CAMMINIAMO INSIEME Bollettino della Parrocchia dei Santi Bassiano e Fereolo - Lodi Giugno 2017 - n. 410 pro manuscripto
La chiusura dell’anno pastorale
In memoria di me di don Elia Croce - parroco
L’anno pastorale che ha posto al centro della nostra attenzione l’Eucarestia, volge al termine, ma questo non significa archiviare il valore e la centralità dell’Eucarestia per la vita della comunità cristiana. Raccogliamo da questo anno alcune attenzioni che non possiamo disattendere ma che ci troveranno nuovamente e sempre impegnati.
LA DOMENICA, GIORNO DEL SIGNORE Anzitutto il riferimento alla domenica come giorno del Signore e giorno dell’Eucarestia. In un contesto qual è il nostro, in cui si dibatte sulla possibilità o meno di lavorare in giorno di domenica, come credenti abbiamo il dovere di salvaguardare la sacralità di questo giorno, e il diritto a richiedere che sia rispettata.
COMUNIONE - COMUNITA’ Quindi l’anno dell’Eucarestia ci rimanda fortemente alla dimensione ecclesiale e comunitaria della nostra fede che, proprio dall’Eucarestia trae linfa vitale e forza unificante che crea e ma-
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tura una mentalità di comunione. Anche questo aspetto, minacciato dalla forte spinta individualista che connota la nostra cultura, necessita di essere custodito e maturato. Il riferimento al Cristo per noi non è solo al Cristo creduto, ma anche al Cristo celebrato: è il Cristo creduto in quanto celebrato. La comunità che si ritrova nel giorno di domenica a celebrare il Cristo risorto e vivo, consolida la sua identità mentre ogni singolo credente ha modo di ri-motivare, nutrire, rafforzare e condividere la sua fede. Da questo punto di vista l’attenzione alla liturgia, sulla quale il nostro vescovo insiste, dovrà essere per noi riferimento imprescindibile, affinché, dalla cura e dalla bellezza della stessa, traspaia il mistero di Cristo che possa condurre alla vita. Dall’Eucarestia alla vita.
TRE INDICAZIONI Ne vengono, così, tre indicazioni che possono esprimere nella vita il legame del credente e della comunità all’Eucarestia. • Il rendimento di grazie, anzitutto, che ci fa riconoscere la vita come dono, nella consapevolezza che tutto è ricevuto; questo ci consente di impostare la vita non nella logica della pretesa o della rivendicazione, ma nel riconoscimento (riconoscenza) della gratuità dei doni ricevuti (gratitudine). Una parola da riscoprire al termine di questo
anno eucaristico è proprio questa: grazie! • Quindi una spiritualità di comunione: l’Eucarestia ci educa alla comunione ecclesiale, a vivere da fratelli, a riconoscerci corpo di Cristo vivente. La sorgente della comunione fraterna nella chiesa non sono le affinità di sensibilità o di carattere, le amicizie o le simpatie, bensì la comunione costante al Corpo di Cristo Eucaristico. • La terza caratteristica è la disponibilità al servizio e al dono di sé: l’Eucarestia ci educa al dono. Il gesto della lavanda dei piedi, compiuto da Gesù nel cenacolo, è un gesto eucaristico che ci consegna con queste parole: “Vi ho dato un esempio perché come ho fatto io facciate anche voi”. Un altro modo per dire: “Fate questo in memoria di me”. La Chiesa celebra l’Eucarestia “in memoria di Lui” quando, al contempo, vive il servizio e il dono, sull’esempio di Lui, come ha fatto Lui.
EUCARESTIA E SACERDOZIO Infine mi è caro richiamare il legame tra Eucarestia e sacerdozio in questo mese in cui diverse ricorrenze lo pongono alla nostra attenzione. La prima è l’anniversario dell’ordinazione dei nostri sacerdoti: il 50° del nostro don Peppino, che abbiamo ricordato lo scorso 20 maggio; il
59° di don Marco; il 44° di don Angelo; il 25° di don Elia; il 5° di don Roberto. La seconda ricorrenza è l’Ordinazione di due nuovi sacerdoti, don Andrea e don Riccardo, per la nostra diocesi, sabato 10 giugno alle ore 20.30 in Cattedrale: un dono grande per la nostra chiesa. Li avremo con noi a celebrare una delle loro prime Messe venerdì 16 giugno, alle 21.00, nelle Giornate Eucaristiche. Eucarestia e sacerdozio hanno un legame molto stretto, similmente al legame con la comunità: il sacerdote celebra l’Eucarestia e al tempo stesso l’Eucarestia plasma e dà forma all’identità profonda del sacerdote. Lo sguardo ci porta in avanti, al prossimo anno pastorale, tutto improntato sul tema della missione. L’occasione ci è data dal 1° centenario della morte di Santa Francesca Cabrini, avvenuto nel 1917. Avremo modo di riflettere e confrontarci prossimamente. Augurando a tutti una buona estate e “buone vacanze” sento il dovere di ricordare a tutti che la chiesa non “chiude per ferie”: un invito a non trascurare l’Eucarestia domenicale e la preghiera di adorazione personale. Per tutta l’estate, salvo rare eccezioni, il martedì sera la chiesa di San Fereolo sarà aperta per la preghiera personale.
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Il Corpus Domini nell’anno dell’Eucarestia di Mons. Angelo Pavesi
Il prossimo 18 giugno, la liturgia domenicale della Chiesa ci fa celebrare la solennità del Corpo e Sangue del Signore. Una grande festa dedicata alla Santa Eucarestia. Il cuore di questo giorno è la processione Eucaristica dove il Signore Gesù, presente in “corpo, sangue, anima e divinità” nel pane consacrato, viene portato tra le abitazioni dei fedeli. Una festa che ha avuto, storicamente, origini curiose e sorprendenti. Da tempo si sentiva l’esigenza di dedicare un giorno specifico alla celebrazione del Sacramento dell’altare. L’impulso è stato dato da Santa Giuliana, madre priora di Mont Cornillon, a Liegi, in Belgio. Ella raccontò di aver avuto delle visioni in cui le apparve Cristo. Questi le indicava un unico punto nero su una luna piena e luccicante. In quell’occasione le disse che il punto nero rappresentava l’assenza di una festa in onore dell’Eucarestia. Venne creduta dall’arcidiacono di Liegi che, una volta salito al soglio pontificio, dopo aver constatato il grande miracolo Eucaristico avvenuto a Bolsena (Lazio), istituì la festa. Quale è stato il miracolo? In un giorno imprecisato dell’anno 1263, forse nella tarda estate, giunse alla Basilica di Santa Cristina un sacerdote teutonico, al quale più tardi la tradizione attribuì il nome di Pietro, e una città d’origine, Praga. Sempre secondo la tradizione, Pietro aveva intrapreso il lungo e disagevole pellegrinaggio per sentirsi fortificato
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nelle verità di fede che in quel momento mettevano in crisi la sua identità di sacerdote, fra tutte la presenza reale di Gesù nell’Eucarestia. Nell’animo di Pietro, il ricordo della martire Cristina (patrona della città di Bolsena), la cui fortezza non aveva vacillato di fronte al martirio, aprì uno spiraglio. Dopo aver venerato la tomba della santa, in quel luogo celebra l’Eucarestia. Di nuovo i suoi dubbi cominciarono a turbargli la mente e il cuore; pregò intensamente la santa perché intercedesse presso Dio di donargli quella forza, quella certezza nella fede che l’avevano distinta nella prova estrema del martirio. Giunto al momento della consacrazione, mentre teneva l’ostia sopra il calice, pronunciate le parole di rito, questa apparve visibilmente arrossata di sangue che finiva sul corporale. Al sacerdote mancò la forza di continuare il rito. Pieno di confusione e di gioia, avvolse le specie eucaristiche nel corporale e si portò in sacrestia. Durante il percorso alcune gocce di sangue caddero anche sul pavimento e sui gradini dell’altare. Ripresosi dallo sbigottimento, Pietro, accompagnato dai canonici di Santa Cristina e dai testimoni del prodigio, si recò nella vicina Orvieto, dove era presente Papa Urbano IV, al quale confessò il dubbio chiedendo il perdono e l’assoluzione. Il Sommo Pontefice inviò subito a Bolsena il vescovo di Orvieto, accompagnato da San Tommaso d’Aquino, per verificare il fatto e portare fino a lui le prove.
Al ponte di Rio Chiaro avvenne l’incontro tra il vescovo che tornava da Bolsena con le reliquie del miracolo e il Papa che, con il clero e grande folla agitante rami d’ulivo, gli si era recato incontro in processione. Il Papa, in ginocchio, ricevette l’ostia e i lini intrisi di sangue e li recò, tra la commozione e l’esultanza di tutti, nella cattedrale di Santa Maria, dopo averli mostrati al popolo. Del prete teutonico non si seppe più nulla. Nello stesso tempo venne istituita dal Pontefice la solennità del Corpus Domini e fu affidato a San Tommaso d’Aquino il compito di stendere i testi liturgici per la nuova festività, stabilendo che questa venisse celebrata il giovedì dopo l’ottava di Pentecoste. Ogni anno a Bolsena e a Orvieto si celebra con particolare solennità questa festa, recando in processione, accanto all’Eucarestia, anche le reliquie del miracolo. Da Urbano IV a Giovanni Paolo II, ben 15 Papi hanno venerato le reliquie del miracolo e visitato i luoghi dove questo avvenne. A Bolsena la Processione si svolge su di un percorso di 3 chilometri, completamente tappezzato di fiori (foto). Questo “tappeto infiorato” è preparato affinché il Signore Gesù, presente nel Santissimo Sacramento possa
Le Sante Quarant’Ore
Giornate Eucaristiche Giovedì 15 giugno Ore 21.00 - Solenne apertura: celebrazione dei Vespri, breve riflessione, esposizione dell’Eucarestia. Adorazione personale e silenziosa fino alle ore 22.00. Venerdì 16 giugno Ore 8.30 - Santa Messa, esposizione dell’Eucarestia e adorazione per tutta la giornata. In mattinata: breve adorazione per i ragazzi del Grest. Ore 21.00 - Solenne Santa Messa concelebrata dai sacerdoti novelli don Riccardo Fava e don Andrea Sesini e dal nostro don Roberto nel 5° anniversario della sua Ordinazione Sacerdotale. Esposizione dell’Eucarestia e adorazione notturna. (indicare la propria disponibilità sull’apposito foglio in chiesa). Sabato 17 giugno Ore 8.00 - Lodi Mattutine e riposizione del SS.mo Sacramento. Ore 8.30 - Santa Messa; esposizione e adorazione per tutta la giornata Ore 17.30 - Riposizione Ore 18.00 - Santa Messa
Domenica 18 giugno Solennità del Corpus Domini
Orario domenicale delle Sante Messe. Ore 16.30 - Esposizione e adorazione Ore 17.30 - Celebrazione dei Vespri e benedizione eucaristica Ore 18.00 - Santa Messa Ore 20.30 - Santa Messa al Carmelo e Processione cittadina verso la chiesa di San Gualtiero.
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passarvi sopra: l’unico, infatti, che può calpestare questo tappeto di fiori lungo tutta quanta la cittadina è il sacerdote che porta l’ostensorio. Il miracolo del “Corpus Domini” non è terminato. Continua ancora oggi, tutti i giorni dell’anno, su tutti gli altari del mondo, là dove c’è un sacerdote che celebra l’Eucarestia. E’ il prodigio dell’amore del Signore che accompagna l’uomo nel suo cammino. E’ un camminare verso il Signore e con il Signore e, di conseguenza, celebrare il mistero della vita. Questa non è un vagare senza meta, la direzione è ben precisa: camminare verso Cristo, Signore del tempo e della storia: Lui è la nostra meta e compagno di strada, fedele. Questo nostro camminare con il “Dio con noi”, trova in questa festa un momento di sosta, di pausa, di contemplazione e di adorazione. Viene alla mente l’inno cristologico di Paolo nella Lettera ai Filippesi, che presenta la liturgia del cosmo come un inginocchiarsi di fronte al nome di Gesù, e vede in ciò adempiuta la profezia di Isaia circa la signoria sul mondo del Dio di Israele. Solo piegando le ginocchia e il cuore davanti a Dio si è persone libere …: libere dalle schiavitù antiche e nuove, essendo solo Lui il Dio dell’Amore da ascoltare, amare e seguire. Oltre che camminare e adorare, il cristiano davanti all’Eucarestia contempla in un profondo silenzio. Questo ci aiuta ad entrare nella realtà del sacramento e a restare stupiti di fronte all’atto di amore con il quale Gesù si offre al Padre sulla croce per la salvezza del mondo. Un silenzio davvero “sacro” (come lo chiama la liturgia), nel quale dire sì all’agire di Cristo, così che diventi anche il nostro agire nella quotidianità della vita. Il silenzio è allora il nostro “Amen” che diciamo o cantiamo al termine della preghiera eucaristica: un “Amen” che si arrende all’amore di Dio e lo abbraccia come nuovo criterio del proprio vivere. Camminare, adorare, contemplare in profondo silenzio! In questi tre verbi e con questi tre verbi vogliamo vivere la celebrazione del Corpus Domini. “Lode piena e risonante; gioia nobile e serena sgorghi oggi dallo spirito. Amen.” (dalla sequenza liturgica della festa).
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Nell’estate del 1263 Pietro da Praga, un sacerdote boemo, si trovava a Bolsena di ritorno da un pellegrinaggio a Roma dove si era recato per fugare con la preghiera, senza però riuscirci davvero, i suoi dubbi sulla reale presenza di Cristo nelle specie eucaristiche. Mentre celebrava nella chiesa di Santa Cristina, al momento della consacrazione l’ostia si mise a sgocciolare sangue sul corporale. Conclusa la messa, impaurito, portò il piccolo fagotto in sacrestia ma alcune gocce caddero sul marmo e sui gradini dell’altare. Papa Urbano IV, che risiedeva nella vicina Orvieto, verificato il fatto, l’anno successivo proclamò il miracolo, estendendo a tutta la Chiesa la solennità del Corpus Domini. La festa era nata nel 1247 a Liegi, in Belgio, per contrastare posizioni di teologi che sostenevano la sola qualità simbolica e non reale della presenza di Cristo nel pane e nel vino consacrati. La storia è stata raffigurata nel 1512 da Raffaello in Vaticano nella Stanza di Eliodoro, il cui complesso programma degli affreschi celebra la protezione affidata da Dio alla Chiesa nei momenti di pericolo. Ma la “Messa di Bolsena” non si limita a riprodurre il momento del miracolo vero e proprio ma sembra piuttosto rappresentare il rapporto delle persone con l’Eucaristia: a sinistra il gruppo concitato di fedeli suggerisce un’invocazione di soccorso; a destra il papa
La Messa di Bolsena di Alessandro Beltrami
Giulio II (committente dell’opera), cardinali e personalità della curia, via via con atteggiamenti e gradi diversi, sono ritratti in preghiera contemplativa. Senza cercare rimandi puntuali, sembra possibile individuare risonanze tra questi due atteggiamenti e i magnifici testi approntati da san Tommaso d’Aquino, su incarico dello stesso Urbano IV, per la liturgia del Corpus Domini, che costituiscono uno degli apici della poesia cristiana e che meriterebbero di essere recuperati alla meditazione e alla preghiera: due inni, il Pange lingua e il Sacris solemniis, nella cui sezione finale è il Panis Angelicus; la sequenza Lauda Sion Salvatorem. Prendiamo il gruppo di sinistra, composto da persone del popolo di diversa estrazione e madri con bambini, e accostiamolo proprio alle parole rese celebri dalle note di Cesar Franck (riportiamo sempre prima le parole latine per apprezzare anche solo la musicalità della lingua di Tommaso, che si perde in traduzione):
Dat panis cœlicus figuris terminum O res mirabilis: manducat Dominum Pauper, servus et humilis” “Il pane angelico diviene pane degli uomini il pane celeste conclude ogni prefigurazione O cosa meravigliosa: si nutre del Signore il povero, il servo e l’umile”. O ancora dal Lauda Sion: “Bone Pastor, panis vere, Iesu, nostri miserére: tu nos pasce, nos tuére:
“Panis angelicus fit panis hominum
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tu nos bona fac vidére in terra vivéntium” “Buon Pastore, pane vero, o Gesù, abbi pietà di noi: Tu nutrici, proteggici, Tu fa’ che noi vediamo i beni eterni nella terra dei viventi”. Il blocco sommitale, costituito da Pietro da Praga e Giulio II, si riverbera in un altro passo del Lauda Sion: “Fracto demum sacraménto, ne vacílles, sed memento, tantum esse sub fragménto, quantum toto tégitur” “Spezzato finalmente il Sacramento, non tentennare, ma ricorda che tanto c’è sotto un frammento quanto è coperto nell’intero”:
Iniziativa di Carità
Spezziamo il pane Dopo le Messe principali del mattino di domenica 18 giugno sarà possibile acquistare un sacchetto di pane con una libera offerta. Il ricavato andrà a sostenere il centro diurno “Incroci”. Il Centro è stato aperto il 2 gennaio 2017, per un’accoglienza diurna di bassa soglia. Aperto dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 12.15, il servizio si rivolge alle persone adulte in stato di grave marginalità. Dal giorno di apertura sono più di 100 le persone che hanno frequentato il Centro ed ogni giorno circa 40/50 persone lo frequentano. Attraverso il contributo che si raccoglierà oltre a garantire il funzionamento del Centro, si potranno rafforzare i laboratori dei mestieri già presenti.
Allo sbigottimento del sacerdote che tiene in mano l’ostia spezzata corrisponde la solidità della figura del papa, che nel pane fissa lo sguardo. Un atteggiamento di fede nei confronti del mistero della transustanziazione e del rapporto con la nostra percezione fisica, intellettuale e mistica delle specie eucaristiche (grande oggetto di tutti questi versi) che traduce visivamente la strofa celebre del Pange lingua: “Tantum ergo sacramentum veneremur cernui, et antiquum documentum novo cedat ritui; præstet fides supplementum sensuum defectui”: “Un così grande mistero adoriamo, dunque, prostrati l’antica legge ceda al nuovo sacrificio e la fede supplisca al difetto dei sensi”. C’è ancora un altro testo eucaristico dell’aqui-
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nate – sebbene non redatto appositamente per il Corpus Domini – a risuonare in questa immagine. È l’Adoro te devote, un altro “miracolo” di san Tommaso perché riesce a essere preghiera intima e allo stesso tempo densa di contenuti teologici e poetici, fusi in una melodia semplice, persino popolare ma estremamente efficace. Un modello insuperato di un’arte capace di fare cantare autenticamente i cuori.
La solennità del Sacro Cuore di Gesù La Solennità del Sacro Cuore di Gesù ricorre il venerdì dopo il Corpus Domini: quest’anno sarà venerdì 23 giugno. Da anni, in occasione di questa festa, i sacerdoti della Parrocchia ricordano i loro anniversari di Ordinazione Sacerdotale; quest’anno la celebrazione sarà anticipata al giorno della vigilia, giovedì 22 giugno. Pertanto il programma della Solennità sarà:
Giovedì 22 giugno - Ore 21.00, Chiesa del Sacro Cuore: Santa Messa della Solennità e ricordo degli Anniversari di Ordinazione dei sacerdoti della parrocchia.
Venerdì 23 giugno - Ore 10.30 Chiesa del Sacro Cuore: Santa Messa della Solennità Ore 18.00, a San Fereolo: Santa Messa della Solennità - Ore 18.30, a San Fereolo: Adorazione eucaristica nella Giornata della Santificazione Sacerdotale - Ore 19.00, a San Fereolo: celebrazione dei Vespri, presieduti da Mons. Vescovo con i sacerdoti della diocesi e benedizione eucaristica.
«Il cuore è la realtà intima e unificante che evoca il mistero che resiste a tutte le analisi, che è la legge silenziosa più potente di ogni organizzazione e utilizzazione tecnica dell’uomo. Cuore indica il luogo dove il mistero dell’uomo trascende nel mistero di Dio; là la vuota infinitudine che egli esperimenta dentro di sé grida e invoca la infinita pienezza di Dio. Evoca il cuore trafitto, il cuore angosciato spremuto morto. Dire cuore significa dire amore, l’amore inafferrabile e disinteressato, l’amore che vince nell’inutilità, che trionfa nella debolezza, che ucciso dà la vita, l’amore che è Dio. Con questa parola si proclama che Dio è là dove si prega: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Con la parola cuore si nomina qualcosa che è totalmente corporeo e tuttavia è tutto in tutto, al punto che si possono contare i suoi battiti e ci si può fermare in un pianto beato perché non è più necessario andare avanti dal momento che si è trovato Dio. Chi può negare che in questa parola noi ritroviamo noi stessi, il nostro destino e il modo proprio dell’esistenza cristiana che ci è imposto come peso o grazia insieme, e assegnato come nostra missione?» (K. Rahner).
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Don Peppino, prete da 50 anni Lo scorso 20 maggio abbiamo ricordato il 50° anniversario della Ordinazione sacerdotale del nostro don Peppino, con una solenne celebrazione presieduta dallo stesso don Peppino, nel cortile dell’Oratorio, la sua “passione”. Superata l’incertezza delle condizioni meteo, dovute ad un piccolo temporale che, come uno scherzo, si aggirava nei dintorni, un bel sole ha rasserenato la serata e gli animi, concedendoci di vivere una celebrazione molto sentita e partecipata. Nel corso della celebrazione don Peppino ha voluto lasciare un dono alla Parrocchia, a ricordo del suo 50°: un calice ed una patena. La parrocchia, da parte sua, gli ha regalato un servizio per la Messa, ricamato dalle monache del Carmelo. Il parroco ha richiamato il valore simbolico di questi doni che rimandano entrambi alla celebrazione dell’Eucarestia come l’elemento di unione tra don Peppino e la comunità di San Fereolo, che non lo può dimenticare. Di seguito riportiamo l’indirizzo di saluto che don Elia ha rivolto a don Peppino all’inizio della celebrazione ed una sintesi dell’appassionato discorso che don Peppino ha tenuto al termine della stessa.
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Il saluto di don Elia
Caro don Peppino, bentornato a San Fereolo! Bentornato, monsignore! Sei sacerdote da 50 anni, 23 dei quali trascorsi come parroco nella nostra comunità, come pastore premuroso e attento: oggi con te rendiamo grazie al Signore e te lo esprimiamo, di tutto cuore, in questa celebrazione nella quale concludiamo l’anno pastorale, catechistico, sportivo …: cioè una festa di comunità e una festa del grazie, nell’Oratorio: la tua passione! E’ questo ciò che rende bella e preziosa la nostra assemblea, stasera: una tale sacerdo
ione Ordinaz gno 1967 24 giu
e
comunità che si ritrova, e ha bisogno di ritrovarsi, attorno al suo Signore per mantenere viva la sua identità, per dire grazie, per riconoscere i suoi doni e per non perdere il senso del dono di sé. Il legame tra il sacerdote e la comunità è qualcosa di molto profondo e irrinunciabile, simile al rapporto tra padre e figlio; è il legame del pastore con il suo gregge. Un pastore matura la sua identità sacerdotale e ministeriale e la esprime autenticamente nell’incontro fecondo con il suo gregge, la comunità cristiana; ed una comunità cresce e matura come Chiesa, nel legame con i suoi pastori. Questo è avvenuto nel tuo incontro con la nostra parrocchia: tu sei maturato come presbitero e proprio qui hai espresso la pienezza del ministero presbiterale, e la comunità cristiana che è in San Fereolo, grazie alla tua cura pastorale, ha camminato ed è cresciuta nella sua consapevolezza di essere il gregge del Signore. Caro don Peppino: sei sacerdote da 50 anni! Oggi tu ci attesti una fedeltà possibile, che abbraccia l’intera esistenza, al Signore Gesù, alle scelte di vita, ai valori grandi di riferimento; una capacità di tenuta, una stabilità, nonostante le inevitabili prove o fragilità che ciascuno sperimenta nel suo cammino; oggi tu ci attesti la possibilità del dono di sé in maniera definitiva, totale: è il per sempre … per tutta la vita. Come ci fa bene ! … Come fa bene anche a tutta la chiesa, a noi sacerdoti, ma penso anche agli sposi, ai genitori, ai giovani … come è incoraggiante toccare con mano questa fedeltà! Quella del sacerdote, nel legame con la sua comunità, è una
rdotale ne sace io z a in 7 Ord no 196 24 giug fedeltà “eucaristica”: che dalla celebrazione quotidiana dell’Eucarestia attinge forza, linfa vitale, energia per vivere in rendimento di grazie, cioè riconoscendo che tutto è grazia; per educare alla autentica comunione ecclesiale; per esprimere il dono di sé fino alla fine. In questo anno pastorale che volge al termine, anche il tuo 50° di sacerdozio torna a ricordarci il dono più grande, prezioso, irrinunciabile che è l’Eucarestia. Grazie don Peppino! Ti giunga dritto al cuore il nostro augurio, con l’abbraccio caloroso della tua, e nostra, San Fereolo!
Il discorso di don Peppino Carissimi, ciò che ora vi dirò è il risultato di quella maturazione che il Signore mi ha fatto fare a S. Fereolo con la vostra presenza, con la vita pastorale, con tutto quanto abbiamo fatto, vissuto, sofferto e gioito insieme per 23 anni. 23 anni non sono pochi, sono quasi la metà della mia vita di sacerdote.
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Ingresso a San Fereolo 1992 Oggi posso dirvi sinceramente che di bene me ne avete fatto veramente tanto. E’ dentro il mio cuore e oggi forma lo stile della mia vita sacerdotale.
LA PASTORALE Sono venuto a S. Fereolo con molta disponibilità. La presenza per 17 anni del carissimo don Peppino Moggi aveva lasciato un segno, svolgendo la pastorale secondo gli indirizzi del Concilio Vaticano II. Aveva fatto tante cose belle: in modo particolare questo oratorio e la palestra.
Ingresso a San Fereolo 1992
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Quando sono venuto tra voi, ho guardato per qualche tempo la vita pastorale, e poi le strutture. Per quanto riguarda la pastorale, ho visto che era arrivato il momento di dare alla parrocchia un nuovo volto e un’apertura sempre grande al quartiere diventato ormai il più popoloso della città. E così abbiamo iniziato a parlare e a muoverci seguendo le indicazioni in ordine ad attuare, come si diceva, la nuova evangelizzazione. Quanto fermento vi era in quegli anni! Il numero dei volontari cresceva e si qualificava: io mi sentivo padre e fratello di tutti, nessun escluso. E così siamo andati avanti per alcuni anni svolgendo sempre un grande e impegnativo lavoro di evangelizzazione. Uno dei punti focali di questo rinnovamento è stata l’inaugurazione della nuova zona pastorale, un grande complesso residenziale completamente realizzato in quegli anni a ridosso della stazione.
LA PREGHIERA Dopo quella primavera pastorale, abbiamo però sentito, soprattutto io come parroco, il bisogno di fare una scelta fondamentale, senza tralasciare nulla di quanto si andava facendo. Avevo compreso che tutto il lavoro di evangelizzazione poteva stare in piedi se mettevamo Lui, il Signore, al primo posto nella nostra vita personale e comunitaria. La frase del Vangelo che dicevo entrando nelle vostre case era questa: “Dice il Signore: Io sono la vite e voi i tralci, senza di me non potete far nulla”. Quel “non potete far nulla” mi pesava, mi interrogava, mi faceva riflettere. Ho capito allora che prima di tutto bisognava mettersi in ginocchio. E allora ecco la scelta: ci siamo impegnati a metterci maggiormente in ginocchio davanti al Signore. E così sono iniziate le adorazioni settimanali nelle due chiese, i ritiri spirituali, la preghiera silenziosa in chiesa e quella nelle case, il mese
di maggio impostato come espressione vera di evangelizzazione con le sue serate particolari, le vie crucis per il quartiere, la grande e significativa Missione giovani, le celebrazioni per i defunti, la diffusione dei centri di ascolto della Parola di Dio. Quindi oggi posso testimoniare veramente e sinceramente che la preghiera è diventata la mia forza, mi ha portato a conoscere sempre più il Signore. E allora dico di nuovo a tutti voi: vivete le celebrazioni, andate qualche volta davanti al tabernacolo, state un po’ davanti a Lui, partecipate alle adorazioni e alla preghiera silenziosa. Non abbiate paura. Il Signore vi toccherà il cuore e allora scoprirete che senza la preghiera, vista e vissuta come intimità d’amore con il Signore, non si può vivere. Con questo vostro impegno di vita spirituale, sarete ancora di più evangelizzatori con chi incontrerete, ma anche nella vostra famiglia, e la comunità parrocchiale diventerà sempre più un segno vivo della presenza del Signore nel quartiere.
ghiera a sostenermi nell’accogliere ogni giorno chi veniva a chiedere aiuto alla porta di casa. Quanta forza e quanti aiuti il Signore mi ha dato e quanti ne ha versati nella nostra Caritas!
LA FIDUCIA NELLA PROVVIDENZA L’altro dono che mi è venuto dalla preghiera è stato il potenziamento della fiducia nella provvidenza nell’affrontare i debiti per tutti i lavori che abbiamo realizzato per il bene della comunità. Di lavori ne abbiamo fatti veramente tanti. Ma nel dire “abbiamo”, davanti al verbo “abbiamo” metteteci sempre non “don Peppino”, ma “noi”, metteteci tutti quelli che hanno faticato, in modo particolare tutti coloro che hanno offerto e sostenuto i lavori che abbiamo fatto, con la loro generosità concreta. Non mi sembra vero che io, povera creatura resa sacerdote dalla grazia del Signore, abbia guidato voi a realizzare per il bene della comunità ciò che i nostri occhi oggi vedono. Molte volte qualcuno di voi, mi chiedeva se dor-
LA CARITAS Carissimi, con il dono della preghiera mi sono venuti di conseguenza altri due doni: in primo luogo ho preso coscienza che si evangelizza non solo con la Parola di Dio e con i sacramenti, ma anche con la carità concreta mediante i servizi della Caritas. La carità infatti è il primo annuncio di Vangelo. Permettete che vi dica anche che è stata la pre-
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mivo di notte per tutti i debiti che si dovevano affrontare. Io rispondevo che avevo una grande fiducia nella provvidenza del Signore. E con la provvidenza del Signore nel cuore e con la vostra generosità abbiamo fatto tutte queste opere.
E ORA … I vostri doni della preghiera, lo spirito aperto ai poveri, la fiducia nella provvidenza, mi rimangono nel cuore e mi sostengono là dove il Signore mi ha condotto. Infatti dopo la mia partenza da S. Fereolo il dono della preghiera che voi avete fatto maturare in me, è diventato l’anima della mia vita, mi dà la forza per vivere con serenità la mia stagione di prete in pensione. L’unico lavoro che ora svolgo è quello di pregare. Se ora, non ho più da programmare la pastorale, mura da abbattere, preoccupazioni per il buon funzionamento delle realtà parrocchiali, a chi mi chiede che cosa faccio ora, rispondo che ho iniziato a lavorare “nei sotterranei della Chiesa” con l’offerta della mia preghiera e con le difficoltà che un comune anziano è chiamato ad affrontare in attesa della beata speranza. Dopo tutto questo vi assicuro che non passa giorno che non vi ricordi tutti al Signore. Ormai siete fissi, anzi oserei dire, incisi per sempre nel mio cuore che sempre vi ha amato e sempre vi amerà
L’ORATORIO Carissimo don Elia, ti ringrazio per il luogo di questa solenne celebrazione. Sì, per me celebra-
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re in oratorio è un dono che mi conferma che il signore porta a compimento sempre le richieste che i sacerdoti fanno nel giorno della loro ordinazione sacerdotale. Vi chiederete forse perché ho questo amore all’oratorio. Quando vi ho salutato, vi ho detto di avere a cuore i giovani e invitavo tutti ad avere attenzione all’oratorio con tutte le sue attività di catechesi, di formazione spirituale come pure dell’attività sportiva. Nella scelta di celebrare la Messa per il mio 50° di sacerdozio in oratorio, ho visto quindi un al-
tro dono del Signore. Per farvi capire questo amore all’oratorio, ecco una confidenza: è la prima volta che la esprimo ad alta voce e a un grande numero di persone. Nel giorno della mia ordinazione sacerdotale avevo chiesto al Signore di aiutarmi a spendere tutta la mia vita per la gioventù. In quel tempo e poi per tutta la mia vita sacerdotale sono sempre stato appassionato della gioventù. Celebrando qui in oratorio il mio 50° di sacerdozio mi sembra di poter dire che il Signore mi conferma ancora di aver esaudito pienamente quella mia richiesta.
PREGATE PER ME Carissimi sanfereolini, dopo tutto questo non pensiate che io mi ritenga un arrivato, e che non abbia più bisogno di conversione. Ho ancora tante povertà da farmi perdonare dal Signore e tanto cammino da compiere per conformare sempre più la mia vita al Vangelo. E allora dico a voi: ricordatevi di pregare un po’ per me, ne ho tanto bisogno. Da parte mia, vi assicuro che non mi stancherò mai di pregare per tutti voi. Amen.
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Due nuovi sacerdoti per la Chiesa di Lodi Sabato 10 giugno, alle ore 20.30 in Cattedrale il Vescovo Maurizio ordinerà sacerdoti don Andrea Sesini, della parrocchia di san Fiorano, e don Riccardo Fava, della parrocchia di sant’Alberto in Lodi. I due novelli sacerdo-
“SEGUIMI”
L’ordinazione presbiterale che riceverò il prossimo 10 giugno alle ore 20:30 in Cattedrale è il punto di arrivo di un cammino di risposta vocazionale e di discernimento che è durato 8 anni di seminario, durante i quali ho avuto la fortuna di crescere nella fede e nel ser16 - camminiamo insieme
ti saranno tra noi venerdì 16 giugno alle ore 21.00 per concelebrare una Santa Messa, nelle Giornate Eucaristiche, con don Roberto che, proprio in quel giorno, ricorda il suo 5° anniversario. Riportiamo una loro testimonianza.
vizio grazie ai numerosi incontri che il Signore mi ha dato la possibilità di fare. Non è solo punto di arrivo di un cammino, è anche punto di partenza per la mia futura vita da prete: sono chiamato ad essere sacerdote in - con - per una comunità che il vescovo mi affiderà. E’ una grande gioia ed una grande re-
“NESSUNO HA UN AMORE PIÙ GRANDE DI QUESTO: DARE LA SUA VITA PER I PROPRI AMICI” Quando riconosciamo di essere amati da Dio, di un amore totale e incondizionato che arriva fino alla morte in croce del proprio Figlio, allora scopriamo la gioia più grande che non può essere offuscata e superata da nulla. Ripensando al mio cammino di questi anni in preparazione al sacerdozio, ora che mancano pochi giorni alla mia ordinazione presbiterale, questa verità risuona dentro di me con chiarezza e forza. Quest’amore del Signore mostra come i grandi miracoli avvengano dentro di noi. Se contiamo su Dio vedremo che la bellezza più profonda sta proprio in noi. Il Signore mi ha chiamato a seguirlo in modo particolare, mi ha proposto di condividere con lui il servizio ai fratelli, tenendo sempre presente che “non c’è amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici”. Non mi ha mai fatto mancare la sua presenza, la sua forza. Grazie a tante persone che mi hanno voluto e mi vogliono bene,
in diverse situazioni, ho sperimentato che il Signore ci dà sempre ciò di cui abbiamo bisogno. Certo dobbiamo avere fiducia in lui e saper guardare con gli occhi della fede. In questi giorni provo una forte emozione: penso al mio ministero futuro, ma anche al tempo trascorso e a quello che vivrò da sacerdote. So anche che dove non arriverò io, arriverà Lui. Per questo Gesù ha detto ai suoi discepoli: “non abbiate paura, io sarò con voi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Nel rito di ordinazione, il vescovo pronuncerà queste parole: “Renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai. Conforma la tua vita al mistero della Croce di Cristo Signore”. È una grande responsabilità, ma quello che mi spinge a farlo è l’amore per il Signore e il desiderio di comunicare questa gioia a coloro che mi farà incontrare. Per questo chiedo a tutti voi il ricordo nella preghiera, perché il mio ministero sacerdotale possa testimoniare ogni giorno l’amore di Dio per ogni uomo, quell’amore che è capace di donare la vita per gli amici.
don Andrea
sponsabilità, ma ho imparato che nella Chiesa di Lodi vocazioni sacerdotali Chiesa non si cammina mai da soli, ma secondo il Suo Cuore. assieme ai propri fratelli, dove si può don Riccardo sempre trovare un valido sostegno. Vi chiedo un ricordo nelle vostre preghiere, affidandomi all’intercessione di Maria e di San Bassiano. Inoltre insieme chiediamo al Signore che doni alla camminiamo insieme - 17
Il mese di maggio Il clima freddo e piovoso del 1° maggio non ha scoraggiato la partecipazione dei fedeli alla Santa Messa di apertura del Mese dedicato alla preghiera mariana. La celebrazione, nella zona artigianale del quartiere, è stata presieduta, com’è tradizione, dal vescovo Maurizio. Nel corso del Mese i vari appuntamenti si sono succeduti con grande partecipazione e con un bel clima di preghiera e anche di letizia e fraternità, il che non guasta mai. Un grazie sentito a tutti coloro che ci hanno ospitato nelle varie zone e a coloro che, ogni sera, con notevole impegno hanno allestito gli spazi per la preghiera. Di seguito riportiamo il testo dell’omelia che il vescovo Maurizio ha tenuto durante la celebrazione di apertura.
La diocesi con Maria Cari fratelli e sorelle, per la terza volta apro con voi il mese di maggio, ma convoco l’intera diocesi in compagnia di Maria a contemplare la risurrezione del Figlio e ricordare che per la sua passione e croce possiamo anche noi giungere alla gloria della risurrezione. È il messaggio del Rosario: recitandolo assimiliamo i misteri di Cristo uniti alla Madre, che sempre ci conduce all’Eucaristia. È Lei stasera a dirci: la Messa, memoriale della pasqua, sia il vostro tutto. Non tralasciate mai di
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parteciparvi ogni domenica e andate il più possibile a sentire il comando di Gesù: “fate questo in memoria di Me”. Lasciatevi amare fino alla fine: la vita germoglierà nella fede portando frutti di vita eterna.
Il mistero pasquale alle giovani generazioni
La gioia e la forza del Risorto è tra questi frutti. Le nostre parole e ancor più la vita dovrebbero dare questo annuncio alle giovani generazioni. Abbiamo il compito – impegnativo ma non ci manca la grazia divina – di educarle nella fede cristiana. Pensiamo ai ragazzi della prima comunione e della cresima: vero regalo per loro sia il nostro affidamento al Signore. E chiediamo a Maria di intercedere questo dono per le famiglie e le parrocchie della diocesi, sempre pregando per la Chiesa universale riunita attorno al Papa, testimone coraggioso della risurrezione anche tra i non cattolici e i credenti di altre religioni, come avvenuto pochi giorni orsono in Egitto. Rendiamo grazie a Dio e a Maria per quel pellegrinaggio straordinario di unità e pace.
Lo sguardo su Cristo
Nella prima lettura si evoca la Pentecoste verso la quale siamo incamminati. Quel “pentitevi” è anche per noi perché riviviamo la prima pasqua
del battesimo in una vita coerente col vangelo. La Madonna ci suggerisce: guardate a Cristo e sarete raggianti (salmo responsoriale). Dove se non nella Messa, quando è elevato nella consacrazione e nella frazione del Pane alle quali ci dispone la Parola, può avvenire questo? Non vogliamo che cada in terreno sassoso bensì in quello buono del nostro pentimento il grido evangelico di Gesù: chi crede in me, crede in Colui che mi ha mandato. È il Padre ad inviare il Figlio che dona lo Spirito “senza misura”. Non condanniamo noi stessi mancando di fede.
L’affidamento alla Madre di Dio e nostra
L’intenzione di questa Messa è l’affidamento della Beata Vergine Maria. Nel mistero pasquale è la salvezza e noi invochiamo lo Spirito per essere inclusi nei figli di adozione che Gesù affidò alla Madre dalla Croce. Ho ricordato i lodigiani grandi e piccoli a Fatima la scorsa settimana e celebro in continuità con quel pellegrinaggio preparando il prossimo centesimo anniversario dalle apparizioni della Vergine. La sera del 12 maggio la statua della Madonna di Fatima, che era nella Chiesa del Carmine, sarà posta nella cattedrale per la recita del Rosario e una Veglia Eucaristica. Il 13 maggio celebrerò l’Eucaristia affidando la nostra Chiesa al Signore nella certezza che a intercedere la grazia divina per noi è la Santa
Vergine. È dal suo Cuore Immacolato che i figli possono attingere un’incrollabile fiducia.
La salvezza nella storia Il 1917 rappresentò un drammatico crocevia della storia dell’umanità. Maria volle assicurarci che Dio ci avrebbe guidati nonostante le tenebre che si addensavano. Nell’ottobre successivo (fino a quel mese durarono gli appuntamenti coi piccoli veggenti) una rivoluzione avrebbe tentato di cancellare Dio per esaltare l’uomo e invece calpestò la coscienza e la libertà umane rubando la fede dai cuori e costringendo chiese e nazioni ad un prolungato e umiliante silenzio. Venne il papa slavo san Giovanni Paolo II, che proclamandosi davanti a Maria “totus tuus”, fu lo strumento della Misericordia Divina per ridare voce ai discepoli del Crocifisso Risorto. Cento anni fa – proprio in data odierna – papa Benedetto XV fondava la Congregazione per la Chiesa orientale (così si chiamava allora) preparando alla persecuzione i cristiani d’Oriente e assicurandoli di avere sempre una casa presso il Papa e di essere nel cuore della Chiesa.
Fiduciosi nella materna intercessione Maria ci affida a Cristo e supplica con noi tempi di pace religiosa e sociale per l’intera famiglia umana. Consacriamo a Lei e a San Giuseppe i lavoratori e le lavoratrici, il diritto al lavoro e al riposo domenicale. E la Santa Famiglia di Nazareth ci mantenga nella fede per non cadere nella tenebra che l’uomo senza Dio infligge, con immenso dolore, a piccoli e grandi. Sia invece la gioia del Signore a darci sempre forza nel cammino verso la Pasqua eterna. Amen.
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Un Sinodo dedicato ai giovani Nell’ottobre 2018 si terrà la XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema: «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale». Esso intende accompagnare i giovani nel loro cammino esistenziale verso la maturità affinché, attraverso un processo di discernimento, possano scoprire il loro progetto di vita e realizzarlo con gioia, aprendosi all’incontro con Dio e con gli uomini e partecipando attivamente all’edificazione della Chiesa e della società. Sarà una bella occasione di confronto su una tematica che, come comunità cristiana, non può lasciarci indifferenti. Di seguito pubblichiamo la lettera che Papa Francesco ha indirizzato ai giovani per l’occasione. Carissimi giovani, sono lieto di annunciarvi che nell’ottobre 2018 si celebrerà il Sinodo dei Vescovi sul tema «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale». Ho voluto che foste voi al centro dell’attenzione perché vi porto nel cuore. Proprio oggi viene presentato il Documento Preparatorio, che affido anche a voi come “bussola” lungo questo cammino.
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Mi vengono in mente le parole che Dio rivolse ad Abramo: «Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò» (Gen 12,1). Queste parole sono oggi indirizzate anche a voi: sono parole di un Padre che vi invita a “uscire” per lanciarvi verso un futuro non conosciuto ma portatore di sicure realizzazioni, incontro al quale Egli stesso vi accompagna. Vi invito ad ascoltare la voce di Dio che risuona nei vostri cuori attraverso il soffio dello Spirito Santo. Quando Dio disse ad Abramo «Vattene», che cosa voleva dirgli? Non certamente di fuggire dai suoi o dal mondo. Il suo fu un forte invito, una vocazione, affinché lasciasse tutto e andasse verso una terra nuova. Qual è per noi oggi questa terra nuova, se non una società più giusta e fraterna che voi desiderate profondamente e che volete costruire fino alle periferie del mondo? Ma oggi, purtroppo, il «Vattene» assume anche un significato diverso. Quello della prevaricazione, dell’ingiustizia e della guerra. Molti giovani sono sottoposti al ricatto della violenza e costretti a fuggire dal loro paese a su natale. Il loro grido sale a Dio, na firm Basta u a abbiam come quello di Israele schiavo
Cos Chiedilo
dell’oppressione del Faraone (cfr. Es 2,23). Desidero anche ricordarvi le parole che Gesù disse un giorno ai discepoli che gli chiedevano: «Rabbì […], dove dimori?». Egli rispose: «Venite e vedrete» (Gv 1,38-39). Anche a voi Gesù rivolge il suo sguardo e vi invita ad andare presso di lui. Carissimi giovani, avete incontrato questo sguardo? Avete udito questa voce? Avete sentito quest’impulso a mettervi in cammino? Sono sicuro che, sebbene il frastuono e lo stordimento sembrino regnare nel mondo, questa chiamata
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sul CU ul 730 o ? mo fatto a loro!
continua a risuonare nel vostro animo per aprirlo alla gioia piena. Ciò sarà possibile nella misura in cui, anche attraverso l’accompagnamento di guide esperte, saprete intraprendere un itinerario di discernimento per scoprire il progetto di Dio sulla vostra vita. Pure quando il vostro cammino è segnato dalla precarietà e dalla caduta, Dio ricco di misericordia tende la sua mano per rialzarvi. A Cracovia, in apertura dell’ultima Giornata Mondiale della Gioventù, vi ho chiesto più volte: «Le cose si possono cambiare?». E voi avete gridato insieme un fragoroso «Sì». Quel grido nasce dal vostro cuore giovane che non sopporta l’ingiustizia e non può piegarsi alla cultura dello scarto, né cedere alla globalizzazione dell’indifferenza. Ascoltate quel grido che sale dal vostro intimo! Anche quando avvertite, come il profeta Geremia, l’inesperienza della vostra giovane età, Dio vi incoraggia ad andare dove Egli vi invia: «Non aver paura […] perché io sono con te per proteggerti» (Ger 1,8). Un mondo migliore si costruisce anche grazie a voi, alla vostra voglia di cambiamento e alla vostra generosità. Non abbiate paura di ascoltare lo Spirito che vi suggerisce scelte audaci, non indugiate quando la coscienza vi chiede di rischiare per seguire il Maestro. Pure la Chiesa desidera mettersi in ascolto della vostra voce, della vostra sensibilità, della vostra fede; perfino dei vostri dubbi e delle vostre critiche. Fate sentire il vostro grido, lasciatelo risuonare nelle comunità e fatelo giungere ai pastori. San Benedetto raccomandava agli abati di consultare anche i giovani prima di ogni scelta importante, perché «spesso è proprio al più giovane che il Signore rivela la soluzione migliore» (Regola di San Benedetto III, 3). Così, anche attraverso il cammino di questo Sinodo, io e i miei fratelli Vescovi vogliamo diventare ancor più «collaboratori della vostra gioia» (2 Cor 1,24). Vi affido a Maria di Nazareth, una giovane come voi a cui Dio ha rivolto il Suo sguardo amorevole, perché vi prenda per mano e vi guidi alla gioia di un «Eccomi» pieno e generoso (cfr. Lc 1,38). Con paterno affetto, Francesco
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Alla scoperta del Grest 2017
Dettofatto di don Roberto Abbà
L’estate 2017 sarà un‘occasione unica per sporcarsi le mani ed impastarsi un po’ con il mondo che ci circonda. L’attenzione educativa del prossimo Grest sarà tutta rivolta al Creato come opera meravigliosa che nasce dalla Parola di Dio ed è donata all’uomo perché, creatura tra le creature, ne diventi il custode. Che cosa abbiamo fatto di questo dono? Il rischio che corriamo, è di essere spesso pieni di conoscenza, ma poveri di esperienze reali e concrete. Da molto tempo gli uomini hanno indicato in quattro gli elementi primordiali di tutto l’universo. Essi sono mescolati in modo perfetto dentro il Creato e plasmano tutte le creature. Visti con l’occhio puro di S. Francesco, essi ci aiuteranno a scoprire la bellezza e la forza oltre che la fragilità e la complessità di ciò che ci è stato consegnato. Terra per sperimentare l’origine e il fondamento, acqua per tornare all’essenzialità, aria per scoprirsi bisognosi dell’altro e infine fuoco per alimentare di passione le nostre comunità e il mondo che viviamo. L’intento dell’esperienza estiva del Grest di questo anno è quello di riscoprire questi elementi per far capire anche ai ragazzi che non si tratta di possedere e conquistare ciò che ci circonda, ma di rispettarlo ed entrare in relazione con esso per riconoscerci creatura tra le creature. I 4 elementi detteranno il ritmo delle nostre giornate che insieme al gioco vedranno alternarsi
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laboratori creativi coordinati da alcune mamme e attività di riflessione rivolte in particolare ai ragazzi delle medie. Per questi ultimi creeremo un percorso tematico specifico che li possa rendere maggiormente protagonisti dell’esperienza estiva. Ma il Grest non si improvvisa! Ecco perché in queste settimane un nutrito gruppo di animatori è già alle prese con l’organizzazione. Sono circa 50 adolescenti che con il loro entusiasmo e la loro voglia di mettersi in gioco daranno la loro disponibilità per prendersi cura dei ragazzi che - speriamo in tanti - accoglieranno la nostra proposta. È vero che oggigiorno molte altre agenzie educative - come società sportive, centri di danza e ginnastica, piscine (solo per citarne alcune) - si
aggiungo ai Grest dei nostri oratori e certamente ognuno sceglierà ciò che riterrà più opportuno per i propri figli. Da parte nostra, però vi assicuriamo che cercheremo di mettercela tutta per far divertire i nostri ragazzi e anche per trasmettere loro un messaggio importante che si fonda su valori umani e cristiani. Ma il Grest non si deve limitare ai ragazzi che vi partecipano. Ecco perché queste righe vogliono essere anche l’appello a chi ha tempo e disponibilità e vuole buttarsi in questa avventura. C’è davvero bisogno di tutti! L’esperienza insegna che il Grest funziona ancora meglio nella misura in cui
tutti, grandi e piccoli, ognuno a modo suo, ne diventano i protagonisti. Con l’aiuto di tutti potrà essere una vera esperienza di comunità. Dal 4 giugno prenderanno il via le iscrizioni negli orari di apertura dell’oratorio (nel pomeriggio dalle 16.00 alle 19.00) dove si potranno anche ricevere tutte le informazioni e i programmi dettagliati dell’esperienza. E allora Dettofatto… musica, laboratori, giochi e tanto altro per coinvolgere tutte le fasce d’età e per rendere il progetto Cregrest sempre più esperienza di comunità!
San Fereolo torna al Palio! Era il lontano 1988, Piazza del Duomo era gremita di persone, da tutti i rioni accorrevano migliaia di lodigiani, nonni con in groppa i nipoti, ragazzi, ragazze, giovani e adulti, tutti insieme per tifare il proprio rione in una delle prime edizioni del Palio di Lodi. Questo mi sono immaginato quando ho preso tra le mani il libro della 30º edizione del Palio; per chi non lo sapesse il 1988 è stato l’anno della prima ed unica (per ora) vittoria del nostro rione. Chissà quanti di noi da quel 1988, ogni anno, si sono ritrovati in Piazza per assistere a questa bellissima tradizione della nostra città, e chissà quanti sono rimasti amareggiati nel vedere che, in mezzo a tutti i rioni, quello che mancava era proprio il nostro. Ma come? Siamo il quartiere più grande di Lodi, possiamo mancare? È proprio riflettendo su questa antitesi che il 2 ottobre 2016, durante la 30a edizione del Palio, ci siamo chiesti quali fossero gli ostacoli effettivi tra questo nostro desiderio e la sua realizzazione. Nessuno! Occorrevano soltanto entusiasmo e voglia di fare, e di entrambi ne avevamo in abbondanza. É per questo che, con il sostegno dei nostri sacerdoti, abbiamo iniziato a dare concretezza a questo sogno. Oggi possiamo finalmente dire con enorme soddisfazione che il rione di San Fereolo parteciperà alla 31a edizione del Palio di Lodi. Credo che un grande grazie sia doveroso verso tutte le persone che con me hanno creduto in questo
progetto e che, soprattutto, si sono date da fare per renderlo possibile. E ora non ci resta che correre: San Fereolo è tornato! (Erik Fechino)
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Associazione Amici di San Fereolo
DIARIO DEL MESE
Anche per quest’anno gli incontri del gruppo Pensionati e Anziani sono terminati. Martedì 23 Maggio ci siamo recati in pellegrinaggio al Santuario di Roncomarzo a Mulazzano, per un pomeriggio di spiritualità, ma anche di convivialità e di incontro tra di noi. Ma nell’ultimo periodo delle nostre attività abbiamo avuto altri momenti interessanti. Il 27 Aprile è venuto a trovarci Don Pieralberto Vailati, che ci ha parlato di come vivere la fede alla nostra età. Ci ha consigliato degli atteggiamenti molto utili e pratici per vivere concretamente il nostro essere cristiani. Il 4 Aprile Don Elia ha terminato il suo ciclo di catechesi con un ultimo appuntamento sul tema del Corpus Domini. Molto partecipato è stato il Pellegrinaggio Diocesano a Sant’Angelo, sui luoghi di Madre Cabrini, il giorno 11 Aprile: dopo il Rosario e la visita alla Casa della Santa, il Vescovo ha celebrato la S. Messa nella chiesa di Santa Francesca e Sant’Antonio. Al termine, un ottimo rinfresco in quell’oratorio. Infine, il 18 Aprile, sono intervenuti due poliziotti della Questura, che ci hanno spiegato, anche con l’aiuto di un filmato, come non farsi truffare da abili ladri che sfruttano i nostri sentimenti e le nostre abitudini, per riuscire a derubarci in tutta tranquillità. Con il ricordo di queste ore trascorse insieme, ci siamo quindi salutati, promettendoci di rivederci ad Ottobre. Difatti, dopo la Sagra, ci ritroveremo per recarci a Caravaggio. Nei mesi estivi che ora ci aspettano, non dimentichiamoci, però, di vivere sempre la nostra cristianità con la preghiera, l’amore per gli altri e la partecipazione ai Sacramenti. Buone vacanze a tutti, da don Elia e da Marinella!
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Giuda di Daniele Perotti
E se non fosse stato Giuda? E se non fosse stato, solo, Giuda? In fondo il fatto che ci sia stato Giuda – confessiamolo - in qualche modo ci rinfranca, ci sistema un po’ con la coscienza. L’ha combinata talmente grossa, vendere Gesù Cristo! È un po’ come il comandamento non uccidere: normalmente, non proprio difficile da rispettare... Ma dentro Giuda – e dietro le sfaccettature di un “omicidio” (ne uccide di più la parola della spada) – c’è un tormento profondo che riguarda ognuno. E che ha ben messo in luce Angelo Franchini, attore piemontese che porta in scena testi ispirati al Vangelo e che il 26 marzo scorso ha proposto al teatro dell’oratorio di San Fereolo “Il caso Giuda”, la stravagante (ma poi lo è davvero?) idea di un avvocato di riaprire un “caso impossibile”, quello appunto di Giuda che è normalmente e serenamente accusato e condannato da sempre per il tradimento e il suicidio. Ed eccolo Giuda, ingabbiato in una sorta di prigione che racchiude i suoi pensieri, aggrappato con le mani a metaforiche inferriate dalle quali cerca di trovare un pertugio per mostrare il suo volto provato e dire la sua, reclamare i suoi
perché e per come. “Perché proprio io?”, si chiede in un monologo in cui mette in luce le debolezze degli altri dodici, dalla fragilità di Pietro nel sinedrio al desiderio di potere di chi chiedeva di stare alla destra di Gesù nel regno dei cieli. Confessando anche la propria disillusione, di fronte a quel Gesù che alla fine non era venuto a proporre un riscatto e una rivoluzione immediata in un mondo, allora e oggi, non ancora pronto a capire e realizzare il suo messaggio. La costruzione appunto di quel regno di Dio che passa dalla conversione personale di ognuno, da mattoni fatti di piccoli gesti concreti e grandi slanci quotidiani di ognuno di noi. Noi che invece magari anche per meno di 30 denari vendiamo il nostro Salvatore alle urgenze della vita di tutti i giorni, al desiderio di
evadere dalla schiavitù del “tempo che stringe”, alla paura di aprire il proprio cuore e la propria casa, alla comoda convinzione che ci sarà sempre un altro a fare quello che io non mi sento in grado di tentare. Sereni, in fondo, perché è Giuda che l’ha fatta davvero grossa: è lui che ha venduto Gesù! Ecco perché Franchini concludeva la sua performance con un ennesimo, legittimo dubbio... si sarà poi davvero tolto la vita Giuda? Oppure il suo stesso tragico errore gli avrà aperto gli occhi a una più autentica visione della incommensurabile forza di perdono di Cristo? Teniamo dunque le antenne ben dritte sulle frequenze su cui il Signore ci chiama, senza lasciar disturbare la linea da messaggi e programmi fuorvianti. E se da soli facciamo fatica, lasciamoci indirizzare dai testimoni che incontriamo sulla nostra strada e – perché no - dalle proposte che ci vengono dalla parrocchia. A proposito, quella giornata del 26 marzo si era chiusa con una partecipatissima cena solidale (foto sotto) finalizzata alla raccolta fondi per le popolazioni del centro Italia colpite dal terremoto: l’emergenza non è finita ed è possibile fare donazioni direttamente presso la sede della Caritas in via Cavour 31 a Lodi dal martedì al sabato tra le 9 e le 12.30 oppure attraverso offerte ordinarie sul conto corrente di Diocesi di Lodi – Caritas (Iban IT25Z0335901600100000122184) o offerte deducibili all’associazione Emmaus Onlus, strumento operativo della Caritas lodigiana (Iban IT96I0335901600100000122204). Tanto per cominciare, o ricominciare. Poi non finisce mica qui...
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Fotocronaca di vita parrocchiale
Dall’alto tre gruppi di ragazzi della Prima Confessione (9 aprile)
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Domenica 2 aprile scorso, la celebrazione della Messa al Sacro Cuore è stata caratterizzata dalla presentazione dei nuovi ministranti, un bel gruppetto di bambini e ragazzi desiderosi di servire all’altare. Hanno iniziato con trepidazione e un po’ di emozione. Dopo l’omelia si sono portati davanti all’altare; quindi il parroco ha formulato su di loro la preghiera di benedizione. Quindi sono stati rivestiti delle tuniche utilizzate per il servizio all’altare e sono saliti in presbiterio dando così ufficialmente inizio al loro servizio. Li ringraziamo e ci auguriamo che altri ragazzi siano desiderosi di aggregarsi al gruppo.
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Fotocronaca di vita parrocchiale Dall’alto: la Prima Comunione (25 aprile), la Professione di Fede dei 14enni (12 maggio); la Santa Cresima (14 maggio).
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Il tempo di Roberto Folletti
Il 26 marzo 2017 si è giocata la partita Inghilterra - Lituania; una gara per le qualificazioni al mondiale in Russia del 2018, una partita insignificante per molti di noi che non sapevamo nemmeno che si sarebbe giocata, ma la più importante, emozionante e gioiosa della sua vita per l’attaccante di origini caraibiche del Sunderland, Jermain Defoe, non perché è tornato a giocare per la sua nazionale dopo 3 anni e mezzo e nemmeno perché ha segnato il gol del vantaggio nella gara vinta dalla sua squadra ma piuttosto perché è entrato in campo in testa alla fila, mano nella mano alla mascotte, Bradley, il suo migliore amico, al posto del capitano, il portiere del Torino, Joe Hart, che facendo un passo indietro, cedendogli il posto, guardandoli negli occhi, gli dice “Ora tocca a voi!”. Emozionanti le immagini dell’abbraccio del piccolo Bradley al suo idolo ed amico Defoe mentre nello stadio di Wembley risuonano le note di “God save the Queen”, l’inno inglese. A rendere la partita speciale, ovviamente, era la presenza di Bradley, un bambino di 5 anni, con i capelli corti, bellissimo come tutti quelli della sua età. I suoi capelli corti però non sono una
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scelta ma sono la conseguenza della chemioterapia a cui si sottopone già da tempo che se li è portati via. Bradley è malato di neuroblastoma, un tumore che colpisce il sistema nervoso… purtroppo incurabile! Nonostante le generose offerte di denaro provenienti da ogni angolo della Gran Bretagna, i medici dicono che il bambino non guarirà, si potrà solo ritardare il processo e rimandare l’inevitabile. Purtroppo non ci sono speranze, non ci sarà il lieto fine. Nessun miracolo. Il tempo che gli resta è davvero poco … ed il piccolo Bradley lo sa. L’amicizia tra il giocatore del Sunderland ed il piccolo Bradley nasce, cresce e si sviluppa in tre tappe prima della partita con la nazionale dei tre leoni. La prima tappa, a settembre, la squadra del cuore di Bradley decide di fare un regalo al bambino che entra in campo come mascotte nella gara contro l’Everton, ricevendo un lungo applauso da parte di tutto lo stadio. Bradley ha realizzato il suo sogno: ha conosciuto il suo giocatore preferito e tutto lo stadio ha gridato il suo nome. Tre mesi più tardi, la seconda tappa, i Black Cats (i gatti neri), così vengono chiamati i giocato-
Conclusa la 3a edizione della Sanfecup
ri del Sunderland, invitano nuovamente la famiglia di Bradley allo stadio in occasione della partita con il Chelsea e nell’intervallo il piccolo realizza un altro sogno: calcia e trasforma un rigore contro il portiere avversario, Begovic. Il penalty viene premiato come gol del mese. A febbraio, la terza tappa, Defoe ed altri tre giocatori fanno visita al bambino in ospedale che non riesce a contenere la sua gioia per aver rivisto il suo idolo. Prima chiede a sua madre di spegnare la luce e subito dopo chiede a Defoe di dormire con lui. L’attaccante non ci pensa due volte e si tuffa nel letto in compagnia del piccolo che si addormenta tra le sue braccia. La madre di Bradley lo avverte che ora dovrà restare tutta la notte. L’attaccante immediatamente ribatte: “Avvertite il mister che nel weekend non potrò giocare”. E’ da quel momento che la loro amicizia diventa più solida che mai… Defoe poteva fare la cosa più facile in questi casi: una donazione alla famiglia. Ha scelto, invece, la strada più umana e passionale: offrire il suo tempo ed il suo affetto a chi è stato più sfortunato di lui. Sta con lui durante le visite a cui si sottopone o mentre fa la chemioterapia e gioca con lui. Il tempo è tutta la nostra vita e vorremmo passarlo con le persone che amiamo facendo le cose che più desideriamo. Non possiamo permetterci di perderlo o sprecarlo perché una volta che lo spendiamo non ci viene reso, non torna mai indietro. Donare il proprio tempo al prossimo se accompagnato da misericordia, amore e carità diventa un atto di grande generosità. Anche se sono gesti semplici ed eclatanti allo stesso tempo, come quelli di Defoe, a fare notizia e scuo-
Dopo 12 intense e coinvolgenti serate il mese di maggio ha salutato la terza edizione della SanFe Cup. A Robadello sono passate 32 squadre suddivise in 3 categorie con la presenza di oltre 400 bambini, fra i quali nostri ragzzi del GSO (foto a lato). Un ringraziamento particolare va a tutti gli allenatori, dirigenti, genitori e ragazzi che si sono impegnati nell’organizzazione e nella realizzazione dell’iniziativa.
tere le coscienze. A volte gli esempi da seguire sono proprio davanti a noi ma i nostri ritmi frenetici diventano la nostra cecità. Non riusciamo a scorgere i Bradley da aiutare ma nemmeno i tanti Defoe da ringraziare. Fermiamoci un attimo solo ed anche noi potremo vedremo il nostro Bradley nella nostra quotidianità… che ci aspetta.
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LA VOSTRA GENEROSITA’ Entrate (voci principali) dal 31 marzo 2017 al 20 maggio 2018 Offerte settimanali
euro 8.308
Offerte Sacro Cuore
euro 15.000
Offerte in occasione di Battesimi, funerali, nozze
euro 1.250
Offerte in occasione della Prima Comunione
euro 780
Offerte in occasione della Cresima
euro 910
Per il nuovo organo (foto)
euro 5.185
Uscite (voci principali) dal 31 marzo 2017 al 20 maggio 2018 Utenze
euro 16.470
Rata Mutuo (31 marzo)
euro 10.024
Nuovo Organo
euro 5.700
Note: la prossima rata del mutuo di euro 10.057 scadrà il 30 giugno prossimo.
Il 5x1000 al GSO
“Famiglie per famiglie” Ricordiamo l’iniziativa di solidarietà “famigliexfamiglie” a sostegno delle numerose situazioni famigliari di indigenza della parrocchia. Coloro che intendono sostenere l’iniziativa possono devolvere la propria offerta in parrocchia o presso la Caritas parrocchiale oppure effettuare direttamente un bonifico sul conto corrente della parrocchia presso Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza. IBAN: IT05J0623020303000046238840
Grazie! A tutti coloro che hanno mostrato e mostrano costantemente attenzione e sensibilità alle varie necessità della Parrocchia, il grazie sentito e sincero.
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La scelta di devolvere il 5xmille al GSO è una possibilità reale di sostenere l’attività sportiva oratoriana e quindi di sgravare la parrocchia di costi onerosi relativi alle utenze di palestra e spogliatoi. Basta apporre sul modello della dichiarazione la firma ed il seguente Codice Fiscale:
92503630151 E’ facile e soprattutto... è gratis!
VITA PARROCCHIALE Il ritrovo in oratorio è previsto per le 9.30. A seguire la celebrazione dell’Eucarestia. Subito dopo, davanti alla chiesa, il fischio di partenza seguendo il percorso ormai consolidato, per concludere nel cortile dell’Oratorio. Vi aspettiamo in tanti come ogni anno.
La 24a “Straoratorio” Domenica 10 settembre, appuntamento con la ormai tradizionale “Straoratorio” che giunge alla XXIV edizione. Iscrizioni: da domenica 3 settembre presso gli appositi stand all’uscita delle chiese o in oratorio
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VITA PARROCCHIALE La Festa della Natività di Maria
Venerdì 8 settembre, festa liturgica della Natività di Maria (nell’imagine la Natività di L. Lotto), alle ore 17.15 terremo la preghiera del Rosario meditato, cui seguirà la solenne celebrazione dell’Eucarestia, in San Fereolo. Domenica 10 settembre, invece, alle ore 20.45 terremo la
Processione di “Maria Bambina”. La celebrazione sarà presieduta da don Stefano Grecchi (già coadiutore a San Fereolo negli anni 1992 – 2000 e ora parroco a Montanaso Lombardo) nel 25° anniversario della sua Ordinazione Sacerdotale. Partiremo dal parcheggio di via Manzoni e proseguiremo per via Parini, viale Pavia, via Michelangelo, via Bramante, via Raffaello; conclusione nel cortile dell’Oratorio.
L’apertura del nuovo anno pastorale e i “Giochi senza Quartiere” Domenica 24 settembre sarà dedicata all’apertura dell’Anno Pastorale, Catechistico, Sportivo con la celebrazione delle ore 10.30 alla Chiesa del Sacro Cuore. Nel pomeriggio, in occasione dell’apertura dell’Anno Pastorale, appuntamento per tutti i bambini, ragazzi e famiglie, per la 2° Edizione dei “Giochi senza Quartiere”. Sarà un grande festa di gioia per tutti!
Orario estivo S. Messe dal 1’ luglio al 31 agosto
• Sarà sospesa la Messa feriale delle ore 18.00 a San Fereolo. • La Messa feriale alla Chiesa del Sacro Cuore sarà posticipata alle ore 18.00. • La Messa festiva delle ore 9.00 al Sacro Cuore, sarà sospesa. 34 - camminiamo insieme
versari di Matrimonio (1°, 5°, 10°, 15°, 20°, 25°, 30°, 35°, 40°, 45°, 50°, 55°, 60° …. ). L’iscrizione a partire dai primi di settembre in parrocchia. In quella domenica, insieme alle famiglie e agli sposi, il parroco don Elia, ricorderà il 25° della sua Ordinazione Sacerdotale.
La Sagra di Ottobre
Giungiamo così a domenica 8 ottobre, alla Sagra di San Fereolo, sulla quale vi ragguaglieremo sul prossimo numero del bollettino.
Gli anniversari di matrimonio ed il Pellegrinaggio a Caravaggio Anticipiamo soltanto la data: giovedì 12 otto25esimo di sacerdozio del parroco Domenica 1 ottobre alle ore 10.30, presso la Chiesa del Sacro Cuore, ricorderemo gli Anni-
bre. Tutti i dettagli e le iscrizioni a partire da settembre.
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IL PERCORSO DELLA VITA 1
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BATTESIMI • • • • • • • •
GAMBINO GIULIA di Giacomo e Rotta Federica (foto 1 a lato) OLIVA RAUL GIULIO di Rodolfo Giuseppe e Barbazza Daniela (foto 1 a lato) CRIMI TOMMASO di Vincenzo e Bernunzo Paola (foto 2 a lato) CARINELLI GAIA di Davide e Soranno Stefania (foto 3 a lato) MARINI ANDREA di Cristiano e Cipolla Marianna (foto 3 a lato) NIGRO EDOARDO di Bernardino e Martinico Antonella (foto 3 a lato) D’ANGELO LEONARDO di Vincenzo e Mungiello Rossella (foto 4 in basso) ARIELE MINOIA, di Mauro ed Esposti Vanessa (foto 5 in basso)
DEFUNTI • TIRELLI BARBARA di anni 46 • ANTONIAZZI PIERA di anni 86 • ZAMBELLI CESARE di anni 67 • PANZERI GAUDENZIO di anni 93 • CIOLLI MARISA AMELIA di anni 75 • BIGATTI ROSA di anni 91 (le foto degli altri defunti sono a pagina 39)
MATRIMONI • • •
DOLCI ANDREA con SEVERGNINI CHIARA (foto 1 alle pagine successive) NOVATI FRANCESCO con GAETI SABRINA (foto 2 alle pagine successive) GALAZZI ALESSANDRO con ANDRESI ILARIA (foto 3 alle pagine successive)
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IL PERCORSO DELLA VITA
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3
Marchesi Elena di anni 81
Marietti Emma di anni 104
Melotti Angela di anni 86
Rizza Giuseppe di anni 83
Campisi Elena di anni 90
Vergnaghi Manuela di anni 37
Scaricabarozzi Angelo
di anni 103
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Parrocchia dei Santi Bassiano e Fereolo viale Pavia 41, Lodi ▪ tel. 0371-30658
per contattarci:
don Elia: tel. 0371-30658 don Roberto: tel. 0371-36345 don Marco: tel. 0371-438540 Caritas parrocchiale: via della Marescalca 3 ▪ tel. 0371-430885 Gruppo Sportivo Oratorio: via Salvemini 5 ▪ tel. 0371-31964 Coordinatore Sportivo: Roberto Folletti tel. 339-1452918 e-mail: doneliacroce@libero.it sito web: www.http://sanfereololodi.blogspot.it e-mail Caritas Parrocchiale: caritassanfereolo@gmail.com
i servizi della Caritas parrocchiale: Ambulatorio infermieristico
lunedì – mercoledì – venerdì dalle ore 9 alle 10
Doposcuola
martedì - giovedì dalle 17 alle 18,30 mercoledì - venerdì dalle 14,30 alle 16
Distribuzione vestiti
martedì – giovedì dalle ore 9 alle 11
Servizio anziani ammalati e infermi to la mercoledì – venerdì dalle ore 9 alle 11,30 e agos lio hiusa. g Aiuto generi alimentari u l i di mane c s e una volta al mese m i Nei aritas r Centro d’ascolto C Mercoledì – venerdì dalle ore 9 alle 11
Servizio pratiche A.C.L.I.
Secondo e quarto mercoledì del mese dalle 9,30 alle 11
Prenotazione esami e visite mediche
mercoledì dalle 9 alle 10 - venerdì dalle 9 alle 11