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L’Amore e le Premure di Swami per i Suoi Devoti C. Sucharitha

Effulgenza della Gloria Divina

L’AMORE E LE PREMURE DI SWAMI PER I SUOI DEVOTI

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C. Sucharitha

ERA LA STAGIONE DELLE FESTIVITÀ del 1947-1948 e Dasara si stava rapidamente avvicinando. Avendo preso parte a numerosi festival, dopo la costruzione del Mandir nel 1945, l’entusiasmo e la partecipazione divennero più intensi, e i devoti volevano dare il meglio al loro Signore e Maestro in ogni aspetto come gli addobbi, i Bhajan, le Archana, i pasti e le processioni del nostro Swami durante le notti nel villaggio di Puttaparthi. Per questo particolare Dasara, il nostro gruppo non voleva perdere, per qualsiasi motivo, alcun aspetto dell’intero festival di Dasara, chiamato Navaratri, il festival delle nove notti. I membri del nostro gruppo elaborarono un programdi ma specifico. Decisero di impacchettare tutti i generi di drogheria per evitare di affrontare carenze o prenderli a Parthi. Un’altra idea brillante che ebbero fu di incaricare un cuoco in modo da evitare anche la seccatura di preparare i pasti. Andare a Parthi insieme era la loro pratica. Quindi, fu formato un gruppo di circa 50-55 persone. Il gruppo era composto solo da tre uomini. Uno era mio nonno, Sri Seshagiri Rao, il secondo era mio zio, Sri Ananda Sagar, e il terzo era il cuoco (di cui ho dimenticato il nome). Il resto del gruppo erano donne e bambini. L’entusiasmo stava aumentando; alcuni suggerirono di prendere dei dolci e dei salatini ben confezionati per soddisfare le esigenze dei bambini.

Così, venne elaborato un programma per rimanere alla Divina Presenza per dieci giorni interi. Vollero anche fare una cosa intelligente; quindi programmarono di arrivare fino a Makkajipalli, la stazione che viene dopo Penukonda. Il piano era di prendere dei carri trainati da buoi, che potevano essere 8 o 9, per viaggiare fino a Parthi, evitando così Jutka (diligenze) e corriere lungo la strada. L’idea piacque a tutti. Fu fissato il giorno precedente l’inizio di Dasara, che, si dette il caso, fosse Amavasya (giorno della luna nuova),

considerato generalmente sfavorevole per qualsiasi buona impresa o viaggio. Ma solo Swami sa perché la nostra gente decise di intraprendere il Parthi Yatra (pellegrinaggio a Parthi) in un giorno simile. Forse voleva che il nostro popolo comprendesse e fosse consapevole ancora una volta delle benedizioni del nostro Guru, Guida e Dio. “Antha Mana Manchike” è una frase spesso citata, il che significa che tutto ciò che accade è per il nostro bene.

Comunque, questo grande gruppo iniziò il suo viaggio e si incontrò il mattino alla stazione ferroviaria. Tutti avevano grandi aspettative, ed erano del loro umore migliore. Durante tutto il viaggio cantarono, ricordarono le loro esperienze precedenti e continuarono a pianificare il modo in cui avrebbero passato la festività di dieci giorni. Il treno raggiunse Makkajipalli dove scesero tutti. Furono alquanto fortunati poiché riuscirono ad assicurarsi carri trainati dai buoi che li avrebbero portati dritto fino al Mandir di Parthi. Quindi, iniziarono il viaggio verso Nord. Intorno alle 4, raggiusero i dintorni di Kothacheruvu e, per raggiungere il villaggio, dovevano attraversare un torrente. A quel punto, cominciò il dramma.

Il cielo che, fino a quel momento, era stato luminoso, divenne improvvisamente scuro. Si addensarono nuvole cariche di pioggia, e, quando raggiunsero il corso d’acqua, i conducenti del carro apparvero preoccupati. Si poteva vedere l’affluente del Chitravathi in piena: l’acqua fluiva con forza, e la sua altezza sembrava essere aumentata. Eravamo lontani da qualsiasi villaggio, e la situazione era davvero spaventosa. Non potevamo andare né avanti né indietro. Eravamo, come si suol dire, in balia del Dio della pioggia. Tutti i membri del gruppo erano tesi, non sapendo che cosa fare. Nel frattempo, il cuoco voleva controllare la profondità dell’acqua. Nonostante l’avvertimento dei conducenti, cercò di entrarvi. Al primo passo che fece, l’acqua gli arrivò al ginocchio; al secondo passo, gli arrivò al petto e, prima di essere trascinato via dalla sua forza, venne salvato dai conducenti del carro. La nostra gente aveva sulla labbra una sola parola, o Mantra, o canto, che dir si voglia, ed essa era “Swami”. Il tempo scorreva, la tensione saliva, e la nostra gente era nervosa. Proprio in quel momento, udimmo alcune voci forti provenire dalla nostra destra. Naturalmente, tutte le teste si voltarono in quella direzione. Vedemmo otto uomini seduti che fumavano Beedi (sigarette). Erano robusti, scuri e avevano un atteggiamento che esprimeva “non preoccupatevi”. Vedendoci, chiesero ai conducenti dei carri quale fosse il problema. Essi spiegarono loro la nostra difficile situazione e aggiunsero che volevamo andare a Puttaparthi al più presto. In primo luogo, essi suggerirono che avremmo dovuto rinunciare a un pensiero del genere, ma, dopo aver appreso che eravamo determinati ad andare, chiesero quanto avremmo pagato per ogni carro se avessimo dato una mano ad attraversare il fiume in piena. Bene, ci fu una certa contrattazione e, alla fine, accettarono di aiutarci se avessimo pagato dieci rupie per carro. Sebbene i nostri anziani fossero preoccupati per il loro portafoglio, dovettero accettare.

Quegli otto uomini distribuirono equamente i membri nei carri. Quindi dissero al primo carro di andare al bordo della riva e si posizionarono in quattro su ciascun lato del carro. I nostri dovevano essere spettatori passivi. Il loro piano consisteva nel sostenere il carro in quattro su ciascun lato, attraversare il fiume e, nel contempo, gridare più forte che mai. Pensammo che potesse andar bene, ma la loro strategia era di aiutare i buoi a

nuotare velocemente attraverso il fiume. Quel gridare avrebbe avuto il solo scopo di spaventare i buoi perché nuotassero velocemente. Con la forza del fiume il carro non riusciva ad andare dritto, ma in diagonale. La vista del carro così guidato fu spaventosa, ma vederlo al sicuro sull’altra sponda portò qualche speranza agli spettatori. Amici, in tal modo la nostra avventura per attraversare il fiume giunse infine al termine. Dopo che l’ultimo carro ebbe raggiunto l’altra sponda, quegli uomini raccolsero il denaro e, proprio mentre li guardavamo, come si suol dire “scomparvero nel nulla”. Non ci pensammo molto, perché avevamo ancora molta strada da fare.

Stava diventando più buio e, finalmente, raggiungemmo Kothacheruvu. Credetemi, il villaggio era buio, non si vedevano luci da nessuna parte e tutte le case avevano le porte chiuse. Bene, come non bastasse, iniziò non a piovere, ma a diluviare. Potete immaginare la nostra situazione. E adesso? Ci sarà ancora una volta Swami a porre fine alla nostra situazione? Questo era sulla bocca di tutti. Come diceva Swami, “Nenunnaaga” (sapete, lo sono lì), un giovane vestito con un pyjama kurta (abito di cotone costituito da tunica e pantaloni) bianco si avvicinò a noi. Aveva una lanterna in mano. Andò dai nostri anziani e si informò di noi. Poi suggerì di non continuare il viaggio, che avrebbe organizzato qualcosa per noi, e tornò indietro. Continuava a piovere a dirotto, ma egli tornò con le chiavi della scuola e ci aiutò a sistemarci lì per la notte. Tornò di nuovo indietro e portò una tanica piena di latte e anche una stufa a cherosene. Eravamo esterrefatti. Ci venne in mente la frase “alla maniera di Dio”.

Trascorremmo la notte in quell’edificio scolastico. La mattina dopo venne di nuovo per aiutarci e vederci continuare il nostro viaggio. Dovemmo continuare per un altro tragitto di tre-quattro ore per raggiungere Parthi. La nostra preoccupazione era legata al fatto di aver perso le celebrazioni mattutine del primo giorno, ma non potevamo farci nulla.

Verso le 10,30 circa arrivammo a Parthi. Non c’era traccia del festival da nessuna parte. Ancor prima che potessimo scendere dal carro, Swami era in piedi all’ingresso del Mandir, come per accoglierci. Eravamo perplessi. Egli disse, con atteggiamento estremamente premuroso: “Vachchaara? Chaala Thondara Ayinda “? (siete arrivati tutti. Avete patito molto?) Poi chiese alle persone attorno di aiutarci a scaricare i bagagli. La gente ci fissava.

Ci sentimmo sollevati per aver finalmente raggiunto la nostra Sai Dham (dimora di Sai), ma non sapevamo del preambolo al nostro Parthi Yatra che, ci dissero più tardi, si era svolto il giorno precedente e, fin da allora, Swami diceva: “I Miei devoti stanno arrivando per Dasara.” Ma, più tardi, disse: “Naa Bhaktulu Thondaralo Chikkukonnaru (i Miei devoti si sono messi nei guai). Poco dopo, entrò in uno stato di trance... (una peculiarità in cui Swami sembrerebbe diventare privo di coscienza esternamente e uscire dal corpo per aiutare i devoti). Venimmo poi a sapere che era andato direttamente a sostenere e aiutare i Suoi devoti nel bisogno. Avendo avuto esperienza di questa peculiarità in precedenza, eravamo molto attenti. L’attenzione fu suscitata poi anche nei devoti che erano a Parthi, i quali divennero curiosi di conoscere quei devoti che Swami continuava a menzionare. Swami continuò dicendo che Dasara sarebbe iniziato il secondo giorno, cioè Vidiya, invece di Padyami, com’era normale. Tornando agli sviluppi a Parthi il giorno precedente, Swami uscì dalla trance dopo quasi un’ora e mezza, ma continuò

a essere strano. Dopo qualche tempo, entrò ancora in trance. Anche i devoti cominciarono a preoccuparsi; quindi, all’intorno, c’era un’atmosfera di ansia. La seconda volta Swami rimase in trance per quasi un’ora. Poi iniziarono i Bhajan e le cose proseguirono nella normalità. Anche il mattino di quel giorno Swami continuava a dire che i Suoi devoti stavano arrivando. Era tutto sorrisi quando raggiungemmo la Sai Dham. Amici, ripensammo alla strana avventura che avevamo vissuto due volte il giorno precedente: gli otto uomini che ci avevano aiutato ad attraversare le vorticose acque del torrente e il giovane che era venuto ad aiutarci con la lanterna, le chiavi, il latte ecc. Mettendo insieme i fatti, capimmo come Swami ci avesse accompagnato entrambe le volte e si fosse occupato della nostra sicurezza e del nostro benessere il giorno precedente.

Impiegammo un’ora per sistemarci, ma Swami chiamò i nostri anziani e molto presto iniziò ad assegnare i compiti in tutti i settori in preparazione delle celebrazioni ...continua da pagina 15 Mudigonda, di Columbus (Ohio), USA, che, come studente di Bhagavan, ebbe il privilegio di suonare la Veena durante i giri di Bhagavan per dare il Darshan negli anni precedenti. Il dottor Dhurjati ha presentato un bellissimo insieme di Bhajan del Prasanthi Mandir, alcuni dei quali sono stati “Ganesha Sharanam Parama Pavanam” (reverenti omaggi a Ganesh), “Kausalya Nandana Ram” (Rama, Figlio di Kausalya), “Nirupama Guna Sadana” (l’incarnazione di virtù ineguagliabili).

La presentazione finale delle celebrazioni di una settimana per il 94° Genetliaco di Bhagavan è stata la bellissima commedia “Se ci fosse un po’ più d’Amore”, di Dasara. Inutile dire che il programma si svolse molto bene e il nostro gruppo ebbe tutta la gioia e la soddisfazione di partecipare al festival. Ciò che è veramente importante e rilevante a questo riguardo è fino a che punto possa arrivare la rassicurazione Yogakshemam Vahamyaham (Io Mi prendo la responsabilità di occuparmi del vostro benessere materiale e spirituale). L’aiuto che ricevemmo dal nulla e da fonti sconosciute per attraversare il fiume in piena e per sfidare la pioggia torrenziale fu veramente inviato da Dio. Eravamo, e anche ora lo siamo, toccati dalle premure per i Suoi devoti ovunque, in qualsiasi momento e per chiunque. Quanto sono vere le parole “Nenu Yeppudoo Mee Intane, Ventane, Kantane, Jantane, Untaanu” (Egli è con noi, sopra di noi, sotto di noi, dietro di noi, davanti a noi, dentro di noi e fuori di noi)! Amici, l’unica preghiera che possiamo rivelgerGli è di aiutarci a meritare sempre il Suo aiuto.

– Tratto da “Sri Sathya Sai Madhura

Smriti” di C. Sucharitha

messa in scena dagli studenti della Scuola Sathya Sai e dai bambini dell’Educazione Spirituale Sai della Tailandia. Attraverso la rappresentazione delle differenze tra una suocera e sua nuora, la commedia ha descritto come la ricetta dell’amore e della pazienza della nuora abbiano alla fine trasformato l’irritante suocera in una persona amorevole e premurosa, mettendo così in evidenza gli insegnamenti di Bhagavan Baba secondo cui “è sufficiente avere amore”. I bambini hanno portato a termine la commedia con una bellissima danza sulle note della canzone hindi “Dilon Pe Nashani To Chhod Jaa” (lascia il segno nel nostro cuore).

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