IL GOVERNO ASSESTA UN COLPO DURISSIMO
ALLA FILIERA DELLA CANAPA ITALIANA
Con quello che definire “un passo indietro” sarebbe un eufemismo, il ministero della Salute ha ha revocato la sospensione del decreto del primo ottobre 2020, che inseriva le “composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo (CBD) ottenuto da estratti di cannabis” nella tabella dei medicinali allegata al testo unico sugli stupefacenti. Una stretta proibizionista arrivata con un decreto a sorpresa e che va a colpire duro i commercianti di cannabis light, il cui settore è stato sempre nel mirino della destra. Favorite però le farmacie, dove questi prodotti potranno invece essere venduti normalmente.
In base a una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea del 2020, i prodotti a base di Cbd non devono essere considerati come stupefacenti. Nonostante ciò, il governo Meloni è riuscito comunque a trovare una scappatoia per continuare la sua ideologica battaglia proibizionista contro la cannabis, al fine di attaccare il gruppo commerciale di riferimento, andando a considerare come sostanza stupefacente solo le “composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo”. Ora, con l’eliminazione della sospensione, il decreto è entrato definitivamente in vigore il 20 settembre e l’Italia è diventata l’unico paese in Europa - e forse nel mondo - che considera le preprazioni ad uso orale di CBD come stupefacenti alla stregua degli oppiacei. La scelta ministeriale sembra quindi non tanto il frutto della volontà di tutelare la salute umana e veterinaria, quanto piuttosto un piano ben preciso per danneggiare chi verrà escluso dalla
possibilità di poter vendere i prodotti a uso orale, ovvero i negozi di cannabis light. Se infatti, questi stessi negozi potranno comunque continuare a vendere cannabis a basso contenuto di THC e i suoi derivati, dovranno smaltire lo stoccaggio di tutto quello che è possibile assumere per bocca. Spariranno dunque gli oli di CBD in libera vendita, a meno che non siano preparati con CBD sintetico, che invece non rientra nel provvedimento. La mannaia del Governo Meloni non si abbatterà però solo sui piccoli commercianti, gli stessi che a favor di microfono dice di voler difendere. I danni economici colpiranno l’intera filiera che si occupa di produzione, trasformazione e commercializzazione di estratti di canapa a base di cannabidiolo, perché, al contrario di quanto raccomanda l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la loro vendita richiederà di passare attraverso un rigoroso e
costoso sistema di registrazione come farmaco presso il ministero della Salute.
Viene quindi spontaneo chiedersi quali siano gli interessi economici che il governo Meloni sta davvero cercando di avvantaggiare con questa mossa. A occhio, sembra si tratti di quelli delle lobbies farmaceutiche. Come ha osservato puntualmente Mario Catania su Cannabisterapeutica.info del 22/08/2023 “se il governo avesse voluto che altri oli potessero circolare in Italia, sarebbe bastato inserire delle soglie nel decreto e specificare che, ad esempio, sotto al 10% di concentrazione l’olio possa essere considerato come un integratore, e sopra, come un farmaco. Cosa che non è stata fatta”.
di Giovanna Dark
photo: Credits - Cristi Ursea, Unsplash
Il modo più rapido e semplice per ottenere abbondanti raccolti di potenti infiorescenze come un grower professionista.
Pag.
Wedding Cake
Una grande fetta di torta ai fiori con glassatura extra per favore!
Pag.
Fumare erba secondo le regole L’accidentato percorso della Germania verso la cannabis libera
Pag.
Orange Apricot Glue
XL Auto
La dea appiccicosa di Sweet Seeds
Pag.
ABC sull’essiccazione del raccolto
Pag.
L’Hashishene
Un terpene di produzione marocchina
Coni Herbal Aleda
I Coni Herbal aLeda sono la perfetta armonia tra praticità ed eleganza. Realizzati con foglie di tè alla camomilla, questi coni sono disponibile nelle versioni King Size e Mini Size, sempre pronto nel suo tubo di vetro. Il loro design raffinato si sposa con la praticità del pre-rollato; basta riempirlo con la tua miscela preferita.
aLeda, la prima marca brasiliana di carte da rollare. Contattaci all‘indirizzo contato@aleda.com
RHIZOTONIC
RHIZOTONIC é un potente stimolatore dell´apparato radicale ricco di vitamine ed oligoelementi. Grazie alla sua composizione unica, derivata dalle alghe marine, aumenta le difese naturali della pianta.
Per risultati piú rapidi RHIZOTONIC puó anche essere nebulizzato sulle foglie, questa tecnica é particolarmente indicata se le piantine sono all´inizio del loro sviluppo o se sono talee.
* Garantisce un apparato radicale sano, vigoroso e ben sviluppato
* E’ utilizzabile con ogni substrato di coltivazione, sia nella soluzione di nutrienti che per via fogliare
* Particolarmente indicato in caso di talee, piante appena travasate o stressate
www.canna-it.com
CROPMAX DI HOLLAND FARMING
CROPMAX è un biostimolante di origine vegetale prodotto dal 1991 da Holland Farming. Questo prodotto super-concentrato stimola il metabolismo delle piante e le supporta nella fase fenologica in cui si trovano. L’azione di CROPMAX è sistemica, viene assorbito molto velocemente all’interno della pianta e, se messo in miscela con altri prodotti, li veicola all‘interno della pianta stessa.
CROPMAX aiuta la pianta a uscire dalle situazioni di stress (biotici e abiotici) grazie alla sua formulazione di amminoacidi a catena corta, oligoelementi, microelementi, promotori della crescita e vitamine.
Da non considerarsi come nutrizionale NPK. Made in Holland.
www.cropmax.nl
TERRA AQUATICA: FULVIC
Il Fulvic favorisce l’azione dei fertilizzanti ottimizzandone l’efficacia. A prescindere dalla loro concentrazione, la qualità e la composizione dell’acido fulvico determinano l’efficacia del trattamento. Ottenuto da una fonte estremamente pura, Fulvic è un tonico in grado di sviluppare la capacità d’assorbimento dei minerali da parte delle piante assicurando:
• Un migliore sviluppo delle radici
• Raccolti maggiormente precoci
• Maggiore vigore e resistenza alle malattie
• Aromi e fragranze più persistenti
• Contenuto superiore di oli essenziali
• Rese significativamente più elevate
www.terraaquatica.com
Coltivazione
Yakandi/ yakandi.medicinal@gmail.com
LEMON OG AUTO UNA
PIANTA CHE TI FARÀ APPREZZARE LE AUTOFIORENTI
Di solito non coltivo varietà autofiorenti perché quelle fotodipendenti sono più adatte al mio metodo di coltivazione. Tuttavia, in uno spirito di sperimentazione, ho germinato alcuni semi di Lemon OG Auto prodotti da 00 Seeds alla fine dell’anno scorso, in modo che fossero pronti per il raccolto primaverile. Un mese prima avevo già germinato alcune varietà fotodipendenti. Grande è stata la mia sorpresa quando ho visto la Lemon OG raggiungere e superare rapidamente la taglia delle altre piante e sono stato ancora più sorpreso dalla sua eccellente resa.
Normalmente non è raccomandabile trapiantare le autofiorenti per evitare qualsiasi stress durante la loro breve vita ma, essendo state germinate in inverno, è stato necessario tenerle all’interno per un po’ prima di trasferirle nel loro vaso definitivo in serra. Esattamente un mese dopo le quattro plantule sono state trapiantate in un grande vaso da 300 L di terriccio organico con pacciamatura di foglie di palma. Il trapianto è riuscito e le piante non hanno mostrato alcun segno di stress, anzi, hanno continuato a crescere rapidamente.
Questa varietà ha una struttura robusta e resistente al vento; se coltivata all’aperto, e anche senza stecche laterali, è in grado di reggere molto bene il peso delle cime.
una volta al mese. Grazie a questa protezione le piante non sono state colpite da nessun parassita e hanno sviluppato una microfauna sana nel substrato.
Tutti i fiori erano secchi e maturi, con un peso secco di 140 g, pari 560 g per metro quadro (peso equivalente di quattro piante). Questo risultato ha persino superato la resa approssimativa indicata da 00 Seeds nella descrizione della varietà: 450 - 500 g/m2. A metà aprile, noi tutti abbiamo potuto apprezzare i deliziosi terpeni e l’effetto pungente di questa pianta eccezionale. Il sapore è dolce, citrico, aromatico e floreale. Si consiglia di utilizzare un vaporizzatore d’erba per assaporarla al 100%.
Esattamente due settimane dopo il trapianto nel vaso grande, la Lemon OG Auto ha continuato a crescere senza mostrare segni di stress.
Germinazione e condizioni di coltivazione
I miei esemplari di Lemon OG Auto sono stati germinati il 23 dicembre. Grazie al clima subtropicale in cui mi trovo, la temperatura non scende molto in inverno ed è sufficiente tenere le piante al chiuso per un mese prima di portarle in serra, dove ho la possibilità di utilizzare sia la luce naturale esterna che quella delle lampade da coltivazione. Le varietà autofiorenti sono la scelta ottimale se si vuole coltivare nei periodi dell’anno in cui le ore di luce aumentano, in quanto non regrediscono allo stadio vegetativo. Per questo motivo, sapevo fin dall’inizio che non mi sarei preoccupato di un’eventuale “rivegetazione” di questa varietà, caratteristica che personalmente trovo molto interessante.
La temperatura durante la coltivazione oscillava tra i 15ºC e i 28ºC, essendosi anche verificate un’ondata di freddo a febbraio e una di calore a marzo, che hanno influenzato un po’ la crescita delle mie fotodipendenti, senza però influire sulla Lemon OG Auto. La luce naturale ha favorito il rapido sviluppo di una struttura robusta e sana: gli esemplari hanno condiviso il ciclo di luce di 18 ore con le mie piante fotodipendenti fino alla prima settimana di febbraio, quando la fioritura stava già cominciando. Durante la fioritura le piante hanno ricevuto tra le 10 ore e mezza e le 12 ore di luce. Per questa coltivazione sono state utilizzate microdosi di Advanced Nutrients e un infuso di compost aerato due volte al mese (in cui ho alternato humus di lombrico e humus di alghe).
Crescita inarrestabile e fogliame denso È stata una piacevole sorpresa vedere crescere sani i miei esemplari di Lemon OG Auto, che hanno superato tutte le altre varietà nella serra solo due settimane dopo il trapianto nel grande vaso comune. Anche le foglie erano più grandi e i rami forti e resistenti, tanto che ho dovuto irrobustire con un tutore solo lo stelo centrale.
Volevo evitare di potarle per non interrompere il ciclo di crescita, ma il fogliame estremamente denso mi ha costretto a recidere i rami più bassi e alcune foglie grandi sia alla fine della fase di crescita che durante la fioritura. I rami erano così numerosi e le foglie così grandi da proiettare tanta ombra dal centro della pianta in giù. Ho così dovuto sfrondare un po’ tutti gli esemplari.
La fioritura ha scatenato un’esplosione di terpeni
Già a metà febbraio ho notato che cominciavano a formarsi abbondanti cime. Le piante hanno goduto di buona salute per tutta la durata del test di coltivazione. A giorni alterni ho applicato i seguenti spray fogliari preventivi: olio di neem con sapone di potassio, propoli e Bacillus thuringiensis (durante la fioritura). Ho anche applicato Epik
La Lemon OG ha continuato a crescere vigorosamente in fase di fioritura, raggiungendo un’altezza di 1,70 metri. Sono apparse numerose cime per tutta la lunghezza dei rami, che si sono poi espanse fino a coprirli interamente. La cima centrale di uno degli esemplari (c.d. cola) era fra le più grandi dell’intera coltivazione. L’aroma dolce di agrumi e il sentore di pino inondavano la serra: la pianta era così resinosa che, anche potando alcune foglie per alleggerirne il peso, le cesoie restavano completamente sporche di resina.
Una varietà generosa Quando è arrivato il momento del raccolto, all’inizio di aprile, mi è sembrato di trovarmi di fronte a una specie di albero magico infinito. Ogni ramo
L’effetto di questa varietà è equilibrato, tendente leggermente all’indica. È però percepibile anche l’origine sativa. Grazie all’elevato contenuto di THC, che può superare il 20%, l’high mentale è molto intenso quando inizia a fare effetto. La Lemon OG Kush è degna erede della OG Kush (come risulta evidente dalle notevoli proprietà calmanti conseguenti all’alto contenuto di THC) ma condivide anche alcuni tratti con la sua parente Lemon Skunk, per il suo odore pungente e le forti sensazioni corporee. È una varietà facile da coltivare, che non richiede molte sostanze nutritive ed è poco esposta a patologie (o addirittura totalmente immune). Consigliata a chi vuole ottenere un buon raccolto con pochi sforzi e un investimento minimo.
è stato reciso separatamente per via del peso e delle dimensioni. In quanto all’essiccazione, la prima fase è stata eseguita in un piccolo capanno di legno con un ventilatore. La seconda è invece avvenuta all’interno di una tenda di essiccazione provvista di ventilatore e deumidificatore. Sulle cime non si sono verificate infestazioni gravi di muffa, botrite o di altro genere per tutto il periodo di coltivazione.
Coltiviamo con Ed Rosenthal
Di Ed RosenthalLa rivoluzionaria coltivazione sul balcone di Dennis Peron
Nel 1969 Dennis Peron è giunto in un corazzato dal Vietnam a San Francisco. Ha deciso di fermarsi, ha trovato un alloggio e ha aperto il suo borsone per iniziare a spacciare il chilo di cannabis del sud-est asiatico che aveva portato con sé. Da quegli inizi, Peron è diventato il fondatore del primo dispensario di cannabis per uso medico negli Stati Uniti, offrendo un modello rivoluzionario di cure compassionevoli che prevedeva l’offerta gratuita di cannabis a chi non poteva permettersela. Era un leader del movimento di riforma della cannabis ed era anche mio amico. Dennis è mancato il 27 gennaio 2018. In molti lo hanno compianto e questa edizione del Cannabis Grower’s Handbook è dedicata alla sua memoria. Dennis è stato uno dei primi attivisti della cannabis per uso medico negli Stati Uniti. La comunità medica e l’industria della cannabis in tutto il mondo hanno un debito di eterna gratitudine nei confronti di Dennis, che ha assistito all’ingiustizia che vedeva persone malate costrette a sopportare il dolore quando in realtà esisteva una medicina in grado di alleviare le loro sofferenze e ha deciso di rettificare la situazione. Originario del Bronx, Dennis è cresciuto a Long Island e ha prestato servizio nell’aeronautica
California che, per la prima volta nella nazione, consentiva ai pazienti che avevano una raccomandazione scritta del proprio medico di detenere e coltivare cannabis.
The Cannabis Buyers Club è stato chiuso nel 1996 dall’allora Procuratore Generale della California Dan Lundgren, un fanatico di ultradestra; tuttavia, la diga si era rotta e decine di nuovi dispensari medici sono stati aperti da ex lavoratori formati nel dispensario di Dennis. Ora ci sono decine di migliaia di dispensari in Paesi di tutto il mondo. Dennis non ha più riaperto il suo dispensario. Era più un operatore sociale e un innovatore sociale e non aveva l’ambizione di diventare un imprenditore. Dennis è sempre stato un grande fautore della cannabis coltivata in casa e della possibilità per i pazienti di coltivare la propria medicina. La sua era una delle mie coltivazioni preferite da visitare per la diversità delle piante. Spesso riceveva cloni da amici e coltivava piccole piante a rotazione costante. Partiva dai cloni in lana di roccia in una piccola stanza. Una volta diventati grandi a sufficienza, li trapiantava in contenitori di diverse dimensioni che potevano essere spostati in modo da poter manipolare il ciclo di fioritura spostandoli al buio e in zone soleggiate della terrazza. Quando sono andato a trovare Dennis nel 1994, le piante si crogiolavano al sole del primo pomeriggio. Un gruppo si trovava su una mensola appositamente costruita lungo la recinzione del porticato e un altro gruppo era stato posto su un tavolo in un porticato soleggiato.
statunitense durante l’offensiva del Têt dei Viet Cong nel 1968. Dennis ha scelto di trasferirsi a San Francisco per la libertà che è riuscito a trovarvi.
A quel tempo l’omosessualità era ampiamente discriminata in tutto il Paese, ma a San Francisco la popolazione gay era molto folta.
Nel giro di pochi anni ha aperto un caffè, The Island, al piano inferiore del suo negozio di cannabis, che si trovava al secondo piano. The Island aveva un’atmosfera accogliente e si faceva uso di cannabis per politica del locale. Nel 1973 ho firmato il contratto per il mio primo libro, Marijuana Grower’s Guide, proprio in quel locale.
Nel 1978 Dennis ha redatto la Proposition W di San Francisco, ha raccolto le firme per portarla al voto e il 63% degli elettori si è dichiarato in favore, approvando la richiesta di un cessate il fuoco nella guerra alla cannabis e facendo di San Francisco la prima città della nazione con una legislazione “a priorità minima”.
Nel 1993 il partner di Dennis, Jonathan West, è mancato a causa dell’AIDS. Dennis aveva visto il sollievo che la cannabis offriva a Jonathan mentre il virus devastava il suo corpo. Alleviava la nausea, l’anoressia e il dolore alle articolazioni e ai nervi.
Dennis ha aperto il primo dispensario medico degli Stati Uniti, The Cannabis Buyers Club. Dennis sapeva di correre un rischio, ma il successo è stato immediato e nel giro di pochi mesi oltre 5.000 pazienti si erano iscritti al club.
Nel 1996, Dennis è stato coautore della Proposition 215, l’iniziativa sulla cannabis medica in
Ogni sera metteva le sue piante in una piccola stanza o in un luogo riparato outdoor ricoperto con plastica opaca perché venissero protette sia dalla luce diffusa sia dall’aria fredda della notte di San Francisco, che può scendere da una temperatura diurna di circa 25°C a una temperatura di circa 11°C o addirittura 6°C durante la notte. A tutte le piante veniva forzata la fioritura quando erano piccole, in modo tale che rimanessero gestibili, al di sotto dei 60 cm di altezza. Le marche di fertilizzante e di terriccio variavano perché gli amici spesso gli regalavano il materiale. San Francisco è fresca d’estate perché l’aria fredda del mare incontra l’aria calda dell’entroterra, creando nebbia. I venti cambiano intorno al giorno della Festa del Lavoro, il che significa che il sole riesce a penetrare. Settembre è il mese più caldo dell’anno in città, con un clima caldo e sereno. Il clima fresco dell’estate ritarda la crescita
e la maturazione, quindi le varietà ci mettono il 20-30% in più per crescere e maturare.
Il clima fresco ha i suoi vantaggi. Le condizioni miti rendono molto meno probabile la presenza di danni ambientali. Ci sono pochi problemi a livello di insetti. Inoltre, le piante non soffrono se i contenitori si riscaldano troppo e danneggiano le radici.
Quando sono andato a trovare Dennis, le sue piante erano in fasi diverse di crescita, da quelle prossime al raccolto ai cloni che si stavano sviluppando per diventare piante giovani, grazie al clima mite di San Francisco.
Nel corso dell’anno la temperatura diurna scende di rado al di sotto dei 4,5°C e anche in inverno la temperatura può salire fino a circa 25° C. Le piante possono essere coltivate tutto l’anno, soprat-
tutto in queste condizioni, in quanto ricevono la luce del sole durante il giorno e vengono protette dall’aria fredda durante la notte.
Alla fine di settembre, le piante iniziavano subito a fiorire, a meno che non ricevano un apporto luminoso supplementare che interrompeva il lungo periodo di buio. Poi, una volta che erano sufficientemente alte, venivano spostate all’esterno per fiorire con il lungo regime notturno di buio ininterrotto.
La coltivazione di Dennis non traboccava solamente di piante sane, era ricca di significato storico ed era un piccolo riflesso dell’importanza di Dennis nella lotta per porre fine al proibizionismo della marijuana.
COME RIDURRE LO STRESS DA CALDO OUTDOOR NELL’EUROPA DEL SUD
Con l’avvicinarsi del mese di agosto, i coltivatori che vivono nell’Europa del Sud si troveranno alle prese con un forte caldo e continueranno a farlo fino a settembre inoltrato. L’estate può essere brutale ed estremamente impegnativa se si coltiva Cannabis all’aperto, ecco perché in questo articolo vi spieghiamo come proteggere le vostre piante dal caldo soffocante, qual è il momento migliore per annaffiare, i segnali di stress da calore e altri fattori da prendere in considerazione per consentirvi di produrre un raccolto outdoor senza stress.
I rischi potenziali dello stress da calore
Il termine stress da calore indica il fenomeno secondo cui una pianta di Cannabis mostra segnali di stress dovuti a temperature eccessivamente elevate. La pressione a cui sono sottoposte le piante per traspirare l’acqua ed effettuare la fotosintesi può giocare un ruolo enorme nel raccolto finale. Ci sono rischi associati allo stress da calore e di seguito ne vengono trattati alcuni.
3. Foglie e fogliame secchi
Questa è la prima cosa che noterete e può essere l’innesco di un effetto a catena senza fine se non viene risolta in tempo. I bordi delle foglie a ventaglio e delle foglie più piccole possono risultare leggermente piegati verso l’alto. Un altro segnale può essere il fatto che le foglie diventano fragili e se vengono toccate cadono dalla pianta con facilità. La salute, la consistenza cerosa e il colore verde delle foglie determinano la quantità di luce assorbita dalle piante, la produzione di zuccheri e il tasso di crescita.
4. Vasi e radici calde
Probabilmente non si pensa a quanto possano diventare roventi i terrazzi piastrellati, ma in alcu-
ni casi sono eccessivamente calde addirittura per camminarvici. Non ci vorrà molto perché qualsiasi tipo di pianta che si trovi sulla pavimentazione di un terrazzo caldo si senta a disagio a causa del surriscaldamento delle radici e del terreno. Un segnale di stress da caldo per le piante è una zona radicale secca, sottile e fragile, che non presenta la natura luminosa, bianca e soffice a cui siamo abituati. Potete essere certi che i batteri e i funghi benefici presenti nel vaso stanno lottando per la sopravvivenza e stanno per combattere con i batteri nocivi che prosperano in un ambiente povero di ossigeno.
5. Crescita stentata
A volte può essere difficile accorgersi se una pianta di cannabis rallenta la crescita per qualsiasi motivo e in genere lo si nota dopo 5-7 giorni, quando i
cambiamenti sono minimi. Le basse temperature sono una delle principali cause di una crescita stentata e di una limitata resa produttiva, ma anche lo stress termico può esserlo. Le piante di cannabis, che non sono resistenti al calore o all’umidità come le altre, spesso soffrono di più e sono le prime a mostrare segnali di crescita stentata.
6. Piante alte e sottili
D’altro canto, uno degli aspetti negativi dell’esposizione delle piante di cannabis outdoor a temperature diurne così elevate può essere il fatto che diventino piante alte. Il clima caldo può spesso comportare un deciso aumento della spaziatura internodale e, una volta che le piante iniziano a fiorire, può portare le piante a diventare alte, sottili e difficili da manutenere. Alcune cultivar sono più inclini di altre ad allungarsi e a diventare molto più alte rispetto a quelle coltivate al chiuso.
Come si combatte lo stress da caldo?
Si possono mettere in atto alcune strategie, anche quando si lotta contro ondate di caldo da record, che possono fare una grande differenza nella qualità e nella quantità del vostro raccolto. Ecco alcune soluzioni facili ed economiche che vi aiuteranno a tenere sotto controllo i mesi di luglio e agosto.
Reti ombreggianti – Sono un modo molto semplice ed economico per ombreggiare le piante outdoor, consentendo di ridurre l’intensità luminosa fino al 50%. Le reti ombreggianti devono essere utilizzate solo nelle ore più calde della giornata per mantenere l’aria intorno alle piante molto più fresca.
1. Elevati livelli di umidità
È già abbastanza difficile cercare di dormire la notte in Paesi come la Spagna, la Grecia e l’Italia, quando le temperature diurne superano i 35 gradi e quelle notturne scendono a 26-28 gradi centigradi. Le piante di cannabis che crescono all’aperto devono spesso lottare contro gli elevati livelli di umidità, il che non costituisce necessariamente un problema durante la fase vegetativa e prefiorale, ma può diventare devastante durante la produzione di fiori, causando muffe.
2. Irrigazione insufficiente o eccessiva
Molti coltivatori alle prime armi hanno spesso l’impressione che il momento migliore per alimentare in modo sostanziale le piante outdoor di grandi dimensioni sia la fase più calda della giornata. In realtà è la cosa peggiore che si possa fare e, con il tempo, si rivelerà estremamente inefficiente per quanto riguarda l’utilizzo dell’acqua. I momenti migliori per innaffiare le piante sono la mattina e la sera.
Tunnel in polietilene – Si tratta di un’altra soluzione per proteggere le colture outdoor dagli intensi livelli di raggi U.V. che i coltivatori che vivono in un’area montuosa possono dover affrontare. I tunnel in polietilene possono essere realizzati usando fogli di polistirolo, tubi di plastica da 5-7,5 cm e pali di legno per sostenerli.
Sistemi d’irrigazione - Si tratta semplicemente di collegare un tubo flessibile all’uscita di una testina d’irrigazione, che può irrigare il terreno prima dell’alba o al tramonto. Gli impianti d’irrigazione sprinkler possono fornire la quantità d’acqua ideale e consentono di ovviare all’irrigazione manuale.
Conclusione
A volte non c’è proprio nulla che possiamo fare per impedire a Madre Natura di fare ciò che sa fare meglio. Il nostro consiglio è quello di piantare sempre di più di quanto non si sia progettato, per fare fronte all’eventuale perdita di piante dovuta allo stress da caldo. Le reti ombreggianti, i tunnel in polietilene e l’annaffiatura quando le piante si trovano all’ombra saranno molto utili durante la calda stagione estiva. Buona fortuna nel mantenere il vostro raccolto outdoor ben protetto e pieno di terpeni!
20 anni di Hortitec
HORTITEC: PARLIAMO CON IL GROSSISTA LEADER IN EUROPA PER TECNOLOGIA, QUALITÀ E PREZZO
A 20 anni dalla sua creazione, abbiamo contattato Hortitec, azienda di vendita all’ingrosso e punto di riferimento per la qualità in tutta Europa chiedendo un’intervista all’amministratore delegato dell’azienda, Nacho Vidal, che ci ha parlato degli elementi chiave della crescita aziendale. Questi elementi sono molti, ma si possono riassumere in uno solo: orientamento al cliente.
Nel corso degli anni avete avuto diverse sedi, ma questo ultimo cambio di capannone è stato fondamentale: può illustrarci in cosa consiste l’ammodernamento tecnologico di questo nuovo capannone, descrivendone i vari processi sin dal momento in cui viene ricevuto un ordine.
Alla fine, si cerca sempre di ottenere la massima agilità e precisione, in modo da evadere l’ordine ricevuto dal cliente in modo impeccabile e nel più breve tempo possibile. Abbiamo interamente digitalizzato il magazzino, utilizzando diversi software che controllano il catalogo dei prodotti e le relative scorte, nonché diversi strumenti di preparazione ordini, tra cui palmari, tablet... Pur essendo un sistema moderno ed efficace, stiamo lavorando per ottimizzarlo ancora di più. Vogliamo arrivare a realizzare il magazzino tecnologicamente più avanzato della Comunità Autonoma Valenzana. A tale scopo, puntiamo essenzialmente a un costante miglioramento per minimizzare eventuali errori che potrebbero ripercuotersi sui nostri clienti.
Tra l’altro, a livello di Cannabis, il vostro è il magazzino tecnologicamente più avanzato d’Europa.
Sì, ma non vogliamo che questa sia una scusa per rimanere inerti. Tutt’altro, come abbiamo detto, continuiamo a migliorarci. Poco fa ho incontrato il direttore finanziario e i due responsabili del magazzino per conoscere le ultime novità, acquistare ciò che ci conviene e continuare a essere leader del mercato. Piuttosto che guardare ad altri grossisti, la nostra idea è di concentrarci sul cliente offrendogli il miglior servizio possibile. Questo è l’obiettivo di tutta l’organizzazione aziendale, dalla prima persona in magazzino, passando per le vendite, per arrivare all’assistenza tecnica e al web: tutto è progettato pensando al cliente. Insomma, in tutti i rapporti interfunzionali, Hortitec ha un chiaro orientamento al cliente.
Il catalogo Hortitec è un punto di riferimento sul mercato e si è evoluto nel corso degli anni.
A dire il vero il nostro catalogo richiede molto lavoro, con le sue 7500 referenze e anche più. È un catalogo vivo, in cui abbiamo ancora intere fa-
miglie di prodotti da inserire e pensiamo di poter arrivare fino a 14.000 referenze. Vogliamo che questo catalogo sia presente in tutti i negozi fisici. Infatti, anche se viviamo in un mondo globalizzato dove tutti usano il web e i cellulari, alla fine il cliente può ottenere qualcosa in più da un catalogo cartaceo, con la possibilità di vedere nel dettaglio i diversi prodotti e toccare qualcosa di materiale. L’idea è di fare sempre un passo avanti. Questo è l’aspetto più importante del catalogo, ma ci occupiamo anche di altri aspetti, come l’immagine, la strutturazione e il design. Cerchiamo di portare innovazione, freschezza, qualcosa di diverso e dirompente. Per esempio, quest’anno abbiamo sfruttato i divisori del catalogo per creare gli NFT, opere d’arte digitali, che abbiamo lanciato con un aspetto moderno, distopico e senza finalità di lucro, proprio per aggiungere un elemento in più al catalogo ad uso e consumo dei clienti. Queste opere sono visibili, oltre che nel catalogo, sul sito web di Open Sea, dove sono presenti marchi di primo piano come Coca Cola, Adidas e Nike. Facciamo anche attività di benchmarking analizzando tutte le opzioni presenti sul mercato per essere all’avanguardia e cercando di individuare le idee giuste e il modo in cui possiamo adattarle e applicarle al nostro modus operandi.
In un catalogo così ampio, come scegliete i nuovi prodotti?
Ho la fortuna di disporre di un bagaglio di conoscenze e esperienze diversificato: i miei studi di agraria, l’aver coltivato e lavorato nell’industria agricola professionale, oltre ad avere già una tradizione familiare in questo campo. Da tutti questi punti di vista maturati con la mia esperienza si possono vedere molte più cose che da uno solo: per ogni cosa mi domando sempre: io come farei? di cosa avrei bisogno? come lo migliorerei? come farei fruttare di più il mio raccolto? Quindi, dalle risposte che mi do, opero le mie scelte. Abbiamo anche un reparto di ricerca, sviluppo e innovazione (RSI) che lavora a stretto contatto con me ed esamina tutte le novità che si presentano. Progettiamo e pensiamo anche durante il sonno. Insomma siamo sempre alla ricerca di una gamma completa di prodotti, da quelli semplici e a basso prezzo per i coltivatori alle prime armi, fino ai prodotti di punta.
Ci siamo adattati alle tendenze in crescita e a quelle del mercato europeo, che rappresenta la nostra base clienti principale. Aggiungiamo alla nostra offerta tutto ciò che riteniamo farà parte del fabbisogno dei nostri clienti nell’immediato, o comunque a medio e breve termine. A volte abbiamo sbagliato nell’anticipare troppo i tempi, introducendo prodotti che non hanno poi avuto l’esito che attendevamo, li abbiamo così cancellati dal catalogo e due anni dopo hanno cominciato a richiederceli. Alla fine, siamo noi a portare l’innovazione nel settore. D’altra parte, molti prodotti arrivano “da soli” perché ci vengono proposti.
Tutti gli operatori del settore conoscono la professionalità di Hortitec e vogliono essere presenti nel nostro catalogo per la serietà e competenza che la nostra azienda ha nel vendere i marchi. Ogni fornitore che ci contatta e visita le nostre strutture vuole lavorare con noi: anche negli incontri in fiera i visitatori si accorgono del grande valore aggiunto che Hortitec può portare al loro prodotto.
Nelle private label prestate molta attenzione ai piccoli dettagli…
Cerchiamo sempre di dare a tutto un tocco in più, di aggiungere quei piccoli dettagli che fanno la differenza. Questo è un mercato ipercompetitivo, quindi a volte il fattore prezzo è determinante per generare vendite e noi ci concentriamo proprio su questo. Ma ogni qual volta è possibile, puntiamo sempre sulla qualità per competere con i marchi più prestigiosi, ci affidiamo alle migliori aziende e ai migliori laboratori per realizzare prodotti in grado di superare anche i marchi più importanti, e ci riusciamo. Faccio un esempio: nel settore dell’illuminazione, collaboriamo con quello che una volta si chiamava Instituto de Óptica, Color e Imagen de España, che dispone di strutture di prim’ordine nel suo laboratorio per la certificazione degli apparecchi di illuminazione. Tutti i contatti che ricevono dal mondo dell’agricoltura li passano a noi.
Siamo molto attenti al settore nel suo insieme, dal mercato orticolo a quello americano. Tutto ciò che ha un grande impatto negli Stati Uniti lo portiamo in Europa, ma prima lo adattiamo, per dargli un tocco di differenziazione. Per esempio, Supersoil va per la maggiore negli Stati Uniti e noi lo rendiamo vendibile qui da noi, offrendo diversi ingredienti in modo che ogni utente possa creare una sua ricetta personalizzata. Nei nostri marchi cerchiamo di differenziare i dettagli per migliorare la qualità, offrendo al tempo stesso un prezzo vantaggioso. In effetti, questa attenzione ai dettagli è una filosofia che permea tutta l’azienda, dalla preparazione del prodotto ad altri aspetti come il catalogo o i marchi privati (c.d. private label).
Lei ha parlato del concetto di terriccio vivo, e qui dobbiamo evidenziare il Kraken di Mycoterra, che ha risultati incredibili. Si tratta della micorriza Glomus Iranicum var. Tenuihypharum: tutti quelli che la provano continuano a usarla e i risultati si vedono a occhio nudo nella pianta, poco dopo l’applicazione, e anche nella zolla. È stata isolata in un terreno ricco di sali, quindi è molto efficace nelle colture con terreno vivo, ma anche in quelle in cui si opta per la concimazione chimica. È un ceppo unico e brevettato sul mercato, il più produttivo fra tutte le micorrize e l’alleato perfetto per il nostro settore. Quando il cliente ne capisce l’utilità e inizia a utilizzarlo, si rende conto dell’impatto che ha sulla crescita della pianta. Per me Kraken va applicata una volta prima e una dopo: tutti i coltivatori che coltivano su terriccio o cocco dovrebbero usarlo. Mi piace
illustrare il suo principio d’azione chiedendo alle persone quanto pesano, mi rispondono: “90 chili” e io spiego loro che 4 chili di quel peso sono microrganismi presenti in maggior numero nell’apparato digerente. Grazie a loro, l’organismo è in grado di assorbire i nutrienti invece di evacuarli. La pianta fa la stessa cosa, se non ha microrganismi, molti dei nutrienti saranno lavati via con l’acqua irrigua e quindi drenati, lisciviati. Naturalmente, sia Kraken che il resto della linea Mycoterra sono prodotti autorizzati per l’agricoltura biologica.
Qual è il valore aggiunto che vostra azienda, come distributrice, apporta ai growshop? Soprattutto la capacità di focalizzarci sulle loro esigenze. Vorrei anche sottolineare l’esperienza, non solo attribuibile ai 20 anni di presenza nel settore, ma anche alla tradizione familiare da cui provengo. Lavorare con Hortitec significa lavorare con tutte le relazioni che l’azienda ha costruito nei suoi 20 anni di vita. Lo shop che lavora con noi ha la gamma di prodotti più completa sul mercato a prezzi molto competitivi.
Lei ha fatto riferimento alla tradizione familiare, oltre che all’esperienza nel settore agricolo; suo padre, Joaquín Vidal, che ci ha lasciato di recente, le ha trasmesso anche dei valori. Come piccolo omaggio a lui, ci parli dei valori che Hortitec ha ereditato. Il primo valore è lavorare sodo. Qui nulla è facile. Il secondo è identificare le esigenze del cliente. Il terzo è concentrarsi sul cliente.
In conclusione ci parli della vostra visione e missione e dei vostri valori
In quanto ai valori, oltre a quelli appena menzionati, vorrei sottolineare che c’è una maggioranza di donne nel nostro personale; stiamo lavorando a un piano di parità di genere e ci sono donne che dirigono diversi reparti. Siamo anche un’azienda rispettosa dell’ambiente: ci è stata conferita la certificazione ISO 14001, abbiamo ridotto il consumo di acqua, tutte le nostre attrezzature sono elettriche, la flotta dei nostri mezzi di trasporto è a bassa emissione, nel magazzino utilizziamo veicoli a batteria e operiamo con costanza per evitare l’inquinamento e per ridurre, differenziare e riciclare i rifiuti. Nel futuro capannone tutto andrà in questa direzione; stiamo addirittura studiando un sistema per produrre acqua in autonomia. Visione: portare innovazione e qualità nel settore dei growshop. Missione: essere al fianco del cliente e soddisfare tutte le sue esigenze, anche quelle che lui non ha ancora individuato.
Desidera aggiungere qualcos’altro per c oncludere l’intervista?
Vorrei esprimere un sentito ringraziamento a tutte le persone del mio team, Hortitec è arrivata a essere quella che è per merito loro. Vorrei inoltre ringraziare tutti i clienti che continuano a riporre fiducia in noi: con alcuni di loro lavoriamo sin dal 2003 e fanno già parte di questa grande famiglia.
“SIAMOMOLTO CHIARI SUL NOSTRO ORIENTAMENTO AL CLIENTE”
Una fotografia particolare dell’Italia
Quando si parla di acque reflue, non si fa altro che edulcorare il linguaggio per descrivere quello che la gente normale chiama “acqua di scarico”, o piu’ comunemente “fogna”. Sono il prodotto di attività biologiche, domestiche, industriali o agricole e contengono diverse sostanze, organiche ed inorganiche, che possono essere dannose (oltre che disgustose) per la salute e l’ambiente. Le acque sono quindi sottoposte ad interventi di depurazione, costantemente monitorati, al fine di poter essere riversate nell’ambiente (nel terreno, nei fiumi, nei laghi e nei mari), senza recare gravi danni.
Ed è proprio in questa fase della filiera di controllo che i ricercatori italiani hanno trovato il modo di mappare il reale consumo di stupefacenti nel Paese: analizzando le tracce di scarti umani presenti nei sistemi fognari. A sobbarcarsi quello che pare comunque un compito ingrato - lavorare letteralmente con la fogna, nella fogna - è stata un’equipe dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, una fondazione no profit di Milano, per la ricerca, la formazione e l’informazione sulle scienze biomediche.
Attraverso un meticoloso studio condotto su campioni di acque reflue, i ricercatori sono riusciti a presentare un quadro puntuale ed esauriente del consumo di sostanze stupefacenti nel biennio 2020-2022 in Italia. I risultati evidenziano le diverse tendenze nell’uso di diverse sostanze stupefacenti nelle diverse città italiane, offrendo una panoramica importante per le politiche sulle droghe e soprattutto per la comprensione dei modelli di consumo nel nostro Paese.
L’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri ha orchestrato questo approfondito esame analizzando le tracce di scarti biologici umani presenti nei sistemi fognari, praticamente un test dell’urina collettivo e di massa. L’analisi ha coinvolto 33 città distribuite in 20 regioni, dando vita a un progetto di ricerca i cui risultati sono stati
recentemente resi pubblici all’interno dell’ultima Relazione Annuale del Dipartimento per le Politiche Antidroga della presidenza del Consiglio.
In un’intervista, Sara Castiglioni, a capo del laboratorio di Indicatori epidemiologici ambientali presso l’Istituto Mario Negri, ha spiegato l’approccio adottato: “Sono stati eseguiti 4 campionamenti in ognuna delle 33 città, da novembre 2020 ad aprile 2022, al fine di analizzare i residui metabolici delle sostanze stupefacenti presenti nelle acque reflue urbane, giunte poi ai depuratori. Questo ci ha permesso di stimare quali sostanze vengono consumate e in quale quantità da tutta la popolazione”.
Tra i risultati più significativi, spicca l’incremento nell’uso della ketamina in alcune delle principali
città italiane, come Milano, Bologna e Firenze. Questa sostanza anestetica, che agisce sul sistema nervoso centrale come un potente psichedelico, è stata riscontrata in quasi tutte le città analizzate, con una media di 5 mg al giorno ogni 1.000 abitanti. In alcuni capoluoghi, come Bologna, Cagliari, Firenze, Milano, Torino e Venezia, i consumi sono addirittura superiori alla media.
A Milano, ad esempio, si è verificato un passaggio da 4 a 6 mg giornalieri consumati ogni 1.000 abitanti, mentre a Bologna si è passati da 12 a 22 mg e a Firenze da 8 a 18 mg.
Per quanto riguarda l’ecstasy e il suo principio attivo, l’MDMA, dopo una diminuzione registrata nel 2020, si è osservato un aumento nel corso dell’au-
tunno 2021, probabilmente legato alla riapertura delle discoteche dopo i periodi di chiusura dovuti alla pandemia da COVID-19.
Ma veniamo alla nostra amatissima cannabis. Stando ai dati prodotti dall’Istituto Mario Negri, la marijuana rimane sul podio delle sostanze illegali più utilizzate nel belpaese: nelle fogne di Nuoro, Bologna, Fidenza, Cagliari, Trento e Trieste sono stati individuati consumi superiori a 100 dosi al giorno ogni 1.000 abitanti. Il che significa che una persona su 10 in queste città consuma regolarmente THC. Tuttavia, a Belluno si sono rilevate appena 12 dosi giornaliere ogni 1.000 abitanti.
La medaglia d’argento va - come prevedibile - alla cocaina, i cui consumi maggiori sono stati riscontrati a Pescara, Montichiari, Venezia, Fidenza, Roma, Bologna e Merano, dove ci si assesta su una media di 20 dosi al giorno ogni 1.000 abitanti. I valori minimi, invece, sono stati osservati (ancora!) a Belluno e Palermo, oscillando tra 1 e 4 dosi al giorno per 1.000 abitanti.
Tra le sostanze analizzate, il fentanil, un farmaco oppiaceo derivato dalla morfina, rappresentava un’osservato speciale. Sebbene non costituisca ancora una fonte di preoccupazione come negli Stati Uniti da cui è importato, i dati rivelano che questa pericolosa sostanza viene utilizzata anche in Italia. La buona notizia è che il suo uso è ancora in quantità molto limitate e occasionali.
Insomma, la fotografia che ci regalano le fogne italiane è quella di un paese campanilista anche nel modo in cui si sballa e che non si preoccupa di smentire gli stereotipi. Se la rossa Bologna è il regno indiscusso di Maria, nella produttiva e frenetica Milano si carbura ancora a cocaina come fosse il 1984. E se pensate che la vera sorpresa di questa panoramica sia Belluno, vi sbagliate: per combattere la desolazione della città più a nord del Veneto gli abitanti si danno all’alcol. Parola di autoctona.
Le acque reflue disegnano la mappa del consumo di droghe nel Paese
Una varietà di Barney’s Farm
Green Born Identity – G.B.I.
LA WEDDING CAKE:
UNA GRANDE FETTA DI TORTA AI FIORI CON GLASSATURA EXTRA PER FAVORE!
Wedding Cake è un’altra pianta molto popolare del reparto delle varietà di cannabis ispirate ai dessert. Creata originariamente da Seed Junky Genetics di Los Angeles, questo cultivar “solo-clone” non è mai stato in vendita nella sua forma pura né è mai stato selezionato per ottenere una genetica sotto forma di seme. Wedding Cake è disponibile solamente come parte di diversi strain ibridi. Ma come avviene per qualsiasi altra varietà solo-clone non disponibile al pubblico, un breeder con buoni contatti sa come metterci su le mani, e dunque non sorprende che Derry, proprietario e breeder di Barney’s Farm, sia riuscito a farlo grazie ai suoi eccellenti contatti californiani. Ma Derry non si è semplicemente accontentato di riprodurre la genetica e trasformarla in una linea di semi, questo non è il modo di operare di Barney’s Farm. Piuttosto ha cercato di mettere il suo marchio su Wedding Cake aggiungendo un po’ di OG Kush nella miscela originale di Cherry Pie x Girl Scout Cookies, rafforzando così la presenza Indica di Wedding Cake – il tocco di Barney’s Farm su questa delizia determina un 80% di geni Indica. Il risultato del suo breeding è uno strain con caratteristiche bestiali: in non più di 55-60 giorni di fioritura Wedding Cake di Barney’s Farm produce rese fino ai 650 grammi per metro quadro. In condizioni ideali i coltivatori outdoor possono ottenere raccolti davvero eccezionali fino a due chili per pianta. Inoltre Wedding Cake non metterà a dura prova la loro pazienza, permettendo loro di estrarre le forbici per il raccolto alla fine di settembre.
I grower principianti ameranno la facile gestione di questa varietà, Barney’s la valuta 1 su una scala di difficoltà fino a 5. Date il benvenuto alla coltivazione semplice della cannabis! Proprio come ci si aspetterebbe da una varietà di cannabis di questo tipo, la loro Wedding Cake è un autentico piacere sia da annusare che da gustare, essa offre un bouquet agrodolce da acquolina in bocca con sfumature terrose e note di skunk e vaniglia. Ma non abbandonatevi troppo a questi invitanti, dolci bocconcini – avvolta in questa delizia appiccicosa si nasconde, seppur amichevole, una bestia di THC. Il livello del 24% di THC dello strain, di gran lunga superiore alla media, rientra nella categoria “molto potente” e, dal punto di vista dell’effetto, assicura un’esperienza intensa e di lunga durata che porta calma e rilassamento profondi accompagnati da un’esplosione di felicità e beatitudine.
La fase vegetativa: Una partenza vitale per il “viaggio di nozze”
Naturalmente il celebre devoto di Barney’s Farm, The Doc, si era accorto del clamore mondiale intorno a Wedding Cake e, proprio come tanti altri grower, era ansioso di averla. Così, quando è uscita questa nuova varietà di BF non ci ha pensato due volte e ha ordinato alcuni semi. Non appena gli sono arrivati ne ha subito messo a germinare un paio. I semi sono schizzati dai blocchi di par-
tenza e dopo meno di tre giorni il “viaggio di nozze” stava per iniziare. La prima fase dell’avventura delle piantine era chiaramente quella vegetativa durante la quale si sono comportate molto bene, ramificando presto e mostrando una crescita vitale e uniforme con foglie medie di color verde scuro. Dopo quattro settimane, quando The Doc ha suonato la campana della fioritura, esse erano compatte e cespugliose e misuravano 29 e 32 cm di altezza.
La fase di fioritura: Spiccata tendenza all’allungamento e precoce copertura zuccherina
Dopo 28 giorni di fioritura The Doc ha riportato: “Oops, queste due Wedding Cake hanno mostrato una spiccata tendenza all’allungamento! Davvero sorprendente, considerando che per l’80% è una pianta Indica. Ma in questo caso sto osservando l’influenza OG Kush, varietà nota per
questa caratteristica. Ad ogni modo le due piante sono praticamente esplose raggiungendo altezze di 73 e 79 cm. Ciò ha fatto che aprissero la loro struttura con gli internodi allungati che danno più spazio, luce e aria all’interno. Allo stesso tempo le piante non hanno trascurato la formazione di infiorescenze. C’è già una moltitudine di giovani cime bitorzolute, stile Indica. Inoltre, rendendo onore al loro nome che promette una ricca glassatura, già adesso posso vedere molte goccioline di resina appiccicosa brillare sui fiori.”
I colori entrano in scena ed emerge una fragranza molto decisa
Le due Wedding Cake erano in fioritura da sei settimane quando The Doc ha scritto nel suo diario: “Wow, la copertura zuccherina zampilla dai fiori come lava da un vulcano! Le cime cominciano a gonfiarsi, acquistando la classica forma Indica, paffuta e tondeggiante. Riscontro ancora
un alto grado di uniformità tra le piante, a riprova della stabilità dello strain. L’unica differenza degna di nota è che le cime di una pianta iniziano parzialmente ad acquisire un colore viola, mentre rimangono verdi nell’altra pianta. Ma, a prescindere dalla colorazione, tutte le cime emanano una fragranza molto decisa che potrebbe essere descritta come agrodolce. Ho dovuto pensare un po’ di tempo a come fissare le mie impressioni, ma poi l’ho capito – questa sorta di aroma profuma come un mix di mandarino e cetriolo, alquanto strano!”
Completamente mature e super appiccicose: due deliziose fette di torta Al 59° giorno di fioritura entrambe le piante sono puntualmente giunte a maturazione, raggiungendo altezze finali di 88 e 96 cm. The Doc è andato in estasi, “queste due torte nuziali non hanno assolutamente lesinato su una generosa glassatura, le cime nuotano in cristalli appiccicosi e lo stesso fanno gran parte delle foglie a ventaglio. Due deliziose torte che non vedo l’ora di assaggiare!” 148 grammi essiccati, questo il bottino di Doc qualche settimana dopo. Due grossi barattoli pieni di cime da intenditori ricoperte di glassa e con un profumo molto allettante. La fragranza delle infiorescenze ha naturalmente subito un leggero cambiamento durante l’essiccazione ma, come ha detto The Doc, non era meno straordinaria di prima: “Odoravano di latte alla vaniglia con un pizzico di mandarino e una guarnizione di nocciole tostate.” Sebbene ciò suoni un po’ irreale, dimostra solo quanto l’eccezionale fragranza di Wedding Cake abbia estasiato i sensi di The Doc…
Come il vapore della cuncina molecolare – squisito, euforico e caldo Per assaggiare lo strain, The Doc ha preso una bella porzione di Wedding Cake – “l’unico tipo di torta per cui mezzo grammo è sufficiente”, ha commentato ridacchiando. Quando ha inalato una prima grossa nuvola di Wedding Cake dal suo vaporizzatore Crafty+, ha avuto una sensazione di morbidezza tipo seta e un sapore cremoso. “Ha un sapore tipo torta vaporosa alla ricotta e mandarino della cucina molecolare, adoro questo sapore agrodolce fruttato di cannabis gourmet”, ha detto pieno di felicità. Grazie all’elevato dosaggio di THC offerto da Wedding Cake, l’esperienza gustativa è stata rapidamente seguita dall’effetto – subito dopo alcune boccate dal Crafty+ The Doc si è sentito come se si fosse piazzato davanti a un getto di aria calda, come se tutto il suo corpo fosse avvolto in una calda coperta. Wedding Cake aveva acceso un accogliente e riscaldante fuoco Indica. Questa sensazione di calore corporale era accompagnata da un intenso rilassamento che ha sciolto sia la tensione fisica di The Doc, causata da una lunga giornata di lavoro, che la sua tensione a livello mentale. Il suo momentaneo cattivo umore ha lasciato spazio a una sensazione di felice
sollievo: “aaaah, semplicemente meravigliosa!”
Con un sospiro intenso lui ha subito sentito una luminosa ondata di euforia travolgerlo e spazzare via il malumore. Quindi la sua degustazione dell’erba si è trasformata in una lunga e beata sessione di rilassamento che è andata avanti per oltre due ore. “Il pedigree Indica dominante dello strain e il suo effetto ti portano nelle profondità del sentiero Indica.
Ma ciò non avviene in modo opprimente tipo K.O, Wedding Cake ti fa rimanere perspicace entro certi limiti e, se lo desideri, anche socievole, ma l’abbinamento migliore sarebbe se anche gli altri fossero sballati insieme a te...”, ha detto The Doc ridacchiando.
Dati di coltivazione:
Prima del verdetto finale lui ha esclamato, “Cameriere! Una grande fetta di torta ai fiori con glassatura extra, per favore!, e poi ha proseguito: “d’ora in avanti questo delizioso dolce ha un posto fisso nel menu, visto che per me ha ottenuto il massimo dei voti in tutti gli aspetti, più che confermando tutti i complimenti fatti in precedenza.
Wedding Cake alla Barney’s Farm è senza dubbio una fantastica rivisitazione di quel famoso cultivar!”
Green Born Identity - G.B.I.
Genetiche Wedding Cake alla Barney’s (Cherry Pie x Girl Scout Cookies x OG Kush)
Fase vegetativa Quattro settimane (dalla germinazione)
Fase di fioritura 59 giorni / 55-60 giorni in totale
Substrato Plagron Grow Mix, vasi da 11 litri
pH 6.2-6.6
EC 1.2–1.8 mS
Illuminazione up to 8 x SANlight Q6W = 1720 watt
Temperatura 19-28°C
Umidità 40-60%
Irrigazione manuale
Fertilizzanti Organic Bloom Liquid di Green Buzz Liquids
Additivi/stimolanti Living Organics, More Roots, Humin Säure Plus, Big Fruits, Fast Buds and Clean Fruits from Green Buzz Liquids
Strumenti CleanLight per la prevenzione della muffa
Altezza 88 + 96 cm
Resa 148 grammi (somma di entrambe le piante)
Legalizzazione
Di Giovanna DarkFumare erba secondo le regole L’accidentato percorso della Germania verso la cannabis libera
Il governo tedesco aveva inizialmente piani ambiziosi per eliminare la proibizione del consumo di cannabis. Ma le preoccupazioni e le polemiche stanno crescendo, e ora ci si aspetta poco più di una legalizzazione “light”.
Lo scorso 16 agosto, il Ministro della Salute Karl Lauterbach ha presentato alla stampa la riveduta bozza di legge sulla legalizzazione dell’uso ricreativo della cannabis, dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri tedesco. La coalizione di governo aveva promesso di legalizzare entro quest’anno ma il percorso si è rivelato molto più accidentato di quanto previsto.
Per mesi, la cannabis è stata oggetto di dibattiti e talk show televisivi, e i piani sulla legalizzazione hanno dominato i question time nel Bundestag e le campagne elettorali - soprattutto in Baviera, dove il nuovo parlamento del Land sarà eletto a ottobre. Per molti tedeschi, la legalizzazione della cannabis è attesa da tempo. Sostengono che è sbagliato stigmatizzare i fumatori di erba, sprecare le energie della polizia e dei pubblici ministeri per rintracciarli o privarli della patente di guida solo perché sono stati sorpresi con un po’ di erba in tasca. Dopo tutto, la cannabis non è più pericolosa della birra.
Altri, prevedibilmente, ritengono che legalizzare la cannabis sia come giocare con il fuoco. La considerano una droga che può avere conseguenze imprevedibili per il corpo e la psiche, una droga di passaggio a cui i bambini e gli adolescenti avrebbero accesso ancora più facilmente di quanto non sia già con la legalizzazione.
PROGRESSISTI CONTRO CONSERVATORI
Raramente una proposta di legge è stata così polarizzante nella Repubblica Federale, almeno dai tempi della sua riunificazione. Per coloro i quali sostengono di apprezzare la libertà sopra ogni cosa, che vedono la legalizzazione della cannabis come un simbolo di liberalizzazione sociale - e un’opportunità per la Germania di essere un po’ meno rigida - i piani sembrano adattarsi perfettamente all’obiettivo autoproclamato del governo di essere una “coalizione di progresso”.
Dall’altra parte però ci sono i più conservatori, quelli che mettono in guardia dai gravi danni che potrebbero essere causati, soprattutto ai giovani consumatori, quelli che credono che la legge e l’ordine siano il modo migliore per ridurre i crimini legati alla droga e che i divieti siano il metodo più efficace per proteggere la popolazione dai mali della cannabis. Tra la popolazione, le opinioni sono divise quando si parla di cannabis, come mostra un sondaggio Civey condotto per conto
RARAMENTE UNA PROPOSTA DI LEGGE È STATA COSÌ POLARIZZANTE NELLA REPUBBLICA FEDERALE, ALMENO DAI TEMPI DELLA SUA RIUNIFICAZIONE
di DER SPIEGEL. Circa il 40% dei tedeschi ha una visione positiva della legalizzazione ma il 45% rimane sfavorevole alla misura. I sostenitori tendono a essere persone che votano per i Verdi e i Die Linke, il partito più a sinistra nel Bundestag, mentre coloro che votano per i partiti conservatori cristiano-democratici o di estrema destra come la famigerata AfD sono più spesso contrari.
A Berlino però le intenzioni sembrano chiare. Sei portafogli di gabinetto sono coinvolti nella creazione delle basi per la legalizzazione: Sanità, Interni, Giustizia, Agricoltura, Economia ed Esteri. Insieme, hanno concordato diversi passi verso la legalizzazione, con due leggi che regolano il processo.
“Non vogliamo creare un nuovo problema”, ha dichiarato presentando il suo piano il ministro della Sanità, “Vogliamo contribuire a risolverne uno”. Lauterbach - che è assunto agli onori delle nostre cronache per aver detto che il turismo italiano non ha futuro per colpa del caldo - è il volto della legalizzazione e i funzionari del suo ministero sono quelli attualmente più attivi sul fronte dei lavori. All’inizio di luglio, il governo ha pubblicato il progetto di legge, un documento di 163 pagine che si apriva con questa ambiziosa promessa: “Con questa legge sarà più facile per i consumatori fare un uso responsabile della cannabis”.
UN RISULTATO INCERTO
Se all’inizio l’idea era di copiare il modello canadese, dopo le prime preoccupazioni espresse dall’Unione Europea, i tedeschi hanno virato sul modello spagnolo e ora puntano tutto sui Cannabis Social Club. Secondo l’ultima bozza di legge, le associazioni otterranno dalle autorità le licenze per coltivare piante di canapa e distribuire marijuana e hashish ai loro membri. Inoltre, chiunque abbia più di 18 anni potrà coltivare fino a 4 piante di cannabis a casa propria. I consumatori potranno portare legalmente con sé 25 grammi di cannabis senza timore di essere puniti.
Il secondo passo prevede che i negozi specializzati possano vendere cannabis e prodotti contenenti THC, ma ciò avverrà solo in alcuni Land e città selezionate. Le licenze per le vendite nei negozi saranno inizialmente limitate a cinque anni.
Non è però ancora chiaro se i piani della coalizione di governo vedranno effettivamente la luce. È possibile che la seconda camera legislativa tedesca, il Bundesrat, che rappresenta i 16 Stati federali, abbia voce in capitolo sulla legge, così come la Commissione Europea a Bruxelles. La legge dell’Unione Europea potrebbe proibire alcuni aspetti della riforma - come ha già minacciato di fare - se non l’intero progetto.
Quello che è certo è che oggi in Germania ci sono più persone che fumano cannabis rispetto al passato. Il divieto attualmente in vigore non ha fatto nulla per impedire che il consumo di cannabis si diffondesse in lungo e in largo. In un sondaggio condotto dall’Istituto per la Ricerca Terapeutica di Monaco, nel 1995 circa il 12% delle persone ha dichiarato di aver fatto uso di cannabis almeno una volta nella sua vita. Nel 2021, questa cifra
è più che triplicata e ora il 40% degli intervistati (quattro milioni e mezzo di persone) affermano tranquillamente di fumare erba almeno una volta all’anno.
FUMARE SI, MA CON DISCREZIONE
Secondo la proposta di legge presentata ad agosto, gli adulti potranno coltivare in casa un massimo di tre piante di cannabis e dovranno assicurarsi che bambini e adolescenti non vi abbiano accesso. La bozza propone addirittura l’obbligo di installare “dispositivi di blocco meccanici o elettronici” per prevenire che i minori abbiano accesso alla sostanza. Sarà inoltre vietato fumare spinelli a meno di 200 metri da asili e scuole, e nelle zone pedonali tra le 7.00 e le 20.00.
Da un punto di vista legale, ci si chiede se queste regole siano adeguate. Da un punto di vista pratico ci si chiede chi dovrebbe farle rispettare. Il Ministero della Salute, in linea con l’impostazione federale della Repubblica, ritiene che la responsabilità spetti ai diversi Stati tedeschi, i quali dovrebbero individuare e mantenere le agenzie incaricate di controllarne l’osservanza. Ma i politici delle varie città tedesche vogliono istruzioni più chiare da Berlino e nessuno, a quanto pare, è particolarmente interessato ad assumersi la responsabilità.
Potrebbe spettare all’Ordnungsamt - l’agenzia tedesca attualmente responsabile dell’applicazione di leggi e regolamenti minori - assicurarsi, per esempio, che i cannabis club vendano i loro prodotti in confezioni dall’aspetto neutro, come richiesto dalla legge. Ma Gerd Landsberg, capo dell’Associazione tedesca delle città e dei comuni, dopo aver esaminato la bozza di legge ha detto candidamente che: “Tra i comuni tedeschi la voglia di sobbarcarsi altri compiti istituzionali è praticamente nulla”.
CHI SARÀ RESPONSABILE DI CONTROLLARE?
Durante la pandemia, i membri dell’Ordnungsamt hanno trascorso mesi a pattugliare strade e parchi per assicurarsi che la popolazione si attenesse alle misure contro il coronavirus, molte delle quali avevano poco senso per il grande pubblico. Spesso venivano insultati e talvolta persino aggrediti. Alla fine, molti di loro hanno semplicemente iniziato a chiudere entrambi gli occhi e a ignorare le violazioni.
Landsberg vorrebbe che i legislatori tedeschi mostrassero un po’ più di creatività e lui stesso ha un paio di idee. Lo Stato, dice, non deve necessariamente essere responsabile del controllo dei cannabis club. “Potrebbe occuparsene anche il TÜV”, riferendosi alla rete di società private di certificazione che in Germania controlla la sicurezza di automobili, ascensori e ogni sorta di altri prodotti.
Nel 2002 la Germania ha legalizzato la prostituzione. Il governo di allora, guidato dalla SPD come quello attuale, voleva rafforzare i diritti delle sex workers. Alcuni di coloro che stanno esaminando i possibili effetti della legalizzazione della cannabis, hanno evidenziato i risultati della riforma della prostituzione di due decenni fa: quasi nessuna donna ha tratto veri vantaggi economici, mentre i papponi guadagnano più soldi che mai.
che la coltivazione della cannabis deve anche aderire agli obiettivi di sostenibilità ecologica che Berlino si è prefissata. Ma anche questo è decisamente illusorio.
IL TIPO DI SEMI-LEGALIZZAZIONE CHE IL GOVERNO STA PIANIFICANDO NON RENDERÀ PROBABILMENTE FELICE NESSUNO
La legge sulla cannabis potrebbe alla fine subire lo stesso destino della legge sulla prostituzione: lungi dall’aver risolto i problemi, li ha addirittura ingigantiti. Molti esperti tedeschi non sostengono la legge nella sua attuale formulazione. Il tipo di semi-legalizzazione che il governo sta pianificando non renderà probabilmente felice nessuno e anche la “lobby dei consumatori” si dice preoccupata. L’Associazione tedesca della canapa (Deutsche Hanfverband) ha recentemente pubblicato una dichiarazione di 13 pagine sulla bozza di legge che elenca diversi punti che “devono assolutamente essere cambiati”. Il documento è pieno di parole come “insensato”, “assurdo” e “nogo”. Il governo ha poi recentemente annunciato
In un documento interno dell’ufficio penale statale di Düsseldorf, è stato calcolato il fabbisogno energetico della coltivazione di cannabis su scala semi-industriale. Secondo il documento, la polizia della Renania Settentrionale-Vestfalia scopre una media di sei operazioni di coltivazione al mese con una media di 100 lampade da coltivazione e un consumo energetico equivalente a circa 1.800 famiglie di due persone. Di conseguenza, la produzione di due chilogrammi di cannabis produce tante emissioni di CO2 quante ne produce un tedesco medio in un anno intero. E a guardarla da questa prospettiva, anche i Verdi dovrebbero probabilmente essere contrari alla legalizzazione…
Insomma, la legalizzazione in Germania pare avere davanti a se una strada ancora parecchio accidentata e la scadenza per l’entrata in vigore di una nuova legge viene inevitabilmente spostata al 2024.
Magic Mushrooms
Guida rapida alla coltivazione per principianti
La storia degli esseri umani è stata da sempre constraddistinta dall’uso di enteogeni, sostanze psicoattive in grado di indurre stati alterati di coscienza, favorendo esperienze mistico spirituali. I funghi allucinogeni sono tra le sostanze psichedeliche maggiormente diffuse sull’intero pianeta Terra, e il fatto che siano stati usati da sempre dal’uomo è testimoniato da numerosissimi reperti archeologici, come le pitture rupestri di Villar del humo in Spagna o quelle scoperte a Tassili n’Ajjer in Algeria risalenti al 10.000 a.C. raffiguranti dei funghi identificati dagli studiosi come delle varietà allucinogene. Impossibile poi non citare le testimonianze che provengono dal continente americano, dove le civiltà precolombiane facevano largo uso dei funghi psichedelici durante i riti religiosi.
I funghi allucinogeni sono un genere di funghi contenenti sostanze psicoattive, tra i quali sicuramente i più diffusi sono il genere Psilocybe. Gli alcaloidi maggiormente presenti nei funghi sono la Psilocibina e Psilocina: si ritiene che quest’ultima sia la vera responsabile degli effetti psichedelici provocati dal consumo dei funghi e che la psilocibina sia solo un precursore della psilocina. Infatti, la psilocibina una volta ingerita dal corpo umano viene rapidamente trasformata dai alcuni processi metabolici in psilocina, che agisce sul sistema nervoso inducendo gli stati di alterazione.
Le varietà di funghi allucinogeni maggiormente presenti sul mercato sono le seguenti:
Psilocybe cubensis messicana: sono sicuramente i più diffusi e provocano stati di euforia, amplificazione dei sensi e, in dosi massicce, anche l’alterazione dei colori e la visione di figure geometriche ad occhi chiusi
• Psilocybe cubensis cambogiana: scoperta per la prima volta nel 1970 ai piedi del tempio di Angkor Wat in Cambogia, il suo consumo induce intensi viaggi spirituali
• Psilocybe cubensis ecuadoriana: è una varietà originaria delle Ande, in particolare della zona che attraversa lo Stato dell’Ecuador, il suo effetto è caratterizzato da uno stato mentale molto introspettivo
• Panaeolus cyanescens: in gergo conosciuti come “Copelandia Hawaiian”, sono una varietà di funghi molto potente, infatti contengono quantità elevatissime di psilocibina inducendo vere e proprie allucinazioni, anche ad occhi aperti, accompagnate da stati di euforia
• Psilocybe cubensis McKennaii: chiamati in questo modo in onore di Terence McKenna, un etnobotanico americano tra i massimi esperti di sostanze enteogene; questa varietà di funghi allucinogeni dai forti effetti visivi, risulta essere ancora più potente dei Copelandia sopracitati
Esistono differenti tecniche per coltivare i fughi magici in casa propria ma in questo numero di Soft Secrets esamineremo il metodo più semplice e veloce, partendo dall’acquisto di un kit per la coltivazione di funghi pronto per l’uso, adatto anche ai principianti.
I FUNGHI ALLUCINOGENI SONO UN GENERE DI FUNGHI CONTENENTI SOSTANZE PSICOATTIVE
Sul web si trovano facilmente kit di questo genere ad un prezzo accessibile e consistono in dei substrati specifici completamente colonizzati dal micelio della varietà di funghi prediletta. Il procedimento di seguito illustrato potrebbe variare leggermente da quello suggerito dal produttore del kit acquistato.
Un aspetto importantissimo da tenere in considerazione riguarda le condizioni di sterilità necessarie per non contaminare il kit e compromettere irrimediabilmente la coltivazione.
Un consiglio per evitare ogni tipo di contaminazione è quello di realizzare la coltivazione in un ambiente previamente igienizzato, destinato solo a questo scopo e utilizzare guanti in latex e mascherina di protezione ogni volta che si maneggia il kit.
La maggior parte dei kit è composto da un substrato contenuto dentro una vaschetta di plastica sigillata, una busta di plastica specifica per la coltivazione di funghi e delle graffette.
Le buste in dotazione hanno dei piccoli fori che consentono lo scambio di aria con l’ambiente esterno.
Vediamo quali sono gli step da seguire:
1. aprire la scatola di cartone contenente il kit e conservare la scatola per un successivo utilizzo
2. togliere il coperchio dalla vaschetta di plastica
3. riporre la vaschetta con il substrato all’interno della busta di plastica in dotazione
4. chiudere la busta piegandola un paio di volte e fissandola con le graffette
5. inserire l’intera busta all’interno della scatola di cartone per proteggere il substrato dalla luce
6. posizionare la scatola all’interno dell’ambiente di coltivazione in modo che non riceva luce diretta
7. attendere da 1 a 3 settimane per vedere apparire i primi funghetti
8. aprire la busta di plastica per fare arieggiare il suo interno
9. eseguire la raccolta dei funghi quando il cappello del fungo è completamente sviluppato e con il velo ancora intero
I funghi per crescere preferiscono la luce del sole indiretta, la temperatura adeguata oscilla intorno ai 22°C e il tasso di umidità deve essere superiore del 85%. Un termoigrometro potrebbe essere utile per monitorare questi due parametri. Alcuni kit di funghi allucinogeni suggeriscono di bagnare il substrato con acqua potabile prima di iniziare la coltivazione, altri kit invece hanno bisogno di polverizzazioni quotidiane dell’interno della busta per attivare il micelio inoculato. A seconda del tipo di busta impiegata potrebbe essere necessario aprirla quotidianamente per far evacuare l’aria e l’umidità all’interno.
I substrati ricchi di micelio generalmente garantiscono un minimo di 3 raccolti, infatti dopo aver eseguito la prima raccolta di funghi bisogna reidratare il substrato, chiuderlo nuovamente nella busta di plastica e attendere che appaia la seconda generazione di funghetti. Gli step successivi restano uguali a quelli elencati nel procedimento.
Nel caso dovessero apparire delle muffe di colore nero, blu o verde durante la coltivazione dei funghi significa che il kit è contaminato e non resta altro da fare che disfarsene.
I funghi raccolti possono essere consumati sia freschi che secchi, consumarli freschi provoca un effetto più intenso dato che sono più ricchi di psilocibina rispetto a quelli secchi che subiscono una leggera degradazione dei principi attivi durante l’essiccamento.
Le dosi variano in base alla varietà di funghi coltivati, al peso corporeo di chi li assume e alla sua esperienza con gli psichedelici, in ogni caso è sempre consigliato iniziare con piccole dosi di prova.
In Italia la coltivazione di funghi allucinogeni è legale solo per studi micologici e le informazioni riportate qui sono solo a scopo informativo.
LE GENETICHE OUTDOOR MADE IN HOLLAND PIÙ RESISTENTI
Frisian Dew®, Hollands Hope®, Shaman®, Purple#1®, Frisian Duck®, Auto Duck®, Durban Poison®, Durban Dew®, Auto Forbidden Cherry®
Per oltre 35 anni Dutch Passion ha creato con cura in Olanda le varietà di cannabis outdoor più resistenti. Tutti i nostri semi presenti nella collezione “Dutch Outdoor” sono specificamente progettati per prosperare all’aria aperta, garantendo la crescita di piante forti e resistenti dai raccolti abbondanti di cime di prima qualità anche dove le condizioni climatiche sono più estreme. Indipendentemente dalla vostra esperienza di coltivazione outdoor, avrete la garanzia di genetiche stabili e facili da coltivare e di raccolti di successo ripetuti. La parte più difficile sarà scegliere tra la nostra vastissima gamma di varietà Dutch Outdoor, dalle varietà fotoperiodiche più leggendarie come la Passion #1, la Frisian Dew e la Hollands Hope alle genetiche autofiorenti più moderne come l’Auto Forbidden Cherry.
MASTERS AT WORK, SINCE 1987
www.dutch-passion.com
“Resilienti. Elevata resistenza alla muffa.”
“Raccolti abbondanti con buds di prima qualità.”
“Perfetti per climi temperati.”
Coltivazione
Di Tommy G. Foto: Sweet Seeds®
Orange Apricot Glue XL Auto®
Una dea resinosa di Sweet Seeds®
Preparati a conoscere la più recente ed entusiasmante novità nell’universo della cannabis: in questo articolo parliamo del test di coltivazione che abbiamo effettuato sulla nuova Orange Apricot Glue XL Auto® (SWS103), varietà autofiorente di settima generazione di Sweet Seeds® dall’aspetto davvero incantevole, con cime altamente resinose e potenti che non mancheranno di stupire anche i collezionisti di semi di cannabis più esigenti. Con un profilo aromatico ineguagliabile, questa pianta è un vero capolavoro della natura, destinata a riscuotere un successo strepitoso in tutto il mondo.
Prepara le papille gustative per apprezzare appieno il sapore della deliziosa Orange Apricot Glue XL Auto®! Questa varietà autofiorente è il risultato finale di un incrocio fra l’appetitoso clone élite Orange Apricot x MAC e la nostra poderosa Gorilla Girl XL Auto® (SWS82). Il risultato? Una varietà alta, ricchissima di resina e ultra-aromatica che catturerà persino l’interesse degli appassionati di Cannabis più esigenti. Questa gemma presenta cime massicce e appiccicose che brillano per la presenza di un copioso strato di resina, sprigionando un irresistibile aroma dolce e fruttato con note di spezie e agrumi su un rinfrescante sfondo terroso.
PREPARAZIONE PRELIMINARE DEL TERRENO PER IL SUCCESSO
In questo test di coltivazione abbiamo utilizzato vasi da 18 litri riempiti di argilla espansa e quindi collocato al centro un piccolo cubo di lana di roccia insieme alla piantina. Abbiamo anche aggiunto alcuni batteri benefici e funghi micorrizici, per migliorare l’assorbimento dei nutrienti e la salute generale della pianta. I semi sono germinati direttamente nei vasi finali e sono stati tenuti sotto una lampada a LED da 200W a una distanza di 50 cm. In totale abbiamo fatto crescere 6 piante autofiorenti in una tenda da coltivazione di un metro quadro. La temperatura diurna era di circa 25-27°C, con un livello di umidità del 60-70%.
Durante la fase di crescita delle piantine, gli esemplari sono stati annaffiati con una soluzione a pH regolato e una concentrazione efficace (EC) compresa tra 0,5 e 0,7, che abbiamo aumentato gradualmente man mano che le piante crescevano. Abbiamo anche aggiunto un po’ di stimolatore radicale, per promuovere lo sviluppo tanto delle radici quanto delle foglie. Quando le piante sono entrate in fase vegetativa, abbiamo iniziato a nutrirle con una soluzione nutritiva a 1,2-1,4 EC a un pH compreso tra 5,9 e 6,4.
A 24 giorni dalla germinazione, le piante erano cresciute bene e avevano iniziato a sviluppare la terza e la quarta serie di foglie. La crescita era vigorosa e i rami cominciavano a diventare più visibili. La miscela di nutrienti è stata leggermente modificata per includere più calcio e magnesio e sostenere così lo sviluppo delle piante. Tra il 28° e il 32° giorno
dalla germinazione, gli esemplari hanno continuato a crescere bene e i rami sono diventati molto più spessi. Abbiamo anche applicato dei tutori, per farli crescere orizzontalmente e quindi aumentare la produzione di cime di grandi dimensioni. Il mix di nutrienti è stato nuovamente modificato includendo più fosforo e potassio per favorire lo sviluppo delle cime.
PIANTE NUTRITE ALLA PERFEZIONE
Durante la fase di fioritura, abbiamo ridotto la distanza tra la cima delle piante e le luci a
LED a circa 30 cm regolando anche la soluzione nutritiva con una maggiore concentrazione di potassio per favorire lo sviluppo dei bud, mantenendo l’EC a 1,2-1,4 e il pH tra 5,8 e 6,2. Dopo il 34° giorno dalla germinazione, le cime hanno iniziato a formarsi e a diventare più visibili. Le piante hanno anche iniziato a sviluppare un aroma dolce e fruttato. Al 42° giorno, tutti e 6 gli esemplari stavano fiorendo in modo ottimale, con cime sempre più dense e resinose. Abbiamo continuato a regolare il mix di alimentazione, per fornire ai nostri esemplari le sostanze nutritive necessarie durante la fase di fioritura. Al 56° giorno dalla germinazione, le piante erano già in fase finale di crescita, con cime completamente formate e ricoperte di resina. Al 62° giorno, la maggior parte dei tricomi era lattiginosa, a indicare che il THC stava raggiungendo il livello massimo. Qualche giorno prima, avevamo smesso di nutrire le piante per stimolarle a usare le loro riserve di nutrienti.
Questa linea genetica di Sweet Seeds® ha un ciclo di vita veloce, con solo 8 settimane totali dalla germinazione al raccolto. Abbiamo iniziato a vedere i primi fiori intorno alla quarta settimana; quindi, alla sesta settimana, le cime erano ben formate. Abbiamo effettuato il raccolto alla nona settimana, quando i tricomi erano per lo più torbidi, con un buon numero di tricomi dalla testa ambrata.
PIANTE RICCHE DI SAPORE E POTENTI AL MOMENTO DEL RACCOLTO
Subito dopo il raccolto, le cime sono state accuratamente recise e appese ad essiccare in uno spazio buio e ben ventilato, a una temperatura di circa 23°C e con un livello di umidità di circa il 55-60%. Dopo 12 giorni, le abbiamo trasferite in barattoli di vetro, che
QUESTA VARIETÀ AUTOFIORENTE È IL
RISULTATO FINALE DI UN INCROCIO FRA
L’APPETITOSO CLONE ÉLITE ORANGE APRICOT
X MAC E LA NOSTRA PODEROSA GORILLA
GIRL XL AUTO® (SWS82)”
abbiamo conservato in un luogo fresco e buio per la stagionatura. La resa finale è stata impressionante: ogni pianta ha prodotto in media 80-85 g di cime dense e resinose.
I fiori ben essiccati e stagionati di Orange Apricot Glue XL Auto® hanno un sapore dolce e fruttato con sfumature speziate e agrumate, su un fondo fresco e terroso. La miscela di terpeni e cannabinoidi di questa varietà produce un effetto terapeutico molto piacevole. Alcune piante possono sviluppare fiori e foglie di colore viola e rossastro alla fine del periodo di fioritura, aggiungendo un ulteriore tocco di bellezza a questa varietà già di per sé impressionante.
L’AUTOFIORENTE PERFETTA
Tanto per i coltivatori esperti che per quelli alle prime armi, Orange Apricot Glue XL Auto® è la scelta perfetta. Con un ciclo di crescita incredibilmente veloce, è molto facile da coltivare e offre rese enormi caratterizzate da cime dense, resinose e completamente ricoperte di tricomi. Inoltre l’aroma di questa varietà della collezione genetica Sweet Seeds® è semplicemente divino. Gli effetti sono altrettanto impressionanti: l’high ben bilanciato offre un’esperienza eccezionalmente euforica e rilassante, che contribuisce a stimolare la creatività, la comunicazione e un elevato livello concentrazione. Quindi, ti invitiamo a scegliere Orange Apricot Glue XL Auto ® se cerchi una varietà autofiorente facile da coltivare e in grado di produrre fiori di alta qualità!
TRENTO: VENT’ANNI CON CHACRUNA
Con vent’anni di lavoro alle spalle, Cristina e Manuel del growshop Chacruna, rappresentano una coppia che ha investito tempo e passione al servizio della cultura alternativa e della serietà imprenditoriale. Quest’anno festeggiano un anniversario di tutto rispetto: vent’anni di attività nello storico growshop di Corso 3 novembre a Trento. La voglia di celebrarli e la curiosità di domandare loro di condividere un punto di vista privilegiato sul nostro settore ci ha portato a questa intervista approfondita. Buona lettura!
Cosa avete imparato in vent’anni a contatto con la cannabis?
Il settore della canapa non è per nulla un settore facile e dall’approccio immediato. Quando, nel 2017, c’è stato il boom della Cannabis Light, molti imprenditori si sono improvvisati e si sono lanciati in questo “business” decantato come facile e remunerativo. Al contrario, di facile non c’è niente. Non ci sono leggi chiare, non c’è tutela, spesso, non c’è nemmeno conoscenza da parte di chi fornisce i prodotti.
Noi, il nostro “know-how” ce lo siamo dovuti creare da soli. Negli anni abbiamo potuto fare rete con pochi e buoni fornitori e partner, ma la longevità in questo settore è bassissima. La passione è il vero motore che ci ha permesso di durare tanto nel tempo e affrontare tutto a testa alta. Il cuore per questa magica pianta, batte forte, e siamo sicuri che sia stata questa la spinta, che ci ha portato fino a qui.
In che maniera Chacruna è cresciuto in questi venti anni?
Il nostro staff ha sempre cercato di rimanere al passo con i mutamenti del mercato stando sempre attento alle novità sia in ambito illuminotecnico che per quanto riguarda le genetiche. Inoltre, con l’apertura del mercato del CBD, Chacruna si è messa in prima linea con la nascita di Chacruna’s Farm, per la produzione di piante di “cannabis light” ad alto contenuto di CBD. Le nostre inflorescenze e i nostri oli sono coltivati e prodotti con metodi biologici, rispettando la natura e i suoi cicli. Abbiamo poi pensato di diversificare la proposta commerciale con la
creazione di un dispensario, che si dedicasse in maniera esclusiva alla vendita e distribuzione di tutti i prodotti a base CBD e dei nuovi cannabinoidi CBG e CBN.
Quindi, per assistere maggiormente una clientela che si approccia alla cannabis in modo sempre più salutistico che ludico, abbiamo inaugurato Chacruna Cannabis social club, un’associazione senza finalità di lucro, che mette al servizio del cliente finale competenze in ambito terapeutico tramite il lavoro di una naturopata, un medico e una psicoterapeuta.
Ci dareste maggiori informazioni rispetto a queste due attività extra growshop?
Con l’apertura di Chacruna’s Farm, abbiamo messo in produzione piante di cannabis “CBD Rich”, e con l’apertura del Dispensario CBD, sempre presso la Galleria al Corso di Trento, abbiamo dato spazio alla parte alimentare, terapeutica e cosmetica. L’esigenza di “sdoganare” l’uso della cannabis dalla vera “droga di Stato” (la nicotina) ci ha spinti a specializzarci sulle differenti modalità di assunzione dei cannabinoidi, specialmente tramite l’utilizzo dei vaporizzatori, che in pochi anni, hanno visto svilupparsi un nuovo mercato di dispositivi davvero notevoli e innovati, privi di effetti nocivi per la salute e dai risvolti nuovi, come il benessere per il fruitore finale di erba. Cristina poi, con la sua specializzazione in Naturopatia e Iridologia, ha scritto una tesi dal titolo “Canapa: una pianta in sinergia con l’essere umano – il Fitcomplesso e le nuove interazioni”, cosa che le ha permesso di acquisire una vera “specializzazione” sulla complessa interazione dei principi attivi della pianta sul corpo umano. Grazie a questi studi, al dispensario si è creato una sorta di punto di riferimento per tutti coloro che vogliono approcciarsi a questo intricato e complesso mondo terapeutico, e per dare un supporto reale, è nata, tutta al femminile, l’associazione Chacruna CSC Trentino Alto Adige, con la quale ci proponiamo di informare e fornire i migliori prodotti naturali a base di fitocannabinoidi, compreso il servizio a pagamento della prescrizione della ricetta per l’acquisto della Cannabis Medica.
Cosa vi augurate per il futuro a venire?
Ci auguriamo che sempre più persone possano avere accesso alle potenzialità di questa meravigliosa pianta, e che cessino i vecchi retaggi, le strumentalizzazioni e la demonizzazione di una pianta officinale, priva di effetti nocivi e tossicità. Ci auguriamo che i benefici che derivano dalla sua liberalizzazione, superino i vecchi retaggi e le grandi lobby economiche, da sempre vere sue nemiche. Crediamo che, se glielo permetteremo, la canapa potrà, se non salvare, almeno migliorare questo mondo e la vita di tutti gli Esseri.
IN WEED WE TRUST
Stay tuned –www.chacruna.it
FB: chacrunashop
IG: @chacrunaofficial
Associazione: chacrunacsc@gmail.com
Coltiviamo
Con Jorge Cervantes jorge@marijuanagrowing.comABC SULL’ESSICCAZIONE DEL RACCOLTO
ABC SULL’ESSICCAZIONE DELLA CANNABIS
A meno che non venga congelata subito dopo il raccolto, la cannabis deve essere essiccata prima di essere consumata. L’essiccazione trasforma il 75% o più della pianta appena raccolta in vapore acqueo e altri gas. La cannabis secca è più facile da conservare, pesare e consumare.
DECARBOSSILAZIONE
La decarbossilazione e la solubilizzazione rimuovono un atomo di carbonio dalla catena di carbonio della molecola di cannabis. Quando l’atomo di carbonio viene rimosso, la cannabis viene trasformata dalla forma “acida” (CBDA e THCA) alla forma neutra, CBD e THC. Nella loro forma neutra “non acida”, il CBD e il THC sono circa il 90% più potenti di quelli in forma acida.
La solubilizzazione si verifica quando la cannabis viene miscelata con glicerina, zuccheri, grassi, oli, alcol e altri solventi a base di olio. I cannabinoidi migrano e si miscelano al solvente quando vengono riscaldati a bassi livelli per alcune ore. La migrazione dei cannabinoidi nell’alcol o nella glicerina non richiede calore, ma il processo dura più a lungo. Per informazioni complete, consultate il capitolo ventisette “Cooking with Medical Cannabis” (Cucinare con la cannabis per uso medico) dell’Enciclopedia della Cannabis.
Al momento del raccolto i processi della pianta giungono lentamente al termine, i fluidi si muovono ancora all’interno del fogliame, ma a un ritmo più lento. Gli stomi si chiudono subito dopo il raccolto e fuoriesce un po’ di vapore acqueo. Le cellule esterne sono le prime a seccarsi, ma i fluidi si muovono ancora dalle cellule interne per fornire umidità alle cellule esterne che sono secche. Quando questo processo si verifica lentamente nel tempo, in 20-30 giorni, le piante si asciugano in modo uniforme. Tuttavia, sono pochi i coltivatori ad avere spazio o tempo sufficienti per lasciare essiccare le piante per un mese. La rimozione di foglie e steli grandi al momento del raccolto accelera l’essiccazione; tuttavia, il contenuto di umidità all’interno dei fiori, delle foglie e degli steli essiccati non è uniforme. Se i fiori vengono essiccati in modo troppo rapido, l’amido, i nitrati, la
clorofilla e altri pigmenti rimangono intrappolati nei tessuti della pianta, conferendole uno sgradevole sapore “verde” e bruciando in modo non uniforme. Raccolti che risulterebbero altrimenti sani possono essere rovinati se si usano tecniche di essiccazione e stagionatura inadeguate.
Quando l’essiccazione è relativamente lenta, da cinque a dieci giorni, con l’aiuto di un’adeguata ventilazione e circolazione dell’aria, l’umidità evapora uniformemente nell’aria, producendo fiori secchi in modo uniforme con una decomposizione minima di cannabinoidi e oli volatili. I fiori essiccati lentamente hanno un sapore dolce e si fumano senza problemi. Il gusto e l’aroma migliorano quando i pigmenti si decompongono. L’essiccazione lenta e uniforme, in cui il contenuto di umidità è lo stesso in tutti gli steli, il fogliame e i fiori, lascia il tempo necessario per la degradazione dei pigmenti.
Essiccazione
1. Range della temperature dell’aria:
a. 18-21ºC
b. Ideale: 18ºC
2. Range dell’umidità:
a. 50-60%,
b. Ideale: 55%
L’essiccazione lenta del raccolto garantisce i migliori risultati. La temperatura ideale dell’aria è compresa tra 18-21 gradi C e l’umidità tra il 50 e il 55%. Le temperature inferiori ai 18 gradi C rallentano l’essiccazione e l’umidità spesso aumenta in modo rapido. Un’umidità superiore all’80% allunga i tempi di essiccazione e rende imminente la minaccia di muffa per le cime. Le temperature superiori ai 24 gradi C possono provocare un’essiccazione troppo rapida dei fiori e l’umidità può scendere più facilmente sotto il livello ideale del 50%. Le temperature superiori ai 29 gradi C causano un’essiccazione così rapida dei fiori da rendere il fumo più aspro. Un’umidità relativa inferiore al 30-40% fa sì che i fiori si secchino troppo velocemente e trattengano la clorofilla, il che conferisce loro un sapore “verde”. I fiori essiccati rapidamente diventano croccanti e si sbriciolano. Un’umidità bassa fa perdere ai fiori anche il sapore e la fragranza. Se l’umidità è compresa tra il 30 e il 40%, è necessario prevedere un minimo movimento d’aria per rallentare l’essiccazione. Utilizzate sempre un termometro e un igrometro accurati per fare in modo che la temperatura e l’umidità si mantengano nell’intervallo ideale.
I ventilatori oscillanti mantengono l’aria del locale di essiccazione in movimento. I ventilatori evitano che l’aria nella stanza e tra le piante appese e gli scaffali di essiccazione ristagni e si stratifichi. Allontanando delicatamente l’aria umida dalle piante in essiccazione, si accelera il processo di essiccazione. Non posizionate i ventilatori direttamente sulle piante in essiccazione, perché provocano un’essiccazione non uniforme.
Controllate il calore e l’umidità mediante la circolazione dell’aria e l’uso di ventilatori. Le ventole di ventilazione devono mantenere la temperatura e l’umidità nell’intervallo corretto. Lasciate accese le ventole 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per eliminare l’odore dell’essiccazione della cannabis e l’umidità. Un filtro a carboni attivi sarà necessario se l’odore infastidisce gli astanti. Ricordate che i filtri al carbone s’intasano e smettono di eliminare gli odori quando l’umidità supera il 70%.
Usate un condizionatore d’aria o un deumidificatore per ridurre l’umidità nei climi caldi e nelle aree chiuse con ventilazione inadeguata. Nei climi freddi, riducete l’umidità aumentando la temperatura mediante un piccolo dispositivo di riscaldamento elettrico.
Il tempo di essiccazione dipende dalla temperatura, dall’umidità e dalla densità dei fiori. La maggior parte dei fiori sarà sufficientemente asciutta per iniziare la concia in cinque-sette giorni. I fiori
Piegate delicatamente un ramo “secco” per vedere se si spezza. È ancora troppo verde se si piega e non si spezza. Non è abbastanza secco per spezzarsi.
grandi, grassi e densi possono richiedere qualche giorno in più. Dopo qualche giorno di essiccazione, strizzate delicatamente i fiori per verificarne il contenuto di umidità. Piegate gli steli per vedere se sono asciutti. Se lo stelo si rompe anziché piegarsi, è pronto per la concia. I fiori possono essere fumati o vaporizzati quando sono secchi
Piegate delicatamente uno stelo che si sta seccando, se scatta dovrebbe essere secco. Il fiore deve essere asciutto al tatto, ma non fragile. Il fiore dovrebbe bruciare abbastanza bene da poter essere fumato quando è secco.
senza essere conciati. Il sapore non sarà altrettanto buono e potrebbero bruciare in modo non uniforme.
Per trovare il contenuto di umidità approssimativo dei fiori secchi, pesate un singolo grappolo di fiori al momento del raccolto, appena raccolto.
Pesatelo di nuovo durante il processo di essiccazione e concia per sapere quanta umidità ha perso. Per esempio, un fiore che pesa 10 grammi al momento del raccolto, peserà 2,5 grammi quando avrà perso il 75% dell’umidità. In genere, un fiore secco peserà il 75% in meno del suo peso umido al momento del raccolto. Utilizzate questo dato
come indicazione di base per il grado di secchezza. Ogni varietà può discostarsi leggermente da questo riferimento. Sperimentate con i vostri fiori per capire cosa funziona meglio.
Pesate lo stesso grappolo di fiori una settimana dopo. Quando il peso è pari al 25% di quello del fiore bagnato, probabilmente è secco. Alcune varietà hanno bisogno di essere un po’ più asciutte, altre un po’ più umide. Questo è il punto di partenza. Una volta asciutta, la cannabis dovrà essere conciata in modo da eliminare tutta l’umidità e i contaminanti dalla stessa.
Silent Seeds parte in orbita per l’appuntamento con Mr. Sherbinskis
Mario Guzman, alias Mr. Sherbinskis, è grower e breeder ed è nato e cresciuto in California. Creatore della Gelato, genetica di cannabis famosa in tutto il mondo, ha iniziato il suo lavoro di ricerca in una piccola stanza del suo garage in compagnia di un paio di lampade. In queste colonne, d’altronde, lo abbiamo sempre sostenuto: con il giusto atteggiamento, una profonda passione e una certa dose di rigore, ogni traguardo è possibile! In Europa, Mr. Sherbinskis lavora con il team di Silent Seeds - gli astronauti del breeding - e per questo motivo abbiamo deciso d’intervistarlo per scoprire cosa possiamo aspettarci da questa collaborazione leggendaria.
Come sei entrato in contatto con il team di Silent Seeds? Cosa condividi della loro filosofia?
Essendo i legittimi discendenti di Dinafem, Silent Seeds rappresenta la mia famiglia. L’intero team è professionale ed esperto e adoro lavorare con loro. Infatti condividiamo una passione esponenziale per ciò che facciamo e una visione comune per il futuro. Questa collaborazione è interessante perché ognuno di noi è pioniere di un movimento nella rispettiva parte d’oceano. Possiamo definirla una complementarità perfetta perché ciascuno di noi ha il suo livello di competenza. Da parte sua, Silent Seeds ha una lunga storia nello sviluppo di ibridi femminizzati di cannabis, mentre da parte mia, la creazione della linea Gelato ha creato una nuova tendenza universale.
Puoi descrivere le varietà che avete sviluppato per questa partnership europea?
Innanzitutto, incrociando Bacio Gelato e Sunset Sherbert, abbiamo sviluppato Polar Gelato, che è semplicemente la sua miglior versione femminizzata e, soprattutto, resta davvero fedele a ciò che ci aspettiamo dalla Gelato. Pink Sunset è sicuramente la fedele versione femminizzata di Sunset Sherbert, ecco perché abbiamo utilizzato “Pink Panties”, un genitore diretto della sua linea genetica con la Florida OG, che porta una bella stabilità oltre alla conservazione delle caratteristiche aromatiche dello strain originale. Poi abbiamo sviluppato Açaí Jelly, la versione fedele femminizzata della mia Açaí Berry Gelato. Per questo l’abbiamo incrociata con Bacio Gelato, in modo da conservare saldamente la ricchezza aromatica oltre a tutte le qualità intrinseche del suo predecessore. L’idea principale era quella di sviluppare la versione femminizzata di ciascuna delle mie varietà iconiche in tutto il mondo. Infine, dovevamo anche pensare a una versione veloce di Gelato per tutti quei coltivatori che vivono in parti del mondo dove il clima è ostile, motivo per
cui abbiamo sviluppato insieme una versione autofiorente della Polar Gelato e Pink Sunset.
Nel rigoglioso catalogo di Silent Seeds con quale varietà inizieresti la stagione indoor?
La Starfire OG, la Polar Gelato e la B-45. La prima è un ibrido con tutte le qualità di una Kush è vigorosa, stabile e omogenea a livello di sviluppo strutturale ed, inoltre, ha il vantaggio d’avere una fioritura imponente, rapida e abbondante.
La Polar Gelato possiede tutte le proprietà della Gelato #41 originale. Quando il vostro naso si avvicinerà ai suoi fiori assaporerete un aroma complesso e avvolgente che mescola un ventaglio di note florali con sfumature da dessert zuccherato. La terza genetica è la B-45, varietà sviluppata in collaborazione col il rapper francese BOOBA. E’ una genetica che sta diventando celebre come la Critical + . E’ uno Strain dal vigore vegetativo esplosivo che offre raccolti impressionanti con un profilo aromatico intenso che mescola note di limone ed arancio insieme a sfumature cremose e pasticcere.
A parte il processo normativo, quali sono le principali differenze che trovi tra la cultura della cannabis americana ed europea?
Con il passare degli anni vedo meno differenze. Quindici anni fa, se un americano voleva sapere com’era fumare erba in un coffeshop, doveva andare ad Amsterdam. Ai giorni nostri anche Barcellona offre opzioni meravigliose. Adesso negli Stati Uniti ci si può togliere lo stesso sfizio in posti come San Francisco, Los Angeles e New York. La cultura della cannabis è globale, la pianta ci connette e ci ricorda quotidianamente l’umiltà necessaria per valorizzare tutte le favolose possibilità che ci offre.
Cosa dovrebbero imparare gli americani dall’Europa e viceversa?
Sempre mettere in primo piano la pianta! Darle sempre quello che ti da e condividerla con il
mondo. È così che lo rendiamo un posto migliore grazie alla condivisione della gentilezza con tutte le persone affini. Occorre saper rispettare coscienziosamente ciò che ci è stato donato da Madre Natura. Questo mi sembra il punto di partenza fondamentale della storia della cannabis e l’umanità. La grande differenza tra l’Europa e gli Stati Uniti sono le molteplici opportunità che sono state offerte agli americani in un mercato molto più aperto ormai da diversi anni. Anche l’Europa, comunque, vedrà un movimento in questa direzione in un futuro non lontano e lo spero sinceramente per tutti gli attori del nostro settore.
Nei mesi a venire possiamo aspettarci qualche sorpresa dalla vostra collaborazione con Silent Seeds?
Dico solo che siamo qui per restare! Non vedo l’ora di vedere il lavoro di tutti i semi che abbiamo condiviso per lasciare così che le nostre genetiche parlino per se stesse.
Coltivatori, mostratemi cosa sapete fare! Mi piacerebbe vedere le vostre foto. Inoltre, gli amici di Silent Seeds hanno un concorso fotografico mensile, dove potete vincere fantastici premi, così tutti avranno la propria possibilità! (Invia le tue foto migliori a: bestpictures@silent-seeds.com).
Grazie a tutti, siamo una grande famiglia!
Per maggiori informazioni www.silent-seeds.com/collections/sherbinskis
Award-Winning cannabis cultivation author Jorge Cervantes teams up with Seedsman for a FREE, comprehensive digital book on home growing.
100-page digital book
270+ color images
Interactive – Searchable
Comprehensive guide to cannabis cultivation
Beginner and advanced growers
Easy-to-follow cultivation examples
8 chapters of cultivation wisdom
Dedicated to increasing cannabis yields
Discover the magic of cannabis!
www.marijuanagrowing.com/grow-cannabis-book
Co-Authors
Chief Scientific Officer, Dr. Gary Yates
Stefan Meyer
Table of Contents
• Cannabis Botany
• Life Cycle of Cannabis
• Cannabis Seeds & Seedlings
• Plan Your Garden
• Grow Room Setup
• Twelve-week Garden
• Harvest, Manicuring, Drying, Curing & Storage
• Diseases, Pests & Problems
JORGE CERVANTES
Author Marijuana Horticulture. Legendary Jorge Cervantes, published in eight languages sold over a million copies worldwide.
JESSICA GIUFFRIDA: NEUROSCIENZE ED IL SISTEMA ENDOCANNABINOIDE
Jessica Giuffrida è laureata in Neuroscienze
Cognitive e Comportamentali presso l’Università di Padova dove si è anche specializzata in Psicoterapia Cognitiva e Comportamentale.
Nel corso dei suoi tirocini clinici si è concentrata prevalentemente sulla neuropsicologia dell’età evolutiva, sulla diagnosi e trattamento di patologie cerebrali congenite e acquisite in soggetti di età adulta e sulle patologie neurodegenerative associate all’invecchiamento.
Dal 2012 opera nel campo della ricerca clinica, concentrandosi prevalentemente su patologie neurocognitive e psichiatriche e, nel 2015, si è trasferita in Francia dove per quattro anni ha praticato attività clinica e insegnato all’Università di Nimes. Grazie alla sua disponibilità, parleremo con lei del sistema endocannabinoide attraverso il prisma delle neuroscienze.
Quando è la prima volta che ricorda aver sentito parlare del Sistema Endocannabinoide?
Considerando che l’N-arachidonoylethanolamide (poi fortunatamente denominato Anandamide) è stato isolato per la prima volta nel 1992 e che i libri di testo si aggiornano ad una velocità ridotta rispetto alla letteratura scientifica, credo di averne sentito parlare, brevemente, sul finire degli anni novanta durante il corso di biologia in seconda liceo.
Ricorda quale impressione le fece scoprire che il nostro corpo produce gli stessi composti chimici prodotti in natura dalla cannabis?
Non posso dire che tale scoperta mi abbia particolarmente sorpresa: l’elevato grado di risposta del nostro cervello alle sostanze chimiche è generalmente dovuto alla presenza di recettori compatibili con tali sostanze. Questo
esterni – è il caso degli oppioidi endogeni, la cui struttura molecolare differisce minimamente da quella della morfina.
Come descriverebbe il ruolo dei recettori celebrali?
I recettori possono essere paragonati a spazi di parcheggio, la cui forma è adattata ad un modello di automobile. Se un’automobile molto simile a quella originaria si immette nel “traffico” delle molecole che entrano in contatto con il cervello, questa individua il parcheggio più compatibile alla sua struttura e si ferma lì, bloccando l’accesso delle molecole endogene destinate ad agire su tali recettori.
Quindi i ricettori sono stimolati maggiormente dalle sostanze esterne?
È stata osservata una maggiore affinità tra le sostanze esogene e i recettori compatibili: è per questa ragione che gli effetti di tali sostanze che, di base, sono analoghi a quelli delle sostanze endogene, risultano notevolmente amplificati. Nel mio percorso, ho sviluppato un interesse particolare per gli stati alterati di coscienza, condizioni che mettono apparentemente in stallo la modalità di funzionamento “di default” per lasciare spazio ad…altro. Sono condizioni comunemente associate all’utilizzo di sostanze psicoattive, ma non solo: possiamo pensare alla trance agonistica, in particolare negli sport di endurance (Runner’s high) o alla meditazione, o alle conseguenze di alcuni metodi di respirazione.
Ci vuole parlare dei cannabinoidi endogeni cioè prodotti internamente dal nostro corpo?
I cannabinoidi endogeni agiscono su diversi aspetti fisiologici, cognitivi e psicologici (umore,
JESSICA GIUFFRIDA OPERA NEL CAMPO
DELLA RICERCA CLINICA, CONCENTRANDOSI
PREVALENTEMENTE SU PATOLOGIE
NEUROCOGNITIVE E PSICHIATRICHE
può avvenire per diverse ragioni, ma principalmente perché la molecola esterna ha una struttura simile ai principali neurotrasmettitori prodotti dal cervello – è il caso, ad esempio, della similarità strutturale tra i principi attivi degli psichedelici classici e la molecola di serotonina; oppure perché il cervello produce sostanze specifiche, estremamente simili ai principi attivi
processi cognitivi, percezione della fame, reazione immunitaria, etc.). Le due molecole principali sono l’anandamide (AEA) e il 2-arachidonoilglicerolo (2-AG). Una volta sintetizzate, tali molecole vengono immediatamente rilasciate dalla cellula e si legano ai recettori cannabinoidi presenti su cellule limitrofe o sulla stessa cellula che li ha prodotti.
IL FUMO E IL VAPING COMPORTANO
UN’ESPOSIZIONE RAPIDA DEL CERVELLO NON SOLO AI PRINCIPI PSICOATTIVI, MA ANCHE
ALLE SOSTANZE CHIMICHE A CUI TALI
PRINCIPI SI LEGANO
Quali caratteristiche specifiche presentano tali cannabinoidi?
La peculiarità dei cannabinoidi endogeni è la loro azione di messaggeri retrogradi. Sintetizzati nella cellula postsinaptica, attivano dei recettori specifici, i recettori CB1, degli assoni [NDR. prolungamento principale della cellula nervosa che conduce gli impulsi verso la periferia] della cellula presinaptica modulando in tal modo la trasmissione sinaptica. I recettori CB1 sono presenti soprattutto nell’encefalo (strutture sottocorticali, ippocampo e amigdala) e, in misura minore, nel cervelletto. Al di fuori
Gli endocannabinoidi esercitano un’azione neuromodulatrice, regolando il rilascio di altri neurotrasmettitori come il glutammato, il GABA, la dopamina e la serotonina. In questo modo, contribuiscono all’equilibrio e alla stabilità dei processi che avvengono nel Sistema nervoso centrale. Inoltre lavorano sulla memoria e sull’apprendimento. La modulazione della plasticità sinaptica da parte degli endocannabinoidi, infatti, può influenzare, a lungo termine, sia il potenziamento ossia la facilitazione della creazione delle connessioni tra neuroni, sia la depressione e cioè l’impedimento nella creazione di altre connessioni. In questo
dell’elaborazione emotiva. La disregolazione del sistema endocannabinoide è stata correlata a disturbi dell’umore come ansia e depressione. In ultimo, credo sia importante precisare che tali funzioni sono prerogativa dei cannabinoidi endogeni e che sono profondamente alterate, non sempre in modo adattivo, in seguito all’assunzione di cannabinoidi esogeni.
Quali direttive di ricerca sono le più interessanti da sviluppare in riferimento a questo sistema endogeno?
Gli ambiti di ricerca potenziale sono molteplici e spaziano dai meccanismi di regolazione e trattamento del dolore, all’azione del sistema endocannabinoide sull’appetito, al fine di comprenderne il ruolo nel trattamento dell’obesità. Un altro settore estremamente importante riguarda l’interazione tra il sistema endocannabinoide e il sistema immunitario: la ricerca esplora l’azione modulatrice sui processi infiammatori, con potenziali implicazioni per le malattie autoimmuni e infiammatorie. Perso-
sizione rapida del cervello non solo ai principi psicoattivi, ma anche alle sostanze chimiche a cui tali principi si legano, con un effetto neurotossico fin dalle prime esposizioni. Gli effetti collaterali in tal senso sono meno rilevanti quando la cannabis viene ingerita in forma di “edible”, dato il maggior controllo sul dosaggio e l’assenza di leganti. Poi è importante tenere in conto la reattività soggettiva data dal profilo genetico specifico, dalle eventuali esperienze precedenti, dalla quantità consumata e dalla composizione del prodotto. Comunque, come per tutte le sostanze psicoattive, inclusa la caffeina, si deve valutare l’età di esposizione e sarebbe opportuno evitare l’esposizione nelle fasi critiche di sviluppo del cervello, a meno che tale esposizione non sia giustificata da ragioni mediche. In ultimo, ovviamente, sono da considerare la quantità consumata e la frequenza di consumo come variabili essenziali.
Fatte queste premesse, possiamo descrivere le principali implicazioni celebrali del consumo di cannabis a breve termine?
A breve termine la cannabis causa interferenze con memoria, attenzione e concentrazione, riducendo temporaneamente le prestazioni cognitive. In secondo luogo l’utilizzo di cannabis riduce temporaneamente le abilità di coordinazione e la reattività; quindi, come per l’alcool, è fondamentale evitare di guidare o di esporsi a situazioni potenzialmente pericolose. Gli effetti psicoattivi della cannabis, principalmente dovuti al delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), possono includere euforia, sensazioni di rilassamento o, in alcuni casi, ansia, ma come specificato precedentemente, gli effetti sperimentati sono soggettivi e dipendono dal profilo genetico di ciascuno. Infine, gli effetti psicoattivi possono incentivare la fase del processo creativo dominata dal pensiero divergente.
E a medio-lungo termine?
del sistema nervoso centrale i recettori CB1 si trovano nei polmoni, nel fegato, nei reni e nelle cellule dell’apparato riproduttivo sia maschile che femminile.
E cosa può dirci dei cannabinoidi presenti in natura?
I cannabinoidi esogeni, quali il THC e il CBD, agiscono sugli stessi meccanismi, ma l’intensità di tale azione è amplificata al punto tale da impedire qualsiasi interazione tra i cannabinoidi endogeni e i recettori specializzati: tale effetto è alla base dei meccanismi di dipendenza che possono instaurarsi nel lungo termine.
Per una neuroscienziata quale mportanza riveste il sistema endocannabinoide per il funzionamento del corpo umano?
caso, quindi, depressione non viene intesa in senso psicopatologico, ma come l’inibizione di alcune connessioni sinaptiche essenziali per la formazione della memoria. In terzo luogo, gli endocannabinoidi sono associati ad effetti neuroprotettivi e, infatti, possono contribuire a ridurre i danni neuronali e l’infiammazione come risposta a diverse lesioni, come traumi cranici, ictus e malattie neurodegenerative.
E per quanto riguarda la regolazione del dolore?
Sia a livello centrale che periferico, il sistema endocannabinoide svolge un ruolo significativo nella sua regolazione. Gli endocannabinoidi, infatti, possono inibire le vie di segnalazione del dolore e attenuare la sua percezione. Ma ancora, pensiamo al fatto che gli endocannabinoidi sono coinvolti nella regolazione dell’umore e
nalmente sono particolarmente interessata da due tematiche: il ruolo del sistema endocannabinoide sui meccanismi di plasticità cerebrale e la possibilità che, tra le varie funzioni del sistema cannabinoide endogeno, vi sia anche un’azione neuroprotettiva. Uno dei principali assi di ricerca, infatti, riguarda l’azione degli endocannabinoidi sulla trasmissione sinaptica e l’intervento sui processi di apprendimento e memoria. Un altro ambito, più recente, si concentra invece sull’ipotesi che il sistema endocannabinoide possa essere coinvolto nella prevenzione o nel trattamento di patologie neurodegenerative come l’Alzheimer, il Parkinson e la sclerosi multipla.
A livello cognitivo, quali impatti può avere la cannabis sul nostro cervello? Intanto il fumo e il vaping comportano un’espo
A medio termine l’uso cronico può portare a una riduzione della sensibilità agli effetti dei principi psicotropi contenuti, richiedendo quantità sempre maggiori per ottenere gli stessi effetti. L’uso prolungato e la sua successiva sospensione possono portare a sintomi di astinenza, come irritabilità, ansia, disturbi del sonno e perdita dell’appetito. In terza istanza, l’uso regolare di cannabis può aumentare il rischio di sviluppare o peggiorare disturbi dell’umore, come ansia e depressione, soprattutto nelle persone geneticamente predisposte. Per quanto concerne l’esposizione a lungo termine, l’uso cronico durante l’adolescenza e la giovane età adulta, quando il cervello è ancora in fase di sviluppo, può influenzare negativamente la maturazione del cervello e comportare un rischio di dipendenza. Infine, l’esposizione a lungo termine (dovuta ad un consumo pressoché cronico) comporta rischi che esulano dagli aspetti prettamente cognitivi e psicologici come problemi respiratori e l’impatto sul sistema cardiovascolare.
Sappiamo che la stessa pianta può curare disturbi psichiatrici, ma anche slatentizzare schizofrenie dormienti. Che ne pensa?
La cannabis contiene moltissimi principi attivi, dunque, gli effetti terapeutici o slatentizzanti dipendono da quali principi attivi sono presenti in modo preponderante nella varietà consumata, dal profilo genetico e neurochimico e dall’eventuale vulnerabilità del soggetto per determinate patologie psichiatriche.
Intervista
Con Stoney Tark
TUTTO SULLA PRODUZIONE DI HASHISH - INTERVISTA A KEES SCHELFHOUT
Chi è Ex-Tractor e in cosa è specializzato esattamente?
Abbiamo iniziato nel 2018 e siamo un piccolo team di coltivatori di fiori e produttori di hashish appassionati. 2 ragazzi producono hashish e una ragazza ci aiuta a risolvere i problemi che possono presentarsi nel quotidiano. Il team è molto unito e trascorriamo diverse ore insieme. Siamo specializzati nella separazione dell’hashish in acqua ghiacciata (bubble hash/ isolator) e nella pressatura per l’estrazione di rosin.
Puoi spiegarci cos’è l’hashish e quali sono i diversi tipi di hashish?
L’hashish è una separazione dei tricomi (preferibilmente teste) dal materiale vegetale (erba). I 3 tipi di hashish più diffusi e conosciuti sono il dry sift hash, l’ice water hash e il solvent hash (BHO).
In che modo il dry sift hash è diverso dal water hash?
La setacciatura a secco è il modo più antico di produrre hashish e anche il più semplice (per iniziare). È anche un’arte che dobbiamo ancora capire a fondo per padroneggiarla completamente. La dicitura Dry sift suggerisce già che i tricomi vengono separati dal materiale vegetale per sfregamento, caduta o sbattimento attraverso setaccio.
Per ottenere l’hashish migliore è meglio utilizzare materiale vegetale fresco o secco?
Entrambi gli stili presentano dei vantaggi. Con il materiale secco, si ottiene sicuramente una resa maggiore nei lavaggi successivi. Il materiale tende a essere più ambrato, ma il colore dipende dalla varietà. Per quanto riguarda i terpeni, il materiale secco può avere un odore più simile a quello
dell’hashish e tende ad avere un effetto più inciso e più duraturo, con uno sballo diffuso.
Secondo te quanto conta il ghiaccio quando si prepara il bubble hash?
All’inizio pensavo che il ghiaccio fosse necessario per l’attrito che contribuisce a separare le teste dal materiale vegetale. Ci siamo però resi conto che se si riesce a lavare al di sotto dello 0 senza ghiaccio, ci sono maggiori probabilità di non creare contaminanti, grazie alla frantumazione del ghiaccio e del materiale vegetale.
Cosa pensi dell’hashish pressato a caldo?
Intendi dire se ci piace produrre rosin!? Fratello, è la nostra passione! In effetti è una novità per noi, ma abbiamo abbracciato questa innovazione nell’ambito delle procedure senza solventi. Sono ormai 4 anni e mezzo che produciamo rosin e non smettiamo mai di imparare ogni volta che lo facciamo.
Quali sono le temperature di lavorazione del rosin?
Per il rosin da hashish, si parla di circa 70/80 gradi centigradi. Controllate la struttura dell’hashish derivante, se ha una consistenza simile al burro, aumentate la temperatura per renderlo ancora più liquido. La seconda pressatura avviene a 100/110 gradi centigradi e se sentite che ne esce ancora molto, aumentate la temperatura per la vostra prossima prima pressatura o esponete il disco alla pressione più a lungo. Il rosin da fiori è uno spreco, un fiore adeguato andrebbe fumato o lavato. Provate a 120 gradi centigradi se proprio non potete farne a meno.
Quali sono le dimensioni dei sacchetti che preferite usare per la produzione di rosin?
I filtri da un massimo di 25 o 37 micron sono quelli che ci piace di più usare, per le pressature di qualità a coppa a volte usiamo i 15, a seconda della varietà e della qualità. Per evitare perdita d’aria e per avere presse più pulite, utilizzate sempre un sacchetto doppio.
C’è un modo semplice per vedere se l’hashish è di alta qualità, una volta prodotto?
Sì, fumatelo! Oppure effettuate un test di combustione, tenendo l’accendino vicino a un pezzo di hashish e verificando quanto ci mette la massa a bollire o l’hashish a bruciare e a che velocità il residuo diventa nero: più è alta la qualità, più sarà l’olio presente e dovreste vedere come una massa grassa che trasuda gioia e che deve essere fumata dopo aver effettuato il test.
Che consigli hai per preparare il bubble hash?
Lavare in modo pulito e delicato, cercando di effettuarlo all’interno del sacchetto di lavaggio #220 consente di evitare di dover pulire la macchina e di lavare facilmente diverse varietà in un solo giorno. Provate a fare un doppio screening del vostro #220 oppure cercate di mettere un filtro #220 a mo’ di calza intorno al tubo della macchi-
na. Asciugate accuratamente e conciate ancora meglio. Mettete l’hashish nei sacchetti, sciacquateli bene e fate molta attenzione a questa fase se volete ottenere il top!
Che consigli hai per preparare il dry sift?
Usare una torre di vari setacci, controllare la tecnologia static sift e assicurarsi di raccogliere solo le teste. Usando un piccolo microscopio, dopo la raccolta effettuate un controllo del numero di contaminanti. Abbiamo fatto del dry sift all’interno di un congelatore ad apertura superiore e ci è sembrato che il freddo sia stato di aiuto. Inoltre, l’hashish dry sift finito ama l’esposizione a diversi ambienti per diversi prodotti finali, quindi giocate con la concia a freddo, la concia in stanza, la concia a tenuta stagna e vi divertirete un sacco!
Che consigli hai per la preparazione del rosin?
Usare sempre il sacchetto doppio e una buona pressatura preliminare vi offriranno un vantaggio. La tecnologia del paper fold/flow è sicuramente da prendere in considerazione. Cercate di tenere il rosin il meno possibile a contatto con la pressa ed esposto al calore. Il rosin appena pressato può avere un sapore acre o un aspetto diverso da quello desiderato, ma dategli un po’ di tempo, perché al rosin piace la concia e un po’ di movimento!
Infine, Kees, i nostri lettori dove possono trovare maggiori informazioni su Ex-Tractor?
Sono abbastanza attivo su Instagram @Ex.tractor o per prodotti stoner unici e di alta qualità, @ Ex.tractors cerchiamo di postare i nostri divertenti viaggi hash, le acrobazie in bicicletta e i salti, dab di qualità, fumo e cibo! Grazie, Soft Secrets e pace e bene!
HEMP - GROW - HEAD SHOP
• SEMI da collezione
• Prodotti a base di CBD Attrezzatura per Indoor/Outdoor
• Alimenti, Cosmesi, Abbigliamento
NUOVA SEDE: Via della Cooperazione, 12/D Negrar di Valpolicella, Verona, Italy
Cultura della cannabis
Sebastian DanielMary Jane, Regina dei mari
L’autore Rowan Robinson ha tratteggiato un quadro suggestivo in “The Great Book of Hemp”: nei Paesi Bassi, i mulini a vento alimentati da vele di canapa schiacciavano la canapa per produrre tela (dal latino cannabis) e corda di canapa per le navi.
Molte nazioni di naviganti non avrebbero mai raggiunto il successo che hanno avuto se non fosse stato per i prodotti della canapa. Gli olandesi hanno coltivato la canapa per centinaia di anni; la Spagna, il Portogallo e l’Inghilterra ne dipendevano fortemente per le loro industrie. Le nazioni in competizione si accaparravano spesso le scorte di semi come parte della ricompensa che accompagnava la vittoria su un nemico.
Le robuste fibre della pianta costituivano fino al 90% delle vele e venivano utilizzate per produrre corde, reti da pesca, bandiere e uniformi. La canapa veniva utilizzata persino per sigillare le fessure delle imbarcazioni al fine di mantenerne l’impermeabilità.
Le corde, le vele e l’abbigliamento erano sufficientemente robusti da resistere ai danni provocati dall’acqua salata o dal vento. Le mappe o i libri stampati su carta di canapa erano fino a 100 volte più resistenti dei preparati di papiro. Il re Enrico VIII era a conoscenza della grande importanza della canapa per la marina inglese e nel 1533 impose una multa a tutti i contadini che si rifiutavano di coltivarla. Nel 1612 il re Giacomo I estese tale legge a tutte le colonie inglesi.
Il ruolo della cannabis nello sviluppo di molti Paesi lontani, come l’Australia o la Russia, rimane ancora oscuro. La storia attende di essere scritta dalle nuove generazioni di scienziati e appassionati della canapa, esenti dal timore e dai pregiudizi dell’era del proibizionismo.
L’edizione australiana di National Geographic Magazine ha pubblicato l’articolo “Was Cannabis the Real Reason Britain Colonised Australia?” (La canapa è stato il vero motivo per cui la Gran Bretagna ha colonizzato l’Australia?). (Lulu Morris, 4.5.2017). Va contro la convinzi-
one secondo cui avesse semplicemente a che vedere con i detenuti e il loro isolamento in un luogo remoto, come siamo portati a credere oggi.
I CARCERIERI TORNANO A RENDERE LA CORDA STUPEFACENTE
La storia della cannabis in Australia inizia con l’avvento della Prima Flotta. La canapa venne imbarcata come carico per il commercio su richiesta di Joseph Banks. Banks fu uno dei principali protagonisti del progetto di colonizzazione del Nuovo Galles del Sud. Nel 1797 venne nominato membro del Privy Council of Trade. Durante la Rivoluzione francese fu responsabile delle politiche sulla canapa dell’Impero Britannico. Banks potrebbe aver visto l’Australia come una potenziale colonia della canapa. Pubblicò persino un fascicolo intitolato “Hemp 1764-1810”, contenente i suoi documenti sul commercio e sulla crescita della canapa. Lo storico K.M. Dallas sosteneva che quella dei detenuti era una spiegazione troppo semplicistica per la colonizzazione dell’Australia e che sussistevano ragioni nascoste.
Secondo John Jiggens, Banks vedeva la colonizzazione dell’Australia come un modo per espandere il commercio della canapa della Gran Bretagna: “Le implicazioni legate al fabbisogno di canapa della Gran Bretagna hanno reso il commercio della canapa un obiettivo strategico in tempo di guerra, come dimostra questa breve panoramica sulla Questione della Canapa.
Sebbene la strategia di basarsi sulla canapa russa fosse rischiosa, era comunque alla base dell’impero. Senza il commercio della canapa russa, l’impero britannico non sarebbe mai stato così grande. Per quanto grande fosse la Gran Bretagna, il suo impero era appeso a quel nastro di commercio della canapa che si snodava attraverso gli stretti e pericolosi passaggi del Mar Baltico”. Jiggens ritiene che il progetto originale fosse quello di sviluppare una nuova colonia della canapa e che il reinse-
diamento dei detenuti fosse solo un’elaborata copertura. A quei tempi, per una nave da guerra di prim’ordine, la canapa era di vitale importanza: lo era per loro, come lo è per noi oggi il petrolio.
Gli esperimenti sulle colonie della canapa in India, a causa di un errore nella tassonomia della cannabis, miravano a trasformare questo “stupefacente in corda”. In realtà, la ganja, o canapa indiana, non era una coltura da fibra. Banks forniva questo stupefacente al poeta Coleridge. Non solo era un coltivatore di cannabis, Morris lo definisce addirittura “il primo spacciatore di droga ufficiale in Gran Bretagna e Australia”.
DALLA RUSSIA CON LA CANAPA
Per la maggior parte della storia documentata, la canapa è stata un pilastro dell’industria e un fattore strategico decisivo. Gli imperi antichi e moderni dipendevano fortemente dalle forniture di canapa in tempo di guerra e di pace. Ovunque vagassero i nostri antichi antenati, portavano con sé semi di canapa. Truppe e mercanti li portavano in terre straniere.
In Africa, Europa e Asia, la canapa ha fornito grandi quantità di fibre e olio, contribuendo all’ascesa e al declino di grandi civiltà. Per millenni è stata considerata la coltura più utile conosciuta dall’umanità. I ricercatori ipotizzano che la coltivazione della canapa possa aver condotto all’invenzione dell’agricoltura. Fino alla Rivoluzione industriale del XIX secolo, la canapa costituiva la base delle più importanti industrie dell’umanità, soddisfacendo il fabbisogno di fibre, olii, carta, oltre che di alimenti e medicinali. Il 50-80% circa della carta e dei tessuti utilizzati nel mondo erano prodotti a partire dalla canapa. La più antica scoperta della cultura industriale è uno scarto di tessuto di canapa dell’8000 a.C. I semi e l’olio di canapa sono sempre stati alimenti preziosi. In molti Paesi (ad esempio in Russia) la canapa è diventata un ingrediente della dieta nazionale.
La cannabis è sempre stata importante per la cultura e per l’industria russa, soprattutto tra il XV secolo e la prima metà del XX secolo. La canapa è stata una delle cause principali della guerra di Napoleone contro la Russia nel 1812, poiché la Gran Bretagna era solita commerciare e acquistare la maggior parte della canapa da questa nazione.
I semi della canapa vennero portati nell’attuale territorio dell’Ucraina, della Polonia e della parte europea della Russia dalle tribù scite provenienti dalla Siberia circa 2.500 anni fa. Lo storico greco Erodoto scrisse della popolarità dei rituali del fumo della canapa tra gli Sciti. La cannabis veniva usata nelle cerimonie di sepoltura e nei rituali religiosi, oltre che nell’antico bagno di sauna russo chiamato “bania” (che, come quello turco, era anche un’esperienza religiosa di tipo purificatorio). È possibile che anche il nome della capitale del Paese, Mosca, derivi da un termine antico russo usato per indicare la cannabis.
Disponendo di manodopera a basso costo, nel XVIII secolo la Russia produceva l’80% di tutta la canapa a livello mondiale. Divenne il maggior produttore mondiale di materie prime a base di canapa di alta qualità per la produzione di vele, corde, reti, tessuti, carta, ecc. Lo
zar Pietro I introdusse un monopolio statale sull’esportazione della canapa e controllava personalmente la qualità dei prodotti. Nel 1706 emanò un decreto che prevedeva la pena di morte per i mercanti che avessero aggiunto prodotti di scarto alla polpa della canapa. Durante la vita di Pietro I, le esportazioni raggiungevano le 37.000 tonnellate l’anno. La maggior parte della produzione era destinata a Paesi come l’Olanda, la Gran Bretagna e altre potenze marittime. Le fibre della canapa utilizzate sulle loro navi erano, nel 90% dei casi, prodotte in Russia.
Nel 1812 ebbe inizio la “guerra della canapa”. Quando Napoleone attaccò la Russia, il suo scopo e la sua strategia erano quelle di bloccare l’esportazione della canapa russa in Inghilterra e di distruggere quindi la flotta inglese. Il piano di Napoleone si basava sul presupposto che, senza la canapa russa, l’Inghilterra sarebbe stata costretta a interrompere la guerra con la Francia.
LA REGINA DEI DANNATI
La cannabis è stata utilizzata a scopo ricreativo e medico in Australia e nel mondo occidentale fino agli anni ‘30, quando è stata poi demonizzata. La pianta rimaneva comunque una coltura importante nel settore agroalimentare dell’URSS e il Paese era ancora il primo al mondo nella coltivazione della canapa. Era una delle principali colture dell’Unione Sovietica. Questo è stato ufficialmente corroborato dal fatto che la foglia della canapa è stata posizionata con il frumento e il girasole al centro della fontana chiamata “Amicizia delle Nazioni” all’esposizione internazionale, dove si poteva vedere ciò che aveva conseguito l’industria nazionale dell’URSS nel 1954. Vennero consegnate delle medaglie in onore dei Maestri della Coltivazione della Canapa ai migliori agricoltori.
Nel corso del tempo, l’abbigliamento prodotto a partire dalla canapa è stato sostituito dal cotone e dai materiali sintetici e le imbarcazioni a vela hanno lasciato il posto alle navi a vapore.
La domanda di canapa è diminuita, così come la sua importanza economica. Inoltre, il tabacco americano è diventato la nuova tradizione di fumo in Eurasia e Australia e ha impercettibilmente soppiantato la “marijuana illegale” nell’immaginario collettivo.
La cannabis ha reso possibile la conquista dei mari.
È stata d’importanza vitale in molti altri momenti importanti della storia.
Notizia
Di Fabrizio Dentini. Foto di Maria Novella De LucaADDIO A FRANCO CASALONE CONTADINO DEL MONDO
Franco Casalone ci ha lasciato a metà settembre in seguito a complicanze post-operatorie per un intervento al sistema renale. Operato nel corso dell’estate, prima a Torino, poi ricoverato a Casale e infine a Novi Ligure, Franco ci ha abbandonato lo scorso 16 settembre.
Contadino nel DNA, attivista ed esperto conoscitore della Cannabis Sativa L. per la quale aveva sviluppato una sintonia esistenziale privilegiata, Franco è stato un galantuomo sempre pronto ad ascoltare il prossimo e a indirizzare, con il suo esempio, la magmatica comunità antiproibizionista italiana. Sempre a disposizione nel condividere la passione botanica che lo ha reso celebre ed apprezzato anche al di fuori dei confini nazionali, Franco ha speso la propria esistenza a ricercare, scrivere, coltivare e soprattutto a mettere in discussione, con la sua serietà, i paradossi di una società proibizionista che, mentre sceglie di iper-medicalizzare sempre maggiori ambiti della vita contemporanea, opta per stigmatizzare la ricerca del piacere quando questa non si dimostri funzionale alle logiche invasive della mercificazione. Nel corso di una vita intera, la lotta di Franco e la sua pervicacia hanno provato a scardinare un impianto culturale repressivo e pervasivo, il tutto in nome della libera circolazione d’informazioni, come ultima fortezza contro le sperequazioni di una narrativa ufficiale piena di conflitti d’interesse e spesso in mala fede.
Nella sua Cascina di Casorzo, in quel profondo
Piemonte che da tempo immemorabile aveva legato alla canapa il proprio destino, riceveva amici e semplici curiosi, una comunità eterogenea che oggi si stringe in un cordoglio profondo per la perdita di una persona rispettabile e affettuosa, un uomo d’un tempo forse passato, quello delle parole chiare, della correttezza e della passione stabilmente poggiata sulle fondamenta della teoria e sopra l’architrave della pratica sul terreno.
Campo, orto, terreno, questi erano i suoi elementi congeniali: Franco, infatti, si è sempre sporcato volentieri le mani di terra ed ha sempre stimolato la propria curiosità legandosi innanzitutto al suo territorio e da questi partendo per il mondo alla scoperta della dimensione ecumenica del vivere locale. Contadino nel Monferrato e contadino sull’Himalaya, Franco è stato un uomo che rimaneva coerente amando la terra ed il prossimo senza
soluzione di continuità che si trovasse nel Malana dell’esotica India o in compagnia delle sue amate piante del suo orto piemontese.
Per mezzo secolo Franco ha lavorato per la Pianta di Cannabis: ha scelto di vivere al suo cospetto, ha scelto di celebrarla e difenderla. Per questo motivo Franco è stato un guru per tutte le persone che hanno percorso e percorrono la “direzione ostinata e contraria” al fine di riportare la cannabis dignitosamente in seno alla società italiana. Enciclopedia cannabica vivente, autore di numerosi libri sulla coltivazione della canapa, fino conoscitore dei suoi segreti e delle sue abitudini, Franco ha raggiunto orizzonti incredibili nell’estrazione dei principi attivi dei cannabinoidi, insegnando a decine di appassionati i segreti della produzione del fumo e del suo esempio più rinomato: la sacra Charas, che egli stesso definiva lo champagne dell’hascisch.
La prima volta che vidi Franco era il 2011. Ci trovavamo nella capitale, presso il mitico Forte Prenestino che in quei giorni ospitava la IV edizione dell’Italian Cannabis Cup. Franco apparse sul palco vestito di bianco e in compagnia del suo amato copricapo indiano. La sua aria serafica e determinata, la sua enciclopedica conoscenza unita alla voglia di raccontare le sue avventure mi restituirono l’immagine di un mistico della marijuana. Ma Franco non era un mistico, al contrario, egli era un contadino perbene con i piedi ben saldi per terra, un contadino che preferiva la concretezza del fare alle elucubrazioni fine a se stesse.
Attraverso questo sentito ricordo la redazione di Soft Secrets si stringe forte attorno alla sorella Susanna ed alla compagna Rossella. Franco ha lasciato agli agricoltori italiani il frutto della propria passione e la sintesi biologica di anni di ricerche: lettori della nostra rivista, quando vedrete sul vostro palmo i semi di Carmagnola e CS del nostro Franco Casalone metteteli a dimora con gratitudine perché nel loro codice genetico si trova inscritta anche l’eredità umana di un uomo saggio e gentile che ci mancherà nel futuro e che, malgrado la sua assenza, inspirerà i nostri passi nell’avvenire.
Un abbraccio fraterno caro Franco. Ci mancherai immensamente.
Cucina d’effetto
Di Betty GreenHamburger al bacon e super insalata di cavolo di Betty
Gli hamburger vanno alla grande in questo momento e i locali che preparano hamburger artigianali imperversano nella maggior parte delle grandi città, offrendo ogni tipo di combo stravagante.
Anche se potete stare quasi certi di gustarvi un hamburger gustoso, il prezzo non sempre è invitante. Quindi, perché puntare tutto e tornare sazi ma al verde, quando potete prepararvelo a casa con l’aggiunta di un po’ di magia del THC?
Per quanto riguarda la parte “cannabis” del vostro pasto, ci sono due componenti che si possono scegliere per l’infusione. Tutto ciò di cui avrete bisogno sono il vostro burro alla cannabis oppure l’olio da cottura alla cannabis pronti per l’uso. Super insalata di cavolo
Potete prepararla prima dell’hamburger e usarla come accompagnamento per panini, insalate e barbecue.
INGREDIENTI
1 cavolo piccolo sminuzzato
• 3 cipollotti, affettati
• 1 manciata di coriandolo tritato
Condimento per insalata di cavolo
asiatica:
• 3 cucchiai di olio d’oliva
1 cucchiaio di olio di sesamo tostato (sostituire la quantità desiderata con olio alla cannabis)
• 1/4 di tazza di aceto di riso
3 cucchiai di miele
• 1 cucchiaio di salsa di soia
• 1 spicchio d’aglio, tritato finemente
• 1 cucchiaio di zenzero, tritato finemente
• 1/2 cucchiaino di sale
• 1/2 cucchiaino di peperoncino tritato o in pasta (facoltativo)
Guarnizioni facoltative:
Semi di sesamo tostati
• Arachidi o anacardi tostati e sminuzzati
PROCEDIMENTO
1. Mescolate gli ingredienti dell’insalata in una ciotola. Aggiungete coriandolo e cipollotti.
2. In una ciotola piccola, sbattete tutti gli ingredienti del condimento asiatico per l’insalata.
3. Versate il condimento sull’insalata di cavolo e mescolate bene.
4. Guarnite con semi di sesamo e/o noci. Hamburger al bacon di Betty
Questi hamburger sono deliziosi. Vengono cotti nel grasso rilasciato dal bacon e conditi con una salsa speciale. Come se non bastasse, sono ricoperti di cipolle, fritte nel grasso del bacon e presentate come fini rondelle croccanti, formaggio, cetriolini e un po’ di amore e THC.
INGREDIENTI - PER 4 PERSONE
• 12 fette di bacon tagliato spesso
• 6 cucchiai di maionese
• 1 cucchiaio di ketchup
1 cucchiaio di senape nera piccante o di Digione
2 cucchiai di salsa relish dolce ai cetriolini
• Pepe nero macinato fresco 350 grammi di manzo macinato fresco
• sale
• 4 panini
• 4 fette di formaggio americano o di cheddar
• 1 cipolla media, affettata finemente
• 12 cetriolini all’aneto
• Olio da cottura alla cannabis
PROCEDIMENTO
- Preriscaldate il forno a 200°C.
- Ricoprite una teglia da forno con della carta stagnola. Disponete 12 fette di bacon sulla teglia. Infornate e fate cuocere fino a quando il bacon non sarà croccante, per circa 25 minuti.
Mentre il bacon sta cuocendo, mettete in una ciotola la maionese, il ketchup, la senape, la
salsa relish e 1 cucchiaino di pepe nero e mescolate.
- Lavorate il manzo macinato fino a formare 4 polpette. Condite con sale e pepe e tenete da parte.
- Quando il bacon è pronto, togliete la teglia dal forno. Versate il grasso del bacon in una ciotola piccola e tenete da parte.
- Versate 2 cucchiai di grasso del bacon nella maionese e mescolate. Aggiungete l’olio alla cannabis, se lo desiderate, dosando a vostro piacimento.
- Spennellate la superficie interna dei panini con il grasso del bacon e disponeteli su una teglia con il lato spennellato rivolto verso l’alto. Mettete il grill a livello medio per preriscaldarli.
- Mettete una padella sui fornelli a fuoco me dio-alto e aggiungete il grasso del bacon rimanente. Aggiungete le polpette di hamburger e giratele di tanto in tanto fino a quando non saranno cotte e ben croccanti. Ricoprite con il formaggio e fate cuocere fino a quando il formaggio non si sarà sciolto, quindi trasferite il tutto in un piatto grande.
- Aggiungete le cipolle nella padella e lasciate cuocere, mescolando spesso, fino a
quando non si saranno ammorbidite e leggermente dorate, per circa 5 minuti. Salate e pepate e trasferite in una ciotola.
- Mettete i panini per hamburger sotto il grill fino a quando non saranno dorati e bbrustoliti per circa 2 minuti.
- Spalmate la maionese su entrambi i lati dei panini per hamburger. Mettete 3 sottaceti su ogni fetta inferiore, aggiungete poi un hamburger, un sacco di cipolle e un po’ di bacon.
- Servite con la Super insalata di cavolo e patatine fritte classiche o condite.
In questa ricetta, ho inserito l’infusione nella salsa per gli hamburger e nella salsa per l’insalata, perché personalmente trovo che sia più facile da dosare e preferisco il gusto che ottengo. Tuttavia, se lo desiderate, potete mettere l’erba direttamente nell’hamburger. Se decidete di farlo, cercate di scegliere carne abbastanza grassa, poiché i cannabinoidi si legano bene ai grassi.
Avrete bisogno di cime decarbossilate essiccate; all’incirca mezzo grammo in genere è sufficiente per un paio di hamburger. Basta grattugiarlo molto finemente e aggiungerlo alla carne quando date forma alle polpette, e voilà! Ecco degli hamburger spaziali! Buon appetito!
L’HASHISHENE
Un terpene di produzione marocchina
Negli ultimi anni il panorama della cannabis è cambiato radicalmente, le nuove tecniche di estrazione insieme alle vecchie ma maggiormente affinate stanno veicolando il settore verso livelli di qualità inimmaginabili. Estratti come il Water Hash, il Rosin, il BHO o le Terp Sauce, paragonabili a dei veri e propri gioielli, sono caratterizzati da profumi, sapori e potenza da far girare la testa a chiunque. Ma nonostante sia un dato oggettivo che le nuove estrazioni di marijuana sono superiori a qualsiasi altro prodotto presente sul mercato, molti consumatori continuano a preferire il tradizionale hashish di origine marocchina. Il motivo di questa preferenza potrebbe essere spiegato dalla presenza di un raro terpene fino ad ora rilevato solo nell’hashish marocchino e denominato per questo motivo Hashishene.
COSA SONO I TERPENI
Sono una classe di composti organici prevalentemente di origine vegetale con specifiche funzioni e ruoli. La formula chimica di base che identifica
L’HASHISH DI PRODUZIONE MAROCCHINA È UNA DELLE ESTRAZIONI MAGGIORMENTE DIFFUSE SUL MERCATO EUROPEO
un terpene è (C5H8)n, a seconda del numero di atomi di carbonio posseduti i terpeni sono classificati come monoterpeni, sesquiterpeni, diterpeni fino ad arrivare ai politerpeni.
Il termine terpene è stato coniato nel 1866 dal chimico tedesco August Kekulé e deriva da Terpentinöl, tradotto dal tedesco come olio di trementina, è una resina che si ricava dalle conifere. La parola terpene a volte viene sostituita da alcuni autori con il termine terpenoide, conferendogli la stessa valenza; ma in realtà si tratta di due classi di composti differenti, infatti i terpenoidi derivano da terpeni che in seguito a delle reazioni chimiche hanno subito una trasformazione della loro struttura.
RUOLO DEI TERPENI
Sono tra i componenti principali che costituiscono le resine e gli oli essenziali prodotti dalle piante. Nella cannabis sono secreti dai tricomi ghiandolari presenti sull’intera superficie della pianta, soprattutto su foglie e fiori. I terpeni sono prodotti dalle piante per vari motivi, ad esempio sono coinvolti nella biosintesi di altre sostanze come la vitamine A, K ed E, giocano un ruolo importante nei meccanismi di difesa da malattie e parassiti
ma allo stesso tempo sono necessari per attrarre gli insetti impollinatori. Altre funzioni che vedono coinvolti i terpeni riguardano lo sviluppo cellulare e alcuni meccanismi della fotosintesi clorofilliana.
CANNABIS E TERPENI
Fino ad oggi i terpeni identificati nelle piante di cannabis sono più di 150, la maggior parte dei quali è contenuta nella resina che ricopre la superficie delle infiorescenze. I principali terpeni generalmente presenti nella cannabis in quantità significative sono il mircene, il limonene, il cariofillene, il pinene, il linalolo, il borneolo, l’umulene, l’eucaliptolo e il terpineolo. La loro combinazione determina le qualità organolettiche di una pianta, infatti ogni strain di marijuana possiede un profilo terpenico specifico.
Ad esempio, la Forbidden Fruit è ricca di Mircene, un terpene con note di terra e muschio, seguito dal cariofillene e dal limonene, mentre la Super Lemon Haze contiene grandi quantità di pinene, cariofillene e umulene. Il profilo terpenico di una pianta di cannabis dipende molto dal metodo con il quale è stata coltivata, infatti fattori come il substrato di crescita, la tipologia di fertilizzanti impiegata e la fonte di illuminazione possono determinare le sue qualità organolettiche. L’effetto provocato dal consumo di infiorescenze di marijuana e dei suoi derivati, è il frutto della sinergia tra cannabinoidi e altri metaboliti se-
abbia origine da alcune reazioni chimiche che interessano il β-Mircene, più esattamente attraverso il riarrangiamento della struttura molecolare per fotolisi, un processo di degradazione della materia organica esercitato dalla luce, in particolar modo dalla fascia di radiazioni luminose prossime agli UV. A sostegno di questa ipotesi è stato messo in evidenza che molti dei terpeni presenti nei campioni di hashish sono derivati da processi di ossidazione dei terpeni presenti nei campioni di marijuana analizzati.
UN SAPORE INCONFONDIBILE
L’hashish di produzione marocchina è una delle estrazioni di marijuana maggiormente diffuse non solo sul mercato europeo e molti consumatori lo prediligono fumare quotidianamente per via del suo effetto e del suo sapore. In tanti hanno cercato di dare una spiegazione all’unicità dell’hashish marocchino, una delle teorie più accreditate riguarda la presenza di cannabinoidi come il CBD in quantità significative, grazie al quale il profilo di cannabinoidi dell’hashish risulta essere più equilibrato. Altre ipotesi meno avvalorate attribuiscono al suolo delle montagne del Rif la magia che permea l’hashish marocchino.
La presenza in grandi quantità del terpene hashishene nell’hashish di manifattura marocchina potrebbe essere una risposta a questo grande interrogativo; infatti i metodi tradizionali impiegati in Marocco per produrre hashish prevedono una serie di operazioni che favoriscono
NELLA GAMMA DI SUBSTRATI
condari, i più importanti tra i quali sono i terpeni; alcuni studi hanno messo in evidenza come i terpeni svolgono la funzione di modulare l’high generando il cosiddetto effetto entourage.
L’HASHISHENE
Nel 2014 sul Journal of Chromatography, una rivista scientifica, è stato pubblicato da un gruppo di ricercatori uno studio intitolato Multidimensional analysis of cannabis volatile constituents, grazie al quale è stato identificato un terpene rarissimo in natura ma presente in grandi quantità nell’hashish di manifattura marocchina. Lo studio è stato condotto su 15 campioni differenti di marijuana fresca, secca e hashish presumibilmente di origine marocchina e attraverso multiple analisi è stato possibile tracciare il profilo terpenico di ogni singolo campione. I risultati hanno messo in evidenza la presenza di un terpene che fino a quel momento era stato identificato solo nella Mentha spicata L. in piccolissime quantità a differenza dei campioni di hashish che invece ne contenevano notevoli quantità. Per questo motivo i ricercatori hanno voluto denominare questo nuovo terpene con il termine hashishene. Anche i campioni di marijuana, sia fresca che secca, presentavano quantità poco significative del terpene appena scoperto se non addirittura pari a zero. I ricercatori hanno ipotizzato che l’hashishene
e accelerano la degradazione dei cannabinoidi e dei terpeni presenti sulle piante. L’essiccamento delle piante di cannabis appena raccolte avviene sui tetti delle abitazioni, esponendole direttamente al Sole, mentre l’estrazione della resina è eseguita percuotendo le infiorescenze, poste su una maglia specifica detta Chiffon, con delle bacchette di legno ricavate dai rami di alberi locali, infine la resina ottenuta viene filtrata più volte con appositi setacci e pressata per realizzare le classiche placche di hashish. Tutti questi fattori influiscono sulla degradazione della cannabis e quindi sulla conseguente formazione del terpene hashishene.
In Marocco è permesso alla popolazione che vive sulle montagne del Rif coltivare e consumare il Kif, un mix di marijuana autoctona e tabacco selvatico per mezzo di una tradizionale pipa denominata Sebsi. Questo permesso speciale è stato concesso dal Re in seguito agli accordi che resero il Rif indipendente dalla Spagna e che di fatto lo fecero entrare sotto il controllo del regno di Marocco. Invece la produzione di hashish è sempre stata illegale ma tollerata dalle autorità locali. Dal 2021 il Marocco ha definitivamente legalizzato la cannabis per uso terapeutico e industriale, una misura dettata dalla necessità di fornire una speranza di vita migliore alle circa 90000 famiglie che vivono sulle montagne marocchine.
8 DRITTE SULLA FIORITURA DELLE PIANTE DA ESTERNI NEL 2023
Non manca molto al momento in cui le ore di buio aumenteranno e all’inizio della fioritura delle piante da esterni. Può sembrare che sia passata un’eternità dall’ultima volta in cui avete ordinato una confezione di semi online, avete comprato vasi, terriccio e sostanze nutritive e avete trovato una posizione privilegiata nel giardino dietro casa. Nei prossimi 2-3 mesi tutto il duro lavoro svolto sarà ripagato e la vostra futura scorta crescerà sotto i vostri occhi. In questo articolo vi illustriamo 8 dritte per assicurarvi un raccolto perfetto nel 2023.
Dritta
Questo consiglio si applica maggiormente ai coltivatori che vivono nel Nord Europa e che fanno quindi i conti con stagioni brevi e piovose, vento forte e temperature notturne rigide. Affrontare il vento forte e le temperature rigide è semplice, ma assicurarsi che le piante siano ben coperte e protette nella parte superiore e sui lati da acquazzoni inaspettati può fare la differenza, per evitare di perdere gran parte del raccolto a causa delle muffe. Il nostro consiglio principale è quello di costruire un’area in cui le piante possano essere messe all’interno in caso di emergenza, per un acquazzone, oppure di utilizzare un tunnel o una serra.
Dritta n. 2 – Controllare quotidianamente la presenza di muffe e insetti
Una volta che le piante iniziano a produrre cime, c’è il rischio che gli agenti patogeni presenti nell’aria possano attaccare le cime facendole diventare molli e portandole a sfaldarsi come zucchero filato. I casi peggiori di muffa si verificano quando la cola marcisce dall’interno verso l’esterno e il coltivatore scopre questo tragico evento solo al momento della cimatura. Il nostro consiglio principale è quello di fare attenzione e di controllare le piante da cima a fondo ogni giorno, alla ricerca di insetti come bruchi, acari o segni precoci di muffa o di oidio.
Dritta n. 3 - Aggiungere subito un supporto
A seconda della zona in cui vivete e della varietà che coltivate, potreste rendervi conto che le vostre piante, diventate enormi durante l’estate, sono ora pronte a passare al livello successivo e ad allungarsi verso il cielo. Una volta prodotte le cime, la cola principale e i rami laterali inizieranno a cedere a causa del peso eccessivo. Il nostro consiglio principale è quello di aggiungere subito dei sostegni, come canne di bambù e legacci, per evitare che un ramo laterale o una cola principale spezzati si rovescino e vengano infettati dalla muffa.
n. 4 - Potare la chioma inferiore
Dritta
La potatura delle piante di Cannabis è un’ottima soluzione per ridurre la formazione di cime inferiori indesiderate e per utilizzare tutta l’energia della pianta per la chioma superiore rimanente. La potatura è anche un ottimo modo per procurarsi cloni sani e migliorare drasticamente il flusso d’aria intorno alle parti centrali e inferiori delle piante.
Il nostro consiglio principale è quello di potare la chioma ed eliminare il fogliame inferiore che si ritiene non sia produttivo. La potatura consiste nel prendere un paio di forbici affilate e sterili, oppure un bisturi, e rimuovere semplicemente tutte le foglie o le cime al di sotto di un certo punto.
Dritta n. 5 – Utilizzare reti ombreggianti
Sono necessarie solo per i coltivatori che possono permettersi il lusso di un clima mediterraneo che garantisce stagioni lunghe e clima caldo. Le reti ombreggianti possono ridurre in modo notevole la quantità di luce intensa e i livelli di raggi U.V. che raggiungono le piante, consentendo loro di crescere senza un’eccessiva pressione o stress. Il nostro consiglio principale è quello di costruire un’area con reti ombreggianti al di sopra delle piante e di fare esperimenti con diversi strati di rete fine per trovare il rapporto perfetto durante i giorni più caldi dell’anno.
Dritta n. 6 – Dispositivi di riscaldamento per serre
Il Regno Unito è ben noto per le notti fredde dopo la fine dell’estate e molti coltivatori sono pronti a farvi fronte con i loro dispositivi di riscaldamento per serre. Esistono diversi modi per riscaldare la serra durante le ore notturne, dalle stufe a paraffina alle soluzioni elettriche. In genere, durante le ultime 4 settimane di produzione dei fiori, i dispositivi riscaldanti
sono un salvavita, in quanto mantengono la temperatura notturna intorno ai 18-20 gradi centigradi. Il nostro consiglio principale è quello d’investire in un dispositivo riscaldante all’inizio, prima che il freddo diventi eccessivo e che le piante ne risentano.
Dritta n. 7 – Effettuare flushing per 14 giorni
Se volete ottenere il massimo del gusto e cime il più morbide possibile, dovete effettuare il flushing delle piante gli ultimi 14 giorni dalla data del raccolto stabilita. Sono due i motivi principali per cui si deve effettuare flushing: il primo è quello di consentire ai sali non disciolti
di essere lavati via dalle radici, mentre l’altro è quello di lasciare che le piante consumino le ultime riserve interne che possono avere. Il nostro consiglio è quello di effettuare il flushing fino a quando le foglie non diventano multicolore, con toni di colore giallo, rosso, rosa, viola e una miscela di colori da capogiro.
Dritta n. 8 - Ispezionare i tricomi prima del raccolto
Una delle operazioni più importanti da effettuare per ottenere il massimo dalla produzione di terpeni, a livello di gusto e di essenza complessiva della pianta, è controllare i tricomi con un microscopio. Vedrete che il tricoma, dall’aspetto vitreo, sarà chiaro, di color argento lattiginoso o ambrato.
Il nostro consiglio principale è quello di aspettare che i tricomi diventino di color argento lattiginoso, alcuni dorati e rossi, affinché possiate ottenere l’effetto, il sapore e la fumata migliori. Più i tricomi diventano ambrati, più gli effetti saranno fisicamente potenti.
Imprese
LA COLTIVAZIONE DEL FUTURO SI CHIAMA BUDLABS
Il marchio americano anticipa i tempi con una versione aggiornata della sua app BudLabs che semplifica e ottimizza la coltivazione della cannabis.
È anche previsto il lancio di una nuova tecnologia RFID di riconoscimento dei prodotti con questo brand per garantire al consumatore l’acquisto di prodotti originali e non contraffatti.
Il mondo si muove sempre più velocemente e, grazie alla legalizzazione della cannabis in alcuni Paesi come gli Stati Uniti, si sono registrati progressi senza precedenti nella coltivazione di questa pianta. Tra tutte le altre aziende, Advanced Nutrients ha saputo adattarsi ai nuovi tempi, portando sul mercato prodotti innovativi come la nuova linea di fertilizzanti in polvere per professionisti, Cultivator Series, o le compresse effervescenti di microrganismi Voodoo Juice+.
È imminente l’uscita di una versione rinnovata dalla già nota app BudLabs, con cui è possibile monitorare le piante coltivate e calcolare automaticamente le dosi di sostanze nutritive di cui hanno bisogno ogni settimana secondo le dimensioni
È POSSIBILE MONITORARE LE PIANTE COLTIVATE E CALCOLARE AUTOMATICAMENTE LE DOSI DI SOSTANZE
NUTRITIVE DI CUI HANNO BISOGNO OGNI SETTIMANA
della cisterna d’irrigazione. Con BudLabs puoi anche organizzare il tuo calendario aggiungendo attività e foto per tenere traccia dell’evoluzione delle piante dalla semina al raccolto. Sull’app è anche disponibile una funzione di notifica, per ricordare quando è il momento giusto per potare, innaffiare o trapiantare. L’azienda ha previsto di lanciare questa nuova e migliorata versione dell’app entro la fine di ottobre.
La tecnologia RFID come certificato di autenticità
Come la maggior parte dei marchi noti, anche Advanced Nutrients ha dovuto fare i conti con la contraffazione. Per questo motivo, la nuova versione di BudLabs include un lettore di codici RFID in grado di legge le etichette applicate a tutti i prodotti di nuova produzione, per consentire all’acquirente di verificare l’autenticità dell’articolo da acquistare.
Questo metodo innovativo di certificazione dell’autenticità delle sostanze nutritive sarà applicato inizialmente agli articoli prodotti a Barcellona, per poi essere esteso a tutti i prodotti del marchio entro i prossimi 12 mesi.
Coltivazione all’avanguardia con la Cultivator Series
Le leggi sulla cannabis in molti Paesi hanno favorito l’evoluzione dei metodi e sistemi di coltivazione. Dove una volta c’erano i coltivatori hobbisti, ora ci sono aziende con strutture all’avanguardia le cui esigenze sono molto diverse. Per questo motivo i coltivatori professionisti ricorrono spesso ai fertilizzanti in polvere per ottimizzare i loro processi. La linea Cultivator Series è stata realizzata per soddisfare questa esigenza. Si tratta
POTRAI CALCOLARE AUTOMATICAMENTE LE DOSI DI NUTRIENTI, I CAMBI DI FASE E I FERTILIZZANTI DI CUI LE TUE PIANTE HANNO BISOGNO IN OGNI MOMENTO CON LA NUOVA APP ADVANCED NUTRIENTS
LA NUOVA VERSIONE DI BUDLABS INCLUDE UN LETTORE DI CODICI RFID PER CONSENTIRE ALL’ACQUIRENTE DI VERIFICARE L’AUTENTICITÀ DELL’ARTICOLO
DA ACQUISTARE
di una base a tre componenti che semplifica la coltivazione della cannabis senza rinunciare a un apporto di nutrienti completo. È l’unica base in polvere tricomponente che risponde alla domanda specifica di macronutrienti, micronutrienti e nutrienti secondari delle piante, aiutandole a liberare il loro pieno potenziale genetico per produrre più cannabinoidi, terpeni e fiori. Per i coltivatori che preferiscono i fertilizzanti bicomponenti, Advanced propone la serie Sensi Professional. Ispirata alle popolari basi Sensi Grow e Bloom, questa gamma offre il meglio dei prodotti Advanced Nutrients di facile utilizzo a un prezzo accessibile. Inoltre, è ora disponibile in formati da 500 grammi in su, in modo da poter impiegare questo metodo di coltivazione anche nelle piccole colture. I fertilizzanti in polvere sono tornati di moda e ora è possibile coltivare come professionisti senza uscire di casa.
A queste nuove basi si aggiungono le compresse Voodoo Juice +, che contengono più di 16 milioni di CFU (unità formanti colonie) di microrganismi benefici per le radici delle piante. Ogni compressa può essere sciolta in cisterne fino a 380 litri in meno di un minuto, il che semplifica non solo l’applicazione di questo tipo di prodotto, ma anche la sua durata e conservazione rispetto alla versione liquida.
La polvere Big Bud è tornata! Prima che le polveri PK ad alta concentrazione si diffondessero, i coltivatori esperti usavano già la polvere Big Bud nelle loro colture. È forse uno dei prodotti Advanced Nutrients che da più tempo soddisfa le esigenze dei consumatori. La polvere è ora tornata in commercio proprio come tutti la ricordavano: in sacchetti da 130 grammi fino a 2,5 chili.
Con una concentrazione di PK di 15/35, questo stimolatore di fioritura apporta alle piante livelli ottimali di fosforo e potassio, senza il rischio di sovraconcimarle o di penalizzarne il gusto, come accade con altre polveri PK. Con questa nuova linea, otterrai risultati professionali con un piccolo investimento e in modo molto più semplice. In seguito, potrai aggiungere uno qualsiasi degli additivi della gamma liquida per ottenere una maggiore resa e qualità nelle tue colture. Stare al passo con le tecniche di coltivazione è un compito difficile se non si hanno gli strumenti necessari. Ma con questi prodotti a portata di mano... se non coltivi come professionista significa che non hai voglia di farlo!
Visita www.advancednutrients.com o scrivi a hola@advancednutrients.com per richiedere maggiori informazioni sulle ultime novità e sui prodotti del marchio.
OGNI COMPRESSA PUÒ ESSERE SCIOLTA IN CISTERNE FINO A 380 LITRI IN MENO DI UN MINUTO
Bear BushBotanical Collective
Bear Bush Brescia
Via Aurelio Saffi 7 BRESCIA
brescia@bearbush.it
+39 393-9659751
mail: bearbushbrescia@gmail.com
Instagram: Bear Bush Brescia
Facebook: Bear Bush Brescia
Bear Bush Cecina
Viale della Repubblica 153 CECINA cecina@bearbush.it
+39 342-1261029
mail: bearbushcecina@gmail.com
Instagram: Bear Bush Cecina
Facebook: Bear Bush Cecina
Hemporium Cose di Canapa, Vicenza
S.S. 11 Padana Sup. Verso Verona, 283 36100 Vicenza presso Multicenter hemporiumvi@yahoo.it
dal lunedì al venerdì
dalle 15 alle 19.30
sabato dalle 11 alle 19 cell. 339 61 02 455
Growerline, Pomezia
Sede: Viale Alessandro Manzoni 33-35
Pomezia (RM) 00071
Tel. 0691801148 Cel. 3403824505
Orario: Dal Lunedì al Sabato
Dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:30
Grow shop online www.growerline.com staff@growerline.com
Semi di canapa da collezione su www.seedsline.com staff@seedsline.com
Do.Is. Growshop
Via Pignatelli Aragona, 15 90141 Palermo Telefono: 0916124536
www.doisgrowshop.it info@doisgrowshop.it
Orari: dal lunedì al sabato 9:00-13:00 16:00-19:45
facebook: @Doisgrowshoppalermo
Plantasikula growshop
Via Giuseppe Terranova 12 Catania 95131 Orari lun 16:00 – 20:00
Dal martedì al sabato 10:00 – 13:00 e dalle 16:00 alle 20:00
Domenica chiuso. info@plantasikula.com
+39 3402145593 | +39 0956730574 www.plantasikula.com
CHACRUNA Hemp & Growshop
Chacruna Trento dal 2003
Corso 3 Novembre 72 – Galleria al Corso
Tel. 0461 922896
Chacruna Dispensario CBD & Info Point
Corso 3 Novembre 72 – Galleria al Corso
Email: shop@chacruna.it
Associazione Chacruna CSC Trentino AAdige
Email: chacrunacsc@gmail.com
Website: https://chacruna.it
Fb: chacrunashop / INST: chacrunaofficial
7
Orangebud the Club
Piazza sedile del campo, 7 (Largo Campo), Salerno +39-3389528864
lun: 17:00 - 21:00
mar-sab: 10:00 - 13:00 / 17:00 - 21:00
domenica e lunedì mattina chiuso
Legalized
Via Carrozzieri a Monteoliveto, 5 80135 NAPOLI
Lunedì - Sabato
10.00 - 13.30 15.30 - 20.30
Legalized Aversa Viale Kennedy 6 Aversa 81031 (Caserta)
Orangebud point Via porta di mare, 31, Salerno Aperto h24 (distributori self service)
www.orangebud.it
Domani Smetto Grow & Seeds Shop
Via Aurelia Nord, 111 - 55045 Pietrasanta (LU)
Tel. 0584-1942877 - domanismetto.versilia@gmail.com
Dal Martedì al venerdì: 10.00-13.30 e 16.00- 19.30
Sabato 10.00-19.30 - Chiuso Domenica e Lunedì
Gillyweed Grow Shop
Via Chiesanuova 173, Padova (PD) 35136
Cell. +39 049 645 8981 gillyweedgrowshop@gmail.com
Dal Martedì al Sabato 10:30-13.00 e 15:30-19.30
GROWSHOP-SEEDSHOPHEADSHOP-HEMPSHOP
9
Legalized Torre del Greco Via Nazionale, 932, 80059 Torre del Greco NA, Italia www.legalized.it | info@legalized.it twitter@infolegalized | facebook Legalized Napoli
NON VENDERE CIO' CHE COLTIVI
Bear BushBotanical Collective
Bear Bush Bari
Via Cardassi 77 BARI
bari@bearbush.it +39 080-5536618 +39 340-5445453
Facebook: Bear Bush Botanical
Instagram: bearbushbari
Bear Bush Fasano
Via Roma 273 72015 FASANO BR fasano@bearbush.it +39 351-9210900 mail: bearbushfasano@gmail.com
Instagram: Bear Bush Fasano
Facebook: Bear Bush Grow Shop Fasano
11
Alkimia growshop
Viale Regione Siciliana Sud Est 2067
Palermo
Orari: Lu-Ve 10.00-13.00/ 16.00-19.30
Sabato 10.00-13.00
Per info 320-8967593 / 091-6631354
Facebook: Alkimia Growshop Palermo
E-mail alkimia2014@libero.it
www.bearbush.it
CVLTVS Grow Shop
Via Ponchielli, 54 | Olbia (SS) Cell. +39 349 586 5460 www.cultusgrowshop.it | cvltvs-gs@hotmail.it
Canapò Grow Shop
Via Nuova Calore, 22 82100 - Benevento (BN) 3467536571 - 3516780203 info@canapo.it www.canapo.it
Orari di apertura 10:00 -13:00 17:00 - 20:00
Facebook: Canapò Grow Shop Instagram: @canapo_shop
DEEP ROOTS GROW SHOP
- Via C. Costa, 89 Modena
- Via Ganaceto, 69 Modena
Telefono: 329 453 1707
- Via G. Agnini, 223 Vignola
Telefono: 388 396 9639
- Viale G. Matteotti, 160/162, Sassuolo
Telefono: 328 785 1237
Codice sconto sul sito 10% "SOFT23" www.deep-garden.com
Sea of Green - Trust in Nature
Lo storico Hemp & Grow shop dell'Alto Adige Web: www.seaofgreen.it
B2B: b2b.seaofgreen.it
Instagram: sea_of_green_italy & Facebook: @SeaOfGreenShop
E-Mail: info@seaofgreen.it
Via Goethe, 99/101, 39012 Merano BZ, Italia Tel: +39 0473 69 25 09
OFFICIAL ITALY SALES REPRESENTATIVE
Cannabusiness
Di Giovanna DarkBOOM DEI PREZZI: L’INFLAZIONE COLPISCE ANCHE IL MERCATO DELLA CANNABIS
COME SONO CAMBIATE LE ABITUDINI DEI CONSUMATORI NELL’ULTIMO ANNO
Un recente studio condotto negli Stati Uniti ha rivelato che i consumatori di cannabis stanno adattando le proprie abitudini di consumo per far fronte alle crescenti pressioni inflazionistiche. Lo studio è stato commissionato da Jushi Holdings Inc. - un’azienda che opera in diverse aree geografiche e che si è fatta un nome nel cannabusiness americano per essere stata una delle prime a voler gestire diversi passaggi della filiera - e vuole tastare il polso (e il portafogli) degli americani.
Pubblicato lo scorso luglio da Forbes, lo studio ha rivelato che, nonostante l’inflazione, la maggioranza dei consumatori americani non ha ridotto il proprio consumo di marijuana ma ha certamente cambiato le sue abitudini di acquisto.
Jim Cacioppo, CEO e fondatore di Jushi, ha commentato i risultati affermando: “Nonostante l’aumento dell’inflazione e un crescente desiderio di risparmiare, il nostro studio indipendente dimostra che la domanda di cannabis rimane ancora robusta. Infatti, i consumatori sembrano mantenere o addirittura incrementare il loro consumo rispetto all’anno precedente, optando per soluzioni più convenienti per affrontare il rincaro dei costi”. L’indagine è stata condotta in modo indipendente da Pollfish e ha coinvolto 1.000 consumatori di cannabis sparsi negli oltre 20 Stati in cui la cannabis ricreativa è stata legalizzata.
Stando al sondaggio, il 63% dei partecipanti ha espresso preoccupazione per l’aumento dei prezzi, definendo l’inflazione come una situazione “molto dolorosa”. Tuttavia, nonostante questa pressione sui loro bilanci, la maggioranza dei consumatori americani ha dichiarato di aver fumato/ingerito/dabbato/vaporizzato la stessa quantità di cannabis o una quantità simile rispetto all’anno precedente. Quando interrogati sulle quantità consumate rispetto a un anno fa, il 52% ha confermato di consumarne approssimativamente la stessa quantità, mentre un 24% ha dichiarato di farne uso in misura addirittura maggiore.
L’indagine ha poi evidenziato un cambiamento nelle preferenze dei consumatori di cannabis rispetto all’anno scorso. Se in passato il marchio e il tipo di varietà erano determinanti, oggi gli americani sembrano essere meno fedeli alle marche e più orientati verso l’acquisto di opzioni economiche. Molti degli intervistati hanno riferito di preferire alternative meno costose
LA MAGGIORANZA DEI CONSUMATORI
AMERICANI NON HA RIDOTTO IL PROPRIO
CONSUMO DI MARIJUANA MA HA
CERTAMENTE CAMBIATO LE SUE ABITUDINI DI ACQUISTO
per mantenere il proprio livello di consumo e ridurre i costi totali. Più del 39% dei partecipanti ha affermato di aver acquistato cannabis più economica quest’anno rispetto all’anno precedente. Tuttavia, quando è stata loro chiesta la spesa effettuata rispetto a un anno fa, il 73% ha dichiarato di aver speso di più o approssimativamente la stessa cifra. Inoltre, quando è stata posta la domanda “quanto spendi di solito al mese per la marijuana”, il 35% ha risposto di spendere da 50 a 100 dollari, mentre il 23% ha segnalato una spesa tra i 100 e i 150 dollari.
Più del 14% ha dichiarato di effettuare acquisti mensili tra i 150 e i 200 dollari, mentre il 12% ha
affermato di superare i 200 dollari al mese. Rispetto all’anno scorso, i consumatori americani stanno sempre più orientando le loro scelte in base a due principali criteri: il contenuto di THC e il costo. Il tipo di varietà (indica, ibrida o sativa) ha perso importanza: mentre il marchio e il tipo di varietà erano molto più significativi per i consumatori l’anno scorso, quest’anno si evidenzia un maggior interesse per il risparmio.
Rispondendo alla domanda sui due fattori più importanti nella scelta di un prodotto a base di cannabis, il 60% ha indicato il livello di THC, con
un aumento del 9% rispetto all’anno precedente, mentre oltre la metà degli intervistati - il 58%, per la precisione - ha menzionato il costo.
Le infiorescenze di cannabis sono emerse come il prodotto preferito dai consumatori, mentre la domanda per joint pre-confezionati, edibles, compresse, tinture e bevande è diminuita. Jushi ha suggerito che questa tendenza potrebbe essere in parte guidata dal prezzo, poiché i prodotti manufatti sono solitamente più costosi delle infiorescenze.
Infine, il sondaggio ha rivelato che per il secondo anno consecutivo, i consumatori marijuana americani consumano meno alcol rispetto all’anno precedente. Quando sono stati chiesti i motivi, il 29% degli intervistati ha dichiarato che, grazie all’uso di cannabis, consuma meno alcol, segnando un aumento del 6% rispetto al 2022. Inoltre, il numero di persone che riducono o eliminano l’uso di alcol a causa dell’uso di sostanze alternative è aumentato del 12% rispetto all’anno precedente, mentre il 21% ha affermato di aver completamente smesso di consumare alcol.
Intervista
Di Fabrizio DentiniL’ AVVOCATO GIACOMO BULLERI SUL CBD A USO ORALE NELLA TABELLA DEI MEDICINALI
Nel nostro paese l’Avvocato Giacomo Bulleri è fra gli specialisti più quotati per quanto riguarda la legislazione che inquadra produzione e commercializzazione del CBD. Alla luce della recente inclusione delle composizioni per uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis all’interno della Tabella dei medicinali, sezione B, abbiamo voluto rivolgergli le seguenti domande al fine di chiarire la portata di questa decisione che relega il nostro paese in una posizione isolata rispetto agli altri Stati membri dell’Unione Europea.
Come ha ricevuto la notizia dell’attuazione del decreto dello scorso 7 agosto, un provvedimento sospeso dall’ex Ministro della Salute Speranza e messo in vigore dall’attuale Ministro Schillaci?
Con sorpresa dovuta dal fatto che, con questo Governo, si stava lavorando a 360 gradi. Anche sul piano di settore, i lavori stavano procedendo nella direzione della pianta intera e sulla linea del TAR Lazio sulle piante officinali del febbraio scorso. L’impressione è quella dell’ennesimo decreto agostano.
Ricordo, sempre nel 2020, quel decreto del Ministero dell’Agricoltura che apparve all’improvviso classificando le infiorescenze di canapa ad uso estrazione tabellate come piante officinali, per poi essere ritirato. Mi auguro quindi che anche questo decreto possa seguire la stessa sorte e che avvenga un dietro front ragionato da parte del Ministero.
Per tutti gli imprenditori che lei rappresenta questo decreto comporta un impatto assolutamente negativo. Come pensa di far comprendere le loro legittime istanze?
Essenzialmente, le tematiche che riguardano il CBD e tutte le sue destinazioni, si svolgono in una partita che riguarda non solo l’Italia, ma tutta l’Europa che sta cercando di definire una nor-
mativa vincolante ed omogenea per tutti gli Stati membri. Da un lato, quindi, nessuno mette in discussione che il CBD sia, anche, un principio attivo farmaceutico e quindi utilizzabile come medicinale, dall’altro però, non possiamo non sottolineare come l’inclusione del CBD tra gli stupefacenti sia antiscientifica ed antigiuridica.
Per quanto riguarda l’uso orale del CBD a chi spetta la priorità legislativa, all’Italia o all’Europa?
Da un punto di vista giuridico, questa partita, che piaccia o no, viene giocata presso la EFSA [NDR. Autorità europea per la sicurezza alimentare], che seguendo i suoi tempi tecnici dovrà autorizzare questo prodotto come Novel food.
Sono state, tra l’altro depositate tutta una serie di istanze, quindi credo che nel prossimo biennio si risolverà in maniera analoga per tutti gli Stati membri. Aggiungo, per sottolineare l’atipicità e la frettolosità di questo decreto, che dire che il CBD, uso orale, sarebbe stupefacente vorrebbe dire che in qualche modo l’Italia anticipa e nega alla radice l’utilizzabilità di questa molecola in ambito alimentare laddove l’Europa, appunto, si deve ancora esprimere su tutta una serie di parametri attraverso la Food Authority.
Quando sottolinea l’anti scientificità di questo decreto cosa intende?
Nella comunità scientifica il CBD non è considerato come sostanza stupefacente. Su questo punto, inoltre, si era già pronunciata la Corte di Giustizia Europea attraverso la sentenza del caso Kanavape. Nel 2020, tale concetto venne ribadito anche dall’OMS [NDR.
Nel corso della 63ª sessione della Commissione Droga (CND) delle Nazioni Unite, l’OMS aveva raccomandato; senza successo, l’esenzione delle preparazioni contenenti prevalentemente cannabidiolo ed un massimo dello 0,2% di delta-9-tetraidrocannabinolo dalle misure di controllo internazionali sugli stupefacenti.] Che sia un principio attivo è indiscutibile, ma che sia uno stupefacente è un’affermazione antiscientifica.
Detto questo, tale decreto potrebbe anche rappresentare l’apertura di un dibattito serio in quanto chiarisce che i cosmetici, non essendo ad uso orale, sono esclusi e restano, come erano, leciti. Per quanto riguarda il resto, si potrebbe lavorare sulle soglie e cioè definire sopra quale soglia si possa considerare solo un medicinale e sotto quali soglie si possa, invece, considerare un impiego orale, ma di tipo alimentare.
Quando parla di soglie, non potremmo pensare che le stesse siano quelle dell’Epidiolex [NDR. 100 mg/mL soluzione orale] il farmaco in ommercio come antiepilettico?
Potrebbe essere. Il punto però, non è tanto la percentuale di CBD, ma il dosaggio. Quello che deve essere definito è l’intake e cioé la dose di assunzione orale che comporta per l’uomo un effetto farmacologico.
Gli studi tossicologici che sono stati presentati dall’Associazione di produttori che ha fatto la
domanda per l’iter del novel food sono appunto volti a provare quale soglia di assunzione non determini tali effetti farmacologici.
Quando afferma il decreto essere antigiuridico a cosa si riferisce? Esistono già pronunciamenti come quello della Corte di Giustizia europea [NDR. Novembre 2020] che affermano che il CBD non sia uno stupefacente.
Quindi tale nuovo Decreto determina una lesione della concorrenza e crea un contrasto con la normativa comunitaria. Siamo l’unico paese in Europa che ha scelto questa direzione, alterando il mercato comune perché un produttore italiano, rispetto a un francese, un tedesco o un polacco, oggi, si viene a trovare sfavorito sul mercato europeo.
Intervista
JAY KITCHEN
Nel 1973 sei stato arrestato per possesso di cannabis in Michigan. In quali circostanze è avvenuto l’arresto?
Jay Kitchen: Io e un mio amico avevamo riaccompagnato un terzo amico alla sua università un sabato sera tardi. Il mio amico aveva quella che sembrava essere la sua intera scorta di cannabis, pipe, cartine e circa 20 scatole di fiammiferi... All’una di notte sono passato con il semaforo arancione ed è apparsa un’auto della polizia, con le luci accese. Il mio amico si è fatto prendere dal panico e ha gettato la borsa con tutto quello che conteneva fuori dal finestrino della mia auto.
La polizia ha recuperato la borsa dal ciglio della strada, ci ha ammanettati e ci ha portati al carcere locale, dove abbiamo trascorso la notte, dopo aver fatto la nostra telefonata ai rispettivi genitori, dato che all’epoca avevamo entrambi 17 anni.
In realtà sono allergico alla cannabis per via topica. Se la pianta entra in contatto con la mia pelle, mi viene un’eruzione cutanea. Con questa linea di difesa, unita al fatto che le cime e la scorta erano chiaramente dei miei amici, mi è stata concessa una sospensione condizionale della pena. Se non avessi avuto problemi nei sei mesi successivi, il mio caso sarebbe stato archiviato e così è stato. Il mio amico non è stato così fortunato. Ha ottenuto un anno di libertà vigilata, ma non la detenzione.
Hai avuto difficoltà a diventare giudice amministrativo dopo il tuo arresto?
Quando sono stato intervistato dal tribunale per l’ammissione all’albo degli avvocati dopo aver completato la scuola di legge e i relativi esami, ho dovuto riferire, come di regola, tutti i miei precedenti e quindi anche l’arresto. All’epoca, era il 1983, la cannabis non era ancora legale, ma chi mi ha fatto il colloquio è stato comprensivo, non ne ha fatto un problema e poco dopo sono stato ammesso all’albo degli avvocati dello Stato di New York. Sarebbe stato molto peggio se non l’avessi detto, perché le mie impronte digitali erano nel database nazionale.
Hai iniziato a coltivare cannabis nel
1974 e hai iniziato a coltivare indoor nel 1978 con luci al neon T5. Puoi dirci qualcosa di più sulla tua esperienza?
Ho coltivato tutti i tipi di piante con luci al neon T5, lampade HID e ora, da cinque anni circa a questa parte, con i LED. Ho praticato la coltivazione deep water (DWC), ebb and flow e la coltivazione con diversi nutrienti in bottiglia... Ma alla fine ho optato per un tipo di coltivazione True Living Organics (TLO), nota anche come Korean Natural Farming (KNF). Uso terriccio organico, escrementi di vermi provenienti dal mio allevamento di vermi, minerali e vegetali organici e tè a seconda delle necessità.
Quali varietà coltivavi all’epoca? Dove ti procuravi i semi?
All’epoca non avevamo, o almeno io non avevo, accesso a semi ‘certificati’. Ma quello che fumavamo conteneva generalmente semi e steli. La Sinsemilla era piuttosto rara all’epoca. Molto di quello che coltivavamo proveniva da ‘mattoni’ messicani. Quando ero all’università, la mia ‘fonte’ riusciva ad avere fiori impressionanti e io raccoglievo i semi. Purtroppo, la maggior parte di essi è andata per-
duta negli anni successivi. Alla fine sono andato ad Amsterdam e ho trovato alcune genetiche di qualità. Mi sono anche procurato dei semi dalla banca dei semi di Marc Emery a Vancouver, in Canada.
Quanti grammi per metro quadrato riuscivi a raccogliere indoor in quel periodo?
I miei raccolti sono sempre stati piuttosto scarni in termini di peso, soprattutto perché coltivare in un appartamento a New York può presentare numerose difficoltà, soprattutto nei palazzi più vecchi dove si ha un controllo limitato sul caldo e sul freddo nello spazio abitativo e di coltivazione. Il nostro obiettivo era quello di ottenere almeno 20 grammi per pianta. Da allora, di rado ho pesato le mie piante, preferendo la qualità alla quantità. Uso la pianta come farmaco per il morbo di Crohn. Tendo a coltivare diverse piante piccole piuttosto che poche piante gigantesche.
Nel 1978 non esistevano internet ed erano pochi i libri sulla coltivazione indoor della cannabis. Come hai reperito le informazioni necessarie per coltivare con successo la cannabis a quei tempi?
Nel 1973, un certo Murphy Stevens ha scritto un libro tascabile molto sottile intitolato “How to Grow Marijuana Indoors Under Lights”, che conteneva disegni, foto in bianco e nero e qualche foto a colori. È stata la mia prima guida alla coltivazione. Qualche anno dopo, Ed Rosenthal, Mel Frank e Jorge Cervantes hanno pubblicato i loro libri ed è stata lanciata la rivista High Times.
Quali sono le varietà migliori per chi è affetto dal morbo di Crohn?
Quando ho un’eruzione cutanea dovuta al morbo di Crohn, cioè la malattia attiva, preferisco le varietà considerate di indica come l’Afghani, l’Hindu Kush, l’hashish oppure i potenti edibili fatti in casa, che hanno un effetto più diretto su di me nell’alleviare il mal di stomaco e nel migliorare il riposo.
A titolo personale, puoi dirci qual è la tua varietà di cannabis preferita?
La Northern Lights #5 sta ancora crescendo nella mia coltivazione. Mi piace anche una Haze a fiore lungo, la Malawi Gold o simile...
Originario di Grand Rapids, nel Michigan, Jay Kitchen fa uso di cannabis a scopo medico che ha iniziato a coltivare nel 1974. Per molti anni è stato giudice amministrativo nel South Bronx, pur continuando a coltivare. Jay è autore di due ottimi libri sulla cannabis: “The Kitchen” e “2022 Cannabis Annual”.
cannabis negli Stati Uniti?
Ci sono molti coltivatori amatoriali, il che spiega la proliferazione delle banche dei semi e il calo del prezzo della cannabis commerciale e dei semi. Poiché i semi di cannabis contengono meno dello 0,03% di THC, siamo finalmente autorizzati a venderli legalmente. Ma dobbiamo essere molto precisi nelle nostre descrizioni e in tutto il resto affinché una banca ci autorizzi a usare il suo sistema di pagamento con carta. Di conseguenza, non usiamo mai la parola cannabis o erba sul nostro sito web di semi. Onestamente, non credo che la cannabis sia davvero legale se non ci è permesso di coltivarla a casa. Sfortunatamente, gli operatori multi-stato in genere fanno pressione contro queste disposizioni per mantenere la propria presa. Ecco perché il mercato nero esisterà sempre.
E tu, coltivi ancora a casa?
Preferisci l’erba, l’hashish o gli estratti?
In generale, preferisco fumare cime ed estratti privi di solventi come hashish, kief o rosin. Uso anche il dab ma non con regolarità. Ho sempre pensato che l’idea di un fumatore di cannabis con una torcia a propano o un elemento elettrico rovente fosse una ricetta per l’inferno in terra e ho alcune cicatrici da ustione che lo dimostrano (ride).
Chi è il tuo selezionatore preferito?
Ho sempre avuto molto rispetto e affetto per Simon e il team di Serious Seeds. Ho coltivato e presentato la maggior parte delle loro varietà nei nostri libri, così come Franco Loja (RIP) di Greenhouse. Bodhi aveva alcune varietà meravigliose. La nostra NL # 5 proviene da un suo incrocio Più di recente, ho coltivato alcune varietà della Compound Genetics e ho apprezzato molto i risultati ottenuti. Tuttavia ho un mio programma di selezione. Quindi, faccio anche molti test sulle nostre varietà.
Che mi dici della tua personalità preferita in fatto di cannabis?
Ci sono molte personalità della cannabis tra cui scegliere! Ed Rosenthal è sempre divertente da incontrare. L’ho incontrato alla Marijuana Conference nel seminterrato dell’Hilton di New York nel 2011 e da allora ho fumato con lui moltissime canne. Jorge Cervantes è un tipo davvero simpatico e ha passato un po’ di tempo a parlare in portoghese e spagnolo con mia moglie quando siamo intervenuti a una conferenza qualche anno fa. E, naturalmente, c’è il mio partner di coltivazione a New York, Uncle Tweezy.
Puoi parlarci un po’ della tua azienda, Uptown Growlab?
Uptown Growlab è stata lanciata nel 2011 a Spanish Harlem, New York, da me e Uncle Tweezy. I nostri prodotti principali sono i semi di cannabis femminizzati e normali, i nostri due libri e vari articoli, dai grinder ai thermos. Creiamo diversi contenuti per YouTube e per le nostre piattaforme, per aiutare le persone a coltivare e a prendere decisioni informate sulle diverse varietà disponibili sul mercato della cannabis.
Ci sono molti coltivatori domestici di
In base alla licenza per la cannabis terapeutica che mi è stata rilasciata dallo Stato di Washington, sono autorizzato a coltivare 15 piante o “secondo necessità” a causa del morbo di Crohn. Ho due tende per la fase vegetativa della pianta e una camera di fioritura di 4 x 2,4 metri. Mia moglie odia le bollette dell’elettricità e il tempo che trascorro con le mie piante, ma cosa posso farci?
Pensi che la cannabis verrà presto legalizzata a livello federale?
Pensavamo che la legalizzazione a livello federale fosse “imminente” sin da quando Jimmy Carter era Presidente a metà degli anni ‘70. Stiamo raggiungendo una fase critica, nel senso che i politici stanno cominciando a rendersi conto dei benefici (leggi ‘soldi’) della liberalizzazione della cannabis, sia in termini di entrate fiscali e di lobbisti della cannabis, sia per i fondi risparmiati riducendo l’applicazione penale di leggi obsolete basate su dati e atteggiamenti dubbi, riducendo al contempo la pressione e i costi del sistema giudiziario penale, come i tribunali e le carceri.
Come è nata l’idea di pubblicare il libro “2022 Cannabis Annual”?
Abbiamo iniziato il libro circa 6 mesi prima che la pandemia colpisse e stravolgesse tutto quanto. Una volta scoppiata la pandemia, abbiamo pensato che creare una lettera d’amore alla cultura della cannabis fosse una buona idea. Il libro contiene quindi una serie di contenuti su tutti gli aspetti della cultura attuale. L’obiettivo era anche quello di onorare i pionieri e i guerrieri della cannabis che hanno spianato la strada a ciò che sta avvenendo ora.
Molte persone leggono solo sul web. Pensi che ci sia ancora un mercato per i libri o le riviste stampate (come la nostra)?
Ci sarà sempre un mercato per quello che facciamo entrambi, anche se sembra ridursi drasticamente. Non c’è niente di meglio che tenere in mano un libro o una rivista e sfogliarne le pagine per vedere cosa succede. Per quanto mi riguarda, è molto più legato alla psiche che cliccare a destra o a sinistra. L’obiettivo di “2022 Cannabis Annual” era far sì che le persone volessero sapere cosa ci sarebbe stato nella pagina successiva, in modo da continuare a voltare le pagine.
SOFT SECRETS SELECTION
COSA C’È DI BUONO PER RIEMPIRE IL
riflessione sui molteplici aspetti della pianta e sulla sua relazione con l’umanità nel corso dei secoli. Risulta quindi un libro digeribilissimo anche per i più piccoli, che potranno divertirsi a colorarlo ed esplorarlo assieme ai grandi.
Pubblicato da Eaha Edition, lo trovate nelle migliori librerie on e offline
ASCOLTA AGRONAUTI
tecnologie all’avanguardia, offrendo un panorama completo e attuale. La durata del podcast, di un’ora, è ideale per un ascolto coinvolgente che non si prolunga troppo. La passione e l’entusiasmo dei giovanissimi conduttori - tutti studenti universitari iscritti alla Facoltà di Scienze Agrarie e Alimentari - si riflettono chiaramente nelle loro voci, rendendo il podcast un vero piacere da ascoltare. Per quanti sono affascinati dall’agricoltura in generale, dalla scienza alimentare o dalla sostenibilità, questo podcast è senz’altro una voce obbligata nella lista di ascolto.
Lo trovate su radiostatale.it, Apple Podcast e PlayerFM
LEGGI
LA VITA È MIGLIORE CON MARI - LIBRO DA COLORARE PSICHEDELICO
Ok questa volta non si tratta proprio di leggere ma questo libro è un vero gioiellino. Il libro da colorare “La vita è migliore con Mari” offre un’esperienza unica e creativa per gli amanti dell’arte e della cultura psichedelica ma anche a chi vuole semplicemente rilassarsi colorando come quando era bambino. Con una combinazione di illustrazioni intricatamente disegnate e motivi ispirati alla cannabis, questo libro invita chi lo sfoglia a liberare la fantasia e a rilassarsi mentre riempie le sue pagine.
Fin dal primo sguardo, il design accattivante della protagonista Mari - una dolcissima fogliolina di cannabi - e i dettagli affascinanti catturano l’attenzione. Le pagine sono abbondantemente decorate con una varietà di elementi legati alla cannabis e ai sui infiniti usi e benefici. L’uso sapiente di linee e contorni complessi crea un’atmosfera di profondità e movimento, offrendo così tantissime opportunità di esplorazione creativa e di sperimentazione con i colori.
Ma questo libro non è solo un’occasione per dare sfogo alla creatività, rappresenta anche un’opportunità per riflettere sulla cultura della cannabis e sulla sua profonda connessione con la natura. I disegni che rappresentano la cannabis in modi diversi possono ispirare la
L’approccio coinvolgente e informativo di questo podcast ideato e prodotto tra le mura della celebre Università Statale di Milano, offre una finestra sull’universo agricolo che va ben oltre i campi coltivati. Con una fusione di competenza scientifica e un tocco di intrattenimento, i giovanissimi conduttori svelano curiosità e notizie cruciali, rendendo accessibile a tutti la complessità di questo settore. Gli ascoltatori possono aspettarsi di essere immersi in discussioni stimolanti su temi come l’innovazione agricola, la sostenibilità alimentare e le ultime tendenze in materia di ricerca.
L’uso di ospiti esperti aggiunge un ulteriore livello di profondità e autorevolezza alle puntate che compongono le ben 3 stagioni di “Agronauti”, prodotte tra il 2017 e il 2019. Grazie a questa varietà di voci, vengono presentate diverse prospettive e approfondimenti che arricchiscono ulteriormente l’esperienza dell’ascolto.
Gli argomenti trattati spaziano dall’agricoltura tradizionale alle
GUARDA
COCCO DI NONNAGRANDMA’S BOY
Il film “Cocco di nonna” è un esilarante pellicola del 2006 che cattura facilmente il cuore degli amici di Maria, soprattutto quelli di sesso maschile. Con una trama che oggi verrebbe scartata per essere decisamente poco “politically correct”, il film unisce il tema sempre attuale della cannabis al mondo dei videogiochi e offre divertimento per la classica serata tra divano, canne e cibo spazzatura. Buttato in mezzo alla strada dai suoi coinquili-
ni, Alex, un non più giovane addetto ai test per videogames è costretto ad andare a vivere con la nonna e le sue amiche. Comprensibilmente imbarazzato dalla sua situazione, Alex racconterà ai suoi colleghi di avere invece tre nuove belissime coinquiline e questo darà il via a una reazione a catena di situazioni comiche in cui spicca un giovanissimo Jonah Hill.
Anche se l’umorismo di questa pellicola non è del tipo contemporaneo - le battute sono crude, volgari e oggi sarebbero considerate quantomeno di cattivo gusto - è prorio questo che la rende accattivante. Figlio di “American Pie” e del sottogenere raunchy che spopolava nei primi anni 2000, “Cocco di nonna” riporta alla mente ricordi di scantinati pieni di fumo, amici che ridono in modo isterico e l’uso di insulti lanciati l’uno all’altro con voci improbabili, insomma l’adolescenza pre social media.
Se vi piace il genere di film in cui ci sono due elementi imprescindibili attorno a cui ruota tutta la storia - una festa devastante con mille persone in casa e l’ossessione del sesso - sappiate comunque che i momenti migliori sono offerti dall’incredibile trio di anziane signore coinvolte nell’operazione.
Disponibile sulle piattaforme di streaming online
Lifestyle
Di Giovanna DarkQuando la canapa è fashion Il marchio Edie Parker ha reso la cannabis una cosa di moda, letteralmente
Nel mondo della moda l’uso della canapa non è certo una novità ma in America, al solito, sanno come portare il business ad altri livelli. Nel 2010, Brett Heyman - una giovane mamma newyorkese - ha creato “Edie Parker” per colmare una lacuna da lungo tempo vacante nel mercato della moda e degli accessori. È una storia imprenditoriale da manuale: il fondatore che identifica una nicchia e poi la riempie.
Per Heyman, questa nicchia era costituita dalle pochette in acrilico degli anni ‘50 e ‘60, che lei collezionava. Quando è diventato sempre più difficile trovare queste borse nei negozi vintage, ha iniziato a produrne di proprie. Il resto, come si suol dire, è storia, ma nel caso di Edie Parker è stato solo l’inizio.
Nella primavera del 2019, il marchio si è lanciato in una categoria completamente nuova che, secondo Heyman, colmava un altro vuoto nel mercato. “Il diagramma di Venn delle persone che amano la cannabis e l’alta moda è piccolo - ha spiegatoHeyman ad HighTimes - Ma la nostra ipotesi è che si stia allargando e che la gente cerchi un’esperienza come la nostra e un marchio di cui fidarsi, che dia il permesso di sballarsi ed esibilrlo”.
Nasce quindi “Flower by Edie Parker”, un marchio di cannabis lifestyle che opera all’incrocio tra cannabis e high-fashion. Con prezzi compresi tra i 10 e gli 800 dollari, la collezione è composta da accessori in acrilico, ceramica e vetro soffiato a mano, come barattoli per la scorta, accendini, posacenere, macinini, bong, pipe, cartine e vassoi per rollare.
Ha anche una propria linea di infioresceze, venduti nei dispensari degli stati in cui la cannabis ricreativa è legale.
“Edie Parker” è sicuramente una mosca bianca nel cannabusiness, perché è un’azienda di moda affermata che si è estesa alla cannabis. A differenza di un marchio di cannabis che lancia prodotti di moda o lifestyle, questo business familiare che prende il nome della figlia di Brett, può non solo introdurre la cannabis ai suoi clienti esistenti, ma anche coinvolgere i consumatori di cannabis alla ricerca di qualcosa che possa meglio rispondere alla loro estetica personale.
“In genere, i marchi che operano al di fuori del settore apportano una prospettiva nuova - ha spiegato Brett - Alcuni dei migliori lavori di design nel settore della cannabis, che si tratti di confezioni, accessori o prodotti
LA CANNABIS NON DEVE ESSERE NECESSARIAMENTE UN PRODOTTO PER LA SALUTE E IL BENESSERE. SE VOLETE SBALLARVI E GUARDARE UN BELL’OGGETTO, ALLORA, BENISSIMO - SIAMO QUI PER QUESTO
lifestyle, provengono da persone che hanno lavorato in altre categorie e possono apportare un’espressione creativa fresca che non è necessariamente radicata nei riferimenti standard della cannabis”.
In altre parole: la foglia di marijuana e il tiedie sono roba del secolo scorso. Alimentati dal desiderio di normalizzare la pianta, Edie Parker e i suoi designer hanno lavorato per ridisegnare - con quel tocco chich che non guasta mai - il modo in cui rappresentiamo la cannabis.
Quando Heyman ha lanciato “Edie Parker”, lo ha fatto con l’implicita consapevolezza che il marchio non era destinato all’uso quotidiano. La cannabis, tuttavia, rappresentava un’opportunità diversa: un modo per soddisfare la cliente tipica di “Edie Parker” più frequente-
mente e in un modo che non era disponibile nei canali di vendita tradizionali, almeno all’epoca. Ovviamente fu un successo. Sebbene gran parte della sua fiorente base di consumatori sia costituita da coloro che si avvicinano per la prima volta allo spazio della cannabis, secondo Heyman “Flower” attira anche i clienti storici di “Edie Parker”.
Ciò è particolarmente evidente nella boutique di Bond Street a New York, dove le pipe sfacciate a forma di frutta sono vendute insieme alle classiche pochette in acrilico del marchio e a oggetti per la casa assortiti, come vassoi per vanità, sottobicchieri e persino tavole da dama.
“Quando siamo stati lanciati, dipendevamo molto dal fatto di trovare il cliente della
moda a cui piaceva anche la cannabis”, dice Heyman. “Non è più così. La maggior parte dei nuovi acquirenti di fiori trova prima ‘Flower’ e poi viene a conoscenza di Edie Parker”. Per Zach Sokol, fondatore di Cash Only, un marchio di pubblicazioni e media incentrato sulla cultura della cannabis, questa è la principale proposta di valore di “Flower”: È accogliente sia per i “curiosi della cannabis” che per i “consumatori di cannabis più esperti”, e questo è un vantaggio per la normalizzazione della pianta.
Aziende come Edie Parker possono contribuire a far sentire la cannabis lussuosa e a farla diventare qualcosa che la gente vuole promuovere pubblicamente, perché il marchio è di buon gusto, sexy e comunque autentico.
La fondatrice in primis ha deciso di fare outing e - rompendo il tabù maternità/cannabis - si è presentata lei stessa come una consumatrice. Edie Parker ha tutto il potenziaòe per far collidere la cannabis con altre forme culturali, come l’high-fashion, in un modo organico, eccitante e nuovo.
Almeno in America, pare che ci sia bisogno di marchi che parlino di entrambi i mondi per far sì che la nostra amata pianta si integri in settori che in passato l’hanno evitata.
Cannabis
Di Rich HamiltonIn memoria di Bob Marley
Bob Marley è nato a Nine Miles, St. Ann, in Giamaica, il 6 febbraio 1945. È mancato l’11 maggio 1981 a Miami, in Florida, negli Stati Uniti. Negli anni Settanta il cantautore giamaicano ha visto la sua ben ponderata distillazione di ska, rock steady e reggae, evolversi in un elettrizzante ibrido influenzato dal rock che lo ha reso una superstar internazionale e un idolo musicale fino ai giorni nostri. Oltre che per la musica reggae, Bob Marley è naturalmente noto perché faceva uso di “ganja”. Nel 1966 Marley si è convertito dal cattolicesimo ed è diventato rastafariano.
Pur essendo per certi versi una setta conservatrice, dato che i rastafariani seguono una rigida dieta rigorosamente vegetariana, questa religione ha opinioni estremamente liberali sull’uso della cannabis come sacramento religioso. Dopo la sua conversione al rastafarianismo e fino alla sua morte, si pensa che Marley facesse uso di cannabis praticamente ogni giorno.
“Tutto il male che fai, l’erba si rivela a te stesso, alla tua coscienza, rende tutto chiaro perché l’erba ti fa meditare. È una cosa naturale e cresce come un albero”. Bob Marley
Uno dei suoi più noti sostenitori ha da poco aperto un negozio in suo onore in Giamaica, dove vende prodotti officinali derivati da quella che la star spesso chiamava “l’erba”. Fra i prodotti a base di THC in vendita nel negozio figura una gamma completa di prodotti inge-
ribili, fra cui fiori, edibili pre-roll e accessori per fumatori. Sono in vendita anche prodotti a base di CBD, fra cui bevande, edibili e prodotti a uso topico.
Il Marley Natural Dispensary, un rivenditore di cannabis di proprietà del Bob Marley Group of Companies, gestito dalla famiglia Marley, è stato appena inaugurato presso il Bob Marley Museum di Kingston, capitale della Giamaica. La sede del dispensario e del museo è anche l’ex abitazione e studio di registrazione della star.
“Mio padre sarebbe contento di vedere che è stata aperta la casa delle erbe al museo. Se penso a quanto sia progredito il mondo nell’atteggiamento nei confronti della cannabis e al fatto che finalmente riconosce le sue numerose proprietà, mi rendo conto che è proprio ciò che mio padre e la comunità rastafariana proclamano da oltre 40 anni. È giusto che lo facciamo per lui e per la sua eredità”.
-Stephen Marley.
L’aspetto e l’atmosfera del Marley Natural Dispensary sono la testimonianza fisica dell’amore di Marley per la natura che circondava la sua vecchia casa al 56 di Hope Road. L’atmosfera è moderna e rilassata, con fioriere verdi e “pareti vive” e una selezione di legni e finiture naturali di provenienza locale. È in linea con lo stile di vita di Marley, nonostante lo sfondo urbano della capitale giamaicana.
Tuttavia, questa non è l’unica grande uscita all’orizzonte per l’eredità di Marley: l’atteso biopic sulla vita della leggenda del reggae sbarcherà al cinema il 12 gennaio 2024. Di re-
cente è stato rilasciato il primo trailer di “One Love”, che ha suscitato grande scalpore. Il film vede Kingsley Ben-Adir interpretare Bob ed è diretto da Reinaldo Marcus Green.
“Avete ascoltato la sua musica e pensate di conoscere l’uomo, ma capite cosa ha passato e quali momenti lo hanno plasmato fino a renderlo la persona che è diventato? Questo film vi consentirà di vedere per la prima volta cosa significava essere a contatto con la leggenda, di assistere al suo dolore, alle sue pene, alle sue gioie e alla sua redenzione”. Ziggy Marley, figlio di Bob Marley e produttore cinematografico.
Girato in Giamaica e in Inghilterra, il film punta a essere davvero autentico. Girato nei luoghi che Bob ha visitato, in cui si è esibito e ha giocato a calcio, fra cui Trench Town e Bull Bay a Kingston, la famiglia ha prodotto il film con Paramount Studio per rappresentare il proseguimento del messaggio e della crescita di Bob.
Si spera che l’uscita di questo film non solo continuerà a ispirare i fan di lunga data, ma anche le nuove generazioni. “One Love” aprirà le porte alla vita, alla musica e al messaggio di Bob, estendendo il suo messaggio di unificazione, giustizia e pace.
Soft Secrets Italia è pubblicato da: Discover Publisher BV
Galvaniweg 11, 5482 TN Schijndel, Paesi Bassi
Tel: +31(0)73 5498112
E-mail: info@softsecrets.nl
Sito internet: www.softsecrets.com
Editore: Cliff Cremer
Collaboratori: Jorge Cervantes, Giovanna Dark, Fabrizo Dentini, Sudestfam, Stoney Tark, Rich Hamilton, Mr. Jose, G.B.I., Tricoma Team, Jaypp e tanti altri.
Traduzioni: Valefizz
Indirizzo redazione:
Soft Secrets Italia
E-Mail: readers@softsecrets.nl
Pubblicità: Fabrizio
E-mail: fabrizio@softsecrets.nl
Tel: +31(0)39 - 36 65 44 66 94
La voce dell’editore:
Soft Secrets è una rivista bimestrale gratuita pubblicata nei Paesi Bassi (con il nome di Highlife), Germania, Francia, Italia, Spagna, Regno Unito, Polonia, Repubblica Ceca e Cile.
A livello mondiale è in corso un processo di relativa liberalizzazione dell’uso della cannabis, che sia per scopi medici o ricreativi.
Diversi Paesi hanno legalizzato la cannabis per separare le droghe leggere da quelle pesanti,
come dimostrato in Olanda. Altri Paesi hanno legalizzato l’uso della cannabis per uso medico, ivi incluso il diritto di coltivare piante di cannabis per uso personale. L’editore si propone di mettere in luce il processo di normalizzazione dell’uso della cannabis. Questo presuppone che l’editore non sia necessariamente d’accordo su tutto ciò che figura negli articoli e nelle pubblicità che appaiono sulla rivista. L’editore si discosta quindi in modo esplicito da dichiarazioni o immagini pubblicate che potrebbero dare adito a pensare che siano stati approvati l’uso e/o la produzione di cannabis.
Nulla della presente pubblicazione potrà essere copiato o riprodotto in qualsiasi formato senza previa autorizzazione dell’editore e di altri titolari del copyright.
L’editore non assume alcuna responsabilità in merito al contenuto e/o al punto di vista degli annunci pubblicitari.
L’editore non assume alcuna responsabilità per eventuali documenti presentati indesiderati. L’editore ha cercato di contattare tutti i titolari del copyright di fotografie e/o immagini. Coloro che ritengono ancora di avere diritto ai suddetti diritti sono pregati di contattare l’editore.
Il prossimo imperdibile numero esce il 30 Novembre
2023