2016 05 IT

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LA RIVISTA DELLA CANNABIS DAL 1985

GRATIS Numero 5 - 2016

18 AMSTERDAM

Il Canapaio: Punti di vista

24 Lottando contro il caldo

37 Semi con CBD: la grande selezione

18+ Solo per adulti. Soft Secrets viene pubblicato sei volte all’anno dalla Discover Publisher BV, Paesi Bassi

Il Canada sta legalizzando la cannabis RRY SENSI-STAR DELAHAZE PANDORA BELLADONNA WAPPA ALL

Chi dovrebbe controllare la produzione e la fornitura delle droghe: gli Stati o i gangster? Questa è la decisione che devono prendere i politici, giacché non esiste un terzo scenario in cui le droghe non esistono. A differenza del Italia, il Canada ha ammesso questa realtà.

I canadesi non cascano nel tranello di credere che la legalizzazione sia “irresponsabile” o “radicale”. Hanno capito ciò che intendeva la Ministra della Salute del Canada, nell’affermare alle Nazioni Unite di essere convinta che “fosse il modo migliore per tutelare i giovani incrementando la sicurezza pubblica”.

La Ministra della Salute di questo Paese lo scorso maggio ha annunciato che il governo canadese si sarebbe occupato della vendita della cannabis, legalizzandola e regolamentandola nella primavera del prossimo anno. L’annuncio canadese è stato dato in occasione dell’incontro più importante che si tiene sulle droghe da 20 anni a questa parte, alle Nazioni Unite a New York. Purtroppo, nonostante la maggior parte degli esperti concordi sul fatto che la guerra globale alle droghe, che imperversa da ormai oltre mezzo secolo, sia stata un disastro, l’incontro ha per lo più riconfermato lo status quo. Ma fra i soliti cliché sull’esigenza di un approccio “duro” nei confronti delle droghe, il Canada ha invertito la tendenza e ha dimostrato al mondo come per impegnarsi su questo fronte, lo Stato debba assumerne il controllo.

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Questa proposta non è certo emersa da un momento all’altro. L’Uruguay e quattro Stati degli Stati Uniti hanno dato il via alla tendenza crescente alla legalizzazione, alcuni anni fa. E il nuovo Primo Ministro del Canada, il leader del Partito Liberale Justin Trudeau, è stato eletto lo scorso novembre dopo la sua campagna sulla legalizzazione della cannabis. Sta ora mantenendo la sua promessa pre-elezioni. E la maggior parte del Paese appoggia le sue proposte. I sondaggi dimostrano come il 68% della popolazione sia a favore della legalizzazione della cannabis.

La legalizzazione è anche il modo più intelligente per ridurre la criminalità. La cannabis è la droga illegale più usata al mondo, con un giro d’affari di miliardi di dollari. Tutto questo denaro va a finire nelle mani della criminalità organizzata. Oltre a essere utilizzato per corrompere le istituzioni e finanziare altre forme di criminalità organizzata, questo denaro alimenta violenza e conflitti, poiché le gang rivali lottano per accaparrarsi una fetta più grande del mercato e si scontrano con le forze di polizia.

La cannabis sarebbe ancora più sicura se fosse regolamentata dallo Stato. Come il proibizionismo dell’alcol negli Stati Uniti ha portato all’ascesa di gangster come Al Capone, vietare la cannabis ha alimentato e arricchito cartelli e altre reti criminali. L’approccio attuale ha in effetti dato il controllo di un mercato lucroso e rischioso a chi ha meno probabilità di gestirlo in maniera responsabile. Ma le cose potrebbero andare diversamente. Una stima ottimistica mostra come in Canada, la vendita legalizzata di cannabis potrebbe generare oltre 2 miliardi di sterline in gettito fiscale. In termini relativi, la cannabis è una droga a basso rischio, ma non esiste droga esente da rischio. Ed è proprio a causa di questi rischi che è necessario regolamentarla. Nessuna droga è più sicura se prodotta e venduta dalla criminalità organizzata e la salute e il bene dei cittadini non possono essere certo migliorati sporcandone la fedina penale. Ecco perché il Partito Liberale, che propende verso la sinistra, ha assunto l’impegno ufficiale di legalizzare la cannabis, anziché continuare a emettere norme sempre più drastiche. Justin Trudeau ha mostrato grande leadership, ammodernando l’approccio del suo Paese per ridurre i possibili rischi della cannabis. I Laburisti e i Conservatori, al contrario, appaiono antiquati nell’aggrapparsi al loro rigido approccio. Devono aprire gli occhi: ci sono sempre più leader politici che cominciano a riconoscere i vantaggi della riforma. Ciò che si discute sempre più non è se la cannabis debba o meno essere regolamentata per Legge, ma come e quando farlo.

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3 EDITORIALE

IN ATTESA DI UN CORTESE RISCONTRO 2000 emendamenti per un testo di 10 articoli. 200 emendamenti ad articolo. Una media di un emendamento ogni parola e mezza. Questo il motivo principale per cui l'Italia dovrà aspettare quanto meno l'autunno per vedere votata a legge sulla legalizzazione della cannabis. L'abbiamo appreso lo scorso 21 luglio, non propriamente sorpresi ma sicuramente scandalizzati dalla “potenza di fuoco” scaricata da Area Popolare – la coalizione catto-destrorsa di Angelino Alfano – sul testo voluto e discusso dagli oltre 200 colleghi dell'Intergruppo per la Cannabis Legale. Alla faccia dell'ostruzionismo, AP ha presentato da sola 1300 emendamenti, costringendo le Commissioni Riunite Giustizia e Affari Sociali della Camera a non esaminare e non votare le proposte di modifica – come previsto in origine – e a portare il testo integrale direttamente in Aula, dove dal 25 luglio i lavori lentamente procedono. La relatrice per la commissione Affari sociali, Margherita Miotto (PD), aveva inizialmente chiesto del tempo per esaminare nel merito gli emendamenti prima di presentare il testo alla Camera – richiesta sostenuta anche dal capogruppo del PD in commissione Giustizia, Valter Verini. Sinistra Italiana, che ha in Daniele Farina il relatore della commissione Giustizia, ha però insistito nel rispettare la data del 25 luglio e a non rinviare l’approdo in Aula. Le commissioni hanno quindi deciso di non procedere all'esame delle proposte di modifica e di portare il ddl direttamente in Aula, senza mandato ai relatori, appena una settimana prima della pausa estiva dai lavori. Solitamente, il passaggio in Commissione serve a trovare le intese sul piano politico e dei contenuti: portare il testo in Aula senza questo esame, ha significato certamente esporre il testo a forti rischi. I 2000 emendamenti devono essere tutti ripresentati e discussi e, nella probabilissima impossibilità di trovare un’intesa, è plausibile che il testo possa essere rimandato indietro ed eventualmente affossato. L'esame del disegno di legge sulla cannabis legale non è però del tutto dissimile da quello sulle Unioni civili: quando si affrontano temi etici, le posizioni personali non rispecchiano fedelmente quelle degli schieramenti politici e il voto finale può comunque riservare sorprese. Come per le Unioni Civili, a puntare i piedi sono infatti i parlamentari di AP ma anche i cattolici del PD, in un'opposizione trasversale che già ha cominciato ad affilare le armi. Usciti di scena i relatori, si è ricominciato da capo, ma per i parlamentari che lo hanno sostenuto (220 deputati e 73 senatori) essere arrivati in Aula a discutere per la primissima volta un testo sulla legalizzazione della cannabis è già un grande successo.

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Dall'altro lato, nella galassia antiproibizionista, la notizia dell'ennesimo slittamento voluto da Roma ha scatenato reazioni diametralmente opposte. C'è chi accolto la notizia come l'ennesima truffa legalmente perpetrata dalla politica ai danni dei cittadini; c'è chi invece nutre fiducia nelle istituzioni e si rallegra per lo meno del fatto che finalmente il parlamento italiano stia discutendo se legalizzare o meno la pianta e i fiori di marijuana. Se infatti è indiscutibile che il tabù è definitivamente caduto, è ancor più vero che la battaglia per approvare la legge sarà lunga, durissima ed estenuante. Ed anche per noi “addetti ai lavori” stavolta azzardare un pronostico non è affatto semplice: gli scenari sono molteplici e non contemplano solo il risultato, che alla fine potrà solo essere un si o un no. 2000 emendamenti hanno il potere di stravolgere il senso di una legge o quantomeno snaturarlo: si può beatificare la cannabis medica e continuare a demonizzare la coltivazione, si può trasformare il monopolio in sali, tabacchi e cannabis, oppure si può continuare a trattare i consumatori ludici come drogati con bisogno di assistenza. Dio solo sa cos'ha partorito il Parlamento nostrano durante le due Repubbliche e quanto ancora ha da stupirci (o schifarci). Quello che ancora adesso, nel settembre del 2016, è certo è che per vedere la canapa libera l'Italia ha ancora da aspettare. Giovanna Dark


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REPORT

7 Io con un vero lavoro di educazione nelle scuole, le droghe le legalizzerei tutte.

Di Carlos Rafael Esposito

Un dato interessante che da la misura del tempo perso è che la DNA stima che negli ultimi venti venticinque anni le narcomafie dispongano, al netto, di un patrimonio riciclato di 400 miliardi di euro. Lo scriverò in numeri per dare il senso di quanta faraonica sia tale cifra: 400.000.000.000 (non avevo mai messo tanti zeri durante tutta la mia carriera scolastica né giornalistica!) Secondo l’UNODC tale patrimonio aumenta con il ritmo di 20 miliardi di euro all’anno. Immaginate che potenza di fuoco monetario, indubbiamente possono fare tutto quello che vogliono. E noi muti a farci processare per due canne. Andrea Alongi docet cum laude magna.

PERCHÉ SUL MONOPOLIO LA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA SI SBAGLIA E DI GROSSO La Direzione Nazionale Antimafia è un’istituzione che svolge un lavoro fondamentale: contrasta la criminalità organizzata, vero deus ex machina del nostro Malpaese. Le condizioni in cui la DNA opera sono molto difficoltose perché fronteggiare le cosche criminali, fra le più potenti al mondo, è un compito davvero complesso, soprattutto in questo momento storico durante il quale la cosidetta zona grigia fra interessi economico-mafiosi e interessi politico-elettorali è sempre più sviluppata e, come una cancrena tentacolare, avvilisce il nostro sistema democratico. A destra e a sinistra tutti hanno bisogno di questo sostegno mortale e non ci si deve stupire che il professionismo dell’Antimafia da parata sia un fenomeno che condanna quando l’interesse mediatico si sveglia e collabora, omettendo, per buona parte del tempo. Se quindi la DNA parla di stupefacenti, bisogna ascoltare attentamente perché la loro posizione aiuta a capire sino a che punto le politiche proibizioniste siano fallite. Ma la DNA è fatta di magistrati, non di politici, di tecnici che carpiscono un frammento, ben importante intendiamoci, ma sempre parziale. Sta dunque poi al politico fare sintesi e, nell’interesse di tutti, dopo aver ascoltato tutte le sensibilità (istituzionali e civili) prendere una decisione ponderata.

Ma andiamo avanti passo per passo. Leggere le osservazioni in merito alla proposta di legge Giachetti stilate dal Sostituto Procuratore Nazionale Francesco Curcio e dal Procuratore Nazionale Franco Roberti da una certa soddisfazione proprio perché il contesto entro il quale i due argomentano è un contesto che noi qui a Soft Secrets raccontiamo da sempre: la guerra alla cannabis è stata uno sperpero di tempo, denaro, risorse e un accanimento ingiustificato, se relazionato alla concreta pericolosità sociale di questa sostanza, contro i suoi consumatori. Una pagina orribile dell’Italia contemporanea. Ma vediamo in dettaglio cosa affermano i due super giudici. Nella relazione annuale trasmessa al Parlamento nel 2015 la DNA ha calcolato che il consumo, ovvero la quantità di sostanza circolante nel nostro paese, ammonti a 1.500.000 KG (circa 25 grammi per italiano se si volessero contare anche vecchi e bambini!). Tale quantità, secondo l’UNODC [NDR. United Nation Office on Drugs and Crime], andrebbe a soddisfare la domanda di 3 milioni di consumatori abituali italiani. Per quel che riguarda la leadership nella distribuzione della cannabis gli attori criminali principali sembrano essere la camorra che, grazie ai suoi solidi insediamenti in Spagna, gestisce agevoli e continuativi rapporti con i principali luoghi di produzione nord africani e con i clan albanesi e i gruppi criminali balcanici che sfruttano il canale che li collega alla produzione afghana. Afghanistan e Marocco sono i principali produttori a livello globale. In secondo luogo i giudici analizzano l’efficacia nell’azione di contrasto a tale fenomeno che sembra oggi essere uno dei pochi ascensori sociali del Malpaese. Spacciare rende, spacciare aiuta a mettere via soldi in quantità e se invece di cani sciolti (nel mercato della cannabis resistono più che in quelli delle droghe pesanti) si seguono le leve della criminalità organizzata, il discorso si amplifica sino a creare imperi di denaro criminale

che ammorbano tutto il sistema legale non appena i proventi vengono riciclati in attività lecite. E’ un fatto che il narcotraffico è stato il più rilevante ed efficace moltiplicatore di ricchezza ed è per questo che i rubinetti vanno chiusi alla fonte.

I giudici affermano che lottare contro questo patrimonio immondo sia la vera priorità nell’azione di contrasto e noi siamo totalmente d’accordo, ma chi è più immondo, chi da criminale si comporta come tale o chi da politico permette tali affari e non legifera per contrastarli? Quando si dice che se non fai parte della soluzione fai parte del problema insomma. La relazione prosegue spiegando che il consumo di cannabis è incontrollato e di massa e ciò è paradossale per una sostanza nella cui repressione sono state impiegate più risorse e più uomini, nonostante tale stupefacente sia di gran lunga il meno pericoloso. I sequestri di cannabis sono 150 volte superiori a quelli di droghe pesanti, in pratica si sequestra in maniera molto più massiva la sostanza


8 meno pericolosa. Queste sono parole importanti, da qui non si può tornare indietro, pena davvero perdere la faccia di fronte al traguardo del benessere collettivo e soprattutto alla realtà che si analizza.

il numero di piante) però senza proibire nuovamente quello che da troppo tempo è stato vietato irrazionalmente. Per quel che riguarda la coltivazione domestica io credo che dover comunicare ai Monopoli di Stato l’inizio della produzione sia una burocrazia inutile che viola la privacy. Ma perché fa così paura dare autonomia ai cittadini? Perché lo Stato non si fida di chi ne garantisce l’esistenza rispettandone le istituzioni?

I numeri della repressione sono inquietanti: nel bienno 2014-2015 sono state denunciate per produzione, traffico e spaccio di cannabinoidi 27.098 persone ( 37 al giorno) più di quante ne siano state denunciate complessivamente per lo stesso reato, ma per sostanze più pericolose come eroina, cocaina o droghe sintetiche! Sul fronte repressivo del fenomeno del consumo di cannabinoidi lo Stato impegna circa la metà delle forze a disposizione che ovviamente sono distolte alla repressione delle altre sostanze il quale consumo è ben più problematico e ancora più grave dal contrasto al riciclaggio del denaro. E’ come se si fosse deciso di reprimere il fenomeno meno importante e si sia lasciato campo a chi invece fa dei propri particolari interessi criminali l’architrave della propria attività. Il riciclaggio di questi proventi illeciti. L’ufficio della DNA dichiara parere positivo a tutte le proposte di legge che mirino a legalizzare la coltivazione, la lavorazione e vendita della cannabis e dei suoi derivati perché tale approccio comporterebbe: una liberazione di risorse umane e finanziarie, una perdita secca di importanti introiti per le mafie e al contrario un ingresso secco di risorse per lo Stato. In poche parole finalmente un rilancio dell’azione strategica di contrasto contro le mafie. Purtroppo per forma mentis, arrivati a questo punto i procuratori deludono fortemente le nostre aspettative e dopo un’introduzione degna di lode per onestà e senso pragmatico cominciano a spiegare come il monopolio della produzione e distribuzione sia l’unica strada per raggiungere quanto previamente menzionato. Questo a nostro parere è un abbaglio pazzesco dettato dal loro punto di vista, un punto di vista parziale, che non tiene conto del lavoro portato avanti in questi anni dalla società civile, ormai matura per prendere in mano il proprio destino di produttori di cannabis per uso personale.

Il rispetto devo essere reciproco sennò è un esercizio di stile.

In gioco come abbiamo detto tante volte è il rapporto tra noi cittadini e lo Stato, fra noi che paghiamo per dei servizi e lo Stato che dovrebbe erogarli. Nessuno quindi dice che lo Stato non dovrebbe produrre, ci mancherebbe, come non tutti coltivano la verdura e preferiscono comprarla comodamente al supermercato, nella stessa maniera non tutti coltiveranno la cannabis che consumeranno, ma preferiranno acquistarla nei negozi dello Stato, chissà presso la rete dei Sali Tabacchi e Cannabis. Ma per chi nel corso degli anni è stato stigmatizzato, represso e carcerato per la propria passione botanica, è d’innegabile valore riconoscere che quello che faceva non era niente di tanto trascendentale: un vaso, un seme e dell’acqua senza perdersi troppo in discorsi sui massimi sistemi. Dar loro questo diritto significa fare ammenda e dire ci siamo sbagliati, restituiamo a Cesare quello che gli spetta. E’ comprensibile che la DNA voglia una soluzione priva di rischi d’infiltrazione delle mafie in questo nuovo mercato legale dove con facilità potrebbe insediarsi usando prestanome e costituire Cannabis Social Club dove solo la facciata è a norma di legge, ma dove i capitali sono riciclati; ma non si può, proprio mentre si sta per compiere un passo storico per il nostro paese, rifiutare di percorrere il cammino della produzione collettiva associata e senza scopo di lucro, semplicemente perché vi sono questi rischi. E come dire: “ Bisogna che solo lo Stato costruisca le case perché c’è rischio di infiltrazione mafiosa!”

Consideriamo che lo Stato produrrà e quindi una fetta di mercato, quella più pigra, si rivolgerà alla “distribuzione istituzionale”, ma quanto tempo ci vorrà prima che si arrivi a produrre il fabbisogno per i 3 milioni di consumatori nostrani? Una produzione del genere non si sviluppa da un giorno all’altro. E se la cannabis prodotta dallo Stato non soddisfa le esigenze dei consumatori, per la paura di fare un passo troppo in avanti si rende illegale tutto quello che esula da questo canale? Il problema è che la magistratura non ha le armi affinate per contrastare a livello informatico, a livello d’intercettazioni telematiche e soprattutto a livello degli strumenti che permettono un efficace intervento giudiziario sui meccanismi che consentono le enormi transizioni finanziarie che ruotano intorno al narcotraffico. Allora bisogna fornirle questi strumenti con decisione, ma questo è un livello che non precede in nessun modo quello della libertà dei cittadini di consociarsi e coltivare cannabis per l’autoconsumo. Autoconsumo, fuori dalle regole di mercato quindi. Se la magistratura avesse gli strumenti potrebbe ben capire se dietro un Social Club si nasconde l’investimento mafioso, se si ponesse un tetto massimo di soci, tra l’altro, non sarebbe nemmeno un investimento troppo redditizio, non si può quindi vietare a cittadini onesti di riunirsi per coronare questo obbiettivo solo perché al momento non si dispone di tali risorse. Che si trovino con l’introito garantito dalla “distribuzione istituzionale”, ma che si permetta a chi lo desidera di produrre le piante che preferisce, mettendo dei paletti certo (la maggior età,

La DNA arriva purtroppo al grottesco quando afferma che si dovrebbe punire con sanzioni amministrative chi detiene più di quanto previsto dalla legge se si tratta di cannabis prodotta dallo Stato e penalmente se si tratta di cannabis autoprodotta. Ma come, in regime di Monopolio posso riempirmi un camion di sigarette e perché mai dovrebbe esserci un limite per la cannabis che tra l’altro tutti sappiamo essere molto meno nociva? E perché assimilare automaticamente la produzione personale domestica al mercato clandestino? Una volta regolata, l’autocoltivazione smette di essere clandestina. Punto, è molto semplice. Quello che manca a questa relazione è il coraggio di riconoscere che questa pianta non è assolutamente pericolosa e che permettere ai cittadini di coltivarla non destabilizzerà il sistema paese italiano più di quanto sia stato fatto in anni di politiche oscurantiste. Chissà alla DNA non si può domandare di avere questo coraggio, questa volontà politica, ma noi lo domandiamo ai nostri lettori, andiamo avanti perché quando e soprattutto COME la cannabis sarà legale dipenderà esclusivamente da voi.


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BANCA DI SEMI

11 4 settimane di fioritura

alta. Rimangono sane durante questa fase senza perdere colore o forza e ci vogliono 10-12 giorni perché abbiano un buon sistema radicolare. Una volta che vediamo un buon sistema radicolare, possiamo metterle direttamente nel contenitore in cui rimarranno per la fioritura ed evitare poi ulteriori travasi. Una volta messe nel terreno, la crescita parte rapidamente.

FIORITURA

CRITICAL JACK PER IL BUONO, IL BRUTTO E IL CATTIVO

Pronta per essere tagliata in 60 giorni in indoor, fra il 1° e il 15 ottobre nei raccolti outdoor. Nei primi giorni di fioritura, la pianta continua a crescere e cominciano a vedersi i primi pistilli. Si formano rapidamente e in modo costante per tutta la pianta, acquisiscono volume in poco tempo e cominciano a unirsi formando cime di dimensioni maggiori. Con un solo mese di fioritura, le dimensioni dei Cloni di 12 giorni

Frutto di due delle varietà più apprezzate, la Critical+ e la Jack Herer, il cui risultato è un ibrido indico/sativo molto facile da coltivare che gradirà tutto l’affetto che gli si darà, con grandi e dense cime dal sapore dolce. TricomaTeam (tricomateam@gmail.com) Un’altra creazione spettacolare della banca di semi Dinafem a cui non potremmo chiedere di più. È molto rapida in fase di fioritura nonostante la predominanza sativa, è molto resistente a insetti infestanti e muffe, genera una grande quantità di resina e ha un odore e un gusto fruttato Le tipiche foglie pendenti

deliziosi. L’effetto è duraturo, molto gradevole e psicoattivo, che verte maggiormente sul trip mentale e non fisico. È una pianta superproduttiva che può superare i 600 g/m2 in indoor e un chilo per pianta in outdoor.

INCROCIO

Non hanno certo bisogno di grandi presentazioni le piante progenitrici che hanno portato alla Critical Jack. Basandoci unicamente sul corredo genetico dei progenitori, possiamo prevedere che sarà una pianta degna di qualsiasi coltivazione.

La Critical+, sviluppata a partire da una Big Bud e una Skunk, dà omogeneità alla crescita della pianta e apporta quantità e coerenza ai fiori. Aggiunge anche un tratto rilassante all’effetto senza arrivare a un effetto sedativo. La Jack Herer, genetica di Skunk#1, Northern Lights e Haze, influisce sullo sviluppo, che si rileva in un aumento dell’altezza e della distanza internodale e nell’effetto, che diventa molto intenso e cerebrale.

INDOOR OD OUTDOOR

Non serve essere un coltivatore esperto, basta avere conoscenze minime per ottenere risultati più che positivi con poche cure, sia sotto le lampade che nella terra madre. È diventata una costante delle nostre coltivazioni, l’abbiamo coltivata in varie stanze con diversi tipi di fonti luminose e non ci ha mai delusi. Tenendo gli elementi sotto controllo, utilizzando fonti da 600 watt, il raccolto è molto più abbondante. Negli orti o nelle coltivazioni di montagna si formano piante enormi che si possono raccogliere relativamente presto, con una buona apertura, della buona terra e bisogna avere pazienza per non tagliare anche se compaiono le prime piogge, per la resistenza e soprattutto perché gli ultimi giorni porteranno i fiori a prendere peso e i tricomi ad arrivare a un punto ottimale di maturazione.

fiori sono impressionanti. Alla fine della fioritura, la punta centrale e quella dei vari rami laterali hanno cime lunghe e ben dense di fiori, come anche lungo l’intera pianta, dove si formano cime voluminose e dense di fiori. È adatta anche per fiorire in vasi piccoli, da meno di un litro, dove si producono solo due o tre cime laterali e quella centrale, ma di dimensioni e con resina incredibili.

GERMINAZIONE E CRESCITA

CURA

Tutti i semi della Critical Jack acquistati fino a oggi sono germogliati e hanno iniziato il loro sviluppo senza problemi. La crescita è accelerata, uniforme, forma una pianta robusta con gambi e rami grossi. Abbiamo messo le piante in panni umidi e la prima radice è comparsa sempre a distanza di 24-36 ore. I primi giorni le abbiamo inserite in contenitori piccoli (poco meno di un litro), dove sono rimaste 10-15 giorni perché si sviluppassero bene e poi le abbiamo travasate in vasi di dimensioni maggiori per sfruttarne appieno il potenziale. In indoor, di solito le travasiamo in vasi da 7 e 11 litri, ma abbiamo fatto anche delle prove con cloni in meno di 1 litro, 2 litri e 18 litri, con ottimi risultati, proporzionati alle dimensioni. In outdoor le portiamo quando sono alte circa 20-30 cm, in maggio, generalmente più verso metà o fine del mese, perché a nord comincia a migliorare il tempo. Possono arrivare addirittura a 3 metri di altezza.

CLONAZIONE

Essendo una delle nostre preferite, abbiamo fatto una selezione per ricercare la madre migliore. Abbiamo preso talee da numerose piante di questa varietà ottenendo risultati molto buoni. Per la propensione alla crescita, ai forti rami e alla separazione fra i nodi, si possono ottenere molte talee di qualità molto

È una delle piante più facili e rapide da coltivare. Ha un buon rapporto cime per foglia, il che la rende una varietà molto semplice da raccogliere. Lascia una grande quantità di resina sulle forbici, che vale la pena provare il giorno seguente, altrimenti il giorno di lavoro non finirà mai.

PRODUZIONE, EFFETTO E SAPORE

È una delle piante che piacciono di più per l’effetto, il sapore e il peso. L’aroma ricorda la Critical+, con accenti di legno e incenso. L’effetto è così gradevole e inebriante che non si vorrebbe smettesse. Favorisce la conversazione e il sorriso. Ideale per ogni momento del giorno.


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BELPAESE

Niente canapa, niente giustizia Dallo scorso 8 giugno il musicista teatino Fabrizio Pellegrini, affetto da varie patologie che affronta con la cannabis e con lo yoga, è di nuovo in carcere in attesa di scontare una condanna per auto-coltivazione passata in giudicato. Come se non bastasse, la stampa locale lo ha presentato come un vero e proprio mostro affermando che “coltivava marijuana in casa per poi venderla: arrestato. Durante un'operazione antidroga, in manette è finito F.P., classe 1968, di Chieti, fermato nell’ambito di specifici servizi mirati alla prevenzione e al contrasto dello spaccio”. di Enrico Fletzer In un paese civile sarebbe piuttosto facile il poter dimostrare come la permanenza in carcere di Fabrizio Pellegrini sia del tutto incompatibile non solo con la sua salute ma anche con la democrazia. Basterebbe seguire un ragionamento logico, la stessa conclusione a cui é pervenuta in casi del tutto analoghi la Corte costituzionale tedesca che ha sancito la libertà di coltivare la cannabis per i pazienti non coperti dalla cassa malattie o le cui condizioni non siano coperte dalle cliniche ospedaliere. Ma in Italia evidentemente la pietà é morta anche di fronte a dati incontrovertibili come lo stato di indigenza e di malattia di Fabrizio Pellegrini, che non dovrebbe temere la violenza dello Stato in quanto povero e malato. Da dieci anni è costretto a coltivare la sua medicina. Ben prima del decreto Turco. Anche questo fa o non fa notizia? Per lui la legalizzazione dell'uso medico non ha cambiato sostanzialmente la sua condizione, salvo restante lo stato di cose presente. Di fronte a queste fattispecie, in nome di una astratta legalità, lo Stato fa strame dei diritti del malato anche perché, con scadenze quasi regolari, le forze

dell'ordine si presentano a casa sua per perseguitarlo, arrestarlo e distruggergli la sua possibilità di cura. Con la complicità dei media e di un ambiente estremamente bigotto come quello teatino. Una vera e propria tortura, di cui il nostro codice penale si rende protagonista e che impedisce la libertà

FABRIZIO È UNA PERSONA PACIFICA E BUONA CHE INCARNA LA FIGURA DEL BUON NEMICO O IL NEMICO IDEALE di cura di Fabrizio e di tanti altri soggetti. Un contesto assolutamente perverso che nega una terapia assolutamente sicura ed efficace. Chi ha arrestato Fabrizio ha agito e continua ad agire sulla base dell'obbligatorietà dell'azione penale che

non ammette deroghe né titubanze pena una incriminazione per omessa comunicazione di reato. Per la verità, le stesse forze dell'ordine, i media locali e la stessa magistratura trascendono le loro competenze nel momento in cui esibiscono oscenamente il corpo del delitto o dipingendo l'arresto di un poveraccio come un colpo alla criminalità più o meno organizzata. Essendo Fabrizio un bersaglio facile, da persona pacifica e remissiva, un po' come le pianticelle di cui sopra, troppo spesso esibite come trofei, come una volta si faceva con i resti dei banditi maremmani o calabresi. Fabrizio è una persona pacifica e buona che incarna la figura del buon nemico o il nemico ideale, secondo la fortunata espressione del criminologo norvegese Nils Christie. In un contesto molto particolare. La sua città, Chieti, passata alla storia come la città della camomilla in quanto scelta dal regime fascista come luogo ideale per celebrare processi farsa come quello che vide assolti gli assassini di Giacomo Matteotti e lo stesso Mussolini, il mandante. In un'epoca storica diversa, il Tribunale teatino non ha voluto recepire l'ampia documentazione medica presentata da Fabrizio a suo discarico. Solo una forte mobilitazione politica a suo favore, parallelamente all'agognato cambiamento dello stato legale della cannabis, potrebbe salvarlo da una lunga pena detentiva. Ma per fortuna qualcosa si muove, perché dopo la visita in carcere

degli esponenti radicali Trisciuoglio e Bernardini, un'interpellanza parlamentare del Gruppo di Pippo CivatiPossibile potrebbe aprire la mente ai nostri governanti e al garante dei diritti dei detenuti. Con una semplice richiesta di delucidazioni rispetto alla sua permanenza in carcere firmata dall'on. Andrea Maestri, assieme ad altri esponenti civatiani che il 30 giugno, durante la seduta 345, si è chiesto il motivo della permanenza in carcere di un soggetto con artrite reumatoide ed altre patologie visto che le normative vigenti sono di controversa interpretazione e causano fatti gravi come quelli sopra descritti. Si è chiesto se il governo sia a conoscenza dei fatti narrati, se non si ritenga necessario avviare una fase di studio della materia al fine di promuovere una riforma del Codice penale che consenta alle persone affette da patologie che necessitano di cure palliative, come quelle che richiedono l'uso della cannabis e dei suoi derivati, di non dover incorrere in denunce e pene detentive. E inoltre “se non ritengano urgente e necessario, assumere iniziative normative urgenti che chiariscano con certezza a tutti il fatto che l'autoproduzione di cannabis per “uso personale medico” non integra ipotesi di reato. Da tempo si discute della incostituzionalità delle leggi contro la canapa e dell'incongruenza di un sistema che condanna qualcuno per qualcosa che gli fa solo bene. Se non ora quando?


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SIGNORINA DELL’ANNO 2016

Jamaican Dream

ORIGINE DELLA SIGNORINA DELL’ANNO 2016 Parliamo con il team di Eva Seeds del viaggio in Giamaica, dove hanno individuato la genetica con cui hanno selezionato la Jamaican Dream, signorina dell’anno 2016. Il team di Eva Seeds ha visitato la Giamaica nell’estate del 2007. Durante il viaggio sono stati in vari campi di coltivazione della cannabis e alcune piantagioni erano più accessibili, mentre in altre non era abituale l’ingresso di estranei. Hanno provato diverse varietà, molte di qualità, ma nessuna che gli sia parsa super speciale. Uno degli ultimi giorni, quando hanno pagato il conto al ristorante, il cameriere incaricato non aveva resto e ha deciso di regalar loro alcune cime. Quella marijuana era dolce e potente, ma anche sativa nel suo effetto energico. Le cime non avevano molti semi, 15 o 20 al massimo. Dopo aver provato le cime, non hanno avuto dubbi sul voler conservare i semi e quindi li hanno messi in valigia e li hanno coltivati in Spagna. Quando hanno provato i semi, si sono resi conto che si trattava di una varietà molto omogenea, in cui quasi tutte le femmine erano uguali e il prodotto finale è stato molto simile a quello provato in Giamaica. Hanno fatto fatica a selezionare fra tutte le piante femmina, perché erano piuttosto simili, ma alla fine hanno eliminato le più tardive, quelle meno produttive o meno saporite, fino a rimanere con una sola femmina, che è la madre della Jamaican Dream. Hanno fatto anche una selezione delle piante maschio, una delle quali era rapida e odorosa e hanno impollinato la madre finalista della Jamaican Dream, come

anche varie semifinaliste. I semi ottenuti li conservano nella loro riserva genetica, dove custodiscono una serie d’incroci, semi da collezione e prove, nell’attesa che arrivi la legalizzazione e che possano fare tutti i test che vorrebbero condurre. Secondo quanto dice il team di Eva Seeds, il fatto che fossero omogenee fa pensare che si tratti

di una varietà selezionata da qualche produttore locale che produceva i propri semi. Molti di questi coltivatori fanno un buon lavoro, grazie al tempo e alla pazienza a loro disposizione. In questo caso, sembra che ricercasse una buona varietà outdoor, poiché la fioritura inizia presto e finisce in poco tempo, resiste bene alle inclemenze degli esterni, soprattutto all’oidio. È vigorosa, facile da coltivare


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e ha un effetto stimolante. Se i semi che hanno ricevuto fossero stati un incrocio accidentale, la discendenza non avrebbe caratteri così stabilizzati. All’inizio hanno fatto fatica a credere che fosse pronta in soli 42 giorni di fioritura e hanno dovuto ripetere la coltura tre volte, fino a convincersi che in soli 42 giorni si potevano raggiungere i migliori risultati per questa varietà. Oltre a essere rapida è anche precoce, ossia, comincia preso la fioritura e la finisce in poco tempo: in outdoor, per esempio, comincia a fiorire a metà agosto ed è pronta alla fine di settembre. Per ottenere questi risultati bisogna saperla coltivare, tenendo in considerazione che ha una fioritura molto veloce, per cui bisogna sapere quando concimare. Con una varietà di sei settimane di fioritura bisogna tenere il ciclo di concimazione più leggero, che non sia di un verde esagerato, in modo da impedire la rifioritura e da facilitare il raccolto di pian-

te pulite e adeguate. Si consiglia di non superare una Ec di 1.8 e smettere di concimare dieci giorni prima del raccolto. Per quanto riguarda il tempo di crescita, si consiglia di calcolare circa un mese o un mese e mezzo, a seconda delle preferenze e conviene farla passare in fioritura quando è alta circa 50 centimetri. Arriverà alla fine a circa 80 centimetri di altezza. Una cima di Jamaican Dream si riconosce facilmente, per la gran quantità di grossi pistilli che accumula sulle cime. Quando matura acquisisce un tono arancione molto caratteristico, che passa al marrone in poco tempo se si supera il momento del raccolto. Al pubblico piace questa varietà perché ha un sapore molto distintivo e un effetto gradevole, stimola ma senza devastare, è una marijuana attiva che spinge a essere operativi. Tutte queste caratteristiche così personali sono quelle che hanno trasformato la Jamaican Dream in Signorina dell’Anno 2016 per la rivista Soft Secrets.


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BANCHE DI SEMI

La famiglia Llimonet Haze è prima di tutto un sapore di sativa al limone. L’ho provata con il team Elite Seeds, mentre mi commentava la lunga procedura di selezione delle sue quattro versioni. Senza dubbio, ciò che ha attirato di più la mia attenzione è stata la presenza dei diversi fenotipi di Llimonet Haze - Classica CBD, con una solidità e un aspetto che non sono tipici delle varietà con CBD. Anche il sapore risulta originale e distintivo senza avere alcun nesso con altre varietà con CBD. Per quanto riguarda Llimonet Haze – Classica CBD stimolante delle sative, mentre La Rica – Classica CBD Dopo aver sviluppato la Llimonet Auto CBD, Negli articoli precedenti abbiamo parlato della ha il carattere rilassante delle indiche. hanno voluto fare un passo in più e hanno l’effetto, è attivo, ma equilibrato, ide- procedura che ha seguito Elite Seeds fino ad arrivare creato una versione rapida, la Llimonet Haze – Ultra CBD: questa pianta è fotodipendente, ma ale per divertirsi durante l’intervista a una varietà pura CBD, da cui cominciano il lavoro di Llimonet Haze – Auto. queste linee. Una volta che si arriva a questo punto, ci CBD e Llimonet Ultra CBD un tocco della Llimonet Haze – Auto. CBD, e la degustazione, dato che quando sono due percorsi per arrivare alla CBD Rich. Il percorso Le autofiorenti sono sempre più diffuse e molti clienti ha ecco perché il periodo di fioritura è più breve. È gli effetti sono troppo intensi, si spe- rapido è quello di ritornare alla varietà CBD pura e di Kanopia chiedono autofiorenti con CBD per diversi una versione che fiorisce con notti brevi, rende con tutte le genetiche Elite Seeds: si riesce motivi, come la coltura urbana in aree che di sera hanno di più della versione autofiorente, ma meno gne la canna e quando la si riaccende impollinare così in modo rapido a presentare tutta la collezione inquinamento luminoso, la coltivazione fuori stagione delle classiche. non ha lo stesso sapore, ma con la in formato CBD Rich e il problema è che si perde la e altre applicazioni. Una volta realizzata la linea Llimonet Haze Classica CBD, si fuma caratteristica di ogni linea e si passa ad altre varietà, con Llimonet Pure, hanno usato la Elite47 per trasmetterle Quattro momenti un’eccessiva influenza del progenitore CBD. Elite Seeds la caratteristica di autofioritura. Anche questa procedura Abbiamo appena parlato dei vari utilizzi di ogni con piacere dal primo all’ultimo tiro. non voleva usare lo stesso progenitore in La Rica – è complessa, perché ci vogliono diverse generazioni per versione, ma in realtà queste quattro versioni non

LA SAGA LLIMONET HAZE

H.Madera

In un lungo lavoro durato anni, Elite Seeds ha sviluppato quattro versioni della sua varietà Llimonet Haze. Prima di tutto quella con solo THC (Llimonet Haze – Classica THC), poi la CBD Rich (Llimonet Haze – Classica CBD), poi l’Autofiorente con CBD (Llimonet Haze – Auto. CBD) e infine la versione rapida con CBD (Llimonet Haze – Ultra CBD).

Llimonet Haze – Classica THC

Si sono così gettate le basi della varietà, con caratteristiche organolettiche tipiche della sativa, come l’odore d’incenso, il gusto di limone, la struttura o l’effetto euforico. Il gusto di questa varietà viene lavorato a fondo fino a stabilizzarlo completamente, riunendo i terpeni classici delle sative. Una volta stabilizzato, mediante analisi cromatografica, si verifica che i terpeni predominanti siano limonene, terpinolene e mircene, inoltre include 3-carene, un terpene molto difficile da trovare nella cannabis e che compare nelle piante come il rosmarino e il cipresso, che poi ritroviamo a livello di gusto. A partire da questo momento, in tutte le versioni si lavora con analisi cromatografica per la selezione dei progenitori, così da fare in modo che tutta la famiglia Llimonet Haze abbia lo stesso sapore, dove compaiono tocchi di limone, con accenti di cipresso verde, zenzero e anice, con un retrogusto d’incenso. Naturalmente continuano a usare i loro criteri quando provano la varietà, ma l’utilizzo di analisi agevola il lavoro e permette di verificare le impressioni soggettive. Una delle caratteristiche principali di Elite Seeds è che è in stretto contatto con il pubblico finale, attraverso il punto vendita a Valencia, Kanopia. I clienti che sono fan della Llimonet Haze dall’inizio hanno commentato come questa varietà fosse apprezzata, ma che a volte avesse un effetto troppo intenso o che volessero una varietà più rapida. Elite Seeds ha così cominciato a pensare a una versione della Llimonet Haze con un effetto più modulato e una fioritura più breve. Il primo tentativo è stato la Bestial Skunk, dove s’incrocia la Llimonet Haze con la Skunk Californiana che utilizzano a La Rica e in questo modo è stato addolcito il gusto ed è stata accorciata la fioritura, ma l’effetto ha continuato a essere troppo potente a tratti. È così che hanno deciso di creare le versioni CBD.

Classica CBD della Llimonet Haze – Classica CBD, così ha deciso di fare una linea di lavoro dedicata con ciascuna varietà. È un percorso più lungo e difficile, ma che mantiene l’omogeneità e la personalità di ogni varietà, ecco perché fanno un incrocio fra la CBD pura e la Llimonet Haze e altri due incroci successivi fra le piante discendenti, selezionando sempre gli esemplari che presentano le caratteristiche organolettiche della Llimonet Haze. Con La Rica seguono una procedura simile, così arrivano alle linee Llimonet Pure e La Rica Pure che non sono commercializzate, ma che usano nella selezione. Grazie agli anni di lavoro investiti, possono offrire varietà nelle quali tutte le piante si somigliano e in questo modo si possono avere colture omogenee senza dover usare talee. Usando semi anziché talee si ottengono piante più vigorose, produttive e resistenti. Con la linea Llimonet Pure incrociata con la Llimonet Haze – Classica THC, creano la Llimonet Haze – Classica CBD. Questa versione conserva tutte le caratteristiche della Llimonet Haze, soprattutto il gusto, ma offre un effetto molto diverso, oltre che particolare, poiché tutta la discendenza è CBD Rich. Significa che offre sempre più CBD che THC e un contenuto minimo di CBD del 4%. Coltivare semi CBD Rich assicura che tutta la discendenza offra CBD, senza dover fare una selezione successiva, il che è complicato per il pubblico finale. La Llimonet Haze – Classica CBD ha un effetto allegro, lucido e stimolante, che dà voglia di essere attivi e operativi, senza però tachicardia, ansia o effetti eccessivi. È una buona scelta per quando si vuole fare un uso medico o volto al benessere, ma senza sentire un effetto potente o quando si vuole fumare qualcosa senza essere poi fuori gioco, anche per chi non sopporta bene la marijuana che ha solo THC o che prova ansia. È ideale quando si vuole rimanere concentrati, poiché porta a essere più interessati e focalizzati sul lavoro che si sta facendo. Bisogna sottolineare che non tutte le varietà CBD Rich hanno lo stesso effetto. Per esempio, la Llimonet Haze – Classica CBD ha l’effetto

stabilizzare l’autofioritura e durante la stessa, bisogna condurre analisi per scegliere i progenitori adeguati, ma le piante non smettono di crescere e quindi è sempre una corsa contro il tempo.

sono preparate per quattro profili di persone diversi. Al contrario, secondo quanto dice lo staff di Kanopia, sono molti i clienti che acquistano le quattro versioni: c’è un momento giusto per ciascuna di esse.


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IL CANAPAIO

PUNTI DI VISTA

Poco tempo fa ho visto una recensione del mio libro Canapicoltura Indoor in cui si considerano obsolete tecniche, materiali e strain. Canapicoltura Indoor è stato pubblicato nel 2003 e sicuramente sono stati fatti miglioramenti, ma chi ha provato a seguire il testo ha sempre fatto facilmente intorno al grammo/watt: produzione che oggigiorno sembra ai più un miraggio. Non pretendo di insegnare le tecniche più professionali e non mi interessa quello che vuole il mercato, ma sono più di 40 anni che lavoro con la cannabis e ho imparato ad avere un profondo rispetto per il “dono degli Dei”. I miei insegnamenti sono sempre stati per una produzione non mirata ad un commercio, ma alla più alta qualità, nel di Franco Casalone modo più semplice possibile. Vi elenco una serie di scelte nel lavoro di coltivazione delle quali sono ancora convinto, e che possono ancora portare a raccolti e qualità superiori:

SCELTA DEL SEME

Oggi si commercializzano soprattutto semi “femminizzati”, praticamente cloni di un solo genitore. Nei semi femminizzati il patrimonio genetico è dimezzato rispetto ad una pianta normale. Si sceglie una femmina bella, la si mutila per farne talee, di cui una parte saranno sottoposte ad una tortura con una sostanza chimica tossica per le piante. Tanto tossica da farne morire una parte e da costringere la parte sopravvissuta a cambiare sesso, intuendo che in quell'ambiente non è possibile riprodursi in modo sano. E sarebbe doloroso per qualunque progenie continuare la vita. Le piante “femminizzate” non hanno capacità di adattamento, non permettono nessun miglioramento varietale e sono “addolorate” (anche, spesso, negli effetto che danno ai consumatori). Scegliete semi sani, regolari (da cui nascano veri maschi e vere femmine), da cui potrete fare selezione e costruirvi la vostra varietà. Adattata al vostro ambiente, alle vostre condizioni e alle vostre esigenze. Potrete imparare tanto dalla pianta, imparare ad amarla, a rispettarla e ad essere ricambiati. Nei semi regolari ci sarà una differenziazione di individui (fenotipi) in cui qualcuno sarà di sicuro il migliore

per voi. Se avrete conservato da parte il polline dei migliori maschi potrete cominciare a produrre i vostri semi, e la soddisfazione sarà tanto maggiore che se li aveste comprati.

SCELTA DELLE PIANTE DA RIPRODURRE

Questo vale per i “breeders”: la prima selezione che si deve fare è quella di piante sane. Devono essere resistenti a parassiti e muffe, resistenti a stress idrici e ai cambiamenti di temperatura, in grado di crescere rapidamente, con una struttura robusta e un apparato radicale esteso, capaci di adattarsi a diversi ambienti, e, solo per ultime scelte, in grado di produrre abbondante resina e di garantire un'alta produzione di infiorescenze. Le piante con una resina con tricomi più piccoli in genere hanno aromi più “raffinati” di quelle con tricomi molto grandi (che servono soprattutto al mercato, per “fare scena”…).

CRESCITA/MESSA IN FIORITURA

Le piante di cannabis devono poter crescere liberamente (con almeno 5 litri di terriccio) fino a quando sviluppano i “primordi”: prime avvisaglie di fiori, due palline piccolissime fra il fusto e l'ascella della foglia (non un ramo), generalmente fra la sesta e la nona coppia di foglie, fra i 30 e i 45 giorni

dall'emergenza. Da queste palline dopo pochi giorni usciranno due pistilli bianchi (se la pianta è femmina) oppure le palline si staccheranno dal fusto, attaccate ad un peduncolo (e in questo caso è un maschio). È inutile e controproducente accorciare a 12 ore il tempo di luce/buio se le piante non hanno ancora sviluppato i primordi: i primordi sono il segnale della raggiunta maturità sessuale e da questo punto, se le ore di luce sono inferiori (in genere) alle 14-15 ore le piante continueranno la fioritura; se superiori (da 15 in poi) riprenderanno la crescita e i primordi seccheranno. Se il tempo di fioritura viene anticipato le piante si allungheranno eccessivamente, non svilupperanno rami laterali e avranno meno vigore per produrre infiorescenze abbondanti e rigogliose. Se trovate scritto di far crescere le piante, ad esempio, per 15 giorni, questo si riferisce a talee radicate, e non a piante nate da seme.

FOGLIE

Non bisogna mai togliere le foglie, a meno che siano ammalate o infestate per più del 50% della superficie. Le foglie sono il polmone della pianta e una fabbrica di sostanze utili alle infiorescenze. L'infiorescenza non deve prendere più luce e non è vero che togliendo la foglia si permette all'infiorescenza sottostante di crescere meglio: le si portano solo via delle sostanze utili. Quando la foglia ha esaurito la sua funzione, secca e cade da sola (a questo punto è meglio eliminarla per evitare infestazioni). E, per un'alta qualità, le foglie si devono lasciare anche mentre le piante seccano (vedi oltre).

PH

Il ph si misura con l'acqua che esce da sotto il vaso, e non quello della soluzione nutritiva (a meno che sia indicato espressamente sulla confezione). In genere, con la terra, il ph ideale è un poco più alto che in caso di coltivazione idroponica (che, per un uso sano, sconsiglio).

FIORITURA

Le varietà a fioritura più lunga danno raccolti decisamente superiori come qualità e come

quantità. Nel cambio di ore luce/buio (da 18/6 a 12/12) è importante aumentare l'intensità delle fonti luminose e consigliato, se si vogliono piante compatte e cespugliose, mantenere fonti di luce blu (MH, a ioduri metallici) per almeno una decina di giorni. I neon e i LED non hanno abbastanza intensità per penetrare oltre i primi 15-20 cm. dalla cima. Molti oggigiorno usano i LED anche per completare la fioritura: se lavoriamo con un “sea of Green” , in cui si raccoglieranno solo i 20 cm superiori, è una scelta sensata. Ma se lavoriamo per il volume, dove troveremo infiorescenze anche 80-100 cm lontano dalla cima, avremo bisogno di fonti luminose in grado di garantire abbastanza intensità a tali distanze: lampade a scarica (MH e HPS) e al plasma (allo zolfo). In fioritura le piante avranno bisogno di almeno 20 litri di terriccio, se i vasi finali per le piante potranno contenerne di più, tanto meglio. Con vasi più piccoli dovrete, ad un certo punto somministrare tanti nutrimenti come se le piante stessero crescendo in idroponica, e sicuramente il gusto delle infiorescenze ne risentirà, e sarete costretti a maggiori controlli e interventi. Come consiglio, quando pensate che le vostre piante siano pronte, aspettate ancora 10-15 giorni a raccoglierle (e bagnatele con sola acqua): a me le verdure e la frutta piacciono ben mature.

RACCOLTA/ESSICCAGIONE

Se riuscite a raccogliere solo le parti della pianta mature, e ad attendere per quelle sottostanti, il raccolto sarà maggiore e più uniforme come maturazione. Cercate di toccare il meno possibile le piante e le parti tagliate, di non appoggiarle qua e là e di appenderle subito a testa in giù. Senza togliere le foglie! Le foglie proteggono le cime da sfregamenti, toccamenti e polvere. Durante l'essiccagione buona parte dell'acqua evaporerà attraverso le foglie, permettendo alle infiorescenze di conservare gli aromi che andrebbero in parte persi se l'acqua evaporasse attraverso i fiori. Ci vorrà più tempo, ma anche l'asciugatura delle infiorescenze


19 sarà più omogenea. Ricordatevi che la clorofilla ci mette almeno 20 giorni a degradarsi e fumare cime umide e piene di clorofilla non è piacevole. Dopo almeno 20 giorni potrete pulire le cime (operazione, fra l'altro, molto più veloce e pulita che se eseguita con le piante fresche) e riporle in vasi ermetici o conciarle. Fare questo lavoro sopra ad un setaccio (con i fori da 150 a 240 micron, a seconda della grandezza della resina) permetterà di ottenere resina di alta qualità, se poi ripulita (con setacci da 45 a 90 micron) il prodotto potrà essere eccellente.

CONCENTRATI /ESTRATTI

I metodi tradizionali per concentrare la resina sono due: a mano, dalle piante vive (Himalaya), e, con le piante secche, su setacci (dal Marocco al Turkestan

sonore). Un metodo nuovo, che sembra promettere una buona resa ed un'alta qualità con infiorescenze senza semi è il cosidetto “rosin”, che consiste nel pressare a caldo i fiori e raccogliere la resina che si deposita: se si avvolgono le cime in un tessuto di nylon con fori da 25 micron (la maglia più fine x l'ice) la resina raccolta sarà praticamente pura. Per le estrazioni il discorso si complica: è stato provato qualunque tipo di solvente, ancora oggi gli estratti fatti con il butano sono molto considerati, ma ricordatevi che ogni tipo di solvente derivato dal petrolio è tossico, e, anche se riuscissimo ad eliminarlo completamente la sua traccia rimarrà su ogni molecola del nostro estratto. L'alcol isopropilico è una schifezza (io faccio la grappa, e l'isopropilico è nelle code, sgradevoli e indigeribili), lo usano gli americani perché non

difficilissimi da analizzare, perché impossibili da separare dall'olio usato come solvente. L'anidride carbonica in stato supercritico (intorno alle 73 atmosfere di pressione e ai 36 gradi centigradi) diventa un solvente molto selettivo, utile per separare molecole di materiali puri. Utile ad un'industria farmaceutica, ma usata con macchinari estremamente complicati e costosi. La classica estrazione con alcol etilico è sempre valida, e la possiamo migliorare ed ottenere estratti ad altissima concentrazione di sostanze attive (vedi SSIT n. 3 2015: tutto sull'estrazione di cannabis medicinale)

CANAPA INDUSTRIALE

Due parole anche su questa parte importantissima: ultimamente ho visto che si cercano di adattare

Le nostre varietà classiche, dioiche, di canapa (Carmagnola e CS, ma anche, in un futuro prossimo, Eletta Campana e Fibranova) danno piante giganti (fino a 6-7 metri), con raccolti in canapulo e semi corrispondenti. Finora si è cercato di farle seminare tardi, per avere piante più piccole e quindi più facili da tagliare per le macchine disponibili. Ma i macchinari per le piante giganti esistono, e si possono fare ex novo. Basta che possano lavorare. Speriamo (ed è più che una speranza…) che dal prossimo anno ci possa essere abbastanza seme delle nostre varietà da permettere un vero rilancio della canapicoltura, con le vere piante di canapa. È importante che si facciano in ogni zona impianti per la separazione della fibra dal canapulo, raggiungibili dall'agricoltore con i suoi mezzi. È importante che si facciano conoscere tutti

FINORA SI È CERCATO DI FARLE SEMINARE TARDI, PER AVERE PIANTE PIÙ PICCOLE E QUINDI PIÙ FACILI DA TAGLIARE PER LE MACCHINE DISPONIBILI. MA I MACCHINARI PER LE PIANTE GIGANTI ESISTONO Cinese, passando per il Nordafrica, il Libano, la Turchia, la Grecia, le Repubbliche a sud dell'ex Unione Sovietica, l'Afghanistan e il Pakistan). A questi si deve aggiungere il metodo con acqua fredda e ghiaccio (una variante è con il ghiaccio secco) e le diverse prove fatte con vibrazioni varie (ultrasuoni, onde

hanno accesso all'alcol etilico, l'unico solvente accettato per estratti per uso medico. Gli oli vegetali sono buoni solventi (olio d'oliva, di sesamo, di canapa, di cocco, di girasole) ma in genere non si riesce ad avere una concentrazione di principi attivi abbastanza alta e gli estratti così ricavati sono

i raccolti alle macchine, e per me questa è una bestialità. Le varietà francesi, monoiche, per me sono uno scherzo, ed un tentativo di monopolizzare il mercato (il seme di base deve essere continuamente reincrociato per ottenere il monoicismo nella varietà).

i prodotti in canapa e si crei un mercato locale in ogni zona di produzione. Con la speranza che il ritorno del dono degli dei nei campi aiuti a capire che non bisogna più usare veleni in agricoltura. Per la salute di tutti.



COLTIVA CON JORGE CERVANTES

Azoto Macronutrienti

I macronutrienti sono gli elementi che le piante usano maggiormente e devono essere presenti costantemente per la crescita e affinché questa sia corretta. La maggior parte dei fertilizzanti di solito mostra sulla confezione grossi numeri di azoto (N), potassio (P), fosforo (K), come percentuali (N-P-K). Sono sempre elencati nello stesso ordine: N-P-K. Questi nutrienti devono essere sempre disponibili (solubili) per dare alla cannabis i blocchi necessari per una crescita rapida. L’azoto è il nutriente di cui c’è più spesso carenza.

I margini delle foglie potrebbero perdere colore. Le foglie continuano a ingiallire e potrebbero ripiegarsi, sviluppare macchie brunastre e con il progredire della carenza, potrebbero cominciare a cadere. La crescita rallenta con foglie più piccole e gambi più sottili. L’ingiallimento delle foglie avanza salendo lungo la pianta. Appaiono segni di fioritura precoce sulle piante malate. La resa è decisamente inferiore. Causa: L’azoto è altamente solubile e viene sciacquato facilmente dal substrato. Deve essere sostituito regolarmente, soprattutto durante la crescita vegetativa. La materia organica e la vita nel terreno in decomposizione potrebbero consumare l’azoto disponibile nella terra e farlo esaurire più rapidamente di quanto non possano assorbire le radici.

Azoto (N)—mobile (essenziale) Informazioni: sono necessari elevati livelli di azoto durante la crescita vegetativa, ma nella fase di germinazione, per i cloni e in fase di fioritura sono necessari livelli inferiori. Ridurre i livelli di azoto anticipa la fioritura e aumenta i livelli di acido abscissico (ormone).

L’azoto viene utilizzato velocemente durante la rapida crescita e potrebbe verificarsi una lieve carenza. Anche se è disponibile, le radici potrebbero non essere in grado di somministrare azoto abbastanza velocemente. I livelli di nutrienti nelle piane si rialzano quando rallenta la crescita. La causa potrebbe essere anche una quantità inadeguata di azoto nel programma di fertilizzazione o quando si usa un substrato di coltura con bassa CEC (capacità di scambio cationico) che non è stato progettato per l’utilizzo con la formula di nutrienti. Le malattie come il Fusarium e il Pythium possono ridurre il flusso di fluidi e l’approvvigionamento di azoto, ma hanno sintomi specifici, a parte l’esaurimento di azoto.

L’azoto regola la capacità della pianta di cannabis di produrre proteine essenziali per protoplasma nelle cellule e molte altre funzioni. È responsabile soprattutto della crescita delle foglie e del gambo, ma anche delle dimensioni e del vigore della pianta nel suo complesso. L’azoto è attivo soprattutto nelle cime, nei germogli e nelle foglie giovani. La cannabis assorbe l’azoto soprattutto sotto forma di ammonio (NH4+), che viene assimilato molto velocemente soprattutto in aminoacidi e sotto forma di nitrato (NO3-), la forma nitrata dell’azoto, che viene assimilato più lentamente nella maggior parte del resto. Anche le piccole molecole organiche forniscono azoto. Attenzione quando usate l’ammonio: in dosi eccessive può bruciare le piante. I fertilizzanti idroponici utilizzano nitrato ad azione più lenta e lo miscelano con ammonio. L’equilibrio adeguato tiene il pH della rizosfera più stabile e gli elevati livelli di ammonio influiscono sul gusto del raccolto.

Si confonde con: Carenza di potassio. I gambi rossastri e l’effetto sui

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lati delle foglie provocati dalla carenza di potassio può essere fraintesa in alcune varietà di cannabis che hanno gambi e pezioli rosso-violacei. Soluzione: Drenare il substrato con una soluzione di nutrienti leggermente più concentrata. Fertilizzare con il fertilizzante adeguato a elevato contenuto di azoto solubile che abbia il rapporto corretto di ammonio (NH4+) e nitrato (NO3-), il nitrato per il substrato. Fra le fonti organiche di fertilizzanti a elevato contenuto di azoto solubile figurano farina di sangue, guano di uccelli marini, emulsione di pesce, tè di compost e altri. Controllare e correggere il pH nell’area radicolare. Le foglie dovrebbero diventare più verdi in 3-5 giorni. Le foglie gravemente colpite a volte non si riprendono e dovrebbero essere eliminate. Per ottenere risultati più rapidi a livello di foglie, somministrare fertilizzante solubile, diluito, a elevato contenuto di azoto. È necessario inoltre applicare il fertilizzante al terreno quando si alimentano le foglie, perché l’applicazione sulle foglie non si sposta. Anche se l’azoto è mobile quando le piante vengono alimentate tramite le foglie, rimane nelle foglie. Eccesso: Prima di tutto, le foglie inferiori più vecchie diventano rigogliose, di color verde scuro e flessibili. Con l’avanzare del sovradosaggio, le foglie in mezzo e sulla punta della pianta sono le parti colpite. Le foglie deboli sono suscettibili a stress da temperatura e umidità, malattie e attacchi dei parassiti. I gambi s’indeboliscono e si piegano se lo stress avanza. Con l’avanzare dell’eccesso, il sistema di trasporto dell’acqua è limitato e le foglie assumono toni brunastri-ramati. Le foglie diventano spesse e fragili e

Carenza: Quella di azoto è la carenza di nutriente più diffusa in serra, indoor e outdoor. Di solito non la si nota se i livelli sono trascurabili. La carenza però si sviluppa in questo modo: Prima di tutto il colore diventa più chiaro e tendente al giallo per le foglie più mature, dopo di che le foglie muoiono o cadono. Le foglie perdono così lustro, diventano piuttosto pallide. Si può notare un rallentamento della crescita quando c’è stata una lieve carenza per un po’ di tempo. Una carenza acuta riduce la fioritura.

Foglia con carenza di azoto

Questa foto di foglie di ‘Pakistana’ mostrano la progressione della carenza di azoto (in senso orario a partire da sinistra in alto). (MF)


22 l’eccesso di NH4 provoca carenza di Ca. I livelli di azoto in eccesso nelle piante raccolte porta a un sapore “acerbo” nella cannabis essiccata e la pianta brucia male quando la si fuma. Causa: Il sovradosaggio di azoto raramente è un problema, a meno che il terreno non sia carico di nutrienti o non se ne applichino troppi con il mix di fertilizzante. Si confonde con: L’eccesso di azoto di solito non viene confuso con altro, a meno che le bruciature da sali non diventino un problema. Alcuni lo collegano a infezioni virali. Soluzione: Drenare il substrato con una soluzione diluita di fertilizzante. I

problemi più gravi richiedono un drenaggio intenso per eliminare tutti gli elementi tossici. Drenare secondo le indicazioni riportate in “Leaching Growing Mediums”, a pagina 351. Aggiungere un

fertilizzante completo diluito. Riducete l’azoto se le piante rimangono eccessivamente verdi. I risultati dovrebbero essere visibili in 3-5 giorni, se non prima nelle colture idroponiche.

Non tagliate l’azoto nelle successive fasi di fertilizzazione, dopo aver drenato o durante la fioritura. L’azoto nel mix deve essere ridotto ma non eliminato. Il problema principale nella coltivazione di cannabis si presenta quando il livello di NH4 è troppo elevato. Quando si applica troppo N, soprattutto NH4, si muove verso il vacuolo della cellula e si trasforma in nitrito o nitrosammine o in entrambi, che provocano tumori. Alcuni “esperti” dicono che il rapporto di azoto deve essere 1:1, ma gli esperti credo pensino che un rapporto ridotto di 1:4 sia migliore e più sicuro. Questo permette di avere equilibrio, in modo tale che il rapporto di azoto non devii e non si trasformi velocemente in NH4.

Questo brano è estratto dal capitolo 21, “Nutrients”, della Cannabis Encyclopedia (596 pagine, oltre 2,000 immagini a colori, formato A4) di Jorge Cervantes, disponibile in inglese. L’edizione spagnola sarà disponibile a gennaio 2017. Per maggiori informazioni, visitare il sito di Jorge: www.marijuanagrowing.com.



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COLTIVAZIONE OUTDOOR

Lottando contro il caldo Quando comincia l’estate, le piante sono già cresciute, vigorose e hanno molte foglie. Fino ad ora il

anche mettere pezzi di polistirolo espanso, ma bisogna fare attenzione a non tappare lo sbocco di drenaggio del vaso.

raccolto sembrava che avrebbe avuto successo, ma

Ombreggiatura

con l’avanzare dell’estate, i problemi si moltiplicano. Ci sono eccessi di sale, la crescita rallenta e ci rendiamo conto che non produrranno le deliziose cime che dovrebbero produrre… Il caldo è arrivato nelle nostre coltivazioni! Bisogna tenere in considerazione che anche se il gambo e le foglie sopportano bene il caldo estivo, le radici in un contenitore non si adattano. In estate, basta prendere una pala e togliere un po’ di terra, toccarla e notare che non è calda, che rimane fresca, per rendersi conto della differenza fra la madre terra e un vaso, a livello di temperatura del substrato. Nel terreno, le radici si espandono verso il basso, in un vaso verso i bordi del contenitore ed è in prossimità della plastica che la temperatura aumenta d’estate.

Bosterix

dizioni migliori, affinché possa esprimere tutto il suo potenziale e rendere quanto ci si aspetta dalla rispettiva genetica.

Vasi

Il riflesso del sole sulle piastrelle di un attico o di un balcone, che in primavera non pone alcun problema per le nostre piante, con il sole estivo può arrivare a trasformare lo spazio dove mettiamo i vasi in un forno e cucinare così le radici delle nostre piante.

Il primo passo è quello di scegliere correttamente i vasi. È fondamentale che siano bianchi e grandi. I vasi neri e marroni, a causa del colore scuro, assorbono il calore del sole più di quanto non riescano a rifletterlo e se tocchiamo un vaso di plastica nera ci rendiamo conto che brucia. Il colore bianco riflette maggiormente la luce del sole e assorbe meno calore e se tocchiamo un vaso di plastica bianca, ci renderemo conto che è caldo, ma molto meno di un vaso nero. Se non avete a disposizione un vaso bianco, potete mettere il vaso all’interno di un vaso di dimensioni maggiori, affinché rimanga all’ombra e non si scaldi.

Potete avere le migliori genetiche, usare il miglior substrato, i migliori concimi e additivi, ma se le radici si bruciano, le piante non esprimeranno tutto il loro potenziale. Una volta individuato il fattore che impedisce che si sviluppino bene le nostre piante, il caldo, resta solo da prendere precauzioni per fare in modo che non danneggi troppo le radici e che si riesca ad avviare la fioritura con la pianta nelle con-

Il passaggio seguente è quello di isolarli dal pavimento. Si può posizionare un materiale che funga da isolante, per esempio legno, polistirolo espanso, ecc. Il pavimento in legno per esterni, come una sorta di rete, è un buon materiale, ma ogni anno bisogna dipingere il legno o almeno immergerlo in acqua e candeggina, per liberarsi di eventuali parassiti che potrebbero essersi installati l’inverno precedente. Si possono

In questo modo eviteremo che il calore del pavimento cucini direttamente le radici dentro il vaso, come se fosse una piastra da cucina, ma non interrompiamo il caldo emesso dal pavimento, che ha un effetto forte. In un balcone, a seconda della posizione, non si nota molto, ma in un attico può essere fatale. In questi casi, la cosa migliore è utilizzare un telo per fare ombra, che consenta il passaggio dei raggi del sole, ma che al contempo faccia ombra sul pavimento, dove sono posizionati i vasi. Potete fissare il telo circondando il balcone: questo contribuirà a rendere più discreta la vostra coltivazione. Se si parla di un attico, potete fissare il telo alle pareti o montare una struttura con profili di metallo e listelli di legno, per poi disporre il telo sopra di essa. Tenete in considerazione che ci sono teli con trama diversa che consentono che il sole passi più o meno. In questo caso, cerchiamo un telo che consenta un passaggio più generoso dei raggi del sole, rispetto a quello di un telo oscurante. Una maglia che apporta il 40% circa di ombra lascerà passare luce a sufficienza per la fioritura e può arrivare ad abbassare di 7 gradi la temperatura nell’area di coltura, cosa fondamentale, perché è importante togliere il calore irradiato dal pavimento. In questi casi conviene perdere raggi solari, ma ottenere un ambiente più adatto alle radici, che permetta alle piante di alimentarsi e crescere sane, perché se si bruciano le radici, le piante producono meno cime e di peggior qualità. Il fattore che frena lo sviluppo della coltura è il calore presente nel substrato ed è quindi l’elemento che dobbiamo modificare per andare avanti.

PREPARATEVI A LOTTARE CONTRO IL CALDO ESTIVO IN CITTÀ E FATE IN MODO CHE LE VOSTRE PIANTE ARRIVINO ALLA FIORITURA NELLE CONDIZIONI MIGLIORI! Irrigazione Con il caldo estivo bisogna anche cambiare le abitudini d’irrigazione. In estate le piante assorbono più acqua, perché la traspirazione è maggiore, ma anche il substrato si asciuga più velocemente per evaporazione. D’altro canto le radici sono cresciute durante la primavera e hanno colonizzato il substrato, il che ha portato la pianta a crescere e richiedere quindi sempre più irrigazione. Se continuiamo a concimare come sempre durante i giorni più caldi dell’estate, avremo poi un accumulo di sali nei vasi. Di fronte al caldo estremo, conviene ridurre la dose di concime, poiché bisognerà irrigare più di frequente. In questo modo utilizzeremo la stessa quantità di concime, ma suddiviso in diverse irrigazioni. A seconda della regione, della qualità dell’acqua, ossia dei sali disciolti, ci sono grandi differenze e si può trovare un’acqua dolce da 0 a 0,4 mS, normale da 0,4 a 0,8 mS, dura da 0,8 a 1,2 mS e di cattiva qualità a partire da 1,2 mS. per verificare la qualità dell’acqua, potete far misurare l’EC dell’acqua del vostro rubinetto nel vostro centro di giardinaggio di fiducia. Se l’acqua è dura o di cattiva qualità, sarà fondamentale utilizzare un filtro di osmosi inversa, per ottenere acqua di qualità. L’acqua del filtro deve essere ricostituita prima di essere usata sulle piante, in quanto devono ricomporsi i livelli di calcio e di magnesio. Nei centri di giardinaggio ci sono molti prodotti sotto forma di mononutrienti o di combinazione di nutrienti, che possono essere usati per ricostituire i livelli di magnesio e di calcio dell’acqua. Misurate il valore originario dell’acqua, incor-


25 porate prima di tutto il calcio, alcuni millilitri e misurate l’EC fino a 0,2 mS in più, mescolate bene e poi incorporate il magnesio fino ad arrivare a 0,4 mS. Correggete la soluzione con una goccia di pH down. Una volta abituati a preparare l’acqua, noterete che non avrete bisogno di misurare l’EC, dato che le proporzioni sono sempre le stesse per l’acqua base. Ci sono prodotti che contengono sia calcio sia magnesio e in questi casi bisogna solo aumentare la concentrazione di sali disciolti nell’acqua fino ai valori di 0,4-0,6 mS, perché sono i valori dell’acqua in base ai quali si calcolano i concimi che utilizziamo sulle nostre piante. Partendo da un’acqua di qualità e facendo attenzione a non superare il dosaggio di concime, affinché non si accumulino sali nel substrato, avremo tutte le carte in regola per ottenere un buon raccolto. Il filtro di osmosi utilizza varie membrane, per filtrare calcare, cloro e gli altri sali disciolti. Utilizza la pressione dell’acqua per farla passare attraverso vari filtri. Una parte viene filtrata ed è quella che usiamo, ma l’altra parte si spreca. Questa parte di acqua che va persa di solito è oltre il doppio di quella che si filtra. Per non sprecare l’acqua che il filtro respinge, si può raccogliere e utilizzarla per pulire il pavimento, pulire i vasi, ecc. In questo modo la nostra coltura diventa più sostenibile e si può risparmiare sulla bolletta dell’acqua. Bisogna avere costanza nell’irrigazione ed è meglio farlo di mattina presta e non lasciare che il substrato si asciughi completamente. Se le foglie della pianta sono un po’ mosce o cadute, è chiaro che ha bisogno di acqua.

rebbe a uno spreco di acqua senza idratare correttamente il substrato. Il modo più efficace di reidratare il vaso è quello d’irrigare con acqua al centro, senza che l’acqua arrivi al bordo del vaso, perché altrimenti si filtrerebbe sui lati, cosa che vogliamo evitare. Dopo che viene assorbita la piccola quantità d’acqua d’irrigazione, irrighiamo in modo simile e poco a poco incorporiamo l’acqua e solleviamo il vaso, per vedere quando è ben idratato. Una volta che ci si abitua al peso del vaso, ci si rende conto che non ci sono problemi al momento d’irrigare e di mantenere le piante sane. Se le piante sono su un balcone e dovete usare piatti in plastica per raccogliere l’acqua che viene drenata dal vaso in modo tale che non finisca al piano di sotto, una volta che avete irrigato, togliete l’acqua che si deposita alla base del vaso.

Non aspettate di arrivare a questo punto, alzate il vaso per vedere se manca acqua

L’acqua che scarta il filtro può essere usata per pulire

Vasi piccoli e piante grandi, d’estate, portano problemi enormi. Meglio utilizzare un vaso grande, affinché non si debba irrigare troppo spesso, così si eviterà che la pianta sia soggetta a stress dovuto alla mancanza di umidità nel substrato e nel momento immediatamente dopo l’irrigazione, in cui c’è poca aria nel substrato. Per ridurre lo stress delle radici a causa del caldo, sono molto utili gli additivi radicolari. Tenete sempre presente che anche se vediamo rami e poi cime, un sistema radicolare sano all’interno di un substrato equilibrato, significa buon assorbimento di nutrienti, che sono fondamentali affinché

Pulite il legno con candeggina e acqua

SE TOCCHIAMO UN VASO DI PLASTICA BIANCA, CI RENDEREMO CONTO CHE È CALDO, MA MOLTO MENO DI UN VASO NERO Non è necessario arrivare a questi estremi, poiché aspettare che il terreno si asciughi genera stress nelle nostre piante, oltre a essere dannoso per i batteri e i funghi benefici che vivono nel substrato. Il miglior modo per sapere se le piante hanno bisogno di acqua è alzare il vaso. Provate ad alzare il vaso con la terra appena tolta dal sacco e vedrete che ha un determinato peso. Dopo aver idratato la terra, potrete verificare che il peso è cambiato. Quando il substrato è asciutto, peserà ancora meno di quando è stato tolto dalla confezione. Le piante hanno bisogno di un substrato areato, con ossigeno. Un substrato eccessivamente bagnato, senza drenaggio, esaurisce l’ossigeno a disposizione. Se a questo aggiungiamo che l’acqua più calda contiene un volume inferiore di ossigeno disciolto, dobbiamo fare assolutamente attenzione all’irrigazione, d’estate, per farlo in modo più efficace possibile. Se il substrato si è seccato, bisogna fare attenzione quando s’irriga, perché se si somministra molta acqua di colpo, si corre il rischio che vada a finire sul bordo del vaso e che non penetri in tutto il vaso, il che porte-

la pianta esprima tutto il suo potenziale. È la base del sistema e se si rompe la base, anche tutto il resto crolla. Arriveranno i momenti di squilibrio dei nutrienti, gli eccessi di sali e vedrete come una pianta che prima era verde e grande in primavera, non produrrà come potrebbe e non raggiungerà la qualità che ci aspettavamo.

Usate del legno per isolare i vasi

Mantenere le radici sane significa molto per le nostre cime, come anche è importante una buona concimazione in fioritura, perché anche se assicuriamo tutti gli altri fattori che consentono lo sviluppo di una pianta, se la salute radicolare è quello che blocca il processo, per quanto lavoriamo sul resto, il fattore limitante della coltura saranno le radici. Per questo motivo chi coltiva su un attico o su un balcone, deve fare assolutamente attenzione in questi momenti, per non trascurare la parte delle piante che non si vede, ma che è fondamentale per una nutrizione adeguata. Rinfrescate i vasi! Mettete la coltura all’ombra! La guerra contro il caldo è stata già dichiarata. Con qualche sforzo, in questa fase, possiamo portare avanti le nostre piante e assicurarci un raccolto di marijuana di miglior qualità.

Il telo da ombreggiatura riduce la temperatura

Anche un pallet può servire per isolare il pavimento



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ATTACCO DI BRUCHI

LE PIANTE SONO TROPPO GRANDI

UNO SPRAZZO D’INQUINAMENTO LUMINOSO

I bruchi stanno attaccando le mie piante, che sono a metà fioritura in outdoor. Posso nebulizzare BT per liberarmene? Sharon

Ho una Critical Jack in serra. Stava diventando troppo grande, così ho tagliato la punta di 20 cm e ho piegato gli altri rami, perché toccavano la parete di plastica. Cosa devo fare?. Raúl Rodriguez

La mia coltura indoor sta fiorendo sotto un regime 12/12 di luce. 40 minuti prima che le luci si accendano, guardo dentro la stanza da una posizione al buio per 10 secondi. La luce non ha toccato le piante, ma mi chiedo se ho rovinato le cime perché potrebbero diventare ermafrodite. È un problema? Sybil

Sì. Il Bacillus thuringiensis var. kurstaki (Btk, in breve) è un batterio che infetta solo i bruchi. Quando è attivo nell’intestino dell’ospite rilascia una tossina che lo uccide. Il batterio è considerato innocuo per l’essere umano e si deteriora in meno di una settimana in presenza di luce del sole. Ci sono molti marchi di questo insetticida, alcuni dei quali certificati OMRI. Purtroppo, molti laboratori che testano cannabis per questi batteri li includono nella conta, portando il “livello batterico” a valori eccessivamente elevati.

DETERIORAMENTO GENERAZIONALE La genetica di una varietà si deteriora man mano che si ottengono cloni da cloni nel giro di varie generazioni? John Gentry I cloni ottenuti nel corso di varie generazioni non si deteriorano. L’idea che perdano vigore o caratteristiche nel tempo non è vera. Il pericolo maggiore è che le piante vengano infettate dal virus. Più una pianta o una serie di piante è in vita, più sarà probabile che succeda.

Le piante sono troppo grandi per la serra e devono essere potate e snellite. Inizia dal fondo. Togli tutti i rami sottili e quelli che si trovano all’ombra, oltre alle foglie gialle. Sali poi lungo la pianta eliminando i rami sottili con le cime piccole, che non diventeranno mai un granché. Quando ti avvicini al canopo, noterai che alcune cime sono all’ombra e la resa prenderà un po’ di peso. Togliendo questi rami estranei ci sarà più spazio per gli altri. Ora andiamo a lavorare sui rami più importanti, con le cime più grosse. Se sono arzigogolati, cerca di raddrizzarli, in modo che i rami di ogni pianta stiano nel rispettivo spazio. Questo contribuisce a evitare che una pianta faccia ombra su un’altra. Taglia le foglie grandi che fanno ombra sulle cime. Aiuta le piante a sostenere il peso delle cime grosse con Monkey Ties, paletti, portaceste o reti. Convoglia i rami verso gli spazi liberi. Per piegare un ramo, prendi il gambo fra il pollice e l’indice. Premi delicatamente mentre lo arrotoli fra le dita. Quando è più pieghevole, mettilo nella posizione adatta. Il gambo guarirà nel giro di alcuni giorni.

Si può utilizzare luce elettrica per integrare la luce naturale durante la fase calante dell’autunno

È estremamente improbabile che aprire la porta per fare entrare luce da uno spazio al buio incida sulle cime. Anche se ricevessero luce, non sarebbe molto dannoso, perché comunque sono state esposte verso la fine del ciclo di buio, non all’inizio, il che avrebbe potuto ritardare il loro ingresso nella fase più importante. Se le cime fossero vicine alla maturazione, la luce che filtra non avrebbe effetto o quasi.

PRIVAZIONE DI LUCE A META’ FIORITURA Uso delle tende oscuranti nella mia serra da oltre un mese, in modo che le piante stiano al buio 12 ore al giorno. Le piante sono a metà fioritura. Hanno ancora 14 ore di luce del giorno. Se smetto di utilizzare le tende, le piante continueranno a fiorire o torneranno di nuovo alla crescita vegetativa? Maui Rasor, Se stai coltivando un ibrido tipico, le piante continueranno a fiorire con 14 ore di luce (10 ore di buio) e finiranno più o meno


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nello stesso momento, come se avessero ricevuto meno di 12 ore di buio. Le piante a predominanza sativa iniziano a tornare in fase vegetativa un po’ prima di riprendere la fioritura. Alle Hawaii, il 22 giugno, il giorno più lungo dell’anno, il periodo di buio è appena sotto le 10 ore e i giorni seguenti, le giornate si accorciano di 2 minuti. Questo avviene alla soglia della fase critica di buio di cui hanno bisogno molte varietà per la fioritura. Ciononostante, le piante saranno sensibili al piccolo aumento giornaliero nella fase di buio. Nel suo libro, Marijuana Flower Forcing*, Tom Flowers sostiene che interrompere per alcuni giorni il ciclo di buio a metà fioritura

porta i fiori a riavviare la crescita dei primi fiori, il che porta a cime più grandi, anche se la maturazione viene lievemente ritardata. Sostiene che i risultati siano dipesi dalla varietà. *Quick American Archives, 1997

Di solito ci vogliono dai 3 ai 5 giorni per la germinazione e di rado oltre 7. I semi più vecchi di solito ci mettono di più a germinare, rispetto a quelli freschi. Si possono prevenire le infezioni utilizzando una soluzione all’1% di perossido d’idrogeno o aggiungendo una piccola quantità di tè di compost all’acqua d’irrigazione.

CONTO ALLA ROVESCIA PER LA GERMINAZIONE Sto avviando una coltura indoor e sto facendo germinare i semi in carta da cucina bagnata. Quanto tempo ci mettono di solito a germinare? Nikk Hampton

FIORITURA PREMATURA Coltivo piante outdoor a partire da cloni del dispensario da anni, a Oakland, senza avere problemi. Quest’anno ho messo alcune piante all’aperto a fine primavera e 5 delle sei piante hanno iniziato a fiorire prematuramente a giugno e poi le cime hanno iniziato a marcire. Purtroppo, le ho dovute buttare. Solo una delle piante sta bene. Hai idea di cosa possa aver causato il problema, così che lo possa evitare nel 2017? Stavo pensando che forse le avevo messe nel terreno troppo presto, ma è il momento dell’anno in cui l’ho sempre fatto e non ho avuto problemi di fioritura prematura o di cime marcie. Bill Debould I cloni sono stati coltivati sotto un fotoregime costante di luce. Quando sono state messe in outdoor all’inizio di giugno, hanno ricevuto circa 14 ore e 45 minuti di luce e 9 ore e 15 minuti di buio. Nelle varietà a predominanza indica potrebbe essere sufficiente per scatenare la fioritura. Se si aggiunge l’aumento improvviso della fase di buio, le piante passeranno in fioritura. Le piante a predominanza sativa avevano bisogno di una fase di buio più lunga e sono state più resistenti alla fioritura, anche se può essere che tu abbia notato la comparsa sporadica di fiori durante la crescita vegetativa. Per prevenire la fioritura precoce, utilizza periodicamente una fluorescente bianca calda o una HPS di notte per pochi minuti, che sono sufficienti per interrompere il ciclo di buio. Pensa alla luce come a uno spray d’acqua e che devi “inumidire” tutte le foglie con la luce. Ogni volta che c’è “uno sprazzo di luce” che interrompe il ciclo di buio, le piante iniziano il conto alla rovescia per il periodo più importante.

BTK, il principio attivo di alcuni pesticidi

L’anno prossimo potresti provare a piantare una serie di piante a predominanza indica che sono piccole o che sono cresciute un po’ e farle fiorire. Pianta all’inizio di aprile o maggio, a seconda del clima o delle condizioni meteorologiche, raccogli a fine maggio o giugno. La crescente intensità della luce del sole e il maggior livello di luce UV scatenerà l’ultima fase di crescita delle cime. In alcune parti dell’Europa del Sud, i coltivatori outdoor possono utilizzare la privazione di luce naturale invernale per agire sul tempo di fioritura. Le stesse tecniche possono essere applicate anche in serra.

LUCE AGGIUNTIVA PER LA FIORITURA TARDIVA Alle piante mancano circa 2 settimane alla fioritura. Sono esposte a una fonte a ioduri metallici da 250 watt. Il ballast può alimentare una fonte da 400 watt. Sarebbe bene passare a una fonte da 400 watt in questo momento? Finirebbero più rapidamente, renderebbero di più o sarebbero più potenti? Silly Willy,

I bruchi provocano danni in due modi. Prima mangiano cima e foglie, poi le ferite aperte sono soggette a infezione per muffe ed altro.

Le fonti a ioduri metallici emettono una grossa quantità di luce UVb, il che stressa le piante aumentandone la potenza e i livelli di terpeni. Con più watt, che aumentano l’intensità di luce, anche verso la fine della fioritura, la crescita sarà maggiore, con energia aggiuntiva per la fotosintesi. Questo aumenta la produzione di zuccheri accelerando i processi della pianta, compresa la crescita e la maturazione, il che porterà a cime più grandi in meno tempo. La luce UVb



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aggiuntiva aumenterà lo stress, portando a livelli superiori di THC e terpeni. Ricorda, i terpeni sono volatili alle basse temperature, attorno ai 20, quindi mantieni la temperatura delle foglie in cima al canopo a circa 240. Utilizza un termometro per rilevare la temperatura superficiale per determinare la temperatura della foglia e poi regola la temperatura della stanza di conseguenza. Evita eccessivo stress per le foglie, perché potrebbe portarle ad accartocciarsi o piegarsi. Aumenta la luce se lo fanno.

UN PO’ DI GELO Con le piante nelle ultime fasi di fioritura, che effetto avrà un po’ di gelo? Le minime sono da 0° a -10 per un paio d’ore. Dj, Un po’ di gelo occasionale non fa male alle piante quasi mature, ma farà tornare indietro l’orologio della crescita. Potrebbero esserci danni minori al tessuto della pianta e la crescita e la fioritura non possono ripartire finché la temperatura non raggiunge i 20-210. Nebulizza con un prodotto per la prevenzione dei funghi sulle foglie attorno alle cime.

ORA DEL GIORNO PER IL RACCOLTO A che ora dovrei raccogliere le piante in outdoor? Chip & amp; Jacqui L’ora migliore è prima dell’alba. Le piante hanno prodotto THC e terpeni tutta la notte e si trovano ora al picco, dopo aver assorbito moltissima acqua al ritmo che hanno quando sono in fotosintesi, ecco perché sono più asciutte. Una volta sorto il sole, la temperatura superficiale delle foglie sale, portando all’evaporazione dei terpeni e riempiendo l’aria del rispettivo odore pungente. Al contempo, la luce del sole fa deteriorare alcuni cannabinoidi.

PIOGGIA VERSO IL RACCOLTO Le mie piante sono quasi pronte al raccolto, ma adesso piove e si prevede pioggia intermittente per la prossima settimana. Devo coprirle o no? Morals Coprire le piante non sarà d’aiuto, perché l’umidità porta muffe e batteri a svilupparsi. Se lasci le piante dove sono, che siano coperte o meno, una buona parte del raccolto sarà infetta al momento del raccolto. Raccogli le piante adesso e mettile in una stanza calda a circa

Queste piante toccheranno presto la punta della serra. Questo si può prevenire con la privazione di luce all’inizio della stagione.

260 con una buona ventilazione e un deumidificatore finché la pioggia non sarà evaporata, poi abbassa la temperatura a 210 con un’umidità al 50%, finché le cime non saranno asciutte. La bassa temperatura previene l’evaporazione dei monoterpeni. Cura dopo che le piante si sono asciugate.

FORMAZIONE PER CARRIERA NELLA CANNABIS Ho visto vari programmi di formazione online, come la Cannabis Training University, ma anche tradizionali, come la Oaksterdam University. Si tratta di programmi ufficiali e riconosciuti? Negli Stati Uniti, ci sono datori di lavoro che cercano laureati di queste università? Io vivo in Spagna. Pensi che sarebbe utile che seguissi queste lezioni? Ryan Colburn Sì, sono corsi riconosciuti e offrono informazioni molto preziose. Ci sono vari istituti che offrono corsi di formazione su diverse aree del settore, dalla coltivazione alla produzione, ma anche la gestione e la parte finanziaria. I laureati di questi programmi sono i candidati prediletti per questi datori di lavoro e contribuiscono a far avanzare il settore. Dal momento che il settore è maturato maggiormente negli Stati Uniti rispetto ad altri Paesi Europei, l’esperienza offerta da questi corsi sarà utile in alcuni modelli giuridico-industriali europei, che muovono i primi passi.


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Prima di scegliere un istituto, fai qualche controllo. Da quanto tempo è in attività? I formatori sono conosciuti? Se conosci laureati di questa scuola, chiedi la loro opinione sulla formazione.

DANNI DEL VENTO Sto coltivando in cortile. Ieri sera c’è stato molto vento che ha rotto numerosi rami e ha lasciato varie piante penzolanti. Ha anche devastato la serra e sparso le piante che vi avevo appeso. Alle piante mancano ancora 2 settimane. Cosa devo fare? Courtney Thomas Prima di tutto, raccogli i pezzi. Raccogli il salvabile e trova un altro luogo dove appendere il tutto. Raccogli tutti i rami rotti man mano che li togli dalle piante. Anche se mancano ancora 2 settimane alla maturazione, appendili a essiccare. Possono essere usati per produrre concentrati. Sostieni le piante utilizzando paletti, reti o altri mezzi. Assicurati che le radici siano ancora a contatto con la terra. Se ci sono impedimenti, cerca di riparare i danni aggiungendo terreno e controllando che ci sia acqua a sufficienza. I rami deboli possono essere sostenuti arrotolando della rete attorno alla pianta.

La cannabis può sopportare un po’ di gelo, ma non una gelata pesante. La neve non fa bene alle piante, perché lascia umidità sulle cime

Sostenere le piante con stecchi e reti previene i danni provocati dal vento.

Una volta che le cime sono mature, devono essere tolte dalla pianta se le condizioni meteorologiche stanno per cambiare


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Come prodotto finale e detergente ho utilizzato gli enzimi "Pro Enzymen" una volta a settimana nelle ultime due con un'ottima resa in termini di sapore e qualità. In conclusione, Pro-XL mi ha impressionato, con un raccolto di circa 35 grammi per pianta e un THC altissimo del 23% senza malattie né infestazioni e una qualità eccellente, che abbiamo analizzato nei laboratori di "AnandaLab" per verificare le percentuali dell'ottimo risultato finale.

MONITORAGGIO E ANALISI DI AMNESIA HAZE CON PRO-XL

Per la prima annaffiatura e durante la fase di crescita, compresa la prima settimana di fioritura, abbiamo utilizzato il rinforzante per radici "ProStart", uno dei prodotti di punta dell'azienda, in una proporzione di 50 ml per 100 litri. Il prodotto è ricco di polifosfati, potassio e acido citrico, ideali per lo sviluppo delle radici. Se si aggiunge alla soluzione la base in due composti per la crescita Grow A e Grow B in una proporzione di 250 ml per 100 litri l'uno, consiglio sempre di somministrare il mix con annaffiature di due giorni con fertilizzante e uno con acqua, soprattutto con PH a 5,8/6,0 e EC 0,5/1,4. In questa fase ho visto che con questo composto le piante hanno davvero l'incredibile crescita di un centimetro al giorno. È consigliabile anche vaporizzare con il prodotto Anti-Mil a scopo preventivo contro oidio, peronospora e altre malattie, in una proporzione di 30 ml per 5 litri una o due volte durante la crescita, con luci spente per un migliore assorbimento. Per ottenere l'altezza desiderata, che nel nostro caso è durata solo quindici giorni nonostante i due metri disponibili, abbiamo utilizzato il fantastico regolatore della crescita "Stop Grow", un prodotto di alte prestazioni e molto efficace che oltre a limitare l'altezza stimola la fioritura. Lo abbiamo applicato in dosi da 30 ml per 5 litri con piccole vaporizzazioni pochi giorni prima e dopo il cambio delle lampade. Iniziata la fioritura, la cosa procede alla grande, passati i 15 giorni di crescita abbiamo dei ciuffi tra i 20 e i 30 centimetri di altezza, rigogliosi e dal colore sano, che crescono di circa 10 centimetri a settimana. Abbiamo continuato a fertilizzare con la base per la fioritura A+B Bloom nella stessa proporzione e con il primo dei rinforzanti "Quick Boost" (50 ml per 100 litri una volta a settimana per le prime quattro) con PH 6,0/6,5 e EC 1,7/2,0. Gradualmente, abbiamo visto che questo stimolatore di fioritura ricco di potassio potenzia molto

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Non era la prima volta che provavo questa linea di fertilizzanti, ma era la prima con sua maestà "Amnesia Haze", campionessa indiscussa nelle competizioni più importanti, una tremenda sativa al 70% con dodici settimane di fioritura non adatta a chi soffre di cuore a causa del suo tremendo effetto psicoattivo capace di narcotizzare con allegria qualsiasi momento e con un caratteristico tono citrico-secco in bocca... insomma una perla. Tra le tante qualità che ci hanno fatto optare per lei c'è la sua fama di ottima produttrice, fino a 600 gr per metro quadro, e l'alto contenuto di THC. Siamo partiti da un clone elite di una selezione di regolari di un famoso marchio di semi che tutti conosciamo ed è facilmente accessibile online; per il text della coltivazione abbiamo utilizzato una growroom di un metro quadro per due di altezza in cui abbiamo messo diciotto piante in vasi da tre litri, i due metri di altezza sono importanti perché questa varietà tende a svilupparsi molto in altezza e i tre litri sono sufficienti per sviluppare le radici e guadagnare spazio. Al momento del trapianto abbiamo dovuto scegliere bene il substrato perché Pro-XL ha una linea di fertilizzanti molto ampia e potente, come il Sublime Mix di NPK 12/14/24 con oligoelementi, una bomba di nutrienti per la nostra sativa che potrebbero farle fare indigestione per sempre, per cui alla fine abbiamo scelto il composto Light Mix più ridotto senza mescolarlo a nulla per non rovinarne la struttura, come raccomandato dal produttore.

la pre-fioritura di questa varietà nella terza settimana. Nella quarta settimana abbiamo iniziato a fertilizzare con il secondo stimolatore "Flora Exploder", sempre in modo separato e mischiato alla base A+B. Le cime diventano dure come pietre e producono una grandissima quantità di resina già nella quinta e sesta settimana. Consiglio di utilizzare questo stimolatore dalla quarta alla nona settimana in dosi di 25/50 ml per 100 litri, più un'ultima

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Ho conosciuto Erik di Pro-XL e la promettente gamma di fertilizzanti di provenienza olandese durante un seminario a Madrid organizzato dall'azienda. Dopo le relazioni al seminario e una piacevole conversazione in buona compagnia, Santano abbiamo deciso di testare i prodotti su questa varietà.

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GIUDIZIO DI ROGER SU PRO-XL

È una linea di fertilizzanti di nuova generazione proveniente dall'Olanda e realizzata con tecniche e ingredienti all'avanguardia nell'ambito dell'orticoltura professionale. Gli ingredienti di alta qualità sono assimilati completamente dalla pianta senza lasciare residui. Le formule sono sviluppate per adattarsi perfettamente alle necessità della pianta nelle sue tre fasi di sviluppo. Sono presenti tutti gli elementi del micro, macro e "in tracce". PRO-XL soddisfa qualsiasi esigenza, indipendentemente dal metodo di coltivazione (terra, cocco o idroponica). La gamma è ristretta al massimo in modo che chiunque possa utilizzare un fertilizzante professionale.

La pianta attraversa tre fasi di sviluppo. 123-

Radicazione Crescita Fioritura Pre - fioritura Post - fioritura

ProStart (booster) A + B GROW A + B BLOOM QUICK BOOST (irrobustimento e formazione dei fiori) FLORA EXPLODER (per un fiore più compatto e resistente)

PRO XL garantisce un risultato professionale

Ingredienti di alta qualità (non lasciano residui nella pianta) - Completo (con 5 prodotti essenziali per un ottimo nutrimento) - Intuitivo (semplicità per i principianti) - Pratico (per l'utente più esperto) - Concentrato (si consuma mediamente la metà rispetto alle altre marche)

Fertilizzanti Pro-XL

Noi di Alchimia abbiamo avuto la possibilità di verificare l'efficacia e l'efficienza di questa nuova linea di fertilizzanti minerali che sono stati introdotti con forza nel mercato internazionale della canapa. I fertilizzanti di base sono disponibili in formati da 1 litro e in 2 bottiglie A+B, più che sufficienti per l'utilizzo in 1m2 di autocoltivazione di marijuana. ProXL offre una gamma completa di prodotti e non è necessario ricorrere ad altri fertilizzanti o additivi per il nutrimento delle piante. Sia il fertilizzante base in formato 2+2 bottiglie A+B da 1 litro per la crescita e la fioritura, sia gli stimolatori e i rafforzanti sono molto concentrati e semplici da utilizzare. In tutte le forme di coltivazione sperimentate (terra, cocco e idroponica), le piante assimilano i nutrienti, adeguatamente bilanciati, con grande rapidi-

tà. Gli additivi consentono di mantenere sempre attivo il metabolismo delle piante stimolandone la crescita e la fioritura, vigorose sin dal principio e conservandone un bel colore verde, segno di vitalità. Alcuni prodotti, come Pro Start, contengono acido nitrico che consente a chi coltiva in terra di preoccuparsi soltanto di tenere basso il PH o di stabilizzarlo. Questa caratteristica è particolarmente utile a quei coltivatori che non dispongono di strumenti per la misurazione del PH. Nella fase di fioritura, utilizzando Quick Boost insieme al fertilizzante per la fioritura, si può notare che l'apparizione dei primi fiori avviene in anticipo. Ciò è dovuto alla rapida assimilazione dei nutrienti aggiuntivi, delle vitamine e degli amminoacidi che apportano quegli elementi che stimolano la pianta e le permettono di dare il meglio di sé. Il risultato finale con Pro-XL è davvero convincente. Ci ha permesso di raccogliere cime enormi e ben sviluppate che, dopo un bel lavaggio delle radici, hanno un sapore e un odore ben definiti. È importante sottolineare che il sapore non risulta slavato o contaminato da tracce di nutrienti, dunque la composizione terpenica delle piante di marijuana non viene alterata e si salvaguarda il sapore originale. Sicuramente un ottimo fertilizzante minerale da tenere in considerazione, perfetto per ottenere il massimo rendimento dall'autocoltivazione sia indoor sia outdoor, salvaguardando la qualità del prodotto finale. Alchimia, Vilamalla (Girona) www.alchimiaweb.com

Giudizio di Roger su Pro XL

Una linea di fertilizzanti dal risultato spettacolare, facili da usare e dalla massima efficacia. Rese superiori alla media, fino a un rapporto di 1:1 gr/watt. STOP GROW, mai più piante allungate! Una menzione speciale merita il nuovo e innovativo prodotto per controllare l'altezza e favorire la fioritura, con boccioli più forti e una maggiore densità di fiori per centimetro quadrato di pianta. Aumenta la capacità della pianta di assimilare la luce e migliora la disposizione dei fiori per aumentarne la resa. I fertilizzanti di base sono accompagnati da una linea completa di stimolatori per ottenere uno sviluppo radicale senza paragoni, accelerare la formazione dei fiori e aumentare il peso. Pro XL mette a disposizione dei coltivatori anche prodotti per la protezione delle piante. Oidio, muffe, parassiti... nessuno vorrebbe averci mai a che fare: con la linea PRO XL manterremo la promessa - Mai più malattie! Completano la linea Pro Xl substrati e monocomponenti di ferro, di magnesio e di azoto e per assicurare l'eliminazione dei residui dall'intera coltivazione abbiamo creato Pro Clean. Più resa e meno investimento! Roger con e per l'innovazione nelle coltivazioni. La Bruixa Verd Grow Shop Avenida de Beniarda numero 47 Benidorm 03502



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Selezionatore: Eva Seeds


BANCHE DI SEMI

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SEMI CON CBD: LA GRANDE SELEZIONE SELEZIONE DI OG KUSH CBD, BUBBA KUSH CBD, AMNESIA CBD E CHEESE CBD

Parliamo con Dinafem delle sue nuove varietà con CBD, per cui è stata effettuata la più grande selezione di piante con CBD che si sia mai conosciuta, un lavoro approfondito che garantisce al pubblico varietà nelle quali c’è sempre più CBD che THC, le H. Madera cosiddette varietà CBD Rich.

La riunione è stato il germe dell’accordo in cui Dinafem ha acquistato un lotto di 4.000 semi regolari di Dancehall e Dr Kush si è offerto di pagare un prezzo molto più elevato di quello richiesto da Jimi, in segno di rispetto per il suo lavoro, poiché pensava che Dinafem non stava acquistando semi

In un’intervista a Dinafem del 2012, il selezionatore principale, Dr Kush, aveva rivelato l’intenzione di avere una linea di varietà con CBD. Questo desiderio parte da quando la banca ha mosso i primi passi. Agli inizi di Dinafem, ha quindi progettato su carta una varietà molto speciale, autofiorente, con CBD, dai colori vistosi e facile da coltivare. Dieci anni più tardi, questa varietà è sempre più vicina. La scommessa sul cannabidiolo deriva dal fatto che Dr Kush, per motivi personali, è sempre stato interessato alla cannabis medica, come anche all’utilizzo responsabile della cannabis ludica, con varietà che non lascino effetti devastanti. Quando è stato avviato il progetto di miglioramento vegetale con CBD, era chiaro che sarebbe stato fatto nel modo più professionale possibile, per garantire risultati solidi e costanti nelle varietà arricchite con CBD. Non hanno lesinato sui mezzi, per cui hanno realizzato la selezione più ampia e attenta che mai e hanno avviato tutti gli ingranaggi, per raggiungere l’eccellenza in tutti gli aspetti del procedimento, dai semi di partenza, fino alla strumentazione tecnica e alle risorse umane. Secondo quanto spiega Dr Kush: “Abbiamo trovato il posto perfetto, con gli strumenti perfetti e la genetica perfetta”. Senza dubbio, questo progetto è il più serio che abbia avuto la fortuna di vedere dal vivo, al pari dei vecchi tempi della California, quando si sviluppavano varietà mitiche come la #Skunk1”.

Genetica

Per questo progetto, Dinafem voleva la miglior base genetica possibile. Dopo aver letto gli articoli di Soft Secrets, Dr Kush sapeva che Reggae Seeds era all’origine dell’attuale ondata CBD, ecco perché mi ha chiesto di accompagnarlo a Girona, per presentargli il selezionatore principale di questa banca, Jimi. Ricordo quel giorno come uno dei giorni più straordinari che ho avuto nel mondo della cannabis. Jimi e la sua compagna, Ana, ci hanno aperto la

Bubba Kush CBD

porta di casa loro e delle loro coltivazioni, oltre a spiegarci un sacco di dettagli sullo sviluppo di queste genetiche, con

all’ingrosso, ma una base genetica valida. Come seconda garanzia autoimposta, Dr Kush ha assicurato a Jimi che i

ca Reggae Seeds. Altre banche di semi che presentano genetiche con CBD, invece, non spiegano la verità sulle origini del CBD. Quel giorno ho visto come, sebbene molte banche avessero utilizzato la genetica Reggae Seeds per fare varietà con CBD, Dinafem si è davvero distinta nel riconoscere e pagare questo lavoro. Dancehall è un incrocio di due delle varietà più importanti di Reggae Seeds, la mitica “Juanita la Lagrimosa” come madre e come padre Kalijah (Blue Heaven x New York City Diesel), che ha introdotto il CBD nella collezione Reggae Seeds. Avendo il CBD come eredità di entrambe le piante progenitrici, è la varietà regolare di Reggae Seeds che offre la miglior garanzia per realizzare una buona selezione di semi con CBD. Con il nome di Dancehall, questa varietà ha ottenuto più di 12 premi, trofei come quelli di Fuerteventura, Miranda de Ebro, Catalunya Grows, Badalona, Alicante o la Cannabis Champions Cup. La Cannatonic, probabilmente un fenotipo di Dancehall, è la varietà iberica più premiata della storia, con oltre 20 premi internazionali, come abbiamo spiegato in questa

LA SCOMMESSA SUL CANNABIDIOLO DERIVA DAL FATTO CHE DR KUSH, PER MOTIVI PERSONALI, È SEMPRE STATO INTERESSATO ALLA CANNABIS MEDICA un discorso completo e appassionato sulla cannabis del passato e del presente e sul futuro dei semi di cannabis con CBD. Durante questa giornata abbiamo fumato dab di estrazioni realizzate con varietà ricche di CBD e anche se normalmente Dr Kush non fuma mai estrazioni di butano, né ama le pipe, quel giorno si è fumato almeno 15 dab, senza perdere la concentrazione. Il giorno seguente mi ha detto che è rimasto molto sorpreso di non avere postumi al risveglio e siamo andati in un bosco della zona a fumare alcune cime di varietà con CBD che ci aveva regalato Jimi. Questo effetto così diverso del CBD, ossia il fatto di svegliarsi fresco come una rosa dopo aver fumato così tanti estratti, è stato ciò che ha convinto Dr Kush che stava seguendo la strada giusta.

progenitori selezionati sarebbero stati riconosciuti come selezione di geneti-

rivista. Senza dubbio, il progetto è partito dalla miglior base, poiché la


BUBBA KUSH CBD

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39 Dancehall è la pianta più importante dell’ondata CBD, come confermato dai numerosi riconoscimenti.

Analisi

Prima d’iniziare la procedura di selezione del CBD, Dinafem voleva avere pronta della strumentazione tecnica all’altezza del progetto. Per affinarlo

cannabinoidi diversi. Quando tutto il materiale è stato installato, il tecnico specializzato della marca del cromatografo gas ha fatto il collaudo. Tutte le procedure d’installazione, calibratura e controllo sono state svolte dal tecnico di laboratorio Dinafem, Dr Ananda, per alcuni mesi, che aveva gli studi di tecnico di laboratorio e l’esperienza pregressa di 2 anni nella gestione di cromatografi per il miglioramento vegetale delle autofiorenti. Ha investito settimane di lavoro in sostanze fantasma, piccolissime contaminazioni che si creano durante la procedura. Ha dovuto individuare le fonti di distorsione ed eliminarle. È stato tutto molto complesso e delicato. La strumentazione è stata acquistata per il progetto del CBD, ma mentre è stata affinata, è stata di grande aiuto per Dinafem nella selezione di autofiorenti.

Installazione della coltura

Fenotipo di CBD puro

completamente, si è cominciato a rifinire nel 2012, acquistando materiale e assumendo il tecnico di laboratorio che ha portato a termine il lavoro di analisi con cromatografia gas. In una prima fase di 2 anni, questo tecnico (Dr Ananda), con il team di selezionatori (Dr O3 e Dr Kush), si è dedicato a migliorare le autofiorenti usando la cromatografia gas, per cui è stato affittato un laboratorio, dove Dr Ananda ha potuto acquisire esperienza nell’utilizzo delle tecniche di analisi. Successivamente, nel giugno 2014, hanno acquistato la genetica di Jimi e il materiale necessario per creare il loro laboratorio privato. Per far funzionare la divisione di analisi è stato necessario un investimento importante a livello di strumentazione,

Al momento della coltivazione e della selezione, si è fatto affidamento sulla miglior strumentazione e sulle risorse umane più valide, con un luogo curato in ogni minimo dettaglio. Lo spazio è suddiviso in stanze a tenuta stagna, con correnti d’aria negative, affinché sia impossibile la contaminazione da un luogo all’altro. Tutti i fattori sono stati completamente controllati e automatizzati: temperatura, umidità, ventilazione, irrigazione, pH o Ec. Un luogo che è come un paradiso per le piante.

Analisi

un quarto delle piante aveva valori di CBD molto elevati, per cui si sono scartati i tre quarti del totale della popolazione, che sono stati tagliati e impilati per produrre compost.

sempre precisa e secondo le buone prassi di laboratorio in tutto il processo, dalla raccolta dei campioni all’analisi. Per questo si sono dovuti

Questa prima analisi, realizzata durante la crescita, indica solo la predominanza di uno o di un altro cannabinoide, ma non il suo contenuto finale. Nella fase di fioritura si realizzano altre 3 analisi, in momenti successivi alla maturazione dei fiori, dove si ottengono profili dei cannabinoidi assolutamente precisi, oltre a scartare le piante nelle ultime posizioni, per questioni visive, organolettiche e quantitative e un esempio di queste sono l’odore, la struttura, la grandezza del gambo o le dimensioni dei fiori.

Quando è stato ridotto il numero iniziale di pianticelle a un quarto, è arrivata la difficoltà seguente, ossia l’esecuzione di un’analisi massiccia,

Selezione

È stata fatta una germinazione massiccia, la maggior selezione mai realizzata da Dinafem, perché l’intenzione era quella di scegliere i migliori esemplari fra un gruppo ben nutrito, affinché le piante scelte rappresentassero il meglio di questa varietà. La densità di esemplari è stata molto elevata, poiché sono state messe fino a 4 piante per vaso. Essendoci molte piante riunite, lottano per guadagnare spazio e una rimane indietro un gior-

È STATA FATTA UNA GERMINAZIONE MASSICCIA, LA MAGGIOR SELEZIONE MAI REALIZZATA DA DINAFEM, PERCHÉ L’INTENZIONE ERA QUELLA DI SCEGLIERE I MIGLIORI ESEMPLARI FRA UN GRUPPO BEN NUTRITO come una pesa di precisione scientifica, un kit di diluizione a ultrasuoni, una centrifuga e naturalmente il cromatografo gas e i pattern dei cannabinoidi principali. I pattern sono riferimenti affinché il cromatografo abbia un punto di raffronto con il campione introdotto. Ci sono voluti tempo, investimenti e lavoro per averli ed è stato acquistato un frigorifero speciale per tenerli a bassa temperatura. In questo momento lavorano con 7 pattern di

no e non riesce a recuperare, perché le altre piante crescono e la tappano. Quando una pianta rimaneva indietro, veniva quindi eliminata. Queste prime operazioni di selezione sono stancanti. Si mettono inoltre le piante maschio in un’altra stanza speciale e si elimina qualsiasi pianta con malformazione o debolezza, lasciando solo le femmine, affinché crescano con vigore e non abbiano malformazioni o cambiamenti indesiderati.

raccogliere tutti i campioni quasi simultaneamente e anche in un punto simile della pianta. Testare così tanti campioni è una vera e propria sfida, poiché richiede un utilizzo degli strumenti molto intensivo e con un grande volume. Una volta realizzate le analisi, sono stati preparati i grafici contenenti i valori di CBD e THC di ogni pianta, come anche la media del gruppo. Solo

Si arriva al momento dell’ultima decisione, con solo una decina di esemplari, le cui caratteristiche morfologiche si esaminano attentamente, oltre alla degustazione definitiva. Arrivano alla fine due femmine straordinarie. La finalista è la #654 con un contenuto del 19,84% di CBD e dello 0,86% di THC, il che significa un rapporto CBD:THC di 20:1. La semifinalista è la #685, il suo contenuto di cannabinoidi è leggermente inferiore, ma ha un rapporto e una struttura di sativa simile, con una produzione più elevata. Questa pianta sarà usata come


40 produttrice di semi nelle varietà più sative. La media del CBD della popolazione di finaliste non arrivava al 15%. Anche fra i maschi selezionati sono stati scelti dei campioni, con una media del 3% di CBD nella popolazione e valori del 5% nel caso dei campioni.

Selezione di CBD Rich: un nuovo inizio

Una volta selezionate le due femmine a predominanza di CBD, passano alla produzione delle varietà che presentano per questa stagione. Dinafem ritiene che ciò che fa la differenza nella qualità finale è il lavoro sulle piante maschio. Si è fatto per esempio un incrocio di Bubba Kush su Dancehall #654 e con la progenie si fanno altre selezioni massicce, fino ad arrivare a due progenitori che conservano alcune caratteristiche della Bubba Kush, ma presentano una buona percentuale di cannabidiolo e queste selezioni servono come piante maschio nella produzione della Bubba Kush CBD. Tutte queste nuove varietà hanno la caratteristica stabilizzata di essere ricche di CBD, ossia, presentano quantità di CBD superiori o uguali a quelle del THC. In genere hanno un rapporto CBD:THC che si aggira attorno a 1:1, sebbene si possano trovare anche combinazioni come 2:1.

dei suoi progenitori, ma grazie al CBD, il suo effetto è più equilibrato, senza risultare devastante.

Bubba Kush CBD

Varietà su cui si è lavorato a fondo, in cui si è cercato di mantenere le caratteristiche della sua progenitrice, come la grande quantità di resina, il gusto terroso intenso, ma anche la struttura morfologica, molto da indica, con gambo robusto, vegetazione frondosa e colorazione violacea.

Amnesia CBD

Eredita tutta la parte di sativa della madre, la famosa Original Amnesia, che deve il nome al fatto che Dinafem offre la genetica originale della leggendaria Amnesia Haze, con un accesso diretto dalla fonte. Si riduce il tempo di fioritura, ma con una grande produzione, la più elevata di tutta la gamma CBD. Il suo effetto è anche sativo e allegro, ma gradevole e senza eccessi.

Cheese CBD

Versione che conserva l’aroma penetrante e il sapore della Cheese che predomina in tutti i fenotipi e che in molte occasioni presenta una struttura sativa, con foglie sottili. Ci sono casi in cui può dare grandi quantità di CBD, con un rapporto minimo 1:1 garantito.

FINORA, LA SELEZIONE DEL CBD SI È BASATA MOLTO SU SELEZIONI FATTE CON UNA COMBINAZIONE D’INTUIZIONE, FORTUNA E ALCUNE ANALISI OG Kush CBD

OG Kush è la varietà più famosa sul mercato americano, con un’elevata potenza che secca la bocca al primo tiro. Questa versione presenta cime dense e saporite, con l’intenso aroma che caratterizza questa varietà, in cui compaiono toni di pino e limone, con un fumo denso. Eredita l’elevato contenuto di cannabinoidi

Purple Orange CBD

Oltre alla selezione su Reggae Seeds, Dinafem ha portato avanti un’altra linea parallela di lavoro, basata su una Lemon Diesel che è arrivata dalla California, con cui si seleziona la Purple Orange CBD, per cui si può dire che sia l’unica varietà europea con CBD che utilizza una genetica arrivata direttamente dagli Stati Uniti. In questo pro-

cesso di selezione, vedono un sacco di similitudini nella linea europea e americana, in fattori quali: odore a fresco e secco, tempo di fioritura, ramificazione, forma delle foglie, tonalità o sapore. Tutte queste somiglianze fanno pensare a Dinafem che la linea New York City Diesel che ha introdotto il CBD in Europa non sia mai venuto da New York, ma che affondi le radici

Purple Orange CBD

in California, condividendo pregressi con la Lemon Diesel. Questo darebbe maggiori chiarimenti sulle origini delle varietà con CBD. Potete leggere la storia completa della Purple Orange CBD sul numero 4 del 2015 di Soft Secrets Spagna, a pagina 59.

Conclusioni

Finora, la selezione del CBD si è basata molto su selezioni fatte con una combinazione d’intuizione, fortuna e alcune analisi. Avendo il proprio laboratorio, Dinafem catapulta la selezione con CBD dall’artigianato underground al lavoro scientifico.



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PUNTO LEGALE

L'80% DELLE SEGNALAZIONI ALL'AUTORITÀ GIUDIZIARIA È PER CONSUMO DI CANNABIS

I CALCOLABILI DANNI DELL'IPOCRISIA

Il settimo Libro Bianco sulle droghe è stato dato alle stampe poco prima che la politica si accingesse a discutere il primo vero disegno di legge per la legalizzazione della cannabis. I dati forniti dalle associazioni che si occupano di droga in Italia sono al solito allarmanti e indicano la stringente necessità di una riforma, prima di tutto giuridica. Soprattutto alla luce del fatto che, a quasi 3 anni dall'abolizione della Fini-Giovanardi, il 56,3% delle operazioni di polizia ha ancora per di Giovanna Dark oggetto i soli cannabinoidi. Mentre a Montecitorio la politica italiana ha la prima vera occasione istituzionale di scannarsi sui temi cannabis, legalizzazione e libertà civili, nel resto della penisola la war on drugs – o per meglio dire la war on cannabis – continua instancabile la sua insulsa missione. A raccontarci nel dettaglio lo stato attuale delle cose in termini di cannabis e repressione ci ha pensato l'annuale Libro

Bianco sulle droghe, promosso dalla ONLUS Società della Ragione e condiviso da Forum Droghe, Antigone, Cnca e da numerose associazioni e movimenti (CGIL, Comunità di San Benedetto al Porto, Gruppo Abele, Itaca, ITARDD, LegaCoopSociali, LILA. Associazione Luca Coscioni) raccolti nel Cartello di Genova. In Italia un detenuto su quattro entra in

carcere perché condannato o accusato di produrre, vendere e detenere sostanze illecite. E quasi un recluso su tre alla fine paga la violazione della normativa sulle sostanze stupefacenti. Numeri che fanno riflettere. Cifre utili a sfatare i pregiudizi su usi, consumi e diffusione delle sostanze stupefacenti, come spiega l’introduzione del documento. Dati che confermano “il peso insostenibile sulla giustizia e sul carcere della legge antidroga”. Nel 2015 si sono registrati 45.823 ingressi totali negli istituti penitenziari italiani. Di questi, 12.284, pari al 26,8%, sono quelli ottenuti in violazione del celeberrimo articolo 73 della legge antidroga (detenzione di sostanze illecite). Quello che però colpisce è il trend decrescente: rispetto al 2009 si sono più che dimezzati gli ingressi complessivi e quelli in violazione della normativa sulle sostanze stupefacenti. Tra il 2008 e il 2015 gli ingressi in carcere sono diminuiti del 50,62%, quelli per il reato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti sono calati di oltre il 57%. Per gli autori del Libro Bianco, è la dimostrazione che “il sovraffollamento penitenziario, così come le possibilità di contenerlo, sono strettamente legati alle scelte sulle politiche antidroga”. Nel frattempo, i detenuti per violazione della legge antidroga attualmente censiti nelle carceri sono 16.712, il 32,03% del totale. Altro dato comunque in calo: nel 2010 erano 27.294, pari al 40,16% della popolazione carceraria, più dei due terzi del totale. Come hanno giustamente fatto notare gli autori della ricerca sugli effetti penali e sanzionatori della legislazione proibizionista, Stefano Anastasia e Maurizio Cianchella, dando un'occhiata ai dati non si può non sottolineare l’effetto trainante avuto dal calo degli ingressi per violazione della normativa antidroga sulla diminuzione degli ingressi totali nelle carceri. Nonostante le molteplici occasioni sprecate dalla politica e dalla magistratura per mettere


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mano al problema, la percentuale di ingressi ex art. 73 è la più bassa da 10 anni a questa parte, a testimonianza del fatto che la legge sulla droga fa il bello e il cattivo tempo quando si tratta di processi di carcerizzazione in Italia: quando la tendenza è all’incremento, è la legge sulla droga che guida la volata; quando la tendenza è al decremento, è sempre la legge sulla droga che mette il freno. Se tra il 2008 e il 2015 gli ingressi in carcere sono diminuiti del 50,62%, quelli per il solo reato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti sono diminuiti del 57,44%. Attenzione però, se il dato è così decrescente il merito è soprattutto dell'avvenuta abolizione della Fini-Giovanardi e non per un effetto delle sue politiche di presunta prevenzione.

realtà le condizioni perfette affinché le mafie e i narcotrafficanti più organizzati (e più pericolosi) diventino ancora più ricchi e ancora più potenti. Insomma, più che un dilemma, una certezza. Se infatti guardiamo al numero delle persone sottoposte a procedimento penale per detenzione o per appartenenza a organizzazioni criminali dedite al traffico di sostanze stupefacenti, possiamo vedere una significativa novità registrata tra la fine del 2014 e metà del 2015: al 30 giugno dello scorso anno, erano 158.690 le persone sottoposte a procedimento penale per violazione dell’art. 73 del testo unico sulle sostanze stupefacenti, 43.828 per violazione dell’articolo 74. Se il dato relativo alle imputazioni di appartenenza a organizzazioni criminali è relativamente costante, quello relativo alla detenzione di sostanze stupefacenti ha subito invece rispetto al 2014 una riduzione, in termini assoluti, di circa 16.000 unità, pari al 9,17% dei soggetti sotto processo. Un dato che a tutta prima può apparire consolante ma che, osservato sulla pura base delle proporzioni, racconta una realtà ancora drammatica: praticamente a processo, in media, ci si finisce tre volte più facilmente quando si consuma piuttosto che quando si spaccia. Volendo guardare ancora più “in basso”, verso la casistica che interessa solo la parte amministrativa e che quindi non prevede pene detentive, il dato che riguarda la cannabis non può non confermare la situazione di “caccia alle streghe” che ancor oggi attanaglia i consumatori italiani. Alla data del dicembre 2014, le persone segnalate ai prefetti per detenzione a uso personale di cannabinoidi sfiorano la soglia dell’80% del totale. In pratica il 78,99% delle segnalazioni ai Prefetti della penisola, riguarda il famigerato articolo 75 del DPR 309/90. Le segnalazioni al Prefetto hanno dato luogo a 13.509 sanzioni amministrative e a 151 richieste di sottoposizione a programma terapeuticoriabilitativo, confermando di nuovo la natura principalmente sanzionatoria (e lucrativa) della segnalazione al prefetto dei consumatori di sostanze stupefacenti.

La domanda sorge allora spontanea: qual è il peso reale delle politiche antidroga sulla giustizia? Stando a quanto affermano le ricerche pubblicate sul Libro Bianco, nel 2015 le operazioni di polizia in materia di stupefacenti sono state oltre 19.000, più di 27.000, invece, le segnalazioni all’autorità giudiziaria. Anche stavolta stupisce un dato. La cannabis e i suoi derivati sono le sostanze più frequentemente interessate dal fenomeno. Il 56,31% delle operazioni di polizia hanno per oggetto i cannabinoidi. E così il 48,20% delle segnalazioni all’autorità giudiziaria. Su 27.718 segnalazioni, solo 2.286 contestano l’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. “Nel restante 91,75 per cento dei casi - si legge - abbiamo a che fare con detentori di sostanze di cui non è neanche sospettata l’appartenenza a organizzazioni criminali dedite al traffico di sostanze stupefacenti”. Questo è il risultato, secondo gli autori del Libro Bianco: “I cannabinoidi costituiscono, dunque, il principale impiego di energie e risorse dell’apparato di polizia e giudiziario impegnato nella repressione penale della circolazione di sostanze stupefacenti illegali”. E questo a dimostrazione (o per meglio dire a dispetto) del fatto che, anche nel 2015 e quindi superata la FiniGiovanardi, le segnalazioni per articolo 73 siano state di gran lunga più numerose rispetto a quelle per articolo 74, che punisce gli appartenenti a organizzazioni criminali dedite al traffico illecito di sostanze stupefacenti. Come abbiamo scritto più volte, il dato fornito dagli autori della ricerca testimonia l’orientamento decisamente repressivo anche dell'attuale legge sulle droghe, rivolto verso i “pesci piccoli”, piuttosto che verso le vere associazioni criminali. Anzi, si può dire che in un certo senso le favorisca, ripulendo il mercato da tutti i possibili competitor meno esperti e mantenendo dunque una situazione di oligopolio che tiene alti i prezzi. Questo paradosso è noto agli studiosi come Darwinian trafficker dilemma ed è facilmente spiegabile con la situazione per cui, il proibizionismo crea in

Ora, considerato lo stato penoso in cui versano le nostre carceri e i nostri tribunali, tenuto a mente il richiamo fatto dalla Direzione Nazionale Antimafia e visti infine i nudi e crudi numeri della statistica, cosa frena davvero la politica dall'approvare in fretta il disegno di legge

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sulla legalizzazione? Cosa, se non l'ipocrisia del fronte cattolico-conservatore? Un atteggiamento fastidiosamente paternalistico, che pretende di tutelare la salute dei cittadini e il futuro dei giovani ma preferisce delegare la produzione e il commercio di una sostanza naturale alle narcomafie, esperte più nel taglio che nella coltivazione. Una rappresentanza politica che non rappresenta e non tiene conto dei milioni di italiani che hanno apertamente dichiarato di far uso di cannabis. Una rappresentanza sorda al buon senso e talmente arroccata sulle sue posizioni medievali da non essere nemmeno in grado di discernere tra legalizzazione e liberalizzazione – alla vigilia della discussione parlamentare la ministra Beatrice Lorenzin, in quota AP , ha ribadito la sua contrarietà alla “liberalizzazione”, probabilmente inconscia del fatto che tra liberalizzare e legalizzare corre una fondamentale differenza, che è appunto il limite imposto dal legislatore. Come ha scritto, non troppo ironicamente, lo scorso 25 luglio il blog satirico Sponoza.it “Non è curioso che in questo istante un gruppo di cocainomani stia decidendo se sia morale o no legalizzare la cannabis?”. Ora che la discussione è nel vivo ed è finalmente diventata ufficialmente pubblica, chi vuole proibire e reprimere l'uso della cannabis lo fa ormai solo ed esclusivamente sulla base di posizioni ideologiche – o d'interesse - che provocano danni nei confronti dell'intera comunità Paese. Perché è fuori da ogni ragionevole dubbio che la marijuana legale sarebbe più controllata, meno rischiosa, e porterebbe una valanga di soldi nelle nostre disastrate casse pubbliche. Un Parlamento dovrebbe decidere e legiferare ciò che è meglio per il bene pubblico. E una cannabis legalizzata per uso ricreativo e non solo curativo, farebbe finalmente pendere la bilancia dalla parte dell'interesse collettivo. La nostra paura è che saremo ancora per molto costretti ad usare il condizionale.

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MEDICAL CANNABIS

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POTERE TERAPEUTICO

col sistema immunitario debole. Il rischio sarebbe di togliergli la nausea da chemioterapici portandogli in cambio un brutto raffreddore. Anche nella preparazione dei biscotti magici bisogna prestare attenzione al tipo di estrazione utilizzata (se con solventi o solventless) e al grado di pulizia osservato affinché non ci si mangi un biscottino alla abamectina. Se la preparazione finale è per uso interno o per una persona inferma, bisognerà esser ligi nello scrivere ogni passo del procedimento effettuato e quando possibile far analizzare da un laboratorio il contenuto in principi attivi così da poter replicare.

di CBG

LA RISCOPERTA SOCIALE DI UNA MEDICINA UTILIZZATA DA MILLENNI Negli scorsi mesi sempre più persone mi hanno scritto cercando informazioni sulla cannabis terapeutica, affascinati dal continuo dibattito sui media. Da un giorno all'altro quelle piantine dalle foglie a sette punte, fumate in spinelli da noi amanti di Bob Marley, son tornate in auge per il loro potenziale farmacologico. Ebbene si, basta ricordare il ruolo della canapa nelle farmacopee di tutto il mondo prima della War On Drugs per rendersi conto di quanto poco ludica e più terapeutica sia la nostra amata pianta. Fino a cento anni fa era di libera vendita nelle farmacie sotto forma di sciroppo alcoolico per curare asma, tosse ed infiammazioni alle vie aeree superiori. In alcuni paesi se ne preparavano unguenti e creme contro le infiammazioni muscolari e le artriti mentre quasi ovunque se ne mangiavano le sementi, dal forte potere nutrizionale (ricchi in proteine ed acidi grassi omega-3 ed omega-6) e vaso-protettivo. L'incredulità regna sovrana quando racconto un poco quali malattie potrebbe aiutare a curare: quan-

vista come il demonio, ma a poco a poco riusciremo a farla riaccettare in società. A supporto della mia

mandato più dell'automedicamento, possiamo però dilettarci anche noi nella produzione casalinga di estrazioni dalle nostre piante di cannabis e provare a creare unguenti o tinture per svariate malattie. Una estrazione di cannabinoidi ricca in CBD (che è miorilassante, provoca il rilassamento delle fibre muscolari) può divenire una crema contro dolori muscolari, stiramenti, strappi, e via dicendo. Invece una estrazione ricca in THC sarà utile contro l'insonnia e il nervosismo, senza dimenticare l'effetto antinfiammatorio espletato dai cannabinoidi sui tessuti infiammati. Anche se solamente ci fossimo stufati di fumare potremmo dilettarci in una estrazione o in una tintura per avvertire l'effetto senza i danni che porta con sé la combustione. Quel che si deve ricordare è la differenza tra una estrazione ai fini

Ultimamente mi sono dilettato in una tintura preparata per aiutarmi a fumare meno. Per avere quindi un effetto psicoattivo ho dovuto decarbossilare i principi attivi presenti nell'erba, proprio come avviene immediatamente prima della combustione negli spinelli. Sostanzialmente di tratta di convertire il THC-A in THC per godere di un effetto molto simile a quello dei joint. In mente avevo ben chiaro cosa cercavo e per ottenerlo ho grindato dieci grammi di fiori e foglie resinose, li ho decarbossilati in forno su una teglia coperta da carta da forno antiaderente a 120 gradi centigradi per 25 minuti. Dopodiché in un barattolo di vetro ho messo il mio trito d'erba coperto da cento millilitri di brandy (qualsiasi liquore che abbia almeno 30 gradi di alcool funziona bene). In 48 ore esatte era pronta, ho proceduto quindi alla filtrazione con un filtro da caffè del supermercato e ho imbottigliato in boccette con un comodo contagocce. La decarbossilazione ha fatto sì che la tintura risulti psicoattiva: senza questo procedimento non avrebbe fatto effetto, o meglio, direi non avuto l'effetto desiderato.

BASTA RICORDARE IL RUOLO DELLA CANAPA NELLE FARMACOPEE DI TUTTO IL MONDO PRIMA DELLA WAR ON DRUGS PER RENDERSI CONTO DI QUANTO POCO LUDICA E PIÙ TERAPEUTICA SIA LA NOSTRA AMATA PIANTA do dico cancro o sclerosi multipla mi sento un porre la medesima domanda "ma com'è possibile che nessun dottore raccomandi come aiuto la cannabis, in questi casi?". Un mio amico medico di base lamenta la scarsità di studi in merito e l'ostracismo a cui verrebbe subito se proponesse tra i suoi colleghi la cannabis. Ancora è

previsione vi sono le pubblicazioni sugli effetti dei vari cannabinoidi sulle cellule tumorali (induzione all'apoptosi, ad esempio) o gli effetti conclamati di neuroprotezione indispensabili nei casi di malattie neurodegenerative. Senza voler sostituire il medico, perché il parere del dottore è racco-

terapeutici, quindi che andrà nelle mani di una persona inferma, e una estrazione cosiddetta ludica, creata per diletto e nulla più. Una qualsiasi preparazione per una persona malata deve essere il più sterile possibile: non sarebbe carino portare infezioni ad una persona sotto chemioterapia, quindi

Dieci gocce sotto la lingua bruciano leggermente per via del contenuto alcoolico, meglio è se son diluite in un dito d'acqua. L'effetto si nota dopo cinque minuti nemmeno grazie al rapido assorbimento delle mucose. Il bello è che questo non è che uno degli utilizzi terapeutici: ve ne sono un'infinità, di cui moltissimi ancora da scoprire.


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FIERE DELLA CANNABIS

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TORNA EXPOGROW, LA GRANDE FESTA DELLA CANNABIS

A noi di Soft Secrets piace questa fiera, perché oltre a fare buoni affari, ci divertiamo tantissimo. Saremmo in esterna, come tutti gli anni, con la musica di Victor Santana. Nel nostro stand si esibirà anche Mapuxe Soud sabato sera e ci saranno altre sorprese. Il V Forum Sociale Internazionale della cannabis riunirà personalità importanti dell’attivismo internazionale della cannabis. Fra questi: Ana Maria Gazmuri, Presidentessa di Daya, la Fondazione pioniera nella coltivazione medicinale legale in America Latina, ma anche la messicana Zara Snapp, autrice del “Dizionario delle droghe”, nonché Rául Elizalde, padre di Grace, la prima messicana trattata legalmente con CBD. Per l’attivismo spagnolo spiccherà la partecipazione della piattaforma Regulación Responsable, come anche dell’Osservatorio Spagnolo sulla Cannabis Medicinale. Parteciperà anche Nuria Calzada, coordinatrice statale di Energy Control.

Expogrow 2016: 16, 17 e 18 settembre A settembre ci rivedremo a Expogrow, evento di riferimento per le fiere della anche l’elevata qualità del ristorante della cannabis e del divertimento. Si terrà il 16, 17 e 18 settembre a Irún, giornate in fiera, il Singular di Iñigo Lavado. cui riuniremo la fiera della cannabis, l’attivismo e la baldoria di giorno e di notte. Concerti “Molto più di una fiera della cannabis” va ben oltre uno slogan pubblicitario ed In esterni ci sarà sempre fermento e fra le attività diurne spicca il ritorno della galleria Expogrow ha già trasformato il suo concetto principale in realtà. Parlando della fiera, ci saranno più stand che mai e la parte outdoor è stata allargata per l’elevata richiesta. Si troveranno qui aziende di punta del mondo della cannabis in tutte le sue forme, banche di semi, grossisti, aziende di fertilizzanti, produttori di prodotti per la coltivazione, accessoristica e associazioni. Dalle ultime novità nella coltivazione di cannabis, fino ai prodotti più consolidati. Expogrow è il primo appuntamento dopo le vacanze estive e molti professionisti avranno voglia di fare affari per la nuova stagione. Grazie alla sua posizione, è una manifestazione ideale per le aziende francesi e

spagnole, anche se accoglie un pubblico internazionale molto ampio, con professionisti provenienti da tutta Europa e da altri continenti. Per tutti i visitatori è stato organizzato un evento B2B, ossia businessto-business. Venerdì mattina, dalle 9.30 alle 14.30, sarà consentito l’ingresso solo ai professionisti del settore, in modo tale che potranno lavorare con tranquillità. La fiera metta a disposizione degli espositori e dei professionisti una serie di servizi, da un’applicazione per registrarsi e prendere appuntamenti anticipatamente, fino a una zona VIP nei concerti all’aperto. Da notare

del vento, che ha deliziato il pubblico durante la prima edizione. Il piatto forte arriverà di sera, con numerose performance di musicisti di grande livello. El Langui presenterà il suo disco Hola, che sta avendo grande successo. Muchachito arriverà con il suo nuovo pezzo “El Jiro”, appena registrato e piena di energia. Tomasito interpreterà Azalvajao, un concetto che è puro divertimento e contaminazione. Dalla Francia spicca Biga Ranx, il prodigio del ragga-dub. Anche se non è nel palinsesto ufficiale, Zatu di Zatu de SFDK sarà a Expogrow, presentando la varietà di cannabis di cui è padrino, la “Chispa”, realizzata da Positronics. Nella parte all’aperto saranno anche consegnati i premi della Expogrow Cannabis Cup.

Anche se abbiamo già dato numerose anticipazioni sul programma, non mancheranno altri artisti, relatori e numerose sorprese. Visitate la pagina di Expogrow per avere informazioni aggiornate. Saranno tre giornate di vibrazioni positive, musica, cannabis, affari e molto divertimento. Expogrow Irún. 16, 17 e 18 settembre. Vi aspettiamo! www.expogrow.net



GROWER’S INTERVIEW

49 lato, in campagna, e decisi d'intraprendere la strada dell'autocoltivazione: non mi feci reprimere dallo Stato nel gesto naturale di metter sottoterra 4 semi trovati nella ganja nostrana acquistata da un amico.

RITORNO AI REGOLARI La storia di D.C., che dopo qualche ciclo con autofiorenti e non, femminizzati o meno, ha preferito, alle scorciatoie moderne, la strada maestra lasciata degli avi, per un futuro nella giusta direzione. di Davide Calabria La crisi perpetua garantita dal mercato libero globale ha tolto il fiato a molti e riempito il mondo con i suoi prodotti di scarsa qualità. Il mercato dalla cannabis sembra aver seguito la stessa tendenza, e in piazza spesso si trova solo fumo con sostanze chimiche. Quando si trova dell’erba coltivata a chilometro zero, poi, nella maggior parte dei casi il prezzo oscilla attorno ai 10 euro al grammo, troppo per molti. E spesso si tratta di ganja coltivata

sotto le lampade, ottenuta da semi femminizzati, che non tutti gradiscono. La ganja commerciale, inoltre, è spesso coltivata in tempi brevi, non è ben matura e finisce con l’essere consumata più in fretta. Anche per questo molti decidono di far da se.

SSIT:Com’è stata la tua prima esperienza? Qualche anno fa vivevo sulle colline dell’appennino italiano, in un posto iso-

Un altro amico con dell’esperienza in guerrilla si propose d’aiutarmi, dividendo il raccolto, e insieme ci recammo al growshop nella città più vicina, alla ricerca di semi adatti alla nostra situazione. Ai tempi, erano appena giunte in commercio le prime autofiorenti Low Rider, regolari, che decidemmo di provare, per aver qualche cosa da fumare nel giro di due mesi. Consapevoli che non ci sarebbe bastata a lungo, acquistammo anche 10 semi di un ibrido sativa-indica della Nirvana Seed, di cui mi sfugge il nome, e 10 semi di Afghana standard della Seed Man, entrambi regolari. Quall’anno i maschi furono in gran maggioranza, ci fu una strage degli innocenti, e alla fine ci ritrovammo con solo 1 trovatella, 4 femmine Low Rider e 8 femmine regolari. A quel punto decidemmo d’introdurre 3 Tundra femminizzate e autofiorenti della Dutch Passion, per coprire l’intero fabbisogno annuo. Per le 4 Low Rider bastò una piccola buca ben esposta al sole, riempita con terra dell’orto, concimata con sterco di cavallo, compost e concime biologico in caso di bisogno. Crebbero grandi tre spanne, con delle belle cime compatte e ottime da fumare. A metà luglio, con grande soddisfazione, avevo già la mia prima erba autoprodotta. Le altre piante le imboscammo tra gli ulivi. Scavammo una buca lunga, alta mezzo metro, e la riempimmo con secchi opportunamente bucati sul fondo a far da vaso alle nostre piante, in modo da poterle spostare in caso d'inconveniente. Per nasconderle da occhi indiscreti decidemmo pure di legare le alte sativa della Nirvana: fissammo un bastone di bamboo al vaso, e man mano che la pianta crebbe, la legammo lungo il legno. Come risultato, le piante si allungarono in orizzontale, ed i rami più bassi raggiunsero l’altezza di quelli più alti, portando alla fioritura di pannocchie incredibili. Questa gene-

tica era stabilissima e tutte le piante erano pressoché identiche. Due afgane le mettemmo a dimora in vasi enormi, e risultarono un paio di maschi veramente mostruosi, che abbiamo trattenuto sul posto, con i migliori esemplari maschili della Nirvana, fino a lasciar impollinare un poco le femmine. Alla fine ci ritrovammo con circa due etti d’erba a testa di ottima qualità. La Nirvana era buona, ma forte, come molti ibridi, e se esageravo a volte mi fregava. L’indica Afgana era per me, invece, abituato per anni al fumo nero dell'Afghanistan, di casa, e la centellinai fino ad esaurimento. Le Tundra produssero delle belle piantine alte 80 centimetri, con fiori stupendi, ricchissimi di resina, che con l’autunno diventarono viola. Era ottima da fumare, ma il fattore femminizzazione non lasciava godere a pieno dei suoi effetti. Purtroppo, poi, fu impollinata da un maschio che non avevamo soppresso e solo allontanato. Purtroppo, perché in seguito i semi delle Tundra finirono distrattamente per mischiarsi a quelli delle regolari, vanificando lo sforzo per avere una buona semenza: i semi derivati dalle piante indotte alle femminizzazione, dicono, posso portare a fenomeni di ermafroditismo. La sorpresa più bella, ad ogni modo, la riserbò la trovatella, che crebbe altissima ed eccezionalmente tricotiledonica, generando, cioè, tre rami alla volta anziché due. Il suo effetto, poi, era delicato e ottimo per conciliare il sonno.

SSIT: Altre esperienze? Successivamente mi sono trasferito in un posto molto urbanizzato, dove faticavo a trovare un luogo dove coltivare. Decisi quindi di prendere la strada dell’indoor, acquistando una tenda 100x100x200 e un alimentatore dimmerabile dai 300 ai 660 watt. Quando vidi per la prima volta la grow-room montata, pensai alla rivoluzione a casa mia. Per sicurezza sono partito con delle Yummy della CBD Crew, sative, femminizzate, e nel frattempo ho trovato pure un angolino ricoperto di rovi dove


50 nascondere una paio di piante. Quelle in indoor, alla mia prima esperienza, crebbero piccole, ma con fiori ben compatti. Quelle outdoor generarono due belle piante ricche di cime fiorite, dopo esser sopravvissute a una serrata guerra con i lumaconi. Già che c’ero, decisi anche di provare a far delle talee, tagliando i rami più bassi di quelle outdoor, prima che iniziasse la fioritura, per crescerle in indoor con buona soddisfazione. La lunga fioritura inoltrata nell’autunno finì anche con produrre della muffa sui fiori, costringendo a gettare via almeno una trentina di grammi. Ebbi quindi modo d’analizzare le differenze tra i due prodotti, e mentre quella indoor aveva un sapore migliore di quella outdoor, quella coltivata all’esterno aveva un effetto decisamente più piacevole, armonioso e lungo. La Yummy outdoor offriva veramente

maschi, avevano risvegliato in me la maniera di coltivare della prima esperienza, quella ancestrale seguita da sempre anche dai nostri antenati. La Durgamata risultò veramente terapeutica, ma da buona indica la preferivo la sera o in caso di bisogno terapeutico. Le trovatelle brasiliane, invece, produssero meno erba, ma erano adatte e piacevoli in qualsiasi situazione. Essendo regolari, le consumavo a cuor leggero, e per la mia gioia avevano pure generato qualche seme. Sapevo quindi di poter contare su di loro anche per l’anno seguente. Il fatto non fossero però molto forti nell’effetto, mi indusse a cercare una soluzione per arricchirle con qualche gene.

SSIT: Come è andata a finire? Ho talmente preferito coltivare e fumare le regolari, che da quest’anno ho deciso

nell’altra postazione anche con delle autofiorenti regolari Red Draft, della Budda Seed, per aver dell’erba nel giro di poco: le otto piante rimaste tra gli incidenti di percorso sono state sfortunatamente tutte femmine. Cinque su otto hanno prodotto veramente bene in sessanta giorni, mentre una è stata un po' scarsina e due hanno generato fiori abbondanti, ma un po' rarefatti. Avevo quindi pensato d’incrociare una bella autofiorente con un eventuale maschio di la BGxWR, piantato accanto, ma i lumaconi si stavano mangiando il gambo delle Red Draft, e ciò mi ha impedito di lasciarne una più a lungo. Ingenuamente pensavo che quest’anno i lumaconi non avessero bisogno d'insidia, perché avevo trapiantato le piante abbastanza grandi, ma non è stato così, e si sono mangiati pure cinque nepalesi al CBD e una BGxWR. A quel punto, avevo pensato di circondare

SAREBBE INTERESSANTE TROVARE NEI NEGOZI E NELLE FIERE DI SETTORE, NON SOLO SEMI FEMMINIZZATI, MA PURE QUELLI REGOLARI, IN PARTICOLARE QUELLI STANDARD E POSSIBILMENTE FRESCHI molto: il CBD rendeva più dolce l’esperienza, e da buona sativa finì presto. L’anno seguente, non avendo semi, se non un selfie generato da una Yummy, che risultò esser femmina, intrapresi la strada dell’indica al CBD, ritenendola più adatta alle mie esigenze, e per la precoce maturazione. Coltivai la Durgamata II femminizzata, per la praticità, in outdoor. Nel frattempo trovai un’altra postazione all’aperto, dove piantai delle trovatelle regolari di sativa originaria del Brasile, cresciute nella zona per quattro-cinque anni. Mentre su una postazione all’aperto lavoravo in tutta sicurezza su due piante femminnizzate di Durgamata, dall’altra, l’attesa, la speranza e l’osservazione delle piante per l’identificazione dei

di dar retta al mio istinto e di tornare definitivamente a quella che può essere chiamata la coltivazione tradizionale. E ora sono felicissimo. Sono partito con le brasiliane, che ora sono delle belle piante in procinto di dirmi il sesso. Questa volta le ho pure cimate un paio di volte per farle fiorire di più. Accanto, un po' più tardi, e partendo con la lampada, ho piantato una di Bubba Gift x White Rinho (BGxWR), indica a fioritura veloce, e una Sativa Nepalese incrociata con una Skunk al CBD, entrambi regolari. Purtroppo non son cresciute molto, ma l’idea, per quest’anno, è quella d’ottenere dell’ottima semenza per gli anni a venire, mischiando questa biodiversità.

la postazione con polvere di vetro, che non ammazza, ma ferisce e impedisce il passaggio ai lumaconi. Ho invece trovato un metodo migliore e più naturale: pacciamare la postazione con i rovi, e indurre le stesse piante spinose a crescere attorno al gambo della pianta, come in una corona di spine, a respingere i lumaconi. A questo punto, probabilmente la produzione, anche dei semi, non sarà come speravo, almeno che i maschi non scarseggino. Sto quindi pensando di piantare delle altre autofiorenti regolari Low Rider e veder se riesco a incrociarle tra loro e, perché no, con una delle due BgxWR rimaste.

SSIT: Concludendo? L’erba dell’anno prima, poi, è finita questa primavera. Sono quindi partito

Il fatto di coltivare regolari ti apre tutta una serie di possibilità che con i fem-

minizzati non hai. Devi circoncidere i maschi, almeno che tu non voglia una Vergine Maria, ma alla fine del raccolto sei molto più soddisfatto.È un mondo più complesso, divertente, e per me non c’è paragone. Ritengo bellissima pure l’attesa senza pregiudizi, su quel che sarà il sesso della pianta. Perché un buon maschio può arricchire la tua coltivazione. Il problema, però, a questo punto della storia, è reperire i semi. I regolari li acquisti su internet, ma se non vuoi far la spesa online, puoi ordinarli al growhop, perché a causa della domanda, nei negozi specializzati trovi al 99,9% semi femminizzati. Il problema è che a volte pure i produttori di semi più prestigiosi hanno semi regolari che possono esser vecchi, perché ultimamente siamo rimasti in pochi a coltivarli. C’è poi la questione delle genetiche, sempre più ibride, a causa del proibizionismo, che ha spinto a creare piante con più resina. Personalmente, però, ho notato come nell’uso quotidiano sia più piacevole consumare genetiche standard, come la pura Afgana o la Brasiliana. Molti produttori di semi sono partiti negli anni 70’-80’ con le genetiche di vari luoghi della Terra, hanno tramandato il gene, generalmente con luce artificiale nel caso olandese, utilizzandolo anche per l’ibridazione della cannabis europea venduta oggi. Dal mio punto di vista, però, sarebbe interessante trovare nei negozi e nelle fiere di settore, non solo semi femminizzati, ma pure quelli regolari, in particolare quelli standard e possibilmente freschi. Ovviamente è una questione di domanda e offerta, ma secondo me potrebbero guadagnarci tutti dal ritorno dei regolari, che ovviamente sarà più praticabile con la legalizzazione, visto che avere il doppio delle piante aumenta il rischio. Con i regolari, però, i produttori possono vendere il doppio dei semi, ed i growshop anche il doppio di vasi, terra e concimi. I danni del proibizionismo stanno portando alla legalizzazione nel mondo per vie traverse, e già serve una rinfrescata e una raddrizzata all’intero settore. Incrociando le dita, perché sono stufo di nascondermi.


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Capsule della felicità UN'ALTRA VIA D'ASSUNZIONE

Riempiendo le capsule

Nel precedente numero di Soft Secrets abbiamo descritto come preparare una tintura di cannabis a base di olio di cocco, in questa edizione andremo a vedere come ottenere delle capsule di marijuana terapeutica, basandoci sul precedente di 2L3bg esperimento. Analizziamo pro e contro, delle capsule di cannabis terapeutica: PRO t MB WJB EJ TPNNJOJTUSB[JPOF PSBMF BTTJDVSB discrezione rispetto alla comune canna che potrebbe attirare l'attenzione; t MMB WJB EJ TPNNJOJTUSB[JPOF PSBMF BTTJDVra un assorbimento maggiore dei principi attivi rispetto alla comune canna che durante la combustione perde parte della sua composizione; t MOPO QSPWPDB EBOOJ BMMF WJF SFTQJSBUPSJF generalmente provocati dalla combustione; CONTRO t MMB QSFQBSB[JPOF EFMMF DBQTVMF EFWF essere svolta necessariamente in casa, richiedendo tempi molto più lunghi di una comune canna;

t DPOUFOJUPSJ EJ WFUSP DBQJFO[B DJSDB NM t UFSNPNFUSP MBTFS t MJUSJ PMJP EJ PMJWB t DPMJOP EJ GMBOFMMB t TJSJOHB DD t GPSOFMMP EB DVDJOB t HSJOEFS t DVDDIJBJOP BDDJBJP t HVBOUJ EB DVDJOB Per ottenere un farmaco di cannabis terapeutica di eccellente qualità, consigliamo vivamente di utilizzare strain di marijuana con alto contenuto di CBD, soprattutto per gli utenti che non desiderano l'effetto stupefacente che potrebbe provocare il THC. Un buon compromesso è rappresentato da quegli strain con rapporto di 1:1 tra THC e CBD, essendo importante un quanto l'altro di cannabinoidi, infatti il CBD modula alcuni effetti psicotropi tipici del THC.

Capsule e siringa con estratto in primo piano

t MMhFGGFUUP EJ VOB DBQTVMB EJ DBOOBCJT UFSBpeutica può ritardare fino ad un'ora, prima di manifestarsi, al contrario di una canna che assicura un effetto quasi istantaneo; Elencati qui di seguito, gli strumenti e il materiale necessario per svolgere l'esperimento: t DBQTVMF EJ HFMBUJOB UJQP EJTQPOJbili in erboristeria o web; t HS PMJP EJ DPDDP QFS VTP BMJNFOUBSF P burro chiarificato; t HS JOGJPSFTDFO[F EJ NBSJKVBOB UFSBQFVtica; t CJMBODJB EJ QSFDJTJPOF t QFOUPMJOP

La procedura per preparare le capsule è molto simile a quella descritta per la preparazione della tintura a base di olio di cocco; innanzitutto è necessario decarbossilare la marijuana per attivare i cannabinoidi contenuti, in questo modo si rendono disponibili i principi attivi alla metabolizzazione da parte dell'organismo umano. Il processo di decarbossilazione si avvia ad una temperatura di circa 80°C, prevedendo un esposizione al calore di circa un'ora; il tempo di esposizione diminuisce con l'aumentare della temperatura, infatti a circa 120°C il processo di decarbossilazione è completato più rapidamente.

La marijuana può essere decarbossilata in forno alla temperatura di 120°C per 20 minuti, oppure con un bagnomaria di olio; il primo metodo lo sconsigliamo perché la cottura in forno danneggia molte delle proprietà della cannabis, tostandola letteralmente. Il metodo che prevede il bagnomaria di olio, preserva maggiormente le qualità della marijuana utilizzata: con il grinder sminuzzare le infiorescenze di marijuana in piccoli pezzettini, per assicurarsi che ogni parte del fiore venga trattato completamente; nel frattempo preparare il bagnomaria, riempire d'olio di oliva la pentola di acciaio e riporla a riscaldare su un fornello a fiamma bassa. Con la bilancia di precisione misurare HSBNNJ EJ PMJP EJ DPDDP P EJ CVSSP chiarificato e riporlo nel contenitore di vetro. Posizionare il contenitore di vetro al centro del pentolino contenente olio di oliva e attendere che si riscaldi; con il termometro laser rilevare la temperatura dell'olio di cocco e quando ha raggiunto circa 120°C, aggiungere la marijuana sminuzzata e mescolarla insieme all'olio di cocco o al burro chiarificato che trasformato allo stato liquido. La soluzione deve essere cotta a bagnomaria per circa 20 minuti alla temperatura costante di 120°C, in questo modo la soluzione diverrà satura di cannabinoidi allo stato attivo. Successivamente lasciare raffreddare la soluzione; quando è sufficientemente fredda per essere maneggiata, passare all'operazione di filtraggio: posizionare il colino di flanella sulla bocca del secondo contenitore in vetro e versare attraverso il colino la soluzione di olio di cocco o burro chiarificato e marijuana; l'olio di cocco quando è freddo ha una consistenza molto densa perciò sarà necessario strizzare il colino per filtrare completamente la soluzione. Per assicurarsi che l'estratto finale non contenga impurità, è necessario filtrare una seconda volta la soluzione attraverso il colino.

Completiamo la preparazione del farmaco, riempendo le capsule di gelatina con il concentrato di cannabinoidi. È importante che il concentrato sia freddo altrimenti si rischia che le capsule si sciolgano quando vengono riempite. Le capsule sono costituite da due parti cilindriche, il corpo e il coperchio, composte il più delle volte da gelatina alimentare. Con una siringa prelevare l'estratto da dentro il contenitore di vetro, riempire il corpo della capsula e chiuderla con il suo coperchio. Ogni capsula va riempita con 1 cc di concentrato corrispondente al peso di circa 1 grammo, perciò l'estratto finaMF WFSSË TVEEJWJTP JO DJSDB DBQTVMF $PO poche decine di euro è possibile acquistare un'incapsulatrice in grado di riempire grandi quantità di capsule in pochi minuti. Per conoscere l'esatta concentrazione di cannabinoidi nell'estratto finale e quindi per calcolare l'esatto dosaggio, è necessario analizzarne il contenuto di cannabinoidi; in commercio sono disponibili differenti kit fai da te per effettuare questo tipo di analisi. Le capsule di marijuana terapeutica vanno assunte oralmente, cioè ingerite aiutandosi con un bicchiere d'acqua. Il dosaggio è puramente soggettivo, di conseguenza è vivamente consigliato assumere inizialmente piccole dosi. È necessario attendere da 30 a 60 minuti prima che si manifestino gli effetti desiderati; a seconda del dosaggio assunto, gli effetti possono perdurare da 4 a 8 ore circa.

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CANNABIS WORLD di Giovanna Dark

SE BIG PHARMA FA LA GUERRA ALLA MARIJUANA LEGALE

Diversi studi scientifici ed accademici hanno dimostrato che l'abuso di antidolorifici è nettamente minore negli Stati americani in cui la marijuana è stata legalizzata per scopi terapeutici. Questi studi hanno generalmente assunto che, nel momento in cui la cannabis è disponibile nelle farmacie, i pazienti tendono sempre di più a scegliere la soluzione naturale rispetto all'alternativa chimica da prescrizione e ai suoi risaputi effetti collaterali. Fino a poco fa questo rimaneva però solo un'ipotesi.

Ora invece, un nuovo studio pubblicato sulla rivista specializzata Health Affair, sembra convalidare le scoperte fatte finora, dimostrando la mancanza di connessione nella catena causale che vuole la marijuana alla base di un processo inevitabile che porta in conclusione ad un pattern di dipendenze da droghe e farmaci ed eventuali overdose. Ashley e W. David Bradford, sono figlia e padre ma sono anche una coppia di ricercatori alla University of Georgia, ed è stata loro l'idea di andare ad

indagare nel database di tutte le prescrizioni pagate grazie alla famosa “Medicare” voluta da Obama. I Bradford hanno analizzato i dati disponibili dal 2010 al 2013 e hanno scoperto che nei 17 Stati in cui vige la madical-marijuana law, le prescrizioni di farmaci cosiddetti “tradizionali” sono praticamente crollate, rispetto agli Stati per cui la cannabis rimane illegale.

La curva discendente disegnata dai ricercatori è assolutamente significativa: negli Stati “cannabis friendly” i medici di base hanno prescritto in media 265 dosi di antidepressivi in meno all'anno, 486 dosi di anticonvulsivanti (o antiepilettici) in meno, 541 dosi in meno di antiemitici contro la nausea, 519 dosi in meno di antipsicotici e 562 dosi in meno di ansiolitici ogni anno. Il dato più sorprendente è però proprio quello relativo agli antidolorifici: i medici degli Stati in cui la cannabis terapeutica è legale hanno prescritto 1826 dosi in meno di antidorifici l'anno. Tenendo conto che il database considera il dato medio sul campione totale dei medici abilitati dalla professione, i numeri sono davvero sorprendenti.

Dal momento che le condizioni cliniche sopracitate sono quelle più comunemente indicate per l'uso di cannabis terapeutica, i ricercatori hanno voluto analizzare il dato completo delle patologie, inserendo anche gli antivirali, gli antibiotici e i farmaci per l'ipertensione. In questo tipo di prescrizioni però i ricercatori non hanno trovato dati significativi, a dimostrazione che il cambio di rotta nell'approccio a certe patologie è stato possibile solo grazie alla legalizzazione medica della cannabis. L'autrice stessa della ricerca, Ashley Bradford, ha scritto: “I risultati suggeriscono che le persone stanno realmente utilizzando la marijuana come medicamento e non solo per scopi ricreazionali o ludici”. Questo nuovo trend sembra preoccupare non poco le lobbies del farmaco statunitensi, da sempre in aperto contrasto con le riforme che hanno sdoganato la cannabis, contrasto che si è tradotto in finanziamenti milionari per prezzolati accademici probizionisti o gruppi come la Community Anti-Drug Coalitions of America, che da sempre si oppone alla legalizzazione della marijuana. Le compagnie

farmaceutiche hanno anche fatto pressione direttamente sulle agenzie federali per prevenire la liberalizzazione della canapa: uno su tutti, il recente scandalo che coinvolto la Drug Enforcement Administration e la INSYS Therapeutics. Il Department of Health and Human Services aveva raccomandato che il THC derivato naturalmente fosse spostato dalla tabella 1 alla tabella 3 della legge federale sulle droghe, una categoria meno restrittiva che permetterebbe di riconoscere l'uso medico della cannabis e contestualmente renderne più facile la prescrizione e la distribuzione. Diversi mesi dopo che il dipartimento della salute aveva recapitato le sue indicazioni, la INSYS Therapeutics, che produce THC sintetico e che avrebbe presumibilmente dovuto competere con quello di derivazione naturale, ha scritto direttamente alla DEA, per esprimere la propria contrarietà allo spostamento di tabella; la DEA ha poi rigettato le raccomandazioni del dipartimento della salute, senza fornire alcuna giustificazione. In quella che quindi potrebbe essere la scoperta più preoccupante per la lobby del farmaco americana, i ricercatori hanno voluto andare oltre e stimare i costi che il governo eviterebbe di esborsare grazie alla diminuzione delle prescrizioni. I Bradford hanno infatti scoperto che nei 17 Stati in cui la marijuana medica è legale, il risparmio per il programma Medicare è stato di oltre 165 milioni di dollari solo nel 2013. Estendendo le proiezioni su tutti i 50 Stati – se mai la cannabis fosse legalizzata a livello federale – il risparmio annuo salirebbe a mezzo miliardo di dollari. I risparmi in termini di costi per la spesa pubblica non possono certo giustificare da soli l'implementazione di una normativa federale omogenea sulla cannabis medica. Il fine ultimo deve essere chiaramente il benessere dei pazienti e la ricerca dei Bradford mostra dati incontrovertibili sul fatto che i consumatori di marijuana medica stanno avendo riscontri positivi con la cura naturale e stanno progressivamente abbandonando l'alternativa chimica. “Le nostre ricerche hanno dimostrato che la risposta dei pazienti alla legalizzazione della cannabis medica è stata soprattutto quella di credere nel potenziale benefico della cura naturale – conclude lo studio – il che aggiunge sostanza alle affermazioni che suggeriscono come la presenza della canapa in tabella 1 sia una cosa ormai obsoleta”.



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CANNABUSINESS

Se Microsoft traccia la cannabis

IL COLOSSO DELL'INFORMATICA ENTRA UFFICIALMENTE NEL CANNABUSINESS AMERICANO

Dallo scorso giugno, anche il colosso dei software Microsoft Corporation ha deciso di diventare un “ganjapreneur” – così sono stati definiti i nuovi protagonisti della cannabusiness – e di investire, risorse economiche e umane nella nuova frontiera della tracciabilità della cannabis. Inaugurando quello che sarà il primo progetto federale “seed to sale”, la più grande società produttrice di software al mondo vuole rendere conoscibile al pubblico il percorso della canapa legale statunitense: dal seme all'infiorescenza, dalla serra al bancone di vendita. di Giovanna Dark Il gigante fondato da Bill Gates ha infatti stretto un accordo con Kind Financial, startup di Los Angeles che ha sviluppato Agrisoft, un programma in grado di digitalizzare il commercio legale della cannabis, tracciandone il percorso dalla produzione alla vendita. L’obiettivo ufficiale di Microsoft è combattere il mercato nero, fornendo alla startup un supporto legale grazie a un proprio team specializzato nello schivare gli attacchi burocratici di una legge federale ancora improntata sui dogmi della fallita “war on drugs”. Tutto questo sarà realizzato grazie

a un software, pensato per essere fornito ai governi locali, che permetterà di individuare tutti i passaggi della pianta: dal terreno in cui è stata piantata, fino al barattolo della vendita al dettaglio. Insomma, Bill Gates vuole essere il primo a tracciare la filiera della cannabis: ufficialmente per garantire al consumatore un prodotto di qualità, ufficiosamente (forse) per controllarne il consumo. Ma non è il solo: da che gli USA hanno aperto le porte della finanza all' “oro verde”, sono diversi e molti i soggetti che stanno pensando di inves-

GK Forza della Natura! Fertilizzante naturale dagli pipistrelli

tire e creare nel mercato, prime tra tutte le fiorenti startup della Silicon Valley: “È una rara combinazione di elementi: abbiamo le conoscenze agricole adatte, un prodotto fisico facile da utilizzare, rinato nell’era digitale”, ha detto al Sole24Ore Steve Albarran, co fondatore e Ceo di Confidential Cannabis, una startup che supporta ench'essa lo sviluppo di uno scenario economico di tracciabilità e trasparenza per la marijuana legale. Nella nuova America no dei nodi gordiani da sciogliere, in qualche modo, è proprio la tracciabilità. La produzione è cosa nota. I vari usi, non solo ricreativo e medico, sono ugualmente noti. La vera partita da miliardi di dollari sta tutta nel poter tracciare il prodotto dal coltivatore al consumatore, lungo tutta la filiera. Assicurarne la qualità, che la produzione sia legalmente certificata, e non ultimo, che ognuno paghi la sua fetta di tasse al governo. Perché alla fine della fiera la legalizzazione della marijuana negli Stati Uniti è sempre stata una questione di soldi, più precisamente di tasse.“Rendila legale e la puoi tassare. Tassala e lo stato te la fa vendere”, un concetto semplice a cui tutte le startup stanno puntando. La rapida proliferazione di dati connessi alla marjiuana legale implica una domanda crescente di elaborazione degli stessi dati per “trasformare” la merce da illegale a legale. Del resto sono 5 gli Stati americani che ormai hanno legalizzato il consumo di marijuana per scopi ricreativi. Ben 23, invece, gli Stati che autorizzano l’utilizzo della sostanza in ambito medico. Altri cinque grandi Stati, tra cui Florida, Ohio e California, andranno al voto a novembre per estenderne l’uso legale a fini ricreativi. Non c’è dubbio che il business ci sia e sia consistente. Il mercato legale della marijuana, secondo l’ArcView Market Research, ha rag-

giunto i 5,4 miliardi di dollari nel 2015, con previsioni di crescita che dovrebbero toccare il 6,7 miliardi di dollari entro quest’anno – 7,1 secondo i più ottimisti – e con un regime di crescita del 25% annuo. Con 394 miliardi di dollari di capitalizzazione, Microsoft è di fatto la prima società di grandi dimensioni a fare il suo ingresso nel business della marijuana. L’obiettivo, come specificato dallo stesso Kimberly Nelson, portavoce di Microsoft, è quello di tenere sotto controllo il consumo legale della sostanza stupefacente, combattere il mercato nero e, al contempo, generare più transazioni. Nessun altro big dell'hi-tech, come Facebook o Apple, ha dimostrato particolare interesse per l'argomento, nonostante il 60% degli americani sia a favore della legalizzazione della cannabis e le previsoni di un'estensione della normativa a livello nazionale non paiano più così chimeriche. C'è poi da considerare che con l’ingresso di un big come Microsoft nel segmento, legalizzare la cannabis potrebbe risultare conveniente anche per gli altri Paesi del mondo, dove l’argomento è comunque molto sentito e dibattuto. Se infatti è vero che nessuno può prevedere il futuro della legalizzazione della cannabis, è abbastanza palese tuttavia, che la cannabis legalizzata sarà sempre soggetta a una rigorosa vigilanza e regolamentazione, non dissimile da quella di alcol e tabacco. Microsoft c'ha visto lungo di nuovo, provando ad offrire a governi e agenzie istituzionali gli strumenti di regolamentazione e la tecnologia per monitorare il rispetto delle direttive per l’uso della cannabis legale. Certo un “grande fratello” che controlla vita, morte e miracoli di una piantina non era quello che si aveva in mente quando si parlava di legalizzazione, ma tant'è.


ANTIPRO

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CANNABIS E CENTRI SOCIALI, TRA MONTATURE E FANTASCIENZA A sette anni di distanza dal processo che vide condannati ad una pena quasi simbolica gli organizzatori di un improvvisato coffee shop in un contesto cittadino in cui si ipotizzava di fare di “Bologna come Amsterdam”, alcuni degli ex- attivisti del Livello 57 di Bologna, si sono visti recapitare il conto spese del lavoro di alcuni agenti infiltrati la cui ricostruzione era stata rigettata come fantasiosa dal giudice Alberto Gamberini che l'aveva definita “una accusa spericolata”. In effetti questo lavoro degli infiltrati appare essere il prodotto di un lavoro di fantasia. La descrizione di un'isola di Enrico Fletzer che non c'é e che soprattutto non c'è mai stata. Il contesto della persecuzione politico-giudiziaria montata contro il Livello 57, nato nel 1995 e in convenzione con il Comune dal 2004, è un esempio di come con la scusa della guerra alle droghe ci si possa sbarazzare di presenze scomode. In piena controriforma e di attuazione della FiniGiovanardi, il centro aveva raccolto in quegli anni decine di migliaia di firme per la legalizzazione

di riduzione dei rischi e dei danni centrato sulle sostanze da party, nato in collaborazione con l'USL bolognese, che al tempo rappresentò un esempio particolare e unico nel suo genere. A Bologna, insomma, per più di un decennio il Livello 57, il principale organizzatore della mitica Street Rave Antiproibizionista, aveva svolto un lavoro pionieristico sulla cannabis e sulle sostanze

Poco dopo il centro sociale – legalizzato dal sindaco Giorgio Guazzaloca, poi ostracizzato dalla successiva giunta Cofferati – fu posto sotto sequestro mentre iniziava una vera e propria caccia alle streghe con la dispersione anche fisica dei venticinque attivisti che vivevano in via Muggia, la sede principale fu poi rasa al suolo e transennata. Insomma per quanto il processo era terminato sostanzialmente con una assoluzione e con una piccola condanna simbolica per l'organizzazione del coffee shop, nessuno potè mai ripagare Bologna di questa perdita, a cui seguì tra l'altro anche l'ostracizzazione della prima fiera della canapa Cannabis Tipo Forte, svoltasi regolarmente nei due anni precedenti. In quel contesto un fronte proibizionista bipartisan trasversale chiuse un'esperienza di autogestione scomoda e socialmente innovativa. Rileggendo oggi le note degli infiltrati sulle notti da loro passate a bighellonare al Livello, qualcuno potrebbe dire che questi soggetti si

A BOLOGNA PER PIÙ DI UN DECENNIO IL LIVELLO 57 AVEVA SVOLTO UN LAVORO PIONIERISTICO SULLA CANNABIS E SULLE SOSTANZE PSICOATTIVE PRESENTI NEI CONTESTI RICREATIVI della cannabis ed attuato politiche innovative di riduzione del danno rispetto alla diffusione delle sostanze psicoattive. Con l'introduzione ancora pionieristica in Italia del pill testing, l'analisi delle sostanze e con l'organizzazione di convegni di alto livello scientifico con operatori provenienti dalle più importanti esperienze europee come la berlinese Eve&Rave, il sociologo amburghese Günter Amendt, il dottor Erik Fromberg antesignano delle politiche olandesi, il sociologo romano Guido Blumir e l'economista ticinese Matteo Ferrari. A coronamento di questo fatto l'istituzione del Drop-in, un progetto di intervento

psicoattive presenti nei contesti ricreativi anche grazie al contributo dell'antropologo francese Georges Lapassade. Tutte queste attività, compreso una sorta di coffee shop, avevano attirato molte simpatie di pubblico in un contesto attraversato da migliaia di persone, il sostegno di Don Gallo e dei partiti alternativi, ma anche le attenzioni degli organi inquirenti, sfociate nell'accusa di spaccio di sostanze stupefacenti, nella fattispecie cannabis (art.73 della legge Fini Giovanardi), e di agevolazione all’uso delle stesse (art.79).

stessero facendo uno strano viaggio, come si dice a Bologna. Ma sarebbe molto più inquietante scoprire come tali report possano far parte di uno strumentario di manipolazione dall'alto, un meccanismo ben oliato sempre pronto a distruggere l'avversario. Una ipotesi certamente molto più inquietante ma estremamente realistica in un contesto di manipolazione del consenso, per dirla con Noam Chomsky. Sembra passato un secolo ma soli sette anni fa la foga repressiva contro il Livello 57 faceva da pendant con l'interesse dei poteri forti

di disarticolare quella galassia alternativa e auto-organizzata che a Bologna ha sempre avuto ampie possibilità di manovra, dal punto di vista sociale e politico. Basti pensare al

lavoro di prevenzione e di consulenza svolto dal Drop-in. Riportando una delle capitali della riduzione del danno in una dimensione assolutamente provinciale. Il tutto basato su panzane colossali prodotte da un gruppo di confidenti ed infiltrati che accusavano gli attivisti di operare una cessione gratuita di “lastre di eroina” e di altre fantasmagoriche circostanze come la distribuzione peraltro gratuita di svariati chilogrammi di sostanze come lo shaboo cucinate a mo' di spaghetti. Alla luce di tutto questo imbroglio, va ricordato il lavoro pionieristico degli attivisti e le attiviste del Livello 57, precedute dalla grande spinta europea della riduzione del danno che aveva visto partecipe la comunità scientifica bolognese fin dagli anni Settanta. Il Lab 57 aveva inserito un ulteriore dispositivo di conoscenza: l'analisi delle sostanze, delle modalità di consumo e la partecipazione alla costruzione degli eventi ludici come quelli politici dei consumatori di sostanze illegalizzate. Sulle tracce del filosofo olandese Baruch Spinoza secondo il quale le azioni umane non debbono essere derise, né compiante, né odiate ma semplicemente capite.



BANCHE DI SEMI

59 Vista di una serie di 3 cool tube

COLTIVAZIONE AUTOMATIZZATA A PARTIRE DA SEMI J. Searcher

Siamo in visita da Yako, un veterano AMERICAN PIE E KRYPTONITE della coltivazione attento ai detta- In questa stanza vediamo che sia la che la American Pie offrono gli. In questo orto, Yako coltiva per Kryptonite risultati omogenei, per qui la coltivazioconsumo proprio e per alcuni amici ne può essere fatta a partire da semi. Da sottolineare anche il grande vigore e familiari che lo hanno aiutato a di entrambe le varietà, con gambi forti e prepararlo. Tutta la coltivazione è facili da coltivare. automatizzata, per massimizzare la La American Pie è stata progettata per produzione, senza compromettere ottenere una pianta facile da coltivare, per cui unisce fra i suoi antenati due la qualità. In questa sala si stanno coltivando, a partire da semi, due varietà di Pyramid Seeds: American Pie e Kryptonite. Yako preferisce usare i semi e non le talee perché in questo modo non deve tenere una stanza per la crescita o dipendere da altri, come anche lottare contro i parassiti. Secondo quanto ci dice, con le varietà moderne di qualità non si devono usare talee, dato che hanno una struttura molto simile, per cui non ce ne sono di più alte che tappano le altre.

supercampionesse della resistenza: Power Plant e White Widow. Quando è fiorita. La American Pie ha prodotto una struttura compatta e solida, che si gestisce senza usare sostegni. La resina prodotta è stata abbondante, una lieve mancanza d’irrigazione ha provocato un po’ di eccessiva fertilizzazione alla fine del ciclo, il lavaggio delle radici è stato effettuato solo con acqua e ha risolto il problema, permettendo di ottenere un prodotto finale di elevata qualità, con resina intensa. Filtro al carbonio e aria condizionata

La Kryptonite è una Sativa rapida che discende da varietà coltivate sulle montagne di Granada, per cui si tratta di una genetica esclusiva di Pyramid Seeds, diversa dal resto delle varietà sul mercato. Cime allungate, ma compatte e pesanti, con molti tricomi e un effetto potente. Sebbene a un primo sguardo la resina sia minore di quella della American Pie, nella degustazione finale ha dimostrato che la potenza è persino maggiore, il sapore a Haze con accenti aspri, particolare e diversa. È molto particolare il fatto che mantenga il sapore di haze nonostante l’estrema rapidità.

SISTEMA E FERTILIZZAZIONE Il sistema è composto di 6 fonti cool tube da 600 watt, distribuite in due serie da 3. Utilizza un ballast elettronico, in modo tale da adattare la potenza al ciclo vitale delle piante, avviando la crescita con meno potenza. I ballast sono posti fuori dal sistema per non generare calore all’interno.

Yako commenta che la temperatura è uno dei principali fattori a cui fa attenzione, per questo ha montato un sistema completo di ventilazione, con un estrattore principale da 860 metri cubici, a cui ha aggiunto un estrattore da 160 metri cubi in ogni serie di cool tube, oltre ad aria DPOEJ[JPOBUB EB GSJHPSJF *M UVUUP Ò automatizzato mediante una centralina, di modo che quando in inverno scende la temperatura, gli estrattori dei cool tube funzionano più lentamente, mentre quando aumenta in estate, funziona a pieno regime e in combinazione con l’aria condizionata. Ha anche un potente aspiratore, come anche diversi ventilatori che muovono l’aria nel sistema. Grazie a tutto ciò riesce a mantenere la temperatura della sala attorno ai 23º-24º C, sia d’estate che d’inverno. Il sistema di estrazione è dotato di un filtro di carbonio che elimina qualsiasi odore, prima di togliere l’aria. Le piante si coltivano in un substrato leggero, con vasi da 11 litri, pieni di cocco, posti su tavoli di coltivazione per facilitare il lavoro. Per alimentare le piante utilizza fertilizzante di Bionova, opta per Cocco Forte A + B, aumentandone la quantità durante la coltivazione. Durante il ciclo usa anche due stimolatori di Bionova, BN X-cel e The Missing Link, come anche gli enzimi BN Zym. Quando arriva l’inizio della fioritura aggiunge P20, durante la terza settimana usa P20 e K20 e a partire da questo momento usa solo K20. L’acqua con nutrienti viene preparata in un serbatoio esterno, poi viene convogliata alla coltivazione attraverso un sistema d’irrigazione automatico, con gocciolatoi individuali per ogni pianta.

CONCLUSIONI Il raccolto finale ha dato risultati eccellenti, sia a livello di produzione, che di gusto ed effetti. Yako, per concludere, ci dice che la genetica di qualità, l’automatizzazione e il controllo della temperatura sono fattori chiave per ottenere un buon risultato con poco lavoro. Yako è rimasto molto soddisfatto del risultato delle genetiche di Pyramid Seeds e comprerà nuovamente da questa banca di semi per le prossime colture. Sistema d’irrigazione automatica


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INTERVIEW

61 EMIGRARE PER SEGUIRE UNA PASSIONE E CAMBIARE VITA

A LIFE IN GREEN di CBG

In questo numero ho voluto riportare, tramite un'intervista, l'esperienza di un nostro connazionale emigrato in Spagna per poter coltivare la sua passione. Il tempo e l'esperienza lo hanno portato ad aprire la sua associazione di consumatori di cannabis, dove ora passa la giornata lavorando tra il dispensario e le piante. Nessuna descrizione potrà eguagliare le sue parole perciò passiamo direttamente all'intervista di questo italiano emigrato per seguire la sua passione SSIT: Come ti fai chiamare e cosa fai nella vita? Mi chiamo Pino e sono il presidente di una associazione di consumatori di cannabis ludica e terapeutica. Vengo dal centro Italia e vivo in Spagna da cinque anni. Prima mi sono trasferito a Madrid per circa un anno, poi ho conosciuto un ragazzo di Barcellona che produceva semi per una seedbank spagnola e mi sono fatto convincere a venire in Catalunya a produrre semi femminizzati. Nel 2015 ho aperto un'associazione di cui sono presidente, smettendo di fare semi per produrre fiori per i soci.

SSIT: Ti sei fatto le ossa producendo semi, prima di venire in Catalunya già coltivavi? Si, a Madrid avevo il target in testa. Avevo visto i risultati nel mio impianto a bolle autocostruito da mezzo metro e volevo replicare in grande. I risultati non furono soddisfacenti e ricordo sono stato sul punto di tornare a casa in Italia piu' volte. SSIT: Che problemi hai riscontrato ingrandendo il tuo setup? Non avevo tenuto conto dell'acqua che usavo, non immagini che schifo beve la gente dai rubinetti! Avevo

sempre problemi col pH per non parlare dell'EC, schizzava se aggiungevo troppa acqua di rubinetto a quella dell'osmosi. Un delirio perché né io né la mia ragazza sapevamo che prodotti comprare. Poi un giorno dei ragazzi del quartiere mi hanno presentato un loro amico catalano, che prima mi ha insegnato a coltivare in cocco e mesi dopo mi ha offerto di aiutarlo nel suo lavoro. A Barcellona sembrava ci stessero aspettando, era tutto perfetto! Nelle tante associazioni e growshop dove sono stato c'erano tanti coltivatori e moltissimi italiani. SSIT: A Barcellona la comunità cannabica è sicuramente molto più attiva che in Italia e, direi, anche più di Madrid. Ma andiamo a parlare della tua associazione, o club, che hai aperto l'anno scorso. Dicci qualcosa in merito. L'associazione è stata un'idea fulminea, ho deciso di coltivare fiori per

me e se fossi riuscito anche per i miei amici. La prima persona a saperlo è stata la mia ragazza che è andata dall'avvocato a chiedere informazioni ed è tornata a casa felicissima. Si poteva fare, se avessi aperto una associazione avrei potuto continuare in questo campo e provare una nuova forma di vivere la cannabis. Le cime per i soci provengono da una coltivazione collettiva e appartengono già ai soci quindi non c'e' nessuna compravendita. SSIT: Avete un cosiddetto “coltivo compartido”, lo gestisci tu? Si lo gestisco io. Sono piante numerate, ognuna di un socio diverso. Scelte tra le varietà dei cataloghi famosi e coltivate per i soci. Per ogni socio c'è una quantità prenotata ogni raccolto. Con le entrate teniamo un registro trasparente disponibile per i soci, ogni fine mese all'assemblea dei soci decidiamo come reinvestire gli utili. Lo scorso mese abbiamo comprato un televisore per giocare con i videogiochi perché avanzavano dei soldi e nessuno può prenderli secondo la legge che regolamenta le associazioni. SSIT: Di quale legge parli? Le associazioni e i club si fondano sull'associazionismo senza lucro. Cioè noi possiamo pagare delle prestazioni forniteci, usando il capitale sociale, ma nessuno dei soci può guadagnare dalle entrate della associazione. Anche se l'ho fondata non è mia, ma è di tutti noi soci. SSIT: Puoi spiegare brevemente ai lettori il fenomeno delle associazioni cannabiche? Le associazioni hanno diritto di esistere


62 in quanto il loro operato è quello di un gruppo di liberi cittadini associati in un locale da loro eletto come punto di ritrovo. Quello che succede dentro al locale è come se succedesse in una casa privata, quindi un numero di piante o una quantità di erba equiparabile all'uso personale vengono tollerati. Quello che non sono le associazioni è un coffeeshop! Se vi fosse un lucro da parte di anche solo di uno dei soci, si tratterebbe di associazione a delinquere contro la salute pubblica, un reato penale! Noi chiediamo un contributo ai soci che vogliono ritirare la loro parte del coltivo, per ripagare le spese di produzione dell'erba e i lavori di ammodernamento e gestione del locale. Ogni bolletta la porto alla assemblea mensile dei soci e tutti insieme ne prendiamo atto e la paghiamo. Finché non uscirà la legge sulle associazioni, che aspettiamo da tanto tempo. SSIT: Una regolamentazione in arrivo potrebbe cambiare molte cose per voi, come vedi il vostro futuro e quello di chi come te crede in questo settore, sempre più riscoperto? Sicuramente. Noi avremo un gran futuro davanti, siamo piccoli ma è esattamente ciò che vogliamo fare e finora sembra funzionare. Certamente gli esattori delle tasse arriveranno a bussare anche alle porte delle associazioni piccole come la nostra, quel giorno saremo passati da una forma tollerata ad una forma concessa quindi totalmente legale e regolamentata: se ci tasseranno, pagheremo. Quello che mi auguro in un futuro è che contemplino anche una forma giuridica differente da quella di associazioni non a scopo di lucro. Le associazioni come la nostra esisteranno sempre per le nicchie di appassionati ganjofili, quel che sfugge al governo è l'indotto generatosi dal turismo cannabico se copiassero il modello olandese. Realtà come la nostra andranno assestandosi con un numero basso di soci attivi, intorno alla cinquantina direi, e saranno associazioni di appassionati dove chi è di casa sa che troverà erba buona. Nel centro della città dovranno pensare ad un

quartiere "verde" con strutture ricettive adeguate per accogliere le ordate di turisti da tutto il mondo. SSIT: Invece torniamo alla coltivazione: è interessante il controllo sulle piante marcandole una ad una, sei solo nella coltivazione? Siamo un numero di soci basso quindi non mi servono aiutanti per il poco lavoro che ho. Se mi serve una mano posso chiedere ad alcuni soci esperti tra quelli che frequentano la associazione. Ma per ora vado bene da solo. Sono sei lampade da 600 Watt HPS e un paio di MH per mantenere le madri che scelgono i soci e per far radicare i cloni. Metto nove piante per vassoio in vasi da 11 litri. Ogni lampada un vassoio, così sono 9 piante con 600 Watt di luce. La coltivazione è in cocco, non sbagli mai. I prodotti che do sempre sono quelli normali per cocco bio e gli enzimi che sono fondamentali per far mangiare bene le piante. Seguo la tabella secondo la casa produttrice e mi trovo bene, ogni tanto intervengo con qualche stimolatore bio o un booster minerale ma non sempre capita di usarli. Magari prima o poi tornerò alla coltivazione idroponica, quando qualche socio chiederà piante più “alla olandese”. SSIT: Che fertilizzazione usi? Adatti il fertilizzante alle richieste del socio consumatore? Il fertilizzante in cocco è fondamentale se vuoi produrre tanto. Il cocco è sterile e non c'è dentro niente quindi uso il fertilizzante ogni volta che do l'acqua. Meglio stare un poco indietro con le dosi e bagnare più spesso, così

le piante mangiano meglio il fertilizzante che sto dando. Quando invece uso gli stimolatori decido quale usare perchè a volte mi sono trovato meglio a mischiare uno stimolatore minerale con un fertilizzante biologico. L'importante per me sono gli enzimi da usare regolarmente oltre alla linea di fertilizzanti, le piante mangiano meglio e le radici morte vengono elminate più facilmente. I miei soci non hanno richieste di fertilizzazione purché non sia metallica in bocca. Pulisco sempre bene le mie piante con due settimane di flushing con solo acqua e sempre meno enzimi. Non uso zucchero perché poi l'erba ha tutta lo stesso sapore, come con certi prodotti di fine fioritura. SSIT: Come tratti le cime nelle fasi post-raccolto? Quali altre lavorazioni della pianta offre il tuo club ai suoi soci? È facile. Quando sono secche le piante, le pulisco e le imbarattolo in tanti vasetti piccoli da 25 grammi l'uno. Così quando li porto in associazione sono appena aperti ogni giorno! Ai nostri soci offriamo anche un Pollinator e un Ice-OLator di trim misti, un giorno speriamo di avere anche una pressa per fare il rosin e chiudere il cerchio delle estrazioni dal nostro raccolto. Ho anche provato con le tinture alcooliche ma non hanno avuto un gran successo. SSIT: Hai decarbossilato il THC-a prima di preparare la tintura? No. SSIT: Se decarbossili il tuo prodotto (fiori o estrazioni) lo rendi psicoattivo, il fatto che da THC-a passi a THC fa sì che consumando oralmente la tua preparazione si avverta all'incirca l'effetto che si avrebbe fumando. La prossima volta farò così, grazie del consiglio. SSIT: Voglio concludere questo articolo con la tua giornata tipo, sei un esempio per chi e' nel belpaese e sogna di fuggire a coltivare le proprie piantine di cannabis. Mah, la mia giornata tipo inizia devo dire portando fuori i cani con una passeggiata vicino alla spiaggia, in spiaggia ti multano con i cani. Poi torno a casa e bagno le piante perché ogni giorno qualcuna che ha sete c'è, soprattutto tra le piante madri. Verso mezzogiorno mangio, prima di tutti, così trovo le strade vuote quando vado ad aprire la associazione alle due. Dalle due alle otto sono in associazione tutti i giorni, facendo compagnia e commentando i fiori con i soci. Per fortuna siamo un bel gruppetto tra amici, conoscenti e simpatizzanti e così ci aiutiamo e ogni tanto ho anche qualche ora libera per andare a fare quattro passi e distrarmi. Sto ogni giorno in compagnia della cannabis e mi sembra di vivere una favola.



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CANNALIFESTYLE

La maledizione del tabacco UN NUOVO STUDIO DALLO UK PROVA CHE MESCOLARE CANNABIS E TABACCO GARANTISCE LA DIPENDENZA

In quanto appartenente alla categoria dei tabagisti decennali avevo da tempo nutrito più di un sospetto. I fumatori di cannabis che aggiungono tabacco ai loro joint sono più propensi ad avere sintomi di dipendenza; ad affermarlo una ricerca universitaria che è una fondamentale ode al cosiddetto “purino”. Nell'ambito di quello che è il primissimo studio sulla popolarità e diffusione dei diversi metodi di fruizione della cannabis nel mondo, i ricercatori hanno individuato una connessione tra il consumo di cannabis abbinato al tabacco e la situazione di dipendenza psicoficica meglio conosciuta come tossicodipendenza. Chandni Hindocha, la dottoranda all'istituto di psicofarmacologia clinica all'University College di Londra che ha condotto la ricerca, ha spiegato: «Sappiamo già che la cannabis da molta meno dipendenza rispetto al tabacco, con questo studio andiamo però oltre e dimostriamo che consumarli assieme abbassa la di Giovanna Dark motivazione a smettere di usare entrambe le sostanze». Hindocha e colleghi hanno investigato i modi in cui le persone fumano cannabis analizzando risposte provenienti dal Global Drig Survey del 2014 in cui sono stati coinvolti 33,687 fumatori di cannabis sparsi in 18 diversi Paesi del mondo. Ed hanno scoperto che i fumatori che non aggiungono tabacco ai loro joints sono molto più motivati a smettere e a cercare un aiuto professionale per abbandonare “il vizio”, rispetto a quelli che invece non disdegnano l'aggiunta di più o meno tabacco.

I cosidetti “duri e puri” che rifiutano qualsiasi altro elemento oltre l'inevitabile cartina, sono per il 61,5% più propensi a richiedere un aiuto professionale per usare meno cannabis, mentre hanno l'80,6% di possibilità in più di affidarsi a un professionista per smettere di fumare del tutto. I cultori del purino hanno anche il 103,9% di probabilità in più di stare già attivamente pianificando di abbandonare il vizio del fumo. I risultati della ricerca dello University College of Londono suggeriscono dunque che le persone che mescolano regolarmente tabacco alla loro marijuana sono più a rischio di dipendenza psicologica rispetto alle persone che fumano tabacco e cannabis separatamente – come ad esempio i fanatici della Roor e i dabbers – oppure quelli che in vita loro hanno fumato solo ganja. Lo studio, pubblicato dalla rivista specializzata Frontiers in Psychiatry, ha anche scoperto che la pratica di mescolare il tabacco alla marijuana è un'usanza quasi prettamente europea. A seconda della singola nazione, tra il 77.2% e il 90.9% dei consumatori di cannabis europei utilizza tabacco per le miste dei loro joint,

blunt o bong, mentre solo il 51.6% degli australiani e il 20.7% dei neozelandesi si attiene alla stessa pratica. I mix di cannabis e tabacco sono molto poco popolari nelle Americhe, dove solo il 16% dei canadesi, il 4,4% degli statunitensi e il 7,4% dei brasiliani fa uso di marijuana abbinata al tabacco. I consumatori che prediligono la cosiddetta “mista” scelgono solitamente di fumarla sottoforma di joint, con il 93.4% dei fumatori che indicano il loro metodo preferito di somministrazione nella cartina. Quanti abdicano al tabacco hanno invece gusti ben più diversificati, anche se la classica pipa sembra essere ancora il modo più popolare, con l'11,7% degli intervistati a tributargli il primo posto. Lo studio ha poi generato un'altra serie di dati interesanti sulle generali abitudini di fruizione della cannabis abbinata al tabacco e vale la pena elencarne un paio: ȏ 6ROR LO GHL FRQVXPDWRUL QHO mondo sceglie metodi di somministrazione che non contemplano l'inalazione diretta, come i bucketbong, il classico coltello caldo o come additivo alimentare ȏ *OL XRPLQL VRQR SL» SURSHQVL D mescolar le due sostanze rispetto alle donne, lo fa il 68,2% dei maschi contro il 63,8% delle femmine ȏ ΖQ JHQHUDOH TXHOOL FKH FRQVXPDno marijuana e tabacco allo stesso tempo sono più giovani di quelli che preferiscono la cannabis pura ȏ 3L» GHO GHJOL LQWHUYLVWDWL QRQ KD fumato tabacco senza cannabis Insomma non solo la ricerca di Chandni Hindocha e soci suggerisce che l'uso simultaneo di cannabis e tabacco moltiplichi di 5 volte la probabilità di entrare in una situazione di dipendenza, ma i ricercatori insistono sul fatto che è necessario cominciare a trovare dei modi per incoraggiare i fumatori di cannabis a fumarla pura, escludendo il tabacco dalle loro canne, oppure ad utilizzare strumenti alternativi come i vaporizzatori. Molti dei 182 milioni di consumatori di marijuana del mondo la fumano non pura, principalmente per risparmiare denaro o per una situazione di tabagismo pregresso. Un’abitudine che li espone a un rischio più elevato di sudditanza psicologica verso questa droga leggera rispetto a chi non mescola le due sostanze. Per questo motivo, per l'equipe di ricercatori londinesi, è proprio il tabacco ad essere l'elemento a più alto tasso di rischio per chi si accinge ad utilizzare la cannabis.


GROWING

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Due domande QUALCHE VOLTA I QUESITI DEI NOVIZI SONO UNO STIMOLO PER RIFLETTERE

di CBG In questo articolo risponderò a delle domande raccolte in rete relative alla coltivazione di cannabis ad uso ludico. Ho deciso di scrivere questo pezzo rispondendo a una serie di questioni che ho scelto perchè sono interessanti o perchè offrono spunti di riflessione sopra temi o concetti importanti per i growers.

Le piante cresciute in terra hanno più sapore, è vero se però la terra è usata insieme a dei fertilizzanti organici, con l'intenzione di imitare la natura. Crescere in terra le piante con fertiliz-

pronte per l'assorbimento da parte della radice, per questo si utilizzano nei sistemi idroponici dove le radici sono nude immerse nella soluzione circolante. I nutrienti biologici invece sono delle soluzioni di sostanza organica in varie forme, anche complesse, e quindi di non immediata disponibilità per l'assorbimento radicale. La disponibilità delle sostanze nutrienti contenute in un fertilizzante organico è assicurata dalla pedofauna, ossia la vita che sta nel terriccio e vive colonizzando l'area attigua alle radici. Un ulteriore problema di mescolare terra e fertilizzanti minerali è che determinate concentrazioni di nutrienti di pronto assorbimento possono inibire l'attività della pedofauna. Se si vogliono utilizzare fertilizzanti minera-

zanti minerali è una chimera tra la coltivazione biologica in terra e l'utilizzo di nutrienti per fuori-suolo. I nutrienti minerali sono delle formulazioni già

li consiglio di passare ad un substrato inerte e meno costoso, come le fibra di cocco. Se passerai ad utilizzare fertilizzanti biologici in terra ti accor-

È vero che le piante cresciute in terra hanno un sapore piu' buono? Io uso i fertilizzanti minerali in terra ma non noto grande differenza.

gerai della differenza nel sapore: ma attenzione che siano veramente fertilizzanti biologici! Vorrei incrociare delle piante con una varietà che mi piace, come si fanno i semi? La cannabis ci offre ben oltre un migliaio di varietà distinte e per tutti i gusti. Ed è stato proprio grazie al lavoro di appassionati breeders che ne abbiamo così tante e disponibili sul mercato. Senza addentrarmi nella genetica, la scienza che studia i geni e la loro ereditarietà negli esseri viventi, spiegherò brevemente e senza pretesa d'esser esaustivo come produrre in casa delle sementi. Per prima cosa stiam parlando di riproduzione sessuata, quindi dovremo sempre tener conto una certa variabilità nei risultati. Trattandosi come detto di riproduzione sessuata, servono due tipi di piante, quelle portatrici di pistilli quindi di fiori con ovario adatti a produrre i semi e quelle staminate ossia con fiori dai vistosi stami pieni di polline per fecondare gli ovari delle piante portatrici di pistilli. Per comodità una pianta con pistilli verrà chiamata femmina mentre una con gli stami verrà chiamata maschio: i maschi fan il polline e le femmine i semi. Se si preleva il polline da una pianta maschio e si spennellano dolcemente i pistilli bianchi di una femmina si otterranno tanti semi (e si potrà dir addio al raccolto sensimilla). I semi che non si rompono sotto una leggera pressione delle dita saranno pronti per esser piantati immediatamente. Un amico mi ha detto di tenere le piante al buio per due giorni prima di raccoglierle: è una buona pratica?

Il tuo amico probabilmente ha paura che la luce foto-ossidi il THC sulle sue piante. Non è sbagliato in teoria, però sarebbe da confrontare la velocità di ossidazione dovuta alle luci artificiali e il contenuto di THC-A. Potrebbe anche essere che i famosi lampi di luce nella sintesi del THC-A risulterebbero assenti nei due giorni di buio e quindi, oltre a non ossidarsi quello già presente, verrebbe a mancare la produzione di nuovo THC-A. Quando qualche anno fa ho provato a terminare la fioritura al buio non ho trovato differenze al palato e le analisi TLC diedero differenze piccolissime, riscontrabili però nella resa: mi riservo di compiere nuove analisi, per rispondere alla curiosità. Come devo fare per flushare le piante a fine fioritura? Non voglio che scoppiettino in bocca. Se le tue cime scoppiettano, hanno un sapore metallico o sono piccanti allora c'è stato un errore di fertilizzazione che ha dato luogo ad un fenomeno di eccessivo accumulo di fertilizzante nelle tue piante all'ora di fumarle. Il flush, o risciacquo, deve permettere alla pianta di utilizzare tutto il fertilizzante assorbito. La maniera migliore, oltre che stando cauti nelle dosi del fertilizzante, è smettere coi nutrienti due settimane prima del raccolto. Se si possono investire dei soldini in un qualche prodotto chelante o a base di molibdeno si può smettere solo per l'ultima settimana, avendo cura che le piante assorbano e abbian tempo di metabolizzare la soluzione di flushing. Quando ero più giovane e avevo meno soldi usavo l'acqua osmotica come acqua di risciacquo, cosi' sapevo che sicuramente non stavo somministrando fertilizzante inutile alle mie piante. Vi lascio alle vostre piante, le mie stanno chiamando proprio in questo momento, buone fioriture!


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Hemporium Cose di Canapa, Vicenza

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10 Skunkatania, Giardini Naxos (ME) Via Zara 14/B 98035 Giardini Naxos (ME)

Skunkatania, Catania Skunkatania, Ortigia Skunkatania, Modica Via Vittorio Emanuele II 251 Catania Sicilia Italia CAP: 95124 Tel: 095-8264856 Catania

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COLTIVAZIONE OUTDOOR

Fioritura e fotoperiodo

GIOCANDO CON LA DURATA DELLE GIORNATE

Una delle prime cose che i coltivatori imparano è che la cannabis è una pianta con giornate brevi, il che significa che fiorisce quando le notti arrivano a una certa durata. Oggigiorno questa affermazione vale soltanto per una parte delle piante, poiché le genetiche automatiche sviluppate negli ultimi anni possono fiorire con qualsiasi fotoperiodo. In qualsiasi caso, la durata dei giorni e delle notti ha diverse conseguenze sulla coltivazione e la gestione della stessa consente di anticipare o di ritardare la fioritura delle piante, per ottimizzare la José T. Gállego produzione del raccolto e la qualità delle cime. Le tecniche di alterazione del fotoperiodo per influire sulla fioritura fanno leva su due concetti: allungare o accorciare le notti. Si cerca di ottenere notti sufficientemente lunghe per scatenare la fioritura in una fase in cui le piante non fioriscano naturalmente, oppure si cerca di evitare che le notti siano troppo lunghe affinché le piante fioriscano, ossia, si vuole mantenere in crescita una pianta nel momento in cui fiorirebbe con il fotoperiodo naturale.

notte per alcuni minuti affinché le piante rimettano il contatore a zero. Significa che due fasi di buio di 7 ore separate da quindici minuti d’illuminazione

non portano le piante a fiorire, anche se con 14 ore di seguito può succedere. Una delle soluzioni migliori per non correre rischi quando si mettono outdoor delle talee cresciute indoor con un fotoperiodo 18/6 è quella di mettere una lampada vicino alle piante con un timer che le accenda a mezzanotte. Dato che si tratta solo di interrompere la notte affinché le piante non abbiano molte ore ininterrotte di buio, basta che la lampada si accenda dieci minuti. Non è neanche necessario utilizzare una lampada speciale da coltivazione né altre cose simili, poiché una lampadina è sufficiente, ma tutte le piante devono ricevere luce e attenzione a quelle più lontane dalla lampadina, perché se rimangono al buio fioriranno. Se le talee crescono in indoor con un fotoperiodo

Impedire la fioritura prematura

All’inizio della primavera, le notti sono sufficientemente lunghe affinché una talea cresciuta indoor con il fotoperiodo di 18 ore di luce e 6 di buio abituale di crescita possa mettersi a fiorire non appena viene messa in outdoor. In questo momento, l’alterazione del fotoperiodo mira a evitare questa fioritura prematura allungando la durata del giorno o interrompendo la durata della notte. Entrambi i sistemi sono validi, ma di solito il secondo è quello più utilizzato per la sua semplicità, poiché basta accendere una luce metà

Sativa a giugno, due settimane dopo aver cominciato a forzare la fioritura

Le piante forzate che fioriscono all’inizio di giugno, si raccoglieranno quando sono alte circa un metro


69 di 18/6 e si mettono all’aperto a marzo o all’inizio di aprile, si metteranno a fiorire prematuramente. A maggio dipende se è all’inizio o alla fine del mese e dal tipo di genetica. La maggior parte delle varietà sative e degli ibridi con la maggior proporzione di sativa non avrà alcun problema e continuerà a crescere. Nel caso di alcune varietà di indica, si potrebbe notare abbondantemente il cambiamento del fotoperiodo e potrebbero cominciare a fiorire. A maggio i giorni si allungano velocemente, per cui non arriveranno mai alla fine della fioritura e alcune settimane più tardi torneranno alla fase di crescita, ma avranno già perso tempo prezioso. D’altro canto, quando una pianta comincia a fiorire prematuramente, anche se poi si ferma e continua a crescere, non raggiunge più la sua massima espressione né la miglior produzione. Se ci sono dubbi sul fatto che le talee si mettano a fiorire o meno, il mio consiglio è quello d’interrompere la notte per tutto maggio senza correre rischi. Tendendo in considerazione che impedire la fioritura prematura delle talee è così semplice e che richiede solo una lampadina e un timer che l’accenda un quarto d’ora a mezzanotte, basta solo verificare che sia tutto a posto.

La forzatura della fioritura

Nei mesi di maggio, giugno e luglio, le notti sono troppo brevi perché le piante fioriscano. I coltivatori che vogliono forzare la fioritura allungano la durata delle notti, portando le piante in una stanza buia ogni pomeriggio o coprendo la serra dove crescono per oscurarle. A seconda della varietà, possono essere sufficienti notti di dieci o undici ore, ma per essere certi che tutte le piante fioriscano indipendentemente dalla genetica e dal luogo d’origine, la miglior soluzione è quella di usare notti di dodici ore, come in indoor. In alcuni casi, è

Le piante forzate si allungano meno durante la fioritura

consigliabile utilizzare notti più lunghe e in base alla mia esperienza, con 13 ore al giorno di buio, si ottiene la fioritura fino a una settimana prima e si perde pochissima produzione per pianta. Forzare la fioritura ha un vantaggio molto importante: consente che le piante fioriscano nel momento più adatto a seconda delle esigenze del coltivatore. Se si vuole andare in vacanza ad agosto, basta cominciare a forzare le piante durante maggio (all’inizio del mese per le sative, alla fine del mese per le indiche) e sarà possibile raccogliere a fine luglio. A metà settembre iniziano le piogge e le cime marciscono, quindi conviene forzare dalla fine di giugno. Oltre a controllare la data del raccolto e poter evitare il maltempo alla fine dell’estate o all’inizio dell’autunno, forzare la fioritura offre anche un altro vantaggio: le piante fioriscono quando il sole è più vicino alla terra

e l’illuminazione è più intensa, quindi la maturazione e la produzione di resina sono incredibili. La fioritura sotto il fotoperiodo naturale arriva poco a poco, poiché il cambiamento nella durata delle notti e dei giorni non è repentino. Ciononostante, quando si forza la fioritura, le piante vivono la stessa esperienza che vivrebbero in una coltura indoor, ossia un netto aumento delle ore notturne che le porta a fiorire in modo immediato e repentino. Nel giro di due settimane dal cambiamento di fotoperiodo, le piante si trovano in piena fioritura, producono fiori senza sosta e anche se si allungano molto in altezza, non lo fanno tanto come quando il cambiamento di fotoperiodo è progressivo. Sulla base della mia esperienza, le piante forzate raddoppiano le dimensioni in fioritura. Nelle piante che fioriscono naturalmente, non è raro che le dimensioni triplichino o quadruplichino rispetto a quelle che avevano prima di cominciare la fioritura. La tecnica più abituale per forzare la fioritura di un numero ridotto di piante è quella di spostarle in un luogo buio per dodici ore, in generale un armadio o una stanza chiusa. È un sistema molto efficace e non bisogna fare investimenti in materiale, ma è molto penante impegnarsi ogni mattina e ogni sera per mettere e togliere le piante. Naturalmente, questo sistema non è fattibile se si tratta di piante grandi, se ce ne sono molte o se sono seminate nel terreno. In questi casi, si coprono le piante con plastica o con un telo che non lasci passare la luce senza spostarle dal luogo dove si trovano. Alcuni coltivatori optano direttamente per lasciar crescere le piante in una serra, che coprono e scoprono ogni giorno. Con un motore, un timer e un po’ d’ingegno, si può progettare un sistema automatico che copra e scopra le piante ogni giorno.

Le piante misurano la durata delle giornate sulle punte dei rami, ecco perché non bisogna potarle in prossimità della fioritura, per evitare che venga ritardata.

jpg Il sole intenso di giugno e luglio favorisce la produzione di resina

Genetica e fotoperiodo

Il luogo di origine di ogni varietà di cannabis determina la sua risposta al fotoperiodo. Le razze provenienti dalle aree equatoriali, tutte sative, vivono in un fotoperiodo che oscilla molto poco durante l’anno. Spesso, il giorno più lungo dell’anno dura solo tredici ore, per cui le notti non durano mai meno di undici ore. Queste varietà di solito hanno bisogno di notti di almeno undici ore per cominciare a fiorire, il che nella Penisola Iberica non succede fino all’inizio di settembre. Se queste varietà finiscono di maturare molto tardi, è perché iniziano molto tardi. Per le varietà indiche o gli ibridi più rapidi o precoci, bastano notti più brevi, di dieci ore (o meno) e possono cominciare a fiorire un mese o più prima delle sative. Fra il fatto che la fioritura è più breve e che comincia prima, le varietà indiche possono arrivare a essere pronte per il raccolto fino a due mesi prima delle sative.

Semina tardiva delle sative

Abbiamo visto che molte varietà sative cominciano a fiorire molto più tardi delle cugine indiche, perché hanno


70 bisogno di notti più lunghe per farlo. Se le sative si seminano allo stesso tempo delle indiche, hanno un periodo di crescita molto più lungo, perché iniziano a fiorire dopo. Inoltre, di solito le sative si allungano di più durante la fioritura e diventano più alte delle indiche. Se le sative crescono nel terreno e hanno spazio a sufficienza,

Le autofiorenti e il fotoperiodo

Le varietà automatiche non fioriscono in funzione del fotoperiodo, ma secondo l’età. In generale iniziano a fiorire tre o quattro settimane dopo la germinazione, indipendentemente dalla durata delle

con più ore del sole, per il breve ciclo vitale. Si tratta di varietà dallo sviluppo molto rapido. La maggior parte delle automatiche è pronta per il raccolto otto-dodici settimane dopo la germinazione, mentre una pianta non autofiorente seminata a maggio ha cinque mesi fino al raccolto in ottobre. Se i due o tre mesi di vita di una pianta autofiorente sono fra maggio e luglio, quando le giornate sono più lunghe e il sole è più intenso, la maggior quantità di energia luminosa disponibile consente alla pianta di produrre più di quanto farebbe, se fosse seminata in un altro periodo. Al di fuori di questa finestra temporale di tre mesi di giornate lunghe si possono coltivare varietà autofiorenti, ma la loro produttività sarà inferiore. In generale, se va tutto bene e si coltivano in condizioni simili, la produzione delle piante è direttamente proporzionale alla durata delle giornate. In pieno inverno, quando le giornate durano dieci ore e il sole non è caldo, è inutile provare a coltivarle in outdoor. Nelle zone fredde e con gelate, le piante moriranno e

saranno bassa, ma può funzionare soprattutto se abbiamo accesso a semi automatici gratis o a basso costo e seminiamo con elevata densità (fino a dieci piante per metro quadrato). La qualità delle cime non sarà incredibile, ma è sempre meglio di niente quando finisce il raccolto precedente. Nelle colture invernali, si possono ottenere gli stessi risultati con varietà autofiorenti e non autofiorenti, poiché le lunghe notti provocano la fioritura in entrambi i tipi di pianta. Nelle zone con inverni caldi e soleggiati, in serra, se si unisce la luce naturale e alcune ore di luce artificiale per allungare il fotoperiodo e si mantiene una temperatura sufficiente con un radiatore, è possibile avere abbastanza successo con una coltura invernale e ottenere una buona produzione.

Lampade far-red

Nello spettro luminoso, il far red corrisponde alla radiazione fra i 700 e gli 800 nm, che si trova fra il rosso Le tavole bianche di sughero isolano i vasi dal calore del terreno

Le varietà automatiche producono i raccolti migliori nei mesi con giornate più lunghe

non succede nulla se si seminano i semi in aprile o maggio, ma se crescono in vaso e non devono diventare troppo alte, è più consigliabile fare una semina tardiva, a giugno o addirittura a luglio. Le varietà sative con fioritura lunghissima come le tailandesi o le Haze possono essere seminate fino all’inizio di agosto e, se le cure sono corrette, avranno tempo in abbondanza per svilupparsi e manterranno dimensioni piuttosto contenute.

giornate. Si tratta di varietà che provengono dalla selezione della discendenza di ibridi fra le piante non autofiorenti di Cannabis Sativa o Cannabis Indica con piante autofiorenti di Cannabis Ruderalis. Attraverso la selezione e gli incroci, si ottengono varietà dalla fioritura automatica come la Ruderalis, ma con la psicoattività delle indiche o delle sative. Le autofiorenti beneficiano soprattutto di fotoperiodi

FORZARE LA FIORITURA CONSENTE CHE LE PIANTE FIORISCANO NEL MOMENTO PIÙ ADATTO A SECONDA DELLE ESIGENZE DEL COLTIVATORE

non ci sarà soluzione. Se viviamo in una zona più calda, dove non ci sono gelate, le piante sopravvivranno, ma cresceranno molto poco e produrranno a malapena qualche germoglio, al massimo pochi grammi di cime di bassa qualità. Solo nelle zone molto calde, come le Canarie o alcune regioni costieri del sud della penisola, la temperatura in inverno arriva a essere sufficientemente elevata affinché le piante fioriscano con agio. In queste regioni, soprattutto se si coltivano le piante in serra, si può arrivare a ottenere un raccolto decente seminando molte piante. Non diventeranno molto grandi e la produzione di ciascuna delle piante

e l’infrarosso. Il far red influisce in modo significativo sullo sviluppo delle piante e sulla loro fioritura, cosa che si è cominciata a capire solo pochi anni fa. L’inizio della fioritura della cannabis è determinato dalla quantità di forma inattiva del fitocromo. Il fitocromo è una proteina che agisce nelle piante come un interruttore, consentendo loro di misurare la durata delle giornate e la presenza di luce solare. Il fitocromo è un pigmento fotorecettore sensibile alla luce in due aree dello spettro: il rosso (~667 nm) e il far red (~730 nm). Quando il fitocromo riceve



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73 luce rossa (come succede durante il giorno), assume immediatamente la forma attiva. Quando rimane al buio, assume la forma inattiva poco a poco, mentre se s’illumina con far red la forma attiva del fitocromo, si

La crescita delle autofiorenti è molto più lenta quando ricevono poche ore di sole

trasforma in forma inattiva quasi subito. A seconda del rapporto fitocromo attivo/fitocromo inattivo all’alba, la pianta calcola la durata delle giornate e delle notti e decide quando cominciare a fiorire. La luce solare

Le nuove automatiche uniscono la fioritura delle Ruderalis e la qualità della Indica

SE LE TALEE CRESCONO IN INDOOR CON UN FOTOPERIODO DI 18/6 E SI METTONO ALL’APERTO A MARZO O ALL’INIZIO DI APRILE, SI METTERANNO A FIORIRE PREMATURAMENTE contiene rosso e far red, sebbene la proporzione di rosso sia maggiore. Quando fa sera, si verifica un cambiamento nel rapporto rosso-far red presente nella luce solare e aumenta la proporzione del far red. Questo porta il fitocromo a cambiare la sua forma inattiva molto rapidamente, non appena tramonta il sole. In indoor, invece, il buio arriva all’improvviso, senza alcun momento di far red e il fitocromo deve passare alla forma inattiva lentamente, il che dura circa due ore. Per questo, in outdoor, le piante iniziano a fiorire quando le notti durano circa dieci ore, due ore in meno delle notti del fotoperiodo 12/12 che si usa per la fioritura in indoor. Alcuni coltivatori di cannabis indoor hanno già fatto esperimenti con le lampade far red e hanno trovato una certa utilità. L’applicazione più interessante nella coltura indoor è per accelerare l’inversione al buio. Se s’illumina una coltura indoor con una lampada far red per alcuni minuti dopo che si spengono le luci, imitando il comportamento della luce del sole quando fa sera, si trasforma tutto il fitocromo in

quanto non farebbero naturalmente, poiché qualche minuto di far red ha lo stesso effetto sulle piante di due ore di buio. In realtà, in outdoor c’è già far red, per cui l’effetto non è lo stesso che in indoor. Se un coltivatore illumina le piante con una lampada far red per alcuni minuti dopo il tramonto, le piante crederanno che le notti siano più lunghe di quanto non siano, ma probabilmente non si comporteranno come se ci fossero due ore in più di buio. Per esempio, una pianta che non inizia a fiorire fino al primo di agosto potrebbe farlo il quindici luglio se riceve questo “buio supplementare” sotto forma di luce far red. Non sono in molti ad aver provato queste tecniche. Alcuni di questi coltivatori sono riusciti ad anticipare il raccolto outdoor di una o due settimane.

La luce verde

Le piante sono verdi perché riflettono questa parte dello spettro luminoso. Assorbono il resto dei colori ma riflettono il verde, che è la parte dello spettro meno attiva dal punto di vista della fotosintesi, ossia, quella che le piante usano meno per realizzare la fotosintesi.

Piante seminate in date diverse, ma che si raccoglieranno nello stesso momento, sebbene di dimensione diversa

Luce verde in indoor per poter lavorare di notte

forma inattiva quasi subito e questo fa credere alla pianta che la notte dura due ore in più, per cui non è più necessario usare una notte così lunga affinché le piante comincino a fiorire. Questo permette di realizzare la fioritura, per esempio, con un fotoperiodo 4/10, anziché 12/12. Le piante fioriranno lo stesso, ma avranno più ore di luce, il che porterà a una maggior produzione di cime.

Fiori di New York City Diesel forzata

In teoria, l’uso di lampade far red nelle colture outdoor potrebbe risultare anche più utile per fare in modo che le piante comincino a fiorire un po’ prima di

Come ben sanno i coltivatori indoor, questa caratteristica consente d’illuminare le piante con luce verde durante la notte, senza influenzare la fioritura. Le stanze di coltura di solito vengono dotate di una lampadina verde, nel caso si debbano visitare le piante durante la notte, soprattutto nelle prime settimane di fioritura, quando le piante sono più sensibili all’interruzione del buio notturno. Le piante sono poco sensibili al verde, ma non completamente insensibili. Una cosa è guardare per poco tempo le piante con luce verde e un’altra è lasciare la luce verde accesa durante la notte. Nel secondo caso la fioritura può essere influenzata.


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PARAMETRI DA TENERE SOTTO CONTROLLO NELL’ACQUA D’IRRIGAZIONE CAMPIONAMENTO E TECNICHE GENERALI DI ANALISI FISICO-CHIMICA

L’acqua è uno degli elementi più importanti nella crescita e nello sviluppo delle Temperatura temperatura dell’acqua d’irrigazione piante. Per sopravvivere, la marijuana ha bisogno di acqua in abbondanza e di La è uno dei fattori che si tengono meno in un’alimentazione specifica in ogni fase della sua vita. Controllando determinati considerazione e può arrecare una serie di problemi alle nostre piante se non è valori, otterremo una qualità dell’acqua e una concentrazione ideale costanti. la temperatura adeguata. La composizioTricomaTeam (tricomateam@gmail.com)

Oltre 100 anni fa, in Spagna, la trasparenza o l’assenza di torbido nell’acqua era un criterio che ne definiva la qualità. In alcuni luoghi era quasi l’unico criterio che si utilizzava. La trasparenza dell’acqua ne implicava la cristallinità e la purezza biologica. Secondo quando ti si dice, quindi, l’acqua si poteva classificare in acqua chiara, acqua con lucentezza (chiaro-scura), opalina, torbida e molto torbida. La classificazione si effettuava secondo una scala. Attualmente, l’aspetto dell’acqua continua a essere un parametro di qualità, anche se si considerano molti altri parametri organolettici, fisico-chimici, relativi

funzione del campione e del tipo di controllo. Bisogna lasciare scorrere l’acqua per un po’ di tempo se il flusso non è continuo, come con un rubinetto. Dobbiamo lasciare che l’acqua riposi in un contenitore aperto almeno 24 ore prima di utilizzarla, affinché il cloro evapori. Nessuno dei fattori, a partire dal campionamento, ai metodi utilizzati, al trasporto, all’immagazzinamento e alla preparazione precedente l’analisi, deve provocare un’alterazione significativa dei risultati.

ne dell’acqua varia in funzione della sua temperatura. Se è troppo fredda o calda, i nutrienti non saranno disponibili per le piante. A una temperatura inferiore a 16ºC, le radici si bloccano, provocando una carenza di nutrienti e un’interruzione nello sviluppo. Le foglie si tingono di colore scuro, i bordi si seccano e diventano marroni, arrivando a rompersi. Se è calda non vengono assorbiti i nutrienti necessari e le nostre piante cominceranno ad avere carenze. A 20ºC, le radici si sviluppano alla velocità massima. Se quello che vogliamo ottenere è aumentare al

Protocollo di campionamento:

pH

alle sostanze tossiche, alla microbiologia, ecc. Fra tutti questi si concentreremo sulle caratteristiche fisico-chimiche di temperatura, durezza, pH e conducibilità elettrica. I parametri qui riportati sono orientativi e anche se riguardano la cannabis, ogni varietà ha le sue esigenze specifiche.

Prelievo di campioni Il prelievo di campioni d’acqua deve essere effettuato con attenzione, seguendo un determinato protocollo, affinché il campione sia rappresentativo e i rispettivi valori siano validi. La tecnica varierà in

Prime carenze

necessari, come il luogo adatto, il tipo di campionamento e la tecnica da utilizzare. 2. Stabilire la frequenza di campionamento. 3. Conoscere i parametri da determinare. 4. Preparare il materiale necessario per il campionamento e l’adeguamento della soluzione di nutrienti. 3BDDPHMJFSF J DBNQJPOJ F BEFHVBSF MB soluzione in funzione dei valori ottenuti. 6. Ripetere il processo fino a ottenere i valori desiderati.

Abbiamo a disposizione metodi diversi per determinare il pH: 1. Il piaccametro: utilizza un elettrodo in vetro in grado di misurare il potenziale elettrico a livello della membrana, per

SE VOGLIAMO AUMENTARE LA FORMAZIONE DELLE RADICI, LA TEMPERATURA ADATTA È 18º/20ºC

1. Stabilire i punti di campionamento prendendo in considerazione i fattori

massimo l’assorbimento di nutrienti, la temperatura dovrebbe salire a 24ºC. La temperatura dell’acqua si può misurare utilizzando un termometro normale. La temperatura va sempre rilevata in loco, in una zona che rappresenti la massa d’acqua da analizzare. Il termometro deve rimanere immerso fino a che non si stabilizza la misurazione. Ci sono anche dispositivi di raffreddamento e riscaldamento dell’acqua con cui possiamo mantenere una temperatura costante.

Pianta ben alimentata

QJá P NFOP GSB F *O JESP TJ VTBOP margini leggermente inferiori. Al di fuori di questi valori, i nutrienti possono essere presenti nella soluzione, ma non possono essere assorbiti dalla pianta. È fondamentale controllare il pH prima di ogni irrigazione, per verificare che la soluzione è ideale. La soluzione deve essere tenuta sotto controllo quotidianamente e se aumenta, bisogna ridurre il pH con una soluzione acida, preferibilmente con acido citrico. Se diminuisce, possiamo aggiungere acqua EFM SVCJOFUUP DIF IB VO Q) EJ DJSDB

Questa sigla significa: potenziale d’idrogeno o potenziale di idrogenioni. Si definisce come il logaritmo negativo in base 10 dell’attività degli ioni d’idrogeno. Questo parametro indica se l’acqua è alcalina, acida o neutra. Si misura su una scala che va da 0 a 14, dove il pH 7 è neutro, mentre al di sopra di 7 alcalino e al di sotto di 7 acido. Se la soluzione è alcalina, significa che è carica con ioni negativi (OH-); se è acida, significa che è carica con ioni positivi (H+). Un pH corretto determina la quantità di nutrienti che possono essere assorbiti dalla pianta. Quando è al di fiori di un certo range, una parte dei nutrienti non è più disponibile. Per la cannabis, il livello ottimale si colloca

l’attività degli ioni d’idrogeni su entrambi i lati della stessa. Bisogna sempre tenere in considerazione la temperatura dell’acqua, perché ci darà letture diverse a seconda che sia più o meno alta. Deve essere calibrata per un certo periodo di tempo. 2. Strisce reattive, cartine indicatrici e indicatori liquidi. Probabilmente non sono accuratissimi, ma assolutamente validi per il lavoro quotidiano. Possono anche servire per confermare le misurazioni effettuate mediante il piaccametro. In tutte queste procedure, l’aspetto fondamentale è lo stesso: generazione di colore e raffronto con la scala fornita con il prodotto.

Conducibilità elettrica Teoricamente, l’acqua senza minerali non conduce elettricità. Sono i minerali disciolti a essere responsabili della conduzione. La conducibilità elettrica è la capacita di un materiale o di una soluzione di trasportare la corrente elettrica e ci dà un’idea della quantità di nutrienti e di altri sali presenti. Si misura in Siemens per centiNFUSP 4 DN &TTFOEP VO VOJUË EJ NJTVSB troppo grande, si usa il millisiemens per DFOUJNFUSP NT DN P JM NJDSPTJFNFOT QFS DFOUJNFUSP T DN Generalmente, l’aumento della conducibilità in un campione d’acqua è dovuto a


78 una maggior quantità di sali disciolti. Se il valore della EC è inferiore a 0,4, dovremo aggiungere calcio e magnesio fino a 0,40,6 e in seguito concime, fino ad arrivare al livello desiderato. Se l’EC aumenta più del necessario, dobbiamo ridurla aggiungendo acqua. Un’elevata conducibilità elettri-

la qualità dell’acqua ed eliminare dalla stessa tutti i minerali indesiderati. La linea di prodotti Grow Max Water è una scelta eccellente per ottenere l’acqua ideale. C’è un’ampia gamma di prodotti che rispondono alle esigenze di piccoli e grandi orti. I sistemi ad osmosi inversa producono da

Foglie bruciate

ca disidrata le piante. È importante controllare questo valore sia in terreno che in idroponica, ma soprattutto nei sistemi che utilizzano terra. Il dispositivo per misurarla si chiama conducimetro. È composto di due piastre metalliche poste una di fronte all’altra che misurano l’elettricità che circola fra le stesse. Questi dispositivi ci restituiscono una quantità approssimativa dei sali disciolti, ma non ci dicono di che sali si tratti. Come i dispositivi di misurazione del pH, ci daranno letture diverse della stessa soluzione, a seconda della temperatura a cui si trova e dovranno anche essere calibrati di frequente.

B MJUSJ E BDRVB QVSB BM HJPSOP Eliminano o riducono: sali, metalli pesanti, cloramine, nitrati, nitriti, cloro, sedimenti, terra, ossidi, diserbanti, pesticidi e contaminanti organici volatili. Con questi sistemi, partiremo da una EC adatta, il che ci consentirà di evitare molti problemi, sapendo quali sono i nutrienti e le quantità che somministriamo alla nostra coltura. Contribuiscono inoltre a stabilizzare

Durezza dell’acqua Ci dà informazioni sulla quantità di sali di calcio e magnesio che contiene l’acqua, soprattutto carbonati, bicarbonati, solfati e cloruri. Possono essere inclusi altri sali o persino metalli, ma succede in quantità notevolmente inferiori a quelle precedentemente citate, che sono predominanti. Un’acqua adeguata alla coltivazione di DBOOBCJT DPOUJFOF GSB F NH EJ calcio al litro. Nel caso ne contenga meno EJ NH BM MJUSP TJ EPWSFCCFSP BHHJVOHFSF calcio e magnesio.

Il funzionamento dei filtri ad osmosi inversa si basa su questo processo e si tratta della soluzione più efficace per migliorare

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66-67 5 66-67 19 80 71 48 61 17 41 27 23 66-67 26 75 52 66-67 57 35 64 66-67 1 51 24 66-67 69 57 66-67 13 32 66-67 75 68 1 66-67 76 33 72 76 68 64 54 60 66-67 10 15 56 69 72 55 66-67 66-67

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66-67 38 64 63 1 2 58 66-67 50 55 69 20 76 66-67 65 66-67 69 66-67 40 76 66-67 66-67 66-67 65 64 76 66-67 76 1 1 9 68 1 54 44 76 6 63 79 58 65 43 71 66-67 1 46 68 29 7 61 60

Colofon Soft Secrets Italia è pubblicato da: Discover Publisher BV P.O. Box 362, 5460 Veghel, Paesi Bassi Tel: 0031 - 73 54 98 112 Fax: 0031 - 73 54 79 732 e-mail: info@softsecrets.nl Editore: Cliff Cremer

Filtri ad osmosi inversa Le radici assorbono la soluzione nutriente mediante il processo dell’osmosi. È la tendenza dei fluidi a passare attraverso una membrana semipermeabile posta fra i pilucchi delle radici, che consente che l’acqua che contiene i nutrienti disciolti necessari penetri nella pianta, mentre le impurità e altri nutrienti rimangono fuori, formando una stessa concentrazione su entrambi i lati della membrana. I pilucchi delle radici possiedono una soluzione salina che contiene acidi organici. Tale soluzione è quella che spinge la soluzione nutriente attraverso la membrana semipermeabile.

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Collaboratori: Franco Casalone, Ed Rosenthal, Jorge Cervantes, Enrico Fletzer, Clod, Giovanna Dark, Davide Calabria, Hugo Madera, Carlos Rafael Esposito, J. Searcher, Mr. Jose, Robert B., Stoney Tark e tanti altri. Traduzioni: Valefizz

il pH (l’acqua ad osmosi inversa si colloca BUUPSOP B F QSPUFHHPOP HMJ PSHBOJTNJ benefici. Fra questi figurano manometri per la pressione, limitatori di flusso e valvole di chiusura automatica per assicurare un corretto funzionamento del sistema. Fra i vari accessori figurano inoltre una lampada a raggi ultravioletti che uccide il 99% dei batteri e virus e un kit di deionizzazione progettato per essere integrato in qualsiasi sistema ad osmosi inversa e ottenere acqua estremamente pura con una conducibilità elettrica pari a 0,0.

Indirizzo redazione: Soft Secrets Italia E-mail: italy@softsecrets.nl

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Sito internet: www.softsecrets.nl Pubblicità: Fabrizio E-mail: fabrizio@softsecrets.nl Tel: 0039 - 36 65 44 66 94 Soft Secrets è pubblicato nei Paesi seguenti: Paesi Bassi (Highlife Magazine), Germania, Austria, Svizzera,

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