-

Si scommette che un s’arria a i’ sehondo turno… icche ho detto? La parolina magiha!

tutto un grande uomo. Chi l’ha conosciuto non lo potrà mai dimenticare.

sandro Bianchi, campione d’Italia nell’Inter di Trapattoni, Massimo

No, e scherzavo, i’nonno e un ni scommette nemmen su quanti gotti di vino e bee n’un

Ecco perché in tanti si sono dati appuntamento nello stadio

giorno (anche perché a un certo punto e perdo i’conto) figurassi nelle partie di carcio. A

della rinascita calcistica di Pazzagli, quello della Ron-

scommettere gli eran quegli artri e i cicrone gli è arrivao a Coverciano, ndoe l’uniho che

dinella nella quale Andrea nel 1983/84 si mise in

un n’era gobbo (anche se ci avea studiato) e l’hanno rimandao a casa e quegli artri, con

luce definitivamente.

la licenza a strisce, come 007, e gli hanno tenuti. Ora poi e s’è capio perché Buffon e s’è

La partita è stata un’occasione importante

operao alla spalla, e se l’era slogaa a fa’ gli assegni a i’ tabaccaio, con tutti quegli zeri…

per ricordare Pazzagli e per fare anche della

E poi c’era Paolo Rossi che pur senza

e ora l’ha avuo una ricaduta, ma e sembra che possa giohare, meno male perché De

beneficenza. Diverse centinaia sono stati gli

scendere in campo suscita sempre splen-

Santisse e fa tutto fori che miraholi, bischerate sì, dimorte. Se Mazzarri gli è arrivao terzo

spettatori presenti e l’incasso è stato sud-

didi ricordi ed emozioni (ricordate il Mon-

e quinto con qui’ portiere e deve esse’ ganzo forte.

diviso tra la fondazione Borgonovo e una

diale in Spagna nel 1982?) che raccon-

A vedelli gioha’ con la Russia e sembraa di rivede’ la Fiorentina dell’urtimo Pragnelli. Tutta

famiglia bisognosa di Firenze indicata dalla

spenzolaa ‘n avanti, ma senza ritmo (e un s’avea nemmen la panda), senza sape’ come

signora Isa, la moglie di Andrea. Hanno parte-

fa’ a pungere, e con delle buhe di dreo che ci passava anche e TIRRE. Que due ni’ mezzo

cipato all’incontro anche i figli del grande portiere:

e saranno anche un po’ pellegri, ma se tu li lasci soli contro e’ nemici tutti che corrano e

Edoardo (nell’ultima stagione alla Fiorentina) che

fanno la figura de’ cioccolatai. Speriamo che si scherzasse, che fosse perché un n’avean

gioca in porta come il papà e ha annunciato il suo pas-

potuo scommettere (o sì?), ‘nsomma che sia staa una cosa episodiha, perché se si gioha

saggio al Milan (con un contratto triennale) e il fratellino Riccardo

così con la Spagna, quando e conta, e ci vole i’pallottoliere pe’ ricordasseli, come e gotti

di nove anni che, invece, gioca all’attacco. Entrambi hanno vestito per

anche due ex compagni di squadra di Pazzagli ai tempi della Rondinel-

di’nonno! E dice che porta bene, quando e si vince l’amihevoli prima e si perde dopo e,

un tempo (il primo) la maglia della Fiorentina e per un altro (il secondo)

la, Palazzi e Destro, il papà dell’attaccante del Siena, oltre a Giovan-

all’incontro, se si fa schifo all’inizio poi e si vince quelle che contano. Un c’è che spera’ nel-

quello della Nazionale. Riccardo (il figlio più piccolo di Andrea) ha tra

nelli e Nofri. Gli spettatori presenti applaudivano i vecchi campioni e di

la scaramanzia e tocca’ ferro pe’ chi se lo troa perché, a logiha, e siam su una brutta china.

l’altro realizzato l’unico gol dei viola nella sfida terminata 4-1 a favore

tanto in tanto si commuovevano. Ma l’emozione è stata grandissima so-

A i’nonno e un gni riesce pati’ pe’ l’azzurro come pe’ i’ viola, e un n’è miha un segreto, e

dell’Italia, una formazione nettamente più giovane di quella gigliata. An-

prattutto quando prima della partita, nell’intervallo e alla fine, dopo le

l’ho scritto ‘n tutte le sarse, però, quando e sonan l’inno, i’ciglio e si bagna, e fa’ le figure a

che Giancarlo Antognoni, tra i più acclamati come sempre, ha giocato

premiazioni, sono state trasmesse dall’altoparlante le canzoni di Andrea

bischero e dispiace, perciò, pe’ un par di settimane, carcioscommesse o no, e dee sortire

il primo tempo con la casacca viola e il secondo con quella azzurra.

Pazzagli, composte e cantate da lui. E allora i lucciconi erano negli occhi

i’bercio: Forza Italiaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!

Tra i giocatori in maglia viola ha ricevuto grandi applausi Luciano Spal-

di tutti. Andrea ci manchi davvero tanto!

letti, che in tanti sognano sulla panchina della Fiorentina, e poi Lorenzo

(Si ringrazia Paolo Lamuraglia per le foto gentilmente concesse al

Amoruso, Celeste Pin, Roberto Galbiati, Stefano Carobbi, Luigi

Brivido Sportivo)

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Bonini, l’ex portiere gigliato Marco Landucci (preparatore dei portieri del Milan) e Massimo Agostini, autore di una bella rete da vero “Condor” (questo il suo soprannome quando giocava). Giovanni Galli in panchina guidava gli azzurri.

tava come da bambino con il padre andava sempre in curva Fiesole e non si perdeva una partita della Fiorentina. Il suo idolo ce l’aveva di fronte sabato ed era Kurt Hamrin. Ha voluto esserci pure Serse Cosmi che con il suo Lecce, nella stagione appena terminata, ha creato tanti problemi alla Fiorentina. E con lui

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FIRENZE-SPALLETTI?

7 giugno 2012 www.brividosportivo.it

Il personaggio di Chiara Baglioni

UN INCROCIO DI SOGNI DESTINATI A REALIZZARSI “Prima o poi allenerò la Fiorentina, non so quando, ma di sicuro lo farò”. Parola di Luciano Spalletti da Certaldo, classe 1959, presente al Memorial Andrea Pazzagli lo scorso 2 giugno. Pur fresco di rinnovo di contratto con lo Zenit (fino al 2015), il tecnico toscano si è lasciato andare – e non è la prima volta – ed ha espresso il suo desiderio. Questa frase ha avuto un impatto forte sui tifosi viola che hanno già iniziato a sognare e a sperare di averlo finalmente a Firenze alla scadenza del suo oneroso contratto russo. Tornando con i piedi per terra, il presente si chiama Vincenzo Montella, che ha incrociato più volte la propria carriera di calciatore proprio con Spalletti. E chissà che Montella non sia solo l’antipasto per arrivare alla ‘ciliegina’ sulla torta di nome ‘Lucio’. GIOVANILI IN VIOLA. La carriera di calciatore di Luciano Spalletti inizia all’età di 12 anni quando, iscritto al NAGC della Fiorentina, tirò i suoi primi calci al pallone. Al club Sportivo Firenze rimase due soli anni per poi passare ai campionati dilettantistici nel Certaldo, Cuoiopelli e Castelfiorentino. Nella stagione 1985/86 giocò a Chiavari, facendosi notare come centrocampista dai 7 polmoni, tanto che l’anno successivo passò allo Spezia in C1, allenato a quei tempi da Giampiero Ventura. Vi rimase 5 anni diventando l’atleta simbolo della squadra e sfiorando addirittura la serie B in due campionati distinti. ESPLOSO A EMPOLI. Nel 1991 Luciano tornò ad Empoli, dove a 34 anni chiuse la carriera agonistica sotto la guida di Francesco Guidolin, ma non aspettò molto prima di diventare allenatore, anzi, l’anno successivo prese il posto di Donati,

allenatore della squadra toscana, nel campionato C1. Il destino volle che nel 1994 Spalletti allenasse un certo Vincenzo Montella per la prima volta, per poi ritrovarselo alla Sampdoria e alla Roma: incroci che hanno instaurato tra loro un bel rapporto. Il 1996 fu l’anno che ha consacrato definitivamente Luciano-allenatore: l’Empoli vince la Coppa Italia di serie C ed ottiene la promozione in B. La squadra era stata costruita talmente bene che in un solo anno di serie cadetta riuscì nel doppio salto e a proiettarsi nel calcio importante, la serie A, grazie anche a giocatori che avrebbero scritto pagine importanti nel calcio italiano anche in futuro: da Montella a Birindelli, fino a Totò Di Natale. Un tale exploit non poteva passare inosservato ai grandi club, infatti il tecnico di Certaldo fu chiamato ad allenare la Samp nel ‘98, ma le cose non andarono bene, anzi. L’anno successivo venne esonerato, poi richiam-

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Tortello Tortello Sagra del

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ato a metà campionato, ma non evitò comunque la retrocessione dei blucerchiati. Non andò molto meglio a Venezia dove andò incontro ad un altro esonero. E questo mise in dubbio il metodo e le qualità di Spalletti, ‘accusato’ di essere capace di allenare soltanto in una realtà come Empoli, dove aveva trovato comunque giocatori buoni e un ambiente familiare. LA SVOLTA. Fu l’Udinese nel 2001 a rilanciare Luciano facendolo subentrare a De Canio. La squadra bianconera era in crisi profonda, sembrava destinata ad una imminente retrocessione. Il nuovo tecnico riuscì a salvarla guadagnandosi la riconferma. L’anno dopo conquistò la partecipazione alla Coppa Uefa e nel 2004/05 una storica qualificazione alla Champions League (la prima della società friulana). Ad Udine si fece notare per il gioco offensivo e corale lanciando uomini come Iaquinta, Muntari, Di Michele, Di Natale e Pizarro. Risultati, questi, che non passarono inosservati agli occhi attenti dei dirigenti dei grandi club italiani. Infatti nel 2005 venne ingaggiato dalla Roma con grandi prospettive di classifica. Il tecnico fiorentino, dopo un inizio abbastanza negativo fatto di risultati che non arrivavano, iniziò pian piano a far volare la sua squadra. Importante fu il suo consenso alla cessione di Antonio Cassano. La società giallorossa incassò molti soldi dalla vendita di “Fantantonio” al Real Madrid e Luciano aveva tolto un ‘peso’ dallo spogliatoio. Una mossa che alleggerì i giallorossi anche in campo dove nel frattempo avevano iniziato a capire i meccanismi del calcio-spettacolo del tecnico. Spalletti ottenne il quinto posto ma per

le vicende legate a Calciopoli guadagnò grazie alla penalizzazione di Juventus, Milan e Fiorentina il passaggio in Champions. La stagione 2006/07 significò per la Roma perdere la Supercoppa con l’Inter, un umiliante 7-1 a Manchester, ma il secondo posto in classifica in campionato dietro l’Inter e la conquista della Coppa Italia. L’anno seguente i giallorossi vinsero la tanto agognata Supercoppa italiana e in campionato collezionarono ben 24 vittorie che valsero ancora il secondo posto: contro la corazzata interista di allora c’era poco da fare. Unica consolazione (ancora una volta) la Coppa Italia. Nel 2008, forse perché orientata a traguardi europei più che al campionato, ma nonostante una rosa non stratosferica, la Roma arrivò prima nel girone, davanti al Chelsea. Con la squadra in emergenza cadde poi contro l’Arsenal ma solo ai rigori. La Roma finì sesta e qui si chiuse anche il rapporto con Spallett fatto soprattutto di sfide infinite contro la grande Inter e di sogni Champions. Ma la carriera di Spalletti non si esaurisce certo a Roma, anzi. Ingaggiato dallo Zenit San Pietroburgo con un contratto per 3 stagioni a oltre 4 milioni netti l’anno, ha vinto finora lo scudetto russo, la Coppa di Russia e la Supercoppa: il triplete. Di recente ha prolungato fino al 2015 e due mesi dopo ha vinto il secondo campionato alla guida dello Zenit. Intanto i tifosi viola sognano. Consapevoli che per riportare Luciano a Firenze bisogna aspettare un altro po’. La pazienza è la virtù dei forti. (Si ringrazia Paolo Lamuraglia per le foto gentilmente concesse al Brivido Sportivo)

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Nasce a Macerata il 19 marzo 1942. Arriva a Firenze nell’estate del 1961. La Fiorentina lo acquista dalla Maceratese, con cui ha già disputato un campionato di serie D. Rimane in riva all’Arno per quindici stagioni, dal 1961/62 al 1975/76. A quel punto appende le scarpe al chiodo. L’ultima partita della sua carriera è Fiorentina-Verona del 16 maggio 1976 terminata due a due. Disputa in campionato 374 incontri. L’esordio con la casacca gigliata ed anche in serie A avviene il 10 marzo 1963 al Comunale nel match con la Spal vinto dai viola per due a zero. Una rete la segna anche Brizi. Sarà una delle due reti realizzate nel corso della sua carriera. L’altra la siglerà all’Inter, ancora al Comunale, nel 1970/71 alla penultima giornata al novantesimo. E sarà una rete importante, perchè regala alla Fiorentina il pareggio (due a due è il risultato finale) e una parte di salvezza (conquistata poi la settimana successiva con l’uno a uno a Torino con la Juventus). Quando arriva a Firenze Brizi gioca a centrocampo, da mediano. E in questo ruolo esordisce in serie A. E’ Beppe Chiappella a cambiargli posizione e ad avere, perciò, un’importanza fondamentale per la sua carriera. Si accorge che può rendere meglio come difensore centrale, ovvero da stopper come si diceva allora, di quelli che si appiccicano al centravanti avversario e non lo mollano mai. Il tecnico viola prova e riprova Brizi in allenamento nel nuovo ruolo e si convince che è quello giusto. Il giocatore è d’accordo e l’allenatore gli fa acquisire la giusta mentalità per giostrare nella nuova posizione. Nel 1964/65, complice l’infortunio di Marchesi, disputa così undici partite da stopper. Nel 1965/66 è il titolare in questo ruolo. Brizi ha un comportamento signorile in campo. Ha grande rispetto per l’avversario e commette pochi falli. Basti pensare che nel corso della sua carriera subisce una sola espulsione, nell’incontro SampdoriaFiorentina (2-2) del 1970/71. Blocca i centravanti con la tecnica, il tempismo e il grande senso dell’anticipo. E’ forte nei contrasti ed è valido nel gioco aereo. L’unica sua pecca forse è che non è troppo veloce. Ma è bravo nel rilanciare l’azione, anche grazie al suo passato da centrocampista. Calcia il pallone sia con il destro che con il sinistro. Con la Fiorentina vince lo scudetto nel 1968/69, due Coppe Italia, nel 1965/66 e nel 1974/75, una Mitropa Cup nel 1966 e una Coppa di Lega italoinglese nel 1975. Nelle ultime sue quattro stagioni a Firenze gioca come libero. E’ davvero ingiusto che uno come Brizi non abbia mai disputato una partita in Nazionale. R.L.P.

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62

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1962-1976 Fiorentina 374

2

1976-1977 Maceratese

0

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TOMAS REPKA

Nasce a Zlavicin Zlin, nella Repubblica Ceca, il 2 gennaio 1974. La Fiorentina lo acquista dallo Sparta di Praga nell’estate del 1998, quando sulla panchina viola arriva Giovanni Trapattoni. Il Trap vuole irrobustire il reparto arretrato e, insieme a lui, vengono comprati Torricelli ed Heinrich. A magnificare le sue qualità ai dirigenti viola c’è anche Gabriel Batistuta. Il bomber argentino ha avuto Repka come avversario nelle due partite giocate dalla Fiorentina contro lo Sparta negli ottavi di finale della Coppa delle Coppe della stagione 1996/97. I gigliati passano il turno, vincendo due a uno a Firenze nel match d’andata e pareggiando in quello di ritorno per uno a uno. Ma a Praga Batistuta praticamente non vede la palla. Repka lo sovrasta. Lo anticipa. Insomma lo annulla. Le referenze del campione argentino unitamente a quelle di Giancarlo Antognoni sono ottime. E così il giocatore ceco, accompagnato da credenziali straordinarie, arriva in riva all’Arno. Non delude le aspettative. Rimane alla Fiorentina fino al settembre del 2001 (nella stagione 2001/02, quella della retrocessione e del fallimento disputa solo la prima partita), quando viene ceduto alla squadra inglese del West Ham per la considerevole somma di cinque milioni e mezzo di sterline (cifra record all’epoca per gli acquisti del club londinese) per tentare di aiutare la Fiorentina - cosa rivelatasi vana - a salvarsi dalla grave crisi economica. Prima di lui, a luglio, erano stati ceduti Toldo all’Inter e Rui Costa al Milan. A Firenze Repka colleziona 89 gettoni di presenza in campionato, senza mai realizzare una rete. Debutta in maglia viola il 12 settembre 1998 al Franchi nel vittorioso derby (due a zero) con l’Empoli alla prima giornata di

Squadre di club Stagione

1991-1995 1995-1998 1998-2001 2001-2006 2006-2011 2011-

Squadra

B.Ostrava S. Praga Fiorentina West Ham S. Praga Budějovice

Presenze Reti

77 82 89 167 130 0

3 6 0 0 2 0

Nazionale Stagione

1993-2001

Squadra

Rep. Ceca

Presenze Reti

46

1

campionato. Dotato di grande carattere e temperamento, forte nel gioco aereo, bravo nell’anticipo, il difensore ceco diventa una colonna della formazione di Trapattoni. E poi, quando la Fiorentina si trova in svantaggio, molto spesso nel finale delle partite, Repka viene mandato dai suoi allenatori all’attacco a fare una sorta di centravanti aggiunto, vista la sua abilità nel gioco di testa. Con i viola conquista un trofeo, la Coppa Italia nel 2000/01, vinta nella doppia finale con il Parma. Si aggiudica inoltre per quattro volte lo scudetto nella Repubblica Ceca con lo Sparta: nel 1996/97, nel 1997/98 e, poi, una volta terminata la sua esperienza con il West Ham, nel 2006/07 e nel 2009/10. Vince anche in tre occasioni nel suo paese, sempre con lo Sparta, la coppa nazionale: nel 1995/96, nel 2006/07 e nel 2007/08. Disputa inoltre quarantasei R.L.P. partite in Nazionale, tra il 1993 e il 2001, realizzando una rete.

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I CENTRALI Squadre di club Stagione

Squadra

Presenze Reti

1976-1977

Mantova

0

0

1946-1949

Pisa

97

4

1949-1960

Fiorentina

329

5

Nazionale Stagione

1953-1957

Squadra

Italia

Presenze Reti

17

0

Nasce San Donato Milanese il 28 settembre 1924. Muore a Milano il 26 dicembre 2009. La Fiorentina lo acquista dal Pisa nell’estate del 1949. Chiappella debutta in maglia viola ed anche in serie A l’11 settembre di quello stesso anno a Torino contro la Juventus nel match perso dai gigliati per cinque a due. Peggio di così non può iniziare la sua avventura con la nuova squadra. Ma poi saranno molte più gioie che dolori. Chiappella rimane a Firenze da giocatore per undici stagioni, dal 1949/50 al 1959/60. Disputa in campionato 329 partite, realizzando cinque reti. Ed è secondo, dopo Giancarlo Antognoni, nella graduatoria di presenze con la casacca gigliata. E’ un giocatore di una grandezza tattica straordinaria. E’ sempre al posto giusto nel momento giusto. E’ in pratica lo stopper della Fiorentina che

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Stagione

Squadra

1967-1968 1968-1969 1969-1970 1970-1980 1980-1982 1982-1984

Padova 0 San Donà 33 Almas Roma 27 Fiorentina 229 Sampdoria 39 Forlì 43

Presenze Reti

0 0 0 3 3 3

Nazionale Stagione

1971

Squadra

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giuseppe chiappella

vince e convince. Gioca molto sull’anticipo, una delle sue caratteristiche peculiari. E’ ruvido quanto basta. I suoi interventi sui centravanti avversari sono molto decisi ma mai cattivi. Sono straordinari soprattutto quelli in scivolata, perché in quelle circostanze ci vuole un niente per commettere un fallo. Ha carattere, temperamento da vendere e un cuore enorme. Sprona i suoi compagni, li incita, li sollecita. Quanto urla Chiappella durante le partite! E’ in pratica una sorta di allenatore in campo anche da giocatore. Con la Fiorentina vince lo scudetto nel 1955/56, quando ha quasi trentadue anni. E poi ci sono i quattro secondi posti consecutivi, dal 1956/57 al 1959/60, alcuni dei quali gridano ancora vendetta. Nel 1959/60 è capitano della squadra. Nella primavera del 1960 Beppe Chiappella attacca le scarpe al chiodo. Rimane ancora alla Fiorentina come allenatore in seconda. E nel 1960/61 come vice di Nandor Hidegkuti vince lo la Coppa delle Coppe e la Coppa Italia. Sarà il tecnico della squadra viola dal 1962/63 (quando subentra a Valcareggi) al 1967/68 (quando viene sostituito da Ferrero e Bassi) e nel 1977/78, quando salverà la squadra gigliata all’ultima giornata, prendendo il posto di Mazzone e Mazzoni. Da allenatore (e non più da secondo) vince nel 1965/66 la Coppa Italia e la Mitropa Cup. Colleziona 17 presenze in Nazionale (non segna neppure un gol, ma non è quello il suo compito). Debutta al Cairo il 13 novembre 1953 nel match vinto dall’Italia sull’Egitto per due a uno. R.L.P.

Nasce a Villafranca Padovana, in provincia di Padova, il 4 novembre 1948. La Fiorentina lo acquista dall’Almas di Roma, che milita in serie D, nell’estate del 1970, quando Galdiolo ha quasi ventidue anni. Nei primi mesi trascorsi a Firenze non gioca mai e non va neppure in panchina. Poi, però, all’improvviso le cose cambiano per il difensore. Il 5 dicembre 1970, un sabato pomeriggio, la Nazionale di Ferruccio Valcareggi disputa un’amichevole al Comunale in preparazione del match con l’Eire, in programma sempre in riva all’Arno, tre giorni più tardi. L’avversaria degli azzurri per l’amichevole è una formazione giovanile della Fiorentina, una sorta di Primavera rinforzata. E in questa squadra c’è anche Galdiolo che deve controllare Pierino Prati, il centravanti titolare dell’Italia. Ebbene Galdiolo non gli fa toccare palla. Lo marca a uomo in ogni zona del campo. Lo pressa. Gli sta addosso. In pratica lo cancella dal campo. Allo stadio ci sono quasi venticinquemila persone che rimangono estasiate dalla prova di Galdiolo, anche perché la Fiorentina in quel momento in campionato soffre alquanto soprattutto in difesa. Alla ripresa del torneo, dopo la gara della Nazionale, il tecnico viola Bruno Pesaola lo fa debuttare a Genova nel match con la Sampdoria terminato due a due, dopo che i gigliati erano stati in vantaggio per due a zero. E’ il 13 dicembre 1970. Da quel giorno Galdiolo diventa un perno della difesa della Fiorentina. Talvolta viene schierato terzino destro. Ma per lo più gioca come difensore centrale, ovvero stopper. E’ il giocatore incaricato di marcare a uomo il centravanti avversario. Forte fisicamente, deciso nelle entrate, abile nel gioco aereo, è dotato anche di un tiro molto potente. Insomma il ragazzone che dalla serie D in pochi mesi è arrivato in serie A si fa ben volere ed apprezzare da tutti gli allenatori che in quegli anni si susseguono sulla panchina viola. A Firenze rimane per dieci stagioni, dal 1970/71 al 1979/80. Disputa 229 partite in campionato, realizzando tre reti. Nell’estate del 1980 viene ceduto alla Sampdoria. Con la casacca gigliata conquista la Coppa Italia nel 1974/75 e la Coppa di Lega Italoinglese nel 1975. Gioca anche due incontri nella Nazionale Under 23, debuttando a Klagenfurt il 21 novembre 1971 nel match Austria-Italia, perso dagli azzurri per due a uno. Nell’agosto del 2010 la famiglia annuncia che Giancarlo è gravemente malato per una forma di demenza frontale temprale. E contro questa malattia Galdiolo sta ancora combattendo. R.L.P.


Celeste Pin “DALLO STOPPER CHE PIACEVA A BATIGOL NACQUE UNA PLUSVALENZA PAZZESCA” Celeste Pin, 200 presenze in viola dal 1982 al 1991 quando fu ceduto al Verona, il mestiere di stopper lo ha conosciuto da vicino. I campioni viola ha imparato a conoscerli con il tempo e non li ha mai dimenticati. Né i senatori, gli interpreti del gioco vincente, quello capace di regalare scudetti e secondi posti, né i più recenti: la Fiorentina gli è rimasta dentro fin dal primo giorno del suo arrivo. Celeste Pin, che ricordo ha di Beppe Chiappella? «Chiappella era un condensato unico di perfezione: elegante nei movimenti, deciso negli interventi. Sapeva ogni volta come ‘fregare’ l’attaccante avversario di turno soffiandogli sempre (o quasi) il pallone». Non faceva molti gol, ma ne ha evitati tantissimi. «Sì, oltretutto in un ruolo che a volte lo portava a passare da centrocampista a stopper in perfetta sintonia con Rosetta». Ha vinto tanto da giocatore, ma pure da allenatore non ha scherzato. «Si è tolto tante soddisfazioni, dallo scudetto fino ad una sfilza di secondi posti, più due Coppe Italia. Da allenatore ha dimostrato di sapersi imporre sia con i ragazzi del settore giovanile che con la prima squadra». E Giuseppe Brizi, invece, chi era?

«Era la migliore interpretazione di Beckembauer ma pochi se ne sono accorti fin dall’inizio».

Si spieghi meglio. «Era un giocatore arcigno, uno di quelli che era sempre difficile da su-

perare. Un giocatore che alla Fiorentina ha dato tanto. Giocatore estremamente corretto, tanto da rimediare un solo cartellino rosso in viola in tanti anni di permanenza». Il suo debutto fu segnato anche da un gol. «E’ vero, tanto che qualcuno lo sottolineò subito. Peccato che nei restanti quattordici anni della sua permanenza in viola, Brizi segnò solo un’altra volta (ride, ndr)». Era anche un giocatore estremamente corretto. «Ricordo che in carriera ha rimediato pochissime sanzioni arbitrali. Una volta però fu addirittura espulso: era una gara contro la Sampdoria, a Genova. Brizi si arrabbiò con il direttore di gara, ma quella fu l’unica volta». E Galdiolo? «Marcava duro. Lui sul pallone ci arrivava sempre. E, alla fine, contava questo. Non giocava di fino ma non sbagliava un movimento». Il gol che non ha mai segnato, sul campo di Pescara nella stagione ’77/’78, per la Fiorentina ha significato tantissimo. «La Fiorentina aveva un piede un serie B. C’era un calcio di punizione da battere e sulla palla ci andò lui, Galdiolo, tra la sorpresa dei suoi stessi compagni. Tirò una botta di quelle da far spavento: il pallone non centrò la

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porta ma Sella ribadì in gol». Oggi c’è un erede di questi grandi interpreti del calcio? «Deve fare ancora tanta, tanta strada ma le qualità di Leonardo Bonucci (nonostante il suo nome sia oggi tra quelli accostati alla vicenda del calcio scommesse ndr) sono sotto gli occhi di tutti. Ha personalità, carattere e in campo ha dimostrato di farsi valere. Sarà il tempo a dare poi il responso definitivo». Tomas Repka, invece, che cosa ha lasciato? «Era un mastino, uno di quelli capace di mordere le caviglie agli avversari senza fermarsi neppure un secondo. Giocatore roccioso, di grande spessore tecnico e umano. Non è stato un caso che la Fiorentina abbia realizzato, a distanza di qualche anno da suo arrivo, una plusvalenza straordinaria dalla sua cessione». Tra l’altro il suo acquisto fu suggerito da Batistuta. «Gabriel non ha mai forzato la mano sul mercato ma lo aveva colpito quel giocatore che lui aveva incontrato una sola volta. Tra i due, in campo, da avversari non erano certo volate carezze. Antognoni volò subito per provare a convincerlo. La plusvalenza che la Fiorentina riuscì a ricavare tre anni dopo il suo arrivo fu pazzesca, oltre sei miliardi di lire».

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7 giugno 2012 www.brividosportivo.it

FIORENTINA, AI PIEDI DELLE DOLOMITI PER RISALIRE IN VETTA

Speciale ritiro

di Federico Pettini

Alla scoperta di Moena, sede del ritiro viola: parla il direttore dell’Azienda Turismo Val di Fassa Continua il viaggio alla scoperta di Moena e della Val di Fassa, prossima sede del ritiro della Fiorentina. Questa settimana tocca al direttore dell’Azienda per il Turismo della Val di Fassa, Andrea Weiss. Direttore finalmente è ufficiale: la Fiorentina dal 16 luglio sarà a Moena. «Si, è stata una trattativa chiusa da pochissimo, si aspettava che il club definisse la guida tecnica. Il taccuino di lavoro che ci siamo dati è dal 16 luglio al 7 di agosto. Ma sulla durata e sulla conferma del periodo complessivo la Fiorentina ha chiesto che l’ultima parola sia data dal nuovo allenatore». L’accordo è stato raggiunto per più stagioni? «Abbiamo un accordo per il primo anno con l’opzione per i successivi due. Alla fine di questo ritiro ci saranno delle valutazioni sia da parte della Fiorentina sia da parte nostra. Trovata la reciproca soddisfazione si potrà definire la volontà di essere ancora in Val di Fassa per le prossime stagioni». Moena e la Val di Fassa: ci faccia da guida. «Moena è il primo paese della valle, una sorta di porta d’ingresso. Si trova in una delle principali valli dolomitiche, la Marmolada, soprannominata la regina delle Dolomiti. Il contesto paesaggistico e ambientale dove i tifosi viola si troveranno sia d’estate che d’inverno è qualcosa di straordinario». Avete già pensato a qualche iniziativa per i tifosi che seguiranno la squadra in ritiro? «Quello che stiamo cercando di creare è una vacanza attiva. Oltre a seguire la squadra negli allenamenti e nelle partite c’è la possibilità di fare escursioni, passeggiate in quota, percorsi in mountain bike. Molte infatti sono le piste ciclabili nella zona, come quella lungo il Fiume Avisio, che è in piana ed è un percorso percorribile per tutta la famiglia. Come ogni anno poi ci sarà la manifestazione ‘I Suoni delle Dolomiti’. Concerti in quota, all’aperto, di grandi artisti della musica folk e pop, che da anni raccoglie migliaia di

Il PUNGIGLIONE SCIAMI DIRETTI A COVERCIANO DOVE S’E’ FATTO A GARA A ESTERNARE Ce ne vorrebbe di questi tempi di pungiglioni, e le api non ne possan più a forza di pungere. Prandelli tutte le volte che apre bocca se la merita. Adesso fa l’offeso e dice che per lui se non se ne fa di nulla l’è uguale e se l’allenatore carica così le sue truppe si può capire poi perché scendono in campo come a Zurigo. Ora si può capire che tutto questo bailamme alla vigilia della competizione

partecipanti». Insomma, il tifoso non vivrà di solo calcio. «No, la Val di Fassa ha una storia e una cultura millenaria. Per questo motivo, interessante è il Museo Ladino di Pozza di Fassa. Un museo interattivo. Oltre ad oggetti, abiti o maschere del carnevale locale, si può trovare tutta una serie di filmati e ricostruzioni sulla storia della Val di Fassa. Terra tra l’altro ricca di chiese gotiche, specie nelle piccole frazioni. E’ bello infatti uscire ogni tanto dalla realtà urbana e trovare questi posti che offrono degli spettacoli importanti. E da provare assolutamente c’è la cucina ladina, anch’essa legata alla cultura millenaria della zona. Piatto tipico sono i casoncelli ripieni con fichi secchi o spinaci». Date casa alla Fiorentina dopo dieci anni che avete ospitato la Sampdoria. «Con la Sampdoria è stata una relazione bellissima e ci tengo a ringraziare la famiglia Garrone e Genova. A livello turistico però avevamo deciso di valutare un nuovo percorso. Di evolvere lo stesso messaggio turistico della Val di Fassa. Per questo Firenze e la Toscana sono stati scelti come un bacino decisamente interessante». Vi siete ‘corteggiati’ a vicenda o uno dei due ha fatto il primo passo? «Con la Fiorentina abbiamo avuto relazioni da anni, specie a Vigo di Fassa, prima con Roberto Mancini, poi con Emiliano Mondonico. Conosco

personalmente l’Ad viola Mencucci e l team manager Ripa. E quando si pensa di far partire un nuovo progetto, si va subito a pensare agli ‘amici’, a quelle relazioni già in essere. Così, visto il peso turistico della Toscana, ci siamo proposti al club viola. Per noi l’obiettivo è quello di consolidare la presenza delle persone provenienti dalla Toscana». Potete già fare una stima su quanti tifosi seguiranno la squadra in ritiro? «Credo che per i nostri ospiti che vengono qui dalla Toscana ogni anno avere il proprio club in ritiro è un motivo di ulteriore interesse. Non parlo solo di tifoseria, ma anche di chi ha il piacere di vivere le Dolomiti. Tutto questo va a rafforzare la bontà della scelta. Non possiamo fare ancora una stima precisa, ma siamo molto contenti di inserirci in un momento di ripartenza per la squadra. Quello che vogliamo portare è l’inizio di un nuovo ciclo per fare una buona stagione sportiva. Ci auguriamo che la Firenze calcistica possa ritrovare fin da subito i valori sportivi e la giusta collocazione che le compete». Si parlava di Moena quando la Fiorentina era ancora in lotta per la salvezza con la Sampdoria in serie B. Può immaginare le battute che sono venute fuori… «Sicuramente. Ma posso dire che in dieci anni abbiamo avuto la Sampdoria sia in serie B (anche con Novellino), che in Champions League. La Val di Fassa ha dato risposte ai diver-

si livelli sportivi. Per questo ci siamo detti che la Val di Fassa meritava una grande squadra e abbiamo sposato la Fiorentina. L’obiettivo è quello di contribuire a farla tornare in alto, un obiettivo perseguibile anche e soprattutto dall’importante proprietà che fa dell’immagine un aspetto d’assoluta importanza». Come vi state preparando al ritiro? «Stiamo lavorando dal punto di vista organizzativo. Vogliamo migliorare lo standard per le infrastrutture, per far trovare alla squadra e ai suoi tifosi le migliori situazioni possibili. C’è una grande aspettativa perché c’è voglia di cambiamento. Voglia di capire come la tifoseria vivrà un ritiro diverso. Moena e la Val di Fassa sono state subito motivo di gradimento per la società. Da una parte l’importanza delle attrattive turistiche, dall’altra il rapporto qualitàprezzo che sicuramente è migliore di Cortina. Per questo motivo è accessibile ancora a più persone, altro aspetto apprezzato dalla dirigenza del club viola». Il calcio, però, sta vivendo un momento molto particolare. «C’è preoccupazione legata al mondo del calcio. La difficoltà di tornare a vivere ogni aspetto del calcio emerge a più riprese. E’ di sicuro una situazione che non aiuta, ma mi auguro che questa situazione rientri prima possibile e che si possano ritrovare i valori e la correttezza dello sport, che sono anche alla base della stessa economia turistica».

europea, preparata per due anni, possa aver fatto più danni della grandine. Però quando grandina ci si ripara e si cerca di rimettere a posto. Delle volte queste “persecuzioni” esterne servono a compattare invece che a sgretolare in gruppo.

Perché

succeda però si devono tenere comportamenti inattaccabili all’interno e non fare figli e figliastri come è stato fatto e tenere dentro ogni reazione. Invece qui fanno a gara ad esternare. E’ come una pentola che bolle, se la tappi e tieni il vapore dentro la pressione sale e può addirittura essere incanalata per ottenere reazioni positive sul campo. Se apri la valvola fai solo casino. Anche Buffon che dice che dei suoi soldi ne fa quello che gli pare se fosse stato zitto avrebbe guadagnato qualcosa, o almeno, non ci avrebbe perso in immagine. Non ne puoi fare quel che ti pare, perché, ad esempio, scommettere ti è negato dai regolamenti federali e sportivi e se c’è il dubbio che tu lo abbia fatto per cifre ingenti, devi giustificare ciò che hai fatto e senza fare tanti discorsi a gazzosina. Perciò sciami di api dirette ancora a Coverciano a pungere chi se lo merita ed a spronarlo, perché ora, a parte tutti i discorsi, è ora di svegliarsi, figure come quelle di Zurigo sono inaccettabili.

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di Michela Lanza

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Bundu: “Per me un onore”

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E poi testa alla seconda difesa del titolo Europeo Sta per avere inizio l’edizione del 2012 del Calcio Storico Fiorentino e anche quest’anno ci saranno tre Magnifici Messeri d’eccezione: si tratta del fiorentino Leonard Bundu, campione Europeo di pugilato per la categoria del pesi welter, e Luciano Spalletti, uno degli allenatori di calcio maggiormente stimati ed amati in Italia, all’estero e, soprattutto, a Firenze. Attesa e curiosità, invece, per il Magnifico Messere della finalissima del 24 giugno: si mormora che possa essere uno tra Vincenzo Montella (prossimo allenatore viola) o Martin Castrogiovanni, campionissimo dell’Italrugby. Ma concentriamoci su Leonard Bundu. Sono anni che il boxer nato in Sierra Leone, ma di madre fiorentina, grazie alla sua boxe e alle sue meritatissime vittorie ha restituito credito e il meritato interesse al pugilato in terra di Toscana, esportando la sua nobile arte fino a diventare campione continentale e portando in alto il nome di Firenze. E proprio in questi anni tra lui e la sua città si è cimentato un rapporto di sincero affetto, di stima e amore reciproco. Anche per questo, per quello che Bundu ha regalato e sta continuando a regalare allo sport fiorentino (e non solo), è stato scelto come ‘stella’ che il 16 giugno prossimo illuminerà Piazza Santa Croce per la partita Bianchi vs Verdi: sarà proprio lui il Magnifico Messere del primo match del Calcio Storico 2012. Negli ultimi 10 anni, prima di Bundu, sono stati pochi gli sportivi che hanno beneficiato di questo onorevole ruolo senza bisogno di far parte del dorato e più famoso mondo del calcio e uno

di questi è stato il pugile campione del mondo Mario D’Agata (2004). Ecco perché per il nostro Leo questo compito assume un significato ancor più profondo. Il giorno dopo (il 17 giugno), invece, per la partita Azzurri vs Rossi toccherà al tecnico dello Zenit San Pietroburgo, nato a Certaldo e tifoso della Fiorentina. Suspense, come detto, per il nome della finalissima: se fosse Montella, sarebbe per lui un benvenuto di tutto rispetto da parte di Firenze. Per Bundu, Spalletti e il terzo ‘nominato’, che vanno ad aggiungersi ad una lunga lista di Magnifici Messeri speciali (personalità del mondo dello sport, dello spettacolo, della politica e della cultura) che hanno impreziosito ogni anno con la loro presenza il prestigioso Calcio Storico Fiorentino (Ricordiamo tra gli altri: Emiliano Mondonico, Alberto Gilardino, Giancarlo Antognoni, Sandro Mencucci, Angelo Di Livio, Cesare Prandelli, Innocenzo Mazzini, Andrea Benelli. Mario D’Agata e, andando indietro negli anni, Gabriel Batistuta, Mario Cecchi Gori, Vittorio Cecchi Gori, Franco Zeffirelli, Giorgio Albertazzi, Mario Luzi e tanti altri), sarà una giornata speciale. E non potrebbe essere altrimenti. Proprio il campione di pugilato Leonard Bundu, che presto sarà impegnato in un’altra difesa volontaria del titolo Europeo (il 14 luglio combatterà a Udine contro un altro italiano, Stefano Castellucci), ha raccontato in esclusiva al Brivido Sportivo le sue sensazioni in vista del 16 giugno quando scenderà dal quadrato, toglierà i guantoni e vestirà i panni del Magnifico Messere.

Bundu, dopo tante onorificenze, è arrivata anche la chiamata del Calcio Storico Fiorentino che l’ha voluta come Magnifico Messere il 16 giugno per la partita Bianchi vs Verdi. La emoziona la cosa? «Moltissimo. Sono orgoglioso di fare il Magnifico Messere al Calcio Storico Fiorentino, evento storico e importantissimo per la mia città. So che sono stati tantissimi i grandi personaggi che lo hanno fatto prima di me e fare parte di questi nomi eletti per me è motivo di soddisfazione. È un onore vestire i panni del Magnifico Messere». Tra l’altro, per la maggior parte delle volte, sono stati invitati a farlo grandi campioni del calcio. «Esatto. Il fatto che quest’anno sia un

pugile a ricoprire questo ruolo, dopo che lo aveva ricoperto Mario D’Agata, mi rende ancora più orgoglioso per me e per il mio sport. E, anche se ormai non ce n’è più bisogno, anche questo gesto mi fa capire quanto è forte il mio legame con Firenze. Sento sempre l’affetto della gente, l’amore della mia città mi travolge. Adesso come sapete abito lontano, nel Lazio, ma quando torno ad allenarmi dal grande Bonci (Alessandro Boncinelli ndr) sento di tornare a casa. La gente di Firenze, con la sua passione e tutto il suo affetto, mi gasa». Passiamo ad altro. Adesso si sta preparando per il suo prossimo incontro, una difesa volontaria che la vedrà protagonista a Udine presso il PalaCarnera contro il trentunenne Castellucci. «Sì, adesso sono ancora nel Lazio e mi sto allenando qui. Poi il 16 giugno verrò a Firenze per il Calcio Storico e ci rimarrò per perfezionare la preparazione col Boncinelli in vista del match contro Castellucci, un pugile forte, abbastanza duro, che ha uno score di 21 incontri da professionista (20 vittorie, 1 sconfitta)». E dopo? «E dopo, se tutto va bene, dovrei combattere per la difesa ufficiale del titolo. Fino ad ora non c’era lo sfidante a causa di un contrattempo. Adesso c’è: si tratta dello sloveno Jan Zaveck, ex campione del mondo che ha perso il titolo nel mese di settembre del 2011 contro l’americano Berto». E potrebbe tornare a combattere a Firenze per la difesa ufficiale del titolo? «Più probabile in Slovenia, ma sarà

come sempre un’asta a decretare il luogo del match». E poi c’è il sogno Mondiale. «Ehi sì. Poi ci sarebbe quel sogno… se riuscissi a vincere questi due match, sarei a buon punto. Ma non sarà facile». Ma si sente in forma? «Sì, sì, lo sono». Allora la speranza è che il fiorentino Bundu continui la sua scalata al Mondiale. Firenze come sempre lo seguirà e tiferà per lui. Intanto si goda la giornata da Magnifico Messere e vada orgoglioso di questa riconoscenza: la città del giglio non regala niente a nessuno ed evidentemente, se c’è tutto questo amore nei confronti del pugile Bundu, significa che è tutto meritato. Alcuni Magnifici Messeri del passato: Emiliano Mondonico, Alberto Gilardino e Giancarlo Antognoni (2011), Paolo Bacciotti (2010), il pianista Michael Nyman (2009), l’ex presidente del Calcio Storico Fiorentino Massimo Mattei e l’olimpionico di tiro a volo Andrea Benelli (2008), tre rappresentanti donne del corpo consolare ovvero Nora Dempsey (Usa), Maria Angeles Velloso Mata (Spagna) e Fernanda Martelli (Capo Verde) e Cesare Prandelli (2006), Sandro Mencucci, Paolo Hendel e il sindaco di Kyoto Yorikana Masmoto (2005), Emiliano Mondonico e Mario D’Agata (2004), Angelo Di Livio e Narciso Parigi (2003), Innocenzo Mazzini, Irene Grandi e Carlo Conti (2002), l’ex prefetto Achille Serra e il presidente della federazione rugby francese Bernard La Passet (2000).

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GINNASTICA di Maria Consiglia Grieco

Riparte anche il campionato di Specialità con la prima prova regionale

IL CGF AI CAMPIONATI ITALIANI UISP DI CATTOLICA

Chi comincia e chi finisce. Mentre per la Federazione Ginnastica d’Italia è già tempo di far ripartire i campionati regionali – la prima prova di Specialità si è svolta lo scorso fine settimana in tutte le regioni italiane – la UISP (Unione Italiana Sport per tutti) è nel pieno dei suoi campionati nazionali, organizzati per il 2012 dall’Atletica’75 di Cattolica (RN). Il Centro Ginnastica Firenze era presente in entrambe le competizioni e così, domenica 3 giugno, le “specialiste” della sezione femminile erano impegnate a Montevarchi (AR); intanto le atlete della ginnastica generale disputavano la finale di Prima categoria UISP a squadre. Quattro le ginnaste che formavano il team del livello junior: Sara Corsini e Arianna Giannelli, che hanno eseguito la trave e il corpo libero, Alessia Ravenni e Annachiara Sottili, impegnate al volteggio e alle parallele asimmetriche; due le squadre senior, una formata da Bianca Aterini e Laura Pieri; l’altra formata dalla sola Ricciarda Nencini che, nonostante l’assenza della compagna

Irene Signorini (infortunatasi a poche settimane dalla gara), ha voluto essere comunque presente ed onorare i campionati italiani eseguendo, come le sue compagne, le prove a tutti e quattro gli attrezzi. Una buona gara, condita da un po’ di emozione, in una cornice che – nel totale di tutte le categorie distribuite su due weekend – vedrà più di 1.200 ginnaste, provenienti da tutta Italia, esibirsi nel campo gara del palazzetto “Andrea Ercolessi” della

città romagnola. Spicca il quarto posto – con una medaglia sfiorata di soli cinque centesimi di punto, praticamente un pari merito – ottenuto dalla Sottili alle parallele asimmetriche, in attesa di conoscere tutti gli effettivi piazzamenti, quando le classifiche omologate saranno pubblicate sul sito nazionale UISP. Intanto in Toscana piovevano medaglie di Specialità, con l’argento di Ambra Buglioni alle parallele (quarto posto di

Lisa Menghini allo stesso attrezzo), la doppietta oro-argento di Viola Vanzi e Sofia Spulcioni al volteggio e un quinto piazzamento alla trave, con Maristella Bonafede, tutte ginnaste junior; tra le senior, invece, non una, ma due medaglie d’argento per Alessia Giannitrapani, alle parallele e alla trave, seguita a quest’ultimo attrezzo da Ilaria Materassi, che conquista il bronzo, ma che al volteggio sale sul gradino più alto del po-

dio, e da Bianca Boretti, quarta proprio alla trave e medaglia di bronzo nella specialità corpo libero. Ora toccherà anche a queste atlete – e alle piccole ginnaste della squadra di serie C – disputare i campionati nazionali UISP, nelle categorie dalla Terza in poi, previsti ancora a Cattolica a partire da domani venerdì 8 giugno, quando in campo gara entreranno anche le senior di Seconda categoria, della sezione di ginnastica generale.

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AC PERUZZI E STELLA ROSSA C5 REGINE DEL CALCIO TOSCANA

AC Peruzzi

Rossa C5 che, trascinata dai gol del suo bomber Francesco Pucci (capocannoniere di questa Fase Finale), ha legittimato il successo finale. Al terzo posto è giunto il Real Cerveza che nella finale di consolazione ha superato per 4-3 l’Istopanasto F.C.: dopo il 4-0 a metà del primo tempo, la formazione di Enrico Cerreti ha subìto la rimonta degli avversari che però si è fermata ad una sola rete dai tempi supplementari. Golden League C5 - Al termine di una gara incerta e molto combattuta Il Fortino si è aggiudicato la vittoria nella Golden League C5 e ha potuto alzare al cielo la coppa del primo posto. Il FCS San Giustao, dopo aver avuto il merito di eliminare squadre provenienti dalla Top League (Gelateria Dalmazia La Portuguesa e Stempiaz FC C5), si è dovuto arrendere per la seconda volta in questa Fase Finale a Il Fortino. Questa volta però i neo campioni si sono imposti di misura (8-7 il risultato

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Il Fortino

Stella Rossa C5

Sono AC Peruzzi e Stella Rossa C5 le due formazioni che si sono aggiudicate la vittoria, rispettivamente nella Top League C7 e nella Top League C5 del Calcio Toscana. Sempre nel calcio a 5 maschile si sono concluse la Golden League C5 e la Silver League C5 che hanno visto trionfare Il Fortino ed il D.L. Firenze C5. Termineranno invece questa settimana le Fasi Finali del calcio a 5 femminile. Top League C5 - Dopo un secondo ed un terzo posto nelle due precedenti stagioni, la Stella Rossa C5 si è aggiudicata il titolo di campione provinciale di Firenze del Calcio Toscana. Nella finalissima che si è disputata martedì 29 maggio è stato netto il successo dei neo campioni che si sono imposti con un sonoro 7-1 ai danni dell’Amico Pane di Christian Riganò ed Alessandro Chiarelli. La gara è stata senza storia: al gol iniziale dell’ex viola è seguito il dominio tecnico e tattico della Stella

7 giugno 2012 www.brividosportivo.it

orario: 9,00/13,00 15,00/18,30 lun/ven

finale), lasciando con l’amaro in bocca il FCS San Giustao a cui non sono bastate le 26 reti messe a segno nella manifestazione da Gianluca Castiglione (capocannoniere della Golden League). Il terzo posto è andato agli Stempiaz FC C5 che nella finalina hanno superato per 9-6 il Torracchione. Silver League C5 - E’ il D.L. Firenze C5 la formazione che succede nell’albo d’oro di questa manifestazione ai Melopuppi: niente hanno potuto i Cani Al Sole che in finale si sono dovuti arrendere per 7-4 ai forti avversari. Il D.L. Firenze C5, reduce dai gironi eliminatori della Golden League (dalla quale sono stati eliminati a seguito della classifica avulsa), ha rispettato il pronostico pur trovando sulla sua strada formazioni che se la sono comunque giocata alla pari. Per i Cani Al Sole un altro secondo posto dopo quello conquistato quasi un anno fa nella Sahara Cup. Al terzo posto chiude lo Staff Magnum che si è imposto per 8-4 sul Firenze Sud. Top League C7 - La rivincita della finale della scorsa Top League del calcio a 7 è andata all’AC Peruzzi che al termine dei tempi supplementari ha avuto la meglio sul FC Breccia ed ha così conquistato il titolo di campione provinciale di Firenze del Calcio Toscana. Il match che si era concluso sul 3-3 al termine dei tempi regolamentari, ha avuto il suo epilogo grazie alle rete messa a segno nei tempi supplementari dei neo vincitori che così si sono imposti per 4-3. Per l’AC Peruzzi un’altra grande soddisfazione dopo il successo nell’ultimo torneo Grand-Prix, mentre il FC Breccia ha dimostrato ancora una volta di essere una delle formazioni più complete e competitive nel calcio a 7. Il terzo posto infine è andato al Groove Street che ha avuto la meglio (4-2 il punteggio) sul Dagnene Secche. Fasi Finali C5 femminile - Nel calcio a 5 femminile grande prova delle ragazze del Calcio Toscana che hanno portato cinque formazioni nelle semifinali delle tre manifestazioni in cui hanno sfidato o sfideranno le forti squadre dello Csen. Nella Top League è stata finale per il Club Sportivo Firenze: le ragazze di Saimo Manetti hanno superato Amiche della Concordia (quarti di finale) e Florence SC (semifinali) ed ora se la vedranno con le vice-campionesse in carica del Jolly Ferruccia. Ben tre compagini rappresenteranno il Calcio Toscana nelle semifinali della Golden League: derby fra Aton Green ed ASD Quinto Alto, mentre il Cral Dipendenti Comunali Femminile sfiderà il Non Piangere T (formazione dello Csen che nei quarti di finale ha superato le nostre ragazze della Pol. San Quirico). Infine in Silver League amara è stata la semifinale per le Smatte F.T. che si sono arrese solamente al termine dei calci di rigore a Il Giglio Verde, formazione dello Csen che aveva vinto tutte le precedenti gare di questa competizione: le ragazze di Matteo Cecconi sfideranno ora nella finale di consolazione il Torregalli (sconfitto nell’altra semifinale dalle Outsiders). Steto


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7 giugno 2012 www.brividosportivo.it

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IL III° TORNEO VALLE DELL’ARNO PER TOMMASINO

Alla terza edizione consecutiva, il Centro Sportivo Anchetta dà il via domani al torneo nel quale il ricavato sarà devoluto alla fondazione “Tommasino Bacciotti”. Anche quest’anno saranno 10 le formazioni che si daranno battaglia per aggiudicarsi il titolo. Questi i nomi: REMOLE, POL. ELLERA, ASD LE PISELLE, PROLOCO COMPIOBBI, ANCHETTA C5, I CONSIGLIERI, LEMURE TEAM, GALACTICOS, PAPPAGALLO TEAM e LUDUS 90 C11. I vincitori nel 2010 furono i ragazzi della Proloco Compiobbi che batterono in finale la Ludus 90 C11 (quell’anno su richiesta degli organizzatori anche le riprese della nostra web-tv a documentare le finali), mentre lo scorso anno furono quelli de La Rocca a vincere il torneo sempre in finale contro la Ludus 90 C11. Riusciranno quest’anno i giallo-verdi capitanati da Alessio Berchielli a portare a casa il titolo? Di sicuro faranno di tutto per perdere la nomea di ‘eterni secondi’ e dimostrare a tutti il loro valore. Per la prima volta ci saranno anche Le Remole (squadra di C2) e l’Anchetta C5 (squadra di serie D). Il torneo, con grado di difficoltà estremamente elevato, vedrà ogni settimana degli scontri davvero entusiasmanti! Midland rinnova i complimenti agli organizzatori per l’iniziativa e li ringrazia per avergli anche quest’anno rinnovato la fiducia nella gestione completa della manifestazione.

La prima

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contribuito a realizzare la Roma più bella degli ultimi anni. E infine Vincenzo Montella che la Toscana conosce bene perché Silvano Bini, un uomo che il calcio lo ha vissuto fino in fondo, a Empoli lo aveva voluto prima come giocatore e poi lo aveva sponsorizzato come allenatore. Come si vede la ‘grande paura’ che avevamo avuto nel recente passato di restare prigionieri delle incertezze e senza una guida tecnica che sapesse gettare le fondamenta della ricostruzione sta ottenendo finalmente le risposte giuste. E’ evidente che gli occhi sono puntati principalmente su Montella: è giovane e, si dice, non ha ancora l’esperienza necessaria per gestire una squadra che ha dietro una città intera. Però Vincenzo ha saputo intervenire nei momenti di difficoltà di una Roma che aveva chiuso con Claudio Ranieri e ha saputo gestire molto bene il Catania portandolo addirittura sulla soglia dell’Europa League. Quindi il gruppo che è nato ci pare interessante: nessuna promozione anticipata – ovvio – ma neppure nessuna bocciatura. E in ogni caso pensiamo che tutti e tre abbiano una dote straordinaria: la voglia di vincere, di riuscire a creare a Firenze qualcosa che resti nella memoria della città. Ma è indiscutibilmente vero che tutti e tre, nonostante il grande entusiasmo, hanno bisogno del sostegno totale della famiglia Della Valle. E’ adesso che Diego e Andrea devono tornare in campo, il presidente onorario per la verità ci è sempre stato, ma ora che si è creato questo gruppo giovane soltanto la sua presenza costante può dare un sostegno fondamentale. Dopo l’entusiasmo di Eduardo Macia, dopo quello di Daniele Pradè e dopo quello di Vincenzo Montella c’è bisogno soprattutto e oltretutto di quello di Andrea Della Valle, senza il quale mancherebbe il collante per costituire davvero quel pilone d’acciaio su cui andare ad edificare la possibilità di un altro sogno. E di questo, si sa da tempo, Firenze ne ha un assoluto bisogno.

Alessandro Rialti

Fuorigioco

di Duccio Magnelli

GIOCARE IL GIUSTO (PIÙ QUALCHE SPICCIOLO)

Lo spot che pubblicizza uno dei tantissimi giochi ‘statali’, quindi ‘leciti’ si conclude con la frase (quasi sussurrata) “gioca il giusto”. Una frase così ti fa sentire un verme: pensi ai due euro giocati il giorno precedente e hai la certezza che sarai divorato dal demone del gioco, che porterà alla rovina te e la tua famiglia per le prossime cinque generazioni. Poi, passata la paura

e il senso di colpa, ti chiedi quant’è ‘il giusto’. Certo, ‘il giusto’ non è uguale per tutti, ma quando leggi sui giornali che un ‘tizio’ in 10 mesi ha giocato oltre un milione e mezzo di euro, il mondo ti sembra davvero in-giusto. Pensando anche che si chiama Buffon, è il capitano della nazionale di calcio e dovrebbe essere un punto di riferimento almeno dal punto di vista morale. Quindi pensi che o lui dimostra di non aver mai scommesso un centesimo sul calcio

oppure, in caso contrario, che dovrebbe salutare la compagnia e − invece di essere agli Europei di calcio − dare una mano ai terremotati in Emilia. Perché purtroppo, nonostante quello che lui racconta, i tre miliardi di vecchie lire scommessi non sono, non possono essere solo fatti suoi. Peraltro d’ora in avanti ogni suo sbaglio rischierà di essere guardato con sospetto e questo farà scendere definitivamente a zero la già scarsa fiducia che i tifosi hanno

verso i loro beniamini. Quindi Buffon si prenda un momento di pausa, tiri fuori le ricevute del gioco e ci dimostri che le sue scommesse riguardavano le corse dei cani da slitta in Lapponia oppure i combattimenti di galli in Cina. Tra l’altro se come ha detto il suo avvocato i soldi servivano a “tutelare il patrimonio del giocatore”, verrebbe da dirgli che i soldi si depositano in banca, non da un tabaccaio. E poi ci dicono “gioca il giusto”!


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