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STRAIN REPORT COME DISTRICARSI NELLA SCELTA DEL SEME DA PIANTARE PER L'AUTOMEDICAMENTO
Choose your strain Scegliere una varietà di canapa medicinale, cioè ad alto contenuto di principi attivi, non è per niente facile. Che sia per divertirsi con gli amici la notte o per curarsi da una brutta malattia non è certo semplice trovare la varietà adatta alle nostre esigenze. Nel senso che un approccio alla coltivazione casalinga inizia sempre con un seme dal nome altisonante, magari dopo una fiera o una coppa dove ha vinto qualche trofeo. Fatto il primo raccolto di CBG cominciano le domande, i dubbi e le necessarie riflessioni. Innanzitutto si valuta la produzione, se è stata abbondante o scarsa, se i fiori sono ben compatti in grappoli densi o se sono dei panicoli aerosi, si annusa la sostanza secca e
un più ampio spettro d’azione a livello di terpenoidi, e premesso che con ruderalis si intende un ceppo di canapa autofiorente rustica delle alte latitudini, andiamo a
tezza generalizzato misto allo stone. L’effetto di una varietà indica è lo stoned, quella sensazione di pesantezza corporea dovuto ad un profondo effetto miorilassante esercitato dai terpenoidi della canapa. Assumendo indica si può arrivare all’addormentamento per via della sua azione soporifera ad alti dosaggi. Una ridotta nausea e un aumentato appetito sono gli effetti collaterali dovuti all’assunzione e sono forse i più ricercati in ambito farmaceutico proprio per contrastare la nausea dovuta ai farmaci chemioterapici e proprio per stimolare la ripresa dell’appetito in pazienti affetti da inappetenza dovuta ad altre patologie. La cannabis sativa, invece, nasce dalle zone equatoriali del nostro pianeta come il sudest asiatico e il centro-america dove nascono le grandi sativone pure, piante dalla
È SEMPRE IMPORTANTE E SALUTARE SCEGLIERE UNA VARIETÀ DI CANAPA SPECIFICATAMENTE IN RELAZIONE ALLA SUA DESTINAZIONE D’USO si cercano aromi e profumi vari tra oriente e balsamico, passando per lo sfortunato fieno (sintomo di un errore grossolano nell’essiccazione). Infine si assaggia e si traggono le conclusioni in relazione all’effetto – se è quello desiderato – e al gusto, che solitamente piace e sovente stupisce i principianti. Se la coltivazione ha destinazione commerciali, allora bisognerà valutare il peso della sostanza secca raccolta, la velocità di fioritura e il rapporto fiori/foglie – che deve essere il più alto possibile per garantire un ottimo stoccaggio anche sottovuoto. Il mio articolo è rivolto agli utilizzatori in proprio, i cosiddetti coltivatori diretti, non a chi è interessato a produrre per fini commerciali: senza critica alcuna, non credo interessi tanto l’effetto antidolorifico causato dal consumo di certe varietà di canapa a chi deve produrre per vendere al mercato nero (notoriamente composto di ignoranti in materia). Una prima scrematura tra le migliaia di varietà presenti è sicuramente la scelta tra un ibrido a prevalenza indica o un ibrido a prevalenza sativa, oppure una linea pura o, perché no, una ruderalis. Questa scelta comincia con la ricerca di un effetto psicofisico, quindi se per te l’erba “ti fa” o “non ti fa” comincia a riconsiderare il tuo rapporto con una pianta che per millenni è stata la panacea di tutti i mali. Quando molto tempo fa un amico mi chiese quale varietà scegliere da coltivare gli dissi “se per te hanno tutte lo stesso effetto allora fai Cannatonic e sappimi dire”. La mia provocazione venne colta, per fortuna, grazie ai Canna labs e alle loro analisi sui campioncini che trasformarono la mia scelta da una “leggerina” ad una “medicina per mamma”. Non so se in tanti hanno una madre col mal di schiena cronico, il mio amico ora non più. Questo aneddoto è servito proprio per spiegare l’importanza di scegliere una varietà di canapa in relazione alla sua destinazione d’uso. Premesso che esistono gli ibridi indica/ sativa appunto per equilibrare ed offrire
vedere cosa significa indica e cosa significa sativa. Innanzitutto chiariamo che non si tratta di specie differenti altrimenti dal loro incrocio non si avrebbero discendenti. Ma in cosa differiscono? Differiscono nell’effetto innanzitutto, oltre che nel portamento, nella forma e nella resa. La cannabis indica viene dall’Asia meridionale, in un'area di provenienza che va dal Pakistan al Bangladesh, dove gli esemplari autoctoni riuscivano a fiorire con un periodo di fioritura intorno alle 7 settimane con uno stretching molto contenuto sino ad inizio fioritura. Le foglie palmate sono di un colore generalmente più scuro rispetto alla media delle varietà di canapa diffuse e le piante di varietà indica sono esemplari bassi, tozzi e robusti con uno scarso stretching e una fioritura molto compatta con grosse cime compatte. Una varietà indica resiste meglio ai piccoli stress e agli errori del coltivatore, inoltre data l’esigua durata del periodo di fioritura è meno suscettibile a muffe e patogeni rispetto agli ibridi in commercio. Inoltre una varietà indica è ciò che possiamo assimilare al concetto di “erba da fumare” che può andare benissimo per i neofiti come per i fumatori che si definiscono “di una volta”, quindi alla ricerca di un imprecisato effetto di rilassa-
fioritura lunghissima e dal forte stretching che le caratterizza. Una sativa pura può impiegare sino a 14 settimane per completare la propria fioritura dando origine alla forma ben conosciuta. Una sativa in fioritura si presenta come esile e molto alta, dalle cime dense ma distribuite lungo il fusto. Questo adattamento - un grande stretching per distanziare tra loro i fiori - è
il risultato di pressioni selettive naturali per creare l’individuo migliore e più resistente agli attacchi dei patogeni lungo tutte le 10-15 settimane di fioritura. È facile capire uno stretching così vistoso a fronte di così tante settimane di fioritura, cosa che rende difficoltose le sative ai principianti; su un periodo di fioritura così lungo chissà quanti patogeni possono attaccare la pianta! L’effetto delle sative è molto particolare, basta assumerne almeno una 0,5 per rendersi conto subito della differenza con un’indica. Una sativa agisce prettamente sulla testa dando l’effetto di apertura mentale e innalzata creatività tanto ricercato dagli “old stoners” (ossia i vecchi fumatori di una volta) che hanno smesso di stonarsi di Indicone con un’ottima componente ansiolitica e antidepressiva. L’effetto di una sativa è denominato “up” proprio perché agendo come stimolante mentale non provoca effetti di eccessivo rilassamento corporeo dei muscoli. Il consumatore meno esperto potrebbe non apprezzare l’effetto stimolante della sativa perciò prima di passare ad un prodotto fortemente sativa consiglio di assaggiarne un po’ per evitare di ritrovarsi tra le mani un’erba che, detto da ignorante, “non ti fa effetto”. La ruderalis proviene invece dalle steppe russe. Ad altissime latitudini, dove a causa della brevità della stagione favorevole alla fioritura ha costretto la natura a sviluppare varietà dalla fioritura brevissima e non foto periodica. Ad un certo punto sopravvissero solo quegli individui la cui fioritura risultava di breve durata e soprattutto slegata dalla lunghezza della notte (indoor si tratta delle ore in cui è spenta la lampada). Le ruderalis sono le autofiorenti e quelle a fioritura rapida denominate online come “varietà early flowering”. Il contenuto di principi attivi, sebbene vario, è sempre stato tradizionalmente povero in THC che è il composto più ricercato dai coltivatori nel mondo. Dobbiamo la comparsa di autofiorenti, valide e paragonabili ai migliori ibridi indica/sativa, grazie alle seedbank e ai breeders che negli ultimi 5 anni si sono prodigati incrociando le prime autofiorenti sino a creare le autofiorenti moderne, che della ruderalis hanno solo il carattere dell’autofioritura. Consumare una ruderalis