Camminiamo Insieme Natale 2016

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CAMMINIAMO INSIEME Bollettino della Parrocchia dei Santi Bassiano e Fereolo - Lodi Dicembre - Natale 2016 - n. 408 pro manuscripto

Buon Natale!


L’anno dell’Eucarestia

In memoria di di don Elia Croce - parroco

L’Eucarestia è il segno della misericordia di Gesù che si fa pane da mangiare, perché sia saziata la fame nel cuore di ogni uomo. Ho cercato una immagine che potesse fare da ponte tra l’Anno della Misericordia e quello dedicato all’Eucarestia che stiamo per iniziare: l’ho trovata nelle mani. Sono le mani di Gesù che si protendono e si aprono verso tutti, in gesti di accoglienza, di perdono, di guarigione. Sono le mani di Gesù che toccano il lebbroso, gli occhi del cieco, la bocca e le orecchie del sordomuto per ridare dignità, luce, parola. La misericordia (quest’Anno Santo appena concluso ce lo ha ricordato a più riprese) ha bisogno di mani per tradursi in opere. Certo, ha bisogno anche di occhi che vedano, che si accorgano, che riconoscano; ha bisogno di un cuore che si smuova, che si commuova e provi autentica compassione. E poi di mani che rendano tangi-

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bile lo sguardo ed il sentire, nella concretezza dei fatti. Anche l’Eucarestia ha bisogno di mani. Sono le mani di Gesù che “prese il pane, lo spezzò, lo diede …”. Anche i gesti eucaristici di Gesù nascono dal suo sguardo che vede le folle affamate, che vede il desiderio nel cuore di ciascuno e scaturiscono dalla sua compassione, dalla sua compartecipazione alla sorte dell’umanità, dell’uomo di sempre, del cuore di ciascuno. E allora ecco le mani di Gesù che prendono il pane e lo spezzano nel gesto del dono, a significare l’offerta della sua vita, e lo distribuiscono perché la fame sia saziata. “Lo riconobbero allo spezzare il pane”, leggiamo nel vangelo di Luca a proposito dei oi p tutti v o a o i r due discepoli di gu la c Un au Natale, nel te Emmaus: ma ogni e il brare ico e del pan discepolo riconot s i eucar sce il suo Signore don E allo “spezzare il rroco, n M a p o r do Il vost


Il “logo” dell’Anno dell’Eucarestia

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pane”, nel gesto eucaristico in cui non solo le mani ma anche lo sguardo e il cuore sono coinvolti. E’ la gestualità, è il linguaggio della misericordia che a tutti si fa incontro, che si approssima a tutta l’umanità nel segno del Dio vicino. Il Natale che ci apprestiamo a celebrare ci ricorda nuovamente le mani del Padre aperte nel dono del Figlio e le mani del Figlio Gesù, fattosi Bambino, aperte all’accoglienza, alla riconciliazione, al dono. E’ il Dio che si fa “pane”: ce lo ricorda proprio il luogo della Natività: Betlemme, casa del pane. Al tempo stesso, il Natale di Gesù, ci chiede di e aprire le nostre mani, di te cel possia pane é h spezzare il nostro pane, c r pe ne del o i s i v i di farci noi stessi pane ond . o n spezzato nei gesti, erre e o t r concreti e quotidiani, e b Ro n don o c , a della autentica coni El o c r divisione. Ma

Nella parte superiore è riportata l’immagine del “cenacolo” di Emmaus, dopo che i discepoli hanno riconosciuto il Risorto allo spezzare il pane: la tavola porta i segni di chi ha abbandonato in fretta la sala; la porta aperta dice un’uscita ed una partenza per annunciare quanto accaduto. Il cielo stellato che appare dalla porta aperta è un segno di speranza: nell’Eucarestia il cielo è sceso in terra, Gesù si è fatto pane per restare sempre con noi. Nella parte inferiore due mani che spezzano il pane: sono le mani di Gesù, nel gesto del dono. Ma sono anche una provocazione per noi a ripartire ogni volta dall’Eucarestia con la volontà di spezzare il nostro pane con chi ha fame, meglio, di essere noi stessi pane spezzato, dono per gli altri.

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L’anno dell’Eucarestia

Betlemme, casa del pane di don Angelo Pavesi

Inizia l’Avvento: tempo forte che ci prepara al Natale. Nell’antichità il termine indicava la visita di un sovrano o di un alto funzionario; visita ritenuta tanto importante per la vita di un popolo che, in alcune città, iniziava da questo evento la conta degli anni. In questo contesto culturale non desta meraviglia che, nelle pagine del Nuovo Testamento la venuta di Gesù sia presentata come un “avvento” … non come l’arrivo del Figlio di Dio nel mondo, bensì la sua futura apparizione nella gloria. Noi non attendiamo la venuta storica del Messia, che è già apparso più di duemila anni fa a Betlemme, ma la sua futura manifestazione al mondo. Allora il tempo che dedichiamo alla preparazione del Natale, più che “tempo di Avvento” dovrebbe essere chiamato “preparazione all’avvento del Signore alla fine della storia.

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Se il Signore verrà, non possiamo dimenticare che è già venuto, e la grazia di quell’evento unico della storia è donata agli uomini di tutti i tempi, nella celebrazione del Natale. La liturgia della chiesa non cessa di farci cantare: oggi è apparso il Signore sulla terra! Sì, oggi il Signore viene nei nostri cuori e nelle nostre comunità per dirci che la solitudine è finita … l’uomo ha con sé il suo Signore! Questo evento è collocato non solo nel cammino della storia della salvezza, ma anche nella


cosiddetta “geografia della salvezza”; collocato cioè in un luogo preciso della Terra del Medio Oriente, chiamata “Terra Santa”: Betlemme. Una località palestinese che ha radici profonde nel passato: ne parla già il libro della Genesi quando parla della morte di Rachele (Gen 35, 16-19). Da Rama a Betlemme si recò Samuele per sacrificare al Signore e per ungere re di Israele il giovane Davide. Nel libro di Michea troviamo la grande profezia: “E tu, Betlemme di Efrata … da te nascerà colui che deve regnare su Israele …” (Mi 5,1-3). Questa profezia si intreccia con quella di Isaia: “Ecco la giovane concepisce e partorisce un figlio che chiamerà Emmanuele. Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse …” (Is 7,11). Ma è soprattutto Matteo che così parla di Betlemme: “Nato Gesù in Betlemme di Giudea …” (Mt 2,1). Da ultimo Betlemme è ricordata nel Nuovo Testamento per un episodio drammatico: la strage degli innocenti. “Erode mandò ad uccidere tutti i bambini che erano in Betlemme …” (Mt 2,16). L’odierna Betlemme si trova a circa 10 chilometri da Gerusalemme e conta più di 50.000 abitanti, arabi palestinesi, di cui più di 10.000 sono cristiani cattolici, ortodossi e armeni. La città, in Cisgiordania, rientra fra i territori occupati da Israele nel 1967, ma in seguito ai negoziati del 1995 è posta sotto l’amministrazione dell’autorità palestinese. La Basilica della Natività (foto a pag.7), recentemente restaurata, fa parte del patrimonio mondiale, e risale all’epoca di Elena, madre di Co-

stantino: secolo IV. Due piccole scale ai lati del presbiterio portano alla grotta della natività e alla mangiatoia. Questa è rischiarata da 53 lampade a olio, e una stella d’argento a 14 punte, per ricordare le 14 genealogie citate da Matteo nel suo vangelo, indica il punto preciso dove presumibilmente nacque Gesù. Betlemme è un nome con diversi significati. In ebraico (Beit Lehem) significa “casa del pane”. In arabo (Bayti Lahmin) significa “casa della carne”. Ogni giorno verso le 7, i betlemmiti si svegliano e molti di loro, soprattutto se poveri, si recano in un forno gestito dai Salesiani per avere del pane a bassissimo prezzo o ritirarlo gratuitamente se sono poverissimi. Il legame fra il senso del nome di questa città e il bambino Gesù che lì è nato è inevitabile. Infatti la vita del Figlio di Dio, fin dalla nascita è contrassegnata dal pane. Appena nato è riposto in una mangiatoia; la sua vita pubblica inizia con un banchetto a Cana e termina con un altro banchetto: l’Ultima Cena. Anche la vita da risorto permette di riconoscerlo a Emmaus, nell’atto dello “spezzare il pane”. Nei tre anni di vita intorno al lago moltiplica pani e pesci per ben due volte e insegna, nella città santa, a chiedere al Padre dei cieli “il pane quotidiano”. Tutto parla di sé stesso, e tutto si chiarisce nel celebre discorso eucaristico tenuto nella sinagoga di Cafarnao: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame” (Gv 6,35).

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Tempo di Avvento e di Natale: proposte di carità, spiritua Avvento

La settimana della Carità La terza settimana di Avvento, da domenica 11 a domenica 18 dicembre compresa sarà la “Settimana della Carità”. Potremo esprimere un gesto di solidarietà e condivisione donando generi alimentari per la Caritas parrocchiale che mensilmente distribuisce più di 80 pacchi alimentari. I generi che più necessitano sono: pasta, riso, olio, pelati, legumi, tonno, zucchero, biscotti, latte (a lunga conservazione). Anche i ragazzi potranno contribuire portando generi alimentari durante le Messe domenicali e durante la Messa del GSO, lunedì 19 dicembre, in palestra.

Non dimentichiamo i terremotati del Centro Italia Il GSO San Fereolo sostiene una raccolta fondi a favore di una Società Sportiva delle zone terremotate, che si sta individuando e a cui si vuole consegnare direttamente il contributo. Le squadre si sono già mobilitate. In particolare devolveremo a questo scopo le offerte raccolte durante la Messa di Natale del GSO, lunedì 19 dicembre, in palestra.

Sosteniamo la Chiesa del Sacro Cuore Il Natale potrà essere occasione anche per un gesto di attenzione nei confronti della chiesa del Sacro Cuore: le offerte che raccoglieremo durante le Messe di Natale saranno finalizzate a questo scopo.

Natale

La Novena del Santo Natale • Domenica 18 dicembre, ore 10.30 al Sacro Cuore. Al termine della Santa Messa: Rito della benedizione dei “Bambinelli” (ricordarsi di portare le statuette di Gesù

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Bambino da collocare nel Presepe, per la benedizione) Da lunedì 19 a venerdì 23 dicembre, ore 7.10, a San Fereolo: Preghiera delle Lodi Mattutine (durata: 10 minuti) (una proposta di preghiera prima di recarsi al lavoro) Da lunedì 19 a venerdì 23 dicembre, ore 18.00: Novena di Natale e Santa Messa con il canto delle antiche profezie sul Messia

Le Confessioni in preparazione al Santo Natale • Giovedì 15 dicembre, ore 15.00: ritiro anziani, adulti e pensionati e disponibilità dei sacerdoti per le confessioni • Martedì 20 dicembre, ore 16.30: confessioni per i ragazzi di IV – V elementare e I – II – III media • Mercoledì 21 dicembre, ore 9.00 - 11.00 a San Fereolo: confessioni per tutti • Giovedì 22 dicembre, ore 19.00 a San Fereolo: confessioni adolescenti • Giovedì 22 dicembre, ore 21.00 a San Fereolo: confessioni giovani e adulti • Venerdì 23 dicembre, ore 9.00 - 11.00 a San Fereolo: confessioni per tutti • Sabato 24 dicembre, --ore 9.00 - 11.30 a San Fereolo (4 sacerdoti) --ore 15.00 - 18.30 a San Fereolo (2 sacerdoti) --ore 15.00 - 18.30 al Sacro Cuore (2 sacerdoti)

Le Celebrazioni del Santo Natale • Sabato 24 dicembre, ore 22.00, Chiesa del Sacro Cuore: Veglia e Santa Messa della Notte di Natale • Domenica 25 dicembre: Solennità del Natale del Signore: Sante Messe a San Fereolo: ore 8.00 – ore 11.30- ore 18.00; Sante Messe al Sacro Cuore: ore 9.00 – ore 10.30


alità e preghiera • Lunedì 26 dicembre: Festa di Santo Stefano, protomartire: Sante Messe a San Fereolo: ore 8.00 – ore 11.30 – ore 18.00; Sante Messe al Sacro Cuore: ore 10.30 • Sabato 31 dicembre ore 18.00 Chiesa del Sacro Cuore: Santa Messa di Ringraziamento. E’ sospesa la Messa delle ore 18.00 a San Fereolo • Domenica 1 gennaio 2017: Solennità di Maria Ss.ma Madre di Dio - Giornata Mondiale per la Pace: Sante Messe a San Fereolo: ore 8.00 – ore 11.30; Sante Messe al Sacro Cuore: ore 10.30 – ore 18.00 (Solenne Santa Messa per la Pace). Al termine i sacerdoti distribuiranno le immagini dei Santi protettori dell’anno. • Giovedì 5 gennaio: ore 17.00 al Sacro Cuore e ore 18.00 a San Fereolo: Sante Messe festive • Venerdì 6 gennaio: Solennità dell’Epifania del Signore: Sante Messe a San Fereolo: ore 8.00 – ore 11.30 - ore 18.00; Sante Messe al Sacro Cuore: ore 9.00 – ore 10.30. Alle ore 16.00 a San Fereolo: Benedizione dei bambini • Domenica 8 gennaio: Festa del Battesimo di Gesù: Sante Messe a San Fereolo: ore 8.00 – ore 11.30- ore 18.00; Sante Messe al Sacro Cuore: ore 9.00 – ore 10.30. Alle ore 15.30: Celebrazione dei Battesimi

“Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna” (Gv 6,27). “Io sono il pane della vita … questo è il pane che discende dal cielo. Se uno mangia vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6,51). “Colui che mangia di me vivrà per me” (Gv 6,57). In ogni celebrazione eucaristica tutto questo diventa realtà: il pane diventa Corpo, Sangue, Anima, Divinità di Gesù Cristo e noi diventiamo, come insegnano i Padri della Chiesa “concorporei e consanguinei” con Lui. Casa della carne. Essendo Betlemme in una regione ricca di greggi, dai villaggi vicini si veniva per acquistare, per poi cucinare e consumare, le carni di un agnello o di una pecora. Giovanni Battista, vedendo passare Gesù, lo indica come “l’Agnello di Dio, venuto a togliere i peccati del mondo”. Sì, Gesù è il nuovo e vero Agnello che ucciso lava le nostre colpe col suo sangue e, mangiato nell’Eucarestia, rinnova e riattualizza la sua Pasqua di morte e risurrezione, ci nutre spiritualmente per il tempo e per l’eternità. Anche Giovanni nel prologo del suo Vangelo che era un inno cantato nella chiesa primitiva scrive: “E il Verbo si fece carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Ecco, in sintesi, il legame tra il Natale e l’Eucarestia, che in questo anno pastorale è messa al centro della nostra preghiera, celebrazione, adorazione e contemplazione. “Il pane degli Angeli …” come è definita l’Eucarestia da San Tommaso, nell’inno che la chiesa ci fa dire nell’annuale festa del Corpus Domini, ci porti, con un lavoro mentale a ritroso, a guardare così il Bimbo Gesù nel prossimo Natale. Questo è il nostro augurio.

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I Santi dell’Eucarestia

Carlo Acutis di Gianpiero Petitti

“Essere sempre unito a Gesù, ecco il mio programma di vita”. Con queste poche parole Carlo Acutis, delinea il tratto distintivo della sua breve esistenza: vivere con Gesù, per Gesù, in Gesù. Forse un giorno, neppur troppo lontano, avremo un santo, regolarmente canonizzato, come patrono di internet e protettore di tutti i cybernauti. Già comunque adesso abbiamo un valido intercessore in Carlo Acutis, un ragazzo di 15 anni, “patito” di internet come i suoi coetanei, ma a differenza di tanti di loro, convinto che debba diventare “veicolo di evangelizzazione e di catechesi”. Sul web è ancora presente (www. miracolieucaristici.org), la mostra virtuale progettata e realizzata da lui a 14 anni, che sta facendo il giro del mondo e che testimonia come davvero per Carlo l’Eucaristia è stata la sua “autostrada per il cielo”. Già, perché Carlo continua ad essere un mistero: con i suoi 15 anni limpidi e solari, con la sua voglia di vivere e la sua prorompente allegria,

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ma soprattutto con la sua fede che scomoda ed interpella quella di noi adulti. Nasce il 3 maggio 1991 a Londra, dove i suoi genitori si trovano per esigenze di lavoro. Cresce a Milano, come tutti gli altri, differenziandosi solo per una particolare inclinazione per le pratiche religiose che a 12 anni lo porta alla messa ed alla comunione quotidiana. E non è tutto: di pari passo con l’adolescenza arriva anche il rosario quotidiano e l’adorazione eucaristica, convinto com’è che quando “ci si mette di fronte al sole ci si abbronza... ma quando ci si mette dinnanzi a Gesù Eucaristia si diventa santi”. Già, la santità: è il suo chiodo fisso, il suo obiettivo, la molla che lo


Tutto per Gesù Ma che cosa distingue Carlo da tanti suoi coetanei? Nel corso della sua esistenza, molto presto ha scoperto una Persona singolare: Gesù Cristo, e di Lui, crescendo, si innamora perdutamente. Fin da piccolo, l’incontro con Gesù sconvolge la sua vita. Carlo trova in Lui l’Amico, il Maestro, il Salvatore, la Ragione stessa della sua esistenza. Senza Gesù nel suo vivere quotidiano, non si comprende nulla della sua vita, in tutto simile a quella dei suoi amici, ma che custodisce in sé questo invincibile Segreto. Cresce in un ambiente profondamente cristiano, in cui la fede è vissuta e testimoniata con le opere, ma è lui che sceglie liberamente di seguire Gesù con grande entusiasmo. In un mondo basato sull’effimero e sulla volgarità, testimonia Gesù e il suo Vangelo, che i più hanno smarrito o dimenticato, che molti combattono. Non ha paura di presentarsi come un’eccezione al mondo (ebbene, lo sia!) e di andare contro-corrente, contro la mentalità imperante oggi. Sa che per seguire Gesù, occorrono una grande umiltà e un gran sacrificio. I suoi modelli sono i Pastorelli di Fatima, Giacinta e Francesco Marto, S. Domenico Savio e S. Luigi Gonzaga, e poi S. Tarcisio martire per l’Eucaristia. Carlo, con continua coerenza e non in modo passeggero, si inserisce in questo stuolo di piccoli che con la loro esistenza narrano la gloria di Gesù. Si impegna fino al sacrificio per vivere continuamente nell’amicizia e nella grazia con Gesù. Trova, assai presto per la sua vita, due colonne fondamentali: l’Eucaristia e la Madonna. La sua vita è interamente eucaristica: non solo ama e adora profondamente il Corpo e il Sangue di Gesù, ma ne accoglie in sé l’aspetto oblativo e sacrificale. Già innanzi la sua Prima Comunione, ricevuta a soli 7 anni nel monastero delle Romite di S. Ambrogio ad Nemus, di Perego, poi sempre di più, alimenta una grande devozione al SS. Sacramento dell’altare, in cui sa e crede che Gesù è realmente presente accanto alle sue creature, come Dio e l’Amico più grande che esista. Partecipa alla Messa e alla Comunione – incredibile, ma vero anche per un ragazzo d’oggi – tutti i giorni. Dedica molto tempo alla preghiera silenziosa di adorazione davanti al Tabernacolo, dove sembra rapito

dall’amore. Proprio così: dal Mistero eucaristico, impara a comprendere l’infinito amore di Gesù per ogni uomo. Tutto questo è una continua “scuola” di dedizione così che non gli basta essere onesto e buono, ma sente che deve donarsi a Dio e servire i fratelli: tendere alla santità, essere santo! Nasce di lì, il suo zelo per la salvezza delle anime. Non si limita a pregare, ciò che è già grande cosa, ma parla spesso di Gesù, della Madonna, dei Novissimi (le ultime cose: morte, giudizio di Dio, inferno, paradiso) e del rischio di potersi perdere con il peccato mortale nella dannazione eterna. Carlo cerca di aiutare soprattutto coloro che vivono lontani da Gesù immersi nell’indifferenza per Lui e nel peccato. Spesso si offre, prega e ripara i peccati e le offese compiute contro l’Amore divino, contro il Cuore di Gesù, che sente vivo e palpitante nell’Ostia consacrata. Come S. Margherita Maria Alacoque, anche lui alimenta dentro di sé il desiderio di condurre le anime al Cuore di Gesù, nel quale confida e si abbandona ogni giorno. In particolare, si comunica tutti i primi venerdì del mese per riparare i peccati e meritarsi il Paradiso, secondo la “grande promessa” di Gesù, nel 1675, a S. Margherita Maria. Tra i suoi scritti, le sue “note d’anima”, forse l’affermazione più bella è proprio questa: “L’Eucaristia? E’ la mia autostrada per il Cielo!”. Questa sua assidua e quotidiana abitudine di accostarsi all’Eucaristia, vivifica e rinnova il suo ardore verso Gesù e fa di lui un suo intimo amico, come confermano i sacerdoti che lo hanno conosciuto da vicino e anche i suoi compagni. Gesù gli fa bruciare le tappe nel suo cammino di ascesa. Ora ne conosciamo il perché: la sua esistenza sarebbe stata breve e la via della perfezione doveva essere percorsa da lui in poco tempo. Carlo non si sottrae e non si tira indietro e, pur sapendo di essere così diverso dalla società che lo circonda, sa anche che la santità è in realtà la norma della vita: si lascia condurre per mano, sicuro che Gesù ha scelto per lui “la parte migliore”, che non gli verrà tolta. Prova dentro di sé la certezza di essere amato da Dio e tanto gli basta per essere a sua volta apostolo della Verità e dell’amore, che è Gesù stesso.

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fa stare in modo “diverso” sui banchi di scuola, in pizzeria con gli amici o in piazzetta per la partita di pallone. Non è geloso del suo “kit per diventare santi”, che regala generosamente a tutti e che, molto semplicemente, contiene: un desiderio grande di santità, s. messa comunione e rosario quotidiano, una razione giornaliera di Bibbia, un po’ di adorazione eucaristica, la confessione settimanale, la disponibilità a rinunciare a qualcosa per gli altri. Per lui, che così tanto desidera la santità, è normale cercare amici in cielo; così nel suo sito internet c’è la sezione “scopri quanti amici ho in cielo”, dove compaiono i santi “giovani”, quelli che hanno raggiunto la santità in fretta[…]. Anche lui è convinto di non invecchiare; “Morirò giovane”, ripete, ma intanto riempie la sua giornata di vorticosa attività: con i ragazzi del catechismo, con i poveri alla mensa Caritas, con i bambini dell’oratorio. Tra un impegno e l’altro trova ancora il tempo per suonare il sassofono, giocare a pallone, progettare programmi al computer, divertirsi con i videogiochi, guardare gli adorati film polizieschi, girare filmini con i suoi cani e gatti. Oltre naturalmente studiare, perché frequenta con profitto (pur senza essere il primo della classe) il liceo milanese “Leone XIII”. Dagli amici è amato, per la ventata di allegria che sa portare nella compagnia, anche se lui non cerca lo sballo come gli altri, sempre misurato e padrone dei suoi sentimenti e dei suoi slanci. Così, anche chi lo avversa e lo deride, finisce per subirne il fascino e per lasciarsi attrarre da lui. Poi, improvvisa come un fulmine a ciel sereno, arriva la leucemia, quella acuta che non lascia scampo, e che lui accoglie con un sorriso, offrendo la sua vita per il Papa e per la Chiesa. Cerca la guarigione perché ama la vita, ma sorride alla morte come all’incontro con l’Amato e perché sa che oltre ad essa non c’è il nulla. Muore il 12 ottobre 2006 e lo seppelliscono nella nuda terra ad Assisi, la città di San Francesco che più di altre ha amato e nella quale tornava così volentieri per ritemprare lo spirito. “Tutti nasciamo come degli originali, ma molti muoiono come fotocopie”, aveva scritto. Un destino a cui egli evidentemente è sfuggito se, appena trascorsi i cinque anni previsti dalle norme canoniche, la

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diocesi milanese ha subito dato inizio al processo di beatificazione, mentre in Italia e all’estero cresce la fama e la stima per questo ragazzo che ha cercato la santità in modo straordinario pur nell’ordinarietà della vita dei giovani d’oggi.

Shalom Maria di R.M.

Quando un nuovo giovane mattino vedi spuntare dalla morente aurora prima d’intraprendere il cammino prima di lasciar la tua dimora rivolgi il tuo pensiero ad una croce e innalza verso il cielo una preghiera Shalom Maria, prega per me. Quando nel cammino della vita ti sarà pesante ciascun giorno e la fatica ti sembrerà infinita ti senti solo, nessuno ti sta attorno e vorresti avere qualcuno che ti sia accanto eleva verso il cielo un breve canto Shalom Maria, prega per me. Quando il giorno lentamente muore e la luce si spegne nella sera volgi il tuo pensiero nel Signore e innalza verso il cielo la preghiera Shalom Maria, prega per me.


La Lettera Apostolica di Papa Francesco

Misericordia et misera “Misericordia et misera sono le due parole che sant’Agostino utilizza per raccontare l’incontro tra Gesù e l’adultera”. Comincia con queste parole la lettera apostolica del Papa a chiusura dell’anno giubilare, in cui Francesco definisce la pagina evangelica in questione “icona di quanto abbiamo celebrato nell’Anno Santo, un tempo ricco di misericordia, la quale chiede di essere ancora celebrata e vissuta nelle nostre comunità”. “La misericordia non può essere una parentesi nella vita della Chiesa, ma costituisce la sua stessa esistenza, che rende manifesta e tangibile la verità profonda del Vangelo”, ammonisce il Papa, secondo il quale “tutto si rivela nella misericordia; tutto si risolve nell’amore misericordioso del Padre”. “Una donna e Gesù si sono incontrati”, racconta Francesco: “Lei, adultera e, secondo la Legge, giudicata passibile di lapidazione; Lui, che con la sua predicazione e il dono totale di sé, che lo porterà alla croce, ha riportato la legge mosaica al suo genuino intento originario. Al centro non c’è la legge e la giustizia legale, ma l’amore di Dio, che sa leggere nel cuore di ogni persona, per comprenderne il desiderio più nascosto, e che deve avere il primato su tutto”. “In questo racconto evangelico, tuttavia, non si incontrano il peccato e

il giudizio in astratto, ma una peccatrice e il Salvatore”, precisa il Papa: “Gesù ha guardato negli occhi quella donna e ha letto nel suo cuore: vi ha trovato il desiderio di essere capita, perdonata e liberata. La miseria del peccato è stata rivestita dalla misericordia dell’amore. Nessun giudizio da parte di Gesù che non fosse segnato dalla pietà e dalla compassione per la condizione della peccatrice. A chi voleva giudicarla e condannarla a morte, Gesù risponde con un lungo silenzio, che vuole lasciar emergere la voce di Dio nelle coscienze, sia della donna sia dei suoi accusatori. I quali lasciano cadere le pietre dalle mani e se ne vanno ad uno ad uno”. E dopo quel silenzio, Gesù dice: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata? … Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”. “In questo modo la aiuta a guardare al futuro con speranza e ad essere pronta a rimettere in moto la sua vita”, il commento di Francesco: “D’ora in avanti, se lo vorrà, potrà camminare nella carità. Una volta che si è rivestiti della misericordia, anche se permane la condizione di debolezza per il peccato, essa è sovrastata dall’amore che permette di guardare oltre e vivere diversamente”.

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Educare a tutto campo, una sfida per l’oratorio

Perchè credo ancora nell’or di don Matteo Cassinotti

Pubblichiamo l’intervento di don Matteo Cassinotti, salesiano di Chiari, in occasione del 30° anniversario dell’Oratorio. Con lui sono intervenuti Enrico: educatore e allenatore d’Oratorio, e Luca che sta compiendo il suo cammino di consacrazione nei salesiani di don Bosco. Presenza gradita e apprezzata quella della dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo Lodi III, dott.ssa Stefania Menin. Nelle foto, la S. Messa ed il gioco per la festa dei 30 anni del nostro oratorio. Non è la presentazione di un esperto, di un professionista, ma una chiacchierata con un “pastore” appassionato che si è lasciato coinvolgere nel compito dell’educare con il criterio oratoriano (cioè l’oratorio come: casa che accoglie, parrocchia che evangelizza, scuola che avvia alla vita,

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cortile per incontrarsi in allegria). Non un monologo, ma una chiacchierata con chi, in oratorio, ha trovato un senso nella propria vita tanto da rispondere ad una chiamata. Gloria ed Enrico, fidanzati ed impegnati in oratorio come educatori alla fede dei preadolescenti, Enrico anche allenatore della squadra di calcio dei più giovani; Luca, che proprio qui a Lodi ha vissuto e, nell’oratorio della parrocchia di Sant’Alberto, si è impegnato e ha maturato la scelta di seguire Gesù più da vicino come consacrato. Una chiacchierata che già ci fa comprendere la valenza educativa e vocazionale di un ambiente come l’oratorio che fa maturare, fa crescere, fa scegliere. È importante non perdere nessuna occasione per confrontarsi insieme sul tema degli oratori e sulla loro importanza educativa e sociale nel


o di oggi

ratorio

formare i giovani nel territorio parrocchiale. L’oratorio in una parrocchia è l’espressione della “carità educativa” della comunità intera nei confronti dei più piccoli, “di quella parte più delicata della società” era solito ricordare don Bosco, ma non solo, perché quando ci si impegna nel campo dell’educazione si viene anche educati e sempre si cresce. Penso che lo scopo di questo incontro non possa limitarsi a fare memoria di quanto da 30 anni si è fatto nella vostra parrocchia, ma, vista anche la presenza di altre agenzie educative, sia quello d’iniziare un percorso insieme, uniti per valorizzare l’importanza del saper educare alla Vita i più giovani. La società di oggi può essere paragonata ad una nave dove i giovani sono nella sala delle feste: la più bella, più spaziosa, la meglio colorata ed

elegante; ma dopo poco anche la più noiosa e la meno vera, perché i giovani chiusi lì dentro non impareranno mai a navigare e a conquistare il mare … A questo proposito sono stati raccolti i migliori brani di Baden Powell, fondatore degli scout, per i giovani tratti da “La strada verso il successo” e da altri suoi scritti, e ne è uscito un trattatello significativo sul protagonismo giovanile dal titolo eloquente: “Guida da te la tua canoa”: ve lo consiglio. Ecco: l’oratorio ha il compito di fare Il compito uscire i giovani, dell’oratorio stanarli dalle loro comodità, “scentrarli” da sé stessi, per metterli al timone della nave, perché c’è bisogno di tutto quel poco che ciascun ragazzino può offrire proprio come i cinque pani e i due pesci che, nelle mani di Dio, diventano abbondanza per tutti. Vorrei proprio partire da questa icona biblica: ”C’è qui un ragazzo con cinque pani e due pesci …” del vangelo di Giovanni al capitolo 6, versetto 9. Il brano a cui si riferisce lo conosciamo tutti, è la moltiplicazione dei pani e dei pesci, un miracolo grandioso ed ottenuto per la disponibilità e generosità di un giovinetto. È un ragazzo che offre la sua merenda a Gesù per provocare il miracolo. Un adolescente generoso sente la richiesta di Gesù rivolta ai discepoli e tira per la tunica il più vicino, Andrea, mostrandogli le cose che la madre gli ha infilato nella sacca. Gesù sorride: quando capiremo noi adulti che Dio ha bisogno della beata incoscienza degli

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Giochi senza Quartiere! Grande entusiasmo per i “Giochi senza Quartiere”, che si sono svolti domenica 25 settembre nell’ambito dei festeggiamenti per il 30° anniversario dell’Oratorio. Facendo il verso ai mitici “Giochi senza frontiere” anche noi abbiamo riproposto le epiche sfide tra squadre che tanto hanno divertito i “ragazzi” degli anni ’60-70, oggi un poco attempati ma ancora carichi di sano agonismo e voglia di gareggiare. E quegli stessi “ragazzi” sono accorsi numerosi e carichi di entusiasmo per sfidarsi e divertirsi. Donne e uomini, mamme e papà, ragazzi e ragazze, oltre un centinaio di persone che divisi in 8 squadre hanno dato vita ad un pomeriggio di gioco e di festa. Si sono affrontati su cinque prove itineranti nel quartiere (compreso il sempre attuale fil-rouge), con un pubblico rumoroso e colorato che non ha certamente fatto mancare il tifo. I giochi si sono svolti sotto l’attenta sorveglianza dei giudici di gara, secondo lo stile impareggiabile degli “internazionali” Guido Pancaldi e Gennaro Olivieri (ma come non ricordarli!). Alla fine ci siamo ritrovati nel cortile dell’oratorio di San Fereolo per accendere le candeline e festeggiare con i 30 anni dell’Oratorio anche la squadra vincente (per la cronaca la squadra fucsia dei “Red Bull”). È stata una bellissima domenica di festa e di amicizia: ma è stato anche di più. È stata l’occasione per riscoprire che abbiamo ancora voglia di fare queste cose; abbiamo ancora voglia di impegnarci per gli altri, di spenderci per un pomeriggio insieme, di incontrarci e di far festa, abbiamo ancora voglia di giocare e ridere insieme. Nell’epoca di internet, dei cellulari sempre connessi, di WhatsApp, Fb e Instagram (e chi più ne ha

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più ne metta) che incalzano ogni secondo il nostro tempo, che non ci consentono nemmeno più di ascoltare il “suono del silenzio”, abbiamo scoperto (o forse ri-scoperto) come è bello fare l’esperienza dell’incontro, dell’amicizia, della festa, che è bello correre, stringere le mani e darsi un “five”, che è bello gridare, ridere e bagnarsi con l’acqua come ai vecchi tempi. E’ stato anche bello rivedere volti e persone con cui molti di noi hanno condiviso la giovinezza nel nostro oratorio e accorgerci che quegli anni, dell’oratorio, non sono passati invano, hanno segnato le nostre vite perché sono stati autentici e sinceri, hanno portato a costruire amicizie che il tempo non è riuscito a corrodere. Un grazie sincero a tutti, a partire da chi ha ideato l’evento, a chi ha organizzato la giornata, a chi architettato e allestito i giochi, a chi ha pensato anche alla porchetta finale, ma soprattutto a tutti voi che vi siete lasciati coinvolgere in un pomeriggio davvero speciale. E adesso ….. Giochi senza Quartiere 2017 “Second Edition”. State all’erta e preparatevi!


adolescenti? Davide non fu scelto re quando ancora faceva il pastorello? E a Geremia che si giustificava di esser troppo giovane per assumere la responsabilità della profezia, Dio non gli risponde forse di non temere perché sarebbe sempre stato con lui, incoraggiandolo a parlare al suo popolo? “Non dire sono tropo giovane, ma va’ e fa’ quanto ti dirò”. E Maria, la madre, non fu chiamata nell’età del fidanzamento quando aveva tredici o quattordici anni? Il problema di noi adulti è smarrire il sogno, essere talmente realisti da diventare aridi. Dio, eterno bambino, ama il gesto ingenuo e straordinario del ragazzo. E sfama la folla. In questo senso il punto focaGesù, dell’oratorio è il punto focale le Gesù Cristo che non disdice di accogliere e tenere vicino a sé i più piccoli perché siano “salvi” e insieme “salvatori” e in questo coinvolge adulti credibili e coraggiosi che s’impegnino nell’opera d’arte che è l’Educare. Nei racconti talmudici della tradizione ebraica ve n’è uno molto bello che fa comprendere cosa significhi essere salvati e, nello stesso tempo, essere salvatori. “Dio, stanco dell’umanità corrotta non temporeggia più e, messo al sicuro Noè, uomo retto e giusto, e la sua famiglia, dà il via ad una pioggia torrenziale che si trasformerà presto nell’universale diluvio … Quando la gente si rende conto di quel che sta capitando corre a cercare riparo, ma senza nessun esito; così fa un marito e padre amoroso nei confronti della sua famiglia che non vuole veder morire affogata priva d’ossigeno in mezzo al tormento della burrasca mortale … raggiunta l’ultima vetta rimasta ancora libera dall’acqua del diluvio, invita la moglie a salire sulle sue spalle e man mano che l’acqua sale, di mettere sulle sue il piccolo bimbo dai riccioli d’oro. Ma l’acqua impetuosa sale fino a ricoprire totalmente prima l’uomo, poi la donna ed infine, al vertice della dispera-

zione, raggiunge anche il bimbo. Ed è qui, nel momento massimo in cui la rovina sembra essere grande, che un angelo di Dio in perlustrazione per verificare il risultato del diluvio, si accorge che, dalla distesa immensa di acque al nuovo sole ormai spuntato, brillano i riccioli d’oro di non sa chi e … tirando per quei riccioli tira fuori dall’acqua, con grande stupore il bimbo e, attaccata al bimbo, la donna e, attaccata a quest’ultima, l’uomo: e per mezzo di quel bimbo è salvata una famiglia segno della nuova umanità purificata dalle acque del diluvio. Se in oratorio ci si impegna con coraggio ad educare i più piccoli, non può che esserci una ricaduta educativa più che positiva sugli adulti che stanno dietro le loro spalle. Quanto in oratorio sappiamo essere presenti in più settori, con l’originalità che è propria della testimonianza evangelica, il settore culturale, quello sportivo, il ricreativo, con il proprio dell’associazionismo, tanto più diventa il luogo di mediazione di salvezza per tante persone, a partire dai più giovani. Oratorio che diventa, così, autostrada verso il cielo, “ponte tra la strada e la chiesa” come indicò Giovanni Paolo II all’inizio del nuovo millennio. Oratorio appunto che è Parrocchia che evangelizza. Ma nel contesto odierno l’oratorio, Ponte fra pur restando questrada e chiesa sto ponte tra strada e chiesa, dove si educa alla fede in maniera esplicita, diventa anche luogo di ampia accoglienza. Non solo le città, ma anche i paesi e i piccoli centri vivono spesso in contesto multirazziale e multiculturale. Capite bene che l’oratorio non può non accettare la sfida di far

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incontrare le genti, anche chi è di fede diversa da quella cristiana, è Gesù che ci sprona a questo: ricordate le belle pagine del vangelo dove si racconta del centurione di Cafarnao, della donna cananea di Tiro, della Samaritana. Della pagina del vangelo di Luca alla fine del capitolo nono, quando Gesù rimprovera Giacomo e Giovanni per la violenza con cui vogliono che scenda dal cielo un fuoco a bruciare la città samaritana che non vuole incontrarlo? Gesù incontra tutti e invita i suoi a fare altrettanto. […] Oratorio cortile per incontrarsi in allegria. Impossibile non riconoscere negli oratori l’importantissima funzione d’inserimento sociale di tutti i ragazzi coinvolti nelle nuove povertà economiche ed educative. Si conta che ci siano circa 6 milioni di poveri dei quali un milione e mezzo in situazioni di povertà economica assoluta e ancora più preoccupanti sono i dati legati alla devianza minorile per abuso di alcol e droga, criminalità e bullismo nonché quelli dello sfruttamento minorile lavorativo, per la prostituzione ed il traffico di organi. Negli anni a cavallo tra il vecchio e il nuovo secolo ho vissuto una bella esperienza con il comune di Reggio Emilia. In Oratorio avevamo 15 tra ragazzini e ragazzine in semi-affido seguiti dagli assistenti sociali: è stata una ricchezza per tutti. Dal pranzo fino alle ore 19.00 stavano con

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noi, inseriti nelle attività stesse dell’ oratorio che davvero è diventata casa che accoglie e ha respirato aria di famiglia. Pensiamo alla piaga dell’abbandono scolastico sempre più frequente nei nostri giovani che, spesso a fronte di fallimenti relazionali e di rendimento non adempiono nemmeno all’obbligo d’istruzione e si trovano a non avere gli strumenti per affrontare la vita e per capire ed esprimere quello che sentono: si è di fronte ad un analfabetismo sentimentale sempre più dilagante, perché i nostri giovani non trovano più le parole per esprimere i loro sentimenti e le sensazioni che provano. I primi responsabili di tutto ciò sono le famiglie nelle quali si prefeFamiglia, risce assecondare i scuola, figli in tutti i loro capricci pur di evioratorio tare i conflitti e gli scontri costruttivi che fanno crescere il dialogo


e le persone. Grandi responsabilità appartengono anche alle istituzioni che dovrebbero cercare di ripensare il welfare perché non sia assistenzialistico, ma educativo ed inoltre perché è necessario riequilibrare le risorse a disposizione dei giovani: oggi l’Italia è al primo posto in Europa per investimenti per l’età senile e solo al diciottesimo per investimenti su progetti che coinvolgono i giovani. Anche in questo caso l’oratorio ha saputo rispondere alle sfide. Con i commercianti della città di Nave (BS), alla fine degli anni ’80 si è dato avvio alla “Scuola – Bottega”, una sorta di avviamento al lavoro, dove nelle aule dell’oratorio si faceva cultura generale e si ripassavano le preghiere del buon cristiano e nei negozi s’imparava l’arte del lavoro, ciascun ragazzo secondo le proprie capacità. Infine terza agenzia educativa fondamentale e responsabile della crescita è la scuola che trasmette sempre più nozioni e sempre meno si prende cura dei ragazzi nel trasmettere i valori necessari per crescere come uomini e donne adulti. Lo si dice da tanto tempo e va bene ripeterselo di continuo: è necessario un sistema formativo integrato che faccia rete tra le varie agenzie educative sul territorio: scuola, istituzio-

ni, famiglie, società sportive, associazionismo e, appunto, gli oratori. Anche qui ho avuto un’esperienza positiva e possibile in collaborazione con le amministrazioni comunali: il G.E.T. (Gruppo Educativo Territoriale). La scuola entra nell’oratorio e l’oratorio entra nella scuola. Un’attività per i ragazzi e le ragazze più fragili e con difficoltà d’apprendimento. Sia sulla scuola primaria che secondaria uno stretto rapporto con le scuole del quartiere; intesa con la dirigenza scolastica e gli insegnanti che, in accordo con i genitori, segnalavano agli educatori e volontari dell’oratorio quelli che più avevano bisogno del doposcuola per un efficace ed effettivo recupero scolastico. Una stretta collaborazione che ha portato anche a vivere alcune delle manifestazioni significative della scuola all’interno dell’oratorio: corso di educazione all’immagine, cineforum, corso di cucina, giardinaggio ed educazione ambientale con il progetto ”Nel verde tanti giovani”, attività sportive come le “Scuolimpiadi” e così via. Alcuni criticavano questa scelta di collaborazione commentando che l’amministrazione e la dirigenza scolastica se ne approfittavano per l’utilizzo degli ambienti (i soldini comunque arrivavano); ma negli anni che seguivano notammo un cambio di atteggiamento nei confronti della partecipazione alla vita parrocchiale, una maggiore partecipazione all’ora di religione e anche chi, per motivi di fede diversa aveva scelto di avvalersi del diritto dell’ora alternativa a quella di religione cattolica, alla fine si fermava in classe, perché aveva ricevuto un grande bene e si sentiva accolto per ciò che era e accolto con dignità. Gli educatori, in quegli anni, hanno imparato dagli insegnanti e viceversa gli insegnanti dagli educatori e dai sacerdoti dell’oratorio, abbattendo i muri dell’appartenenza ideologica e della diffidenza.

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Tutti ci siamo sentiti coinvolti da un unico obiettivo: far crescere e salvare gli unici destinatari del comune impegno educativo: i più piccoli. Tutti quanti abbiamo imparato ad essere educatori entusiasti e formati. Oratorio scuola che avvia alla vita. L’emergenza educativa va affrontata attraverso una testimonianza credibile e fornenLo stile degli do modelli coereneducatori ti, per questo gli educatori devono essere “persone vive, adulte, mature, appassionate”. È quanto ha affermato il cardinal Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza dei vescovi italiani, in un’intervista a “L’Osservatore Romano” e credo che al giorno d’oggi, dove i “nostri” ragazzi avvertono la mancanza di punti di riferimento validi, sia nostro compito come adulti e come educatori, supportati da un metodo e dalla nostra formazione, fornire questi punti di riferimento. Ribadisco, in particolare per chi è credente, le due cose importanti in campo educativo: 1. Piegare le ginocchia ed essere “sempre pronti a render conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni” (1 Pt 3, 15); 2. La relazione tra le varie agenzie educative nel medesimo territorio e delle varie esperienze che permettono di creare legami, sostenersi e fare comunità alla quale tutte le persone consciamente o inconsciamente tendono.

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Noi credenti dobbiamo poi porci una domanda fondamentale: come nella realtà attuale fare comunità in oratorio si collega al Vangelo? Dove per oratorio non intendo la struttura solo ed esclusivamente a servizio della catechesi, ma di luogo di ampia accoglienza. Nel quotidiano ci troviamo a vivere la realtà dell’oratorio con i ragazzi stranieri, di altre confessioni religiose e cattolici molto distanti dalla vita liturgica e di fede della parrocchia, ma allora stiamo facendo oratorio? Gesù durante la sua vita terrena si è occupato delle persone tentando di occuparsi di loro integralmente, valorizzando in ognuno le sue peculiarità e caratteristiche. Insomma Cristo ha tentato di emancipare gli uomini rendendoli liberi portando come esempio la sua vita, stando in mezzo a loro e costruendo alleanze. In sostanza si tratta di fare degli uomini … Uomini con la U maiuscola, senza dover trasformare tutti in perfetti cristiani, ma semplicemente e gratuitamente restituire ciò che a noi per primi è stato donato: “vita in abbondanza”. Questo è quello che tutti i giorni proviamo a fare in oratorio: gli oratori sono come un ragazzo in età adolescenziale con i genitori; hai molti contrasti con loro e magari non ci passi neanche tanto tempo, ma hai assoluto bisogno che ci siano, hai un assoluto bisogno di vivere con la sicurezza di ritrovarli, sempre. Molti giovani vivono e si sentono accolti dall’oratorio e da chi abita quel luogo, un luogo nel mondo e per il mondo che si preoccupa di restituire ciò che viene da Dio. Senza pretese. Gratis: “perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”.


Il Giubileo della Misericordia

Le famiglie a Roma

Alcune famiglie della parrocchia nell’ultima settimana di agosto hanno aderito alla proposta di partecipare al pellegrinaggio a Roma in occasione del Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco. È stata un’esperienza davvero intensa ed impegnativa, vissuta con entusiasmo da tutti i partecipanti che hanno percorso Roma in lungo e largo per tre giorni, dalla mattina presto fino alla sera tardi. Lo spirito del pellegrinaggio è emerso forte da questi giorni in cui abbiamo visitato i maggiori templi della cristianità (tra cui San Pietro, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore) assieme ad altri luoghi altamente simbolici per i

cristiani come ad esempio il Colosseo, teatro di feroci persecuzioni contro la religione del cristianesimo che si andava diffondendo. Tutte le tappe storico-artistiche del nostro pellegrinaggio ci sono state presentate con interessanti spiegazioni da parte di Alessandro, che con il supporto di Luisella sono riusciti a farci comprendere la grande complessità che esiste dietro la semplice bellezza di un capolavoro. Il punto centrale della nostra avventura è stato il passaggio della Porta Santa di San Pietro: partendo da Via Conciliazione abbiamo ricevuto la croce con il simbolo del Giubileo, che abbiamo poi portato lungo il tragitto e le diverse stazioni fino dentro San Pietro.

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Questo cammino è stato scandito dalle preghiere e dalle riflessioni fatte con la guida di don Roberto che ci ha aiutato a meditare sul significato del momento che stavamo vivendo e che ci ha trasmesso la consapevolezza della vicinanza del Padre e del suo perdono per le nostre mancanze. Un perdono non concesso con il distacco che ci può essere tra un sovrano ed un suddito, ma con la vicinanza, la tenerezza e, appunto, la Misericordia di un padre affettuoso che accoglie e perdona dimenticando completamente il peccato commesso. In questi tre intensi giorni ci sono stati anche momenti più leggeri e rilassanti. Le serate infatti sono state allietate da cene, grazie all’organizzazione di Marco, alla scoperta della tradizione della cucina del centro Italia, momenti che hanno contribuito a rafforzare in tutto il gruppo un clima di gioiosa fraternità e condivisione. Al pellegrinaggio hanno partecipato anche alcuni ragazzi delle scuole medie e altri bambini ancora più piccoli che hanno seguito il programma di visite e preghiere sopportando con molta pazienza tutti i trasferimenti (a volte davvero impegnativi sia in termini di orario che di attese) e vivendo tutto come una splendida avventura alla scoperta dell’essenza del pellegrinaggio. Oggi, a distanza di circa tre mesi ci rimane dentro la bellezza dei luoghi, l’incanto di fronte ad opere d’arte e monumenti che sfidano il tempo, ma soprattutto la profonda consapevolezza di un’esperienza unica fatta con l’animo del pellegrino che consapevole delle sue mancanze si avvicina al padre per chiedere perdono e avere misericordia per tutto ciò che non ha fatto bene nella sua vita. Ora sta a noi fare in modo che la Misericordia ricevuta dal Padre possa essere replicata da noi figli verso il nostro prossimo in modo che lo spirito del pellegrinaggio diventi una concreta opera quotidiana e possa così arrivare a tutti.

ViCAriAtO Di LODi Città 1° 2° 3° 4° 5° 6° 7°

Martedì 11, 18, 26 Ottobre - 8, 15, 22, 29 Novembre - 6 Dicembre Sabato 8, 15, 22, 29 Ottobre - 5, 12, 19, 26 Novembre Giovedì 27 Ottobre - 3, 10, 17, 24 Novembre - 1, 15, 22 Dicembre Martedì 10, 17, 24, 31 Gennaio - 1, 8, 15, 22 Febbraio Sabato 25 Gennaio - 4, 11, 18, 25 Febbraio - 1, 8, 15, 22 Marzo Martedì 7, 15, 21, 28 Marzo - 4 , 11, 18 Aprile - 2 Maggio Giovedì 20, 27 Aprile - 4, 11, 18, 25 Maggio - 1, 8 Giugno

Le iscrizioni ai percorsi per il Vicariato di Lodi si ricevono presso il Consultorio “Centro per la famiglia” in Via Biancardi, 23 a Lodi (0371421875) dal Lunedì al Venerdì ore 10-12 e 15-18; fino ad un massimo di 18 coppie per ogni percorso. Gli incontri si svolgono presso la Casa della Gioventù in Viale Rimembranze dalle ore 21 alle 23 circa, tranne il percorso di sabato pomeriggio che si svolge dalle 15 alle ore 17,15 presso l’oratorio “Piergiorgio Frassati” in via Callisto Piazza.

ViCAriAtO Di LODi VeCChiO 1° Mercoledì 28 Settembre - 5, 12, 19, 26 Ottobre - 9, 16, 23, 30 Novembre 2° Sabato 14, 21, 28 Gennaio - 4, 11, 18, 25 Febbraio - 4, 11 Marzo 3° Martedì 4, 11, 18, 26 (mercoledì) Aprile - 2, 9, 16, 23, 30 Maggio 4° Mercoledì 6, 13, 20, 27 Settembre - 11, 18, 25, 31 (martedì) Ottobre i “COrSi” si terranno presso: • La Parrocchia di Tavazzano alle ore 21 (quello di settembre-ottobre-novembre) • la “Casa della Gioventù”, Via Madre Cabrini in Lodi Vecchio con inizio alle ore 21.00. il “Corso” del Sabato: inizierà alle 17.30 Eventuali variazioni di date o di luogo verranno concordate al primo incontro. All’iscrizione (come da modulo aggiornato e firmato…) dovrà essere unita la “Presentazione del Parroco”. L’iscrizione dovrà essere consegnata nella Sede del Vicariato non oltre una decina di giorni prima dell’inizio del “Corso”.

ViCAriAtO Di SAN MArtiNO iN StrADA 1° NELLA PARROCCHIA DI SAN MARTINO IN STRADA Mercoledì 5, 12, 19, 26 Ottobre - 2, 9, 16, 23 Novembre 2° NELLA PARROCCHIA DELLA MUZZA DI CORNEGLIANO LAUDENSE Mercoledì 1, 8, 15, 22 Febbraio - 1, 8, 15, 22 Marzo I percorsi si svolgeranno di mercoledì ed inizieranno alle ore 21,00

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settembre 2016 giugno 2017

Percorsi in preparazione al matrimonio 2016-2017 Diocesi Di LoDi

ViCAriATo di CAsALPusTerLenGo

ViCAriAtO Di CODOGNO

1° 22, 29 Settembre - 6, 13, 20, 27 Ottobre - 3, 10, 17 Novembre - S. Messa 20 Novembre 2° 26 Gennaio - 2, 9, 16, 23 Febbraio - 2, 9, 16, 23 Marzo - S. Messa 26 Marzo 3° 27 Aprile - 4, 11, 18, 25 Maggio - 1, 8, 15, 22 Giugno - S. Messa 25 Giugno Sede: Casa del Giovane, Via Cesare Battisti, Casalpusterlengo alle ore 21.

1° Giovedì 8, 15, 22, 29 Settembre - 6, 13, 20, 27 Ottobre 2° Martedì 18, 25 Ottobre - 8, 15, 22, 29 Novembre - 6, 13 Dicembre 3° Giovedì 2, 9, 16, 23, 30 Marzo - 6, 20, 27 Aprile Sede degli incontri e iscrizioni: Casa Sacro Cuore (Suore Missionarie S.F. Cabrini), Via Carducci 50 - Codogno. Telefono 0377.32370. Le iscrizioni si ricevono fino ad un numero massimo di 22 coppie.

ViCAriAtO Di SANt’ANGeLO LODiGiANO A SANt’ANGeLO LODiGiANO 1° Venerdì 23, 30 Settembre - 7, 14, 21, 28 Ottobre - Giovedì 3 e Sabato 5 Novembre 2° Venerdì 20, 27 Gennaio - 3, 10, 17, 24 Febbraio - Giovedì 2 e Sabato 4 Marzo I percorsi si svolgeranno presso l’Oratorio San Luigi, a Sant’Angelo Lodigiano con inizio alle ore 21. A SAN COLOMbANO AL LAMbrO 1° Mercoledì 5, 12, 19, 26 Ottobre - 3, 9, 16, 24 Novembre 2° Mercoledì 5, 12, 19, 26 Aprile - 3, 10, 17, 24 Maggio I percorsi si terranno alle ore 21 presso l’Oratorio San Giovanni Bosco, in via Leonardo da Vinci in San Colombano. Le iscrizioni presso l’ufficio della parrocchia di San Colombano.

ViCAriATo di sPino d’AddA 1° Martedì 6, 13, 20, 27 Settembre - 4, 11, 18, 25 Ottobre 2° Martedì 7, 14, 21, 28 Febbraio - 7, 14, 21, 28 Marzo Gli incontri si terranno sempre a Spino d’Adda presso la sala San Giacomo (di fronte all’oratorio e al cinema Vittoria) alle ore 21.

ViCAriATo di PAuLLo 1° A tribiano: Martedì 6, 13, 20, 27 Settembre - 4, 11, 18, 25 Ottobre 2° A Paullo: Martedì 25 Ottobre - 8, 15, 22, 29 Novembre - 6, 13, 20 Dicembre 3° A Zelo Buon Persico: Martedì 10, 17, 24, 31 Gennaio - 7, 14, 21, 28 Febbraio 4° A Dresano: Giovedì 2, 9, 16, 23, 30 Marzo - 6, 11, 20 Aprile 5° A Paullo: Martedì 2, 9, 16, 23, 30 Maggio - 6, 13, 20 Giugno Per informazioni: Parrocchia di S. Andrea apostolo in Zelo Buon Persico. Telefono: 02.9065668 - Email: zelo@diocesi.lodi.it. Le iscrizioni si accetteranno entro 10 giorni prima dalla data di inizio del corso e fino ad un numero massimo di 16 coppie per corso.

Consultorio “Centro per la famiglia”

PerCorsi Per L’APPrendiMenTo dei MeTodi nATurALi 1. Corso: venerdì 5, 12, 19, 26 Maggio Le iscrizioni si ricevono presso il Consultorio “Centro per la famiglia” in Via Biancardi, 23 a Lodi (0371.421875) dal Lunedì al Venerdì ore 10.0012.00 e 15.00-18.00. Il corso si svolgerà presso lo stesso Consultorio, dalle ore 21.00 alle 22.30 circa e sarà guidato da insegnanti dei metodi di regolazione naturale della fertilità. 2. Colloqui personalizzati: dal mese di settembre 2016 al mese di giugno 2017 Incontri personalizzati o di coppia per apprendere i metodi naturali oppure per colloqui psicologici, mediazione familiare, visite ginecologiche. Su appuntamento telefonando allo 0371.421875 oppure recandosi di persona negli orari di apertura presso lo stesso Consultorio.

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Un’esperienza alle porte di S. Fereolo

Il Cortile dell’accoglienza C’era una casa, molto carina, senza soffitto, senza cucina... Beh, non proprio così... Questa il tetto non ce l’ha solo nelle parti ancora da ristrutturare, perché il progetto è aperto a futuri sviluppi, e la cucina ce l’ha, anche se una famiglia non la tiene esclusivamente per sé ma la mette a disposizione per pasti comuni e iniziative “allargate”. Questa realtà magari un po’ strana e che può incuriosire, ma sicuramente concreta e capace di accogliere, sorge proprio ai confini con la nostra parrocchia: nella periferia nord di Lodi, nella zona tra il Cimitero maggiore e la tangenziale, sorge cascina Fanzago e soprattutto l’associazione “Il Cortile”, una comunità di famiglie che si pongono l’obiettivo di aiutare il vicino a realizzare il proprio sogno praticando uno stile di vita sobrio e accogliente.

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Attualmente la abitano due famiglie, presto ne arriverà una terza. ma c’è posto per eventuali “new entry”. Antonella e Giuseppe, Roberta e Luciano, Barbara e Paolo e i loro figli e familiari ci raccontano un po’ di questa esperienza. Che cosa vi ha spinti a lasciare la vostra vecchia casa per iniziare a vivere insieme? “Per diversi anni abbiamo partecipato a un gruppo di condivisione che si fonda su criteri di ascolto, riservatezza e non giudizio, ispirandosi ad Mcf, (vedi box) Associazione di Comunità e Famiglia di Villapizzone. Nel corso degli anni abbiamo sentito il bisogno di rendere più concreta e quotidiana questa forma di condivisione. Siamo attualmente tre famiglie di cui due già residenti che abitano nella cascina Fanzago, in nuclei indipendenti, dove vivono con sobrietà la


Mondo di Comunità e Famiglia

condivisione degli spazi e dei beni e della storia di ciascuno. Le famiglie mettono in comune gli stipendi e prendono ciò di cui hanno bisogno”. In che senso vivete l’accoglienza? “Ogni famiglia vive l’accoglienza secondo le proprie risorse. Il Cortile accoglie i bisogni del territorio promuovendo valori di solidarietà, giustizia, rispetto dell’ambiente. Tutti quelli che, condividendo tali valori, pensano di realizzare qui un progetto piccolo o grande sono i benvenuti, ci sono a disposizione spazi comuni sia interni che esterni. Siamo famiglie, siamo persone che ricercano uno stile di vita sobrio, essenziale nei consumi, ma anche nelle idee, non inseguono l’accumulo e lo sperpero dei beni, ma cercano di investire nelle relazioni con le persone nel rispetto dell’ambiente”. Con che stile? “Vivere con la porta aperta, camminando fianco a fianco con il nostro vicino, nella piena consapevolezza di essere diversi. Insieme e vicini, proprio perché diversi. A Lodi in cascina Fanzago, in parte ristrutturata sogniamo un futuro di aggregazione e lavoro condiviso. La nostra è un’esperienza aconfessionale che crede nella ricerca del bene: tra di noi ci sono credenti e non credenti”. Avete già avviato collaborazioni con qualche realtà? “Sì, con la Caritas lodigiana, il Gas e cioè il Gruppo di acquisto solidale, la cooperativa sociale Il Mosaico che cura l’orto della cascina, il Git soci di finanza etica e Mag2, una cooperativa di finanza etica”.

Mondo di Comunità e Famiglia (MCF) è una associazione di promozione sociale che nasce nel giugno del 2003; con l’intento di avvicinare tra loro tutte le esperienze di vita che sono scaturite dalla comunità di Villapizzone a Milano, avviata nel 1978 da Bruno ed Enrica Volpi insieme a Massimo e Danila Nicolai e ad un gruppo di Padri Gesuiti. E’ un’associazione nazionale ed è organizzata in nodi: le persone che condividono gli orizzonti di MCF, ovunque esse si trovino, possono autonomamente promuoversi ed organizzarsi, mantenendosi collegate, nel rispetto dello statuto dell’Associazione. Ogni anno MCF si dà appuntamento in una Agorà. Non in un congresso, non in una assemblea, ma in un luogo dove incontrarsi per scambiarsi le esperienze dei rispettivi cammini.

In che modo una comunità parrocchiale come quella di San Fereolo può inserirsi nel vostro progetto o in qualche modo accompagnarlo, magari traendone spunti? “Con una comunità parrocchiale il punto di incontro principale è quello della fede e del giocare la propria vita in quella direzione, consapevoli che il Signore custodisce l’uccellino e l’erba del campo”. Per saperne di più: • www.ilcortiledellafanzago.org • ilcortile@ilcortiledellafanzago.org • Facebook: il cortile della Fanzago

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presa Peter Norman che fece il record australiano (ancora oggi imbattuto). Terzo fu John Carlos. Nessuno però ricorderà quella gara perché ciò che scosse le coscienze di un intero mondo fu quel che accadde il giorno dopo, sul podio… un’immagine destinata ad entrare nella storia: Tommie Smith sul gradino più alto e John Carlos su quello più basso entrambi scalzi, con calze nere a rappresentare la povertà della gente di colore, il primo con una sciarpa nera intorno al collo (per rappresentare l’orgoglio dei neri americani) e il secondo con la parte superiore della tuta aperta (per mostrare solidarietà con tutti gli operai degli Stati Uniti) e una collana, ma ciò che tutti ricordano è il momento in cui inizia a suonare l’inno americano,

L’argento più bello di Roberto Folletti

Negli Stati Uniti il 4 Aprile del 1968 morì Martin Luther King ed il 6 Giugno Robert Kennedy, entrambi uccisi per il loro impegno a difesa dei diritti civili per le loro battaglie a favore degli emarginati, dei poveri e contro la segregazione razziale. Ciò che invece accadde il 17 ottobre di quell’anno a Città del Messico resterà nella storia come il più grande ed importante gesto di protesta mai avvenuto alle Olimpiadi. Il giorno prima si corsero le batterie dei 200 metri piani maschili, ad emergere fu un australiano, uno sconosciuto, un certo Peter Norman che abbassò il personale di 3 decimi facendo il record dei giochi olimpici. In semifinale si esaltarono gli afroamericani Tommie Smith, che batté il primato dei giochi di Norman, e John Carlos che chiuse a soli 2 centesimi di ritardo: la lotta per la vittoria era ridotta a loro due, l’australiano era dietro ad un decimo dal migliore. La finale fu una gara emozionante e bellissima che regalò al vincitore, Tommie Smith, il record del mondo infrangendo per la prima volta la barriera dei 20 secondi (record poi battuto dal nostro Mennea solo 11 anni più tardi proprio su quella pista). Secondo fu a sor-

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Lunedì 19 dicembre ore 20.45

Il Natale del GSO

Lunedì 19 dicembre celebreremo la Santa Messa in palestra, in prossimità del Santo Natale. Invitati tutti i dirigenti, allenatori, atleti e genitori, ma anche tutti i parrocchiani che lo desiderano. Due gesti di carità renderanno ancor più significativa l’occasione: - una raccolta di generi alimentari a favore della Caritas parrocchiale. - le offerte della Messa devolute ad una società sportiva dell’Italia centrale, colpita dal terremoto.


il loro capo chino e il pugno guantato di nero alzato al cielo (il saluto del Black Power, il Potere Nero). La foto di quel podio attirerà gli sguardi di tutti sui due afroamericani e nessuno si accorgerà e ricorderà di quell’ometto (20 centimetri più basso degli altri due), bianco, australiano, non una figura insignificante, una presenza casuale, una comparsa, un intruso ma un protagonista, forse l’eroe più grande emerso da quella notte. I due afroamericani avevano preparato tutto per quel podio ma Carlos dimenticò al villaggio olimpico i suoi guanti neri ed allora su suggerimento di Norman si infilarono un guanto a testa: Smith il destro e Carlos il sinistro. A quel punto i due americani chiesero a Norman se credeva nei diritti umani. Lui, bianco, che veniva da un paese che aveva un’apartheid dura quasi come quella sudafricana, con leggi fortemente discriminatorie nei confronti degli aborigeni, rispose affermativamente. Lo incalzarono e gli chiesero se credesse in Dio. Con un passato nell’esercito della salvezza non esitò a rispondere un’altra volta sì! Norman a quel punto disse: “Io credo in quello in cui credete voi. Avete uno di quelli anche per me?“ chiese indicando lo stemma del Progetto per i Diritti Umani sul petto degli altri due, “…così posso mostrare la mia solidarietà alla vostra causa.” Nessuno voleva e poteva privarsi dello stemma. Smith ammise poi che in quel momento rimase stupito ma pensò “Cosa vuole questo bianco? Si prenda la sua medaglia e sparisca!” Non tanto distante c’era però Paul Hoffman, un canottiere bianco americano, che sentendo le parole di Norman si offrì di dare il suo distintivo. Smith non vide negli occhi di Norman la paura per ciò che sarebbe successo poco dopo, ma amore. Norman capì immediatamente la rilevanza di ciò che di inaudito stava succedendo… Una voce iniziò ad intonare l’inno americano ma dopo poco si fermò… lo stadio era ammutolito… poi i fischi! I due afroamericani furono espulsi dal villaggio olimpico e solo in un secondo tempo riabilitati ma Norman una volta rientrato in patria venne cancellato dal proprio paese. Quattro anni dopo Messico 1968, in occasione delle Olimpiadi di Monaco, Norman non fu convocato nella squa-

dra di velocisti australiani, pur avendo corso per ben 13 volte sotto il tempo di qualificazione dei 200 metri e per 5 sotto quello dei 100. Aveva tutto uno stato contro, la famiglia venne screditata, fu trattato come un reietto, e lasciato senza il lavoro. Continuò le sue battaglie come sindacalista e facendo altri lavori saltuari. Incorse in problemi di depressione ed alcolismo. Norman ebbe una sola possibilità di salvarsi: fu invitato a condannare il gesto dei suoi colleghi e in cambio avrebbe ottenuto il perdono ed un lavoro fisso nel comitato organizzatore delle olimpiadi di Sidney nel 2000. Lui non tornò mai sui suoi passi e pur essendo il più grande sprinter australiano, detentore del record nazionale non ricevette neppure un invito a quelle olimpiadi. Norman morì nel 2006 senza che il suo paese lo riabilitasse. Tommie Smith e John Carlos, amici da quella strana notte, portarono la sua bara sulle spalle salutandolo come un eroe. Solo nel 2012 il parlamento australiano ha approvato una dichiarazione per scusarsi riabilitandolo alla storia. Gli riconobbero la vittoria della medaglia d’argento, il record australiano, il coraggio nell’indossare il simbolo del Progetto per i Diritti Umani sul podio, in solidarietà con Smith e Carlos, scusandosi per l’esclusione alle olimpiadi di Monaco ma soprattutto riconoscendo il potentissimo ruolo che Norman giocò nel perseguire l’uguaglianza razziale. Certamente il gesto di Norman non fu solo per aiutare Tommie Smith e John Carlos ma fu una sua battaglia. Come disse lui stesso: “È stato detto che condividere il mio argento con tutto quello che accadde quella notte abbia oscurato la mia performance, ma invece è il contrario, lo devo confessare: io sono stato, piuttosto, fiero di farne parte.” Vi assicuro che fa accapponare la pelle quando, ancora oggi, ci ritroviamo sui campi di calcio ma anche di pallavolo a sentire degli insulti razzisti. Storie come quelle di Peter Norman sono l’esempio più fulgido di come lo sport sia solo un mezzo e non un punto di arrivo, capace di far veicolare messaggi più importanti, che vanno oltre la prestazione della gara, e che dovrebbero essere un esempio da seguire nella nostra vita quotidiana.

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LA VOSTRA GENEROSITA’

VITA PARROCCHIALE

Entrate (dal 22 agosto al 21 novembre 2016) Offerte settimanali: euro 12.784; per la chiesa del Sacro Cuore: euro 10.700; battesimi, funerali, matrimoni: euro 2.460; anniversari matrimonio: euro 895. La “Sagra 2016”. Vendita Torte: euro 3.135; mercatino: euro 1.900; servizio ristoro: euro 450; giochi ragazzi: euro 200. Dalla “Sottoscrizione a Premi” pro Oratorio: euro 4.955.

Scuola di Bibbia

Uscite (dal 22 agosto al 21 novembre 2016) Rata mutuo al 30 settembre: euro 10.035,96; utenze: euro 6.049,67; tassa rifiuti e imposte bancarie: euro 2.444,10; canone fotocopiatrici: euro 548,90; canone sicurezza notturna: euro 292,80; tinteggiatura dell’Oratorio: euro 5.470. La prossima rata del mutuo di euro 10.000 ca. scadrà il prossimo 31 dicembre.

Per i terremotati In occasione della colletta straordinaria a favore delle popolazioni terremotate del centro Italia abbiamo raccolto e devoluto tramite Caritas diocesana: euro 2.500.

Per la chiesa del Sacro Cuore La celebrazione del Natale potrà essere un’occasione per esprimere un gesto di generosità nei confronti della chiesa del Sacro Cuore: le offerte raccolte durante le Messe del Natale saranno devolute per questo scopo.

Messe perpetue Sono stati iscritti: Massari Rosa, Aloisio Egidio, Bottani Angela, Tentori Carlo, Rozza Maddalena, Angelini Armando, Stucchi Romolo, Montemaggi Letizia, Briocchi Vittorio

Un grazie! La riconoscenza non è retorica né scontata, ma doverosa e sincera nei confronti di tutti coloro che comprendono le necessità della parrocchia e si mostrano attenti e sensibili. Grazie di cuore!

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Ricordiamo gli ultimi due appuntamenti della Scuola di Bibbia. • Martedì 10 gennaio: I racconti dell’Istituzione dell’Eucarestia nei sinottici e in Paolo • Martedì 31 gennaio: Il tema dell’Eucarestia nel Vangelo di Giovanni Gli incontri si tengono in Oratorio alle ore 21.00. Relatore: don Stefano Chiapasco

Solennità di San Bassiano Giovedì 19 gennaio celebriamo la Solennità di San Bassiano, patrono della nostra città e della nostra parrocchia. Celebreremo la Messa solenne alle ore 18.00 in San Fereolo, con l’invito esteso a tutti i ministranti e i ministri straordinari dell’Eucarestia, oltre che a tutti i collaboratori e a tutti i parrocchiani. Ricordiamo anche che mercoledì 18 gennaio si tiene la tradizionale Veglia in Cattedrale, alle ore 21.00.

Festa di san Giovanni Bosco Domenica 29 gennaio celebreremo la Festa di San Giovanni Bosco, alla cui intercessione affidiamo i nostri ragazzi, gli educatori e il nostro Oratorio. Ricordiamo l’appuntamento della S. Messa alle ore 10.30. Nel pomeriggio alle ore 15.30 animazione per i ragazzi. Contemporaneamente, sempre alla stessa ora del pomeriggio, incontro per i genitori sul tema, molto attuale, dei “social”: rischi, potenzialità, attenzioni educative. E’ il primo di due incontri promossi insieme alla scuola, III Circolo; il secondo momento sarà sabato 4 marzo, presso la Scuola don Milani e sarà dedicato al tema,


altrettanto attuale, del “cyber bullismo”.

Giornata per la Vita Domenica 5 febbraio in tutta Italia si celebra la Giornata per la Vita. Anche in parrocchia vogliamo porre attenzione a questo tema così delicato. Caratterizzeremo in modo particolare la Messa delle ore 10.30, invitando i genitori con i bambini battezzati nell’anno 2016, come segno di speranza per la nostra comunità.

Appuntamenti per ragazzi in preparazione ai Sacramenti Ricordiamo gli appuntamenti per i ragazzi che si preparano ai Sacramenti e per i loro genitori

• Per i ragazzi di III elementare: venerdì 3 febbraio ore 18.45 incontro in Oratorio; ore 10.45 incontro per i genitori. Domenica 5 febbraio ore 10.30 (Chiesa Sacro Cuore): rito di consegna. • Per i ragazzi di IV elementare: venerdì 10 febbraio ore 18.45 incontro in Oratorio; ore 20.45 incontro per i genitori. Domenica 12 febbraio, ore 10.30 (Chiesa Sacro Cuore): rito di consegna. • Per i ragazzi di V elementare: venerdì 17 febbraio ore 18.45: incontro in Oratorio. Domenica 19 febbraio, ore 10.30 (Chiesa Sacro Cuore): rito di consegna. • Per i ragazzi di I media: venerdì 3 marzo ore 18.45 incontro in Oratorio; ore 20.45 incontro per i genitori. Domenica 5 marzo, ore 10.30 (Chiesa Sacro Cuore): rito di consegna.

Associazione Amici di San Fereolo Le attività del nostro gruppo sono iniziate a metà ottobre, dopo la Sagra, con il pellegrinaggio a Caravaggio. È ormai un appuntamento tradizionale nella nostra parrocchia, molto amato: tant’è vero che eravamo circa un’ottantina di persone. Sono iniziati poi i vari incontri, alternati alla S. Messa d’inizio anno e alla catechesi. Nel momento in cui scrivo, posso descrivere l’intervento di Agostino Pè e di Isa Ottobelli. Il primo ha parlato dei rapporti tra Napoleone e il Papa Pio VII: come sempre, con calma e con molta precisione, ha spiegato i vari eventi, dicendo date e luoghi dove sono avvenuti. In particolare, ha spiegato come Napoleone abbia mandato in esilio Pio VII a Fontainbleu e lo abbia liberato solo dopo due anni. Ha poi riferito i fatti che sono seguiti a questo grave avvenimento. La seconda ha parlato dell’ANPI e di ciò che

questa Associazione fa per Lodi. Ha raccontato anche tanti fatti avvenuti a Lodi durante la Resistenza, nominandone i protagonisti (Alboni, Archinti, Meazzi). Ha parlato dell’abnegazione e del coraggio con cui molte donne partigiane hanno compiuto la loro missione, a rischio della propria vita. Ma ora, in dicembre, ci prepareremo all’ Avvento e al Natale: giovedì 15 ci sarà un Ritiro Spirituale con la possibilità delle Confessioni e giovedì 22 la Festa di Natale che sarà un momento di condivisione. Poi i nostri incontri si fermeranno, per riprendere il 2 di febbraio, per la “Festa della Candelora”: ci sarà la S. Messa e seguirà una merenda con la possibilità di rinnovare la tessera per l’anno 2017. Buone Feste! Con l’augurio di viverle serenamente in famiglia e con l’amore del Signore dentro di voi.

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VITA PARROCCHIALE Esercizi spirituali parrocchiali in Quaresima

Anticipiamo l’appuntamento degli Esercizi Spirituali parrocchiali nel tempo di Quaresima: martedì 14, mercoledì 15, giovedì 16 marzo, in due proposte: alle ore 15.00, soprattutto per gli anziani; alle ore 21.00 per tutti.

Festa degli Anniversari di Matrimonio In un clima festoso, domenica 2 ottobre sono stati ricordati gli anniversari di matrimonio di una trentina di coppie di tutte le età (foto sotto).

Festa dei quattordicenni Sabato 29 ottobre i nostri ragazzi 14 enni, che si preparano alla Professione di Fede, erano presenti a Lodivecchio, alla Festa loro dedicata, insieme agli altri loro coetanei di tutta la diocesi.

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(foto in alto).

La Sagra 2016 Come da tradizione, domenica 9 ottobre si è tenuta la tradizionale Sagra del quartiere. Per tutto il pomeriggio i sanfereolini hanno affollato l’oratorio dove, oltre ai tradizionali giochi per i bambini, si poteva curiosare fra le vecchie cose del mercatino, acquistare qualche dolce, gustare panini e patatine oppure ammirare le opere di numerosi artisti locali (foto nella pagina a lato).


IL PERCORSO DELLA VITA BATTESIMI • • • • • • • •

GUERCILENA ANDREA di Francesco e Marchini Jessica DOUSSE JASON ANDREAS YAOVI di Jean Yaovi e Kalsongui Amah GROSSI LUCIA di Francesco e Baldini Daniela LUPPI SEBASTIANO TADGH di Giorgio Federico e Gigliucci Valentina PENATI SERGIO di Simone Libero e Arioli Sara (pagina successiva - foto in alto) FERRARI LODOVICA MARIA di Giacomo e Tansini Silvia (pagina successiva - foto in centro) PILLON MANUEL di Alessandro e Sias Naomi MAGRI GINEVRA CHIARA di Lorenzo e Emanuela Rizzi (foto sotto)

DEFUNTI • • • • • • (le

RIZZETTI BENITO di anni 86 ORLANDINI EUGENIO di anni 93 MONTEMAGGI LETIZIA di anni 59 BELLONI GIOVANNI di anni 77 VERGNAGHI LUCIANO di anni 55 ROCCA UGO di anni 75 foto degli altri defunti sono a pagina 31)

MATRIMONI •

DIMARTINO FABIO E COPPOLETTA FRANCESCA (pagina successiva - foto in basso)

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IL PERCORSO DELLA VITA

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Piccoli Angela di anni 80

Marseglia Martino di anni 81

Bottani Angela di anni 86

Briocchi Vittorio di anni 68

Rozza Maddalena di anni 87

Massari Rosa di anni 91

Buscaglia Luigi di anni 83

Carozza Vincenzo di anni 87

Sordi Maria di anni 87

Mezza Irene di anni 82

Comasni Maria Giselda

Esposito Russo Teresa

di anni 87

di anni 88

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Parrocchia dei Santi Bassiano e Fereolo viale Pavia 41, Lodi â–Ş tel. 0371-30658


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