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CARI DELLA VALLE VA BENE LA GESTIONE VIRTUOSA MA POI NEL CALCIO BISOGNA RISCHIARE E AVERE UN’IDEA di Alessandro Rialti
A volte serve tornare a rischiare tutto All’interno
Una vacanza da BRIVIDo
L’ultimo consiglio d’amministrazione della Fiorentina ha sancito un progetto di lavoro e ha illustrato una speranza. Un progetto che si chiama ‘gestione virtuosa’: è giusto che in un momento così difficile per l’intero Paese ci siano una società e due uomini, Diego e Andrea Della Valle, che nella gestione della loro società calcistica abbiano ben fermi i principi del fair play finanziario. Per la verità però la società viola non ha mai buttato via dalla finestra il denaro, è sempre stata se non virtuosa almeno attenta. Con l’unica eccezione di tre anni nei quali con Pantaleo Corvino e Cesare Prandelli la squadra ha sempre lottato per le prime quattro posi-
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JOVETIC SENZA PIU’ ALIBI:
28 giugno 2012 www.brividosportivo.it
Il personaggio di Michela Lanza
DEVE DECIDERE COSA FARE DA GRANDE È l’ora di crescere, ancora di più se possibile. È l’ora di dimostrare di avere tutte le carte in regola per essere davvero il leader della nuova Fiorentina, di essere il trascinatore, il giocatore più importante non solo in campo ma anche nello spogliatoio e fuori dal campo. È arrivato il momento che Stevan Jovetic si assuma le sue responsabilità da uomo, non più da giovane gioiello viola soprannominato Jo-Jo. Ammesso che rimanga... DA TESORO A TESORO. Jovetic è il vero tesoro della Fiorentina, su questo non ci piove. Però c’è modo e modo di essere ‘tesoro’. Fino a pochi giorni fa sembrava il prescelto per essere sacrificato ed essere ceduto per incrementare un vero e proprio bottino da girare nelle casse viola. Un bottino (o tesoretto) di circa 30 milioni di euro (questo il suo valore di mercato) al quale i dirigenti della Fiorentina avrebbero potuto attingere per ricostruire una squadra senza il suo pupillo. La sua cessione avrebbe dovuto (e potuto) donare liquidità alla società viola e avrebbe rifocillato un portafoglio prosciugato. Senza poi dimenticare che l’eventuale cessione del talentuoso Jovetic avrebbe di fatto eliminato dal monte ingaggi la ‘tassa’ più salata visto che Jo-Jo è il giocatore più retribuito dell’organico. Poi c’è stato l’intervento deciso di Andrea Della Valle che lo ha dichiarato ‘fuori dal mercato’ (“La Fiorentina ripartirà da Jovetic - ha detto - e la squadra sarà costruita intorno a lui”) cambiando in corsa il significato alla parola ‘tesoro’ con il giocatore che sarebbe sì ricchezza viola, nuova linfa per la società, ma non in termini di soldoni bensì a livello tecnico. Rimanendo a Firenze, sarebbe il tesoro viola non perché la sua cessione sarebbe fonte di guadagno da reinvestire, ma perché sarebbe l’uomo in più sul campo, il giocatore simbolo della Fiorentina e della città, il fuoriclasse di cui vantarsi. Però, quando Andrea Della Valle è intervenuto con fermezza per togliere Jovetic dal mercato e fermare i tanti rumors intorno a lui, sembra non aver tenuto conto (o l’ha omesso di proposito?) di un presunto impegno comunque assunto con il giocatore, che quindi dovrà essere verificato di persona quando Stevan sarà in ritiro e che potrebbe invalidare la volontà della società viola di ripartire appunto da Jo-Jo. E’ giusto ricordare
che ad oggi nessun club ha bussato alla porta della Fiorentina con 30 milioni in mano per accaparrarsi il giocatore, ma è evidente che il suddetto impegno potrebbe di fatto cambiare lo scenario del mercato viola (ad onor del vero, va sottolineato come probabilmente, impegno o non impegno, 30 milioni di euro in contanti potrebbero comunque convincere la società viola a rinunciare a Jovetic). FIDUCIA INCONDIZIONATA. Partiamo dal presupposto che nessuno sia pronto a spendere 30 milioni per Jovetic e che il giocatore resti a Firenze, nell’unico club che ad oggi ha dimostrato di avere fiducia in lui. Se la Fiorentina fosse la squa- d r a che potrebbe vantarsi di mandare in campo un giocatore di livello sopraffino come Jovetic, lo stesso Stevan potrebbe compiacersi di essere stato l’unico uomo messo ‘fuori dal mercato’ da Andrea Della Valle in persona, ovvero dal patron di una società che sì, negli ultimi anni ha seminato più dispiaceri che gioie, ma che quando si parla di gloria e storia resta tra le top d’Italia. Dovrebbe essere comunque motivo di orgoglio per il non più giovanissimo Jovetic aver appreso dai giornali di essere l’uomo col quale e dal quale la società avrebbe intenzione di ripartire. Colui di cui fidarsi e a cui affidare le chiavi del prossimo destino viola. Lui che è pure il più forte della rosa ma anche (ribadiamolo) il più pagato. Colui al quale senza tentennamenti né paure di ricadute in seguito al grave infortunio subito all’inizio della stagione 2010-11 (ricordiamo che Jovetic dopo un anno intero di stop è rientrato in campo in una partita ufficiale il 21 agosto 2011 nel match di Coppa Italia, Fiorentina-Cittadella) è stato proposto un rinnovo contrattuale di cinque anni (la firma è arrivata il 31 ottobre 2011, appena due mesi dopo il suo rientro in campo). Un contratto che lo ha legato alla Fiorentina fino al 2016 e che non può aver fatto altro che mettere in evidenza la totale fiducia che la società ha riposto nel suo talento e nella sua voglia di portare in alto non solo se stesso (tutti sono a conoscenza del suo sogno di vincere il Pallone d’Oro) ma anche i colori viola. La Fiorentina poteva aspettare a sottoporgli un contratto così lungo
come ha fatto con tanti altri giocatori, ma non l’ha fatto. Anzi, per dimostrargli ancor più stima e aspettativa, gli ha donato la fascia di vice capitano. SE RESTA DEVE DARE DI PIU’. A maggior ragione, nel caso in cui rimanesse a Firenze, Jovetic potrebbe e dovrebbe dare di più. Ormai non potrebbe più essere considerato un giovane campione, ma un veterano. Non sarebbe più un ragazzino dal volto timido che ha fatto innamorare Firenze coi suoi riccioli e con i suoi colpi di genio, ma un giocatore maturo nel fisico e nella mente che dovrebbe iniziare a esercitare il suo potere di leader riconosciuto dalla società. Dovrebbe iniziare a fare la differenza, a prendere la squadra per mano, a farla identificare in lui. Si dovrebbe caricare del peso della responsabilità facendo il capitano di
uno spogliatoio che ha bisogno di ritrovare un punto di riferimento che manca dai tempi dell’addio di Dainelli e Jorgensen. Ora più che mai Jovetic dovrebbe togliere i panni del giovincello che tende a far razza solo coi suoi simili per vestire quelli del capofila che ‘presiede’ a cene di squadra per ricompattare (o ricostruire) un gruppo vero e proprio. Per adesso ha sempre taciuto sul suo futuro, ma è arrivato il momento che Jovetic esca allo scoperto, che faccia conoscere il suo pensiero. Che decida di schierarsi (possibilmente con Firenze) e se la sua volontà sarà quella di restare che inizi a trascinare una squadra, la Fiorentina, in alto. Da ora in poi non ci saranno più alibi, neanche per lui: non ci saranno più scuse, ricadute da temere, non sarà più accettabile sentir parlare o leggere di suoi forfait improvvisi e dubbi, né di mal di pancia o paure lecite nell’affrontare contrasti duri in campo. Il suo infortunio è un ricordo lontano, così come le ombre di Mutu. Ormai Jovetic è grande, maturo quanto basta per essere considerato un uomo e per non sentire il peso della responsabilità come fosse un macigno. Se rimarrà a Firenze, lo farà in un ambiente che conosce bene, dove non ha concorrenti né rivali, dove solo lui (insieme a Behrami) ha ancora molto credito nei confronti dei tifosi comprensibilmente delusi da troppi mesi di impalpabili prestazioni della squadra. Se Jovetic resterà dovrà farlo con la consapevolezza di dover dare qualcosa in più. Non basteranno i gol pesanti e pur sempre importanti, ma la sua società vorrà vedere in lui ‘la Fiorentina’. Vorrà riconoscersi e specchiarsi in lui. Nella sua classe, ma possibilmente anche nella sua personalità educata e composta. Un uomo immagine che sappia restituire il giusto peso al colore viola affinché tutti tornino a rispettare Firenze e il ‘fortino’ che un tempo era il Franchi. Anche perché ad oggi, solo lui può sentirsi un vero e proprio privilegiato nel gruppo. Chiedere a Behrami quanto significato ha (per chi come lui non ha per adesso avuto lo stesso trattamento) il sentirsi dichiarare al centro di un progetto di rilancio. Behrami che, tra l’altro, ha corso per una stagione intera non tirandosi mai indietro. Behrami che si è sacrificato dal primo all’ultimo giorno. Ora tocca a Jovetic sacrificarsi. E per favore: non chiamatelo più giovane.
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Il mercato
di Alessandro Latini
Dopo il tormentone Jovetic scoppia quello su Behrami:
il rinnovo è in pericolo?
Pochi giorni di respiro, di tranquillità. Ne sono passati circa dieci da quando Andrea Della Valle ha messo la parola fine (almeno si spera sia così) sul tormentone Jovetic, che a Firenze ne è esploso un altro fragoroso, se possibile ancora di più del primo. Il rinnovo del contratto di Valon Behrami è ancora un punto interrogativo e potrebbe essersi complicato all’improvviso. Le parole di Pradè («Troveremo sicuramente un accordo non appena ci siederemo intorno ad un tavolo,dobbiamo mantenere una promessa») lasciavano intuire che si sarebbe trattato di una semplice formalità. L’ottimismo ha lasciato però spazio a dubbi e perplessità, alimentate da una frase ‘equivoca’ dello stesso Behrami postata su Twitter nella giornata di sabato: “Time to take some hard decision in my life”. Decisioni difficili da prendere, il momento è senza dubbio decisivo nella vita del guerriero svizzero. Resta solo da capire se la decisione riguarda il suo lavoro di calciatore o la sfera familiare. Sta di fatto che il profilo di Behrami è stato preso d’assalto in poche ore da tantissimi tifosi. Tanti quelli della Fiorentina che lo implorano di continuare a guidare il centrocampo viola, ma sono diversi anche quelli del West Ham che non hanno ancora digerito la sua repentina partenza e che sperano in un improbabile ritorno. E come dicevamo poco fa, il tormentone Behrami potrebbe lasciare strascichi ben più antipatici di quello relativo a Stevan Jovetic. Di fronte alla possibile partenza del montenegrino, una larga parte dei tifosi aveva risposto con una certa maturità. D’altra parte il messaggio lanciato dalla società è stato abbastanza chiaro: per
recitare un ruolo da protagonisti nell’attuale sessione di mercato un sacrificio importante va fatto. E nel momento in cui il ‘sacrificato’ doveva essere Jo-Jo, in molti sembravano, appunto, possibilisti. IL CAPITANO DEI TIFOSI. Il discorso cambia se il protagonista è Valon Behrami, che pur non avendo la qualità e la classe del montenegrino è visto dalla tifoseria come il vero punto di riferimento all’interno della squadra. Si è conquistato la stima e l’affetto della gente con il sacrificio e il sudore partita dopo partita. Si è caricato sulle spalle la Fiorentina nei momenti più difficili del campionato, ha voluto giocare a Lecce (nella gara decisiva per la salvezza) con una spalla totalmente fasciata. Gesti che lasciano il segno in una tifoseria abituata a giocatori di grandi tecnica, ma pronta ad innamorarsi anche di chi fa di tutto per difendere la maglia viola fino al novantesimo ed oltre. E poi c’è la questione capitano. Se Behrami dovesse davvero lasciare Firenze, la squadra si ritroverebbe ancora una volta senza un leader. E’ già successo con i vari Dainelli, Jorgensen e Montolivo e i risultati non sono stati brillanti. Behrami è il capitano designato del futuro, quello che si esalta maggiormente con la fascia al braccio e che fa sentire fieri i tifosi viola in giro per l’Italia. E’ quello che rappresenta la garanzia del tanto decantato progetto, per la serie: “Se si fida lui ci fidiamo anche noi”. DUE IPOTESI. Ma è proprio su questo punto che potrebbero nascere i problemi in sede di rinnovo. Il giocatore è rimasto sorpreso in senso negativo dall’immobilismo della Fiorentina nei
suoi confronti e più in generale da un progetto che non prevede gli investimenti di un tempo (discorso che ha fatto lo stesso Montolivo non più di un anno fa). Credeva di essere ritenuto una priorità anche da parte della società, che in queste prime settimane di mercato è stata intenta a risolvere le comproprietà ed a tenere a freno le ambizioni di Jovetic. E questo a Valon
non sarebbe andato giù e non appena ci sarà l’occasione lo farà presente a chi di dovere. Anche perché lui, per rimanere a Firenze e salvare la Fiorentina, ha rifiutato la Juventus nel mese di gennaio. La storia è ormai nota a tutti, ma nel curriculum del giocatore a Firenze pesa come un macigno. Il gran gesto verso la Fiorentina lui lo ha già fatto, adesso si aspetta che sia la società a
ricambiarlo. E Pradè (è bene chiarirlo) ha tutta l’intenzione di farlo, ma deve fare i conti con i parametri economici fissati dalla proprietà. L’idea è quella di aumentare l’ingaggio di Behrami del 2030 %, e quindi far lievitare lo stipendio intorno al milione e trecentomila euro a stagione. In questo modo la Fiorentina manterrebbe la promessa fatta da Corvino lo scorso gennaio, che per convincerlo a rinunciare alla proposta della Juve gli fece intendere che entro breve sarebbe arrivato un ritocco all’ingaggio verso l’alto. Due, da adesso in avanti, gli scenari che si possono prefigurare. Il primo: Behrami accetta la proposta e prolunga il contratto mettendo fine al secondo tormentone di inizio estate e con esso a voci e indiscrezioni di mercato. Il secondo: la Fiorentina e il giocatore arrivano ad un muro contro muro che sfocerebbe senz’altro in una cessione, anche perché alcune squadre (la Juventus c’è sempre) sono in pressing sull’agente del giocatore affinché si arrivi proprio alla rottura con il club viola. E proprio sull’entourage del giocatore c’è da fare la considerazione finale. Dopo aver interrotto il rapporto con Alessandro Beltrami (che a gennaio era quello che spingeva più di tutti per il trasferimento alla Juve e che pochi mesi fa dichiarò che Behrami avrebbe firmato con la Fiorentina anche in bianco), Behrami ha ufficialmente affidato la procura a Fali Ramadani, lo stesso che cura gli interessi di Jovetic. Per questo motivo abbiamo il sospetto che possa essere proprio l’agente serbo il grande protagonista del mercato estivo della Fiorentina.
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Lazzari resta alle buste,
Il mercato di Alessandro Latini
ora è pronto per provare a conquistare Firenze
La prima fase del mercato della Fiorentina è terminata e anche con un discreto successo. Daniele Pradè ha risolto le comproprietà come voleva, ottenendo Lazzari e Kharja e ‘liberandosi’ di tutti quei giovani calciatori che secondo lui e Macia non avevano futuro con la maglia viola. Ma se per Houssine Kharja tutto era già stato stabilito da tempo con il Genoa (il franco-marocchino è adesso di proprietà della Fiorentina ma sarà ceduto probabilmente all’estero), il destino di Andrea Lazzari è stato incerto fino alla fine e rinchiuso in una busta, aperta sabato mattina. Su Lazzari il Cagliari ha provato a fare un affare importante, chiedendo 3,5 milioni di euro per la seconda metà del cartellino del giocatore e valutandolo quindi complessivamente 7 milioni (la Fiorentina la metà di questa cifra l’ha pagata la scorsa estate). Cellino non ha voluto fare nessuno sconto ai viola, tanto che era ferma la convinzione che dietro al Cagliari ci potessero essere club come Lazio e Udinese pronti a prendere Lazzari dopo il riscatto da parte del club sardo. In realtà non è stato così, con Cellino che ha ‘solo’ provato a strappare più soldi possibili dalle mani di Pradè. Operazione assolutamente non facile di questi tempi, che puntualmente non è andata a buon fine. Anzi, il ds gigliato ha speso meno di quanto preventivato e il grande bluff di Cellino si è rivelato solo all’apertura delle buste. Non avendo nessuna squadra a cui girare Lazzari, il Cagliari ha deciso di presentare un’offerta pari a zero euro per non correre il rischio di dover versare qualcosa alla Fiorentina e riaccollarsi lo stipendio del giocatore.
Tutto questo vuol dire solo una cosa: la Fiorentina avrebbe potuto prendere l’altra metà di Lazzari a zero euro, come è stato per Kharja. Ma nell’ambiente viola il rammarico non c’è e, al contrario, regna una certa soddisfazione per non essere sottostati alla volontà di Cellino. STAGIONE IN CRESCENDO. E adesso per Lazzari si apre una nuova parentesi in maglia viola, che tutti (in primo luogo il calciatore) sperano possa essere migliore della precedente. La Fiorentina (anche su indicazione di Montella) ha voluto fortemente riscattare il giocatore, segno che c’è grande fiducia nelle qualità del ragazzo. Lazzari ha vissuto in prima persona la sciagurata stagione gigliata, anche se Mihajlovic e Rossi non hanno mai fatto a meno di lui nonostante una prima parte di torneo piuttosto negativa, condita dalle critiche pungenti di stampa e tifosi. L’ex cagliaritano è risultato spesso uno dei peggiori in campo, sembrando quasi un corpo estraneo alla manovra offensiva viola e palesando grosse difficoltà anche nelle giocate più semplici. Era il primo ad essere consapevole di poter fare molto di più e Rossi (all’inizio della sua esperienza in viola) non era preoccupato per le sue prestazioni proprio perché aveva intuito la presa di coscienza del centrocampista. La base per risalire la china e guadagnarsi la conferma è stata proprio questa: il sapersi mettere in discussione e il ripartire da zero ha fatto rima con rinascita. Nella seconda fase della stagione, pur non diventando uno dei migliori centrocampisti del campionato, ha contribuito in modo decisivo alla salvezza della Fiorentina. Le
prestazioni sono salite spesso sopra la sufficienza, talvolta per quella sua voglia di correre e di fare che lo ha fatto andare oltre ad alcuni errori tecnici. Si è messo a disposizione dei compagni in diversi ruoli del centrocampo e in alcune gare (come ad esempio a Cagliari) ha giocato anche in attacco. Montella dunque avrà a disposizione un giocatore di buona tecnica, alla quale abbina duttilità ed esperienza. Con ogni probabilità lo schiererà sul centro-sinistra, il ruolo che Lazzari preferisce. DUE GOL PESANTI. E nell’ambito della seconda parte di stagione giocata su buoni livelli va ad incastonarsi la partita che ha dato un senso particolare alla stagione, di Lazzari e della Fiorentina. Il gol vittoria in pieno recupero all’Olimpico contro la Roma ha voluto dire salvezza (poi sancita dal centro di Cerci a Lecce). Un gol che ne racchiude tutte le caratteristiche, visto che è stato sintesi di freddezza, tecnica e opportunismo. Tutte doti che un centrocampista moderno dovrebbe possedere e che Lazzari ha estrinsecato (per usare un termine tanto caro a Rossi) solo a tratti. Nell’ultima stagione ha disputato 38 partite e ha segnato 2 gol, che nell’economia della classifica finale della Fiorentina hanno un peso specifico incredibile. La rete contro il Genoa al Franchi (1-0 il finale) ha significato tre punti, così come ovviamente la prodezza dell’Olimpico. Sei punti complessivi che, classifica alla mano, si sono rivelati fondamentali per la salvezza. E allora Lazzari riparte da qui, consapevole che d’ora in avanti potrà far vedere ai fiorentini giocate e prestazioni sempre migliori.
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Gli Europei in Polonia e Ucraina sono quasi agli sgoccioli, ma il Brivido Sportivo continua a proporvi una serie di talenti che nelle prossime settimane animeranno certamente le cronache di mercato. Eccoci quindi alla terza puntata di ‘Supermarket Europa’ e dopo aver messo in evidenza le prove di giocatori come Mandzukic, Jelavic, Yarmolenko, Schildenfeld, Elm e Gebre Selassie siamo pronti per segnalare altri tre prospetti interessanti. RUDE DAI PIEDI BUONI. Il primo è sicuramente Petr Jiracek, centrocampista del Wolfsburg e della Repubblica Ceca. Il sogno della sua Nazionale si è infranto contro il ciclone Cristiano Ronaldo, ma lui ha disputato un buon quarto di finale. Ciò che lo farà balzare al centro degli interessi di tanti club europei sono però le partite precedenti, quelle del girone, nelle quali è stato in assoluto il migliore dei suoi. Mediano vecchio stile - con un aspetto piuttosto rude che ne rappresenta il ruolo alla perfezione - gioca con buoni risultati anche come centrocampista centrale e interno di sinistra. Sradica palloni dai piedi degli avversari e fa della corsa e della quantità le sue doti migliori. Ma ciò che lo rende in qualche modo ‘speciale’ è la propensione al gol, non comune per un mediano. Due le reti in quattro partite in Polonia e Ucraina che si sommano ad un bottino degno di un attaccante nel resto della stagione. Tra Viktoria Plzen, Wolfsburg (il trasferimento c’è stato a gennaio) e Nazionale ha disputato 49 partite e ha realizzato 9 gol, impreziosendo il tutto con 4 assist. A rendere complicato un trasferimento (anche se in molti proveranno a prenderlo) c’è la posizione contrattuale con il Wolfsburg. Ha ancora un contratto lungo (fino al 2016) e i tedeschi sono intenzionati a tenerlo almeno un altro anno, visto che fa parte dei Lupi solo da sei mesi. In ogni caso è uno dei giocatori che hanno sfruttato meglio gli Europei per farsi conoscere al grande pubblico
El Hamdaoui e Roncaglia: Pradè ‘spara’ i primi botti
A volte ritornano. E il ‘fantasma’ di Pantaleo Corvino continua ad aleggiare sulla Fiorentina. E’ proprio così, perché dopo aver confermato l’acquisto di Ahmed Hegazy (bloccato dall’ex ds), Pradè ha praticamente concluso anche l’affare relativo a Mounir El Hamdaoui. L’attaccante marocchino, che lo scorso gennaio ha causato (suo malgrado) una battaglia mediatica tra Fiorentina ed Ajax, aveva convinto in tutto e per tutto Corvino che voleva fortemente portarlo a Firenze. Il giallo della fideiussione bancaria richiesta fuori tempo massimo e il contratto sventolato in sala stampa dallo stesso ds pugliese fecero ridere per qualche giorno l’Italia pallonara, ma alla resa dei conti El Hamdaoui diventerà un giocatore della Fiorentina. Arriverà con sei mesi di ritardo ma realizzerà comunque il suo sogno. Da quando ha capito infatti che c’era la possibilità di volare a Firenze, l’attaccante non ha mai fatto mistero di gradire non poco l’opportunità. Ha fatto tutto il possibile a gennaio e, dopo l’iniziale delusione per la fumata nera in extremis, ha ricominciato a lavorare ai fianchi i dirigenti olandesi, affinché riaprissero la trattativa con la Fiorentina. Inizialmente ha ottenuto la conferma dell’esclusione dalla rosa (misura adottata dall’Ajax da diverso tempo), ma quando Pradè ha alzato il telefono dall’altra parte della cornetta ha trovato una certa disponibilità. Il ds viola si è fatto forte della volontà del giocatore e di quella dell’Ajax di liberarsi di un elemento poco gradito e in questi giorni sta limando le ultime pretese dei Lancieri. Probabile un’offerta di circa 1 milione di euro, in modo da sbloccare subito l’affare e far arrivare El Hamdaoui a Firenze per i primi giorni di luglio, quando Montella radunerà la squadra al centro sportivo prima della partenza per Moena. E la possibilità di far allenare il giocatore fin dal primo giorno è da cogliere al volo, soprattutto e per moltiplicare il proprio valore. Prima della manifestazione continentale il cartellino di Jiracek costava circa 4 milioni di euro, adesso ne accorrono più del doppio. TALENTO SOVIETICO. Dal centro del campo ci spostiamo sulla corsia esterna di sinistra,
perché si tratta di un elemento fuori rosa da tredici mesi e che in questo lasso di tempo si è allenato solo con le formazioni giovanili. TORITO VIOLA. Da un’operazione ben avviata (e vicina alla chiusura) all’altra. La Fiorentina sta per ‘aggredire’ la trattativa Facundo Roncaglia. Il difensore del Boca Juniors è impegnato in questi giorni nella finale di Copa Libertadores contro il Corinthians. Dopo il ritorno, previsto per il 4 di luglio, Pradè darà l’assalto decisivo. Non c’è nessuna sorpresa in questo, è stato lo stesso ds viola a confermare che il giocatore piace, ma che la trattativa sarà chiusa dopo la finale per non distrarre troppo il ragazzo. Anche in questo caso l’esborso economico sarà contenuto e i dirigenti viola hanno già preparato un triennale per l’argentino. Roncaglia andrà a rinforzare una difesa che nelle prossime settimane potrebbe rimanere orfana anche di Gamberini (De Silvestri è un punto interrogativo), ma che può contare sull’ingaggio di Hegazy e sulla sicura conferma di giocatori come Nastasic, Camporese, Pasqual e Cassani. El Torito nasce come difensore centrale, ma è da terzino destro che ha fatto vedere le cose migliori con la maglia del Boca. A.L.
dove collochiamo Yevhen Konoplyanka, una delle poche note liete dell’Ucraina padrona di casa. Giocatore classe ’89 del Dnipro Dnipropetrovsk, ama giocare nel ruolo di ala, ma può fare anche il terzino. Duttile al punto giusto (all’occorrenza può traslocare a destra) è uno
dei talenti emergenti del calcio sovietico. Ottima corsa e grande velocità, nell’uno contro uno è spesso imprendibile e lo caratterizzano alcuni interessanti movimenti senza palla che spesso lo fanno arrivare facilmente in zona gol. Buona confidenza con la porta (12 reti e
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Polonia-Grecia Russia-Repubblica Ceca Olanda-Danimarca Germania-Portogallo Spagna-Italia Repubblica Irlanda-Croazia Francia-Inghilterra Ucraina-Svezia Grecia-Repubblica Ceca Polonia-Russia Danimarca-Portogallo Olanda-Germania Italia-Croazia Spagna-Repubblica Irlanda Ucraina-Francia Svezia-Inghilterra Grecia-Russia Repubblica Ceca-Polonia Portogallo-Olanda Danimarca-Germania Croazia-Spagna Italia-Repubblica Irlanda Svezia-Francia Inghilterra-Ucraina
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1-1 4-1 0-1 1-0 1-1 1-3 1-1 2-1 1-2 1-1 2-3 1-2 1-1 4-0 0-2 2-3 1-0 1-0 2-1 1-2 0-1 2-0 2-0 1-0
Lewandowski - Salpingidis (e poi rigore sbagliato da Karagounis) Dzagoev, Shirokov, Pilar, Dzagoev, Pavlychenko Krohn Deli Mario Gomez Di Natale, Fabregas Mandzukic, St Ledger, Jelavic, autogol Given Lescott - Nasri Ibrahimovic, Shevchenko, Shevchenko Jiracek, Pilar, Gekas Dzagoev, Blaszczykowski Pepe, Postiga, Bendtner, Bendtner, Varela Mario Gomez, Mario Gomez, Van Persie Pirlo (p), Mandzukic Torres, Silva, Torres, Fabregas Menez, Cabaye Carrol, Mellberg, Mellberg, Walcott, Welbeck Karagounis Jiracek Van der Vaart, Cristiano Ronaldo, Cristiano Ronaldo Podolski, Krohn-Dehli, Bender Navas Cassano, Balotelli Ibrahimovic, Larsson Rooney
La cLassifica girone a Repubblica Ceca Grecia Russia Polonia
girone B Germania Portogallo Danimarca Olanda
6 4 4 2
9 6 3 0
girone c Spagna Italia Croazia Repubblica d'Irlanda
girone d Inghilterra Francia Ucraina Svezia
7 5 4 0
7 4 3 3
i Quarti di finaLe 21-giu-12 22-giu-12 23-giu-12 24-giu-12
1 2 3 4
Repubblica Ceca-Portogallo Germania-Grecia Spagna-Francia Inghilterra-Italia
20.45 0-1 Cristiano Ronaldo 20.45 4-2 Lahm, Samaras, Khedira, Klose, Reus, Salpingidis (r) 20.45 2-0 Xavi Alonso - Xavi Alonso (r) 20.45 0-0 (2-4 d.c.r.) (Balotelli, Gerrard, Rooney, Pirlo, Nocerino, Diamanti. Errori di Montolivo, Young, Cole)
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10 assist nell’ultima stagione) ha una valutazione di mercato intorno ai 7 milioni di euro. E’ un giocatore che farebbe molto comodo alla nuova Fiorentina di Montella, che negli esterni ricerca grande velocità, buona visione della porta e soprattutto sacrificio in fase di non possesso palla. Tutte caratteristiche che Konoplyanka possiede e che ha messo in mostra ad Euro 2012. I tempi per il grande salto in uno dei campionati migliori d’Europa sembrano maturi, chissà che Pradè e Macia non abbiano buttato un occhio anche su di lui. FACCIA DA DURO. Uno che può giocare come difensore centrale, ma anche come mediano, è Kyriakos Papadopoulos, colosso greco di 183 cm per 85 kg. Faccia da duro e una spiccata cattiveria agonistica, è uno di quelli che con la Grecia si sono messi maggiormente in evidenza. Di proprietà dello Schalke 04, è fra i più stimati dell’intera rosa nonostante sia un classe ’92. Quando gioca da difensore centrale (il suo ruolo naturale) è praticamente insuperabile sulle palle alte e dalla parte opposta del campo i compagni ne sfruttano le abilità aeree per far male sulle palle inattive, sulle quali può diventare micidiale. In stagione ha messo il suo nome sul tabellino dei marcatori per ben 6 volte e per uno che bada più che altro a distruggere il gioco degli avversari è un bottino ragguardevole. Prezioso anche davanti alla difesa, dove funge da vera e propria diga. I piedi non sono raffinatissimi, ma prenderlo adesso sarebbe senza dubbio un affare anche perché il costo del suo cartellino è destinato senz’altro a salire. Lo Schalke 04 lo ha blindato con un contratto fino al 2015, ma resiste la sensazione che con l’offerta giusta lo si possa portare via. E nel suo caso l’offerta giusta non è distante dai 10 milioni di euro.
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IL FUTURO DI LJAJIC? E’ UN GRANDE PUNTO INTERROGATIVO BRIVIDO
Il personaggio L’angolo del tifoso
di SaveriodiPestuggia Luca Capanni
Ascesa all’Olimpo e rapida discesa agli Inferi: questa la parabola di Adem Ljajic arrivato a Firenze grazie a Pantaleo Corvino che lo aveva preso al volo dopo che il Manchester United non se lo era accaparrato, pare per problemi burocratici. Il giovane attaccante serbo seguiva la scia del più esperto Jovetic e a Firenze era già conosciuto dagli esperti del settore giovanile per essere stato premiato come miglior giocatore del Torneo Nereo Rocco qualche anno prima. Si presentava dunque bene il giovane Adem anche se il fisico non era certo un gran che. Molto leggero però sgusciante sulla fascia. Peccato che in Italia per giocare esterno offensivo devi anche avere le gambe per coprire la fascia in fase difensiva. E questo il primo Ljajic proprio non l’aveva. Quindi giustamente gli è stato dato il tempo di maturare fisicamente, così come fu fatto per Jovetic che a Firenze è sbocciato proponendo un fisico decisamente sopra le righe. Soltanto che il giovane Adem ha acquistato un po’ di resistenza ma ha via via perso la voglia di sacrificarsi per se stesso e per la squadra. E così dopo tante promesse e speranze mancate nel primo anno di Mihajlovic in cui aveva avuto la fortuna di non trovare davanti a sé l’amico Jovetic (infortunato e fuori uso per un’intera stagione), la scorsa stagione è tornato in seconda fila e si è lasciato andare apparendo sempre più svogliato e impertinente. La scena con Delio Rossi è ancora sotto gli occhi di tutti e adesso per Adem a Firenze il posto non c’è più. Qualcuno lo vorrebbe tenere per dargli l’ultima chance, ma sembra proprio che Montella e Pradè lo vogliano mandare a maturare (speriamo) altrove anche se l’attaccante non accetta campionati di secondo livello e sogna ancora di essere degno magari della maglia del Manchester. A proposito, ma siamo davvero sicuri che una società così organizzata come i Reds abbia davvero perso un giocatore per ragioni burocratiche?
La parola al tifoso: ‘Chiarezza su Behrami per evitare un Montolivo-bis’ “It’s time to take some hard decisions in my life”. Sembra il ritornello di una canzone in stile Queen, ma è anche una frase che ognuno di noi avrà detto o pensato almeno una volta nella vita: “E’ tempo di prendere delle dure decisioni”. Behrami l’ha scritta in inglese, anzi cinguettata, sul social network Twitter sabato scorso. Alla vigilia di San Giovanni che non vuole inganni, questa frase ha confuso le idee ai tifosi viola e ha fatto da amplificatore ad alcuni rumors che già nei giorni precedenti segnalavano intoppi nelle manovre di rinnovo del contratto (con scadenza nel giugno 2014) fra il centrocampista svizzero e la società viola. Poi, si sa, dalle difficoltà di rinnovo alle velleità di trasferimento il passo è breve nel grande circo del calciomercato. Marzio Brazzini, storico ultrà viola che di ‘hard decisions’ in chiave Fiorentina ne ha viste e prese tante nel corso dei decenni, non ha dubbi sull’importanza di un giocatore come Behrami. Valon, a ben guardare, non ha parlato specificamente di Fiorentina in merito alle sue dure decisioni. «E’ probabile - risponde Marzio ridacchiando - che si riferisse al mutuo! Indipendentemente da tutto, bisognerebbe che questa situazione fra lui e la Fiorentina venisse chiarita rapidamente. Secondo me dovrebbe essere fatto in maniera
veloce questo rinnovo o non rinnovo del contratto». Per la cronaca, il giocatore ha in seguito annunciato la decisione di cambiare procuratore. Comunque, a proposito di non rinnovo, se i tentennamenti dovessero perdurare ci sarebbe il rischio di farsi risucchiare in un Montolivo-bis? Anche con lui tutto ebbe inizio a due anni dalla scadenza contrattuale. «Io spero che la storia di Montolivo abbia insegnato qualcosa alla società. Penso che faranno di tutto per evitare una perdita economica, oltre che tecnica, come quella. Fra l’altro ora c’è un nuovo direttore sportivo, è arrivato Pradè che non è un pivello e, insieme a Macia, ha tutta l’esperienza necessaria». Quanto potrebbe valere il cartellino di Behrami oggi, secondo la sua personale sensazione? «Senz’altro molto, per il ruolo che ha. Sappiamo bene che le quotazioni più alte le raggiungono gli attaccanti, quelli che la buttano dentro, quindi non arriverebbe certo alle cifre che giravano intorno a Jovetic. Al di là del valore economico, però, Behrami è una pedina fondamentale per la formazione viola, se non è insostituibile poco ci manca». E cosa manca, invece, per l’accordo fra le due controparti? Come canta Vasco Rossi, ‘conta sì il denaro’?
«Noi vediamo Behrami sputar sangue in campo, dare sempre il massimo, e ci stupiamo perché si distingue rispetto a tanti altri suoi compagni. Ma attenzione, non è detto che lo faccia perché è un tifoso accanito della Fiorentina. Anzi, quello lo siamo noi, mentre lui è sicuramente uno che dà l’anima. Ma l’ha sempre fatto, l’ha fatto anche alla Lazio e al West Ham. Fa parte del suo carattere e del suo ruolo: in quella zona del campo non puoi rilassarti se vuoi rendere. Tutto questo per dire che Behrami è un giocatore che si merita tutti gli applausi, ma il suo amore eterno per la Fiorentina è semmai una nostra illusione, e vale per tutti i giocatori. Se arriva una big che gli offre il triplo dell’ingaggio, e può succedere, credo che a quel punto conti sì il denaro. Noi tifosi viola conviviamo ormai da sempre con questo limbo, con la speranza che i nostri giocatori siano buoni ma non eccezionali perché sennò ce li portano via». E non c’è verso di levarsi da questo
limbo? «Finché non avranno voglia di riorganizzare il calcio, con la redistribuzione dei diritti televisivi e tutto il resto, credo proprio di no. Credo che la serie A rimarrà un triangolare: lo scudetto resterà una questione a tre, con qualche rara eccezione ogni tanto». Tornando a Behrami, come reagirebbe ad una sua cessione? «Premesso che di cessioni ne ho viste tante e ben più pesanti, credo che sarebbe un altro duro colpo inflitto alla passione dei tifosi viola e quindi anche alla mia. Inoltre, bisognerebbe vedere se Behrami va via per un discorso economico, legato ad una super-offerta, o per un discorso di prospettive della squadra. Nel secondo caso, ovviamente, ci sarebbe da preoccuparsi davvero, perché allora tante promesse di una Fiorentina europea resterebbero fini a se stesse». Nel secondo caso, cioè nel peggiore, rifarebbe l’abbonamento? «Quello non è in discussione. Semmai sarebbero a rischio le presenze dei più giovani, che tenderebbero a preferire le big, ma io ci sarò. Ormai è una passione che mi porto dentro da sempre, un po’ come quello che ha la passione della pesca e continua ad andare a pescare tutte le sere anche se… non piglia mai nulla». Luca Capanni
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Il (doppio) trionfo dei Bianchi un’attesa lunga 31 anni
Il giorno consacrato a San Giovanni Battista, patrono di Firenze, significa anche “fochi” e pure finale del Calcio Storico Fiorentino. Nel caldo infernale di piazza Santa Croce domenica 24 giugno è andata in scena la rivincita dello scorso anno tra i Bianchi di Santo Spirito e gli Azzurri di Santa Croce. Il 16 giugno i Bianchi avevano battuto i Verdi di San Giovanni per 9 cacce e mezzo a 2, mentre gli Azzurri erano arrivati in finale grazie alla vittoria sui Rossi di Santa Maria Novella per 11 a 0. LA TRADIZIONE - Il Calcio Storico ha origini antichissime: già dai primi del 1300 veniva giocato a Firenze con un pallone fatto di stracci e pelli da due squadre che rappresentavano la parte nord e quella sud della città. Ma la trasformazione del gioco con la competizione vera e propria tra i quattro quartieri così come la vediamo oggi, è avvenuta nel 1930 quando finalmente si è data storicità alla manifestazione fissandone un regolamento. Le partite si svolgono rigorosamente con costumi del XVI secolo a ricordo della famosa battaglia che, nella splendida cornice di piazza Santa Croce, vide la Repubblica fiorentina combattere contro le truppe dell’Imperatore Carlo V. Ogni anno nel mese di giugno i quattro quartieri si sfidano a colpi di boxe e cacce per aggiudicarsi il premio finale: una vitella di razza Chianina. LA FINALE - Già dalle 15,30 intorno a Santa Croce si respirava aria di sfida. Nonostante la piazza sembrasse un forno e la rena del campo scottasse dopo ore di sole a più di 30 gradi, il
corteo storico della Repubblica Fiorentina è partito puntale da Santa Maria Novella ed è entrato in piazza alle 17 circa. Oltre 5000 biglietti venduti in totale, spalti gremiti, soprattutto le due curve dei tifosi azzurri e bianchi che si sono fronteggiati a suon di cori e fumogeni. Magnifico Messere di questa partita Alfredo Martini, classe 1921, ex commissario tecnico della Nazionale di ciclismo italiana. Inizialmente il Comune di Firenze aveva assegnato il ruolo di Magnifico Messere al neo tecnico della Fiorentina Vincenzo Montella. Dispiaciuto, l’allenatore viola è stato costretto a declinare l’invito per impegni presi in precedenza: Montella, proprio domenica, ha tenuto una lezione di calcio ad un corso per giovani allenatori a Salsomaggiore Terme. Tornando alla finale, dopo la superba esibizione dei Bandierai degli Uffizi l’arbitro di gioco ha dato il via alla gara. Fase di studio nella prima mezz’ora di gioco, la partita non decollava, i placcaggi e la buona disposizione tattica di entrambe le squadre non permettevano azioni in velocità degli attaccanti.
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Ma la prima caccia dei Bianchi, con una ripartenza da centrocampo, ha dato il via al trionfo bianco. Gli Azzurri in netta difficoltà fisica non hanno reagito neanche dopo la seconda caccia, più attenti agli scontri che alle azioni d’attacco. La partita è finita 4 cacce a 0 per i Bianchi che hanno festeggiato sotto la Basilica di Santa Croce. Dopo ben 31 anni i Bianchi sono tornati a trionfare e sorridere. E’ stata la rivincita di Santo Spirito, che l’anno scorso aveva perso la finale proprio contro gli Azzurri. SOLIDARIETA’ - Sono stati i Bianchi ad aggiudicarsi una seconda vittoria: il torneo delle “donazioni di sangue” organizzato dalla Misericordia di Firenze, dal gruppo Fratres e dal Comune. Tutti i cittadini che donavano il sangue entro il 15 giugno potevano indicare a quale dei quattro quartieri appartenevano, cosicché la maggioranza delle 314 donazioni totali sono arrivate proprio da Santo Spirito. Applausi. (Foto concessa da Giuseppe Sabella che il Brivido Sportivo ringrazia per la collaborazione).
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sabato 16 giugno 9 cacce e 1/2 a 2 domenica 17 giugno 11 cacce a 0
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centrocampisti Guido gratton
riccardo montolivo
claudio merlo
martin jorgensen
Il tempo si assottiglia e il passato si allinea magicamente al presente per la costruzione di una Top 11 viola da sogno. Già sistemate la porta, la difesa e la prima pedina dell’ipotetico, anzi onirico, centrocampo a tre, questa settimana i nostri lettori sono chiamati a schierare l’interno di sinistra nello scacchiere della storia viola. I nomi proposti, scelti come sem-
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pre con la preziosa collaborazione del ‘Giglio Amico’ e delle ‘Glorie Viola’, anche stavolta innescano un caleidoscopio di ricordi vicini e lontani. Solo uno di questi nomi, però, avrà la maglia da titolare nella Fiorentina di tutti i tempi. Sarà l’insindacabile giudizio dei lettori a consegnargliela, attraverso un semplice click all’indirizzo www.brividosportivo.it.
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25/06/12 11:12
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Giancarlo De Sisti
Sergio Ardico G iuseppe D aniel Cervato Magnini Chiappella Passarella
questa settimana
icentrocampisti
Giuliano Sarti
GUIDO GRATTON
Nasce a Monfalcone, in provincia di Gorizia, il 23 settembre 1932. Muore a Bagno a Ripoli, alle porte di Firenze, il 26 novembre 1996, a 64 anni ucciso da alcuni rapinatori che si introducono nella sua casa per sottrargli l’incasso del circolo tennistico che gestisce. Al suo funerale, nella Basilica di Santa Croce a Firenze, partecipano quasi diecimila persone. Gratton arriva alla Fiorentina dal Como nell’estate del 1953. Debutta in maglia viola a Legnano nel match vinto dai gigliati per due a uno il 13 settembre di quello stesso anno. In riva all’Arno resta per sette stagioni, dal 1953/54 al 1959/60, quando viene ceduto al Napoli. Vanta con la casacca gigliata in campionato 193 gettoni di presenza con 28 reti all’attivo. Dotato di un fisico robusto, è forte in fase di interdizione ma è anche bravo in fase di impostazione della manovra. Ed è dotato pure di un buon tiro. Nella sua prima stagione a Firenze gioca in posizione più avanzata, a ridosso delle punte, tanto da segnare ben dieci reti. Davvero tante per un centrocampista. Poi con l’arrivo a Firenze di Montuori prima e di Lojacono dopo viene spostato in posizione più arretrata. E allora va in gol con meno facilità perché deve coprire le avanzate dei due sudamericani. Disputa in Nazionale 11 partite, tutte da giocatore della Fiorentina, realizzando 3 reti. Il suo esordio avviene al Cairo il 13 novembre 1953 nell’incontro vinto dall’Italia per due a uno. E’ tra i convocati ai campionati del mondo in Svizzera del 1954, dove peraltro non scende mai in campo. In maglia viola conquista lo scudetto nel 1955/56. E poi ci sono i quattro secondi posti consecutivi, dal 1956/57 al 1959/60, oltre alla finale di Coppa dei Campioni persa a Madrid con il Real nel maggio del 1957. R.L.P
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claudio merlo
Nasce a Roma il 7 luglio 1946. Arriva alla Fiorentina dalle giovanili della Tevere Roma, una delle squadre della capitale, nell’estate del 1965. Debutta in maglia viola ed anche in serie A il 12 dicembre di quello stesso anno a San Siro contro l’Inter campione d’Europa nell’incontro terminato zero a zero. In quel campionato totalizza altri 17 gettoni di presenza, realizzando 4 reti. Merlo resta a Firenze per undici stagioni, dal 1965/66 al 1975/76. E nelle ultime due, dopo la cessione di De Sisti alla Roma, è capitano. Colleziona in campionato 257 gettoni di presenza, realizzando 19 reti. Nel centrocampo viola agisce in posizione più avanzata rispetto agli altri centrocampisti. Funge da trequartista, ovvero da rifinitore. E i suoi passaggi per le punte sono filtranti e precisi. L’assist è la cosa che gli piace di più, più ancora che segnare. E’ dotato di grande tecnica. Vederlo giocare è un vero piacere. Negli ultimi tre campionati a Firenze, da quando arriva Radice nel 1973/74, Merlo arretra la sua posizione e va a fungere da regista della squadra, fornendo anche nel nuovo ruolo ottime prestazioni. E’ il giocatore della Fiorentina che ha vinto più trofei in riva all’Arno, cinque addirittura degli undici conquistati dal club viola: lo scudetto nel 1968/69, la Coppa Italia e la Mitropa Cup nel 1965/66, la Coppa Italia nel 1974/75 e la
Coppa di Lega Italo-Inglese nel 1975, queste ultime due da capitano. In Nazionale vanta un solo gettone di presenza. Lo ottiene a Città del Messico contro il Messico il 5 gennaio 1969 nell’incontro terminato uno a uno. Disputa inoltre 8 partite nell’Under 23. Merlo viene ceduto all’Inter nell’estate del 1976. E con la squadra nerazzurra conquista la Coppa Italia nel 1977/78. R.L.P.
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RICCARDO MONTOLIVO
questa settimana
icentrocampisti MARTIN JORGENSEN
Nasce a Oersted in Danimarca il 6 ottobre 1975. Arriva a Firenze nell’estate del 2004 dall’Udinese in comproprietà. Rimane in riva all’Arno per cinque stagioni e mezzo, dal 2004/05 al gennaio 2010. Disputa 151 partite di campionato, realizzando 14 reti. Il suo debutto in campionato avviene all’Olimpico contro la Roma il 12 settembre 2004, alla prima giornata, nell’incontro perso dai viola per uno a zero. La prima stagione, nella quale la Fiorentina si salva all’ultima giornata
per la miglior classifica avulsa nei confronti del Parma e del Bologna, non è molto positiva per lui. La società viola non è molto propensa a riscattarlo così come l’Udinese. Non c’è accordo sulla cifra del riscatto. Si arriva alle buste e entrambi i club non scrivono alcuna cifra. Per il regolamento in vigore la proprietà viene acquisita per intero dall’ultima squadra in cui ha militato, la Fiorentina. Si rivelerà un autentico affare. Jorgensen, infatti, esplode sotto la guida di Prandelli. Viene impiegato come esterno di centrocampo ma anche come interno e addirittura come terzino. Ma il giocatore è il classico centrocampista duttile. E’ dotato di una buona corsa e di un’ottima visione di gioco. E’ un generoso ed è uno che non si tira mai indietro. Nel 2008/09 una sorta di meningite lo blocca per buona parte della stagione. Quando torna in campo è comunque determinante e realizza alla penultima giornata a Lecce il gol dell’uno a uno che vale l’accesso ai preliminari di Champions League. La stagione successiva, nel dicembre 2009, segna in Champions il gol del momentaneo uno a uno a Liverpool nell’incontro vinto poi dalla Fiorentina per due a uno grazie alla rete di Gilardino. Alla fine di gennaio del 2010 viene ceduto, su sua richiesta, per poter giocare di più e partecipare ai Mondiali in Sudafrica, all’Aarhus in Danimarca. In Nazionale disputa 100 partite, siglando 12 reti. Nel suo palmarès ci sono una Coppa di Danimarca vinta con l’Aarhus nel 1995/96 e una Coppa Intertoto conquistata con l’Udinese nel 2000. R..L.P.
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Nasce a Caravaggio il 18 gennaio 1985. Arriva alla Fiorentina nell’estate del 2005 in comproprietà dall’Atalanta, società con la quale ha debuttato in serie A nel settembre dell’anno precedente. Esordisce con la maglia viola in campionato a San Siro il 25 settembre 2005, alla quinta giornata, nella partita persa dalla Fiorentina contro l’Inter per uno a zero. Resta a Firenze per sette stagioni, dal 2005/06 a quella appena conclusa. Da luglio sarà un tesserato del Milan, dopo aver rifiutato un lungo e ben retribuito contratto da parte della società gigliata. Con la Fiorentina totalizza in campionato 219 gettoni di presenza, realizzando 17 reti. E’ capitano della squadra da gennaio del 2010, dopo la cessione di Dainelli al Genoa, a giugno dell’anno passato. Nell’ultima stagione la fascia passa a Gamberini, perché Montolivo non accetta di legarsi al club viola. Il giocatore lombardo inizia la carriera come trequartista e in questo ruolo disputa anche le sue prime partite a Firenze. E’ Prandelli a trasformarlo in un centrocampista classico e, addirittura, in seguito in un regista, schierandolo davanti alla difesa. Dotato di un’ottima visione di gioco, i suoi lanci lunghi e filtranti spesso diventano degli assist per i compagni. E’ dotato di un buon tiro che non sfrutta a sufficienza. Con le sue capacità potrebbe segnare sicuramente di più. Nell’ultima stagione viene contestato sistematicamente dai tifosi per non aver accettato di prolungare il contratto con la Fiorentina. Disputa 35 partite in Nazionale (il dato si riferisce al 24 giugno 2012), realizzando una rete, alla Spagna nel match di Bari dello scorso agosto vinto dall’Italia per due a uno. Il suo debutto avviene il 17 novembre 2007 a Siena nell’incontro vinto dall’Italia per due a zero. Partecipa sia ai Mondiali del Sudafrica del 2010 che agli Europei in corso di svolgimento in Polonia ed Ucraina. Gioca anche 20 partite con l’Under 21, realizzando 3 reti. R.L.P
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Top 11 viola
l’intervista
Intervista all’ex centrocampista viola: Montolivo è un moderno Ambrosini
DI GENNARO: GRATTON SUPER, MERLO UN INCANTO, JORGENSEN LEADER Averli avuti nella stessa squadra sarebbe stato un imbarazzo non da poco per qualsiasi allenatore. Antonio Di Gennaro, la mezzala il cui esordio in viola (dopo essere cresciuto nelle giovanili della Fiorentina) è stato in occasione di una gara contro la Juventus, ammicca: «Questi sono i migliori, la perfezione porta i loro nomi: Guido Gratton, Claudio Merlo, Martin Jørgensen e Riccardo Montolivo». Antonio Di Gennaro, chi era Guido Gratton? «E’ stato il maratoneta dello scudetto. Vestiva la maglia numero 10 e a centrocampo era una delle colonne portanti della squadra». Cosa è rimasto, secondo lei, nel ricordo dei fiorentini di questo calciatore? «Il fisico robusto e il fiato da vendere. In campo, quando schiacciava sul piede dell’acceleratore era inarrivabile ma soprattutto imprendibile. Proprio grazie alle sue caratteristiche di centrocampista forte nell’interdizione e abile come suggeritore si impose
anche in Nazionale». Claudio Merlo, invece, è stato molto diverso? «Con De Sisti ha fatto parte della coppia più straordinaria del calcio di quegli anni. Picchio era il ragioniere, lui era l’estro, l’imprevedibilità allo stato puro. Claudio era capace di vincere una partita da solo. Ma, sempre da solo, era capace pure di perdere». Quale la sua caratteristica migliore? «Aveva intuito. Bruciava gli avversari, e a volte anche i compagni, sul tempo. Capiva tutto e lo faceva sempre prima di chiunque altro. A differenza mia che avevo meno guizzi ma ero forse più propenso al gol, Claudio aveva un modo di giocare assolutamente affascinante. Incantava». Avrà avuto pure un difetto, però... «Lo chiamavano il “secco” per quel suo fisico asciutto. Questo può averlo minimamente limitato sul fronte della potenza in fase di conclusione, ma Merlo è stato insuperabile». Arriviamo ai nostri anni. Se le diciamo Martin Jørgensen, lei cosa
ci risponde? «Il professore. Martin è stato il professore, oltre che il leader vero, in campo ma soprattutto negli spogliatoi, nel posto cioè più difficile». Che significa? «Che Jørgensen è diventato in brevissimo tempo il punto di riferimento del gruppo. Era una sorta di allenatore in campo, capace di trasmettere tranquillità e operatività ai compagni, ma soprattutto era lo sceriffo fuori. Non dimenticatevi che era... l’esattore delle multe di chi sgarrava alle regole del gruppo. Nessuno si è mai opposto, anche perché lui aveva sempre la risposta pronta ad ogni evenienza. Il tutto senza perdere mai quella simpatia e quell’ilarità che lo portavano a cucinare persino hot dog nella sala lavanderia del Franchi». Si è sorpreso mai a vederlo impiegato in più ruoli? «No, perché in questo sta l’intelligenza tattica di un calciatore. Gli ho visto fare il centrocampista naturale, l’esterno d’attacco, a destra e a sinistra. Ha fatto il media-
no davanti alla difesa, il difensore centrale e pure il terzino e non ha mai sbagliato una partita. Le sue interpretazioni sono sempre state degne del miglior titolare viola. Credo che sia uno dei pochi interpreti più interessanti del calcio moderno, fatto di tattica ma sempre incentrato sulla passione». E Montolivo invece chi è? «E’ uno dei centrocampisti più interessanti del panorama italiano, ma è uno che deve ancora trovare la sua dimensione, la sua specificità in campo. Ha intelligenza tattica e forza fisica: eppure ha bisogno ancora di lavorare tanto. Non è Pirlo, tanto per
essere chiari ed è ancora lontano dal raccoglierne l’eredità. E’ uno che nel Milan potrà anche giocare come centrocampista davanti alla difesa, ma secondo me per quello che ha fatto vedere fino ad oggi è più un Ambrosini dei tempi moderni». Si spieghi meglio. «E’ uno che difende, che costruisce ma che non ha paura di avanzare qualche metro in più nel tentativo di cercare anche il gol, come Ambrosini appunto. Sono convinto che quando capirà in quale settore del campo posizionarsi diventerà uno dei più forti. Forse anche il più forte».
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Che sudata gli ha fatto i’nonno! Ma miha pe’ i’ cardo anche se un si scherza nemmen la sera qui ‘n cantina, ma pe’ simpatia cogli azzurri che via via che i’tempo e passa e mi ci affeziono, e un diho come a mi’ viola, ma ‘nsomma, parecchio! A’ rigori e si patisce sempre come le bestie, perché e po’ succede’ di tutto, ma d’anda’ fori e un ci si meritaa, via, siamo onesti. E perfidi arbionici e un n’avean ma’ visto palla, e s’è preso insin du’ pali… Ora e un n’è che i’gioho prandelliano, soprattutto co’ l’attacco basato su Biancaneve e sette nani, e ti porti a un crepitio d’occasioni da go’. Se la ti va bene gli è dimorto titicche e titocche, quarche crosse, quarche carcio di punizione, però la palla la s’avea sempre noi. Loro, quelli di’ carcio atretiho che un conoscan la difesa gli eran tutti rattrappiti ndreo a parassi e quando e veniano avanti e sembraano spersi come ciechi n’una sparatoria. Un s’è fatto go’, anzi se n’è fatto uno alla fine ma un n’era bono e s’è preso du’ pali, però e siamo arrivai ‘n fondo con la vittoria a’ punti chiara e lampante. E chi se ne frega? E vu mi diree, e un si fa miha a’ cazzotti! Ni’ carcio tu dei fa’ go’, i’ resto e conta poho. Fino a un certo punto, perché e s’eran massaggiai così tanto che quando i’nonno e gli ha visto e visi ‘n primo piano, di qui’ bollito d’allenatore e di quegli artri bianchi prima di batte’ e’ rigori, e gli ha
detto tra sé e sé: e gli hanno perso! E parean condannati a morte, certe facce lunghe! Hodgesonne poi e parea pensare a icche gni arebbero scritto su’ giornali i giorno dopo, pe’ ave’ giohato quella partia vietata a’ minori, come e maiali ‘nsomma, e parea un gli ‘mportasse più nemme-
no come gli andaa a finire. E’ nostri ‘nvece abbracciati, ‘ncazzati quasi, e gli avean quasi tutti gli occhi della tigre, quelli che si dee avere ‘n questi momenti. ‘Nsomma i’nonno gli era abbastanza tranquillo, anche dopo la pennellaa di fori di Caravaggio (peccato e un n’avea gioato
male qui’ birbone), e gli ha avuo ragione. Pirlo e gli ha presi anche pe’ icculo co’ i cucchiaio, e loro e son andai ‘n bambola. Sull’urtimo, Buffon e gli ha detto: “scommetti che lo piglio?” e l’ha preso! Così e si va avanti. Ora c’è e’ crucchi, che son più forti e più riposai, però quan-
do e ci vedano e si toccan le palle, e ci hanno quasi i’ compresso. E son più belli, più bravi e fanno la biemmevu e la mercedesse, però quando e c’incrociano e ne buscano. Speriamo e un si rifaccian tutto ‘nsieme. Forza Italiaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
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Proviamo a dare ragione ai gufi così Eupalla in Italia-Germania si sente sfidata In una giornata di gloria le puncicate non possan non andare a’ gufi, a quelli che vedan sempre nero (quanti ce n’è a Firenze e dintorni, sembra che gli abbiano figliato a ritmi imprevedibili). Tu prendi uno che costa e tu butti via i soldi che potrebbero essere spesi meglio, tu pigli uno che costa poco, gli è di certo una fregatura, tu pareggi e tu dovevi vincere, tu vinci 2-0 e tu ne dovevi fa’ quattro. Così e si pareggia con la Spagna ed è colpa di quel ribollito di Del Bosque che non ha messo gli attaccanti, si pareggia con la Croazia e si butta via la qualificazione, e si può fa’ le valigie, si vince 2-0 con l’Irlanda e l’è perché son de’ pellegrini senza paragone, la peggiore squadra degli Europei, e poi se ne doveva fa’ tre come
minimo. Con l’Inghilterra? Se ci hanno messo ‘n crisi i quasi dilettanti irlandesi, gli inglesi veri e ci mangiano. Con le squadre atleticamente forti la un si vede mai. Fine dell’avventura. Poi tutto è andato come sapete. Forse
portano bene, quasi quasi non si pungono nemmeno perché ora c’è la Germania: siamo al capolinea, son troppo più forti e poi ci s’ha du’giorni meno di riposo (e questo è purtroppo vero). L’unica cosa in dubbio l’è quanti
se ne piglia. Sì, è vero, hanno ragione, come ce l’avevano prima, lasciamoli dire che Eupalla quando li ascolta si sente come sfidato e fa succedere tutto il contrario. E’ vero, con la Germania si perde di certo.
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LA DONNA E’ MOBILE
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Calcio fiorentino
di Michela Lanza
(E INFATTI PRATICA ANCHE IL CALCIO FIORENTINO) Una passeggiata mattutina nel centro storico fiorentino, il raggiungimento della piazzetta di Parte Guelfa e l’incontro col fotografo Giuseppe Sabella che ha voluto presentare al Brivido Sportivo la sua mostra fotografica dal titolo “Il Calcio Storico Fiorentino” che si terrà fino al 30 giugno (orario di apertura, dalle 10.30 alle 18.30). Immagini suggestive, ricche di adrenalina e foriere di emozioni. Attimi rubati dai momenti più concitati o più rappresentativi di quello che è stato, è e sarà sempre il Calcio Storico Fiorentino. I colori, il sudore, la sabbia, il pubblico, l’arbitro, i giocatori con i loro muscoli e la loro stanchezza ma anche con la loro forza e la loro ‘resa’. Ritratti emozionanti fermati dall’abilità del Sabella che potranno essere rivissuti e ammirati per sempre. E ogni occhio che contemplerà tali immagini, le guarderà e le interpreterà in maniera diversa, dando sfogo ad una propria emozione e ad un proprio stato d’animo. La fotografia è un’arte e come tale, se ben fatta, sa raccontare anche le fasi più romantiche di un gioco maschio e duro come quello del Calcio Storico: dalle madonne fiorentine ai paggetti, fino ai calcianti che gettano garofani al proprio pubblico appena entrati nel sabbione di Santa Croce. Una volta esplicata con soddisfazione la mostra fotografica, il Sabella ha raccontato al Brivido Sportivo come un gioco maschio possa essere ‘addolcito’ dalla bellezza e dalle curve dell’essere donna. Ecco, dunque, la grossa novità: il Calcio AL GATTILE DI BAGNO A RIPOLI-FIRENZE CI SONO BELLISSIMI E DOLCISSIMI GATTINI CHE SONO STATI ABBANDONATI SENZA PIETÀ, PER STRADA, NEL PERIODO ESTIVO. I MICINI CERCANO CON URGENZA UNA CASA E UNA FAMIGLIA CHE LI AMI PER SEMPRE! ADOZIONI FIRENZE E PROVINCIA, FIRMA MODULO ADOZIONE, RICHIESTA STERILIZZAZIONE
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Fiorentino oggi è anche donna. Definizione forse troppo forte e convinta, ma che rende bene l’idea di come una pensata gettata là per caso, in pochi mesi, possa diventare realtà. Tutto è nato nel mese di settembre del 2011 quando l’attuale vicepresidente dell’associazione Calcio Fiorentino Femminile, Elisabetta Moretti, quasi per gioco lanciò la sfida: “E se si facesse il calcio fiorentino al femminile?”. Una provocazione? Un’offesa alla virilità del gioco più antico di Fiorenza? Un oltraggio all’amor proprio del maschio fiorentino e alla tradizione che non ha mai considerato fattibile che una donna potesse mai arrivare a calcare il sabbione di piazza Santa Croce? Niente di tutto ciò, solamente la voglia di qualcosa di nuovo. Una sfida, quella di creare una squadra femminile che rispettasse le stesse regole del Calcio Fiorentino, nata comunque dalla passione per il vero Calcio Storico, dall’ammirazione per questo sport, per i calcianti e per le discipline dove il contatto fisico è centrale. Fatto sta che l’idea in poco tempo ha preso corpo e tante ragazze (per lo più già praticanti di boxe, full contact, rugby e calcio) hanno accolto la proposta con eccitazione e un entusiasmo fuori dal normale. Vogliose di scacciare ogni forma di maschilismo e di dare un taglio ad ogni tipo di cliché, ma soprattutto ambiziose quanto
basta per mettersi alla prova, hanno iniziato ad aderire numerose all’iniziativa. Così, grazie anche all’accoglienza dei maschietti che le hanno ospitate nei loro campi di allenamento (prima i Rossi, poi i Bianchi, ancora gli Azzurri e infine i Verdi) per insegnar loro la tecnica, le regole, i trucchi, per educarle e prepararle, dopo solo 7 mesi dal primo allenamento (gli allenamenti delle ragazze hanno avuto inizio ad ottobre) hanno debuttato in un vero e proprio match-esibizione di Calcio Fiorentino Femminile durante i Giochi di Carnasciale 2012 (tenutosi il 1° aprile scorso) presso il prato del Quercione alle Cascine. Un vero successo di pubblico sottolineato da grida di consensi e applausi di incoraggiamento. Perché di coraggio ce ne vuole per scendere in campo e misurarsi con uno sport tanto antico quanto maschio, ma la volontà è ‘rosa’ e allora le Guerriere del Calcio Fiorentino Femminile hanno avuto modo di replicare addirittura sul sabbione di piazza Santa Croce il 19 giugno scorso in occasione de “I Giochi pe’ Fochi” organizzati da XS P3rsport in collaborazione con la Cooperativa Matrix Onlus: un’esibizione tra Rosse vs Bianche (in onore di Firenze) vinta da queste ultime per 8 cacce a 7 e mezzo e durata 50 minuti, che ha scaldato oltremodo le tribune della piazza più calda di Firenze. Non ci sono dubbi che l’associazione del Calcio Fiorentino Femminile (un’associazione sportiva senza fine di lucro) è destinata a crescere e, dopo aver destato un po’ di scontata e normale diffidenza iniziale, anche a convincere. Di questo non può che compiacersi il presidente Gianluca Cecchini (e con lui i dirigenti e tutto lo staff tecnico composto da calcianti e allenatori di tutti e quattro i colori del Calcio Fiorentino) che in questo progetto ci ha creduto dal primo minuto. Intanto le calcianti del Calcio Fiorentino Femminile si meritano comunque un bel ‘brave’, ma se hanno conseguito così tanto successo lo devono anche a chi le ha seguite e sostenute. E tra i tanti che si sono adoperati per dar loro un mano negli allenamenti, figurano le ragazze del Sesto Rugby, la cui società ha messo a disposizione il proprio campo e gli allenatori. Che dire, viva Fiorenza! (Foto concessa da Giuseppe Sabella che il Brivido Sportivo ringrazia per la collaborazione).
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GINNASTICA di Maria Consiglia Grieco
Centro Ginnastica Firenze a.s.d. GIA’ APERTE LE PRE-ISCRIZIONI PER L’ANNO SPORTIVO 2012-2013 PER I VECCHI UTENTI iSCRIZIONI A PARTIRE DAL 3 SETTEMBRE 2012
PARTITA LA “GINNASTICA IN FESTA 2012” Ottima gara per la squadra di artistica femminile di primo livello
Se l’erano guadagnata la qualificazione alla finale nazionale di Pesaro, la prima vera trasferta della loro carriera di ginnaste. E così, quando Caterina Cicali e Giulia Raviglione (classe 2002) hanno saputo che la terza componente della squadra – Caterina Greci – aveva subito un infortunio che la terrà lontana dalla palestra fino alla ripresa degli allenamenti in settembre, hanno temuto di non poter disputare la loro prima finalissima di un campionato italiano, quella del Trofeo di I° livello della sezione Ginnastica per Tutti, durante la Festa della Ginnastica 2012. Solo per poco, però, perché non è stato difficile – nel vasto vivaio delle piccole atlete del Centro Ginnastica Firenze – trovare un’altra ginnasta che potesse sostituire degnamente la compagna infortunata nella gara di domenica 24 giugno: Alice Magugliani (2005) si è fatta trovare prontissima ad eseguire le tre prove previste: al minitrampolino, alla trave e al corpo libero. Una gara condotta senza errori dalle tre piccole ginnaste, che alla fine hanno lasciato Pesaro con il 37°
piazzamento, a fronte di circa ottanta squadre partecipanti e di una classifica cortissima, che le ha viste staccate dalla prima posizione di soli quattro punti. Intanto, in palestra, altre piccole ginnaste si stavano trasformavano in altrettanti piccoli “gattini” – con tanto di baffi, orecchie e coda – per dar vita ad un’esibizione che si è tenuta lunedì 25 giugno durante la “Festa LAV Insieme”, organiz-
zata presso la Casa della Creatività, nel centro di Firenze, una giornata di beneficenza promossa dalla Lega Anti Vivisezione cittadina e patrocinata dal Comune di Firenze. Gior-
gia Banchi, Anita Bartolozzi, Gaia Buglioni, Elisa Caldini, Alice Casaglia, Ginevra Gai, Elena Gensini, Sofia Giannandrea, Alice Magugliani e
Sofia Parri si sono prima divertite a coadiuvare l’intervento di un educatore cinofilo e del suo amico a quattro zampe; poi hanno offerto al pubblico una diver-
tente coreografia sulle note della colonna sonora del fortunato cartone animato Disney “Gli Aristogatti”, per ribadire ancora una volta “NO alla vivisezione”.
dal 28/06 al 15/07
Sagra del Papero e del Cinghiale PReSSo il CiRColo aRCi di CeRReto guidi La sagra del papero (oca) nasce all’interno del circolo arci di cerreto Guidi per far conoscere le antiche tradizioni della battitura del grano. Fino agli anni 60-70 la battitura avveniva sulla’aia del casolare del contadino e per questo lavoro servivano tante persone ed era l’occasione in cui la massaia di casa cucinava il papero (piatto prelibato) allevato dal contadino stesso. inoltre, considerato che la nostra zona è ricca di cacciatori e il Montalbano è luogo di caccia al cinghiale abbiamo inserito anche questo animale. Per completare il tutto abbiamo anche la pizza della rinomata pizzeria arci. il menu che offriamo comprende: antipasto toscano, antipasto con collo di papero e cipolle di papero, primi piatti a base di papero e cinghiale, secondi piatti di papero, cinghiale o bistecche alla brace, cantuccini e vin santo e in fine un buon vino delle colline cerretesi.
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C5 E C7: IL TORNEO 4 CITTA’ ENTRA NELLE FASI FINALI
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MIDLAND
E’ finita la fase a gironi del seguitissimo torneo 4 Città C5 e C7 e stanno per iniziare gli attesissimi quarti di finale con le formazioni che meglio hanno disputato la prima parte della manifestazione. Tutte le prime e seconde classificate più alcune migliori terze si presenteranno all’incontro in settimana per accedere alle semifinali e fra queste ecco che ritornano alcuni nomi storici nel settore come A-Team, Drink Team, +soffo.hones e Buratti per il C5; Sub Pedibus Alae, Seleçao Argentinos, Pipela FC e Ficalakcicciocer per il C7. Fra le novità hanno invece ben figurato nel C5 gli Zemanlandia, i Caffè Borghetti ed i Flamenco, mentre nel C7 ottime prestazioni da parte dei nuovi nomi: i Picciotti di Capalle, Teresina Team, Stracotti AC e Deportivo la Mosca. Sicuramente nel C7 la Steaua avrà un’arma in più nel suo quarto di finale contro i Picciotti di Capalle, avendo a disposizione la punta più prolifica della fase a gironi, Maxinoea Costantin (ben 13 le reti messe a segno). L’Olmo AC, che se la vedrà con la forte compagine della Sub Pedibus Alae, avrà invece fra le sue fila la coppia d’oro Iaquinandi-Cavina che assieme hanno realizzato ad ora ben 19 gol. Nel C5 forma stratosferica per il bomber Sergio Tamborrino dell’A-Team che farà di tutto per andare a segno anche nel quarto di finale contro il Drink Team (15 per lui i gol ad ora messi a segno). Ma anche qui abbiamo rintracciato facilmente l’attacco più concreto del torneo, ovvero la coppia Gori-Iadicicco degli Zemanlandia: per loro 29 le reti nei 5 match della fase a gironi. Chi sarà quindi a passare il turno per avvicinarsi ad uno dei titoli più ambiti degli ultimi anni? Sicuramente nessuno mollerà la presa proprio ora e ci aspettiamo dei quarti di finale a dir poco spettacolari. Questi gli accoppiamenti: Calcio a 5 JOLLY CAMPI - DISONESTI BULLS CALENZANO GSD - +SOFFO.HONES FORZA PALAS - ZEMANLANDIA REAL BERTELLI - A-TEAM (2) FLAMENCO - THE WHITE LIONS BURATTI - CAFFE’ BORGHETTI A-TEAM - DRINK TEAM REAL BOMBAY - I COMPAGNI DI MERENDE C5 Calcio a 7 LE RISERVE C7 - SELECAO ARGENTINOS PIPELA F.C. - FIRENZE SS L.M. NEW TEAM - STRACOTTI A.C. DEPORTIVO LA MOSCA - A.C. D’ERBA REUNION RUBIN KAZAN (cubino fc) - ZENITH SANPIETRONOVOLI FICALAKCICCIOCER - TERESINA TEAM STEAUA - I PICCIOTTI DI CAPALLE SUB PEDIBUS ALAE - OLMO A.C.
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MIDLAND CALCIO
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GRANDE EQUILIBRIO NEI TORNEI C5 E C7 DEL CALCIO TOSCANA
Torneo Mondial-Coppa Campioni di calcio a 5 maschile Dopo tre giornate grande equilibrio nei sei gironi del Torneo di calcio a 5 maschile Mondial-Coppa Campioni, che per la terza edizione consecutiva vede una prima fase suddivisa in gironi eliminatori per poi dare il via a tre distinte competizioni (Coppa Campioni, Mondial, Sahara Cup). Le 34 squadre partecipanti sono infatti suddivise in 5 gironi all’italiana di 6 squadre ciascuno ed un girone all’italiana di 4 squadre con gare di sola andata. Le prime squadre classificate al termine di ogni girone e le due migliori seconde dei gironi a 6 squadre accedono alla Fase Finale Coppa Campioni. Le rimanenti seconde, le 3^-4^5^ classificate e le tre migliori seste classificate al termine di ogni girone accedono alla Fase Finale Mondial: al termine dei gironi di questa seconda fase, prenderà il via anche la Fase Finale Sahara Cup. Già una squadra è aritmeticamente qualificata per la Fase Finale Coppa Campioni: si tratta del Con Te Senza Vergogna (girone B, nel quale sono state giocate 4 giornate) che è a punteggio pieno ed è in vantaggio nello scontro diretto col CS Sorgane C5, unica compagine del raggruppamento che la potrebbe raggiungere in vetta. Quasi certo dell’accesso alla Coppa Campioni anche il Koori Sushi Poggibonsi (9 punti in 3 gare) al quale basterà una vittoria nelle ultime due giornate del girone A per ottenere la certezza del primo posto, dato che le inseguitrici Antica Trattoria Il Giardino e Gli Imprevedibili sono già state sconfitte nello scontro diretto. Nel girone C comanda con 9 punti il DLF Team, recente vincitore del Torneo C5 Intenxive, anche se il D.L. Firenze C5 (6 punti) deve recuperare una partita: la vittoria del raggruppamento sarà quindi decisa con ogni probabilità dallo scontro diretto in programma alla
quarta giornata. Nel gruppo D testa a testa fra FC Devastanti e Mara Canà (appaiate in vetta a 9 punti): decisivo anche in questo caso (per il primo posto) lo scontro diretto in programma all’ultima giornata, ma attenzione al Secretcick 08 C5 che segue a 6 punti e deve affrontare nel prossimo turno il FC Devastanti, prospettando così la possibilità di un eventuale arrivo a tre squadre con 12 punti. I Final Blow comandano a punteggio pieno dopo 3 gare il girone E, ma devono fare attenzione a I Ragnoni (7 punti) che in caso di vittoria nello scontro diretto in programma nel prossimo turno opererebbero il sorpasso in classifica. Infine nel gruppo F (quello composto da 4 formazioni) sono partiti forte gli Splinters ai quali basterà un punto
per aggiudicarsi l’accesso alla Fase Finale Coppa Campioni. Torneo Grand Prix-Eurosport di calcio a 7 maschile Al Torneo di calcio a 7 maschile Grand Prix-Eurosport partecipano 25 squadre suddivise in 5 gironi all’italiana di 5 squadre ciascuno con gare di sola andata. Le prime 3 squadre classificate al termine di ogni girone insieme alla migliore quarta classificata accedono alla Fase Finale Grand Prix. Le rimanenti quarte e le quattro migliori 5^ classificate al termine di ogni girone accedono alla Fase Finale Eurosport. Si contenderanno quindi la vittoria della Fase Finale Grand Prix 16 squadre suddivise in 4 gironi all’italiana di 4 squadre ciascuno con gare di sola andata: la prima squadra classificata di ogni girone
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accede direttamente ai Quarti di Finale, mentre le 2^ e 3^ classificate accedono al Turno Preliminare. Le due migliori 4^ classificate accedono ai Quarti di finale della Fase Finale Eurosport che vedrà le 8 squadre partecipanti suddivise in 2 gironi all’italiana di 4 squadre ciascuno gare di sola andata: le prime 3 squadre classificate al termine di ogni girone accedono direttamente ai Quarti di Finale (dove si aggiungeranno due squadre provenienti dalla Fase Finale Grand Prix). Già qualificato per la Fase Finale Grand Prix il FC Press che comanda il girone A con 7 punti: grande lotta per gli altri due posti dove il Beautiful Inside ed il Futbol Club Nuoto Extremo occupano il secondo posto con 5 punti, ma il Cral Nuovo Pignone (2 punti) potrebbe
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agganciarle in classifica (e quindi, in virtù della classifica avulsa, addirittura superarle) se all’ultima giornata dovesse battere il Futbol Club Nuoto Extremo e contemporaneamente la capolista FC Press dovesse superare il Beautiful Inside. Nel girone B avanza alla Fase Finale Grand Prix la capolista AC Nuova Carrozzeria (6 punti in 2 gare) che infatti, nella peggiore delle ipotesi, potrebbe chiudere il gruppo al terzo posto. Ad un passo dalla qualificazione anche i campioni in carica dell’AC Peruzzi (4 punti) ai quali basterà non perdere contro la Lokomotive Oxfam (3 punti), risultato che tornerebbe comodo anche al Real Blow Job (4 punti) per accedere alla Fase Finale Grand Prix. Grande incertezza nel girone C dove non c’è nessuna squadra a punteggio pieno e le ultime due giornate potrebbero anche completamente ribaltare l’attuale classifica: Dinamo Florentia ed I Fenomeni A Tavola (6 punti) hanno un leggero vantaggio su Befubè e Lyra (3 punti) che però hanno una gara in meno, così come l’Ardigliona FC (0 punti) che pertanto può ancora cercare di entrare fra le prime tre squadre del gruppo. Istopanasto F.C. aritmeticamente prima nel girone D, mentre tre formazioni lottano per gli altri due posti: il Real Paperino (3 punti) è obbligato a vincere nell’ultimo turno contro l’Avavava FC (ed in tal caso si ricorrerebbe alla classifica avulsa per stabilire i piazzamenti finali) altrimenti saranno questi ultimi ed in Narangoda FC (appaiati al momento a 6 punti) ad accedere alla Fase Finale Grand Prix. Infine nel girone E l’equilibrio la fa da padrona dove, con la sola eccezione del Secretkick 08 C7 (già eliminato dalla manifestazione), si giocano le prime tre posizioni le altre 4 squadre: AC Tua (6 punti in 3 gare), Ceppo Club (6 punti in 2 gare), I Galacticos (3 punti in 2 gare) e S’Era I Re (3 punti in 2 gare). Steto
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per il tifoso vio
zioni arrivando sempre in Europa. La speranza è invece quella che seppur all’interno di questa gestione virtuosa la Fiorentina della triade PradèMontella-Macià sia in grado di riuscire a conquistare comunque un posto in Europa. Francamente tutto questo ci pare abbastanza complicato perché la Fiorentina attuale è profondamente da rifondare, perché ha quattro giocatori che gli stessi patron viola hanno definito incedibili (Jovetic, Pasqual, Nastasic e Cassani, anche se per quanto riguarda il montenegrino nella dichiarazione Andrea Della Valle si è... dimenticato dell’impegno che pare sia stato preso con il giocatore) mentre gli altri sono più o meno sul mercato. Insomma se da una parte la società garantisce solidità e tranquillità di gestione (e non è poco comunque), dall’altra devono essere i tecnici a realizzare più o meno un miracolo. Sia chiaro, tutti e tre hanno le qualità per costruire un pezzo del futuro della Fiorentina, ma anche nei momenti di grande rigidità gestionale, anche adesso che bisogna tenere bene di conto i rischi incombenti di un ‘default’ generale ci viene in mente una piccola considerazione: Prandelli è uomo che fa della questione morale e comportamentale l’elemento essenziale (e scusate la rima). In occasione dell’Europeo c’è chi è rimasto a casa (Criscito) e comunque è anche vero che al di là della questione delle calcio scommesse il ct azzurro ha avuto il coraggio di rischiare. Perché quando ci si mette al tavolo da gioco qualcosa di ‘diverso’ bisogna pure provare a farlo. La coppia Balotelli-Cassano ad esempio mica era così facile da portare in Polonia e Ucraina, eppure Cesare lo ha fatto perché nel calcio si vince quasi esclusivamente quando si prova qualcosa di insospettato. Per questo motivo ci permettiamo di ricordare ai Della Valle - seppur nell’equilibrio nei numeri e della moralità gestionale - che proprio loro, i fratelli Tod’s, sono riusciti ad avere la Fiorentina che volevano e sognavano solo quando per tre anni di fila, oltre ad affidarsi a due uomini di calcio veri quali Corvino e Prandelli, hanno deciso di rischiare immettendo sul fiume del mercato complessivamente 110 milioni di euro, denaro che poi in gran parte è rientrato attraverso la Champions e gli incassi, attraverso il valore complessivo di una squadra che veniva considerata tra le più forti e competitive di Italia e di Europa. Vanno bene dunque i conti, va bene la cautela, ma quando ci si mette a sedere al tavolo verde da gioco bisogna avere un’idea, anche sfrontata, perché lì o si vince o si perde.
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Alessandro Rialti
Fuorigioco
di Duccio Magnelli
DOPO QUESTO EUROPEO VA RIVISTO IL CALCIO MADE IN ENGLAND
Nell’immaginario degli appassionati di calcio il football inglese era sinonimo di forza, intensità, lealtà, corsa e sudore. Gli inglesi erano quelli del 4-3-3, quelli che al centro dell’area di rigore avversaria mettevano un centravanti di grande potenza fisica, abile di testa e pronto a raccogliere i cross di ali rapide e capaci di arrivare sul fondo del campo. Bene. Dopo gli ultimi Europei e (soprattutto) dopo l’ennesima cocente eliminazione tutti gli stereotipi
sul calcio ‘made in England’ vanno rivisti. Il football inglese è profondamente cambiato. Adesso è lento, farraginoso, difensivo, attendista. Le ali sono state sostituite da esterni di centrocampo più inclini al contenimento che all’offesa. Sono quasi estinte le punte centrali alte e possenti − l’ultimo, tale Carrol, verrà conservato e studiato come esempio di un fulgido passato − ormai sostituite da una nuova generazione di attaccanti brevilinei, dal baricentro basso, piuttosto rissosi e spesso sovrappeso (vedi Rooney). Le ragioni per cui gli inglesi abbiano svenduto
così il loro modo di fare calcio rimangono misteriose. Probabilmente speravano di raccogliere qualche successo in più e perciò hanno anche provato a ingaggiare allenatori di grosso spessore (Capello, per esempio). Ma si sono poi ritrovati con un tipo come Roy Hodgson che, memore forse del successo del Chelsea in Champions, ha tentato di seguire le orme di Di Matteo giocando un quarto di finale di puro contenimento e non mettendo il naso fuori nemmeno nei tempi supplementari quando gli azzurri, ormai in debito d’ossigeno, potevano essere attacca-
ti. Ecco, vedere il calcio inglese ridotto così ha riempito di tristezza i nostri cuori di appassionati calciofili. Adesso che anche il Brasile fa fatica a giocare il suo calcio-bailado, che il football francese non è più ‘champagne’ ma solo spumantino di infima categoria, che l’Argentina non balla più il tango e l’Italia non fa più catenaccio e contropiede non ci tolgano l’ultima illusione, quella della Germania e dei suoi giocatori tradizionalmente senza estro e fantasia. Insomma, se vinceranno l’Europeo, come faremo a chiamarli ancora ‘panzer’?