LA RIVISTA DELLA CANNABIS DAL 1985
GRATIS Numero 3 - 2015
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14 Guida dei 10 passi per coltivare ceppi autofiorenti
Tutto sull'estrazione di cannabis medicinale
30 Critical 2.0: Una varietà autofiorente di elevata qualità
60 Frisian Duck
18+ Solo per adulti. Soft Secrets viene pubblicato sei volte all’anno dalla Discover Publisher BV, Paesi Bassi
Spiragli sulla legalizzazione
di Giovanna Dark
AMSTERDAM
RRY SENSI-STAR DELAHAZE PANDORA BELLADONNA WAPPA ALL
Pare che i tempi siano maturi anche per loro. Dopo anni di iniziative repressive e mistificatorie – quanto dannatamente inutili e dispendiose – finalmente la politica italiana ha deciso di prendere in considerazione l'ipotesi di un'eventuale legalizzazione della cannabis. Niente di ufficiale o già pronto in testo ma, come vuole il protocollo da circo Barnum che regola le istituzioni nostrane, c'è stata una conferenza stampa, ci sono state strette di mano bipartisan, ci sono state dichiarazioni sulla volontà di collaborare alla stesura di un testo che modifichi in senso ancor più permissivo quanto già riformato (poco e male) dal Ministro della Salute Lorenzin lo scorso anno. L'iniziativa è partita dall'attuale sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova, che lo scorso 9 marzo ha inviato a tutti i 951 deputati e senatori una mail con un accorato appello: “caro collega, ti invito a iscriverti e a partecipare all'Intergruppo parlamentare per la legalizzazione e la depenalizzazione della marijuana”. L'obiettivo è chiaramente quello di regolamentare (e rendere tassabile) un mercato grigio come quello della marijuana e i suoi derivati: ad oggi le adesioni sono state circa un'ottantina, più che altro a sinistra, e sono destinate ad aumentare se, come promesso, l'intero gruppo di Sinistra e Libertà – che ha già pronto un testo in cui si stimano 10 miliardi di extra gettito per le casse dello Stato – si unirà alle discussioni. “Si tratta di adesioni bipartisan”, ha spiegato Della Vedova, “da parte di parlamentari di diversa estrazione politica. Ciò dimostra come anche in Italia un approccio pragmatico, ispirato a una rigorosa analisi costi/benefici, sia ormai sempre più diffuso sul piano politico-culturale e decisamente trasversale, non solo fuori ma anche dentro il Parlamento”. La prima riunione ufficiale dell'Intergruppo si è tenuta lo scorso 26 marzo. A
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Attenzione: i semi di canapa sono esclusi dalla nozione legale di Cannabis, FLz VLJQL¿ FD FKH HVVL QRQ VRQR GD FRQVLGHUDUVL VRVWDQ]D VWXSHIDFHQWH / GHO DUW FRPPD OHWW % FRQYHQ]LRQH XQLFD VXJOL VWHSHIDFHQWL GL 1HZ <RUN GHO H WDEHOOD GHO GHFUHWR PLQLVWHULDOH ,Q ,WDOLD OD FROWLYD]LRQH GL &DQDSD q YLHWDWD DUWU H GHO GSU VH QRQ VL q LQ SRVVHVVR GL DSSRVLWD DXWRUL]]D]LRQH DUW GSU ,Q DVVHQ]D GL DXWRUL]]D]LRQH L VHPL SRWUDQQR HVVHUH XWLOL]]DWL HVFOXVLYDPHQWH SHU DOWUL ¿ QL ]RRWHFQLFR FROOH]LRQLVWLFR HWF , VHPL YHQJRQR YHQGXWL FRQ OD ULVHUYD FKH HVVL QRQ VLDQR XVDWL GD WHU]H SDUWL LQ FRQÀ LWWR FRQ OD OHJJH
presenziare solo la metà di quanti hanno originariamente sottoscritto il progetto ma, a detta dei coordinatori, la seduta è stata chiusa in modo proficuo. L’Intergruppo ha poi fissato un secondo incontro per la seconda metà di aprile “per entrare nel vivo” di una proposta che seguirà “strettamente il suo iter parlamentare”, spiega Della Vedova evidenziando come, nel frattempo, sarà istituito un sito web (www.cannabislegale.org) sul quale, “chiunque ne abbia interesse potrà riversare documentazioni economiche, scientifiche o normative”. Insomma, pare che finalmente anche la politica istituzionale abbia finalmente afferrato il concetto secondo cui non ha più senso discutere sulla possibilità di legalizzare o meno: ormai è tempo di pensare a quando farlo e a quale sia il modo migliore per realizzarlo. Per provare a capire meglio cosa bolle in pentola e se davvero possiamo sperare di vedere un giorno la nostra amata pianta finalmente libera di essere usata e coltivata, l'approfondimento è a pagina 43. Nel frattempo attendiamo speranzosi che questi spiragli di apertura provenienti dal “Palazzo” si trasformino presto in uno squarcio.
3 EDITORIALE
Verso la 15a Million Marijuana March
La Cream Mandarine Fast Version di Sweet Seeds è un seme di cannabis femminizzata a predominanza indica che deriva dall’incrocio fra una Cream Mandarine Auto x Diesel. È un ibrido di elevata qualità che offre agli adepti di questa varietà la possibilità di coltivare piante più grandi e con una resa maggiore. La Cream Mandarine Fast Version è una pianta di marijuana incredibile, con fioritura rapida, facile da coltivare, di dimensioni medie che cresce in modo vigoroso e produce cime lunghe, pesanti e compatte ricoperte di resina. Questa varietà di cannabis è adatta ai coltivatori di tutti i livelli, dato che produce abbondanti raccolti di qualità in modo rapido e facile. Offre una fragranza agrumata intensa molto piacevole. La Cream Mandarine Fast Version è una varietà di cannabis per chi predilige il sapore e le proprietà aromatiche della pianta, senza trascurare, comunque sia, le altre innumerevoli qualità. Il sapore e l’aroma sono pronunciati e fruttati, con accenti di agrumi e oli. L’effetto duraturo è potente e piuttosto fisico. È la varietà di cannabis perfetta per rilassarsi dopo una giornata pesante. Genotipo: Genetica: Fioritura indoor: Raccolto outdoor: Resa indoor: Resa outdoor: THC:
60% Indica / 40% Sativa Cream Mandarine Auto x Diesel 7 settimane dall’inizio a metà di settembre 450-600 g/m2 400-600 g/pianta alto
Banca di semi: Sweet Seeds
Cream Mandarine Fast Version
Il 9 maggio si terrà a Roma e in altre migliaia di città nel mondo la 15a edizione della Million Marijuana March, l'evento antiproibizionista più famoso e partecipato. A differenza delle passate edizioni, la versione italiana di quest'anno non sarà propriamente una marcia: la classica forma della street-parade è stata infatti abbandonata a favore di un più stanziale raduno in una villa romana di cui, al momento in cui scriviamo, non sono ancora note le coordinate. “La lunga MARCIA parte da lontano, il traguardo non è ancora in vista, ma più ci si avvicina e maggiori sono i rischi di finire sugli scogli, attirati su false rotte da sciacalli, finti profeti ed ingannevoli sirene”. Così comincia il comunicato che campeggia sul sito della marcia, una lunga riflessione sulla canapa come bene comune: un bene da tutelare soprattutto ora che la depenalizzazione diffusa apre scenari di sfruttamento intensivo e monopolistico. Un timore fondato dagli ingenti investimenti che le multinazionali (sopratutto quelle del farmaco) stanno facendo sul nuovo cannabusiness, e che trova conferma nella decisione del Canada di ritirare le quasi 40.000 licenze di coltivazione inizialmente rilasciate ai cittadini in concessione governativa, per essere affidate in esclusiva ad alcune grandi società. “Non vogliamo subire – spiegano nel comunicato gli organizzatori italiani della MMM– dopo decenni di danno anche la beffa: assistere al passaggio della produzione e distribuzione della canapa dal monopolio delle mafie a quello delle multinazionali, mentre i privati che coltivano le proprie piante continuano a finire in galera”. Quello che la marcia chiede e rivendica da 15 anni è infatti il diritto all'autoproduzione e all'autogestione: avendo individuato prima nelle narcomafie ed ora nella speculazione il totem da abbattere, l'antiproibizionismo rappresentato dalla MMM si è sempre schierato con i grower, i piccoli produttori, le reti locali e i Gruppi d'Acquisto. Anche per questo, tra le istanze portate avanti dalla manifestazione del 9 maggio c'è il richiamo alle istituzioni sugli adeguamenti di pena previsti dall'abolizione della legge Fini-Giovanardi: a distanza di 15 mesi non c'è ancora stato alcun provvedimento per i detenuti condannati sulla base della precedente ed incostituzionale legge sulle droghe con il risultato che migliaia di persone risultano ad oggi detenute ingiustamente, alla faccia del sovraffollamento carcerario. In quella che sarà una vera e propria piazza dedicata, gli organizzatori quest'anno hanno voluto quindi concentrarsi sulle resistenze territoriali e hanno invitato a partecipare “tutte quelle realtà che nei territori difendono l'ambiente e la qualità della vita contro inceneritori, discariche, trivelle, antenne, radar, pesticidi, impianti nocivi, servitù militari e grandi opere devastatrici”. Per la difesa della biodiversità e contro le grosse produzioni agricole industriali, per la non brevettabilità del mondo vegetale e contro le seed houses che strizzano sempre più l'occhiolino all'ibridazione. Il rischio che questa nuova apertura mondiale – e italiana in particolare – verso la canapa sfoci esclusivamente in un business a beneficio dei soliti pochi noti c'è; e dal momento che le legislazioni che se ne stanno occupando sono ancora ad un livello embrionale, è necessario fare pressione affinché il tema cannabis venga gestito sul serio nei termini del bene collettivo. L'appuntamento di Roma è quindi una tappa obbligata per chi ha a cuore non solo la marijuana ma anche l'ambiente e la sua salvaguardia. Perché magari il proibizionismo starà esalando i suoi ultimi respiri, ma la canapa ha purtroppo ancora molti nemici.
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COMUNICATO STAMPA
La Fondazione Daya festeggia un'eccellente raccolto nel primo coltivo terapeutico di Cannabis in Sud America. E' tempo di raccolto in Sud America tra Marzo e Aprile nell'autunno dell'emisfero Sud. La Fondazione Daya, una organizzazione no-profit con sede in Cile sta celebrando un raccolto più grande del previsto nel primo coltivo terapeutico di Cannabis in Sud America. I coltivatori della Fondazione Daya stimano che le 400 piante sono state coltivate per il comune di La Florida (un sobborgo della capitale, Santiago) e produrranno circa 120 chili di cime secche. Nei prossimi giorni, i fiori saranno trasportati, sotto scorta della polizia, in un laboratorio, dove gli scienziati inizieranno ad estrarre olio di Cannabis per l'uso dei pazienti medicinali. La Fondazione Daya è sotto i riflettori internazionali da quando ha lanciato l'ambizioso programma nel mese di Settembre. I semi sono stati forniti dalla compagnia olandese Paradise Seeds, che è diventata la prima azienda a ricevere una licenza del governo autorizzata ad esportare i semi in Cile. Sono stati mesi duri per la Fondazione Daya in passato, che ha sostenuto una difficile campagna per garantire i diritti dei pazienti medicinali ad avere accesso ad un trattamento a base di Cannabis. L' estratto dal loro primo raccolto sarà utilizzato per il trattamento di 200 pazienti affetti da cancro nel comune di La Florida. La Fondazione Daya sta già pianificando con anticipo la prossima stagione di semina (a Settembre) e intende acquistare un nuovo terreno distante dalla città per beneficiare di aria pulita e di maggiore controllo ambientale (attraverso l'uso di serre).
La Fondazione ha ambiziosi piani di espansione e ha già discusso con altri 15 comuni riguardo la possibilità di fornire olio di Cannabis ai pazienti medicinali nei loro distretti. Il co-fondatore, Nicola Dormal, dice: "Ci auguriamo che la prossima fase coinvolgerà 20 comuni che finanzieranno la loro partecipazione nel coltivo. In questo modo siamo in grado di aumentare la produzione e ridurre i costi. Con 20 comuni coinvolti, ci auguriamo di produrre olio di Cannabis sufficiente per il trattamento di 4000 pazienti l'anno prossimo." La Fondazione Daya cresce come non era mai accaduto prima. L'organizzazione non ha potuto trovare una società sementiera disposta a fornire i semi (a causa delle restrizioni alle importazioni del Cile), fino
a quando ha contattato Luc Krol di Paradise Seeds. Ha lavorato con Daya per rendere il progetto realizzabile, ed infine, Daya ha ottenuto una licenza speciale del Governo, permettendo l'importazione di 400 semi, includendo le varietà Paradise Seeds come Wappa, Durga Mata e Ice Cream. Il fondatore di Paradise Seeds, Luc Krol, ha commentato: "Siamo orgogliosi di essere coinvolti con il progetto della Fondazione Daya. Stanno seguendo un percorso terapeutico di Cannabis innovativo e potenzialmente, un modello da seguire per gli altri Paesi." Contatto: nicolas.dormal@fundaciondaya.cl info@paradise-seeds.com
FLASH PRODOTTI
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Dutch Passion vince il
primo premio alla Cannabis Champions Cup
La società produttrice di semi Dutch Passion, di Amsterdam, ha vinto il primo premio della 10° Champions Cup, che si è tenuta allo Spannabis 2015 di Barcellona. Questo riconoscimento è stato assegnato per la nuova e potente selezione Skunk chiamata The Edge, una varietà facile da coltivare, scelta per la coerente produzione di livelli di THC del 20% in un’ampia gamma di condizioni di coltura diverse. The Edge ha vinto il primo premio nella categoria Outdoor, un riconoscimento basato sulla valutazione di forza, sapore ed ‘esperienza al fumarla’ generale. Questa varietà è una Skunk femminizzata tradizionale a fotoperiodo selezionata soprattutto per la coltura indoor, ma può essere anche coltivata in serra/outdoor in climi ragionevoli (Europa meridionale/centrale). The Edge è a predominanza sativa e ha un aroma shiva della vecchia scuola. Il contenuto di sativa in The Edge consente una distanza internodale leggermente superiore rispetto al normale, il che contribuisce ulteriormente a garantire una resa consistente. La fioritura indoor è di 8-9 settimane. In outdoor è pronta per il raccolto a metà/ fine settembre nell’emisfero settentrionale.
www.dutch-passion.nl
ROOT!T I cubetti ROOT!T sono adatti per la germinazione ed il taleaggio. Sono prodotti con materiali organici ad elevata porosità per un perfetto ricircolo aria/acqua. Questo innovativo prodotto è composto di torba e corteccia uniti insieme da polimeri di origine vegetale biodegradabili. Grazie alla sua particolare struttura mantiene la giusta quantità di acqua e consente una radicazione veloce e abbondante. L'area superiore più larga è alla profondità ideale per la maggior parte delle sementi, costruito per creare un micro clima umido ottimale attorno al seme per una germinazione veloce e abbondante. Il materiale utilizzato aiuta a preservare le radici da sbalzi di calore e mancanza di umidità. Può essere utilizzato con tutti i tipi di substrato compresi gli impianti NFT. Root!t grazie a un doppio foro progettato appositamente promuoverà una radicazione esplosiva sia da seme che da talea. I vantaggi dell’utilizzo di questa particolare spugna sono molteplici: ecologico e biodegradabile, ottimo assorbimento delle sostanze nutritive, mantiene un’areazione corretta senza comprimersi e contiene micronutrienti e microorganismi simbiotici per aiutare una buona germinazione. Disponibili nei comodi vassoi da 24pz o nei sacchetti refil da 50pz.
www.fogliederba.net
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IL CANAPAIO
TUTTO SULL'ESTRAZIONE DI CANNABIS MEDICINALE La capacità della cannabis di riequilibrare le funzioni del corpo è provata da decine di migliaia di studi scientifici specifici e da migliaia di anni di utilizzo terapeutico tradizionale. Ci dicono ancora che bisogna dimostrare l’efficacia di questa panacea, ma non esiste pianta o molecola su cui si sono fatte tante ricerche. La sua tossicità è praticamente nulla e non esiste, in migliaia di anni di uso da parte di miliardi di persone, un solo caso di morte documentato attribuibile alla cannabis. Le sue applicazioni terapeutico-salutistiche si stanno ampliando sempre più, praticamente non esiste un problema del nostro corpo che non sia migliorabile dalla cannabis, in forme e preparati diversi per ogni applicazione. Ultimamente, con la riscoperta delle enormi possibilità terapeutiche della cannabis si assiste ad un tentativo, da parte di tutti i produttori di cannabis e/o derivati, di presentare preparati con la dicitura “per uso medico” o simili. L’utilizzo di cannabis è sempre terapeutico, ma spesso il prodotto che si utilizza non è sempre considerabile “sano”, e spesso le pratiche agricolturali usate non sono salutari per i coltivatori/trasformatori/consumatori stessi. A parte la necessità di avere una materia prima (le piante) esente da infestanti animali e vegetali, esente da muffe e batteri e da ogni contaminante e senza residui di pesticidi, metalli pesanti e radiazioni – condizione necessaria per ogni prodotto destinato ad utilizzo umano e animale, sia che sia coltivato in interni o in esterni – come può essere considerato “sano” un prodotto destinato ad una grande distribuzione? Un prodotto coltivato sotto una luce
stato puro, ma richiedono un lavoro complicato per estrarre un fitocomplesso composto da centinaia di sostanze potenzialmente attive.
Oppure è “sano” un prodotto proveniente da piante coltivate al sole, possibilmente in montagna, in ambienti lontano da insediamenti industriali, con aria e acqua pulite e vive, in un terreno incontaminato e ricco di materiale organico, con tempi naturali di crescita, impollinazione, fioritura ed essiccazione/concia? È “sano” per il coltivatore lavorare in indoor o all’aria aperta e sotto il sole? E per le piante? E per i futuri utilizzatori del prodotto? Attenzione: ho parlato di essiccazione/concia. Adesso sono tutti convinti che sia meglio pulire le piante appena raccolte, farle seccare per pochi giorni e conciarle per un mese. Se le piante vengono fatte seccare con le foglie, l’acqua evaporerà dagli stomi delle foglie e non dalle cime, permettendo a queste ultime di conservare meglio i terpeni, oltre ad essere difese da polveri e sfregamenti (che tolgono la resina) vari. L’essiccazione deve durare almeno 20 giorni (meglio un mese): tempo necessario perché si degradi la clorofilla e possa evaporare l’acqua in eccesso in modo uniforme. Se fumate cime ancora umide è facile che vi venga mal di testa. La concia può anche durare pochi giorni, ad umidità e temperatura elevate, ma è difficile da controllare: meglio lasciar maturare un volume il più grande possibile per almeno un paio di mesi a temperatura ambiente. In un bellissimo studio di Luigi L. Romano e Arno Hazekamp, ricercatori nelle Università di Siena e Leida, si provano diversi metodi “popolari” di estrazione dei principi attivi della cannabis, in cui vengono analizzati i cannabinoidi, i terpeni e i composti residui dei solventi usati. Vengono testati alcol etilico, nafta (etere di
COME PUÒ ESSERE CONSIDERATO “SANO” UN PRODOTTO DESTINATO AD UNA GRANˎ DE DISTRIBUZIONE? artificiale, le cui radiazioni sono cancerogene per la pelle di chi è “costretto” (per sua volontà e per il regime proibizionista) a lavorarci sotto, in un ambiente con aria morta (ricca di ioni positivi) e spesso con lana di vetro (altamente cancerogena, usata per insonorizzare i tubi dell’aerazione) presente nell’aria. Dove si usa per irrigare un’acqua morta e filtrata per eliminarne i contaminanti, dove si è obbligati ad usare pesticidi (ad esempio contro il ragnetto rosso) il cui utilizzo è consentito in agricoltura una volta all’anno, bisogna avere il patentino e utilizzare una maschera. Piante spesso coltivate in idroponica, sottoposte a radiazioni ionizzanti, asciugate troppo in fretta. Come può essere considerato sano un prodotto ottenuto da piante i cui genitori sono stati avvelenati per fargli cambiare sesso (la maggior parte delle piante oggi coltivate per uso ludico: le cosiddette “femminizzate”)?
di Franco Casalone
petrolio commerciale), etere di petrolio da laboratorio e olio di oliva. Nelle analisi dei due derivati del petrolio si rileva una “significativa presenza di residui tossici, in particolare nella “nafta” i residui sono in percentuale simile a quella dei terpeni rimasti”. Lo studio conclude con il consiglio di non decarbossilare il materiale per non perdere la maggior parte dei terpeni, di non utilizzare carboni attivi per purificare dalla clorofilla l’estratto alcolico per non perdere anche metà dei cannabinoidi e dei terpeni. I migliori estratti ottenuti sono quelli in alcol etilico e in olio di oliva, con le limitazioni della presenza di clorofilla (che può dare un gusto spiacevole all’estratto) nell’estratto alcolico; e della difficoltà ad avere un’alta concentrazione di principi attivi in quello in olio di oliva. Le raccomandazioni degli autori sono per l’uso dell’olio di oliva per preparazioni casalinghe, anche per la sua facilità di reperimento e per la sua non pericolosità di utilizzo. Negli ultimi anni si è assistito a tentativi di purificare al massimo i cannabinoidi dalle altre sostanze contenute nella pianta, spesso creando prodotti eccellenti, come nel caso della resina, separata a secco o in acqua e ghiaccio, con filtri sempre più precisi per separare la resina dalle impurità e dalle parti vegetali; ma a volte prodotti potenzialmente pericolosi (per chi li usa, ma anche per chi li produce), come nel caso dell’utilizzo di solventi derivati dal petrolio, come esano, butano e simili, o alcoli come il metilico o l’isopropilico. L’unico solvente accettato per un uso salutistico è l’alcol etilico. Altri solventi, come l’anidride carbonica in stato supercritico, sono molto selettivi, indispensabili per separare le varie molecole allo
Il fitocomplesso delle sostanze contenute nella cannabis fa si che le varie molecole “importanti” (cannabinoidi, terpeni e flavonoidi) si possano utilizzare in quantità molto minori per essere efficaci (come nel caso del CBD, che puro richiede dosi di centinaia di milligrammi per funzionare, ed in fitocomplesso solo decine di milligrammi), e che gli effetti siano molto più estesi e bilanciati. Da studi e prove recenti abbiamo trovato che quasi la metà dei cannabinoidi sono in circolazione nella pianta, e poco più della metà sono nella resina. Per questo, per un’estrazione completa, è necessario utilizzare un solvente e polverizzare il materiale vegetale. Per molto tempo gli estratti alcolici di cannabis grezza sono stati riservati agli utilizzi medicosalutistici, perché una macerazione della sostanza in alcol porta ad un discioglimento della clorofilla e delle cere presenti, due componenti che daranno un odore ed un sapore sgradevoli all’estratto (l’utilizzo edonistico-ricreativo di estratti alcolici tradizionalmente si è sempre ottenuto partendo da una resina più o meno purificata dalle impurità). Abbiamo visto che se si lavora con materiali molto freddi sia il solvente (alcol etilico) che il materiale da estrarre, la clorofilla e le cere si disciolgono con più difficoltà.
UNA RICETTA PER PREPARARE UN ESTRATTO CASALINGO DI ALTA QUALITÀ. Materiali necessari: - un frullatore, di quelli a bicchiere per preparare frullati di frutta - materiale da cui estrarre il fitocomplesso - alcol etilico (puro: 99%, oppure per uso alimentare: 95-96%): per ogni 50 grammi di materiale circa un litro di alcol - filtri di carta (vanno bene quelli della macchinetta del caffè, o, meglio, quelli per vino a lenta filtrazione – con i filtri a veloce o media filtrazione o con i filtri del caffè passano un poco di cere e bisogna poi congelare nuovamente per 48 ore il materiale filtrato e rifiltrarlo) - una tela bianca, robusta, poco più grande del filtro - una pentola d’acciaio + un’ altra più grande, bassa - un fornello, meglio se senza fiamma (elettrico) - un congelatore (freezer, più è freddo e meglio è) Procedimento: mettiamo tutto il materiale, l’alcol, il bicchiere del frullatore, i filtri, nel congelatore il giorno prima. Il giorno dopo, togliamo tutto, e, rapidamente, mentre è tutto freddo, riempiamo il bicchiere del frullatore con il materiale verde, lo copriamo con alcol e azioniamo il frullatore finché tutto il materiale è ben polverizzato (1 minuto circa). Per una buona resa (fra il 5 e il 10%, dipende dal materiale di partenza)
9 il volume alcol/materiale polverizzato dovrebbe essere di 10/1. Se inferiore, anche la percentuale di estratto ottenuto sarà minore e sarà utile una seconda estrazione, in cui però cominceranno ad esserci quantità significative di clorofilla. Versiamo il contenuto del bicchiere sopra alla tela bianca, che sarà posizionata sopra ad un filtro di carta, sopra alla pentola di acciaio (per non reggere il filtro, mettetelo in un colino). Strizziamo per bene (con la tela) il materiale frullato sopra al filtro di
Raccogliete l’estratto ancora caldo e fluido nel contenitore finale, e lasciate evaporare le ultime tracce di alcol e/o acqua, magari lasciandolo vicino ad una fonte di calore moderato, come una lampadina o un termosifone. Il colore dovrebbe essere marrone-dorato, tendente più al giallo o più al rosso. Il sapore ed il profumo ricchi di terpeni (la maggior parte dei terpeni evaporano oltre i 90 gradi e quelli che evaporano prima a volte sono responsabili di effetti spiacevoli), ma diversi da quelli del materiale di partenza, più tendenti ad un sapore di hashish. La concentrazione di cannabinoidi, a seconda del materiale di partenza, può anche essere molto alta (fino al 70-80% dei cannabinoidi principali). A titolo di informazione, in Spagna con questo sistema abbiamo ottenuto un’estratto da un mix di fondi di erbe “bio” di un’associazione con una percentuale del 66% THC e 1,5% CBD;
L’UNICO SOLVENTE ACCETTATO PER UN USO SALUTISTICO È L’ALCOL ETILICO carta, e lasciamo filtrare il tutto dentro alla pentola. Se il filtraggio avviene al freddo, le cere disciolte si condensano subito e rimangono sopra al filtro. Meglio quindi sarebbe effettuare questo passaggio nel freezer. Mettiamo la pentola d’acciaio, con il materiale filtrato, a bagnomaria in una pentola più grande e lasciamo evaporare l’alcol: l’acqua bolle a 100 gradi, l’alcol a 75 circa. Prima che l’acqua vada in ebollizione evaporerà tutto l’alcol (controllate comunque l’acqua, che non evapori tutta). Mescolate l’estratto che sta evaporando con una paletta, per permettere una completa evaporazione.
ed un altro estratto, da canapa industriale coltivata a 1350 m.s.l. con il 10%THC ed il 50%CBD. Più, per entrambi, gli altri cannabinoidi, terpeni e flavonoidi. L’estratto così ottenuto può essere utilizzato in tutti i modi comuni di uso della pianta, ma la sua efficacia maggiore sarà se ingerito, possibilmente disciolto in un veicolo a base grassa (ghee, burro, olio), che ne permetta un migliore assorbimento. Se ne consiglia una diluizione dal 10 al 20%, con l’80-90% di base grassa ed un’assunzione con un contagocce, per controllare meglio le quantità utilizzate. Se assunto puro verrà assorbito dal corpo per solo il 20% circa, se diluito con oli vari sarà possibile che venga assorbito per il 70-80%, se diluito con ghee (burro chiarificato) dovrebbe essere assorbito quasi completamente, ma in questo ultimo caso il dosaggio sarà più difficile. Con l’estratto di piante industriali ho visto effetti estremamente positivi negli utilizzatori per scopi terapeutici, con quello di piante ad alto THC ho avuto esperienze “mistiche”. Sperimentatelo quindi con cautela e ricordatevi che se disciolto in olio la sua efficacia sarà 4-5 volte maggiore.
PUNTO LEGALE
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E T N E T A P A L E A V L A S È ) E S R (FO
Ora, la legge Lorenzin è del 2014 ma stando ai tortuosi percorsi giuridici, essendo stata mutuata da una legge del 1990, dovrebbe essere applicata anche in modo retroattivo. Così facendo, i 54 grammi e le 10 piantine di cannabis cui M.Z. era in possesso, rientrerebbero in un comportamento si illecito ma al contempo di lieve entità. Il giovane era infatti incensurato e nei procedimenti non erano state attestate prove tangibili che riconducessero la coltivazione ai fini dello spaccio, perciò la sua non poteva essere certo descritta come una condotta criminale o da inserire al di fuori di quei “requisiti morali previsti dalla legge” per ottenere la licenza di guida. E qui arriviamo finalmente alla cuore della questione. Con l'ordinanza n. 41 dello scorso 8 gennaio, il TAR di Brescia ha accolto il ricorso di M.Z. stabilendo che, nel caso in cui la sostanza stupefacente sia la cannabis, la revoca o la sospensione della patente non debbano avvenire in automatico ma debbano invece essere valutate caso per caso, secondo determinati criteri che in sintesi sono: – la gravità dell’episodio criminoso descritto nella sentenza di condanna; – la condotta mantenuta dal ricorrente in seguito al provvedimento; – le eventuali nuove denunce a carico del ricorrente (o sue frequentazioni di soggetti pericolosi); – la presenza o meno di familiari in grado di assistere e sostenere il ricorrente nel percorso riabilitativo; – lo svolgimento di attività lavorative (o l’arrivo di offerte di lavoro) che rendano necessario il possesso della licenza di guida; – le modalità con cui il ricorrente ha utilizzato in precedenza la patente.
UNA SENTENZA DEL TAR RIBALTA L'AUTOMATISMO DELLA SOSPENSIONE DELLA PATENTE Nonostante l'abrogazione della legge Fini-Giovanardi e lo slittamento della cannabis nella tabella delle “droghe leggere” con la conseguente depenalizzazione dell'uso personale, essere beccati (al volante oppure no) in possesso di quantitativi anche minimi di stupefacenti, significava comunque vedere la propria patente ritirata per un periodo che poteva andare da un periodo minimo di un mese a 3 anni. Lo scorso 8 gennaio, però, la prima sezione del Tribunale Amministrativo Regionale di Brescia ha cambiato le carte in tavola: se la sostanza in questione è la cannabis, allora la sospensione o la revoca della di Giovanna Dark licenza di guida non deve essere automatica. Proviamo a capirci qualcosa di più. Il giovane lombardo M.Z. viene beccato nel luglio 2013 con 54 grammi di marijuana e una miniserra da 10 piantine in casa. Giudicato colpevole di detenzione illecita di sostanza stupefacente dal Tribunale di Bergamo, M.Z. viene condannato a sei mesi di reclusione e ad una multa di 2.000 euro. I sei mesi di carcere ovviamente non se li fa – la sospensione sulla base condizionale è d'obbligo se si è incensurati – ma il poverino incappa comunque in tutta quella serie di beghe amministrative che caratterizzano ancora oggi una condanna per droga, patente compresa. I giudici gliela revocano per tre anni, il massimo
che possono fare attenendosi all'articolo 120 commi 1 e 2 del codice della strada, che impone la revoca della licenza di guida “nei confronti di chiunque non abbia i requisiti morali previsti dalla legge”. Ovvero i delinquenti abituali, professionali o per tendenza; coloro che sono (o sono stati) sottoposti a misure di sicurezza personali o alle misure di prevenzione previste per chi è dedito ad attività delittuose o che vive con i proventi di attività illecite; le persone condannate per i reati di produzione e traffico di stupefacenti o sostanze psicotrope. M.Z. grazie al suo pollice verde e alle 10 piantine in casa, cadeva nell'ultima di queste fattispecie.
Tre anni senza la possibilità di guidare una macchina rappresentano, oltre ad una punizione esemplare, un enorme handicap per chi deve portare avanti la propria vita, nonostante la condanna. M.Z. si rimette dunque nella mani degli avvocati, in particolare dello specialista Carlo Alberto Zaina, e fa ricorso. La tesi del ricorso è che a seguito delle modifiche all'articolo 73 comma 5 della legge Jervolino-Vassalli – intervenute con il via libera all'attuale legge Lorenzin – che hanno reintrodotto il concetto di “lieve entità”, sarebbero venuti del tutto meno i presupposti secondo cui M.Z. non aveva diritto a circolare autonomamente su strada.
L’iter prevede poi che giudice e amministrazione debbano comunque confrontarsi entro due mesi dalla data dell’ordinanza per pronunciarsi nel merito. Ma la sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale di Brescia ha di certo prodotto un precedente non da poco, soprattutto per quanto riguarda l'orientamento. Andiamo a vedere le motivazioni. I magistrati Angelo De Zotti, Mario Mosconi e Mauro Pedron, nell'accogliere il ricorso presentato da Zaina sono partiti dal presupposto tanto semplice quanto imprescindibile: la legge è cambiata. Se infatti la Fini-Giovanardi andava ad agire sul codice della strada, con la sua abrogazione per incostituzionalità decadevano anche le estensioni che erano state fatte nel 2009 con il nuovo Codice della strada. Nella sentenza possiamo infatti leggere: “Quando nel 2009 all'art. 120 comma 1 del codice della strada è stato aggiunto il riferimento alle condanne previste dall'art. 73 del DPR 309/1990, quest'ultimo era già stato modificato dall'art. 4-bis del DL 30 dicembre 2005 n. 272, e racchiudeva in un'unica figura di reato le violazioni relative a tutte le sostanze stupefacenti o psicotrope. L'unificazione del trattamento sanzionatorio si estendeva anche al fatto di lieve entità, previsto come circostanza 1'attenuante dall'art. 73 comma 5 del DPR 309/1990. Prima del DL 272/2005, al contrario,
12 il trattamento sanzionatorio era differenziato, sia nell'ipotesi ordinaria sia in quella di lieve entità, a seconda che i reati riguardassero le sostanze stupefacenti o psicotrope incluse nelle tabelle I e III (cosiddette "droghe pesanti") o quelle incluse nelle tabelle II e IV (cosiddette "droghe leggere")”. Prima del 2009 dunque, sulla base di quanto previsto dalla Jervolino-Vassalli, le sanzioni per chi veniva beccato alla guida in possesso di cannabis erano ben diverse da quelle previste per chi invece deteneva cocaina, ecstasy, ketamina, eroina e così via. Ora, il codice della strada del 2009 è lo stesso in vigore oggi, ma la modifica fatta in seno alla Fini-Giovanardi non può avere più valore giuridico dal momento che la Corte Costituzionale l'ha cassata e fatta abrogare. “Nello scenario aperto dalla sentenza costituzionale n. 32/2014 e dalla nuova formulazione della fattispecie di lieve entità ex art. 73 comma 5 del DPR 309/1990 – continuano i giudici – sembra che l'ordinamento contenga ora elementi sufficienti a far ritenere superato l'automatismo dell'art. 120 del codice della strada, quantomeno per le ipotesi di reato che sono state direttamente investite dalle innovazioni normative (droghe leggere e fattispecie di lieve entità). […] Una volta caduto il carattere unitario della disciplina sanzionatoria penale, la modifica normativa, benché interna all'art. 73 del DPR 309/1990, si riflette dinamicamente anche sull'art. 120 del codice della strada”. Per la sospensione o la revoca della patente di guida è stata in sostanza ripresa l'impostazione anteriore alla Fini-Giovanardi con un'interdizione più lunga per le droghe pesanti e una più breve per le droghe leggere. Di conseguenza, in relazione alla patente di guida, le condanne
Insomma, una volta decaduta la Fini-Giovanardi i legislatori avrebbero dovuto cambiare anche l'articolo 120 del codice della strada. Non l'hanno fatto ed ora i giudici si attengono alla giurisprudenza precedente, secondo i dettami costituzionali. Questa prevede che ci siano trattamenti ben differenti tra i detentori di droghe leggere – leggi hashish e marijuana – e di droghe pesanti, di conseguenza la misura della revoca o della sospensione della patente devono essere valutati dalle corti caso per caso. E nel caso di M.Z. è andata bene. Nelle motivazioni a corredo della sentenza, i giudici bresciani specificano infatti che: “l'automatismo della revoca della patente di guida ex art. 120 commi 1 e 2 del codice della strada si deve ormai considerare superato in relazione alla fattispecie di lieve entità e alla condanna per droghe leggere, purché in quest'ultimo caso la pena in concreto applicata non superi il massimo edittale della fattispecie di lieve entità. La situazione del ricorrente, sia prima sia dopo la rideterminazione della pena, ricade precisamente in quest'ultima ipotesi”.
I giudici bresciani ammettono infatti in modo sibillino: “È vero che il legislatore avrebbe potuto intervenire direttamente anche sull'art. 120 del codice della strada per regolare in modo
escluso questa opzione, e dunque ha mantenuto la previsione della revoca anche per episodi relativi alle droghe leggere o ricadenti nella fattispecie di lieve entità, ma non ha impedito che in questi
Sia lode dunque al concetto di “lieve entità” bandito dalla Fini-Giovanardi e riportato in auge grazie alla pigrizia di un esecutivo che non ha saputo far di meglio se non infiocchettare una legge di 25 anni fa. Se si lascia ai giudici la possibilità di orientare il giudizio – sulla base di evidenti lacune nella norma – in modo autonomo, allora la direzione da seguire è quella che porta ad essere più clementi verso chi viene trovato in possesso di cannabis e derivati. Questo ci dicono i giudici bresciani. Tirando le somme, dunque, quella del TAR di Brescia è stata una sentenza
LA REVOCA O LA SOSPENSIONE DELLA PATENTE NON DEVONO AVVENIRE IN AUTOMATICO MA DEVONO INVECE ESSERE VALUTATE CASO PER CASO. per reati riguardanti gli stupefacenti non sono più considerate dall'ordinamento giuridico italiano come un elemento da trattare in modo monolitico, a cui associare cioè un'identica misura amministrativa.
differenziato la revoca della patente di guida con riguardo alla diversa tipologia di stupefacenti o relativamente alla fattispecie di lieve entità. Tuttavia [...] lasciando invece inalterato il testo dell'art. 120 del codice della strada il legislatore ha
stessi casi, dove il regime sanzionatorio è stato significativamente modificato in senso favorevole ai soggetti condannati, si riespandesse il principio generale della valutazione discrezionale da parte dell'amministrazione”.
coraggiosa, sebbene dovuta. Ci auguriamo che la via da loro indicata possa essere presa sempre più spesso nei procedimenti che riguarderanno (speriamo sempre in minor numero) l'uso e la detenzione della nostra amata piantina.
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SPECIAL
GUIDA DEI 10 PASSI PER COLTIVARE CEPPI AUTOFIORENTI Il trucco con piante autofiorenti di Cannabis è di apprezzarle per quello che sono ... e non criticarle per quello che non sono! Le piante di Cannabis autofiorenti sono state specificatamente create per fiorire in base alla loro età, piuttosto che dal rapporto luce / buio. Questo le rende ideali per la coltivazione all'aperto nell'emisfero settentrionale. PARADISE SEEDS con base ad Amsterdam vi dà una guida su come otteBy Paradise Seeds nere il massimo dalle piante autofiorenti. Autofiorenti - Lo Sfondo
Alla base delle piante autofiorenti c'è la genetica di una pianta di canapa piuttosto curiosa, la Cannabis Ruderalis, che vive nelle regioni al di sopra dei 50 gradi a Nord dell'equatore - dalla Polonia attraverso la Russia centrale e la Cina. A causa del clima inospitale, questa straordinaria pianta si è evoluta per essere piccola e cespugliosa e sviluppare un ciclo di fioritura che si adatta alle lunghe giornate di luce in estate nell'emisfero Nord. Per molti anni, il suo potenziale è stato respinto a causa del suo basso contenuto di THC, ma con i progressi nelle tecniche di breeding è stato possibile incrociare le Ruderalis con genetiche più potenti. Questo ha prodotto una nuova generazione di piante di Cannabis autofiorenti che offrono un maggiore contenuto di THC e resa offrendo una valida soluzione per i coltivatori. Ora, tornano ad essere apprezzate ... Anche se non sono per tutti, le autofiorenti sono ideali per: ȩ 3ULQFLSLDQWL , JHQL 5XGHUDOLV rendono queste piante più resistenti alle malattie e muffe. ȩ 9HORFLW¢ &UHVFRQR YHORFHPHQWH H ILRULVFRQR UDSLGDPHQWH ,GHDOH SHU L FROWLYDWRUL LPSD]LHQWL ȩ 4XDOLW¢ ȟ ,QFURFLDWD FRQ EXRQH JHQHWLFKH 3DUDGLVH 6HHGV garantisce una buona fumata. ȩ / DXWRVXIILFLHQ]D ,GHDOH VH VLHWH SL» LQWHUHVVDWL DG XQD FROWXUD personale pressoché commerciale. ȩ 6SD]LR ULVWUHWWR /H ORUR GLPHQVLRQL OH UHQGRQR SHUIHWWH SHU L piccoli giardini e balconi. ȩ 9LFLQL ȤFXULRVLȥ /H ORUR GLPHQVLRQL OH UHQGRQR DQFKH IDFLOL GD FDPXIIDUH ȩ (VWDWL GHO 1RUG $PPHWWLDPROR SULPD GHOOH DXWRILRUHQWL coltivare nell'emisfero settentrionale era una vera zavorra. 5DOOHJUDWHYL /H DXWRILRUHQWL KDQQR SRUWDWR D QRL QRUGLVWL XQ HUED GD SRWHU FKLDPDUH SURSULD Paradise Seeds è stata una delle prime aziende a portare le piante autofiorenti sul mercato e abbiamo lavorato sulle tecniche e metodologie per migliorare la qualità e la resa con ogni nuova generazione. Con tempi di fioritura di 60-75 giorni all'interno e di 65-80 JLRUQL DOO HVWHUQR DEELDPR SLDQWH SHU VRGGLVIDUH WXWWL L JXVWL
Continuate a leggere, imparare, EXRQ GLYHUWLPHQWR
1: Piantate le vostre autofiorenti - Ottenete il giusto tempismo La bellezza delle piante di Cannabis autofiorenti è che essi cominciano a fiorire dopo 2-3 settimane e saranno pronte per il raccolto dopo 10-12 settimane. Ciò significa che il coltivatore esterno ha un potenziale per effettuare due o anche tre raccolti nel corso di un anno. Come ogni coltivatore vi dirà, il tempismo è molto importante. La nostra linea guida di base è: ȩ 3LDQWDUH LQ HVWHUQR WUD LO r 0DJJLR H LO r /XJOLR ȩ 5DFFRJOLHUH GDOOD ILQH GL /XJOLR alla fine di Settembre Si consiglia di germinare i vostri semi all'inizio di Maggio e di piantarli fuori a metà del mese (15 Maggio). Questo coincide con il cambiamento della 'tarda primavera' (chiamato IJsheiligen in Olanda) - tradizionalmente rilevato dai coltivatori come la data in cui le gelate notturne sono ormai passate. Se piantate troppo presto, i vostri raccolti saranno suscettibili ad essere prematuri e più limitati. Dopo aver seguito le linee guida, le vostre piante autofiorenti potranno beneficiare di più luce naturale possibile.
2: Dai alle tue autofiorenti un buon inizio di vita Quando il vostro pacchetto di semi di Cannabis Paradise Seeds arriva, assicuratevi di stoccarlo nel modo giusto. Sì, sono sigillati, ma come ad ogni seme non piacciono le variazioni di temperatura o umidità elevata. Idealmente, conservali in un frigorifero o in un cassetto fresco o un armadio. Quando si è pronti a germinarli seguite i nostri consigli e suggerimenti per i migliori risultati (usando terriccio e sistemi idroponici) che si trovano sul nostro sito web.
3: Fornire le vostre piante autofiorenti con buone condizioni igrometriche Si consiglia di piantare i semi di Cannabis nel vaso in cui le piante passeranno il resto della loro vita. Si consiglia di utilizzare un vaso di 4-10 litri e riempirlo con terriccio di buona qualità. Poiché il contenuto minerale del terriccio brucerà le radici se esposte troppo presto, fare un piccolo foro (una nocca di profondità) e riempirlo con il terriccio della piantina. Inserite il vostro seme in esso e copritelo con una cupola di plastica per creare un micro clima che favorisca il seme per la crescere. La soluzione più semplice è quella di tagliare una bottiglia di plastica a metà. Utilizzare la metà con il coperchio. Rimuovere il coperchio e posiziona la cupola sopra il seme. Questo è ideale per far crescere il seme nei primi giorni, all'interno o all'esterno. Una volta che le prime foglie si esibiranno, rimuovetelo.
Da dolci Sativa come la nostra Auto Jack (incrocio tra Jack Herer / White Widow) e Auto Acid (versione Paradise Seeds del ceppo Diesel) alla potenza Indica compatta di Pandora (nella tradizione Afghan e Sensi Star) e Auto White Berry (veloce dall'inizio alla fine) e le qualità medicinali di Vertigo (resinosa e pronta in 60 giorni).
4: Fornire le piante autofiorenti con il migliore substrato possibile
Per sfruttare al meglio le vostre varietà autofiorenti Paradise Seeds, abbiamo preparato un programma di 10 passi progettato per aiutarvi a ottimizzare la vostra coltivazione e ottenere il meglio dai vostre raccolti.
1RQ F ª PRGR GL WDJOLDUH JOL DQJROL TXL Il raccolto è direttamente legato alla qualità della genetica, gli strumenti di crescita e le condizioni ambientali e, in misura minore, la qualità dei nutrienti.
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Il supporto di crescita dovrebbe essere arieggiato per garantire un buon drenaggio e ritenzione idrica. Il PH ideale dovrebbe essere compreso tra 5,8-6,5. Ci sono molti terreni di buona qualità disponibili tra vivai e growshops. C'è poca differenza tra di loro, anche se si consiglia utilizzare terreni organici - ricorda, TXHOOR FKH SLDQWL ª TXHOOR FKH UDFFRJOL Puoi anche consultare il web per le ricette dei terricci. È inoltre possibile aggiungere elementi come cocco, palline di argilla o perlite per aumentare l'ariosità del suolo e dare alle radici un po' di spazio per crescere.
5: Innaffiare le autofiorenti: Meglio meno che più Una delle cose più dannose che potete fare per le vostre piante è l'eccesso di irrigazione. Le radici si soffocheranno e non saranno in grado di fornire i nutrienti alla pianta. Un errore comune tra i principianti è l'eccesso d'acqua. Se una pianta di Cannabis viene innaffiata troppo, la sua crescita sarà stentata. Spesso il principiante vedrà questo come un segno che la pianta non cresce ... e tenderà a dare più DFTXD H VRVWDQ]H QXWULWLYH FKH ª XQ SR FRPH WHQHUH XRPR FKH VWD DQQHJDQGR VRWWR O DFTXD DQFRUD XQ SR Una soluzione è quella di pesare la vostra pianta con il suo vaso asciutto (dopo il rinvaso per esempio), quindi aggiungere dal 5 al 10 per cento del peso in acqua per avere un riferimento. Alcuni produttori di vasi morbidi suggeriscono di innaffiare le piante con il 20% del volume del vaso (ad esempio, un vaso di 11 litri ha bisogno di 2,2 litri per ogni irrigazione).
Perché?
Se non ti fidi della tua tecnica di irrigazione, potresti allora cercare sistemi di auto-irrigazione o monitoraggio dell'umidità del suolo (ad esempio Autopot o Blumat). Nota: E' importante che le radici abbiano un periodo di relativa siccità, prima di una nuova irrigazione - la radice principale seguirà il livello dell'acqua ed estenderà le sue radici di conseguenza.
6: Nutrire le tue autofiorenti: uno spuntino leggero, non un pasto pesante Un seme di Cannabis autofiorente produrrà una pianta che è più piccola e più compatta. Di conseguenza le radici sono più leggere e più fragili di quelle che si trovano nei loro cugini regolari o femminizzati. Per questo motivo, evitare la sovralimentazione. In un ambiente arieggiato vivace (un terreno con trichoderma, batteri, e compost contenenti acidi umici e fulvici), le piante non dovrebbero avere bisogno di tutte le sostanze nutritive per almeno 2
Perché no?
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16 o 3 settimane. Si consiglia di aumentare la produzione di radici nei primi giorni e ci sono un sacco di prodotti di richiamo sul mercato per fare questo. È necessario seguire attentamente le istruzioni sulla confezione. Se avete un giardino, un infuso compost, aerato per 24 ore, darà alle vostre piante un buon impulso, spruzzando loro con olio di neem che sarà sempre utile per la pianta.
7: “Pinching” e “Scrogging” le tue autofiorenti - Farlo o non farlo? Potreste aver sentito parlare di questi termini che vengono spesso utilizzati per incoraggiare la crescita e aumentare la resa. ȩ 3LQFKLQJ 4XHVWR SURFHVVR GL SRWDWXUD favorisce la crescita cespugliosa. Si pota una pianta per rimuovere il gambo principale, in modo che cresceranno due nuovi steli sotto la punta. ȩ 6FURJJLQJ 4XHVWR SURFHVVR DELOLWD OH vostre piante a crescere attraverso una rete metallica. Le cime si elevano di 3-4 pollici sopra lo “schermo” e il resto della pianta è invitata a cespugliare sotto. Si può discutere sul fatto che queste tecniche potranno fare una differenza significativa per i rendimenti delle vostre piante di Cannabis a causa del breve ciclo di vita di una pianta autofiorente. I principianti dovrebbero evitare queste tecniche e lasciare che la pianta segua il proprio cammino. Tuttavia, se si vuole perseguire su questa strada si dovrebbe evitare di “pinching” e “scrogging” nella fase finale della fioritura e di evitarle del tutto con piante dalla fioritura precoce o quelle che hanno avuto un avvio lento per la loro crescita. Per le piante che hanno un tempo di fioritura più lungo è sempre possibile potarle, utilizzando la formazione a basso stress (LST). Poiché le piante autofiorenti hanno un ciclo di vita limitato, si riprenderanno male da condizioni troppo stressanti.
8: Raccogli le tue autofiorenti in sequenza ... e aspetta ancora un po' più a lungo se necessario Una cosa che si nota con le piante autofiorenti è che le cime principali diventano pronte per il raccolto prima che i rami più bassi. Spesso i germogli migliori saranno simili all'immagine sulla confezione, mentre i WULFRPL VXL JHUPRJOL SL» EDVVL DYUDQQR DSSHQD LQL]LDWR D JLUDUH 4XHVWR ª QRUPDOH A questo punto della coltivazione, monitorare le piante con attenzione se coltivate all'aperto, come i fattori ambientali che possono entrare in vigore - dal caldo ai danni del freddo per la crescita della muffa. Se possibile, raccogliere le gemme migliori e attendere altri 6-10 giorni per le gemme sui rami più bassi in modo da raggiungere il loro pieno potenziale. Aspettare un po' più a lungo si tradurrà in un raccolto DJJLXQWR H TXDOLW¢ H SRWHQ]D VXSHULRUH ,PSRUWDQWH VLDWH SD]LHQWL 1RQ HVVHUH WURSSR DIIUHWWDWL D UDFFRJOLHUH La regola generale è che le autofiorenti coltivate all'aperto necessitano di una settimana in più di fioritura
e i tempi di raccolto forniti sui pacchetti dei semi sono una linea guida, ma non il Vangelo. Ci sono molti fattori che influenzano la crescita delle piante - la natura è una cosa meravigliosa, ma imprevedibile … Per esempio una prima coltivazione in primavera allungherà la maturazione delle piante perché le ore di sole sono ancora in aumento e le piante lo sentiranno. Se si pianta dopo il solstizio si noterà un tempo di fioritura più corto di una settimana o due. Con varietà autofiorenti ci si può aspettare un primo raccolto di buone gemme in piena estate e fino a 3 UDFFROWL O DQQR LQ XQD VHUUD D r GL ODWLWXGLQH 1RUG
9: Coltivazione organica e miglioramento della qualità del tuo raccolto La coltivazione organica promuove “microlife” (batteri e trichodermi) che stimolano il processo di digestione e rendono le sostanze nutritive naturali disponibili per la pianta. Questo significherà che la pianta incontrerà meno rischio di over fertilizzazione e il prodotto finale brucerà molto più agevolmente che se in overdose di nutrienti minerali. Una buona settimana di lavaggio con PH d'acqua stabilizzata, enzimi o un compost diluito aiuterà questo processo ancora di più. Combinando un buon terriccio pre miscelato con sostanze organiche contenenti estratti di alghe, guano, melassa, estratti di zucchero di canna, succo di cocco, vermi compost, le tue piante avranno il migliore ciclo di vita possibile - dall'inizio alla fine - e noterai i risultati.
10: Organizzati con la tua prossima coltivazione autofiorente Le piante di Cannabis autofiorenti consentono di UDFFRJOLHUH DOPHQR GXH YROWH DOO DSHUWR D r 1RUG (comprese parti degli Stati Uniti, Canada, Giappone, Belgio, Francia, Germania, Repubblica Ceca). Se torniamo sulle nostre linee guida di base, vedrai che con un po' di pianificazione è possibile scaglionare la semina dei tuoi semi di Cannabis per produrre più raccolti: ȩ 3LDQWD DOO DSHUWR WUD LO r GL 0DJJLR H LO r di Luglio ȩ 5DFFRJOL DOO DSHUWR GDOOD ILQH GL /XJOLR DOOD fine di Settembre Con una serra è anche possibile ottenere un quarto raccolto - la protezione supplementare permette la coltivazione di semi in Agosto e un raccolto a fine Ottobre / inizio Novembre prima dell'avvenire delle gelate invernali. Per coloro che vivono nel sud d'Europa - parti della Francia, Spagna e Italia, c'è anche la SRVVLELOLW¢ GL XQ TXDUWR UDFFROWR Naturalmente, il raccolto tardivo comporta i suoi problemi - in particolare la muffa - ma una serra ben ventilata dovrebbe aiutare. Ci auguriamo che questi suggerimenti siano stati utili. Si prega di visionare il nostro sito per ulteriori suggerimenti e informazioni su quali semi si adattano maggiormente alle tue circostanze. 3DUDGLVH 6HHGV YL DXJXUD XQ HFFHOOHQWH FROWLYD]LRQH H XQ UDFFROWR DEERQGDQWH
PARADISE-SEEDS.COM
AUTO ACID®
AUTO JACK®
AUTOMARIA II®
AUTO WAPPA®
40% Indica 50% Sativa 10% Ruderalis
20% Indica 70% Sativa 10% Ruderalis
30% Indica 60% Sativa 10% Ruderalis
50% Indica 40% Sativa 10% Ruderalis
14% - 18%
14% - 18%
14% - 18%
14% - 18%
75 giorni dalla germinazione
70 giorni dalla germinazione
60 giorni dalla germinazione
65 giorni dalla germinazione
Acido
Fruttato Dolce
Floreale Fruttato
Dolce Fruttato
Innalzante
Sballo innalzante Rilassante
Energizzante Sballo euforico
Sorprendentemente forte
60° 80 giorni dalla 60° germinazione
60° 80 giorni dalla 60° germinazione
60° 70 giorni dalla 60° germinazione
60° 70 giorni dalla 60° germinazione
120 cm 140 cm
125 cm 150 cm
110 cm 125 cm
90 cm 110 cm
400 g/m2 75 g/pianta
450 g/m2 125 g/pianta
400 g/m2 75 g/pianta
400 g/m2 75 g/pianta
AUTOFLOWER
3
€23,-
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AUTO WHITE BERRY®
AUTOFLOWER
3
€23,-
5
€35,-
10
€65,-
PANDORA®
AUTOFLOWER
70% Indica 20% Sativa 10% Ruderalis
60% Indica 30% Sativa 10% Ruderalis
15% - 19%
15% - 19%
15% - 19%
63 giorni dalla germinazione
65 giorni dalla germinazione
60 giorni dalla germinazione
Frutti di bosco Dolce / Pungente
Speziato Dolce
Intenso bouquet al limone
Relax da lieve a forte
Di lunga durata Sballo intenso
Potente Pesante
60° 75 giorni dalla 60° germinazione
110 cm 125 cm
110 cm 125 cm
350 g/m2 75 g/pianta
400 g/m2 100 g/pianta
500 g/m2 75 g/pianta
3
€23,-
5
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AUTO COLLECTION PACK #1
Due semi di ogni varietà AUTO WAPPA
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6 € 40,-
VERTIGO
AUTO COLLECTION PACK #2
60° 70 giorni dalla 60° germinazione
75 cm 90 cm
AUTOFLOWER
€23,-
VERTIGO®
80% Indica 10% Sativa 10% Ruderalis
60° 65 giorni dalla 60° germinazione
3
3
€23,-
5
€35,-
10
€65,-
AUTOFLOWER
Due semi di ogni varietà 3
€23,-
5
€35,-
10
€65,-
AUTO ACID
PANDORA
6 € 40,-
AUTOMARIA II
SH DURGA MATA MAGIC BUD OPIUM DUTCH DRAGON WHITE BERRY SENSI STAR DELAHAZE PANDORA ORIGINAL CHEESE BELLADONNA WAPPA SW
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MEDICAL CANNABIS
CRUDO È MEGLIO COME ESTRARRE DELL'OTTIMO OLIO DI CANAPA CRUDO,SECONDO NATURA di Davide Calabria
Se il raccolto non è stato male e vuoi investirne parte in un olio alla cannabis da poter assumere diversamente dal solito, ma l’idea di maneggiare l’alcol per estrarre i cannabinoidi ti spaventa e la storia del butano ti puzza, un metodo semplice consiste nel seguire quella che oggigiorno è definita la ricetta del medico svizzero Manfred Fankhauser. Prendi dell’erba secca e triturala finemente, aggiungi olio alimentare (per esempio olio d’oliva, di colza, di semi di lino, di semi di canapa) fino a coprire completamente il materiale. Lascia riposare per tre settimane in un luogo fresco e buio, agitando il barattolo quotidianamente. Filtra infine l’erba con il colino e il gioco è fatto. Più semplice di così. Senza diventare matti e prodigarsi in mille procedimenti, che possono pure essere pericolosi, in men che non si dica avrai a disposizione un olio alla cannabis incredibile, per uso esterno e interno. Non può essere fumato, ma può essere applicato sulla pelle, ma pure mangiato, impiegandolo, per esempio, nel condimento di pietanze. L’olio non va fritto ne fatto saltare in padella a alte temperature, altrimenti i cannabinoidi evaporerebbero, rendendo il rimedio vano. È adatto all’alimentazione vegan e, essendo crudo, i cannabinoidi sono in forma acida (per es., THCA), quindi 60 volte meno psicoattivi rispetto a quando decarbossilizzati dalla combustione o dall’evaporazione.
Una ricetta molto semplice e antica, pertanto sicura.
Vi avevo raccontato come con tutta probabilità pure l’olio d’unzione dei cristiani, così come illustrato nella Bibbia, contenesse la canna odorifera (cannabis), oltre a cannella e mirra, lasciate in ammollo nell’olio d’oliva. La mirra, secondo lo studio “Analgesitc Effects of Myrth” di Piero Dolara, pubblicato sulla rivista scientifica Nature, è un analgesico molto potente, mentre la cannella, da come ho potuto intendere, era aggiunta per aprire i pori della pelle e lasciar penetrare più facilmente l’olio. A piacere quindi, in base alle proprie necessità, è possibile aggiungere altre erbe all’olio, per migliorare il suo effetto terapeutico. La pratica dell’unzione è comunque molto più antica anche della Bibbia e se ne trova traccia, per esempio, pure nel Buddismo Vajrayana, sui monti dell’Himalaya, per consacrare il discepolo a esercizi di meditazione particolari. Pure le scritture più prettamente ebraiche mostrano come la pratica
Ovviamente, se la tua idea è quella d’impiegarlo per curarti, meglio scegliere fiori sviluppati da piante mediche, come quelle ricche di CBD, che ultimamente sono state sviluppate da tutti i produttori commerciali di semi. Una volta messo a dimora il preparato, già dopo una decina di giorni, osservando l’olio si noterà come si sia fatto più denso e oleoso, segno che i cannabinoidi si stanno trasferendo. Dopo tre settimane è preferibile, come da ricetta, colare l’erba, altrimenti, con il calare dell’olio all’utilizzo, la parte vegetale potrebbe ritrovarsi a contatto con l’aria e sviluppare muffe. L’applicazione come unguento sulla pelle, come dimostrato da uno studio dell’Università di Bonn pubblicato su Science Daily nel 2007, può alleviare problemi di allergie e infiammazioni alla pelle, grazie anche al suo grande potere rinfrescante e anti prurito. Il Journal of Dermatological Science, sempre nel 2007, ha mostrato come l’unguento alla cannabis possa essere vantaggioso nella cura della psoriasi, mentre i giamaicani, con la loro tradizione popolare legata alla canapa come medicina, usano l’unguento per i dolori muscolari e i reumatismi. Personalmente, nell’uso esterno, trovo l’unguento così preparato molto vantaggioso per risolvere l’aderenza della pelle causata dalle cicatrici. Le cicatrici tendono a aderire alla ciccia sottostante, provocando dolori al movimento. Anche inalando cannabis, grazie al rilassamento dei tessuti, l’aderenza si molla, ma se non si desidera sentire l’effetto psicoattivo sulla mente, l’applicazione dell’unguento crudo permette di risolvere il problema senza sballarsi. Una sensazione piacevole, simile a un leggero solletico godurioso, s’impossessa dell’area unta, smollando l’aderenza con grande efficacia, tanto da poter far pensare che l’inalazione possa addirittura essere una pratica superflua. La cannabis funziona così, e ti porta dal dolore al piacere. Ho poi notato come sia eccezionale per guarire calli e duroni dei piedi grazie alle proprietà emollienti della cannabis. L’uso interno tramite ingestione lo trovo invece vantaggioso, per esempio, in caso di dolori allo stomaco, con i cannabinoidi che arrivano alla circolazione sanguigna grazie al processo digestivo. Nei primi trattamenti è importante partire con piccoli dosaggi, in modo da capire gli effetti e regolarsi nell’assunzione di questo olio molto versatile. La ricetta ovviamente può variare nelle quantità e, aggiungendo più erba piuttosto che più olio, la potenza del medicamento andrà a variare
LA RICETTA OVVIAMENTE PUÒ VARIARE NELLE QUANTITÀ E, AGGIUNGENDO PIÙ ERBA PIUTTOSTO CHE PIÙ OLIO, LA POTENZA DEL MEDICAMENTO ANDRÀ A VARIARE A SECONDA DELLE NOSTRE ESIGENZE. dell’unzione fosse prerogativa di re, sacerdoti e profeti nell’esercizio delle loro funzioni, al fine di trasferire i poteri divini nella persona. Un concetto, a livello religioso, che oggi si ritrova nelle chiese ortodosse antico-orientali, come quella etiope Tewahedo, la meno corrotta di quelle cristiane. Di riferimento per tutti i Rastafari, la chiesa etiope sostiene il concetto d’unità della natura divina e umana di Cristo e prevede l’uso di piante psicotrope da parte dei sacerdoti.
a seconda delle nostre esigenze. Per alleggerirlo, puoi diminuire le cime e utilizzare il trim ricavato dalla pulizia dei fiori e le foglie secche. Per potenziarlo, in alternativa, puoi mettere il kif o l’hashish. Realizzare questo semplice Cannabis Oil è una buona idea anche se vi è restata poca erba e il prossimo raccolto è ancora lontano. “Allungandola” nell’olio durerà di più, permettendovi di non restare mai senza.
WORLD CANNABIS
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Ganja di regime?
di Giovanna Dark
IN COREA DEL NORD MANCANO MOLTE LIBERTÀ MA, PARE, NON QUELLA DI FUMARE. La Corea del Nord è conosciuta ai più come il parco giochi di una sanguinosa dittatura dinastica e votata al socialismo reale. Se infatti è vero che oggi i timori globali sono tutti per l'ISIS – o IS, o esercito del Califfato Islamico, o vallo a sapere... –, confermando il trend più che decennale che vede il mondo musulmano come un sempre ottimo capro espiatorio, solo un paio di anni fa il terrore veniva dall'Oriente. Precisamente da Pyongyang. La minaccia era di quelle nucleari e ad impersonare il super-cattivo c'era Kim Jon Un, un paffuto ventenne dall'espressione ebete che in quanto terzo figlio del precedente leader supremo, Kim Jon Il, si sentì in dovere di incutere paura al “mondo occidentale” programmando test nucleari alquanto farlocchi e LQGLVSHWWHQGR OD &DVD %LDQFD GHO 1REHO SHU OD 3DFH VLF 2EDPD Più o meno nello stesso periodo in cui USA e Nord Corea si lanciavano minacce di apocalisse atomica a mezzo stampa, un articolo del gonzo-magazine Vice raccontava di come in realtà da Pyongyang a Chongjin sia in vigore una libertà che nelle progreditissime democrazie occidentali è invece negata: l'erba libera. La chiamano ip tambae, o “tabacco in foglie" e sembra molto diffusa tra la popolazione nordcoreana, specialmente tra i soldati. I coreani infatti hanno ragioni molto diverse per fumare rispetto a noi occidentali: le sigarette coreane sono infumabili, di pessima qualità e costose, l'erba al contrario si trova facilmente, si coltiva ed è venduta al mercato nero a basso prezzo. Per questo è una droga particolarmente popolare tra le classi più povere della società: dopo una giornata di duro lavoro manuale, per un lavoratore nordcoreano è assolutamente normale fumare marijuana per rilassarsi e distendere i muscoli e le membra prestati al socialismo reale. Una delle leggende della mitologia nordcoreana che abbiamo tutti sentito milioni di volte è quello secondo cui i cittadini non piegano i giornali, perché potrebbero involontariamente piegare una fotografia dei loro leader. Ma, per fortuna, non tutte le pagine riportano il faccione e il taglio di capelli quantomeno discutibile del maresciallissimo Kim Jon Un, e le parti riciclabili (sport, meteo, programmi TV) finiscono per diventare materiale da rollaggio. Stando a quanto racconta il reporter Ben Young: “Il quotidiano Rodong Sinmun (NDA. Il giornale dei lavoratori) è una delle cartine preferite. Viene tagliato a quadratini e poi rollato in piccole canne coniche. Una fonte ha confermato a NK NEWS di aver trovato una canna fumata a metà per terra in una zona rurale del Paese la cui cartina era il Rodong Sinmun. La stessa fonte ha sottolineato che, ahimè, l’erba in Corea del Nord non è molto forte”. Insomma non saranno i nostri strain da 20% di THC, ma pare sia assodato che l'erba nord coreana è un'erba libera. Nonostante il pugno di ferro del governo locale nei confronti dell'uso di stupefacenti – è del 2006 il decreto speciale che punisce con la pena di morte chi produce o traffica droghe –, la cannabis non sarebbe considerata una sostanza stupefacente e quindi l'uso e l'acquisto sarebbero consentiti senza restrizione alcuna. Il condizionale però è d'obbligo. E a costringerci ad usarlo è la sezione italiana del KFA, ovvero l'Associazione di Amicizia e Solidarietà Italia-Repubblica Democratica Popolare di Corea. (Si, ne abbiamo una). Stando a quanto riporta il loro blog, la notizia data da Vice e ripresa da moltissime altre testate non sarebbe altro che una colossale bufala. Per fugare ogni dubbio, gli amici della Repubblica Democratica Popolare di Corea si sono rivolti al segretario dell'ambasciata nordcoreana in Italia, il signor Paek SongChoi. Quest'ultimo, pur avendo ammesso candidamente la presenza di estese piantagioni di oppio sul suolo della Repubblica, ha smentito in modo categorico l'uso ricreazionale diffuso della cannabis, negando addirittura di conoscere la sostanza.
Mistero nel mistero. Anche se noi di Soft Secrets vogliamo però crederci e pensare che, almeno in fatto di proibizionismo, la Corea del Nord abbia qualcosa da insegnarci. Oppure possiamo fare un esercizio di fantapolitica e provare a leggere le ragioni di Pyongyang sulla legalizzazione della cannabis in quest'ottica. Anche nella sterminata Russia la ganja pare essere stata liberalizzata, o quanto meno depenalizzata: i più affezionati ai manicheismi da guerra fredda, leggono questo dato come un aperto affronto alle democrazie occidentali capitaliste che sempre hanno vietato e perseguito la cannabis. Più probabile invece che la cannabis in Corea del Nord, se davvero è utilizzata così largamente, rappresenti invece il classico “contentino”, un “sedativo” atto ad ammansire la popolazione – cittadini e forze armate –, la classica compensazione per il diniego di tutta una serie di altre libertà individuali fondamentali. Una su tutte quella di opinione.
COLTIVA CON JORGE CERVANTES
Proteggere il proprio rifugio Nella stragrande maggioranza dei casi, i coltivatori di cannabis per uso medico sono persone normali, con uno stile di vita semplice e un carattere piacevole. Tengono le loro coltivazioni nel rispetto del buon vicinato. Non fanno feste chiassose e vanno d’accordo con i medici.
Tenete la stanza di coltura della cannabis per uso medico chiusa a chiave per evitare che vi entrino visitatori indesiderati. Far vedere la propria coltivazione a persone che non ne sono direttamente coinvolte crea problemi. Alle persone piace parlare e vantarsi. Una volta che il segreto viene svelato, la vostra coltivazione potrebbe essere a rischio e soggetta a furto. Gli estranei possono portare malattie e insetti infestanti in essa
š $FTXLVWDWH VHPL H FORQL SUHVVR LO dispensario locale di cannabis per uso PHGLFR š 1RQ IDWHYL VSHGLUH D GRPLFLOLR o dove tenete la coltivazione semi o SURGRWWL SHU LO š )DWHYL VSHGLUH OD PHUFH a un indirizzo “legale sicuro”. š 6DOGDWH OD PHUFH RUGLQDWD YLD SRVWD FRQ un vaglia o simile. š )DWH LQ PRGR FKH OH YRVWUH EROOHWWH QRQ VLDQR HFFHVVLYH 6DOGDWH WXWWH OH EROOHWte e fate tutti gli acquisti per la vostra coltivazione in contanti. š 1RQ YLVLWDWH FROWLYD]LRQL LOOHJDOL GL FDQnabis o veri criminali che mentono, fregano e rubano. š /LPLWDWH OŚDFFHVVR DOOD YRVWUD FROWLvazione. Tenete la coltivazione sotto chiave il più possibile. š 5HQGHWH GLIILFLOH OŚDFFHVVR H OD YLVWD della coltivazione. š 3URWHJJHWH LO SHULPHWUR DWWRUQR DOOD coltivazione, alla serra o alla coltura outdoor. Una staccionata solida, sonde di movimento, videocamere di sicurezza e, possibilmente, un cane da guardia, vi aiuteranno a proteggere il vostro rifugio. š 6FDULFDWH L SURGRWWL SHU OD FROWLYD]LRQH poco a poco o dall’interno di un garage FKLXVR D FKLDYH š 1RQ FRQYLHQH SDUODre al telefono della cannabis per uso PHGLFR QHJOL 6WDWL FKH OD VDQ]LRQDQR
Questa coltivazione di cannabis per uso medico è un attico accessibile da una scala a ribalta. Anche se la cannabis per uso medico è legale dove vivete, i vicini, i visitatori e i vostri famigliari potrebbero non essere d’accordo e creare problemi. I coltivatori indoor di cannabis per uso medico riescono a raggiungere la tranquillità per se stessi e i loro cari installando un ingresso secreto alla coltivazione con contro porte ed entrate di difficile ingresso che passano da laboratori, cantine e attici. Alcuni coltivatori montano un pannello forato o dipingono la porta per nascondere l’ingresso alla stanza di coltura. La porta sotto chiave è controllata mediante apertura elettrica.
I coltivatori di cannabis per uso medico negli Stati degli USA dove non è consentita, spesso la coltivano in case prese in affitto.
Vigilanza del rifugio
Alcuni rilevatori di movimento a basso prezzo generalmente sono integrati a delle lampadine.
I rilevatori di movimento non sono costosi ($10–$200) e aggiungono un elevato grado di sicurezza per tutti i coltivatori di cannabis per uso medico. Un ricevitore centrale può essere utilizzato per ricevere i segnali di tutti i sensori wireless. I rilevatori di movimento possono essere integrati nella coltivazione e nei fari di sicurezza industriali. Le lampadine si accendono quando un sensore rileva movimento. Altri rilevatori di movimento possono essere utilizzati per attivare allarmi, videocamere di sicurezza e sprinkler attraverso una valvola solenoide. I coltivatori indoor utilizzano i fari con rilevamento di movimento attorno alla parte esterna della coltivazione per intimidire e dissuadere gli ospiti indesiderati. I coltivatori outdoor utilizzano i rilevatori di movimento e le videocamere di sicurezza per attivare luci e sprinkler per spaventare i predatori delle piante, come cervi, conigli, ladri e così via. Visitate www.homesecuritystore.com per vedere alcuni allarmi antifurto e anti-incendio, videocamere di sicurezza e rilevatori di movimento.
Una videocamera di sicurezza a circuito chiuso è di facile montaggio. Tutti i dati possono essere mandati direttamente a un computer ed è facile accedere alla videocamera con un iPhone.
Trail camera contro i predatori: Le videocamere di sicurezza non costano molto ($100 o più) e sono di facile montaggio. Con una videocamera di sicurezza, si possono monitorare immagini e suono dalla televisione o dal computer. I coltivatori indoor installano le videocamere fuori da un edificio, di solito in corrispondenza dei punti di accesso, come porte e finestre. I coltivatori outdoor installano le video camere per monitorare l’attività nella coltivazione. I sistemi con videocamere di sicurezza più costosi possono essere monitorati in remoto da computer, iPhone o telefono Android.
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Potete letteralmente guardare la vostra coltivazione da cellulare! Le videocamere di sicurezza a più basso prezzo non codificano il segnale video e possono essere potenzialmente viste da tutti coloro che hanno una videocamera simile che funziona sulla stessa banda (GHz). I modelli di qualità più elevata codificano il segnale e sono di gran lunga più sicuri. Le polizze assicurative per la cannabis per uso medico richiedono sorveglianza video di sicurezza per la coltura.
Questa PlantCam scatta una fotografia ogni cinque minuti. Registra i progressi della vostra coltivazione e ogni movimento nella coltura. Le fotografie sono salvate su un piccolo chip nella fotocamera. I coltivatori outdoor possono inoltre utilizzare una macchina fotografica da giardino ($80) oppure, come fanno i cacciatori di cervi, una trail camera ($100 o più). Installate macchine fotografiche digitali per esterni in posizioni discrete della coltivazione e sugli alberi lungo il percorso. Alcune di esse vengono attivate dal movimento e altre scattano fotografie a intervalli VSHFLILFL 6FDULFDWH OH LPPDJLQL GLJLtali – scatti o video – ogni settimana. Esaminate le immagini alla ricerca di uccelli, cervi, conigli, ladri o altri predatori che hanno visitato la vostra coltivazione. Le immagini hanno codici riportanti data e ora per identificare il momento in cui i colpevoli si sono presentati. Utilizzate inoltre le macchine fotografiche per scattare foto della vostra cultura in determinati momenti della stagione di crescita. Mettete le fotografie in sequenza per formare un video accelerato della crescita della vostra coltivazione dall’inizio alla fine. Alcune macchine sono corredate di un flash per le foto in notturna. I flash spaventa i cervi e gli altri animali notturni, facendoli scappare dalla vostra FROWLYD]LRQH GL FDQQDELV 6SHVVR LO flash è tutto ciò che vi serve per spaventare i cervi. Date un’occhiata a www.gandermountain.com, un sito di caccia, pesca e campeggio con una selezione molto ampia di trail camera. Dopo che la coltura di cannabis è stata derubata, un amico coltivatore ha instal-
24 lato varie trail camera contro i predatori attorno alla coltura e nei dintorni. Quando i ladri sospetti hanno ritrovato la coltivazione, le macchine fotografiche hanno scattato una fotografia degli stessi, riportante data e ora della loro incursione. Il coltivatore ha avuto così molto tempo per trasferire le piante in un luogo sicuro. Avendo inoltre le fotografie dei ladri, li ha potuti identificare. Tenete le trail camera tutto l’anno per monitorare i cacciatori di cervi, i ladri potenziali e altri animali predatori delle
SLDQWH 6FRSULWH GRYH QRQ FŚ© SDVVDJJLR di persone e coltivate in questo luogo. Guardate su YouTube per vedere alcuni video di trail camera contro i predatori. Non dimenticate che anche altri utilizzano trail camera! I cacciatori sono RYXQTXH QHJOL 6WDWL 8QLWL H OH WUDLO camera non costano molto. La maggior parte dei cacciatori le usa per trovare le proprie prede. Non diventate le vittime di queste videocamere. Gli autoritratti non sono certo una buona idea!
Sicurezza acustica
Isolate le strutture della vostra coltivazione con una barriera di mattoni, del vetro spesso, del cemento o del metallo, per evitare la trasmissione del suono. I “pannelli isolanti” sono estremamente diffusi in Nord America. Assorbe il suono con la spugna morbida o porosa a celle aperte e la fibra GL YHWUR WHVVXWD )HUPDWH OH YLEUD]LRQL attenuando l’energia e deviandola in un materassino fatto di schiuma o sughero, con della gomma o delle molle. Non inserite viti nelle pareti quando create una barriera acustica. Utilizzate dell’adesivo da edilizia. Le viti che toccano sia la parte interna sia la parte esterna trasmettono il suono alla parete esterna!
Isolate i condotti per ridurre il rumore. In commercio si trovano anche prodotti per farlo. Installate sulle estremità dei condotti un manicotto essiccatore o qualcosa di simile. Il ventilatore viene poi posizionato vicino al soffitto, in modo tale che sposti calore e umidità. Il peso e lo spessore di una paratia ne determina la capacità di bloccare il suono. Un pannello isolante aggiunto a una parete riduce di circa 5 decibel (dB9 il suono. Un’intercapedine di circa 7,6 cm ridurrà la trasmissione del suono di 6 dB. Le pareti isolate con materiali densi o tecnici, riducono il suono notevolmente. Utilizzate un fonometro (vedi capitolo 15, Meters) per misurare il suono della vostra stanza di coltura.
Create una sala o un box extra attorno ai ballast analogici per attutirne il rumoUH 5LFRUGDWH GL IDU SDVVDUH GHOOŚDULD I ballast digitali richiedono isolamento acustico minimo, o a volte non ne richiedono affatto. Posizionate un materassino spesso sotto i ballast per assorbire le vibrazioni.
Un cane da guardia convincente è uno dei migliori deterrenti contro i ladri. Un ventilatore scricchiolante disturba ed è un chiaro segnale che c’è una stanza di coltivazione.
I ventilatori in linea funzionano senza fare troppo rumore e in modo efficiente per spostare molta aria dalla sala di coltivazione.
GK
I ventilatori in linea di alta qualità sono molto più silenziosi ed efficienti rispetto ai dispositivi più rudimentali. Installate grossi ventilatori in linea e fateli funzionare a bassa potenza (giri al minuto) per ridurre i livelli di rumore.
I dispositivi per l’eliminazione del rumore offrono una tecnologia vecchia ai coltivatori indoor. Un microfono registra il suono analizzato poi al computer. Vengono generate onde sonore con polarità opposta (fase di 180 gradi a tutte le frequenze), che poi vengono prodotte attraverso un altoparlante. Questo provoca “interferenza distruttiva! E cancella la maggior parte del rumore. I dispositivi per l’eliminazione del rumore possono essere contenuti in un’area piccola come un condotto di aerazione.
Questi ballast esposti non solo sono a rischio d’incendio, ma vibrano e producono molto rumore.
Questo è un brano tratto dal capitolo 14, “Preserving the Sanctuary” della Cannabis Encyclopedia (594 pagina, più di 2.000 immagini a colori, formato A4) di Jorge Cervantes, che sarà disponibile in aprile 2015. Per maggiori informazioni, visitate il sito di Jorge: www.marijuanagrowing.com.
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ESTRAZIONE
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BHO: un high differente *8,'$ 35$7,&$ ˖( 6,&85$˗ $// (675$=,21( &21 *$6 /,48,'2 Temuto anche dai fumatori più esperti, il BHO, acronimo di Butane Honey Oil, è un estratto di marijuana altamente concentrato che può superare facilmente il 50% di THC. Il nome deriva dal suo aspetto, denso e traslucido come il miele, e dalla tecnica di estrazione, che prevede l'utilizzo del gas butano. L’estrazione del BHO è un processo molto pericoloso, essendo il gas infiammabile, esplosivo e ricco di sostanze nocive; tuttavia con le giuste di 2L3bg precauzioni risulta molto vantaggioso e poco dispendioso. Premetto che il gas butano ha una temperatura di ebollizione inferiore a 0°C: la sua bassissima temperatura favorisce il distacco dei tricomi ghiandolari dalle infiorescenze di marijuana. Il gas viene spruzzato all'interno di un apposito tubo contenente marijuana sminuzzata; quando il gas satura il tubo, che a questo punto è congelato, la resina si distacca dalle parti vegetali sciogliendosi nel gas allo stato liquido, che la trasporta via. Vediamo gli strumenti di cui abbiamo bisogno: un tubo di vetro o acciaio, specifico per estrazioni BHO, reperibile nella maggior parte dei growshop; due bombolette di gas butano, mi riferisco a quello per ricaricare gli accendini, consiglio la marca Colibrì che è un gas a basso contenuto di residui; un filtro di carta per caffettiere oppure un setaccio di 45-120 micron; una fascetta stringi tubo; una teglia in pirex; una lama tipo gratta vetri; una teglia grande da forno che possa contenere la pirofila in pirex; un punteruolo di acciaio; alcuni fogli di carta forno. Infine, l'ingrediente principale: circa 20 grammi di marijuana secca; vanno bene anche resti e foglie, purché siano ricche di resina. Ovviamente, la qualità della marijuana utilizzata influisce sulla resa del prodotto finale. La prima regola da seguire scrupolosamente è lavorare all'aria aperta. Sistemiamo l'occorrente sopra un tavolo e assicuriamoci che sia tutto ben pulito. Tritiamo la marijuana ma facendo molta attenzione a non farla diventare polvere. Riempiamo il tubo di vetro con l'ingrediente principale appena sminuzzato, controlliamo che la marijuana all'interno non sia eccessivamente pressata e che non ci siano camere d'aria. È importante che il trim all'interno sia pressato al punto giusto perché non deve ostruire il passaggio del gas. Chiudiamo il tubo con il filtro di carta fissandolo al collo con la fascetta stringi tubo. Ora riempiamo la teglia da forno con acqua calda per circa 2 cm e
posizioniamo al centro la pirofila in pirex. Con un guanto o con un panno di cotone, teniamo stretto il tubo e puntiamolo con il filtro rivolto verso il basso a qualche centimetro dalla teglia in pirex.
operazione, consiglio di utilizzare un ventilatore per cambiare l'aria intorno alla postazione di lavoro. Svuotiamo completamente le due bombolette all'interno del tubo per assicurarci di estrarre fino all'ultima goccia di resina. Il gas liquido concentrato nella pirofila incomincerà a bollire a contatto con l'aria, e l'acqua calda contenuta nella teglia accelererà questo processo. Lasciamo riposare l'estrazione per circa venti minuti, in modo che evapori via quanto più gas possibile; se necessario, sostituire l'acqua contenuta nella teglia grande
termici”. Questo sistema prevede l'espansione o contrazione di una sostanza sottoposta a temperature differenti, cioè a forti variazioni di caldo e freddo, favorendo così la fuoriuscita del gas. Sistemiamo la pirofila con dentro l'estrazione all'interno di un freezer e lasciamola congelare per un paio di ore. Successivamente, riempiamo di nuovo la teglia da forno con acqua abbastanza calda e posizioniamo nel mezzo la pirofila. Dopo qualche secondo, l'estrazione congelata inizierà a sciogliersi. Aiutandoci con il pun-
L’ESTRAZIONE DEL BHO È UN PROCESSO MOLTO PERICOLOSO MA CON LE GIUSTE PRECAUZIONI RISULTA MOLTO VANTAGGIOSO E POCO DISPENDIOSO. Inseriamo l'ugello della bomboletta nel forellino presente dall'altro capo del tubo e incominciamo a spruzzare il gas con getto continuo. Inizialmente, il butano continuerà ad uscire dal filtro sotto forma di gas
con altra acqua più calda ma non troppo bollente perché intaccherebbe il profilo terpenico dell'estratto facendogli perdere aroma e gusto. Il modo più efficace per liberare la nostra estrazione dal
teruolo, mescoliamola e buchiamo tutte le bolle per liberarla dal gas residuo. Quando il contenuto della pirofila bollirà sempre meno, conserviamo l’estrazione nuovamente in freezer. Ripetiamo questa operazione per almeno cinque o sei volte, assicurandoci sempre dell'assenza di bolle, fino a quando il contenuto della pirofila diventerà una massa solida. A questo punto, con la lama gratta vetri raschiamo dal fondo della pirofila in pirex il prezioso BHO e riponiamolo sulla carta forno che ha una superficie antiaderente. Essendo una massa poco gestibile, consiglio di conservarlo in freezer. Utilizzando fiori di buona qualità, come nel nostro esperimento, è possibile raggiungere una resa del 20%, cioè da 20gr di marijuana ottenere 2gr di preziosissimo BHO.
ma dopo qualche secondo, quando il tubo si sarà saturato, il gas liquido incomincerà a colare dal filtro nella pirofila. Facciamo attenzione nel maneggiare il tubo, che, completamente congelato, potrebbe procuraci un ustione. Durante questa
gas residuo è quello di utilizzare una pompa del sottovuoto, che però è un oggetto molto dispendioso usato più che altro dai grossi produttori. Esistono comunque metodi più casalinghi, come quello chiamato “processo dei cicli
Il modo più efficace per assaporare la nostra estrazione è quello di utilizzare una specifica pipa in boro-silicato oppure un accessorio, un chiodo di vetro o titanio, che si può applicare nella maggior parte dei bong di vetro. In alternativa, possiamo anche tingere i nostri joint con un poco di BHO, ma raccomando di non eccedere con il dosaggio anche se vi considerate degli esperti!
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VARIETÀ CLASSICHE
Skunk #1
Sativa Diva
/D 6NXQN XQD YDULHW¡ SXURVDQJXH FKH KD ULYROX]LRnato la storia della cannabis, è più onnipresente, di successo e diffusa di qualsiasi altra varietà commerciale. Nome varietà: Selezionatore: Genetica: Origini: Fioritura: Raccolto outdoor:
The Pure (Skunk #1 originale) Flying Dutchmen 75% sativa / 25% indica Colombiana x Messicana x Afgana 8 settimane 56 giorni o da metà a fine settembre
Da Sacred Seeds a Mar, fino a Seed Bank e poi a Flying Dutchmen, il progetto di selezione di Eddy ha cambiato per sempre le carte in gioco. La Skunk #1 è diventato l’archetipo di una genetica specialmente selezionata che le persone non solo potessero coltivare, ma di cui si potesse prevedere anche il risultato, grazie alla sua stabilità.
Skunk #1: coltivazione, fenotipi ed effetto
Le piante di Skunk sono facili da colti-
La Skunk #1 è uno dei primissimi ibridi commerciali di cannabis. Questa supervarietà originale è stata selezionata da oltre ventimila piante e le sue origini in serra ne rendono possibile la coltivazione indoor e outdoor, in quasi tutti i climi e le danno la capacità di adattarsi ai cicli di luce sintetica o naturale. Miscela ottimale di genetica colombiana, messicana e afgana, la Skunk #1 è una varietà pura e selezionata, che unisce tutte le migliori caratteristiche di queste varietà landrace. Questo ha reso la genetica più stabile, accessibile e più facile da coltivare e controllare, oltre a dare ai coltivatori la possibilità di prevedere vari aspetti, come effetto, sapore, resa e tempo al raccolto. Non è certo raro riconoscere fenotipi di Skunk nelle coltivazioni di migliaia di diverse etichette di semi diversi. In effetti, questa varietà ha avuto un impatto tale sui primi ibridi commerciali che, attualmente, le cime indoor più belle nel Regno Unito vengono chiamate “Skunk”, anche se non hanno alcuna parentela genetica con essa. Il nome è diventato sinonimo di cime indoor potenti, piuttosto che di cime outdoor più delicate o erba debole da fosso.
Storia delle origini della Skunk #1
Prima che si potessero acquistare i semi online e coltivare in casa, il settore internazionale della cannabis era molto diverso. Negli anni Settanta e Ottanta, la maggior parte dell’erba coltivata in casa proveniva da semi sparsi nelle colture personali o in campi aperti. È cambiato tutto quando alcuni coltivatori esperti sono diventati selezionatori, che hanno raccolto cultivar e varietà landrace da tutto il mondo e li hanno portati nei propri Paesi per coltivarli, stabilizzarli e ibridarli. Nello stesso periodo, svariate delle varietà più conosciute sulla scena hanno prodotto una delle varietà più famose e influenti di tutti i tempi: la Skunk #1. Un americano di nome Sam the Skunk Man aveva raccolto a mano i semi di molti cultivar di tutto il mondo e li ha portati in Olanda a metà degli anni Settanta, con alcuni incroci, come la Skunk #1. Questo ha scatenato l’unione degli sforzi di olandesi e americani che ha rivoluzionato il settore e ha promosso innumerevoli nuovi progetti di selezione. Una volta nelle mani del selezionatore più prodigioso e adepto, di nome Eddy, questi semi raccolti Skunk #1 attentamente sono stati coltivati in varie zone dei Paesi Bassi, anche in serra, il che ha permesso di sfruttare i cicli di luce naturali e un ambiente protetto in cui selezionare le genetiche più interessante. Selezionata da migliaia di piante, la Skunk #1 è stata stabilizzata fino a diventare il primo ibrido selezionato, puro di cannabis olandese, attorno al 1984.
vare per i novizi e sono la scelta prediletta di chi ha poco spazio a disposizione. La genetica colombiana di solito produce piante alte, fini e graziose con uno spazio internodale abbondante e cime erbose, stile haze. I geni messicani attenuano questa tendenza all’allungamento mantenendo il segno distintivo più spaziato delle sative landrace. Il lungo periodo di fioritura della colombiana è inoltre ridotto se viene unita alla sativa messicana, ma il padre afgano è soprattutto responsabile della statura più limitata e della corposità, della fioritura di otto settimane e dell’elevata resa della Skunk #1. Le piante di Skunk generalmente sono estremamente solide, vigorose e tendono a resistere allo stress. La parte centrale è spessa e forte, il che consente di ottenere una resa abbondante. Le piante di Skunk possono essere facilmente coltivate in tutte le situazioni con facilità e rispondono molto bene alla rimozione della cima centrale per promuovere la ramificazione laterale e aumentare la produzione dei fiori. Supercropping, topping o FIMming rendono risultati eccellenti. Tutta questa affidabilità e durata sono dovute alla selezione e alla natura pura della Skunk #1 originale e spiegano la sua onnipresenza e longevità sulla scena della cannabis internazionale. La maggior parte dei raccolti di Skunk #1 può essere tenuta corta e cespugliosa. Per una varietà a predominanza sativa, la Skunk cresce come un’indica.
Gli spazi internodali sono relativamente compatti, ma permettono di far passare una buona quantità di aria. Le foglie hanno dimensioni da medie a grandi, anche se minime e hanno un colore da dorato a verde. Le cime sono bulbose, spesse, pesanti e molto dense, con pistilli da rossastri ad arancione, foglie superiori limitate e abbondanti calici attaccati a una miriade di piccoli rami laterali, un segno distintivo della varietà. Un altro segnale che ci fa riconoscere la genetica Skunk è che una piccola cima di questa varietà si “espande” dopo essere stata passata al grinder, trasformandosi in una nuova di fumo pungente. Il sapore agrumato e fiorito è bilanciato da una fragranza speziata, forte e riconoscibile e nessuno di questi assomiglia ai tipici toni afgani. L’effetto è potente, con la stimolazione di corpo e mente provocata dal settantacinque percento di contenuto di sativa, bilanciato e temperato dal venticinque Pot of Gold percento di contenuto di indica. Non aumenta, in effetti l’effetto potente della Skunk #1 originale mantiene un livello adeguato durante la lunga durata.
Ibridi imparentati alla Skunk #1
Fino a circa otto-dieci anni fa, sarebbe stato conservativo suggerire che il sessanta percento degli ibridi commerciali di cannabis conteneva almeno un po’ di Skunk #1. Alcuni di questi sono una combinazione di Skunk #1 e Afgana, come la Super Skunk della banca di semi Sensi Seed o la Cheese di Big Buddha, che offre una versione più decisa della fragranza tradizionale, con accenti agrumati più marcati e un sottofondo quasi acre, risultato del contenuto di afgana più elevato. Altri rivelano la loro eredità Skunk attraverso il loro sapore, aspetto, fragranza ed effetto. La Orange Bud è una varietà precoce che offre una struttura delle cime, un sapore e un effetto simili alla Skunk #1, mentre la classica della vecchia scuola Warlock di Magus Genetics ha anche una forte eredità Skunk. Da quando la Skunk pura originale è stata utilizzata in tutti gli incroci originali di Flying Dutchmen, il che ha contribuito ad addomesticare una genetica difficile, chi cerca la facilità della coltivazione della Skunk #1 avrà un successo simile con Pot of Gold (Hindu Kush x Skunk #1), la Royal Orange di Dutchmen (California Orange x Skunk #1) O l’Aurora B. (Northern Lights x Skunk #1) della leggendaria etichetta.
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Anniversario
Vogliamo festeggiarlo!! Ottieni 1 o 2 semi gratis di qualsiasi varietà Sweet Seeds con l’acquisto di alcuni pacchetti da 3 o 5 semi rispettivamente Approfitta dell’occasione! *consulta la durata della promozione su www.sweetseeds.es SWEET SEEDS NON VENDE SEMI SFUSI NÉ NON CONFEZIONATI A GROW SHOP. GLI UNICI SEMI ORIGINALI E GARANTITI SONO QUELLI VENDUTI NELLA LORO CONFEZIONE ORIGINALE. C/ Dr. Nicasio Benlloch, 36-38 · 46015 · Valencia · España · +34 963 890 403 / +34 628 593 887 · Grossista: +34 963 473 730 / +34 963 404 289 · Fax: +34 961 939 618 · info@sweetseeds.es $WWHQ]LRQH L VHPL GL FDQDSD VRQR HVFOXVL GDOOD QR]LRQH OHJDOH GL &DQQDELV FLz VLJQL¿ FD FKH HVVL QRQ VRQR GD FRQVLGHUDUVL VRVWDQ]D VWXSHIDFHQWH / GHO DUW FRPPD OHWW % FRQYHQ]LRQH XQLFD VXJOL VWHSHIDFHQWL GL 1HZ <RUN GHO H WDEHOOD GHO GHFUHWR PLQLVWHULDOH ,Q ,WDOLD OD FROWLYD]LRQH GL &DQDSD q YLHWDWD DUWU H GHO GSU VH QRQ VL q LQ SRVVHVVR GL DSSRVLWD DXWRUL]]D]LRQH DUW GSU ,Q DVVHQ]D GL DXWRUL] ]D]LRQH L VHPL SRWUDQQR HVVHUH XWLOL]]DWL HVFOXVLYDPHQWH SHU DOWUL ¿ QL ]RRWHFQLFR FROOH]LRQLVWLFR HWF , VHPL YHQJRQR YHQGXWL FRQ OD ULVHUYD FKH HVVL QRQ VLDQR XVDWL GD WHU]H SDUWL LQ FRQÀ LWWR FRQ OD OHJJH
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REPORT VARIETÀ
CRITICAL 2.0 UNA VARIETÀ AUTOFIORENTE DI ELEVATA QUALITÀ
La Critical Auto è uno dei fiori all’occhiello di Dinafem per l’eccellente qualità della sua genetica e l’ampio successo riscosso fra i consumatori. Essendo una delle prime varietà autofiorenti ad essere state lanciate sul mercato, ha costituito la base per l’introduzione dell’autofioritura in altre varietà tardive, J. Searcher come la Cheese Auto o la Window Auto. Dopo varie stagioni di successo della Critical 1.0, gli ingegneri della Dinafem si sono dedicati al miglioramento della sua genetica.
La base segreta
Per la prima volta e in esclusiva, Soft Secrets ha potuto visitare il luogo segreto di Dinafem dove viene prodotta la Critical Auto. Nella nostra missione, abbiamo trascorso varie ore in montagna e attraversare un confine per salvaguardare l’integrità e la sicurezza di questa enclave. All’arrivo al sito produttivo, nulla suggeriva di cosa si trattasse. È stato solo quando una porta sul retro ci ha condotto in un luogo segreto che abbiamo scoperto varie stanze di coltura dedicate alla creazione e alla selezione della Critical 2.0, come anche alcune tende per la germinazione e la crescita precoce. Un segno distintivo di questo luogo è la sua funzionalità. Le piante ricevono tutto ciò di cui hanno bisogno, senza le tipiche attenzioni ai dettagli delle colture più moderne. Il substrato di coltura selezionato è il guscio di noce di cocco innaffiato con fertilizzante idroponico in due parti.
Lo spazio indoor è progettato per ospitare grandi vasi quadrati del tipo normalmente utilizzato con substrati terrosi. La soluzione è piuttosto semplice: i vasi sono riempiti con substrato di noce di cocco solo sul fondo, mentre lo spazio rimanente è lasciato vuoto. I fertilizzanti sono miscelati con acqua in grossi serbatoi, usati come serbatoi di fertilizzante e pompati da qui alle linee d’irrigazione posizionate sopra i vasi e i nutrienti vengono distribuiti come pianificato. Dei grandi ventilatori sono equipaggiati con filtri al carbonio per rimuovere l’aria viziata dalla stanza e ci sono anche vari ventilatori a pavimento e montati a parete per eliminare l’aria indoor. Il sistema è collegato a un Intelligent Crop Controller, un dispositivo speciale che controlla temperatura, umidità e irrigazione. Un sistema semplice ma efficace.
Una questione di statistica
Il risultato finale può essere ottenuto solo con molta perseveranza e coraggio, seguendo un lungo
processo in cui si scartano alcune piante in varie fasi. La statistica mostra come ci sia solo un modo per ottenere varietà autofiorenti di qualità, ossia lavorare con grandi quantità di piante per aumentare le probabilità di ottenere alcune piante eccezionali da utilizzare come base genetica. Da una linea di prima generazione, oltre 1.000 piante possono germinare normalmente, un terzo delle quali viene eliminato se mostra segni di malformazione o debolezza nelle prime settimane di vita. La selezione continua durante la crescita e la prima parte della fioritura scartando le piante visibilmente problematiche, fra cui quelle con crescita tardiva o quelle che non rispecchiano il fenotipo ricercato. Delle 500 piante rimanenti, la metà viene rimossa una volta manifestato il genere. Circa 250 femmine saranno lasciate dopo la prima
selezione. Altri motivi per scartare immediatamente le piante sono i segni visibili di ermafroditismo o intersessualità, poiché il pool genetico dovrebbe escludere le piante ermafrodite. Di conseguenza, generazione dopo generazione, la persistenza e l’abilità del coltivatore nel selezionare le piante porterà i suoi frutti con la stabilizzazione di tutte le caratteristiche ricercate.
8 generazioni di piante
Questo progetto è iniziato agli albori delle piante autofiorenti con l’inbreeding della Roadrunner – la prima linea autofiorente di Dinafem – con il famoso clone di Critical Bilbo. Solo una piccola percentuale delle piante autofiorenti è stata ottenuta da questa varietà su cui è stato fatto inbreeding. Queste piante sono state a loro volta incrociate con le altre per creare la seconda generazione. La seconda generazione è stata impollinata e le migliori femmine sono state selezionate su base comparativa. A questo punto, le caratteristiche autofiorenti sono state più evidenti e le migliori piante autofiorenti sono state selezionate per ottenere i semi della terza generazione. Nel selezionare la terza generazione, è stata fatta attenzione nello scegliere le caratteristiche desiderate. In questa fase, il 75% delle piante era autofiorente, percentuale che è salita al 99% nella quarta generazione. Fra queste, le migliori piante sono state selezionate per essere a loro volta utilizzate
31 Conclusioni
di Critical Bilbo, le prime piante di Critical 2.0 a essere coltivate, raccolte e degustate sono state una grande sorpresa, con il loro sapore incredibile ed estremamente dolce e le note terrose. Un’altra caratteristica ereditata è il sapore incredibile al palato che persiste vari minuti, lasciando una sensazione piuttosto
di farmi una canna con queste. I fiori sono grandi e molto resinosi e il loro aspetto è piuttosto simile a quello della Critical originale”.
appiccicosa in bocca, come quando si succhia una caramella. Per la prima volta, una varietà autofiorente vanta il merito di presentare un chiaro sapore di Critical. Le tipiche caratteristiche della Critical possono essere percepite persino in anticipo nella fragranza, ma vengono apprezzate appieno nel fantastico sapore, ben al di sopra della Critical Auto 1.0, il che fa quasi scomparire dalla vergogna le varietà autofiorenti precoci.
Come dice uno dei creatori di questa nuova linea: “Inizialmente queste piante non erano altro che origano, non sarei stato mai tentato di fumarle. La Critical 1.0 ha già dimostrato di essere una pianta migliore. Vedo ora le cime crescere e sono così belle che ho davvero foglia
Dr Kush in una delle stanze di coltura per le piante autofiorenti
per impollinarne altre e creare quindi il primo batch di semi di Critical Auto 1.0 da lanciare sul mercato, che sono stati ampiamente apprezzati dai consumatori. La commercializzazione di questa varietà è stata una grande opportunità per il team
clone d’elite di Critical Bilbo per creare la quinta generazione, quasi completamente priva di caratteristiche autofiorenti. Questa pianta è stata poi selezionata e incrociata per ottenere la seconda generazione, dove le piante autofiorenti sono aumentate al 25% del totale. La settima generazione presentava già una maggioranza di
I vasi delle piante sono irrigati mediante le linee poste al di sopra
Dinafem. Ciononostante, non hanno riposato VXJOL DOORUL $O FRQWUDULR +DQQR ULFRPLQFLDWR il processo dall’inizio. Il primo incrocio che hanno fatto è stato fra una Critical 1.0 e il
piante autofiorenti, ossia il 75%, che è passato poi al 99% nell’ottava generazione, utilizzata per avere il primo batch di semi di Critical 2.0 da lanciare sul mercato.
Infatti, la caratteristica che emerge in questa varietà è la grande somiglianza, nell’aspetto e nel sapore, alla Critical originale, con cui condivide varie caratteristiche che vanno dalle grandi cime che fanno germinare il doppio dei rami, allo scarso fogliame, simile alla Sativa, con foglie composte da foglioline allungate e strette. I fiori sono grandi e molto appiccicosi, con un sapore dolce percepibile addirittura dalle piante. L’effetto è forte e piuttosto fisico, ma in un certo qual modo equilibrato. Vi rilasserà senza stordirvi completamente. Nonostante la somiglianza al fenotipo originale
Per i coltivatori esperti di piante autofiorenti, i progressi raggiunti dalla prima Roadrunner all’attuale Critical 2.0 sembrano incredibili per i costanti miglioramenti raggiunti negli anni. La vita dei coltivatori è diventata più facile. Tutto ciò che dovete fare è acquistare una confezione di Critical 2.0 e lasciarsi VRUSUHQGHUH GDOOD VXD HFFHOOHQWH TXDOLW¢
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BY
ED ROSENTHAL
Dall’hashish estratto ad acqua Come funziona SACCHETTI PRONTI ALL’USO
Bubble Hash (acqua). Foto: Ed Rosenthal
Ice-O-Lator La prima invenzione di Mila Jansen è stato il Pollinator. Il suo interesse volto a migliorare i metodi di estrazione dell’hashish l’ha portata a sviluppare inoltre il sistema di estrazione pronto all’uso chiamato Ice-O-Lator. Secondo Mila, gli esperimenti con un processo ad acqua non hanno reso molto, letteralmente, fino al lancio di un prodotto chiamato Estrattore nel 1997. Dopo averlo provato, Mila ha messo l’Estrattore per poco tempo nella sua linea di prodotti. Mentre questo apparecchio era un progresso concettuale nella lavorazione ad acqua dell’hashish, gli Estrattori in vendita avevano qualche difficoltà e hanno lasciato Mila a fare i conti con clienti insoddisfatti i cui sistemi si erano rotti nel giro di un anno.
Purple Emergency bubble. Foto: Nadim Sabella Photography
COME FUNZIONA L’HASHISH ESTRATTO AD ACQUA Il metodo dell’estrazione ad acqua unisce acqua, ghiaccio e scuotimento per separare le ghiandole dalla pianta. Ghiaccio, acqua e parti della pianta sono poste in un secchio rivestito con dei sacchetti. Questi sacchetti di filtrazione sono simili ai setacci utilizzati per produrre kief. Filtrano le ghiandole in base alle dimensioni micron, separando gli scarti dall’hashish. Un micro è un milionesimo di metro, ossia 0,001 millimetri. Il materiale viene mescolato per liberare i tricomi. Le parti della pianta restano intrappolate e galleggiano nel sacchetto superiore, mentre le ghiandole, pensati e inzuppate, sono raccolte nel sacchetto inferiore.
Ingrandimento 20X dell’ hashish estratto ad acqua.
Ingrandimento 20X dell’hashish estratto ad acqua. Foto’s: Steep Hill Halent
I sistemi pronti all’uso fanno affidamento su vari sacchetti per separare le ghiandole a seconda delle loro dimensioni. A differenza del kief, il materiale viene separato in un solo passaggio e non mediante diverse operazioni con setaccio. Di solito, il materiale viene lavorato solo una volta. Alcuni produttori commerciali di hashish lo lavorano una seconda volta per ottenere più THC. Il ghiaccio ha un doppio obiettivo: funge da agitatore contro cui viene strofinato il materiale e da raffreddatore dello stesso, in modo che le ghiandole e le parti della pianta rimangano rigide. Dopo che il materiale vegetale viene agitato in acqua e ghiaccio, può essere lasciato a riposare. I sacchetti vengono poi separati e le ghiandole vengono tolte da ciascuno di essi. Dopo che l’hashish estratto ad acqua è essiccato, è pronto da fumare. (Vedi video “Ask Ed Grow Tip: Hash Making” su YouTube.)
Questo ha portato Mila a sperimentaIce-O-Lator agita re con il suo design, utilizzando i prinle parti vegetali cipi di funzionamento dell’Estrattore. in acqua e ghiacHa creato così un sistema manuale, cio per eliminare più semplice, chiamato Ice-O-Lator. le ghiandole. Foto: Pollinator Questo sistema a sacchetti è stato messo in vendita per la prima volta nel 1998. Da quel momento è stato rifinito e allargato per includere tre dimensioni standard che possono lavorare da 200 a 1.200 grammi di materiale vegetale alla volta, oltre un Ice-O-Lator da viaggio e un sistema più grande che può essere utilizzato in lavatrice. Anche il Pollinator può essere usato in lavatrice con dimensioni da 19 e 76 litri. Il sistema a sacchetti Ice-O-Lator è composto di due sacchetti, che rivestono un secchio sigillabile della rispettiva dimensione. Vengono aggiunti acqua e ghiaccio e il materiale essiccato viene posto poi nel secchio. Un mixer da cucina apposto attraverso il coperchio del secchio agita il materiale. Il sacchetto superiore trattiene tutta la parte vegetale. Le ghiandole vengono filtrate dal setaccio in seta del primo sacchetto e vengono raccolte nel setaccio più fine del secondo sacchetto. L’acqua che rimane nel secchio contiene particelle di materia vegetale, come nutrienti che la rendono ideale per irrigare le piante di casa o le coltivazioni. Sacchetti Bubble I sacchetti Bubble sono stati progettati da Fresh Headies in Canada. Bubbleman, responsabile hashish di Fresh Headies, ha viaggiato molto e ha diffuso il buon verbo dell’hashish estratto ad acqua. Lo potete trovare anche come moderatore in vari forum online sull’argomento. I sacchetti Bubble sono disponibili nelle seguenti dimensioni: 3,8 litri, 19 litri e 76 litri. Le due dimensioni più grandi possono essere acquistate come sistema di filtrazione a tre o a otto sacchetti. Il sistema a otto sacchetti separa l’hashish in categorie più sottili. La differenza dimensionale fra le ghiandole di THC mature e quelle eccessivamente mature o premature consente una separazione in gradi diversi.
I sacchetti Bubble creano vari gradi di hashish estratto ad acqua mediante XQD VHULH GL VHWDFFL VHPSUH SL» ȴQL GD 25 a 220 micron. Foto: Fresh Headies
35 I sacchetti Bubble funzionano in modo simile ma leggermente diverso dal sistema Ice-O-Lator. Prima di tutto, il sacchetto con filtro grossolano è posto nel secchio e l’acqua, il ghiaccio e il materiale vegetale vengono aggiunti. Il materiale viene agitato utilizzando un mixer da cucina o un trapano con attacco per mescolare la vernice. Dopo che il materiale si è fermato, il sacchetto iniziale viene tolto e schiacciato. Il grosso del materiale vegetale trattenuto da questo sacchetto viene messo da parte. Questo materiale può essere lavorato di nuovo. Il prodotto risultante sarò di grado inferiore, ma adatto a cucinare. Rivestite il secchio vuoto con altri sacchetti. Il sacchetto più fine va per primo, quindi si troverà sul fondo. L’acqua con residui vegetali viene versata nel secchio, rivestito con i sacchetti di filtrazione. Tirate i sacchetti uno per uno e raccogliete il materiale sul fondo di ciascuno di essi. Lasciate essiccare il kief. Buttate via l’acqua o utilizzatela per innaffiare le piante. Sacchetti artigianali È possibile fare i sacchetti da sé o produrre un quantitativo minore di hashish con estrazione ad acqua senza utilizzare alcun sacchetto. Per produrre i vostri sacchetti, acquistate del setaccio in seta con un grado di finezza appropriato. Le misure standard sono disponibili in alcune varianti fra i 100 e i 150 fili ogni 25,4 mm. Il setaccio deve essere attaccato a materiale tessuto in modo fitto, resistente all’acqua (il nylon va molto bene), in modo tale che il setaccio in seta formi il fondo del sacchetto. Si possono produrre vari sacchetti con livelli di filtrazione diversi, dai 50 ai 150 micron per separare l’hashish estratto ad acqua per qualità. Il setaccio più fine produce l’hashish più puro. I sacchetti multipli dovrebbero essere progettati per stare uno dentro l’altro e quello con la maglia più fine dovrebbe essere il più grande, mentre quello con la maglia più larga dovrebbe essere il più piccolo. Un sacchetto a parte per la filtrazione più grossolana (200250 micron) è una buona idea per separare il grosso della vegetazione nella prima fase. Questo sacchetto dovrebbe foderare il secchio. Non va stratificato con altri sacchetti, quindi dovrebbe rispecchiare la grandezza del secchio.
IL METODO DEL SECCHIO
to con un tempo di miscelazione più lungo. Il sistema a più sacchetti permette di lavorare il materiale in una volta senza sacrificare una raccolta di grado elevato.
COME PRODURRE HASHISH AD ACQUA (BUBBLE)
NJ GL HUED FRQJHODWD YHQJRQR WDJOLDWL FRQ XQ FROWHOOR PROWR DɝODWR L’erba viene posizionata in un secchio da 114 litri.
] Il secchio viene riempito ȴQR D FLUFD FP ROWUH l’erba con acqua fredda. 6L DJJLXQJRQR SRL NP di ghiaccio.
L’ABC del metodo di estrazione ad acqua dell’hashish è lo stesso che si usi un sistema già pronto o sacchetti artigianali. Materiale ȏ *KLDFFLR ȏ $FTXD IUHGGD ȏ 3HURVVLGR GȇLGURJHQR ȏ VHFFKL FRQ DOPHQR XQ FRSHUFKLR ȏ 0DWHULDOH GL SRWDWXUD FLPH IRJOLH essiccate ȏ 0L[HU SRUWDWLOH R WUDSDQR FRQ SXQWD per miscelare la vernice ȏ 6LVWHPD D VDFFKHWWL SURQWR DOOȇXVR R sacchetti artigianali ȏ *XDQWL GL JRPPD OXQJKL ȏ $VFLXJDPDQR JUDQGH ȏ 5RWROR GL VFRWWH[ ȏ &XFFKLDLR R WHVVHUD LQ SODVWLFD
La miscela erba/acqua/ghiaccio viene agitata con un trapano con punta per PLVFHODUH OD YHUQLFH 6L DVSHWWDQR PLQXWL 0HGLDQWH XQ FROLQR VL SX´ UDFFRJOLHUH LO PDWHULDOH YHJHWDOH FKH JDOOHJJLD LQ VXSHUȴFLH TXL QRQ VL YHGH
Platinum Diesel Water Hash. Foto: Nadim Sabella Photography
Metodo Prima di tutto, i secchi e il materiale devono essere puliti e sterilizzati. Miscelate 295 ml al 3% di perossido d’idrogeno per litro d’acqua per il risciacquo. Se usate un sacchetto per la prima fase, posizionatelo nel secchio. Aggiungete la stessa quantità di ghiaccio e acqua fino a riempire due terzi del secchio. Aggiungete il materiale vegetale che avete preparato. Dopo aver indossato i lunghi guanti di gomma, immergete il materiale vegetale nell’acqua e ghiaccio in modo omogeneo. Si possono usare fino a 100 grammi di materiale vegetale in un secchio da 19 litri. Se si usa un mixer da cucina, bisogna praticare dei fori nel coperchio del secchio per posizionare i vari attacchi per la miscelazione. Questo consente di evitare la fuoriuscita del materiale durante la fase di agitazione e consente anche di usare il mixer senza doverlo tenere in mano. Una volta scelto l’utensile (mixer da cucina o trapano con punta per miscelare la vernice), agitare il materiale 15 minuti e poi lasciate riposare la miscela. Se usate un sistema pronto all’uso, seguite la velocità consigliata nelle istruzioni. In generale, le velocità più basse funzionano bene se si mischia meno di 19 litri. Le velocità medio-alte funzionano meglio se si usa un sistema di 19 litri o superiore. Mentre viene miscelato, il materiale diventa schiumoso. Potete rimuovere la parte in eccesso prima di ricominciare. Mischiate il materiale fino a quattro volte per 15 minuti alla volta. Miscelare il materiale più volte porta a rese superiori, ma provoca anche più particelle vegetali. Tempi di miscelazione più lunghi producono risultati meno puri, soprattutto se i vari sacchetti non separano l’hashish in gradi diversi. Se si usa il meccanismo a un’unica raccolta, bisogna ridurre i tempi di miscelazione anche nella prima fase. Dopo che l’hashish viene raccolto, il materiale vegetale può essere rilavora-
Questo sacchetto con setaccio di seta cucito appositamente viene posto su di un altro barattolo.
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Mediante il barattolo giusto (come una pentola R XQ SLFFROR VHFFKLR VL versa l’acqua rimanente attraverso il setaccio nel secondo secchio.
L’acqua e le particelle vegetali SDVVDQR ODVFLando le ghiandole nel setaccio in seta.
Le ghiandole formano una palla sul fondo del setaccio.
Le ghiandole vengono raccolte dal setaccio e asciugate schiacciandole mediante un panno. /ȇKDVKLVK GHYH HVVLFFDUH PD SX´ HVVHUH XWLlizzato immediatamente. Foto's: Ed Rosenthal
37 Una volta completata l’ultima miscelazione, la miscela deve essere lasciata a riposo almeno 30 minuti. Questo permette alle ghiandole di rimanere il tempo giusto nei setacci. Se il ghiaccio si è sciolto completamente, ne va aggiunto dell’altro. Nei climi Hashish estratto ad acqua ancora umido e posto ad asciugare. Foto: A-Bear Concentrates
sarà quello più in alto. Il primo sacchetto separa tutto ciò che ha una dimensione superiore ai 200-250 micron, a seconda della maglia del setaccio. Gli strati successivi del sacchetto permetteranno la gradazione. Versate l’acqua nel secchio rivestito con i sacchetti di filtrazione. Alzate lentamente ogni sacchetto, così da permettere all’acqua di fuoriuscire. Abbiate pazienza. Se il fondo del sacchetto sembra intasato, potrebbe essere necessario spostare delicatamente un po’ di materiale verso i lati. Muovete il materiale il meno possibile. Dopo aver rimosso ogni sacchetto, metteteli sull’asciugamano e rimuovete l’acqua in eccesso. Si può togliere più acqua se li si avvolge con l’asciugamano e li si schiaccia. La parte interna di ogni sacchetto contiene materiale simile al limo di color marrone-bruno. Posizionate delicatamente il sacchetto in modo tale che il materiale sia accessibile. Tamponate il materiale con dello scottex. Toglietelo dal sacchetto usando una carta di credito o un cucchiaio. Se sono stati usati vari sacchetti, tenete le varie finezze separate. Mettete il materiale in un barattolo a fondo piatto o su un piatto o un’altra superficie dove possa essere lasciato ad asciugare, poi mettetelo in un luogo asciutto e buio dove possa arrivare dell’aria, ma che non lo soffi via una volta asciutto. Ci vorranno circa 12 ore perché il materiale sia asciutto, ma perché sia ben essiccato e curato, lasciatelo una settimana piena. Anche se una parte viene usata prima dello scadere della settimana, fate in modo che l’umidità rimasta evapori dal materiale rimasto, in modo tale che non sia esposto alle muffe.
IL METODO DEL FILTRO DA CAFFÈ freddi, il secchio può essere lasciato all’aperto per tenere fredda la miscela. Una volta che il materiale si è ben depositato, è giunto il momento di separare le ghiandole. Se l’agitazione è stata fatta in un sacchetto, estraete il sacchetto e togliete il grosso del materiale vegetale. Il secchio contiene ora acqua verde con limo sul fondo. Il limo è composto da hashish estratto ad acqua e da una piccola quantità di particelle vegetali. Rivestite il secondo secchio con il sacchetto di raccolta o con i sacchetti di raccolta. Il sacchetto con la maglia più fine va sul fondo, quindi va messo per primo nel secchio. Il sacchetto con maglia più grossa è l’ultimo a essere aggiunto, quindi
Questo metodo funziona bene per piccole produzioni di hashish ad acqua e fa leva su comuni strumenti che si usano in cucina. Triturate il materiale vegetale in pezzi relativamente grossi. Le macchine per fare il caffè di tipo conico somigliano a una versione più appuntita della macchina standard. Sono economiche e sono disponibili nei negozi e online. Sono consigliate di dimensione n. 4 o superiore. I filtri riutilizzabili, ma anche gli usa e getta per questi coni si trovano negli stessi punti vendita in cui si acquistano le macchine. La resa di questo metodo è piuttosto buona, ma il processo non è controllato mediante filtri di micron precisi. Non viene neanche filtrato il materiale vegetale finale, più piccolo, quindi ciò che si ottiene non è puro come l’hashish ottenuto
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39 con il sistema a sacchetti. Ciononostante, l’hashish estratto ad acqua prodotto con questo metodo ha la stessa qualità del kief filtrato a secco. Materiale ȏ *KLDFFLR ȏ $FTXD IUHGGD ȏ 0DWHULDOH YHJHWDOH HVVLFFDWR WULWXUDWR JURVVRODQDPHQWH
ȏ 0LVFHODWRUH ȏ &LRWROD SHU PLVFHOD]LRQH ȏ &ROLQR R VLPLOH LQ PHWDOOR ȏ 0DFFKLQHWWD SHU LO FDIIª D FRQR GD XQD WD]]D ȏ )LOWUR FDIIª D FRQR LQ PHWDOOR ULXWLOL]]DELOH R ILOWUR LQ VHWD ȏ )LOWUL SHU FDIIª ȏ Ȃ FRQWHQLWRUL LQ YHWUR FRQ FRSHUFKL HUPHWLFL ȏ 6WURILQDFFLR ȏ 6FRWWH[ ȏ 8WHQVLOH SHU UDVFKLDUH FXFFKLDLR FDUWD GL FUHGLWR R ELJOLHWWR GD YLVLWD
Metodo Posizionate materiale vegetale a sufficienza fino a riempire metà miscelatore. Aggiungete ghiaccio e acqua fredda in parti uguali fino a riempire il miscelatore. Accendetelo alla velocità massima per 45 secondi e fino a un massimo di 1 minuto. Lasciate depositare la miscela. Ripetete il tutto tre o quattro volte. Più volte ripeterete il procedimento, maggiore sarà la resa. Ad ogni modo, ci saranno più particelle fini di materia vegetale e quindi questo diminuirà la purezza del risultato. Versate la miscela dal miscelatore, attraverso un colino, in una ciotola per miscelazione. Le ciotole progettate per versare il contenuto, come quella per l’impasto dei pancake o quelle tarate come misurino, fino a 2 litri, sono le migliori. Questa fase separa il grosso del materiale vegetale. Versate ora l’acqua attraverso il filtro per caffè riutilizzabile nei contenitori in vetro, fino a riempirli per due terzi circa. Una buona soluzione sono i contenitori in vetro con indicazione dei livelli. Il materiale verrà raccolto nel filtro per caffè. Si tratta del materiale vegetale più fine. Le ghiandole sono troppo piccole per rimanere nel filtro per caffè riutilizzabile e passano dunque con l’acqua nei contenitori in vetro. Versate altri 235–475 ml d’acqua attraverso il filtro nei contenitori in vetro per lavare le ghiandole rimanenti. Chiudete ermeticamente i contenitori in vetro e posizionateli in frigorifero per un’ora. Le ghiandole si depositano e formano del limo sul fondo. Se sbattete leggermente i contenitori contro il tavolo, potete fare in modo the parte del materiale galleggiante si depositi. Togliete delicatamente i contenitori dal frigorifero senza mischiare il materiale che si è depositato sul fondo e versate la metà superiore, ma anche fino a due terzi, dell’acqua. L’obiettivo è quello di trattenere le ghiandole raccoltesi sul fondo, eliminando la maggior quantità d’acqua possibile. Preparate il cono su un barattolo adeguato, come un barattolo da un litro. Eliminate l’acqua rimanente e il limo mediante il filtro da caffè con carta da filtro usa e getta. Il flusso d’acqua attraverso il filtro rallenta man mano che il materiale si accumula, ma potete eliminare l’acqua completamente. Rimuovete delicatamente il filtro da caffè in carta dal cono. Appiattitelo con il materiale all’interno, tamponando con un asciugamano. Il materiale può essere asciugato prima o dopo che è stato raccolto nel filtro da caffè. Ci vuole un po’ più di tempo ad asciugarlo nel filtro da caffè, ma Hashish estratto ad acqua Bubba Kush. l’hashish non viene soffiato Foto: Nadim Sabella Photography via ed è più facile rimuovere lo stesso dalla carta quando entrambi sono asciutti. Per asciugare nel filtro da caffè, mettetelo sopra uno strato di scottex o di strofinacci. Una volta asciutto, aprite il filtro lungo la linea di giunzione. Raccogliete il materiale con un cucchiaio o con una tessera in plastica o carta. Lasciatelo asciugare completamente prima di pressarlo o immagazzinarlo: ci vogliono uno o due giorni, a seconda delle condizioni ambientali e della quantità che deve asciugare. Suggerimenti Usate un sifone e non versate per rimuovere la metà o due terzi dell’acqua dal barattolo. Questo vi permette di controllare meglio il tutto e di creare meno turbolenza, in modo tale da non smuovere il limo sul fondo.
Usate un materassino da propagazione di quelli che si utilizzano per far germinare le pianticelle, che manterrà una temperatura di 23°C, oppure un tappetino riscaldante settato a bassa intensità. I disidratatori alimentari, sempre a bassa intensità, son un’altra fonte di calore efficace e controllata.
IL METODO DELLO SHAKER Il metodo più semplice per produrre hashish ad acqua è mediante uno shaker artigianale. Questo è il metodo più facile in termini di tempo e strumentazione, ma produce le quantità più basse di hashish e il prodotto non sarà puro come quello ottenuto con i sacchetti di filtrazione a micron. L’agitazione manuale richiede maggior sforzo, ma non c’è bisogno di elettricità e lo si può fare ovunque si possa raccogliere il materiale. Materiale ȏ )LQR D JUDPPL GL SRWDWXUD DVFLXWWD H GXUD SDUWL GL FLPH R ULPDVXJOL GHOOR scuotimento ȏ $FTXD ȏ *KLDFFLR ȏ %DUDWWROR LQ YHWUR D FKLXVXUD HUPHWLFD ȏ &ROLQR R VLPLOH LQ PHWDOOR ȏ &XFFKLDLR EXFDWR R FROLQR GD Wª ȏ &RQR SHU FDIIª Q
ȏ )LOWUL SHU FDIIª LQ FDUWD ȏ 6WURILQDFFLR ȏ 6FRWWH[ ȏ 8WHQVLOH SHU UDVFKLDUH FXFFKLDLR FDUWD GL FUHGLWR R ELJOLHWWR GD YLVLWD
Metodo Riducete la marijuana in polvere grossolana, simile alle spezie essiccate come l’origano o il basilico, mediante un macinatore da caffè o un grinder, oppure un miscelatore, ma per pochissimo tempo. Mettete il materiale nel barattolo e riempitene un quarto. Vanno bene i contenitori da mezzo litro, da un litro e da due litri. Aggiungete ghiaccio e acqua molto fredda in parti uguali finché non riempite il barattolo quasi completamente. Lasciate circa 25,44 mm nella parte superiore del barattolo, poi chiudetelo ermeticamente e scuotetelo per 10 minuti. Versate la miscela acqua/materiale in una ciotola e mettete il tutto un’ora in frigorifero, affinché si depositi per bene. La maggior parte del ghiaccio potrebbe fondersi nel frattempo. Eliminate il materiale vegetale galleggiante con un colino da tè o un cucchiaio forato. Il materiale vegetale può essere messo da parte e lavorato nuovamente. Lo scuotimento manuale non elimina tutti i tricomi al primo colpo. Una volta eliminato il materiale vegetale, lasciate che il limo si ridepositi sul fondo della ciotola per 15–20 minuti. Eliminate delicatamente dalla metà a due terzi dell’acqua, stando attenti a non perdere il materiale di hashish simile al limo sul fondo del barattolo. Preparate il cono rivestito con un filtro da caffè in carta. Versate il contenuto rimanente della ciotola attraverso lo stesso. Man mano che l’hashish estratto ad acqua si deposita sul fondo del filtro, l’acqua passerà più lentamente. Lasciate che passi tutta l’acqua dal filtro. Togliete poi il filtro dal cono, lasciando che si appiattisca per l’hashish umido all’interno. Mettetelo su di uno strofinaccio ed eliminate attentamente la maggior quantità possibile di acqua premendo con l’asciugamano o lo scottex. Aprite il filtro da caffè lungo la giunzione e stendetelo come una farfalla che apre le ali. Raccogliete il materiale all’interno dello stesso con un cucchiaio o una tessera per staccarlo dalla carta. Il materiale può essere separato più facilmente dal filtro da caffè se è asciutto o solo un po’ umido. Il materiale può essere asciugato prima o dopo averlo raccolto dal filtro. Anche se una parte del materiale viene usata prima che l’asciugatura sia completa, l’hashish estratto ad acqua dovrebbe asciugare completamente per un giorno o due, per ridurre il rischio di muffa. Dopo che l’hashish estratto ad acqua è asciutto, può essere utilizzato, immagazzinato o pressato.
Questo è un brano tratto dal nuovo libro di Ed Rosenthal %H\RQG %XGV LO SULPR D WUDWWDUH LO SDVVDJJLR GDOOH FLPH DL FRQFHQWUDWL SHU YDSRUL]]DWRUL H GDEELQJ FRPH VKDWWHU FHUD budder e olio. Guida del fai da te per produrre estratti di EXWDQR H &2 FRPH DQFKH NLHI KDVKLVK WLQWXUH WRSLFL H SURGRWWL FRPPHVWLELOL %H\RQG %XGV FRQWLHQH IRWR D FRORUL GL concentrati che hanno vinto vari riconoscimenti e mette in HYLGHQ]D L PLJOLRUL SURGRWWL GL EDVH ILQR D TXHOOL SURIHVVLRQDOL Beyond Buds è ora disponibile: ordinate la vostra copia online su http://quicktrading.com/ o http://www.amazon.com/.
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CANNABIS MEDICA: FINALMENTE UN CORSO PER I MEDICI!
di Carlos Rafael Esposito
Sappiamo tutti che la distribuzione di cannabis per chi la usa a livello medico, per come è realmente organizzata nel nostro paese, rappresenta una vergogna almeno finché continueremo a definirci democratici e finché ci ostineremo a credere nel diritto alla salute, un diritto a prescindere da tutto, un valore in sé, qualcosa che dovrebbero sempre garantire al meglio delle possibilità esistenti. Invece tutto il contrario: costi enormi, tempi lunghi, mancanza di stock e soprattutto una grande e strabiliante assente: la classe medica italiana. Sull’utilizzo di cannabis a fini terapeutici pende infatti da sempre una spada di Damocle che riesce a far tramontare tutti i sogni riformisti dei politici anche più sensibili all’argomento. Che già son pochi.
Qualcuno dei tecnici della salute però deve aver fatto questa riflessione tanto banale quanto geniale: che tipo di offerta formativa esiste per un medico che vuole saperne di più su questo farmaco? Sino a poco tempo fa praticamente nulla, a meno che il medico in questione non fosse colto dal sacro furore della curiosità intellettuale individuale...campacavallo....che l’erba crescerà anche, ma nessuno me la prescrive... povero cavallo... E allora oggi è il momento di dare una bella notizia a tutti i medici, giovani e meno, che non hanno mai ricevuto adeguate informazioni di pratica clinica e del contesto legislativo che regola l’accesso al farmaco. Una bella notizia perché chi di loro volesse finalmente seguire un corso di aggiornamento adesso lo può fare al sito: cannabiserbamedica.it Nella pagina introduttiva del suddetto sito, fra le altre cose, possiamo leggere: “Alle porte dell’avvio del processo di produzione dei farmaci a base di cannabis da parte dell’Azienda Sanitaria Firenze, il Centro di Riferimento Regionale di Fitoterapia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi (Firenze), diretto dal dott. Fabio Firenzuoli, propone un percorso di avvicinamento culturale e una nuova geometria di interrogativi sul tema”. Ben venga quindi l’avvicinamento culturale (fondamentale) e sopratutto la geometria di interrogativi. Parlate di questo corso ai vostri medici, fategli sapere che è possibile finalmente ricevere informazioni dai loro colleghi, anche perché, purtroppo, la voce di un paziente che soffre, molto spesso, non basta a fare nascere nessuna geometria di domande ai loro dottori. Nello specifico, il corso si dipanerà su due binari: quello dell’introduzione della cannabis nel Sistema Salute (cannabis e cannabinoidi: farmacologia e tossicologie e preparazione galenica di prodotti a base di cannabis) e quello del quadro clinico e normativo del Sistema regionale e nazionale. Tante volte per cambiare le cose bisogna partire da passi piccoli, che però rivestono un’importanza strategica indiscussa, se considerati nell’ottica della vittoria finale. Questo è un piccolo ma importante passo nell’ottica ovviamente di mobilitare tutte le risorse necessarie affinché nel giro già del prossimo anno accademico si possa inserire strutturalmente all’interno delle Università di medicina un corso sulla cannabis applicata in medicina. Nel corso del tempo abbiamo visto come altri paesi regolano l’accesso a questo farmaco e ci siamo chiariti le idee sulla maniera migliore per inquadrarne l’utilizzo: da un lato bisogna che i militari entrino in breve tempo in produzione di pieno regime (vedremo come andrà il primo raccolto) e dall’altro bisogna urgentemente depenalizzare la condotta di chi coltiva per la propria salute e per sopperire ad uno stato di fatto che lo condanna a restare senza farmaco o a rivolgersi al mercato nero. Chi autocoltiva ha fatto una scelta etica e questo va riconosciuto.
QUESTI ESPERTI DELL’ESERCITO POTRANNO ANCHE COLTIVARE L’ERBA DEI MIRACOLI MA SENZA L’ALLEANZA DEI DOTTORI NON SI VA DA NESSUNA PARTE. Perché abbiamo un bel dire e un bel fare a delegare ai militari la produzione asettica di un farmaco che per le evidenze scientifiche e aneddotiche ha delle potenzialità ri-vo-lu-zio-na-rie, questi esperti dell’esercito potranno anche coltivare l’erba dei miracoli, la più buona e la migliore come terapia, ma senza l’alleanza dei dottori non andiamo da nessuna parte: i numeri sono tragicomici, dal 2006 al 2012 ogni anno sono soltanto 50 le persone che hanno seguito la strada ufficiale e importato cannabis dall’Olanda. Che numeri sono? I numeri di un farmaco che è possibile ottenere ma il quale consumo nessuno vuole favorire, nessuno crede nella sua utilità, a parte i pazienti ovviamente, e nessuno fa quel che è più semplice per renderlo di dominio FRPXQH DO SDUL GHJOL DQWLVWDPLQLFL GHOOȢDVSLULQD R GHJOL VFLURSSL SHU OD WRVVH %LVRJQD IRUPDUH L PHGLFL $OWUR FKH SURGXUUH FDQQDELV 3URGXFLDPR FDQQDELV SHUFK« SRL QRQ YHQJD FRPXQTXH SUHVFULWWD" 0D FKH VHQVR KD"
Prese queste due decisioni, una classe medica che ha imparato come dosare e come prescrivere il farmaco andrà a completare un quadro che fino a pochi anni fa era insperato. Ce lo auspichiamo davvero. Al centralino del corso sulla cannabis la gentile segretaria mi racconta che il corso è cominciato a settembre 2014 e durerà sino ad agosto 2015. Fino ad oggi ci sono stati 74 iscritti che Soft Secrets ringrazia con grande stima, adesso sta a voi nostri amati lettori spargere il seme: chiedete ai vostri medici di famiglia di chiamare e partecipare, chiedete loro di parlare di questo corso presso l’ordine dei medici regionale. Cerchiamo di sfruttare al massimo questa opportunità perché se è vero FKH XQD PHOD DO JLRUQR WRJOLH LO PHGLFR GL WRUQR XQ FRUVR DOOȢDQQR WRJOLH LO PHGLFR GD IDUH GDQQR
BELPAESE
“Caro collega, cara collega, ti invito a iscriverti e a partecipare all'Intergruppo parlamentare per la legalizzazione e la depenalizzazione della marijuana. Firmato: Benedetto Della Vedova". Questo lo scarno testo che i 951 deputati della Repubblica italiana si sono ritrovati nella casella inbox lo scorso 9 marzo. Un invito decisamente informale, quasi asettico, per formare un gruppo di discussione volto alla stesura di una legge che finalmente liberalizzi la canapa in tutti i suoi usi, ludico compreso. Solita fuffa? Può darsi. Non è certo un fulmine a ciel sereno: anche se non in modo prorompente, la cannabis è entrata nell'agenda del Governo Renzi grazie alla dichiarata incostituzionalità della Fini-Giovanardi e la conseguente nuova rielaborazione della precedente legge sulle droghe; e grazie poi alla volontà del Ministero della Salute di far produrre il supposto fabbisogno di marijuana medica in proprio e con l'ausilio dei militari dell'Istituto Chimico Farmaceutico di Firenze. Eppure, per il senatore recentemente fuoriuscito dalla Scelta Civica di Mario Monti c'è ancora molto da fare. «Sono convinto – ha spiegato all'agenzia Dire Benedetto Della Vedova – che ormai sulla cannabis il tema non sia più “se”, ma “quando” si arriverà alla legalizzazione. In decenni e decenni di war on drugs siamo stati abituati a pensare che questo fosse un destino inevitabile. Bisogna invece prendere atto a livello politico che la direzione è quella della legalizzazione della cannabis: i Paesi che si muoveranno per primi saranno quelli che godranno prima, nell’analisi costi-benefici, dei vantaggi che la legalizzazione consente, resi evidenti dalle esperienze che ci sono già nel mondo occidentale». Quella di Della Vedova non è stata certo un'epifania, né una folgorazione sulla via di Damasco. L'ex Scelta Civica è stato infatti anche ex Radicali e nel lontano 1995 fu arrestato assieme a Marco Pannella e Rita Bernardini per la famosa distribuzione pubblica di hashish e marijuana di fronte a Montecitorio. Da li ha maturato le sue convinzioni antiproibizioniste che, scopriamo con piacere, non lo hanno abbandonato nemmeno dopo i vari cambi di bandiera che lo hanno mantenuto tra Montecitorio e Palazzo Madama negli ultimi 20 anni. Più forti paiono però le sue idee liberali e il fatto che, tra i motivi fondanti di questa scelta, il senatore abbia evidenziato soprattutto il potenziale economico, la dice lunga sulla piega che il testo potrebbe prendere. Ad esempio non
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6H O ,WDOLD SHQVD a legalizzare DALL'INTERGRUPPO ALLA LEGGE IL SALTO È ENORME MA È COMUNQUE UN PRIMO PASSO Come accennato nella copertina di questo numero, un gruppo eterogeneo di senatori e parlamentari italiani ha sottoscritto il proprio impegno ad incontrarsi regolarmente per discutere e redigere un testo che porti alla legalizzazione della cannabis. La prima riunione si è tenuta lo scorso 26 marzo e ad oggi sono circa un centinaio i politici che hanno appoggiato l'iniziativa autonoma del senatore ed attuale sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova. Saranno i soliti proclami o davvero c'è del margine per poter sperare in una futura liberazione, regolamentazione e commercializzazione della cannabis in Italia? Proviamo a capirlo insieme. di Giovanna Dark
Questa la lista dei 102 parlamentari che ad oggi hanno dato la loro disponibilità a lavorare nell'Intergruppo: 55 parlamentari del Partito democratico: Agostini Roberta, Albanella Luisella, Beni Paolo, Amato Maria, Amoddio Sofia, Argentin Ileana, Bruno Bossio Vincenza, Capozzolo Sabrina, Carella Renzo, Carloni Anna Maria, Carra Marco, Cenni Susanna, Civati Pippo, Cominelli Miriam, D’Ottavio Umberto, Della Zuanna Gianpiero, Fabbri Camilla, Fabbri Marilena, Fassina Stefano, Fossati Filippo, Galli Carlo, Gandolfi Paolo, Giachetti Roberto, Giacobbe Anna, Giuliani Fabrizia, Gnecchi Luisa, Gribaudo Chiara, Guerini Giuseppe, Impegno Leonardo, La Forgia Francesco, Lo Giudice Sergio, Malpezzi Simona, Manconi Luigi, Maran Alessandro, Marchetti Marco, Mattesini Donella, Mattiello Davide, Micheloni Claudio, Minnucci Emiliano, Pagani Alberto, Pastorino Luca, Petrini Paolo, Pini Giuditta, Rampi Roberto, Realacci Ermete, Ricchiuti Lucrezia, Sani Luca, Schirò Gea, Sgambato Camilla, Stumpo Nico, Tentori Veronica, Terrosi Alessandra, Tidei Marietta, Tullo Mario, Ventricelli Liliana. 25 parlamentari di Sinistra Ecologia e Libertà: Airaudo Giorgio, Bordo Franco, Costantino Celeste, Duranti Donatella, Farina Daniele, Ferrara Francesco, Frantoianni Nicola, Giordano Giancarlo, Kronbichler Florian, Marcon Giulio, Matarrelli Toni, Melilla Gianni, Nicchi Marisa, Paglia Giovanni, Palazzotto Erasmo, Pannarale Annalisa, Pellegrino Serena, Petraglia Alessia, Piras Michele, Placido Antonio, Quaranta Stefano, Ricciatti Lara, Sannicandro Arcangelo, Zaccagnini Adriano, Zaratti Filiberto. 9 parlamentari del Movimento 5 Stelle: Airola Alberto, Bernini Paolo, Cioffi Andrea, Cotti Roberto, De Rosa Felice, Donno Daniela, Ferraresi Vittorio, Nungnes Paola, Taverna Paola.
considerando l'autocoltivazione come alternativa plausibile nel percorso di legalizzazione. Fatto sta che quella dell'Intergruppo, che avrà un suo coordinatore e un organo di coordinamento, pare comunque rappresentare una scelta vincente, essendo lo strumento istituzionale ideale per togliere tutti gli elementi “partisan” alla proposta. Un intergruppo parlamentare è infatti un organismo associativo spontaneo costituito su base volontaria da parlamentari appartenenti a gruppi parlamentari diversi, o persino appartenenti ai due rami dell’Assemblea, per sviluppare iniziative, studi o attività su una tematica di comune interesse. Mentre i Gruppi parlamentari sono organi necessari e disciplinati espressamente dai Regolamenti di Camera e Senato, l’intergruppo è invece un soggetto spontaneo ed informale che ha comunque facoltà di presentare proposte o disegni di legge.
9 del gruppo misto: Di Lello Michele, Iannuzzi Cristian, Locatelli Pia, Margiotta Salvatore, Romani Maurizio, Baldassarre Marco, Bechis Eleonora, Turco Tancredi e lo stesso Della Vedova. Ed infine Martino Antonio di Forza Italia, Vecchio Andrea di Scelta Civica, Battista Lorenzo del gruppo Autonomie e D'Anna Vincenzo di Grandi Autonomie e Libertà. Non si registra nessuno tra alfaniani e centristi, a dimostrazione di come ancora una volta il tema delle
44 libertà civili ed individuali divida profondamente la maggioranza del governissimo Renzi. Ma quella che, ahi noi, dovrebbe essere la rappresentanza istituzionale “di sinistra” c'è tutta, c'è l'interesse dei gruppi misti e tra le file del centrodestra si segnalano Martino e D'Anna – che, a mio personalissimo avviso, non si capisce bene se debbano agire da infiltrati e riferire al partito, o siano semplicemente spinti dalla curiosità sul potenziale business.
far capire come sta funzionando l'iniziativa segnaliamo che al momento in cui scriviamo –metà aprile –il sito dedicato all’iniziativa, cannabislegale.org è ancora in fase di costruzione. Il tema non è infatti esplicitamente nell’agenda di governo, e sebbene i democratici impegnati siano soprattutto della minoranza, bisogna notare che tra i fedelissimi del premier Matteo Renzi si sono registrate aperture di peso.
Pochi, a dire il vero, quelli del Movimento 5 Stelle. C'è già un disegno di legge a loro nome che prende polvere a Montecitorio, in cui si prevede la possibilità di coltivare fino a 4 piante mediante una semplice
Anche dalla base arrivano segnali forti, come quello dei giovani del Pd fiorentino che recentemente hanno pubblicato un video in cui chiedono all'illustre concittadino ed ex sindaco di prendere seriamente
comunicazione tramite raccomandata e allo stesso tempo si fissa un massimo di detenzione in privato GRPLFLOLR D JUDPPL ORUGL ORUGL" " , JULOOLQL SDUGRQ i pentastellati si sa, sono un po' confusi. In generale. Se non si contano i fuoriusciti o i defenestrati confluiti nel Gruppo misto, sono solo 9 gli eletti del Movimento che hanno aderito alla proposta di Della Vedova. Chissà cosa ne pensa “la rete”...
in considerazione l'argomento. “Vuoi continuare a regalare 10 miliardi di euro alle mafie e spenderne altri 2 in inutili politiche proibizioniste – chiedono i UDJD]]L ILRUHQWLQL QHO YLGHR ȟ OHJDOL]]DUOD FRQYLHQH 0DWWHR IDOODJLUDUH ȥ
Questa allegra e allargata compagine di parlamentari che chiacchiera di cannabis non vuole comunque dire che sia arrivata la volta buona per l’approvazione di una legge sulla legalizzazione della cannabis. È però un primo passo di un percorso che non sappiamo ancora quanto sarà lungo e se sarà fruttuoso. L’ex radicale Benedetto Della Vedova non ha fatto altro che prendersi l’onere di coordinare e «ha proposto – ricostruisce il Pd Giuseppe Civati – un percorso (molto condivisibile) di questo tipo: impegno per la sinossi e la condivisione dei testi, poi un convegno politico-scientifico qui alla Camera, a seguire una manifestazione pubblica e finalmente un testo condiviso su cui lavorare e da mettere alla prova delle Camere». «Il trasversalismo buono speriamo dia i suoi frutti», continua Civati speranzoso sul suo blog. Ad oggi l'Intergruppo si è riunito solo in due occasioni che però, come ha commentato il senatore Della Vedova «hanno confermato una volontà trasversale in Parlamento per arrivare a un ddl unitario». Il trasversale piace... Tra presentare un disegno di legge e fare una legge vera e propria ce ne passa, certo, ma pare che in queste due riunioni si sia già cominciato a sgrossare il percorso di ricognizione dal punto di vista scientifico, economico e giuridico, tenendo in considerazione tutte le principali esperienze, a cominciare dalle più innovative, in Europa e negli Stati Uniti. In Italia però i tempi della politica sono dilatati, riflessivi, eccessivamente indolenti. Giusto per
Addirittura la Direzione Nazionale Antimafia reclama con urgenza la revisione delle leggi che puniscono l’uso di droghe leggere e nella sua relazione alle Camere dello scorso febbraio ha scritto: “Davanti a questo quadro, che evidenzia l’oggettiva inadeguatezza di ogni sforzo repressivo, spetterà al legislatore valutare se, in un contesto di più ampio respiro [...] sia opportuna una depenalizzazione della materia”. Dunque anche l'Antimafia, sottolineando che il quantitativo sequestrato “è di almeno 10/20 volte inferiore a quello consumato” e con “un mercato che vende, approssimativamente, fra 1,5 e 3 milioni di Kg all’anno di marijuana”, ha chiesto alla politica di depenalizzare la cannabis. I dati presentati dal pool di magistrati guidato da Franco Roberti e dalla presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi sono sconvolgenti ma parlano chiaro: l'azione repressiva in Italia non ha assolutamente fermato né diminuito il consumo di cannabis. Insomma anche tra le sgangherate fila della politica italiana sono finalmente arrivati a pensare che è ora di dire basta al degrado, e a chi pensa di poter speculare su un prodotto che in molti Stati è già legale. Finalmente hanno capito che la legalizzazione potrebbe avere delle esternalità più positive che negative, sia in termini economici che sociali che di ordine pubblico. Le voci che chiedono erba libera si assommano di giorno in giorno e cominciano a provenire anche da istituzioni e personaggi che fino a poco fa sostenevano in modo convinto il proibizionismo. I tempi sono dunque maturi, sperare che lo sia anche la nostra politica è un esercizio di fede. Beato chi è in grado farlo.
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Wisdom Chalice
COS'È E COME SI COSTRUISCE UNA RASTAFARIAN CHALICE PIPE Il “Calice della Sapienza” viene prevalentemente usato a scopi meditativi e spirituali, viene infatti utilizzato nelle celebrazioni Nyahbingi o Rastafari in generale. Non è sicuramente un pipa di uso comune per noi europei, probabilmente molte persone non ne hanno mai visto uno in vita loro. Nei Caraibi, in particolar modo in Giamaica, il Chalice vanta un ottima fama dovuta al suo storico uso in ambito religioso. I Rasta lo vedono come un oggetto sacro e tradizionale atto alla meditazione ed alla celebrazione. I veri appassionati di cultura reggae ricorderanno il film “Rockers” dove in diverse scene i personaggi sono intenti a consumare ganja dal sacro Chalice. Nel film “Roots Time” Jah Bull e Baboo approfittano di ogni pausa per fumare il loro Chalice. Ci sono anche immagini del mitico Bob Marley intento a fumarlo ed innumerevoli sono le canzoni reggae intitolate o dedicate al Chalice. L’uso di questa pipa celebrativa è strettamente riservato agli uomini. Non vi è alcuna motivazione maschilista o discriminatoria, la ragione è strettamente simbolica e culturale. Guardando le immagini del giorno dell’incoronazione di Sua Maestà Haile Selassie Jah Rastafari e dell’imperatrice Menen possiamo notare che il Re tiene due oggetti nelle mani, un globo ed uno scettro. Osservando la Regina invece noteremo che possiede solo lo scettro. Da qui nasce la simbologia, il Chalice simboleggia infatti il globo e lo scettro che solo un re può stringere tra le mani. Sempre per questo motivo le donne Rastafari utilizzano il classico joint che simboleggia lo scettro della Regina Menen.
Blessings amici lettori! Continua il nostro viaggio tra le vibrazioni positive della cultura reggae, la cultura cannabica e il mondo Rastafari. In questo numero vorrei parlarvi di una particolare water pipe usata dalla comunità Rasta: il “Wisdom Chalice”, più comunemente chiamato “Chalice”. Il Chalice è una sorta di pipa ad acqua costruita solitamente con una noce di cocco a cui vengono applicati un braciere atto alla combustione ed un tubo per l’inalazione, esattamente come nel “Bong” il fumo prima di essere inalato passa nell’acqua di Babaman alias Uragano purificandosi e raffreddandosi. L’utilizzo del Chalice all’interno della comunità Rastafari viene ritenuto sacro in quanto permette il consumo della pianta santa che viene considerata un dono di Jah, un sacramento. Tramite il Chalice il rastaman entra in meditazione raggiungendo così la sapienza e la conoscenza in Rastafari. Il suo uso è quasi esclusivamente spirituale e meditativo anche se spesso viene a utilizzato a scopo ludico sostituendo la classica cartina da chi lo preferisce. I Chalice vengono quasi sempre decorati e personalizzati come vere e proprie opere d’arte da chi li costruisce, se utilizzate la ricerca per immagini di Google dovreste trovarne parecchi. La costruzione di un Chalice è manuale in quanto non esistono ditte che ne producono che io sappia, per questo motivo chi ne vuole possedere uno dovrà armarsi di pazienza e costruirselo. C’è inoltre chi sceglie di utilizzare una sezione di bamboo al posto del cocco dando un aspetto diverso alla pipa ma lasciando immutato il concetto di pipa ad acqua, il risultato sarà ugualmente funzionale e altrettanto bello nella sua originalità. La costruzione di un Chalice è abbastanza complessa e delicata, lo è in par-
ticolar modo la parte di svuotamento e preparazione del cocco che richiede pazienza ed attenzione. Anche in questo caso può essere d’aiuto una ricerca su internet: ci sono diverse scuole di pensiero e vari stili nella realizzazione di questa particolare pipa ad acqua. C’è chi utilizza tubo di gomma e un cilum come braciere, e chi invece sceglie un set di ricambi per bong che poi adatterà. Indispensabile un coltello, o meglio ancora un trapano per praticare i fori. Per l’aspirazione e la “canna fumaria” saranno sufficienti due pezzi di semplice tubo per irrigazione da giardino tagliato a misura. La parte più divertente è sicuramente la decora-
zione finale dove ovviamente vanno per la maggiore immagini e simboli Rastafari sulla noce di cocco. Oltre al corpo centrale composto dalla noce di cocco possiamo decorare il tubo di aspirazione con del filo colorato esattamente come viene fatto con i tubi da narghilè. Non bisogna assolutamente darsi per vinti se si fallisce, la cosa è abbastanza normale vista la facilita’ con cui la noce di cocco si rompe o si scheggia. Purtroppo basta un piccolissimo errore a vanificare ore ed ore di lavoro, quindi occhio ragazzi. Personalmente ho fallito miseramente i primi tre tentativi rompendo il cocco e rendendolo inutilizzabile, mi sono poi ingegnato trovando la mia tecnica solo al quarto tentativo. Insomma, se avete deciso di costruirvi un Chalice e non avete esperienza alcuna preparatevi a mangiare molto cocco. Come direbbero i fratelli rasta giamaicani “me have whole day fi bon mi calice!”, Ho tutto il giorno per fumare il mio Chalice. Vi rimando al prossimo appuntamento fratelli e sorelle, rimanete irie! Blessed Love.
GROWING Moltissimi lettori ci scrivono chiedendoci consigli sui loro progetti o sul loro setup e, siccome sarebbe impossibile rispondere personalmente ad ognuno di loro, abbiamo deciso di selezionare le domande più interessanti e pubblicarne le risposte. Per cercare di accontentare il maggior numero di voi abbiamo rielaborato alcune domande rendendole più specifiche di modo da poter rispondere in maniera esaustiva e costruttiva di CBG per tutti i nostri lettori.
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Domandine sull’indoor
Quanto produce una pianta?
Una pianta non è un macchinario standard con una determinata capacità produttiva. Le piante sono esseri viventi quindi approssimabili ad un laboratorio chimico dipendente dagli input forniti. In base agli input scelti dal coltivatore si avrà una risposta differente nelle piante. Quanto produce una pianta non è quindi una domanda alla quale si può rispondere, tutto dipende da come (tecnica di coltivazione, quindi velocità del metabolismo) e quanto viene cresciuta (una pianta alta un metro produrrà più di un seme nato a 12/12).
A me piace perché è più buona di quella che compravo in strada, come posso migliorare?
Come posso valutare se ho lavorato bene? Posso ritenermi soddisfatto del mio raccolto se ho prodotto 300 grammi da 600 Watt?
La comunità cannabica anglofona usa dire “scale talks” – che significa “la bilancia parla” – e sta proprio ad indicare l’obiettivo finale di un coltivatore: la resa in peso. Un coltivatore outdoor deve produrre eccellenti infiorescenze dense e coperte di resina ricca di cannabinoidi, mentre un coltivatore indoor deve sì produrre molto, cercando però anche di innalzare l’efficienza del suo sistema. L’efficienza di un sistema di coltivazione indoor si può valutare quindi approssimativamente dividendo il raccolto per la potenza delle luci utilizzate, il cosiddetto grammo/Watt. Il g/W è un numero che indica i grammi prodotti per ogni Watt impiegato con una certa approssimazione in quanto non tiene conto delle ore di effettiva accensione delle luci, in questo caso dovrebbero venir computati i kilowattora totali impiegati durante tutto il ciclo così da poter valutare il reale dispendio energetico avuto e la durata dell’intera fase di crescita e fioritura. Un esperto coltivatore raccoglie almeno 0,9 grammi per ogni Watt impiegato, quindi nel caso di un raccolto da 300 grammi con una HPS da 600 Watt (0,5 g/W) possiamo dire che c’è ancora un poco di strada da fare. Il difficile è al giorno d’oggi poter valutare qualitativamente un prodotto di cui purtroppo non si hanno parametri qualitativi riconosciuti. I prossimi anni porteranno la comunità scientifica a tradurre
alla coltura della medesima genetica senza le fertilizzazioni previste, così da avere un prodotto il più possibile fedele a come sarebbe se fosse cresciuto in condizioni di campo aperto senza l’intervento umano.
Quando un principiante assaggia il proprio prodotto rimane a bocca aperta perché compara inevitabilmente coi prodotti disponibili in giro e purtroppo si tratta di mercato nero. Il mercato nero segue logiche opposte alle idee qualitative di chi si avvicina alla coltivazione. Uno spacciatore in strada è alla stregua di un commerciale per una grossa azienda: deve vendere. Il prodotto degli spacciatori proviene da coltivatori che sono comparabili ai coltivatori estensivi ortofrutticoli: deve produrre tanto peso. Detto ciò vien da sé anche l’inutilità di un raffronto con un prodotto (ed una realtà) che con la comunità cannabica non ha nulla a che vedere.
Vorrei iniziare con delle autofiorenti, me le hanno consigliate perché sono automatiche quindi più semplici da coltivare, è vero?
per noi coltivatori nero su bianco cosa significa erba di qualità, come già avviene nel mondo dell’enologia da parecchi decenni. Fino ad allora un buon metodo utilizzato è quello del bianco, ossia si coltiva un clone senza fertilizzarlo e lo si confronta coi prodotti del proprio armadio così da notare eventuali differenze.
Senza macchinari e senza analisi sui prodotti come scelgo una genetica?
Se non si ha un palato molto ben allenato, l’unico metodo è quello del bianco. Si destina un solo vaso
Assolutamente no, autofiorente significa non dipendente dalla durata della notte. Ad una genetica normale son necessarie 12 ore di luce e 12 di buio (una notte lunga) per fiorire mentre una genetica autofiorente inizia a fiorire con qualsiasi fotoperiodo a partire dal circa ventesimo giorno di età. Molto spesso si legge delle varietà automatiche, ma di automatico non v’è nulla al di fuori dell’entrata in fioritura.
Ho letto degli Elite clones, ma dove si comprano?
Gli Elite Clones sono cloni selezionati di fenotipi
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particolarmente produttivi o buoni, divenuti famosi grazie alle comunità di coltivatori nel mondo che ne hanno assicurato una vasta diffusione. Molti Elite Clones sono divenuti leggenda e non sono più disponibili, altri ancora invece sono stati declassati a “normali” perché è stata affinata la selezione. Normalmente un Elite Clone non si trova in vendita nei negozi, per averlo bisogna far parte di una community di coltivatori come può esserlo un forum online e sperare prima o poi di incontrare qualche altro grower disposto a scambiarlo.
Dove compro i semi?
I semi certamente non si comprano su internet facendoseli spedire all’indirizzo dove si vuole coltivare. Questo per motivi di sicurezza, nessun casinò diffonde le mappe dei propri uffici per lo stesso motivo: fermare i ladri. Nel caso della cannabis vi è anche l’illegalità della condotta a rendere ancor più segreto il tutto. Il mio consiglio è di comprarli presso un growshop fidato o, ancora meglio, comprarli direttamente dal produttore durante le fiere di settore che regolarmente si tengono anche in Italia. Solo così si ha la sicurezza di comprare in contanti senza tracce e soprattutto si ha la garanzia di comprare semi originali e freschi.
Che differenze ci sono tra idroponica, cocco e terra?
Idroponica (che comprende la coccoponica) è la coltivazione fuori suolo in substrati inerti. Significa crescere le piante con le radici in acqua, o aria, o legate ad un substrato e fortemente idratate. Coltivare invece in terra significa emulare il più biologicamente possibile la natura. Le differenze sono molte, a partire dall’approccio più o meno artificioso alla coltivazione. Se si decide di coltivare senza l’ausilio dei microorganismi presenti naturalmente tra radici e terreno, quindi in idroponica, si decide di utilizzare fertilizzanti minerali di pronta assimilazione: il risultato sono piante cresciute a metabolismo accelerato che daranno fiori dal profumo simile ma senza troppa complessità nel naso, dal sapore da fumati
non credo sia mai abbastanza l’investimento in sicurezza offerto dai filtri, quindi mai andare al risparmio investendo in sicurezza e segretezza. Un ladro di raccolti sarà attratto dal profumino di fiori quasi maturi sprigionato dalle piante in fioritura.
Vorrei coltivare in un metro quadrato con una 600 Watt 4 piante perché 10 mi sembrano troppe, che differenze ci saranno?
Coltivare un metro quadrato con 10 piante o con 1 pianta sola è solo questione di tempo, il tempo che le piante riempiano quasi tutto lo spazio di coltivazione e poi si può cambiare il fotoperiodo e portarle in fioritura. Con una pianta ci vorranno due mesi per riempire lo spazio di 120 per 120 centimetri mentre con sedici piante ci vogliono
Serve poi un estrattore dalla capacità adeguata e un filtro con i tubi di alluminio per connetterli e un paio di ventilatori per il circolo dell’aria all’interno del box. Direi completano l’allestimento base i vasi (3 vasi per 3 fanno nove piante in totale), la terra e una linea di fertilizzanti semplice e dedicata. Una linea di fertilizzanti dedicata significa comprata in un growshop, quindi adatta alla coltivazione anche della cannabis. Ciò che manca sono una penna EC, una penna pH e un termoigrometro (misura umidità relativa e temperatura).
fiori grossi te li danno piante ben cresciute, quindi controlla la temperatura diurna e quella notturna, controlla l’umidità dell’aria giorno e notte e fai ben mangiare (dosi giuste e di fertilizzante di qualità) le tue piante. I prodotti migliori li ho sempre visti da piccolissimi coltivatori in stanze con aria condizionata o climatizzatore sempre acceso a garantire i corretti valori di temperatura ed umidità dell’aria in entrata nel growbox.
Dormo nella stessa stanza dove coltivo, non fa male dormire con le piante?
Vi sono infinite tecniche di coltivazione, se hai tempo di perderti nei forum troverai dal lollipopping al topping, al fim. In generale posso riassumerlo così: le piante si possono coltivare in mare di verde (S.O.G.), abbarbicate ad una rete (Scr.O.G.),
Le piante durante la notte respirano senza effettuare fotosintesi, quindi effettivamente producono
È meglio potarle, stressarle, quante tecniche ci sono?
PRIMA DI METTERE SU UN IMPIANTO INDOOR È BENE FARSI QUALCHE DOMANDA. SOFT SECRETS HA ANCHE LE RISPOSTE. fortemente diverso dal profumo. Idroponica (quindi coltivazione minerale) e terra (quindi coltivazione pseudobiologica) sono due differenti scuole di pensiero, a questo proposito è utile una lettura di biodinamica e un confronto con un trattato di agricoltura moderna.
Serve veramente un misuratore pH ed uno EC?
Sì, un misuratore pH ed un misuratore EC sono strumenti fondamentali per conoscere la soluzione irrigua che si sta somministrando alle piante. Un misuratore pH ci darà il grado di acidità o alcalinità di una soluzione mentre il misuratore EC ci dirà invece la quantità di fertilizzante minerale disciolto nell’acqua.
I filtri ai carboni attivi costano tanto, ma sono indispensabili?
I filtri ai carboni attivi sono utilissimi per filtrare l’aria in uscita e fermare l’odore di fioritura. Personalmente
poco più di 15 giorni. Ciò si traduce in un maggior numero di cicli all’anno.
Ho paura che mi scoprano dalla bolletta, ho una 400 Watt HPS. È probabile?
Le tue paure sono infondate, un consumo di 400 Watt rientra nel quotidiano utilizzo di una rete domestica. Una famiglia di 4 persone consuma probabilmente come una growroom professionale.
Qual è la lista della spesa ideale per un allestimento di un metro quadrato in un growshop?
Per prima cosa in un growshop ci serve il growbox, meglio se di 120 centimetri di lato anziché un metro, ma anche il 100 centimetri va benissimo. La sorgente luminosa, un bulbo HPS con riflettore normale e un alimentatore magnetico possono costituire l’inizio ideale per chi vuole cominciare.
anidride carbonica. Questo fatto è sfruttato dai grandi coltivatori in zone boschive che approfittano della notte per accendere le lampade e poter sfruttare l’anidride carbonica prodotta dal bosco per le proprie colture. Nonostante ciò non vi sono evidenze di danni alla salute provocate da un metro quadrato coltivato a cannabis, il fastidio maggiore potrebbe essere il rumore dell’estrattore se è un modello vecchio o economico. Sono molti i coltivatori che preferiscono coltivare di notte anche per rientrare in una fascia energetica minore in bolletta.
Ho letto che basta controllare la temperatura notturna per avere dei fiori più grossi, quali valori deve avere?
La temperatura notturna influisce sul metabolismo delle piante coltivate, specialmente un’escursione termica tra la temperatura di giorno e quella notturna può apportare solo benefici. In realtà i
libere come madre natura le ha fatte oppure si possono potare/legare/contenere. L’obiettivo è però per tutti comune: riempire l’area utile illuminata dalla sorgente luminosa. Una piccola parentesi la apro sul L.S.T. o Low Stress Technique, che sembra funzionare anche se per ogni piccolo stress inflitto alla pianta vanno messi in conto giorni di ritardo nella sua crescita.
Dove insegnano tutto ciò che sai tu? Che libro mi consigli?
L’esperienza è il miglior libro che ti posso consigliare, ciò che mi ha spinto finora è stata la curiosità e soprattutto l’accesso ad una fonte inesauribile di informazioni che è internet. Non nascondo però che serve una base di chimica e di fisica per non incappare negli strafalcioni presenti in rete nelle diverse comunità cannabiche e poter criticamente scegliere le informazioni di cui hai bisogno per progredire.
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INTERVIEW
INTERNATIONAL MEDICAL CANNABIS PATIENTS COALITION
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SEBASTIEN BEGUERIE CI RACCONTA LA NASCITA DELL’IMCPC di Carlos Rafael Esposito Chi segue il nostro lavoro sul movimento per la cannabis terapeutica dovrebbe aver capito un aspetto centrale che sottende a tutto il dibattito contemporaneo, in Italia come all’estero: i pazienti che si curano con la cannabis rappresentano un’avanguardia sul campo, una ricchezza clinica in un contesto in cui la ricerca applicata all’essere umano fatica ancora ad essere sostenuta da una volontà politica chiara e unilaterale che abbia come presupposto ultimo il benessere dei cittadini. Molti pazienti insomma, oltre a curarsi a prescindere dalle leggi e dai medici, svolgono anche un importantissimo lavoro di conoscenza diretta di questa pianta e delle sue proprietà e, molti di loro, sono i primi ad aver sviluppato nel corso del tempo una competenza unica e preziosa, che riguarda cioè il piano dell’esperire sul terreno: diverse genetiche, diverse quantità e quindi differenti reazioni del proprio organismo. Di solito, per capirsi, è il medico che indirizza un paziente, in questo caso invece è il paziente (diventato attivo e non terminale di un sapere che lo esautora dall’agire) che prende in mano il proprio destino e percorre il sentiero della propria vita, cercando di uscire dall’oscuro e fitto bosco della propria patologia. Insieme alla canapa. Questa premessa doverosa per inquadrare la dinamicità ed il coraggio di chi, malato, intraprende un cammino di ricerca sugli effetti della cannabis sulle proprie sintomatologie, da spazio all’intervista che segue a Sebastien Béguerie, ricercatore francese, che ha fatto del proprio rapporto con la cannabis e di quest’ultima con la propria patologia, l’asse centrale della propria vita, anche professionale. Sebastien è la dimostrazione che il paziente che si batte per i propri diritti rappresenta ormai un’immagine ricorrente anche al di fuori del nostro paese e che la nuova frontiera di questa lotta civile sarà coordinare i movimenti di pazienti a livello internazionale.
Buongiorno Sebastien, ti vuoi presentare ai nostri lettori?
Certamente, mi chiamo Sebastien Beguerie, ho 30 anni e dal 2008 ho una prescrizione medica per consumare cannabis. Nel mio caso specifico soffro di problemi di iperattività. Ho
studiato per tutta la vita le piante e in particolare ho seguito un master di Scienza e fisiologia e mi sono specializzato nella produzione di fitocannabinoidi. Dal 2007 al 2008 sono stato in Italia presso il CRA di Rovigo dove lavora il Dott. Grassi lavorando alla tesi: “Propagazione aereoponica delle talee di cannabis terapeutica e capacità di radicamento in piante indiche, sative ed ibride”. Nel 2009 sono stato fra i cofondatori di UFCM (Unione francofona per la cannabis in medicina) e nel 2010 ho fondato Alphacat, società che produce kit di analisi per i cannabinoidi.
Oggi ti intervistiamo in merito alla nascita della Coalizione internazionali di pazienti. Con che scopo e come nasce questa Coalizione?
Quest’iniziativa ha preso forma la prima settimana di marzo, durante la Conferenza di Praga: “ Canapa medica e cannabinoidi: legislazione, ricerca e pratiche cliniche” . In Repubbica Ceca
associazioni di pazienti in cura con cannabis provenienti da 13 differenti paesi in tutto il mondo hanno deciso di coordinarsi sotto la guida dell’americana ASA (Americans for Safe Access) per dichiarare urgentemente il diritto di ciascun malato a consumare liberamente, come meglio gli aggrada, trattamenti medici a base di cannabis. In particolare abbiamo deciso di unirci in prospettiva del 2016, anno in cui ci sarà una sessione straordinaria dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sul problema del consumo di droga a livello mondiale e così ci proponiamo di far uscire la cannabis dalla tabella I e IV della Convezione unica del 1961 in maniera che la ricerca, la disponibilità e la distribuzione di cannabinoidi per fini medici venga incoraggiata.
Perché avete sentito il bisogno di un’altra associazione che lavorasse nel settore della cannabis terapeutica?
Perché al giorno d’oggi noi pazienti viviamo un’emergenza continua anche in relazione all’amalgama che si compie di fatto in materia di consumo di cannabis. Per noi malati è importante dissociare il movimento dei pazienti dal più ampio movimento per la legalizzazione. Vogliamo allertare i nostri interlocutori sul fatto che non possiamo più restare in attesa perché molti dei nostri membri saranno morti al momento della vittoria della legalizzazione e quindi miriamo a compiere un’attività di lobby a livello internazionale in questa direzione. La settimana successiva alla nostra costituzione, ad esempio, siamo stati a Vienna dove ha avuto luogo una riunione preparativa a quella del 2016 e grazie alla nostra coalizione abbiamo potuto portare le nostre raccomandazioni riguardo ai cambiamenti della Convenzione unica del 1961 per escluderne, in pratica, la cannabis.
In che misura, in quanto paziente, credi che sia legittimo il tuo percorso di automedicazione?
Il mio percorso personale è legittimo da un lato sulla base della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo [NDR. Art. 25 afferma che: “Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione, al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari” ]. Dall’altro lato la mia esperienza si fonda sulla base dei numerosi studi scientifici esistenti, ad esempio nel campo della neurologia, che nell’ultimo tempo hanno reso le ricerche sui cannabinoidi fra le più pubblicate e le più discusse. Noi utilizziamo questo corpus di ricerche per indirizzarci nei confronti della classe medica. Il nostro lavoro è quello di condividere queste informazioni.
Cosa intendete per Safe Access (in italiano Accesso Sicuro)?
Avere a disposizione cannabis la cui qualità è sotto controllo e che si possa essere seguiti da professionisti della salute. Al momento molti di noi si dedicano all’autoproduzione e all’automedicazione, noi chiediamo che questa situazione di fatto sia inquadrata dalla legge, che la sani-
54 tà pubblica ci possa riconoscere e quindi proteggere. Nelle nostre linee guida invitiamo tutti i paesi e gli stati ad instaurare un regime d’accesso a questo farmaco ed ai suoi derivati, che sia stabile, sicuro ed economicamente accessibile per tutte le persone per le quali tale trattamento può essere indicato.
E cosa significa per te concretamente Safe Access? Come ti approvvigioni per la tua medicina?
In Francia l’accesso è uguale a zero. La legge non prevede che un medico possa prescrivere cannabinoidi e quindi, nonostante io abbia una ricetta
le informazioni di tutto il mondo sono fruibili in tempo reale, non possiamo più permetterci di ignorare quel che avanza in questo settore, ma anzi, al contrario, bisogna prendere in carico queste novità ed integrarle nella pratica medica di tutti i giorni.
Come pensate di muovervi a livello strategico nei mesi a venire?
Il primo passo è l’informazione dei professionisti della salute e del corpo politico, ogni anno da 3 a questa parte organizziamo delle conferenze con questo obbiettivo, quest’anno a Strasburgo è venuto anche il dottor Raphael Mechoulam, famoso per
ranno a mettersi a regime l’Italia potrà diventare leader nella produzione di cannabis medica.
Vuoi concludere l’intervista sottolineando ancora qualcosa che ti preme?
Voglio solo dire che è arrivato il momento per il sistema della salute internazionale di aprire gli occhi per il benessere dei malati del pianeta intero visto che ormai è chiaro che il proibizionismo rispetto a questa pianta è stato un enorme errore storico. Questa è la voce d’oltralpe di Sebastien Beguerie, parlando con questo ragaz-
culturale nazionale che vede ancora, ahinoi, la prescrizione di cannabis per fini medici come un argomento di secondo piano, come se i cittadini che si curano con questo farmaco non avessero nessuna fretta di vedersi riconosciuto un accesso terapeutico lineare, economico e di qualità. La cesura è netta, da una parte i pazienti e le loro esistenze sofferenti che in certi casi dimostrano con l’esempio quanto sia possibile fare per rendere la cannabis un farmaco di facile accesso e dall’altro lato tutte le persone che a vario titolo intervengono sulla questione, complicando invece che risolvendo e spesso lasciando
PER NOI MALATI È IMPORTANTE DISSOCIARE IL MOVIMENTO DEI PAZIENTI DAL PIÙ AMPIO MOVIMENTO PER LA LEGALIZZAZIONE. medica di un dottore francese non posso farci nulla se non ritirare la mia medicina presso le farmacie frontaliere vicino all’Olanda o all’Italia. Il paradosso è totale. Come francese sono un malato di serie B rispetto a questi paesi europei. Per me la cannabis è un regolatore del comportamento quando non fumo soffro di picchi di buon e cattivo umore.
Come si compie il passaggio che fa di un malato un’attivista della cannabis terapeutica?
Nel mio caso quando ci si ritrova nell’illegalità a dover frequentare reti criminali e mafiose che finanziano il terrorismo e che contribuiscono alla stigmatizzazione del consumatore di cannabis. La volontà di uscire da questo meccanismo è stata alla base delle mie scelte: militiamo perché il nostro status venga riconosciuto e si possa uscire finalmente dallo stigma sociale e dalle condanne penali. Nel contesto contemporaneo, dove
aver sintetizzato il THC per la prima volta nella storia [NDR]. In secondo tempo oltre all’informazione puntiamo alla formazione vera e propria della classe medica.
Cosa può fare un paziente italiano per sostenervi?
Prendere contatto con le associazioni di malati a livello nazionale, nel caso italiano con LapianTiamo e con Associazione Cannabis Terapeutica.
Quali erano le nazioni più rappresentate nel vostro incontro? Chi sono i vostri iscritti e cosa pensi della situazione italiana?
I tre quarti delle persone che fanno parte delle nostre associazioni sono dei miracolati della medicina grazie alla cannabis, è un cammino che si ritrova molto spesso. Alla nostra riunione fondativa erano presenti molti americani, israeliani, ma anche sloveni, olandesi, austriaci, cechi e italiani. Io credo che se i militari italiani riusci-
zo appassionato e attivista mi stacco per un momento dalla realtà italiana per attingere notizie da chi si muove su fronti europei. Ma in Italia come siamo messi al giorno d’oggi? Beh, al giorno d’oggi nel nostro splendido paese bisogna veramente chiedersi se la priorità dei nostri legislatori sia salvaguardare il loro margine di manovra in termini di future elezioni o se fra quella che è diventata tristemente celebre come la “Casta” esista ancora qualche persona onesta che si è fatta eleggere in quanto strumento della propria base elettorale, una base elettorale che ha fra le sue istanze più urgenti quella di migliorare la fruizione di cannabis per motivi medici. Pongo questa domanda perché nel Parlamento italiano, nonostante sia il più giovane d’Europa, le sensibilità convogliate dal tema “ Cannabis e medicina” sono davvero poche e soprattutto senza una volontà politica condivisa che vuole incidere concretamente nel cambiare il contesto
più fumo che arrosto in termini di reali cambiamenti. Venendo alla cronaca recente, proprio prima di pasqua il senatore M5S Lello Ciampolillo ha presentato un disegno di legge. Come riportato da Repubblica il senatore afferma: "La coltivazione della cannabis potrebbe favorire molti malati, che già la utilizzano per gli effetti terapeutici nella cura di malattie come la SLA e la depressione, nelle terapie del dolore". La coltivazione in casa "consentirebbe anche di liberare i giovani da eventuali rapporti con la criminalità". Dire di tutelare i malati permettendo di coltivare ai maggiorenni 4 piante è fare molta confusione fra uso terapeutico e regolamentazione in generale. Resta che questo volto a me nuovo della politica almeno prova a mettere in moto un dibattito e sembra aver chiaro che i malati non hanno tempo da perdere. Pietra nello stagno o troverà sponde di Governo?
L’ENCICLOPEDIA ONLINE DELLA CANNABIS
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INTERVIEW
Noi, ragazzi con la canna in mano. Parte II Nello scorso numero abbiamo cominciato una conversazione sull'uso e l'abuso di cannabis con un nutrito gruppo di adolescenti. Tutti rigorosamente teenager, tutti provenienti da una città decisamente borghese del nord Italia, tutti ancora tra i banchi di scuola. Abbiamo voluto dare la parola a loro perché molto spesso “i giovani” vengono tirati in ballo a favore di statistica, per dare un senso agli allarmismi proibizionisti e giustificare così misure chiaramente repressive come le perquisizioni – con tanto di cinofila – tra i banchi di scuola. Con la stessa frequenza ci si dimentica però di dar loro la possibilità di esprimersi su una materia che in fondo conoscono molto meglio di di Giovanna Dark quanti invece ci pontificano sopra.. Nelle pagine già pubblicate abbiamo voluto parlare con loro proprio dell'ingerenza dello Stato nelle scuole. Abbiamo chiesto loro se avessero vissuto esperienze del genere e, di fronte ad un'ampia conferma, ci siamo fatti spiegare cosa vuol dire per un adolescente essere forzatamente messi a confronto con lo stigma sociale della “droga”, in un ambiente come quello scolastico. Un ambiente che abbiamo scoperto essere un microcosmo in cui vigono regole proprie: dove i presidi hanno facoltà di convocare le forze dell'ordine per rovistare negli zaini degli studenti ma, una volta di fronte al solitamente magro bottino, tutto si risolve al massimo con una sospensione e una noiosissima e per nulla producente ramanzina. Grazie al loro racconto, abbiamo poi avuto conferma di quanta diffidenza ci sia verso chi pretende di spiegare ai ragazzi il vasto e complicato “mondo della droga”. Demonizzata, politicizzata, decontestualizzata: così è stata vista la cannabis con il filtro degli “educatori” (NdA le virgolette sono volute). E il risultato, com'è ovvio, è che l'autoformazione e l'esperienza degli amici sono viste come uniche vie per scoprire quello che in fondo rimane ancora un tabù.
Continuiamo allora a chiacchierare con loro. In questa seconda parte ci si concentrerà su come i ragazzi vivono il loro rapporto con la cannabis e come lo inseriscono all'interno del loro contesto, familiare soprattutto.
Il luogo comune che si sente più spesso è che “i giovani si avvicinano alla droga perché hanno delle situazioni familiari disastrate e cercano attenzioni oppure hanno dei problemi pregressi”. Personalmente trovo che sia la risposta più semplice e quindi la mano veritiera. Voi cosa dite? V. Beh di sicuro c'è la curiosità. Parecchia. C. Secondo me dipende da persona a persona. Cioè, lo vedi uno che fuma perché gli piace e uno che invece fuma per insicurezza e per farsi accettare dagli altri in qualche modo.
Secondo voi, il fatto di essere indirizzati dalla scuola verso una struttura di recupero per l'uso o “l'abuso” di cannabis può essere considerata una cosa positiva? R. Beh ovvio che è una cosa negativa. Ti segna di brutto. Credo che ognuno dovrebbe prima provare a
fare una rielaborazione personale. Cioè uno non è che non arriva a dire “stavo esagerando, non ero in grado di fare quello che volevo fare, non ero in grado di studiare perché passavo la giornata ad ammazzarmi di cannoni”. E allora se tu li ti dici, “ok diminuisco” ti colpisce lo stesso ma comunque molto meno di una visita al SERT, dove incontri gente che si fa di qualunque cosa... cioè se alla fine ti mandano in un posto del genere, ti senti molto più in colpa, ti senti un drogato, un tossico, ti vedi come una cattiva persona. C. Secondo me mandare un figlio al SERT perché si fa le canne è un po' scansare il problema. Ci sono genitori che non si accorgono di un cazzo ma ci sono anche quelli che lo sanno perfettamente e non fanno niente. Io se fossi genitore cercherei di capire prima di tutto qual'è il motivo per cui mio figlio lo fa. I miei hanno fatto così: prima mi hanno portato a fare analisi, esami ma non serviva un cazzo perché portavo il piscio di un altro, cose così... Invece poi quando mi hanno messo davanti al problema, mi hanno fatto vedere che mi stavo rovinando, allora la musica è cambiata.
Quindi secondo voi il problema della “dipendenza”, se cosi la vogliamo chiamare, è qualcosa da risolvere prima di tutto in casa, in famiglia, piuttosto che a scuola? C. Beh tutto parte da li. È li che tu hai i tuoi punti di riferimento di base. E poi comunque aiuta avere dei genitori che hanno avuto esperienze di questo tipo. Io ho dei genitori che hanno fumato e che possono capire quali sono le mie problematiche. Cioè se fumare diventa il tuo scopo della giornata è un problema.
57 cui essere contento. Cioè non puoi accettare che lo spinello diventi il tuo unico obbiettivo. Lo spinello deve essere un coronamento alla tua vita. Cioè alla fine lo spino può arrivare anche ad essere un incentivo. Tipo, ti dici, appena finisco di studiare mi faccio un cannone gigante e vedi che poi vai come un treno. C. Beh io se mi faccio un cannone dopo aver studiato non mi ricordo più un cazzo... (ride) V. Secondo me è comunque questione di come ti vivi la cosa. Cioè se tu dici, “ok mi devo concentrare sulla scuola”, alla fine puoi anche fumare. Però se tu già non hai voglia di fare un cazzo, non hai obbiettivi, allora una volta che ne hai spenta una dici vabbè vaffanculo me ne rollo un'altra e la giornata va in vacca. Per questo secondo me è una roba totalmente soggettiva. P. Spesso però i genitori non servono a un cazzo. Soprattutto se fingi di non sapere. Così un figlio lo rovini. Però per un genitore magari è più facile perché così non ti metti mai in una situazione di conflitto, tuo figlio ti adora e non ci sono casini in casa.
Cosa intendi quando dici “strada sbagliata”?
Ascoltandovi parlare, quello che mi salta di più all'occhio è che in fondo voi parlate di uso di cannabis come di una situazione da risolvere. Come se voi, nonostante facciate uso di cannabis, lo viviate non tanto come un problema ma piuttosto come un senso di colpa. Insomma lo sentite lo stigma sociale?
P. Cioè alla fine noi viviamo in una società che ci richiede una determinata produttività. Se abitassimo in Asia su una spiaggia allora li non c'è bisogno e puoi distruggerti dalla mattina alla sera però se ti chiedono di lavorare, di studiare in un certo modo... Per esempio io finché andavo bene a scuola e mi distruggevo di canne non c'era problema. Facevo la mia parte e tutti erano felici e contenti. I problemi sono cominciati quando ho smesso di fare quello che dovevo fare perché il mio unico
C. Io il discorso che ho fatto lo intendevo nella misura in cui uno esagera. Cioè uno che nonostante sia già fatto vuole annebbiarsi ancora di più. Se
ti fumi 15 ROOR al giorno arrivi a fine giornata che non capisci più un cazzo. Cioè quando te passi questo limite è ovvio che diventa un problema da risolvere. È anche segno di maturità rendersi conto che a volte si esagera. Cioè io lo so che se ne abuso questa cosa mi può portare su una strada sbagliata...
V. È una questione di produttività. Di equilibrio della vita. Devi trovare un equilibrio tra il fumarti le canne e l'essere socialmente utile, accettabile.
scopo era sfondarmi di canne. Li mi son perso completamente, non facevo più niente: mi alzavo per fumare e poi andavo a dormire. Allora li son cominciati i problemi a casa, la botta diciamo. Ma quando ci sbatti il muso, poi vedi che ti ripigli: ti trovi degli altri impegni e decidi di fare qualcosa che ti frutti, che ti dia qualcosa per
Da quello che abbiamo potuto leggere fin qui è chiaro che questi ragazzi hanno le idee abbastanza chiare. Nonostante ne facciano uso pressoché quotidiano, questi adolescenti sanno benissimo che la cannabis è una sostanza stupefacente che va ad incidere sulla quotidianità, sulle abitudini e (nella loro giusta ottica) sul rendimento scolastico. Sono loro i primi a rendersi conto che spaccarsi di canne tutto il giorno, tutti i giorni, non è un comportamento socialmente accettabile e che se si vuole godere a pieno dell'high che solo la cannabis può dare, è meglio darsi un contegno e guadagnarsi l'agognato spliff solo dopo aver proficuamente adempiuto a quanto le convenzioni sociali ci impongono. Personalmente, mi ha colpito e allo stesso tempo fatto riflettere, il fatto che la famiglia venga tirata in ballo – anzi chiamata proprio – a far da controllore. È come se questi ragazzi percepissero la necessità di avere dei limiti ma non essendo in grado di darseli da soli (vuoi la sfrontatezza della giovane età...) delegassero la famiglia. Famiglia che, come abbiamo potuto leggere, non sempre è quella tradizionale che vede nella cannabis un tabù da demonizzare. Cosa dire in conclusione? Che è tenero vedere questi ragazzi, da un lato curiosi e vogliosi di scoprire il mondo, prendere atto dei loro limiti in visione del loro prossimo ingresso nell'età adulta. È quasi disarmante ascoltarli mentre programmano lo sballo come giusto coronamento di una giornata di studio o lavoro, o mentre giudicano quelli che, a differenza loro, hanno fatto della cannabis la loro unica (anche se momentanea) ragione di vita. Ma dite che lo sappiano che ormai l'asticella dell'età adulta è stata spostata sopra i 45 anni?
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Hemporium Cose di Canapa, Vicenza
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VIA VIGNOLESE N.1230 41100 MODENA
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REPORT VARIETÀ
Frisian Duck
Di Tony, Dutch Passion
Nome: Selezionatore: Origini: Fioritura: Raccolto outdoor:
Frisian Duck Dutch Passion Frisian Dew x Genebank Ducksfoot 8 settimane circa ƋQH GL VHWWHPEUH HPLVIHUR VHWWHQWULRQDOH Fine marzo (emisfero meridionale)
La Frisian Duck è una delle varietà di cannabis dall’aspetto più particolare a essere state sviluppate da Dutch pp Passion. È una varietà età discreta con foglie e palmate,, il che ne ostacola il ricono-scimento o come piante di cannabis. I nostri clienti chiedono o da decenni una varietà un po’ in incognito e ora i coltivatori outdoor e in serra hanno qualcosa che somiglia più all’ortica. È un incrocio della nostra bestseller outdoor Frisian Dew con un cultivar ‘Ducksfoot’ di una banca di geni attentamente selezionata.
L’ENCICLOPEDIA ONLINE DELLA CANNABIS
La Ducksfoot è una varietà di cannabis dall’aspetto particolare con foglie palmate molto diverse dalle foglie di cannabis tradizionali che conosciamo e amiamo. Anche se la varietà Ducksfoot originale esiste da alcuni anni, la sua popolarità è stata limitata dal fatto che non abbia mai avuto la a forza di sopravvivere
nelle estati europee poco coerenti. La Ducksfoot originale non ha mai avuto abbondanti rese, soprattutto
nei climi estremi. L’ibridazione con la genetica Frisian Dew ha migliorato notevolmente le quantità sfruttare realmente raccolte. Per sfrut il pieno potenzziale della genettica Ducksfoot, è apparso evidente a cche dovesse esse-
re rafforzata. L’ibridazione della n Ducksfoot con w la Frisian Dew e la selezione di molte gene-razioni ha prodotto la Frisian Duck. È una varietà che mostra il meglio dei entrambi i progenitori: abbastanza bbastanza resistente per la coltura indoor nei Paesi del Nord Europa o alle Pae latit latitudini estreme dell’emisfero meridionale, oltre alle sfer foglie palmate che le offrono fog la ccapacità unica di somigliaad altre piante selvatiche re a a ccui si può passare di fianco o senza notarle. La selezione sen per creare la Frisian Duck pe durata vari anni, ma ne èd è valsa la pena e mostra i v talenti incredibili di alcune ta veri ve ‘Maestri in opera’. La maggior parte delle foglie m ha una struttura palmata e si mantiene tale spesso fino fi alla fase finale della fioritura. La struttura palfi mata delle foglie è una m strana anomalia genetica s che c conferisce alle foglie un u aspetto simile alla forma della zampa delle f anatre. a Sebbene la maggior parte delle persone riconoscerebbe la forma distintiva e il profilo iconico di una
normale foglia di cannabis, non riuscirebbero comunque a riconoscere la Frisian Duck come pianta di cannabis. Anche i coltivatori esperti inizialmente hanno fatto fatica a credere che si trattava di cannabis. Questo fa della Frisian Duck la scelta prediletta di chi coltiva in una coltivazione urbana, un paio, un balcone o una serra e vuole ulteriore discrezione, grazie alle foglie palmate che somigliano alla forma delle zampe delle anatre. I coltivatori outdoor si renderanno conto che le piante di Frisian Duck sono facili da nascondere e che questa è la bellezza di questa varietà, che si coltivi in campagna, lungo un fiume, in una coltura o in serra. Le cime di cannabis della Frisian Duck crescono in modo normale. Hanno l’aspetto, la fragranza e il sapore della normale cannabis. Gli effetti sono gli stessi, è un fumo di qualità. Spesso le cime hanno meravigliose tinte di blu. In outdoor è pronta attorno la fine di settembre nell’emisfero settentrionale o alla fine di marzo nell’emisfero meridionale. In Europa sopravvive ai climi outdoor olandesi e dà ottimi risultati in serra o polytunnel, diventando una pianta a forma di albero di Natale. In buone condizioni, può raggiungere 2-3 metri di
altezza. La resa è media o lievemente al di sopra della media, ma la qualità della cannabis è buona – sativa forte
61 con sapore speziato e accenti di pino/ agrume. La resa può essere abbondante e ovviamente, una volta che la
pianta ha raggiunto il momento del raccolto, l’aspetto e la fragranza diventano familiari, ma a questo punto la pianta a è quasi pronta per il raccolto. La Frisian Duck k può anche essere coltivata indoor come una normale varietà femminizzata a fotoperiodo. La fioritura inizia quando le luci vengono messe in regime 12/12, soluzione abituale. In indoorr le foglie hanno anche la forma palmata ‘a zampa di anatra’. Poiché l’aroma forte di cannabis è lo stesso della cannabis tradizionale, questa varietà avrà comunque bisogno di filtri di carbonio per le colture indoor. La Frisian Duck è una delle sfide
più insolite e più difficili nel lavoro selezione di Dutch di se Passion. Da quanP do Dutch Passion d ha iniziato negli h anni Ottanta, una a delle richieste più d diffuse da parte d dei clienti è per una d a varietà di cannav bis che si potesse b coltivare senza che co avesse la tradizionale av ale forma della foglia fo di cannabis. Queste d e richieste di una varieri ietà di cannabis facile da nascondere sono o arrivate dai coltivatori ar ori outdoor e in serra che volevano una varietà a cui si potesse ccamminare di ffianco senza notarla. E quen ssta è la vera bellezza di b questa varietà: q ll’insolita forma della foglia d cche funge da ccamuffamento naturan lle, riduccendo lle possibilità di b essere e sscoperti e masssimizzzando lle probabilità b di arrid vare al v raccolto. Le persone restie a coltivare una pianta di cannabiss in un angolo del giardino o in campagna, penseranno che le loro chance sono aumentate notevolmente. Una Frisian Duck k starà benissimo mo fra le piante di pomodoro in serra e con i suoi meravigliosi colori violacei, una Frisian Duck sarebbe perfetta in un’aiuola vicino ai cespugli in fioritura. In campagna, collina, lungo un fiume e in un campo, si tratta di una varietà che s’inserisce naturalmente nello sfondo. La Frisian Duck non ha
problemi con i sostegni (a essere legata) per contenerne la statura e può anche essere cimata e risponderà con una struttura più cespugliosa e più bassa. Anche i coltivatori esperti hanno fatto fatica a credere che l’aspetto delle piante fosse quello. Senza la forma distintiva della foglia di cannabis, la pianta non è riconoscibile e s’inserisce fra le piante esistenti. La Frisian Duck offre qualcosa di speciale e unico agli
autosufficienti a coltivatori c di d cannabis urbani. È un u progetto di p stile Dutch s Passion tipiP co, c che crea qualcosa di q nuovo e che n offre of al coltivatore to domestico alcuni modi più al comodi per colco tivare la cannativ bis. Speriamo bis che troverete ch un buon posto per coltivarla pe quest’estate. qu
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ANTIPRO
Cortine di fumo da Washington? VERSO LA UNITED NATIONS GENERAL ASSEMBLY SPECIAL SESSION DEL 2016 L'Assistente Segretario di Stato statunitense, il texano William Brownfield, ha recentemente criticato la decisione del governo giamaicano di esplorare la possibilità di decriminalizzare il consumo di cannabis e di legalizzarne la coltivazione per utilizzi terapeutici. Sottolineando però la necessità e la possibilità di politiche diversificate sull'argomento da parte dei singoli stati. Ancora una volta Washington fa capire agli stati considerati facenti parte del cortile di casa come, nella loro autonomia, siano comunque tenuti a comunicare i cambiamenti di programma dalla linea della war on drugs. Una linea che gli USA hanno reiterato anche alla vigilia della 58ma Conferenza sui Narcotici di Vienna, nei confronti dei paesi che si sono schierati con la Global Commission e di cui fanno parte numerosi ex capi di stato da Bill Clinton alla ex presidentessa svizzera Ruth Dreifuss. È palese la contraddizione dell'amministrazione Obama tra la propria politica interna e quella estera di difesa integralista della Convenzione Unica, percepita da molti come il catenaccio da smantellare per poter cambiare rotta dopo il fallimento della guerra alle droghe. Pur mantenendo la dottrina Brownfield sull'elasticità delle Convenzioni, gli USA intendono smorzare le spinte per un processo di riforma dei trattati e alla libertà di coltivare. Da sempre gli USA operano in un regime di legalità variabile. Basti pensare al ruolo dei servizi segreti e ai gruppi armati di ogni latitudine che, approfittando del mercato delle droghe, dispongono di una tremenda arma di ricatto e condizionamento fin dai tempi della Guerra Fredda. Ma i rischi di una politica di questa legalità a geometria variabile superano ampiamente i confini statunitensi e sono di duplice natura. Una tale architettura potrebbe avere delle ricadute estremamente negative nell'ambito del diritto penale internazionale e dei diritti umani. Parte del fronte progressista pare paralizzato tra la speranza che qualcosa cambi o che qualcosa di buono possa piovere dall'alto. Ci si rende conto che la richiesta di una revisione radicale dei trattati potrebbe far scattare una guerra di trincea che scardinerebbe la logica garantista che sottintende la costituzione delle Nazioni Unite, sorte alla fine della guerra anche per evitare future catastrofi ma che sulle politiche delle droghe è divenuta parte del problema, più che della soluzione. Nel regime delle Nazioni Unite gli USA continuano però a godere di un regime extra-giuridico, non solo per il loro diritto di veto, ma per le loro deroghe in tema di tortura, esecuzioni e detenzioni extra-giudiziarie e ultima ma non per importanza, la commercializzazione e produzione di cannabis che li mette in palese contrasto con le convenzioni internazionali. Per Martin Jelsma del progetto Droghe e Democrazia del Transnational Institute di Amsterdam, nel caso della UNGASS si tratta di permettere un dialogo aperto e non preconfezionato che possa permettere ulteriori sviluppi ed aggiustamenti. È quello che ci si aspetterebbe se la maggior parte dei paesi, compresa l'Italia, non operasse per inerzia. Nonostante il fallimento, sono poche le voci che chiedono di saltare il fosso con una proposta di riforma sostanziale. Lo ha fatto il gruppo dei tutori dell'ordine contro il proibizionismo, LEAP che ha chiesto di togliere la cannabis dall'elenco delle sostanze “controllate” e di inserivi tabacco ed alcool e che molto probabilmente sarà al centro del movimento per cambiare lo stato delle cose presenti all'UNGASS 2016. William Brownfield, l'ispiratore della dottrina che porta il suo nome, con un passato di ambasciatore in Cile, Colombia e Venezuela, si é trovato in quest'ultimo paese al centro di una violenta polemica con Hugo Chavez che per quasi due anni lo aveva minacciato di cacciarlo a pedate dopo aver allontanato gli agenti della DEA. È probabile che Brownfield conosca tutto l'armamentario di oppressione e di repressione di cui l'America latina si sta in parte liberando e che cerchi di mantenere parte di quella influenza nelle politiche attuali. Com'è noto i paesi dell'area hanno chiesto ed ottenuto la convocazione straordinaria dell'Assemblea Generale ONU dopo il fallimento della precedente del 1998 lanciata dall'italiano Pino Arlacchi con uno slogan tanto forte quanto irrealistico: “Un mondo libero dalla droga:possiamo farcela”. Brownfield rappresenta in qualche modo la linea mediana tra due mondi inconciliabili e che cerca di far quadrare il cerchio tra la Costituzione e i trattati, finora difesi a spada tratta e la cui modifica viene percepita come un evento catastrofico, tanto che il direttore del' International Narcotic Control Bond, Lochan Maidoo, ha insistito ancora una volta a Vienna sulla necessità di non cambiare nulla. Per Brownfield, la Giamaica “come tutti i paesi del mondo deve affrontare le proprie preoccupazioni all'interno della propria realtà, ma allo stesso tempo accettare di aver ratificato e, che per questo, di avere un obbligo legale al rispetto dei termini delle tre convenzioni internazionali sulle droghe....Detto questo,la mia posizione è stata definita piuttosto chiaramente all'inizio; dobbiamo avere tolleranza ed accettare che diversi paesi affronteranno le loro questioni di droga con modalità differenti”. Di fronte a questa strampalata dottrina alcuni progressisti tendono ad adottare una linea accomodante che pare accompagnare le pressioni statunitensi e l'inerzia soporifera di molte plenarie della Commissione Narcotici di Vienna. Una chiave di lettura di questo fenomeno ce la fornisce Howard “cowboy” Woolridge, un ex agente di polizia che ha attraversato a cavallo gli USA per denunciare le malefatte del proibizionismo. Secondo Howard alcuni preferiscono agire come l'esercito tedesco che invece di attaccare la Francia sulla linea Maginot decise di passare per il Belgio. Il simpatico cowboy pare ignorare il fatto che i nostri piccoli gruppi di attivisti, a differenza dei fondamentalisti della guerra alle droghe di stampo religioso, non intendono far passare con la forza una soluzione buona per tutti né utilizzano carri-armati e bombe a mano. di Enrico Fletzer
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