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La rivista della cannabis dal 1985

GRATIS Numero 2 - 2018

10 AMSTERDAM

Come coltivare su lastre di cocco COGr

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Parassiti della cannabis e possibili rimedi

NFT in pratica

18+ Solo per adulti. Soft Secrets viene pubblicato sei volte all’anno dalla Discover Publisher BV, Paesi Bassi

La cannabis non fa male: lo dice l’OMS

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“La cannabis utilizzata a scopi terapeutici non comporta alcun rischio per la salute ed è utile nel trattamento dell’epilessia, al posto di cure palliative e in altri casi”. Si è espressa così, dopo una lunga indagine, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

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Che la cannabis sia un trattamento praticabile per alleviare il dolore e in condizioni gravi come epilessia, Alzheimer e morbo di Parkinson è cosa nota, che possa addirittura essere efficace contro il cancro è un argomento di discussione continuo che viene spesso rilanciato a livello internazionale. Sulla legalizzazione di questa sostanza, però, esistono ancora molte perplessità a livello istituzionale, in quanto gli alti funzionari della sanità hanno più volte sottolineato come non vi fossero abbastanza ricerche per escludere completamente i possibili effetti negativi. Ora però, dopo mesi di discussioni e analisi cliniche sugli effetti dei cannabinoidi, il parere dell’OMS tanto atteso è finalmente arrivato. Il testo pubblicato si concentra su un cannabinoide in particolare, il cannabidiolo (CBD), la molecola priva di effetti psicoattivi che, stando a quanto ora certifica il gran gotha della sanità, non comporta rischi di dipendenza e non

causa cambiamenti dell'umore o del comportamento. La notizia, per quanto ovvia agli occhi noi affezionati, è di quelle da accogliere con gioia, soprattutto considerando che vi sono molti professionisti del settore medico che rimangono tuttora scettici sul reale rapporto rischi-benefici di questa sostanza. L’OMS ritiene quindi che per il CBD non dovrebbe essere programmato un controllo internazionale, ovvero non dovrebbe essere proibito produrlo e destinarlo per scopi specifici, come cure mediche e ricerca scientifica, dato che non sono state trovate prove di potenziali danni nell’utilizzo. Se l'OMS avesse sentenziato diversamente, avrebbe invece avuto il potere di disporre il divieto per i medici di prescrivere canapa terapeutica a livello globale. Come si legge nel rapporto pubblicato lo scorso dicembre dalla Commissione sulle tossicodipendenze dell’OMS: “Il

CBD si è dimostrato un trattamento efficace dell'epilessia in diversi studi clinici [...] Esistono anche prove preliminari che il CBD può essere un trattamento utile per un certo numero di altre condizioni mediche. [...]. Le informazioni attuali non giustificano la programmazione del cannabidiolo”. Ad oggi il CBD che si trova in commercio, acquistabile soprattutto via internet, rientra fra i prodotti classificati per la cura personale o come integratore naturale. La ricerca comincia, però, ad assumere un certo rilievo e l’obiettivo è costantemente puntato sulle proprietà dell’olio di CBD. Ora, grazie al beneplacito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il “cannabinoide buono” potrà finalmente vantare anche il sigillo medico ufficiale ed internazionalmente riconosciuto. A quando invece una riabilitazione su base scientifica del THC? (GD)

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3 Editoriale

Fuori agenda: la scomparsa della cannabis dalla politica italiana Lo scorso 4 marzo l’Italia è stata chiamata alle urne per eleggere il suo nuovo governo. Al momento in cui scriviamo, i risultati non sono ancora ufficiali. Al momento in cui leggete, probabilmente avrà vinto qualcuno che non avrebbe dovuto essere eletto: la lista è lunga e aperta ad interpretazioni. Non potendo entrare nel merito di quanto deciso dagli aventi diritto al voto – o da una minima parte di essi, visto il trend in picchiata dell’affluenza –, per analizzare lo stato della cannabis nello scenario politico italiano, tocca ripiegare sui programmi elettorali dei partiti che si sono candidati a formare la XVIII legislatura. Considerando non tanto i risultati ma quanto meno gli sforzi profusi negli ultimi 3 anni, ci si sarebbe aspettato che la questione cannabis fosse menzionata almeno nei programmi dei principali partiti del centro sinistra, se ancora “di sinistra” essi si possono definire. Ma del tema caro ad una fetta sempre più ampia di italiani, non vi è neppure un accenno. Non una riga nel programma del Partito Democratico, nemmeno in quello della stessa Beatrice Lorenzin, di cui l’attuale legge sulla cannabis medica porta (paradossalmente) il nome. Liberi e Uguali pareva abbozzare ma ha probabilmente dovuto soccombere al giustizialismo dell’ex magistrato Grasso, dal momento che nel programma non ci è possibile rintracciare nemmeno un paragrafo relativo alla regolamentazione del mercato della cannabis, punto toccato più volte anche dagli alti vertici della magistratura. Centro ed estrema destra, coalizzati sotto la salma di Berlusconi, ovviamente non sono stati pervenuti. E anche il Movimento 5 Stelle, inizialmente un entusiasta della legalizzazione, ha glissato sul tema, concentrandosi nel programma su tematiche come immigrazione, legalità e tutela della famiglia. E sicuramente rubando voti alla coalizione Berlusconi-Salvini-Meloni, data la svolta ultra populista di quanto rimasto degli iniziali meet up. L’unico partito a fare esplicita menzione della cannabis è stato, come prevedibile, quello di Emma Bonino, listata sotto il nuovo simbolo di +Europa ed inserita nella coalizione di centro sinistra. In particolare, il movimento aveva annunciato di voler “autorizzare l’auto-coltivazione fino a 5 piante, una regolamentazione della produzione e della vendita con regole precise, con chiare indicazioni sul livello di THC e con un efficiente sistema di sanzion”», riprendendo le ultime proposte approdate in Parlamento; ma anche che “la cannabis terapeutica sia garantita alle persone che soffrono di determinare patologie, e che vi sia un monitoraggio da parte del Ministero della Salute”. Le proiezioni più generose davano +Europa al 3%, immaginiamo che il risultato delle urne non sia stato di molto migliore.

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Di cannabis pare dunque non si voglia più parlare nella XVIII legislatura. La nostra amata pianta è tornata ad essere un tabù, o quanto meno un convitato di pietra a Montecitorio. Nonostante sia ancora un imperativo sottrarre profitti alle mafie e alla criminalità collegata alla produzione e allo spaccio. Nonostante sia necessario liberare la ricerca scientifica applicata allo sviluppo di nuove terapie per decine di malattie e nonostante la domanda di cannabis medica in Italia stia letteralmente lievitando. Nonostante si debba ridurre in tempi brevi il sovraffollamento delle carceri, perché quasi il 30% del totale della popolazione carceraria è ancora dentro per reati minori collegati al possesso o allo spaccio di stupefacenti. Nonostante tutto questo, la politica pare nuovamente preferire l’inerzia: rimanendo cieca di fronte ai dati più che positivi di una possibile legalizzazione, tacendo le sue responsabilità sociali e giuridiche nella continua stigmatizzazione dei consumatori, turandosi il naso di fronte agli enormi profitti sottratti alle casse dello Stato dalle lobbies criminali che, ancora una volta, ringraziano. Lo sappiamo bene che la cannabis non può salvare l’Italia, speravamo però che, arrivati al 2018, di cannabis almeno si potesse continuare a discutere ad un livello istituzionale. Giovanna Dark


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Lettere dai lettori / readers@softsecrets.nl

Attenzione lettori italiani!

Ciao ragazzi! Eccovi le mie 8 ragazze outdoor.. Fertilizzate bio in crescita con letame e infuso d ortiche con un piccolo aiutino in fioritura con CBG fioritura e delta9 (le prime 7 ovvio, haha, la bionda è tutta natura) SGROGgate a 1.5 m con rete da fagioli in pre fioritura per mantenete un po' di discrezione.. Super skunk, Mysty e Vanilla kush (visibili nella 1a foto), blueberry e ak in primo piano nella seconda, nel mezzo del terrazzo (poco visibili in foto) una piccola Ticinensis purpurea e una mia creazione tra sative svizzere e super skunk! Ottima annata, svernato da dio!! Saluti a tutti

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Ciao Soft Secrets, Ecco per tutti i cari lettori il mio Bush, in primo piano una Stress Killer Auto, proseguendo con la prospettiva Moby Dick Auto XXL e Pandora tutte in piena maturazione, da apprezzare anche la mia dolce meta', il fiore più bello del Marocco . Buon raccolto a tutti!


coltivazione

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Sessaggio ed eliminazione delle piante maschio di marijuana La dimensione della pianta è un buon indicatore del sesso. Le piante maschio tendono a crescere più rapidamente e a diventare più alte nella prima fase di crescita rispetto alle piante femmina. Le piante maschio hanno anche spazi internodali più ampi. Lo spazio internodale è lo spazio fra i rami della pianta che nascono dal gambo centrale. Le piante femmina sono più piccole delle piante maschio nelle fasi iniziali di crescita, Di Thomas Valentine con spazi internodali più ridotti e un aspetto rannicchiato. Le piante maschio hanno inoltre un gambo legnoso che si forma prima di quello delle piante femmina. Questo è necessario per sostenere la pianta, che è più alta. La pianta maschio in genere è la fonte di fibre utilizzata nei tessuti e altri settori. Si utilizza anche la pianta femmina come fonte di fibre industriali, ma la pianta maschio rimane sempre la prima scelta. Le piante maschio di cannabis somigliano più a canapa rispetto alle piante femmina di cannabis. Le loro fibre sono quasi altrettanto resistenti, ma la cellulosa contenuta nella pianta maschio di cannabis non è robusta come quella della pianta maschio di canapa. In genere l’obiettivo è quello di ottenere un racconto senza semi. È noto come pianta sin semilla. È un termine spagnolo che si traduce in “senza semi”. La maggior parte delle persone unisce le due parole, trasformando il termine in sinsemilla

nelle lingue straniere. Una pianta sinsemilla è una pianta femmina non impollinata. La fioritura delle piante di entrambi i sessi generalmente incomincia nella terza o quarta settimana di crescita. Ci possono essere segnali più precoci del fatto che una pianta sia maschio, ma lo si scopre con certezza quando iniziano a fiorire. Le prime cime di solito iniziano a spuntare dove il ramo raggiunge il gambo centrale. Una pianta maschio ha una cima completamente verde. I fiori arrivano più tardi. Somiglia a un fiore arrotolato che non si è ancora aperto. Una pianta femmina avrà un germoglio che somiglia più a una coppia di lunghi fiori sottili quando germoglia. I germogli sulle piante maschio si apriranno diventando fiori impollinatori. Se la pianta maschio non viene eliminata, impollinerà

le piante femmina e porterà alla comparsa di semi. La pianta femmina sarà meno potente e avrà meno cime. In più, dovrete raccogliere tutti i semi perché altrimenti la vostra pipa esploderà periodicamente quando viene bruciato uno di essi. Per i casi in cui i semi sono il risultato voluto, c’è sempre una pianta maschio nella coltura. Per fare in modo che le piante femmina producano quantità copiose di semi, lasciate la pianta maschio dove si trova e con l’aiuto di un buon ventilatore potrete far circolare il polline della pianta maschio e avrete moltissimi semi appesi alle piante femmina nel giro di 8-10 settimane. Un seme maturo si riconosce dalla consistenza e dall’aspetto. La consistenza è soda e leggera, in genere con alcune macchie. Quando tutti i semi si somigliano, è giunto il momento di raccoglierli.


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BANCHE DEI SEMI

Nuove varietà di cannabis Dutch Passion per il 2018 Dutch Passion è lieta di annunciare alcune nuove varietà per il 2018. Ci sono tre varietà ricche di THC: Lemon Zkittle®, Auto Orange Bud e la femminizzata a fotoperiodo Bubba Island Kush. Sorprenderà forse alcuni sapere che c’è anche una nuova varietà senza THC e a elevato contenuto di CBD chiamata Charlottes Angel. Lemon Zkittle®

La Lemon Zkittle® è un ibrido femminizzato a fotoperiodo con livelli di THC estremi che superano il 20%, proveniente dagli Stati Uniti. La genetica proviene dalla Las Vegas Lemon Skunk che è stata incrociata con una Zkittle imparentata che ha ricevuto riconoscimenti. La progenie più potente con una notevole resistenza allo stress è stato il fenotipo di Yellow Lemon Zkittle. Produce molto, ha un aroma di limone fresco e cime di colore verde chiaro e giallo in fioritura. La varietà imparentata Zkittle è una delle migliori varietà degli Stati Uniti, che si vende fino a $35/g e che ha fra i livelli di THC più elevati che si siano mai visti. La Lemon Zkittle® è facile da coltivare e ha una produzione di resina eccezionale, un aroma agrumato e cime incredibilmente forti. È sativa al 60% circa, ha un’altezza media e ci mette da 9 a 10 settimane a fiorire garantendo rese molto abbondanti. Selezionata per la potenza con un sapore di limone fresco, è una delle nostre creazioni più forti di sempre.

Bubba Island Kush. Indica a fotoperiodo a elevato contenuto di THC, facile da coltivare.

Si tratta di una varietà di indica femminizzata a fotoperiodo molto forte, con sfumature blu nelle cime. I livelli di copertura di resina sono incredibili su questa varietà: non solo è una varietà estremamente forte, ma offre anche un ottimo effetto di benessere contro l’ansia di lunga durata. La Bubba Island Kush è una delle varietà Dutch Passion più forti degli ultimi anni e una delle varietà più resinose che siano mai state lanciate dal team. La Bubba Island Kush ha una fioritura rapida, è la prima fra le piante a rispondere a un fotoperiodo 12/12 e in genere giunge a raccolto dopo circa 8 settimane di fioritura. Oltre ai grandi risultati nella fioritura centrale, c’è molta ramificazione laterale su questa varietà, il che la rende una varietà Kush a elevata resa. La genetica indica contribuisce a mantenere la varietà gestibile nella stanza di coltura, è una varietà di media altezza che raggiunge circa un metro al momento del raccolto, o meno, se passa circa 4-5 settimane in vegetativa. Le cime prodotte sono dure come la pietra, soprattutto se vengono coltivate sotto una luce potente e si fanno sentire con suoni piacevoli quando le scuotiamo nei barattoli in cui le abbiamo messe.

La Bubba Island Kush è stata creata da una genetica indica tratta da una banca provata. È una varietà nata per la coltivazione domestica indoor. È facile da coltivare, con una fioritura rapida, un raccolto generoso e un effetto potente. Quando si sgretolano le cime, la copertura di resina si suddivide in fiocchi cristallizzati, come un pezzo di hashish afgano riscaldato sulla fiamma. Le cime curate hanno riflessi blu/violacei e l’aroma è fantastico e di hashish con accenti di frutti e bacche e un tocco di combustibile. I livelli di THC sono al di sopra del 20% e se cercate una nuova varietà indica a fotoperiodo da provare nel 2018, prendete in considerazione la Bubba Island Kush.

Charlottes Angel. Femminizzata a fotoperiodo, con lo 0,2% circa di THC e il 15% di CBD.

Negli ultimi anni, abbiamo ricevuto molte richieste di una varietà a elevato contenuto di CBD e un basso contenuto o senza THC. La Charlottes Angel contiene circa il 15% di CBD e lo 0,2% di THC. Non è senza THC, ma il contenuto è molto basso e non crea alcun tipo di effetto psicoattivo forte. La varietà è perfetta per chi vuole i benefici di un effetto medico/rilassante con elevato contenuto di CBD senza la carica disorientante del THC. Negli Stati Uniti, vengono utilizzate varietà simili a basso contenuto di THC o senza THC per i pazienti che vogliono evitare l’effetto psicoattivo, come quelli molto giovani, i soggetti fragili o chi non risponde bene alle varietà ricche di THC. La cannabis ad alto contenuto di CBD è usata spesso per lenire il dolore

o dare sollievo ai fastidiosi sintomi fisici. La Charlottes Angel ha un effetto leggermente sedativo e calmante, tipico delle varietà a elevato contenuto di CBD. Ma la Charlottes Angel non piacerà solo a chi coltiva cannabis a scopo medico, perché ha utilizzi sorprendenti per chi ama la cannabis a uso ricreazionale. Il team che testa le varietà Dutch Passion ha riferito che avrebbe utilizzato la Charlottes Angel di giorni e anche se non è stato ottenuto l’effetto, ha scoperto che la Charlottes Angel eliminava completamente la voglia di fumare una canna. Anche se è a basso contenuto di THC o senza THC, soddisfa il bisogno di fumare cannabis. La Charlottes Angel consente di soddisfare l’esigenza di erba senza l’effetto della cannabis. Significa anche che chi fa molto uso di cannabis può ridurre la tolleranza di cannabis senza dover rinunciare all’erba. Non abbiamo mai pensato che ci saremmo vantati di ridurre i livelli di THC nella cannabis, ma questa varietà si è rivelata più utile e interessante di quanto ci saremmo aspettati. È una varietà da seme femminizzata a fotoperiodo che ci mette circa 9 settimane a fiorire con un raccolto al di sopra della media.

Auto Orange Bud. Semi di Orange Bud autofiorenti, a elevato contenuto di THC.

La Auto Orange Bud è un’altra varietà richiesta in più occasioni dai clienti. È l’ultima varietà aggiunta alla collezione Dutch Passion alla fine del 2017. Ci è voluto più del previsto a crearla utilizzando la genetica Orange Bud originale, ma il risultato è una varietà autofiorente agrumata dolce che è proprio in cima alla piramide della

potenza. Cresce bene sotto 20 ore di luce al giorno e in indoor ci mette 75 giorni a passare da seme a raccolto. Ogni tanto ci mette una settimana o due in più, ma i fenotipi a fioritura tardiva ricompenseranno i coltivatori pazienti con raccolti incredibilmente abbondanti. È un’autofiorente estremamente potente creata dalla genetica originale Dutch Passion Orange Bud, le cime hanno un aroma agrumato dolce e un rivestimento di tricomi estremamente abbondante. La Auto Orange Bud cresce con il tipico stile autofiorente Dutch Passion, con una fioritura centrale dominante circondata da un anello di fioriture laterali leggermente più piccole. Il sapore è morbido e fragrante con accenti Skunk. L’effetto è potente con cime che sfrigolano nel bong quando bruciano. Chi non è rimasto soddisfatto coltivando un autofiorente dovrebbe provare la Auto Orange Bud, che cresce facilmente e con potenza anche se coltivata da chi non ha competenze o esperienza. In outdoor le temperature basse la rallentano e ci vogliono quindi 95 giorni dal seme al raccolto. Il raccolto è al di sopra della media, si tratta dell’ultima autofiorente di Dutch Passion e ha fruito delle tecniche di selezione autofiorenti migliori/all’avanguardia. Il risultato è un’autofiorente moderna ad alte presentazioni. È potente come la varietà a fotoperiodo di qualità, ma ha tutta la flessibilità, la convenienza e la semplicità di un’autofiorente. Olio di CBD Dutch Passion.
L’olio di CBD Dutch Passion è CBD (Cannabidiolo) al 5% in olio di semi di cannabis. L’olio di CBD Dutch Passion, noto come CBD Compassion Extract, viene dato come integratore. L’olio di CBD Dutch Passion viene prodotto utilizzando un’estrazione avanzata con CO2 senza solventi. È CBD naturale con l’intera gamma di terpeni e altri cannabinoidi, come il CBC e il CBG. Il CBD Compassion Extract di Dutch Passion non avrà l’effetto della cannabis perché è olio di CBD senza ingredienti psicoattivi. Ecco quindi le novità di Dutch Passion per il 2018. Una nuova autofiorente, una nuova indica a fotoperiodo e una varietà completamente nuova a elevato contenuto di CBD. Speriamo che vi piaceranno. www.dutch-passion.com


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Attenzione: i semi di canapa sono esclusi dalla nozione legale di Cannabis, ciò significa che essi non sono da considerarsi sostanza stupefacente. L.412 del 1974, art.1; comma 1,lett.B, convenzione unica sugli stepefacenti di New York del 1961 e tabella del decreto ministeriale 27/7/1992. In Italia la coltivazione di Canapa è vietata (artr.28 e 73 del dpr 309/90) se non si è in possesso di apposita autorizzazione (art.17 dpr 309/90). In assenza di autorizzazione i semi potranno essere utilizzati esclusivamente per altri fini (zootecnico, collezionistico, etc). I semi vengono venduti con la riserva che essi non siano usati da terze parti in conflitto con la legge.

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Coltiva con Robert B.

Come coltivare con successo la marijuana su lastre di cocco COGr Alcuni consigli metodologici indispensabili Chi di voi coltiva cannabis su lastre di cocco COGr probabilmente si trova di fronte ad alcuni piccoli problemi. Le lastre devono essere immerse nell’acqua prima di tutto. Come farlo? Noi abbiamo usato del legno e della moquette per creare una struttura a due piani per i vassoi per l’acqua. La nostra soluzione consiste in una semplice struttura in legno posizionata su una vasca da bagno. Per fare in modo che la superficie del legno non sia scivolosa, abbiamo avvolto la parte superiore della struttura con della moquette. Questo ci ha consentito di lavorare simultaneamente su sei lastre. L’acqua per immergere le lastre è stata miscelata con un agente tampone in un serbatoio ed è stata versata con una brocca graduata in un imbuto, che è stato lasciato nell’apertura. Per evitare che l’acqua fuoriuscisse dalle aperture superiori sulla destra, abbiamo posizionato la struttura di destra un po’ più in alto e ben sigillata, affinché le lastre fossero leggermente inclinate sulla vasca da bagno.

Text: Robert B.

L’immagine mostra sei lastre COGr, posizionate su due strati su una vasca da bagno e riempite immediatamente d’acqua. Sulla destra è stato messo un imbuto. Le due brocche graduate mostrano l’acqua drenata dalle lastre prima (sulla destra) e dopo il risciacquo (sulla sinistra); l’acqua misurava rispettivamente 3.2 EC e 1.7 EC, un valore adatto per piantarle.


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L’immagine mostra tre vasi con delle pianticelle. Una pianticella è già posta su una lastra, le altre due hanno abbastanza radici. Il vaso viene tolto affinché la pianta senza terreno sia trasferita sulla lastra, dove si radicherà e fiorirà. La fioritura inizia direttamente dopo averla trasferita.

C’è un’altra cosa molto importante che non andrebbe trascurata. Le lastre dovrebbero rimanere immerse per tre giorni. Ad ogni modo, sulla parte inferiore sinistra delle lastre vedrete un paio di fori di drenaggio per far defluire l’acqua. L’acqua che esce dal vassoio è di colore marrone scuro. Se si raccoglie l’acqua e si misura il rispettivo valore EC, sarà di circa 3.0, o qualche volte al di sopra dei 4.0 (se non riuscite più a misurare il valore, miscelate l’acqua raccolta in proporzione 1 a 1 con dell’acqua di rubinetto e misurate il valore, moltiplicatelo per due, sottraete poi il valore EC dell’acqua di rubinetto e otterrete il livello EC delle lastre). Il COGr nella lastra è miscelato con un paio di prodotti chimici per rendere il COGr adatto al sistema radicolare. Dopo averle immerse nell’acqua, i prodotti chimici e il COGr producono un’infusione con un livello EC estremamente elevato. Affinché le pianticelle sviluppino un buon sistema radicolare e crescano sane, il livello EC della lastra non dovrebbe superare 2.0. Se quindi aggiungete acqua con pH regolato attraverso le lastre finché il livello EC delle parti immerse non raggiunge un livello

al di sotto di 2.0, miscelate poi una soluzione nutriente con agente tampone e aggiungete un altro paio di litri alla lastra. In questo modo le vostre pianticelle riceveranno la quantità richiesta sin dall’inizio. In fase di fioritura, aggiungerete fertilizzante alle piante che hanno particolare bisogno di nutrienti, in modo tale che il livello EC misurato in drenaggio superi 4.0. Se volete poi riutilizzare le lastre COGr, dovreste ridurre il livello a un valore al di sotto dei 2.0 di EC. Potreste farlo tre giorni prima del raccolto. La pianta non sarà più alimentata con fertilizzante e maturerà adeguatamente, la vostra marijuana avrà un sapore migliore e l’effetto sarà ottimale. Se non piantate le vostre pianticelle direttamente sulle lastre COGr, potete comunque piantarle in COGr slegate, immerse e risciacquate in vaso. Le piante saranno piantate in un vaso senza terreno e in un vaso con terreno. Quando trasferite poi la pianta cresciuta nel vaso senza terreno sulla lastra, la pianta si radicherà. Con le lastre COGr non ci sarà più granché da fare. Le piante dapprima crescono

Qui si possono vedere alcune talee, quattro piantate in vasi da 4 litri senza terreno e, nell’immagine sotto, con terreno. Purtroppo, il COGr asciuga velocemente, motivo per cui è stata coperta nella parte superiore con della carta oleata. Con il tempo, la copertura si storta e si piega, così l’abbiamo raddrizzata utilizzando delle pietre pesanti. Dopo circa tre giorni, quando le talee erano visibilmente cresciute, abbiamo tolto le punte una prima volta e poi una seconda volta. Di conseguenza, come si vede nell’immagine precedente, la pianta è cresciuta con più germogli.

e poi, una volta trasferite sulle lastre, portano a termine il loro ciclo di fioritura e non ci saranno sprechi. PS: Con un livello EC eccessivamente elevato nel primo raccolto, la nostra resa è stata dimezzata. Provatelo e fatevi un’opinione sulla base dei risultati ottenuti. Il COGr è un substrato alternativo alla lana minerale, che richiede meno lavoro, poiché non va immersa perché sia impregnata di agente tampone per almeno tre giorni (affinché l’agente agisca). Il COGr dovrebbe essere pretrattato prima di utilizzarlo con le piante. Oltre a ciò. Come la lana minerale, se utilizzato con un prodotto enzimatico, il COGr può essere riutilizzato varie volte. Le radici vecchie andrebbero tolte per mantenere le proprietà positive del substrato per le piante. Sulla base dell’esperienza e a quanto dicono i produttori, queste lastre possono essere utilizzate per circa nove mesi. Alla fine di questo periodo, la superficie del COGr sarà infestata dalle muffe. Questo significa che, dopo nove mesi, le muffe che crescono nella lastra COGr decomporranno il COGr granuloso e fibroso

e lo trasformeranno in una massa farinosa (le muffe crescono solo in un habitat intatto, il che è positivo perché significa che avete utilizzato le lastre al meglio delle vostre potenzialità!). Non abbiamo cercato di far crescere le piante su queste lastre decomposte, le abbiamo semplicemente sostituite. Tuttavia, vi consigliamo di farlo. Per chi vuole, si può ovviamente utilizzare una delle vecchie lastre per vedere come reagiscono le piante alla superficie decomposta. COGr inzuppati potrebbero comunque essere problematici. Prima di posizionare le piante al di sopra di queste lastre, dovrebbero essere forate utilizzando un cacciavite nella parte superiore e sul fondo. Uno o due cicli d’irrigazione al giorno durante la fase di luce non faranno male, soprattutto alle pianticelle giovani, affinché le radici non ammuffiscano sul substrato inzuppato. Se le punte delle piante diventano di colore verdino chiaro o persino bianche durante la crescita, significa che le radici che crescono nella lastra COGr stanno marcendo a causa dell’eccessiva umidità. In questo caso, una soluzione è quella di ridurre la frequenza d’irrigazione.


Cannabis Expo Germany

June 8-10, 2018 Arena Berlin

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Banche dei semi

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Amnesia La più desiderata

Questa sativa, dal sapore eccellente e dall’effetto potentissimo, è fra le varietà più desiderate da coltivatori e consumatori. Gli abbondanti raccolti, gli enormi bud coperti di resina, la meravigliosa flagranza e la facile coltivazione e resistenza rendono questa genetica insostituibile fra i cannabicoltori.

TricomaTeam (tricomateam@gmail.com)

L’ultima magnifica aggiunta al catalogo Advanced Seeds è un’Amnesia, sviluppata a partire dalla famosa Amnesia di Hy-Pro, che combina, in un’unica varietà, tutto quello che ci si può aspettare da questa splendida genetica: una sativa-dominante con un periodo di crescita alquanto breve, in grado di svilupparsi con forte vigore a una velocità impressionante. I rami e germogli sono grandi, con foglie di colore verde intenso che, durante la fioritura, sopportano il peso di bud lunghi e pesanti; con una grande quantità di cristalli (apprezzabile già a prima vista). Con circa il 18% di THC, ha un effetto di lunga durata consistente, sin dalle prime boccate, in un rapido sballo cerebrale, accompagnato da una forte sensazione di euforia che ti lascerà decisamente intontito e stordito, Si gusta idealmente in compagnia di amici. La fioritura è relativamente rapida (per essere una varietà prettamente sativa). Sarà pronta a metà ottobre all’esterno e dopo circa 65/70 giorni all’interno, per cui si consiglia di usare potenti filtri antiodore in questo periodo, per evitare che il suo aroma riconoscibile fuoriesca dalla grow room. All’esterno, se si semina al principio della stagione e ci si prende cura di ogni necessità, ciascun esemplare potrà raggiungere oltre tre metri di altezza, con una produzione superiore a un chilo per pianta. All’interno il raccolto è ugualmente molto ricco, arrivando a totalizzare anche 500-600 g/m2. La pianta sprigiona un penetrante aroma di spezie ed incenso, con note di Haze e limone che, dopo la degustazione, persisteranno a lungo in bocca; è molto resistente alle muffe ed alle malattie e si adatta perfettamente a qualsiasi tecnica di coltivazione, con risultati spettacolari; il raccolto di questa potentissima Amnesia darà grosse soddisfazioni anche ai coltivatori più inesperti.

Crescita

L’Amnesia di Advanced Seeds è una delle ultime aggiunte al nostro vivaio e, a giudicare dal risultato ottenuto, è destinata a restare fra le nostre preferite. Alla fine dell’estate abbiamo germinato 10 semi di Amnesia racchiudendoli in mezzo a panni precedentemente inumiditi, che abbiamo a loro volta pressato fra due vassoi, per evitare che la luce potesse filtrare e danneggiare le radici. Nella grow room dove abbiamo collocato i semi così preparati, è stata poi mantenuta una temperatura ideale per la germinazione grazie al calore prodotto dalle lampade.

Un fiore bellissimo.

Fioritura

Cambiando il fotoperiodo in dodici ore di luce per dodici di oscurità, dopo pochi giorni le Amnesia mostravano già tutto il loro vigore. La loro crescita rigogliosa era ben al di sopra di quella di altre varietà, a parità di periodo di coltura. A poco a poco la distanza internodale si riduceva e cominciavano ad apparire i pistilli. Dopo un breve lavaggio di radici, nella prima settimana di fioritura, abbiamo cominciato ad aggiungere un fertilizzante specifico per stimolare ulteriormente la formazione dei fiori, abbinato a un biostimolatore (in piccole dosi) che abbiamo aumentato fino a due settimane prima del raccolto. Si sono ben presto formati i primi gruppi di pistilli, da cui sono nate infiorescenze allungate e pensanti, coperte da uno strato di tricomi sempre più denso. Sebbene anche i rami laterali fossero provvisti di bud grandi e pesanti, tutti gli esemplari presentavano indistintamente un bud centrale lungo e peloso. Dopo circa 60 giorni è stato possibile raccoglierne la maggior parte. Abbiamo però atteso, impazienti, ancora una settimana e quindi proceduto al taglio.

Raccolto e degustazione

La potatura è stata abbastanza semplice; le piante così tagliate sono poi rimaste appese nella camera di essiccazione in un unico pomeriggio di lavoro. Dopo quindi giorni, abbiamo staccato i bud dai rami, li abbiamo introdotti in scatole e li abbiamo lasciati a maturare così per un po’. La produzione media è stata molto elevata – peraltro le differenze da una pianta all’altra non superavano i 5 g. Diventati ben crespi, i bud sono poi stati triturati e preparati per la degustazione. Possiamo confermare che l’effetto arriva dritto alla testa e picchia davvero forte, producendo una sensazione di allegria pronunciata che, nel consumo eccessivo, si converte in un vero e proprio disturbo mentale. Il sapore è fresco e perdura sul palato, con uno speciale retrogusto di agrumi e Haze.

In meno di 48 ore, era visibile, in tutti i semi germinati, una radicetta. Gli esemplari sono poi stati piantati in vasi di poco meno di un litro, esponendoli a un fotoperiodo di diciotto ore di luce e sei di oscurità, sotto lampade da 600 W posizionate a una distanza di circa un metro. La distanza delle lampade è stata ridotta gradualmente fino a circa 50 cm. Il giorno dopo la piantatura dei semi così germinati i cotiledoni sbucavano già fuori dal terreno e iniziava così’ un breve ma intenso periodo di crescita. Nei primi giorni abbiamo aggiunto piccole quantità di acqua, con dosi minime di ormone radicante. Dopo dieci giorni, abbiamo trapiantato le piantine in contenitori rispettivamente di sette ed undici litri ed abbiamo quindi continuato ad aggiungere altro radicante, abbinato a piccole quantità di stimolante della crescita. Dopo circa un mese gli esemplari avevano raggiunto un’altezza considerevole, producendo un elevato numero di rami laterali, grandi e lunghi. Infine abbiamo identificato ciascuna pianta, tagliato due talee per pianta e quindi trasferito tutti gli esemplari nella camera di fioritura.

Tricomi visti al microscopio.



Cannabis DIY

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Soluzioni creative a problemi impellenti Quando il DIY ti salva la giornata

Quante volte ci è capitato di avere in tasca delle cime favolose ma non aver nulla appresso per gustarle? Se uno degli effetti collaterali dell’uso di cannabis, si dice, è quello della perdita della memoria a breve termine, uno degli effetti positivi è che la cannabis stimola la creatività e spesso porta ad ingegnarsi con quello che si ha al momento. Vediamo cosa è possibile fare con oggetti facilmente reperibili in casa.

di Giovanna Dark

Torchiloom. Photo credits: Master Bong

Nonostante molti negozi offrano un’ampissima varietà di oggettistica per fumatori, a volte è divertente percorrere la strada creativa. Bong fatti in casa o pipe improvvisate da ortaggi vari ed eventuali, oltre che a far risparmiare soldi, danno enormi soddisfazioni al momento della fumata, fosse anche solo per l’orgoglio di aver fatto da sé. Naturalmente, gli smoking tools fatti in casa non sono concepiti per avere vita lunga. Ma in caso di emergenza, tipo quando si arriva ad Amsterdam e ci si rende conto di aver lasciato la pipetta in vetro preferita a casa, il fai da te può tornare decisamente utile. Se si è in vena di sperimentare, o anche solo perché si è a corto di cartine, è possibile creare pressoché ogni tipo di strumento per fumare con oggetti facilmente reperibili. Dai bong ai vaporizzatori, ecco una lista degli smoking tools fai da te che si possono facilmente creare in casa, senza per forza essere MacGayver.

L’intramontabile lattina

In molti pensano che fumare dall’alluminio sia altamente dannoso per l’organismo e soprattutto alteri l’high. Recenti ricerche condotte alla Wesleyan University del

Connecticut hanno evidenziato come l’alluminio sia invece un metallo abbastanza reattivo e che, con l’esposizione all’atmosfera, si ossidi per un paio di strati, che proteggono il metallo sottostante da ogni ulteriore reazione. Stando a quanto affermano i ricercatori, ogni particella di alluminio che si libra nel fumo sarebbe sotto forma di ossido e quindi priva dei caratteri propri del metallo.

In seguito, facciamo un secondo buco sul lato della lattina per creare lo sfiatatoio. Dopo averlo fatto, rimuoviamo la linguetta e utilizziamo un accendino per sterilizzare lo sfiatatoio e i piccoli fori al fine di rimuovere qualsiasi materiale potenzialmente dannoso, o comunque la maggior parte di esso. Infine, posizioniamo la nostra beneamata sui piccoli fori creati nel braciere, piantiamo saldamente il pollicione sullo sfiatatoio e accendiamo!

e la infiliamo al contrario nell’estremità rimasta libera, con la punta rivolta quindi verso l’interno del cilindro, non dimenticando di incastrarla per bene. Dopo aver assemblato il tutto, noteremo come un lato sia più aperto dell’altro: sarà quello l’alloggio della nostra erba. Per quanto riguarda invece la bocca, verrà naturalmente posata dal lato opposto, al lato della punta, per inalare. Due mosse in tutto e il gioco è fatto!

Fumare dalla lattina è certamente un amarcord e ci riporta alle primissime e clandestine esperienze con la cannabis. Ecco cosa serve per fare un tuffo nel passato

La one-hitter pen

Il torchiloom

• Una lattina vuota • Un ago, una spilla o un oggetto particolarmente appuntito • Un accendino Per cominciare, prendiamo la lattina e usiamo il pollice per creare un piccolo solco nel centro. Prendiamo poi l’oggetto aguzzo a nostra disposizione per creare un paio di buchi al centro del solco. Non è necessario insistere troppo sul diametro dei buchi. Se sono troppo larghi la cima cadrà, perciò basta che siano grandi abbastanza per permettere il passaggio dell’aria.

Chi non ama le pipette da un tiro? Contengono sempre la giusta quantità di erba e sono piccole abbastanza da essere trasportate ed utilizzate praticamente ovunque. Creare la propria one hitter pen è una passeggiata e non richiede praticamente più di un elemento. Ecco di seguito cosa serve:

Siamo tutti stati in campeggio almeno una volta. Se quella è stata anche l’ultima, allora probabilmente avremo una torcia chiusa in un cassetto a prendere polvere. Perché allora non trasformarla in un torchiloom, la torcia-chiloom! È molto più semplice di quanto si creda, ecco gli strumenti necessari:

• U na penna in metallo e le seguenti parti: la punta, il cilindro e l’impugnatura • Un accendino

• Una torcia • Un piccolo recipiente che funga da braciere • Un coltello o un oggetto appuntito (un trapano è l’ideale) • Un accendino

Per iniziare, prendiamo l’impugnatura e portiamola tutta su un lato del cilindro. Poi, prendiamo la punta

Per cominciare smontiamo la torcia, avendo cura di rimuovere la lampadina, le pile, ecc… Posizioniamo


16 poi il nostro oggetto appuntito su una superficie piatta della torcia e facciamo un foro grande abbastanza da contenere il braciere. Una volta fatto il foro, è bene soffiare via tutti i residui di plastica rimasti: inalare plastica può essere pericoloso, oltre che rovinare completamente il gusto della fumata. Incastriamo il braciere nel foro e siamo pronti ad accendere il nostro torchiloom.

La bongtiglia

Un altro classico della nostra infanzia, ha salvato più di una fumata. In ogni casa è presente almeno una bottiglia vuota e per questo spesso risulta il più usato tra i metodi alternativi. Riciclare è cosa buona e giusta, perché non dare una vita più nobile ad un mero contenitore di liquidi? Ecco quello che serve per trasformare una semplice bottiglia in un bong fai da te: • • • • • •

Una bottiglia di plastica vuota Una penna o una cannuccia Un oggetto appuntito Nastro isolante Un elastico spesso Un accendino

Per prima cosa, tagliamo un piccolo foro verso il fondo della bottiglia usando il nostro oggetto appuntito,

un quadrato di carta stagnola il tappo. Quindi, prendiamo uno spillo o un qualsiasi oggetto appuntito e pratichiamo alcuni piccoli fori nella carta stagnola. Infine, posizioniamo la nostra cima sul braciere, scaldiamo e tiriamo lentamente verso l’alto la parte superiore. Una volta che la cima è bruciata completamente, rimuoviamo il tappo e cominciamo ad aspirare mentre contemporaneamente spingiamo la bottiglia verso il basso. Non adatto alle matricole…

La oil rig a mela doppia

Okay, magari non tutti hanno in giro per casa gli articoli necessari per imbastire una oil rig a mela doppia. Ma per i fan del dabbing, questa tecnica fai da te sta diventando un must. Nel caso in cui il nostro amato oil rig sia fuori uso, ecco cosa ci servirà per realizzare una oil rig a mela doppia: • • • •

Una mela Una pipetta di vetro tipo banger Un oggetto appuntito Un accendino del tipo antivento

Prima di entrare nei passaggi, è fondamentale notare che se si desidera ottenere high meno intensi, questo

Naturalmente, gli smoking tools fatti in casa non sono concepiti per avere vita lunga giusto un attimo sotto la metà della bottiglia: il foro fungerà da sfiatatoio Una volta inserita la penna o la cannuccia nel foro, assicuriamoci che sia a tenuta d'aria in modo che non vi siano fuoriuscite di fumo. Se per caso è troppo grande, possiamo usare del nastro isolante o della gomma per coprirlo. Può anche essere usato un elastico spesso per tenere tutto a posto. Quindi, colleghiamo il braciere al dispositivo. Se non ne se trova uno a disposizione, si può sempre usare la carta stagnola per creare un piccolo contenitore. Dopo di ciò, riempiamo la nostra bottiglia d'acqua fino a quando la cannuccia è sommersa per almeno un paio di centimetri. Infine, apriamo uno sfiatatoio a circa metà della bottiglia usando un oggetto appuntito Quindi, prepariamo il braciere, accendiamolo e inspiriamo attraverso il collo della bottiglia. Et voilà, la nostra bongtiglia è completa.

Il bong gravitazionale

Per quanti sono in grado di reggere grosse quantità di fumo in una sola aspirata e soprattutto vogliono stonarsi a puntino, il bong gravitazionale è certamente una sfida. Per metterlo assieme bastano un paio di minuti e gli oggetti di seguito: • • • • • •

Una bottiglia di platica da 2 litri Una bottiglia di plastica da 1 litro Forbici Carta stagnola Un oggetto appuntito Un accendino

Per cominciare, prendiamo la nostra bottiglia da 1 litro, tagliamo la parte inferiore e pratichiamo un foro grande abbastanza sul tappo. In seguito, prendiamo il bottiglione e tagliamo la parte superiore. El pipaso del Karmaso

Una volta riempito il fondo del nostro bong gravitazionale con dell’acqua, sigilliamo con

impianto funziona meglio a bassa temperatura. Per quanto riguarda gli ingordi, beh, aspettatevi un sacco di tosse. Il risultato, nondimeno, è piacevolissimo. Per iniziare, allinea la parte superiore della mela al centro usando lo strumento affilato. Stiamo attenti a non bucare completamente la mela: circa a metà o leggermente più in basso dovrebbe bastare. Quindi, facciamo la stessa cosa sul lato dell’altra mela, ma solo fino a quando i due percorsi si incontrano. Prima di procedere è bene provare che il flusso tra le due mele sia sufficiente. Dopodiché, tutto ciò che dobbiamo fare è far scorrere il banger nel foro superiore, scaldarlo e quindi aggiungere il nostro dab. Come se il sapore non fosse già gustoso, con questo trucco avrà un tocco di aroma di mela. Delizioso e nutriente!

El pipaso del Karmaso

Quest’ultima è una chicca per i nostri lettori, una pipa fai da te, variante esotica della più classica mela, che intende rendere omaggio a 2 miei carissimi amici dell’Ecuador e alla loro storica band El Karmaso. È una soluzione ideale per l’inverno (chi non usa lo zenzero per cercare di far andare via il mal di gola?) e completamente vegan. Per creare un pipaso bastano solo 2 cose: • Un pezzo di zenzero • Un coltellino o un cacciavite • Un accendino Tagliamo un pezzo di zenzero avendo cura di mantenere un’estremità chiusa. Scaviamo con il coltellino o con un cacciavite un buco che fungerà da braciere sulla parte piatta e più larga del pezzo di zenzero. Allo stesso modo, apriamo quello che sarà il nostro foro d’uscita sulla ramificazione che più si addice allo scopo (dipende ovviamente dalla forma del pezzo di zenzero). Aggiungiamo la nostra amatissima nel braciere, accendiamo e aspiriamo. Il gusto frizzante dello zenzero darà quel tocco tropicale alla fumata, garantito!


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Attenzione: i semi di canapa sono esclusi dalla nozione legale di Cannabis, ciò significa che essi non sono da considerarsi sostanza stupefacente. L.412 del 1974, art.1; comma 1,lett.B, convenzione unica sugli stepefacenti di New York del 1961 e tabella del decreto ministeriale 27/7/1992. In Italia la coltivazione di Canapa è vietata (artr.28 e 73 del dpr 309/90) se non si è in possesso di apposita autorizzazione (art.17 dpr 309/90). In assenza di autorizzazione i semi potranno essere utilizzati esclusivamente per altri fini (zootecnico, collezionistico, etc). I semi vengono venduti con la riserva che essi non siano usati da terze parti in conflitto con la legge.

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Genetica

I cloni più ricercati

Benvenuti nel meraviglioso mondo delle talee, dei cloni, dei cut, dei rami, etc., un mondo noto a tutti i cannabicoltori. Se non lo conosci, leggi e ne saprai di più. Questo articolo, comunque, non parla dei metodi di preparazione delle talee, o di somministrazione degli ormoni per lo sviluppo delle radici, niente di tutto ciò. Il mio discorso verte piuttosto sulle talee più richieste: veri e propri cloni che sono alla portata di pochi privilegiati e che, spesso per problemi di attraversamento delle frontiere, non possono essere trasportati dall’altra parte del mondo.

East Coast Sour Diesel

Girl Scout Cookies

Avrai quasi certamente sentito parlare delle quattro varietà di seguito illustrate, nella loro forma originale, o sotto forma di ibridi realizzati incrociandole con altre varietà: di fatti i selezionatori utilizzano nomi, o parti di nomi, esistenti per battezzare le loro creazioni. Ma bando alle ciance, cominciamo con la prima. Le piante di seguito descritte non sono le “Top 4”, ma ti assicuro che sono quelle maggiormente richieste al momento. In un altro numero prenderò in esame altre 4 varietà.

durante la fioritura, che muta in verde scuro nella fase successiva. L’effetto è potentissimo ed in grado di atterrare il fumatore più esperto. Possiede una quantità di resina che rasenta l’anormalità. Il sapore ha un sottofondo di menta molto particolare. Pur non essendo ad altissima resa, puoi star certo che ne ricaverai un prodotto di qualità superiore. Se hai la fortuna di procurarti il clone originale, stai attento a non esagerare con i fertilizzanti. Il massimo della produzione l’otterrai coltivandola con il metodo SOG.

Girl Scout Cookies (Thin Mint)

Noi, in particolare, quando la piantiamo ci andiamo piano con i fertilizzanti. Si deve anche tener conto della potenza di questo fenotipo: è un gioiello sia letteralmente che figuratamente, tanto bella quanto forte. In quanto al suo uso medico, è perfetta per i dolori acuti, le infiammazioni, la nausea, l’insonnia e la perdita di appetito. Per gli “ansiosi”, che non riescono a procurarsi il clone, suggerisco alcune alternative: Cookies Kush (Barney´s Farm): Girl Scout Cookies x OG Kush Girl Scout Cookies (Cali Connection): Girl Scout Cookies (Thin Mint cut) S1

Cominciamo con una pianta molto particolare, battezzata col nome dei biscotti venduti dalle giovani esploratrici americane, le Girl Scouts. Pur essendo una pianta con un forte carattere Kush, presenta una parte sativa molto evidente nella sua struttura. Questa fanciulla proviene da un incrocio magico fra OG Kush e Durban Poison. Quest’ultima, lo ricordiamo, è identificata teoricamente come varietà pura, originaria della zona di Durban (Africa). Dico “teoricamente” poiché, dopo le tante ibridazioni che si sono succedute nella storia della cannabis, non posso dire con certezza che si tratta di una sativa originaria di Durban assolutamente pura. Basti pensare che questa varietà arrivò in Olanda fin dagli anni 70 e da allora, dopo varie selezioni, ha subito vari adattamenti. Già sapendo da dove proviene la sua parte sativa, se ne può facilmente immaginare l’effetto benefico per il corpo, la mente e l’anima. Cresce con una buona ramificazione, è facile da utilizzare per la produzione di talee, assume una colorazione porpora-ametista

Alfred, Dr Underground

Gorilla Glue #4

Continuiamo con un altro mostro che, pare, sia nato per puro caso. La storia che circola nelle reti sociali su questa varietà è la seguente: il suo selezionatore, noto con il nome di Joesy Whales, dopo aver coltivato varie genetiche, fra cui Chem Sis, scoprì che alcune erano diventate ermafroditi ed avevano impollinato Sour Dubb (una sativa di origine incerta che stava coltivando, insieme alle altre, in quel momento). Per

questo scherzo della natura, decise di abbandonare il progetto e di regalarne i semi a un suo amico, Mardogg. Questi furono germinati anni dopo, dallo stesso Mardogg, ottenendo 4 fenotipi eccezionali, fra cui uno davvero ultragalattico, il numero 4. Un po’ di tempo dopo, lo stesso Joesy Whales venne allo scoperto per fare chiarezza su questo episodio: “Mi hanno fatto un sacco di domande sulla Gorilla Glue 4, allora vi dirò esattamente come sono andate le cose. Alcuni anni fa stavo coltivando Sour Dubb, Chem ed altre varietà. La Chem Sis sviluppò tratti maschili: le banane di polline spuntate finirono per impollinare la Sour Dubb. Conservai per un anno questi semi e alla fine mi decisi a germinarne 5. Riuscii ad ottenere un buon fenotipo, ma le altre quattro piante divennero tutte ermafrodite e impollinarono l’intera area di coltivazione. Mi arrabbiai molto, presi e buttai via tutto, regalando i semi al mio amico Mardogg, che ne mise un bel po’ da parte. Un anno dopo cominciammo un nuovo progetto insieme. Mardogg germinò 6 dei semi conservati. Io ero molto perplesso, perché temevo che diventassero ermafroditi. Alla fine, invece ottenemmo tutte femmine e, dopo una selezione, scegliemmo i fenotipi 1, 3, 4 e un altro che chiamammo “ runt” (il brutto anatroccolo). Tutti erano eccezionali ma ci limitammo a conservare il 4, che era davvero eccezionale. Quindi dico grazie a Mardogg ma anche alla fortuna”. Paradossalmente, da tutto quel caos è venuta fuori una pianta davvero straordinaria. Se riesci a procurartene un esemplare, stai certo che non l’abbandonerai più: resterà nella tua camera di

selezione insieme alle altre madri. Che cosa ti puoi aspettare? Tutto! Una pianta rigogliosa, una produzione soddisfacente, una quantità di resina al di fuori di ogni immaginazione: diventerà bianca, ma non per lo spavento, a spaventarti sarai piuttosto tu quando la fumerai! Potrai attendere fino alla decima settimana dalla fioritura, ma noi di Dr. Underground preferiamo raccoglierla alla nona. È un fenotipo molto potente; l’analisi ha evidenziato un livello di THC attorno al 30%, che può variare secondo il metodo di coltivazione e le condizioni. Avendola provata noi stessi, simili livelli non ci sorprendono affatto. L’aroma va dal cioccolato, al Diesel, alle note dolci, insomma fa pensare. L’effetto è chiaro, pulito, cerebrale. In campo medico è perfetta per i dolori e le coliche mestruali. In questo ambito gli effetti benefici si contano a migliaia. Già lo sai, se riesci a procurarti l’originale o uno dei suoi ibridi, non lasciartelo sfuggire. Inoltre, molti incroci sono stati realizzati con questa varietà, te ne cito alcuni: Future (Exotic Genetics): Gorilla Glue 4 x Starfighter F2 Gorilla OG (Dr. Underground Limited Editions): Gorilla Glue #4 x Tahoe Original cut Gorilla Glue (Auto FastBuds): Gorilla Glue #4 versione autofiorente.

East Coast Sour Diesel

Questa è un altro capolavoro, la mia preferita, fra tutti i cloni menzionati in questo articolo. Non so se resterà tale anche in futuro, vista la quantità di altre varietà che restano ancora da provare...


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Tahoe OG Kush

Gorilla Glue #4

Girl Scout Cookies

Gorilla Glue #4

L’ho conosciuta per la prima volta sotto forma di S1, attraverso Dr. Greenthumb (banco dei semi canadese con referenze eccezionali). La chiamerò, per brevità, “ECSD s1”. Prima di questa S1 ho provato molte altre genetiche Diesel, che lo sono solo di nome (di fatti mentre alcune piante sono davvero Diesel, altre non meritano di essere chiamate così). La ECSD s1, in particolare, mi ha avvinto, me ne sono innamorato e sono caduto ai suoi piedi. Lo stesso vale per il clone originale. A dire il vero, anche se l’originale è unico, le altre presentano differenze davvero minime. L’origine di questa varietà è un po’ controversa. Quanto a me, preferisco ritenerla un ibrido creato dall’unione fra Original Diesel e DNL. Curiosamente una di questa progenitrici (precisamente l’Original Diesel) è un altro cut molto ricercato, anche noto come Daywrecker o Headband, ma ne parleremo in un altro numero. Per tornare alla nostra amata East Coast Sour Diesel e alle sue qualità, possono ricordare la definizione che ne ho dato quando il mio socio Nachillo mi chiese di giudicarne l’effetto. Vi sembrerà strano ma gli risposi così: “Ogni volta che fai un tiro, vedi la Madonna scendere dal cielo ed avvolgerti in un abbraccio caldo e di pace assoluta”. Non voglio certo fare qui disquisizioni religiose, mi limito a descrivere semplicemente la sensazione trascendentale che provai (le mie credenze preferisco tenerle per me). Questa pianta è fuori dal comune, in tutti i sensi: produzione, bud, resina, persino i calici sono enormi, sembrano fecondati anche se non lo

sono. Il sapore e l’aroma sono quelli autentici del Diesel: un fuel penetrante, una delizia. La fioritura può continuare fino a 10 settimane, noi ci limitiamo a 9 e mezzo. Tendo a favorire la crescita dei rami laterali perché, se crescono abbastanza, possono arrivare a misurare la stessa grandezza del fusto principale, con bud di eguale misura, soprattutto in un sistema di coltura aeroponico (in cui siamo specializzati). Se, come ti ho raccomandato per le varietà precedenti, ti procuri il clone originale, sarai combattuto su quale varietà voler consumare. Se questo non è possibile, puoi optare per le seguenti alternative: East Coast Sour Diesel S1 (Dr. Greenthumb): ECSD x il medesimo clone. East Coast Sour Diesel Haze (Connoseur Genetics): ECSD x Super Silver Sour Diesel Haze. Sour Diesel IBL (Reservoir Seeds): per ottenere questo IBL la selezione è stata effettuata a partire dalla NYC Diesel di Soma Seeds, da cui è stata ricavata BX1 arrivando poi, man mano, all’IBL.

Tahoe OG Kush (Original Cut)

Prima di tutto vorrei chiarire che stiamo parlando qui del clone originale (“the only cut”). Molte banche l’hanno incrociato con altri ibridi OG, ottenendo esemplari battezzati con lo stesso nome, che non intendo qui sminuire. Voglio solo rimarcarne la differenza: in questo caso si tratta del clone élite. Si dice che questa genetica provenga da un breeder, un guru della cannabis, che viveva a Tahoe alla fine degli anni 80, anche se non ne sono certo... nessuno può esserlo. A prima vista sembra una pianta come le

altre, con foglie di colore verde semi-scuro. Durante il ciclo vegetativo, però, il suo odore si fa sentire. Entrata nella fase di fioritura forma bud densi, molto viscosi, con calici carichi di resina, che è ancora più abbondante sui due lati delle foglie, tanto da conferire ai bud un colore bianco caratteristico, con stigmi di colore arancio. Per lo spavento ti chiederai: “Che cosa sono? Palle di neve? Ha grandinato nel mio giardino?...” In quanto al ciclo di crescita, è una pianta resistente, richiede nutrimento, non la danneggerai se provi a piegarne i rami, per renderli di lunghezza uguale a quella dello stelo centrale, ottenendo così la maggior quantità dei tanto desiderati “chicchi di grandine” (come chiamo io questi enormi bud, duri e bianchi, che produce). Se la raccogli a 9 settimane di fioritura, benché altri preferiscano farlo a 10, otterrai una grande quantità di bud duri, con calici enormi. Se provi a rompere un bud, si diffonderà nell’aria un aroma di petrolio penetrante variabile, con note di pino o limone forte. Normalmente questo sapore resta in bocca per qualche minuto. Se non è così... vuol dire che c’è qualcosa che non va: o non si tratta dell’originale o, più semplicemente, hai commesso un errore in qualche parte del ciclo di coltura. Ricorda che una pianta ben coltivata dà risultati ben diversi rispetto a un’altra che ha subìto sovradosaggi di azoto, o carenze dovute a un pH non sufficientemente controllato. Il clone Tahoe era molto noto negli USA, ma ha ottenuto maggior fama in Europa, grazie a un ibrido immesso sul mercato da Cali Connection. L’effetto è molto forte, si avverte direttamente nel lobo

frontale del cervello, subito dietro gli occhi. Stai sereno però: non resterai lobotomizzato. Delle sue qualità apprezzo, in particolare, la sensazione di rilassamento muscolare che causa dal cervello fino alle dita del piede; una positività che aumenta a ogni secondo che passa dopo la prima boccata. Per scopi medici è una pianta ottima, come documentato negli USA su un elevato numero di pazienti, con risultati positivi nel trattamento di dolori acuti,ansietà, attacchi di panico, emicranie, disturbi allo stomaco causati dai farmaci, effetti collaterali della chemioterapia in pazienti affetti da tumori, o semplici gastriti, con forti spasmi e persistente sensazione di nausea. Inoltre, grazie al suo effetto, conferisce supporto vitale a pazienti in terapia di disintossicazione da droghe pericolose, non solo curandone i disturbi digestivi e del sonno, ma anche calmando l’ansia. Insomma è un altro capolavoro della natura da tenere presente. Se non riesci a procurarti il clone originale, eccoti alcune alternative: Tahoe OG Kush (Cali Connection): Tahoe OG Kush cut x SFV OG Kush F4 Dark Cookie (Dr. Underground Limited Edition): Tahoe OG Kush cut x Girl Scout Cookies (thin mint cut) Questo è tutto gente. Spero che questo piccolo mondo vi sia piaciuto. Nei prossimi numeri continuerò il mio racconto. Approfitto per salutare tutti gli attivisti impegnati nella lotta per la legalizzazione, nonché tutti i cannabicoltori e gli amici del mondo della cannabis.



Cannabis World

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La legalizzazione il Vermont Il piccolo stato del nord-est ha aperto alla cannabis in modo inusuale

Per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, uno stato ha legalizzato l’uso ricreativo di cannabis senza ricorrere alla consultazione popolare. È bastata la firma del governatore Phil Scott, un repubblicano, il quale lo scorso 22 gennaio ha approvato l’House Bill 511 che legalizza il possesso fino ad un’oncia di cannabis (circa 28 grammi) e depenalizza la coltivazione fino a 4 piante. La nuovissima legge, che entrerà in vigore il prossimo luglio, non menziona però la possibilità di creare un mercato per la cannabis. «Ho firmato l’House Bill 511 con sentimenti contrastanti – ha dichiarato il governatore Scott in una nota all’Assemblea generale di Stato – Personalmente credo che quello che una persona adulta fa a porte chiuse e nella privacy della sua abitazione, debba essere una decisione autonoma, soprattutto se questa non impatta negativamente sulla salute e sulla sicurezza di terzi». Con la firma di Bill Scott, il Vermont si aggiunge dunque ad altri 9 stati, compresa Washington D.C., che hanno completamente legalizzato la pianta e il fiore di cannabis. Considerato uno degli stati più liberal degli Stati Uniti – tra le altre cose seggio del senatore nonché ex candidato democratico alla presidenza Bernie Sanders – il piccolo stato del nordest aveva legalizzato la cosiddetta “medical marijuana” già nel 2004, indicando la

strada per gli altri 30 stati che nel corso degli anni hanno reso possibile prescrivere infiorescenze di canapa come terapia. Sebbene la totalità degli altri stati americani abbia legalizzato la cannabis attraverso la consultazione popolare, lasciando la decisione agli elettori, il Vermont è stato costretto a fare altrimenti. La costituzione dello stato non permette infatti che una questione di questo tipo possa essere decisa tramite referendum e, negli ultimi anni, i legislatori si sono impegnati per far si che fosse il governo stesso a decidere per una riforma del sommerso relativo alla cannabis. Un testo simile a quello approvato era stato già presentato sulla scrivania del governatore lo scorso anno ma presto vi era stato posto il

di Giovanna Dark

veto sulla base dell’ambiguità di alcune norme, in particolare quelle riguardanti la vendita ai minori e l’istituzione di una commissione ad hoc per valutare l’impatto della cannabis nell’economia di mercato del Vermont.

re una regolamentazione tributaria del mercato della cannabis – ha detto il governatore Scott – È importante che l’assemblea sappia che, fino a che non avremo un piano di azione preciso, porrò il veto su qualsiasi tipo di emendamento”.

La versione finale del House Bill 511 ha messo nero su bianco le pene previste per la cessione di cannabis ai minori di 21 anni e ha rimosso del tutto il progetto della commissione di studio. Il governatore Scott ha però creato una sua personalissima task force, che si occuperà di esaminare l’evoluzione della cannabis ricreazionale, implementando allo stesso tempo politiche di educazione, prevenzione e sicurezza. “Ci deve essere un piano completo e convincente in queste aree prima che si cominci a considera-

Per chi segue le vicende politiche del Vermont, la composizione della task force voluta dal governatore non è assolutamente weed-friendly, il che significa che la strada per la legalizzazione della cannabis ricreativa potrebbe essere ancora in salita. A spuntarla però potrebbe essere il Senato del cosiddetto Green Mountain State, il quale, a più riprese, si è dimostrato proattivo nel proporre soluzioni di legalizzazione (soprattutto a livello fiscale) che si inserissero nel più ampio

Un dispensario in California


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Il ministro della Giustizia USA, procuratore generale Jeff Sessions

contesto dell’ormai consolidato cannabusiness americano. La task force voluta dal governatore Scott dovrà consegnare la sua relazione ai legislatori entro la fine di questo anno, sulle loro indicazioni le camere penseranno a scrivere la legge che detterà le regole del mercato relativo alla cannabis ricreativa. Secondo il processo istituzionale – che, come accennato, è un sistema che richiede una doppia conferma – potrebbe passare un bel po’ di tempo prima che il Vermont veda la sua prima vendita legale di canapa. Ci sono poi buone possibilità che le camere non prendano minimamente in considerazione i suggerimenti della task force e tirino diritto verso la classica forma di tassazione del prodotto, un misto di tasse su vendita, produzione e branding. I tempi, appunto, sono dilatati e i risultati di questa decisione di vedranno probabilmente non prima del 2019. Non è infatti chiaro se ci sarà abbastanza accordo tra i parlamentari per arrivare ad approvare una legge di questo tipo senza l’appoggio di Scott. Lo stato del Vermont richiede una maggioranza di due terzi su entrambe le camere per poter aggirare il veto del governatore. In più, con le elezioni per il nuovo governo a novembre, è molto probabile che le discussioni sull’argomento cannabis diventino uno dei punti chiave della campagna elettorale. Certo non tutti i candidati si esporranno per difendere a spada tratta il commercio legale di cannabis ricreativa ma, visti i risultati negli altri stati, il gioco potrebbe definitivamente valere la candela.

Recenti sondaggi hanno infatti mostrato come gli americani siano largamente a favore di un’ampia legalizzazione della marijuana, sia per scopi medici che ricreativi: il Green Mountain State non fa eccezione, con ben il 57% degli intervistati favorevoli. A gennaio, un sondaggio commissionato dall’Huffington Post ha evidenziato come il 55% degli americani siano a favore della legalizzazione sia nel proprio stato che a livello nazionale. Mentre lo scorso ottobre, grazie al sondaggio commissionato dall’agenzia Gallup, è stato raggiunto il picco del 64% dei consensi, inclusa una larga fetta di elettori repubblicani, storicamente più conservatori. La cannabis ricreativa è diventata a tutti gli effetti una delle maggiori entrate fiscali per gli stati che l’hanno completamente legalizzata. Il commercio di infiorescenze di canapa destinate al consumo adulto ha toccato il record dei 6 miliardi di introito netto, e negli stati come il Colorado e Washington, le entrate fiscali contano centinaia di milioni di dollari l’anno, solo grazie ai dispensari. Un recente studio pubblicato dal Washington Post ha predetto che, nell’arco di 9 anni, una cannabis legale a livello nazionale potrebbe creare 1 milione di posti di lavoro e generare più di 132 miliardi di dollari di gettito fiscale, con oltre 50 miliardi di dollari provenienti dalle sole vendite. Senza un sistema che regoli e tassi le vendite di cannabis destinata all’uso ricreativo, tutto il commercio relativo alla cannabis nel Vermont rimarrebbe sommerso. Il classico paradosso all’italiana insomma. Nonostante gli evidenti benefici economici e sociali della legalizzazione, la

diaspora federale sulla cannabis si è però decisamente inasprita negli ultimi mesi. L’House Bill 511 è stato firmato dal governatore Scott, esattamente il giorno dopo che il procuratore generale di Stato Jeff Sessions ha invitato caldamente i suoi magistrati a reprimere le operazioni commerciali che hanno per oggetto la cannabis, anche negli stati in cui queste operazioni sono perfettamente legali. L’annuncio di Sessions, com’è ovvio, ha creato malumori ed ansie nel cannabusiness; per gli effetti staremo a vedere. Il provvedimento voluto da Session e dal Dipartimento Federale della Giustizia dimostra bene come lo stigma riguardante la cannabis non sia ancora stato estirpato completamente negli USA. Ma le speranze che il piccolo stato del Vermont riesca a far passare una legge senza ricorrere al voto popolare, potrebbero servire da invito agli altri stati per perseguire finalmente una politica nazionale e non più esclusivamente federale. “Il nostro – ha detto ¬– vuole essere un segnale significativo, affinché gli altri corpi legislativi sparsi sul suolo nazionale prendano in considerazione il fatto che si può agire nell’interesse della popolazione senza per forza dover temere il ricatto elettorale”. Per ora i legislatori si starebbero concentrando sul come incorporare i principi progressisti del Vermont in quello che è l’attuale cannabusiness statunitense. I quotidiani locali riportano come tutte le voci politiche, da destra a sinistra, siano concordi nel non voler svendere lo stato alla grande industria. Le contrattazioni ruoteranno infatti più

probabilmente su un modello fatto di impianti di produzione più piccoli e verso una più ampia distribuzione del vantaggio economico in tutto lo stato. Nessuno spazio per un’eventuale Big Cannabis in Vermont dunque. Ad oggi sono nove gli stati che hanno legalizzato completamente il consumo, la produzione e la vendita di cannabis a scopo ricreazionale: Vermont, Colorado, Washington, Oregon, California, Nevada, Alaska, Massachusetts e Maine, a cui si aggiunge la capitale Washington D.C. Se è vero che Sessions ha annunciato la fine della politica dell'era Obama di scoraggiare i procuratori federali, che ora avranno mani libere, dal perseguire reati legati alla marijuana negli Stati dove è stata legalizzata, è anche vero che negli USA il cannabusiness tira ancora molto. La Scotts MiracleGro ad esempio, che produce oggetti per il giardinaggio, ha recentemente speso centinaia di milioni di dollari per acquisire società che vendono terreno, illuminazioni, fertilizzanti e altri prodotti ai coltivatori di cannabis. Non è ancora chiaro quale sarà l’impatto concreto della svolta della Casa Bianca sulla vendita di cannabinoidi e sulla sorte delle imprese del settore. Il ministro della Giustizia Jeff Sessions pare aver ingaggiato la sua personalissima war on weed ma lo fa citando la ricerca-bufala per cui l’uso di cannabis sia propedeutico all’abuso di eroina. Per fortuna, negli Stati Uniti, questo tipo di fake news non attaccano più. Forza Vermont!


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COSTRUIRE SISTEMI A STOPPINO Una soluzione facile per coltivare

Il sistema a stoppino è una soluzione facile per coltivare perché s’irriga autonomamente ed elimina dunque l’incertezza su quando innaffiare, richiede molte meno cure dell’irrigazione a mano ed è semplice, di facile assemblaggio e a basso costo. Il sistema a stoppino si basa sull’azione capillare. Un esempio di questo è un fazzoletto che assorbe l’acqua di una pozza. Il sistema che stiamo per assemblare funziona sulla base dello stesso principio, ma anziché un fazzoletto, abbiamo utilizzato una corda di nylon intrecciato.

Attrezzatura

A partire dal fondo abbiamo bisogno di un vassoio profondo almeno 7,5 cm e largo a sufficienza per sostenere il contenitore della pianta. Più è largo il contenitore, più in profondità dovrà essere posizionato il vassoio. Per esempio, con un contenitore da 15 cm utilizzo un vassoio profondo 25 cm, ma con contenitori piccoli, i vassoi sono profondi solo 7,5 – 12,5 cm. Poi abbiamo bisogno di alcuni blocchi per tenere il contenitore qualche centimetro al di sopra del vassoio.

Alcune possibilità sono tavole da 2x4 o 4x4, blocchi di polistirolo o un vassoio in plastica invertito. Si passa poi al contenitore. Scegliete la stessa dimensione che utilizzereste normalmente. Ho utilizzato questo sistema con contenitori da 10 cm e contenitori morbidi larghi 244 cm. Si passa poi allo stoppino. La corda intrecciata di nylon assorbe molto bene l’acqua. Questi stoppini durano a lungo. Ne utilizzo alcuni da oltre 10 anni. Scegliete la giusta dimensione dello stoppino. Più è ampio il contenitore, più dovrà essere spesso lo stoppino. Un contenitore piccolo ha bisogno di uno stoppino da 0,65 cm, mentre con un contenitore grande, più profondo di quello piccolo, si possono usare stoppini di dimensioni che arrivano a 1,95 cm circa. I contenitori più ampi dovrebbero avere più stoppini, in modo tale che l’acqua venga assorbita attraverso il fondo del contenitore attraverso gli stoppini. Si passa poi al mix di coltura. Funzionano quasi tutti i mix, quindi usate pure il vostro preferito. Una volta che l’acqua viene assorbita dallo stoppino sul fondo del livello

Un sistema completo. Vassoio, blocchi, contenitore, stoppino, mix di coltura.

del terreno, la terra inizia a fare da stoppino. Probabilmente l’avete già visto quando avete irrigato una pianta e l’acqua in eccesso è andata a finire sul vassoio al di sotto. Un po’ di tempo più tardi, l’acqua è scomparsa perché assorbita dal mix di coltura. Il sistema a stoppino funziona nello stesso modo.

Installazione

• P osizionate i supporti in legno o plastica nel vassoio. • Misurate e tagliate lo stoppino. Dovrebbe partire dal fondo del vassoio, passare attraverso il foro di drenaggio nel contenitore ed estendersi attraverso il fondo del contenitore fino al foro di drenaggio sull’altro lato e fino al fondo del vassoio. La corda tende a sfilacciarsi alle estremità. Per evitarlo, prima di tagliarla, utilizzate due nodi, uno per ogni estremità della corda, per tenerla in posizione. • Se il contenitore è largo, utilizzate 2 stoppini, uno in ogni serie di 2 fori opposti. Potreste dover praticare dei fori nei contenitori più larghi, come piscine da bambini o vassoi molto ampi. Calcolate che ogni stoppino copre circa 0,19 metri quadrati.

• R iempite il contenitore con del mix di coltura. • Piantate la pianta o i semi.

Manutenzione

• P er cominciare, aggiungete acqua al contenitore finché non inizia a gocciolare nel vassoio. • Riempite di acqua il vassoio. • Riempite nuovamente il vassoio man mano che perde acqua. Potete anche irrigare nel contenitore partendo dalla parte superiore una volta ogni tanto+. • Il mix di coltura assorbe l’acqua dallo stoppino automaticamente man mano che la pianta lo utilizza.

Opzioni

Questo sistema può essere automatizzato. Posizionando un serbatoio al di sopra del livello del contenitore e mettendo una valvola di scolo nel vassoio, il livello dell’acqua può essere mantenuto più a lungo. Si possono collegare al serbatoio diversi vassoi, in modo tale che la coltivazione sia irrigata completamente semplicemente riempiendo il serbatoio. Il vantaggio di questo sistema sta nel fatto che ogni vassoio riceve l’acqua solo quando ne ha bisogno.


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Questa piccola valvola regola il livello dell’acqua nel serbatoio.

Sono stati praticati dei fori nel vassoio per gli stoppini. Sono stati usati dei pallet per sostenere il vassoio al di sopra dell’acqua.

Questo sistema è stato automatizzato utilizzando un serbatoio e una valvola di scolo.

Il sistema a stoppino può sostenere delle piante grandi.


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Coltiva con Dutch Passion

Coltivazione Outdoor Autofiorenti - potenzia il tuo raccolto outdoor

I semi autofiorenti si stanno dimostrando sempre più utili per i coltivatori di cannabis outdoor. Si può dire che i semi autofiorenti stanno integrando, e non sostituendo, le varietà outdoor tradizionali a fotoperiodo. Questi sono alcuni dei motivi per cui i coltivatori outdoor ritengono che i semi autofiorenti siano un’integrazione utile alla loro cassetta degli attrezzi outdoor. Di Tony, Dutch Passion Seed Company Cicli di coltivazione più rapidi con le autofiorenti. Uno dei motivi per cui a così tanti coltivatori di guerrilla piace avere alcune pianticelle autofiorenti outdoor è il ciclo di coltivazione più rapido, che in genere dura circa 95 giorni dal seme al raccolto. I coltivatori dei Paesi dell’Europa Settentrionale riescono a ottenere abbondanti raccolti estivi anche in Scandinavia. I coltivatori dell’Europa Centrale riescono a ottenere due raccolti di autofiorenti consecutivi in una sola stagione. E i coltivatori dei Paesi mediterranei caldi riescono a ottenere 3 raccolti consecutivi di autofiorenti. Il peso del raccolto di un’autofiorente si aggira attorno i 50-100 grammi, pertanto non si può dire che le autofiorenti rendano quanto le varietà outdoor a fotoperiodo. Sono comunque più rapide. E questo permette ai coltivatori outdoor di spalmare il raccolto su diverse colture, dovendo quindi dipendere meno dal raccolto autunnale delle piante a fotoperiodo. Piantando alcuni semi autofiorenti in più, i coltivatori di guerrilla si assicurano maggiori probabilità di un raccolto di successo. Strategie consigliate per avviare le autofiorenti. I coltivatori dei Paesi dell’Europa del Nord spesso preferiscono avviare i semi autofiorenti indoor per un paio di settimane e piantarli outdoor dopo l’ultima gelata. Per molti coltivatori questo significa far germinare i semi e coltivarli sotto 24 ore di luce per 2-3 settimane e piantare i semi outdoor a fine maggior. Chi ha la fortuna di avere una serra o un polytunnel può cominciare prima. Più si va a sud in Europa, prima si possono coltivare le autofiorenti.

Piantando i semi autofiorenti indoor li si protegge dal maltempo e dai predatori e si offrono loro maggiori possibilità di dare un raccolto abbondante. Proteggere le autofiorenti outdoor. Le autofiorenti possono essere protette nello stesso modo delle piante a fotoperiodo. Nebulizzate generosamente i pellet di lumaca quando visitate una coltivazione di autofiorenti outdoor. E laddove possibile, utilizzate una rete metallica (‘staccionata per polli’) per evitare che i conigli mangiucchino il vostro raccolto Varietà autofiorenti outdoor consigliate. La maggior parte delle autofiorenti ben selezionate da genetiche di qualità si comporterà bene outdoor. Come sempre, scegliete una società di semi con esperienza comprovata. Tutte le autofiorenti Dutch Passion daranno ottimi risultati outdoor. Think Different è una delle autofiorenti outdoor di maggior successo, che offre un’ottima resa e una buona resistenza a parassiti e maltempo. Auto Duck è un’altra varietà consigliata per la coltura outdoor e avendo la distintiva foglia reticolata, la varietà Frisian Duck non viene riconosciuta come cannabis. Raccolto delle autofiorenti. Molti coltivatori outdoor pensano che uno dei vantaggi chiave delle autofiorenti è che maturano sotto il sole di metà estate e non sotto la luce fioca autunnale. Questo sembra dare una ‘spinta’ in più alla potenza. Se siete coltivatori outdoor, provate a coltivare una confezione o due di autofiorenti nelle vostre location outdoor. È un modo facile e veloce per integrare il vostro raccolto di guerrilla. www.dutch-passion.com


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Big Book of Buds Greatest Hits Brand New Book by Ed Rosenthal

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Il Canapaio

Associazione Tara

Tara, dea della compassione. Tara la verde, dea della cannabis…L’associazione Tara nasce dalla necessità di tante persone con problemi di salute.

Necessità e diritto di poter stare meglio. Necessità e diritto di poter accedere ad una sostanza che ha capacità di migliorare e mantenere la salute riconosciute da millenni. Sostanza rivalutata di recente da tutta la classe medica, ma ancora relegata in secondo piano, o addirittura nascosta o, peggio, negata con una crudeltà data da ottusità, bigottismo, chiusure culturali e/o interessi privati e di potere. mi faccio un preparato che mi fa star meglio, nessuno mi può dir nulla. Lo stesso se ci associamo e ce lo prepariamo assieme.

La cannabis terapeutica è riconosciuta dalla legislazione europea, ma il sistema sanitario ci prende in giro, lasciandola mancare ai bisognosi, scoraggiando medici e farmacisti dal prescriverla e procurarla per chi ne ha diritto, delegando alla sua produzione chi di cannabis non ne sa nulla… e ultima presa in giro, emanare un bando di concorso per la produzione di canapa terapeutica riservato alle sole aziende estere!!! Da undici anni in Italia si può prescrivere ed utilizzare cannabis per uso terapeutico, solo pochissime preparazioni, diventate ormai impossibili da reperire, visto l’aumento vertiginoso della domanda. Da anni però tanti pazienti (e qualche medico) si sono accorti che, oltre a quella illegale e a quella (ir)reperibile in farmacia, esiste un’altra canapa: quella legale. La cosiddetta “canapa

industriale”, ritornata da venti anni allo scoperto e da qualche anno partecipe del miglioramento della salute di tanti. Povera di THC (la sola molecola vietata della cannabis, ma sorella di centinaia di molecole attive presenti nella resina della cannabis) ma non senza proprietà. Anzi, con fitocomplessi ricchi, più di quelle blasonate, e di facile reperibilità. A questo proposito aggiungo che le varietà italiane hanno fitocomplessi particolarmente molto ricchi, sia in numero di cannabinoidi sia in percentuali di questi ultimi. La canapa a basso THC (ma non assente del tutto, ci vuole sempre un bilanciamento) non “stona”, non è considerata “droga” (meno male!), ed è incredibilmente efficace. Se dalla canapa industriale, di una varietà presente nella lista di varietà ammesse alla coltivazione in Europa,

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L’idea dell’associazione è di utilizzare solo prodotti di canapa industriale provenienti da filiera controllata o prodotti dai soci, prodotti di provata efficacia anche per problemi gravi. Utilizzarli con la consulenza di medici e operatori per la salute, garantirne la reperibilità e la qualità, diffonderne la conoscenza. Promuovere la ricerca con la creazione di un database ricco di dati relativi a tanti problemi, a tante persone utilizzatori e ai risultati ottenuti, che porta ad uno studio osservazionale, ed in seguito a possibili studi clinici avanzati Promuovere la responsabilità della gestione della propria salute e la conoscenza di cosa si utilizza e di come lo si usa. Permettere a chi ne ha bisogno l’accesso a preparati che funzionino: come prepararli, conservarli e usarli. Dimostrando (senza più nasconderci) che si possono usare prodotti di alta qualità ad un costo accessibile, senza nascondere le conoscenze allo scopo di specularci sopra!

di Franco Casalone un articolo a tutta pagina che parla della difficoltà a reperire farmaci cannabinoidi. Parla di un “comitato cannabis medica” in cui sono presenti 5200 iscritti, per la stragrande maggioranza pazienti. Ora: 5200 persone bisognose di cannabis vuol dire 5200 grammi al giorno; vuol dire 1898 kilogrammi all'anno. Solo per i pazienti di questo comitato… Già all'inizio degli anni '90 si stimava che la cannabis potrebbe sostituire, o entrare in composizione con, almeno il 50% dei farmaci. In Italia si può stimare la cannabis come una possibile scelta di terapia da parte di (nell'immediato) almeno 500000 persone (considerando soltanto il 10% degli utilizzatori ludici), probabilmente molti, molti di più. Vuol dire quasi 200 tonnellate all'anno. Probabilmente molte, molte di più…

Informare correttamente e promuovere l’informazione: organizzare incontri, conferenze, corsi, e tutto quanto serva per ampliare la conoscenza rispetto alla salute in generale e all’uso dei fitofarmaci in particolare.

Il SSN promette 300 kg dall'istituto militare di Firenze, più 250 kg dall'Olanda, più 100 kg dal bando di concorso di cui parlavo prima. 650 chili a fronte di una necessità di centinaia di tonnellate. Ridicolo. Solo con la canapa proveniente da coltivazioni in pieno campo si può, attualmente, far fronte a questa richiesta. E le piante delle nostre varietà dioiche, legali e ammesse alla coltivazione in Europa, si sono dimostrate spesso più efficaci, più gradite a tutti e senza effetti collaterali spiacevoli.

Due parole sulla situazione attuale: su La Stampa del 29 gennaio c'è

Tanti auguri a tutti Franco

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Growing

Cannabis enemy and remedy parte II Parassiti della cannabis e possibili rimedi di botanicaunderground@gmail.com

Cavalletta

Continua la serie riguardo i nemici della cannabis, con brevi descrizioni e i possibili rimedi. Grilli e cavallette. Sono degli insetti appartenenti all'ordine degli Ortotteri; più esattamente, i grilli appartengono al sottordine degli Ensiferi e le cavallette a quello dei Celiferi. La maggior parte degli ortotteri sono organismi alati, in tutti i casi sono dotati di un potente apparato masticatore che unito al carattere fitofago di questi insetti, lo rende un nemico micidiale per le piante di cannabis. Infatti, questi individui si alimentano esclusivamente a spese dei vegetali che li ospitano. Individuarli non è semplice, spesso si mimetizzano tra le foglie; un segnale per accorgersi della loro presenza nel giardino sono le foglie mangiate, letteralmente prese a morsi da grilli o cavallette. È un problema che riguarda soprattutto le coltivazioni sviluppate in outdoor, sebbene anche in indoor può presentarsi ma molto raramente. All'aria aperta il modo più efficace per mantenerli lontani dalle piante è di installare una rete antinsetto. La terra diatomacea risulta molto efficace; polverizzata sulla pianta, si

Chiocciola con guscio a sfumature

depositano delle particelle particolarmente affilate, quando questi insetti masticatori si nutrono dalle piante, le schegge taglienti finiscono per ucciderli. Cicaline. Sono una grande famiglia di insetti che fanno parte dell'ordine dei Rincoti Omotteri. In lingua inglese sono conosciute con il nome di leafhopper riferendosi alla loro capacità di saltare lunghe distanze. La grandezza delle cicaline può variare da 2 a 15 millimetri di lunghezza, hanno una colorazione vivace e sono dotati di ali che nei momenti di riposo utilizzano per ripararsi e mimetizzarsi. Le femmine di questo insetto sono dotate di un ovopositore, un organo capace di incidere il tessuto fogliare per deporne le uova. Le cicaline si nutrono succhiando la linfa della pianta, provocando la comparsa sulle foglie di piccole macchie traslucide, con conseguente perdita del vigore. Nei casi più gravi arriva a danneggiare seriamente la pianta provocandone la morte. Il maggiore danno associato alle cicaline è la trasmissione di virus alle piante; molte specie di cicaline sono portatori di agenti patogeni, quando si nutrono dalle piante i virus vengono trasmessi attraverso la saliva. Installare una rete antinsetto è ottimo modo preventivo per tenerle

lontane. Applicazioni di neem e piretro aiutano a mantenere sotto controllo questo genere di attacchi; lo spinosad, un potente insetticida che contiene due tossine letali per gli insetti, è un rimedio molto efficace. Sputacchine. Il nome latino è Aphrophoridae, una famiglia di insetti, stretti parenti delle cicaline, anch'essi appartenenti all'ordine dei Rincoti Omotteri. Il termine sputacchina deriva dal fatto che questo insetto alato vive avvolto nella linfa schiumosa della pianta di cui si nutre; la linfa appare molto simile alla saliva. Quando il livello di infestazione è basso, non risultano essere particolarmente nocivi; i danni arrecati alle piante si limitano alle punture effettuate per nutrirsi che però possono provocare malformazioni e agevolare la diffusione di malattie fungine. Inoltre, si ritiene che la sputacchina possa essere il vettore del batterio Xilella fastidiosa. La comparsa di una massa schiumosa su steli e foglie ci indica la presenza di sputacchina nel giardino. Barriere fisiche, neem e piretro terranno a bada questi insetti. La Beauveria bassiana è un fungo parassita letale per diversi tipi di insetti. Il predatore del genere Orius insidiosus è un ottimo rimedio per mantenere sotto controllo l'infestazione da sputacchina.

Agromizidi. Conosciuti anche come minatori fogliari sono una famiglia cosmopolita di insetti dell'ordine dei Ditteri. Le mosche minatrici grazie all'ovopositore di cui sono dotate, depongono le uova appena sotto l'epidermide della pianta attaccata; dalla schiusa delle uova nascono delle larve dette fillominatrici. Le larve scavano delle vere e proprie gallerie, le mine, all'interno dei tessuti vegetali. Le mine rappresentano un danno molto serio per i processi metabolici della pianta; infatti diminuisce l'assimilazione delle sostanze nutritive che si ripercuote su una resa finale minore. Le parti colpite, a seconda dell'entità del danno, possono necrotizzare completamente. Per identificarli è necessario osservare attentamente le foglie in cerca delle mine; sulla superficie fogliare appare la sagoma delle gallerie scavate dai minatori. Se l'infestazione è poco intensa, basta individuarli, schiacciarli tra le dita e asportare il fogliame danneggiato. Il neem, diluito allo 0,5% in fertirrigazione, è molto rapido ed efficace. La lotta biologica di questo insetto prevede l'utilizzo della vespa parassitoide Opius pallipes. Nematodi. Sono chiamati anche vermi cilindrici, per via del loro corpo cilindrico. Circa 20.000 specie appartengono al Phylum Nematoda;


31 alcune di queste specie sono parassitiche, cioè vivono esclusivamente a spese dell'ospite. Le radici sono le parti che vengono intaccate, infatti generalmente infestano il substrato di coltivazione. Non è facile individuarli e risulta indispensabile una lente d'ingrandimento per poterli identificare. Alcuni nematodi provocano malformazioni delle radici oppure delle vere e proprie incisioni, terreno fertile per il proliferare di infezioni. Le piante di marijuana colpite dai nematodi presentano una crescita stentata, le foglie ingialliscono in maniera simile ad una carenza di azoto. Il modo più facile di combatterli è agire preventivamente; utilizzare un substrato nuovo limita la presenza dei nematodi nello stesso. Arricchire il substrato con farina di neem terrà alla larga questi ospiti indesiderati. Il neem in fertirrigazione, nella dose di 1 ml ogni 10 l di acqua, risulta molto efficace. Lumache e chiocciole. Appartengono al Phylum dei molluschi. Sono degli animali invertebrati e il loro corpo può misurare da 1 a circa 20 cm di lunghezza, negli esemplari più grandi. Le chiocciole a differenza delle lumache sono provviste di guscio, che svolge una funzione protettiva. Sono degli animali notturni; il colore varia a seconda della specie, possono essere bianche, marroni o anche traslucide. Lumache e chiocciole si nutrono dell'intera pianta, dalle radici alle foglie e preferiscono i giovani germogli. Quando si cibano delle piante masticano intere porzioni, lasciando un foro di forma simile ad una ragnatela. Al loro passaggio depositano una bava traslucida, indicatore della

loro presenza in giardino. È un problema che si verifica soprattutto nelle coltivazioni outdoor o in serra, raramente si manifesta al chiuso. Creare delle barriere protettive è la misura più semplice per tenere lontano questo nemico dalle piante di cannabis; delle barriere di rame sono ottime per questo scopo. Le lumache vanno ghiotte per la birra, crea in giardino dei

pericolo le formiche spostano l'intera colonia in un posto più sicuro. Le formiche tagliafoglie si nutrono in maniera differente, infatti realizzano dei tagli sulle foglie per poterci coltivare un fungo con cui esclusivamente si cibano. Nei giardini indoor è molto raro, però tenere bene in mente che

Il maggiore danno associato alle cicaline è la trasmissione di virus alle piante piccoli abbeveratoi per la birra, che attirerà il nemico fino ad affogarci dentro. Anche la terra diatomacea sparsa intorno alle piante è un efficace barriera. Un lumachicida a base di fosfato ferrico è un ottimo rimedio naturale. Formiche. Sono gli animali più numerosi esistenti sul pianeta. Questo vasta famiglia di insetti appartenenti agli imenotteri, conta più di 22.000 specie di cui oltre la metà è stata descritta. La dimensione delle formiche varia da 1 a 30 mm, generalmente le cosiddette regine sono più grandi delle operaie. Spesso sono di colore nero ma possono variare dal giallo all'arancione fino al verde. Le formiche non sono un pericolo diretto per le piante di cannabis, ma è la loro organizzazione a rappresentare una minaccia; le formiche allevano intere colonie di afidi o cocciniglie per prelevarne la melata, una secrezione zuccherina prodotta da questi insetti quando si nutrono della linfa vegetale. In caso di

la vista di poche formiche è il segnale della presenza di un'intera popolazione. Le formiche non percorrono mai lunghi tratti da sole. La pulizia dell'ambiente di coltivazione è un modo efficace per evitare questo insetto. L'olio essenziale di cannella è un ottimo repellente insieme a neem e piretro. La Beauveria bassiana risulta essere abbastanza efficace. Topi. Sono dei piccoli animali roditori appartenenti alla famiglia dei Muridi. Le dimensioni variano da circa 10 a 30 cm di lunghezza, hanno un corpo compatto e il colore può variare dal bianco al marrone o anche nero. Il genere Rattus comprende circa 60 specie. Il topo è un animale onnivoro, la base della dieta e sia vegetale che animale; il problema principale è rappresentato dalla sua alta proliferazione. Non si nutre delle piante ma arreca ugualmente seri danni alle coltivazioni di marijuana. Scavano nella terra e rosicchiano

il fusto e le radici per consumare i propri denti che crescono per tutta la durata della loro vita. Nei giardini indoor possono essere attratti dalla presenza di fertilizzanti organici. Tenere l'ambiente pulito, ispezionarlo periodicamente insieme all'installazione di trappole specifiche mantiene sotto controllo la popolazione. Evitare di utilizzare veleni per topi è una scelta saggia, rispettosa dell'ambiente. I predatori come cani e gatti domestici assicurano un ambiente privo di intrusi. Cervidi. È una famiglia di mammiferi conosciuta con il nome comune di cervi. Sono animali erbivori, si nutrono esclusivamente di vegetali. Fortunatamente, per i coltivatori di marijuana outdoor o di guerriglia, in Italia i cervi sono presenti solo in alcune zone montane del centro della penisola e sulle alpi orientali. Le piante di cannabis rientrano perfettamente nella dieta di questo animale persistente. Infatti il cervo è molto testardo, quando individua una fonte da cui nutrirsi, torna sul posto con molto entusiasmo. Il passaggio di un cervo in un giardino di cannabis può avere degli effetti devastanti. Le barriere fisiche costituite da reti e recinzioni tengono al sicuro le coltivazioni sviluppate all'aria aperta. Anche la presenza di un cane è un ottimo deterrente contro i cervi. Nel prossimo articolo esamineremo muffe e malattie della pianta di cannabis. Attenzione! Mai abbassare la guardia.

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Storie verdi

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L'uso ricreativo: perché di ludico non c’è nulla di CBG L'areale di origine della cannabis è la zona a nord-ovest della catena montuosa dell'Himalaya. Da li è stato l'uomo, attraverso gli innumerevoli utilizzi, a trasportarla ovunque si insediasse proprio per la sua peculiare utilità: come medicinale era ed è tutt'ora rimedio consigliato per numerose infermità, la canapa era fonte di materie prime importanti come tessuti a costo bassissimo e cordame in genere ma soprattutto la gente ne mangiava i suoi semi, uno degli alimenti più completi dal punto di vista nutrizionale in quanto ricca in acidi grassi essenziali. Ora che questi usi stanno venendo riscoperti, vien da chiedersi quale servigio ha offerto all'uomo affinché sia sopravvissuta allo scorso secolo e alla ingiusta guerra contro questa pianta? La risposta è: l'uso ricreativo. Ed è proprio nel campo dell'uso ricreativo (non dico ludico perché chi si fa le canne per giocare?) che lo studio genetico, il breeding, ha fatto passi da gigante. E nei prossimi anni ne scopriremo delle belle, non appena nelle università del mondo si concretizzeranno degli studi medici o scientifici sul miglioramento genetico ai fini di una produzione ad uso ricreativo. Chi ha aiutato la comunità cannabica portando avanti studi del genere sono stati i breeders underground, braccati dalla legge, i quali assumendosi grandi rischi hanno fatto si che oggi si possano avere le migliaia di strain disponibili. Grazie proprio ai genetisti cannabici ora abbiamo gli strain come li conosciamo. Uno sguardo alle riviste o ai cataloghi di qualche anno fa, permette di rendersi conto del cambio avvenuto negli ultimi 30-40 anni: da cime esili e piene di foglie si è arrivati a poche foglie e infiorescenze copiose. Certo un bel passo avanti se si pensa a quanto difficile doveva essere quando non esistevano i growshop ma soprattutto non esisteva la miniera di informazioni underground che è internet! L'uomo è ancora artefice della diffusione di questa pianta, grazie al miglioramento fioritura dopo fioritura, per cercare le particolarità tanto apprezzate. Curioso, se si pensa che è una legge fatta dall'uomo a condannarla all'estinzione. Per fortuna che qualcuno ci ha creduto e ha portato avanti la cultura cannabica, selezionando e incrociando varietà provenienti da paesi diversi, ottenendo i primi ibridi. Chiunque conosce la Skunk, il primo ibrido commerciale di successo. Ma cos’è un ibrido? Con la parola ibrido si definisce un incrocio tra una indica pura e una sativa pura. Questo mix di linee pure da luogo a un ibrido. Negli anni sessanta erano disponibili solo linee pure, nel mondo c'erano le varietà locali, tutte sativa tranne una porzione indica ristretta in un'areale attorno alla cordigliera dell'Hindu Kush. I primi incroci tra areali differenti hanno portato ai primi ibridi, gli ibridi hanno presentato caratteristiche differenti rispetto ai loro progenitori. Ed è a questa geniale intuizione che noi dobbiamo le varietà che consumiamo al giorno d'oggi. Dagli incroci tra varietà autoctone di differenti aree discendono la maggior parte degli strain moderni. La selezione dei differenti caratteri e della loro utilità ci ha portato poi ad ottenere la varietà attuale di effetti, sapori, colori, eccetera... L'ultima grande fatica dei breeders si sta giocando tutta sulla riduzione sotto i limiti legali delle percentuali di THC, cercando infiorescenze con meno dello 0,6% di THC. La cosiddetta canapa light. Ma ogni mese ce n'è una nuova e così come cambia il trend cambia anche la selezione delle sementi. A parte, vi è anche chi non segue il mercato e indipendentemente porta avanti progetti di breeding molto raffinati ed interessanti. Ogni giorno

che passa si aggiungono sempre più attori al nostro mondo, sempre più investitori e sempre più appassionati. E più aumenta il numero dei growers, più possibilità ci sono di scoprire una varietà nuova di cannabis. Chissà che la prossima "Zkittlez" non nasca in Europa? Certo ci vorrebbe un quadro legale identico per comparare gli Stati Uniti d'America con l'Europa sul piano del breeding, perché la ad esempio sono possibili selezioni massali, qua da noi sono imprese più uniche che rare. Sarebbe bello scegliere tra migliaia di esemplari differenti standosene comodamente nel giardino di casa propria. La legge lo proibisce, perciò ci si deve adattare in spazi nascosti dagli sguardi indiscreti, e il numero delle piante coltivate cala drasticamente: con un poco di buona sorte però qualcosa di buono può sempre venirne fuori. Penso che invecchierò contento, ogni anno che passa ci sono varietà nuove e maggiormente interessanti… Chissà cosa fumeremo tra vent'anni? Buone fumate a tutti!



Coltiva con Jorge Cervantes

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Phylos Bioscience Seconda parte

Phylos Bioscience sta stravolgendo il mondo della selezione! Di Jorge Cervantes jorge@marijuanagrowing.com Emergono innumerevoli problemi quando le piante progenitrici (selezionate) non sono stabili. La maggior parte di coloro che fanno selezione a casa inizia a lavorare con la pianta migliore o con due delle 10 che sono germogliate. Le genetiche sono intrinsecamente instabili. I selezionatori applicano molte tecniche fra le quali il “selfing” (far accoppiare la pianta con se stessa dopo aver forzato la crescita di fiori maschio su di una pianta femmina). Si tratta di uno stress pesante per la pianta e l’integrità genetica è impossibile da mantenere quando si lavora su genetiche instabili. Il risultato finale è che abbiamo una moltitudine di varietà che sono instabili. F1 è il termine generale che definisce un incrocio di prima generazione. L’F1 ideale viene ottenuto incrociando due piante stabili geneticamente che sono state autenticamente selezionate. La pianta F1 risultante ha un carattere chiamato “vigore

Le grosse serre come questa di Care By Design (CBD) utilizzano cloni. Data la capacità limitata dei selezionatori di fare selezione in una popolazione ampia di semi, i cloni offrivano l’unica possibilità fattibile affinché i coltivatori producessero raccolti coerenti di genetica nota.

ibrido”. Questa vera F1 può crescere con una velocità del 25% in più e svilupparsi in piante più grandi del 25%. Non produce un profilo di cannabinoidi diverso o più forte. Ciononostante, il profilo genetico dei cannabinoidi si esprime raggiungendo il suo massimo potenziale. Pochi “selezionatori” lavorano con piante progenitrici realmente stabili e non producono semi stabili e coerenti fra di loro. Questo accade per un buon motivo, in quando le selezioni devono essere effettuate su migliaia di piante e il processo richiede molto tempo. In passato, la natura illegale della coltivazione della cannabis ha limitato la quantità di piante coltivate. I selezionatori di semi di cannabis commerciale e le banche di semi dovrebbero mandare a Phylos Bioscience dei campioni di tutte le loro varietà affinché vengano analizzati perché: • Quando il DNA delle varietà non viene riportato pubblicamente in una data

Questa coltivazione di cannabis nell’Oregon del Sud, negli Stati Uniti, è piena di piante che sono selezionate dai coltivatori da oltre 15 anni. L’analisi scientifica del corredo genetico e la selezione potrebbero aver accelerato di anni il programma di miglioramento.


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Immaginate un raccolto come questo, coltivato da semi F1 che sono stati selezionati da due piante progenitrici autentiche. La pianta sarà più alta e più robusta.

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specifica, la varietà può essere rivendicata da qualcun altro o da un’altra azienda che lo posta per prima su The Galaxy. La varietà potrebbe essere esattamente la stessa o estremamente simile a un’altra varietà, un clone con un altro nome. La varietà potrebbe non essere stabile e non può essere riprodotta anno dopo anno l’identica varietà di semi. I selezionatori che utilizzano i servizi Phylos Bioscience riescono a trovare dei marcatori genetici che possono essere utilizzati per accelerare il programma di miglioramento. I selezionatori che si ostinano a utilizzare l’antiquato sistema a casaccio continueranno a rimanere indietro e a impantanarsi.

Ci sono mille motivi per elencare tutte le varietà di semi di cannabis commerciale su The Galaxy e per ottenere il sequenziamento del DNA di ciascuna di esse. I produttori di semi che non elencano le proprie varietà su The Galaxy e che non forniscono il profilo del DNA di ciascuna di esse hanno un chiaro svantaggio. I selezionatori che ignorano l’aiuto che può dare la scienza continueranno a utilizzare le antiquate tecniche degli anni Cinquanta. The Galaxy è l’unico strumento pubblico che elenca tutte le varietà testate in un unico luogo. Quando tutte le società di semi registrano i semi delle piante progenitrici e della progenie in The Galaxy, i clienti potranno esaminare il background genetico di ciascuna delle varietà della società di semi prima di acquistarla. The Galaxy è il luogo “dove andare” per scoprire tutto ciò che si vuole sulla genetica di una varietà di cannabis. Gli altri siti che forniscono informazioni soggettive sulla genetica delle varietà (note anche come ceppi) perderanno terreno. I semi europei di Paesi Bassi e Spagna dominano il mercato mondiale da anni. Le uniche informazioni che riescono a fornire sono i profili cannabinoidici e opinioni empiriche soggettive che spesso si presentano sotto forma di retorica di vendita. Dato che i test genetici a prezzi abbordabili sono nuovi e si conducono negli Stati Uniti, i selezionatori di semi europei non hanno ancora avuto contatto con questi. Non testano la genetica e sanno poco del corredo genetico delle loro varietà. Presto le società di semi europee condurranno test sul sequenziamento genetico del DNA. I clienti devono richiedere queste informazioni.

Il canopo di questa pianta da serra è omogeneo e uniforme. I cloni che crescono in modo omogeneo sono più facili da gestire e da raccogliere. Le immagini sono di una serra Care By Design (CBD) nella California del Nord.

Phylos Bioscience e altri servizi contribuiranno a stabilizzare le varietà di cannabis e a sviluppare le migliori varietà F1 possibili. Tutte le società di semi devono mandare le proprie varietà affinché siano catalogate su The Galaxy. Chi fornisce semi pubblica immagine di cime resinose e parla della progenie della pianta. Le storie variano dalle leggende urbane alle informazioni positive riportate da testimoni oculari. Tutto questo, comunque sia, è solo la superficie della vera storia genetica. La vera storia genetica può essere raccontata solamente con il sequenziamento del DNA. Chi vende semi sostiene che le rispettive varietà hanno qualità speciali e uniche. Ma, perché ci sono così tanti semi proposti da società di semi “rispettabili” che: • Sono instabili: 10 piante non hanno lo stesso aspetto. • Non sono cosa dicono di essere: molti semi provengono da altre società. • Non riescono mai a compare lo “stesso” seme perché le varietà instabili ne rendono impossibile la riproduzione. • Esposti a malattie e parassiti. • Deboli e non hanno le qualità F1 che derivano dalla selezione di due varietà realmente stabili. Vediamo quali sono le società di semi che porteranno avanti questa nuova rivoluzione genetica e che posteranno le loro varietà su The Galaxy. Questi leader avranno un netto vantaggio nello sviluppare nuove varietà F1 stabili. Questi selezionatori domineranno anche il mercato dei semi in futuro. Video tour YouTube di Phylos Bioscience • https://www.youtube.com/watch?v=03hxAzWpb-8&t=5s • https://www.youtube.com/watch?v=0-hHgt27a_U • https://www.youtube.com/watch?v=lX9oIs8yAz4&t=3sDsf Guardate il Test Genotipico di Phylos Science, http://www.phylosbioscience.com/ cannabis-genotyping/, e anche il Plant Sex Text, http://www.phylosbioscience.com/ rapid-cannabis-sexing/. C’è un motivo per cui tutti i programmi di selezione moderni si basano sulla scienza e sullo studio del genoma delle piante… funziona.

Jorge Cervantes è l’autore della Cannabis Encyclopedia (596 pagine, oltre 2.000 immagini a colori in formato A4) e di Marijuana Horticulture (nota come la Bibbia). Entrambi i libri sono disponibili presso i rivenditori Amazon di tutto il mondo. Hanno capitoli eccezionali sulla selezione.


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Medical Cannabis

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Titolare la cannabis La parola a medici e farmacisti di Fabrizio Dentini

Della canapa terapeutica e della sua interazione con il corpo umano sappiamo ancora poco, ciò che possiamo dire con un discreto margine di certezza è che nel caso della cannabis non è il singolo cannabinoide che svolge un effetto benefico, ma la totalità sinergica di tutti i cannabinoidi presenti. Come facciamo però a sapere quali e quanti siano i cannabinoidi presenti nel nostro medicamento? Lo abbiamo chiesto al Dott. Bertolotto e al farmacista Marco Ternelli. SSIT: Quando prescrive cannabis, lei seleziona una certa qualità con una certa ratio di cannabinoidi e ne prescrive una determinata quantità. In questo caso chi esegue la titolazione per capire quanto principio attivo viene effettivamente consumato secondo le tue indicazioni? Dott.Bertolotto: Il medico prescrive senza sapere la titolazione, che viene fatta dopo che il medico ha prescritto l’olio, indicando la posologia nella prescrizione. Poi, seguendo il paziente il medico corregge il dosaggio valutando la sintomatologia e la titolazione chimica. Quindi è il farmacista che esegue il passaggio della titolazione? Si è il farmacista che deve fare la titolazione dopo aver fatto l’olio su mia prescrizione. Io dico al farmacista come fare l’olio di cannabis galenico e lui lo realizza. E con le infiorescenze stessa procedura? No, le infiorescenze vengono già vendute con una nota concentra-

zione di cannabis, mentre l’olio va esaminato perché il medico deve sapere quanto THC è stato estratto nella procedura. Le concentrazioni possono variare molto da un farmacista all’altro, dipende da quanto lo scaldano e a quale temperatura. Non c’è una metodica validata, unica per tutti, ognuno applica la sua. Ma il fatto che non esista una metodologia omogenea non comporta una maggiore difficoltà per voi medici sia nel caso doveste affidarvi ad un altro farmacista, sia per poter ottenere dei dati spendibili proprio perché basati su procedure sempre standard da parte di chi titola? È un problema quotidiano, l’esperienza del medico è fondamentale. Troppi medici affrontano il tema cannabis come se fosse un medicamento classico. Ma così facendo non si riuscirà mai a sistemizzare uno studio di largo respiro su base nazionale se ognuno titola a modo suo… Non è possibile fino a quando non diventerà un farmaco. Allora saranno possibili studi randomizzati. Oggi il medico è solo con la sua arte e la sua esperienza che fanno la differenza per il paziente. Ma se si obbligassero almeno tutti i farmacisti del SSN a titolare in maniera omogenea non sarebbe un bel passo avanti per poter offrire dati standarizzati almeno sotto questo profilo? Non esiste un metodo di preparazione condiviso e standarizzato. Siamo agli albori di una scienza.

E adesso chiediamo direttamente al farmacista Dott. Ternelli che nel 2017 ha seguito più di 3.000 pazienti SSIT: Al momento i medici prescrivono genericamente un determinato quantitativo di cannabis con un determinato equilibrio fra i cannabinoidi. Ritieni questa procedura efficace rispetto al tema della titolazione/determinazione dei cannabinoidi? Dott.Ternelli: Questo è il paradosso della prescrizione nel senso che il medico nel momento in cui dice al farmacista di prendere il fiore e di fare l’olio con una determinata metodica, può solo ipotizzare, se propriamente informato, quale sia la titolazione che risulterà dalla preparazione dell’olio. Il medico ha una presunzione del dosaggio nel senso che la concentrazione di THC-CBD contenuta nell’estratto indicativamente è in base al tipo di genetica prescritta e al metodo utilizzato. Ma se il medico non sa ancora quanti cannabinoidi effettivamente assumerà il suo paziente la sua ricetta non è solo parziale? Questo viene in parte risolto a posteriori grazie alla titolazione del farmacista, obbligatoria per leggi in ogni singola preparazione e in seguito alla quale, il medico ricalibra, confermando, diminuendo o aumentando la posologia prescritta. Il medico si basa sull’assunto che il paziente si reca sempre dalla stessa farmacia e che il farmacista lavora sempre con la stessa procedura. Nella maggioranza dei casi invece viene effettuata una titolazione “sul paziente” più empirica e cioé il medico comincia con una bassa dose standard e poi

in seguito alle risposte del paziente sia come effetti collaterali, sia come effetti sulla patologia si comincia ad incrementare la dose. D’altra parte l’infiorescenza è anche soggetta ad una sua naturale variabilità da lotto a lotto, per esempio nel lotto di agosto 2017 nell’FM2, il CBD era titolato circa l’11,3%, mentre nel lotto dei primi di gennaio 2018 era titolato a 8,4%, stesso discorso anche per la Bedrocan, dove il THC a volte è del 19,8% mentre quello che è appena arrivato è del 23,2%. La vera criticità però riguarda il decotto che viene riportato come principale metodica di somministrazione prevista dal DM 9/11/2015 e che non è soggetto a titolazione perché i pazienti se lo fanno in casa e nessuno può sapere cosa effettivamente il paziente stia consumando. Come migliorare? Il farmacista, una volta fatta la titolazione, dovrebbe ricalcolare in etichetta la corrispondenza fra gocce e contenuto in cannabinoidi. Il punto debole però è che per adottare questa soluzione il medico dovrebbe prescrivere in termini assoluti i cannabinoidi che vuole vengano assunti dal paziente. E nessuno lavora in questa maniera. Quello che si potrebbe auspicare è che una metodica ufficiale di titolazione, alla quale il medico possa riferirsi, venga prevista. Quello che invece è più probabile è che siano i militari a produrre un olio con una loro metodologia e titolazione e che poi venga distribuito alle farmacie. In questo modo si tenderebbe a ridurre le differenze fra le stesse, almeno fra quelle che non dispongono di macchinari per titolare.


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Cannabis Society

Tolleranza e legalità Tutti in Spagna o no? di CBG

In Spagna la cannabis è inserita in un quadro legislativo differente rispetto all'Italia: socialmente è meglio tollerata, per cui anche la legge è più "morbida". Addirittura esistono dei luoghi, chiamati cannabis club, dove i membri possono accedere, ritirare e consumare una parte del grande raccolto collettivo organizzato dal club. In cambio di una quota annuale e di un contributo spese, è possibile consumare cannabis in maniera "legale". Vivere in Spagna non è proprio il massimo della vita: se da un lato la cannabis è più alla luce del sole, dall'altro rimane una sostanza illecita non appena si supera il quantitativo ammesso come uso personale. Codesto quantitativo varia a seconda dell'inquadramento sociale dell'accusato, cioè la posizione lavorativa, i precedenti legali e ovviamente il contesto e le modalità in cui viene trovata la sostanza. Insomma, non è proprio una cosa alla luce del sole. Ciò dovrebbe far riflettere tutti i nostri compatrioti desiderosi di cambiare vita che sognano di poter vivere coltivando fiori. Non è legale la cannabis e per potersi garantire un sostentamento, calcoli alla mano, si deve per forza sforare i limiti dell'autoconsumo, dati i prezzi bassissimi a causa della grande diffusione. Il mercato non sarà mai saturo di vizi, ma

sicuramente può arrivare a fasi di stallo dove solo la qualità o il nome o comunque una peculiarità, diventano indispensabili. Basicamente nella penisola iberica si viene considerati degli spacciatori e si viene assolti se si rientra nella casistica ristretta dell'autoconsumo. Non son pochi i cervelli, qualcuno anche laureato, emigrati per seguire una passione e tornati a casa disillusi. Lauree in agraria, biologia, e via dicendo, sono inutili perché non essendoci un commercio alla luce del sole, è tutto in mano al marketing e all'hype del momento, senza solide basi scientifiche. L'apoteosi di questa situazione è stata la rinuncia da parte di un bravissimo coltivatore, tra i migliori che conosco, e il suo rientro in patria. Rientrato perché nonostante producesse fiori di alta qualità, purtroppo i consumatori non capivano e la situazione legale non permette di far pubblicità e dimostrare effettivamente la superiorità dei suoi prodotti. Triste ma attuale. Chi lavora, e può continuare a farlo, nel mondo cannabico sono effettivamente quelle figure slegate dai fiori e dalla coltivazione diretta, sono produttori di fertilizzanti, di parafernalia, giornalisti cannabici, organizzatori di eventi, e via dicendo. Nessuno si affida a una tolleranza, piuttosto si cercano delle

certezze, tenuto conto che a poco a poco che passano gli anni, si invecchia e la legge non cambia. Nell'estate dello scorso anno in Catalunya fu promulgata una legge favorevole allo sviluppo dei cannabis club, ma purtroppo dovremo attendere affinché si chiarisca la situazione politica creatasi dalla dichiarazione di indipendenza catalana dell'ultimo quadrimestre dello scorso anno. Io credo che quest'estate, alla scadenza del primo anno di questa legge, si potranno tirare le somme, sempre se Madrid nel frattempo non impugna la legge e sconvolge tutto. Un avvocato di mia conoscenza dice che anche le associazioni al giorno d'oggi sono aperte a costo di grandi rischi. Qualche volta regge la difesa legale e possono restare aperte, altre volte chiudono definitivamente con tragici risvolti penali per i legali rappresentanti. L'accusa di narcotraffico è dietro l'angolo, come lo sono le multe salatissime. Il mio consiglio è di consultare sempre prima un buon avvocato, o due, per avere una visione migliore della situazione attuale e poter pianificare meglio le proprie scelte future. Se si cercano soldi facili, non è questo il campo dove trovarne, a meno di non voler fare i criminali, ma è una scelta che sconsiglio. Se si vuole

lavorare nel mondo cannabico senza rischiare di finire in galera con l'accusa di narcotraffico, allora è meglio valutare bene quale attività fare nel nostro mondo, a patto che non includa ne fiori ne estrazioni. Escludo fiori ed estrazioni perché rimanendo nei limiti di un autoconsumo non vi sono i quantitativi necessari a capitalizzare degnamente, tenuto conto anche del prezzo di mercato molto più basso che ha qui rispetto all'Italia (circa un terzo). Dato un prezzo così basso vien da se che bisogna aumentare i quantitativi prodotti ricadendo nell'indifendibilità legale. Piuttosto conviene di più, in termini di affidabilità a lungo termine, un qualsiasi altro lavoro inerente alla cannabis, che sia un growshop, una marca di fertilizzanti, qualche oggetto atto al consumo o alla coltivazione. Alla fine, diciamocelo, più indietro di così non può andare, gli Stati Uniti d'America ce lo stanno mostrando. Bisogna solo saper attendere e intanto cercar di cavarsela fuori in qualche maniera, dal canto mio so che un giorno esisterà la figura del giornalista cannabico come esiste quella del giornalista sportivo. Buone fioriture a tutti, buone fumate a chi fuma e buone riflessioni a chi ci sta pensando su.


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Growing

Canapa, cannabis ed enzimi Le prime analisi sul DNA della nostra amata pianta sono finalmente giunte!

La canapa è una coltura antica, già documentata millenni fa in Cina. Addirittura una leggenda narra che tracce siano state rinvenute, sotto forma di semi, anche sulla tomba del re Salomone vissuto circa mille anni prima dell'era moderna (cioè 3000 anni fa!). Al giorno d'oggi l'umanità ancora ne sfrutta le tante e diverse risorse offerte, dai semi ad uso alimentare col loro olio ricco in acidi grassi essenziali, alla fibra e alla cellulosa, alle proprietà terapeutiche della sua resina ricca in cannabinoidi, alla sua azione fitodepurante per i suoli inquinati da metalli pesanti, per non dimenticare l'alto apporto in biomassa e via dicendo con un lungo elenco che potrebbe potenzialmente riempire tutta la pagina. Quasi ovunque è una coltura diffusa, sia in campo aperto come canapa, sia nel mercato nero come cannabis: ma la differenza è solo nel livello di sostanze psicoattive espresse nella resina. Il THC (sigla con cui è conosciuto il delta-9-tetraidrocannabinolo) è la più importante di queste sostanze psicoattive ed è presente nella canapa illegale, mentre è assente o presente in tracce minori (per cui non ha spiccata attività psi-

coattiva) nella canapa legale. Ma si tratta della stessa pianta, tanto che è incrociabile e da origine a prole fertile. La presenza di sostanze psicoattive non ha nessuna influenza nella morfologia delle piante coltivate, il dubbio nasce però quando si devono distinguere le due tipologie. Sia essa una curiosità personale o una perizia legale, bisogna poterle distinguere. D'altronde la canapa è coltivata diffusamente e sempre più in tutto il pianeta, mentre la cannabis è illegale nella maggioranza degli stati al mondo. Se proprio vogliamo, vi sarebbero delle piccole differenze anche nel tipo di pianta in quanto la canapa è più rustica rispetto alla cannabis, che è stata selezionata in ambienti indoor quindi ha perso parte della sua famosa adattabilità. In qualche nazione la legge permette genericamente la coltivazione della canapa purché non esprima più di un tot di THC nelle infiorescenze secche. Ad esempio in Italia si è perseguiti quando il limite di 0,6% di THC è superato. Al di sotto si tratta di canapa legale (come lo è sempre stato). Le metodologie di analisi sono la gascromatografia e la HPLC, sigla della cromatografia liquida ad alta

pressione. Sono due metodi di analisi precisi ma con un margine di errore importante, che fa si che si possa dar luogo a risultati falsi negativi o a una confusione nella misura per via della difficoltà di separare i singoli cannabinoidi durante l'analisi. Si tenga conto che queste analisi possono dare risultati diversi anche a seconda dell'età del campione prelevato, in quanto il THC va incontro a fenomeni di degradazione e comunque non è sempre espresso nella medesima quantità sulla pianta: una infiorescenza meglio esposta alla luce solare avrà un contenuto differente di THC rispetto ad una infiorescenza bassa e all'ombra. La chiave per meglio poter distinguere le varietà di canapa sembra essere la presenza o l'assenza di un enzima deputato a sintetizzare il precursore del THC. Il precursore del THC si chiama THCA, ed è l'acido tetraidrocannabinolico, mentre l'enzima è il THCA-sintetasi, che appunto permette la sintesi del THCA a partire dal CBGA, l'acido cannabigerolico. Andando ad analizzare il DNA delle piante interessate, si può stabilire se sono piante di canapa industriale o piante atte a sviluppare THC, osservando se sono

omozigoti recessive o se hanno almeno un gene (o entrambi) dominante per la produzione dell'enzima THCA-sintetasi. Quindi se la pianta dimostra nel suo DNA di avere la capacità di produrre THCA-sintetasi, potremo assumere che avrà un contenuto di THC superiore alla soglia minima dello 0,3%. In un futuro saranno disponibili analisi di questo tipo a basso costo e per tutti, di modo da poter sapere con anticipo delle caratteristiche genotipiche interessanti e poter di conseguenza prevedere il raccolto. Inoltre sono già disponibili analisi sul patrimonio genetico delle piante in grado di dirci molto sulle caratteristiche dello strain analizzato, ma per ora si trovano solo negli Stati Uniti d'America e non hanno ancora dei costi accessibili a tutti. A poco a poco, se la situazione legale ce lo permetterà, si sistemeranno le cose e avremo finalmente anche noi in Europa accesso a questo tipo di analisi. Poi ovviamente tutto sta nella mano del coltivatore, perché ad un'analisi può anche risultare un gran potenziale, ma sarà il prodotto finito a venir giudicato. Buone fioriture a tutti!


Punto Legale

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Cannabis light e tabaccai: il matrimonio non s’ha da fare La FIT comunica ufficialmente le sue intenzioni rispetto alla cannabis legale Visti i numeri sorprendenti del fenomeno, torniamo a parlare di cannabis light e, in particolare, della possibilità o meno di venderla in tabaccheria. Una possibilità auspicata da molti, discussa da altri e completamente ignorata, al solito, dai legislatori. L’occasione ci viene offerta da un articolo pubblicato sulla testata on line della Federazione Italiana Tabaccai, in cui viene riportata l’esperienza di un tabaccaio che ha deciso di effettuare la vendita della cosiddetta marijuana legale ed in risposta al quale la FIT ha diramato un comunicato con cui fissare le linee guida di condotta per gli esercenti della penisola. Già durante lo scorso anno, con il boom mediatico dell’operazione EasyJoint, la Federazione Italiana Tabaccai (FIT), temendo che le forze dell’ordine potessero effettuare controlli nei tabacchi di tutta Italia per verificare la vendita o non vendita di questa “marijuana light”, si era messa sulla difensiva. Tra settembre ed ottobre, sul sito ufficiale

tabaccai.it si poteva infatti leggere la seguente nota: “sembrerebbe che ad alcuni colleghi sia stato proposto di tenerla (Easy Joint nda.) in rivendita perché regolarmente vendibile. Ebbene, su questo permetteteci qualche legittimo dubbio (ad esempio, chi garantisce sulla percentuale di principio attivo o sull’origine dei prodotti?) e almeno una certezza: «nelle rivendite è vietata la vendita di prodotti o sostanze atte a surrogare i generi di monopolio». Peraltro anche qualora non sia classificabile come droga, se di prodotto da fumo si tratta, seppur non a base di tabacco, nessuno dovrebbe venderlo in quanto andrebbe prima assoggettato ad accisa e iscritto a tariffa”. A quest’ultimo proposito, con nota del 27 ottobre 2017, la Federazione Italiana Tabaccai si era rivolta alle Autorità competenti, chiedendo chiarezza circa la legittimità della vendita dei prodotti a base di cannabis light in tabaccheria. In assenza di riscontro, in questi giorni è stato inoltrato un

secondo sollecito, con l’auspicio di ottenere dai Ministeri competenti tutte le spiegazioni del caso. Giovanni Risso, presidente della federazione di categoria, ha infatti chiesto un parere direttamente al Ministero delle Finanze, al Ministero della Salute e all’Agenzia Dogane e Monopoli circa la possibilità di vendere la cosiddetta cannabis light in tabaccheria. In attesa della risposta, il presidente sconsiglia ai propri associati di vendere il prodotto contenente quantità limitate di THC anche se consentito dalla legge. Di seguito ecco quanto si può leggere nel comunicato ufficiale pubblicato sul sito tabaccai.it: “Senza entrare nel merito della legalità della vendita di tale prodotto – ha commentato il presidente Risso – la FIT ha già da tempo interessato le autorità competenti, chiedendo a queste di pronunciarsi sulla vendita della marijuana legale in tabaccheria. In attesa di chiarimenti non si ritiene opportuno intraprendere la vendita dei prodotti in questione. Auspichiamo venga fatta chiarezza in tempi

ragionevolmente brevi e, qualora si propenda per la legittimità della vendita, ci aspettiamo che ai tabaccai si riconosca la medesima posizione di chi, a oggi, si è avventurato sul mercato incurante di divieti o prescrizioni”. Insomma, pare che per il momento il matrimonio tra la cannabis light e i tabaccai non s’abbia da fare. In attesa di cortese riscontro da parte dei Ministeri interessati, vi ricordiamo che il canapone è disponibile nei grow shop, negli head shop, in erboristeria, dalle associazioni di coltivatori, nella filiera corta e che può essere facilmente coltivato anche nel fazzoletto di terra dietro casa. Vi ricordiamo però anche che la detenzione di canapa, fino ad avvenuta analisi forense, rimane un reato perseguibile e che – almeno stando a quanto riportato sulle confezioni di cannabis light vendute al pubblico – l’uso della stessa non è da intendersi per il consumo tramite combustione. Assurdo? No, solo l’ennesimo miracolo italiano.


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Growing

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Arctium Lappa

L'orso che attacca

di botanicaunderground@gmail.com

Le piante appartenenti alla famiglia delle Asteraceae sono ancora una volta le protagoniste di questa rubrica dedicata all'utilizzo di piante benefiche nella coltivazione di marijuana. Dopo aver descritto i vantaggi offerti dalla Stevia reubadiana oggi è il turno della Bardana maggiore.

infestanti, spesso le aziende agricole coltivano la bardana per chiudere la stagione colturale. La semina diretta è sconsigliata, hanno una scarsa capacità di germinazione,con un tasso di circa il 50%. Effettuare la semina in semenzai oppure in serra, in seminiere alveolari, collocando 3 o 4 semi per alveolo; la temperatura ideale per una corretta germinazione è di 21-23°C. Le plantule vanno trapiantate dopo circa 45-60 giorni, generalmente quando presentano due palchi di foglie ben sviluppati. Per ogni metro quadrato saranno sufficienti da 3 a 5 plantule per coprire omogeneamente la superficie destinata alla coltivazione; il periodo ideale per il trapianto è tra la fine di marzo e l'inizio del mese di aprile. In zone con elevata umidità, la bardana può essere soggetta ad attacchi di malattie fungine come il pythum. Un'altro nemico estremamente pericoloso è rappresentato dai minatori fogliari; un'infestazione fuori controllo arriva a defogliare completamente la pianta.

Proveniente dal continente euroasiatico, per secoli questa pianta è stata di primaria importanza per i popoli di Cina, India e Russia.

La raccolta delle foglie va effettuata a fine estate. Successivamente la parte aerea viene falciata e all'inizio della stagione autunnale, quando la pianta entra in riposo vegetativo, vanno raccolte le radici, che sono letteralmente estirpate o a mano o con l'ausilio di macchinari appositi. Le radici vengono tagliate in pezzi di piccole dimensioni per agevolarne l'essiccamento e riposte a essiccare ad una temperatura di 40-45°C. Questa operazione è molto importante perché la radice di bardana possiede una grande capacità igroscopica, cioè di assorbire l'umidità ambientale, con il rischio che durante la conservazione proliferino delle muffe. La radice, per mantenere il suo pregio commerciale, viene raccolta solo durante il 1° anno di coltura.

ETIMOLOGIA

COMPOSIZIONE CHIMICA

COS'È

La Bardana maggiore è una pianta erbacea biennale appartenente alla famiglia delle Asteraceae.

Il medico e naturalista svedese Carlo Linneo, considerato il padre della moderna classificazione degli esseri viventi, nella sua opera ha inserito la bardana con il nome latino di Arctium Lappa. Arctium deriva dal greco e significa orso, sicuramente riferendosi all'aspetto villoso della pianta; lappa, il nome della specie, potrebbe derivare sia dal celtico llap che dal greco labein, entrambi gli idiomi si riferiscono alla caratteristica del frutto di attaccarsi a ciò che gli passa vicino.

DESCRIZIONE E HABITAT

La bardana può raggiungere un'altezza di circa 3 metri e presenta una radice a fittone che può svilupparsi in profondità fino ad 1 metro, il fusto è eretto, ramificato e ricoperto da una peluria densa e sottile; le foglie si dividono in due tipi: quelle basali sono picciolate, cordiforme e dal margine ondulato, mentre le foglie cauline sono prive di stelo, alterne e di forma lanceolata. Le infiorescenze, di colore viola, sono costituite da capolini sferici riuniti in grappoli; il capolino, caratteristica unica delle Asteraceae, è un tipo di infiorescenza formata da tanti piccoli fiorellini disposti così fittamente da farla sembrare un unico fiore. La bardana fiorisce in piena estate, da giugno a

La bardana rientra tra le piante utilizzate dalla farmacologia cinese settembre. Il frutto della bardana è detto cipsela, costituito alla base da un achenio, che è un frutto secco contenente un seme e, nella zona apicale da un'appendice piumosa, il pappo, che favorisce la dispersione dei semi compiuta dal vento o dal passaggio di animali. Il meccanismo di riproduzione è per impollinazione entomogama, cioè portata avanti da insetti, in questo caso farfalle diurne e notturne. Cresce spontanea nei prati incolti, ai margini dei sentieri e delle siepi; preferisce un substrato calcareo ma anche siliceo, purché sia ricco di azoto. Nativa del vecchio mondo, la bardana è diffusa per tutta la penisola italiana eccetto in Sicilia, nel continente asiatico è presente nelle zone più temperate e subtropicali, mentre in America del Nord è stata introdotta più recentemente.

COLTIVARE LA BARDANA

La bardana predilige un terreno di medio impasto, che sia lavorato abbastanza in profondità prima del trapianto, in modo che le radici non incontrino ostacoli al loro sviluppo. La radice di bardana assorbe alti livelli di potassio e più in generale la pianta dimostra rispondere bene quando coltivata in substrati ricchi di sali minerali residui. Sia per questo motivo e sia per l'effetto rinettante, cioè la capacità di controllo di piante

Ecco i principali costituenti chimici della bardana: steroli vegetali, responsabili della riduzione del colesterolo, composti polifenolici tra cui flavonoidi, tannino e lignani, dalle proprietà antibatteriche e anticancerogene, poliacetileni, con potere antibiotico, inulina, un carboidrato contenuto fino al 50%, glicosidi, una ricca fonte di energie, mucillagine, un


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Infiorescenza di bardana

Bardana in stato vegetativo

immunostimolante naturale, resina e lattoni sesquiterpenici, con effetti antibatterici e anticancerogeni. Oltre ad essere ricca di vitamina A e del gruppo B, contiene numerosi minerali tra cui fosforo, ferro, manganese, zinco, sodio e si distingue soprattutto per l'alto contenuto di magnesio, calcio e potassio.

Le vitamine del gruppo B, contenute dalla bardana in grandi quantità, assicurano differenti vantaggi nella coltivazione di marijuana; stimolano il metabolismo delle piante che aumentano l'assimilazione dei nutrienti, favoriscono lo sviluppo di un sistema radicale più forte, garantiscono un tasso di germinazione dei semi più alto.

USO CULINARIO

La bardana possiede diversi composti chimici con effetto antibatterico e antifungino, adatti per combattere alcune malattie della cannabis.

In Europa fino all'età del medioevo è stata coltivata come ortaggio, oggi il suo utilizzo è raro tranne in Italia e Portogallo. È molto diffusa nella zona orientale del continente asiatico, più precisamente in Corea del Sud, Cina e Giappone, dove la radice di bardana è conosciuta con il nome di gobo. La radice è molto croccante e dal sapore dolce, può essere preparata fritta ed ha un sapore e una consistenza simile a quella delle patatine. I gambi giovani, raccolti all'inizio della primavera, hanno un sapore simile al carciofo e possono essere mangiati anche crudi. Anche nella dieta macrobiotica, una pratica alimentare attualmente in voga, la bardana occupa un posto di rilievo.

LA BARDANA NELLA MEDICINA TRADIZIONALE

Nella medicina popolare la bardana trova largo impiego per la cura delle malattie della pelle come acne e dermatiti, è utilizzata anche per l'effetto diuretico, come agente purificatore del sangue e per le sue proprietà antisettiche. Alcuni composti contenuti nelle radici hanno proprietà antiossidanti e antidiabetiche. Le foglie invece sono impiegate per il trattamento dei problemi del cavo orale. Alcuni principi attivi contenuti nei semi hanno proprietà antinfiammatorie e supposti effetti anticancerogeni. La bardana rientra pienamente in quella lista di piante utilizzate dalla farmacologia cinese, ad esempio i semi sono impiegati per il trattamento di mal di gola, raffreddori e patologie della pelle.

CANNABIS E BARDANA

In campo agricolo e più nello specifico nella coltivazione di marijuana, la bardana maggiore può ricoprire un ruolo fondamentale; l'alto contenuto di sostanze nutritive come calcio, magnesio e potassio rendono la bardana un ottimo stimolare della crescita e della fioritura. Il calcio gioca un ruolo essenziale per la creazione e lo sviluppo cellulare, per la formazione dei tessuti vegetali, è responsabile del portamento e quindi della stabilità della pianta. Il calcio risulta essere un elemento poco mobile all'interno della pianta, perciò è indispensabile che sia sempre presente in quantità sufficienti. Le piante di marijuana consumano tanto magnesio; questo elemento è fondamentale per i processi di fotosintesi oltre a svolgere un ruolo importante in alcuni processi metabolici. Il potassio è implicato in diverse attività vitali della pianta, ad esempio influisce sul processo di traspirazione regolando apertura e chiusura degli stomi, aumenta l'assorbimento dell'acqua da parte delle radici e ne stimola lo sviluppo. È anche immunostimolante, infatti i substrati ricchi di potassio aumentano la resistenza all'attacco di muffe e batteri. Inoltre, somministrato nelle giuste proporzioni conferisce al raccolto finale un aspetto ed un sapore migliore.

BARDANA NELLA COLTIVAZIONE DI CANNABIS

Per usufruire dei vantaggi offerti dalla bardana nella coltivazione di piante di cannabis è necessario prepararne un estratto. L'estratto di bardana maggiore consiste in un semplice processo di macerazione in acqua. Le parti della pianta indispensabili per il processo di estrazione sono foglie e radici, preferibilmente raccolte prima che la bardana fiorisca; tagliare in piccole parti foglie e radici aumenta la superficie di con-

Nella coltivazione di marijuana la bardana ricopre un ruolo fondamentale tatto tra le parti vegetali e il solvente utilizzato, in questo caso l'acqua, agevolando il processo di macerazione. Per 1 kg di bardana sminuzzata sono necessari 10 l di acqua di buona qualità, decantare l'acqua per 24 ore prima di procedere con l'estrazione ne migliora la qualità. Immergere foglie e radici sminuzzate di bardana in un contenitore pieno d'acqua, nelle proporzioni precedentemente indicate e lasciare macerare la soluzione per circa due settimane. Mescolare quotidianamente la soluzione agevola la macerazione dell'estratto finale. Quando il processo di estrazione è completo, prima di utilizzare il macerato è indispensabile filtrarlo; una calza di nylon è sufficiente per trattenere le impurità presenti nel macerato. Le parti vegetali filtrate possono essere impiegate per la pacciamatura del substrato, un eccellente forma di difesa dell'apparato radicale. Il macerato ottenuto va diluito prima di essere applicato alle piante di cannabis. In fertirrigazione va diluito in acqua con un rapporto di 1:10. Per applicazioni fogliari è necessario diluire il macerato con un rapporto di 1:20. Il macerato di bardana polverizzato sulle piante risulta essere un ottimo agente fungicida, soprattutto contro l'oidio. Il macerato può essere comodamente conservato, in luogo fresco e al riparo dalla luce per preservarne le proprietà benefiche, pronto all'uso.

CURIOSITÀ

Una caratteristica della bardana, comunemente nota, è quella di attaccarsi ai vestiti qualora la si sfiori al passaggio; questa peculiarità si dice abbia ispirato l'ingegnere svizzero George de Mestral nell'invenzione del velcro.


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NFT in pratica

Con un flusso d’acqua corretto, il sistema radicolare si sviluppa bene nell’NFT.

L’NFT è un sistema idroponico automatico utilizzato con successo in numerose aree della coltivazione e la cannabis non fa certo eccezione. A prima vista, il sistema sembra molto semplice, ma installarlo correttamente può dare qualche grattacapo a molti coltivatori. Una volta assemblato, coltivare utilizzando questo sistema, se svolto correttamente, può assicurare generosi raccolti. Volete sapere come ottenere i migliori risultati? Come funziona

NFT sta per Nutrient Film Technique (Tecnica del Film Nutriente). Le piante nei cubi di lana di roccia sono posizionate su un vassoio di coltura. Una soluzione nutriente attraversa le canaline del vassoio. La soluzione viene pompata da un serbatoio utilizzando una piccola pompa e un semplice manicotto. Si posiziona uno strato di tessuto non tessuto sul fondo del vassoio di coltura e la superficie è completamente ricoperta da una tavola di plastica spessa e non trasparenti. Si praticano dei fori nella tavola. Le piante nei cubi di lana di roccia vengono poste in questi fori. Quando si accende il sistema idroponico, la soluzione nutriente passa attraverso le canaline del vassoio e va a inumidire il tessuto non tessuto, come anche i cubi di lana di roccia. Le radici delle piante crescono rapidamente attraverso i cubi di lana di roccia e iniziano a diffondersi nella zona fra il fondo del vassoio e la copertura in plastica. Grazie al costante approvvigionamento di ossigeno e nutrienti,

le condizioni di crescita sono ideali. Quando le radici stanno bene, anche le parti della pianta che si trovano al di sopra del “terreno” sono sane, poiché hanno nutrienti a sufficienza per crescere correttamente. L’NFT è un sistema idroponico a ricircolo. La soluzione nutriente viene pompata dal serbatoio verso il sistema, da cui ritorna poi al serbatoio. Sebbene alcuni coltivatori utilizzino soprattutto sistemi con il vassoio di coltura, dove le piante sono posizionate lungo due assi, esistono anche sistemi con tubi separati in cui le piante sono posizionate su un unico asse. I tubi sono posizionati singolarmente l’uno vicino all’altro. Anche in questo caso ci sono dei fori per i cubi di lana di roccia che vengono praticati nella parte superiore dei tubi. Possono essere utilizzati anche vasi da idrocoltura con sabbia ceramsite. La soluzione nutriente passa attraverso il fondo sotto le piante, il che rende i nutrienti disponibili alle piante e al contempo consente di avere ossigeno a sufficienza nella zona radicolare. Quando si coltiva nei tubi, il tessuto non

Sistema NFT tubolare. Potete costruirvelo da voi.

tessuto generalmente non viene utilizzato. Il sistema tubolare è estremamente simile ai sistemi aeroponici. Una persona che abbia dimestichezza con il fai da te è in grado di creare un sistema tubolare. I tubi in plastica utilizzati per la distribuzione o il drenaggio dell’acqua possono essere facilmente trasformati in tubi per la coltivazione. Sebbene il sistema NFT sia piuttosto semplice e possa sembrare facile farlo funzionare, a volte succede quanto segue: il coltivatore porta a casa il sistema, lo costruisce secondo le indicazioni del manuale e pianta le piante. Tuttavia, il miracolo atteso non succede. Succede il contrario. Le piante non crescono, le foglie cominciano ad aggrovigliarsi e ingiallire. Cosa c’è che non va? Cosa è andato storto? Generalmente il quid sta nell’inclinazione del sistema NFT, nella qualità e nella temperatura della soluzione nutriente, oppure nell’impostazione del flusso della soluzione. Ecco perché l’NFT si presta maggiormente ai coltivatori con più esperienza e dimestichezza. Seguendo però questi consigli,

il sistema NFT sarà anche alla portata dei coltivatori alle prime armi.

Impostare l’inclinazione del vassoio e il flusso della soluzione nutriente

Il principio base per il funzionamento corretto del sistema NFT è l’inclinazione adeguata del vassoio di coltura o del tubo. Se acquistate un sistema NFT piccolo come Gro-Tank, in cui il vassoio è largo come il serbatoio della soluzione nutriente, dovete preoccuparvi di una cosa in meno. L’angolo di inclinazione è stabilito dal produttore ed è adeguato alle esigenze del consumatore. Nei sistemi in cui il vassoio di coltura appoggia sul serbatoio a una estremità e sostiene la base all’altra, l’inclinazione deve essere impostata manualmente. Lo stesso vale per i sistemi con i tubi. L’idea del sistema NFT è quella di coprire il fondo del vassoio con uno strato sottile di soluzione nutriente. Per assicurarsi che questo strato sia sottile e abbia la stessa profondità ovunque, l’angolo di inclinazione deve essere il minimo possibile. Detto questo, deve


50 essere comunque abbastanza largo affinché la soluzione possa rifluire dal vassoio al serbatoio senza formare delle pozze. Quando s’imposta l’inclinazione, dovrebbero bastare 1-2 cm di angolatura verso il basso per metro di lunghezza del vassoio o del tubo di coltura. Non esistono comunque regole fisse e l’inclinazione deve sempre essere impostata con attenzione. Oltre all’inclinazione del vassoio, vale la pena impostare anche il flusso di nutrienti. I sistemi NFT commerciali hanno una valvola per la regolazione del flusso. Quando costruite il vostro sistema NFT, non dimenticatevi della valvola. Installatela sull’uscita della pompa oppure separatamente per ogni tubo. Se l’inclinazione e il flusso nei sistemi con vassoio di coltura sono impostati correttamente, la soluzione nutriente fluisce in modo omogeneo attraverso tutte le canaline senza fuoriuscirne. Nei sistemi tubolari, il livello dell’acqua in uscita non dovrebbe essere superiore a quello in ingresso. Quando si collauda il flusso, il sistema deve essere posto su una superficie piatta. È difficile ottenere un flusso omogeneo su una superficie inclinata. Il flusso e l’angolo d’inclinazione devono essere regolati prima di posizionare le piante. Impostare il sistema dopo averle posizionate potrebbe rovinare il lavoro svolto perché si potrebbe rischiare d’irrigare eccessivamente. Anche la lunghezza del vassoio di coltura o del tubo rivestono una funzione importante. Se costruite il vostro sistema NFT, non è consigliabile creare un’unica unità di coltura più lunga di 2 metri. Se dovete coprire

dell’area in cui l’acqua ritorna al serbatoio. Questo assicura un flusso in uscita affidabile e omogeneo. Quando il tessuto si sovrappone al bordo del vassoio di coltura, questo ostacola il flusso in uscita.

Posizionare le piante nel sistema

Piantare piante ben radicate nei sistemi NFT è molto importante nel percorso che conduce a un buon raccolto. Che si usino cubi di lana di roccia oppure vasi idroponici con lana di roccia, le radici devono crescere fino ad uscire dal substrato già durante la fase in cui vengono piantate. Solo in seguito possono raggiungere l’area all’interno del sistema NFT in cui arrivano a umidità e nutrienti. Le piante non radicate non crescono molto bene nei sistemi NFT. Nei cubi di lana di roccia, le piante non radicate sono presto soggette a eccessiva irrigazione e di conseguenza muoiono.

Irrigazione

Come con molti altri sistemi, la fase iniziale di crescita è fondamentale quando si utilizza l’NFT. Se si vuole coltivare nei cubi di lana di roccia, bisogna assicurarsi di accendere e spegnere manualmente il sistema d’irrigazione numerose volte al giorno durante la prima settimana. Fate inoltre attenzione a non irrigare eccessivamente le piante e, al contempo, fornite sufficiente umidità. Il dosaggio ottimale può essere riconosciuto controllando se il sistema radicolare cresce adeguatamente. I cubi di lana di roccia possono trattenere l’acqua per molto tempo, pertanto non c’è da preoccuparsi che si asciughino nel giro di poche ore. Una volta che si nota che il sistema radicolare sta crescendo e che le

Ricordate di controllare il flusso della soluzione nutriente anche durante il ciclo di crescita.” “Il dosaggio ottimale può essere riconosciuto controllando se il sistema radicolare cresce sano e forte un’area più ampia, create più unità. L’acqua tende ad ammassarsi all’uscita nelle unità troppo lunghe.

piante stanno bene, si può continuare a aumentare l’irrigazione finché non si arriva a un flusso costante.

Attenzione a rettificare la bilanciatura del vassoio di coltura e a impostare il flusso correttamente. In caso contrario, il sistema non funzionerà adeguatamente. Succede spesso che il flusso sia corretto nella metà superiore del sistema, ma che l’acqua si accumuli nella parte inferiore e venga drenata lentamente. In questi casi, le piante crescono bene in metà del sistema mentre sono immerse nell’acqua nell’altra metà. Molti coltivatori sembrano non riuscire a individuare il problema, che consiste nell’angolo d’inclinazione del vassoio e nel flusso. Controllate il flusso della soluzione nutriente anche durante il ciclo di crescita. Succede che il vassoio di coltura si pieghi a causa dell’aumento del peso delle piante e che il percorso seguito dalla soluzione cambi. Se vedete che alcune piante sono eccessivamente irrigate o si stanno essiccando, controllate se il flusso della soluzione è omogeneo.

Se si usa sabbia ceramsite e piccoli vasi idroponici anziché i cubi di lana di roccia, l’irrigazione deve rimanere accesa ininterrottamente sin dall’inizio. Questo è dovuto al fatto che una piccola quantità di sabbia ceramsite tratterrà solo poca umidità e inizierà a asciugare molto presto. Nel caso in cui venga interrotta l’irrigazione, le piante potrebbero iniziare ad avvizzirsi. Se dove coltivate salta spesso la corrente, è meglio che optiate per i cubi di lana di roccia.

Posizionare il tessuto non tessuto correttamente Il tessuto non tessuto è una soluzione di backup per le radici e per mantenere l’umidità stabile nell’area radicolare nei sistemi NFT con vassoio. Il tessuto è costantemente umido e le radici crescono attraverso e sullo stesso. Ciononostante, ci sono coltivatori che non utilizzano il tessuto non tessuto nei sistemi NFT e gli stessi funzionano. È comunque fortemente consigliato utilizzare il tessuto nei sistemi NFT con vassoio. Il tessuto dovrebbe finire alcuni centimetri prima

Quando si usa l’irrigazione nei sistemi NFT, è importante controllare i parametri relativi alla soluzione nutriente molto di frequente, come accade con altri sistemi idroponici a ricircolo. A parte i controlli quotidiani e le regolazioni di pH ed EC, è inoltre fondamentale verificare la temperatura della soluzione nutriente. Dovrebbe infatti aggirarsi attorno ai 21°C. Se supera i 23°C, lo sviluppo radicolare è notevolmente rallentato e la capacità delle radici di assorbire i nutrienti ostacolata in modo consistente. Lo stesso vale per le temperature al di sotto dei 18°C, quindi cercate di tenere la temperatura nel range indicato. Sebbene il sistema NFT garantisca ossigeno a sufficienza nella zona radicolare per le sue caratteristiche tecniche, si consiglia di ossigenare la soluzione nutriente nel serbatoio, mantenendo livelli di ossigeno elevati anche in questa sede. Sarà sufficiente utilizzare un compressore d’aria per acquari.


Quiz

51 7) Quale di queste cose attira le mosche verso il substrato?

14) Quale delle seguenti è una famosa landrace sativa?

A) L’utilizzo di terra diatomacea B) L’utilizzo di guano di pipistrello C) L’utilizzo di farina di ossa D) L’utilizzo della Perlite

A) Afghana B) Citral Pakistana C) Maui Waui Hawaiana D) Kush Nepalese

8) Quale di questi selezionatori ha creato la varietà Blueberry? 1) Cosa fa la calce viva al terreno? A) B) C) D)

Rende più potenti le radici Garantisce un pH neutro per il terreno La calce viva tiene lontani insetti e animaletti Migliora il gusto dell’erba

A) Shanti Baba B) DJ Short C) Soma D) Ed Rosenthal

15) Cosa succede se si usano degli enzimi nel substrato? A) Contengono molto Azoto e quindi producono una pianta verde lussureggiante B) Contengono per natura molto Calcio e sono una buona fonte C) Gli enzimi uccidono le radici D) Frammentano gli alimenti rimanenti in pezzi più piccoli

9) Per cosa sta S.O.G.? A) Super Optimum Growth

2) Cosa contiene la calce viva per un buon B) Sea Of Green terreno? C) Sea Of Ganja A) Fosforo B) Magnesio C) Vitamine D) Batteri benefici

3) Quali sono le fonti HPS più adatte alla coltivazione di varietà Haze? A) 250w B) 600w C) 1000w D) 400w

D) Sea Of Growth

A) CBD1 B) THCV C) THCA D) THC

5) Cosa possono indicare le macchie gialle e brune sulle foglie della chioma?

A) Una carenza di Calcio e Magnesio B) Tossicità da Azoto C) Batteri aerobici presenti nel substrato D) Una mancanza di Fosforo e Potassio

A) Non lasciate mai e poi mai asciugare il substrato! B) Uccide gli insetti che vivono nel substrato C) Mantiene piccola la pianta e lenta la crescita D) Pota ad aria le radici e le obbliga a cercare dell’umidità

10) Quale substrato richiedono i sistemi N.F.T.? A) Cubi di lana di roccia B) Cocco C) Terra mista D) Vermiculite

11) Cosa significa quando una pianta si radica? 4) Quale di questi cannabinoidi è la forma acida del THC?

16) Perché fa bene far asciugare il substrato fra due somministrazioni?

17) Quale delle seguenti contiene ormoni in natura? A) Alga B) Melassa C) P+K D) Acido umico

A) È pronta per il raccolto B) Si può cominciare a mettere dei sostegni alla pianta C) Si dovrebbe rinvasare e lasciare libera di crescere maggiormente D) Assorbe più nutrienti e più in fretta

18) Cosa significa quando una pianta si avvizzisce dopo l’irrigazione?

12) Per quale motivo il pH è importante nell’idrocoltura?

19) Quale delle seguenti descrive meglio l’estrazione?

A) La pianta non deve svolgere nessun lavoro B) Uccide tutti i patogeni indesiderati presenti nell’acqua C) Il pH non è importante nell’idrocoltura D) Consente alla pianta di assorbire i nutrienti in gradi diversi

A) È naturale e dovrebbe essere l’aspetto delle piante B) Il substrato è stato irrigato eccessivamente C) Significa che manca un nutriente D) Dovreste risciacquare subito il substrato

A) Si utilizzano isolator e borse con filtro per separare B) Si utilizzano filtri e materiale secco C) Si pressa il materiale setacciato in un blocco D) Si utilizza un solvente per eliminare l’olio dai tricomi

20) Sensi Star è una famosa varietà pluripremiata di? 6) Quali sono i valori richiesti per far radicare i cloni? A) 24 gradi centigradi e 25% di umidità B) 30 gradi e 50% di umidità C) 15 gradi e 100% di umidità D) 24 gradi centigradi e 80% di umidità

13) Aggiungere un filtro al canopo in che modo apporta beneficio alla pianta? A) Lascia più spazio in cui possono crescere i germogli B) Le parti che crescono sono più belle C) L’aggiunta di un filtro blocca la luce D) Si può aggiungere soltanto durante la fase vegetativa quindi non apporta nessun beneficio

A) Paradise Seeds B) Barney’s Farm C) Royal Queen Seeds D) Prana Medical Seeds

Controllate le risposte a pagina 53!


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Medical Cannabis

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I cervelli che non scappano Alfonso Gallo e la determinazione dei cannabinoidi

Alfonso Gallo, è un sorridente e disponibile ragazzo campano che nel 2010 si laurea in medicina veterinarea per poi specializzarsi nell’ispezione di alimenti. Sul finire dello scorso ottobre, alla fiera Canapa in Mostra di Napoli, ci siamo fermati a bere una birra chiacchierando del suo lavoro di ricerca, un argomento che si presta ad essere analizzato in maniera più approfondita. Proprio da questo interesse si sviluppa l’intervista che oggi vi proponiamo. SSIT: Allora Alfonso, lavori all'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, di cosa vi occupate, in particolare, per quel che riguarda l'analisi dei cannabinoidi? L''I.Z.S.M. con sede centrale a Portici (NA) è un ente sanitario di diritto pubblico che opera nell'ambito del Servizio Sanitario Nazionale in materia di igiene e sanità pubblica. Nel 2013, visto che diversi produttori avevano bisogno di un supporto analitico per la determinazione dei cannabinoidi nelle infiorescenze e nei prodotti alimentari derivati dal seme, abbiamo cominciato ad interessarci alla crescente filiera della canapa. Così, tramite l’Ente italiano di accreditamento [ndr. Accredia] abbiamo accreditato metodiche analitiche per la determinazione dei cannabinoidi in materie prime di origine vegetale, nelle foglie ed infiorescenze e nelle altre parti della pianta, ma anche in prodotti derivati come farine, estratti, olii, cristalli, infusi, alimenti additivati (tipo le caramelle) e comunque tutto ciò in cui vengono utilizzati olii essenziali, bevande, creme, burro e altri alimenti di origine animale, nel caso questi ultimi siano stati alimentati con canapa. All’interno del Istituto, sempre nel 2013 nasce SATTIVA, cosa si intende con tale nome? Che tipo di lavoro svolgete?

di Fabrizio Dentini

Con il termine SATTIVA abbiamo giocato con le parole per creare un connubio con la canapa sativa e la volontà di attivarci, per dare il nostro contributo alla filiera. Il contributo si rivolge alle Istituzioni, agli Organi di Controllo e agli Enti di Ricerca, ma anche alle aziende del settore che necessitano di un supporto analitico per la determinazione/titolazione dei cannabinoidi nei prodotti o per la valutazione di altri parametri microbiologici e chimici che potrebbero rappresentare un rischio per il consumatore. Durante l'annata agraria del 2013 alcune aziende campane avevano ricevuto contestazioni da parte delle forze dell'ordine, dovute soprattutto alla loro carenza di conoscenza della normativa del settore. Così, l’anno successivo, abbiamo coinvolto alcuni coltivatori campani per eseguire dei campionamenti delle piante, in collaborazione con le forze dell'ordine, spiegando loro le modalità di campionamento previste dal Reg CE n. 1122/2009. Oggi, dopo 4 anni, seppur vi siano ancora delle criticità in termini di formazione ed informazione e una normativa non del tutto completa, grazie alla Legge 242/16, le aziende riescono a lavorare con maggiore tranquillità. Perché la normativa non è del tutto completa?

Risposte al quiz di pagina 51: 1) B 2) B 3) D 4) C 5) A 6) D 7) C 8) B 9) B 10) A

11) C 12) D 13) A 14) C 15) C 16) D 17) A 18) B 19) D 20) A

Perché lascia ancora delle lacune interpretative per esempio per quel che riguarda l’utilizzo a 360 gradi delle infiorescenze. Anche tu sei stato coltivatore di canapa? Hai avuto problemi con le forze dell’ordine? Personalmente ho vissuto quest’esperienza perché il mio ettaro di canapa, coltivata nel salernitano accanto al bordo stradale, venne preso di mira da parte di un magistrato che ordinò appostamenti e ricognizioni in elicottero. La polizia scientifica mi contestava il livello di THC presente nelle mie piante solo che le analisi eseguite dalla polizia erano di tipo qualitativo e non quantitativo, come avrebbero dovuto essere, e quindi tutto fini per essere archiviato. Arriviamo al dunque Alfonso, cosa significa titolare la cannabis? Titolare la cannabis significa determinare il contenuto dei cannabinoidi nella pianta, cioè sapere quali e in che quantità i cannabinoidi sono presenti nelle infiorescenze o in un prodotto da essa derivata e pertanto potenzialmente assumibili dall'organismo. Dico potenzialmente, perchè a seconda della modalità di assunzione varia il grado di assorbimento e quindi di effetto. Perché in medicina è importante la titolazione della cannabis? È fondamentale per diversi motivi. In primo luogo per sapere perfettamente quali cannabinoidi e in che concentrazioni sono presenti nelle infiorescenze e nelle eventuali preparazioni galeniche al fine di conoscere effettivamente cosa il paziente assume. Le varie preparazioni galeniche e le diverse modalità di assunzione determinano la quantità di cannabinoidi che un paziente realmente assume. I cannabinoidi poi sono liposolubili, si legano bene ai grassi e non all'acqua. Le preparazioni che prevedono l'utilizzo della cannabis in decotti sicuramente hanno un rilascio minore rispetto ad una inalazione (vaporizzazione) o ad una estrazione oleosa. Che tipo di analisi eseguite, con quali strumenti? Analizzate solo i principali cannabinoidi o anche altri componenti quali terpeni, flavonoidi? I metodi accreditati e in uso per la ricerca di cannabinoidi sono tre: un primo metodo che consente di determinare la concentrazione del delta-9 THC, delta-8 THC, Cannabinolo e Cannabidiolo mediante cromatografia liquida con rivelatore a fotodiodi; tale metodo è applicabile alle materie prime di origine vegetale, le infiorescenze, e in alimenti additivati con cannabinoidi in un campo di misura maggiore o uguale a 0.017g% , un valore di indagine più approfondito rispetto a quel che la legge domanda. Tale metodo è in fase di accredita-

Alfonso Gallo

Titolare la cannabis significa determinare il contenuto dei cannabinoidi nella pianta, cioè sapere quali e in che quantità i cannabinoidi sono presenti nelle infiorescenze mento anche per la determinazione degli acidi precursori del THC e del CBD. Un secondo metodo consente di determinare la concentrazione di 9 cannabinoidi (delta-9 THC, delta-8 THC, Cannabinolo, Cannabidiolo, Cannabigerolo, Tetraidrocannabivarina, Cannabidiolo acido, Cannabigerolo acido e delta9-THC-A acido) mediante cromatografia liquida e analisi MS/MS con rivelatore ad alta risoluzione (Orbitrap); questo metodo è applicabile agli alimenti destinati al consumo umano, derivati dalla canapa come semi, farina e olio in un campo di misura maggiore o uguale a 0.15mg/kg. Infine, un terzo metodo consente di determinare la concentrazione di 9 cannabinoidi (delta-9 THC, delta-8 THC, Cannabinolo, Cannabidiolo, Cannabigerolo, Tetraidrocannabivarina, Cannabidiolo acido, Cannabigerolo acido e delta-9-THC-A acido) mediante cromatografia liquida e analisi MS/MS con spettrometro di massa Q-TRAP 4000: tale metodo è applicabile agli alimenti come farina di semi di canapa, cereali, farina di cereali, prodotti da forno a base di cereali (pasta, biscotteria, pane) e a bevande alcoliche e analcoliche in un campo di misura maggiore o uguale a 0.02mg/kg per gli alimenti e a 0.002mg/l per le bevande. Ad oggi non eseguiamo analisi per la determinazione dei terpeni o dei flavonoidi, tuttavia la domanda da parte delle aziende è in forte aumento, almeno un centinaio di aziende ce li hanno richiesti, e ci auguriamo, a breve, di essere pronti anche con questa attività analitica. Quanto costano queste analisi? Il primo metodo per infiorescenze, foglie e parti di pianta 23.19 euro iva esclusa. Il secondo metodo per semi, farina pura di canapa, oli, infusi, cristalli, estratti costa 56.32 euro. Il terzo


54 metodo per bevande alcoliche e analcoliche costa 53.77 euro e per farina canapa e altri cereali, prodotti da forno costa 55.86 euro. Anche i privati cittadini possono rivolgersi a voi per queste analisi? Ad esempio un paziente che vuole verificare la corretta titolazione del proprio medicamento ha il diritto di farlo?

formati adeguatamente. Questo provoca reticenze a prescrivere la cannabis e, di conseguenza, limita un corretto utilizzo della sostanza ed implica una minore efficacia della terapia.

nuto nel decreto fiscale entrato definitivamente in vigore con la legge n. 172 del 4 dicembre 2017, dà la possibilità a soggetti pubblici e privati di poter coltivare cannabis terapeutica per conto

considerando diverse variabili: la composizione e la percentuale dei cannabinoidi, la patologia per la quale si assume, la modalità di assunzione, le caratteristiche fisiche del paziente.

A livello normativo attualmente ciò non è previsto. Quanto costerebbe titolare cannabis per uso terapeutico? Lo stesso che costa per quella non terapeutica, includendo anche l’analisi degli acidi circa 55 euro. Secondo te nel modello auspicabile per il futuro sarebbe preferibile aprire altri centri pubblici come il vostro in tutte le regioni d’Italia, in previsione della crescita esponenziale che questo medicamento avrà nei prossimi anni, oppure potrebbe essere più positivo lasciare il passaggio della titolazione soprattutto appannaggio delle farmacie private? Ben venga la grande farmacia che crede nel settore e quindi in questo medicamento e che ha tutte le competenze idonee e la capacità economica di sostenere l’investimento, d’altra parte però ci sono tante piccole farmacie che sono spronate dai pazienti e che hanno difficoltà ad allestire i laboratori per le analisi di titolazione, ecco, in questo caso, sarebbe interessante poter disporre del supporto di soggetti terzi che siano pubblici o che siano essi privati. Dal tuo punto di vista in che direzione bisognerebbe andare per migliorare il modello italiano di acesso alla cannabis terapeutica?

Alfonso nel campo

Dal mio punto di vista si dovrebbe agire su più fronti contemporaneamente e cioè produzione,

Il modello italiano presenta ancora molte criticità, in primis la produzione e la fornitura della materia prima Il modello italiano presenta ancora molte criticità, in primis la produzione e la fornitura della materia prima, che seppur l'Istituto Farmaceutico Militare di Firenze stia potenziando, risulterà ancora molto esigua per le esigenze dei malati. La categoria dei medici ha le proprie responsabilità, non essendo

ricerca e formazione. Per quanto riguarda l'aspetto legato alla produzione si dovrebbe riuscire ad autorizzare un centro di produzione per ogni Regione al fine di garantire i quantitativi reali rispetto ai pazienti richiedenti. L’emendamento sulla cannabis conte-

GANJAMAN GIRA PER LE STRADE DI GLASVEGAS CON UN COMPAGNO AMANTE DELL’ERBA CHE COMBATTE IL CRIMINE. CHE NE DICI DELLE MIE NUOVE DOTI DI HOT BOX?

dello Stato, previa autorizzazione da parte del Mistero della Salute. Se verrà data questa possibilità si potrà garantire la continuità terapeutica, che oggi non viene per nulla garantita. E per quel che riguarda la ricerca? Si dovrebbe investire molto per sviluppare e standardizzare nuove genetiche con diverse percentuali di cannabinoidi da sperimentare su diverse patologie, infatti non è il singolo cannabinoide che produce l'effetto terapeutico, ma il loro complesso che in toto esprime la potenzialità terapeutica, e dopo di che poi promuovere trial clinici. La cannabis ha molteplici potenzialità terapeutiche che vanno valutate

L'ultimo aspetto fondamentale è la formazione: la classe medica e dei farmacisti ne ha bisogno, sulle varietà disponibili, sulle modalità di preparazione e somministrazione, sulle evidenze scientifiche che in tutto il mondo stanno dimostrando l'efficacia della cannabis per diverse patologie. Vanno informati poi anche i pazienti, affinché assumano tale sostanza consapevolmente e possano eventualmente segnalare al proprio medico gli effetti che sortisce la terapia per migliorare il proprio percorso terapeutico. Infine molti malati chiedono il diritto all'autoproduzione, dal mio punto di vista, un'opzione fattibile adottando specifiche procedure di controllo e formazione che potrebbero portare un notevole risparmio economico allo Stato ed agli stessi pazienti.

POCO DOPO MMMH… NON MALE WEED-HEAD MA HO FUMATO DI MEGLIO.

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Banche dei semi

Novità terapeutiche per il 2018

Sweet Seeds® crea la sua prima varietà di marijuana CBD pura

La banca dei semi femminizzati Sweet Seeds® ha il piacere di annunciarvi un 2018 carico di dolci novità, che delizieranno tutti gli amanti della cannabis. Sweet Seeds® Per questa stagione abbiamo investito tutto il nostro sapere, tempo e passione nel perfezionamento delle nostre linee e dei nostri prodotti e abbiamo “fatto il grande passo”: nel 2018 vi presentiamo niente meno che 11 novità! Tutte certificate con il nostro “sigillo di qualità”: una percentuale di femminizzazione del 99,9% e un tasso di germinazione superiore al 95%. Come potete vedere, il nostro

impegno nei vostri confronti non è cambiato. L’anno scorso, dopo aver realizzato vari incroci con diversi esemplari contenenti un’elevata percentuale di CBD e a basso contenuto di THC, vi abbiamo offerto le due prime varietà della nostra linea medica, Sweet Nurse Auto CBD® (SWS59) e S.A.D. Sweet Afghani Delicious CBD® (SWS60).

Come già sapete, il cannabidiolo (CBD) è un cannabinoide non psicoattivo, con molteplici applicazioni terapeutiche e ridotti effetti collaterali. Il CBD è normalmente impiegato come ansiolitico, antipsicotico, antinfiammatorio, analgésico e per la cura di disturbi complessi, come l’epilessia refrattaria. Pertanto, nel catalogo prodotti 2018, dopo aver lanciato, nel 2017

la nostra linea medica, abbiamo deciso di spingerci oltre, creando una rinnovata linea CBD, che si fregia ora di sette nuove varietà.

La prima varietà di marijuana CBD pura

Fra le tante novità, desideriamo richiamare la vostra attenzione sulla Sweet Pure CBD® (SWS65), prima varietà di marijuana CBD pura di Sweet Seeds®, con livelli di


57 THC generalmente inferiori all’1% e un tenore molto alto di CBD, compreso fra l’8 e il 15%. È una varietà espressamente concepita per chi fa uso di cannabis terapeutica e desidera beneficiare delle proprietà mediche del CBD senza sottostare agli effetti psicotropi del THC. Questo prodotto, risultato di due generazioni autoimpollinate di un clone ricco di CBD, con progenitrici della famiglia Diesel, presenta la struttura tipica di un ibrido indico/ sativo, pur essendo a predominanza sativa. Sprigiona inoltre un aroma dolce e fruttato, che ricorda il sapore tipico del mandarino, con lievi note di cipresso.

Versione CBD delle nostre genetiche più famose

Ma non è finita qui! Abbiamo anche rivisitato alcune delle nostre varietà classiche più apprezzate,

convertendole in varietà ricche di CBD. È il caso della Cream Caramel CBD® (SWS67), di struttura principalmente indica, con un grande bud centrale, un fusto forte e un’eccellente ramificazione secondaria (rami lunghi e flessibili). Come la sua progenitrice, rilascia un aroma dolce e caramellato. A partire da quest’anno potrete inoltre scegliere la versione CBD di una nostra varietà a fioritura rapida: la Green Poison CBD® (SWS70), caratterizzata da una crescita velocissima e rigogliosa, che si tradurrà in un’esplosione di fiori, alla stregua della Green Poison® (SWS14) originale. Come è noto, l’aroma di questa pianta è delizioso, intenso e fruttato. Quest’anno abbiamo inoltre deciso di lanciare la versione CBD rich di una delle nostre varietà più pregiate ed aromatiche, Ice Cool CBD®

(SWS69), pianta molto produttiva e resinosa, assolutamente adatta ai requisiti della coltura interna. Ovviamente è una pianta che conserva l’aroma e il sapore della sua progenitrice: squisito, fortissimo e penetrante, un’autentica delizia! Infine, non ci siamo lasciati sfuggire l’opportunità di convertire in CBD una delle varietà classiche della nostra banca dei semi ed è così nata la Black Jack CBD® (SWS68), di genetica molto produttiva, dalla struttura decisamente robusta e dall’aroma dolce e incensato.

Nuove varietà CBD

Ma non basta! Alla nostra linea medicinale abbiamo aggiunto la Honey Peach Auto CBD® (SWS64), un’autofiorente prettamente indica, con aroma di pesca ed a fioritura molto rapida (da raccogliere a solo otto settimane dalla germinazione).

Infine, l’ultima nata di queste novità è la Chem Beyond Diesel® C.B.D. (SWS66), frutto di un incrocio fra una delle genetiche statunitensi più famose, la Chem Dawg, e una varietà europea della famiglia Diesel; presenta un aroma tipicamente americano, intenso e variegato. La quantità di resina che è in grado di produrre la rende inoltre perfetta per gli estratti. Prima di salutarvi, desideriamo ringraziarvi della fiducia che ci avete accordato per tutti questi anni e che vogliamo ora contraccambiare includendo 1 e 2 semi omaggio, rispettivamente, nelle confezioni da 3 e 5 semi. Nel catalogo quest’anno abbiamo insomma espresso il massimo impegno, presentandovi undici novità con l’unica finalità d’appagare i vostri bisogni, desideri e gusti. Nella speranza che incontrino il vostro gradimento, vi auguriamo dolci fumate!


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Banche dei semi

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Purps #1 e Purple Moby Dick: la nuova famiglia di varietà di color porpora

Abbiamo visitato Dinafem, che ci ha presentato Purple, la sua nuova famiglia di varietà dal caratteristico color porpora, di qualità eccellente (per produzione resina e gusto). J. Searcher Il porpora è un colore che ricorre in alcune piante, come le melanzane, le more, il cavolo rosso o l’uva da vino rosso. Inoltre è pratica comune, in agricoltura, rendere porpora varietà che normalmente non lo sono, tanto per aggiungere alle piante un tocco di esotismo: è il caso della lattuga, del basilico, del pomodoro, o anche di alcune varietà ornamentali.

usata in altri progetti. Il resto del processo selettivo è stato quindi facile ed ha riguardato incroci con altre genetiche di rilievo, fino ad ottenere due nuove varietà, Purps #1 e Purple Moby Dick.

Purps #1

Genetica che si contraddistingue per bellezza e gusto. Esteticamente è la varietà che presenta il porpora più pronunciato, con tonalità bellissime, che la fanno assomigliare molto a una pianta ornamentale: è quindi adatta ad abbellire qualsiasi giardino all’aperto … con quel qualcosa in più. Presenta un odore e un sapore prevalentemente fruttati e dolci, con note terrose. Ha un effetto rilassante e calmante. La struttura è indica, con foglie ampie, ma tende a svilupparsi in altezza, con distanza internodale ampia. Il tempo di fioritura è comunque breve ed è pronta in soli 60 giorni.

Antocianine

Sia nella cannabis che in molte altre piante, la colorazione porpora è dovuta a un alto contenuto di antocianine, sostanze appartenenti al gruppo dei flavonoidi, note per la loro capacità di conferire alle specie vegetali tonalità di porpora, rosso o blu. Alle antocianine si attribuiscono oggi anche molte proprietà curative, in particolare antitumorali e antinfiammatorie, oltre ad essere utilizzate come rimedio contro l’obesità, le malattie coronariche e il diabete, o per potenziare l’acuità visiva o il sistema immunitario. Le piante, pur essendo verdi nella fase iniziale di crescita, assumono tonalità purpuree o rosse, davvero spettacolari, man mano che aumenta la concentrazione di antocianine. In alcune varietà le temperature fredde, coincidenti con l’arrivo delle notti autunnali, contribuiscono alla comparsa di questa colorazione. Esistono però specie che virano al porpora indipendentemente dalla temperatura. Apparentemente le antocianine proteggono le piante dalle radiazioni ultraviolette, soprattutto durante il periodo autunnale: è per questo che il color porpora appare proprio in questa stagione.

Le varietà Purple

Fra le Purple europee si annoveravano finora solo gli ibridi olandesi classici, varietà precoci che, pur presentando questo colore tanto desiderato, sono scarsamente resinose e, pertanto, non eccellono in potenza e sapore. Come ci spiega il Dottor Kush, l’obiettivo principale di questa nuova linea è di migliorare il pool genetico delle Purple europee. Per i cannabicoltori la coltivazione di varietà porpora rappresenta un’alternativa inte-

Purple Moby Dick

Purple Moby Dick

ressante, sempre che siano immesse sul mercato specie performanti, per gusto e quantità di resina. Negli USA, invece, sono state sviluppate genetiche Purple di gran classe, con resina, sapore e resa soddisfacenti. Al momento le banche stanno incrociando queste varietà classiche con altri cloni élite, per poter così ottenere un maggior numero d’ibridi Purple di alta qualità.

Il progetto di miglioramento vegetale

Nel recente progetto di miglioramento vegetale, il grosso del lavoro ha riguardato la selezione delle progenitrici in

quanto, pur esistendo molte varietà Purple famose, solo un numero limitato presenta la qualità richiesta, soprattutto per insufficienza di potenza od aroma. Dopo un processo durato anni, con svariati test condotti su varie linee di discendenza, la scelta è oggi ricaduta su un fenotipo molto speciale di Purple Afghan Kush che soddisfa tutti i requisiti richiesti: color porpora intenso, bud denso e resinoso, alta produzione e gusto inconfondibile. Dinafem conosce a fondo la Purple Afghan Kush, non solo perché con questa pianta ha vinto un bel po’ di premi, ma anche perché è stata

Dopo un decennio di trionfi, Moby Dick meritava senz’altro una nuova versione. In questo caso il color porpora non è tanto marcato, pur essendo sempre molto bella. Si distingue per taglia e resa. Al tipico gusto Moby Dick si abbinano note fruttate, che offrono quindi una nuova opportunità al consumatore che non apprezza tanto il sapore classico. I bud, ricoperti di tricomi, sono alquanto pesanti per cui, durante la crescita, è richiesta una puntellatura di sostegno. È una pianta che richiede tanta luce solare, nutrienti e acqua. Se trattata bene, si svilupperà slanciata e ben ramificata. Per il vigore e la resistenza alle infezioni fungine, risulta semplice da coltivare con rese abbondanti.

Conclusioni

Purps #1e Purple Moby Dick fanno parte della nuova famiglia Dinafem di cannabis purpuree, caratterizzate da buona resinazione, bud densi e gusto fruttato. In ogni caso, ci saranno altre novità Dinafem per questa stagione. Ci hanno anticipato, in particolare, che fra breve verranno presentate due varietà rapide ed altre due varietà CBD, ma di questo parleremo nei prossimi articoli.


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Interview

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Una voce dal paese di Trump Anche oltreoceano si è arrivati alla conclusione che serva maggiore qualità Vi sono, nel nostro piccolo mondo, delle persone che potrebbero venir definite delle avanguardiste. Mi riferisco con ciò a coloro ai quali non piace la scena cannabica attuale e vorrebbero cambiarla. Sono le stesse personalità che hanno contribuito al progresso, con la loro critica, in tutti i campi della sapienza umana. Il loro mettere in discussione tutto ha portato ad enormi passi avanti, anche quando si è trattato di cannabis. Il contributo di chi non segue la massa e non ci sta ai dogmi è fondamentale. Bisogna ogni tanto nella vita arrivare a mettere in discussione anche il di CBG proprio operato, se si vuole migliorare costantemente. Nel settore cannabico sono pochissime le occasioni in cui è la qualità a vincere piuttosto che la quantità. O meglio, mi spiego, quasi sempre si tratta di marketing e dell'ultima moda. I coffee shop ad Amsterdam ne sono la prova. Senza far nomi, ve ne è uno molto famoso, su un canale, dove ci si aspetta di trovare chissà quale prelibatezza. Purtroppo dopo una grande coda, giunti al bancone del dealer, si trovano solo pessimi fiori idroponici dal sapore identico e metallico e dal retrogusto inesistente. Solo il mal

le mi sono sembrate una spocchiosa dichiarazione di superiorità, ho dovuto ricredermi di fronte alle sue argomentazioni, così gli ho proposto questa intervista che si è rivelata, alla prima rilettura, una falsa riga di un altro mio articolo in cui spiego qual è la differenza tra produrre erba buona e produrre erba bene. Questo mi ha riempito di gioia perché spesso mi sono sentito da solo con le mie teorie, perso tra le mie idee. Persone così le definisco avanguardiste perché raccontano di un mondo che deve ancora venire ma altro non é che

Il contributo di chi non segue la massa e non ci sta ai dogmi è fondamentale di gola accompagnerà la fumata, non una piacevole fattanza.

la naturale evoluzione di quello che stiamo vivendo noi ora.

Questo perché purtroppo la massa chiede pacchi e ovviamente chi vende procura ciò per cui ha domanda: gran pacchi. Non è colpa di chi gestisce un coffee shop, bensì di chi rifornendosi nel mercato nero non ha possibilità di degustare un prodotto di qualità ed ecco che la prima porcata minerale che gli passa davanti sembra una super cannabis, ma solo perché è più buona dei fiori a cui sono abituati. Un poco come bere sempre tavernello e apprezzare un vino da tavola del supermercato solo perché effettivamente è meglio del vino da cucina: i vini veri sono ben altra cosa, è risaputo.

Mi voglio citare da solo: probabilmente anche duecento anni fa vi era qualcuno che produceva vino monovarietale come ai giorni nostri ed era un pioniere probabilmente nemmeno preso sul serio dai suoi contemporanei, mentre oggi abbiamo letteralmente smesso di bere aceto. Già in qualche articolo di tempo fa scrissi questo paragone e ogni volta che lo leggo mi immagino un fondo di verità. Ma lasciamo la parola al nostro ospite di questo numero.

Così, un giorno di questo freddo inizio 2018, mi sono imbattuto in un coltivatore americano, in vacanza a Barcellona, con tanta voglia di raccontarmi perché stava valutando di smettere di fumare lontano da casa sua. Se inizialmente le sue paro-

Sono un padre di famiglia, coltivatore con licenza e orgogliosamente californiano. Sono nato in California e da sempre risiedo sulla mia terra dove ora ho anche la possibilità di coltivare delle piante di cannabis legalmente. Ciò a cui tengo di più però sono le mie

Presentati ai nostri lettori. Dicci chi sei, cosa fai o meglio raccontaci ciò che vuoi farci sapere.

piante indoor, perché sono convinto vengano differenti. Si, outdoor hanno il sole ma indoor si ha possibilità di gestire i parametri ambientali al meglio ed avere prodotti più omogenei. Siccome ti stai rivolgendo ad un pubblico di lettori, eventualmente coltivatori, in indoor allora ti chiedo di descriverci com'è fatto il tuo setup, cioè come coltivi indoor. Indoor coltivo con le lampade da 1000 Watt, perché ho il soffitto alto e posso permettermi di tenerle alte ed illuminare un'area migliore. So bene che sono molto costose e non tutti possono permettersele, io però ne ho comprate poche e son contento di averle perché la resa è incomparabile. L'aria è sempre nuova, perché aggiungo anidride carbonica con delle bombole e perché pratico un ricambio d'aria piccolo per evitare ristagni di patogeni nell'ambiente. Inoltre la filtro mentre é all'interno così abbatto anche gli odori che comunque sarebbero un problema ogni volta che apro la porta. La temperatura e l'umidità dell'aria sono controllate dal climatizzatore professionale per serre che ho montato. È stata una grossa spesa, lo ammetto, ma posso decidere a che ora avere una determinata temperatura o una precisa umidità relativa dell'aria. Questo perché il clima è più importante di tanti altri fattori scelti dal coltivatore.

Hai ragione nel dire che il clima è molto importante, ma dicci qualcosa sugli altri fattori, secondari direi a questo punto. Si coltivo con terriccio molto scarico a cui aggiungo un poco di azoto e fosforo con un pellettato che vendono vicino a casa. Il vantaggio è che posso variare la quantità di concime e quindi alleggerire o caricare il mio substrato, a seconda che si tratti di piante voraci o poco mangiatrici. I fertilizzanti che uso sono di derivazione organica tutti, orgogliosamente organici, perché l'erba è più buona di quella coltivata con i fertilizzanti non organici. È più buona l'erba coltivata con fertilizzanti di origine biologica: io utilizzo solo questa tipologia di fertilizzanti. Ho provato diverse marche di altre tipologie e sono tornato alle materie prime grezze come le melasse e ai fermentati organici liquidi. Ma il fertilizzante è solo questione di saper cosa dare quando la pianta lo richiede. L'importante lo ripeto è l'ambiente in cui crescono, quindi aria con temperatura ed umidità controllate, una adeguata sorgente di luce e l'acqua quando sono ben asciutte. Utilizzi inoculi di batteri o funghi per avere un substrato migliore? Dimenticavo, sempre aggiungo mix di micorrize e batteri e ovviamente, vien da se, ogni volta che do dell'acqua aggiungo un fermentato di vegetali


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ricco in carboidrati studiato apposta per le esigenze nutrizionali della vita che aggiungo al substrato. Non vi sono molti altri trick per arrivare ad un raccolto decente, se non chiaramente scegliere la genetica giusta, che deve essere la più produttiva, la più saporita e infine deve piacere a chi la coltiva altrimenti cosa fumi dopo? Hai ragione, molti però fanno il ragionamento inverso, ossia la coltivano normale per poi andare a comprarsi le eccellenze. Solo perché non sono capaci di coltivarla buona altrimenti fumerebbero la loro e non andrebbero a comprarla. Ma mi vuoi dire che veramente qui c'è qualcuno che la coltiva buona buona e la vende? Non dirmelo perché ho speso tanti soldi in tanti club per fumare cose normali, senza lode ne infamia.

Mi riferisco non solo allo scambio di informazioni e quindi ad una comunità cannabica più sviluppata, ma mi riferisco anche agli strain differenti che abbiamo in America e che qui purtroppo non sono ancora arrivati. D'altronde nasce in America la cannabis moderna. Convengo con te sul merito degli statunitensi nell'averci portato varietà di cannabis superiori, nella storia. Ma torniamo al tuo setup e al tuo interessante discorso sulla superiorità americana. Non credere che sia un fissato, semplicemente è così facile e soddisfacente coltivare erba buona e in quantità. Sempre bisogna tenere a mente che cosa si sta facendo. È una caspita di pianta! Non è una stufetta elettrica, piuttosto è un animale domestico

Sono i miei fiori che parlano, è il mio prodotto che funge da biglietto da visita Per tutto quello che ho provato posso dire che le uniche erbe fatte bene me le hanno fatte provare degli italiani e caro mio non le vendono. Sugli estratti ancora ancora qualcosina si salva, ma venite a farvi un giro in California e vi renderete conto di cosa si può fare dove l'erba è libera, o quasi. A cosa ti riferisci quando dici "vi renderete conto di cosa si può fare"?

che ha bisogno di cure quotidiane. Ogni giorno vanno guardate e ne va interpretato il minimo segno. Proprio per questo motivo io bagno a mano con la canna dell'acqua. Così facendo le bagno una ad una e riesco a guardarle tutte almeno una volta al giorno. Senza diventar matto a cercar cose invisibili, nel momento in cui le foglie presentano macchie di qualsiasi genere, so a che punto siamo

arrivati se è un bisogno di nutrienti o un problema ambientale. Gli eccessi è raro che avvengano in casa mia a meno di non aver le piante in blocco per un qualche fattore limitante che impedisce la corretta assimilazione dei nutrienti. Ma poi con le micorrize non si ricade quasi mai in eccessi, è la mano del coltivatore che sbaglia. Rileggendo le tue parole per intero sembra di aver davanti un’intervista a un esperto coltivatore organico, ti definisci esperto tu? Se mi definisco esperto? (ride) Non lo so. Forse si, di certo so che rico-

noscerei la mia erba anche ad occhi chiusi in capo al mondo, me la fumerei perché mi piace. Sono i miei fiori che parlano, è il mio prodotto che funge da biglietto da visita e puoi star sicuro è sempre piaciuto a tutti. Che dire, solo manca il tono delle tue risposte per far capire ai nostri lettori quanta passione anche nel descrivere il tuo lavoro. Grazie mille per averci deliziato con la tua testimonianza, arrivederci a presto oltreoceano dove spero di poterti intervistare di nuovo di fronte ai tuoi prodotti. Buone fioriture ai nostri lettori!


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Medical Cannabis

Canapa e glutammato In Italia la trattazione imprecisa e surreale degli eventuali danni e rischi dovuti al consumo di generi voluttuari estremamente diffusi, rende difficile la prevenzione e l’autocontrollo ma anche una adeguata conoscenza del pubblico. A differenza dei Paesi Bassi, dove la salute pubblica – e di conseguenza la legge – è indirizzata al contrasto del tabacco sotto ogni forma e di sostanze considerate inaccettabili. Anche per questo nei di Enrico Fletzer coffee shop olandesi è vietato l’utilizzo di sostanze altamente tossiche o cancerogene contenenti la nicotina. Il fumo uccide. Una formula che non solo in Italia appare un dogma, una verità ovvia ed incontestabile di cui appare superflua ogni spiegazione. Con conseguenze drammatiche per le politiche sulla cannabis e con ricadute pesanti sui suoi estimatori che, sulla base di queste argomentazioni dogmatiche, si ritrovano criminalizzati per il loro rapporto con una pianta bistrattata oltre misura. A fare luce sul rapporto tra la nicotina e il cancro furono per la prima volta negli anni ‘30 gli scienziati tedeschi, che ispirarono la prima conseguente crociata anti-tabacco del governo nazista il quale ben presto lo vietò ma solo alle donne. A dominare la propaganda ufficiale del Terzo Reich era lo slogan “Eine deutsche Frau raucht nicht!” (una donna tedesca non fuma) che accompagnava il divieto imposto al genere femminile e che, per ironia della sorte, contrapponeva Hitler alla provocante donna fumatrice e antifascista dell’epoca: Marlene Dietrich. Nonostante le intenzioni del dittatore, la lobby industriale di Philipp Reemtsma, coordinatore nazionale dell’industria, riuscì ad evitare un divieto totale che avrebbe messo fuorilegge il tabacco prodotto nella Crimea occupata. Il tema è ancora di bruciante attualità. Dana Beal, organizzatore della Million Marijuana March, ha da tempo argomentato come il tabacco, stimolando la produzione del glutammato nel corpo, provochi i processi infiammatori che permettono alle cellule malate di sopravvivere

e di vagare per il corpo, trasformandosi in vere e proprie mine vaganti. “Noto dagli amanti del cibo cinese di bassa qualità, che il glutammato mono-sodico attiva numerose funzioni nel

cervello e nel corpo coinvolti nei processi di apprendimento e nella memoria di lungo termine; è uno stimolante naturale che scatena processi metabolici infiammatori”. Il glutammato interagisce anche con numerose sostanze potenziandone gli effetti teratogeni, a differenza dei cannabinoidi e dell’anandamide, che al contrario ostacolano i processi infiammatori. Secondo Dana Beal, i cannabinoidi ordinano alle cellule che secernono il glutammato di ridurre le emissioni in caso di surriscaldamento delle cellule. Secondo Il dottor Melamede dell’Università del Colorado, la funzione

originaria dell’anandamide è quella di controllare le infiammazioni, considerando come la sua funzione nel corpo e nel sistema nervoso sia cresciuta oltremodo di importanza con l’aumento dell’uso del glutammato. Anche per questo è falso sostenere il mito ripetuto secondo il quale “una canna è 3 (o 10) volte più cancerogena di una sigaretta” basandosi sul contenuto di resina. Viene definitivamente sbugiardato anche considerando il ruolo nella infiammazione cronica di glutammato della pleura dei polmoni che, generando i radicali liberi che attaccano il DNA delle cellule immuni di questi rivestimenti, scatena i processi teratogeni. Analogamente ai leucociti, queste cellule immuni sono presenti in zona per contrastare gli agenti patogeni (essendo i polmoni un grande vettore per le infezioni). Tutto è ancora più chiaro se ci ricordiamo del fatto che il neurotrasmettitore che causa lo sballo da nicotina è costituito dal glutammato. Una volta assuefatti alla nicotina, non ci si sente più male mentre il principale effetto “cascata” è costituito da un picco rapido di glutammato, che non dura più di 5-10 minuti e che ha l’effetto di calmare il

dipendente, procurandogli un po’ di sollievo. Un effetto che peraltro potenzia la memoria di lungo termine, tanto che gli scrittori la utilizzano per finire gli articoli. Ma nella pleura dei polmoni, la nicotina ha l'effetto perverso di porre le cellule danneggiate in uno stato di animazione sospesa, impedendo così il processo di apoptosi, la morte delle cellule. Ma che succede se si continua a tenere una cellula danneggiata in vita mentre si riempie di radicali liberi prodotti da una infiammazione cronica di glutammato? Che ottiene possibilmente un brutto codice genetico e che divenuta cancerogena, comincia a migrare in tutto il corpo diffondendo quel codice sbagliato. Il motivo per il quale i fumatori di nicotina finiscono per sviluppare un cancro nei posti più impensati. Al di là dei report sull’efficacia antitumorale della cannabis contro certi tipi di tumore, il meccanismo di azione dei cannabinoidi è di 180 gradi opposto a quello della nicotina: un effetto anti-glutaminergico ed antinfiammatorio. È questo il motivo per cui la cannabis viene prescritta per tutte le infiammazioni e le malattie autoimmuni. Indi per cui, indipendentemente dal contenuto di catrame o di prodotti della combustione – e con ciò non intendendo mancare di rispetto ai sostenitori della vaporizzazione ¬– con la cannabis al posto della nicotina nella mistura, non c’è niente da cui si possano scatenare fattori cancerogeni.

Il neuro-trasmettitore che causa lo sballo da nicotina è costituito dal glutammato, la cannabis contribuisce ad attutirne gli effetti infiammatori


Euro Cannabis

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Da chi meno te lo aspetti Il sindacato di polizia tedesco: basta proibire la cannabis Secondo un recente sondaggio il 34% dei tedeschi ritiene che gli adulti dovrebbero poter acquistare legalmente cannabis per uso personale nei negozi specializzati. In Germania si parla ancora poco di cannabis ricreativa ma sulla scena pubblica un’interessante proposta è arrivata da meno - almeno nell’immaginario collettivo – ci si sarebbe aspettato: il sindacato della polizia e delle forze anticrimine in Germania, il Bund Deutscher Kriminalbeamter (BDK), chiede di far decadere il veto sul consumo della cannabis. Lo ha riportato nei primi giorni di febbraio il tabloid Bild, che bolla la proposta come incredibidi Giovanna Dark le, alla luce di chi se ne fa promotore. «La proibizione della cannabis è assurda dal punto di vista storico, e fino a oggi questa linea non si è mostrata né produttiva né intelligente», afferma il numero uno del sindacato, Andrè Schulz intervistato dal giornale. «Con la legge attuale stigmatizziamo molte persone e lasciamo che i criminali inizino le loro carriere», questa la sua argomentazione principale. Ma la BDK, nella veste del suo segretario nazionale Schulz, è andata oltre dichiarando che la proibizione del consumo di marijuana è da tutti riconosciuta come una misura arbitraria. Nel corso dell’intervista resa al tabloid di Berlino, dopo aver spiegato che non sono stati provati effetti realmente dannosi per la salute umana nel consumo di cannabis, l'ufficiale tedesco l’ha, come si suol dire in gergo, appoggiata piano: «Nella storia dell'umanità non sono mai esistite società che non abbiano utilizzato droghe. Riteniamo quindi che il consumo di cannabis debba essere accettato e che non debba essere bandito ancora nel nostro paese». Schulz ha quindi aggiunto che la BDK è assolutamente favorevole alla legalizzazione della cannabis: «L'attuale impianto normativo stigmatizza i consumatori ma favorisce le carriere criminali dei grandi trafficanti di droga». Per questa ragione il sindacato nazionale della polizia tedesca crede «che

venute finora sono state ben 13.000 in soli 8 mesi. La cannabis medicinale è però attualmente prescritta e distribuita solo in quantità irrisorie e raramente viene rimborsata dalle assicurazioni sanitarie: le criticità della legge varata un anno fa stanno già emergendo, tra queste il fatto che la richiesta stessa di cannabis medica abbia già subito una pesante flessione. Stando al rapporto della società di dati e informazioni IQVIA, che ha messo sotto la lente di ingrandimento i dati degli ultimi mesi e ne ha esaminato i valori statistici, la curva della domanda

La BDK ha dichiarato che la proibizione del consumo di marijuana è da tutti riconosciuta come una misura arbitraria la politica del governo sull'uso delle sostanze debba cambiare, orientandosi all'educazione al consumo responsabile». Esiste però per il Bund Deutscher Kriminalbeamter almeno un'eccezione, ed è quella degli automobilisti: «Naturalmente riteniamo che fumare cannabis debba continuare ad essere vietato a chi si mette alla guida di un’automobile, così come oggi accade con il consumo di bevande alcoliche». Nel marzo scorso il parlamento tedesco ha approvato una legge che legalizza l'utilizzo della cannabis a scopo terapeutico sotto stretto controllo medico: a beneficiarne sono stati per ora mille pazienti, e secondo le stime del governo 700 persone all'anno avrebbero presentato la domanda per accedere alle cure con marijuana terapeutica. Negli scorsi numeri abbiamo parlato di come la Repubblica Federale abbia stimato decisamente al ribasso la domanda. Ora, un'indagine condotta alcune settimane fa da tre compagnie assicurative sanitarie – Allgemeine Ortskrankenkasse (AOK), Barmer e Techniker Krankenkasse (TK) – conferma che le richieste per-

dei pazienti sarebbe già in discesa. Ad aprile le prescrizioni di cannabis fatturate alle assicurazioni sanitarie erano 3.500, a luglio erano già salite a 6.000, mentre a settembre si sono toccate le 7.000. Da allora i numeri hanno cominciato a rallentare progressivamente, con un massimo di 300 prescrizioni ad ottobre e un minimo di poco più di un centinaio a dicembre. Forse il calo della crescita della domanda è dovuto a un certo grado di disillusione, che potrebbe essersi diffusa attraverso i resoconti che i media hanno fatto riguardo la riforma. Forse sono le stesse assicurazioni a scoraggiare i medici dal prescrivere un farmaco che deve ancora essere importato e a costi non irrisori. Questo è chiaro: la situazione in termini di cannabis medica è tutt'altro che ottimale in Germania. Anche se la modifica della legge è stata un primo passo, ora è necessario che il governo indichi con chiarezza le strategie per garantire la continuità medica ai pazienti, anche promuovendo la coltivazione privata. Nel frattempo, chapeau alla polizia tedesca per aver rinunciato ai peli sulla lingua.


66 2 Hemporium Cose di Canapa, Vicenza

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Candida canapa, ma dopo le elezioni A poche settimane dalle elezioni politiche del 4 marzo, grande è il disordine sotto il cielo in tutta la penisola. E a differenza di quanto diceva il presidente Mao, la situazione non appare molto favorevole per la cannabis ma anche per i difensori dei diritti umani e civili. Erba buona o erba cattiva? Pare comunque logico affermare che chi non lotta ha già perso, anche rispetto ad una legge malata che pretende ancora di vietare delle piante nel 2018.. di Enrico Fletzer Nel frattempo il bombardamento di proposte irrealizzabili come l’eliminazione delle tasse, la pretesa di coerenza delle coalizioni oltre il tanto auspicato principio di legalità – tanto flessibile da ritrovarsi contrapposto allo stato di diritto – tanto sbandierato dal Movimento 5 Stelle, si accompagna al malessere psicofisico di gran parte della popolazione che, oltre alle patologie additive sempre più diffuse come obesità, gioco d’azzardo e altre attività compulsive, si trova confrontata ora con un problema in più: la dissonanza cognitiva pre e post elettorale. Anche perché, per quanto possa sembrare incredibile, l’uomo è un animale che cerca la coerenza

del popolo degli onesti costretto a scegliere tra proposte sostanzialmente folli e la mera conservazione dello status quo, rispecchia in maniera quasi perfetta lo slogan sessantottino che considerava le elezioni “trappole per coglioni”. Il principio di irrealtà del mondo della politica, in particolare sul tema della canapa, confligge necessariamente con i meccanismi di difesa, con chi ha riscoperto un rapporto subalterno con la politica. Per un mio amico geriatra, peraltro anche lui candidato, molte persone rischiano in questo processo di adeguamento alla follia di profezie irrealizzabili di indirizzarsi ulteriormente verso movimenti o partiti ulteriormente radicalizzati.

Solo alcune forze politiche hanno accennato alla politica sulla canapa come Sinistra italiana e Liberi e Uguali in Lombardia nell’incoerenza. Premesse e promesse spesso inconciliabili con la salute mentale sono il nuovo fattore infiammatorio in agguato per chi cerca o cercherà con una missione impossibile di giustificare ad ogni costo la propria coerenza anche nel campo della politica. La situazione paradossale

Per fortuna la politica sulla cannabis è una cosa seria. Forse è un bene che sia così distante da questo manicomio. È una delle poche riforme senza costi aggiuntivi per la popolazione e di cui si sta convincendo sempre più gente. E che potrebbe esser argomento di un dibattito aperto una

volta che si volesse convergere su proposte concrete e realizzabili. Solo alcune forze politiche hanno accennato alla politica sulla canapa come Sinistra italiana e Liberi e Uguali in Lombardia a parte un manifesto di Potere al popolo dove la pianta sembra costituita da una unica foglia di fico striminzita. Anche nel fronte apparentemente più favorevole nella precedente legislatura come i M5S sono sempre possibili passi in dietro per adeguarsi alla Realpolitik europea e magari per potersi rendere presentabili nei salotti. Ma anche nel raggruppamento elettorale di Liberi Uguali, nonostante l’ottima e conseguente battaglia dell’onorevole Daniele Farina e Giovani Paglia, non tutto è rose e fiori. Il principale candidato, l'ex procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, aveva lanciato nel 2009 l’allarme sulla “marijuana caucasica geneticamente modificata” dai narcotrafficanti per ampliare il principio attivo drogante. Una menzogna ripetuta sovente da portavoce spesso involontari del proibizionismo. È un dato di fatto come, nonostante gli esperti ufficiali di ogni orientamento si guardino bene di veicolare simili fesserie, nei corridoi della CND di Vienna si annidino numerosi e viperini spin doctors dello status quo. Grasso – che parlava di OGM a margine di un seminario del Csm dedicato alle indagini sul narcotraffico ¬aveva aggiunto che lo stesso allarme riguardava anche le foglie di

coca, anch’essa geneticamente modificata. Ultimo, ma non per importanza, Grasso aveva poi riferito come esperti delle tossicodipendenze avessero avuto modo “di visitare in Russia persone che avevano fatto uso di marijuana caucasica constatandone gli effetti deleteri”. Insomma tre perline delle tante a cui siamo abituati ma tutte meticolosamente infilate. Piuttosto curioso come tutto sia avvenuto a casa del presidente CSM il dr. Nicola Mancino, che come Ministro degli Interni era a suo tempo al corrente dei bizzarri esperimenti simil OGM intavolati dal nostro paese. Accusato di gravi delitti, come per la trattativa stato-mafia, Mancino potrebbe, messo alle strette, parlare di quello che i tedeschi chiamavano la cosiddetta “canapa tricolore”, sviluppata all’Istituto Colture industriali di Bologna con un progetto milionario che portò alla introduzione di una varietà da fibra antocianica, la “Red Petiole” ora regolarmente registrata. Un caso tanto bizzarro da divenire fonte di ilarità nella comunità scientifica mondiale. Le stranezze di cui sopra fanno tuttora parte della strana realtà di cui Grasso e tanti altri sono stati volontariamente o involontariamente tenuti all’oscuro e dalla cui ricomposizione deve poter emergere una nuova classe dirigente. Ne fa fede il grande interesse evocato dal tema cannabis nella base di Liberi ed Uguali. Sperando che la situazione evolva e che la discussione si faccia matura. Al di là delle tante promesse. Ma naturalmente dopo aver scelto.


Cannabis Lifestyle

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Il bong è morto. Viva il bong

Con l’aumento dei vaporizzatori il vetro ha ancora il suo appeal? Sebbene la sua storia possa essere datata indietro nei secoli, il caro vecchio bong è ora arrivato ad un bivio: con i cambi portati dalla nuova tolleranza verso la cannabis, o i trucchi per poterla utilizzare senza essere arrestati, gli amici di Maria hanno cambiato parecchio il loro modo di Giovanna Dark di consumarla negli ultimi anni. Diverse zone del mondo reclamano la paternità del bong, del narghilè, della pipa ad acqua, dello shisha o come preferite chiamarlo. Ci sono i famosi narghilè che secondo gli archeologi hanno visto la luce nell'antica Persia e in India, esistono poi scuole di pensiero che suggeriscono come il bong sia nato invece in Africa o che il termine derivi direttamente da "baawng", la parola thailandese per pipa di canapa. Qualunque sia la loro provenienza, le pipe ad acqua fanno parte globalmente del panorama culturale della cannabis ormai da decenni. Gli esperti del settore hanno però individuato un’inversione di tendenza nelle forme di consumo della cannabis, evidenziando come ci si stia spostando sempre più dal fumarla al vaporizzarla. Un metodo di assunzione che scalda il fiore, l’olio o il concentrato di cannabis, al limite della combustione, trasformandolo in vapore privo di fumo che evita tutti effetti collaterali che solitamente il fumo provoca a gola e polmoni. Sappiamo tutti molto bene – e i dottori e gli hipster non dimenticano mai di ricordarcelo – che il fumo fa male. Ma davvero possiamo immaginare un futuro senza joint, bong e chilloom? Per chi consuma cannabis, soprattutto a livello ricreativo, l’assunzione per combustione rimane ancora tra le preferite: in Europa, Italia compresa, non ha ancora preso piede l’idea di fumare blunt o di rinunciare a quel tanto di tabacco nella mista. Per quanti invece utilizzano la cannabis come terapia, la vaporizzazione rappresenta invece un indubbio vantaggio ma il vetro pare comunque mantenere il suo appeal. Martin, proprietario di Udopea – l’head shop della mitica Warschauer Straße a Berlino – ha deciso

di diventare un artista del vetro dopo essersi avvicinato alla cannabis durante l’adolescenza. È venuto in Italia per imparare i segreti della soffiatura dai migliori maestri vetrai ed ora, tra gli scaffali, propone anche le sue splendide ed elaborate creazioni. I prezzi non sono certo per tutte le tasche ma l’arte, si sa, si paga. Chiacchierando con lui ho avuto modo di farmi un’idea del mercato attuale: l’oggettistica e in particolare gli oggetti artigianali stanno avendo un vero e proprio boom. Gli acquirenti sono eterogenei: ci sono gli entusiasti della cannabis ma anche i collezionisti e i semplici estimatori. Guardando indietro di 10 anni, a quando ha cominciato a lavorare il vetro, Martin dice: «allora la sfida sotto il profilo tecnico era enorme, quasi quanto quella di essere socialmente accettati. Prima i bong non venivano esposti in vetrina, adesso finalmente possiamo esporre il nostro lavoro per quello che in ultimo è: arte». Con l’arte pare si possano anche fare dei bei soldi, soprattutto se si tratta di oggettistica per fumatori, e la tecnologia ha fatto la sua parte. «Dieci anni fa la gente non comprava bong online – spiega Martin – ora riusciamo a vendere sia ai singoli che ad altri shop in Germania e fuori. Nonostante nella maggior parte dell’Europa la cannabis rimanga illegale, è innegabile che tiri completamente un’altra aria». Sebbene Udopea sia famosa per i suoi capolavori in vetro, Martin e la sua squadra sono attrezzati per rispondere ad ogni richiesta, e non nascondono di aver ampliato soprattutto la sezione dedicata ai vaporizzatori. Ci sono addirittura delle interessanti combo, come i vaporizzatori che lavorano in abbinata con bong. «Basta mettere il dispositivo vaporizzante nel gambo discendente del tuo bong e questo vaporizza la tua erba – mi

Credits @ Flickr

spiega Martin – Quindi si, ti attacchi al bong, ma non rischi la classica tosse perché stai inalando vapore». Le meraviglie della tecnica! Poiché le alternative al fiore di cannabis, come concentrati, estrazioni e dab, diventano più ampiamente disponibili per i consumatori, molti esperti si aspettano che i vaporizzatori continuino a sviluppare un ampio seguito. Ma Martin crede che ci sarà sempre un posto nel mercato della cannabis per le splendide pipe ad

acqua e i loro vari ibridi con i vaporizzatori. «I bong – dice – sono in circolazione da così tanto tempo che le persone ormai li vedono come un oggetto di uso comune». Se non credete all’ottimismo di Martin, andate su YouTube e cercate “Ode To My Bong”. Il fatto che qualcuno scriva una canzione d’amore al proprio bong, filmandosi per giunta, conferma che la cara vecchia pipa ad acqua non deve ancora temere l’estinzione!

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70 Il più grande evento della cannabis in Olanda: 17 giugno

Il Cannabis Liberation Day celebra la sua 10a edizione ad Amsterdam Il Cannabis Liberation Day, il più grande evento sulla cannabis e sulla canapa a essere organizzato nei Paesi Bassi, celebra la sua decima edizione quest’anno, con un palinsesto spettacolare di relatori internazionali, gruppi e una novità: le Olimpiadi della Cannabis. Come sempre, l’ingresso al protestival all’aperto nel Flevopark di Amsterdam è gratuito. Nei primi tre anni, il Cannabis Liberation Day si è tenuto il primo fine settimana di maggio, coincidendo con la Global Marijuana March. La decisione di spostarlo a metà giugno nel 2012 è stata dettata dalla volontà di trovare condizioni meteorologiche migliori: cosa non da poco per un evento all’aperto nei Paesi Bassi. Il Cannabis Liberation Day è organizzato dal VOC, Unione per l’abolizione della proibizione

della cannabis, una ONG olandese che si batte per ottenere la liberalizzazione. “In occasione del Cannabis Liberation Day festeggiamo la cultura internazionale della cannabis”, spiega il Presidente del VOC Derrick Bergman, “mostrando tutto ciò che questa pianta ha da offrire. Siamo un protestival, ossia un festival con un messaggio chiaro. Ci battiamo per ottenere la liberalizzazione della cannabis e un ampio utilizzo di questa pianta a scopo medico, in alternativa all’alcol e come materia prima sostenibile. E protestiamo contro la repressione e la criminalizzazione della pianta, in favore di chi fa uso di cannabis, dei coffee shop e dei coltivatori. Tutto ciò è ancora assolutamente necessario: le politiche olandesi sulla cannabis sono passate da tolleranti e progressiste a completamente repressive. Il mondo sta andando avanti, mentre noi facciamo passi indietro. Leviamo il nostro coro di protesta contro tutto ciò e invitiamo relatori stranieri a parlare della legalizzazione nei loro Paesi.” La location dell’evento contribuisce ulteriormente all’atmosfera distesa e rilassata: il Flevopark è uno dei parchi più antichi e più grandi di Amsterdam. Vera Bergkamp, membro olandese del Parlamento, ha preso parte al Cannabis Liberation Day per ben due volte e l’ha definito “il festival più rilassante a cui abbia mai partecipato” su Twitter. Il palco principale, con i gruppi, i DJ e i relatori dei

Paesi Bassi e di altri Paesi è il cuore pulsante dell’evento. Nell’area Hemp Market, diverse aziende e organizzazioni che operano in tutta Europa nel settore della cannabis e della canapa parlano di ciò che fanno. Si può dire che tutto ciò che qui ha a che vedere con la pianta è in vendita, tranne la cannabis stessa, naturalmente. La "Cannabis University", lanciata nel 2017, vanta un ricco programma di dibattiti, sessioni domande e risposte e lezioni magistrali, cui partecipano alcuni dei grandi nomi del mondo della cannabis. Fra i relatori confermati per quest’anno figurano il ‘Guru della Ganja’ Ed Rosenthal (USA), l’autore di successo e cowboy del biologico Doug Fine (USA), la veterana attivista della cannabis Dana Larsen (Canada) e la Dagga Couple (Sudafrica). Fra i protagonisti musicali ci sono la band stoner preferita in Francia, Le Peuple de l‘Herbe, la spettacolare band multietnica Nusodia ed è in arrivo la band reggae e soul sensation Samora di Amsterdam. Fra le altre novità del Cannabis Liberation Day ci sono il Vape Lounge ospitato dallo sponsor principale Amsterdam Genetics / Boerejongens coffee shop e il tradizionale e gratuito “Zweefmolen” olandese, o Passo del Gigante. Una new entry sono le Olimpiadi della Cannabis, che consistono in cinque divertenti prove. I primi 500 visitatori a completare le cinque prove vinceranno una medaglia e tutti i partecipanti potranno partecipare a un sorteggio per vincere una vacanza a Barcellona all’insegna della cannabis. Ciò che rende davvero interessante il Cannabis Liberation Day è il fatto che fare uso di cannabis è completamente legale (se si hanno più di 18 anni) all’evento. Il coffee shop più vicino è ben posizionato, a circa 800 metri a piedi dal parco. L’evento offre un mix di eventi d’intrattenimento e formazione, come ha sottolineato il giornalista del mondo della cannabis Bill Griffin in The Marijuana Times: “Il Cannabis Liberation Day è un giorno da segnare nel calendario europeo della cannabis, poiché permette alle persone di festeggiare e divertirsi, ma allo stesso tempo sensibilizza su tutto ciò che deve essere fatto per far progredire le cose.” Cannabis Liberation Day 2018 Domenica 17 giugno, 14.00-22.00 Flevopark – Amsterdam Ingresso libero Website: www.cannabisliberationday.org Twitter: @cannabisdayams

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Nome Pagina 4.20 Hemp Fest 44 420 Italia 66-67 Advanced Seeds 38 Alien Seeds 66-67 Amare Technologies 44 Atami 72 Bahia 66-67 Bio Tabs 58 Botanica Urbana 55 Buddha Seeds 32 Campacavallo 65 Campo di Canapa 66-67 Canapa Medica 52 Canapajo 66-67 Canna 23 CB Weed 31 Chacruna 63 Chacruna 66-67 City Jungle 63 Cvltvs 68 Devida Grow Shop in Bari 66-67 Devil's Weed 58 Dinafem Seeds 1 Dinafem Seeds 5 Do.Is. 66-67 Doctor Green 66-67 Dr. Underground 45 Dream Planet 64 Dream Planet 66-67 Dutch Passion 41 Easy Joint 1 Ed Rosenthal 27 Eko Growshop 66-67 Exotic Seed 55 Fior di Canapa 63 Foglie D'Erba 1 Foglie D'Erba 66-67 Garden West 60 Green Passion 69 Green Utopia 63 Greentown 58 Grow Go 66-67 Growerline 66-67 Guano Kalong 60 Happy Life 69 Hempatia Canapa Shop 65

Hemporium 66-67 Hemptown 66-67 Humboldt Seed Organization 14 Hydrorobic 65 I Sentieri del Benessere 66-67 Idroponica.it 1 Idroponica.it 2 Indica Sativa Trade 47 Indoorline 52 Jorge Cervantes 34 La Bottega del Verde 69 Legalized 66-67 Linea-Herba 11 Mary Jane Berlin 12 Metamorfose 66-67 Micro Genetica 63 Mycologics 63 Mysticanza 66-67 Natural Store 66-67 Near Dark 7 New Biogroup 66-67 New Energy 69 Non Solo Erba 65 Nuova Dimensione 58 Nuova Pasquini Bini 37 Orto Biologico Shop 66-67 Panoramix Genetics 1 Paradise Seeds 1 Paradise Seeds 29 Paradise Seeds 47 Procare 63 Pyramid Seeds 48 Royal Queen Seeds 71 Secret's Garden 60 Serious Seeds 50 Sir Canapa 64 Skunkatania 66-67 Sweet Seeds 1 Sweet Seeds 9 Sweet Seeds 17 Top Crop 20 Weed Rush 60 Wilma's Lawn & Garden 48 Yerba Santa 63 Zion Growshop 68 Zoe's Seeds 43

Colofon Soft Secrets Italia è pubblicato da: Discover Publisher BV P.O. Box 362, 5460 Veghel, Paesi Bassi Tel: 0031 - 73 54 98 112 e-mail: readers@softsecrets.nl Sito internet: www.softsecrets.com Editore: Cliff Cremer Collaboratori: Franco Casalone, Ed Rosenthal, Jorge Cervantes, Enrico Fletzer, Clod, Giovanna Dark, Carlos Rafael Esposito, J. Searcher, Mr. Jose, Robert B., Stoney Tark, Jim Stewart, e tanti altri. Traduzioni: Valefizz Indirizzo redazione: Soft Secrets Italia E-mail: readers@softsecrets.nl Pubblicità: Fabrizio E-mail: fabrizio@softsecrets.nl Tel: 0039 - 36 65 44 66 94 Soft Secrets è pubblicato nei Paesi seguenti: Paesi Bassi (Highlife Magazine), Germania, Austria,

Svizzera, Regno Unito, Francia, Spagna, Italia, Polonia, Repubblica Ceca, Cile e Argentina Soft Secrets Italia non intende in alcun modo incentivare condotte vietate. Tutte le informazioni contenute sono da intendersi ai fini di una più ampia cultura generale. La redazione e i collaboratori non si assumono nessuna responsabilità per un uso imporprio delle informazioni contenute nella rivista. L’editore e i distributori non sono da intendersi implicitamente d’accordo con i contenuti pubblicati. Nessun contenuto di questa pubblicazione può essere copiato o riprodotto in alcun formato senza autorizzazione degli editori. L'editore ha fatto il possibile per contattare tutti i detentori di copyright del materiale fotografico. Chi pensasse ancora di possedere tali diritti è pregato di contattare l'editore.

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