camminiamo insieme
Bollettino della Parrocchia dei Santi Bassiano e Fereolo - Lodi Pasqua 2021 - n. 422 pro manuscripto
Una Pasqua“blindata”
Scrivo queste righe nei giorni in cui si sta approvando il DPCM che riguarderà anche le disposizioni circa i giorni della Pasqua che, ormai è certo, sarà “blindata”
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come titolano le principali testate giornalistiche. “Serrata di Pasqua” è un altro dei titoli più ricorrenti in questi giorni. Questa situazione certamente ci preoccupa e non può lasciarci indifferenti: gli indici del contagio che risalgono pericolosamente, il rischio “varianti” e, purtroppo talvolta, il comportamento irresponsabile di tanti, rendono necessaria questa chiusura. Pensavo che, alla fin fine, anche la Pasqua di Gesù
potrebbe prestarsi a questo tipo di interpretazione: un sepolcro serrato, blindato, sigillato. E gli apostoli? A porte chiuse, ci dicono i vangeli di Pasqua, barricati in casa per paura. Per non parlare di una chiusura ancor più preoccupante, benché metaforica: quella della mente e dei cuori, che i vangeli della Pasqua ci riferiscono, da parte dei “grandi” dell’epoca: Erode, Anna, Caifa, Pilato e di quanti hanno chiuso gli occhi davanti all’innocente crocifisso.
Ma la Pasqua di Gesù non si ferma qui: all’alba di Pasqua le donne trovano il sepolcro aperto, spalancato, la grande pietra sepolcrale rotolata via … E gli apostoli? Incontrano, tra lo stupore e la gioia, Gesù risorto che viene, a porte chiuse, e sta in mezzo a loro portando il dono della pace e della gioia pasquale. La Pasqua è la festa che sa comporre in sé la chiusura, apparentemente definitiva, di un sepolcro e la sua inaspettata riapertura nella vita nuova del risorto. La Pasqua è la festa della porta chiusa del cenacolo nel quale, però, il risorto non ha difficoltà ad entrare. La Pasqua è la festa dei cuori chiusi, serrati (… anche i nostri forse?) che nell’incontro con il Cristo Risorto si riaprono ad una nuova luce, ad una rinascita, a nuove possibilità di vita e di bene. Questa Pasqua “blindata”, sarà comunque Pasqua di Risurrezione per tutti e le chiusure forzate che ci attendono non potranno di certo impedire il nostro incontro con il Signore, la nostra libera adesione di fede a Lui e la possibilità di riaprire sentieri di speranza nel cammino dell’esistenza, certo faticoso e per tanti sofferto, ma che non si arresta, anzi ci si riapre davanti illuminato dalla luce del risorto. E dunque, seppur “blindata, serrata”, sia per noi la Pasqua, ancor più vera, dell’apertura del cuore, della mente, dell’intera esistenza, all’incontro con il risorto, fondamento della nostra speranza, garanzia di un nuovo futuro. È l’augurio che di cuore rivolgo a tutti voi, a tutte le famiglie della parrocchia, in particolare a chi sta maggiormente Auguri soffrendo per di buon a Pasqua le prove che dal vost e santa ro parro questo difficile don Elia, co co n do momento rie don A n Roberto ngelo. chiede.
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Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi Catechesi sul Triduo Pasquale a cura di don Roberto Abbà
La Pasqua di Gesù si colloca ogni anno come il momento cardine di tutto l’anno liturgico, il momento culminante della vita della Chiesa a tutti i livelli. Fin dai primissimi secoli, ancora prima che la liturgia prendesse la forma attuale, la celebrazione della Pasqua era il momento fondamentale nel quale celebrare tutto il Mistero di Cristo e tutta la nostra vita. È come un tesoro che apre alla contemplazione di ciò che sta al cuore della fede in Gesù. Sono centrali perciò le celebrazioni che compongono il Triduo Pasquale che imitando simbolicamente le ultime ore di Gesù portano il fedele a rivivere la morte e risurrezione di Gesù attraverso i sacramenti. Proviamo a ripercorrere brevemente il significato di questi giorni e delle liturgie che in esse vengono celebrate.
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Giovedì Santo 1 aprile La prima celebrazione è la Messa nella Cena del Signore, che si celebra la sera del giovedì santo. Spesso capita ancora di leggere o sentire che il giovedì santo è il primo giorno del triduo pasquale. In realtà i tre giorni che compongono il triduo pasquale sono il Venerdì Santo, il Sabato Santo e la Domenica di Pasqua. Ma il giovedì sera apre questi giorni del triduo con la commemorazione dell’ultima cena. La Messa in Coena Domini, o Cena del Signore commemora tre grandi misteri: l’istituzione dell’eucarestia, del sacerdozio ministeriale e il comandamento sull’amore fraterno (Messale Romano n. 5, p 136). I testi della liturgia della Parola richiamano anzitutto la Pasqua ebraica e il racconto dell’ultima cena di Paolo nella 1a Lettera ai Corinzi. Il Vangelo ricorda invece il comandamento dell’amore
fraterno che Gesù ha affidato ai suoi attraverso il gesto della lavanda dei piedi. Un gesto che il latino in modo molto più efficace chiamava mandatum, cioè consegna. Gesù ci consegna questo rito che vuole significare il servizio e la carità di Cristo, che venne non per essere servito ma per servire. L’ultimo atto di questa celebrazione è la reposizione dell’eucarestia nell’altare della reposizione. Spesso lo chiamiamo erroneamente sepolcro, ma non è questo il suo vero significato. Non rappresenta tanto il luogo della sepoltura del Signore, è piuttosto il luogo dove viene custodito il pane eucaristico per la comunione che sarà distribuita il giorno seguente, e il luogo dove adorare nel silenzio della notte, il Santissimo Sacramento lì custodito.
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Venerdì Santo 2 aprile Nel primo giorno del Triduo la celebrazione principale è l’Azione liturgica, una sola se ne può celebrare in una comunità parrocchiale. Si articola in tre momenti principali: la liturgia della Parola, l’adorazione della Croce e la Comunione eucaristica. La celebrazione si apre con l’ingresso in silenzio dei ministri che dinnanzi all’altare si prostrano. È significativo il rito del celebrante che si stende a terra avvolto dal silenzio dell’assemblea, dinnanzi all’altare spoglio senza tovaglie e privo di ogni arredo. La liturgia della parola, proclama uno dei Carmi del Servo sofferente tratto dal Profeta Isaia (prima lettura), proclama poi Cristo descritto nel rapporto sacerdote-vittima nella Lettera agli Ebrei (seconda lettura) e porta a scoprire colui che innalzato da terra sconfigge la morte nella lettura della Passione secondo Giovanni. La liturgia della Parola si chiude con la lunga preghiera universale: dieci intenzioni che spaziano dal Crocifisso alla preghiera per tutti i crocifissi del mondo. Una preghiera che ha davvero un respiro di universalità. Il secondo momento è l’Adorazione della Croce. La Croce viene portata solennemente e per tre volte innalzata dal celebrante che acclama
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l’antifona: “Ecco il legno della croce al quale fu appeso il Cristo salvatore del mondo”. E tutti si prostrano rispondendo: “Venite adoriamo”. È significativo (dove è possibile) che la croce sia velata e ad ogni innalzamento si toglie parte di quel velo che la ricopre. È il segno che con la morte in croce tutto è compiuto, tutto è svelato. La croce è portata perché venga vista. “Essi guarderanno colui che hanno trafitto”, così si chiude la lettura della Passione di Giovanni e così in questo giorno fa la Chiesa. La Croce viene adorata e (quando possibile) baciata da tutti i presenti. Non è solo un ricordo di un evento ma un atto carico di speranza: nella Croce si intravede l’efficacia salvifica del dono di Gesù. La celebrazione si conclude con la comunione eucaristica (presente solo nella liturgia latina) ma senza che il pane venga consacrato. Si consumano le particole consacrate nella Messa della Cena del Signore. E l’assemblea si scioglie nel silenzio. Il silenzio e la mestizia di questa liturgia non hanno il carattere di una liturgia funebre. Siamo piuttosto di fronte ad una contemplazione della salvezza che viene dal Cristo Crocifisso che dona tutto se stesso nell’atto di amore più grande.
Sabato Santo 3 aprile Il secondo giorno del triduo è dedicato al silenzio e alla preghiera. Non ci sono liturgie assembleari particolari (se non la liturgia delle ore) e l’attesa si fa carica di speranza. È il giorno del passaggio, è il giorno a cui spetta celebrare il momento più silenzioso e di abbassamento nella morte. Se l’incarnazione porta Cristo sulla terra, la sepoltura lo pone nel ventre della terra. In questo giorno è significativo passare dalle nostre chiese ancora spoglie. Chi entra e trova una chiesa silenziosa e vuota, la sola croce illuminata dai ceri, riceve già un messaggio che dice attesa, un vuoto che chiede di essere riempito. Le opere d’arte riprodotte in queste pagine sono di Jean Marie Pirot, in arte Arcabas, nato in Francia (in Lorena) nel 1926 e morto nel 2018. Artista eclettico, ha usato la sua straordinaria vena artistica per creare dipinti, sculture, incisioni, mosaici, vetrate in moltissime chiese, anche in Italia. Uomo di profonda fede, ha sostenuto di essere uno strumento nelle mani del Signore: “ho ricevuto degli occhi per vedere la bellezza di Dio, diceva - e ho voluto farne partecipi anche gli altri”.
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Veglia Pasquale 3 aprile La sera del Sabato Santo si celebra la Veglia Pasquale: la Madre di tutte le veglie. È un’esperienza davvero intensa (sarebbe bello viverla sempre ogni anno, o provare almeno qualche volta questa esperienza di grazia) che ha il suo inizio nell’oscurità della notte illuminata da un fuoco nuovo posto fuori dalla Chiesa, benedetto dal sacerdote, da cui si accende il Cero pasquale simbolo di Cristo risorto, che arderà nelle celebrazioni di tutto il tempo pasquale. Il segno della luce è il primo dei grandi segni celebrati nella veglia pasquale. Il sacerdote proclama poi solennemente l’Antico Annuncio della Pasqua, l’Exultet. Exultet è infatti la prima parola del praeconium paschale (annuncio della Pasqua), il canto liturgico con cui si annuncia alla comunità del clero e dei fedeli il mistero pasquale della redenzione, compiendo, nel contempo, il rito dell’offerta del cero. Cerimonia, testo e melodia, armonicamente fusi, celebrano la notte nella quale Cristo risorge per recare la salvezza all’umanità decaduta in conseguenza del peccato di Adamo. Il secondo segno è un lungo bagno nel fiume della parola di Dio. Dalla creazione, fino a ripercorrere la storia della salvezza e l’annuncio dei profeti, si proclamano i testi dell’Antico testamento prima di annunciare solennemente la risurrezione di Gesù con il canto festoso del Gloria accompagnato dal suono delle campane a festa. Il silenzio lascia lo spazio alla gioia incontenibile della Pasqua. L’altro grande annuncio della risurrezione è nel canto solenne dell’Alleluia che riprende ad esser cantato dopo tutta la Quaresima. Si proclama quindi il Vangelo della
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risurrezione. Dopo l’omelia del sacerdote ha luogo la liturgia battesimale. La veglia pasquale è da sempre la celebrazione nella quale si celebra l’iniziazione cristiana degli adulti, che si sono preparati a lungo per il loro battesimo. Dopo la benedizione dell’acqua i catecumeni ricevono il Battesimo e la Confermazione. Ancora oggi specialmente nelle chiese cattedrali questo rito viene celebrato. Anche l’assemblea dopo aver professato e rinnovato la propria fede viene aspersa con l’acqua benedetta. Si giunge così alla liturgia eucaristica, culmine della Veglia perché in essa si celebra il sacramento della Pasqua in modo pieno: il memoriale del sacrificio della croce e della presenza del Cristo risorto. Tutti i segni della notte pasquale: la luce, la Parola, l’acqua portano alla mensa eucaristica. Il Risorto sarò il nuovo in mezzo ai suoi nei segni del pane spezzato e del vino versato, memoriale della Pasqua. Siamo così al terzo giorno del triduo pasquale, il giorno della Pasqua di Risurrezione: un solo giorno che si dilaterà lungo i 50 giorni del tempo pasquale: un tempo offerto perché la vita possa sempre ricominciare, sempre e comunque!
Domenica 28 marzo
Domenica delle Palme e della Passione del Signore
Le celebrazioni si tengono tutte alla chiesa del Sacro Cuore, senza la Processione: ore 8.30 – 10.00 – 11.30 – 18.00. Prefestiva: sabato 27 ore 17.30.
Giovedì 1° aprile
Giovedì Santo
-- ore 8.30 - Ufficio delle letture e Lodi mattutine (a San Fereolo) -- ore 18.00 - Santa Messa in Coena Domini (al Sacro Cuore). Sarà omessa la lavanda dei piedi e la processione con l’Eucarestia -- ore 20.45 / 21.30 - Adorazione comunitaria (al Sacro Cuore)
Venerdì 2 aprile
Venerdì Santo
-- ore 8.30 - Ufficio delle letture e Lodi mattutine (a San Fereolo) -- ore 15.00 - Via Crucis (al Sacro Cuore) -- ore 20.30 - Solenne Azione liturgica del Venerdì Santo (al Sacro Cuore)
Sabato 3 aprile
Sabato Santo
-- ore 8.30 - Ufficio delle letture e Lodi mattutine (a San Fereolo) -- ore 20.30 - solenne Veglia Pasquale (al Sacro Cuore)
Domenica 4 aprile
Domenica di Pasqua
Tutte le celebrazioni al Sacro Cuore: ore 8.30 - 10.00 - 11.30 - 18.00
Lunedì 5 aprile
Lunedì dell’Angelo
-- ore 8.30 - S. Messa (al Sacro Cuore) -- ore 10.00 - S. Messa (al Sacro Cuore)
Le celebrazioni per la Settimana Santa Le celebrazioni del Triduo in diretta streaming sul canale YouTube della Parrocchia Giovedì 1, ore 18.00 Santa Messa in Coena Domini Venerdì 2, ore 20.30 Solenne Azione liturgica del Venerdì Santo Sabato 3, ore 20.30 Solenne Veglia Pasquale Domenica 4, ore 10.00 Solenne Santa Messa nella Domenica di Pasqua
Confessioni in preparazione alla S. Pasqua
-- venerdì 19 marzo - ore 18.00: per 5a elemen-
tare (a San Fereolo)
-- sabato 20 marzo - ore 16.00 / 17.00: per tutti
(al Sacro Cuore)
-- domenica 21 - durante le Messe: per tutti -- sabato 27 marzo - ore 10.00 / 11.30: per tutti
(a San Fereolo)
-- sabato 27 marzo - ore 16.00: per tutti (al Sa-
cro Cuore)
-- sabato 27 marzo - ore 18.30: per adolescenti
(a San Fereolo)
-- lunedì 29 marzo - ore 20.15: per 18enni e
giovani (in Duomo)
-- martedì 30 marzo - ore 9.30 / 11.00: per tutti
(a San Fereolo)
-- mercoledì 31 - ore 20.30 / 21.30: per tutti (a
San Fereolo)
-- venerdì 2 aprile - ore 16.30 / 18.30: per tutti
(a San Fereolo)
-- sabato 3 aprile - ore 9.30 / 11.30: per tutti (a
San Fereolo)
-- sabato 3 aprile - ore 15.00 / 18.00: per tutti
(a San Fereolo)
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Gianluca Tiranti
I racconti di guarigione nel Vangelo di Marco
Gli incontri nei “Venerdì di Quaresima” Per quattro venerdì consecutivi il cappellano dell’Ospedale Maggiore, don Edmondo Massari, ci ha accompagnato nella meditazione sui racconti di guarigione nel Vangelo di Marco. L’appuntamento, dalle 20.00 alle 21.00, si proponeva di comporre insieme tre attenzioni tipiche della Quaresima: la preghiera, il digiuno, la carità. La proposta, infatti, era quella di devolvere il corrispettivo della cena a favore del nuovo dormitorio diocesano, “Casa San Giuseppe”. La partecipazione, contro ogni aspettativa, è stata numerosa ed intensa. Ha avuto una folta partecipazione il ciclo di quattro incontri incentrati sul tema delle guarigioni di Gesù citate nel Vangelo di Marco. Forse perché il momento che stiamo vivendo è particolare, o forse perché, oggi più che mai, il bisogno di meditare la Parola in tempo di Quaresima ci stimola maggiormente all’ascolto e alla riflessione. Fatto sta che eravamo in tanti, e tutti molto assidui, tanto che un incontro “tirava l’altro”, come si suol dire, e ci trovava sempre tutti presenti. La riflessione introduttiva di don Edmondo Massari, nuovo cappellano dell’Ospedale Maggiore – e chi meglio di lui poteva farci meditare su queste guarigioni? – di mezz’ora circa, era seguita da un’altra mezz’ora di adorazione, che si concludeva con una breve preghiera comunitaria finale. Il tutto dalle 20 alle 21 del Venerdì, orario propizio per promuovere l’iniziativa del digiuno serale, con la donazione dell’importo corrispettivo in favore della costruzione del nuovo dormitorio cittadino “Casa San Giuseppe”. I quattro episodi presentati (guarigione del para-
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litico, dell’uomo dalla mano inaridita, del sordomuto e del cieco) sono risultati particolarmente attuali in questo periodo di pandemia, segnato da sofferenze, privazioni e disagi che mai avevamo provato prima. Il malato soffre di un isolamento che spesso porta anche alla sua chiusura interiore, ma quando vede la sua vita cambiata dalla guarigione di Gesù diventa a sua volta portatore di salvezza nel Mondo. La guarigione del corpo dovrebbe infatti innescare anche la guarigione dell’anima, come segno della vera conversione che caratterizza in particolare il tempo di Quaresima, e permeare tutta la nostra vita. Questo sia l’augurio per tutti noi. Grazie don Edmondo, don Elia e don Roberto per questi bei momenti formativi!
Una Quaresima con il “Cuore di Padre” “Se certe volte Dio non sembra aiutarci, ciò non significa che ci abbia abbandonati, ma che si fida di noi, di quello che possiamo progettare, inventare, trovare”. Papa Francesco, “Patris Corde”. La Quaresima di Carità è la proposta della Caritas Lodigiana per il tempo quaresimale. Alle comunità parrocchiali, a tutti i credenti e non, viene proposto di vivere la Quaresima, nella generosità, il tempo penitenziale che ci prepara alla Pasqua chiedendoci la conversione del cuore verso Dio e verso i fratelli. L’obiettivo della Quaresima di Carità è portare a compimento i lavori per il nuovo dormitorio (l’inaugurazione è fissata per settembre), un importante segno di carità e di vicinanza agli ultimi della Diocesi attraverso l’acquisto degli arredamenti: yy strutture letto (29 unità); yy armadi mono anta (28 unità); yy tavoli (10 unità); yy coperte ed effetti letterecci (58 unità); yy sedie (95 unità); Il progetto che proponiamo prevede la trasformazione del Convegno San Giuseppe di via Battisti (confinante con l’ex Casa della Gioventù di viale Rimembranze) in una “Cittadella della Carità” che si chiamerà “Casa San Giuseppe”: oltre alla creazione di un nuovo dormitorio, si prevede di spostare qui la sede del Centro d’Ascolto a
quaresima quaresima di di carita carita2021 2021 Se certe volte Dio non sembra aiutarci, ciò non significa che ci abbia abbandonati, ma che si fida di noi, di quello che possiamo progettare, inventare, trovare. Papa Francesco, Patris Corde
Vivere indifferenti davanti al dolore non è una scelta possibile, non possiamo lasciare che qualcuno rimanga ai “margini della vita”. Questo ci deve indignare fino a farci scendere dalla nostra serenità per sconvolgerci con la sofferenza umana. Questo è dignità. Papa Francesco, Fratelli tutti, 68
con cuore di padre
Continua l’impegno della Diocesi nella realizzazione del nuovo dormitorio Casa San Giuseppe Obiettivo della Quaresima di Carità è portare a compimento questo importante segno di carità e di vicinanza agli ultimi della Diocesi attraverso l’acquisto degli arredamenti.
bassa soglia della Caritas Diocesana e il Centro Diurno di via San Giacomo. Si porterebbe così a compimento il percorso di ricollocamento dei servizi per la grave emarginazione al centro della città, intrapreso in occasione del Giubileo della Misericordia. Per quanto riguarda il dormitorio si prevede la realizzazione di 5 stanze, per un totale di 28 letti.
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Daniele Perotti
In prima linea
La Caritas parrocchiale e le nuove emergenze “Ognuno ha la propria vulnerabilità. E questo è bello. Perché tutti abbiamo bisogno di salvezza, abbiamo bisogno di cura”. Così papa Francesco, a fine 2019, prima dello scoppio della pandemia, parlava ai volontari della Cittadella della carità della Caritas di Roma. Parole di un calore, di una semplicità profonda (efficacissimo il video integrale disponibile su YouTube) che valgono ancora oggi per qualsiasi Caritas, anche quella della parrocchia di San Fereolo a Lodi. “La vulnerabilità ci accomuna tutti – insiste Bergoglio -. Tutti siamo vulnerabili, e per lavorare nella Caritas bisogna riconoscere quella parola e farla carne nel cuore”. C’è dunque una comunione profonda sottesa a ogni incontro che si vive quando qualcuno bussa alla porta del centro di ascolto in via della Marescalca, anche quando si può avere la sensazione
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che invece prenda il sopravvento la burocrazia, di fronte alla richiesta di documenti che può apparire assurda a chi chiede aiuto e invece è necessaria perché è doveroso verificare le situazioni di bisogno e rendere conto agli enti - dallo Stato italiano alla Comunità europea - che forniscono gli aiuti da distribuire sotto forma di pacchi viveri. Il Centro di Ascolto, coordinato da Anna coadiuvata da Pierangela, Silvano e Daniele, è aperto ogni mercoledì e venerdì dalle 9 alle 11 (per appuntamenti telefonare allo 0371430885 o scrivere una
mail all’indirizzo caritassanfereolo@gmail.com). “Venire a chiedere aiuto significa dire: sono vulnerabile. E il buon aiuto si riesce a dare solo dalla propria vulnerabilità - sottolinea papa Francesco -. È l’incontro di ferite diverse, di debolezze diverse. Anche Dio ha voluto farsi vulnerabile per noi, è uno di noi e ha sofferto il non avere una casa dove nascere, ha sofferto la persecuzione… scappare in un altro Paese, migrante, ha sofferto la povertà. E per questo noi possiamo parlare con Gesù, perché è uno di noi. Possiamo avere intimità con Gesù, itinerante, camminare con Gesù nella vita. Perché abbiamo la stessa carta d’identità: vulnerabili, amati e salvati da Dio”. Il Centro d’Ascolto è il primo punto di contatto per le persone bisognose di aiuto, il luogo in cui si iniziano a costruire relazioni che vanno oltre la mera erogazione di servizi concreti: la consegna delle tessere per l’accesso al Centro di Raccolta Solidale per il diritto al cibo in via Pace da Lodi (nel 2019 furono 73, salite a 122 nel 2020); la distribuzione degli alimenti a lunga conservazione coordinata ogni mese nel cortile dietro la chiesa (con accesso sempre da via della Marescalca) da Pietro con l’aiuto di Marco, Gianfranco, Francesco, un altro Pietro e più sporadicamente altri volontari (nel 2020 la chiusura per l’emergenza Covid ha limitato a 68 il numero dei nuclei familiari che ne hanno fruito contro gli 86 del 2019); la convenzione “farmaco sospeso” per i medicinali non mutuabili. L’obiettivo del Centro di Ascolto è dare un sostegno globale alle persone, garantire vicinanza nella
consapevolezza di non poter spesso dare risposta alle esigenze ed emergenze che si presentano. Anche qui è papa Francesco a indicare la via: “Gesù ci ha lasciato un esempio: quell’uomo, che non era religioso, che trova sulla strada uno che era ferito dai ladri e se ne prende cura. Lo porta con sé, ma deve andare via: parla con un locandiere, gli dà due monete, ma dice che pagherà altro, se necessario, al suo ritorno. Io penso a quel locandiere, a cosa deve aver pensato: ma questo è un pazzo... Questa è la parola che voglio dirvi: pazzia. Pazzia d’amore, pazzia di aiutare, pazzia di condividere la propria vulnerabilità con la vulnerabilità degli altri. Questo è il programma: essere pazzi”. Un’iniezione di coraggio e - se vogliamo - di incoscienza necessaria se si pensa a quante persone, in costante e drammatico aumento, si presentano ogni giorno anche alla porta del parroco don Elia a chiedere aiuto perché non riescono a pagare le bollette di luce, acqua e gas o le mensilità dell’affitto. Ogni lunedì sempre nei locali di via della Marescalca c’è Adriano che assolve per quanto possibile a questi pagamenti (7.574 euro nel 2020 aiutando 32 nuclei famigliari, già 3.300 euro nei primi due mesi del 2021 grazie al fondo parrocchiale “Famiglie per famiglie” che, come si evince da questi numeri, necessita dell’aiuto di tutti quanti ne hanno la possibilità per essere continuamente alimentato) e attiva le pratiche di accesso al fondo di solidarietà per famiglie della diocesi di Lodi: 17 le domande presentate nel 2020, 13 quelle accettate per un importo devoluto complessivo di 12.700 euro. In parrocchia attualmente è sospeso il servizio di distribuzione di abiti usati, ma Giusy, Stefania, Francesca, Giuseppina e Umberto, appena sarà possibile, compatibilmente con le norme anti Covid, lo riattiveranno come di consueto ogni martedì mattina. Perché la carità fa bene a chi la riceve ma anche e soprattutto a chi la fa: “Non si può aiutare i poveri, non si può avvicinarsi ai poveri dalla distanza – chiudiamo ancora con le parole di papa Francesco -. Bisogna toccarli, toccare le piaghe, sono le piaghe di Gesù. Ed è misterioso… quando tu tocchi quella piaga, ti accorgi della tua. E questa è la grazia che ti danno i poveri. Questo ci dice che tutti abbiamo bisogno di salvezza e Dio la dà camminando con noi”.
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Isabella Piro
L’anno di San Giuseppe L’uomo di cui si fida il Cielo
Con la Lettera apostolica Patris corde – Con cuore di Padre, Francesco ricorda il 150.mo anniversario della dichiarazione di San Giuseppe quale Patrono della Chiesa universale. Per l’occasione, da oggi all’8 dicembre 2021 si terrà uno speciale “Anno di San Giuseppe” Padre amato, padre nella tenerezza, nell’obbedienza e nell’accoglienza; padre dal coraggio creativo, lavoratore, sempre nell’ombra: con queste parole Papa Francesco descrive, in modo tenero e toccante, San Giuseppe. Lo fa nella Lettera apostolica Patris corde, pubblicata oggi in occasione del 150.mo anniversario della dichiarazione dello Sposo di Maria quale Patrono della Chiesa cattolica. Fu il Beato Pio IX, infatti, con il decreto Quemadmodum Deus, firmato l’8 dicembre 1870, a volere questo titolo per San Giuseppe. Per celebrare tale ricorrenza, il Pontefice ha indetto, da oggi all’8 dicembre 2021, uno speciale “Anno” dedicato al padre putativo di Gesù. Sullo sfondo della Lettera apostolica, c’è la pandemia da Covid-19 che – scrive Francesco – ci ha fatto comprendere l’importanza delle persone comuni, quelle che, lontane dalla ribalta, esercitano ogni giorno pazienza e infondono speranza, seminando corresponsabilità. Proprio come San Giuseppe, “l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta”. Eppure, il suo è “un protagonismo senza pari nella storia della salvezza”.
Padre amato, tenero e obbediente
San Giuseppe, infatti, ha espresso concretamente la sua paternità “nell’aver fatto della sua vita un’oblazione di sé nell’amore posto a servizio del Mes-
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sia”. E per questo suo ruolo di “cerniera che unisce l’Antico e Nuovo Testamento”, egli “è sempre stato molto amato dal popolo cristiano”. In lui, “Gesù ha visto la tenerezza di Dio”, quella che “ci fa accogliere la nostra debolezza”, perché “è attraverso e nonostante la nostra debolezza” che si realizza la maggior parte dei disegni divini. “Solo la tenerezza ci salverà dall’opera” del Maligno, sottolinea il Pontefice, ed è incontrando la misericordia di Dio soprattutto nel Sacramento della Riconciliazione che possiamo fare “un’esperienza di verità e tenerezza”, perché “Dio non ci condanna, ma ci accoglie, ci abbraccia, ci sostiene e ci perdona”. Giuseppe è padre anche nell’obbedienza a Dio: con il suo ‘fiat’ salva Maria e Gesù ed insegna a suo Figlio a “fare la volontà del Padre”. Chiamato da Dio a servire la missione di Gesù, egli “coopera al grande mistero della Redenzione ed è veramente ministro di salvezza”.
abbiate paura!”, perché “la fede dà significato ad ogni evento lieto o triste” e ci rende consapevoli che “Dio può far germogliare fiori tra le rocce”. Non solo: Giuseppe “non cerca scorciatoie”, ma affronta la realtà “ad occhi aperti, assumendone in prima persona la responsabilità”. Per questo, la sua accoglienza “ci invita ad accogliere gli altri, senza esclusione, così come sono”, con “una predilezione per i deboli”.
Padre coraggioso e creativo, esempio di amore per Chiesa e poveri
Padre accogliente della volontà di Dio e del prossimo
Al tempo stesso, Giuseppe è “padre nell’accoglienza”, perché “accoglie Maria senza condizioni preventive”, un gesto importante ancora oggi – afferma Francesco – “in questo mondo nel quale la violenza psicologica, verbale e fisica sulla donna è evidente”. Ma lo Sposo di Maria è pure colui che, fiducioso nel Signore, accoglie nella sua vita anche gli avvenimenti che non comprende, lasciando da parte i ragionamenti e riconciliandosi con la propria storia. La vita spirituale di Giuseppe “non è una via che spiega, ma una via che accoglie”, il che non vuol dire che egli sia “un uomo rassegnato passivamente”. Anzi: il suo protagonismo è “coraggioso e forte” perché con “la fortezza dello Spirito Santo”, quella “piena di speranza”, egli sa “fare spazio anche alla parte contraddittoria, inaspettata, deludente dell’esistenza”. In pratica, attraverso San Giuseppe, è come se Dio ci ripetesse: “Non
Patris corde evidenzia, poi, “il coraggio creativo” di San Giuseppe, quello che emerge soprattutto nelle difficoltà e che fa nascere nell’uomo risorse inaspettate. “Il carpentiere di Nazaret – spiega il Papa – sa trasformare un problema in un’opportunità anteponendo sempre la fiducia nella Provvidenza”. Egli affronta “i problemi concreti” della sua Famiglia, esattamente come fanno tutte le altre famiglie del mondo, in particolare quelle dei migranti. In questo senso, San Giuseppe è “davvero uno speciale patrono” di coloro che, “costretti dalle sventure e dalla fame”, devono lasciare la patria a causa di “guerre, odio, persecuzione, miseria”. Custode di Gesù e di Maria, Giuseppe “non può non essere custode della Chiesa”, della sua maternità e del Corpo di Cristo: ogni bisognoso, povero, sofferente, moribondo, forestiero, carcerato, malato, è “il Bambino” che Giuseppe custodisce e da lui bisogna imparare ad “amare la Chiesa e i poveri”.
Padre che insegna valore, dignità e gioia del lavoro
Onesto carpentiere che ha lavorato “per garantire il sostentamento della sua famiglia”, Giuseppe ci insegna anche “il valore, la dignità e la gioia” di “mangiare il pane frutto del proprio lavoro”. Questa accezione del padre di Gesù offre l’occasione, al Papa, per lanciare un appello in favore del lavoro, divenuto “una questione sociale urgente” persino nei Paesi con un certo livello di benessere. “È necessario comprendere - scrive Francesco - il significato del lavoro che dà dignità”, che “diventa partecipazione all’opera stessa della salvezza” e
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L’anno di San Giuseppe “occasione di realizzazione” per se stessi e per la propria famiglia, “nucleo originario della società”. Chi lavora, collabora con Dio perché diventa “un po’ creatore del mondo che ci circonda”. Di qui, l’esortazione che il Pontefice fa a tutti per “riscoprire il valore, l’importanza e la necessità del lavoro”, così da “dare origine ad una nuova normalità in cui nessuno sia escluso”. Guardando, in particolare, all’aggravarsi della disoccupazione a causa della pandemia da Covid-19, il Papa richiama tutti a “rivedere le nostre priorità” per impegnarsi a dire:” Nessun giovane, nessuna persona, nessuna famiglia senza lavoro!”.
Padre nell’ombra, decentrato per amore di Maria e Gesù
Prendendo poi spunto dall’opera “L’ombra del Padre” dello scrittore polacco Jan Dobraczyński, il Pontefice descrive la paternità di Giuseppe nei confronti di Gesù come “l’ombra sulla terra del Padre Celeste”. “Padri non si nasce, lo si diventa”, afferma Francesco, perché “ci si prende cura di un figlio” assumendosi la responsabilità della sua vita. Purtroppo, nella società di oggi, “spesso i figli sembrano orfani di padri”, di padri in grado di “introdurre il figlio all’esperienza della vita”, senza trattenerlo o “possederlo”, bensì rendendolo “capace di scelte, di libertà, di partenze”. In questo senso, Giuseppe ha l’appellativo di “castissimo” che è “il contrario del possesso”: egli, infatti, “ha saputo amare in maniera straordinariamente libera”, “ha saputo decentrarsi” per mettere al centro della sua vita non sé stesso, bensì Gesù e Maria. La sua felicità è “nel dono di sé”: mai frustrato e sempre fiducioso, Giuseppe resta in silenzio, senza lamentarsi, ma compiendo “gesti concreti di fiducia”. La sua figura è dunque quanto mai esemplare, evidenzia il Papa, in un mondo che “ha bisogno di padri e rifiuta i padroni”, rifiuta chi confonde “autorità con autoritarismo, servizio con servilismo, confronto con oppressione, carità con assistenzialismo, forza con distruzione”. Il vero padre è quello che “rinuncia alla tentazione di vivere la vita dei figli” e ne rispetta la libertà, perché la paternità vissuta in pienezza rende il padre stesso “inutile”, nel momento
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in cui “il figlio diventa autonomo e cammina da solo sui sentieri della vita”. Essere padri “non è mai un esercizio di possesso”, sottolinea Francesco, ma “un segno che rinvia alla paternità più alta”, al “Padre Celeste”.
La preghiera quotidiana del Papa a San Giuseppe e quella “certa sfida”
Conclusa da una preghiera a San Giuseppe, Patris corde svela anche, nella nota numero 10, un’abitudine della vita di Francesco: tutti i giorni, infatti, “da più di quarant’anni”, il Pontefice recita un’orazione allo Sposo di Maria “tratta da un libro francese di devozioni, dell’800, della Congregazione delle Religiose di Gesù e Maria”. Si tratta di una preghiera che “esprime devozione e fiducia” a San Giuseppe, ma anche “una certa sfida”, spiega il Papa, perché si conclude con le parole: “Che non si dica che ti abbia invocato invano, mostrami che la tua bontà è grande quanto il tuo potere”.
Indulgenza plenaria per l’Anno di San Giuseppe
Ad accompagnare la pubblicazione della Lettera apostolica Patris corde c’è il Decreto della Penitenzieria Apostolica che annuncia lo speciale “Anno di San Giuseppe” indetto dal Papa e la relativa concessione del “dono di speciali Indulgenze”. Indicazioni specifiche vengono date per i giorni tradizionalmente dedicati alla memoria dello Sposo di Maria, come il 19 marzo e il primo maggio, e per i malati e gli anziani “nell’attuale contesto dell’emergenza sanitaria”.
Adriana Masotti
Testimoniare l’amore familiare L’Esortazione Apostolica “Amoris Laetitia” Iniziative spirituali, pastorali e culturali per accompagnare le famiglie di fronte alle sfide del nostro tempo. A proporle è il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita che intende così sostenere parrocchie, diocesi, università e associazioni nella celebrazione dell'Anno della “Famiglia Amoris Laetitia", annunciato da Papa Francesco domenica 27 dicembre scorso, e nell'approfondimento dell'Esortazione apostolica dedicata all'amore familiare Nel quinto anniversario, il 19 marzo 2021, della pubblicazione dell’Esortazione apostolica “Amoris Laetitia” sulla bellezza e la gioia dell’amore familiare, Papa Francesco inaugurerà l’Anno “Famiglia Amoris Laetitia” che si concluderà il 26 giugno 2022 in occasione del X Incontro Mondiale delle Famiglie a Roma a cui sarà presente il Santo Padre.
La famiglia, Chiesa domestica
“L’esperienza della pandemia - si legge nel comunicato del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita - ha messo maggiormente in luce il ruolo centrale della famiglia come Chiesa domestica e ha evidenziato l’importanza dei legami tra famiglie”. Attraverso le diverse iniziative a carattere spirituale,
pastorale e culturale programmate nell’Anno “Famiglia Amoris Laetitia” Papa Francesco “intende rivolgersi a tutte le comunità ecclesiali nel mondo esortando ogni persona a essere testimone dell’amore familiare”.
Strumenti di formazione a servizio delle comunità
Il Dicastero, si legge ancora nel testo, metterà a disposizione delle parrocchie, delle diocesi, delle università, dei movimenti ecclesiali e delle associazioni familiari, “strumenti di spiritualità familiare, di formazione e azione pastorale sulla preparazione al matrimonio, l’educazione all’affettività dei giovani, sulla santità degli sposi e delle famiglie che vivono la grazia del sacramento nella loro vita quotidiana”. Inoltre verranno organizzati simposi accademici internazionali “per approfondire i contenuti e le implicazioni dell’Esortazione apostolica
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Testimoniare l’amore familiare in relazione a tematiche di grande attualità che interessano le famiglie di tutto il mondo”.
Un sito dedicato in più lingue
In vista dell’apertura del 19 marzo prossimo, il Dicastero vaticano ha predisposto in particolare una brochure informativa che si potrà scaricare dal sito dedicato: www.amorislaetitia.va. Sviluppato in cinque lingue, inglese, francese, spagnolo, portoghese e italiano, il sito verrà aggiornato con le proposte e le iniziative che man mano si svilupperanno nel corso di questo Anno speciale.
Gli obiettivi dell'Anno "Famiglia Amoris Laetitia"
Nell'Esortazione di Papa Francesco di cui si vuol diffondere il contenuto, sono espressi gli obiettivi dell'Anno. Il primo è "far sperimentare che il Vangelo della famiglia è gioia che riempie il cuore e la vita intera". E, si legge nella brochure, una famiglia che scopre e sperimenta la gioia di avere un dono e di essere dono per la Chiesa e la società "può diventare una luce nel buio del mondo". Un secondo obiettivo è annunciare il valore prezioso del sacramento del matrimonio che "ha in sé una forza trasformante dell'amore umano". E ancora: "rendere le famiglie protagoniste della pastorale familiare" e i giovani "consapevoli dell'importanza della formazione alla verità dell'amore e al dono di sé". Infine, si lancia l'invito ad ampliare, nel corso dell'Anno, lo sguardo e l'azione della pastorale familiare affinché divenga trasversale, così da includere tutti i componenti la famiglia.
Suggerimenti concreti per valorizzare la famiglia
Tante le iniziative da potersi realizzare nelle diocesi e nelle parrocchie nel corso dell'Anno: dal potenziamento della pastorale di preparazione alle nozze e di accompagnamento degli sposi nei primi anni di matrimonio, all'organizzazione di appuntamenti per i genitori sull'educazione dei figli. E poi, la promozione di incontri sulla bellezza e le difficoltà della vita familiare, "per incoraggiare - si legge nella brochure del Dicastero - il riconoscimento
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del valore sociale della famiglia e la realizzazione di una rete di famiglie e di pastori capaci di farsi prossimi nelle situazioni di fatica, con l'annuncio, la condivisione e la testimonianza". Particolare attenzione viene suggerita nei confronti delle coppie in crisi, così come degli anziani per "superare la cultura dello scarto e l'indifferenza". Con i giovani, si osserva, sono auspicabili "iniziative per riflettere e confrontarsi su temi quali la famiglia, il matrimonio, la castità, l'apertura alla vita, l'utilizzo dei social, la povertà, il rispetto del creato". Si raccomanda anche un'attenzione speciale durante l'Anno ai bambini.
Reciprocità tra famiglia e Chiesa
Un aspetto particolare che emerge nel contesto dell'Anno "Famiglia Amoris Laetitia" è la volontà di un maggiore coinvolgimento delle coppie di sposi nelle strutture diocesane e parrocchiali per impostare la pastorale familiare e di un approfondimento della formazione degli operatori pastorali, dei seminaristi e dei presbiteri perché, collaborando con le famiglie, siano all'altezza delle sfide del mondo di oggi. "A questo scopo - sottolinea il testo del Dicastero - sarà importante far funzionare la reciprocità tra la 'famiglia-Chiesa domestica' e la Chiesa, affinché si scoprano e si valorizzino l'una come dono insostituibile per l'altra". Infine, sarà importante "promuovere nelle famiglie la loro naturale vocazione missionaria creando momenti di formazione all'evangelizzazione e iniziative missionarie" in occasioni come la formazione ai sacramenti dei figli, i matrimoni, gli anniversari o momenti liturgici importanti.
Tempo d’amore, tempo di Dio Percorsi di preparazione al matrimonio Tra gennaio e marzo si sono svolti contemporaneamente, in oratorio, due percorsi di preparazione al matrimonio; il primo con 11 coppie di fidanzati partecipanti seguito da Luisella e Paolo con don Elia; il secondo con 10 coppie di fidanzati partecipanti seguito da Cristina e Dario con don Antonio e don Vincenzo. Parecchie delle coppie presenti erano della nostra parrocchia, altre della città o di paesi vicini. Il primo incontro si è tenuto in presenza, i due successivi in video conferenza, quindi ancora in presenza. L’ultimo appuntamento, un momento di preghiera programmato per giovedì 4 marzo, ha visto la gradita partecipazione del vescovo Maurizio che ha presieduto la celebrazione e ha rivolto ai fidanzati una accorata parola di speranza, invitandoli a cercare la roccia sicura che
è Cristo, il fondamento su cui edificare la propria casa, per uscire dalle tempeste che la vita, inevitabilmente, ci fa attraversare. Al termine della serata il vescovo ha consegnato a ciascuna delle coppie l’attestato di partecipazione al percorso. Molti di questi fidanzati celebreranno il loro matrimonio nel corso dell’anno. Lasciamo ad alcuni di loro la parola per qualche impressione sul percorso attuato. “Onestamente siamo rimasti molto colpiti dalla cura e dalla passione con cui questo percorso è stato preparato e portato avanti per quanto riguarda l’organizzazione, tutti i materiali messi a disposizione ma anche la grande disponibilità a venire incontro a tutte le nostre esigenze. Un percorso dal quale non sapevamo bene cosa aspettar-
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Tempo d’amore, tempo di Dio
ci ma che grazie alla guida di don Elia, Luisella e Paolo si è rivelato ricco di spunti di riflessione, in cui sono stati trattati argomenti e tematiche realmente interessanti per il nostro essere coppia e che ci ha permesso di riflettere anche su noi stessi e su ciò che per noi rappresenta l’essere famiglia. È stato un cammino di consapevolezza, un luogo sicuro in cui metterci in discussione e confrontarci con altre coppie come noi in maniera onesta che per noi ha fatto davvero la differenza. Grazie!” (Alessandra e Federico) “Gli otto incontri di preparazione al matrimonio sono stati una “palestra” sulle tematiche centrali del sacramento che unisce uomo e donna. Dalla comprensione l’uno dell’altro all’importanza della comunicazione, dalla centralità della coppia alla rilevanza della comunità, fino alla creazione della famiglia. E’ un percorso che ci ha fatto crescere come coppia e singolarmente. Abbiamo maturato l’adeguata consapevolezza per costruire sulla roccia la nostra vita futura insieme. Il nostro ringraziamento a don Elia, Luisella e Paolo”. (Anna e Stefano) “Il corso per fidanzati è stato per noi un’occasione di confronto e riflessione sia per la nostra crescita personale che di coppia. Grazie alla conduzione di una coppia di sposi, Luisella e Paolo, che hanno condiviso la loro esperienza avanzata negli anni e al parroco don Elia per averci trasmesso il significato profondo del sacramento del matrimonio e di quel “per sempre” che la vita ci attenderà.” (Lia e Alessandro)
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Lo scorso 23 settembre il vescovo ha consegnato a tutte le parrocchie della città il Decreto della Visita Pastorale, compiuta nell’autunno 2019. Il Decreto è una lettera nella quale il Vescovo sottolinea anzitutto alcuni principi guida irrinunciabili per la vita della comunità cristiana, quindi indica alcune attenzioni che ritiene rilevanti per la pastorale parrocchiale. Giovedì 11 marzo il Consiglio Pastorale Parrocchiale, riunito in video conferenza, si è soffermato nella riflessione e nel confronto su questo documento. La sottolineatura principale che ne è emersa, sia dall’introduzione del parroco che da alcuni interventi dei consiglieri, è stato il riferimento alla centralità dell’Eucarestia domenicale. Il Vescovo ci invita a “fare ogni attenzione e a intraprendere ogni sforzo per far sì che la Messa domenicale sia per tutti, grandi e piccoli, il punto focale di ogni attività pastorale”. Il parroco nella sua introduzione, riferendosi alle restrizioni del periodo che stiamo vivendo, ha
La visita pastorale 2019
Consegnato alla parrocchia il decreto del vescovo detto che “l’Eucarestia ci basta” non perché non si debbano perseguire altre proposte pastorali, ma precisamente perché dall’Eucarestia nasce tutto il resto: l’annuncio della Parola, la vita della comunità cristiana, le relazioni buone, la carità operosa … Il vescovo parla quindi della nostra comunità parrocchiale evidenziandone la “solidità pastorale” il suo carattere “popolare” che la rende ancora “nel quartiere della città in cui vive […] punto di riferimento per molti, anche per chi è ai margini o ha abbandonato l’esperienza ecclesiale”. È un aspetto sicuramente condiviso che non deve, però, farci perdere di vista l’attenzione missionaria, l’apertura al contesto cittadino, ecclesiale, sociale, culturale in cui viviamo, tant’è che il vescovo invita ad una
verifica in ordine al dinamismo missionario strutturale alla chiesa stessa dal quale anche la nostra comunità non può prescindere. Questa dimensione di apertura, che papa Francesco chiamerebbe “chiesa in uscita” ci interpella frequentemente confermandoci nella necessità di questa spinta missionaria, ma con la difficoltà a trovare modalità concrete, proposte, iniziative … Il confronto nel Consiglio Pastorale si è concentrato in modo particolare su questi aspetti, che appaiono ancor più emergenti nella situazione di pandemia che stiamo vivendo, con le restrizioni che ci sono richieste a motivo della sicurezza propria ed altrui. Distanziamento, impossibilità di incontri reali, separazioni forzate ci rendono consapevoli ancor più che c’è bisogno di comunità, c’è bisogno di relazioni autentiche, c’è bisogno di andare incontro agli altri, c’è bisogno di condivisione, per scongiurare una dispersione, una disgregazione, che già si intravede, nella vita della comunità. Il Vescovo ci invita a “mantenere la dimensione popolare”, tenendo tuttavia “alto il livello di vita cristiana”. È la prospettiva con cui guardiamo il futuro, pur in un periodo di grande incertezza, confermati dalla speranza di “camminare insieme sulla via”.
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Vita parrocchiale
Il bilancio consuntivo 2020
Pubblichiamo integralmente il Bilancio relativo all’anno 2020, approvato dal Consiglio Affari Economici della Parrocchia in data 6 marzo 2021 e presentato all’Ufficio Economato della Curia, come previsto dalla normativa, in data 10 marzo 2021. La cifra significativa delle entrate straordinarie è dovuta alla ricezione della quota del 5xmille devoluto al GSO San Fereolo e che dallo stesso GSO viene versata alla Parrocchia come rimborso spese per le utenze del Palasanfereolo, per gli spogliatoi e per il campo da calcio. Un motivo in più per scegliere ancora un volta di devolvere il 5x1000 a favore del GSO San Fereolo, indicando la vostra preferenza sulla dichiarazione dei redditi: 92503630151. Come si evince dal confronto con l’anno precedente e come ci si poteva aspettare, il gettito delle offerte ordinarie è notevolmente diminuito nel 2020, causa la chiusura forzata del lockdown. Inaspettatamente, però, vi è stata una notevole integrazione del fondo “famigliexfamiglie” che ha consentito e consentirà di assistere le famiglie bisognose della parrocchia, soprattutto per il pagamento delle utenze. Lo leggiamo come un bel segno della “Provvidenza”. Anche le uscite risultano notevolmente inferiori nel confronto con l’anno 2019 anzitutto a motivo della sospensione del pagamento del mutuo dovuto alla moratoria conseguente alla situazione di pandemia, quindi al calo delle spese delle utenze (palestra, spogliatoi, chiesa del Sacro Cuore da fine febbraio sono rimasti chiusi) e anche ai modesti la-
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vori di manutenzione ordinaria. Quanto al mutuo contratto per i lavori alla chiesa del Sacro Cuore nell’anno 2020 il pagamento delle rate è stato sospeso a motivo della moratoria prevista per il periodo della pandemia da Covid 19. In accordo con l’economo della Curia e con il parere unanime del CPAE abbiamo comunque deciso di recedere dalla moratoria sul pagamento dei mutui; pertanto, il 31 marzo riprenderemo regolarmente il pagamento delle rate per una cifra di € 9.955. Al 31 dicembre 2020 la quota residua del mutuo ammontava ad € 233.790. Al contempo abbiamo
deciso di pagare parte della quota capitale del mutuo nel prossimo mese di aprile, per un cifra complessiva di € 40.000, corrispondenti all’annualità 2020. Le rate trimestrali verranno così ricalcolate e risulteranno un poco ridimensionate. A motivo della moratoria in questione il pagamento del mutuo si protrarrà comunque di un anno rispetto al programma iniziale e pertanto andrà ad estinguersi nel 2026. A tutti i parrocchiani il grazie sentito per la sensibilità e l’attenzione dimostrate anche in questo difficile periodo soprattutto per la concreta solidarietà al fondo “famigliexfamiglie” per il quale chiediamo ancora sostegno. In questi primi due mesi dell’anno 2021 le richieste, a motivo dei rigori dell’inverno, sono notevolmente aumentate. Tanto per esemplificare e concretizzare: dal 1° gennaio 2021 al 10 marzo 2021, le uscite sono state di € 3.300. Chi volesse contribuire, può fare il suo versamento sul conto corrente della parrocchia, specificando nella causale “famigliexfamiglie”. Iban: IT05J0623020303000046238840.
chie a sostegno dell’attività di distribuzione di cibo che il “Centro di Raccolta Solidale per il Diritto al Cibo” (C.R.S.) svolge a favore delle famiglie e persone in difficoltà di Lodi e provincia. Negli ultimi 4 mesi le richieste di accreditamento al C.R.S. sono letteralmente esplose: si è passati, infatti, dai 330 pacchi distribuiti settimanalmente agli attuali 450! Segno evidente di povertà nuove e diffuse, in rapida espansione anche tra quelle fasce di popolazione che in breve tempo hanno visto evaporare le certezze e sicurezze (economiche e di lavoro) che le avevano sempre garantite: in ogni giornata di distribuzione si arriva a fornire alle persone che vi accedono dalle 2 alle 3 tonnellate di cibo fresco e a lunga conservazione. Il circuito di recupero e ridistribuzione di cibo, attivo tramite il C.R.S. dall’autunno del 2014, coinvolge l’intera Provincia di Lodi nella rete di grandi supermercati, piccoli negozi di prossimità, aziende
La raccolta alimentare per il Centro di Raccolta Solidale
Nel fine settimana 13/14 marzo, la Fondazione “Casa della Comunità” e il Vicariato di Lodi città, in accordo con la Caritas Diocesana, hanno promosso una raccolta alimentare presso le parroc-
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Vita parrocchiale
agroalimentari del territorio, il comparto della logistica, grandi e piccoli donatori, enti istituzionali locali e regionali: nel 2020 sono entrate in circolo quasi 1.000 tonnellate di viveri che hanno generato 25.250 pacchi alimentari di cui hanno beneficiato con ritiri settimanali e mensili circa 1.400 famiglie, soprattutto attraverso il canale delle Caritas parrocchiali. Tutto questo, ormai, non basta più: la crescita esponenziale della domanda impone un’intensi-
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ficazione della ricerca di altro cibo da distribuire, o di altre risorse utili per l’acquisto dei prodotti; l’emergenza sanitaria, peraltro, rende impossibile l’organizzazione di raccolte alimentari su larga scala direttamente nei centri commerciali e nei supermercati. Con il Vicariato di Lodi si è pensato quindi di proporre questo piccolo gesto di carità con la raccolta di prodotti a lunga conservazione (pasta, riso, olio, biscotti, zucchero, latte, passata di pomodoro, sughi pronti, tonno e sardine, legumi, dadi) e, in alternativa, anche prodotti per l’igiene personale e per la pulizia della casa. Ogni goccia contribuisce ad alimentare il mare della solidarietà, a maggior ragione quando il bisogno è così vicino a noi.
Un centro educativo diurno ed uno spazio per le famiglie nell’appartamento parrocchiale di via Salvemini
L’appartamento di Via Salvemini 5, dove per anni hanno abitato i sacerdoti collaboratori della parrocchia, era libero da ormai due anni, da quando,
cioè, don Marco è stato ricoverato definitivamente a Sant’Angelo. Dopo aver sentito il vescovo sulla possibilità che un altro sacerdote potesse venire ad abitarvi e avendo avuto risposta negativa, consultati il Consiglio Pastorale e il Consiglio Affari Economici della parrocchia e avendo avuto parere pressoché unanime, si è deciso di cedere l’appartamento in comodato d’uso gratuito alla Cooperativa Il Mosaico per un progetto di Centro Diurno. Il contratto è stato firmato il giorno 1° marzo. Nelle prossime settimane inizieranno alcuni lavori di manutenzione, a carico della Cooperativa, così da poter avviare il progetto nel giro di un paio di mesi. Siamo contenti che l’appartamento possa servi-
re all’accoglienza di minori in difficoltà (dei quali molti residenti nel nostro quartiere …) e ci auguriamo una proficua, reciproca collaborazione tra la comunità parrocchiale e la Cooperativa il Mosaico che è attiva da oltre 30 anni nella città di Lodi e offre, nell’area minori e famiglie, un sistema articolato e integrato di azioni, dalla protezione dei minori, alla cura delle famiglie unito ad un importante lavoro di rete con la comunità locale. Tale sistema è costituito da servizi educativi residenziali, diurni, territoriali e un centro specialistico di supporto psicologico. Il centro si rivolgerà ai bambini frequentanti la scuola primaria ed ai ragazzi della scuola secondaria di primo grado e alle loro famiglie (età 6 – 14 anni). I bambini e i ragazzi che accogliamo vengono da famiglie fragili, sono spesso coinvolti in fenomeni di povertà educativa, dispersione scolastica e a rischio di devianza durante la crescita nell’adolescenza. Il Mosaico collabora con il territorio e le istituzioni locali come le scuole, i servizi sociali, le associazioni sportive e culturali. Possiamo definire il centro diurno una seconda casa dove sperimentare il gruppo di amici e pari in maniera positiva e crescere attraverso delle esperienze significative che la sola famiglia non riesce a promuovere per problematiche legate alla povertà educativa, alla conflittualità tra i genitori e alle fragilità che magari si verificano solo in maniera temporanea.
IL GSO fra riprese e sospensioni
L’estate ci aveva regalato la speranza di poter ripartire con le nostre attività di pallavolo e calcio
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Vita parrocchiale
dopo aver studiato, approfondito e messo in pratica con molti sacrifici i protocolli di sicurezza di CSI, FIPAV e FIGC. Alcune categorie, ad inizio autunno, avevano giocato le prime giornate di campionato (solo nel calcio) ma poi con l’arrivo della
DEFUNTI yy yy yy yy yy yy yy yy yy yy yy
PARRINO GIUSEPPE di anni 86 MULAZZI CLEMENTINA di anni 93 DEVECCHI AGOSTINA di anni 81 ESPOSTO AUGUSTA di anni 90 GRANATA NORMA di anni 68 CAMERLINGO ANNA di anni 56 PIZZAMIGLIO GIANCARLO di anni 56 BELCASTRO FRANCESCO di anni 75 CAMBIE’ PIERANGELA di anni 77 GALBIATI EMMA di anni 94 COLOMBO LUCIANA di anni 94
Bosini Imelda di anni 76
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Carrera Caterina di anni 93
seconda ondata del virus la speranza si è trasformata in illusione e delusione e tutto si è fermato. Non appena CSI e FIPAV hanno trasformato i propri campionati in “nazionali” l’attività di pallavolo è immediatamente ripresa.
yy yy yy yy yy yy yy yy yy yy yy
GASPARINI ALESSANDRO di anni 88 CIUCHI FURIO di anni 68 PANARESE UMBERTO M. di anni 73 ALZI MARIA di anni 97 MAIOCCHI FRANCESCA di anni 50 MANZONI PAOLA di anni 75 DI CONZO ALESSANDRO di anni 63 TEDOLDI INES, di anni 99 SPINGARDI LIVIA, di anni 91 MACCARRONE SALVATORE, di anni 84 TEMPORIN MILENA, di anni 86
Pandini Antonio di anni 79
Per il calcio, invece si è capito immediatamente che i campionati non sarebbero più ripartiti ma noi non ci siamo arresi, volevamo restituire il gioco del calcio ai nostri giovani e nel pieno rispetto dei protocolli sono iniziati gli allenamenti individuali (niente partite) per le due categorie maggiori (seconda categoria esclusa). L’impossibilità di utilizzo, per il rispetto dei protocolli, di spogliatoi e docce aveva posticipato l’inizio per i più piccoli ma anche per loro era arrivato il momento. Purtroppo con il peggioramento della situazione epidemiologica è arrivato il nuovo stop! Riprenderemo! I campionati di FIPAV e CSI che avrebbero dovu-
to iniziare a marzo sono stati posticipati ad aprile, rispettivamente il 10 ed il 28. Aspettiamo solo il miglioramento delle condizioni per riprendere gli allenamenti e così anche per il calcio nella speranza che la primavera ci regali la possibilità di giocare qualche torneo. La speranza è che questo periodo non cancelli la voglia di giocare in un ambiente sano e si arresti l’abbandono precoce allo sport di molti ragazzi.
La celebrazione delle Cresime
Nelle foto sotto, la celebrazione delle Cresime nelle cerimonie del 7 e 14 febbraio.
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Parrocchia dei Santi Bassiano e Fereolo viale Pavia 41, Lodi - tel. 0371-30658
Per contattarci:
don Elia: tel. 0371-30658 don Roberto: tel. 0371-36345 Caritas parrocchiale: via della Marescalca 3 - tel. 0371-430885 Gruppo Sportivo Oratorio: via Salvemini 5 - tel. 0371-979388 Coordinatore Sportivo: Roberto Folletti tel. 339-1452918
e-mail: doneliacroce@libero.it sito web: www.http://sanfereololodi.blogspot.it e-mail Caritas Parrocchiale: caritassanfereolo@gmail.com
Gli orari delle S. Messe: Feriali
San Fereolo: ore 8.30; ore 18.00
(posti disponibili alla chiesa di San Fereolo: 70)
Sabato e prefestive
Sacro Cuore: ore 17.30 (posti disponibili alla chiesa del Sacro Cuore: 200)
Festive
Sacro Cuore: ore 8.30; ore 10.00; ore 11.30; ore 18.00 (posti disponibili alla chiesa del Sacro Cuore: 200)
I servizi della Caritas parrocchiale: Ambulatorio infermieristico temporaneamente sospeso
Doposcuola
in fase di programmazione
Distribuzione vestiti
temporaneamente sospesa
Aiuto generi alimentari una volta al mese
Centro d’ascolto
mercoledì – venerdì dalle ore 9 alle 11
Ambulatorio Medico Caritas
martedì dalle ore 16.30 alle ore 18.30
Le visite, riservate esclusivamente a pazienti privi dei documenti necessari per l’assistenza sanitaria, vanno prenotate presso la Caritas centrale, via Cavour, 31.