IL BRASILE LIBERALIZZA IL POSSESSO DI MARIJUANA PER USO PERSONALE
Il 25 giugno la Corte Suprema del Brasile ha votato per la liberalizzazione del possesso di marijuana per uso personale, il che ha convertito il Paese in uno degli ultimi in America Latina a farlo, con un’azione che potrebbe ridurre la massiccia popolazione carceraria.
La giustizia deve ancora stabilire la quantità massima di marijuana che può essere considerata per uso personale e quando entrerà in vigore la sentenza.
Tutti i giudici che hanno votato a favore hanno dichiarato che la liberalizzazione dovrebbe limitarsi al possesso di marijuana in quantità adatte all’uso personale. La vendita di droga rimarrà illegale.
Nel 2006, il Congresso brasiliano ha approvato una legge volta a punire chi veniva sorpreso a trasportare piccole quantità di droga, inclusa la marijuana, con pene alternative come i servizi sociali. Secondo gli esperti, la legge era troppo vaga e non stabiliva una quantità specifica per aiutare le forze dell’ordine e i giudici a distinguere l’uso personale dal traffico di droga.
La polizia ha continuato ad arrestare chi trasportava piccole quantità di droga con l’accusa di traffico e la popolazione carceraria brasiliana non ha smesso di aumentare.
“La maggior parte dei detenuti in attesa di giudizio e dei condannati per traffico di droga in Brasile sono delinquenti alle prime armi, che avevano con sé piccole quantità di sostanze illecite, fermati durante controlli di routine della polizia, disarmati e senza alcuna prova di rapporti con la criminalità organizzata”, ha dichiarato Ilona Szabó, Presidente dell’Istituto Igarapé, un think tank che si occupa di sicurezza pubblica.
Il Congresso ha risposto alle deliberazioni della Corte Suprema in corso avanzando separatamente una proposta d’inasprimento della legislazione sulle droghe, che complicherebbe il quadro giuridico relativo al possesso di marijuana.
L’anno scorso, un tribunale brasiliano ha autorizzato alcuni pazienti a coltivare la cannabis per cure mediche, dopo che l’ente regolatore sanitario nel 2019 aveva approvato le linee guida per la vendita di prodotti medicinali derivati dalla cannabis. Ma il Brasile è uno dei pochi Paesi dell’America Latina a non aver liberalizzato il possesso di piccole quantità di droga per uso personale. La sentenza della Corte Suprema è stata a lungo richiesta da attivisti e studiosi di diritto in un Paese in cui la popolazione carceraria è diventata la terza più grande del mondo. I detrattori dell’attuale legislazione affermano che i consumatori sorpresi in possesso anche di piccole quantità di droga vengono regolarmente condannati con l’accusa di traffico e rinchiusi in carceri sovraffollate, dove sono costretti a unirsi a bande di detenuti.
Secondo il World Prison Brief, un database che tiene traccia di questi dati, il Brasile si classifica dopo gli Stati Uniti e la Cina tra i Paesi con la popolazione carceraria più elevata.
A dicembre 2023, circa 852.000 persone erano state private della libertà in Brasile, secondo i dati ufficiali. Di questi, quasi il 25% è stato arrestato per possesso di droga o traffico. Le carceri brasiliane sono sovraffollate e i cittadini neri sono rappresentati in maniera sproporzionata, costituendo più di due terzi della popolazione carceraria. Come in altri Paesi della regione, quali Argentina, Colombia e Messico, l’uso terapeutico della cannabis in Brasile è consentito, anche se in modo estremamente limitato.
L’Uruguay ha legalizzato completamente l’uso della marijuana e in alcuni Stati americani è legale l’uso ricreativo per gli adulti. In Colombia, il possesso è stato liberalizzato da un decennio a questa parte, ma ad agosto al Senato non è passata una legge per regolamentare l’uso ricreativo della marijuana in modo che possa essere venduta legalmente. I colombiani possono trasportare piccole quantità di marijuana, ma la vendita per scopi ricreativi non è legale. Lo stesso vale per Ecuador e Perù. In Venezuela sia la distribuzione che il possesso restano illegali. Nel 2009 la Corte Suprema argentina ha stabilito che è incostituzionale sanzionare un adulto per il consumo di marijuana se non arreca danno ad altri. Ma la legge non è stata modificata e i consumatori vengono ancora arrestati, anche se la maggior parte dei casi viene respinta dai giudici. L’Uruguay è stato il primo Paese a legalizzare la marijuana per uso ricreativo nel 2013, anche se la legge è stata applicata solo nel 2017. L’intero settore uruguayo, dalla produzione alla distribuzione, è sotto il controllo dello Stato e gli utenti registrati possono acquistare fino a 40 grammi di marijuana su base mensile attraverso le farmacie.
Fonte: ABCNews
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cus comune è quello di lavorare rispettando un solo mantra, rispecchiare alti standard qualitativi ed una sostenibilità produttiva che non venga mai sacrificata alle logiche imperanti del commercio.
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Scienza
Di Fabrizio Dentini
Nuovo studio: il Cannabigerolo riduce l’ansia e lo stress
Stress e ansia sono ascissa e coordinata della società contemporanea, una società dell‘opulenza e dell‘apparire nei i quali ritmi sincopati del vivere concorrono a rendere migliaia di cittadini insoddisfatti, problematici, ansiosi e profondamente stressati.
Secondo l‘Osservatorio Salute dell‘assicurazione sanitaria UNISALUTE, oltre due italiani su cinque dicono di avere molti sbalzi di umore o di essere giù di morale la maggior parte del tempo e proprio lo stress e l‘ansia sono i sintomi maggiormente diffusi con prevalenza fra giovani e donne.
Proprio alla luce di questa desolante presa di coscienza salutiamo con speranza un nuovo studio condotto dai ricercatori americani Carrie Cuttler, Amanda Stueber, Ziva Cooper ed il celebre Ethan Russo. Il titolo del loro studio parla da solo: “ Intensi effetti del cannabigerolo sull‘ansia, stress e umore”. Di seguito ne proponiamo una sintesi.
Il cannabigerolo (CBG) è un fitocannabinoide la cui popolarità sta aumentando, con ricerche precliniche che indicano che abbia effetti ansiolitici e antidepressivi. Tuttavia, non ci sono studi clinici pubblicati per corroborare questi risultati negli esseri umani.
La rapida proliferazione del nuovo mercato legale della cannabis ha spinto i produttori a coltivare una serie di nuovi prodotti per soddisfare il crescente interesse dei consumatori. Un numero crescente di questi è alla ricerca di prodotti alternativi non inebrianti che promettano di alleviare ciò che li affligge.
Mentre il cannabidiolo (CBD) continua a essere il cannabinoide non inebriante di principale interesse sia per i consumatori che per i ricercatori, il cannabigerolo (CBG) ha rapidamente aumentato la sua popolarità. Il CBG è un fitocannabinoide mi-
nore e la sua forma acida (CBGA) è spesso definita „la madre di tutti i cannabinoidi“ in quanto è un precursore di numerosi altri fitocannabinoidi, tra cui THC, CBD e cannabicromene (CBC). Come detto, per quanto riguarda il CBG, c‘è stata una carenza di ricerche che esaminano i suoi effetti sugli esseri umani.
Per aiutare a colmare questa lacuna, recentemente è stato pubblicato uno studio in cui 127 utilizzatori esperti di CBG sono stati intervistati sul loro consumo di prodotti a base di CBG, indagando i modelli di utilizzo, gli effetti terapeutici percepiti, nonché i suoi potenziali effetti collaterali.
I partecipanti hanno riferito più frequentemente di usare il CBG per gestire l‘ansia (attestata dal 51% del campione), il dolore cronico (41%), la depressione (33%) e l‘insonnia (31%). Inoltre, la maggior parte del campione ha indicato che il CBG era più efficace dei farmaci convenzionali per il trattamento dell‘ansia (78%), del dolore cronico (74%), della depressione (80%) e dell‘insonnia (73%). Solo una minoranza ha riferito di aver sperimentato effetti collaterali come secchezza
degli occhi (9%), secchezza delle fauci (16,5%), sonnolenza (15%) e aumento dell‘appetito (12%).
Sebbene siano interessanti, questi risultati sono limitati dalla loro natura retrospettiva, auto-dichiarata e dall‘uso di preparati di varia composizione. Essi, pertanto, richiederebbero una conferma tramite studi clinici in doppio cieco controllati con placebo e, ad oggi, ne sono stati pubblicati solo due.
Il primo ha esaminato gli effetti di una formulazione orale contenente CBG (50 mg), CBD (30 mg) e il terpene beta cariofillene (25 mg) sul dolore muscolare a insorgenza ritardata indotto sperimentalmente. L‘altro studio ha esaminato gli impatti dei grassi alimentari (pasto povero di grassi [< 5 g] vs. pasto ricco di grassi [> 30 g]) e dei sistemi di somministrazione orale (isolato vs. emulsificazione) sulla farmacocinetica del CBG. La ricerca che presentiamo oggi [Ndr. www. nature.com/articles/s41598-024-66879-0] quindi, è stata condotta con un crossover in doppio cieco, controllato con placebo, con 34 partecipanti
adulti e sani. I partecipanti hanno completato due sessioni (con un periodo di disintossicazione di una settimana) tramite Zoom. L‘uso di Zoom ha contribuito a migliorare la fattibilità e la generalizzazione consentendoci di reclutare un campione più diversificato di partecipanti residenti in varie località, anziché limitare il reclutamento alla piccola città universitaria sede della squadra di ricerca.
La raccolta dati è iniziata a marzo 2022 e si è conclusa a novembre 2023. Lo studio è stato preregistrato su ClinicalTrials.gov [NCT05257044] (25/02/2022) ed è stato approvato dall‘Institutional Review Board (IRB) della Washington State University (WSU).
L‘obiettivo primario dello studio era, quindi, esaminare gli effetti acuti del CBG su ansia, stress e umore. Gli obiettivi secondari erano esaminare se il CBG produca effetti soggettivi quali intossicazione, soddisfazione e gradimento o compromissioni motorie e cognitive.
In ciascuna sessione d‘intervista i partecipanti hanno fornito valutazioni sull‘ansia, stress, umore ed riguardo gli effetti soggettivi del farmaco, prima della somministrazione in doppio cieco di 20 mg di CBG derivato dalla canapa o tintura placebo.
Queste valutazioni sono state raccolte nuovamente dopo che i partecipanti hanno ingerito il prodotto e completato un sondaggio online: il Trier Social Stress Test , un test di memoria verbale e l‘app DRUID impairment.
Rispetto al placebo, c‘è stato un significativo effetto principale del CBG sulle riduzioni complessive dell‘ansia e sulle riduzioni dello stress a nel Trier Social Stress Test. Il CBG ha anche migliorato la memoria verbale rispetto al placebo.
Non c‘erano prove di effetti soggettivi del farmaco o di compromissione dei partecipanti. Per questo, il CBG potrebbe rappresentare una nuova opzione per ridurre lo stress e l‘ansia negli adulti sani.
Intervista
Di Fabrizio Dentini
Cannabis terapeutica in Ucraina: Intervista al Presidente dell’UAMC
Gennadii Shabas è un avvocato ucraino che per motivi personali si è avvicinato alla cannabis terapeutica. Attualmente è il Presidente dell’UAMC, l’Associazione Ucraina per la Cannabis Terapeutica nata nel 2018. Quest’Associazione ha fra i propri obbiettivi l’organizzare lezioni e dibattiti pubblici sul tema, produrre contenuti educativi pertinenti e collaborare attivamente con i mass media in un’opera di sensibilizzazione globale delle istituzioni e dell’opinione pubblica. L’UAMC, inoltre, fornisce patrocinio legale gratuito per i pazienti che utilizzano cannabis per ridurre il proprio dolore o per i medici che la consigliano ai propri assistiti.
Dopo aver parlato con vari esponenti dell’associazione credo doveroso sottolineare quanto sia istruttivo vedere battaglie di questo tenore farsi spazio in seno ad un paese sconvolto dalla guerra: le istanze della società civile continuano ad avanzare nonostante un contesto gravemente influenzato dalla situazione militare in divenire. E adesso meritata parola al Presidente Shabas...
Come ha cominciato ad interessarsi alle potenzialità mediche della cannabis e come nasce la vostra realtà associativa?
Il mio interesse per le applicazioni mediche della cannabis nasce da un percorso personale, infatti un amico prima e mia madre in seguito hanno avuto bisogno di cannabis per migliorare la propria salute. La nostra Associazione ha lavorato con diversi deputati, abbiamo organizzato diverse conferenze stampa sulla cannabis medica e abbiamo così intavolato conversazioni con il Governo attuale e con quello precedente. E’ stato un lungo percorso e non ci siamo mai fermati. Quando il Governo precedente è cambiato ed è arrivato Zelenskyj abbiamo ricominciato la nostra battaglia da zero confrontandoci con i nuovi interlocutori istituzionali. Proprio in quel periodo, sfortunatamente, mia mamma si è ammalata di cancro e la cannabis l’ha aiutata per ridurre il dolore e per aumentare l’appetito.
E’ stato un periodo duro, ma, senza ombra di dubbio, la cannabis ha aiutato mia madre. In quel momento ho deciso che non potevamo fermarci e anzi abbiamo aumentato le attività di sensibilizzazione che ci hanno condotto anche a fare degli scioperi affinché il Governo ci ascoltasse. Adesso che abbiamo una guerra sappiamo che la cannabis può aiutare i nostri militari ed è per questo che il nostro Presidente ci sta aiutando a mettere in campo il nostro modello.
Il 16 agosto scorso l’Ucraina ha legalizzato la cannabis terapeutica. Come avete raggiunto questo storico risultato per il vostro paese in circostanze tanto difficili?
Abbiamo lavorato al progetto di legge per due anni, insieme ad avvocati, dottori, scienziati, politici, ONG e agenzie governative. La nostra idea era quella di regolamentare la coltivazione e l’uso della cannabis per scopi industriali, scientifici e medici.
Quali passaggi dovranno seguire i pazienti ucraini per accedere alla cannabis terapeutica?
Sarà sufficiente ottenere una diagnosi secondo l’elenco stilato dal Ministero della Salute in collaborazione con la nostra realtà associativa. In altre parole, il Ministero della Salute ha approvato l’elenco delle malattie per le quali la cannabis terapeutica può essere utilizzata. Se il paziente ha una diagnosi del genere, il paziente va dal medico e, se altri farmaci non aiutano, può essere provato il trattamento con cannabis terapeutica.
Perché la cannabis è prescrivibile solo come farmaco d’ultima scelta? Per quale motivo considerati i suoi lievi effetti collaterali rispetto alle altre medicine?
E’ stata la decisione del nostro Ministro della Salute.
Quali sono le malattie per le quali il Ministero della Salute ha autorizzato la cura con cannabis?
Dolore cronico o neuropatico e/o spasticità causati da malattie quali neoplasie maligne, neuropatia diabetica, sclerosi multipla, lesioni del nervo trigemino, lesioni del nervo facciale, nevralgia dovuta a herpes zoster, lesioni delle radici
nervose e dei plessi, compressione delle radici nervose e dei plessi in malattie, mononeuropatia dell’arto superiore e inferiore, polineuropatia e altri disturbi del sistema nervoso periferico, paralisi cerebrale e altre sindromi paralitiche, lesioni del midollo spinale o lesioni intracraniche.
E ancora, nausea e vomito causati da chemioterapia durante il trattamento di neoplasie, malattia di Parkinson, sindrome de la Tourette, epilessia refrattaria (farmaco-resistente), sindrome di Lennox-Gastaut, tubercolosi e sindrome di Lennox-Gastaut, sindrome di Dravet, sclerosi tuberosa, perdita di peso associata ad anoressia ed in pazienti con malattie causate dal virus dell’immunodeficienza umana.
Quali modelli internazionali avete seguito per implementare il sistema ucraino ?
Soprattutto Israele, Canada e Germania.
Nel vostro sistema lo Stato coltiverà la cannabis o vi affiderete all’importazione da altri paesi?
Secondo la nostra legge, è possibile coltivare in Ucraina e vendere sia in Ucraina che esportare. Inoltre, è consentito importare medicinali sulla base di cannabis terapeutica o principi attivi farmaceutici dopo la loro registrazione in Ucraina.
Nel secondo caso avete già stipulato accordi di importazione con fornitori internazionali?
No, gli accordi non sono ancora stati firmati. Innanzitutto, un fornitore straniero deve registrare
i suoi prodotti come principio attivo farmaceutico in Ucraina, dopodiché sarà possibile rifornire il mercato.
Quali sono i requisiti necessari per avviare la produzione? E quale sarà l’organo di controllo?
Le imprese, innanzitutto devono costruire l’infrastruttura e poi disporre delle certificazioni GMP [Ndr. Good Manufacturing Practices] e GACP [Ndr. Good Agricultural and Collecting Practices]. Nel caso tali condizioni vengano rispettate le aziende riceveranno la licenza governativa. L’attuazione della politica statale in questo settore sarà affidata al Servizio statale dell’Ucraina per il controllo dei medicinali e dei farmaci. Alcuni poteri per controllare la produzione e la circolazione del prodotto sono affidati alla Polizia nazionale dell’Ucraina.
Anche le imprese straniere potranno quindi richiedere tali licenze? Certamente.
In tutto il mondo, quando la cannabis terapeutica viene legalizzata è più per merito delle richieste dei pazienti che per il supporto dei medici. Lavorerete sulla formazione dei medici per educarli a prescrivere correttamente? Sì, l’Associazione Ucraina per la Cannabis Terapeutica sta introducendo un corso di formazione per i medici, appoggiandoci su protocolli internazionali, consulenti ed esperti stranieri, inglesi, israeliani e macedoni e sviluppando un ampio corso per insegnare ai dottori come prescrive-
re, in quali condizioni, come controllare, come segnalare, ecc.
I pazienti ucraini dovranno pagare la loro cannabis terapeutica o il sistema sanitario pubblico coprirà i costi? Se sì, in quali circostanze?
Attualmente non vi è alcun risarcimento, ma si discute sul fatto che lo Stato, in futuro, compenserà a determinate condizioni. Queste condizioni sono ancora in fase di discussione e non sono state concordate, quindi, attualmente, la cannabis sarà esclusivamente a spese personali.
Quando pensate che il primo paziente ucraino possa ricevere il primo grammo di cannabis medica?
Speriamo entro la fine dell’anno.
Quale strain di cannabis pensate di distribuire?
Cannabis con un contenuto di THC (tetraidrocannabinolo) superiore all’1%. Il contenuto massimo consentito di THC, nonché gli indicatori di CBD (cannabidiolo) dovrebbero essere stabiliti dal Consiglio dei Ministri dell’Ucraina su richiesta del Servizio statale dell’Ucraina per il controllo dei medicinali e delle droghe entro tre mesi dalla data di adozione della legge.
Secondo i vostri calcoli, quanti cittadini ucraini potrebbero trarre beneficio da questo trattamento?
Ci sono dati ufficiali forniti dal Ministero della Salute secondo cui circa 6 milioni di pazienti ave-
vano bisogno di tali farmaci prima dell’inizio dell’invasione su vasta scala nel 2022. Al momento, è molto difficile calcolare questo numero perché vi è un gran numero di persone con disturbo da stress post-traumatico e altre malattie, e alcune persone sono andate all’estero, ma il numero di pazienti è rimasto intorno ai 6 milioni.
In Israele la cannabis è stata molto efficace nel trattamento del PTSD. I soldati del vostro coraggioso esercito trarranno vantaggio da un modo più
Secrets-IT_240426.pdf 1 26/4/24 8:36
Approvato dall'Unione di Controllo per l'agricoltura biologica.
Nutrienti direttamente disponibili per le piante.
Ricco di micronutrienti.
Facilmente degradabile in natura.
Sostiene l'economia circolare.
semplice e preferenziale per accedere alla cannabis terapeutica?
Abbiamo pianificato un’ampia ricerca sul disturbo da stress post-traumatico e sulla cannabis. Sulla base dei loro risultati, verrà presa una decisione su come verrà utilizzata per i militari.
Puoi darci maggiori informazioni su questo studio?
Per il momento siamo in contatto con il Dottor Ilya Reznik dell’International Association for Cannabinoid Medicines (IACM) che si è proposto di fornirci il protocollo medico utilizzato in Israele per il disturbo da stress post-traumatico ed anche di metterci in contatto con un’azienda che possa fornici il prodotto.
Quanta cannabis stimate necessaria per soddisfare le esigenze della popolazione nel 2025?
Questa è una questione molto complessa. Sappiamo che lo sviluppo del mercato sarà graduale, quindi è difficile da calcolare adesso. Al momento, conosciamo il numero approssimativo di pazienti, ma è difficile prevedere la domanda. La nostra legislazione prevede una quota, ma per l’anno prossimo sarà un principio applicativo per capire il volume richiesto in un anno.
Abbiamo un sistema di tracciabilità sviluppato appositamente dal nostro Ministero della Digitalizzazione che controllerà quanta cannabis viene importata, spedita, a chi, ecc. Il primo anno, insomma, sperimenteremo e vedremo qual sarà la vera necessità.
In Canada, dove la cannabis è ora l egale, dal 2000 i pazienti possono coltivare la propria cannabis per motivi medici, poiché la Corte Suprema ha riconosciuto questo metodo come il più pragmatico e meno costoso per accedere a questo farmaco. Qual è la vostra posizione su questa opportunità?
Attualmente, la legge non consente ai pazienti di coltivare cannabis da soli. Ciò è possibile solo con la prescrizione di un medico e verrà venduta in farmacie specializzate.
La nostra Associazione è comunque favorevole a questa possibilità che riteniamo necessaria, ma la polizia ed il Governo non sono ancora pronti a questa opportunità. Speriamo che in futuro possano cambiare opinione.
Come possiamo aiutare la vostra Associazione nel suo lavoro di lobbying?
Si prega di condividere l’informazione che siamo alla ricerca di protocolli medici per il trattamento di varie malattie. Stiamo anche sviluppando tali protocolli autonomamente ed insieme al Ministero della Salute.
Forse ci sono alcune organizzazioni che vorrebbero unirsi alla ricerca, e soprattutto al momento siamo concentrati sulla ricerca nel disturbo da stress post-traumatico. Chiediamo, infine. di segnalare e condividere le nostre attività e quanto facciamo per la cittadinanza del nostro paese.
Coltiviamo
Di Stoney Tark
10 VANTAGGI DELL’UTILIZZO DI
SEMI DI CANNABIS FEMMINIZZATI
I semi di cannabis femminizzati dominano il mercato dei semi e, rispetto ai tradizionali semi sessuati, presentano numerosi vantaggi. Se siete alle prime armi nella coltivazione della cannabis e non avete ancora sentito parlare di semi femminizzati, preparatevi a scoprire 10 motivi per cui dovreste prendere in considerazione la possibilità di coltivarli e come possono rendere la vostra vita molto più semplice e lineare!
10 VANTAGGI DELLA COLTIVAZIONE CON SEMI FEMMINIZZATI
1. Ogni pianta produce cime I semi femminizzati vi consentiranno di coltivare solo piante femmine. Non importa se state coltivando 4 piante all’interno di un armadio convertito o di una tenda da coltivazione, oppure se avete una cantina all’interno della quale avete riposto 99 piante. I giorni in cui si arriva ad avere un numero di piante inferiore a quello iniziale non solo fanno risparmiare spazio, sostanze nutritive e terreno,
assicurano anche che i coltivatori su scala commerciale possano continuare, di volta in volta, a raggiungere i loro obiettivi.
2. I coltivatori possono massimizzare lo spazio indoor In passato, a causa del sessaggio, la maggior parte dei coltivatori si ritrovava con circa la metà delle piante iniziali. Questo significava che lo spazio di coltivazione non veniva utilizzato completamente, il che comportava una conseguente perdita a livello di resa stimata. Ora, con i semi femminizzati, lo spazio di coltivazione può essere utilizzato appieno. Se state quindi lavorando con una pianta enorme o con un sea of green con più di 20 semi, potrete dormire sonni tranquilli, perché non incorrerete in nessuna perdita di qualsiasi tipo, qualunque sia la forma o la modalità coinvolte.
3. I semi femminizzati sono ideali per i coltivatori alle prime armi
Per un coltivatore alle prime armi cominciare utilizzando semi di cannabis femminizzati sarà una delle migliori decisioni che possa prendere. I semi femminizzati producono infatti piante femmina di alta qualità, in genere con risultati eccellenti. Lavorare con i semi è anche un’ottima soluzione per vedere come cresce una pianta di cannabis femmina nel tempo e come si trasforma passando dall’essere una piantina a un vero gigante in fioritura ricoperto di resina.
4. Non serve sessare ed eliminare le piante
Sessare le piante significa semplicemente scoprire quali sono le piante maschio e quali le
piante femmina. È molto più facile a dirsi che a farsi se non si ha esperienza e l’unico modo per capirlo è far fiorire le piante e incrociare le dita. Questo di certo non succede se si coltiva utilizzando semi di cannabis femminizzati e una volta che si passa al fotoperiodo 12/12. Poi non solo non avrete più bisogno di preoccuparvi di eventuali piante maschio, potrete anche dormire sonni tranquilli sapendo che state utilizzando tutto il vostro spazio di coltivazione e che otterrete i migliori risultati possibili.
5. I coltivatori idroponici possono riempire l’intero spazio di coltivazione
L’idroponica può essere un gioco costoso e rapido che ricompensa i coltivatori con enormi raccolti di cannabis di alta qualità. I semi femminizzati consentono ai coltivatori di far crescere e far fiorire solo piante femmine e di assicurarsi di riempire ogni spazio o camera di coltivazione. Se si utilizzano semi femminizzati, si può anche evitare di utilizzare cloni di cannabis, che potrebbero non essere così facili da reperire.
6. È possibile coltivare un’ampia gamma di varietà contemporaneamente
A tutti piace scegliere, soprattutto quando si legge il menù di un coffee shop ad Amsterdam! Il bello della coltivazione dei semi femminizzati è che si possono coltivare tutte le varietà diverse che si desiderano in uno stesso spazio. Sul mercato c’è un’ampia gamma di ibridi olandesi e americani, e perché non coltivare tutte le vostre varietà preferite in una volta sola nel comfort di casa vostra?
7. La caccia ai fenotipi è più facile con le piante femminizzate
Questo si basa esclusivamente sul numero di piante e non è necessario preoccuparsi che le piante siano maschio o femmina. A chi è particolarmente attento alla caccia al feno-
tipo, piantare una confezione da 10 o 20 semi femminizzati darà la possibilità di restringere il campo alle 3 migliori.
8. I semi femminizzati garantiscono piante femmina all’aperto Non ha assolutamente senso coltivare cannabis all’aperto se non si è certi che le piante siano maschio o femmina. Dover infatti eliminare le piante maschio di grandi dimensioni che hanno richiesto spazio, vasi, terriccio e sostanze nutritive sarebbe un grosso spreco di denaro e di risorse. I semi di cannabis femminizzati assicurano che la pianta sia femmina, rendendo le coltivazioni segrete all’aperto ancora più facili da realizzare.
9. I semi femmina sono disponibili in confezioni singole, da 3, 5 o 10 pezzi
A causa della crescente popolarità dei semi di cannabis femminizzati, la maggior parte delle banche di semi offre confezioni singole, da 3, 5 o 10 semi. Questo non solo rende la vita più facile a chi coltiva solo poche piante ogni 4 mesi e dispone di un budget limitato, rende anche la scelta delle varietà molto più semplice. In passato si acquistavano 10 semi e si sperava di ottenerne almeno 5, mentre con i semi femminizzati si può acquistare un unico seme!
10. Le banche di semi hanno offerte e promozioni speciali
Ovunque si guardi, al giorno d’oggi si trova sempre una fantastica promozione offerta da qualche banca di semi. Con così tante offerte speciali e promozioni di cui approfittare, coltivare utilizzando semi femminizzati diventa molto più entusiasmante e incentivante rispetto a farlo con i tradizionali semi di cannabis sessuati. Un ottimo consiglio è quello di dare un’occhiata alle promozioni che offrono le banche dei semi il 20 aprile di ogni anno, perché in genere è il momento in cui si possono fare ottimi affari, comprese alcune nuove ed esclusive uscite del selezionatore.
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I FITOPLASMI
UN NEMICO SOTTOVALUTATO
Tra i numerosi patogeni delle piante di Cannabis i fitoplasmi sono probabilmente quelli meno conosciuti e studiati. In questo articolo vedremo quali sono le loro caratteristiche principali, i sintomi associati alla loro infezione e come difenderci dalla loro diffusione.
Storicamente la prima malattia causata da fitoplasmi è stata descritta in Cina circa mille anni fa su arbusti di peonia anche se la loro identificazione al microscopio risale solamente al 1967. Da allora lo studio di questi agenti patogeni è migliorata notevolmente sebbene continui ad essere una materia estremamente complicata a causa delle particolari caratteristiche di questi microorganismi.
I fitoplasmi appartengono al regno dei batteri, sono organismi unicellulari estremamente piccoli della dimensione compresa tra 0.2 e 1 micrometro, privi di parete cellulare e il cui genoma è composto da un singolo cromosoma ed eventuali plasmidi accessori. A differenza di molti altri batteri ben più studiati, i fitoplasmi sono considerati parassiti cellulari obbligatori, ovvero sono in grado di riprodursi esclusivamente all’interno di una cellula ospite. Questa loro peculiarità ha reso estremamente difficile lo sviluppo di protocolli
vettori per la trasmissione tra le piante.
I sintomi che si osservano sono estremamente disparati e possono variare sia in funzione della specie vegetale colpita sia in base al tipo di fitoplasma presente e ad eventuali co-infezioni ad opera di più patogeni.
Virescenza. Questo sintomo è storicamente il primo descritto su piante di peonia e porta alla completa perdita del colore dei petali che risultano verdi invece che colorati.
Filloidia. Causa la crescita incontrollata di foglie al posto dei fiori e frutti che può portare alla totale perdita di produttività della pianta colpita. Scopazzo e fasciazione. Questi sintomi spesso vengono osservati su piante di Cannabis: lo scopazzo (in inglese witches broom) si presenta come una crescita e proliferazione incontrollata di rami e foglie a livello dell’apice vegetativo, mentre la fasciazione provoca il classico fusto appiattito, spesso definito con il termine inglese flat-stem.
Purple tops. L’infezione causa nella pianta ospite un accumulo incontrollato di sostanze antiossidanti come gli antociani provocando la tipica colorazione rosso-violetto. La produzione incontrollata di antociani può causare l’avvizzimento degli apici e ridurre drasticamente la produttività.
per isolarli in laboratorio, tanto che per 40 anni sono stati considerati non coltivabili, se non attraverso colture di tessuti vegetali infetti. Solo nell’ultimo decennio sono stati sviluppati dei terreni di coltura in grado di sostenere la crescita di questi microorganismi al di fuori di un ospite: traguardo che ha dato un contributo significativo al loro studio.
Nonostante le difficoltà nell’isolarli in laboratorio, a partire dalla loro prima identificazione nel 1967, sono state descritte 50 specie comprendenti più di 200 sottogruppi appartenenti al genere dei fitoplasmi ed è stata dimostrata la loro capacità di parassitare un’ampia gamma di specie vegetali erbacee e legnose. Oltre alle piante, questi microorganismi sono in grado di infettare anche alcuni insetti tra cui quelli noti sono la metcalfa, la cicalina e la psilla che difatti ne sono i principali
Altri sintomi spesso associati alle infezioni da fitoplasmi possono includere nanismo, ingiallimento fogliare e sterilità dei fiori con conseguente drastica riduzione della resa finale delle piante. Vista l’ampia gamma di sintomi, come possiamo identificare in maniera certa un’infezione ad opera di fitoplasmi?
Ad oggi l’unico metodo affidabile è lo screening delle piante sospette tramite tecniche molecolari come PCR e sequenziamento; questo ci consente non solo di confermare la presenza di fitoplasmi, ma anche di caratterizzarne il gruppo di appartenenza e verificare eventualmente la presenza simultanea di più patogeni.
Per contrastare la diffusione di questi microorganismi sono state testate differenti soluzioni: la somministrazione di ormoni vegetali come
auxine e gibberelline può essere utile per ridurre l’intensità di alcuni sintomi e consentirci di portare a termine il ciclo di coltivazione senza perdite eccessive in termini di produttività, tuttavia questo intervento non è in grado di eliminare i fitoplasmi, ma solo di ridurne l’effetto sulla pianta ospite; per la lotta ai vettori come metcalfa e cicalina possiamo avvalerci di strategie di lotta integrata sfruttando insetti predatori come la crisoperla abbinate all’utilizzo di reti anti insetto, intervenire anche sulle colture adiacenti è fondamentale per ridurre il rischio di reinfezioni nei successivi cicli di coltivazione; risultati promettenti sono stati ottenuti dalla sperimentazione su piante di vite con induttori di resistenza come acqua attivata al plasma (PAW, plasma activated water); dopo un periodo di trattamento di 3 anni le piante infettate hanno ristabilito la propria produttività e in alcuni casi sono risultate completamente risanate dai fitoplasmi.
La situazione più complicata da gestire è rappresentata dalle infezioni su piante madri destinate alla produzione di talee e di semente; recenti studi hanno infatti dimostrato che è possibile una
trasmissione del patogeno tramite i semi, aspetto che in precedenza non era considerato possibile; in questo caso l’unica strada è avvalerci di tecniche di risanamento tramite colture in vitro in cui dovranno essere applicati antibiotici specifici per eliminare i fitoplasmi prima di procedere alla rigenerazione delle proprie piante madri. La prima segnalazione di Cannabis infetta risale solamente al 2007, ma negli ultimi anni l’osservazione di sintomi ascrivibili a infezioni di fitoplasmi sembra in aumento a livello globale, anche in conseguenza a un aumento delle coltivazioni legali. In conclusione non dobbiamo sottovalutare l’impatto di questi patogeni sulle nostre produzioni, ma è doveroso agire con tempestività quando si individuano piante sospette e soprattutto rivolgersi a laboratori o centri di ricerca in grado di raccogliere nuove informazioni utili nella lotta a questi patogeni.
Storia della varietà di Barney’s Farm
Testo e immagini: Green Born Identity - G.B.I.
LA RUNTZ UNA VERA MERAVIGLIA DELLA WEST COAST
Se una prestigiosa azienda che produce semi come Barney’s Farm appone il suo sigillo di qualità su una mega varietà come la Runtz e la inserisce nella sua linea di semi, i coltivatori hanno tutte le ragioni per aspettarsi la massima qualità e tutte le caratteristiche salienti che hanno reso questa varietà della West Coast californiana fra le più richieste in tutto il mondo: abbondante produzione (fino a 600g/ m2) di grandi cime ricoperte di tricomi, ricche di terpeni dolci e fruttati e cariche di una forte potenza psicoattiva che si alimenta di una percentuale di THC estremamente elevata, pari al 25-29%.
Questa grandezza botanica è creata da piante di altezza media che crescono in soli 55-60 giorni di fioritura. E la magia avviene anche all’aperto, sotto la luce naturale, dove la Runtz eccelle con una fioritura precoce nella terza-quarta settimana di settembre e rese paradisiache che arrivano fino a 1,5 kg per pianta, con un’altezza di 1,5-2 metri. Grazie alla sua natura geneticamente equilibrata, in cui sono presenti sia sativa che indica, offre un effetto che ha davvero tutto, in quanto risulta mentalmente edificante, ma anche fisicamente rilassante. Offre anche il massimo piacere grazie al suo delizioso sapore fruttato con una nota acidula di agrumi che persiste a lungo sul palato.
Crescita uniforme
Il profilo estremamente allettante di questi caratteri ha portato The Doc, un grande fan di Barney’s, a unirsi alla coltivazione - era super appassionato di questa varietà e l’ha sottoposta con entusiasmo alla sua routine di coltivazione di prova con due piante. Le due giovani piante nate dai due semi femminizzati germogliati in poco tempo hanno mostrato ampia propensione alla ramificazione e una crescita cespugliosa vigorosa e uniforme con foglie di colore verde scuro di media larghezza. Dopo aver trascorso tre settimane in fase vegetativa in fotoperiodo 18/6 e aver raggiunto i 27 cm e i 29 cm di altezza, The Doc ha innescato la loro fioritura passando al fotoperiodo 12/12.
Una gloriosa parata di cime con grossi bulbi inzuppati di resina
Entrambe le piante di Runtz hanno manifestato una “tendenza all’allungamento estremamente sportiva”, come ha detto The Doc, triplicando la loro altezza nelle prime 4,5 settimane di fioritura. Nel farlo sono comunque rimaste piuttosto compatte e solide, “hanno
una forma ideale per la coltivazione indoor”, ha affermato elogiandole The Doc. E sono state veloci a fiorire - ha notato con piacere. All’avvio della fioritura con la produzione precoce di tricomi, dopo appena quattro settimane, le giovani cime erano adornate da un luccichio scintillante e stavano per assumere una forma tondeggiante e spessa.
The Doc ha notato che il colore delle foglie stava diventando sempre più scuro, le foglioline e le foglie da ombra appena sviluppate non solo stavano diventando di colore verde scuro, in alcune parti persino viola scuro. A sei settimane dalla fioritura The Doc ha riferito: “Sono ingrassate in modo significativo nelle ultime due settimane, queste belle cime di Runtz stanno davvero diventando pepite bulbose belle grassocce. Apprezzo anche l’elevato rapporto calice-foglia che renderà il lavoro
di raccolta un gioco da ragazzi. Continuano a sviluppare ghiandole di resina in abbondanza che assumono un aspetto bianco argenteo. Inoltre, le cime diffondono una deliziosa fragranza che, come descritto, è dolce e fruttata e lievemente agrumata”.
Dopo esattamente 60 giorni, entrambe le piante di Runtz erano completamente mature. “Wow, non mi aspettavo che avrebbero fatto un salto così grande nelle ultime tre settimane! Le cime hanno raggiunto il massimo gonfiore e sono abbondantemente ricoperte di cristalli. Molti calici nella parte superiore e le cime laterali sono diventati viola nell’ultimo terzo della fioritura, il che è ovviamente molto bello dal punto di vista estetico. Questa è stata senza dubbio la favolosa parata di fiori che mi aspettavo!”, ha commentato The Doc. Le altezze finali sono state di 78 cm e 82 cm.
Sensazione di felicità dopo l’essiccazione...
Le cime essiccate irradiavano un meraviglioso splendore ghiacciato, accompagnato poi da nuvole di fragranza dolce e fruttata così dense che si è sentito quasi fatto anche solo dopo averle inalate: “Questa fragranza abbaglia i sensi, evocando sensazioni di felicità che senza dubbio preannunciano l’effetto da testare adesso…”. Anche l’ampia resa ottenuta gli ha dato una sensazione di felicità, dato che entrambe le piante hanno raggiunto il range dei 100 e più grammi, con risultati a secco di 105 e 112 grammi.
Un effetto massimo iperpotente
La prima ondata di vapore che gli si è sprigionata in bocca dal vaporizzatore Venty (caricato con 0,5 grammi di Runtz) gli ha regalato il tipo di esperienza gustativa di altissimo livello che si aspettava: “il gusto follemente dolce della frutta si attacca al palato, solleticandolo delicatamente con un tocco di limone rinfrescante - un gusto sofisticato di erba di prim’ordine!”. The Doc ha consapevolmente fatto un solo lungo e profondo tiro al vaporizzatore, dandosi il tempo di goderselo appieno, perché voleva scoprire se la Runtz avesse o meno le carte in regola per essere unica nel suo genere... “E potete scommetterci!
Dopo circa mezzo minuto il mio corpo è stato colto da una sensazione di morbidezza e di calore vibrante, mentre cominciava a risplendermi il sole in testa, la Runtz mi ha regalato un bel po’ di balsamo per l’anima”, ha detto completamente entusiasta. Una sensazione di euforia e di rilassamento fisico che, dopo altri tre tiri, è culminata in un effetto massimo iperpotente che ha stupito profondamente il vecchio appassionato di cannabis e gli ha regalato un effetto vivo per più di due ore, il che lo ha spinto a ricorrere ai superlativi per descriverla: “Di rado nella mia vita ho provato una varietà di marijuana così forte!”.
Vivere il sogno della Runtz...
The Doc ha riassunto la sua esperienza con la Runtz con un altro inno di lode: “Una vera meraviglia della West Coast! Fra le varietà di marijuana più ambite degli ultimi anni, è sicuramente destinata a rimanere e non c’è dubbio che diventerà un classico iconico con l’andare del tempo. Dopo la mia fantastica coltivazione di prova, ho grandi notizie per la comunità dei coltivatori: Barney’s Farm produce semi di Runtz di alta qualità che consentono ai coltivatori di vivere davvero il sogno della Runtz!”.
Green Born Identity - G.B.I.
Genetica Runtz (Zkittlez x Gelato)
Fase vegetativa 21 giorni (dopo la germinazione)
Fase di fioritura 60 giorni / 55-60 giorni in generale
Substrato Bionova Bio Soilmix, vasi da 11 litri
pH 6.4-6.7
EC 1,2-1,6 mS
Dati sulla coltivazione:
Luce Fase veg: 2 x SANlight EVO 5-100, settato al livello 2 su 3 Fioritura: 4 x SANlight EVO 5-100, passati al livello 2
Temperatura 18-29°C
Umidità dell’aria 40-60%
Irrigazione A mano
Fertilizzazione Bionova Soil Supermix, più PK 13-14 in fase di fioritura
Additivi/stimolatori Bionova Silution, The Missing Link, Vitasol e X-cel
Strumentazione CleanLight Pro per la prevenzione della muffa
Altezza 78 + 82 cm
Resa 105 + 112 g
FLACONI da 250gr
Coltivazione
Mr. José info@mrjose.eu info@mrjose.eu
Prepararsi alla raccolta
Con l’avvicinarsi della raccolta, la maggior parte dei coltivatori si concentra sull’entità della produzione, sul fatto che i fiori abbiano una buona fragranza e che le cime siano sufficientemente dure. Molti ritengono di non poter fare altro per le piante nelle ultime due settimane. Ma è tutto il contrario. Se si procede nel modo corretto, è possibile aumentare in modo significativo la qualità del raccolto, e non solo.
COSA SUCCEDE NELLE PIANTE PRIMA DEL RACCOLTO
Nelle ultime due settimane prima del raccolto, le piante di cannabis entrano nella fase finale del loro ciclo di vita, in cui incanalano le loro energie nella maturazione delle cime e nella formazione della resina. Questo processo comporta un rallentamento della crescita di nuovi fiori e una maggiore attenzione all’ispessimento delle cime già formate. La resina presente sulle punte dei tricomi ghiandolari, i pilucchi sulla superficie dei petali, indica il tempo mancante al momento della raccolta. Il colore passa dall’essere trasparente a essere lattiginoso e infine ambrato, il che significa che è il momento ideale per raccogliere.
Nelle ultime fasi prima del raccolto, è consigliabile limitare la somministrazione di alcuni nutrienti, in particolare l’azoto, che favorisce la crescita delle foglie e delle parti verdi della pianta. Un eccesso di azoto in questa fase può
comportare un rallentamento indesiderato della maturazione e compromettere il gusto e l’aroma del prodotto finale. D’altro canto, il fosforo e il potassio sono elementi chiave che favoriscono la formazione di fiori e resina. Consiglio di utilizzare fertilizzanti completi studiati per la cannabis, che in genere si adattano alle esigenze della pianta in tutte le sue fasi di vita.
FLUSHING DEL SUBSTRATO DI COLTIVAZIONE
Effettuare il flushing del substrato colturale è una parte fondamentale della preparazione alla raccolta. Nei dibattiti fra coltivatori emergono spesso domande sul momento e sulla durata del flushing e anche sui prodotti da utilizzare. Effettuare il flushing significa applicare acqua senza aggiunta di fertilizzanti, spesso in un volume leggermente superiore rispetto a quello usato per la normale irrigazione. L’obiettivo può essere quello di eliminare i sali in eccesso accumulati nel substrato di coltura, oppure semplicemente d’interrompere il flusso di nuovi nutrienti in modo tale che la pianta esaurisca le proprie riserve.
Il flushing per eliminare i sali in eccesso è necessario se si utilizzano fertilizzanti minerali e si notano segni di squilibrio metabolico dovuti alla salinizzazione del substrato di coltura. L’accumulo di sali incrementa la pressione osmotica, che a sua volta contrasta la corrente di traspi-
razione, rendendo l’assorbimento di acqua e nutrienti più difficile per la pianta. Questa condizione, nota come blocco dei nutrienti, indica che le sostanze nutritive sono presenti nel substrato di coltura ma non possono essere assorbite in modo efficace dalla pianta a causa dell’elevata pressione osmotica.
Se si coltiva in vaso, si può evitare la salinità utilizzando uno strato di drenaggio sufficiente, un fertilizzante scelto in modo adeguato e un’irrigazione che faccia defluire il 15-25% circa dell’acqua dal fondo del vaso. Nei contenitori irrigati dal basso, il rischio di salinizzazione è leggermente inferiore rispetto a quando lo si fa dall’alto, poiché i sali non tendono ad accumularsi in tutte le parti del substrato. Il rischio di salinizzazione può essere completamente evitato se si sceglie di coltivare in modo biologico. È importante irrigare nell’ultima settimana prima della raccolta per interrompere il flusso di sostanze nutritive aggiuntive. Questo consente alle piante di consumare le sostanze nutritive residue immagazzinate nel substrato di coltivazione. Se la pianta non riceve fertilizzanti durante questo periodo, concentrerà le proprie energie nella maturazione naturale dei fiori, il che può comportare un miglior gusto, aroma e qualità complessiva del raccolto. Se i residui di nutrienti rimangono nella pianta, potrebbero causare un sapore amaro o chimico nel prodotto finale.
Con il flushing, la pianta utilizza anche l’energia residua immagazzinata nei suoi tessuti. Questo processo favorisce la produzione di resina e la sintesi di sostanze attive. Il flushing non porta a una maggiore resa, ma aumenta la qualità del prodotto finale.
Nei sistemi idroponici e aeroponici, in cui le piante vengono coltivate solo in una soluzione nutritiva ossigenata, è consigliabile piantare il fertilizzante solo per due o tre giorni per evitare un eccessivo scolorimento delle foglie. Le radici non hanno dove attingere le sostanze nutritive, mentre nei substrati di coltivazione tradizionali, come il terreno o il cocco, le sostanze nutritive possono rimanere per un certo periodo di tempo dopo che è stato somministrato il fertilizzante. Nei sistemi aeroponici, nei sistemi (R) DWC e nelle configurazioni ad allagamento con argilla espansa, si raccomanda di ridurre la EC (conducibilità elettrica) a valori che si aggirano attorno a 1-1,2 mS/cm durante l’ultima settimana di flushing. Negli ultimi tre giorni prima del raccolto, i nutrienti possono essere completamente eliminati.
PRODOTTI PER IL FLUSHING DEL SUBSTRATO DI COLTIVAZIONE
Sul mercato si trovano diversi prodotti specifici per il flushing del substrato colturale e per aiutare le piante a liberarsi dei sali in eccesso e dei residui di fertilizzante. Questi prodotti, come Final Solution di Advanced Hydroponics of Holland, sono progettati per migliorare il processo di flushing e agevolare l’eliminazione delle sostanze accumulate dal substrato di coltivazione.
I prodotti per il flushing contengono spesso derivati dello zucchero che favoriscono il rilascio di sali e nutrienti aumentando la pressione osmotica nella zona radicale. Questo stimola le piante a utilizzare le proprie riserve energetiche, migliorando la qualità del prodotto finale. Un
altro ingrediente chiave sono gli agenti chelanti, che legano i cationi metallici come il calcio o il magnesio e contribuiscono a sciacquarli dal substrato di coltura. In questo modo si eliminano in modo efficace i sali accumulati che potrebbero ostacolare la capacità della pianta di assorbire i nutrienti.
Vengono inoltre utilizzati perché contengono enzimi che aiutano a scomporre i residui organici e a pulire la zona radicale. Gli enzimi agiscono come catalizzatori biologici che accelerano la disgregazione delle radici morte e dei residui di fertilizzanti, migliorando l’assorbimento dell’acqua e dei nutrienti e promuovendo la salute delle radici nelle fasi finali della crescita. I tensioattivi, invece, non servono a decomporre la materia organica, ma riducono la tensione
verso la fine del ciclo di coltivazione, è bene mantenere elevata l’intensità luminosa, poiché le piante hanno ancora bisogno di luce a sufficienza per una corretta fotosintesi e per il completamento della formazione della resina e della maturazione delle cime. Nelle stanze di coltivazione più grandi, dove qualsiasi riduzione del consumo di elettricità gioca un ruolo importante, è possibile ridurre il livello d’illuminazione del 10-20% negli ultimi tre-cinque giorni senza incidere significativamente sul peso del raccolto.
Ricordate anche i terpeni, che sono i principali vettori di gusto e aroma. Evaporano a una temperatura superiore ai 26 °C, è quindi bene mantenere la temperatura al massimo a questo livello durante l’ultima settimana o le ultime due.
superficiale dell’acqua. Questo consente una migliore penetrazione dell’acqua nel substrato e garantisce una lisciviazione più efficiente di sali e nutrienti. Neanche gli agenti per il flushing contribuiscono ad aumentare le rese, ma il loro utilizzo migliora il gusto, l’odore e la qualità complessiva del raccolto. Eliminando i residui di fertilizzanti e i sali, si evita il rischio di ottenere un sapore amaro o chimico, come già detto in precedenza.
OTTIMIZZAZIONE DELLE CONDIZIONI DI COLTIVAZIONE
Mentre l’apporto di sostanze nutritive si riduce
Più intenso è l’odore nella stanza di coltivazione, più i terpeni evaporano dalle piante e lasciano la stanza attraverso la ventilazione. Se ridurre l’intensità dell’illuminazione può contribuire a raggiungere la temperatura dell’aria desiderata, è di fondamentale importanza farlo.
Oltre a una lieve riduzione della temperatura diurna, potete anche provare a diminuire in modo più netto la temperatura notturna. Questo può favorire una maggiore produzione di antociani, i pigmenti responsabili di interessanti cambiamenti di colore, come le sfumature viola o blu su foglie e cime. Questo processo non solo contribuisce all’estetica delle piante, può anche
incidere positivamente sulla loro composizione chimica, e quindi sul loro gusto ed effetto. Anche un’attenta protezione delle piante dall’oidio fa parte del lavoro richiesto per ottenere la massima qualità possibile della cannabis. Ridurre l’umidità relativa al 40-45% è un approccio estremamente affidabile, ma spesso molto difficile. Una minore umidità contribuisce a prevenire la muffa e altri problemi di umidità nelle cime dense. Se non riuscite a ridurre l’umidità, assicurate almeno un buon flusso d’aria intorno alle cime ed evitate che le foglie e i fiori si tocchino fra di loro. Potete anche ridurre l’irrigazione durante l’ultima settimana, diminuendo così la quantità di acqua che evapora nello spazio di coltivazione.
È possibile ridurre il rischio di muffa utilizzando prodotti adeguati, sia disinfettanti che prodotti a base di microrganismi benefici, come quelli contenenti Bacillus subtilis. Questi microrganismi possono contribuire a prevenire la crescita della muffa formando una barriera naturale contro gli agenti patogeni. La gamma di questi prodotti è in continua evoluzione, cercate quindi prodotti efficaci contro la botrite (muffa grigia), che tende a essere uno dei rischi maggiori nelle fasi finali della coltivazione. Evitate assolutamente i fungicidi sistemici o di contatto a lunga durata se il raccolto è vicino. Eventuali residui di questi prodotti possono essere dannosi e non devono essere presenti nei fiori destinati al consumo o a una lavorazione successiva.
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Background report
Testo e immagini: Derrick Bergman / Gonzo Media
Il banco di prova legale Innexo lavora al futuro della cannabis
Da qualche parte nella provincia olandese del Limburgo, all’estremo sud, c’è un’azienda del settore della cannabis unica nel su o genere. Innexo conduce ricerche per i principali attori dell’industria olandese della cannabis e testa i loro prodotti e metodi di coltivazione – il tutto in modo legale. Il fondatore Dominique van Gruisen afferma: “L’orticoltura olandese è cresciuta grazie alla collaborazione. Perché non si può fare lo stesso nel settore della cannabis?”
Quando Dominique van Gruisen (37) ha fondato Innexo nel 2021, aveva già un curriculum sorprendente nel settore della cannabis. Cresciuto in una rispettabile famiglia fiamminga, ha scoperto la cannabis durante i suoi studi ad Anversa. Questa pianta si è convertita nella sua passione e nella sua vita. Nel 2007 ha coltivato la sua prima pianta, una Blueberry di Dj Short. Ha passato molto tempo sui forum online sulla cannabis e ha imparato sempre di più sul potere officinale della cannabis. È entrato in contatto con Joep Oomen, leggendario attivista olandese mancato nel 2016, fondatore del primo cannabis social club belga.
Per circa due anni Dominique è stato responsabile dell’operatività a livello di coltivazione del club. Durante questo periodo il club è cresciuto in poco tempo, ma nel 2013 lui se ne è andato. “Non si può dire che Joep e io ci siamo lasciati da migliori amici”, riflette a distanza di undici anni. “Avevamo parecchie divergenze di opinione, soprattutto sulla qualità della cannabis”. Alla fine del 2013, Dominique si è trasferito in Colorado, dove la cannabis per uso ricreativo era legale solo da un anno. Le foto online delle sue piante belghe hanno attirato l’attenzione degli Stati Uniti.
Il Colorado si è però rivelato una delusione. L’azienda per cui lavorava Dominique voleva fare troppe cose contemporaneamente. “Il problema diventa quello di specializzarsi. Lo si vede anche in altre aziende del settore della cannabis, comprese le grandi società canadesi. Vogliono fare tutto alla perfezione e poi perdono il loro focus, il loro nucleo. Un coltivatore di pomodori non si occuperà mai di allevamento. Si concentra su ciò che sa fare bene”. I due anni in Colorado sono stati comunque istruttivi. Ha visto molte cose finire male. Ha dovuto per esempio fare dei colloqui
di lavoro per trovare un master grower. “Alla fine trovavo una persona adatta e sei mesi dopo mi dicevano: non è più nell’azienda, ma abbiamo la sua genetica! Sono state trattate male molte persone in gamba”.
Tornato in Belgio, Dominique ha scritto un libro sulla coltivazione domestica ed è diventato consulente dell’organizzazione di advocacy MedCan. Nel giro di due anni, MedCan è passata dall’avere un solo paziente e un medico,
a mille pazienti e cinquecento medici. Il tutto è crollato a causa della cattiva gestione da parte del Presidente. Dominique ha iniziato a lavorare per Cannovex, una società che voleva coltivare cannabis terapeutica in Belgio. Il vivaio previsto non è mai stato realizzato, ma la lobby ha portato alla creazione di un’agenzia ufficiale per la cannabis in Belgio. E Cannovex ha ottenuto un permesso di ricerca nei Paesi Bassi. Ma il fondatore ha poi cambiato rotta e Dominique ha deciso di fare le valigie. “Non
aveva più nulla a che fare con la mia specializzazione, la mia passione e le mie conoscenze”.
Proprio come nei ruoli che aveva ricoperto in precedenza, ha fatto un’esperienza utile alla Cannovex. “Ho imparato molto su come funzionano le biotecnologie e i prodotti farmaceutici. Sono entrato in gioco con la mia esperienza nel campo della cannabis e ho cominciato a pensare a come si possano creare ponti fra gli orticoltori e le aziende farmaceutiche. Perché
non parlano la stessa lingua. Uno produce pillole, l’altro coltiva organismi viventi. Sono riuscito a tradurre le due lingue in modo che i due riuscissero a comunicare”. Dopo aver lasciato la Cannovex, Dominique ha dovuto ricominciare tutto da capo. Durante una visita a un centro di sperimentazione orticola nel Limburgo olandese, gli è venuta un’idea.
Dominique ricorda questo momento di grande illuminazione. “Quanti tipi diversi di piante, prodotti e tecnologie venivano studiati in quel luogo... Ho pensato: questo è il Walhalla per l’innovazione. Sarebbe fantastico per la cannabis!”. È confluito tutto nell’idea di avviare un centro di sperimentazione della cannabis. Una volta in Colorado hanno ordinato quaranta diverse fonti a LED per studiare quali fossero le più adatte alla coltivazione della
chili di CO2 per chilogrammo di prodotto. “E per le coltivazioni indoor, questo dato può raddoppiare. Ci concentriamo quindi su come impiegare meno energia nella coltivazione e unire il tutto a una migliore standardizzazione della coltivazione?”.
La terza punta di diamante è la selezione, che Soft Secrets vede con i propri occhi in occasione della visita all’impianto di coltivazione di Innexo. In una spaziosa serra, pervasa dalla luce dei LED, ci sono sette grandi tavoli da coltivazione.
Uno di questi è il ‘tavolo della sativa’. Mi mostra una pianta che ha coltivato a partire da una confezione di semi accuratamente conservati che provenivano dalla Papua Nuova Guinea ed erano del 1979. Una tipica
cannabis. I migliori prodotti e metodi sono un vantaggio per tutti. Innexo voleva aiutare le aziende a migliorare i prodotti e i metodi utilizzati e ad accelerare l’innovazione.
Dominique: “Ogni produttore pensa di essere in fase di accelerazione. Lo fanno tutti nel proprio metro quadrato, nella propria casa. Ma l’orticoltura olandese è diventata grande grazie alla collaborazione. Perché non si può fare lo stesso con la cannabis?”. In ogni caso, secondo lui, c’è troppa poca cooperazione nel mondo della cannabis. “Ognuno pensa a se stesso, tutti vogliono guadagnare in poco tempo. Ma se lavoriamo insieme, possiamo davvero superare i limiti con tecniche di coltivazione innovative e, per esempio, nuove genetiche”.
Questo va a vantaggio del paziente, ma anche del coltivatore e di chi sviluppa tecnologie. “Se riusciamo a creare un luogo che riunisca questi tre gruppi interessati, possiamo fare cose davvero grandiose. In un colpo solo, i Paesi Bassi possono ritrovare il loro posto sulla mappa nell’ambito dell’innovazione”.
Innexo ha tre punti di forza: l’agricoltura molecolare, l’efficienza energetica e la selezione. La coltivazione molecolare consiste semplicemente nella coltivazione della cannabis per gli elementi che la costituiscono, le molecole che produce la pianta. Per illustrare la seconda punta di diamante, Dominique spiega l’impronta di CO2 di un chilogrammo di cetrioli o di pomodori: 1,75 chili. Per la cannabis coltivata in serra, si tratta di 2.300
azienda biotecnologica giapponese. Innexo testa inoltre tecnologie per produttori internazionali di cannabis per uso terapeutico.
Dopo molte deviazioni nel mondo della cannabis, Dominique può ora utilizzare in modo ottimale la sua passione, le sue conoscenze e la sua esperienza. “L’obiettivo è quello di contribuire a dare al paziente il prodotto migliore, più sicuro e più conveniente possibile.
quasi in tempo reale come la pianta assorbe i nutrienti. “I produttori sapranno finalmente se la pianta assorbe o meno una sostanza. O quando dovranno utilizzare una quantità minore di una certa sostanza.
Vedremo sicuramente questo tipo di evoluzione nei prossimi anni”. Il secondo progetto è ancora in fase embrionale. “Voglio capire se possiamo usare le tecniche delle telecamere smart per vedere il tipo di fenotipo del seme di cannabis. Una delle nostre aziende sorelle è già riuscita a farlo con altre piante. Con i semi di erba, riescono a distinguere tra erba alta e corta, mentre a occhio nudo il seme sembra esattamente lo stesso”.
fertilizzanti come Fluence, sviluppatore di LED, Grodan, produttore di lana di roccia, e una grande
Non producendolo noi stessi, ma lavorando dietro le quinte su nuovi concetti di coltivazione, nuove genetiche, trovando i tasti giusti per far esprimere gli ingredienti giusti”. Tutta l’erba coltivata da Innexo non sarà disponibile per il consumo. Che peccato. Alla domanda sui progetti futuri, Dominique ne cita due in particolare. Il primo è l’analisi della linfa fogliare, sviluppata da Brightlabs BV e per la quale Innexo ha creato il protocollo di campionamento. L’analisi della linfa fogliare mostra
Varietà di Sweet Seeds
Testo: Jaypp / Immagini: Jaypp e Sweet Seeds
I DOLCI FRUTTI DEL PARADISO BLACK MUFFIN
F1 VERSIONE FAST® E PAPAYA ZOAP F1 VERSIONE FAST®
Direttamente dall’Olimpo delle migliori varietà di cannabis, riceviamo due appetitose genetiche dalla rinomata banca di semi Sweet Seeds® Queste varietà hanno diverse caratteristiche in comune, ma presentano anche alcune particolarità che le rendono estremamente speciali. Oggi facciamo una passeggiata nel paradiso della cannabis con: Black Muffin F1 Versione Fast® (SWS111) e Papaya Zoap F1 Versione Fast® (SWS112).
Prima di entrare nel merito delle due varietà, voglio chiarire cosa intenda Sweet Seeds® con il termine F1 Versione Fast®, di cui sono creatori e pionieri sul mercato. Per arrivare al punto, vorrei chiarire che si tratta di genetiche che dipendono dal fotoperiodo, che presentano tutto il vigore degli ibridi, dato che si tratta della prima generazione di figlie, e che fioriscono solo quando ricevono un certo numero di ore di buio.
Non sono autofiorenti, possono quindi essere tenute come piante madri o fatte crescere a lungo prima della fioritura. La differenza rispetto alle versioni ‘normali’ consiste nella loro fioritura accelerata, che consente ai coltivatori di raccogliere da una a due settimane prima. Può sembrare esigua come differenza, ma vi assicuro che per i coltivatori outdoor che devono raccogliere prima che arrivi il freddo e la piovosa stagione autunnale, è un dono del cielo. Beh, in realtà dei selezionatori di Sweet Seeds®
CRESCITA
E SVILUPPO
Dopo aver completato una coltivazione indoor con queste due bellissime varietà, vi darò le mie impressioni e, alla fine, includerò anche una nota sulla degustazione, quindi spero che arriviate all’epilogo e che possiate godere dei loro ricchi aromi insieme a me.
Ho utilizzato il cocco come substrato di coltivazione, luci LED di ultima generazione e fertilizzanti minerali, integrati con batteri benefici ed enzimi per mantenere le radici in salute. Uso sempre vasi Airpot per la loro capacità di asciugare il substrato, il che contribuisce non solo a prevenire gli attacchi fungini, favorisce anche un maggiore consumo di acqua e nutrienti, dando vita a piante molto robuste e ben sviluppate. Nel caso di queste due varietà, è consigliabile concedere loro una lunga fase vegetativa, poiché una volta entrate nel ciclo di fioritura, la crescita si arresta e le piante iniziano a concentrarsi sulla formazione delle cime.
Le piante di Papaya Zoap F1 Versione Fast® hanno sviluppato un aspetto più ramificato con rami lievemente più sottili, ma alla fine si sono ritrovate con una buona cima centrale e delle belle cime laterali cariche di tricomi. Durante la crescita è stato evidente il grande vigore regalato dalle varietà parentali utilizzate nell’incrocio, tutte con caratteri estremamente americani [Bruce Banner Auto® (SWS91) x Papaya] x (Zkittlez x Zoap). Non hanno avuto problemi a livello di nutrimento e hanno raggiunto la fine della fioritura consumando quasi il 100% dei loro nutrienti. Direi che questa varietà tollera dosi elevate di fertilizzante, consiglio quindi una fertilizzazione completa a ogni irrigazione.
D’altro canto, la Black Muffin F1 Versione Fast® ha sempre mantenuto una struttura nettamente più Indica, con foglie più larghe, fusto principale estremamente duro, come anche i rami laterali, con una salute e un vigore invidiabili. Questa varietà si è rivelata un po’ più facile da coltivare ed è ideale per i piccoli spazi, poiché si allunga poco durante la fioritura, ma carica molto bene le cime, che alla fine sono grandi e dense. Un’altra caratteristica estremamente sorprendente di questa varietà è la colorazione delle sue cime, che presentano sfumature viola scuro e rossastre che tingono anche le foglie, dando vita a una grande maestosità.
Degna di nota è anche la sua elevata capacità di produzione di tricomi, che crea un insieme visivo che ricorda i frutti glassati. Queste caratteristiche derivano dall’incrocio tra la Red Hot Cookies® (SWS83), sempre di Sweet Seeds®, e la Black Lemon Auto, entrambe varietà dal colore viola e dall’elevata produzione.
Un punto importante che vi consiglio è di non alimentare in modo eccessivo intorno alla 6a settimana di fioritura, perché alcuni esemplari di entrambe le varietà hanno mostrato segni di maturità in tempi molto rapidi. Tutte le piante sono state raccolte la settima settimana. Perciò, al
minimo segno di ossidazione dei pistilli, iniziate a effettuare il flushing del terreno.
LA DEGUSTAZIONE: IL MOMENTO TANTO ATTESO
Sono certo che non vedevate l’ora di arrivare a questo punto. Tutti i coltivatori apprezzano il processo di coltivazione e si godono molto il momento della degustazione perché è il frutto del lavoro svolto in prima persona, con grande passione e non poca fatica.
Per quanto riguarda queste due meravigliose varietà di Sweet Seeds®, non ho altro che elogi perché, anche dopo tanti anni, continuano a sorprendere e si scoprono sempre nuove sfumature e sapori. La Papaya Zoap F1 Versione Fast® è una pianta estremamente fruttata, con aromi molto esotici e tropicali. Si sente il mango dolce, con tocchi a volte agrumati e a volte speziati e un leggero sottofondo terroso che accompagna il resto dei sapori fino ai polmoni. È una delizia a ogni tiro e, anche se è fruttata, ha molto corpo ed è estremamente appagante. L’effetto è dinamico e dà molta allegria, con un finale morbido e rilassante che completa l’esperienza di felicità totale. Nonostante ciò è forte, quindi, se non avete un grado elevato di tolleranza, prendetela con calma e scegliete le occasioni giuste per fumarla. Nel caso della Black Muffin F1 Versione Fast® , ritroviamo anche sapori fruttati, ma più agrumati e agrodolci, che ricordano i frutti rossi di bosco.
È un’esperienza diversa, molto fresca in bocca e che viene percepita come estremamente potente a ogni tiro. Non sottovalutate questa bella signorina, perché, come anche la precedente, queste varietà possono raggiungere il 25% di THC. L’effetto è un po’ più rilassante e si sposa bene con la fine della giornata. A completare l’esperienza, dopo la concia ho preparato una torta alla marijuana con gli scarti del taglio e devo dire che il vaporizzatore più una fetta di torta hanno dato vita a un piacevole incontro che io e i miei amici abbiamo apprezzato alla grande. Indossate quindi il grembiule e mettetevi ai fornelli!
Grazie per la lettura e vi invito a visitare la pagina di Sweet Seeds®, dove troverete molte varietà e un blog che offre un’ampia scelta di articoli e di ricette a base di cannabis.
Buon raccolto!
Coltiviamo
Ed Rosenthal
COLTIVAZIONE DI PIANTE TRIANGOLARI GIGANTI
Greenshock Farms e Mendo Dope coltivano le gigantesche piante di cannabis grandi come alberi per cui è diventata famosa la West Coast. Le loro cime pluripremiate hanno una fragranza ricca e un elevato contenuto di terpeni, che attribuiscono al loro metodo di coltivazione del terreno a cumulo con forma di vulcano e al diligente lavoro di selezione di cultivar che prosperano nel microclima della coltivazione. Greenshock produce un raccolto l’anno sotto la luce del sole. I cloni e i semi per la caccia al fenotipo vengono avviati indoor nei mesi di gennaio e febbraio, sotto fonti di luce fluorescenti di base. Le piante radicano e crescono in fase vegetativa al chiuso durante l’inverno e vengono poi trapiantate in vasi da 4 a 7,5 litri prima di essere messe in serra all’inizio della primavera. Entro aprile vengono piantate direttamente nel terreno e crescono raggiungendo da 60 cm a 1 m di altezza. Al momento del raccolto, in ottobre, saranno alte e larghe da 3,6 a 4,25 metri e produrranno in media da 3,6 a 4,5 kg di cime secche finite ciascuna.
Ogni apparato radicale viene piantato in un cumulo a forma di vulcano che esce di circa un metro dalla superficie del terreno. Senza i cumuli, le piante non crescerebbero diventando così sane e grandi. Mark Greyshock di Greenshock Farms afferma che questa pratica è diffusa fra i coltivatori di zucche giganti perché assicura il radicamento nel terreno, gestisce l’umidità e incrementa l’apporto di ossigeno a livello radicale, prevenendo al contempo il marciume radicale e somministrando alla pianta le sostanze nutritive necessarie attraverso strati di ammendanti naturali all’ecosistema del terreno nativo.
I cumuli vengono formati, ammendati e ripiantati ogni anno e per tutta la durata della crescita e della fioritura della pianta attraverso l’applicazione di ammendanti secchi, fra cui la paglia di erba medica, il compost, i concimi, il kelp, il guano, le rocce laviche e la sabbia oligominerale. Una volta piantato, il terreno non verrà più smosso. L’obiettivo è quello di offrire un ambiente radicale sano e ricco di microflora
per alimentare una crescita massiccia e la fioritura delle piante giganti. I semi delle colture di copertura, come il trifoglio rosso e il trifoglio bianco olandese, vengono gettati negli strati superiori dei cumuli all’inizio della stagione di semina. Le file di piante vengono intervallate con piante autoctone, una tecnica che Mark Greyshock ha imparato negli anni Novanta mentre si occupava di coltivazioni clandestine nelle montagne di Santa Ana, in California meridionale.
All’epoca, mescolare le piante autoctone nella coltivazione era una tecnica usata per eludere le forze dell’ordine, ma Mark si è innamorato delle piante autoctone e delle api, delle farfalle e dei colibrì che queste attiravano nella coltivazione. Attribuisce la qualità del prodotto finito all’ecosistema sano del terreno di coltivazione. Le coltivazioni di Mendocino utilizzano pratiche agricole rigenerative che non disturbano la foresta di sequoie native e non danneggiano i terreni locali. Accanto al “Viale dei Giganti” di ogni anno, ovvero l’area dove vengono coltivate le enormi piante da cloni per raccoglierne i fiori, c’è una “macchia feno”, dove vengono utilizzati altri cumuli per testare le variazioni seme-pianta di nuove cultivar che stanno sperimentando.
L’azienda agricola Greenshock Mendocino è una collaborazione fra il coltivatore di lunga data Mark Greyshock e i fratelli Daniel e Bryan Eatmon, alias Old E e Bleezy di Mendo Dope. Mendo Dope è noto per la sua musica e i suoi video su YouTube, che celebrano la cultura e le comunità dell’Emerald Triangle (Triangolo dello Smeraldo) in California.
Old E e Bleezy hanno cominciato a lavorare come cimatori di cannabis nel 2007. Poco a poco la loro coltivazione domestica si è ingrandita, il che ha comportato un’irruzione dell’Ufficio dello Sceriffo della Contea di Mendocino nel 2013. Sebbene la coltivazione rientrasse nel limite legale delle 25 piante, le stesse erano molto grandi, il che, secondo lo sceriffo, ha comportato il fatto che non fossero
più legali. La coltivazione è stata distrutta. Poco dopo la legalizzazione della cannabis in California, hanno fatto coppia con Mark Greyshock per produrre una serie di nuove cultivar che potessero crescere diventando giganti attraverso Greenshock Farms e utilizzando il marchio Mendo Dope. La cultivar più popolare al momento è la Tropical Sleigh Ride, che ha vinto il riconoscimento per la cima a più elevato contenuto di terpeni e per la combinazione terpeni-cannabinoidi più interessante alla Emerald Cup 2019. La loro Passion Orange Guava “POG” si è classificata al secondo posto.
Fra le altre piante preferite della coltivazione c’è The Mendo Dope, una collaborazione fra Mendo Dope e il leggendario selezionatore Subcool, scomparso nel febbraio del 2020. La Mendo Dope è un incrocio tra Querkle e Locomotion di Subcool. Hanno anche prodotto diversi incroci di Tropical Sleigh Ride: Peppermint Sleigh Ride, Trifle (Tropical Truffle x Tropical Sleigh Ride) e Spumoni Kush, un incrocio tra Tropical Sleigh Ride e una versione ereditata della Vanilla Kush di Barney’s Farm che Mendo Dope coltiva da quasi un decennio a questa parte. Di recente hanno iniziato a coltivare fiori con CBD. Fra questi figurano due cultivar, la Dr.
Greenshock, descritta come un “perfetto rapporto 1:1” di THC e CBD, ciascuno al 10% circa, con un elevato contenuto di terpeni del 3,8%, e la gustosa G Lime Burst, con un contenuto di circa il 5% di THC e del 18% di CBD. Sperano che le cime a elevato contenuto di CBD coltivate al sole siano un’introduzione delicata alla cannabis per i nuovi consumatori.
Il polline viene raccolto e conservato per impollinare a fine estate alcune piante selezionate nella macchia feno. I fenotipi devono essere in grado di adattarsi al particolare microclima a circa 610 m sul livello del mare vicino a Willits, in California. A sole 20 miglia (32 km) dall’Oceano Pacifico, la regione è costituita da una catena montuosa costiera ricoperta di foreste di sequoie e ricca di microclimi che vanno dal caldo e secco all’umido e fresco.
Nell’area di Greenshock, le estati sono calde e soleggiate, ma a volte si hanno pioggia e persino neve all’inizio dell’autunno, il che rende difficile raccogliere prima che vengano danneggiate le cime. Per questo motivo la caccia al feno si concentra molto sulle cultivar resistenti alle muffe anche perché i problemi di muffa sono rari al di fuori del campo di feno.
All’inizio del ciclo di coltura, le piante vengono irrigate a mano. Una volta trapiantate nel cumulo, vengono irrigate mediante un sistema a goccia che circonda la sommità dei cumuli e allontana l’acqua dai gambi delle piante, mantenendole asciutte per evitare la formazione di muffe mentre crescono spesse come tronchi d’albero.
Prima che le piante vengano poste nel terreno, la buca viene foderata con gabbie metalliche per evitare che roditori e arvicole distruggano il cuore della zolla. Un altro vantaggio nell’utilizzo delle gabbie metalliche consiste nel fatto che aiutano l’apparato radicale a sostenere le piante più pesanti e proteggerle dal vento. Le gabbie metalliche vengono posizionate intorno alla pianta per sostenere i rami e distribuirli in
modo da catturare più luce. Man mano che le piante crescono, i supporti vengono regolati. Per controllare i parassiti nella coltivazione, vengono utilizzate tecniche di gestione integrata dei parassiti (IPM) come predatori e trappole. Le trappole Dyna vengono utilizzate per controllare i bruchi catturando le falene che depongono le uova sulle piante. La trappola Dyna è dotata di una piccola luce e di una ventola che attira e cattura falene e piccoli insetti. Il raccolto inizia a maturare verso ottobre e le cole e i rami vengono tagliati dalle piante man mano che maturano. Le piante vengono fatte essiccare in una stanza buia con deumidificatori e ventilatori per la regolazione del clima. Dopo averle essiccate una o due settimane, vengono suddivise in cime e sistemate per la concia in una stanza a temperatura controllata.
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COLTIVAZIONI TROPICALI E ALPINE CHE TOLLERANO LA SICCITÀ
Le colture in terraferma, anche se meno produttive, sono possibili se nella zona piove almeno una volta ogni quattro settimane. In caso contrario, sarà necessaria un’irrigazione regolare per somministrare acqua vitale. Naturalmente, uno spesso strato di pacciamatura rinfresca e protegge il terreno e trattiene l’umidità riducendo al minimo l’evaporazione.
Nelle zone di coltivazione marginali, la qualità del suolo e la quantità d’acqua possono estendere l’impronta della coltivazione. Le piante attingono acqua e sostanze nutritive dal terreno. Un terreno accettabile per la coltivazione della cannabis contiene almeno 3 cm di acqua ogni 30 cm2 di superficie e può far crescere una pianta fino a un’altezza di 2-2,5 m con un apparato radicale largo 1,5 m e profondo 1,8 m. In generale, le varietà a predominanza sativa hanno un apparato radicale maggiore rispetto a quelle a predominanza indica e sono più resistenti alla siccità.
La cannabis coltivata con una quantità insufficiente di acqua in un terreno marginale sviluppa cime di piccole dimensioni. Per esempio, una pianta alta 1,5 m può produrre solo 30-180 g di cime secche di qualità elevata. Al contrario, una pianta che cresce in un buon terreno con abbondante acqua sarà più robusta e produrrà da 2 a 10 volte di più rispetto a una pianta che si trova in un terreno povero. Anche se il raccolto è scarso, lo è anche il carico di lavoro.
Le prime gelate arrivano in genere tra la fine di agosto e l’inizio di settembre e le ultime a maggio o giugno. I mesi primaverili e autunnali sono piovosi, con un periodo di siccità che si verifica in luglio e agosto. Le piogge fredde autunnali possono provocare muffe. Il trapianto di piantine di 60 cm e di cloni coltivati in casa di varietà a maturazione precoce contribuisce a superare le limitazioni poste dal clima.
In genere, i terreni minerali alpini sono carenti a livello di humus, che dev’essere integrato. Il vento è maggiormente presente ad alta
I climi alpini di montagna sono gelidi per gran parte dell’anno. Le temperature gelide, i terreni acidi e ricchi di minerali e il vento sono in cima alla lista delle preoccupazioni dei coltivatori. Le temperature estive in montagna possono scendere fino a -1°C o anche oltre, a bassa quota (600 m). Le temperature inferiori a 10°C vanno praticamente a bloccare la crescita e quelle inferiori a 5°C possono provocare danni ai tessuti delle piante in alcune varietà. Le basse temperature causano stress nelle piante e una riduzione del peso del raccolto. D’altro canto, le piante nei climi alpini tendono a produrre il 10-20% in più di resina ricca di cannabinoidi rispetto alle piante nelle colture più basse.
Una soluzione semplice ed economica per nutrire e irrigare le piante di cannabis in assenza di una fonte d’acqua è quella di praticare un foro di 5 mm sul fondo di un secchio da 20 litri e riempirlo con acqua e fertilizzante idrosolubile. Posizionate un secchio accanto a ogni pianta con il foro orientato vicino al gambo. I secchi andrebbero riempiti ogni 5-10 giorni durante il periodo più caldo. Le sacche d’acqua per l’irrigazione nelle aree remote si trovano anche su internet. L’acqua e le sostanze nutritive in più si riveleranno estremamente utili quando sarà il momento del raccolto.
quota e le piante si seccano in poco tempo. Per ottenere i migliori risultati, piantate nel terreno più fertile, che si trova generalmente dove crescono i pascoli.
Potete aiutare le piante a superare lo stress climatico riempiendo le buche d’impianto con una miscela di terriccio, muschio di torba, fibra di cocco, letame di pollo e strati di fertilizzante organico a lento rilascio.
I climi tropicali in genere sono caldi o caldi e umidi. Le stagioni piovose e secche variano a seconda della località. Nella maggior parte della giungla e dei climi tropicali piove su base
quotidiana. Proteggere le piante dalla pioggia mediante una serra all’aperto, senza pareti, incrementerà la ventilazione e la circolazione dell’aria e contribuirà a evitare le muffe sulle cime e altri problemi. Più ci si avvicina all’equatore, minore è lo scarto tra la durata del giorno e quella della notte. Serviranno più ore di luce artificiale per mantenere le piante nella fase di crescita vegetativa.
Le varietà di sativa tropicali sono spesso favorite in queste regioni perché sono già acclimatate, resistono alle muffe e agli insetti e sviluppano un ampio apparato radicale. Le temperature notturne e l’umidità possono rappresentare un problema tanto quanto le giornate calde e umide. Le temperature calde notturne rallentano la crescita delle piante. La crescita rallenta se le temperature notturne si avvicinano o superano i 28 gradi C. A questa temperatura e oltre la crescita è trascurabile. Il raffreddamento notturno potrebbe essere necessario perché le piante continuino a crescere correttamente.
Ho intervistato Ryan Doran e Dave Feichko della Thailand Organic Cannabis Farms in Thailandia. Coltivano cannabis sotto fonti di luce artificiali, in serra e in diversi campi di grandi dimensioni. Segue una sintesi dell’in-
tervista che verte sul clima, sulle condizioni di coltivazione e sulle cultivar tropicali. I climi tropicali hanno in genere una stagione secca e una stagione delle piogge. Tutti i climi tropicali hanno un fotoperiodo di 12 ore. Le zone tropicali possono avere un clima favorevole a promuovere una crescita eccezionale. Gran parte della Thailandia è piuttosto secca fra ottobre e aprile. I livelli di umidità relativa (RH) diurni cominciano con il 50% circa in ottobre e scendono a valori a una sola cifra all’inizio di aprile. L’umidità notturna è elevata, dell’80-90%. Le giornate estive più lunghe durano circa 13 ore, mentre quelle invernali sono più brevi e durano 11 ore. È fondamentale far crescere le piante in vegetativa usando luce supplementare.
Le varietà locali, fra cui le cultivar landrace della Thailandia settentrionale, sono acclimatate ai tropici. Le landrace locali spesso crescono bene se le notti sono lunghe e le giornate sono brevi. Tendono a essere meno reattive ai cicli di luce rispetto alla cannabis acclimatata alle latitudini non tropicali.
Le attrezzature e ciò che vi serve per la coltivazione sono difficili da reperire. Alcuni punti vendita per la coltivazione si trovano nelle regioni tropicali, compresa la Thailan-
dia. Ma questi negozi sono stati creati per aiutare i piccoli coltivatori domestici. Se avete intenzione di coltivare un campo di cannabis di discrete dimensioni, dovete essere creativi nel reperire ciò che vi serve oppure dovete ordinarlo all’estero.
Malattie e parassiti si trovano ovunque ai tropici. La mancanza di temperature rigide consente a malattie e parassiti di svernare e prosperare. La pulizia della coltivazione e l’uso di abbondante acqua e sapone consentono di tenere sotto controllo la maggior parte dei problemi. Coprire il terreno con della plastica nera aiuta a uccidere i nematodi e altri parassiti presenti nel terreno. Si possono reperire con facilità i controlli biologici, tra cui il bacillus thuringiensis (Bt) e la Beauveria bassiana.
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• Cannabis Botany
• Life Cycle of Cannabis
• Cannabis Seeds & Seedlings
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• Grow Room Setup
• Twelve-week Garden
• Harvest, Manicuring, Drying, Curing & Storage
• Diseases, Pests & Problems
JORGE CERVANTES
Author Marijuana Horticulture.
Legendary Jorge Cervantes, published in eight languages sold over a million copies worldwide.
IL MICRODOSING
Da oltre un decennio le sostanze psichedeliche hanno catturato l’attenzione di un’ampia fascia della popolazione, non solo giovani e psiconauti ma anche medici, ricercatori e persone comuni mostrano un interesse crescente verso questa tipologia di sostanze e i potenziali effetti benefici.
In particolare la pratica del microdosing sta diventando sempre più popolare, a partire dalla Silicon Valley si è diffusa capillarmente in tutto il pianeta.
COS’è IL MICRODOSING
Il microdosing è un metodo di assunzione prolungata di piccolissime quantità di sostanze psichedeliche come la psilocibina, la cannabis e l’LSD con l’obiettivo di curare o migliorare lo stato psico-fisico della persona. L’assunzione di microdosi non provoca effetti stupefacenti ed allucinatori
• contenitore di vetro da 500 ml bustine di silica gel antiumidità
Il primo passo è di disidratare completamente i funghi per facilitare la loro lavorazione e scongiurare la manifestazione di muffe, quindi posizionare sul fondo del contenitore di vetro alcune bustine di silica gel, inserire i funghi all’interno di una busta, riporli all’interno del contenitore e chiuderlo con il tappo. La busta serve per non fare entrare in contatto i funghi con il silica gel.
Dopo circa 24 ore i funghi saranno privi di umidità e pronti per essere macinati. Prima di passare a questa operazione è necessario disinfettare la postazione di lavoro con l’alcol, è molto importante eseguire il procedimento in un ambiente pulito, privo di contaminazioni che potrebbero pregiudicare il risultato finale. L’utilizzo di guanti in latex è una buona
È UN METODO DI ASSUNZIONE PROLUNGATA DI PICCOLISSIME QUANTITÀ DI SOSTANZE PSICHEDELICHE
come quelli generati da una dose intera; gli effetti sono quasi impercettibili e si limitano alla sola azione terapeutica.
BENEFICI DEL MICRODOSING
Il microdosing offre numerosi benefici che vanno dalla crescita personale alla cura di vere e proprie patologie: aumento della produttività
• aumento delle energie riduzione della percezione del dolore
• riduzione degli stati d’ansia
• stabilizza l’umore
• migliora la reattività
COME PREPARARE IL MICRODOSING DI PSILOCIBINA
È abbastanza semplice preparare il microdosing di psilocibina, in primo luogo è necessario procurarsi alcuni strumenti e materiali: guanti in latex
• alcol etilico
• mortaio per il pesto
• 100 capsule di gelatina
• incapsulatrice manuale
• bilancino di precisione
• 10 g di funghi psilocibinici
pratica. Con il bilancino controllare il peso dei funghi e macinarli con il mortaio fino ad ottenere una polvere fina ed omogenea. La polvere deve essere inserita all’interno delle capsule di gelatina; le capsule devono avere la dimensione adatta alla quantità di funghi che si vogliono immettere.
Quest’operazione si può eseguire manualmente riempiendo ogni singola capsula ma risulta troppo laborioso e poco esatto come metodo. La soluzione migliore è l’impiego di un’incapsulatrice, si tratta di una piastra reticolata dove vanno inserite le capsule vuote e aperte, una seconda piastra viene posizionata in cima in modo che la superficie sia a filo con l’apertura delle capsule, la polvere di funghi viene sparsa sulla superficie fino a separarsi e confluire in ogni singola capsula. Infine le capsule vengono chiuse collocando in cima una terza piastra reticolata che contiene i cappucci delle capsule riempite, facendo una leggera pressione le capsule sono chiuse e pronte per l’uso.
VARIETÀ DI FUNGHI E QUANTITÀ
Ogni varietà di funghi allucinogeni possiede proprietà terapeutiche differenti, la scelta su
Come preparare il microdosing di psilocibina
quali utilizzare varia in relazione alle caratteristiche desiderate dal consumatore. Nel procedimento descritto sono stati utilizzati 0,1 grammi di funghi per capsula, le dosi possono variare a seconda della persona e della potenza dei funghi utilizzati. Il consiglio è di preparare capsule con dosi più piccole e all’occorrenza aumentare la quantità.
PROTOCOLLO FADIMAN
Il dottor James Fadiman è considerato il padre del microdosing, inizialmente il suo protocollo
Si tratta del fungo Hericium erinaceus e della Niacina, meglio nota come vitamina B3. Prima di utilizzare questi due ingredienti assicurarsi di essere tolleranti.
Il protocollo prevede l’assunzione della microdose a giorni alterni per circa 4 settimane.
JOURNALING
Un’ottima pratica è quella del journaling, cioè la scrittura dei propri pensieri nero su bianco per comprenderli chiaramente. Questo
era stato sviluppato per l’LSD ma si presta molto bene anche con la psilocibina. Il protocollo prevede l’assunzione di una microdose di psilocibina un giorno seguito da due giorni di pausa per poi ripetere il ciclo. La durata del trattamento varia dalle 4 alle 6 settimane. È necessario fare una pausa di 2-4 settimane per non sviluppare tolleranza e per valutare gli effetti del microdosing.
PROTOCOLLO STAMETS
Questo protocollo è stato sviluppato dal micologo Paul Stamets, famoso nel mondo underground per la pubblicazione di importanti libri sulla coltivazione di funghi psichedelici. Il microdosing elaborato da Stamets prevede l’impiego di due ingredienti da aggiungere nella preparazione delle capsule per promuovere e prolungare il loro effetto.
metodo aiuta a comprendere gli effetti del microdosing e ad acquisire il controllo delle emozioni.
VERITA’ SUL MICRODOSING
Attualmente la maggior parte dei dati sugli effetti benefici del microdosing provengono dall’esperienze personali degli utenti che lo praticano, purtroppo ancora non ci sono sufficienti test clinici che supportano queste teorie.
Fino ad ora è stata solo provata l’efficacia di terapie con alte dosi di sostanze psichedeliche per la cura di diversi disturbi.
Questo articolo ha solo scopo informativo, in Italia questi tipi di sostanze sono considerate fuori legge.
Notizie internazionali
Di Fabrizio Dentini
PARADOSSO MAROCCO: LA MONARCHIA MAGREBINA
PIÙ LIBERALE DELLE DEMOCRAZIE UE
Lo scorso agosto la Monarchia marocchina ha superato tutti i paesi dell’Unione Europea in quanto a tolleranza nei confronti dei coltivatori di cannabis. Con un gesto d’apertura, infatti, il monarca Mohammed VI ha deciso di graziare quasi cinquemila agricoltori coinvolti, a vario titolo, nella coltivazione del principale prodotto d’esportazione di questo paese del Nord Africa.
Un’esportazione completamente illegale che comunque da di che mangiare a circa 100 mila famiglie locali e che, da decenni, attraverso la porta d’entrata iberica, irrora il mercato europeo di resina di cannabis. Un’esportazione che, nel medio termine, possiamo prevedere diverrà regolata e legale all’interno di una nuova cornice di diritto che preveda il commercio di cannabis come un bene d’eccellenza e prodotto storico d’origine controllato proprio della cultura marocchina.
Ma torniamo alla decisione di clemenza regale che ha visto la luce lo scorso 20 agosto in concomitanza con la settantunesima celebrazione del giorno della Rivoluzione del Re e del Popolo avvenuta nel 1953. Tale scelta liberale s’inserisce all’interno di un processo di riposizionamento del Marocco all’interno del mercato globale della marijuana. Dallo scorso 2021 infatti, il Regno marocchino ha autorizzato la coltivazione di cannabis per fini terapeutici e la coltivazione di canapa per utilizzo industriale.
Questi due avanzamenti, insieme alla costituzione dell’ANRAC [NDR. Agenzia Nazionale per la Regolazione dell’Attività con la Cannabis], sanciscono chiaramente un cambio di passo in materia di valorizzazione di una competenza secolare e di un know how esclusivo basato su un’agricoltura locale che da anni, sopravvivendo al margine della legge e tramite accordi non ufficiali con la Corona, ha portato il Marocco ad essere il principale produttore di cannabis su scala globale.
Da ormai tre anni a questa parte, come riportato sul loro sito internet, l’Agenzia Nazionale per la Regolazione dell’Attività con la Cannabis svolge le proprie attività attorno a tre filoni principali: la regolamentazione della nascente industria della cannabis legale, affinché il nascente settore possa progredire in conformità con gli impegni internazionali
del Regno e attraverso una solida tracciabilità di tutti gli anelli della filiera; lo sviluppo della stessa filiera, dalla produzione delle semenze al prodotto finito, anche tramite accordi con operatori internazionali e tramite la puntuale ricerca scientifica ed, infine, il sostegno agli operatori industriali ed agli agricoltori, grazie al necessario appoggio per l’implementazione dei dossier burocratici previsti ed all’accompagnamento concreto in campo in tutte le fasi della produzione.
Il Marocco celebra insomma una vera e propria cesura culturale rispetto al passato prossimo. Dall’inizio dell’anno l’ANRAC ha concesso 3029 autorizzazioni rispetto alle 721 concesse nel corso del 2023 e certificato l’importazione di 7,3 milioni di semenze di cannabis che saranno coltivate su una superficie di 1.164 ettari.
Intervistato da Ghita Ismaili della rivista settimanale Tel Quel, Mohammed El Gerrouj, Direttore dell’ANRAC, ha tenuto a specificare: “ Ci sono tre aspetti fondamentali da considerare quando parliamo della grazia agli agricoltori marocchini: il primo riguarda la tranquillità e la serenità che questa decisione porterà alla popolazione degli agricoltori che, al contrario, sino a questo momento, vivevano in un contesto d’ansia e incertezza.
Senza dubbio questo cambio d’approccio inciterà gli agricoltori a compiere i passi necessari per integrare il processo di regolamentazione e, grazie alla loro competenza, la filiera del nostro paese potrà svilupparsi in maniera positiva. Un secondo punto molto importante è che questa decisione di grazia costituirà un punto chiave di categorico cambiamento nell’eliminazione delle coltivazioni illegali che verranno rimpiazzate da quelle all’interno della legge.
Questa nuova dinamica socio-economica permetterà uno sviluppo locale durevole ed una vita degna ai contadini. In ultima istanza, la grazia permetterà, senza dubbio, la nascita di nuove opportunità economiche rivolte sopratutto alla crescita delle popolazione autoctona. Gli agricoltori, infatti, potranno riunirsi in cooperative per la trasformazione della canapa in sinergia con il settore privato locale e straniero, e queste cooperative tuteleranno, a monte, la forza contrattuale dei piccoli agricoltori rispetto agli acquirenti dei loro prodotti agricoli.”
Un cambio importante di paradigma insomma. Un cambio d’apertura che lascia ampio margine di sviluppo ad una filiera d’eccellenza fino ad oggi proliferata a margine della legalità. Una legalità che oggi interviene con forza per proteggere e valorizzare un comparto che sicuramente toglierà molte soddisfazioni all’economia di questo paese. Un esempio di come un agire politico pragmatico possa intavolare opportunità di crescita interessanti semplicemente focalizzando la propria attenzione sulle
tendenze dell’economia globale scisse dalle mere speculazioni ideologiche. E se la forza della democrazia è quella del compromesso e della concertazione, sarebbe auspicabile che tali necessarie dinamiche democratiche vengano nobilitate da un confronto che traini i paesi europei verso il futuro, sulla strada tedesca, senza dover subire lo smacco d’essere superati nel campo della tolleranza da un Monarca che seppur illuminato, resta sempre un Monarca alla cui mercé sono costretti a vivere i sudditi del suo paese.
Biologia
Di Bon Vivant
TRIPIDE: PICCOLO PARASSITA, GRANDI DANNI
I tripidi, minuscoli insetti della lunghezza compresa tra 0,8 mm e 2 mm, sono molto più temibili di quanto non sembri. Con il loro colore giallo-brunastro e le loro ali strette e frangiate di peli, possono sembrare innocui. È proprio questa caratteristica che ha dato loro il nome di thysanoptera (dal greco pteron, ali e thysanos, frangiato); anche il termine “tripide” deriva dal greco e significa “onisco”. Pur essendo insetti che pungono e succhiano, contribuiscono all’impollinazione di numerose piante, ma sono considerati dannosi a causa degli ingenti danni che causano alle piante. La loro straordinaria capacità riproduttiva, la dieta variegata e l’insaziabile voracità li rendono dei temibili parassiti delle colture agricole e orticole.
I tripidi si nutrono del contenuto delle cellule vegetali. Il loro apparato boccale perfora i tessuti delle foglie per risucchiarne i liquidi, lasciandole vuote e piene d’aria, il che crea macchie di colore argenteo (vedi figura 1). Sui frutti, i loro attacchi si manifestano con deformazioni e decolorazioni. Compaiono anche piccole macchie scure, che corrispondono ai loro escrementi.
Questi parassiti colpiscono numerose colture orticole: cetrioli, pomodori, peperoni, melanzane, ecc. Nelle colture orticole, i tripidi danneggiano le rose, la cannabis (ovviamente), i crisantemi, le gerbere ed altre, con conseguenti cicatrici e deformazioni dei fiori. Il problema consiste nel fatto che i tripidi sono importanti vettori di diverse malattie e possono trasmettere svariati virus da una pianta all’altra. Il tospovirus, responsabile del tomato spotted wilt virus (TSWV – virus della bronzatura) e il suo parente impatiens necrotic spot virus (INSV – maculatura anulare necrotica
dell’impatiens) ne sono un buon esempio. Il ciclo vitale del tripide prevede cinque stadi: uovo, larva, pre-pupa, pupa e adulto. A una temperatura di 20°C, il ciclo completo dura all’incirca 19 giorni, mentre a 25°C può ridursi arrivando a soli 13 giorni. Le femmine depongono le uova nei tessuti vegetali, le larve si sviluppano quindi su foglie, fiori e frutti, prima d’impuparsi generalmente nel terreno tra il 3° e il 4° stadio.
Fra le numerosissime specie di tripidi, alcune sono particolarmente dannose per le nostre colture: la specie più diffusa, la Frankliniella occidentalis (tripide dei piccoli frutti) (vedi figura 2), è originaria del Nord America. Attualmente è diffusa in tutto il mondo e invade diverse colture, fra cui la cannabis, gli ortaggi e le piante ornamentali. Il tripide tabaci (tripide della cipolla), diffuso in tutto il mondo, varia il suo ciclo di vita e il ciclo riproduttivo in base alla temperatura. Attacca svariate colture, fra cui cipolle, tabacco, pomodori
e peperoni. Diffonde anche virus come il virus del mosaico del tabacco (Tobamovirus). Infine, la meno conosciuta Frankliniella tritici (tripide dei fiori) si nutre di polline e di petali. Provoca la decolorazione e la cicatrizzazione dei fiori, colpendo alcune colture ornamentali e vegetali.
Esistono diversi modi per tenere sotto controllo i tripidi. Un buon approccio di gestione integrata dei parassiti (IPM – acronimo inglese) è una strategia sostenibile per gestire le popolazioni di tripidi. Questo approccio unisce diversi metodi di controllo, garantendo una gestione efficace e riducendo al minimo l’impatto ambientale. Il monitoraggio e l’individuazione precoce sono cruciali per identificare i tripidi prima che provochino danni significativi.
L’uso di trappole adesive, posizionate strategicamente all’interno delle colture, è particolarmente efficace per monitorare l’andamento delle popolazioni. La pulizia regolare delle serre e l’installazione di schermi sulle aperture possono ridurre le infestazioni di tripidi e impedire a questi insetti di entrare. È inoltre necessario pensare alla rotazione delle colture e all’eliminazione delle piante ospite che potrebbero offrire loro un riparo.
Un altro asso nella manica è la lotta biologica, che favorisce un equilibrio naturale e limita l’utilizzo di pesticidi. Per combattere i tripidi, si consiglia d’introdurre predatori naturali come le larve di crisopide (Chrysoperla carnea), gli acari predatori (Amblyseius swirskii o cucumeris), l’insetto predatore Orius insidiosus o i nematodi (Steinernema feltiae).
In alcuni casi estremi può rivelarsi necessario utilizzare pesticidi (biologici o chimici). Le applicazioni devono essere mirate e costituire l’ultima spiaggia per ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente e sugli organismi non bersaglio.
In conclusione, i tripidi rappresentano una seria minaccia per molte colture a causa della loro rapida capacità riproduttiva e del metodo di alimentazione distruttivo. Tuttavia, una gestione integrata e attiva può ridurre al minimo il loro impatto. L’unione di un monitoraggio regolare, misure colturali e controllo biologico e chimico consente di tenere sotto controllo questi parassiti in modo efficace.
Le ricerche in corso sulle interazioni ecologiche dei tripidi spianeranno nuove strade per una gestione ancora più efficace e sostenibile. Integrando soluzioni all’avanguardia come sensori intelligenti e biopesticidi di nuova generazione, i coltivatori saranno in grado di anticipare e rispondere alle minacce del tripide in modo ancora più preciso ed ecologico.
L’IMPORTANZA DELL’IRRIGAZIONE
Come irrigare correttamente la marijuana
L’irrigazione delle piante di marijuana è un’attività spesso sottovalutata da molti growers, infatti un errore comune è quello di eseguire questa operazione in maniera automatica, trattando le piante come dei contenitori senza vita si finisce per compromettere la resa e la qualità del raccolto finale.
Alcuni coltivatori si affidano alla tecnologia per soddisfare adeguatamente il fabbisogno delle piante al contrario di altri che invece considerano importante creare una connessione con la pianta e il medium di crescita, affidandosi alla propria sensibilità per stabilire la giusta quantità d’acqua da somministrare.
mo della pianta subisce una forte accelerazione per sostenere la produzione di fiori e resina.
CLIMA
La temperatura e l’umidità dell’ambiente di coltivazione giocano un ruolo fondamentale per determinare la giusta quantità di acqua. Le piante che crescono in ambienti freddi e umidi richiedono quantità minori di acqua e la frequenza di irrigazione si riduce notevolmente rispetto a delle piante coltivate in ambienti caldi e asciutti che avranno bisogno di un somministro di acqua maggiore e costante.
LA QUANTITÀ DI ACQUA E LA FREQUENZA CON CUI SI IRRIGA È RELAZIONATA ANCHE AL TIPO DI SUBSTRATO IN CUI CRESCE LA CANNABIS
Sono molteplici i fattori che influenzano la quantità di acqua e la frequenza con cui somministrarla alle piante di cannabis, vediamo quali sono.
DIMENSIONE PIANTE E VASI
Il fabbisogno idrico della cannabis varia in relazione alle dimensioni della pianta e del vaso in cui cresce. Le piante appena nate e di piccole dimensioni hanno bisogno di pochissima acqua; al contrario gli esemplari più grandi richiedono quantità maggiori. Le piante che crescono in vasi di piccole dimensioni hanno bisogno di irrigazioni più frequenti rispetto ai contenitori più grandi che sono in grado di immagazzinare più acqua per periodi maggiori.
FASE DI CRESCITA
Nei primi stadi di crescita è importante fare molta attenzione alla quantità di acqua somministrata alle piante per mantenerle sempre idratate e allo stesso tempo non danneggiare l’apparato radicale ancora piccolo e in pieno sviluppo. Le radici per crescere hanno bisogno di spazio e ossigeno, i substrati continuamente saturi d’acqua ne impediscono il corretto sviluppo. Bisogna però tenere in considerazione che in questa fase le piante sono ancora piccole e non hanno la capacità di resistere a fenomeni di siccità e di disidratazione senza riportare gravi conseguenze. Durante la fase di fioritura le piante richiedono quantità di acqua maggiori giorno dopo giorno, infatti in questo periodo il metabolis-
MEDIUM DI CRESCITA
La quantità di acqua e la frequenza con cui si irriga è relazionata anche al tipo di substrato in cui cresce la cannabis. I substrati inerti come la lana roccia trattengono poca acqua e si asciugano rapidamente. Il cocco ha una grande capacità di ritenzione idrica, per questo motivo è necessario irrigare con poca soluzione nutritiva ma con molta frequenza per mantenerlo sempre umido.
I terreni ricchi di humus e compost, grazie alla loro struttura porosa, sono in grado di trattenere grandi quantità di acqua per lunghi periodi e hanno bisogno di irrigazioni meno frequenti per non saturarlo.
QUANDO IRRIGARE
Per determinare quando è il momento giusto per irrigare le piante è necessario valutare lo stato del substrato. Osservare la superficie del terreno è un ottimo parametro di riferimento; un colore molto chiaro è tipico di un substrato secco invece una superficie scura e umida indica un terreno ancora saturo d’acqua.
È necessario tenere in considerare che la superficie è la prima porzione di terreno a seccarsi a causa dell’esposizione a luce e aria. Affondare un dito alcuni centimetri in profondità rivela con più esattezza lo stato del suolo. Un altro metodo efficace ma sostenibile solo nelle coltivazioni di piccole dimensioni è di monitorare il peso del vaso, quando il peso corrisponde a circa il 40-50% del suo peso su-
bito dopo l’irrigazione è il momento giusto per irrigare nuovamente. Per una misurazione più accurata si può impiegare un misuratore di umidità del terreno oppure una sonda VWC, questi due strumenti indicano esattamente lo stato del substrato in tempo reale.
Molti growers di marijuana, con l’esperienza, sono in grado di programmare la giusta quantità di acqua da somministrare e la sua frequenza per tutto il ciclo vitale della pianta senza incorrere in nessun tipo di problema. Una buona pratica è quella di irrigare le piante dopo circa due ore dall’inizio della fase diurna,
Goccia a goccia. È il sistema di irrigazione più diffuso nelle coltivazioni di marijuana, si tratta di un sistema di microirrigazione che distribuisce l’acqua ad ogni singola pianta attraverso dei tubi capillari di piccola portata, in questo modo la somministrazione avviene graduale mantenendo il suolo costantemente umido senza bagnarlo eccessivamente. Manuale.
L’irrigazione manuale consente di stabilire volta per volta la quantità di acqua che si vuole proporzionare in base alle necessità di ogni singola pianta. L’impiego di un frangigetto risulta utile per ossigenare l’acqua e distribuir-
Ugello per l’irrigazione goccia a goccia.
IRRIGARE LE PIANTE DOPO CIRCA DUE ORE DALL’INIZIO DELLA FASE DIURNA
quando gli stomi sono completamente aperti e la traspirazione fogliare è in funzione a pieno regime.
CONTENUTO VOLUMETRICO ACQUA
Il VWC misura il rapporto tra il volume dell’acqua in un terreno e il suo volume totale in un determinato momento. Questa grandezza si può anche esprimere come percentuale. Ad esempio, se un terreno contiene il 20% d’acqua del suo volume il VWC è del 20%.
TECNICHE DI IRRIGAZIONE
la omogeneamente sulla superficie del suolo. Immersione. Si tratta di un metodo che sfrutta il principio della capillarità; le piante sono poste su dei vassoi di coltivazione che vengono riempiti d’acqua fino ad immergere una piccola porzione dei vasi e le radici assorbono l’acqua nella quantità necessaria.
L’acqua è un elemento di vitale importanza per la crescita della cannabis, è il veicolo che trasporta le sostanze nutritive all’interno della pianta ed è fondamentale per numerosi processi biologici tra cui la traspirazione fogliare e la fotosintesi clorofilliana.
Home Growing
Di Dott. Davide Calzolari
VIRUS E VIROIDI: DOBBIAMO DAVVERO
INIZIARE A PREOCCUPARCENE?
MALATTIE DELLA CANNABIS
La Cannabis viene spesso elogiata per la sua capacità di tollerare e resistere a numerose malattie, questo può portare a sottovalutare l’insorgenza di alcuni sintomi, almeno fino al momento in cui le nostre coltivazioni non saranno irrimediabilmente compromesse. In questo articolo parleremo di virus e viroidi: vedremo quali sono le caratteristiche principali che hanno in comune e come intervenire per limitare il loro impatto sulle nostre produzioni. Per finire parleremo più nello specifico del Hop latent viroid (HpLV), o viroide latente del luppolo, una delle più recenti infezioni identificate in Cannabis e su cui molti gruppi di ricercatori si stanno concentrando.
I virus e i viroidi, sebbene abbiano strutture di vario tipo anche molto differenti tra loro (aspetto di cui non ci occuperemo), condividono numerose peculiarità, useremo quindi per il momento il termine “virus” per riferirci alle caratteristiche di entrambi.
Una prima e importante distinzione che possiamo fare è tra i virus definiti polifagi e quelli specifici. Il primo tipo comprende un elevato numero di virus noti per infettare non solo Cannabis, ma anche numerose specie vegetali, sia coltivate che spontanee, motivo per cui sono costantemente monitorati sulle colture industriali (mais, tabacco, soia, melone, etc.) come anche sulle piante ornamentali. La seconda tipologia comprende invece quei virus ritenuti in grado di infettare esclusivamente Cannabis o poche altre specie vegetali affini, tipo il luppolo, per questa ragione il loro studio e monitoraggio ha iniziato a svilupparsi e a diffondersi solo negli ultimi anni.
Altro aspetto che dobbiamo considerare è il tipo di trasmissione: le due vie con cui un virus si propaga in una popolazione sono quella orizzontale e quella verticale. Nel primo caso il virus presente su una pianta, sia spontanea che coltivata, si può diffondere a quelle limitrofe, mentre nel secondo tipo di trasmissione, il virus che infetta una pianta madre o padre è in grado di trasmettersi alla generazione successiva attraverso i semi generati. Terza distinzione, quando si parla di infezioni virali, è la sintomatologia. Per quello che riguarda i virus polifagi in grado di infettare Cannabis, dato il loro studio approfondito su numerose altre colture, i sintomi tipici sono di relativamente facile individuazione, anche tramite l’aiuto di comuni motori di ricerca online.
Al contrario per quello che riguarda i virus specifici ad oggi rilevati in Cannabis, non sempre è possibile associare la presenza dell’infezione a sintomi tipici e di facile identificazione, per questo motivo vengono spesso descritti come asintomatici, latenti o criptici.
L’ultimo aspetto, da non confondere con la sintomatologia, è il tipo di relazione che si instaura tra la pianta colpita e il virus nel momento del loro contatto. Possiamo definire tre ipotetici livelli: nel peggiore dei casi la pianta sarà suscettibile al virus e questo riuscirà, una volta infettata, a moltiplicarsi e diffondersi tra le cellule producendo i sintomi tipici; nel caso intermedio la pianta sarà tollerante al virus ovvero la sua infezione, moltiplicazione e diffusione nell’ospite avverrà ma in maniera
più limitata e con sintomi ridotti o quasi del tutto assenti; nel migliore dei casi invece la pianta sarà resistente al virus ovvero in grado di bloccarne la moltiplicazione e diffusione dal punto di contatto. Quelle appena elencate sono solo alcune caratteristiche delle infezioni causate da virus e viroidi, ma sono sicuramente le più importanti da conoscere per poter imparare a difenderci. Le strategie che possiamo adottare sono numerose e ovviamente queste variano non solo in base al tipo di virus, ma anche in funzione dell’ambiente di coltivazione in cui ci troviamo.
Il monitoraggio è sicuramente la prima operazione che va fatta con frequenza regolare sia che ci si trovi in ambiente indoor ma soprattutto in outdoor. Infatti in ambiente esterno è possibile che virus polifagi a trasmissione orizzontale siano presenti nella vegetazione spontanea o coltivata limitrofa, ciò aumenta la possibilità di contatto con materiale infetto.
Assieme al monitoraggio dei possibili sintomi è necessario anche prevenire la diffusione degli insetti vettore, come ad esempio gli afidi e i tripidi noti per trasmettere numerosi virus da pianta a pianta tramite puntura.
Oltre agli insetti vettore, alcuni virus possono diffondersi involontariamente a causa nostra, un esempio tipico è l’utilizzo di strumenti da giardinaggio potenzialmente contaminati. In commercio sono disponibili vari prodotti specifici e dalla comprovata efficacia igienizzante contro i virus, in alternativa possiamo utilizzare della comune candeggina diluita secondo le istruzioni dell’etichetta, in cui immergere i nostri strumenti per alcuni minuti ad ogni utilizzo o con cui lavare le superfici contaminate.
Nel momento in cui dovessimo notare sintomi evidenti della presenza di virus, anche su una singola pianta, il primo consiglio è quello di rimuoverla e smaltirla adeguatamente per non disperdere materiale potenzialmente infetto. In coltivazioni molto grandi è possibile annotarsi la posizione delle piante rimosse in modo da intensificare il monitoraggio nelle zone più colpite, allo stesso modo dovremo intensificare la lotta contro gli insetti vettore in modo da confinare la diffusione del virus sia alle nostre coltivazioni sia alle piante limitrofe, spontanee e non. Nel caso che le piante con sintomi tipici da virosi siano numerose, il consiglio è di contattare il servizio fitosanitario locale o dei laboratori di analisi specializzati in modo da avere una diagnosi accurata prima di pianificare eventuali interventi più radicali sulle nostre coltivazioni.
Nella Tabella 1 sono riportati alcuni dei virus noti per infettare Cannabis e i relativi sistemi di trasmissione nella popolazione vegetale; per una lista più dettagliata e completa dei sintomi relativi è possibile consultare online la pubblicazione ad accesso gratuito che trovi nella didascalia. Ovviamente il monitoraggio dei sintomi e il controllo dei vettori risultano efficaci per quello che riguarda i virus sintomatici e in grado di trasmettersi orizzontalmente.
Tabella 1. Principali virus polifagi noti per infettare Cannabis. Adattata da Miotto N. et al., A Guide to Cannabis Virology: From the Virome Investigation to the Development of Viral Biotechnological Tools, Viruses, 2023.
E per i virus apparentemente asintomatici e quelli a trasmissione verticale? Il discorso si inizia a complicare leggermente. In linea di massima, ad oggi sono noti tre virus di Cannabis sostanzialmente privi di sintomi identificabili a occhio nudo e di cui è nota la trasmissione verticale da pianta madre e/o padre ai semi generati: mi sto riferendo al Cannabis cryptic virus (CanCV), il Cannabis mitovirus 1 (CasaMV1) e al più noto Hop latent viroid (HpLV).
Per quello che riguarda i primi due, ad oggi nessun sintomo è stato associato in maniera univoca alla loro infezione. Sebbene entrambi siano stati identificati su piante con apparenti sintomi da malattia virale, la presenza contemporanea su piante perfettamente sane e performanti ha portato a ritenerli, per il momento, virus totalmente asintomatici. Nel caso di questi due virus specifici di Cannabis, si ritiene che la loro trasmissione nella popolazione avvenga esclusivamente per via verticale, quindi tramite i semi prodotti da piante madri infette, mentre la trasmissione da pianta a pianta attraverso punture di insetto o ferite non sembra possibile. L’aspetto positivo è che questi due virus non sono in grado di muoversi tra le cellule all’interno della pianta ospite, questo significa che, anche se venisse dimostrata la loro eventuale associazione con dei sintomi e dovessero essere identificati dei vettori, questi virus non sarebbero comunque in grado di muoversi al di fuori delle poche cellule al punto di infezione. Nota interessante: sia per CanCV che per CasaMV1, vista la loro diffusione, è stato proposto che possano svolgere un ruolo benefico nei confronti della pianta ospite, e che siano stati involontariamente co-selezionati assieme alle piante madri più performanti. Rimane tuttavia da confermare se e in quali casi esista un reale coinvolgimento di questi virus asintomatici nei meccanismi di difesa della pianta in risposta agli stress ambientali e ad altre infezioni virali. Discorso completamente diverso per quanto riguarda il viroide latente del luppolo noto anche come HpLV: in origine conosciuto per infettare esclusivamente piante di luppolo, da cui il nome, non si riteneva in grado di causare alcun tipo di sintomo apparente sulle piante ospite.
Con l’avanzare della ricerca è stata evidenziata invece la presenza di numerosi sintomi, sia su piante di luppolo che di Cannabis che comprendono piante che appaiono fragili, con una struttura dei rami alterata, foglie dalla dimensione ridotta e un calo della resa delle piante, sia in termini di
quantità che di qualità nel profilo dei metaboliti secondari come i terpeni, nell’insieme spesso descritti come dudding disease. Secondo i più recenti studi pubblicati su HpLV è stata comprovata la capacità di trasmissione sia verticale che orizzontale e ovviamente la sua nota invasività nell’ospite grazie alla capacità di movimento dal sito di infezione iniziale fino alle radici e agli apici vegetativi. I risultati ottenuti dagli studi scientifici hanno destato preoccupazione inoltre perché hanno dimostrato la capacità HpLV di infettare anche piante non affini a Cannabis e luppolo, quali per esempio pomodoro, cetriolo, tabacco e crisantemo. Rimane quindi da verificare l’effettiva gamma di potenziali ospiti che appare più ampia di quanto ipotizzato in origine.
Note quindi tutte queste abilità dobbiamo effettivamente preoccuparci della diffusione di HpLV tra le nostre coltivazioni? Innanzitutto bisogna precisare che i sintomi del dudding disease causato da HpLV risultano essere incidenti in condizioni di alte temperature ed elevata illuminazione, condizioni che le nostre piante potrebbero non sperimentare mai se non per brevi periodi nel corso della coltivazione. Altro aspetto su cui deve ancora esser fatta piena luce è la possibile presenza di ceppi ipovirulenti di HpLV, in grado cioè di causare sintomi lievi e potenzialmente ridurre il danno dovuto a una successiva infezione ad opera di un ceppo associato a sintomi più gravi. In conclusione, in questo articolo abbiamo visto brevemente come virus e viroidi possono diffondersi tra le nostre piante e quali danni possano causare se non opportunamente controllati. Le principali armi che abbiamo a disposizione sono il controllo dei vettori oltre che l’accurata pulizia e igienizzazione dei nostri ambienti e strumenti di coltivazione. Tuttavia la prima linea di difesa deve essere rappresentata dai produttori vivaistici e di sementi, gli unici in grado di monitorare con costanti analisi di tipo molecolare tutte le piante madre e/o padre usate nella produzione di semi e talee e ricorrere, nel caso di infezione, a tecniche di coltura in vitro per risanare le piante colpite. Lo studio delle infezioni virali in Cannabis è una materia in continua evoluzione e solo con il suo approfondimento sarà possibile lo sviluppo di varietà resistenti a differenti tipi e ceppi di virus e viroidi. Per il momento rivolgiamoci sempre a vivai o produttori sementieri affidabili, e nel caso di sospette infezioni, proviamo a contattare enti di ricerca o università che potrebbero essere in grado di migliorare la conoscenza in questo campo.
MAP
Le infiorescenze di marijuana quando vengono raccolte ed essiccate possiedono delle specifiche qualità organolettiche ed un determinato profilo di cannabinoidi, che nel tempo vengono alterati attraverso dei processi di degradazione. Il modo in cui vengono conservati i fiori influisce notevolmente sulla velocità di degradazione della marijuana. Alcuni metodi di conservazione sono in grado di preservare maggiormente le qualità del raccolto e per periodi più lunghi.
LA DEGRADAZIONE DELLA CANNABIS
Per degradazione si intende quel processo di invecchiamento della marijuana a seguito del quale le qualità organolettiche subiscono una perdita e il profilo dei cannabinoidi viene alterato. I terpeni sono dei composti altamente volatili, responsabili dell’odore e del sapore della cannabis, che evaporano facilmente a temperatura ambiente; la degradazione porta ad una perdita dei terpeni e le qualità organolettiche risultano alterate. Il CBD e il THC sono tra i principali cannabinoidi presenti negli strains coltivati attualmente ed insieme ai terpeni sono i responsabili degli effetti psicotropi della marijuana, i processi di degradazione trasformano il THC in un altro cannabinoide conosciuto con il nome di cannabinolo, o CBN. Questo cannabinoide ha un effetto narcotizzante, produce sonnolenza al contrario del THC che risulta essere stimolante e sopratutto psichedelico.
La degradazione modifica anche l’aspetto delle infiorescenze di marijuana, infatti i fiori invecchiati assumono un colore giallognolo, facilmente distinguibile.
I FATTORI DI DEGRADO DELLA CANNABIS
I fattori che influenzano la degradazione delle infiorescenze di marijuana sono luce, umidità, ossigeno e temperatura. La luce è uno dei principali agenti di degradazione, i raggi UV nello specifico accelerano il processo di invecchiamento. L’umidità è la causa principale della comparsa di malattie fungine come la Botrytis cinerea, sebbene anche un tasso di umidità troppo basso favorisce la degradazione delle qualità dei fiori. L’ossigeno è un elemento presente nell’aria ed è uno dei fattori più importanti di degradazione, l’azione esercitata da questa molecola super reattiva è detta ossidazione. L’ossidazione è responsabile della conversione del THC in CBN.
La temperatura con cui viene conservata la cannabis influenza la velocità di degradazione, è necessario tenere in considerazione che la maggior parte dei terpeni evaporano a
Come conservare la cannabis in atmosfera modificata
temperature superiori i 18°C, inoltre il calore accelera le reazioni che portano alla conversione del THC in altri cannabinoidi.
METODI TRADIZIONALI DI CONSERVAZIONE
I metodi più diffusi per conservare i fiori di marijuana richiedono l’impiego di sacchetti di plastica con chiusura ermetica, contenitori di vetro, plastica e metallo oppure buste e contenitori specifici per il sottovuoto. Le buste di plastica con la zip sono la soluzione peggiore a lungo termine, in cambio i barattoli di vetro oscurati o i contenitori di metallo risultano preservare maggiormente le qualità della marijuana. È importante che la dimensione del contenitore sia adeguato alla quantità di
L’OSSIGENO È UN ELEMENTO PRESENTE NELL’ARIA ED È UNO DEI FATTORI PIÙ IMPORTANTI DI DEGRADAZIONE
Il MAP è una tecnologia di confezionamento che utilizza gas inerti per modificare l’atmosfera all’interno della confezione e prolungare la durata degli alimenti.
L’ossigeno presente nell’aria è uno dei maggiori fattori di degradazione, la tecnologia MAP sostituisce l’aria all’interno di una confezione con una miscela di gas inerti che costituiscono una barriera contro ossidazione, microrganismi e umidità indesiderata. Il
cannabis che si vuole stoccare, il contenitore deve essere riempito fino all’orlo in modo da eliminare la maggior parte dell’ossigeno presente all’interno. Un’ottima pratica per conservare le infiorescenze per lunghi periodi è di riporle all’interno di contenitori di vetro o metallo e successivamente chiuderli in una busta sottovuoto, infine riporre la busta all’interno di un frigo NO-FROST. Quando si decide di stoccare la marijuana il processo di essiccamento e cura deve essere completato prima di sigillare qualsiasi cosa.
MODIFIED ATMOSPHERE
PACKAGING
il rischio che le infiorescenze conservate vengano schiacciate è notevolmente ridotto, basti pensare alle buste di patatine.
COME FUNZIONA IL MAP
Per realizzare il confezionamento con atmosfera modificata è necessaria una macchina del sottovuoto o una termosigillatrice dotata di kit per l’iniezione di gas inerti. Sul mercato sono disponibili vari modelli, da quelli domestici che hanno un costo di poche migliaia di euro a quelli industriali in grado di produrre centinaia di confezioni al giorno. I gas generalmente impiegati sono l’azoto, l’argon e l’anidride carbonica, utilizzati singolarmente o miscelati.
Nell’industria della cannabis l’azoto è quello più diffuso, è un conservante alimentare allo stato gassoso, inodore ed estremamente sicuro per la salute. L’atmosfera modificata si può applicare ai contenitori e alle buste specifiche per il sottovuoto oppure alle buste tipo mylar.
Il processo prevede la creazione del vuoto all’interno della confezione che contiene la marijuana, successivamente viene immesso il gas inerte all’interno della confezione, riducendo la quantità di ossigeno all’1% e creando l’atmosfera modificata. Infine la confezione viene sigillata ed è pronta per essere conservata. Regolando la composizione del gas è possibile controllare l’umidità all’interno della confezione ed evitare che la marijuana si secchi eccessivamente. Un ottimo accorgimento è quello di inserire all’interno della confezione delle bustine per il controllo dell’umidità pri-
IL MAP È UNA TECNOLOGIA DI CONFEZIONAMENTO CHE UTILIZZA GAS INERTI PER MODIFICARE L’ATMOSFERA ALL’INTERNO DELLA CONFEZIONE
MAP ha iniziato a diffondersi anche nel settore della cannabis, sopratutto negli Stati dove è legale. L’impiego di questa tecnologia aiuta a rallentare la degradazione dei cannabinoidi e dei terpeni, preservando la qualità e la freschezza dei fiori per lunghi periodi. Anche
ma di procedere con il confezionamento. Anche con l’impiego della tecnologia MAP la luce rimane un fattore di degradazione, perciò è necessario utilizzare contenitori e buste oscurate per preservare al massimo le qualità della marijuana.
Legalizzazione in Germania
Testo: Markus Berger
COLTIVAZIONE LEGALIZZATA
IN GERMANIA?
Dal 1° aprile di quest’anno, la cannabis è stata depennata dagli allegati I e III della legge sugli stupefacenti (BtMG) in Germania. La legalizzazione inizialmente prevista si è trasformata in una legalizzazione parziale e, in ultima analisi, in una forma lieve di liberalizzazione, che comporta numerose insidie. Sussiste persino un divieto di consumo basato sull’età e sul luogo, cosa che non esisteva prima del cambiamento! Inoltre, le norme per la coltivazione domestica sono le più assurde possibili. Soft Secrets ve lo spiega...
Da quando la Legge sulla cannabis (CanG) è entrata in vigore all’inizio di aprile, i cittadini tedeschi possono coltivare fino a tre piante di cannabis nelle loro abitazioni. La versione originale della legge parla di adulti “il cui luogo di residenza o residenza abituale risulta essere Germania da almeno sei mesi”.
Ogni persona può acquistare fino a cinque talee e fino a sette semi ogni mese. Secondo il paragrafo 4, comma 2 della CanG, i semi e le talee possono essere ottenuti sia da altri Paesi dell’UE che, presumibilmente, dalla Germania, poiché la vendita di semi e talee di cannabis all’interno della Germania si trova in una zona grigia dal punto di vista legale. La polizia ha visitato alcuni punti vendita tedeschi che hanno venduto semi e talee dopo l’emendamento della legge e ha confiscato prodotti di propagazione. Probabilmente i loro avvocati non avevano valutato la situazione in anticipo.
Non sussiste un divieto esplicito di vendita di semi e talee per i negozi tedeschi. I semi e le talee possono essere commercializzati anche all’interno delle “associazioni di coltivazione” tedesche (paragonabili ai social club della cannabis spagnoli). “Se i semi e le talee vengono trasferiti in modo misto, si può dare al massimo un totale di 5 semi e talee”, prosegue il testo della legge. In sintesi, è legale il possesso di un massimo di 50 grammi di cannabis pronta per uso personale a persona, quantità da 50 a 60 grammi sono un
reato minore e tutto ciò che va oltre è considerato reato penale e sarà dunque punito con il carcere proprio come avveniva in precedenza. La cosa assurda è che gli avvocati spiegano come chiunque coltivi anche una sola pianta prima o poi sarà destinato a superare i 50 o 60 grammi di peso per pianta (compresi gli steli e le foglie!) - e diventerà quindi un criminale.
Se le Autorità dello Stato dovessero presentarsi e determinare il peso delle piante nell’ambito di un’ispezione, non dovrebbero essere pesati solo i fiori secchi, ma anche la massa fogliare risultante, anch’essa dichiarata bene di consumo, ma che in genere non viene raccolta e consumata (tranne... per gli estratti dai residui di taglio). Questo significa che ogni pianta di cannabis normale supererebbe in breve tempo i 50 grammi consentiti - ogni coltivatore domestico sarebbe automaticamente perseguibile, potenzialmente senza rendersene conto, perché il testo di legge legittima fino a tre piante femmina!
La CanG è tutt’altro che sofisticata in questo caso, perché i responsabili non hanno chiesto consulenze, sebbene avrebbero potuto essere ascoltati diversi esperti in materia. Questo rende la coltivazione domestica un’impresa che dovrebbe essere intrapresa con estrema cautela se il coltivatore non vuole entrare in conflitto con la legge. Resta da chiedersi cosa si possa fare con cinque talee e sette semi al mese. Anche in questo caso, la nuova legge è tanto vaga e illogica quanto
La legislazione sulla cannabis non ha alcun senso
NEL PEGGIORE DEI CASI, CHI
PRENDE PER BUONA LA CANG RISCHIA DI DIVENTARE UN BERSAGLIO SENSIBILE PER LA POLIZIA E LA PROCURA
sostanzialmente insensata. Nel peggiore dei casi, chi prende per buona la CanG rischia di diventare un bersaglio sensibile per la polizia e la procura. Ed è ancora più incredibile, dal momento che il legislatore tedesco evidentemente non conosce il proprio sistema giuridico: nei primi tre mesi dopo la liberalizzazione, vengono espressamente consentiti anche 50 grammi (a casa) o 25 grammi (in pubblico) provenienti dal mercato nero, poiché i raccolti della propria coltivazione e i club di coltivazione potrebbero non essere ancora disponibili. Secondo il Ministero Federale della Salute, il possesso di queste quantità per uso personale resta “impunito, a prescindere dal contenuto specifico di THC e dall’origine”. Ma ora arriva il grande ma: qualche anno fa, la legge sul riciclaggio di denaro in Germania è stata riformata in maniera drastica.
E questo al punto tale che chi acquista cannabis dal mercato nero non è più colpevole di riciclaggio di denaro ai sensi della legge sugli stupefacenti, ma ora - cosa ben più grave – si rende colpevole di riciclaggio di denaro e deve di conseguenza rive-
lare la provenienza della marijuana o dell’hashish illegale per non essere giudicato reo di evasione fiscale o di copertura di reati perseguibili ai sensi della legge sul riciclaggio di denaro! Se si valuta la situazione con occhio fine, in questo caso il legislatore richiede la commissione di un reato.
A tal proposito - per chiudere il cerchio - la cannabis che coltivate non può essere ceduta. Né a livello commerciale né in qualsivoglia altra circostanza. Il materiale coltivato in casa può essere consumato solo dal coltivatore; secondo la CanG, anche le coppie sposate non possono condividere la cannabis coltivata in casa. Chiunque violi questo regolamento può essere punito con una pena detentiva che può arrivare fino a tre anni o a una multa.
Buona coltivazione!
Fonte: www.recht.bund.de; www.bundesgesundheitsministerium.de
Intervista
Di Fabrizio Dentini
Soffrire di fibromialgia nella capitale, la storia di Daniela
Daniela Romeo ha cinquantadue anni è insegnante di scuola secondaria e vive a Roma. Nel 2007 soffre un incidente stradale e tale evento traumatico accelera il decorso della sua malattia: la fibromialgia. Questa è la sua storia, esempio fulgido di coraggio stoico, pazienza tetragona e voglia di vivere una quotidianità scevra dal dolore.
Buongiorno Daniela, intanto cosa significa convivere con la fibromialgia?
La mia vita è basata sul mio stato di salute, dipendo dal mio lavoro e vivo da sola. Ci sono giorni che mi sembra di sopravvivere più che vivere.
Quando hai avuto la diagnosi e come sei stata trattata con la medicina ortodossa?
Nel 2008 disperata per la mia condizione di salute, dopo aver fatto mille terapie, analisi, radiografie, TAC, una mia collega m’indirizzò verso un neurologo dell’Umberto I di Roma, il Dottor Renzo Guglielmi il quale mi prese in cura per circa due anni. Ho preso anti epilettici, antidepressivi e miorilassanti, ma senza alcun risultato. Fu egli che, vedendo che il dolore non rispondeva a nessuna cura, mi mandò da una famosa reumatologa della stessa struttura, la Dott.ssa Manuela Di Franco, la quale, nel luglio del 2010, mi diagnosticò la “sindrome fibromialgica”. Il protocollo medico che cominciai a seguire e che si è rivelato inefficace e dannoso per la mia salute, era a base di antidepressivi, anti epilettici, FANS e, dal 2011, anche oppioidi. Così, oltre a dover fare da cavia umana, ho subito miliardi di effetti collaterali e sviluppato la steatosi epatica.
Gli anti epilettici, invece di rilassarmi i muscoli, mi provocavano tremori agli arti, l’Expose, un miorilassante mi ha bloccato completamente le gambe, lo Xanax mi ha fatto perdere il senso della realtà e causato, per questo, paura profonda e un attacco di panico, infine, gli oppioidi ti rendono apatico e ti fanno chiudere in te stesso con grandi difficoltà a vedere lateralmente e percepire la distanza...Non so nemmeno più quanti specchietti della macchina ho rotto...
Come hai scoperto nella cannabis un valido alleato terapeutico?
Già da tempo cercavo cure alternative a quelle allopatiche, provando e fallendo miseramen-
te, facendomi abbindolare da vari integratori che non hanno avuto nessuno risultato ma che ho preso per disperazione. Sono diventata farmacoresistente e il mio corpo mi chiedeva di disintossicarmi.
Finalmente, nel 2015, una mattina, mentre mi dirigevo a lavoro su Radio Due sento parlare di cannabis terapeutica che, usata in un ospedale di lunga degenza, aveva fatto camminare
mi sono venduta anche i miei pochi gioielli. Insieme ad altri pazienti abbiamo portato la nostra voce in Senato e manifestato il nostro disagio. Dopo lunghe trafile e giri di ospedali, nel dicembre del 2019, sono riuscita ad entrare in erogazione gratuita all’ospedale Gemelli di Roma.
Quale è la tua posologia quotidiana?
In precedenza, per quasi due anni, ogni due mesi circa l’ospedale mi erogava 30 grammi di Bedrocan (thc) in infiorescenze da vaporizzare e 90 capsule decarbossilate per combattere il
fare bastare e lo prendo alla bisogna se non ho altre alternative.
Quale genetiche hai utilizzato?
Quelle importate o quelle prodotte in Italia?
Con il Dottor Privitera avevo ricercato le mie genetiche provandone l’efficacia con il passare del tempo. Quelle che mi aiutano sono tutte olandesi e importante anche perché l’Italia non produce più nulla perché il prodotto era poco e scadente. Quando in ospedale non è reperibile il farmaco ed ho disponibilità economiche (raramente) lo acquisto privatamente in
anziani che da anni stavano sulla sedia a rotelle. Corsi dalla mia reumatologa, ma lei non sapeva come aiutarmi. Grazie ad internet e ai social media sono approdata al Dottor Carlo Privitera, con il quale, da settembre 2016, ho intrapreso un nuovo percorso di cura, disintossicando il mio povero fegato e riacquistando anche una nuova voglia di vivere .
Quali effetti collaterali ha la cannabis terapeutica e al momento come la reperisci?
Gli unici effetti collaterali della cannabis sono la difficile accessibilità alla prescrizione, il costo e la reperibilità nelle farmacie. Dal 2016 al 2019, per avere la continuità terapeutica,
dolore. Come miorilassante e antinfiammatorio ricevevo 30 capsule di Bedrolite (cbd) e, per dormire, 30 capsule di Bedica (thc) e 30 grammi d’infiorescenze da vaporizzare. La spesa complessiva superava i 900 euro. Purtroppo quando è cambiato il Direttore Generale dell’ospedale, la posologia che mi stavano fornendo venne considerata troppo costosa e quindi interrotta.
E come è stata sostituita?
Con una misera boccetta di Bedrocan da 50 ml di olio e 5 grammi di principio attivo. Secondo il terapista del dolore del Gemelli, dovrei assumere 40 gocce al dì, ma siccome passano anche due mesi e più per riaverlo me lo devo
farmacia, circa 200 euro per 20 grammi più 60 euro per la preparazione galenica. Per avere la mia terapia completa dovrei pagare intorno alle mille euro.
Sei mai stata costretta a rivolgerti al mercato nero?
L’unica volta che mi sono rivolta al mercato nero era in agosto ed ho acquistato una vera schifezza.
Riesci a coniugare il tuo quadro clinico con il lavoro?
Negli ultimi anni mi sono assentata spesso dal lavoro, ma se avessi più terapia starei sicuramente molto meglio.
Coltivare con Robert B.
Robert B.
Riscaldare produce sostanze cancerogene
COME CUCINARE IN MODO CORRETTO
CON L’OLIO DI SEMI DI CANAPA
E
L’OLIO DI
RESINA DI CANAPA
Prima di tutto bisogna fare una distinzione fra olio di semi di canapa e olio di resina di canapa. Il primo è un prodotto alimentare estratto dai semi di canapa, che a loro volta non contengono sostanze psicoattive. In passato, gli unici effetti psicoattivi dell’olio di semi di canapa erano dovuti alle incrostazioni di semi cadute nell’olio durante la spremitura. Questo non accade più se si utilizza il giusto tipo di canapa coltivata per le fibre o se si lavano i semi di canapa. L’olio di canapa psicoattivo che contiene cannabinoidi come principi attivi, invece, si ottiene dalle parti del fiore che si trovano vicino ai semi. I fiori di Sinsemilla non contengono nemmeno semi di canapa. Per essere più precisi, si dovrebbe parlare di olio di resina di canapa. Il termine ‘olio di canapa’ genera molta confusione.
Molti oli vegetali non sono adatti alla frittura perché si decompongono a causa dell’azione del calore. Le loro preziose proprietà nutrizionali si perdono in parte o completamente e il calore favorisce anche la produzione di sostanze cancerogene. Inoltre, ogni olio vegetale ha un determinato punto di ebollizione. Se si utilizza l’olio vegetale sbagliato, il punto di ebollizione è più basso e se l’olio bolle, il rischio d’incendio è maggiore. La sola presenza in cucina di olio vegetale bollente può essere dannosa per le vie respiratorie. Per questo motivo, un estratto di CBD disciolto in olio vegetale non deve essere fumato o ingerito. L’inalazione di oli vegetali bolliti è assolutamente sconsigliata. Gli oli essenziali (e altri oli adatti) sono consigliati solo per questo utilizzo.
Molti componenti dell’olio di resina di canapa hanno anche un punto di ebollizione basso e volatilizzano in poco tempo. Alcuni terpeni, che sono componenti essenziali dell’odore e del gusto, volatilizzano anche a temperature ambiente elevate. Molti consumatori guardano innanzitutto al contenuto di THC dell’olio. Questo principio attivo, che fa sballare, ha un
punto di ebollizione di circa 157° centigradi. Il CBD, prediletto da un’altra categoria di consumatori, bolle a 160-180° centigradi. Il CBN bolle a 185° centigradi e il THCV a 220° centigradi. A questa temperatura massima, la marijuana finisce per bruciare. Quindi, anche l’olio di resina di canapa non dovrebbe essere riscaldato eccessivamente. Tuttavia, la maggior parte del contenuto di THC (o CBD) è presente solo sotto forma di precursori (cioè THCA e CBDA), che non avranno l’effetto desiderato sull’organismo. Questi acidi vengono convertiti in principi attivi assorbibili per effetto del calore a 80-140° centigradi. Questo processo è chiamato ‘decarbossilazione’. È possibile riscaldare un materiale di partenza per 20-120 minuti. Se il tempo di esposizione è minore, si deve scegliere una temperatura più elevata e viceversa. In una canna che brucia, bastano 2 secondi.
Per questo motivo, riscaldare prima del consumo effettivo è estremamente importante. Tuttavia, riscaldare in modo eccessivo o prolungato può avere un effetto controproducente e disgregare il THC.
Chi ricerca gli effetti psicoattivi del THC deve sapere che continua a modificarsi quando viene esposto all’ossigeno e non ha più il suo effetto originale. Pertanto, il materiale di partenza dovrebbe essere riscaldato solo poco prima di essere consumato e dovrebbe essere protetto dall’ossigeno. Per l’assunzione orale, bisogna anche ricordare che l’olio di resina di canapa non è idrosolubile ed è quindi consigliabile scioglierlo in grassi o altri vettori. Il motivo per cui si usa sempre il burro nella preparazione dei brownies è che favorisce l’assorbimento dei principi attivi attraverso la digestione.
Si è sempre saputo che l’olio di semi di canapa non è adatto alla frittura perché non tollera le temperature elevate. Per questo motivo, di recente, durante i cooking show delle fiere della canapa Cultiva e Cannabis XXL, i visitatori han-
la salute. Per questo motivo diverse persone assumono capsule di olio di pesce contenenti questi acidi grassi, il che non è positivo per gli oceani che sono già sfruttati in modo eccessivo, poiché il rapporto di 1 a 4 non è nemmeno lontanamente raggiungibile con moltissimi integratori di omega 3 e omega 6.
I semi di canapa possono essere ottenuti in modo ecologico attraverso la coltivazione domestica. Sia i semi che l’olio che se ne ricava sono saporiti. Dipende tutto non tanto dalla quantità quanto dalla regolarità e dalla freschezza dell’olio di semi di canapa. I semi e l’olio di canapa dovrebbero sempre provenire dal raccolto dell’anno in corso o di quello precedente. Una volta aperta una bottiglia, dopo qualche settimana di esposizione all’ossigeno, l’olio perderà le sue qualità, che saranno distrutte anche dall’effetto della luce. Per questo motivo, per un consumo rapido sono preferibili
LE LORO PREZIOSE PROPRIETÀ NUTRIZIONALI
SI PERDONO IN PARTE O COMPLETAMENTE E
IL CALORE FAVORISCE ANCHE LA PRODUZIONE DI SOSTANZE CANCEROGENE
no chiesto come cucinare, friggere e cuocere correttamente usando l’olio di semi di canapa. Tra le risposte che vale la pena ricordare, più o meno sulla stessa linea, Danny Wagenfeld ha detto che in cucina l’olio di semi di canapa
chi consuma olio di resina di canapa ad alto contenuto di THC negli alimenti corre il rischio di una sgradevole overdose che dura per ore e che può ridursi prima se l’olio viene solo inalato. Poiché l’effetto dell’inalazione inizia
dovrebbe essere usato solo per cuocere e friggere a basse temperature. Quando si prepara il burro di canapa, si dovrebbe considerare un massimo di 80° centigradi, altrimenti il limite massimo consigliato è di 140° centigradi. Se non si conosce la temperatura dell’olio durante la frittura, è meglio non utilizzare l’olio di semi di canapa ed evitare di sprecarlo.
Quando s’inforna, invece, la temperatura può essere regolata in modo estremamente preciso e, quindi, maneggiare l’olio di semi di canapa o l’olio di resina di canapa in modo sicuro non è affatto un problema. Tuttavia,
dopo pochi minuti, e non dopo 30 o 60 minuti come nel caso degli alimenti, il dosaggio può essere più sicuro.
Grazie al contenuto di acidi grassi polinsaturi omega 3 e omega 6 in un rapporto di 1 a 3, i semi di canapa o l’olio di semi di canapa sono molto salutari. Il rapporto ottimale per il consumo umano di questi acidi grassi omega - da assumere in modo costante tramite l’alimentazione, dato che l’organismo non è in grado di produrli da solo - è di 1 a 4. Una carenza - che dovrebbe essere evitata attraverso l’assunzione regolare di questi acidi nella dieta - può avere ripercussioni negative per
Nonostante la loro quantità infinitesimale, questi acidi grassi omega 3 e omega 6 sono importanti per la salute. Chi assume con regolarità semi di canapa freschi oppure olio di semi di canapa fresco in media è meno colpito da malattie o lo è in modo meno grave e la sua aspettativa di vita aumenta.
Questi acidi grassi possono anche avere un impatto positivo sulle malattie mentali e quindi incrementare notevolmente il benessere. Ma mi fermo qui. Ulteriori dettagli andrebbero ben oltre l’argomento trattato in questo articolo. Finora le ricerche non sono state esaustive e, pertanto, non è possibile fare affermazioni precise. Apparentemente non esistono effetti negativi dell’olio di semi di canapa. Vi farà solo bene, non male.
L’olio di semi di canapa può essere utilizzato per cuocere al forno, cuocere al vapore e condire le insalate. Molte persone ne assu-
bottiglie in vetro marrone di piccole dimensioni o contenitori sigillati. È quindi sufficiente consumare circa un cucchiaio di olio di semi di canapa al giorno a persona per poter escludere con sicurezza una carenza. Presumibilmente, anche un cucchiaino di questo prezioso nutriente sarebbe sufficiente.
mono semplicemente un cucchiaio al giorno. Consumare l’olio di semi di canapa puro è solo questione di gusto. Potete anche mescolare il vostro muesli quotidiano con i semi di canapa in proporzione 1 a 1. Anche in questo caso, l’olio di semi di canapa verrà assorbito dall’organismo.
Hemporium
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Coltiviamo
Di Stoney Tark
RISOLUZIONE DEI PROBLEMI DURANTE LA FASE DI FIORITURA
Coltivare piante di cannabis vincenti e degne della prima pagina di una rivista di cannabis è più facile a dirsi che a farsi. Possono volerci anni per trovare il tocco magico e lungo il percorso le lezioni da imparare sulla fioritura della cannabis sono davvero tante. In questo articolo vi spiego quali sono alcuni dei problemi più diffusi che può trovarsi a dover risolvere un coltivatore alle prime armi. È meglio essere a conoscenza dei potenziali pericoli in agguato dietro l’angolo, prepariamoci quindi a risolvere gli eventuali problemi che potrebbero presentarsi.
Le temperature sono eccessivamente elevate
Possono essere diversi i motivi per cui le temperature della vostra stanza di coltivazione indoor si rivelano troppo elevate. Può darsi che il clima esterno sia caldo, oppure che l’impianto di estrazione non funzioni come dovrebbe. Le temperature elevate provocano solo stress da calore e favoriscono la formazione di muffa sulle cime. Il modo migliore per affrontare il caso di una stanza di coltivazione eccessivamente calda durante la fase di fioritura è quello d’investire in nuovi dispositivi di estrazione di qualità superiore, oppure di lasciare accese le luci di notte, quando le temperature esterne sono più basse.
Le temperature sono eccessivamente basse
Di frequente le stanze di coltivazione possono essere fredde, soprattutto se si vive nel Nord Europa. Durante i mesi invernali, le temperature esterne possono scendere a livelli molto bassi, il che significa che il coltivatore indoor ha tantissimo lavoro da fare. Le stanze di coltivazione fredde possono causare radici fredde, piante con crescita stentata e rese scarse. La temperatura della stanza dovrebbe aggirarsi fra i 20 e i 24 gradi centigradi, con un calo a 17-18 gradi quando le luci sono spente. L’uso di un dispositivo di riscaldamento abbinato a un regolatore di temperatura e a un sensore consente di programmare e mantenere una temperatura costante.
I livelli di umidità non sono costanti
Le piante di cannabis in fioritura preferiscono crescere in un ambiente fresco e asciutto, con un livello di umidità compreso tra il 40% e il 50%. Mantenere un livello di umidità costante indoor può rivelarsi difficile durante la stagione invernale umida o se l’estate è estremamente calda e umida. Usare un deumidificatore è il modo più pratico per eliminare l’umidità in eccesso dall’aria e depositarla in modo sicuro fuori dalla stanza di coltivazione.
Le radici delle piante stanno ingiallendo
Le radici della pianta di cannabis sono estremamente importanti e determinano la salute e la produttività delle piante. Se avete notato che le radici sui lati e sul fondo dei vasi sono diventate gialle, potrebbe voler dire che si stanno producendo le prime fasi di marciume radicale. Il principale fattore scatenante della formazione di radici gialle e rigide è un’irrigazione eccessiva del substrato di coltivazione. Questo può accadere con facilità durante la fioritura e, se non si risolve il problema, le piante faranno fatica ad assorbire correttamente le sostanze nutritive e produrranno cime di bassa qualità.
Sulle foglie compare una sostanza bianca polverosa
I coltivatori alle prime armi possono sbagliarsi nel ritenere che lo strato bianco e lanuginoso che si forma sulle foglie a ventaglio e sulle foglie più piccole sia resina. In realtà, questa polvere bianca è costituita da spore che si sono depositate nel tessuto fogliare.
Vedo che sulle cime si formano delle ragnatele
Questo è davvero lo scenario da incubo per eccellenza che ritengo debba affrontare ogni coltivatore a un certo punto della propria carriera di appassionato dal pollice verde.
Se si notano ragnatele attorno alle cime e alle cole superiori, significa che si è in presenza del ragnet-
Dieser Grower leidet unter einem schlimmen Spinnmilbenbefall, seine Ernte ist ruiniert.
Una volta attecchito, questo patogeno aereo si sviluppa e si diffonde ad altre piante. Gli elevati livelli di umidità e lo scarso flusso d’aria possono essere la causa principale di un forte problema di oidio, cercate quindi di mantenere l’aria fresca e fate andare il ventilatore in modo che crei corrente attorno alle cime.
Le cime sono di colore grigio e diventano morbide
Se si controllano le proprie cime e si nota che hanno la consistenza di un morbido zucchero filato e che iniziano a staccarsi dalle mani, può subentrare il panico e a quel punto ci si chiede cosa sia successo. La muffa può infettare le cime di cannabis dall’esterno e, nel peggiore dei casi, dall’interno.
In genere sono le cime dense con poco flusso d’aria a produrre la muffa, che però, una volta penetrata nella coltura, può diffondersi da una pianta all’altra. Mantenete un livello di umidità che si aggiri attorno al 40% usando diversi ventilatori a oscillazione che soffino verso il centro e le parti alte della chioma della pianta.
to rosso. È possibile ordinare online alcuni acari predatori Phytoseiulus Persimilis per combatterli, ma il tempo è senza dubbio un fattore essenziale. I ragnetti rossi possono essere tenuti a bada con l’esperienza, ma possono anche rovinare un intero raccolto se non vengono eliminati in tempo.
Le mie conclusioni
Non tutti sono in grado di coltivare piante come avviene per i migliori coltivatori di Instagram o sulle riviste, ma conoscere i potenziali problemi che si possono verificare vi darà sicuramente un vantaggio. Per tutti i problemi a cui abbiamo fatto accenno, esistono soluzioni preventive che consentono di evitare che si verifichino e anche dell’ottima tecnologia che aiuta i coltivatori indoor a comporre un ambiente ottimale.
Il mio consiglio è quello d’investire saggiamente in regolatori di temperatura, dispositivi di riscaldamento, deumidificatori e ventilatori oscillanti multipli.
In bocca al lupo per la fase di fioritura e siate pronti ad affrontare qualsiasi potenziale problema!
Cannabis
Testo e immagini: Derrick
Bergman/ Gonzo Media
IL PRIMO COFFEE SHOP DI SNOOP DOGG AD AMSTERDAM
L’estate del 2024 non è stata male per Snoop Dogg. La leggenda dell’hip hop, 52 anni, attore e figura di spicco nell’ambito della cannabis a livello mondiale, ha rubato la scena come commentatore ai Giochi Olimpici di Parigi, ha aperto il suo primo dispensario a Los Angeles e il suo primo coffee shop ad Amsterdam. Soft Secrets è poi (ovviamente) andata a visitare il coffee shop in questione.
Calvin Cordozar Broadus Jr. continua a sorprendere tutti. Il suo annuncio, alla fine del 2023, di aver smesso di fumare, è arrivato come una bomba ed è stato considerato quasi alla stregua di una “breaking news” mondiale. Si è però rivelato una trovata pubblicitaria per i bracieri senza fumo. Durante i Giochi Olimpici di Parigi, seduce tutti con le sue mise eleganti e i suoi commenti esilaranti. Il ragazzo è tanto simpatico quanto cool. Snoop ha presenziato all’apertura del primo punto vendita di erba legale negli Stati Uniti, il 14 luglio a Los Angeles. Il nome del negozio è un acronimo: S.W.E.D. I fan sanno che queste lettere stanno per Smoke Weed Every Day
(Fuma erba ogni giorno), dalla canzone The Next Episode di Dr. Dre, con Snoop Dogg. Quando l’omonimo coffee shop ha aperto ufficialmente ad Amsterdam il 1° agosto, Snoop si trovava ancora a Parigi. Per la pubblicità, la sua assenza non ha avuto molta importanza: il suo nuovo coffee shop ha ricevuto attenzione da tutto il mondo.
È quasi impossibile aprire un nuovo coffee shop ad Amsterdam. Snoop Dogg ha firmato un accordo di licenza con il proprietario e titolare del coffee shop Funky Munkey, sulla Marnixstraat. Rachid Bahida è il proprietario di diversi coffee shop ad Amsterdam. In precedenza aveva firmato un accordo di licenza con il pugile Mike Tyson, per il suo coffee shop Softland sulla Spuistraat. Da marzo 2023 si chiama Tyson 2.0.
Il Comune di Amsterdam non è contento della tendenza delle star mondiali a dare il proprio nome a un coffee shop. È illegale per i coffee shop effettuare qualsiasi tipo di pubblicità. Ty-
nome può indicare solo che si tratta di un coffee shop’. “Indagheremo per verificare se ciò sia o meno consentito dalla normativa sulla pubblicità”, ha dichiarato il portavoce. Secondo l’avvocato olandese Maurice Veldman, specializzato in cannabis, Snoop e Tyson non hanno nulla di cui preoccuparsi. In una rubrica su un sito web olandese scrive: “Fare pubblicità ai coffee shop non equivale a fare pubblicità alle droghe. Si può aggiungere alla facciata di un coffee shop il testo ‘Coffee shop S.W.E.D.’ oppure ‘Coffee shop Mike Tyson 2.0’, perché questo non fa riferimento alla cannabis. Non deve esserci l’immagine di una foglia di cannabis, cosa che in questo caso non c’è. Solo gli intenditori sanno cosa significa S.W.E.D., ma queste lettere non incoraggiano certo l’ignaro passante a fumare erba. Non entra casualmente a contatto con la cannabis”.
Quando visito S.W.E.D. un martedì pomeriggio di settembre è tranquillo, ma non certo vuoto. Il responsabile portoghese è cordiale
son 2.0 ha ricevuto una lettera dal Sindaco di Amsterdam Femke Halsema dopo che l’anno scorso Tyson ha visitato il suo coffee shop e i clienti hanno potuto vincere un Meet & Greet con lui spendendo almeno 95 euro. Il Sindaco ha avvertito che questa azione costituisce una violazione del divieto di pubblicità nei coffee shop.
Anche Snoop Dogg non è sfuggito al Sindaco Halsema. La città sta indagando su come è strutturato l’accordo di licenza e se il nome S.W.E.D. violi o meno il divieto di pubblicità. Secondo un portavoce di Halsema, questo divieto implica ‘che un coffee shop nel proprio
e prepara un buon cappuccino. Dal menu dell’erba scelgo una Sunset Sherbert olandese. L’erba olandese costa fra gli 11 e i 16 euro il grammo, quella californiana parte da 30 euro il grammo. La Papaya Bombis è la più cara: 100 euro il grammo! Ma siamo ad Amsterdam. Tutto costa tanto. E non si viene qui solo per comprare cannabis, si viene anche per l’atmosfera che si respira.
Gli interni del negozio sono stati completamente rinnovati e contribuiscono a creare l’atmosfera del locale con qualità e stile. Un vero e proprio colpo d’occhio è dato dal mega poster di un dobermann seduto a un tavolo, circondato da tavoli più piccoli con posacenere. Il soffitto è un ottimo mash up di Delft’s Blue con forme Paisley e foglie d’erba. Bello anche il soffitto: la grande mano trasparente che compone la scritta Westside, in riferimento al quartiere di Los Angeles dove è cresciuto Snoop Dogg.
È bello rilassarsi qui e con l’hip-hop rilassato di Snoop non è facile annoiarsi. Dagli schermi alle pareti, la leggenda dell’hip-hop osserva da tutti i lati. Al piano inferiore c’è anche un seminterrato, con un’atmosfera più underground. C’è anche una terrazza, ma il permesso non è stato ancora finalizzato. Speriamo che lo sia presto, perché è un luogo davvero ideale per sedersi e rilassarsi guardando la gente che passa. Qualcuno dovrebbe informare Snoop che la strada chiamata Lijnbaansgracht, che passa dietro il negozio, è in realtà il luogo dove centinaia di anni fa, durante il Secolo d’Oro olandese, si produceva la tradizionale corda di canapa. Quindi S.W.E.D. si affaccia di fatto sul canale della canapa OG dell’Olanda!
S.W.E.D. - Marnixstraat 333, Amsterdam
Aperto tutti i giorni dalle 07.00 all’01.00
Home Grow
Di Robert B.
DIFFERENZE FRA LE STANZE DI COLTIVAZIONE
Ogni stanza di coltivazione è diversa
I coltivatori si conoscono nella vita reale o digitale e si scambiano consigli. Ciascuno di loro ha idee valide da condividere. Può capitare che chi segue i consigli rimanga poi deluso. Gli air pot, che promuovono l’ossigenazione delle radici, possono senza dubbio essere una soluzione ottimale per la coltivazione delle piante nelle cantine umide. Ma forse non si può dire la stessa cosa per le stanze di coltivazione particolarmente calde e secche, esposte a sud. È necessario scegliere un terriccio in particolare per gli air pot, come si fa normalmente per altri tipi di vasi e sistemi di coltivazione? Un ottimo consiglio può funzionare solo nel contesto giusto, altrimenti può risultare addirittura controproducente. Quando si scambiano idee, un coltivatore riceve un gran numero di informazioni. Ma vale anche la pena riflettere sulle informazioni ricevute e valutare se fanno al caso proprio. Per questo motivo, si dovrà parlare di dove posizionare la stanza di coltivazione, perché ogni location ha le sue caratteristiche. Queste caratteristiche, tuttavia, non devono essere considerate tipiche di ogni cantina o soffitta, devono essere considerate un riferimento generale.
CANTINE
Le cantine presentano il grande vantaggio di essere più fresche in estate e possono essere facilmente ventilate utilizzando l’aria interna o quella proveniente da un luogo fresco all’ombra degli alberi. In inverno, inoltre, è relativamente più facile riscaldarle rispetto ai sottotetti non isolati, dove lo scioglimento della neve potrebbe indicare che le piante devono essere spostate subito. Inoltre, in estate, le cantine possono essere tenute a una temperatura compresa tra 22 e 26°C durante le ore di luce. Il calore può essere generato da lampade NDL calde e la ventilazione può
saldamente con una pinza per fare in modo che si mantenga la giusta pressione nel tubo. La combustione genera anche umidità. Ma questo non è un problema perché, se la stanza rimane sufficientemente calda, sarà anche più ventilata e l’umidità verrà portata via. In assenza di ventilazione, invece, l’umidità rimarrà nell’ambiente e si svilupperà della muffa.
La cantina è anche una stanza ideale per la coltivazione con air pot e terriccio leggero e non richiede molta irrigazione. Uno svantaggio è che l’aria esce a livello del terreno, generando un ronzio che si sente nel resto della casa, a meno che il ventilatore non sia molto silenzioso. In assenza d’isolamento acustico al piano terra della casa, un ventilatore ronzante, che può anche far passare degli odori, potrebbe essere molto fastidioso.
SOFFITTE
Anche con una struttura isolata sul tetto, una stanza di coltivazione sotto il tetto è più esposta a un forte surriscaldamento in estate e a un eccessivo raffreddamento in inverno. I LED potrebbero essere una buona soluzione per l’estate e i sistemi d’illuminazione NDL per l’inverno. Tuttavia, il riscaldamento invernale potrebbe essere garantito da una stufa a gas, come abbiamo detto in precedenza. In una soffitta, lo spazio può essere ottimizzato solo se il tetto è piatto. Con un tetto inclinato, invece, lo spazio di coltivazione si riduce. Inoltre, in una soffitta, la scelta dei vasi e del terriccio può cambiare a seconda della stagione, considerato che l’evaporazione è maggiore in estate rispetto a quanto non avvenga in inverno. In queste stanze, a seconda della situazione, potrebbe risultare difficile far entrare aria fresca in estate. Naturalmente, è preferibile scegliere
LE CANTINE PRESENTANO IL GRANDE VANTAGGIO DI ESSERE PIÙ
IN ESTATE
essere garantita da un efficiente sistema di ventilazione. In inverno, invece, è necessario utilizzare un sistema di riscaldamento. Un dispositivo di riscaldamento a gas per uso interno con controllo termostatico creerà una ventilazione bassa e costante. Ma le bombole di gas devono essere sostituite regolarmente. La linea del gas collegata al dispositivo di riscaldamento deve essere fissata
una stanza rivolta verso nord oppure all’ombra. In questo modo, il lieve rumore del ventilatore o i minimi odori causati dalla ventilazione saranno meno fastidiosi.
APPARTAMENTI ESPOSTI A NORD
Un appartamento esposto a nord è una soluzione vantaggiosa da tutti i punti di vista. L’umidità è un
problema minore rispetto a quanto non avvenga nelle cantine e si possono raggiungere temperature più stabili rispetto a quelle di un tetto. L’aria fresca può essere aspirata per tenere la temperatura bassa in estate. Se la temperatura diventa troppo elevata, si possono utilizzare lampade a LED più fredde. Eventualmente, si può decidere d’illuminare la stanza di coltivazione in parte con lampade LED e in parte con lampade NDL per assicurarsi di raggiungere e non superare la temperatura giusta. Se l’appartamento non si trova al piano terra, l’espulsione dell’aria dalla casa è piuttosto facile.
APPARTAMENTI ESPOSTI A SUD
Il lato sud di un edificio tende a surriscaldarsi in estate, il che provoca forte evaporazione. Gli air pot con terriccio leggero si seccano velocemente. Naturalmente, il calore non è così elevato come in una stanza di coltivazione che si trova sotto il tetto, ma può rappresentare comunque un problema. Le lampade a LED sono preferibili in questo caso, almeno per l’estate, e potrebbero anche essere tenute accese di notte. Può fare una grande differenza aspirare l’aria fresca dal lato nord, mentre in inverno la differenza tra lato nord e lato sud non sarebbe così importante.
SALA MACCHINE
Non è necessario utilizzare necessariamente una sala macchine ma, per esempio, ci sono stanze in edifici industriali, cascine o altri edifici
che si possono affittare o utilizzare. A causa della configurazione open space e dei soffitti alti, le sale macchine in genere sono molto fresche in estate. In inverno, invece, possono diventare fredde e riscaldare l’intero locale può risultare oneroso. Si può ovviare al problema installando un paio di pareti in cartongesso o un soffitto in cartongesso, se si è abili nel fai da te. Naturalmente, il cartongesso non è l’unica soluzione. Un’altra possibilità è il pannello a trefoli orientati (OSB). Anche in questo caso, è possibile aspirare l’aria da una zona fredda dell’edificio e installare un sistema di riscaldamento a gas. Anche la scelta fra luci LED e NDL può fare la differenza. Se la stanza è abbastanza grande, si possono installare serbatoi di gasolio per il generatore di corrente e produrre elettricità senza dipendere dalla rete elettrica. Se la sala macchine non si surriscalda in estate, può essere utile posizionare le piante a crescita rapida sul lato sud o, comunque, creare una zona d’ombra.
VECCHIE STALLE O PORCILAIE CON VENTOLE DI SCARICO
Le stalle o le porcilaie con tetto piatto e ventilatori sul tetto sono piuttosto diffuse in campagna. I ventilatori di oggi aspirano l’aria in modo efficace, ma non possono essere utilizzati per una stanza di coltivazione, poiché non è possibile inserire un filtro a carbone attivo nel mezzo per eliminare l’odore delle piante. In genere è il vento a portare via l’aria e, con essa, l’odore.
Le ventole di scarico di queste e altre stalle, invece, sono particolarmente adatte all’estrazione dell’aria. Sono estremamente potenti. Inoltre, possono essere integrate con filtri a carbone e l’aria filtrata può essere aspirata direttamente dal capanno. I vecchi capanni tendono a essere freschi all’interno e si surriscaldano solo in estate per il calore sprigionato dagli animali. Se il capanno non è sufficientemente fresco, si può decidere di creare una zona d’ombra con la vegetazione, che può passare inosservata, sul lato sud.
FIENILI APERTI
In genere i fienili sono coperti da semplici tetti, le pareti resistono neanche al vento e ci sono anche
In inverno, non sono colpiti dalle muffe (dovute in genere all’umidità dell’aria). Tuttavia, per il bene delle vostre piante, dovrete predisporre un sistema di riscaldamento per favorire la ventilazione e, di conseguenza, ridurre l’umidità dell’aria. Assicuratevi che nessuna persona non autorizzata si avvicini a questo fienile aperto, che il ventilatore con il filtro a carbone elimini gli odori in modo efficace e che la neve rimanga sul tetto in inverno.
ROULOTTE O CONTAINER DA CANTIERE
Ci sono persone che vivono in roulotte da cantiere. Anche i container o i vagoni ferroviari vengono
dei lati aperti. Questi lati aperti possono essere in parte protetti da tavole e utilizzati per costruire una grow box. Le tavole possono essere a tenuta di luce, ma lasciano comunque passare le correnti d’aria. Tuttavia, se si utilizzano lamiere ondulate o altri pannelli strutturali a basso costo, questi spazi di coltivazione possono essere sia a prova di luce che di vento.
Se volete utilizzare i fienili aperti come stanze di coltivazione anche in inverno, dovrete isolare le pareti e creare una stanza anteriore per l’aria condizionata. Se i materiali strutturali non devono resistere alle intemperie e non devono sopportare carichi pesanti, potete allestire una stanza di coltivazione in uno di questi fienili aperti senza spendere molto denaro. Finché non coltivate piante in inverno, dovreste essere in grado di cavarvela con le tende da coltivazione modulari. I fienili aperti in genere sono freschi in estate.
non bruciare tutto con il dispositivo di riscaldamento in uno spazio così ristretto. Le lampade a vapori di sodio possono essere una buona scelta per l’inverno, perché sono più calde e svolgono la doppia funzione d’illuminare e riscaldare lo spazio. Potete anche utilizzare oggetti di seconda mano come ‘elementi decorativi’ o addirittura come piattaforma di copertura per nascondere il contenitore in giardino.
VECCHI BUNKER
È difficile che qualcuno abbia un vecchio bunker non accessibile a persone non autorizzate. Potete comunque costruirvi il vostro bunker, se lo desiderate. Scavare nel giardino e gettare le fondamenta attirerà ovviamente l’attenzione. Tuttavia, le imprese edili nel settore delle fiere o altri organizzatori di eventi offrono in affitto strutture leggere e veloci da costruire che possono essere montate e utilizzate come padiglioni. Si possono affittare anche tende di grandi dimensioni per
GIARDINI D’INVERNO O SERRE
La coltivazione in un giardino d’inverno o in una serra può evitarvi, in determinate circostanze, bollette dell’elettricità salate. In entrambi i casi, le piante ricevono il sole da est e da sud. Se utilizzate illuminazione artificiale per le vostre piante, la luminosità delle lampade sarà tale da far notare il vostro raccolto anche a grande distanza.
In un giardino d’inverno o in una serra, la temperatura e i livelli di umidità possono essere in qualche modo regolati mediante il riscaldamento o la ventilazione per creare buone condizioni per le piante. Quando questo avviene con le piante autofiorenti, è possibile ottenere anche due o tre raccolti l’anno. Altrimenti, si avrà un solo raccolto. Ciononostante, dovreste evitare di piantare la marijuana nel giardino interno di un condominio o, in ogni caso, in un giardino visibile dall’esterno, in strada, dove se ne può percepire anche l’odore. Sarebbe un errore fatale per il vostro raccolto.
feste o come spazi di stoccaggio temporaneo. Queste strutture vi offriranno lo spazio e la tranquillità necessari per far passare inosservati i vostri lavori di scavo e costruzione. Naturalmente non si dovrebbe scavare fino ai lati della struttura, ma si deve tenere presente che le pareti laterali possono scivolare verso il basso.
GIARDINI
Se avete a disposizione alcuni punti del giardino dove batte il sole, del buon terreno e acqua a sufficienza, potete piantare la vostra canapa all’aperto e raccogliere piante generose in autunno. Il requisito in questo caso è avere varietà adatte alla coltivazione all’aperto, che saranno pronte per la fine di settembre, se possibile.
utilizzati come abitazioni. Perché non usarli per coltivare marijuana? Le loro pareti offrono sufficiente isolamento. Lo spazio è ridotto, il che significa che non è necessario molto riscaldamento. Se possedete un grande appezzamento di terreno, potete scegliere se posizionare un container in pieno sole oppure all’ombra di un albero. Ci sono coltivatori che posizionano i container a filo del terreno per nasconderli. Tuttavia, in quella posizione è necessario evitare che venga esercitata pressione sulla parte superiore e sui lati.
Queste e, probabilmente, le casette di legno per i giardini sono altre soluzioni utili per le stanze di coltivazione e possono essere arieggiate con facilità con l’aria proveniente da una zona d’ombra. In inverno, è possibile utilizzare dei dispositivi di riscaldamento se la temperatura è troppo bassa. Naturalmente, bisogna fare molta attenzione a
Un’altra possibilità è costruire una vasca profonda da coprire successivamente con un tetto piatto che può essere vegetato. Un’altra opzione sono i silos mobili per il mais da foraggio posizionati a filo del terreno.
In ogni caso, avrete una stanza di coltivazione sotterranea con un tetto al di sopra che può essere vegetato. Le piante verranno quindi coltivate in un bunker sotto il livello del terreno. In tutte e tre le situazioni, si può sfruttare uno spazio fresco in estate. In inverno, invece, andrà riscaldato e arieggiato per eliminare l’umidità dell’aria.
Durante la costruzione del bunker, assicuratevi che non ci sia nulla che vada storto. In caso contrario, avrete difficoltà a dare spiegazioni. Se utilizzate un vecchio bunker, assicuratevi che non rischi di crollare e che sia adatto al vostro progetto. Se non è possibile installare ventole di aspirazione e scarico, il progetto è destinato a fallire fin dall’inizio.
Anche se le piante sono ben nascoste, il loro odore potrebbe comunque essere percepito nel periodo della fioritura e oltre. Questo significa che il giardino non deve confinare con percorsi pubblici o con le proprietà dei vicini ‘sbagliati’. Anche le persone giuste a volte ricevono visitatori sbagliati e i visitatori hanno un naso.
IN CONCLUSIONE
I suggerimenti che vi ho riportato sono solo alcuni dei modi tipici e atipici per coltivare marijuana in un luogo nascosto. Naturalmente, l’elenco è incompleto perché, per esempio, la cantina di un edificio può essere completamente diversa da quella di un altro. Se siete in grado di valutare una stanza, potete capire in anticipo se la userete o meno e come farlo.
Molti locali sono praticamente inutilizzabili. Molto spesso, se si usa il giusto approccio in ogni stanza, si può coltivare della buona marijuana.
Storia della cannabis
Di Olivier F
PLINIO IL VECCHIO: HISTORIA NATURALIS (77-79)
Plinio il Vecchio, Caio Plinio in latino, è uno scrittore e naturalista romano che scrisse un’enciclopedia in 37 volumi intitolata Storia Naturale (Historia Naturalis). In quest’opera, Plinio il Vecchio ha elencato 900 piante, fra cui la cannabis.
Plinio il Vecchio nacque nel 23 d.C. a Como, nell’Italia del nord.
Da giovane, il padre lo portò a Roma e affidò la sua educazione al poeta e generale Publio Pomponio Secondo. Appartenente alla classe sociale dei cavalieri romani, intraprese la carriera equestre nell’amministrazione imperiale.
Nominato amministratore imperiale nella Gallia Narbonese, iniziò a raccogliere osservazioni su geografia fisica, idrografia, meteorologia, fauna, flora, cerealicoltura, viticoltura e metodi di coltivazione adatti al clima.
La Storia Naturale è l’unico libro di Plinio il Vecchio giunto ai nostri tempi. In una lettera cita tutte le sue opere: Sull’arte di lanciare da cavallo (1 libro), De vita Pomponii Secundi (2 libri), Bella Germaniae (20 libri), I dubbi di lingua (8 libri), Continuazione della storia di Aufidio Basso (31 libri) e Historia Naturalis (37 libri).
Historia Naturalis è un’enciclopedia che raccoglie gran parte delle conoscenze dell’epoca. L’opera di Plinio il Vecchio fu realizzata sotto la direzione dell’imperatore romano Nerone.
I libri dal XII al XXVII trattano di botanica. Plinio raccolse tutte le conoscenze sulle piante dell’epoca. Queste opere sono il risultato della lettura di libri, di osservazioni effettuate in natura e di incontri con medici ed erboristi. Contengono informazioni sulla botanica delle piante, sulle loro proprietà officinali e “magiche” e sul loro uso alimentare.
LIBRI XIX E XX
CONTENGONO BRANI SULLA CANNABIS
“C’è la canapa, pianta utile per fare corde, e seminata in genere dopo che i venti occidentali hanno cominciato a soffiare e a portarla via: più la si semina fitta, più gli steli sono sottili. Il seme viene raccolto quando è maturo, dopo l’equinozio d’autunno.
Viene essiccato dall’azione del sole, del vento o del fumo. La canapa stessa viene raccolta subito dopo il raccolto e viene mondata e
pulita dai lavoratori durante la notte”. (Libro XIX, La natura e la coltivazione del lino e un resoconto di varie piante da giardino).
“Inizialmente la canapa cresceva nei boschi. Le foglie erano di colore più scuro ed erano più ruvide. Si dice che il suo seme renda gli uomini impotenti. Il succo dei semi elimina vermi e insetti dall’orecchio, ma a costo di un mal di testa.
La sua natura è così potente che quando viene versato nell’acqua, il succo di cannabis la coagula. Mescolato all’acqua potabile del bestiame, regola il transito intestinale.
La radice di cannabis, bollita in acqua, è utile per le articolazioni “bloccate”, ma anche per la gotta e disturbi simili. Le applicazioni di semi crudi aiutano nel trattamento delle ustioni, ma bisogna fare attenzione a rinnovare le applicazioni prima che si asciughino”. (Libro XX, Rimedi dalle piante del giardino).
PLINIO MORÌ NEL 79
DURANTE L’ERUZIONE DEL VESUVIO
Nell’antichità, altri scrittori fecero riferimento alla cannabis in testi scritti in greco o in latino.
Nel I secolo d.C., il farmacologo Pedanio Dioscoride scrisse un’opera intitolata De Materia Ledica, che fa riferimento alla cannabis: “La cannabis coltivata, che taluni chiamano cannabion, altri schoenostrophion e altri ancora asterion, è una pianta utile per fare corde forti. Le sue foglie sono come quelle del frassino. Emana un odore sgradevole e ha steli lunghi e cavi. I suoi semi hanno una forma sferica e mangiarne troppi riduce la potenza sessuale. Il succo dei semi freschi, versato nelle orecchie, è utile nel trattamento delle otalgie.
La cannabis selvatica, che alcuni chiamano hydrastina e i romani terminalis, ha steli come quelli della malva ma più ruvidi, più piccoli e di colore più scuro”. Il medico greco Claudio Galeno, nato nel 129 e morto intorno al 201, esercitò a Roma, dove curò diversi imperatori.
Fu autore di numerose opere, per un totale di 20.000 pagine. Fa riferimento alla cannabis in due delle sue opere. “Il seme della cannabis elimina i gas intestinali e disidrata a tal punto che chi ne ha mangiati troppi perde la capacità sessuale.
Alcuni spremono i semi quando sono ancora acerbi per ottenere un succo che utilizzano nel trattamento delle otalgie”. (De simplicium medicamentorum temperamentis et facultatibus, vol. XII).
“La pianta è in parte simile al pepe selvatico. Il seme è difficile da digerire, fa male allo stomaco e fa venire il mal di testa. Alcuni mangiano i semi fritti con i dolci. Io chiamo dolci i cibi serviti come dessert per incoraggiare la gente a bere. I semi portano una sensazione di calore e, se mangiati in grandi quantità, colpiscono la testa inviandovi vapori caldi e tossici”. (De alimentorum facultatibus. Vol. VI).
Colofon
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Traduzioni: Valefizz
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