LA RIVISTA DELLA CANNABIS DAL 1985
GRATIS Numero 2 - 2015
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30 Nebula
Varietà classiche: Blueberry
39 Come produrre olio di CBD
49 Padroneggiare l’arte dell’innesto
18+ Solo per adulti. Soft Secrets viene pubblicato sei volte all’anno dalla Discover Publisher BV, Paesi Bassi
Via alla cannabis Made in Italy
di Giona Dark
AMSTERDAM
RRY SENSI-STAR DELAHAZE PANDORA BELLADONNA WAPPA ALL
Si dice che l'Italia soffra di nanismo imprenditoriale. Il compromesso storico sull'avvio di una produzione di cannabis medica in proprio, siglato lo scorso 18 settembre dai Ministeri di Salute e Difesa e strombazzato come uno dei grandi risultati del governo Renzi, ha prodotto poco più di una serra da 50 metri quadri. Nell'imponente Istituto Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, il progetto pilota che dovrebbe essere in grado di servire tra i 600.000 e i 900.000 pazienti stimati dalle proiezioni, starà tutto in uno spazio da 5 metri per 10. Il via libera definitivo è stato dato ai militari alla fine dello scorso mese ma il progetto è partito già sottodimensionato: per arrivare alla serra da 50 metri quadrati bisognerà aspettare infatti la fine dell'estate. «Dobbiamo partire con una produzione di tipo sperimentale spiega al Corriere il colonnello Antonio Medica, responsabile della Produzione - . È il primo passo per completare l'iter autorizzativo e amministrativo previsto». Se il Ministero della Salute e l'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) daranno il nullaosta a questo primissimo raccolto, allora entro l'estate entrerà probabilmente a regime la famosa serra da 50 metri quadrati. Per ora, quindi, la serra pilota che da i natali a quella che a tutti gli effetti è la prima vera cannabis Made in Italy è poco più di un bugigattolo. Peccato però che il Ministero della Salute abbia stimato che il fabbisogno annuo su cui deve attestarsi la produzione non può essere inferiore a 100 kilogrammi. Stando ai dati dello scorso anno, infatti, le richieste per le importazioni di infiorescenze di cannabis dall'Olanda hanno toccato i 56 kilogrammi. Per raggiungere il traguardo di un quintale di prodotto finito all'anno, bisognerà quindi allestire altre serre e i responsabili dello Stabilimento dicono di avere già pronta un'area di 600 metri quadrati nello stesso capannone dove fino agli anni 80 si fabbricava sapone. Stando agli addetti ai lavori, la produzione a pieno regime non vedrà probabilmente la luce prima del prossimo anno.
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Attenzione: i semi di canapa sono esclusi dalla nozione legale di Cannabis, FLz VLJQL¿ FD FKH HVVL QRQ VRQR GD FRQVLGHUDUVL VRVWDQ]D VWXSHIDFHQWH / GHO DUW FRPPD OHWW % FRQYHQ]LRQH XQLFD VXJOL VWHSHIDFHQWL GL 1HZ <RUN GHO H WDEHOOD GHO GHFUHWR PLQLVWHULDOH ,Q ,WDOLD OD FROWLYD]LRQH GL &DQDSD q YLHWDWD DUWU H GHO GSU VH QRQ VL q LQ SRVVHVVR GL DSSRVLWD DXWRUL]]D]LRQH DUW GSU ,Q DVVHQ]D GL DXWRUL]]D]LRQH L VHPL SRWUDQQR HVVHUH XWLOL]]DWL HVFOXVLYDPHQWH SHU DOWUL ¿ QL ]RRWHFQLFR FROOH]LRQLVWLFR HWF , VHPL YHQJRQR YHQGXWL FRQ OD ULVHUYD FKH HVVL QRQ VLDQR XVDWL GD WHU]H SDUWL LQ FRQÀ LWWR FRQ OD OHJJH
Quello che i militari riusciranno a produrre dovrebbe comunque entrare da subito nel circuito che porta ai pazienti. L'Istituto Chimico Farmaceutico Militare riceverà infatti gli ordini dalle farmacie e provvederà alla consegna anche tramite distributori esterni. «Sarà compito del farmacista preparare le dosi - precisa il colonnello Medica - . Sappiamo che in base al tipo di patologia sono previsti dosaggi diversi. Ecco perché non possiamo fare il prodotto finito, come è accaduto altre volte. I quantitativi medi di prodotto essiccato variano dai 20 ai 100 milligrammi al giorno per paziente, pari a 30-35 grammi l'anno per paziente. Quindi i 100 chili di produzione previsti dal ministero della Salute dovrebbero essere sufficienti a coprire le prime esigenze». Dovrebbero. In attesa di vedere i frutti del primo raccolto, possiamo dire che come calcio d'inizio, quello della cannabis Made in Italy non è di certo spettacolare. Sappiamo già che è poca. Speriamo almeno che sia buona.
3 EDITORIALE
Scuole ancora nel mirino dell'antidroga Ne avevamo già parlato – con preoccupazione – sul numero III dello scorso anno: sempre più spesso i blitz antidroga delle forze dell'ordine colpiscono gli istituti superiori italiani. Unità cinofile al seguito, gli agenti vengono per lo più chiamati dagli stessi dirigenti scolastici, presi tra l'incudine di un fenomeno ormai endemico – in Italia i giovani a far uso di cannabis sarebbero 1 su 4, stando alla Relazione al Parlamento sulle tossicodipendenze del 2014 – e il martello di genitori apprensivi, che addirittura chiedono a gran voce test antidroga all'interno dei plessi scolastici. Nove volte su dieci, le retate delle forze dell'ordine si rivelano un buco nell'acqua: sequestri di pochi grammi di hashish o marijuana, qualche espulsione, pochissimi i deferimenti al Tribunale (quasi sempre dei minori).
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Nonostante l'attuale legge sulle droghe sia stata decisamente ridimensionata rispetto al monstrum liberticida che fu la Fini-Giovanardi – e abbia rimesso la cannabis nella tabella che le spetta, ovvero quella delle droghe cosiddette “leggere” – è evidente che per il Ministero dell'Interno, a cui fanno capo le Questure incaricate dei blitz ai danni degli studenti, la repressione e l'intimidazione sono ancora le parole d'ordine. Piombare in divisa nelle classi, rovistare negli zainetti o sguinzagliare i cani tra i banchi sono azioni che non possono essere definite altrimenti se non come atti intimidatori, volti a criminalizzare una condotta che, anche a livello penale, è ormai stata accettata e derubricata. Perché accanirsi contro gli studenti allora? Noi di Soft Secrets non abbiamo certo la verità in tasca, ma sicuramente non possiamo non leggere questi “repulisti” come la naturale estensione di quella teoria del passaggio per cui “si comincia dallo spinello e si passa all'eroina”. Non a caso, gli incontri che vengono fatti nelle scuole del bel paese a corollario di questi blitz, martellano sempre su questo punto, col risultato – fin troppo prevedibile – che i veri rischi collegati all'abuso di stupefacenti vengono minimizzati dai destinatari. Come biasimare gli studenti, d'altronde, se l'unica risposta alla loro naturale curiosità e voglia di socializzare è quella del tabù, della demonizzazione, della repressione? Nel ricorso all’utilizzo delle forze dell’ordine all’interno di una scuola per un motivo del genere, c’è infatti la negazione in toto della vocazione stessa di quel luogo. Laddove un docente, un preside o chiunque altro al loro posto dovessero avere la percezione che c’è qualcosa che non va nei ragazzi con i quali lavorano, rientrerebbe nel loro ruolo di educatori parlarne con i singoli, con il gruppo, con i genitori. Permettere, o addirittura richiedere, di farli annusare da cani poliziotto in un luogo in cui si va per conoscere il mondo, informarsi e soprattutto imparare, significa abdicare in primis al ruolo stesso di educatori. È negare la complessità, le articolazioni, le fragilità di ragazze e ragazzi che, mai come nel periodo dell'adolescenza, sono materia plastica in cerca di forma. Anche e soprattutto per queste ragioni, noi di Soft Secrets abbiamo pensato che è arrivata l'ora di dare la parola ai ragazzi stessi. Lo facciamo alle pagine 43 e 44 in una lunga intervista di gruppo che interesserà anche il numero in uscita a maggio. Quello che purtroppo preme sottolineare, in conclusione e allo stato attuale delle cose, è che, a conti fatti, nelle scuole italiane la war on drugs è (purtroppo) di Giovanna Dark ancora una realtà.
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Holographic Series 1 è il primo prodotto a utilizzare la tecnologia a diffusione ottica olografica avanzata che unisce completamente le varie lunghezze d’onda e produce una distribuzione omogenea della luce senza zone calde. Le luci utilizzano LED ad alte prestazioni da 75W, che sostituiranno le fonti HPS da 250W. Le fonti non emettono praticamente alcun calore e dovrebbero avere oltre il 90% della loro intensità luminosa anche dopo 50.000 ore di utilizzo, il che corrisponde a molto più di 10 anni per la maggior parte dei coltivatori. Per maggiori informazioni e per ordinare, visitate www.crazy-leds.com
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sanguigno. L’adrenalina aumenta lo stato di allerta ed è anche un antidolorifico. L’adrenalina riduce l’effetto della psilocibina. Manuale Mettete i tartufi nel grinder. Mettete la parte superiore sopra la parte inferiore e schiacciate bene. Ruotate la parte superiore e la parte inferiore in direzioni opposte. Ripetete il movimento finché non otterrete una sostanza simile al burro di noccioline. Suggerimenti e trucchetti: Aggiungete delle noccioline ai tartufi prima di triturare. Questo aumenta il sapore del 100%. Provate alcune foglie di basilico fresco con olio di oliva e otterrete il miglior pesto di tartufi di sempre! Provate triturando l’erba nel grinder. Sarà un po’ più grossolana di quella che ottenete con i grinder tradizionali. Consigliata in particolare per i vaporizzatori. Mandate i vostri trucchi e consigli a: info@magictruffles.com Troverete questi grinder nei migliori smart shop o su www.chillsandthrills.com / www.magictruffles.com
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MEDICAL CANNABIS
CANAPA TERAPEUTICA, LA PAROLA AI RICERCATORI
di Carlos Rafael Esposito
I cannabinoidi, oltre ad essere presenti in natura nella pianta della cannabis, sono presenti e prodotti anche dall'organismo umano. Il sistema endocannabinoide, dove per endo si intende interno al corpo umano, è il responsabile della produzione e del funzionamento dei cannabinoidi prodotti dal nostro corpo e svolge un'azione parallela a quella svolta dai cannabinoidi che possiamo assumere grazie alla pianta di canapa. Regola l'assorbimento energetico del nostro organismo, il movimento degli elementi nutrienti, il loro metabolismo e la loro conservazione. Gli endocannabinoidi regolano diverse funzioni del sistema nervoso, dell'apparato cardiaco, del sistema riproduttivo e del sistema immunitario. Infine aiutano il nostro sistema nervoso a comunicare, funzionando come messaggeri fra una cellula e l'altra. Nel complesso quindi, questo sistema svolge una funzione pro-omeostatica, si attiva cioè quando nell'organismo si verificano degli scostamenti dallo stato ideale, omeostasi appunto. Tratte dal libro “Canapa Medica. Viaggio nel mondo del farmaco proibito” di seguito l'opinione di due ricercatori nostrani: Daniele Piomelli, direttore del Dipartimento “Drug Discovery and Development” dell'IIT di Genova e professore di Anatomia e Neurobiologia ad Irvine presso la University of California e di Luigi Romano, laureato in Biologia Ambientale nel 2010 presso l’Università di Bari e ricercatore presso Bedrocan, ditta olandese che produce cannabis per scopi medici.
Cos’è e perché serve studiare il sistema endocannabinoide? Dottor Piomelli: «Studiare il sistema endocannabinoide è importante come lo è studiare il funzionamento del cervello. Stiamo parlando di un sistema di trasmissione celebrale. La maggior parte degli italiani non conosce cosa sia e quindi non conosce nemmeno la ragione per la quale il suo studio sia molto importante. Dall'altro lato, la maggioranza degli italiani conosce cosa sia la marijuana e quali siano i suoi effetti psicologici: l'allegria, la creatività, la socialità e la diminuzione dell'ansia».
E voi ricercatori di cosa vi occupate?
«Vogliamo capire gli effetti positivi
importanti come ad esempio chi la usa per contrastare gli effetti della chemioterapia. Negare a queste persone l'utilizzo compassionale della canapa costituisce un atto criminale e sicuramente non etico e credo che ciò sia ovvio per chi è capace di un atteggiamento empatico». Dopo il Dott. Piomelli ecco l’opinione del più giovane collega Luigi Romano, con un passato di ricerca presso la Bedrocan, ditta olandese che produce cannabis per scopi terapeutici: la sua storia ci permette di entrare a contatto con una realtà di eccellenza nell'ambito della ricerca cannabinoide e di confrontarla con lo stato della ricerca nel nostro paese. e negativi della canapa e capire come mai questo farmaco funzioni. Studiare il sistema endocannabinoide è una maniera per comprendere meglio il funzionamento del nostro cervello. La canapa agisce perché imita un sistema di neurotrasmissione che il cervello, animale e umano, ha sviluppato nel corso dell'evoluzione. Il sistema endocannabinoide svolge funzioni importantissime a livello di controllo dell'umore, del dolore e dell'appetito. La canapa utilizzata in contesto terapeutico aumenta l'appetito, migliora l'umore e diminuisce il dolore. Noi studiamo affinché in un futuro sia possibile avere gli effetti positivi della canapa, come quello analgesico e antidepressivo senza avere gli effetti negativi, come la produzione di dipendenza, allo stesso modo di nicotina ed alcol. La pericolosità relativa di questa sostanza è comunque molto bassa e le conseguenze della sua dipendenza, come l'irritabilità e la perdita del sonno sono certamente più blande rispetto ai farmaci oppiacei».
A che punto è la ricerca nel nostro paese?
«In Italia manca la sperimentazione sull'uomo perché, essendo molto costosa, serve il sostegno e l'investimento dell'industria farmaceutica che sponsorizzi queste ricerche permettendo di applicarle a livello umano. Nel contesto internazionale il contributo italiano è molto importante a livello qualitativo, a cominciare dal lavoro di Di Marzo, e si situa allo stesso livello degli altri paesi europei e extraeuropei. La differenza con gli Stati Uniti è che, seppur in quel paese la legislazione sia schizofrenica con conflitti fra legge federale e nazionale, la quantità di ricerche effettuate è certamente maggiore che da noi. In Italia la politica incide sul nostro lavoro, non tanto sulla ricerca di base, ma parecchio sulle ricerche cliniche. La legge italiana è piuttosto restrittiva. È molto difficile fare uno studio clinico utilizzando farmaci cannabinoidi e gli studi sulla canapa sono difficili da realizzare perché essendo questa sostanza considerata una droga risulta di difficile reperibilità».
Di cosa avreste bisogno per lavorare più efficacemente? E cosa ne pensa del processo di legalizzazione in atto negli Stati Uniti? «Sapendo che non si tratta di un farmaco pericoloso, che necessita di un migliore studio per fornire risposte certe e visto che la sua utilità in certe situazioni è ormai pacifica, per rendere più semplice la ricerca clinica servirebbe una legislazione più razionale che tolga barriere ed ostacoli alla ricerca scientifica. Io sono favorevole alla depenalizzazione e credo che questa sostanza possa essere legalizzata seguendo una serie di regole, come ad esempio vietandola ai minorenni. Quello al quale io sono fortemente contrario è allo sdoganamento dell'utilizzo ludico mascherato da terapeutico, non perché credo che l'uso ricreativo sia pericoloso, ma perché sono convinto che bisogni chiamare le cose con il proprio nome e regolamentarle di conseguenza. Per quel che riguarda l'autocoltivazione da parte dei pazienti credo che non sia la soluzione ottimale, ma è comunque una soluzione che capisco, soprattutto se si tratta di patologie
Che tipo di ricerche avete condotto in Olanda?
Dott. Romano: «L’oggetto della nostra ricerca è stato l’olio di Rick Simpson, quindi cannabinoidi applicati nella cura del cancro. La prima parte del mio stage si è focalizzata sulla ricerca bibliografica riguardo cannabis, cannabinoidi e cancro ed è stata svolta in Italia. La seconda parte si è svolta in Olanda presso l’Università di Leiden. L’attività di laboratorio consisteva nel riprodurre e analizzare “5 ricette” per produrre l’olio di cannabis tra le quali quella di Rick Simpson che consiglia l’uso della nafta. Le altre 4 erano con etanolo, etere e 2 con olio d’oliva extra vergine. Il nostro obiettivo era quello di individuare una buona “ricetta” riproducibile nella quiete domestica anche da persone non proprio in salute».
Cosa siete riusciti a comprendere? I risultati indicano che la nafta è da evitare, l’etere è buono ma deve essere maneggiato con attenzione, l’etanolo è buono ed è il solvente maggiormente utilizzato e le due ricette con olio d’oliva sono le più tranquille da effettuare in quanto non richiedono l’evaporazione del solvente e il relativo sprigionarsi di fumi. Prendendo insieme i risultati della mia ricerca bibliografica (test in vitro, test in vivo, trial clinici), delle evidenze riportate da tanti pazienti si può dire che i cannabinoidi hanno sicuramente un’azione sulle cellule tumorali e che la forma terapeutica che molti pazienti stanno usando è l’olio di cannabis, ovvero un estratto
9 concentrato che contiene soprattutto cannabinoidi e terpeni».
ordinò un flaconcino di THC, circa 25mg. Il flaconcino è arrivato dopo la mia laurea, circa 2-3 mesi dopo. Questo è solo la mia esperienza ma credo che in molti laboratori le cose siano così. Quindi, come si può fare ricerca se nel frattempo che attendi il prodotto altri gruppi di ricerca nel mondo hanno già pubblicato nuovi e diversi studi?».
Cosa hai imparato da questa esperienza di ricerca olandese?
«L'attività di ricerca alla Bedrocan è incentrata soprattutto su cannabis/ cannabinoidi e sui metodi di somministrazione del farmaco. L'aspetto agronomico della cannabis viene sviluppato principalmente nelle serre che sono situate a Veendam. Cercano di valutare tutti i diversi parametri di coltivazione (dal pH, alla quantità di acqua giornaliera, ecc...) per arrivare a definire la migliore condizione di crescita delle piante. Le varietà che producono sono diverse, dalla rinomata Bedrocan al Bediol, Bedica, Bedropoor, eccetera. Le genetiche sono fornite da Sensi Seeds. Ovviamente la standardizzazione delle piante deriva da un ambiente controllato ed esso stesso standardizzato. Lo standard medico si raggiunge garantendo la presenza e quella certa concentrazione di cannabinoidi. Questo risultato lo si ottiene solo in serra e seguendo le GAP (Good Agricoltural Practices). Per quel che riguarda i cannabinoidi la Bedrocan cerca di isolare e caratterizzare i vari cannabinoidi partendo da materiale vegetale. Per le tecniche di somministrazione del farmaco sono molto concentrati sul vaporizzatore e cer-
cano di coinvolgere altre figure professionali per sviluppare strumenti e metodi sempre più efficaci. Per quel che ho potuto vedere sono un punto di riferimento per chiunque svolga ricerca su cannabis e cannabinoidi: avendo la disponibilità praticamente immediata di materiale vegetale controllato, coltivato secondo le GAP e standardizzato in contenuto di cannabinoidi, la loro ricerca può andare avanti senza i vari ostacoli che si presentano in altri paesi europei. Senza contare la presenza in Olanda di istituzioni quali il Cannabis Bureau e NCSM [NDR. Associazione olandese per la cannabis legale e medica]. La ricerca sui cannabinoidi ha fatto, e continua a fare, passi da gigante».
Cosa ne pensi della situazione della ricerca in Italia?
«In Italia si lavora e si lavora tanto, basti pensare a Di Marzo, De Petrocellis, Grassi. Il problema è sempre la regolamentazione e tutto quello che ne deriva. Non conosco i dettagli di altri laboratori ma durate l'anno di tesi il mio prof.
Le testimonianze di questi due ricercatori raccontano una verità semplice e disarmante. In Italia, la canapa è di difficile approvvigionamento non solo per i malati, ma anche per gli studiosi interessati a studiarne gli effetti per motivi scientifici. Se da un lato la cannabis è di difficile reperibilità, ostacolo che può nuocere a priori sull'ampiezza e profondità della ricerca, dall'altro i ricercatori avrebbero bisogno d'investimenti strutturati che permettano di applicare le ricerche effettuate su modelli animali all'essere umano. Nel frattempo i pazienti, futuri beneficiari della ricerca scientifica, si adeguano a questo contesto di mancato finanziamento e quando possibile svolgono in proprio, un'analisi che non ha nulla di scientifico, ma che spesso e volentieri raggiunge il fine ultimo di questo tipo di ricerca, migliorare la condizione umana e soprattutto e più concretamente, la loro vita di tutti i giorni.
IL CANAPAIO
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D E S I B A N N CA O N A M U E R ESSE
arachidonico, presente nel burro di arachidi, si uniscono per dare luogo ai precursori dei cannabinoidi), ma esagerare con il burro di arachidi non è una buona cosa per la salute… L’uomo si è evoluto con la cannabis e la cannabis si è evoluta con l’uomo. Fin dai tempi preistorici la cannabis è stata scelta per qualcuna delle sue tante proprietà, come la fibra, o la resina, o i semi. E la sua grande capacità di adattamento (è per questo che la dobbiamo lasciar essere eterozigote…) ha fatto sì che in nicchie climatiche diverse si potessero coltivare piante di cannabis per utilizzi diversi, da quello psicoattivo (ricreazionale/sacramentale/curativo) a quello per cordame (economico/agriculturale/industriale).
La Cannabis da sempre accompagnò l’essere umano, dalla sua comparsa sul pianeta Terra. Probabilmente fu una delle primissime piante che utilizzò per cibarsi (i suoi semi si possono mangiare crudi) e probabilmente la prima per utilizzi non alimentari. Da sempre è stata un aiuto per l’essere umano, in tutti i campi: come alimento, come medicina, come fonte primaria di fibra tessile, come fonte primaria di una miriade di materiali, dalla carta a materiali da costruzione, come fonte di Franco Casalone di energia, come mezzo per espandere la coscienza, come sacramento… Al contrario della menzogna diffusa dai proibizionisti – che la cannabis brucia il cervello – i cannabinoidi stimolano la neurogenesi (la formazione di nuove cellule neuronali): è possibile che l'assunzione di cannabis, che dura da milioni di generazioni, abbia contribuito ad aumentare il volume (e le capacità cognitive) del cervello umano. I cannabinoidi sono sostanze prodotte unicamente dalla pianta di cannabis, e, nel corpo umano (ma anche in quello di tutti gli esseri viventi, esclusi gli insetti), ci sono specifici recettori e un sistema (endocannabinoide) estremamente
omeostatica regolatrice dei sistemi del corpo. Gli endocannabinoidi sono derivati di acidi grassi poli-insaturi, e vengono prodotti “on demand” dalle cellule (non c’è quindi una produzione in siti particolari ed uno stoccaggio, al contrario di altri mediatori chimici). Ci sono diversi recettori specifici per i cannabinoidi, ma questi si legano anche ad altri recettori, come i recettori vanilloidi (deputati alla modulazione del dolore), interferiscono con quelli oppioidi (diminuendo le dosi necessarie di morfinoidi), ed hanno una miriade di azioni nell’organi-
diverse parti del corpo (è per questo che fino ad una certa età, che coincide con il completamento della crescita fisica, se si usa cannabis si percepiscono ben pochi effetti). Ma con l’avanzare dell’età il corpo è sottoposto a stress sempre maggiori, la capacità di rigenerazione delle cellule diminuisce, ed è molto probabile che ci si trovi in carenza di endocannabinoidi. Lo stesso in situazioni di stress a qualunque età (nel mondo “evoluto” lo stress è continuo): il corpo ha bisogno di più cannabinoidi per compensare le lesioni subite o le disfunzioni dei sistemi. È anche possibile che qualcuno abbia una produzione di
L’UOMO SI È EVOLUTO CON LA CANNABIS E LA CANNABIS SI È EVOLUTA CON L’UOMO complesso e ramificato in tutto il corpo. Praticamente ogni cellula del nostro corpo può produrre endocannabinoidi (le cellule hanno una membrana lipidica e gli endocannabinoidi sono acidi grassi). Il nostro corpo produce sostanze con un’azione simile a quella dei cannabinoidi, che hanno un’azione regolatrice su tantissime funzioni, un’azione
smo, tante in fase di scoperta, e tante ancora da scoprire. Un’insufficienza di endocannabinoidi porta a disfunzioni e malattie. Il latte delle madri è ricco di endocannabinoidi, per stimolare il neonato a mangiare; un organismo in crescita è saturo di endocannabinoidi, per compensare le crescite diverse in
endocannabinoidi insufficiente, o che i recettori abbiano problemi. È per questo che è necessario che si possano utilizzare liberamente cannabinoidi, senza restrizioni di sorta! Si può stimolare una produzione endogena di endocannabinoidi con una dieta a base di olio di oliva e burro di arachidi (l’olivetolo, componente dell’olio di oliva, e l’acido
In queste nicchie si sono evoluti genotipi molto diversi fra loro, per selezione data dall’ambiente (luce, aria, acqua, calore, terra, durata della stagione) e dall’uomo (per la diversità di utilizzi in ogni particolare luogo). Dopo anni, secoli, millenni di coltivazione, selezione e adattamento, le varietà di ogni diverso ambiente danno (davano) i migliori prodotti possibili. Sicuramente, dall’inizio del proibizionismo si sono fatti tantissimi studi e tantissimi esperimenti per limitare o aumentare la produzione di uno solo dei prodotti di questa pianta: il THC, considerato droga! E si sono fatte tante stupidaggini, sono state coinvolte persone che non avevano alcuna idea di cosa sia, come si lavori, cosa possa dare questa pianta. Per tanti anni da una parte si è cercato, con un’ipocrisia sfacciata, di creare piante che avessero una percentuale di “droga” il più bassa possibile, per mantenere una facciata di “progresso” (visto che la pianta anche in agricoltura è benefica e utile). Per tanti anni dall’altra parte si è cercato, in reazione al proibito, di creare varietà con la più alta percentuale di THC, dimenticandosi del “buono” e del “magico” di questa pianta… non è il vino più forte il più buono, né è quello che mi fa stare meglio. Tutta questa selezione a discapito di altre qualità della pianta, che è ancora disposta a ridonarci, se dimentichiamo la follia proibizionista e torniamo a considerare la cannabis come un alleato prezioso, un amico, un simbionte con cui capirsi e aiutarsi vicendevolmente per vivere su questo mondo. Ricerche recenti ci dicono che l’aumentato stress ha portato ad un aumento dei recettori dei cannabinoidi. Un’altra dimostrazione che questa pianta serve per il benessere dell’uomo, nonostante le bugie e le cattiverie dei proibizionisti.
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GREEN VIBES
Giamaica e Finger Hash Ogni viaggio è per me una nuova esperienza, molto più di una vacanza. Essere legato a questa terra vuol dire amare le sue “vibes” artistiche e musicali e, visto che sono anche un’amante della canapa, oltre che per la musica stravedo anche per le famosissime jamaican big buds: ganja di altissima qualità. Potrei raccontarvi tantissime esperienze accumulate negli anni. Per non annoiarvi, mi limiterò a raccontarvi un aneddoto che forse a qualcuno risulterà interessante. Vi parlerò di Orange Hill e del Jamaican Finger Hash. Confesso di non aver sentito parlare del Finger Hash giamaicano prima del 2005. Ero convinto che l’hashish da quelle parti non venisse prodotto ma che l’usanza fosse principalmente coltivare e soprattutto consumare solo ganja. Luca, un caro amico di Negril, mi ha fatto spesso fatto assaggiare il fumo giamaicano, diceva non fumare altro ormai. Era convinto che grazie al suo aroma particolare me ne sarei innamorato perdutamente. Che dire? Non aveva assolutamente torto. Fu una di quelle scoperte che ti cambiano la vacanza. In meglio naturalmente. Dopo avermelo proposto numerose volte, ho deciso di accettare la proposta del mio amico Garnet e di andare a vedere come si produceva il Finger Hash. L’idea mi allettava da tempo. Saltiamo nella sua fatiscente auto e imbocchiamo la strada per raggiungere Orange Hill, una zona collinare dove viene prodotta la famosa ganja giamaicana, definita da molti, ed ora anche da me, la migliore del mondo. Situata nella regione del Westmoreland, ad una ventina di minuti di macchina a nord est di Negril, Orange Hill è il centro nevralgico della produzione di marijuana dell’isola. Il paesaggio è molto suggestivo. È un luogo senza strade né case, immerso in una selvaggia e fitta vegetazione caraibica. All’interno, più in alto, si nascondono radure con enormi distese di marijuana. I campi sono spesso interrati sotto il livello del suolo di circa un metro o due, in modo da risultare invisibili agli occhi indiscreti dei passanti. Una
I love Giamaica! Tutti gli anni è per me ormai un must cari amici. Ogni volta che salgo sull’aereo per raggiungere la mia amata Giamaica sono elettrizzato dall’emozione! Durante il lungo volo non riesco a chiudere occhio, lo stomaco si tappa a causa del mio stato d’animo e rifiuto qualsiasi cosa mi venga offerta da mangiare in volo. Non ho paura di volare. Ho solo fretta di arrivare. È il sesto anno che trascorro le mie vacanze in Giamaica e penso che in futuro non cambierò facilmente la mia meta. Amo profondamente quest’isola densa di ritmo e cultura dove i sapori di Babaman alias Uragano africani si mischiano a quelli caraibici.
volta raggiunte le pendici della collina, proseguiamo a piedi per una ventina di minuti finché riusciamo a intravedere una piccola casa fra gli sono ammucchiati grossi fasci cime ancora da pulire. Un sulla sinistra della casa tra e breadfruit e qualche colii fiori. Il padrone di casa si È seduto su una piesalutare Garnet e preè un rastaman molto le. Indossa solo dei molto usurati e sfoggrossi dreadlocks alle ginocchia. Noto mano. Mi raccontemendo incidente vero spettacolo, vambraccio offeso pulire le cime. È non fa altro che forma sui polpatutto su un foglio la resina, Paul ne cole dimensioni, il toccarla che la con-
il Finger Hash. Una crema, come si suol dire dalle mie parti, a Milano. Anche io e Garnet ci mettiamo di buona lena a pulire rami e raccogliere resina. Paul è contento della cosa e comincia allegramente a parlare in patwa del più e del meno con Garnet. Non gli capita tutti i giorni di avere due persone che lavorano per lui gratis. Io mi concentro cercando di riuscire ad estrarre almeno uno spliff di resina prima che sia ora di tornare a casa. Il procedimento è simile a quello utilizzato in India per produrre la Charas, nel senso che la resina viene a raggrupparsi sulle mani durante la pulitura. In Giamaica però non maltrattano le cime macinandole con le mani, perché anche quelle poi verranno vendute e fumate. Garnet mi accenna al fatto che dopo qualche giorno, una volta eliminata ogni traccia d’acqua, il Finger Hash sarà al suo top di aroma e gusto.
alberi. Nel cortile di rami pieni di ruscello scorre piante di mango brì svolazza tra
chiama Paul. tra e si alza per sentarsi a me. Paul pacato e amichevopantaloncini da calcio gia una lunga chioma di che gli arrivano quasi fino subito che gli manca una rà poi di averla persa in un treanni prima. Vederlo lavorare è un credetemi. Tiene fermi i rami tra l’ae la coscia. Utilizza l’altra mano per davvero velocissimo, stupefacente! Paul raschiare abilmente la patina scura che si strelli utilizzando un coltello e raccoglie il di giornale. Man mano che si accumula raccoglie tanta da formare una palla di piccolore è nero e si percepisce anche senza sistenza è oleosa ed appiccicosa. Questo è
Il prezzo di un grammo di Finger Hash è decisamente più elevato rispetto alla ganja. Non tutti possono permetterselo perché ci troviamo di fronte a prezzi di vendita più europei che caraibici. Questo perché ci vuole molto tempo e tanta fatica per produrre anche un solo grammo della pregiata resina. Il suo sapore intenso, il suo aspetto e la sua consistenza ricordano resine cremose e scure come la Charas indiana o il Black Nepal. Al palato è assolutamente delizioso. L’effetto è forte ma per i fumatori abituali è molto piacevole. Ovviamente la qualità e il sapore variano in base al tipo di pianta utilizzata per la produzione, in Giamaica si coltivano semi di differenti qualità. Se si predilige l’erba alle resine è possibile che un sapore così forte alla lunga possa stancare, un po’ come accade ad alcuni con il Black Nepal. Secondo me è davvero ottimo, una primizia. Ammetto che quando vado in Giamaica ho sempre nel mio cassetto un ottimo Finger Hash oltre alle immancabili big buds. E dopo aver scritto questo articolo confesso che mi è venuta l’acquolina in bocca. Enjoy Jamaica. Blessed Love.
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MEDICAL CANNABIS
A volte scorgo, in questi tempi stressanti e veloci, la nostalgia per quando la cannabis era legale e il tè della sera poteva esser consumato con calma e contenere il nostro ingrediente preferito. Le proprietà del tè alla cannabis sono sottovalutate dalle dicerie sulla sua mancanza d’effetti, messe in circolazione da chi utilizza l’erba esclusivamente per stonarsi e non riscontra nella tisana le doti stratosferiche dell’inalazione. Sia chiaro, la cannabis inalata è più potente del tè anche dal punto di vista medico, perché i cannabinoidi sono poco solubili nell’acqua bollente; ma per chi si approccia a quest’erba e per chi ha problemi di salute e non desidera essere continuamente in stato psicoattivo, il tè offre notevoli vantaggi da diversi punti di vista. Il tè alla cannabis è innanzitutto di facile preparazione. Secondo la ricetta della Bedrocan B.V., che dall’Olanda fornisce attualmente le farmacie italiane di cannabis terapeutica, per preparare un buon tè è necessario portare a ebollizione 500 ml. di acqua in un tegame con coperchio. Si aggiungono due cucchiaini di cannabis, 0,5 grammi, e abbassando la fiamma si lascia sobbollire il tè dolcemente per 15 minuti, con il coperchio sul tegame, in modo sia assorbiti aroma e colore, grazie a pigmenti e terpeni della cannabis solubili nell’acqua. La ricetta può ovviamente variare prevedendo l’impiego di polvere di resina o l’aggiunta, per esempio, di foglie di tè o cannella. Si versa quindi il tè passandolo per un colino, con la possibilità di metterlo in un thermos per il consumo giornaliero. Volendo preparare una tisana per più giorni, basta mettere in infusione 1 grammo di erba in 1 litro d’acqua. In questo caso la Bedrocan consiglia d’aggiungere un cucchiaino di panna da caffè alla bevanda calda, in modo da mantenere le sostanze attive ed evitare che si attacchino alla teiera, riducendo l’effetto della bevanda. A questo punto
IL TÈ DELLA SERA
di Davide Calabria
il tè va lasciato raffreddare e conservato in frigorifero, dove resiste per diversi giorni. Al desiderio, il tè può nuovamente essere riscaldato e preferibilmente addolcito con miele, oppure con zucchero o sciroppo. Per quando riguarda la posologia, la Bedrocan consiglia d’iniziare con una tazza da tè da 0,2 litri, entro la quale mettere in infusione 0,2 grammi di marijuana, e di consumarla alla sera, tutti i giorni per una/due settimane. Qualora dopo tale periodo la medicina non avesse generato il sollievo voluto, dopo la consultazione medica, è possibile optare per una tazza extra, allo stesso dosaggio, presa la mattina. Il tè va bevuto lentamente e a piccoli sorsi, anche perché se avete usato le cime per la preparazione il sapore è molto intenso. Circa gli effetti, essi si presentano dopo 30-90 minuti dall’assunzione, raggiungono la potenza massima dopo 2-3 ore e durano fino a 4-8 ore. L’effetto è diverso dall’inalazione: parte dallo stomaco, un po' più in basso rispetto ai polmoni, agisce lentamente, differentemente dall’immediatezza del vaporizzatore, e termina dopo un periodo più lungo. Per questo motivo il tè alla cannabis è preferibile per chi ha problemi cronici, come l’artrite, per esempio. Preparando il tè, l’erba bolle nell’acqua a una temperatura minore rispetto a quando è bruciata in uno spinello o vaporizzata, perciò la decarbossilizzazione che rende psicoattivo il THCA, trasformandolo in THC, avviene in quantità minore rispetto all’inalazione, per un effetto psicoattivo mite. Pertanto, se nemmeno due tisane al giorno riescono a terminare gli effetti del malanno, sempre consultando il medico, sarebbe opportuno provare a inalare cannabis con il vaporizzatore, con il vantaggio di poter regolare il dosaggio con maggior facilità. Nella cultura Rastafari, diametralmente opposta a quella dell’imperialismo, la
cannabis è considerata “l’erba della vita”, biblicamente è la “foglia che guarirà le Nazioni” (una volta legalizzata in tutto il mondo), ma il fumare in continuazione ganja è comunque associato alla pazzia, anche se termina con lo smettere di inalare per un periodo. In Giamaica il tè alla cannabis è un rimedio popolare e i Rastafariani sanno bene quanto la tisana alla marijuana sia un toccasana medico e un ottimo tonico. Le donne la usano anche contro le nausee nei periodi di gravidanza e non esitano a darla alla prole, qualora ne abbia bisogno, per esempio, per i dolori alla stomaco. Personalmente, ho notato come un‘erba come la sativa Yummy dell’olandese CBD-Crew, con CBD e THC in pari quantità (6-7%), sia ottima sotto forma di tisana anche nel migliorare il respiro. La Yummy è un’erba medica eccezionale, per le quantità di cannabinoidi presenti a annullare la psicoattività, come nella varietà Bediol prodotto dalla Bredrocan B.V., è adatto anche alla cura dei bambini. Utilizzando solo il fiore per realizzare il tè, il sapore è veramente potente, speziato, da far brillare gli occhi e aprire i sensi al solo assaggio. Bevendola, ho avvertito una sensazione molto corporea e piacevole garantita dal CBD, con un gran beneficio per l’intero organismo. Il tè alla cannabis non è una maniera di sprecare erba, come molti temono, ma al contrario un metodo d’assunzione efficiente, gentile, a far tanto bene allo spirito, sorretto dall’erba per diverse ore. Senza scordare come in caso di necessità e scarsità tipica del proibizionismo, la tisana può essere realizzata anche con gli scarti del raccolto, come le foglie (meglio quelle piccole vicine ai fiori e con della resina, ovviamente) o il trim (il ritaglio delle cime). Il sapore e l’odore saranno meno gradevoli rispetto all’uso di bei fiori, e in generale la tisana sarà meno potente, ma pur sempre gradita all’organismo.
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WORLD CANNABIS
IL MONDO CHE VERRÀ Dal 9 al 17 marzo si apre a Vienna la 58ma conferenza sulle droghe narcotiche delle Nazioni Unite. L'incontro precede di pochi mesi la Sessione Speciale della Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, sollecitata da tre paesi dell'America Latina come Colombia, Messico e Guatemala. Una svolta epocale, auspicata da un vasto fronte riformatore e di fronte al probabile allargamento degli stati nordamericani che legalizzeranno produzione e distribuzione della cannabis proprio come sostiene apertamente Barak Obama.
21 di Enrico Fletzer
Dopo Vienna toccherà al Parlamento Europeo saggiare la strada per far sì che l'Europa non rimanga esclusa dalla riforma globale che molti si augurano poter sbocciare a New York. Anche perché l'anno passato una trentina di europarlamentari hanno risposto positivamente alla richiesta di Encod di firmare il Manifesto per Politiche Sicure e Sane sulle Droghe nella Unione Europea, un manifesto che ricalca in gran parte le raccomandazioni del rapporto stilato dall'europarlamentare siciliano Giusto Catania e che prevede un approccio non repressivo alla cannabis e alle altre sostanze. Molti di loro sono stati eletti anche grazie ai voti antiproibizionisti. A questi si sono aggiunti anche l'intera rappresentanza della Lista Tsipras, ancora piuttosto tiepida sulla questione, nonostante l'adesione personale del giovane leader greco che mi ha confessato un certo imbarazzo per le disastrose politiche sulle droghe seguite finora dal suo paese. L'idea di organizzare una conferenza al Parlamento Europeo nasce anche dalla necessità di promuovere un approccio alle politiche sulle droghe nell'Unione Europea basato sulle raccomandazioni mai realizzate (seppur proposte) dal Parlamento Europeo il 15 dicembre 2004, sulla base dell'evidente fallimento della riduzione significativa della offerta e domanda delle droghe illegali. Una politica dimostratasi fallimentare a livello planetario. E che aveva fatto evocare al Parlamento Europeo la possibilità di una legalizzazione della canapa. Parole rimaste al vento e mai messe in pratica. La conferenza in progettazione con l'eurodeputato irlandese Luke Flannagan dovrebbe includere membri del Parlamento Europeo, rappresentanti della Commissione Europea, rappresentanti della società civile, esperti nel campo di politiche delle droghe, poliziotti, legali, giudici, medici, operatori di strada, sindaci, rappresentanti locali, ricercatori come pure associazioni di consumatori e di pazienti. Nel corso degli ultimi dieci anni nessun Piano di Azione delle istituzioni europee ha preso in considerazione le raccomandazioni votate a maggioranza dall'Europarlamento. A confermare l'impressione sempre più diffusa che il processo decisionale delle politiche europee sulle droghe é un processo che avviene a porte chiuse rispetto al controllo parlamentare, per non parlare dei cittadini coinvolti dal fenomeno e pesantemente penalizzati dal proibizionismo. Ma ora i tempi potrebbero essere maturi, anche perché, dopo le elezioni greche e spagnole una cosa è certa: i cittadini ribollono e nuove strade sembrano possibili. Dipende da noi.
È un contesto piuttosto diversificato rispetto alla Ungass del 1998, dove l'italiano Pino Arlacchi, direttore dell'antidroga mondiale, aveva lanciato tra gli applausi dei delegati un piano decennale con lo slogan “ Un mondo libero dalla droga. Possiamo farcela”. Piano che, oltre a produrre le ulteriori conseguenze inattese universalmente note, e con l'irrealistica promessa di ridurre o addirittura eliminare cannabis, papaveri e coca dalla faccia della terra ebbe come conseguenza una pesante perdita di credibilità dell'Ufficio Droghe e Crimine. Una scarsa credibilità che perdura a quasi venti anni di distanza dall'era Arlacchi, tanto che anche i proibizionisti duri e puri cercano di prendere le distanze dalle fanfaronate di cui sopra, pur mantenendo l'impianto punitivo. A differenza di allora, molti paesi ed organizzazioni sono divenuti più espliciti. Non solo reclamano la riduzione del danno ma anche degli approcci sperimentali riguardanti la regolamentazione della produzione e del consumo della cannabis. Una prospettiva molto evidente negli eventi paralleli: alcune organizzazioni progressiste sembrano cercare il confronto con gli ex fautori della linea dura. Un fenomeno curioso che sembra mettere in crisi chi pensava alla riduzione del danno come un movimento che di per sé esprimesse una critica fondamentale al proibizionismo. Tra gli eventi paralleli, che vanno dai metodi investigativi della polizia antidroga russa fino alle virtù officinali della foglia di coca, vanno segnalati due incontri organizzati da Encod con l'associazione slovena Onej, il gruppo austriaco di lavoro ce promuove la cannabis come medicina naturale con bassi effetti collaterali Arge-Canna e dal collettivo italiano Pazienti Impazienti Cannabis, che affronteranno la repressione dei pazienti e l'utilizzo della canapa in terapia. Sono visioni del mondo e pratiche che si incroceranno con la presenza sempre più vocale di una piccola pattuglia di pazienti ed attivisti legati ai gruppi che vogliono definitivamente in soffitta la Single Convention. Non è possibile creare distinzioni o associazioni troppo manichee ma questo fronte più genuino pare rappresentato dal coordinamento europeo per politiche giuste ed efficaci sulle droghe e dai tutori della legge contro il proibizionismo della statunitense Leap, che presenteranno già il primo giorno una riformulazione completa dei trattati. Molte voci di opposizione fondamentale vengono anche dai gruppi di studenti per una politica sensata sulle droghe che mettono alla berlina le politiche fin qui seguite, secondo lo slogan “la guerra alla droga è una guerra contro di noi”. Molto probabilmente la maggioranza dei paesi vorrebbe continuare la politica del business che non mette in discussione il consenso assenso alle politiche fin qui seguite ma il fatto che proprio negli USA ci sia un vento così forte per la regolazione della produzione della cannabis rende improbabile una soluzione al ribasso. A parte le plenarie spesso soporifere, pare interessante il basso profilo adottato da alcune organizzazioni che lavorano ormai in maniera poco trasparente, se non in termini quasi clandestini. Basti pensare non solo e non tanto al campo della collaborazione di polizia ma soprattutto al settore della rieducazione dei consumatori problematici, con una convergenza quasi infernale tra la Russia di Putin, la Svezia della Regina Silvia, passando per la Comunità di San Patrignano.
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Questo strumento misura la temperatura e l’umidità e le registra, in modo tale che si possano scaricare i dati mediante connessione USB. La memoria interna contiene 32.000 registrazioni, sensori interni.
Accende il bruciatore di zolfo come precauzione contro malattie e insetti infestanti con un’applicazione settimanale solo durante la crescita vegetativa. Lo zolfo vaporizzato si posa sulle foglie, uccidendo malattie e insetti infestanti: botrite, acari e ragnetti rossi. Ricordate che i bruciatori di zolfo hanno una piccola area di copertura. Lo zolfo tende a ricadere in prossimità all’area in cui viene vaporizzato. Lo zolfo sublima (passa da stato solido a stato gassoso) fra i 144 e i 155°C. A 160°C, si forma acido solforico tossico. Questo è il motivo per cui è estremamente importante mantenere e utilizzare attrezzatura di qualità.
Questo è il programma seguito da Toni per fertilizzanti di base e additivi. Fa anche esperimenti con altri fertilizzanti BioBiz durante la mia visita alla coltivazione. L’acqua esce dal rubinetto con 1.100 ppm di solidi disciolti (sali). Un filtro a osmosi inversa viene utilizzato per purificare l’acqua prima di aggiungere fertilizzante. Mix terra = Coco-Mix BioBizz + un dito di Arlita e lascia poi uno spazio nella parte alta del contenitore. BioBizz AllMix e Light-Mix
FIORITURA
Le barre orizzontali nella tenda di coltura aggiungono struttura, in modo tale che le pareti non si pieghino per la pressione negativa creata dal ventilatore di estrazione. Questa è una stanza piena di Kalashnikova sotto una fonte HPS da 600 watt in ȴRULWXUD SHU JLRUQL Ci sono quattro termometri nella stanza, uno al di sopra, uno a livello del canopo della pianta, uno nella pianta e l’altro a livello del pavimento a vari livelli.
2WWR -DFN IHPPLQL]]DWH H -DFN femminizzate in contenitori da 11 litri sono state messe in una tenda da coltura da 1,2 x 1,2 metri quadraWL OD FRQȴJXUD]LRQH SL» HɝFLHQWH che Toni ha trovato per coltivare cannabis per uso medico
Ecco una coltivazione posta sotto fonti HPS da 600 watt a 25 giorni di ȴRULWXUD
Stigmi bianchi femmina al settimo internodo dalla punta di questa KaODVKQLNRYD IHPPLQL]]DWD D JLRUQL di crescita.
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Fiore maschio (intersessuato) su una pianta femmina femminizzata dopo JLRUQL GL ȴRULWXUD
Alcune delle piante di questo esperimento sono state coltivate in una struttura che usa una “Gabbia per piante” con sei pali. Le piante crescono in densità tale da coprire tutta l’area di coltura e non si riesce infatti a vedere il pavimento.
$ JLRUQL GL ȴRULWXUD OH IRJOLH YLFLQR a questa cima di Kalashnikova femminizzata sono piene di resina lungo i bordi e formano una piccola spirale.
Guardate da vicino i tricomi ghiandolari di questa Kalashnikova IHPPLQL]]DWD D JLRUQL GL ȴRULWXUD e potrete vedere i primi tricomi ambrati e alcune parti ricoperte di resina.
Cima di Kalashnikova femminizzata D JLRUQL GL ȴRULWXUD
Questa cima terminale di una femmina di Lavender (Soma Seeds) il giorno del raccolto dopo 53 giorni di ȴRULWXUD ª SLHQD GL UHVLQD
Primo piano di una cima di Lavender D JLRUQL GL ȴRULWXUD VL YHGH FRPH circa il 10% delle ghiandole di resina sia diventato di color ambrato.
Questa foto di una Kalashnikova IHPPLQL]]DWD IHQRWLSR D JLRUQL GL ȴRULWXUD ª VWDWD VFDWWDWD LO JLRUQR del raccolto.
Questa è una cima terminale di una femmina di Somango (Soma Seeds) D JLRUQL GL ȴRULWXUD GXH JLRUQL prima del raccolto.
Questo primo piano ritrae la punta di una cima di Pakistan Chitral Kush (Cannabiogen). Si vede raramente il color rosso “sangue”.
Questa Somango in un contenitore da 11 litri è pronta per il raccolto GRSR JLRUQL GL ȴRULWXUD /H IRJOLH SL» JUDQGL H YHFFKLH PRVWUDQR FORURsi provocata dal lavaggio dell’azoto dal terreno.
Questa Somango è stata cimata per lasciare solo i due rami principali. Il risultato è un’unica pianta che cresce come se fossero due piante singole. Toni raccoglie le quattro piante nello stesso momento in una rotazione perpetua di raccolto. A seconda della varietà e delle condizioni di crescita, ogni pianta pesa fra 60 e 65 grammi di cime essiccate per uso medicinale.
Questa è una cima diversa (fenotipo) GL .DODVKQLNRYD IHPPLQL]]DWD D JLRUQL GL ȴRULWXUD 1RWDWH OH VRWWLOL GLHUHQ]H IUD TXHVWR IHQRWLSR H LO fenotipo sopra.
Questa è la seconda parte di uno studio in due fasi che sarà pubblicato nella Cannabis Encyclopedia (594 pagine, oltre 2.000 fotografie a colori, formato A4) di Jorge Cervantes che sarà disponibile in aprile 2015. Per maggiori informazioni, visitate il sito di Jorge www.marijuanagrowing.com.
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HISTORY CANNABIS
La cannabis era il “soma” degli dei? Stavo leggendo il libro “Cannabis, evolution and ethnobotany” di Clarke e Merlin, e in un numero dello scorso anno di SSIT ho visto la sua presentazione. Un testo incredibile per la quantità di informazioni raccolte in tutto il mondo… Vi presento qui la traduzione di un paragrafo del settimo capitolo: “Aspetti storici della Cannabis psicoattiva a cura di Franco Casalone per utilizzi rituali e ricreazionali”. Le tribù ariane che arrivarono nel nord-ovest dell’India durante il secondo millennio prima di Cristo portarono con loro una tradizione religiosa politeistica che consisteva in una raccolta di canti in forma di poesia (i Rg Veda) che glorificano e codificano certi fenomeni naturali. Alcuni dei poteri più prominenti della natura personificati nei Rg Veda comprendono la sacra forza del fuoco (Agni), il vigore dei tuoni e dei fulmini (Indra), e la potenza psicoattiva del succo del Soma. Senza dubbio, nei culti originali degli Ariani i rituali sacri e l’uso del Soma ebbero un ruolo di importanza primaria. Il culto originale, sebbene in un secondo tempo fu arricchito con rituali ed elaborazioni complicati (Srauta), era fondamentalmente semplice. Si focalizzava su un altare con il fuoco acceso sopra in uno spazio aperto, e comprendeva l’uccisione sacrificale di animali, l’offerta di alcune sostanze come il “ghee” (burro chiarificato) e Soma, e numerose libagioni cerimoniali del succo del Soma. Come descritto nei rituali, sia gli dei che i gestori del culto erano ugualmente desiderosi del Soma e ne lodavano spesso gli esilaranti e meravigliosi poteri spirituali, psicologici e medicinali. Il Mandala, il nono libro dei Rg Veda, è quasi completamente dedicato alle lodi e all’utilizzo del Soma. D'altronde, la conoscenza degli inni ariani primordiali, e di conseguenza il sacramento psicoattivo Soma, erano in origine riservati agli Ariani stessi. In un secondo tempo l’élite dei preti locali prese possesso della gran parte della autorità religiosa che era in mano agli autori degli inni Ariani ed ebbe il controllo sulle interpretazioni teologiche e sui rituali. Nella sua interpretazione formale, il “vedismo” non era una religione diretta alle masse, e in apparenza per qualche tempo i membri dell’élite religiosa limitarono la conoscenza e l’uso del Soma alle loro proprie attività esoteriche. Quindi, un piccolo, ma influente segmento della società indiana controllava la religione e la distribuzione della pianta del Soma: “il sacrificio comune del Soma era chiaramente un sacrificio di ricchi signori”. Tuttavia, sebbene ristretto ad una antica élite Ariana l’uso del Soma fu una pratica religiosa estremamente importante. Infatti, alcuni ricercatori hanno suggerito che il Soma possa essere stato la connessione fra lo sciamanismo (i primi riti naturali ariani) e la religione Hindu. Con il tempo Soma diventò “il depositario di tutti i principi della natura che nutrono e rendono fertile”. Allo stesso tempo fu il cibo degli dei e la bevanda intossicante dell’uomo, simbolo dell’immortalità dell’uno e della caducità della vita per l’altro. Ma Soma, la bevanda narcotica, era esilarante, e dava un senso di immorta-
lità momentaneo. Univa il consumatore con gli dei: “Siamo divenuti immortali, siamo entrati nella luce, abbiamo conosciuto gli dei”. Qui troviamo i primi vaghi accenni ad un concetto di salvazione. Con il tempo Soma, lo strumento, diventò confuso con la vita divina stessa, e diventò re dei Brahmani (il dio universale). Il potenziamento dei sensi e le visioni stimolate dall’uso del Soma potrebbero aver prodotto il concetto filosofico, dominante fra gli Indiani, di Maya (ciò che viene percepito in un normale stato di coscienza non è la vera realtà ma illusione). Questa associazione tradizionale fra illusione e coscienza “normale” ha paralleli con altre culture che santificano l’utilizzo di certe piante psicoattive e ha ovviamente esercitato una tremenda influenza storica sui modi di vita Indiani e sul loro pensiero riguardo alla coscienza. Soma aiutò a stimolare il desiderio di trascendere la normale esperienza conscia. Quindi, come suggerito, potrebbe anche essere servito nei primi tempi della religione Vedica come connessione fra i primi riti naturali e il principale sviluppo del culto Brahmanico che stabilisce l’esistenza di un’entità che comprende il tutto. Questo ideale metafisico monastico ha fatto sorgere, e ancora pervade molto della filosofia religiosa Indiana. Prima di continuare la nostra discussione sull’uso psicoattivo della cannabis attraverso l’antica India, dobbiamo considerare la questione di lunga durata, curiosa e significativa riguardante l’identificazione della famosa droga Soma che ebbe una parte tanto importante nella formazione ed evoluzione della civilizzazione Vedica. Basham ci dice che “gli effetti del Soma, con vivide allucinazioni e il senso di espandersi in dimensioni enormi sono piuttosto da attribuirsi a certe sostanze come l’hashish… soma potrebbe bene essere stata la canapa… dalla quale gli indiani contemporanei producono una bevanda narcotica che chiamano bhang”. Per prima cosa, quali erano le qualità ed il significato di Soma? La cannabis era il Soma? Probabilmente no, ma ci sono abbastanza evidenze da suggerire questa identificazione. Se fosse possibile asserire, oltre ogni dubbio, che il vegetale da cui derivava il succo del Soma fosse stata la cannabis, allora la diffusione dell’uso di cannabis nell’antica India sarebbe di grande importanza. L’identità del Soma è rimasto un mistero profondo per più di 2000 anni, sin da quando gli Ariani abbandonarono la pianta originale e dimenticarono la sua esatta identità. Gli studiosi occidentali in realtà iniziarono uno studio sistematico della tradizione Vedica soltanto nel diciottesimo secolo. Ma in questo relativamente breve periodo, comparato con quanto tempo fa fu cominciato ad essere usato il Soma, sono state suggerite più di 100 specie vegetali essere la sostanza. Altri hanno suggerito che il Soma fu semplicemente un mito simbolico, e che non rappresenti una singola specie. Ci sono ancora alcuni che credono che la vera identità del Soma sia la cannabis, che cresce selvatica in molte parti dell’Asia Centrale e Meridionale. Visto il proposito di questo libro, si elencano diverse somiglianze fra le descrizioni letterarie fra Soma e cannabis. 1. Sia il Soma che il bhang erano specie che crescevano spontanee nelle monta-
27 gne dell’India Settentrionale. D’accordo con referenze in letteratura, il Soma cresceva sulle montagne, specialmente sul monte Munjavant, probabilmente nell’Himalaya Nord-Ocidentale. Come la pianta del Soma era di solito trovata in montagna, la foresta del Soma potrebbe essere nella parte sub-montagnosa dell’Himalaya, fra il Punjab e il Bihar. Non è una coincidenza che la cannabis usata per il bhang “cresca selvatica attraverso l’Himalaya dal Kashmir all’Est dell’Assam,ad un altitudine fino a 3000 metri sopra il livello del mare”.
9. Somiglianze che colpiscono possono anche essere trovate nella preparazione di entrambe le bevande Soma e bhang. La seguente è una descrizione composita di una delle numerose preparazioni del Soma registrate nel Rg Veda: “I germogli con le loro foglie vengono dapprima puliti e poi inumiditi con, o immersi in, acqua dove i gambi potranno ammorbidirsi. La massa era poi sbattuta e pestata fra un paio di pietre oppure in un mortaio con un pestello. La pasta macinata era poi mischiata con acqua in una giara, e la mistura versata da una giara in un'altra, causando suono. Poi era colata attraverso lana di pecora. Così preparato questo era una bevanda “pura”. Spesso era mischiata con latte o yogurt, talvolta con miele e orzo. Il modo solito di oggigiorno per consumare il bhang è sotto forma di una bevanda che si prepara tradizionalmente nel seguente modo: le foglie sono pestate e mischiate con acqua fino a formare una pasta spessa che viene arrotolata in una palla e seccata. Più tardi può essere mischiata con acqua o latte e filtrata attraverso un tessuto”. Nel bhang viene sempre aggiunto del grasso, (p.es. burro) per rendere solubile il THC. Watt presentò la seguente descrizione della preparazione del bhang più di cento anni fa: “Quando preparati per il consumo, i frammenti della pianta sono ridotti ad una pasta, e di questa viene fatta un’emulsione che, dopo essere filtrata attraverso una tela, può essere consumata direttamente, o insaporita con zucchero, spezie, cardamomo, semi di melone o latte”. 10. Gli effetti della bevanda del Soma sono simili a quelli del bhang. Il Soma si usava bere mentre si mangiava. È nutriente se assunto con latte e cibo, è esilarante, eccitante e intossicante. Stimola la voce e favorisce il flusso di parole. Risveglia il desiderio di pensiero ed eccita l’immaginazione poetica. Induce il sonno e il desiderio per le donne. Dà fertilità. Cura le malattie e si crede che prolunghi la vita. Nessuno lo può tollerare, a parte gli individui forti. Procura costipazione e talvolta causa problemi intestinali. Era bevuto prima di una battaglia e dopo la vittoria, perché si chiedeva per questo (la vittoria) il favore di Indra. Si diceva che assumere bhang di primo mattino ripuliva il consumatore dai peccati, lo liberava dalla punizione di un gran numero di peccati, e lo rendeva degno di “raccogliere i frutti di mille sacrifici di cavalli”. Un bhang così santificato assunto all’alba o a mezzogiorno può anche distruggere le malattie.
L’IDENTITÀ DEL SOMA È RIMASTO UN MISTERO PROFONDO PER PIÙ DI 2000 ANNI 2. Referenze geografiche nel Rg Veda indicano che il Soma probabilmente era diffuso in luoghi fra le rive dei fiumi leggendari Sarasvati e Arjikiya, nella valle dell’Indo. I fertili suoli alluvionali adiacenti questi fiumi ed altri che hanno le loro sorgenti in Himalaya, “sono esattamente l’ideale per la crescita selvatica del bhang”. 3. Nell’Indice Vedico si asserisce che la preparazione indiana del bhang è associata, nel Rg Veda, con il Soma, dove la parola bhanga è usata per esprimere Soma, presumibilmente nel senso di “intossicante”, termine che in seguito fu assunto per la cannabis. 4. Le descrizioni sia per il Soma che per il bhanga sembrano avere alcune caratteristiche botaniche in comune. MacDonell e Keith associano il termine naicasakha con la pianta del Soma. Questa qualità indica rami (o rametti, o foglie) che pendono verso il basso, anche questa una caratteristica della pianta di cannabis. 5. La descrizione Vedica del colore del Soma comprende la parola hari, che può essere itesa come “verde, o giallo-verde” (Ray 1939). Ad Indore, in Madya Pradesh, India, la forma femminile della pianta di cannabis è chiamata hari . 6. Nel RG Veda alla pianta del Soma si attribuisce un odore forte e piacevole. Anche la cannabis ha qualità aromatiche simili. 7. È possibile che sia il Soma che il bhanga siano specie di piante annuali, che nascono all’inizio della stagione delle piogge. Questo in genere coincide con il ciclo naturale di vita della cannabis. 8. Nel Sukla Yajurveda, mekhala, la corda, è descritta come “che stringe il nodo del Soma”. È questo un suggerimento che il Soma ha le stesse qualità di fibra della pianta di cannabis? Consideriamo la parola amsu (pelo o raggio), che è associata anch’essa con ilSoma . Questo indica una qualità di fibra o la fonte di resina in forma ghiandolare?
Anche se si ignora la possibilità che Soma e la cannabis fossero la stessa cosa, sembra abbastanza chiaro che nell’India antica entrambi furono usati per indurre esperienze religiose ed euforiche fin da un tempo molto lontano.
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VARIETÀ CLASSICHE
Blueberry
Sativa Diva
La Blueberry di DJ Short' è una delle varietà di indica canadesi più leggendarie nella comunità moderna internazionale della cannabis. Nome varietà: Nazione: Selezionatore: Genetica: Origini: Fioritura: Raccolto outdoor:
Blueberry Canada DJ Short 20% sativa / 80% indica (Purple Thai e Highland Thai) x Afghan Indica da 40 a 55 giorni da 50 a 60 giorni o verso metà ottobre DJ Short's Blueberry
effetto più di viaggio, compensato dall’effetto chiaro, puro, sedativo dei geni di indica. Di queste, le sative erano varietà pure, autoctone, il che significa che offrivano una versione senza limiti dei caratteri più ricercati disponibili nelle rispettive regioni geografiche. La miscela di questo effetto da sativa con quello dell’Afgana più rilassante e affidabile, fa sì che la famiglia Blue permette ai coltivatori di coltivare selettivamente qualsiasi combinazione di caratteri da loro prescelti, siano essi legati alla coltura, al sapore o all’effetto. Oaxaca Gold e Chocolate Thai sono state incrociate per creare la Purple Thai, che diventa alta e si allunga ma con più simmetria e prevedibilità rispetto alla Highland Thai, asimmetrica e più di stile giungla, conosciuta anche come Juicy Fruit Thai. Queste piante che fioriscono estremamente tardi (da dieci a sedici settimane in indoor) sono state selezionate per bassa incidenza di ermafroditismo e sono state incrociate con il polline Afgano, il che ha portato a un ceppo noto semplicemente come ‘Incrocio’. Quando queste piante Incrocio F1 sono state incrociate, le varietà a Doppio Incrocio F2, che mostrano una gamma fenotipica estremamente varia, hanno fornito la maggior parte del contenuto genetico della famiglia Blue, che è stata poi incrociata selettivamente e reincrociata per ottenere stabilità, poi coltivata per varie generazioni.
Coltivazione, fenotipi ed effetto della Blueberry
Nel corso degli anni, il Canada è stato trascurato sulla scena della prima Cannabis commerciale. Mentre la storia delle imprese olandesi nella raccolta e nella creazione di molte varietà è ben documentata, alcuni hanno forse dimenticato quello che è stato fatto da vari coltivatori e selezionatori canadesi e americani negli anni Settanta. Mentre in Europa si sviluppavano la Hindu Kush, Skunk #1, Afghani e altre varietà pionieristiche, un gruppo di persone sparse sulla costa occidentale dell’America Settentrionale lavorava al contempo sui primi ibridi che avrebbero cambiato per sempre la reputazione del panorama dell’erba ‘Americana’. Uno dei risultati di questi esperimenti è la DJ Short's Delta 9 Blue Collection di genetica di cannabis, più in particolare, la Blueberry stessa.
Storia delle origini della Blueberry
DJ Short è noto come uno dei selezionatori di cannabis canadese, anche se in realtà è americano. Dopo essersi guadagnato il suo posto d’onore come uno dei selezionatori più capaci e leggendari nella storia degli ibridi commerciali, DJ Short ha unito varietà autoctone selezionate a mano con ceppi attentamente stabilizzati, di razza pura, per creare alcuni dei nomi più leggendari del settore. Gran parte del suo lavoro di selezione è stata fatta quando la genetica veniva raccolta da alcuni degli esponenti più prodigiosi in Oregon e California. La famiglia Blue della cannabis è stata creata soprattutto a partire da quattro varietà potenti: Highland Oaxaca Gold, Highland Thai, Chocolate Thai e Afghan Indica. Conosciuta per le tinte blu e color lavanda, le cime al profumo di mirtillo, la famiglia delle Blue offre generalmente un
Naturalmente, la Blueberry è conosciuta per il sapore e aroma forte e dolce di bacca. Tuttavia, l’aspetto di questa varietà è ciò che le ha dato il nome, dato che la pianta mostra una varietà di colori durante la maturazione. Alcuni coltivatori dicono che si verifica un passaggio lento e omogeneo da rosso a viola a blu con l’andare della fioritura, mentre il profumo della varietà diventa da lievemente speziato e muschiato, prova della pianta progenitrice Afgana, a zuccherato e fruttato. Considerando l’elevato contenuto di indica della DJ Short's Blueberry, è naturale supporre che l’effetto è forte e sedativo. Tuttavia, il potente venti percento di sativa deriva da progenitori così vigorosi che ci si può aspettare un effetto euforico ed energizzante quando si fuma la Blueberry. La Blueberry originale è sempre stata coerente nel produrre piante corte, tozze e dense. Una coltivazione Sea Of Green (SOG) potrebbe essere la destinazione migliore di questa genetica, dato che l’elevato contenuto di indica promuove la crescita di piante cespugliose che crescono all’infuori e non verso l’al-
La Blueberry cresce bene sia indoor sia outdoor
to, il che consente una penetrazione massima della luce. Se la cima centrale non viene eliminata utilizzando la tecnica diffusa utilizzata per i bonsai, i coltivatori devono fare estremamente attenzione nel mantenere un fotoperiodo adeguato e livelli ottimali di umidità e temperatura. Altrimenti, la densità e la lunghezza delle cime a forma di spada della Blueberry potrebbero portare a infestazione di muffe, ascomiceti o problemi simili. Da notare che negli ultimi decenni, alcuni coltivatori senza scrupoli hanno semplicemente abbassato la temperatura per replicare le tinte blue della Blueberry classica, esponendo le foglie allo stress da freddo, che generalmente le porta a un cambiamento di colorazione a blu o violaceo. Tuttavia, appena la si annusa o la si fuma, appare evidente che un impostore ha truccato questa incredibile varietà.
Ibridi imparentati con la Blueberry
Ci sono centinaia, se non migliaia di ibridi che si sostiene contengano la genetica originale della Blueberry. Nella maggior parte dei casi, i ceppi con la parola ‘blue’ o ‘berry’ nel nome possono contenere almeno una traccia di questo ceppo leggendario. Fra gli altri fan, ci sono vari membri della Delta 9 Blue Collection, compresa la Flo a predominanza sativa di DJ Short e la Blue Velvet metà sativa, metà indica (entrambe Purple Thai x Afghan). La William's Wonder è un’altra varietà molto conosciuta, che risale più o meno allo stesso periodo della Blueberry, che mostra alcuni fenotipi simili, nonostante un contenuto a predominanza indica. Big Buddha ha unito l’onnipresente Cheese a un maschio di Blueberry per creare la sua famosa Blue Cheese, mentre la Bubble Berry di Sagarmatha Seeds è una miscela fresca e fruttata della celebre Bubblegum di Serious Seeds e della Blueberry di DJ Short.
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GROW REPORT
Nebula VERSO LE STELLE
Articolo e immagini: Green Born Identity – G.B.I. Non ha la stessa età delle stelle del cielo, ma nel mondo delle varietà di cannabis professionali, la Nebula, nome che significa nuvola di stelle, appartiene a un gruppo di stelle della cannabis nato molto tempo fa: è VWDWR QHO FKH /XF VHOH]LRQDWRUH GL 3DUDGLVH KD FUHDWR OD 1HEXOD e ha scelto questo nome per le “qualità stellari” di questa varietà. La 1HEXOD SX´ TXLQGL YDQWDUH XQD VWRULD GL EHQ DQQL ª XQ FODVVLFR Paradise di prima generazione che grazie alla sua eccellenza ha mantenuto con successo la propria posizione nella famosa gamma Paradise. Le sue origini a predominanza indica comprendono un ceppo statunitense non noto incrociato con la varietà Master Widow, varietà FKH QHO HUD XQ LEULGR GL :KLWH :LGRZ GL r JHQHUD]LRQH 'DOOD Master Widow, la Nebula ha ereditato il leggendario contenuto abbondante di resina della Widow, mentre l’aroma dolce-fruttato e l’elevato potenziale di resa è stato garantito dal ceppo statunitense. Con la sua struttura di crescita aperta, è estremamente adatta a una coltura Sea Of Green e Paradise consiglia di mettere 20 piante in un metro quadrato, con una resa attesa che può arrivare ai 500 grammi. Le piante hanno un tempo di fioritura di 60-65 giorni per arrivare a maturazione. La Nebula non è particolarmente esigente per quanto riguarda il substrato, in quanto cresce bene in idro, cocco o terra. Le cime sono descritte come spesse, persino “obese”, se ricevono molta luce. Chi fuma Nebula si gode un effetto “trascendentale e cerebrale, a tratti persino un po’ psichedelico”, apportato GDO FRQWHQXWR GL 7+& GHO ΖO VXSHUER SURILOR GL TXHVWD YDULHW¢ è reso perfetto dall’aroma incredibilmente dolce e dal sapore fruttato estremamente mieloso. Per questo, Luc ritiene che la Nebula si meriti il soprannome di “erba miele”… Può anche essere coltivata outdoor e cresce bene nelle zone temperate fra i 50º di latitudine nord e i 50º di latitudine sud, maturando a metà ottobre e dando raccolti di 500-600 grammi per pianta.
La Nebula ha vinto la Copa La Bellar 2005 in Spagna, si è piazzata seconda alla High Times Cannabis Cup 2005 e terza alla +LJKOLIH &XS FDWHJRULD LGUR The Doc voleva arrivare alle galasVLH SL» HVWHUQH GHOOȇXQLYHUVR GHOOD cannabis e ha deciso di provare a coltivare la Nebula utilizzando una confezione di tre semi femminizzati. La germinazione è stata affidabile e veloce come avviene solitamente con le varietà Paradise. Dopo tre giorni, le pianticelle hanno fatto capolino dalla superficie del Jiffy e si sono protese verso la luce proveniente da una fonte MH da 600 watt, che illuminava anche le piante di altre due varietà. Le ha piantate in vasi da 11 litri riempiti di Standard Mix della Plagron, con un 5% di argilla
espansa e schegge di corna. La crescita è stata estremamente solida ed è diventata cespugliosa nelle prime settimane, con molta ramificazione laterale a partire dai nodi. Dopo quattro settimane di crescita vegetativa (nel frattempo The Doc ha aggiunto una fonte MH da 600 watt e una fonte +36 GD ZDWW OH WUH SLDQWLFHOle di Nebula, senza essere state legate o piegate, avevano una forma quasi sferica, con tantissimi rami laterali e lussureggianti foglie verdi. Erano inoltre estremamente omogenee, in quanto KDQQR UDJJLXQWR XQȇDOWH]]D GL H FP ULVSHWWLYDPHQWH RVVLD non molto, ma The Doc si aspettava che un effetto importante di allungamento si sarebbe poi visto in fioritura. Ha indotto la fioritura
31 ULGXFHQGR LO IRWRSHULRGR GD D H VRVWLWXHQGR DO FRQWHPSR OH due fonti MH da 600 watt con due fonti HPS da 600 watt. Ci sono voluti sei giorni prima di vedere che le pianticelle di Nebula erano femmina, quando si sono visti i primi prefiori. Dopo due settimane di fioritura, The Doc riferisce: “La Nebula non perde tempo: i primi gruppi di fiori a forma di rose hanno già fatto la loro comparsa lungo e sulla punta dei rami. Come mi aspettavo, il forte effetto di allungamento si è impadronito delle piante, che hanno ora raggiunto un’altezza di 60 cm e continueranno ad allungarsi per altre settimane, secondo me. Fantastico! I rami laterali sono lunghi e densi in fioritura e queste piante ricche sono una vera delizia per gli occhi”. Due settimane dopo, prosegue: “Le dimensioni delle cime sono rapidamente aumentate e la loro struttura in fioritura è estremamente apprezzata: vengono
prodotti molti calici e foglie piuttosto piccole. Già rivestita da una quantità abbondante di ghiandole di resina, questa genetica parente della Widow non passa certo inosservata. Non si vedono comunque differenze fra le tre piante. La Nebula sembra consistere di un solo fenotipo estremamente stabile. Chapeau, Luc!”. /ȇHIIHWWR GL DOOXQJDPHQWR ª GXUDWR FLUFD VHWWLPDQH H KD SRUWDWR OH WUH SLDQWH DG DYHUH DOWH]]H LGHQWLFKH FRPSUHVH IUD JOL H JOL FP Ȋ6L vede ancora questa incredibile uniformità”, dice The Doc dopo cinque settimane di fioritura, “e il peso delle cime sta aumentando notevolmente, con un incremento notevole del rivestimento argenteo-bianco di resina e vedo già le stelle che risplendono! E c’è davvero il profumo dolce e fruttato per cui la Nebula è famosa”. Nelle due settimane seguenti, le tre piante di Nebula si sono preparate al rush finale e dopo sette settimane di fioritura, la maggior parte degli stigmi è diventata rossastra-marrone e le cime sembra che abbiano raggiunto le dimensioQL GHILQLWLYH SL» R PHQR PD 7KH 'RF KD LSRWL]]DWR FKH L FDOLFL DYUHEEHUR continuato a gonfiarsi ancora. Una settimana dopo, due delle piante erano completamente mature, a distanza di soli 56 giorni, una crescita estremamente rapida rispetto ai
60-65 giorni dichiarati per la Nebula. La terza pianta ci ha messo abbastanza, in quanto The Doc è arrivato al raccolto dopo 61 giorni. Dice: “Le tre piane sono cresciute raggiungendo un’altezza finale compresa IUD H FP H KDQQR PDQWHQXWR una crescita e un modello di fioritura cespugliosi fino alla fine. Da cima a fondo, posso dichiararmi soddisfatto nel vedere queste innumerevoli cime voluminose che sono abbondantemente immerse nella resina, come se risplendessero di zucchero filato: tutta questa resina mi ricorda il livello di resina contenuto nella leggendaria White Widow, in effetti. E Luc non ha ancora promesso molto sull’aroma dolce della Nebula, con quell’aroma da acquolina in bocca dato dalle tonnellate di ghiandole di resina che è semplicemente fantastico, marcatamente mieloso con un tocco di frutta, che mi ricorda di uno speciale miele all’arancia che mi è stato portato anni fa dall’Italia”.
Ha fumato la sua prima Nebula e già al primo tiro, il campanello della sativa è risuonato nella sua mente. Il sapore era straordinariamente gustoso al miele e molto organico, delicato, con il suo carico di dolcezza. I tiri seguenti lo hanno fatto lievitare da terra, con il razzo mentale Nebula che ha lasciato la stazione terra e si è diretto alle stelle. “Quando ho finito di fumare, ho provato una sensazione celestiale: mentre il grande potere della sativa mi ha tenuto in volo e mi ha proiettato verso le stelle, l’effetto è stato potentissimo, come quando s’indossano gli occhiali verdi della felicità spensierata”. Questo viaggio etereo è durato circa un’ora e mezza, poi The Doc è riatterrato lentamente e ha trascorso altri 30 minuti nella sala di recupero della stazione terra Nebula prima di tornare completamente con i piedi a terra.
JUDPPL GL FLPH EHQ FRPSDWWH e dure di Nebula sono stati prodotti dalle tre piante, con un’eccellenWH PHGLD GL JUDPPL SHU SLDQWD Con estremo piacere di The Doc, l’aroma mieloso non è cambiato durante il processo di essiccatura.
“Che effetto incredibile è stato”, GLFH HQWXVLDVWD Ȋ DQQL H TXHsto razzo spaziale Nebula riesce ancor a portarti in questo viaggio entusiasmante. Grazie per il volo, Capitano Luc! Sarò presto nuovamente a bordo…”.
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56 / 60 giorni
63 / 70 giorni
I semi regolari producono sia piante maschili che femminili.
16% - 20%
18% - 22%
18% - 22%
Pompelmo Diesel
Dolce Muschiato
Dolce, Hazy Pungente
Potente Travolgente
Rilassamento corporeo
Superiore Acido
50° fine Ott. 50° fine Aprile
50° metà Ott. 50° metà Aprile
50° fine Ott. 50° fine Aprile
110 cm 200 cm
100 cm 175 cm
150 cm 300 cm
Solo i fiori femminili possono essere raccolti e utilizzati sia per uso terapeutico che ricreativo. Tutte le varietà Paradise Seeds contengono un certo livello di THC ma la maggior parte di loro contiene meno del 0,5% di CBD ad eccezione delle varietà ricche di CBD che contengono sia THC che CBD con livelli maggiori e superiori al 5% ciascuno. Le % di THC e CBD sono medie derivate da diversi risultati di laboratorio.
400 g/m2 700 g/pianta
26,-
40,-
75,-
450 g/m2 600 g/pianta
26,-
40,-
75,-
450 g/m2 800 g/pianta
60% Indica 40% Sativa
25% Indica 75% Sativa
70% Indica 30% Sativa
80% Indica 20% Sativa
55 / 60 giorni
60 giorni
56 / 63 giorni
56 giorni
18% - 22%
18% - 22%
17% - 21%
18% - 20%
Vaniglia, Skunk Ananas
Pompelmo
Fruttato Acido
Floreale Aromatico
Da trip
Soft e cerebrale Piacevole
Potente / Lucido Medicinale
Profondo Piacevole high
50° inizio Ott. 50° inizio Apr.
50° metà Ott. 50° metà Apr.
50° metà Ott. 50° metà Apr.
50° metà Ott. 50° metà Apr.
110 cm 200 cm
125 cm 250 cm
120 cm 200 cm
100 cm 175 cm
500 g/m2 700 g/pianta
32,-
50,-
90,-
500 g/m2 750 g/pianta
32,-
50,-
90,-
450 g/m2 700 g/pianta
23,-
35,-
65,-
400 g/m2 600 g/pianta
90% Indica 10% Sativa
90% Indica 10% Sativa
40% Indica 60% Sativa
60% Indica 40% Sativa
56 / 63 giorni
50 / 55 giorni
50 giorni
55 / 60 giorni
18% - 22%
18% - 22%
12% - 16%
16% - 20%
Limone, Metallico e Pungente
Uva terroso Metallico
Speziato Dolce
Frutta profonda, Fragola
Sballo fisico Cerebrale
Stoned Lucido
Lucido Relax fisico
Felice Energetico
50° inizio Ott. 50° inizio Apr.
50° metà Ott. 50° metà Apr.
50° fine Sett. 50° fine Marzo
50° inizio Ott. 50° inizio Apr.
100 cm 175 cm
100 cm 175 cm
120 cm 200 cm
110 cm 200 cm
400 g/m2 600 g/pianta
38,-
60,-
110,-
AUTOFIORENTI Le varietà autofiorenti cominciano a fiorire indipendentemente dalla quantità di ore di luce (solare) al giorno. Pertanto le piante autofiorenti possono essere raccolte presto all’aperto, entro 2 mesi e mezzo dopo la germinazione. L’ideale per le regioni più fredde è raccogliere in Estate, ovvero in Luglio o all’inizio di Agosto nell’emisfero settentrionale, mentre nell’emisfero meridionale in Gennaio o Febbraio (quando il sole è ancora forte). Nei climi più caldi sono possibili multeplici raccolti all’aperto durante l’anno.
500 g/m2 600 g/pianta
20,-
30,-
55,-
400 g/m2 600 g/pianta
20,-
30,-
55,-
550 g/m2 700 g/pianta
40% Indica 50% Sativa 10% Ruderalis
20% Indica 70% Sativa 10% Ruderalis
30% Indica 60% Sativa 10% Ruderalis
14% - 18%
14% - 18%
14% - 18%
75 giorni dalla germinazione
65/70 giorni dalla germinazione
60 giorni dalla germinazione
Acido
Fruttato Dolce
Floreale Fruttato
Innalzante
Sballo innalzante Rilassante
Energizzante Sballo euforico
60° 80 giorni dalla 60° germinazione
60° 80 giorni dalla 60° germinazione
60° 70 giorni dalla 60° germinazione
120 cm 140 cm
125 cm 150 cm
400 g/m2 75 g/pianta
23,-
35,-
65,-
450 g/m2 125 g/pianta
38,-
60,-
110,-
20,-
30,-
55,-
20,-
30,-
55,-
R E T S M A 110 cm 125 cm
23,-
35,-
65,-
400 g/m2 75 g/pianta
23,-
35,-
65,-
R
RUOTA TERAPEUTICA
QUALE VARIETÁ PUOI COLTIVARE ALL ’ESTERNO NELLA TUA ZONA
Le varietà Paradise Seeds sono qualificate per uso terapeutico. La Cannabis è sempre stata utilizzata come medicina; è stata uno dei farmaci più preziosi per l’uomo fin dall’antichità.
La coltivazione all’aperto è possibile tra i gradi indicati. Vicino all’equatore le piante termineranno il loro ciclo prima del periodo indicato e produrranno di più, mentre il tempo del raccolto può variare di oltre un mese
Al giorno d’oggi i benefici medici delle piante di Cannabis vengono riscoperti e riconosciuti come tali dai medici e dimostrati dagli scienziati.
n.L.
(Latitudine Nord)
La ruota della medicina rivela che CBD e THC, due dei principali composti della Cannabis sono usati per trattare molti sintomi e malattie. Se volete maggiori informazioni sui semi autofiorenti, femminizzati e semi regolari si prega di visitare il sito web www.paradise-seeds.com.
s.L.
^
n.L 0º s^ .L
(Latitudine Sud)
Qui potrete trovare tutte le informazioni sulla nostra collezione di semi!
60º 50º 45º 45º 50º 60º
40% Indica 60% Sativa
30% Indica 70% Sativa
90% Indica 10% Sativa
25% Indica 75% Sativa
60 giorni
63 giorni
56 giorni
63 / 70 giorni
18% - 22%
17% - 21%
18% - 22%
17% - 21%
Fruttato Pungente
Mango, Citrico con gusto Haze
Profumo
Fruttato Dolce
Da trip
Sballo mentale Chiaro e attivo
Rilassamento corporeo
Sballo luminoso Effetto rilassante
55° metà Ott. 55° metà Aprile
45° inizio Nov. 45° inizio Mag.
55° inizio Ott. 55° inizio Apr.
50° metà Ott. 50° metà Apr.
130 cm 250 cm
150 cm 300 cm
100 cm 150 cm
130 cm 300 cm
450 g/m2 800 g/pianta
500 g/m2 1000 g/pianta
425 g/m2 600 g/pianta
500 g/m2 1000 g/pianta
40% Indica 60% Sativa
50% Indica 50% Sativa
50% Indica 50% Sativa
50% Indica 50% Sativa
60 / 65 giorni
60 giorni
56 giorni
56 giorni
18% - 22%
17% - 21%
16% - 20%
16% - 20%
Dolce Fruttato
Agrodolce
Cheese Skunk
Cheese Skunk
Cerebrale Da trip
Visuale Cerebrale
Fisico forte Cerebrale
Fisico forte Cerebrale
50° inizio Ott. 50° inizio Apr.
50° inizio Ott. 50° inizio Apr.
50° metà Ott. 50° metà Apr.
50° metà Ott. 50° metà Apr.
120 cm 200 cm
110 cm 200 cm
110 cm 175 cm
110 cm 175 cm
500 g/m2 750 g/pianta
32,-
50,-
90,-
32,-
450 g/m2 1000 g/pianta
26,-
50,-
40,-
90,-
75,-
CBD+
75% Indica 25% Sativa
450 g/m2 700 g/pianta
26,-
40,-
75,-
450 g/m2 700 g/pianta
40% Indica 60% Sativa
90% Indica 10% Sativa
50 giorni
Le varietà CBD sono state create appositamente per gli utenti terapeutici.
4% - 8% THC 8% - 12% CBD
5% - 9% THC 8% - 12% CBD
16% - 20%
Il Cannabinoide (CBD) non ha le proprietà psicoattive del THC, il che significa che rilassa il corpo senza l' "effetto".
60/65 giorni
55 giorni
Dolce ronzio alla testa Relax fisico e mentale
Le percentuali di CBD in questi ceppi in comparazione al THC sono vicine a un rapporto di 1:1.
Rilassamento di mente e corpo, sollievo del dolore
Miele dolce Fruttato
Hash / Profumo
Il risultato è che le varietà sono più rilassanti a livello fisico / mentale e danno un sollievo con qualità terapeutiche, dal mal di testa, dolori muscolari, convulsioni nervose, nausea e perdita di appetito nei pazienti affetti da cancro.
50° inizio Ott. 50° inizio Apr.
50° inizio Ott. 50° inizio Apr.
120 cm 200 cm
90 cm 150 cm
Mirtillo e Pino Felice Lucido 50° inizio Ott. 50° inizio Apr. 100 cm 175 cm 425 g/m2 450 g/pianta
32,-
50,-
90,-
450 g/m2 700 g/pianta
26,-
40,-
75,-
400 g/m2 500 g/pianta
50% Indica 40% Sativa 10% Ruderalis
80% Indica 10% Sativa 10% Ruderalis
70% Indica 20% Sativa 10% Ruderalis
60% Indica 30% Sativa 10% Ruderalis
14% - 18%
15% - 19%
15% - 19%
15% - 19%
60/65 giorni dalla germinazione
63 giorni dalla germinazione
60/65 giorni dalla germinazione
60 giorni dalla germinazione
Dolce Fruttato
Frutti di bosco Dolce / Pungente
Speziato Dolce
Intenso bouquet al limone
Sorprendentemente forte
Relax da lieve a forte
Di lunga durata Sballo intenso
Potente Pesante
60° 70 giorni dalla 60° germinazione
60° 65 giorni dalla 60° germinazione
60° 75 giorni dalla 60° germinazione
60° 70 giorni dalla 60° germinazione
90 cm 110 cm
75 cm 90 cm
110 cm 125 cm
110 cm 125 cm
400 g/m2 75 g/pianta
23,-
35,-
65,-
350 g/m2 75 g/pianta
23,-
35,-
65,-
400 g/m2 100 g/pianta
23,-
35,-
65,-
500 g/m2 75 g/pianta
23,-
35,-
65,-
32,-
50,-
90,-
26,-
40,-
75,-
23,-
35,-
65,-
Foto: Paradise Seeds
PUNTO LEGALE
35
Arruolare la cannabis medica BREVE CRONISTORIA DI COME SI È ARRIVATI A FAR PRODURRE CANAPA ALL'ESERCITO Dopo anni di politiche oscurantiste e retrograde in materia di droghe, lo Stato italiano ha finalmente deciso di dotarsi di una produzione propria di canapa medicale, da destinare alla produzione di farmaci indicati (e spesso indispensabili) nella cura di patologie neurodegenerative o nella terapia del dolore per i pazienti terminali. La scelta di designare l'Esercito quale effettivo produttore ha però sollevato non poche polemiche e ha fatto sorgere più di un dubbio sull'effettiva bontà del provvedimento bipartisan voluto dalle ministre di Salute e Difesa, rispettivamente in quota Nuovo di Giovanna Dark Centro Destra e Partito Democratico. Curarsi con la cannabis in Italia è una possibilità sancita per legge dal 2006 e praticabile dal 2007, eppure lo scorso anno solo 40 pazienti hanno avuto accesso ai farmaci necessari alle loro cure. Nonostante la richiesta sia altissima – e cresca esponenzialmente con l’aumentare di informazioni ed associazioni per la promozione della cannabis per uso terapeutico –, e nonostante ad oggi quasi la metà delle regioni italiane (Puglia, Toscana, Veneto, Liguria, Marche, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Sicilia, Umbria) abbia adottato specifiche delibere per regolare la distribuzione e la somministrazione, mancava
ancora nel nostro paese una chiara direzione istituzionale in materia di trattamenti a base di cannabis. A tentare di risolvere l'impasse parlamentare ci hanno pensato il Partito Democratico – nella persona del senatore Luigi Manconi – e i deputati in Commissione Difesa del Movimento 5 Stelle, attraverso un disegno di legge che permettesse di coltivare in modo autoctono la cannabis da distribuire successivamente ai pazienti con gravi patologie tramite le ASL, bypassando così gli alti costi e i tempi d'importazione dei farmaci olandesi. Una proposta di legge bipartisan che
ruota sulla possibilità di affidare interamente il processo produttivo alle Forze Armate, che è piaciuta al punto tale da ottenere il plauso di maggioranza e opposizione. E, nonostante i proibizionisti convinti alla Giovanardi abbiano gridato immediatamente allo scandalo, pare che ormai la coltivazione autoctona di cannabis medicale sia orma cosa fatta nel Belpaese. Nel momento in cui ne scriviamo, non sono ancora stati pubblicati i protocolli ufficiali per l'operatività del processo. Verranno definiti entro il 31 ottobre da un gruppo di lavoro che comprende rappresentanti dei ministeri di Salute e Difesa, dello stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, dell'AIFA (l'Agenzia Italiana del Farmaco), dell'Istituto Superiore di Sanità, del ministero delle Politiche Agricole e Forestali, e dai rappresentati di Regioni e Provincie autonome. Nel protocollo congiunto sarà definita la programmazione delle operazioni assieme alla fito-sorveglianza e al calendario delle verifiche periodiche; saranno poi definite le tariffe che i prodotti dovranno rispettare una volta messi in vendita – con tutta probabilità già dal 2015 – e, non ultimo, sarà quantificato
il fabbisogno sulla base del bacino d'utenza, ovvero sul numero di pazienti effettivamente autorizzati a curarsi con cannabis medica. Una volta elaborato dal gruppo di lavoro, il protocollo sulla fase di ricerca e sviluppo del Progetto Pilota, sarà trasmesso al Consiglio Superiore di sanità per ottenere il competente parere in merito alle proposte sullo svolgimento delle attività, sui risultati attesi e sull’appropriatezza prescrittiva, sulle condizioni patologiche che possono essere trattate con tali medicinali, nonché sulle avvertenze e precauzioni d’uso, eventuali interazioni, controindicazioni ed effetti indesiderati. A coadiuvare i militari nell'istituto fiorentino ci dovrebbero essere poi gli esperti del CRA-CIN di Rovigo, ente pubblico già da tempo autorizzato a coltivare piante di cannabis per scopi scientifici. Da ormai un decennio la struttura rodigina è leader in Italia in questo campo, sotto la spinta del capo ricercatore Giampaolo Grassi – uno tra i primissimi pionieri ad aprire i laboratori alla ricerca sui cannabinoidi per scopi scientificofarmaceutici –, e in molti si sono domandati:
36 “perché non affidare proprio al centro di Rovigo il ciclo produttivo? ”. La produzione del principio attivo caratterizzato da un alto livello di salubrità può essere infatti assicurato soltanto dalla collaudata esperienza degli esperti del settore. Tanto è vero che il CRA-CIN svolge la sua attività in ambienti privi di contaminazioni esterne, attraverso apparecchiature sofisticate e, nel
caso della cannabis terapeutica, operando con il solo utilizzo di cloni. Stando a quanto affermato congiuntamente dalle ministre nella conferenza stampa dello scorso 5 settembre, la produzione artificiale di cannabis ad uso medicale «deve garantire la standardizzazione del principio attivo, possibile soltanto se si osserva una rigida operatività di tutte le fasi di coltivazione e estrazione». Ma allora perché darla in mano all'esercito? Pinotti (Pd) aveva dato da tempo il suo ok. Lorenzin (Ncd) è stata più prudente, non solo per un approccio culturale completamente diverso (la ministra si è da sempre detta contraria alla liberalizzazione della cannabis), soprattutto perché le questioni che il suo ministero deve affrontare sono diverse e molto delicate dal punto di vista tecnico. Eppure questa conclusione non sembrava così scontata: si temeva da una parte della maggioranza che si aprissero le porte alla liberalizzazione delle droghe leggere. Ma chiarito che questo (purtroppo) non è
assolutamente il caso, l’accordo è decollato. Il ministro Lorenzin ha sempre detto che «dal punto di vista farmacologico, non ci sono problemi all’uso terapeutico della cannabis: nessuno mette in dubbio gli effetti benefici, ma va trattato come un farmaco». Insomma, non si tratta di fumarsi una canna, ma di coltivazione e produzione controllata e monitorata da una struttura appositamente autorizzata: e cosa c'è di meglio e più di controllabile dell'Esercito?
Il ministro della Salute, che si definisce una persona «open minded» e non chiusa in preconcetti ideologici, non accetta che su questa materia si agitino battaglie culturali con l’obiettivo di liberalizzare le droghe leggere. «La mia impressione – ha spiegato – è che in questo Paese non si riesca a parlare di cannabis in termini laici e asettici, senza ricominciare a parlare di liberalizzazione». Diverso è il caso di agevolare l’uso della cannabis a uso terapeutico, in particolare il ricorso ai cosiddetti farmaci cannabinoidi per lenire il dolore nei pazienti oncologici o affetti da HIV e nel trattamento dei sintomi di patologie come sclerosi multipla, SLA, glaucoma. Perché questo è l’obiettivo che porta alla svolta, secondo le fonti ufficiali, di affidare a una struttura militare la coltivazione della marijuana e la produzione dei farmaci derivati. Molte diffidenze nei confronti del ministro Lorenzin erano venute da ambienti Radicali e anche del Pd. Era stato detto che la responsabile della Salute frenava, rallentava questa soluzione, che invece aveva visto la sua
37 collega Pinotti subito d’accordo. Il senatore Luigi Manconi del Pd è stato uno dei più critici: rimane ancora diffidente perché vuole vedere se si andrà fino in fondo in questa scelta. Come ricordato sopra, era stato lui a proporre una legge per consentire la coltivazione della cannabis da parte di soggetti autorizzati, come appunto lo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. «In condizioni, quindi, di assoluta sicurezza, ma il ministro Lorenzin ha ritardato nel dare una risposta positiva a fronte di una dichiarazione di consenso da parte del ministro Pinotti». A quanto pare, dunque, la volontà di produrre canapa medica in proprio è stata dettata solo ed esclusivamente da un fattore di risparmio: eliminare i costi di importazione, abbattere quelli del lavoro (un militare costa decisamente meno di un ricercatore) ed infine contrastare il mercato nero con un prodotto competitivo. Ad oggi, infatti, la maggior parte dei pazienti è stata costretta ad affidarsi a quello trovato per strada: vuoi la maggiore facilità di reperirla, vuoi il costo decisamente inferiore (dai 7 ai 10 euro il grammo, contro i 38 imposti dalla Bedrocan), vuoi il fatto che anche secondo la legge attuale coltivare anche solo una pianta di marijuana in autonomia corrisponde a reato penale. A tutti gli effetti, comunque, la produzione di cannabis in Italia non è una realtà così concreta come sembrava. Alla luce del termine del 31 ottobre, dal 1 novembre non partirà la produzione di cannabis. Dal 1
novembre, quello che succederà, sarà dare il via alla creazione di un protocollo che sarà successivamente valutato, per un parere, dal Consiglio Superiore di sanità. Di fronte ai recenti mutamenti a livello globale delle politiche sulla cannabis, come si esprimerà il Consiglio Superiore di sanità? Verranno considerate le tantissime voci internazionali che spingono per un cambio di rotta nelle politiche di contrasto agli stupefacenti, che valorizzino l’aspetto di salute pubblica legato al consumo di cannabis? Al fine di favorire politiche di riduzione del danno, di un puntuale monitoraggio del consumo di cannabis, si avrà davvero il coraggio di cambiare l’approccio, da poliziesco-repressivo a sanitario, attraverso una maggiore attenzione all’individuo e alla collettività? Una strada per seguire un nuovo approccio politico internazionale nei confronti della cannabis, sarà possibile tema di dibattito nella prossima Sessione Speciale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 2016. L’ Italia, dopo la dichiarazione di incostituzionalità della Fini-Giovanardi, ha – grazie alla definizione di un protocollo istituzionale per la produzione di cannabis – uno strumento sperimentale per raggiungere un compromesso, che, senza modifiche della normativa attuale, potrebbe risolvere molti, ma non tutti, i problemi legati alle incarcerazioni legate al consumo, la produzione e distribuzione di cannabis a scopo privato. Se il consumo di cannabis in futuro
diventerà finalmente un problema di salute pubblica, più che di ordine pubblico, allora sarà necessario ridisegnare le politiche di riduzione del consumo di cannabis in una prospettiva che eviti la criminalizzazione del consumo una volta per tutte. Ma per arrivare a questo la strada ci sembra ancora purtroppo lunga e colma di ostacoli. Di tutta questa vicenda, quello che a noi di Soft Secrets pare però il punto più critico, è quello relativo alla formazione della classe medica: che senso ha produrre canapa terapeutica se da sempre sono i pazienti stessi a chiedere di essere trattati con questo tipo di farmaco? Le recenti dichiarazioni del professor Umberto Veronesi in merito all'efficacia della marijuana nella cura di svariate patologie ha certo aperto una breccia nel dibattito medico, ma sono ancora moltissime le resistenze che i medici pongono alla prescrizione di questo medicamento. È un dato di fatto che, nei rari casi in cui viene attualmente prescritta, la cannabis medica è vista come “ultimo tentativo” nel momento in cui tutte le altre terapie chimiche danno prova di aver fallito nella cura della patologia. Il protocollo e il parere del Consiglio Superiore di sanità, oggi, potrebbero essere lo strumento di riscatto politico dal fallimento tragico della Fini-Giovanardi e del conseguente indulto causato dall’emergenza carceri creata dalle incarcerazioni di massa che quella normativa ha prodotto. Non ci resta che aspettare e vedere se questa nuova
politica darà i frutti sperati. Certo è che con questa manovra bipartisan, il governissimo Renzi è riuscito – con un colpo al cerchio e uno alla botte – a (non) risolvere un'annosa questione, uscendone al contempo lindo e pulito. Producendo canapa terapeutica in modo autonomo si accontentano le istanze “civili” in rivolta contro la preclusione all'accesso ai farmaci, una deriva proibizionista che, demonizzando una pianta, ne negava i benefici; si mantiene lo stretto controllo sulla ricerca chimica farmaceutica in campo di sostanze stupefacenti, affidata da sempre all'esercito; ci si dimostra democratici, semplicemente dando corso ad un diritto che era già in Costituzione dal 1946; si smonta la fragile costruzione della battaglia per il diritto all'autocoltivazione limitato ai malati, un assurdo politico costruito sul niente, perché il diritto, o la libera facoltà, all'autocoltivazione e all'autodeterminazione dei comportamenti privati è cosa che riguarda tutti i cittadini, e che tutti i cittadini devono combattere. Dal punto di vista della lotta antiproibizionista, questa è però una sconfitta ben mascherata, che ci rallegra solo per quei malati che legittimamente combattevano per un farmaco standardizzato, disponibile, accessibile. L'argomento cannabis terapeutica, altamente inflazionato nei temi antiproibizionisti, non avrà più alcun valore, quando tra pochi mesi potranno andare in farmacia ed averlo, come qualunque altro farmaco. Eppure ci sarebbe ancora molta strada da fare...
FAI DA TE
39
Come produrre olio di CBD METODI DIFFUSI PER LA PRODUZIONE DI OLIO DI CBD DALLA CANNABIS Soft Secrets offre una panoramica sui metodi più diffusi di estrazione di olio di CBD e spiega come eseguire una semplice estrazione con alcol. Sativa Diva
Negli ultimi tempi, il CBD (cannabidiolo) è diventato la terapia predominante in molti dispensari e negozi che vendono cannabis in tutto il mondo. Nonostante se ne parli nei media da poco tempo, il cannabidiolo esiste da tanto tempo, quanto il THC. In effetti, le piante progenitrici di marijuana che sono nate nell’Asia Centrale erano varietà a predominanza indica. A differenza dell’effetto energizzante e impalpabile delle varietà di sativa, ricche di THC, le piante a predominanza indica, con il CBD, offrono a chi le fuma una sensazione di relax fisico che è assolutamente rilevante in moltissime cure.
Perché usare olio di CBD?
La produzione di olio di cannabidiolo dovrebbe annullare tutti gli aspetti negativi che si ritrovano nel fumare, vaporizzare o mangiare i fiori della cannabis. I cannabinoidi si trovano solo nei tricomi o nelle ghiandole di resina, che si trovano quasi esclusivamente sui fiori femmina delle piante d’erba. Tricomi, chiamati L’olio di cannabis si sta diffondendo rapidamente perché è un prodotto medicinale che si può consumare senza fumare [Si ringrazia: Ryan Bushby (HighInBC)].
colloquialmente cristalli di THC,fungono da meccanismo di difesa e protettori della pianta, perché intrappolano i predatori e contribuiscono all’impollinazione per via aerea e per contatto. I tricomi contengono olio ricco di cannabinoidi, il contenuto del quale è diverso non solo a seconda della varietà, ma anche della pianta e del tricoma della stessa pianta. Inoltre, i principi attivi o cannabinoidi possono essere concentrati e purificati attraverso la produzione di olio di cannabis, diminuendone il dosaggio e aumentandone la potenza. Non serve solo a risparmiare denaro, ma anche a diminuire la quantità richiesta per arrivare all’effetto desiderato. La mancanza di fumo o di cime equivale a dire che l’olio di CBD può essere usato con discrezione in pubblico, il che consente l’assunzione regolare e scandita. Permette anche a molti bambini gravemente malati di ricevere un importante aiuto dal punto di vista medico. Infine, un altro vantaggio dell’olio di CBD rispetto all’olio di THC, oltre al fatto che sortiscono effetti contrari, è che le piante della canapa hanno un elevato contenuto di CBD e sono legali in gran parte del mondo. Le piante della canapa si utilizzano nella produzione di decine di migliaia di prodotti industriali e l’elevato contenuto di CBD fa sì che gli scarti di
canapa dalla produzione di questi prodotti possano essere riciclati per produrre olio di CBD.
Come si produce l’olio di CBD?
Dato che l’obiettivo principale nell’utilizzare l’olio di CBD è eliminare le componenti non attive della pianta, l’approccio più efficace nella produzione di olio ricco di CBD è quello di utilizzare materiale preso da piante ricche di CBD come materia prima. Una volta selezionata la varietà perfetto, bisogna scegliere un metodo di produzione. Nel settore della cannabis ci sono svariati metodi di estrazione, ciascuno dei quali ha pro e contro. Chi vuole ottenere un olio di CBD estremamente puro e pulito userà molto probabilmente un metodo diverso da quello seguito da chi punta a una produzione commerciale. I costi, la sicurezza e la potenza del prodotto dipendono fortemente dal metodo di estrazione utilizzato.
Metodi di estrazione dell’olio di CBD
ȩ (VWUD]LRQH FRQ ROLR YHWWRUH OD SURFHGXUD SHU SURGXUUH olio di CBD mediante estrazione a base di olio si sta diffondendo rapidamente. Metodo più sicuro per evitare che qualcosa (o qualcuno) esploda, l’estrazione con olio offre anche una buona dose di sani acidi Omega, quando l’olio di semi di canapa viene utilizzato come vettore. Poiché i tricomi pieni di olio sono grossi o solubili in solvente, gli oli naturali sono estremamente efficaci per estrarre la resina carica di cannabinoidi. Un altro vantaggio è l’assenza di residui chimici potenzialmente dannosi che si depositano nell’olio di CBD quando si utilizzano altri metodi di estrazione.
L’estrazione con CO2 è dispendiosa, ma oggi si trovano anche apparecchiature per uso domestico [Si ringrazia: The Pollinator Co.].
ideale per i produttori su piccola scala, soprattutto chi produce olio di CBD per risparmiare denaro. Sono necessari infatti strumenti dispendiosi e di elevata tecnicità e ci vuole tempo per perfezionarne l’utilizzo. Sebbene la qualità del prodotto sia potenzialmente la migliore, oltre alla potenza, questo metodo richiede un investimento finanziario importante e molto tempo, oltre a un’ampia sperimentazione fatta di prove ed errori, per poter conseguire un processo perfetto. Oltre a ciò, lo svantaggio principale del metodo supercritico è che il calore può danneggiare i delicati I doppi bollitori si utilizzano per l’estrazione con alcol, ma le fiamme libere possono far infiammare le esalazioni di alcol.
ȩ 8QR GHJOL VYDQWDJJL SULQFLSDOL GHOOȢHVWUD]LRQH GL CBD a base di olio è che la maggior parte degli oli vettori hanno una vita da banco limitata. Pertanto si dovrebbero produrre quantità minori per uso personale e bisognerebbe trovare il metodo ottimale d’immagazzinamento. Inoltre, è meglio se questo prodotto viene ingerito o applicato a livello topico, non fumato. ȩ (VWUD]LRQH FRQ &2 VXSHU R VXEFULWLFD YLHQH considerato in generale il metodo di estrazione più sicuro ed è anche il più pulito. Più scientifico e preciso
Olio miele estratto con butano (BHO) durante il processo di evaporazione [Si ringrazia: Vjiced].
di altri, il metodo di estrazione super o subcritico utilizza temperature estremamente elevate o basse per offrire un ambiente protettivo in cui i cannabinoidi vengono conservati o isolati. Dati gli aspetti di elevato controllo di questo processo, si mantiene l’integrità dei cannabinoidi (e quindi la purezza dell’olio). Inoltre, la clorofilla verde viene tolta dal prodotto finale, il che garantisce un risultato dal sapore estremamente pulito. Questo particolare approccio può non essere l’alternativa
terpeni, ossia gli elementi responsabili di fragranza e sapore di ogni varietà, ma anche dei benefici terapeutici, durante il processo di decarbossilazione. ȩ (VWUD]LRQH FRQ VROYHQWH LO PHWRGR GL HVWUD]LRQH FRQ solvente è l’approccio più utilizzato dai produttori di olio di CBD e THC su piccola scala, prima di tutto per i costi contenuti, la strumentazione facilmente reperibile e la semplicità del processo. Purtroppo, si tratta anche della tecnica più pericolosa. I solventi maggiormente utilizzati sono butano, alcol di cereali, alcol isopropilico, esano ed etanolo. Ci sono molti motivi per cui è consigliabile evitare questo metodo. Prima di tutto, l’utilizzo di solventi implica sempre la possibilità di esplosione. Secondo, è difficile, se non impossibile, rimuovere completamente tutte le tracce di solvente dal prodotto finale, il che riduce la sicurezza della sostanza e non può motivare la scelta di utilizzare olio di CBD anziché fumare. Questo va ad annullare tutti gli aspetti positivi della scelta dell’olio di cannabis, che possono potenzialmente peggiorare le condizioni mediche esistenti o provocarne di nuove. Un terzo motivo per evitare la tecnica con solventi è che
può distruggere parte delle cere terapeutiche contenute nella pianta, riducendone il valore medico e il potere ricreativo dell’olio. I processi di estrazione a base di solventi non danno un prodotto pulito come con l’estrazione con CO2, per esempio. Dato che mediante solvente viene estratta anche parte della clorofilla, il prodotto finale potrebbe non avere lo stesso sapore che si ottiene con l’estrazione con CO2.
Facile metodo di estrazione di olio di cannabis con alcol di cereali
Questo processo porta a una resa che va da due a quattro grammi di olio di CBD di grado medico estremamente potente, adatto a essere ingerito. Dopo alcuni accorgimenti, il processo necessario a produrre un piccolo quantitativo di olio commestibile dovrebbe durare circa un’ora, compresi i trenta minuti circa necessari per la cottura. L’alcol di cereali è il solvente con meno probabilità di lasciare impurità o residui nel prodotto finale.
Le bolle nella soluzione alcol-erba indicano che l’alcol sta evaporando [Si ringrazia: Cureyourowncancer.org].
Materiale necessario: ȩ JUDPPL FLUFD GL FLPH HVVLFFDWH H PDFLQDWH RSSXUH da 60 a 80 grammi circa di materiale potato o residuo macinato ed essiccato; ȩ OLWUL FLUFD GL VROYHQWH DOFRO GL FHUHDOL R DOWUR WLSR GL alcol ad alta gradazione; non usate mai alcol per frizioni); ȩ &LRWROD GL GLPHQVLRQL PHGLH PHJOLR VH LQ YHWUR R ceramica); ȩ &ROLQR VWDPLJQD H VHWDFFLR GD FXFLQD LQ DFFLDLR LQR[ oppure sacchetti di mussola, sacchetti per la macerazione dei cereali o calze/gambaletti in nylon puliti); ȩ &RQWHQLWRUH GL UDFFROWD ȩ %ROOLWRUH GRSSLR ȩ 8WHQVLOL GD FXFLQD FXFFKLDLR LQ OHJQR JUDQGH VSDWROD in silicone, siringa in plastica per dosare e somministrare l’olio, imbuto). Procedura: ȩ 2UJDQL]]DWHYL SUHSDUDWH OȢDUHD GL ODYRUR SRVL]LRQDWH
40 lavorando alla fine tutto il liquido di risciacquo. ȩ 3RVL]LRQDWH LO GRSSLR EROOLWRUH VX XQD IRQWH GL calore elevata fino a che il liquido non comincia a bollire, il che indica che l’alcol sta evaporando. Quando raggiunge la fase in cui si vedono le bolle, spegnete la fonte di calore e il calore residuo contenuto nell’acqua continuerà a scaldare la miscela, consentendo all’alcol di evaporare. ȩ 6H OD PLVFHOD QRQ ID SL» OH EROOH ULDFFHQGHWH OD IRQWH Se si vuole ottenere olio a elevato contenuto di CBD, si deve usare una varietà di cannabis a elevato contenuto di CBD per estrarlo.
Dispositivo di estrazione supercritica a CO2 HI-FLO DI Eden Labs, perfettamente adatto alla produzione su larga scala, commerciale di olio di CBD.
il materiale necessario, trovate una superficie piana e assicuratevi che sia pulita e pronta prima di cominciare. ȩ 0HWWHWH OD FDQQDELV PDFLQDWD QHOOD FLRWROD H ODVFLDWH dello spazio per il solvente. Trovate una ciotola più grande, se necessario, prima di proseguire. ȩ 5LFRSULWH FRPSOHWDPHQWH LO PDWHULDOH FRQ GHOOȢDOFRO aggiungendo 2,5 centimetri circa di solvente al di sopra del livello dello stesso. ȩ &RQ LO FXFFKLDLR LQ OHJQR DJLWDWH OD FDQQDELV QHO solvente per circa tre minuti. Questo fa in modo
verde scuro dalla ciotola al sacchetto o al colino. Filtrate completamente il liquido e versatelo nel contenitore. Massaggiate delicatamente il sacchetto per eliminare più liquido possibile. Nota bene: a questo punto, molte persone ripetono i passaggi precedenti per estrarre quanta più resina possibile nel solvente. Questo secondo lavaggio dovrebbe eliminare la maggior parte della resina rimanente.
L’olio di CBD può essere facilmente conservato e somministrato poi in dosi singole mediante una siringa in plastica [Si ringrazia: Stephen Charles Thompson (anon_lynx)].
di calore, una o due volte. In genere, per l’evaporazione ci vogliono fra i quindici e i venticinque minuti. Nota bene: la miscela dovrebbe continuare a bollire durante l’intero processo di evaporazione. Man mano che il livello di alcol diminuisce, lo faranno anche le bolle. Può essere d’aiuto mischiare ogni tanto la soluzione con la spatola di silicone, raschiando i lati del contenitore man mano che si miscela. Non fate scaldare troppo la miscela, perché danneggerà i cannabinoidi e comprometterà potenza e sapore. Quando la miscela è ancora in movimento ma non fa più le bolle, tenete la fonte di calore bassa perché le bolle ricomincino e poi spegnete il tutto. Continuate a mischiare, per far evaporare ancora più alcol. ȩ /ȢROLR ª SURQWR TXDQGR OD VXD FRQVLVWHQ]D ª GHQVD H simile al catrame e quando non fa più bolle. Dato che
si ispessisce sempre più raffreddandosi, è importante trasferire l’olio nei contenitori per la conservazione o il dosaggio, a questo punto. ȩ 0HWWHWH GHOLFDWDPHQWH OȢROLR GL &%' QHOOH VLULQJKH di plastica. Arrivati al fondo del contenitore, sarà più difficile, il che è normale. Mettete i residui in contenitori più piccoli ed ermetici. A parte far uscire piccole dosi dalla siringa schiacciando, potete usare anche uno stuzzicadenti per porzionare. Nota bene: se si preferisce l’applicazione topica, aggiungete all’olio di CBD dell’olio d’oliva o di cocco
Olio di cannabis estratto con anidride carbonica [Si ringrazia: Hummingbird Brand].
mentre è ancora caldo. Questo ne diminuisce la potenza, aumentando le dosi disponibili per chi è a corto di denaro o non ha molta esperienza in questo campo..
CONSIGLI DI SICUREZZA: Ultimamente, molti siti aiutano a procurare o produrre olio di cannabis per uso medico o ricreativo [Si ringrazia: Cureyourowncancer.org].
che le ghiandole di resina si sciolgano nel solvente. Assicuratevi che la parte vegetale si completamente satura e possa espellere così la resina in essa contenuta. ȩ 0HWWHWH LO FROLQR R XQ VDFFKHWWR SHU VHWDFFLDUH QHO contenitore di raccolta. Versate il liquido di color
ȩ 9HUVDWH LO OLTXLGR ILOWUDWR QHO GRSSLR EROOLWRUH Riempite il fondo dello stesso con una quantità sufficiente d’acqua. Se la soluzione alcol-resina non sta tutta nel doppio bollitore, potete poi rabboccare man mano che bollite l’olio di CBD,
š 7HQHWH XQ HVWLQWRUH D SRUWDWD GL PDQR š $VVLFXUDWHYL GL DULHJJLDUH OŚDUHD /H HVDOD]LRQL SRVVRQR DFFXPXODUVL H SRUWDUH D HVSORVLRQL R ULVFKL SHU OD VDOXWH /DYRUDWH LQ VSD]L LO SLº DPSL SRVVLELOH $SULWH WXWWH OH ILQHVWUH H IDWH DQGDUH GHL YHQWLODWRUL D RVFLOOD]LRQH SHU GLVSHUGHUH L JDV 1RQ IXPDWH PHQWUH SURGXFHWH OŚROLR di CBD! š 6L FRQVLJOLD GŚLQGRVVDUH GHJOL RFFKLDOL SURWHWWLYL š 1RQ VWDWH WURSSR YLFLQR DO GRSSLR EROOLWRUH SHU HYLWDUH GŚLQDODUH OH HVDOD]LRQL GL DOFRO FKH VRQR SHULFRORVH š /H SLDVWUH HOHWWULFKH VRQR XQD IRQWH GL FDORUH SLº VLFXUD GHL IRUQHOOL D JDV 7HQHWH L SURGRWWL GL DOFRO ORQWDQL GDOOH ILDPPH SRLFKª L IRUQHOOL D gas SRVVRQR IDU LQILDPPDUH OH HVDOD]LRQL GL DOFRO 6L SRVVRQR XVDUH DQFKH EUXFLDWRUL HOHWWULFL R SLDVWUH SRUWDWLOL
INTERVIEW
43
1RL UDJD]]L FRQ OD FDQQD LQ PDQR Parte I
di Giovanna Dark
Lo abbiamo accennato nell'editoriale che apre questo numero: l'accanimento delle forze dell'ordine verso gli istituti superiori italiani denota un ben preciso intento repressivo che poco ha a che fare con l'educazione dei nostri adolescenti. Nonostante di cannabis si parli ormai con sempre più scioltezza, le vecchie abitudini sono dure a morire nel bel paese e, piuttosto che informare correttamente, si preferisce demonizzare, vietare, reprimere. Soprattutto se si tratta di “giovani menti”. Ma questa è una storia che conosciamo a menadito.
passare se prima non ti eri fatto annusare dai cani e in più, dopo, sono arrivati in classe.
Quello che invece spesso si dimentica di fare, è chiedere ai diretti interessati cosa ne pensino. Senza filtri, senza censure. Perché, anche se spesso si tende a sottovalutarli, inquadrandoli in quel periodo in cui non si è “né carne, né pesce”, sono proprio loro quelli che meglio possono raccontarsi e raccontare il loro mondo.
A. Tutti sospesi, alcuni bocciati anche perché se ti danno tre settimane di sospensione vuol dire che sono 21 giorni di assenza e in più ti abbassa di brutto il voto in condotta – N.d.A. Grazie alla riforma Gelmini basta avere 7 in condotta per essere bocciati.
Da parte mia ho la fortuna – o la sfortuna, dipende dai giorni – di avere una sorella adolescente: 17 anni di comprensibile sfacciataggine, di ormoni impazziti e di sana e naturale curiosità. Tra le nostre età passa quasi una generazione intera eppure, nonostante a volte il dialogo sia una soluzione poco praticabile, il mio approccio da adulta è sem-
Tu hai detto che le forze dell'ordine “sono state chiamate perché avevano trovato un sacco di roba”. Che significa? A. Han beccato gente che si faceva le canne in cortile, il preside ha sequestrato del fumo più di una volta... robe così. E cosa è successo a quelli “beccati”?
Stato e delle sue guardie tra i banchi di scuola per finire con una discussione tout court sulla cannabis, sul suo utilizzo e sullo stigma sociale che, per quanto apertamente rifiutato, incide non di poco sull'elaborazione personale di questi adulti in miniatura. Il risultato è il dialogo, forse a tratti confuso e sovrapposto ma certamente avvincente e istruttivo, che potete leggere di seguito. Per ovvie ragioni, i nomi dei ragazzi sono stati resi con delle iniziali puntate. Jack London scrisse che “l'adolescenza è quell'epoca della vita in cui
Quindi diciamo che il risultato dei blitz con tanto di unità cinofile si risolvevano comunque dentro la scuola, con provvedimenti non legali ma scolastici... A. Beh si, anche se poi i carabinieri hanno comunque fatto le segnalazioni. Che saranno finite in niente, dato che al massimo hanno beccato gente che addosso aveva uno-due grammi.
SE QUESTI TI DICONO CHE DALLA CANNA POI PASSI DIRETTAMENTE ALLA SIRINGA... OVVIO CHE MINIMIZZI TUTTO pre stato quello di trattarla come se fosse una mia pari. Pensando a questo articolo mi sono perciò detta: “Quale campione migliore?”. Un paio di messaggi su Whatsapp ed ecco riunito davanti a me un folto gruppetto di adolescenti, tutti rigorosamente compresi tra i 16 e i 20 anni (anche i ripetenti hanno il diritto di esprimersi...). La location è una città benpensante e borghesotta del nord Italia. Il luogo d'incontro un baretto che pratica prezzi politici per gli aperitivi. Il tema, ça va sans dire, l'uso e l'abuso di cannabis. Siamo partiti dall'ingerenza dello
l'esperienza si conquista a morsi”. E di certo i ragazzi di oggi, così come quelli di ieri, sono affamati. La parola, dunque, a loro.
C'erano situazioni di spaccio all'interno della tua scuola?
Sempre più spesso le cronache riportano di blitz delle forze dell'ordine nelle scuole superiori italiane. Qual'è stata la vostra esperienza?
A. Una volta si, tipo 5 anni fa. Adesso la situazione è cambiata parecchio.
A. A me è capitato in terza liceo. Io avevo già 18 anni perché sono stato bocciato tre volte (ride), ma i miei compagni erano tutti minorenni.
La tua era una scuola pubblica. Qualcuno di voi che ha voglia di raccontarmi la sua esperienza in una scuola privata?
Ti ricordi se la polizia è arrivata in autonomia oppure è stata chiamata dal preside? A. Chiamati dal preside. Effettivamente avevano trovato parecchia roba in tasca agli alunni. Poi effettivamente se tutti i giorni ti fai dei cannoni prima di entrare è logico che poi ti beccano a scuola... E una volta entrati, erano solo agenti oppure c'erano anche i cani? A. Si si, cani, unità cinofile. Li avevano messi all'ingresso e tu non potevi
P. Io ero in una scuola privata. Da noi non sono mai venuti gli sbirri ma comunque hanno sospeso gente perché l'avevano beccata a fumare dentro scuola o in gita. Y. Da me uno l'hanno espulso. Ma era uno che davvero veniva a scuola sem-
44 pre fatto. I professori continuavano a dirgli di non venire a scuola “alterato” e alla fine l'hanno buttato fuori. Credete che ci siano trattamenti differenti in questi casi, se si va a una scuola pubblica piuttosto che in una privata? T. Beh ovvio. Nelle private sono stra più bigotti ma alla fine chiudono un occhio molto più facilmente. P. Cioè alla privata, se hai i genitori che pagano e magari hanno un altro figlio nella stessa scuola tendono a essere più “buoni”. Magari prima chiamano i genitori ma non ti rompono i coglioni più di tanto. In una pubblica la storia è diversa. Contestualmente a questi blitz o comunque ai provvedimenti disciplinari, le scuole poi organizzano degli incontri o delle conferenze in cui si parla del problema? In che termini si parla di cannabis? C. A scuola mia erano venuti un paio di finanzieri che ce l'hanno messa giù come la mettono giù gli sbirri. Quindi puoi immaginare... P. Io ero rappresentante d'istituto e avevo organizzato un'assemblea in cui si parlava di droghe. Io avevo chiamato un'assistente sociale che portava un'esperienza di recupero dalle tossicodipendenze però alternativa, quindi senza farmaci o reclusione e la scuola mi ha obbligato a chiamare anche uno del SERT per avere il “contraddittorio”. E questo ha cominciato subito a paragonare la cannabis all'eroina e sparare minchiate... E quando voi partecipate a questi incontri, qual è la vostra reazione? C. Se questi ti dicono che dalla canna poi passi direttamente alla siringa... ovvio che minimizzi tutto. Se te mi metti le canne sullo stesso piano dell'eroina, allora io è ovvio che non ti credo. Perché lo so già da solo che è una cazzata. A. Beh c'è da dire che quando incontri un eroinomane è difficile che questo abbia iniziato subito con la siringa. Questo non fa della cannabis una droga di passaggio ma... R. Beh per certe persone è ovvio che lo è. Se non te la sai gestire... V. Ma sono due cose completamente diverse. Nel senso, non è che per forza uno che si fa gli spinelli poi va a farsi le pere. Non c'entra niente. Quelli che come me sono nati negli anni '80 hanno sempre avuto lo spauracchio dell'eroina.
Vuoi perché allora si martellava molto sull'AIDS, vuoi Trainspotting e i Ragazzi dello Zoo di Berlino... Stando alle ultime relazioni sulle tossicodipendenze, invece, quelli della vostra generazione ci si avvicinano molto più facilmente, magari non con la siringa ma con la stagnola... Insomma, mi pare che in generale ci sia molta meno cognizione della pericolosità di questa sostanza tra voi. È un problema di cattiva informazione? V. Il problema è che questi che danno informazioni del cazzo, false, sono i primi a non sapere niente, a non avere informazioni. A non avere esperienza di niente. Per cui come fai a credergli? Non sanno neanche le cose scientifiche base. E voi dove prendete le informazioni che vi sembrano utili in materia di droghe? P. Un po' su internet, un po' il passaparola, gli amici che l'hanno fatto prima di te. Ma comunque internet soprattutto. V. Ti racconto questa. Un giorno eravamo in piazza e arrivano questi che ci danno un librettino che parlava di droghe. Noi lo apriamo tutti contenti, pensando “figata, finalmente 'na roba fatta bene, 'na roba informativa”. E all'inizio sembrava anche che fosse obiettivo ma a un certo punto vediamo la foto di Jimi Hendrix e di fianco leggiamo che era un tossico, che Satana si sarebbe preso il suo corpo e boiate del genere. Insomma alla fine era un librettino fatto da bigotti. Cosa diceva sull'erba? P. Eh diceva che ti dava convulsioni, che vedevi i colori diversi... C. Ecco. Quindi io non è che mi fido molto dei librettini... Mi fido molto più di Wikipedia che è una cosa aperta a tutti e appena c'è scritta una stronzata c'è subito uno che corregge. R. Io ho trovato un giornale fatto molto bene in ospedale. Certo c'erano delle cose discutibili sopra ma in generale aveva un approccio sensato ed era diretto sia ai ragazzi che ai genitori. Ma non se ne trovano tanti in giro. Purtroppo, per motivi di spazio, l'interessante chiacchierata fatta con questo assortito gruppo di adolescenti deve terminare qui. La seconda parte la potrete trovare sul prossimo numero di Soft Secrets, dove si parlerà soprattutto di come i ragazzi vivono il loro rapporto con la cannabis, con i genitori e la società in cui sono ben consapevoli di vivere. Piccolissimo spoiler: questi giovanissimi, in fondo, hanno davvero la testa sulle spalle! Al prossimo numero.
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GUIDA ALLE VARIETÀ IN VIA D'ESTINZIONE
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KALAMATA Molti dei segreti della Cannabis che cominciano a essere svelati solo ora erano noti migliaia di anni fa agli antichi greci. Malgrado molte di queste conoscenze siano andate perdute a causa di una politica interna molto dura sulle droghe, un manipolo di varietà è riuscito a svilupparsi fino ai giorni nostri. A Creta c’è una discreta quantità di coltivazioni oggigiorno: l’atteggiamento verso la politica continentale greca è ostile e molti cretesi sono pronti a sfidare la legge. Sulla terraferma, la popolazione dei fumatori d’erba si affida in gran parte all’hashish importato dal Marocco o dalla Spagna e all’erba
La Grecia ha una lunga storia di coltivazione della Cannabis, principalmente varietà di sativa che potevano essere selezionate per la fibra e i semi, oltre a produrre cultivar a THC più elevato. È probabile che il fenotipo prevalente per secoli, se non per millenni, sia stato una sativa compatta con alcune caratteristiche di indica, simile ad altre varietà del Mediterraneo orientale che tuttora esistono (per esempio in Libano ed Egitto). Le vaste esplorazioni dei greci nella loro epoca d’oro, nonché l’importanza del paese come destinazione per i marinai provenienti da tutti gli angoli del pianeta, deve aver portato genetiche da molte origini diverse. Si ritiene inoltre che le varietà greche originali possano essere state influenzate anche da alcune delle più pure varietà di sativa africane, così come da quelle asiatiche. di Kali Mist Una che sembra essere rimasta (sebbene in quantità molto ridotte) è una varietà sviluppata e resa famosa per molte generazioni nella zona di Kalamata, seconda città del
Gran parte della regione del Peloponneso è caratterizzata da terre da pascolo basse e ben drenate. ©Ulrichstill
di bassa qualità dell’Albania. Le cultivar locali di alta qualità che erano ampiamente disponibili negli anni ’80 sono ora quasi impossibili da trovare a causa della repressione della coltivazione outdoor da parte della polizia e delle sanzioni eccessivamente dure.
Peloponneso (regione sulla costa meridionale della Grecia continentale che gode di un clima molto gradevole). La varietà Kalamata è un segreto ben custodito e sono molto rari i suoi esemplari. Si tratta di una sativa e la sua origine si può far risalire all’Asia orientale
del 1.100 dC, quando gli eserciti mongoli invasero l’Asia Minore. Portarono le proprie genetiche di Cannabis, che incrociarono con le varietà locali di sativa dell’epoca.
ne molto simile a quella di molte genetiche africane, come di alcune tailandesi e cambogiane). Può raggiungere i 400 centimetri di altezza e avere una resa anche di due chili per pianta nelle condizioni di coltivazione migliori. Accanto alle (e probabilmente a causa delle) azioni repressive della polizia, i coltivatori che riescono comunque a portare a termine una coltivazione sempre più spesso scelgono varietà di Skunk a fioritura più rapida e con molte delle eccezionali varietà a disposizione, l’esclusiva sativa Kalamata è praticamente scomparsa dal pano-
Un esempio di sativa locale di un coltivatore di Kalamata ©Kali Mist
La Kalamata ha un contenuto elevato di THC con un effetto intenso e acuto. Si dice che abbia un sapore che va dagli agrumi al legno, fiori lunghi e compatti che possono avere una colorazione rosata o rossastra e un tempo di fioritura di circa 14 settimane (descrizio-
rama. Ma se vi dovesse capitare di trovarvi lì e se doveste trovare un contatto fidato che vi aiuti a orientarvi tra le complesse politiche della coltivazione locale di erba, cercate di scovare gli ultimi coltivatori e pregateli di darvi un campione di semi.
COLTIVAZIONE INDOOR
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COSA È L’INNESTO E COSA LO RENDE COSÌ SPECIALE?
Di Baron Wasteland
Padroneggiare OŚDUWH GHOOŚLQQHVWR
L’innesto è un antico metodo che consente di unire due piante diverse, far crescere frutti o fiori diversi dalla stessa radice. È anche un’arma segreta contro le poche piante legali. L’innesto vi consente di coltivare varietà diverse sulla stessa pianta, mantenendo al contempo la purezza di ogni ceppo. Bello, vero? L’innesto è una tecnica ampiamente utilizzata per le piante da frutto commerciali e i pomodori, ma non molto per la cannabis.
Applicazioni dell’innesto
Prima di passare ai dettagli relativi alle modalità, pensiamo ad alcuni modi in cui l’innesto di marijuana
Formazione innesto
potrebbe cambiare le nostre abitudini di coltivazione.
Due innesti riusciti
Innesto n.2 in un sacchetto
Per le aree con un numero limitato di piante legali, i coltivatori devono arrivare a un compromesso e provare molte nuove varietà stile ‘o la va, o la spacca’, oppure conservare alcune preferite mediante talee. Con l’innesto di marijuana, si potrebbe mantenere in vita una pianta madre, ma coltivare dalla stessa molti ceppi diversi, il che consentirebbe di scegliere fra diverse varietà, tutte provenienti da una sola pianta madre. Abbiamo tutti dei ceppi che vorremmo provare, ma che non vogliamo impegnarci a coltivare per la resa tristemente limitata (Urkle, OG Kush, Mendo Purps, Girl Scout Cookies, solo per citarne alcuni). Potete ora iniziare a coltivare partendo da un seme femminizzato, aspettare la comparsa delle prime serie di foglie e innestare poi la pianta su una varietà regolare. Si può poi raccogliere un ramo della cima desiderata e se è della qualità attesa, si può decidere di coltivarne di più. Se non è fantastica come vi aspettavate, non avete comunque sprecato tempo e lavoro per ottenere una pianta!
I selezionatori che vogliono divertirsi potrebbero innestare diverse varietà femmina con una pianta Appena innestato
maschio resistente, il che porterebbe la pianta risultante a potersi autoimpollinare, senza introdurre alcun carattere ermafrodito indesiderato. Questa multipianta potrebbe stare nello spazio di una sola
50 1,5 cm della lunghezza. Nebulizzate subito il taglio per tenerlo umido mentre passate alla fase seguente. Scegliete ora il ramo donatore sulla seconda varietà che volete innestare sulla Marza. Dovrete prelevare una talea sana e vigorosa con vari internodi. L’ideale è che sia lunga circa 12 cm, ma anche le talee più corte funzionano bene. Nebulizzate dapprima la pianta donatrice e tagliatela quando è ancora umida. Con operazioni veloci, eliminate le serie di foglie più grandi dalla base della talea, lasciando circa 3 cm di gambo nudo. È lo stesso principio del prelievo Giunto Preparazione del donatore
pianta e non in una stanza e permettervi di ottenere molti nuovi incroci diversi in un unico raccolto. Usando una sola varietà maschio e riconoscendo i vari gambi femmina, si potrebbe sapere esattamente quale incrocio si è ottenuto. Si otterrebbe un solo gambo con semi di ogni varietà naturalmente, ma a meno che non li si volesse vendere tutti, sarebbero più che sufficienti per avere nuove genetiche eccellenti!
innestare altri ceppi, affinché fruiscano di una zona radicolare ben collaudata.
Il passo seguente sarebbe forzare i fiori maschio sulla vostra pianta femmina preferita utilizzando acido gibberellico e innestare il tutto, in modo tale che i semi sarebbero automaticamente femminizzati.
Tecniche d’innesto e terminologia
Se voleste lasciare un po’ di spazio di manovra in più al fato e vi sentiste quindi arrischiati, potreste innestare diverse varietà maschio sulla vostra superpianta, avventurandomi in una genetica sconosciuta con ogni seme. Le possibilità di questo approccio stile
Pretaglio ramo di nesto
“pesca fortunata” sono infinite e non ci sono dubbi che otterreste incredibili genetiche F1. I coltivatori con una piccola stanza a disposizione che vogliono coltivare varietà naturali o sative con la fioritura più lunga devono equilibrare i loro desideri e il senso pratico. Per alcuni ceppi di sativa ci possono volere sedici settimane o più per la fioritura e spesso possono diventare enormi, ma questo non si rifletterebbe sempre nella resa. A volte i coltivatori devono scegliere di optare per raccolti più brevi per massimizzare la produzione, sacrificando alcuni dei ceppi più rari a fioritura lunga. Con l’innesto, si possono avere diverse varietà di sativa su una pianta, come cimelio di famiglia, quindi si deve solo rinunciare allo spazio di una pianta grande per avere risultati diversi alla fine del raccolto. Quando arriva il giorno del raccolto, si possono conservare punte e foglie per coltivarle per far rivegetare le multipiante dopo il raccolto e ripetere il tutto! In alternativa, se avete già una pianta sana matura di una varietà che volete ritirare, potete
Come potete vedere, per i coltivatori che vogliono usare un numero limitato di piante o semplicemente per i coltivatori che vogliono circondarsi delle piante più uniche, l’innesto apre un numero incredibile di possibilità.
di una talea da utilizzare come clone: se lasciate troppe foglie, il tutto traspirerà troppo velocemente ed essiccherà prima di aver avuto la possibilità d’intrecciarsi con la pianta Marza. Utilizzate il bisturi con attenzione e tagliate ogni lato della talea per creare una punta aguzza ma liscia lunga circa 1,5 cm. Se inumidite la lama del bisturi prima di farlo, il taglio rimarrà umido. Assicuratevi di non lasciare parti disordinate, perché potrebbero marcire. Inserite il punto di taglio nella fessura creata sul ramo della Marza e fate scivolare con delicatezza la clip da innesto sul gambo oltre il punto di unione, in modo tale che tenga insieme i due pezzi. Nebulizzate nuovamente il ramo.
La procedura d’innesto deve essere effettuata rapidamente e in modo efficiente per evitare che i gambi secchino, quindi fate pratica nella vostra testa, prima di mettere il tutto in pratica.
Se non avete clip da innesto, utilizzate un pezzo di una cannuccia sottile, fate un taglio a 1 cm della lunghezza e dividete la metà, poi legate il tutto con un po’ di nastro adesivo. Non dovete schiacciare la giuntura, ma fare in modo che rimanga al suo posto. Tenete in considerazione che dovrete toglierlo poi, quindi non stringete troppo con il nastro!
Per la Marza, provate a innestare sul ramo più basso e se volete riportarla in vegetativo dopo il raccolto, potrete mantenere una forma ottimale e ben definita per il secondo round. Piazzate la vostra clip da innesto alla base del gambo prescelto sulla vostra pianta Marza e fatela scivolare un po’ in su, lasciando uno spazio di circa 2 cm sotto il primo internodo. Nebulizzate un po’ la pianta, poi tagliate il ramo prescelto in modo netto appena sotto il primo internodo. Potete far radicare questa parte come un normale clone se volete, oppure gettatelo via. Prendete poi il bisturi e tagliate finemente il centro del gambo appena prelevato che rimane sulla pianta. L’obiettivo è quello di dividere la metà del gambo a circa
La nuova crescita sarà vigorosa e sana. L’innesto non creerà un incrocio di genetica e la nuova crescita dopo la giuntura sarà coerente con la varietà innestata originaria. È davvero comodo per conservare le genetiche di famiglia.
Vi consiglio inoltre di fare alcuni test su una pianta a parte, dato che l’innesto è una tecnica con maggior potenziale di fallimento rispetto al prelievo di talee. È un lavoro di precisione e ci vuole un po’ di pratica, ma nulla è regalato.
Scegliere una pianta resistente in vegetativo con diversi rami. Questa sarà la vostra parte radicale (nota come “Marza”). L’ideale è avere una pianta facile da coltivare, poiché la salute della marza fino al raccolto è fondamentale per il successo del progetto.
Prima di tutto, scegliete i rami che volete usare per l’innesto. Selezionate la pianta e il donatore nella parte radicolare (Marza).
Ci vogliono circa due settimane perché il processo giunga a termine. Vedrete infatti una protuberanza attorno alla giuntura. Due diventano una e la varietà B cresce sul corpo della varietà A. Complimenti! Avete ottenuto la vostra pianta Frankestein!
È possibile fare vari innesti allo stesso tempo. Ho innestato con successo tre varietà diverse su una Marza allo stesso tempo, ma forse provarne troppe potrebbe stressare troppo la Marza. Probabilmente è meglio fare un paio d’innesti ben riusciti prima di aggiungere più varietà.
Le tecniche d’innesto sono molto simili al prelievo di talee per la clonazione. Vi serviranno: ȩ 8Q ELVWXUL DIILODWR H SXOLWR ȩ )RUELFL DIILODWH H SXOLWH ȩ 8Q VDFFKHWWR GL SODVWLFD SLFFROR OHJJHUR H GL FRORUH chiaro, di circa 20 cm. Va bene anche un sacchetto con chiusura con cerniera. ȩ 8Q QHEXOL]]DWRUH FRQWHQHQWH VROX]LRQH QXWULHQWH per lo stadio vegetativo. EC di 1.00, pH 6 (è sempre meglio nebulizzare una soluzione lievemente alcalina per non danneggiare le foglie con l’acido). ȩ ,OOXPLQD]LRQH GROFH H IUHGGD &LUFD ZDWW GL 7 fluorescenti sono ottimali. ȩ 8QD VXSHUILFLH SXOLWD SHU WDJOLDUH L JDPEL FRQ LO bisturi. ȩ &OLS GD LQQHVWR LQ VLOLFRQH ȩ ,Q DVVHQ]D GL FOLS GD LQQHVWR SRWHWH LPSURYYLVDUH H usare una cannuccia e del nastro adesivo.
Potete anche mettere la pianta in una miniserra ben sigillata per tenere alta l’umidità, ma sulla base della mia esperienza, il processo funziona meglio quando la struttura per l’umidità è solo sul rispettivo ramo innestato. Non serve a nulla interrompere il processo di respirazione del resto della pianta e mentre l’innesto attecchisce, potreste aver portato alcune foglie sane a marcire a causa della troppa umidità.
Mettete poi il sacchetto di plastica con delicatezza sul ramo, nebulizzate all’interno e sigillate attorno alla base per trattenere l’umidità. È molto importante che la superficie del sacchetto tocchi le foglie il meno possibile, quindi distanziatelo per creare un microclima con abbondante spazio attorno al ramo all’interno del sacchetto. Se avete un sacchetto con cerniera, chiudetelo attorno al gambo. Non deve essere completamente sigillato, purché l’umidità possa crearsi all’interno del sacchetto per prevenire la disidratazione del gambo. Con altri sacchetti, potete legarli in modo più blando alla base o chiuderli con del fil di ferro, un laccio o simili. Ricordate di nebulizzare all’interno del sacchetto ogni giorno e quando lo aprite, inserite amore e CO2. Quando lo richiudete, assicuratevi che il sacchetto tocchi le foglie il meno possibile.
Scegliere le varietà per l’innesto
Quando scegliete due varietà diverse da innestare, è importante scegliere ceppi con tempi di fioritura simili. Sappiamo quanto sia importante risciacquare le piante alla fine con acqua pura per una settimana o due, quindi unendo piante con lo stesso tempo di fioritura permette di risciacquare bene tutta la pianta allo stesso tempo senza provocare carenze nutritive nella varietà con la fioritura più lunga. Per esempio, se innestaste una varietà di sativa a fioritura lunga su una varietà indica a fioritura breve, dovreste scegliere se raccogliere la varietà indica prima di risciacquare, il che porterà a un sapore amaro e a cime più scarse, oppure se risciacquare la pianta in tempo per il raccolto dell’indica, ma questo porterebbe a una carenza nutritiva nella sativa a fioritura più lunga, proprio quando ha maggior bisogno di nutrienti! Nessuna delle due è una buona scelta, quindi cercate di usare varietà che hanno una differenza massima di una settimana nei rispettivi tempi di fioritura. L’unico caso in cui il tempo di fioritura non conta è quando si tiene una pianta madre che non farete mai fiorire. Se tenete una pianta in vegetativo, potete avere tutte le varietà che volete su di essa e non ci saranno problemi. Quando decidete che volete cime fresche di un ceppo in particolare, prelevate un clone dal ramo innestato prescelto e avrete così della genetica pura. L’innesto sostituirà completamente la clonazione nella vostra vita? Assolutamente no. La clonazione rimane il modo più facile per avere un maggior numero di piante in modo rapido e conservare la genetica, ma il prezzo sarà il numero di piante e lo spazio extra occupato, la luce, i nutrienti, la terra e le cure necessarie per più esemplari. Se non siete preoccupati del numero di piante, del consumo di elettricità o dello spazio di coltura, potete continuare tranquillamente con la clonazione, ma se volete coltivare in modo più intelligente, l’innesto vi permetterà di sfruttare al meglio tutti questi fattori. Ed è anche una figata!
Perché?
Perché no?
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Jack Flash
Foto: Sensi Seeds
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INTERVIEW
IL RANDELLO DELLA SCIENZA
MICHAEL KRAWITZ DELL'ASSOCIAZIONE VETERANI PER L'ACCESSO ALLA CANNA di Enrico Fletzer BIS MEDICA RACCONTA LE TRE FACCE DEGLI USA È al Vienna International Center, nella sezione AIEA, l'ente per di controllo dell'energia atomica, che si svolge ogni anno l'incontro mondiale sulle politiche delle droghe delle Nazioni Unite. La location pare casuale ma è in realtà indicativa di come la principale mission dei vari Ufficio Droga e Crimine, International Narcotic Board, DEA, DPA ecc... sia l'esaltazione dei pericoli provenienti da sostanze la cui diffusione per scopi terapeutici è fortemente auspicata dall'OMS che ne denuncia il sotto-utilizzo. Non stupisce come tra i tanti scienziati altolocati nella scorsa edizione abbiamo intravisto il dott. Serpelloni – rappresentante di un paese dove ai piani alti si arriva a sostenere che la cannabis produce buchi nel cervello – mentre assisteva ad un evento parallelo legato proprio all'annosa questione cannabis-schizofrenia. Un po' più sofisticata e sempre presente nei forum internazionali, la dottoressa Nora Volkow, l'ex direttrice del NIDA, l'istituto federale sugli abusi da droga, nominata a suo tempo dal Serpelloni come consulente del comitato tecnico-scientifico italo-americano, caso unico in Europa. Tutte presenze che ci indicano come la prosecuzione della guerra alle droghe sarà sempre più ammantata da evidenze scientifiche. Sul ruolo e sulla presenza degli scienziati in questo contesto abbiamo interpellato Michael Krawitz, fondatore dell'Associazione Veterani per l' accesso alla cannabis medica degli Stati Uniti, un paese dove il discorso scientifico è stato a lungo brandito per abbattersi con estrema crudeltà su pazienti e consumatori. In questi mesi abbiamo sentito molte buone notizie provenienti dagli Stati Uniti. Sul fronte opposto abbiamo personaggi che cercano di tenersi stretto il posto di lavoro e che in parte tentano di riciclarsi a seconda di come tira il vento. Basti pensare al nostro dottor Serpelloni. Sono note le osservazioni piuttosto strabilianti sorte in Italia sui danni provocati dalla cannabis.
Tra questi scienziati va segnalata anche la vostra dottoressa Nora Volkow, ex direttrice del NIDA, che per l'occasione fonda un comitato scientifico mondiale dopo aver fatto parte di quello italiano. Insomma ci sono tante notizie positive ma anche tante resistenze. Qual è lo stato dell'arte negli USA? Michael Krawitz: «Dalla mia testa sorge un pensiero. É come se coesistessero negli Stati Uniti tre mondi paralleli che non necessariamente comunicano bene tra di loro. Uno di questi mondi è quello di cui hai parlato prima rispetto alla dottoressa Volkow e gli altri scienziati che francamente non sono molto d'aiuto per il lavoro che svolgo, perché l 'informazione che essi forniscono al pubblico è tremendamente
sbilanciata e distorta. Con dei dati presi un po' come si fa con le ciliegie. Utilizzando l' evidenza per sostenere la politica. C'è una sottile differenza tra l'impostare una politica sull'evidenza e far sì che la politica sia spinta dall'evidenza. Noi basiamo la nostra politica sull'evidenza ed è proprio quel che è successo da noi per l'accesso sicuro alla cannabis terapeutica dei Veterani e dei malati in genere. E quindi le nostre sono le politiche basate sull'evidenza .Sono tante le cose le che abbiamo ottenuto, come per esempio nei singoli stati che hanno bypassato il governo federale – visto che la Costituzione degli Stati Uniti lo permette – e dove siamo stati in grado di fare tante cose positive. Noi basiamo le politiche su queste evidenze, al contrario del governo che le ha osteggiate ma che non è riuscito a bloccare
questi sviluppi positivi. Ma poi esiste dall'altra parte il terzo mondo, il pubblico, che non percepisce nessuna di queste cose Non ti devo certo spiegare quel che pensa il pubblico. Quel che vede e sente il pubblico è una visione molto superficiale, una percezione che appare prefabbricata Hanno solo un paio di cose in mente mentre il resto è basato su quel che vedono e sentono. Essi basano il loro pensiero su quello che io chiamo la teoria del pizzico di verità Come la dottoressa Volkow. Che come tanti ha una buona posizione, ottimi studi e qualifiche. Come tanti altri ben piazzati e con una ottima educazione, che ne dicono tante e per il pubblico, il terzo mondo, anche se sembra completamente sbagliato quel che affermano, essendo tutte persone altolocate, che ripetono tutte le stesse cose ci deve essere un pizzico di verità in quel che dicono e ci deve essere un pizzico di verità in quel che sentono in continuazione e così ragionano. Come veterani di guerra, l'associazione dei Veterani riconosce il diritto a utilizzare la cannabis ai veterani in un modo nuovo che siamo riusciti a realizzare solo a partire dal 2010. Ma da parte di questo ente c'é voluto un po' di coraggio perché la Veterans Association, pur dipendendo dal governo federale riconosce l'uso terapeutico a livello statale. Per fare quel che fanno ci vuole del coraggio, per proteggere i veterani, di assicurarsi la loro salute e quel che fa parte del lavoro mentre il governo federale vieta completamente l'uso della cannabis per scopi medici. E la DEA, anche se non ve ne siete mai siete accorti, ha come mandato il compito di far sì che il pubblico abbia una accresciuta percezione dei danni, per scoraggiare il consumo delle droghe. Ma come si fa a produrre una percezione accentuata dei rischi senza poi aumentare di fatto i pericoli e rischi... Sembra una questione filosofica ma è proprio quel che fanno e con questo vi lascio!
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GROWING
Le talee e la loro importanza I cloni, o talee di cannabis, sono un metodo di propagazione molto pratico per i growers perché fare una talea significa potersi portare a casa un ramo di una pianta di un amico, farlo radicare ed ottenere una pianta madre da cui attingere numerosi altri cloni dalle stesse caratteristiche della pianta da cui provengono. Il principio é tagliare un rametto e porlo a radicare per circa due settimane in un ambiente umido, così che si otterrà una piantina identica alla pianta da cui è stata tagliata. di CBG
grande ritenzione d'acqua che ne semplifica la gestione. Per clonare sono necessari: ȏ XQD ODPHWWD R XQD IRUELFLQD DIILODWD ȏ XQ YDVR GL VROX]LRQH UDGLFDQWH ȏ XQ YDVVRLR GL FXEHWWL GL ILEUD GL cocco ȏ XQD VHUUHWWD SHU WDOHH R XQ FRQtenitore di plastica trasparente e
Molti growers di fuori suolo vogliono solo cloni per i loro impianti idroponici ad alta densità: prima di tutto perché sono piante provenienti da un unico esemplare del quale se ne conosce la fioritura, secondo, perché non si devono comprare semi evitando mancate germinazioni e freaks che in un impianto idroponico occupano spazio inutilmente. Conoscere la fioritura di uno strain è un indiscutibile vantaggio per evitare errori di fertilizzazione e raccogliere un prodotto superiore con una alta resa.
L’ENCICLOPEDIA ONLINE DELLA CANNABIS
È inoltre grazie ai cloni che si sono affermati numerosi strains altrimenti destinati a sparire nelle fumate. I famosi clone-only strains sono delle varietà conosciute tra i growers solo come cloni perché hanno cominciato a girare e si sono affermati nelle comunità cannabiche. Molti di questi clone-only strains sono disponibili solo femminizzati in quanto non si conoscono i genitori e non si possono riprodurre «regolari». Altri ancora sono fenotipi di strain famosi e sono ben diffusi tra i growers in forma di clone. Ad esempio la Amnesia è presente nella maggioranza delle coppe cannabiche in Spagna coi diversi cloni conosciuti: quella da otto settimane, quella più produttiva, quella da nove ma che produce molto... ognuna col suo nome che la identifica. Quando si decide di introdurre un nuovo clone (radicato) nella growroom é bene trattarlo con un prodotto antimicotico (contro l'oidio ad esempio) e un insetticida (un acaricida contro i ragnetti rossi). La praticità di trattare i cloni appena radicati è poterli sommergere a testa in giù non dovendo spruzzare nell'ambiente prodotti potenzialmente tossici. Nei growshop e nei consorzi agrari sono disponibili soluzioni di sintesi e soluzioni biologiche per prevenire e curare ogni infermità.
A seconda della destinazione d'uso si devono produrre cloni differenti, se ad esempio si dovrà riempire un sistema di coltivazione idroponico a radice nuda bisognerà utilizzare dei supporti di dimensioni contenute di materiale inerte come lo sono i cubetti di lana di roccia (rockwool). Un substrato inerte non è materia organica quindi non biodegrada con l'utilizzo, andando a sporcare i sistemi di irrigazione, e non favorisce marciumi. Addirittura si può clonare direttamente in un contenitore d'acqua con una pompa ossigenatrice sul fondo ed avere in una settimana e mezzo dei cloni sani e radicati. Se invece si coltiva in terriccio si possono utilizzare i famosi Jiffy, i cubetti di fibra di cocco legati da una retina biodegradabile, comodi per via della
richiudibile ȏ XQD SODIRQLHUD QHRQ GD :DWW ȏ XQR VSUX]]LQR FRQ DFTXD ȏ XQ WLPHU HOHWWULFR Per prima cosa bisogna predisporre su un tavolo spazioso la serretta con il vassoio di Jiffy ben idratati ma non sgocciolanti e un bicchierino di Clonex o equivalente. I Jiffy sono dei dischetti pressati che possono essere idratati con acqua pura o con una soluzione di micorrize o batteri nitrificanti. Dopo di che, con le forbicine e un bicchierino d'acqua, si prende la madre scelta e se ne prelevano tanti cloni quanti dischetti abbiamo disponibili nella serretta. I rami laterali, l'apicale, ogni meristema può facilmente diventare un clone. Una volta scelto il rametto lungo almeno 10 centimetri
57 si pratica un taglio netto a 45 gradi e lo si lascia nel bicchierino d'acqua. Possono rimanere in acqua dopo il taglio fino a 1 giorno senza accusare gravi perdite. I l clone appena tagliato deve venir potato lasciando poche foglie al fine di sfavorire un'eccessiva evapotraspirazione. Di norma si tagliano le foglie più grandi e si riducono di grandez-
ben chiuso per non reinfettare nuovamente la stanza di coltivazione. Dal giorno 7 al giorno 10 si dovrà aprire la serretta per abituare i cloni all'umidità delle stanze di coltivazione. Sul mercato si trovano differenti modelli di serrette a seconda della grandezza del vassoio di propagazione, la maggior parte però hanno delle aperture per abbassare l'umidi-
biologico è l'ascophyllum nodosum, per chi sceglie il bio, mentre per gli aficionados del minerale si può usare una forte diluizione del prodotto per crescita. Volendo si può polverizzare le giovani piantine appena trapiantate con la medesima soluzione, in quanto la fertilizzazione fogliare risulta molto effettiva in tutti gli stadi. In commercio vi sono diversi prodotti per polverizzare le giovani piante e stimolarle, dal nitrato d'ammonio fortemente diluito a complessi fitostimolanti necessari quando servono tessuti carnosi e allungati. Finora però abbiamo parlato di come clonare partendo da rami tagliati da piante madri, ma cos'è una pianta madre? Una pianta madre è una pianta mantenuta in stato vegetativo perenne dalla quale si possono attingere numerosi cloni. A diciotto ore di luce al giorno e con una fertilizzazione azotata si mantengono le piante in condizione di crescere continuamente senza entrare in fioritura e quindi senza andare incontro a morte sicura. A questo modo si mantengono e si conservano i differenti strain di cannabis nel mondo, presso gli appassionati e presso le seedbank.
za le foglioline piccole, io preferivo rimuovere totalmente le foglie piuttosto che aprire ferite nelle piante anche se tagliando le foglie non ebbi mai problemi di agenti patogeni. I rametti a bagno nell'acqua possono esser bagnati rapidamente di Clonex e inseriti nei Jiffy, oppure – e lo consiglio – si passa la zona del taglio con la forbice per favorire ancora di più la radicazione e poi si passano nel Clonex e nel Jiffy. Inserendo i cloni nel Jiffy si deve avere cura di stringere attentamente il dischetto contro il rametto per assicurarne la stabilità, fondamentale per non rompere le giovani radici in formazione. Una volta riempito il vassoio di Jiffy con in nuovi cloni bisogna nebulizzarli con acqua non fertilizzata e coprirli col coperchio della serretta per mantenere l'umidità a livelli altissimi così da dar la possibilità ai rametti di radicare correttamente senza patire stress idrici.
tà interna. Dal giorno12 al giorno 18 si esaminano accuratamente i cloni e si trapiantano solo quelli con numerose radici, di colore bianco, dall'aspetto cotonoso. Tutti i cloni che al giorno 18 non sono sani, e quindi non trapiantabili, andranno eliminati. Proprio per questa fortissima selezione in corso si deve sempre tagliare un numero maggiore del numero di cloni necessario. Inoltre così facendo si arginano eventuali perdite, saranno comunque da considerarsi normali perdite attorno al 5-10% dei tagli.
La serretta chiusa garantirà una rapida radicazione se mantenuta intorno ai 23 gradi con una sorgente luminosa tenue, per queste andrà disposta sotto la plafoniera da 110 Watt e lasciata sei giorni senza aprirla. I Jiffy manterranno abbastanza acqua a disponibilità delle neoradici garantendo però un adeguata ossigenazione del substrato. Dopo sei o sette giorni si possono rimuovere i rametti in marcescenza e le foglie rovinate, avendo cura di eliminare ogni muffa o traccia di muffa visibile. I residui di pulitura andranno smaltiti in un sacco
In una serra da talee chiusa si hanno 23 gradi circa e oltre il 90% di umidità quindi se dovessero trovarsi dei focolai di infezione fungina si possono polverizzare i cloni a patto di rispettare le dosi del fabbricante e sempre provando su pochi esemplari per testarne la fitotossicità. In caso di attacco fungino è bene disinfettare vassoi e serrette con acqua ossigenata diluita oppure ipoclorito di sodio diluito in acqua.
Una variante professionale è il propagatore automatico, una camera a temperatura, luce ed umidità controllate nella quale si mettono i vassoi di cloni senza serrette, ma anche un growbox con un potente umidificatore può assolvere al compito (prestando sempre attenzione alle lampade utilizzate ad altissima umidità ambientale).
Quando si sono trapiantati i cloni si puà cominciare con la fase vegetativa. Uno stimolatore di radicazione
Non e' difficile mantenere delle madri, la difficoltà è creare e mantenere degli esemplari vigorosi e produttivi: una pianta madre di un vivaio rimane viva circa due anni durante i quali viene regolarmente potata e trattata con spray fogliari al fine di prelevarne un altissimo numero di cloni ogni 15 giorni. Se non servono migliaia di cloni ogni mese, a livello amatoriale cioè, si coltivano potando regolarmente ma senza polverizzare nulla sulle foglie, sì da mantenere le piante compatte e ben sdoppiate con tanti rami pronti a diventare nuove piantine. Ogni foglia marcita o disseccata andrà rimossa dalle madri per evitare ogni possibile infezione che porta il materiale organico marcescente. Numerosi coltivatori applicano sempre un sistemico antifungino, cioè un prodotto killer dei funghi che agisce in tutta la pianta per diffusione interna. La garanzia che dà questa classe di prodotti è fondamentale nelle produzioni su larga scala, insieme a una corretta igiene dei locali e alle severe misure d'igiene che vanno applicate strettamente. In casa le talee si possono fare facilmente senza timore, ricordandosi sempre di tagliare un buon numero in più degli esemplari necessari. Riassumendo le talee sono importanti perché sono il mezzo di trasmissione e conservazione di moltissime genetiche, anche tra gli appassionati, e perché sono uno strumento indispensabile nella coltivazione professionale. Buone fioriture e non dimenticate di usare un filtro contro gli odori anche se avete solo dei cloni in radicazione.
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Hemporium Cose di Canapa, Vicenza
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Bahia Grow Shop Indoorline Point
Campacavallo Via Rimembranze 18 Varedo (MB)
Via Castelgomberto 154/c 10137 Torino Tel 0117931973 Email: indoorlinetorino@gmail.com
S.S. 11 Padana Sup. Verso Verona, 283 36100 Vicenza presso Multicenter hemporiumvi@yahoo.it dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 19.30 sabato dalle 11 alle 19 cell. 339 61 02 455
Tel: 0362-582431
-VOFEÖ t .BSUFEÖ t .FSDPMFEÖ t (JPWFEÖ t 7FOFSEÖ t 4BCBUP PSBSJP DPOUJOVBUP
Orari: Lunedì- sabato 9.30- 12.45 e 15.00- 19.00 Lunedì mattina chiuso
Si riceve su appuntamento 3484734053
Facebook: campacavallo seed and growshop
3 Mysticanza, Perugia
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“Mescolanza di particolary varietà di ynsalata verde.” (Zingarelly)
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v. San Francesco, 7 06123 Perugia -Italytel/sms +39-338-8819198 shop +39-075-3747740 info@mysticanza.it MAR-SAB dalle 11:30 alle 14:00 dalle 15:00 alle 19:30 DOM-LUN chiuso
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VIA SANTA CHIARA 6 - CARPI (MO)
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Tel. 059-654312 info@naturalmystic.it www.naturalmystic.it Facebook: Natural Mystic Grow Shop
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Growerline, Pomezia
Natural Mystic Hemp & Grow Shop
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Sede: Viale Alessandro Manzoni 33 Pomezia (RM) 00040 Orario: Aperto dal Lunedì al Sabato dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:30 alle 19:30 www.growerline.com e di semi di canapa da collezione su www.seedsline.com Servizio assistenza skype a via mail staff@growerline.com o staff@seedsline.com Tel. 0691801148 - 3403824505
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Dream Planet Smartshop Via Bellini nº9/b - CAGLIARI tel. +39 3281689980 dream-planet@hotmail.it Da lunedí a venerdì ore: 11.00-13:00 < > 16:00-20:30
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Eko Grow & Seed Shop Firenze
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Growshop Via Brugnoli 17/E 40122 Bologna Tel. 051 523668 Headshop Via de Marchi 29/A 40123 Bologna Tel. 051 4847574 Rimini Viale Tripoli 150 www.fogliederba.net - www.fogliederba.it
Via della Villa Nova 13/A Firenze 50145 Telefono: 055/319478 www. www.ekogrow.it info@ekogrow.it facebook.com/ekogrowshop Orario: Da Lunedì a sabato orario continuato 9:30 - 19:30
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Hemptown
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Via Jacopo Castelli 5 Marghera (Venezia) Telefono: 329-9421149
New Biogroup Alessandria New Biogroup Alba Via Tortona n. 51, Alessandria (AL) 15121 - Italia Tel. 340 3181117 newbiogroup@gmail.com Da Lun - Sabato 9:30 - 12:30 Da Lun - Sabato 15:30 - 19:30
Corso Bra n. 52/f, Alba (CN) - Mussotto 12051 - Italia Tel. 391 1512507 newbiogroup.alba@gmail.com Da Mar - Sabato 9:30 - 13:00 Da Lun - Sabato 15:00 - 19:00 Chiusi Lunedi' Mattina www.newbiogroup.com
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20 Alien Seeds Vicolo dei monti di san Paolo 51 Roma 00126 Orario 10:00-13:00/16:00-19:30 Domenica chiuso Tel. +39 06 86707793 Email: info@alienseeds.it Web: www.alienseeds.it
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Via Gen. Luigi Parisi, 23 - 84013 Cava de' Tirreni (SA) Tel: 089.9849189 Cell.349.8519881 amnesiashopitaly@gmail.com Siamo aperti: lunedì/venerdì 9.30/13.00 - 16.30/20.00 sabato 10.00/13.00 - 16.30/19.00 Lunedì mattina chiusura settimanale
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Skunkatania, Catania Skunkatania, Ortigia Skunkatania, Modica Via Vittorio Emanuele II 251 Catania Sicilia Italia CAP: 95124 Tel: 095-8264856 Catania
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BANCHE DEL SEME
10 ANNI CON SWEET SEEDS Nella stagione 2015, si celebra il decimo anniversario di Sweet Seeds. È passato un decennio dalla creazione di Sweet Seeds e ci sono stati molti cambiamenti nel panorama della cannabis in questi anni. Cogliamo quindi questa opportunità per guardarci alle spalle e commemorare questi dieci anni di vita di Sweet Seeds. Manolo. Sweet Seeds Sweet Seeds si è presentata pubblicamente sul panorama della cannabis in occasione della prima Expocannabis presso La Cubierta de Leganés nel 2005. Sweet Seeds si è presentata in questa fiera della cannabis, che è stata la prima tenutasi a Madrid, con 1.200 semi femminizzati dei primi tre ceppi e una lettera di presentazione per il loro progetto. I semi sono stati distribuiti agli utenti da Cannabiscafe, associazioni e società del settore.
e Sweet Tai® (SWS03), erano stati condotti test della progenie con centinaia di campioni ed erano stati testati i semi con l’aiuto di un’ampia gamma di persone che raccoglievano e di amici che coltivavano cannabis. Sweet Seeds produce le piante che dipendono dal fotoperiodo (non autofiorenti), utilizzando sempre la stessa linea parentale (cloni d’elite selezionati dalla banca di madri Sweet Seeds). Nel farlo, Sweet Seeds può garantire elevati standard di qualità e stabilità, noti già in precedenza.
1a rivoluzione genetica: i semi femminizzati
Nel 2005, il mercato dei semi della cannabis era monopolizzato dalle banche olandesi che sono emerse fra la metà e la fine degli anni Ottanta. In quel periodo, i semi venduti erano soprattutto semi normali che producevano maschi, femmine ed ermafroditi. Senza sottovalutare il lavoro condotto dai pionieri olandesi con i semi regolari, che Sweet Seeds riconosce e ammira, in quel momento i semi femminizzati olandesi non avevano una buona reputazione fra i coltivatori di cannabis di tutto il mondo. Il motivo principale era l’elevata percentuale di piante ermafrodite che ne derivavano. Alcuni pionieri olandesi hanno deciso di scommettere su questo tipo di genetica che non produceva maschi e
Cream Mandarine
selezionatori di cannabis nordamericani (Stati Unit e Canada) si sono concentrati sulla produzione di semi facilmente coltivabili, con elevati livelli di cannabinoidi, una forte produzione di resina e cime dense. Si sono concentrati inoltre sulla selezione
Bloody Skunk Auto
Sweet Seeds è estremamente orgogliosa di quello che fa, come altre banche di semi femminizzati spagnole all’avanguardia, per il presente in cui i semi femminizzati sono la prima scelta dei coltivatori di cannabis di tutto il mondo. Dieci anni fa, i semi femminizzati dovevano superare molti fastidi e leggende urbane senza alcuna base scientifica. Il tempo e l’esperienza di migliaia di coltivatori di cannabis sono riusciti a sfatare tutti questi miti.
L’ENCICLOPEDIA ONLINE DELLA CANNABIS
Semi femminizzati più accessibili e a miglior prezzo Big Devil Auto
hanno cominciato a metterli in vendita dal 2000. In questi primi semi femminizzati olandesi, molte piante hanno mostrato semi sia femmina, sia maschio. L’avvento della genetica femminizzata di alto livello, estremamente resinosa e aromatica, senza maschi ed ermafroditi, sarebbe stato l’inizio di una rivoluzione genetica ancora in corso oggi, che avrebbe cambiato profondamente il mercato dei semi di cannabis. La percentuale di ermafroditismo nei semi femminizzati Sweet Seeds è marginale. È inferiore allo 0,1% (1/1000) ed è sempre una conseguenza dello stress ambientale.
Riguadagnare la fiducia del pubblico
Quando sono stati presentate le prime tre varietà femminizzate Sweet Seeds nel 2005, Black Jack® (SWS01), S.A.D. Sweet Afgani Delicious S1® (SWS02)
Prima che Sweet Seeds ha avviato una banca di semi, i semi di cannabis venivano venduti in confezioni di almeno 10 o 15 semi. Oltre a ciò, i pochi semi femminizzati disponibili sul mercato erano estremamente cari. Per avere una versione femminizzata di un seme regolare, i coltivatori dovevano pagare il doppio o più. Nel 2005 i semi femminizzati più economici d’Europa si vendevano a un elevato importo per una confezione di 10 semi. Per agevolare l’accesso dei clienti potenziali a diverse varietà femminizzate, Sweet Seeds ha deciso di confezionare i semi in confezioni da 3 semi, il che ha ridotto considerevolmente il prezzo delle rispettive varietà. Oltre a ciò, le prime tre varietà di Sweet Seeds sono entrate sul mercato con un prezzo per seme del 50% rispetto ai semi femminizzati in vendita in quel periodo. Il fantastico rapporto qualità-prezzo dei semi Sweet Seeds è uno dei punti distintivi dell’azienda da quando ha avviato la banca di semi.
Taste and Aroma
Le prime banche di semi olandesi e i primi
Cream Caramel
di caratteri che potessero rispondere meglio alle esigenze della coltivazione indoor con fonti di luce artificiali. Sin dai primi giorni come raccoglitori di genetica, Sweet Seeds si è impegnata nella selezione di genetica con qualità organolettiche eccezionali (sapore e aroma). Per Sweet Seeds, il sapore e l’aroma sono tanto importanti quanto i livelli di cannabinoidi e la quantità di resina o altri caratteri desiderabili. Come quando si sceglie un vino, si tende a osservare non solo il contenuto alcolico, ma anche e ancor più le qualità organolettiche, quando Sweet Seeds sceglie una genetica di cannabis, fa molta attenzione al sapore e all’aroma oltre ai livelli di cannabinoidi, all’elevata resa e altri caratteri desiderabili.
2° rivoluzione genetica: i semi autofiorenti
Alla fine del 2007, Sweet Seeds ha avviato i primi esperimenti con alcune genetiche curiose che iniziavano a fiorire a prescindere dalle ore
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Anniversary di luce cui venivano esposte ogni giorno. Queste genetiche iniziano la fioritura automaticamente quando raggiungono la maturità sessuale. I primi fiori sono visibili dopo il 21° giorno dalla germinazione e dalla comparsa delle prime foglie arrotondate (cotiledoni). Questo tipo di genetiche aveva una cattiva reputazione nel 2007, come è accaduto con i semi femminizzati quando sono stati lanciati sul mercato. La maggior parte dei coltivatori e dei selezionatori di cannabis le disprezzava, soprattutto per la genetica primitiva della Cannabis Ruderalis,
Green Poison
da cui provengono i caratteri di autofioritura. Queste piante producevano pochissima resina, con livelli molto bassi di cannabinoidi. Anche il sapore e l’aroma erano piuttosto sgradevoli. Sweet Seeds ha capito rapidamente quanto sarebbero stati utili questi geni autofiorenti, se introdotti adeguatamente negli eccellenti cloni d’elite della banca di madri. Dalle genetiche primitive autofiorenti, Sweet Seeds si è interessata solo ai caratteri responsabili della fioritura automatica. Uno dei vantaggi principali della genetica autofiorente è che rende possibile la fioritura delle piante di cannabis outdoor tutto l’anno, in tutte le stagioni (purché le temperature minime lo permettano). Un altro vantaggio importante è la fioritura estremamente rapida. Queste genetiche producono cime perfettamente formate piene di resina aromatica, a soli due mesi dalla germinazione. La statura ridotta di queste genetiche, nonché la capacità di fioritura fuori stagione e il rapido ciclo di vita le rende inoltre estremamente discrete. Nel 2009 Sweet Seeds ha presentato le prime tre varietà femminizzate e autofiorenti: Speed Devil Auto® (SWS11), Big Devil Auto® (SWS15) e Fast Bud Auto® (SWS16). Gli amatori della coltivazione di cannabis hanno scoperto immediatamente come trarre vantaggio dalle caratteristiche particolari offerte da queste nuove varietà autofiorenti.
Abbiamo usato queste prime varietà autofiorenti come materiale di base per l’introduzione di geni autofiorenti nei nuovi ceppi, ibridandole con cloni d’elite della banca madri Sweet Seeds. Sono comparsi aromi senza precedenti nelle varietà autofiorenti. Ogni ibridazione con cloni d’elite della nostra banca di madri ha avuto un impatto positivo, migliorando la produzione di resina, l’aspetto dei fiori, i livelli dei cannabinoidi e tutti gli altri caratteri desiderabili.
F1 Fast Version, Red Family e varietà autofiorenti XL
Quando si ibrida una genetica autofiorente con un clone d’elite dipendente dal fotoperiodo per creare una nuova genetica autofiorente, la prima generazione di questo incrocio è nota geneticamente come ibrido F1. Dipende al 100% dal fotoperiodo, il che significa che non faranno la loro comparsa campioni autofiorenti. Questo avviene perché il gene autofiorente è recessivo. Saranno necessarie altre due generazioni di selezione e incrocio per fissare il carattere autofiorente nel 100% della popolazione. Nel lavoro svolto per creare nuove varietà autofiorenti, Sweet Seeds ha osservato che l’ibrido F1 dipendente dal fotoperiodo presentava un ciclo di fioritura più rapido dell’atteso, riducendo il tempo di fioritura e maturazione in 1 o 2 settimane. Il clone d’elite contribuisce all’ibrido F1 con il
Green Poison F1 Fast Version® (SWS41), ecc. Sempre nella stagione 2013, Sweet Seeds ha presentato una famiglia esotica e visivamente interessante di genetica autofiorente. Per i fiori rossi, è stata chiamata “The Red Family” (La famiglia rossa). I fiori rossi che si vedono in queste varietà sono stati estratti dalla genetica dei fiori rossi della regione del Chitral, sulle montagne pakistane dell’Hindu Kush. Sweet Seeds ha lottato per aumentare gradatamente le dimensioni della genetica autofiorente, sviluppando un gruppo di varietà autofiorenti che si distingue per l’elevata statura, come Big Devil #2® (SWS20), Big Devil XL Auto® (SWS28) e Cream Mandarine XL Auto (SWS55).
Notizie per il 10° anniversario Sweet Seeds
Nella stagione 2015, Sweet Seeds prosegue nella ri-evoluzione delle autofiorenti presentando due nuove varietà di questo tipo: Cream Mandarine XL Auto® (SWS55), versione alta della Cream Mandarine Auto® (SWS29) e Killer Kush Auto (SWS56), versione autofiorente della Killer Kush F1 Fast Version (SWS52). Nella stagione 2014, Sweet Seeds ha presentato la confezione “Sweet Mix Auto”, per offrire semi autofiorenti di elevata qualità a un prezzo economico, che potessero quindi rispondere alle esigenze derivanti da questa crisi finanziaria. Per migliorare l’offerta di semi economici di elevata qualità, Sweet Seeds presenta inoltre la nuova
Sweet Afgani Delicious
Killer Kush
carattere dipendente da fotoperiodo nel 100% della popolazione, mentre la genetica autofiorente contribuisce nell’ibrido F1 con la fioritura rapida caratteristica del 100% della popolazione. Sfruttando la fioritura rapida di queste varietà dipendenti dal fotoperiodo, nel 2013 Sweet Seeds ha presentato una nuova linea di semi chiamata “F1 Fast Version”, in cui ha presentato le versioni a fioritura rapida di alcuni dei classici Sweet Seeds, come Cream Caramel F1 Fast Version® (SWS40),
confezione “Sweet Mix Feminized”, contenente 10 semi selezionati fra tutte le varietà dipendenti dal fotoperiodo (non autofiorenti) della sua collezione. Queste confezioni “Mix” contengono i semi di elevata qualità meno cari sul mercato di oggi. Pensando all’acquisto all’ingrosso e alle associazioni di utilizzatori di cannabis, per questa stagione Sweet Seeds presenta inoltre dei nuovi formati da 25 e 100 semi di alcune delle varietà Sweet Seeds più apprezzate. Le varietà disponibili in questi formati sono: Cream Caramel® (SWS04), Cream Caramel Auto® (SWS22), Big Devil XL Auto® (SWS28) e Green Poison® (SWS14).
Promozioni 3+1 e 5+2 per il decimo anniversario Sweet Seeds
Per festeggiare questo anniversario con tutti voi, Sweet Seeds ha un’offerta speciale disponibile per tutte le sue varietà. Durante questa offerta speciale per il decimo anniversario, tutte le confezioni da 3 semi conterranno 1 seme gratis e tutte le confezioni da 5 semi conterranno 2 semi gratis. Potete verificare la durata dell’offerta su www.sweetseeds.es. Grazie a tutti per il supporto dimostrato a Sweet Seeds in questi 10 anni.
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NOTIZIE
Un anno dopo la OHJDOL]]D]LRQH GHOOD PDULMXDQD LQ &RORUDGR řYD WXWWR EHQHŚ FRQIHUPD OD SROL]LD È passato un anno da quando il Colorado è diventato il primo Stato degli Stati Uniti a legalizzare la marijuana e l’impatto su sanità, criminalità, occupazione e altri aspetti può essere valutato ora in modo più concreto. Quindi, ha portato un’apocalisse di tossicodipendenti disoccupati per le strade, come temevano alcuni Repubblicani?
"Abbiamo notato che non è cambiato praticamente nulla”, ha affermato un poliziotto di Denver a CBC questa settimana. "Si può dire che gli agenti di polizia non abbiamo visto cambiamenti nel proprio lavoro". La legalizzazione della cannabis non solo non ha portato a un aumento della criminalità, ha anche creato migliaia di posti di lavoro, giacché i turisti accorrono numerosi agli oltre 60 punti vendita dove si trova marijuana nella città. Un giornale locale ha anche nominato il primo critico della cannabis ad aprile. "Non ci sta cadendo il cielo in testa, quindi?", ha chiesto un giornalista CBC a un poliziotto. “No, non ci sta cadendo il cielo in testa”, ha risposto. La guida in stati non consentiti, la violazione di proprietà e la criminalità violenta sono diminuiti a Denver prima della legalizzazione e questa tendenza è proseguita. Anche l’uso di droga fra i giovani è in discesa, secondo il rapporto. Lo Stato ha riscosso 60 milioni di dollari in tasse derivanti dalla vendita di droga e di questi, 4 milioni sono stati reinvestiti nella città attraverso nuovi programmi implementati dal sindaco (che rimane contrario alla legalizzazione). Questa iniziativa senza precedenti in Colorado ha portato Washington, Alaska e Oregon a votare la legalizzazione e questa settimana è stato avanzato un progetto di legge per la legalizzazione a New York. La cannabis rimane una droga di classe B nel Regno Unito, che comporta una pena per possesso che può arrivare fino a cinque anni. Fonte: Independent.co.uk
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