Il Brivido Sportivo nr. 27 del 05.07.2012

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anno

86 - n. 27 - Giovedì 5 Luglio 2012

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Svizzera - Fiorentina Guerra “olimpica”

per Behrami

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Dai casi Jovetic e Behrami alle sguarnite casse societarie Firenze e Montella dovranno avere pazienza, tanta pazienza di Alessandro Rialti

Per giorni si è parlato del caso Jovetic e ancora oggi la certezza di vederlo anche il prossimo anno in viola non c’è. Però per lui ha parlato Andrea Della Valle e senza se e senza ma lo ha messo fuori dal mercato. Ma mentre si stava appena tirando un mezzo sospiro di sollievo per il ragazzo del Montenegro

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Della serie chi l’ha visti

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Il personaggio di Michela Lanza

Diego e Andrea Della Valle e le loro assenze C’era una volta la storia dei topi che ballavano quando il gatto se ne andava. Una concessione, quella ai topi, rara perché il gatto restava sempre vigile sulle vicende di casa. Oggi, invece, sono gli stessi topi a rimpiangere quel micio che sembra aver smarrito la strada del ritorno. Addirittura, non hanno neanche più voglia di ballare. Ebbene sì, questa semplice ma ficcante metafora mette a nudo la situazione in casa Fiorentina e l’aria che ormai si respira da un bel po’ di tempo: sono gli stessi giocatori ad avvertire la mancanza della famiglia Della Valle. Senza parlare, poi, dei tifosi che si dividono in quelli che non ne vogliono più sentire parlare per presa di posizione e in quelli che, ogniqualvolta uno dei due fratelli Tod’s dà segnali di vita, si illudono che si torni ai vecchi albori per poi restare delusi da ricorrenti assenze e prolungati silenzi. C’ERAVAMO TANTO AMATI. Eppure non era così. I fratelli Della Valle, Diego ma principalmente Andrea, hanno sempre avuto molti impegni di lavoro legati ai loro affari, alle loro aziende, ma fino a due anni fa non hanno mai fatto mancare la loro presenza a Firenze e, ancora meno, alla squadra per un medio-lungo periodo. Andrea Della Valle veniva in città ogni fine settimana (arrivava quasi sempre il venerdì, se non addirittura il giovedì), si recava agli allenamenti, parlava coi giocatori, poi li raggiungeva in ritiro, donava loro serenità e pacche sulle spalle. E la domenica era sempre là, talvolta – anzi quasi sempre – accanto al fratello Diego che, almeno in occasione delle partite casalinghe e degli auguri di Natale e Pasqua era sempre solito materializzarsi in città. Ed era sempre considerato un evento. Come un padre che arrivava per controllare i compiti ai figli e rassicurare i professori dell’impegno degli stessi e anche della famiglia. Un occhio vigile su Firenze e sulla Fiorentina, quello dei Della Valle, che pressava lo status di libertà dei giocatori che, nonostante si godessero i loro momenti di privacy, lo facevano sempre con la consapevolezza di essere monitorati e, se necessario, pure sgridati

o puniti. Ma anche gratificati e coccolati quando era giusto fosse così. Non mancava mai la parola giusta al momento giusto, insomma. Poi si è rotto l’incantesimo. La condanna per frode sportiva della procura di Napoli nel processo Calciopoli prima (con tanto di strascichi e di immagine ‘sporcata’) e la rottura con Prandelli poi, hanno tolto entusiasmo nei fratelli Tod’s, ma soprattutto in Diego che ha deciso di defilarsi da patron viola alla fine di marzo del 2010. Da quel momento (ovvero da oltre due anni) non si è più visto se non per una conferenza stampa in un noto hotel di Firenze datata 5 novembre 2010 (il giorno delle ‘mamme ebe’ per intenderci) e, a sorpresa, il 6 aprile scorso quando è apparso in ritiro davanti agli occhi increduli dei giocatori prima di Milan-Fiorentina, in un momento assai delicato per la squadra. Quello era stato un segnale importante. La sua presenza, il contatto con la squadra, le promesse fatte ai giocatori (“Eravamo partiti con altri obiettivi, abbiamo anche speso, ma adesso dobbiamo uscire da questa situazione e voi avete il curriculum per farlo. Iniziamo con il Milan, squadra fortissima, ma l’obiettivo è quello finale. Poi, ve lo prometto, ci divertiremo. In futuro vogliamo tornare di nuovo a divertirci in Europa”) hanno avuto un effetto immediato sulla squadra che il giorno dopo è stata in grado di espugnare San Siro. Molti leader viola, in primis Jovetic ma soprattutto Behrami, rimasero impressionati in positivo dall’immagine autoritaria e sicura di Diego Della Valle e auspicarono di vederlo più spesso. Ma così non è più stato, tant’è vero che anche il preannunciato e tanto atteso suo ritorno al Franchi non c’è stato. TROPPE ASSENZE. Così Diego Della Valle ha iniziato a ignorare nuovamente la sua squadra di calcio, la Fiorentina. Al contrario del fratello Andrea (il più attaccato senza dubbio ai colori viola) che ha sofferto fino alla fine insieme al gruppo, incontrando i tifosi, assistendo anch’egli a spettacoli indecorosi al Franchi sugli spalti, prendendo decisioni ‘amare’ (come quella di dover esonerare Delio Rossi) e subendo in prima persona la contestazione dei

tifosi (sputi compresi). Proprio quella che lo ha ferito maggiormente. Però, dopo tanta vicinanza, a salvezza ottenuta, anche lui è ‘sparito’. Nessuno più lo ha visto in città. Qualcuno si sarebbe aspettato di vederlo ad accogliere il suo nuovo tecnico, Vincenzo Montella. Qualcuno auspicava una sua presenza agli ultimi Cda. Niente, di Andrea Della Valle neanche l’ombra. Solo un intervento da lontano, due righe scritte e ‘fredde’ per togliere Stevan Jovetic dal mercato. Stop. Poi, chi l’ha più visto o sentito? Troppo poco per una città che ha voglia di nuove passioni travolgenti. Troppo poco per una squadra che deve essere del tutto rifondata. È vero che per questo ci sono degli uomini messi lì, appositamente (Macia e Pradè), ma è anche vero che se c’è la volontà di ricucire il rapporto con la città, forse la presenza del ‘padrone’ che controlla i suoi affari anche in Fiorentina sarebbe un bel segnale. Così come sarebbe un bel segnale sentire Andrea Della Valle insorgere e dichiarare ‘fuori dal mercato’ il beniamino dei tifosi

Valon Behrami, o che quantomeno intervenisse sulla guerra “olimpica” che vede contrapposte Svizzera e Fiorentina sulla presenza del giocatore a Londra. Forse lo stesso guerriero svizzero si sarebbe aspettato un segnale dai vertici della società, ovvero dalla famiglia Della Valle in persona. Forse oggi non assisteremmo a tutto questo teatrino che leggiamo che riguarda il numero 85 viola. Sarebbe bello che ADV non deludesse le aspettative di Behrami, anche per dare manforte all’idea che il giocatore si è fatto della famiglia Tod’s. L’appello che il Brivido Sportivo si sente umilmente di fare a Diego e Andrea Della Valle è quello di non desistere, di non ascoltare coloro che ancora oggi restano attaccati ad un recente passato ma che diano speranza a coloro che hanno deciso di credere ancora nella ‘loro’ Fiorentina. Del resto non ci può essere Fiorentina senza il supporto della famiglia Della Valle (a meno che non sia dietro l’angolo uno sceicco). I tifosi aspettano segnali di vita e i giocatori assicurazioni sul futuro viola. Allora che qualcuno dalle Marche torni a camminare per le strade di Firenze, che qualcuno si materializzi in viale Manfredo Fanti perché ci sono topi che hanno voglia di tornare ad essere ‘controllati’. E se proprio non riescono a farlo da oggi al 16 luglio (saranno vacanze anche per i Della Valle, no?), che tornino a farsi vedere in ritiro. A Cortina tutti hanno aspettato (invano) i fratelli Tod’s per due lunghi anni. L’ultima volta che Andrea Della Valle è stato qualche giorno al fianco della squadra in ritiro risale all’estate del 2009 (primo anno dei viola a Cortina) oltre a qualche sporadica apparizione a San Piero a Sieve. Per quanto riguarda, invece, Diego… si ricordano la sua sagoma e il suo fulmineo e repentino intervento nel Mugello nel 2006 per risolvere il caso-Toni e una comparsa a sorpresa datata 1° agosto 2009. Ricordi troppo lontani. È arrivato il momento di tornare per ‘salvare’ la Fiorentina, per non lasciarla sola e anzi per rilanciarla. Per sostenere giocatori, allenatore e dirigenti. Ma soprattutto per rispetto di quei tifosi che il rispetto non lo hanno mai negato alla famiglia Tod’s. E per fortuna, sono la maggioranza.

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Il mercato

di Alessandro Latini

Behrami vuole rimanere La delusione ‘Olimpica’ però è forte, e il Napoli si mette nel mezzo

Nel calcio, si sa, le parole se le porta via il vento. Prendete Valon Behrami, i cui caratteri distintivi sono chiari a tutti. Se parla non è tanto per farlo, se ha qualcosa da dire lo dice in faccia e cammina per Firenze a testa alta, con la fierezza di chi sa di essere un pezzo fondamentale della nuova Fiorentina. Eppure c’è chi, nella giungla del calciomercato, il messaggio non l’ha recepito (o fa finta di non capirlo). D’altra parte è giusto ammettere che la società viola ci ha messo del suo per creare mormorii e interessi intorno al numero 85. Bastava il rinnovo in tempi rapidi per mettere a tacere ogni tipo di voce. Invece sono passati i giorni, Valon ha accumulato una certa delusione e il cambio di procuratore (è passato da Beltrami a Ramadani) ha fatto pensare che avesse voglia di fare le valigie. D’altra parte nel calcio è così, quando un giocatore cambia procuratore c’è dietro quasi sempre la voglia di un trasferimento (leggere alla voce Gilardino). Ma dicevamo di Behrami. Lui è uscito allo scoperto la scorsa settimana e, a differenza di Jovetic, ha fatto sapere alla Firenze calcistica che rimarrà in viola anche in assenza del tanto sospirato (e promesso) rinnovo. Detto che la Fiorentina offrirà certamente un nuovo contratto fino al 2015 (prevista anche un’opzione fino al 2016) con lo stipendio aumentato del circa il 30%, la dichiarazione d’intenti del centrocampista ha cementato ancora di più (se mai ce ne fosse stato bisogno) il rapporto con i tifosi, che vedono in lui il leader e il capitano del gruppo della rinascita. Attenzione però a non farlo arrabbiare. Valon è uno di quelli che ha sottolineato con maggior forza la parola chiarezza. Inutile illudere i tifosi, la società

dica all’intera piazza (quindi anche ai giocatori) quali sono i reali obiettivi. Questo il monito del leader, il messaggio lanciato da uno che, per l’appunto, non parla tanto per farlo. E c’è da scommettere, oltretutto, che non gli sia andato neanche troppo giù (per usare un eufemismo) il mancato permesso per partecipare alle Olimpiadi. La speranza è che non si arrivi al muro contro muro, ma le ultime vicende hanno fatto drizzare ancora di più le antenne agli operatori di mercato. DISTURBO SGRADITO. E come accennavamo poco fa, c’è qualcuno che è disposto ad inserirsi

tra Behrami e la Fiorentina con l’intento di sfruttare queste frizioni. Se Aurelio De Laurentiis ha dichiarato di non voler disturbare Diego Della Valle per quanto riguarda Jovetic, non sembra della stessa opinione circa Valon Behrami. E il disturbo, in questo caso, sarebbe più che mai sgradito, anche perché il proprietario della Fiorentina sembrerebbe rinunciare più volentieri a Jo-Jo piuttosto che al biondo guerriero svizzero. Della Valle non ha mai fatto mistero di apprezzare il modo di giocare di Behrami, che è anche l’idolo del figlio Filippo, il quale segue le partite della Fiorentina con indosso la maglia dello stesso Valon. Sentimenti a parte, nelle prossime ore potrebbe arrivare sul tavolo di Pradè l’offerta ufficiale del Napoli. Si parla di una cifra vicina ai 5,5 milioni di euro (1,6 per quattro anni al giocatore). La possibilità di una maxi operazione, soprattutto dopo l’accordo trovato dall’Atalanta per il ritorno di Cirgarini a Bergamo, è piuttosto flebile, ecco quindi che per prendere Behrami (lo stesso discorso vale per Jovetic, in proporzione) l’offerta dovrà essere di quelle a cui è impossibile dire di no. I 5,5 milioni di euro, tanto per intendersi, non faranno vacillare Pradè, ma nelle ultime ore il club partenopeo sembrerebbe aver alzato l’offerta per il giocatore (otto milioni più Dossena). Detto del Napoli, rimane sempre una candidata seria a Behrami anche la Juventus. L’interesse di gennaio non è svanito in una bolla di sapone e anche a Torino sperano che in sede di rinnovo del contratto la fumata tra il centrocampista e la Fiorentina sia nerissima, anche in virtù dei recenti attriti olimpici tra società e giocatore.

QUESTIONE DI CIFRE. Pradè sa benissimo di chi stiamo parlando, anche perché oltre a conoscere il tipo di rapporto che lega Behrami a Firenze, sa anche piuttosto bene quello che Valon può dare in campo. Siamo di fronte ad un giocatore il cui impatto sulla squadra è senza dubbio superiore al reale valore del cartellino. Ragioniamo per ipotesi. Il prezzo giusto di Behrami sul mercato attuale non è superiore ai 10 milioni di euro. Aggiungiamo anche che di fronte a 8 milioni cash (senza contropartite tecniche) si potrebbe cominciare a parlare di cessione. E allora nasce spontanea un’ulteriore riflessione. Per quello che rappresenta il giocatore nella Fiorentina questa cifra è senza dubbio bassa. Riassumiamo il concetto: Behrami è un calciatore che vale più di quanto costa. Tante volte, uno scatto o una scivolata fatta bene o ancora un cartellino giallo speso nel momento giusto sono giocate che fanno vincere una partita, ma in sede di mercato non hanno lo stesso valore di un numero, di un assist o di un gol. La sensazione è che per prendere un sostituto alla sua altezza occorrerebbe reinvestire una larghissima parte della cifra incassata e allora avrebbe poco senso l’intera operazione. I motivi sono sotto gli occhi di tutti. Firenze non vuole perdere l’ennesimo ‘capitano’ della sua squadra. Anche se al posto di Behrami dovesse arrivare un buonissimo giocatore non avrebbe (almeno all’inizio) il carisma che ha lo svizzero sulla tifoseria. E per ripartire, dopo due anni di stallo, la Fiorentina non può fare a meno di tutto quello che rappresenta Valon Behrami.

El Hamdaoui, Roncaglia si attende solo alla conquista di Firenze e di… Montella la fumata bianca Facundo Roncaglia sta per diventare un giocatore della Fiorentina. E’ vero, lo ripetiamo da tempo, ma il countdown questa volta è davvero alla fine e nelle prossime ore il giocatore si materializzerà a Firenze per le visite mediche. Faccia da duro, una certa inclinazione al gioco maschio e una gran voglia di sfondare in Europa, avendo in qualche modo ‘toppato’ la prima grande chance all’Espanyol nel 2009/2010. Lo chiamano ‘El Torito’ (il toro) non per niente: ha la fama del duro e i cartellini gialli che racimola lo testimoniano. Gli esperti però parlano di una maturazione progressiva nel corso degli anni perché in gioventù era ancora più aggressivo e falloso. Macia lo ha segnalato da tempo a Pradè e i dirigenti viola hanno atteso la fine della Copa Libertadores per dare l’assalto ad un giocatore che, dichiarazioni di rito a parte, è già viola da diverse settimane (è pronto un triennale da fargli firmare). E proprio nella Champions League sudamericana il nostro Roncaglia si è messo in grande evidenza (non ha giocato il ritorno della finale perché, avendo il contratto scaduto, è sorto un problema legato alla mancata copertura assicurativa), giocando da titolare tutte le partite (tranne l’andata degli ottavi di finale contro l’Espanola) e realizzando anche il gol del momentaneo vantaggio contro il Corinthians nella finale d’andata. Nonostante nasca difensore centrale ottiene i risultati migliori nel ruolo di terzino destro. Un esterno non propriamente incline alla spinta sulla fascia, ma piuttosto bloccato nella propria metà campo. L’allenatore del Boca, Julio Falcioni, gli ha ritagliato un posto sulla destra, preferendo al centro giocatori come Schiavi, Insaurralde e Caruzzo. E’ chiaro quindi che si trovi meglio ad agire sull’esterno piuttosto che al centro della difesa e le ultime partite di coppa lo testimoniano. E’ spesso risultato uno dei migliori in cam-

Trattare con l’Ajax non è per niente facile. Se n’è accorto a gennaio Pantaleo Corvino e in queste ultime settimane anche Pradè ha dovuto fare i conti con la maniacale pignoleria dei dirigenti olandesi. Al centro del discorso c’è ancora una volta lui, Mounir El Hamdaoui, attaccante marocchino classe ’84 che da mesi sta riempiendo le pagine del mercato della Fiorentina. Adesso però sembra davvero essere arrivato il momento del lieto fine, anche perché questa volta a voler ‘sbolognare’ il giocare è lo stesso Ajax.

po. Dopo le visite mediche si prenderà qualche settimana di vacanza e dovrebbe aggregarsi al gruppo i primi giorni di agosto. MUSCOLI VERDEORO. E chi ha incrociato i tacchetti con Roncaglia nella Copa Libertadores è il brasiliano Ralf, ventottenne centrocampista del Corinthians che piace alla Fiorentina. Gioca nel club di San Paolo dal 2010 e ha conquistato anche quattro convocazioni nella Seleção di Mano Menezes. Esperto al punto giusto, Pradè sarebbe fortemente tentato di portarlo a Firenze e piazzarlo davanti alla difesa nel centrocampo di Montella. E’ un giocatore completo che fa della fase d’interdizione la sua caratteristica migliore. E’ senz’altro lui il giocatore in vantaggio fra tutti i candidati a centrocampo che sta monitorando con attenzione la Fiorentina, allettata dal fatto che ha il contratto in scadenza nel giugno del 2013 e con una cifra non distante dai 4 milioni di euro lo si potrebbe portare a casa. In quella zona del campo Pradè continua a lavorare anche su Rasmus Elm e su David Pizarro, ma in questo caso sarebbe richiesto al giocatore un sostanzioso abbassamento dell’ingaggio. Intanto la Fiorentina ha comunicato di aver riscattato Mattia Cassani dal Palermo, che a questo punto è a tutti gli effetti un giocatore della Fiorentina. La cifra pagata dai viola sarebbe vicina ai 3 milioni di euro. A.L.

Il mercato di Alessandro Latini

Inutile tenere in casa un giocatore che ormai è fuori rosa da più di un anno, ancora più inutile continuare a pagargli lo stipendio e contribuire ad un deprezzamento inesorabile e costante. E la Fiorentina di quest’ultimo aspetto ne vuole approfittare. Pradè (spinto da Macia, che è il vero estimatore del giocatore) ha fatto un’offerta che oscilla tra i 600.000 e gli 800.000 euro, quindi di gran lunga inferiore a quella fatta da Corvino a gennaio (2,5 milioni di euro). L’Ajax non ha grandi alternative anche perché sul giocatore non si registrano particolari interessamenti (c’è stato solo un timido sondaggio del Montpellier) ed è per questo che l’ottimismo in casa viola regna sovrano. Ottimismo si (dovuto anche al fatto che il giocatore vuole fortemente la Fiorentina), ma con l’Ajax non si può mai abbassare la guardia. Intanto Montella aspetta il suo primo rinforzo in attacco e, nelle gerarchie dell’Aeroplanino, El Hamdaoui (arrivato a Firenze martedì sera) sarebbe la prima alternativa al centravanti titolare. Alternativa nel corso della stagione, ma durante l’estate il giocatore marocchino sarà un assoluto protagonista, almeno nelle idee dell’allenatore. Fin quando Pradè non piazzerà il colpo giusto in attacco (la speranza è di raccontarlo entro la metà di agosto) gli schemi offensivi saranno provati con i vari Cerci, Jovetic e, appunto, El Hamdaoui al centro dell’attacco (può giocare anche da seconda punta). La Fiorentina, oltretutto, farà il possibile per metterlo nelle mani dei preparatori atletici quanto prima, visto che non disputa una gara ufficiale dallo scorso settembre (una manciata di minuti con la propria Nazionale). In questo periodo si è allenato con le formazioni giovanili essendo stato messo fuori rosa a causa di alcuni dissapori con l’allenatore Frank de Boer. A Firenze avrà la possibilità di dimostrare il proprio valore e di tornare quello di qualche anno fa, quando fu eletto miglior calciatore dell’Eredivisie e vinse la classifica dei marcatori. Sembra una vita fa, ma in realtà sono passati solo tre anni.


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L’angolo del tifoso di Luca Capanni

Appello ai Della Valle, è allarme abbonati

Il pungiglione

Parlano Pucci (Centro Coordinamento Viola Club) e Tanturli (ATF) 16.077 abbonamenti due anni fa, 13.024 nell’ultimo campionato (ed in tali conteggi sono compresi anche i circa 1.500 carnet stagionali che vengono dati ai dirigenti, ai politici, agli sponsor ecc.). Questi sono gli sconcertanti numeri del Franchi degli ultimi tempi. Domanda da un milione di dollari: dove andremo a finire, quanti potranno essere gli abbonati viola quest’anno? La risposta in questo momento è mutevole e incontrollabile, rimbalza come una pallina da flipper fra spigoli, molle e bersagli dislocati all’insegna dei ‘se’, dei ‘ma’, degli ‘speriamo’… «Bisognerebbe avere la sfera di cristallo - premette Filippo Pucci, presidente del Centro di Coordinamento Viola Club - perché la risposta dipende da quello che succederà da qui all’inizio della campagna abbonamenti, dipende dalle operazioni di mercato». C’è il rischio di fare peggio dell’anno scorso come quota abbonati? «Sì, il rischio c’è, anche al cospetto della crisi economica del Paese. Quando l’entusiasmo cala, per il cittadino tornano ad essere dominanti i problemi di tutti i giorni, che molto spesso sono appunto economici. I pensieri per le bollette, per le rate del mutuo, per le varie spese familiari, riprendono il sopravvento sull’abitudine di andare allo stadio se non c’è l’entusiasmo. Parliamoci chiaro, la possibilità di sognare ti dà anche quel tocco di irrazionalità. Se invece la perdi, allora rimetti in primo piano le cose prioritarie, e le altre le accantoni». Come si può proteggere e stimolare un po’ questo entusiasmo attraverso il mercato, visto che la pista Messi non sembra… una delle più praticabili? «Servono dei segnali, che poi non sono altro che i segnali annunciati dalla proprietà alla fine dello scorso campionato. Ci deve essere un’inversione di tendenza, un tentativo di costruire una squadra che possa lottare per l’Europa. Mancano le punte, vari svincolati sono partiti… C’è da fare una ristrut-

turazione profonda nella squadra, questo è evidente». Riesce ad individuare cronologicamente quando è iniziata questa emorragia di spettatori? «Nell’ultima stagione di Prandelli (2009-2010, ndr) la quantità degli abbonati calò di diverse migliaia. Il che può sembrare strano perché eravamo in Champions, però i numeri ci dicono questo. Mentre la prima volta in cui comparvero vistosi spazi vuoti al Franchi, se non ricordo male, fu in occasione della gara di Champions contro la Steaua, nell’ottobre 2008». Anche Valter Tanturli, presidente dell’altra importante associazione di tifosi gigliati, l’A.T.F., si aspetta di tutto per quanto riguarda la quota abbonamenti. «Difficile fare previsioni adesso - commenta - ma se mi chiedi quanto sia possibile un ulteriore peggioramento rispetto all’anno scorso, ti dico che è possibilissimo. La cosa sconsolante sarebbe scendere al di sotto dei 10.000!». Quali sono le variabili, diciamo così, del bello e del cattivo tempo? «Le operazioni di mercato possono dare uno

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slancio in positivo. I nuovi acquisti generano curiosità e speranze, peraltro i giocatori in arrivo mi sembrano interessanti, almeno sulla carta. Poi, potrei fare una provocazione…». Prego. «Se la società decidesse di fare una pazzia e di far costare 100 euro gli abbonamenti nelle curve, ovvero la metà del prezzo rispetto dell’anno scorso, io credo che le sottoscrizioni in questi due settori raddoppierebbero. Considerando che gli abbonati erano 4200 circa in Fiesole e 800 in Ferrovia, il calcolo è presto fatto. Ovviamente, ripeto, stiamo parlando di teoria. Dovrebbero invece diventare realtà alcune agevolazioni che la Fiorentina offrirà a chi deciderà di abbonarsi, soprattutto a chi rinnoverà la sottoscrizione. Non c’è dubbio quindi che il numero degli abbonati dipenderà anche da queste agevolazioni, da quanto saranno accattivanti per i tifosi». Ma come mai il Franchi, fino a una manciata di anni fa, si riempiva sempre e comunque, senza ‘se’ e senza ‘ma’? Eppure la Fiorentina non lottava per lo scudetto neanche allora, e la crisi economica c’era più o meno anche allora. «Quello che è cambiato rispetto a pochissimi anni fa, è che i tifosi viola hanno girato per l’Europa e hanno visto le qualità e le comodità di tanti stadi stranieri. Il nostro caro vecchio Franchi non regge più il confronto. Inoltre ci sono stati tutti i cambiamenti sulle norme di sicurezza: i tornelli, la tessera, il filtraggio, il divieto di portare ombrelli…». Quindi la Fiorentina non può più sbagliare? «La Fiorentina non deve sottovalutare il problema. Deve tener presente che quando una persona perde l’abitudine di andare allo stadio, poi non è così facile fargliela riprendere, perché riempie quelle ore con un nuovo passatempo o impegno». E l’ennesima pallina finisce in buca fra le levette del flipper…

Le api erano già partite, anche prima di sapere il risultato della finale. Target? Tutti quei tifosi viola che, anti-azzurro per definizione e dichiarazione esplicita da decenni, hanno di colpo voltato gabbana e si son buttati sul carro dei presunti vincitori. Non ci sarebbe nemmeno nulla di male, meglio tardi che mai. In fondo non essere capaci di distinguere che una cosa è il concetto di patria, di unità nazionale, etica e psicologica, di appartenenza ad un’etnia, altro è il colore di una maglia antipatica e questo o quel presidente FIGC, ha dell’incredibile, quindi recuperare le pecorelle smarrite avrebbe potuto essere considerato sempre evento positivo. Il problema è altro, e altro il motivo della decisione di liberare le api. Questo voltafaccia infatti non era causato da ripensamento e da ritrovamento del senno ma, essenzialmente, dal desiderio di esaltare l’allenatore azzurro ed ex-viola Cesare Prandelli per usarlo come grimaldello per attaccate la Fiorentina. “Hanno mandato via il fenomeno” “Da allora non si è vinto più niente” “Avete visto di cosa è capace?”. Insomma non un ben meritato plauso per quel che si stava facendo, ma una strumentalizzazione di quei successi per continuare una guerra che ha già provocato non pochi danni alla nostra viola. Né Prandelli, né l’Italia e nemmeno la Fiorentina hanno bisogno di simili tifosi. Per quel che concerne la viola Prandelli è il passato, bello, bellissimo, alla fine anche brutto, ma è il passato e se vogliamo rinascere davvero bisogna farla finita di non capirlo. I tifosi, quei tifosi, hanno già messo parecchio del loro per far naufragare due tentativi, avanti col terzo.

Fiorentina in ritiro a Moena, programma e amichevoli La stagione 2012/2013 della Fiorentina sta per prendere ufficialmente il via. La squadra viola agli ordini del nuovo allenatore, Vincenzo Montella, inizierà a radunarsi a Firenze da domani, venerdì 6 luglio, quando ogni giocatore comincerà le visite mediche presso l’ospedale di Careggi. Con l’arrivo di tutti i giocatori della rosa entro sabato 7, lo staff dell’allenatore inizierà a preparare i test fisici e gli esercizi atletici per il primo allenamento che si terrà al centro sportivo lunedì 9. A partire

dal 16 luglio la squadra si sposterà nella tranquillità delle Dolomiti, dove rimarrà fino all’8 agosto con un programma intenso di appuntamenti. L’impianto sportivo ‘Cesare Benatti’ di Moena (la Fiorentina pernotterà nel lussuoso Hotel Dolomiti) ospiterà oltre a tutti gli allenamenti, anche le amichevoli della squadra di Montella. La prima sarà il 19 luglio contro l’Us Monti Pallidi, poi contro l’US Vigonovo il 22, entrambe alle ore 17,30. Il 27 luglio amichevole contro l’Hellas Verona alle ore 18,30. Poi i giocatori avranno

tre giorni di pausa, di libertà (il 28, il 29 ed il 30 luglio) e riprenderanno a sudare il 31 luglio per poi disputare una nuova amichevole giovedì 2 agosto quando la Fiorentina affronterà il Calcio Fassa. Infine un test dal gusto internazione, il 5 agosto, contro i greci dell’Aris Salonicco, sempre alle ore 17,30. I biglietti per assistere alle partite saranno acquistabili presso il centro sportivo di Moena. Questi i prezzi: 10 euro per l’intero, 7 euro per gli under 12, entrata gratuita per i bambini sotto i 6 anni.

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L’ottimo di Prandelli non basta: la maledizione continua enoteca lavoro e vino sfuso

44 anni fa c’era in campo il capitano della Fiorentina Giancarlo

Sisti, che di lì a undici avrebbe conquistato lo scudetto Telefoni:mesi 338 1288266 (Massimo) 50012De GRASSINA 5907878 (Danila) Bagno a Ripoli (FI) con la maglia viola, e un ex333 allenatore gigliato, Ferruccio ValE-mail: ilbaccodivino@libero.it Via Ponte del Lepri, 26

careggi, in panchina quando l’Italia vinse per la prima e ultima volta nella sua storia il campionato europeo. Era il 10 giugno 1968 e all’Olimpico di Roma gli azzurri batterono la Jugoslavia per due a zero con reti di Riva e Anastasi nella ripetizione della finale (la prima si era conclusa uno a uno dopo i tempi supplementari). Da allora l’Europeo è diventato una sorta di tabù per l’Italia, che peraltro è andata vicina al bis nel 2000 (sconfitta due a uno al golden gol dalla Francia), quando in panchina sedeva un futuro allenatore viola, Dino Zoff, e in porta giocava il portiere della Fiorentina Francesco Toldo. Questa volta Telefoni: 338 1288266 (Massimo) 50012 GRASSINA con un(FI) altro ex tecnico gigliato, Cesare Prandelli, e con il più 333 5907878 (Danila) Bagno a Ripoli E-mail: ilbaccodivino@libero.it Via Ponte del Lepri, 26 ex a centrocampo, fresco degli Riccardo Montolivo, gli azzurri hanno sfiorato l’impresa. L’Italia ha rappresentato la vera sorpresa degli Europei. E’ sempre scesa in campo per imporre il

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proprio gioco e non si è limitata, come è avvenuto spesso in passato, a difendersi per ripartire in contropiede. La mano del suo allenatore si è vista proprio. Ma in finale, traguardo peraltro insperato alla vigilia, di fronte alla Spagna l’Italia si è arresa. La stanchezza e gli infortuni patiti durante la partita con le ‘furie rosse’ hanno condizionato il risultato. La squadra azzurra, arrivata spremuta all’appuntamento, non è riuscita ad imporre il proprio gioco ma ha subito quello degli avversari. Peccato davvero. Ma ciò non scalfisce lo splendido lavoro di Prandelli. La sua bravura e quella dei giocatori (tra i quali, oltre ai già campioni del mondo Buffon, Barzagli, De Rossi e Pirlo, e oltre ai fenomeni Cassano e Balotelli, c’era anche Montolivo che ha disputato la manifestazione da tesserato della Fiorentina) non sono purtroppo bastate a riportare in Italia quel trofeo che manca da 44 anni. Anzi hanno ottenuto un record negativo: infatti, nella sua storia, l’Italia non aveva mai perso una finale con il risultato netto di 4-0.

I’nonno Pilade Tra zoppi rintronai e boccheggianti e siam diventai una banda da fa’ paura

Che giubbaa! O chi se l’aspettaa? I’nonno e ci avea quasi fatto la bocca a arza’ la Coppa, e ‘nvece è un c’è toccao nemmen le bucce di’ salame, anzi, i’salame e ci è toccao tutto, ma ‘ntero! Oddio e gli è vero che loro e saranno anche forti e urtradotati, ma noi e ci siam messi a pehora e s ‘è tirao giù e carzoni! Tra zoppi, rintronai e boccheggianti e siam diventai ‘n tre giorni, da quella nazionale miraholo che gli ha annichilito e

crucchi, una banda di un vo’ né ‘n qua né ‘n là da fa’ paura a guardalli. Ma quanto tempo prima e ci siamo andai a Kievve? No, perché Kievve e un n’è Chievo, lì e un c’è e pandori, ma c’è certe gnocche che ‘n confronto Montehatini e pare un paese mussurmano! E un si saranno miha allenai lì per recupera’ dalle fatiche co’ crucchi? Perché se no e sarebbe belle spiegao ogni cosa! Eppure con questi fenomeni e ci s’era belle giocao du’ settimane fa e un s’era miha fatto questa figura! Anzi e ci s’era pareggiao e bene. Ah, ma allora i’modulo e l’avean chiesto e giohatori, miha bischeri loro! Poi se tu dei fa’ gioha’ sempre e soliti anche se un ni stanno ritti nemmeno

‘mpecettai con lo scocce e tu pigli un go’ a bischero come i’ primo, n’do la gru di Chichibio (quella che l’avea una gamba sola) Chiellini e la si fa piglià cinque metri su dieci da Fabregasse a tutto gasse, poi e gni dienta tutto più facile. Grazie Pranda e gni ha detto Den Bosche, ora gli è tutto ‘n discesa. Ma i’capolavoro gli è stao i’cambio di Caravaggio pe’ quell’oriundo de’ panettoni. Ma pe’ fare icche’? E tu ci ha’ mezza squadra che boccheggia, e tu perdi 2-0, e tu lei un de’ pochi che corre! Pe’ mettici chi? Una punta? Un difensore? Insomma quarcuno pe’cambia’ quarcosa? No, uno che gioha ni’ medesimo posto per di più anche lui convalescente, e così e tu ti susini l’urtimo cambio quando e

mancan 35’. Eupalla che gli è dispettoso e le cazzate e un le tollera, e ti punisce dopo tre minuti. Via i’Panettone ‘n barella e si seguita ‘n dieci. Agli zoppi grucciae e ce le danno, e forti, ni’ groppone. Ribobiniamo a sabato e rimaniamo lì che gli è meglio. Bravi tutti, anche l’allenatore (ma che sarà un caso che quando e c’è da vince’ quarcosa, e s’incasina sempre?), ìn fondo e m’avessen detto: “O che lo firmi un sehondo posto?” Di corsa! O ‘ndo gli è la penna, subito prima che vu’ ci ripensi! E allora contentiamoci anche se arriva’ ‘nsin a Roma e non vede’ i’ papa e fa gira’ le scatole a chi ci tiene. A me me le fa girà di più arria’ ‘n finale e piglia’ quattro pippoli. Forza Italiaaaaaaaaaaaaa!

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Se è vero che le partite si vincono a centrocampo, allora la settimana odierna è davvero cruciale per il sondaggio Top 11. Verrà infatti completato questo importante reparto grazie alla consueta partecipazione torrenziale dei nostri lettori che, entrando nella nostra home-page all’indirizzo www. brividosportivo.it, sceglieranno il terzo tassello del miglior centro-

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Top 11

MIGUEL MONTUORI Nasce a Rosario, in Argentina, il 24 settembre 1932. Muore a Firenze il 4 giugno 1998. Miguel Angel Montuori ha il padre di Sorrento e la madre argentina ma figlia di italiani. Per questo motivo acquisirà la nostra cittadinanza e potrà giocare nella nostra Nazionale. Arriva a in riva all’Arno nell’estate del 1956. A segnalarlo alla Fiorentina è un missionario di Bergamo, Padre Volpi, amico del direttore sportivo viola Giachetti, che vive in quel periodo in Cile. Nella squadra dell’Università Cattolica gioca e bene Montuori. Giachetti e il presidente Befani si fidano di Padre Volpi e alla fine decidono di acquistarlo, vincendo un’asta con la Juventus, che nel frattempo si è interessata al giocatore. L’argentino si integra bene nello squadrone di Bernardini. Debutta il 18 settembre 1955, alla prima giornata di campionato, a Busto Arsizio nel match con la Pro Patria terminato due a due. E segna il suo primo gol, alla terza a Torino contro la Juventus nell’incontro vinto dalla Fiorentina per quattro a zero (suo è il primo centro). Rimane a Firenze per sei stagioni, fino a quando nell’aprile del 1961 in una partita contro la squadra riserve del Perugia al Comunale viene colpito da una fortissima pallonata alla testa che gli procura il distacco della retina con conseguenti gravi disturbi alla vista. La carriera di Montuori finisce lì a poco più di ventotto anni e mezzo. L’argentino è dotato di un dribbling straordinario e di lanci al millimetro per i compagni. E poi le sue finte stordiscono gli avversari. Le sue giocate non sono mai comunque fini a se stesse ma sono utili alla squadra. Montuori inoltre è dotato di un tiro forte e preciso. E’ il classico trequartista che può giocare all’occorrenza anche da attaccante puro. Con la Fiorentina colleziona 162 gettoni di presenza in campionato, realizzando 72 reti. Vince in viola lo scudetto nel 1955/56 e la Coppa delle Coppe e la Coppa Italia nel 1960/61, pur non giocando le finali per l’infortunio. E poi ci sono i quattro secondi posti consecutivi dal 1956/57 al 1959/60 e la finale di Coppa dei Campioni persa a Madrid con il Real nel maggio del 1957. Disputa 12 gare in Nazionale, segnando 2 gol. E’ il primo oriundo a vestire la fascia di capitano. Nel suo palmarès c’è anche lo scudetto con l’Università Cattolica in Cile nel 1954/55.

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GIANCARLO ANTOGNONI

Nasce a Marsciano, in provincia di Perugia, il 1° aprile 1954. Arriva a Firenze nell’estate del 1972 dall’Asti Ma.co.bi, che milita in serie D. I tecnici viola, comunque, lo seguono da tempo e da vicino, perché è spesso a Coverciano con la Nazionale juniores. Nils Liedholm lo fa debuttare in serie A al Bentegodi contro il Verona il 15 ottobre 1972, alla terza giornata, nell’incontro vinto dalla Fiorentina per due a uno con la maglia numero otto. Un noto giornalista lo definisce subito “il ragazzo che gioca guardando le stelle”. Ed è un complimento riservato solo a pochi eletti. Si dimostra subito un vero campione dotato di tecnica sopraffina e di una visione di gioco straordinaria. La sua fantasia è sempre al servizio della squadra. E poi possiede un tiro forte e preciso. Segna così diverse reti su punizione. Antonio è anche una persona eccezionale, leale e corretta come pochi. Si conquista subito la fiducia dei compagni e dei tifosi. Ama la Fiorentina in maniera viscerale. Subisce due gravi infortuni nel corso della sua carriera: uno alla testa nel novembre del 1981 per un calcio (involontario) del portiere del Genoa Martina (rischia la morte nell’occasione) e un altro a tibia e perone nel febbraio 1984 per un fallo del difensore sampdoriano Pellegrini. Ma non molla mai. A vent’anni, il 20 novembre 1974, debut-

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ta in Nazionale, con Bernardini (che con la Fiorentina aveva conquistato lo scudetto nel 1955/56) in panchina a Rotterdam contro l’Olanda in un match perso dall’Italia per tre a uno. Ma Antognoni è tra i migliori in campo. Colleziona 73 gettoni di presenza con la maglia azzurra, realizzando 7 reti. E’ il giocatore viola che ha disputato più partite in Nazionale. Si laurea campione del mondo in Spagna nel 1982, pur non giocando la finale a causa di un infortunio patito in semifinale con la Polonia. Partecipa da protagonista anche ai Mondiali in Argentina nel 1978 e agli Europei in Italia nel 1980, con gli azzurri quarti in entrambe le manifestazioni. Con la Fiorentina vince la Coppa Italia nel 1974/75 e la coppa di Lega Italo-Inglese nel 1975. E sfiora lo scudetto nel 1981/82. In maglia viola resta per 15 stagioni, dal 1972/73 al 1986/87. E’ il recordman di presenze con la casacca gigliata: 341 in campionato con 61 reti all’attivo. Dal 1976/77, quando ha 22 anni, è il capitano della squadra. Nell’estate del 1987 passa al Losanna dove resta due anni. Il 25 aprile 1989 dà il suo addio al calcio in una partita amichevole giocata al Comunale davanti a quasi 40.000 persone. E’ dirigente della Fiorentina dal 1989 al 2001 quando si dimette per divergenze con alcuni dirigenti.

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Nasce a Lisbona, in Portogallo, il 29 marzo 1972. Arriva a Firenze nell’estate del 1994, quando ha poco più di ventidue anni. A spingere per il suo acquisto è Giancarlo Antognoni che rimane impressionato da Rui Costa nella fase finale del campionato europeo Under 21

svoltasi in Francia nella primavera di quell’anno. Il giocatore portoghese resta a Firenze per sette stagioni, dal 1994/95 al 2000/01, collezionando 215 gettoni di presenza in campionato e realizzando 38 gol. Debutta in maglia viola sul campo neutro di Cesena (Marassi è squalificato) l’11 settembre 1994 nel match Genoa-Fiorentina terminato uno a uno. Nell’ultimo campionato, dopo la cessione di Batistuta alla Roma, è il capitano della squadra. Ed è l’ultimo capitano nella storia viola ad alzare un trofeo, la Coppa Italia del 2000/01 conquistata nella doppia finale con il Parma. Poco tempo dopo viene ceduto al Milan per 85 miliardi di vecchie lire. Con la sua cessione il club gigliato spera di evitare il fallimento. Purtroppo non sarà così. Il 13 luglio 2001, per il suo addio, al Franchi convengono più di diecimila tifosi commossi e pieni di lacrime. Rui Costa è il classico trequartista. Con lui la fantasia è al servizio della squadra. Esegue assist straordinari per i compagni con splendide verticalizzazioni e lanci precisi. In quella posizione, dietro le punte, dà il meglio di sé. E’ dotato inoltre di un ottimo dribbling e di un tiro assai potente. E’ un vero leader. Vince con la Fiorentina anche la Coppa Italia nel 1995/96 e la Supercoppa italiana nel 1996. Con il Milan si aggiudica lo scudetto nel 2003/04, la Champions League e la Coppa Italia nel 2002/03 e la Supercoppa europea nel 2003. Inoltre con il Benfica conquista lo scudetto nel 1993/94 e la Coppa di Portogallo nel 1992/93. Da ragazzo vince il Mondiale Under 20 nel 1991.

Nasce a Calinesti, in Romania, l’8 gennaio 1979. Arriva a Firenze nell’estate del 2006, a poco più di 27 anni, in piena Calciopoli, dalla Juventus con cui vince lo scudetto, poi revocato. E ritrova Cesare Prandelli, già suo allenatore a Verona e al Parma. Resta in riva all’Arno per cinque stagioni, dal 2006/07 al 2010/11, quando viene ceduto al Cesena. Colleziona in campionato 112 gettoni di presenza, realizzando 54 reti. Ne sigla 9 anche nelle coppe europee, 6 delle quali in Coppa Uefa nel 2007/08, quando la Fiorentina viene eliminata in semifinale ai calci di rigore dai Rangers Glasgow. Quella è la sua migliore stagione con la casacca gigliata, perché tra campionato e coppa segna 23 gol. Debutta in maglia viola al Franchi contro l’Inter, una delle sue ex squadre, il 9 settembre 2006 nel match perso dalla Fiorentina per tre a due. Mutu può giocare come trequartista, come seconda punta e anche come ala nel 4-3-3. All’occorrenza può essere impiegato anche come unico attaccante. E’ dotato di un tiro forte e preciso. Micidiali sono le sue punizioni. E’ un talento naturale ed è bravissimo anche nel dribbling. Ha un’ottima visione di gioco con passaggi illuminanti per i suoi compagni. A gennaio del 2010 viene trovato positivo alla sibutramina e viene squalificato per nove mesi. Poi, dopo il suo ritorno in campo, a gennaio del 2011 viene sospeso dalla società per un mese per aver lasciato prima del tempo, senza autorizzazione, un allenamento. Da giocatore della Fiorentina conquista il Guerin d’oro nel 2007. Nel suo palmarès c’è anche uno scudetto con la Dinamo di Bucarest nel 1999/00. Viene eletto calciatore rumeno dell’anno quattro volte. In Nazionale disputa 72 partite, realizzando 34 reti.

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Per otto settimane, dal 18 di giugno al 12 di agosto, lascia sul nostro sito il tuo slogan! Ogni settimana, una commissione di redazione si riunirà per scegliere il migliore slogan arrivato nella settimana precedente. L’autore del miglior slogan della settimana riceverà il volume sugli ottantacinque anni della storia della Fiorentina, “Buon Compleanno Fiorentina” scritto da Ruben Lopes Pegna (il premio settimanale è valido per gli slogan pervenuti in redazione dal lunedì alla domenica di ogni settimana). Ogni martedi sul sito sarà pubblicato lo slogan vincitore della settimana. Al termine delle otto settimane, sarà creato un sondaggio sul sito Brividosportivo.it e saranno i lettori stessi a scegliere il miglior slogan fra gli o vincitori settimanali. Il sondaggio sarà on line dal 16 al 26 agosto. Il vincitore del sondaggio, il “genio fiorentino”, riceverà un abbonamento in Curva Fiesole per il campionato 2012/2013. Aguzza l’ingegno e dimostra la tua passione per la Fiorentina!

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Top 11 viola

l’intervista

Giancarlo De Sisti analizza i grandi fantasisti della storia viola, con

DA MONTUORI A MUTU, PASSAN ECCO ‘I MAGNIFICI QUATTRO’ Non è stato un fantasista, ma quel numero 10 sulle sue spalle non lo ha dimenticato nessuno. Ma Giancarlo De Sisti, per tutti ‘Picchio’, di fantasia sotto i suoi occhi ne ha vista scorrere tanta. Basta sussurragli i nomi dei quattro, «i magnifici quattro» come li definisce, per strappargli un sorriso. Montuori l’ha visto in tv, «nelle immagini dell’epoca che a distanza di anni continuano a fare storia», mentre Antognoni è stato lui stesso ad allenarlo. Rui Costa e Mutu li ha osservati da lontano, ma l’occhio clinico di chi i campioni se li è visti passare davanti glieli ha fatti ‘radiografare’ da vicino. «Hanno un unico comune denominatore - precisa subito – ovvero la genialità, la creatività e l’inventiva. Hanno fatto la storia del calcio, ma soprattutto a Firenze hanno regalato emozioni vere». Giancarlo De Sisti chi era Mi-

guel Montuori? «E’ stato l’esempio per quelli che volevano imparare a dribblare l’avversario. Saltava tutti come birilli. Non si limitava a scartarne uno: ne lasciava sul posto tre o quattro. Era il valore aggiunto della Fiorentina anche perché è sempre stato altruista rispetto a quello che era il suo modo di giocare: segnava, ma faceva anche segnare tanto. Ho conosciuto Miguel indirettamente, guardandolo giocare attraverso le immagini dell’epoca ma non ho dubbi a sostenere che per la sua epoca è stato un innovatore assoluto. E poi.....». E poi? «Il primo gol nel campionato dello scudetto so che Montuori lo segnò alla Juventus. Firenze se ne innamorò senza troppe difficoltà e, a distanza di anni, lo ricorda tutt’ora con straordinario affetto. Un affetto senza età». Giancarlo Antognoni, invece,

chi è stato? «Se avesse tirato bene pure le punizioni sarebbe stato il giocatore perfetto». Un noto giornalista, vedendolo, disse che ‘il ragazzo giocava guardando le stelle’. Era così? «Assolutamente sì, ti incantavi a vederlo giocare. Credetemi: è stato l’unico calciatore a cui in carriera

io abbia detto di scendere in campo senza preoccuparsi di schemi, tattica e posizioni. Doveva solo muoversi come sapeva: quel piede andava da solo». Quali erano le sue qualità migliori? «Il dribbling per lui era qualcosa di naturale, gli veniva senza doversi concentrare, senza pensare più

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di tanto. Se si muoveva a destra, l’avversario restava inchiodato a sinistra, viceversa accadeva il contrario. Era matematico. E poi aveva un passaggio straordinario: apriva il fronte di gioco con un solo gesto tecnico, aveva un passo elegante, una corsa facile e il suo ascendente su compagni e avversari era incredibile».

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l’intervista

una propensione per Antognoni: “Se non si fosse fatto male…”

DO PER ANTONIO E RUI COSTA:

Perché dice sugli avversari? «Perché in campo si preoccupavano tutti di bloccare lui con gabbie e artifizi vari e gli altri giocatori avevano così strada libera. Se non si fosse infortunato sono convinto che avremmo potuto vincere tanto, anche se Miani ci dette una grossa mano». Manuel Rui Costa, invece, cosa

ha rappresentato per la Fiorentina? «E’ stato il perfetto interprete del

calcio portoghese, fantasioso, divertente ma allo stesso tempo concreto. Ha sempre avuto una capacità di apertura della manovra sorprendente e anche sul breve ha dimostrato di saper creare superiorità numerica. Col passare del tempo si è trasformato più in un regista a tutto campo, uno di quelli che proprio per la

sua straordinaria visione globale dell’azione ha fatto la fortuna delle squadre in cui ha giocato». E Adrian Mutu? «In tutte le squadre in cui ha giocato ha dimostrato di possedere straordinarie doti offensive: ha ottimo dribbling, vede molto bene la porta, ha un tiro secco capace di far male a qualunque avversa-

rio e, soprattutto, è stato sempre il valore aggiunto del gruppo. E’ uno di quei giocatori che più si avvicina alla zona di porta e più fa paura ma che, al contrario, se si allontana diventa uno come tanti altri, bravo ma non certo un fenomeno. Negli anni vissuti a Firenze ha dettato legge nei confronti di tutti: ecco perché la gente l’ha amato così tanto».

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Obiettivo sfumato per i Guelfi Firenze ai Grizzlies Roma la semifinale di a2 Il linebacker Petrucci: “Ci rifaremo l’anno prossimo. Vogliamo riportare un titolo a Firenze”

Si è concluso sabato 23 giugno il cammino dei Guelfi Firenze verso la finale del campionato nazionale di serie A2. I ragazzi di coach Scurran, nonostante una stagione da incorniciare (Scurran l’ha definita “una delle più belle stagioni della mia lunga carriera”) e un match certamente combattuto, si sono dovuti arrendere (giustamente) in semifinale ai Grizzlies Roma, autori di una gara definita “perfetta” (risultato finale di 21 a 6 per i romani – parziali per quarto: 6-7, 0-7, 0-0, 0-7). Niente finale di Torino per i fiorentini che avrebbero voluto rivivere dopo ormai due anni dall’ultima finale disputata, le emozioni di giocarsi l’ultimo match valido per la vittoria. CENNI DI STORIA. Sta di fatto che i Guelfi stanno avendo una continuità di rendimento piuttosto costante, tant’è vero che quella contro i Grizzlies Roma è stata la decima semifinale disputata in 13 anni di attività e che per ben 6 volte su 10 sono arrivati a giocarsi la finale (2 vinte, 4 perse). Nel 2000-01 i Guelfi hanno perso la finale della Nine League (campionato ‘9 vs 9’) per soli 5 punti, a Milano, contro i Kings Gallarate; Nel 2002, ancora in occasione della finale della Nine League, sono usciti sconfitti con uno scarto di 6 punti contro i Titans Romagna; Nel 2003, invece, è arrivata la prima conquista della Nine League, dopo una nettissima vittoria nell’evento clou della stagione (il NineBowl) ottenuta a Firenze, allo stadio Franchi davanti a circa 6000 spettatori, contro i Crusaders Cagliari; Nel 2005, poi, i Guelfi hanno vinto il campionato di serie B, disputando la finale a Firenze, allo stadio Ridolfi, contro i Briganti Napoli e vincendo con un perentorio ed esaltante 47-21; Nel 2007 è stata ancora finale (purtroppo persa) nel campionato di serie A2 contro gli Hogs Reggio Emilia; E arriviamo all’ultima finale disputata (e purtroppo ancora persa con uno scarto di soli 2 punti) nel 2010 contro i Barbari Roma Nord. Anche in virtù di questo importante ruolino di marcia, brucia ancora un po’ l’eliminazione contri i Grizzlies Roma, ma è già tempo di guardare avanti. GUARDANDO AL PROSSIMO FUTURO. Archiviato il campionato, dunque, i Guelfi sono già pronti per il prossimo impegno che li vedrà confrontarsi proprio in questo mese (luglio) nel Torneo Internazione “4 Helmets Trophy” (che si svolgerà presso il nuovo impianto C.S. Comunale in via del Perugino a Firenze) con Team

Eagles Usa, Italia e Danimarca. I Guelfi Firenze affronteranno giovedì 19 luglio, alle ore 17.30, la squadra dei Team Eagles Usa, mentre alle ore 21.00 si sfideranno Italia e Danimarca. Sabato 21 luglio, invece, si svolgeranno le finali del torneo. Ma ecco in esclusiva per il Brivido Sportivo le parole del linebacker dei Guelfi, nonché uno dei responsabili del settore giovanile, Christian Petrucci, sulla stagione appena archiviata, sugli obiettivi futuri e non solo. Christian, un sogno infranto in semifinale quello dei Guelfi Firenze? «Non lo chiamerei tanto sogno infranto, quanto aspettativa infranta. Mi spiego meglio. In virtù della nostra storia che ci ha già visti protagonisti di 6 finali disputate (di cui 2 vinte) e 10 semifinali giocate in 13 anni di attività, e in seguito all’assunzione di un allenatore arrivato direttamente dagli Stati Uniti, Jeff Scurran (uno che vanta una lunga carriera nelle High School e nei College dell’Arizona, dove ha collezionato vari titoli statali) pensavamo di fare qualcosina in più. Pensavamo che dopo le ultime finali perse in malo modo (soprattutto quella del 2010 con un minimo scarto) avere un coach americano fosse per noi un vantaggio. Pensavamo che la sua esperienza ci potesse dare qualcosa in più in termini di risultati e che ce l’avremmo fatta a superare lo ‘scalino’ della semifinale. Durante il campionato abbiamo ottenuto 9 vittorie consecutive e poi abbiamo perso la gara che contava di più, in semifinale. Quella marcia in più tanto attesa non è arrivata e le nostre aspettative si sono infrante». Prossimi obiettivi dei Guelfi Firenze? «Saremo impegnati (non io che non potrò giocare perché devo operarmi

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al menisco, così come mancheranno i ragazzi chiamati in Nazionale) in un Torneo Internazionale chiamato “4 Helmets Trophy”. Lo scopo di questo torneo è di tipo promozionale, pubblicitario, affinché questo sport piano piano venga sempre più conosciuto e apprezzato. E comunque, chi avrà la possibilità di assistere ai match, si renderà conto che ammirerà un livello di football superiore a quello che solitamente è abituato a vedere a Firenze. Del resto, parteciperanno due Nazionali e una squadra formata da giocatori americani ed ex giocatori di College. Poi con le nostre squadre saremo impegnati, sempre a scopo promozionale, nei tornei giovanili di football (‘5 vs 5’) Under 18 e Under 21. E dopo una bella pausa, nel mese di marzo del 2013, ricomincerà il campionato e l’obiettivo dei Guelfi Firenze sarà quello di arrivare in fondo bene, vedere di passare quello scalino che non ci ha permesso quest’anno di arrivare in finale e, soprattutto, rivincere un titolo. Ne aggiungo un altro di obiettivi: riportare la nostra Difesa ai fasti degli ultimi tre anni (2009, 2010, 2011) quando era la prima o la seconda migliore del torneo. Vogliamo tornare a vincere qualcosa». Quanto è difficile, in Italia, praticare uno sport così poco ‘visibile’. Cosa servirebbe per avvicinare il pubblico al football americano? «Servirebbe un po’ più di informazione. La prima cosa che viene detta da chiunque quando arriva al campo per assistere ad un match di football americano è: “Io non ci capisco nulla di football”. Con uno speaker che spiega le azioni di gioco e i movimenti, abbiamo appurato che la gente inizia a capire questo sport. È

un primo passo. Così come un passo importante sarebbe quello di entrare nelle scuole con il flag football, una versione più leggera di football americano da proporre già all’età adolescenziale (il flag football è uno sport derivante dal più noto football americano, ma con una rilevante differenza dovuta dall’assenza di contatto fisico in quanto l’avversario non viene fermato in placcaggi ndr). Bisognerebbe iniziare a proporlo ai giovani e a farlo entrare nella mentalità collettiva. Devo dire, però, che grazie al lavoro delle società e dei loro settori giovanili, l’interesse negli ultimi anni è cresciuto: se negli anni Novanta si registravano 1500 iscritti, oggi se ne registrano oltre 6000». Domanda del tutto personale: perché il football americano? «Tutto è iniziato nel 1994-95. Ricordo che c’era ancora Tele+ e io guardavo spesso in televisione i match di football americano che venivano trasmessi da quella emittente. Guardando questo sport, il cui impatto visivo è decisamente forte, mi prese talmente tanto che decisi di provare a praticarlo. Avevo 19 anni quando ho iniziato. Fino ad allora giocavo a calcio a livello amatoriale, poi la passione per il football americano ha preso il sopravvento, ho provato ad applicarmi nell’impararlo e provando mi ha coinvolto tanto da voler continuare a praticarlo. Mi preme ricordare che quello mi e ci spinge a giocare a football è esclusivamente la passione. Non ci guadagniamo niente». È vero che i linebackers sono i giocatori più temuti della linea difensiva in quanto sono considerati l’ideale proporzione tra massa, forza, cattiveria, velocità e capacità atletica in generale? Lei è tutto ciò? «Il football è ‘aggressività controllata’ e in linea di massima una dose di follia c’è in tutti i ruoli, ma i linebackers sono quelli che anche in America sono maggiormente sotto gli occhi delle telecamere perché fanno più placcaggi. Diciamo che io c’ho provato ad essere così come vengono definiti i linebackers. Ovviamente solo in campo, fuori sono diverso». Ci racconti in tre parole questo sport. «Esplosività, reattività mentale e collisione. Perché mi preme precisare che il football americano, a differenza del rugby per esempio, non è uno sport di contatto ma di collisione». (Foto concessa da Giuseppe Sabella che il Brivido Sportivo ringrazia per la collaborazione).

L’evento Solidarietà, musica, arte e motori

Giovedì 28 giugno l’Associazione Toscana Tumori (A.T.T.) ha organizzato una serata di beneficienza nella splendida cornice della Villa di Colonnata a Sesto Fiorentino. Una serata in cui sono stati protagonisti la musica (ospite il cantautore fiorentino Monè, nome d’arte di Simone Siciliano, Disco d’oro 2011 arrivato fino al quinto posto nella classifica italiana dei brani più scaricati), lo sport (è stato possibile tifare Italia tutti insieme in diretta davanti al maxischermo e gioire per la esaltante vittoria sulla Germania dei ragazzi di Prandelli), la moda (con una sfilata curata da Saul Firenze che ha fatto da contorno alla partita), le moto d’epoca dell’A.I.A.M. (Associazione Italiana Antichi Motori), le auto da rally, l’arte (con l’Accademia Olistica ed Estetica Oligenesi che ha partecipato all’evento con la realizzazione di un body painting) e, soprattutto, la solidarietà. (Il Brivido Sportivo ringrazia l’Accademia Olistica ed Estetica Oligenesi per le foto concesse). M.L.

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PESARO 2012: ULTIMO ATTO PER IL C.G. FIRENZE La sezione GpT chiude l’anno sportivo con la doppia trasferta marchigiana

Anche l’anno sportivo 2011/2012 è giunto a conclusione, ed è toccato alle ragazze della sezione di ginnastica generale il compito di onorare gli ultimi due impegni della stagione. Come per le piccole ginnaste del I° livello, la cornice è stata la Fiera di Pesaro, dove quest’anno è andata in scena la “Ginnastica in Festa 2012”, ovvero il lungo periodo di finali nazionali delle competizione inserite nel calendario agonistico federale nella sezione Ginnastica per Tutti. Stavolta, però, in campo gara c’erano le ginnaste del 3° livello del Torneo GpT, qualificatesi per la finalissima marchigiana nella fase regionale dello scorso 15 aprile. A sua volta, anche la fase nazionale prevedeva una giornata di qualificazioni e una di finali, queste ultime suddivise in fascia oro, fascia argento e fascia bronzo, a seconda del piazzamento ottenuto in qualifica: Camilla Vannucchi – già campionessa regionale assoluta di seconda fascia – ha ottenuto un buon 16° posto in fascia argento, scivolando

però di qualche posizione in finale, dove ha concluso con un piazzamento di metà classifica a causa di una sfortunata prova su una delle cinque specialità di gara, la trave. Anche Ricciarda Nencini, sempre in seconda fascia, ha ottenuto la qualificazione alle finali argento, con il 2° posto alla tra-

ve (poi 7° in finale) e il 7° alle parallele asimmetriche (10° in finale), mentre si è qualificata per le finali oro Chiara Cortese, con il 2° posto al volteggio – che si è poi trasformato nel 7° posto italiano dopo la finale – e il 4° alle parallele (10° in finale). È riuscita addirittura a migliorarsi in finale la ginnasta di terza fascia Irene Gensini che, ottenuta la qualificazione in fascia oro con la settima posizione, ha guadagnato una posizione in finale, risultando sesta in Italia nella specialità del minitrampolino. Ha lasciato invece un po’ d’amarezza il mancato accesso alla finalissima a 20

squadre in serie D, ultimo atto della rassegna pesarese. Considerato il totale di 12 punteggi su 15 entrati in classifica in qualificazione (tre prove per ognuno dei cinque attrezzi di gara, escludendo poi la specialità col totale più basso), ha suscitato qualche rimpianto il fatto di aver mancato di soli due punti l’ultimo piazzamento utile: l’ingresso alla finale di sabato 30 giugno sarebbe stato – evitando qualche imprecisione – decisamente alla portata della squadra Open formata da Maristella Bonafede, Chiara Cortese, Irene Gensini, Costanza Mugnai, Camilla

Vannucchi e Viola Vanzi, che comunque ha chiuso 38esima su novanta formazioni in gara. Ironia dei numeri, identico piazzamento per la squadra Allieve (su settanta partecipanti) che, pur non centrando la finale, ha dato ottima prova di sé, con una bella gara delle quattro componenti Sara Corsini, Arianna Giannelli, Alessia Ravenni e Annachiara Sottili, lasciando ben sperare per la stagione che verrà e che per le atlete della sezione GpT del Centro Ginnastica Firenze ricomincerà dai primissimi giorni di settembre.

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15 SQUADRE AL VIA: LA CHAMPIONS C7 ENTRA NEL VIVO

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Inizia la terza giornata dell’intramontabile torneo Champions C7 con ben 15 formazioni iscritte quest’anno. Nei 3 gironi composti da 5 squadre ciascuno, al momento nessuna è riuscita nell’impresa di ottenere due vittorie ma in compenso sia i Rangers nel girone C che l’Olimpique Marsiglia nel girone A possono vantare ad ora un pareggio e una vittoria, mantenendo entrambe l’imbattibilità nel torneo ed anche la testa dei rispettivi gironi con 4 punti. Valencia, Atl. Madrid e Porto sono ancora ferme a zero punti in classifica ma hanno ancora ampie possibilità di ribaltare la situazione e qualificarsi per le fasi finali. Ricordiamo che questo torneo è l’unico che mette in palio per i vincitori le finali europee (4 giorni a Barcellona + torneo europeo a spese dell’organizzazione).

Questi i prossimi incontri della settimana: Girone A Valencia – Ajax Cluj – Olimpic Marsiglia Girone B Atl. Midrid – Milan Rubin Kazan – Manchester UTD Girone C Rangers – Tottenham Chelsea – Porto FC

STRAORDINARIO RIBALTONE DEL LEMURE TEAM AL III° ToRNEO PER TOMMASINO Nella quarta giornata del girone A al III° torneo ‘Valle dell’Arno per Tommasino’ si sono affrontate Lemure Team-Remole e Galacticos-ASD Le Piselle. Nel primo incontro, partenza fulminea dei gialli di Pontassieve, che nel giro di pochi minuti, grazie ad azioni veramente ben manovrate, si sono ritrovati in vantaggio di 3 reti. Dionigi e Mattarozzi i due terminali offensivi che sembravano aver messo in ginocchio i rosa del Lemure Team. Con grande calma invece la formazione compiobbese ha cominciato a macinare gioco e a mettere più volte in difficoltà la retroguardia delle Remole, dove però il nr.1 Prati Lorenzo ha salvato con parate davvero splendide il vantaggio dei suoi. La partita si è sbloccata al 20’ quando Soldi, su azione personale, ha

beffato proprio Prati con un diagonale imprendibile che ha dato la carica ai ragazzi di mister Messeri e che, sempre con Soldi e con un bel gol di Lanno, hanno trovato un insperato quanto meritato pareggio. Nella ripresa il gioco è rimasto in mano ai rosa che però hanno rischiato molto nelle ripartenze personali di Tomat e Soldi, subendo contropiedi micidiali di Manfredonia e Mattarozzi che non hanno concluso a rete. Senza cambi ma con la voglia di portare a casa i 3 punti il Lemure Team si è spinto di prepotenza nella metà campo avversaria ed alla fine ha trovato il vantaggio ancora con Lanno, abile nello sfruttare alla perfezione un bell’assist di Soldi. Reti poi anche per Isoldi e Tomat a chiudere un match

che all’inizio ha visto un predominio delle Remole ma che poi, forse appagati del parziale vantaggio, hanno lasciato troppo campo agli avversari con il risultato di stravolgere una partita che si era incanalata per loro nei binari giusti.

comunque dire eliminazione e l’assalto nei minuti finali ha portato solo al contropiede micidiale di Gigli per la vittoria dei Galacticos!

Nell’altro match l’ASD Le Piselle hanno salutato per prime il torneo perdendo 4-3 contro i blancos della Casamatta ma in un incontro tutt’altro che scontato. Mattolini & Co. hanno dovuto faticare più del solito per vincere l’incontro che per buona parte ha visto infatti i bianco-verdi in vantaggio per 3-2. Trovato il pareggio è stato poi molto più semplice aggiudicarsi anche i 3 punti dato che per le Piselle il 4-4 avrebbe voluto

Anchetta C5 Galacticos Lemure Team Remole ASD Le Piselle

Questa la situazione dopo la quarta giornata del girone A: 9 6 6 3 0

Le bellissime sfide della prossima settimana decreteranno le posizioni finali in vista dei quarti e sono: Anchetta C5 - Remole Galacticos - Lemure Team


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ECCO LE 8 SQUADRE QUALIFICATE PER IL TORNEO C5 COPPA CAMPIONI

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CS Sorgane C5 D.L. Firenze C5

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Mondial Girone A Girone B Girone C Girone D Girone E Girone F

Gli Imprevedibili Steaua Auto Atelier I Ragnoni Atletico Ragnaia Alter Ego Florentia

Polis Multietnic C5 Atletico Ravaneitor G.S. - O.P.A. Mara Canà Galli Neri Borussia Florence

AC Ciabatte Sguaiate F.C. Invicta Spartans FC Antica Trattoria Il Giardino Bastardi Senza Gloria La Taverna

Pes United Real Firenze Atletico Far Oer La Seleste Boca Senior Staff Magnum

Torneo Mondial-Coppa Campioni di calcio a 5 maschile Sono terminate le partite dei gironi della prima fase dei tornei di calcio a 5 maschile, mentre prenderanno il via questa settimana le gare della seconda fase che vede il calcio a 5 maschile dividersi nei Tornei Coppa Campioni e Mondial. Le 8 compagini che si sono qualificate per i gironi della Coppa Campioni sono Koori Sushi Poggibonsi, Con Te Senza Vergogna, DLF Team, FC Devastanti, Final Blow, Splinters, CS Sorgane C5 e D.L. Firenze C5. Di seguito il riepilogo dei gironi della seconda fase nei tornei di calcio a 5 maschile. Torneo Primavera-Giglio Rosa

di calcio a 5 femminile Al Torneo di calcio a 5 femminile Primavera-Giglio Rosa partecipano 14 squadre suddivise in 2 gironi all’italiana di 7 squadre ciascuno con gare di sola andata. Le prime 2 squadre classificate al termine di ogni girone accedono alle Semifinali del Torneo Primavera, mentre le terze, le quarte, le quinte e le seste classificate al termine di ogni girone accedono ai Quarti di Finale del Torneo Giglio Rosa. Le partite dei quarti di finale, di semifinale e finale si svolgeranno in gara unica ad eliminazione diretta: in caso di parità al termine dei tempi regolamentari, le gare saranno decise ai calci di rigore (ad eccezione delle Finali

1°/2° posto nelle quali sono previsti i tempi supplementari: due tempi di 5 minuti ciascuno). Le Outsiders, vincitrici della recente Unisports Silver League, comandano il girone A con 10 punti dopo 4 gare disputate: la capolista è ormai vicina alla qualificazione per le semifinali del Torneo Primavera. Per la seconda piazza favorito è il Firenze Calcio A 5 che però ha giocato una partita in meno delle Outsiders e pertanto è in piena lotta per la vittoria del raggruppamento. Lottano per un posto nel Torneo Primavera anche le Smartist (7 punti, ma con già 4 gare giocate) e l’ASD Firenze 2008 che con i 6 punti conquistati in tre partite è a sole tre lunghezze

dal secondo posto (almeno fino al momento in cui il giornale è andato in stampa). Per quanto riguarda invece la qualificazione ai quarti di finale del Torneo Giglio Rosa ci sono tre squadre in ballo per due posti: FC Athena (3 punti), Ellepi (0 punti) e Le Turche che, ferme a 0 punti, hanno anche giocato una gara in più delle dirette rivali. Nel girone B comanda a punteggio pieno dopo 4 gare il Tichitichitero (ex Aton Green): la formazione vincitrice dell’ultima Unisports Golden League è ad un passo dalle semifinali del Torneo Primavera. Per il secondo posto è lotta a due fra il Non Piangere T (9 punti) e le vice-campionesse della

Unisports Golden League, vale a dire il Cral Dipendenti Comunali Femminile (6 punti). Chi avrà la peggio in questa sfida andrà a giocare i quarti di finale del Torno Giglio Rosa, per il quale stanno cercando di conquistarsi gli altri posti disponibili ben 4 squadre: solo una di queste verrà eliminata dalla manifestazione. Hanno un leggero vantaggio Le Papere e la Pol. San Quirico che hanno messo in cascina 3 punti (anche se la Pol. San Quirico ha giocato una gara in più), mentre devono iniziare a fare punti New Garden (che hanno però disputato appena due incontri) e Le Riserve (tre le gare fin qui disputate) che sono ferme a 0 punti.



ecco che è scoppiato il caso Behrami. Niente da fare, questo mercato ci regalerà anche dei pericolosi agguati interni e infatti ad oggi non è dato di sapere se alla fine anche Valon sarà tolto dalla lista dei cedibili oppure se nel suo caso non sarà la stessa Fiorentina a cercare di ottenere il massimo dalla sua cessione. Anche perché, sia chiaro, non è che la squadra viola abbia molte frecce nel proprio arco per cercare di fare cessioni importanti per arricchire le casse estremamente impoverite della società. Per questo pure Daniele Pradè misura ogni singola dichiarazione e nel caso di Behrami a tutti è rimasta la preoccupazione che in fondo quel ‘niet’ detto nei confronti della nazionale olimpica svizzera potrebbe essere anche un modo per spingere il biondo centrocampista ad accettare la protrazione di contratto alla cifra (1,3 milioni di euro a stagione) fissata dal club viola. Siamo quindi evidentemente ad una possibile svolta sia nelle cessioni sia nell’ingresso di denaro fresco da poter utilizzare eventualmente sul mercato. L’impressione è che sia Pradè sia Macia sia lo stesso Montella debbano fare i conti con grande attenzione alle disponibilità economiche della società. A meno che i Della Valle all’improvviso non si presentino a Firenze con un gruzzolo da mettere a disposizione del loro nuovo allenatore, una sensazione però che giorno dopo giorno si sta indebolendo. Fare oggi previsioni è azzardato e pericoloso, meglio stare ai fatti: intanto arriva Hegazy, sta arrivando Roncaglia e dovrebbe aggregarsi presto anche il nuovo portiere. Ma ci vorrà pazienza, tanta pazienza. Probabilmente durante il ritiro a Moena la Fiorentina crescerà piano piano, giorno dopo giorno, arrivo dopo arrivo. Pazienza deve avere Firenze. E pazienza deve avere lo stesso Montella che per adesso deve accontentasi di conoscere meglio il gruppo di giocatori a disposizione.

Alessandro Rialti

Fuorigioco

di Duccio Magnelli Non sono stati pochi i tifosi della Fiorentina che, durante il campionato europeo, hanno deciso di non tifare per la nazionale, vista la mancanza di giocatori della Fiorentina (e vista anche la solita preponderanza di bianconeri). In effetti, l’unico giocatore viola presente nella rosa era Montolivo che però, scaduto il contratto il 30 giugno, ha giocato la finale da giocatore del Milan (e meno male, vista la figuraccia). Molti tifosi gigliati dimenticano, però, che nel-

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UNA SQUADRA DA SOGNO la rosa degli azzurri c’erano parecchi giocatori che Firenze ha visto, aspettato, desiderato, fischiato e… perduto. E con loro, e con un paio di innesti, si potrebbe ancora allestire una bellissima Fiorentina. In porta ci mettiamo De Sanctis, oggi al Napoli ma che era nella lista dei possibili sostituti di Frey. Terzini Maggio e Balzaretti, quest’ultimo mandato via a furor di popolo (e da Prandelli) tra fischi che buttavano giù lo stadio. Barzagli, in mezzo alla difesa, per qualche tempo ha fatto la spola − a parole − tra Wolfsburg e Firenze. Poi finita l’avventura tedesca è approdato a

Torino (e qualcuno tirò un sospiro di sollievo). Anche Nocerino avrebbe potuto vestire la maglia viola e formare, in mezzo al campo, una coppia niente male con Montolivo. Era già pronto per firmare il contratto ma, mentre era in viaggio verso Firenze, ricevette quella telefonata che lo fece tornare indietro, in direzione Torino. Diamanti era uno dei semisconosciuti pionieri della Florentia Viola. Ma poi dissero che aveva un problema fisico e fu lasciato andare. Anche Cassano, in tempi più recenti, aveva già un piede a Firenze. Perfino Balotelli è stato in procinto di veni-

re alla corte di Corvino, poi per le richieste del giocatore saltò tutto. Ecco, una squadra così, con due come Nastasic e Behrami a complemento, sarebbe davvero da sogno. Ci sarebbero due problemi, però, nell’allestirla. Per prima cosa si sfonderebbe il tetto ingaggi. E già immaginiamo la faccia truce di Diego e di Andrea. E poi ci vorrebbe un tecnico capace di farle ragionare insieme tutte queste teste, alcune delle quali piuttosto balzane. Uno bravo come quello che ha portato l’Italia alla finale degli Europei. Già, ma non è un ex viola anche lui?


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