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Palazzo comunale e teatro - Montescudo
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Il primo documento ufficiale in cui si menziona il teatro è il censimento dei teatri del 1868, ma, in mancanza di dati certi, la sua costruzione potrebbe risalire tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. Il teatro presenta una struttura all’italiana a forma di ferro di cavallo: sono presenti la platea sormontata da un ordine di sette palchetti e loggione. Questo teatro ospita continuamente eventi culturali, concerti musicali ed esibizioni di danza, ma soprattutto rappresentazioni di commedie dialettali, che non di rado raggiungono il “tutto esaurito”, con tanti spettatori che giungono da tutta la Valconca. Si tratta, invero, di un luogo di aggregazione per tutta la comunità: qui si svolge il Consiglio Comunale in alternativa alla sala del Municipio a Monte Colombo, ma spesso è la sede scelta dai novelli sposi per celebrare il proprio matrimonio con rito civile, così come è il luogo di incontro privilegiato per le riunioni e gli incontri delle tante Associazioni del territorio. Tante occasioni che ne fanno, di fatto, il “cuore” del borgo, ma anche di tutta la comunità locale.
e Palaz d’l’Avuchéd
Palazzo Orlandi-Contucci di Monte Colombo
A pochi metri dalla porta d’accesso di Monte Colombo e dal maestoso torrione da cui partono le mura malatestiane, si trova un grande palazzo signorile che, in verità, in origine era l’antico cassero del castello e dimora del capitano della guarnigione militare. Era la “casa del signore del paese”, come la ricordano alcuni dei residenti più anziani, ai quali è stata tramandata tale idea ovviamente, perché nessuno può aver vissuto quell’epoca. Difatti, già nel 1700 l’edificio passò nelle mani dell’importante famiglia Contucci (Francesca Contucci, moglie del grande letterato Venerio Orlandi a cui furono intitolate le scuole di Monte Colombo, ad esempio, era infatti figlia del Presidente del locale Tribunale, già Governatore di Rimini al tempo del Plebiscito) e poi, verso la fine del 1800 (più o meno l’epoca in cui fu restaurato completamente), non avendo i proprietari eredi maschi, la proprietà passò al genero, afferente alla famiglia Orlandi originaria delle Marche. La famiglia, poi, all’inizio del Novecento si spostò prevalentemente a Roma, abbandonando pian piano il palazzo come residenza.