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La Mia Esperienza della Divinità di Bhagavan V.S.R.K. Prasad

LA MIA ESPERIENZA DELLA DIVINITÀ DI BHAGAVAN

V.S.R.K. Prasad

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MIA MADRE EBBE IL DARSHAN DI Swami per la prima volta nel 1949, a casa di un devoto, mentre eravamo a Madras (Chennai). Su comando di

Swami, l’intera famiglia andò a Puttaparthi.

In quel momento era in costruzione il Mandir di Prasanthi Nilayam. Swami era solito andare in macchina, assieme a un devoto chiamato Krishna, per supervisionare i lavori di costruzione. Durante l’inaugurazione del Mandir, il 23 novembre 1950, ricordo bene che quando, da un secchio argentato,

Swami spruzzò acqua di cocco sui devoti con la Sua mano, le gocce che cadevano a terra si trasformarono in anelli e medaglioni, con la faccia di Swami in rilievo su di essi.

Prasanthi Nilayam nei Primi Giorni

A quei tempi, le strutture di Prasanthi

Nilayam erano scarse. I devoti dovevano arrangiarsi da soli per l’alloggio e il cibo.

Quindi, eravamo soliti portare con noi bagagli pesanti quando vi ci recavamo. Abitavamo in una tenda assieme alla famiglia di Sri

Venkatamuni, di Chennai. Poiché, a quei tempi, a Puttaparthi non c’era elettricità, venivano usate le luci Petromax. Per le nostre abluzioni, andavamo al Chitravathi prima dell’alba. C’era un piccolo numero di devoti a Prasanthi Nilayam, e così avevamo la possibilità di avvicinarci a Swami. Ci era permesso persino di andare nella Sua stanza senza alcuna restrizione.

C’erano due sessioni di Bhajan di grandi ispirazione e beatitudine tutti i giorni, dalle 11 alle 12 (o dalle 9 alle 10 durante l’estate) durante il giorno, e dalle 18 alle 19 di pomeriggio. Canti meravigliosi come “Sri Ganesha, Sivuni Kumara, Sritajana Vinutha Prabho”, “Sri Sai Jaya Sai Parthi Nilaya”, “Oh Bhagavan ...” venivano eseguiti in un’atmosfera di beatitudine. Per quanto mi ricordi, la prima canzone da parte delle donne veniva sempre guidata dalla moglie di Sri Kasturi, seguita da Smt. Krishnamma, Smt. Venkamma (la sorella maggiore di Swami) e dalla famiglia Kuppam. Due fratelli, Raman e Lakshman di Chennai, guidavano i Bhajan dalla parte degli uomini. Raja

Reddy, allora, non era ancora venuto da Swami. Arrivò nel 1956. Sri Seshagiri Rao offriva l’Arati alla fine dei Bhajan. In alcune serate seguivamo Swami al Chitravathi, e, quando Swami ci impegnava in discussioni spirituali, perdevamo il senso del tempo.

Ogni anno visitavamo Puttaparthi durante le vacanze estive. “Questa è casa tua. Puoi venire qui ogni volta che desideri”, scriveva Swami nelle Sue lettere, e, durante ogni visita, trascorrevamo uno o due mesi con Swami. Ogni volta che noi bambini commettevamo delle marachelle o eravamo indisciplinati, Swami ci correggeva con un lieve rimprovero. Srimati Easwaramma e Sri Pedda Venkama Raju, i genitori di Swami, erano molto devoti e nobili di cuore. Trattavano tutti i devoti in visita con grande amore e affetto. Sri Pedda Venkama Raju andava anche al mercato settimanale di Bukkapatnam o Kothacheruvu per fare la spesa per i devoti.

Mentre il numero dei devoti era piccolo nei giorni normali, la Sala dei Bhajan si riempiva durante le feste come Dasara e il Compleanno di Swami. Davanti a Lui si esibivano musicisti molto abili. Durante queste feste, c’era il Narayana Seva, come anche le gare di Bhajan. Swami distribuiva premi a tutti i partecipanti, senza fare alcuna distinzione tra vincitori o perdenti. Era davvero un grande messaggio sul fatto che si dovrebbero considerare la vittoria e la sconfitta con mente equanime.

Ogni sera i devoti innaffiavano le piante e gli alberi del Nilayam. C’era un pozzo nel luogo in cui si trovano attualmente le statue dei Naga, cioè davanti al Ganesh Mandir. Giovani fisicamente forti tiravano su il secchio con l’acqua e altri riempivano con essa i contenitori per innaffiare le piante. Nel pomeriggio, verso le 15, Swami distribuiva, a tutti i devoti frutti come mango, mele e arance. A volte, gettava i frutti dal primo piano nelle mani di ciascun devoto che si trovava di sotto e non ho mai visto nessuno di questi frutti mancare il bersaglio.

La stanza, situata sul lato destro del Mandir, era chiamata Korikala Gadi (stanza dei desideri), e la stanza opposta, dall’altra parte della veranda, Pada Puja Gadi (sala di adorazione dei piedi). La stanza, piccola e semplice, sopra il Korikala Gadi era il soggiorno e la camera da letto di Swami. La stanza sopra il Pada Puja Gadi era la Sua sala da pranzo. Ogni volta che Swami camminava nella veranda del primo piano da una stanza all’altra, tutti i devoti si affrettavano ad alzare la testa per salutarLo e avere il Suo Darshan.

C’erano sempre una o più costruzioni in corso a Prasanthi Nilayam. Sri Kistappa, cugino paterno di Swami, supervisionava queste attività di costruzione e, assieme agli operai pagati, i devoti prestavano volontariamente le loro mani per sollevare sabbia, mattoni ecc. Fu per primo costruito, nel luogo in cui ora si trova Prasanthi Est, un piccolo edificio con quattro stanze e una veranda comune. La prima stanza fu assegnata a Srimati Venkataratnamma di Rajahmundry (ora Rajamahendravaram), assieme alla nostra famiglia. La Stamperia del Sanathana Sarathi fu situata nella quarta stanza. Ogni sera, dopo che avevamo finito di innaffiare le piante, Swami veniva nella nostra stanza e ci impegnava in discussioni su argomenti spirituali e trascendentali. Sri Ramarao, che era un membro del nostro gruppo, fumava molte sigarette. Swami non gli chiese mai di smettere di fumare. Al contrario, era solito lodarlo dicendo: “Il Mio caro Ramarao è Bangaru (oro fino)”, ed egli smise presto di fumare per effetto della pioggia d’amore di Swami.

Al momento della nostra partenza per

far ritorno alle nostre case, Swami ci faceva molti regali. Non avevamo mai voglia di lasciare Puttaparthi. Mio fratello maggiore piangeva persino mentre se ne andava, tanto forte era il nostro legame con Swami.

L’Ospedale Generale Sri Sathya Sai fu inaugurato nell’ottobre del 1956. Ricordo che, durante quel periodo, un giorno Swami stava accompagnando mio padre e L'autore nell'infanzia alla Divina Presenza. Raja Reddy a supervisionare Nel 1958, Swami ci portò tutti con Sé il lavoro dell’ospedale. Mio fratello e nella località climatica di Horsley Hills. Sri io stavamo camminando dietro di loro. Ramanatha Reddy, ingegnere esecutivo, Improvvisamente, Swami si chinò e organizzò la nostra sistemazione nella raccolse un sassolino. Guardandomi, disse: Guest House governativa. Restammo tutti “Ehi, apri la bocca.” Io non la aprii. Tenevo lì per una settimana. Una mattina, dopo le labbra letteralmente serrate. Swami rise, la colazione, Swami stava conversando poi chiese a mio padre: “Choudhry! Apri la con noi in giardino. All’improvviso, guardò bocca.” Mio padre la aprì immediatamente. la figlia di Ramanatha Reddy e le chiese: “Raja! Apri la bocca” e Raja Reddy la “Puoi chiedere tutto ciò che desideri; te lo spalancò. Anche mio fratello l’aprì. Swami concederò.” Ella, immediatamente, rispose: poi mi chiese: “Tutti hanno aperto la bocca; “Swami, voglio la devozione.” Swami era perché tu non l’apri?” Tenni la bocca soddisfatto del suo desiderio. Poi mi guardò chiusa per bene. Proprio mentre stavamo e mi chiese: “Che cosa vuoi?” Risposi: guardando, il ciottolo si trasformò in un “Swami! Fai che la mia vita sia spesa al Tuo Laddu (un dolce). Swami amorevolmente servizio.” Swami domandò poi a un anziano mi chiese: “Ehi, aprirai la bocca adesso?” signore: “Qual è il tuo desiderio?” Egli Mentre l’aprivo timidamente, Swami vi rispose: “Swami, voglio andare in paradiso fece scivolare il dolce, dicendo: “Credi che con questo corpo.” Successivamente, andò Swami ti avrebbe riempito la bocca con una avanti per mezz’ora una vivace discussione pietra? Questo non succede mai.” Quella spirituale. Per quanto ricordi, l’esortazione fu la prima lezione che imparai da Swami: di Swami fu: “Tu sei l’incarnazione dell’Atma l’Avatar è venuto solo per elevarci! Ma poi, (anima individuale). Dovresti aspirare a dobbiamo sviluppare un’incrollabile fede in fonderti nell’Anima Suprema. È pura follia Lui. pensare di andare in paradiso con questo

A volte, le parole di Swami non erano corpo fisico.” facilmente comprensibili; il messaggio Un giorno a Horsley Hills, mentre ci diveniva chiaro solo in un secondo momento. stava descrivendo alcuni episodi del Suo A Horsley Hills con Swami precedente Avatar, Swami materializzò

immediatamente una fotografia di Shirdi Baba. Nella foto, Shirdi Baba era seduto al centro e intorno a Lui c’erano otto grandi cerchi, in ognuno dei quali Lo si vedeva in una postura diversa. Swami, poi, la diede a mia madre.

Successivamente, andammo tutti via e ci sedemmo nella sala da pranzo. Per Swami erano stati preparati una sedia e un tavolo separati. Eravamo tutti seduti sul pavimento sui tre lati di fronte a Lui. Egli finì il suo pasto in soli due minuti. Mentre stavamo mangiando, improvvisamente si alzò, andò nella stanza adiacente e cadde a terra. Ci alzammo in preda al panico. Sri Venkataraman e suo cugino si asciugarono in fretta le mani sul loro dhoti e si precipitarono verso di Lui. Era chiaro che Swami era entrato in trance. Dalla Sua bocca uscì un fiotto a fontana di Vibhuti. Egli aprì gli occhi dopo un intervallo di quindici minuti e disse: “Ella Mi ha chiamato forte per avere il Mio Darshan negli suoi ultimi istanti di vita, e così sono andato.” Non menzionò il nome della persona, ma mi fu dato di capire che Swami, in seguito, disse il nome a Sri Kasturi. La fuoriuscita di Vibhuti dalla Sua bocca era un’indicazione che ella si era fusa con Lui.

Le Visite di Swami a Chennai

A quei tempi, ogni volta che Swami visitava Chennai, abitava presso il commissario per i trasporti Sri V. Hanumantha Rao. Vi giungevamo entro le 10 di mattina e rimanevamo fino alle 20. I programmi musicali venivano spesso condotti durante la Sua permanenza, in cui Raman e Lakshman, assieme a Swami, eseguivano le composizioni di Thyagaraja. Il trio si trasformava in un duo e offriva interpretazioni molto melodiose.

Un giorno tutti noi visitammo, assieme a Swami, il bacino di riserva idrica di Poondi. Erano presenti nel gruppo Nagaratna Mudaliar, Partha Sarathi Mudaliar, Hanumantha Rao e alcuni altri. Sembra che Sri Nagaratna Mudaliar fornisse Vibhuti come medicina a tutti coloro che cercavano il suo aiuto. Qui, Swami creò un vasetto di Vibhuti perenne (Akshara) dalla sabbia dove era seduto e lo regalò a Mudaliar. Materializzò poi una collanina di perline di vetro, e gliela dette dicendo: “I pazienti otterranno un sollievo immediato quando gliela farai indossare.” Swami creò quindi una Rudraksha (la collana di un frutto sacro, con diverse faccette, soggetto a indurirsi) e lo diede a mia madre, dicendo: “Prendi questo. Sarai in grado di guarire qualsiasi paziente con quest’acqua di Rudraksha.” Tutti i membri della nostra famiglia iniziarono a usarlo come una panacea. Ci dette una grande forza per affrontare tutti i problemi con la convinzione che Swami fosse sempre presente con noi. Dopo aver dato la Rudraksha a mia madre, Swami improvvisamente chiese di portare un bicchiere. Non appena lo pose vicino alle Sue labbra, il bicchiere si riempì di un liquido simile a nettare. Esso venne poi distribuito a tutti noi lì presenti.

Quando accompagnavamo Swami in qualche posto, portavamo sempre con noi una caraffa con tappo a vite, un bicchiere e una scatolina d’argento contenente foglie di betel, che a Swami piaceva sempre masticare. Noi, bambini piccoli, Gli portavamo le ciabatte.

Durante il Suo viaggio a Chennai nel 1952, Swami visitò anche la nostra casa. Mio fratello e io facemmo l’esperienza della celebrazione ritualistica del “foro all’orecchio” (un rituale sacro rivolto ai bambini maschi di una certa età) alla presenza di Swami. Abbiamo sempre considerato Swami come il capo della nostra famiglia. Per ogni cerimonia, la nostra famiglia ha sempre

cercato il permesso e i consigli di Swami, e seguito rigorosamente le Sue indicazioni. Quel giorno, Egli materializzò due serie di orecchini d’oro e ce li mise personalmente alle orecchie. “Avete sentito dolore?” - chiese. Non ci fu alcun dolore. Poi entrò nella sala della preghiera e parlò con i miei genitori. Dopo di ciò, si rivolse a noi e domandò: “E adesso?” Portammo il tabellone del carrom (un gioco di società). Furono formate due squadre: Swami e io come una squadra, e mio fratello e Krishna come nostri avversari. Nel bel mezzo del gioco, Swami distolse l’attenzione di mio fratello dicendo: “Ehi, Nagesh, guarda in alto. Che cos’è?” e, furbescamente, spostò un pezzo del gioco. GuardandoLo, gridai: “Bara, bara.” Swami rise e disse: “Hai ragione. Non si dovrebbe mai ricorrere a barare nella vita.” Capii che Swami ci aveva dato una lezione pratica. L’episodio è rimasto nella mia memoria fino a ora, come è rimasto impresso nel mio cuore.

Grazia Infinita

Desidero condividere con voi un episodio avvenuto il giorno prima di Deepavali di quell’anno. Dato che ricorreva il Naraka Chaturdasi, tutti noi ci lavammo la testa la mattina presto, indossammo vestiti nuovi e lanciammo dei petardi. Dopo aver finito la colazione, i nostri piccoli cervelli ebbero un’idea. Noi bambini facemmo il giro delle strade vicine e raccogliemmo tutti i petardi che giacevano inesplosi sulle strade. Sbriciolammo tutti quei pezzi, ne raccogliemmo la polvere pirica e, facendone un mucchietto, li mettemmo su un giornale. La nostra idea era di creare una grande fiamma a forma di fontana dalla polvere pirica. Mio fratello accese un fiammifero e cercò di accendere il mucchietto. Mentre allungava la mano, il fuoco gli ustionò il braccio. Mio padre lo portò dal nostro medico di famiglia. Il dottore gli fece una medicazione d’emergenza e disse a mio padre: “Choudhry! Portiamolo all’ospedale governativo lunedì, poiché l’avambraccio è gravemente ustionato e potrebbe essere necessaria un’amputazione.”

Tutto l’umore festoso si tramutò in avvilimento, e ci afflosciammo come una gomma sgonfia. All’alba del giorno successivo fummo colti da sorpresa quando mio fratello disse a mia madre: “È venuto Swami, mi ha spruzzato un po’ di Vibhuti sulla mano e ha detto che sarebbe andato tutto bene.” Swami apparve di nuovo prima dell’alba di domenica. Questa volta apparve anche a mia madre, e le disse: “Non preoccuparti. Mi prenderò cura di tutto.”. Il lunedì, il medico di famiglia tolse la benda e tutti, compreso egli stesso, rimasero sorpresi nel constatare che il 90% delle ustioni era guarito. Il medico abbandonò l’idea di accompagnare Nagesh all’operazione. Nel giro di un mese, la ferita si rimarginò senza lasciare traccia!

È interessante notare che un paio di giorni dopo l’incidente, ricevemmo una lettera da Swami datata 10.11.1952, che confermava l’intervento divino. La parte rilevante della lettera e la dichiarazione divina, assieme alla sua traduzione, è la seguente:

“... L’altro giorno, quando la mano di Nagesh si ustionò, la notte andai da lui e gli diedi della Vibhuti. Il giorno dopo diedi anche il Darshan a tua moglie, Vijayalakshmi. La tua felicità è il Mio cibo, la tua felicità è il Mio conforto, il tuo benessere è tutto per Me (...) è così che passo il Mio tempo (...) che altro lavoro ho da fare se non prenderMi cura dei Miei devoti, vivendo i loro momenti buoni e cattivi? Mostra questa lettera a Vijayamma. Sembra che i bambini non fossero in buone condizioni. Come si sentono adesso? Con le Mie benedizioni.”

Nel 1953, la vigilia di Deepavali, Baba si recò a Chennai. Tutti noi andammo a casa di Sri Hanumantha Rao per avere il Darshan di Swami. Proprio come a Puttaparthi, Egli guardava mentre facevamo scoppiare dei petardi. Accese persino alcuni bastoncini pirotecnici e ce li consegnò, e, dopo che lo scoppio dei petardi fu terminato, si sedette per la cena. Tutti noi sedevamo per terra attorno a Lui. Swami mangiò pochissimo cibo. Dopo aver giovialmente chiacchierato per qualche minuto, improvvisamente raccolse un chicco di riso bollito e ordinò: “Krishna! Porta la lente d’ingrandimento.” Attraverso la lente potemmo vedere sul chicco il Vatapatra Sai, il piccolo Krishna sdraiato sulla foglia di banyan. La moglie di Sri Hanumantha Rao, Smt. Parvathamma, chiese a Swami di donarglielo. Swami schiacciò il chicco e lo gettò nel piatto, dicendo: “Questa non è una cosa da donare.”

Quella notte, Swami era intento a parlare col nostro gruppo inclusa la famiglia di Sri Hanumantha Rao. All’improvviso si alzò, portò le mani in alto e disse: “Guardate, stanno arrivando.” Nelle Sue mani arrivò una ciotola di vetro con un diametro di circa 60 centimetri. Conteneva 32 varietà di dolci. Swami li distribuì a tutti noi, dicendo: “Sono venuti da Mathura.” Per noi, quel Deepavali fu davvero indimenticabile.

– L’autore è un ardente devoto di

Bhagavan proveniente da Hyderabad

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