2004 01 IT

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ine m i r c l e d o Il mond

Soft Secrets

Una serie di interviste che indagano sul business della cannabis alla luce del crimine semi-organizzato in Olanda. Lo scopo è disegnare un realistico profilo della gente del network illegale che rende sicuro il mercato sempre ben fornito di hashish e erba. Dai “big boys” agli spacciatori adolescenti, l’inviato speciale di Soft Secrets, Charlie Stone, svela il mondo del crimine in tutti i suoi molteplici aspetti.

L’inferno in terra delle prigioni del Marocco Circa quindici anni fa, Willem, 50 anni, era un piccolo imprenditore da qualche parte nel nord dell’Olanda. Stava anche divorziando. La sua ex moglie decise che non voleva che lui mantenesse alcun contatto con i suoi figli e Willem volle provare a fare qualcosa per questo. Non avendo soldi per pagare le spese di un avvocato, decise di contrabbandare cinque chili di droga dal Marocco, paese che gli era molto familiare per le frequenti vacanze trascorsevi. Tradito ed arrestato, ha girato numerose prigioni del Marocco: un vero inferno in terra. “Midnight Express” sembra un villaggio turistico in confronto. Willem rende partecipe Soft Secrets della sua esperienza. Willem, raccontaci come è stato che hai deciso di contrabbandare il fumo? Sono stato in Marocco alcune volte come turista e ho fumato per la maggior parte della mia vita, così sapevo come comprarne laggiu’. Sono un forte fumatore, così avevo preso l’abitudine di restare in Marocco per settimane o anche mesi. Cosa facevi per vivere? Avevo la mia piccola attività. Vendevo pezzi d’antiquariato e cose del genere. Non veri pezzi d’antiquariato, piu’ cianfrusaglie e cose del genere, quello che i francesi chiamano Bric a brac, bella parola. Poi ho iniziato ad avere problemi con la schiena e poco dopo ho avuto un brutto incidente con la macchina. Il risultato è stato che sono stato dichiarato inidoneo al lavoro e ho cominciato a ricevere la pensione sociale al minimo livello assoluto. Come hai scoperto il Marocco ? Ero stato invitato a raggiungere un conoscente per una vacanza in Marocco. Me ne sono davvero innamorato così l’anno successivo tornai per fare un lungo viaggio attraverso tutto il paese. Mi ero reso conto ben presto che i soldi che ricevevo come pensione in Olanda, appena sufficienti per sopravvivere in patria, erano sufficienti per farmi vivere in modo confortevole in Marocco. In effetti quella somma laggiu’ è sufficiente per vivere come un re. Non che buttassi via i soldi. Facevo un sacco di autostop o prendevo gli autobus locali. Potevo andare in Marocco e tornare per trecento “guilders” se ne avevo bisogno. Quanti anni avevi? Oh, circa trenta, penso. Era l’inverno del 1984, se ricordo bene.

Conoscevi già abbastanza del commercio di erba allora?

Cosa pensavi mentre tutto questo stava accadendo?

Certo. Fumo da quando avevo diciassette anni. Mi ha sempre attratto molto ed ancora oggi è così.

Mi sono reso conto che qualche cosa era andata storta. In certe situazioni, uno tende semplicemente ad irrigidirsi. E’ come essere in condizione di shock. Tu guardi cosa accade, registri tutto ma non puoi rispondere. Non c’è neppure stato il tempo per essere sopraffatto dall’emozione: dopo cinque minuti avevano trovato quello che cercavano.

Dove hai comprato la roba che volevi contrabbandare? Avevo un indirizzo per questo. Non ho comprato la droga ma i semi, le piante stesse. Volevo tirare fuori le piante migliori così da raggiungere una qualità selezionata. Quello che volevo portare con me al ritorno doveva essere una cos’ superba qualità che anche il piu’ scafato conoscitore rimanesse impressionato. Come hai pianificato il contrabbando? Quella volta avevo deliberatamente comprato un biglietto per Agadir. In primo luogo questo mi faceva apparire come un turista, inoltre mi portava in una parte “innocente” del Marocco. Tutti i commerci di droga hanno luogo in una piccola parte della piu’ remota regione del nord. Nel resto del paese è un taboo come tutti sanno nel mondo. Ma Ok, tutto sarebbe stato perfetto se non fossi stato tradito, semplicemente sono stato scaricato. Da chi? Dal tipo che mi ha venduto la roba. Mi ha venduto la droga e poi mi ha venduto alla polizia. C’è una taglia per questo. E’ stato anche colpa mia in qualche misura, perchè mi sono lasciato fregare da lui. Ma non ero certo un contrabbandiere professionista, era la mia prima volta ed è diventata anche la mia ultima volta. Avevo comprato le piante da quell’uomo e mi ero accordato con lui per trasformarle in droga secondo le mie indicazioni. L’intero processo ha richiesto tre o quattro giorni. Io stesso ho pressato e impacchettato tutto nascondendolo nella mia valigia. Avevo pressato tutto in grandi stecche che avevo nascosto nella falsa fodera della valigia. Cinque chili in totale. Cosa è successo all’aeroporto? I funzionari doganali erano frustrati perchè non erano riusciti a trovare niente pur avendo ricevuto una segnalazione che io stavo trasportando qualcosa. Era davvero ben nascosto. Ma poi loro si innervosirono e cominciarono a tagliare col coltello ogni cosa.

Cosa è successo dopo? Sono stato messo in una piccola cella, in cui sono rimasto per alcuni giorni mentre il magistrato locale decideva cosa fare di me. Come eri trattato? In realtà, l’atteggiamento della maggior parte dei poliziotti era “Che deficiente, farsi prendere in questo modo” e “ti sei sbattuto per comprare della robaccia di scarto, anche”. Dopo sono stato caricato su una piccola macchina e portato in tribunale. Lì fu deciso che dovevo essere tenuto in custodia preventiva. Ogni cosa veniva detta in arabo e io non ho potuto capire una sola parola. Da là sono stato mandato nella prima prigione, un posto chiamato Inezgane, vicino ad Agadir. Sono restato là per sei mesi prima di essere trasferito alla prigione di Salè, una cittadina uguale a Rabat. Quando è stata la prima volta che sei comparso davanti ad una corte? E’ stato sei o otto settimane dopo. Sono stato condannato a cinque anni di prigione. Il processo d’appello c’è stato circa sei settimane dopo. Ed è quando la sentenza diventa definitiva. In totale io ero stato in possesso di cinque chili ma nel processo continuavano a parlare di 4.600 grammi, così ho pensato che non era poi roba così scadente dopo tutto, ha ha! Avevi un avvocato? No, naturalmente no. Me ne è stato semplicemente procurato uno durante l’udienza. Il giudice ha domandato ai presenti se c’era in aula un avvocato che è stato rapidamente incaricato. Questo è il odo in cui i casi vengono divisi tra gli avvocati. E naturalmente tutto avveniva in arabo. Non avevo idea di cosa stesse accadendo, nè questo mi veniva spiegato. Non ho mai nemmeno visto i capi d’imputazione.

Com’è stata la prima prigione, a Inezgane? Era piuttosto vicina all’inferno dantesco. Un vero inferno. Eravamo 96 in una cella di 42 metri quadri. E la nostra non era la cella piu’ sovraffollata. Ce n’erano alcune in cui venivano tenute piu’ di cento persone. Nella mia cella non avevo nemmeno mezzo metro quadro per me. Non c’erano letti, nè sedie o tavoli. Era completamente spoglia, eccetto per due buchi in un angolo dove potevi andare di corpo. Non siamo mai stati fatti uscire nè abbiamo avuto ore d’aria: eravamo semplicemente chiusi 24 ore al giorno. I prigionieri piu’ influenti erano riusciti a guadagnare un po’ di spazio in piu’ e così avevano un’area di due metri per loro. Ma la loro vittoria era una sconfitta per gli altri. C’erano molti stranieri insieme? E’ appositamente organizzato perchè non ci siano mai due stranieri insieme in una cella. Salvo, naturalmente, che non ci siano piu’ stranieri che celle disponibili. Fa parte della pena che tu non debba mai rilassarti neanche solo per il fatto di poter contattare un altro straniero. Questa è la loro motivazione. I tuoi compagni di cella erano in situazioni simili alla tua? No, assolutamente! Eravamo semplicemente ammucchiati insieme. Assassini, tassisti, stupratori, contrabbandieri, alcuni ergastolani e alcuni con pochi anni. C’erano anche pochi ragazzi giovanissimi tra noi. Questi ragazzi subivano abusi sessuali nei modi piu’ orribili. Erano messi in vendita tra i prigionieri. Tredici o quattordici anni, non potevano essere piu’ vecchi. A volte ne arrivava uno nuovo, non un ragazzo di strada ma un giovane sano e pulito. Ma già la prima notte veniva preso dal “capo camera”, quello da piu’ tempo in cella. Le guardie consideravano questi uomini come capi della cella. In seguito il ragazzo veniva venduto al secondo e dopo pochi giorni nuovamente venduto ad altri. Ma dopo qualche tempo, il ragazzo diventava davvero sporco. Malato di scabbia e pieno di pulci. Il suo ano si infettava. Allora non serviva piu’ a niente e a nessuno e veniva abbandonato al suo destino con il resto della gabbia.


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