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La Trasformazione ci Guida alla nostra Vera Casa Dottor Ramesh M. Wadhwani
LA TRASFORMAZIONE CI GUIDA ALLA NOSTRA VERA CASA
Dottor Ramesh M. Wadhwani
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Durante una delle mie prime udienze con Swami, dopo aver fatto Padanamaskar, chiesi umilmente: “Swami, quando posso tornare?” Arrivò allora una risposta inaspettata, ma molto profonda! Con voce perentoria, Swami disse: “Quando lasci la casa di tua madre, le chiedi quando puoi tornare? Io sarò qui, ad aspettarti!”
POI, CONTINUÒ DICENDO: “Non ho creato queste istituzioni per Me Stesso. Sono fatte per te...”
È una fortuna nascere quando il Signore dell’universo è nato in mezzo a noi come Bhagavan Sri Sathya Sai Baba. Noi devoti abbiamo avuto la grande benedizione di aver respirato la stessa aria del Poornavatar e aver ricevuto una guida personalizzata attraverso il Suo darshan, sparshan e sambashan. In una popolazione di oltre 6 miliardi di persone, solo una piccolissima frazione ha avuto il privilegio di conoscerLo, ascoltarLo e vederLo. Di fatto, siamo Suoi contemporanei e, come tali, abbiamo il dovere di servirLo e portare avanti il Suo Messaggio.
La Missione di Swami
Un giorno, nel portico di Mandir, Swami stava conversando con i ragazzi del College. Un devoto anziano, anch’egli presente, parlò della Missione di Swami. Swami disse: “La Mia unica Missione è aiutarti a realizzare che sei Dio.” Tutti i Suoi megaprogetti - lo sviluppo dell’Organizzazione Sri Sathya Sai Seva, i numerosi progetti idrici, le istituzioni educative e la creazione di ospedali di livello mondiale - sono tutti insignificanti considerando l’unica e sola Missione che Egli ha nei nostri confronti. La Sua vera Missione è aiutarci a diventare esseri umani ideali attraverso una costante trasformazione. Le istituzioni che Swami ha creato sono semplicemente strumenti della sadhana che i devoti possono praticare per la loro trasformazione spirituale. Indubbiamente, la trasformazione spirituale si protrae per molte vite. Tuttavia, il nostro Prema Svarupa (Incarnazione dell’Amore) ha detto che, se lo vogliamo, ci farà attraversare l’oceano del samsara (il ciclo di incessanti nascite e morti) in questa vita. Una volta che Gli siamo profondamente devoti, Egli ci apre la strada e noi affrontiamo le sfide della vita con maggiore equanimità.
Swami ci fornisce esperienze uniche, che si attagliano perfettamente al nostro personale DNA spirituale ed emotivo. A mano a mano che ci sintonizziamo con la Coscienza Universale, le esperienze della vita diventano momenti di insegnamento e la trasformazione si dispiega naturalmente dall’interno. Permettetemi di condividere con voi alcune esperienze personali del mio risveglio.
Swami Risponde alla Preghiera di mia Moglie
Un giovedì pomeriggio, nell’autunno del 1978, ero fuori città in viaggio per Boston per un colloquio di lavoro. Mia moglie, con Sunita, una sua cara amica, andò al Centro Sai Baba locale di St. Louis. Al loro arrivo, mia moglie pregò: “Ho sentito che sei Dio e che soddisfi i desideri di tutti. Mio marito ha perso il lavoro quattro mesi fa e da allora ne ha cercato un altr o. Crederò che sei Dio se gliene troverai presto uno.” Quando tornai a St. Louis, Sunita raccontò del suo estatico pomeriggio passato ascoltando Sai Bhajan al Centro locale. Aveva anche finito di leggere il libro di Howard Murphet “L’Uomo dei Miracoli”, e mi incoraggiò a leggerlo. Il giovedì successivo, mi portò al Centro Sai. Quando vi entrai, la sola vista sull’altare dell’immagine di Sri Sathya Sai Baba mi provocò una scarica elettrica che mi salì lungo la spina dorsale. Istantaneamente, una voce interiore mi disse: “Hai trovato Dio.” Sapevo in cuor mio che non avevo bisogno di prove, né avevo domande a cui rispondere. Per me, la rivelazione stessa era la prova di cui avevo bisogno. Quel momento fu di per sé la causa del mio risveglio spontaneo. Dopo aver trascorso un piacevolissimo pomeriggio al Centro, tornammo a casa e, in macchina, avvertimmo un forte profumo di gelsomino. Entrando nella nostra abitazione, un profumo di fiori ancor più penetrante si diffuse in tutta la casa. Successivamente scoprimmo che quella straordinaria esperienza olfattiva era considerata un segno della Presenza di Baba. Dopo quel magico pomeriggio, Sunita non mi aveva ancora detto della preghiera in cui aveva chiesto a Baba di trovarmi un lavoro e io, ignaro di ciò, ogni giovedì, per nove settimane, ricevetti per posta un’offerta di lavoro. Tutte e nove le offerte provenivano da società comprese in “Fortune 1000 Companies” (classifica stilata dalla rivista economica ‘Fortune’, che elenca le 1000 più grandi imprese societarie statunitensi, classificate solo sulla base del fatturato - ndt), distribuite negli Stati Uniti. Davvero un’impresa impossibile! Il fatto prodigioso succitato rivela come la mano nascosta di Swami avesse strategicamente eseguito tutte le variabili per vari lavori - dall’invio delle offerte delle singole aziende fino alla programmazione del loro arrivo ogni giovedì - un chiaro segno che erano tutte Sue benedizioni in risposta alla preghiera di Sunita quel primo pomeriggio al Centro. Questo evento decisivo aprì la strada al nostro viaggio spirituale. Accogliemmo immediatamente Baba nella nostra famiglia come nostro Dio, nostro Guru, nostro Tutto...
Undici Anni di Pellegrinaggio Annuale
Molto presto, verso la fine del 1978, facemmo un viaggio in India per esprimere la nostra gratitudine a Baba e ricevere le Sue benedizioni prima che io iniziassi la mia nuova attività con General Electric (multinazionale statunitense attiva nel campo della tecnologia e dei servizi che, secondo la classifica stilata da ‘Fortune’, era la ventiseiesima Compagnia al mondo per fatturato – ndt). Durante il nostro primo darshan, Swami prese la mia lettera, e benedisse e autografò il libro che stavo leggendo. Poi mi chiese con noncuranza: “Da dove vieni?” Risposi: “Da St. Louis, Baba.” Egli annuì muovendo la testa, mi guardò negli occhi, sorrise e disse: “Molto felice”, e se ne andò! Fui molto incuriosito: Lo avevo accettato come mio Dio e quindi mi chiesi: “Egli sa tutto. Allora perché questa domanda?”
Tornai nel 1980, e ancora una volta Swami fece la stessa domanda. Dopo qualche riflessione, decisi di contattare un alto funzionario del Trust che disse: “Ogni giorno migliaia di persone vengono qui e solo pochi fortunati hanno l’opportunità di interagire con Baba. Sii felice che Swami abbia conversato con te.” Fu un consiglio sincero e rimasi soddisfatto. Tuttavia, questo stato di cose andò avanti negli anni successivi e diventai sempre più confuso. Un giorno del 1986, mentre cercavo una risposta a questa faccenda enigmatica, aprii una pagina a caso di un libro appena acquistato, e i miei occhi si posarono su una riga che rispondeva proprio a questa domanda disorientante. Affermava che, quando Swami chiede a una persona da dove viene, pone una domanda spirituale che Egli rivolge spesso agli studenti. Diceva che Swami non chiede il nostro indirizzo fisico, ma piuttosto ci sollecita a cercare la nostra vera origine, ovvero che veniamo da Dio. Con un po’ di ego, mi dissi: “Ora so meglio come rispondere a Baba nel mio prossimo incontro con Lui!” Come Dio voleva, mi lasciò riflettere sulla questione e non me lo chiese più per qualche anno. Tuttavia, mi permise gentilmente di interagire con le autorità universitarie e di essere coinvolto in piccoli progetti di servizio adatti alle mie capacità professionali. Nel 1989, io e mio figlio eravamo seduti in prima fila nel corridoio esterno. Quel giorno Swami si avvicinò dolcemente a noi, si fermò per prendere le nostre lettere e ci concesse amorevolmente Padanamaskar. Mentre Lo guardavamo, ci chiese: “Da dove venite?” Risposi prontamente: “Baba, da Shelton, Connecticut.” Egli sorrise e disse: “Molto felice”, e se ne andò! Mio figlio notò subito il mio errore e disse: “Papà, hai fatto lo stesso errore. Dovevi dire: “Baba, vengo da Te!” La mia testa entrò in confusione, così Lo pregai in silenzio: “Baba, non sono ancora ‘cotto a puntino’; per favore perdonami e guidami!” Madre Sai ha una pazienza infinita, insegna a ogni figlio al proprio ritmo, senza fretta e non si arrende mai con nessuno di loro. Questo è il compito che l’Avatar si è assunto.
Per molti anni non avemmo alcun colloquio personale con Swami, ma continuammo ad andare regolarmente a Puttaparthi come famiglia. Tuttavia, avemmo numerosi darshan ravvicinati, splendidi e amorevoli in cui Egli ci concesse brevi conversazioni mentre ci passava accanto. Questi momenti ci portarono una gioia immensa. Eravamo felici che accettasse le nostre lettere e guidasse la nostra “nave di famiglia” con dolce, tenera e amorevole premura. Il 7 marzo era il mio compleanno. Ero seduto in prima fila al darshan con in mano un vassoio. Swami si avvicinò a me con movimenti leggiadri. Mi sollevai sulle ginocchia con il vassoio in mano, Egli lo benedisse, e amorevolmente mi concesse un Padanamaskar come dono di compleanno. Ero in estasi. Mentre stavo per sedermi, mi chiese: “Da dove vieni?” Prima ancora che potessi rispondere, Baba aveva già percorso camminando diversi metri, probabilmente sapendo che cosa stavo per dire! Risposi: “Baba, da Te!” Egli si girò velocemente, mi guardò con uno sguardo penetrante e mi domandò stupito: “Che cosa?” Ripetei: “Baba, da Te.” Egli annuì, pronunciò “vai”, e continuò con il Suo darshan. Sentii girarmi la testa quando avvertii nel petto una forte cupa tristezza. Che cosa avevo fatto per contariarLo così tanto? Mi venne una grande agitazione e fui sul punto di crollare emotivamente perché per me un “vai” con uno sguardo così severo significava “esci prima di essere buttato fuori!” In quel momento, un gentile signore seduto accanto a me chiese: “Perché rimane seduto? Swami l’ha chiamata per un colloquio!” Rimasi per un attimo sbalordito, poi balzai rapidamente in piedi e mi diressi verso la veranda dove si erano già riuniti diversi devoti, ansiosi di avere un colloquio con il nostro Signore.
Il mio Primo Colloquio con Swami
Non avendo familiarità con la procedura delle udienze, seguii in silenzio il gruppo di devoti nella stanza dei colloqui e mi sedetti vicino alla porta. Baba entrò e si accomodò sulla Sua sedia dall’altra parte della stanza, mi guardò dritto e chiese: “Da dove vieni?” Io ripetei: “Swami, da Te!” Pronunciò poi qualcosa in telugu che provocò sonore risate! Sapevo che la battuta era su di me, immaginando di aver detto qualcosa di inappropriato. Il resto del colloquio fu in telugu, che per me era come latino o francese. Tuttavia, ero al settimo cielo! Ero in compagnia di Dio, gli occhi fissi su di Lui per il resto dell’ora in una trance beata. Mentre il colloquio si stava concludendo, il Signore compassionevole ebbe pietà di me e mi chiamò accanto a Sé. Colsi l’opportunità di essere così vicino a Lui baciando i Suoi Piedi di Loto. Poi mi inginocchiai accanto a Lui, le mani in preghiera. Mi domandò: “Come ti chiami”? “Ramesh, Swami”, risposi. Poi mi chiese se conoscevo il significato di Ramesh, e io risposi di no. Mi spiegò allora che Ramesh consiste di tre sillabe: Ra + me + esh. Ra allude a Ramata, che significa ‘in completo struggimento e in estasi’. Ra + me significa ‘colui che è sempre estaticamente avvinto da qualcosa’. Esh sottintende Iswara. Ramesh quindi significa ‘uno che è sempre in estasi e assorto in Iswara (Dio)’. Non appena Baba ebbe terminato la spiegazione, la Sua mano iniziò a compiere un movimento circolare e ne scaturì un magnifico anello con 18 gemme colorate, con in cima il linga del Signore Shiva, tempestato di pietre. Baba lo mostrò poi agli altri devoti, indicando i dettagli del linga in cima all’anello, che simboleggia Iswara. Tutti i presenti rimasero affascinati dalla bellezza e dalle elaborate peculiarità dell’anello. Swami me lo fece scivolare delicatamente sul dito anulare. Fu un’importante esperienza di compleanno con Dio, culminata in una lezione spirituale, immortalata dal bellissimo anello. La storia non finisce qui. Ogni volta che Swami dà qualcosa, c’è sempre un significato più profondo nel Suo dono che capirà solo chi l’ha ricevuto. Dio sa tutto di ognuno di noi e ama ricordarci questo fatto. Nel mio caso, Egli confermò e incoraggiò la mia adorazione quotidiana del Signore Shiva, che era la mia pratica da tre decenni. Inoltre, mi ricordò tacitamente di adorarLo come il Signore Shiva. Quando, molti anni fa, lasciai l’India per proseguire i miei studi universitari negli Stati Uniti, il sacerdote del nostro tempio locale mi regalò un bellissimo Shiva Linga, incaricandomi di portarlo all’estero e adorarlo ogni giorno. Io non sapevo che ero destinato a incontrare la piena incarnazione di Dio che avrebbe rafforzato la mia fede nel Signore Shiva.
Servire Swami attraverso le Sue Istituzioni
L’amore e la compassione di Swami verso tutti gli esseri viventi sono al di là della comprensione. Per tutta la vita, Egli ha sempre continuato a dare e, come Sua eredità, ha lasciato molte gemme per il bene dell’umanità e dei Suoi devoti. All’interno della Sua vasta eredità, le gemme più importanti sono le Sue istituzioni divine, che ha instancabilmente progettato, costruito e gestito.
Durante uno dei miei primi colloqui con Swami, dopo aver fatto Padanamaskar, chiesi umilmente: “Swami, quando posso tornare?” Arrivò allora una risposta inaspettata, ma molto profonda! Con voce perentoria, Swami disse: “Quando lasci la casa di tua madre, le chiedi quando puoi tornare? Io sarò qui, ad aspettarti!” Poi, continuò dicendo: “Non ho creato queste istituzioni per Me Stesso. Sono fatte per te...” Col tempo mi sono reso conto che ha creato le Sue istituzioni come veicoli attraverso i quali i Suoi devoti possono servire Dio e santificare la loro vita. Spetta a ciascuno di noi trovare una collocazione nella Sua Missione, in base alle nostre capacità. L’affermazione di Swami secondo cui le Sue istituzioni erano
state costruite per noi, fu un punto di svolta rivelatore nella mia esistenza. Ho messo in pratica le Sue parole e trasformato la mia vita attraverso il servizio disinteressato all’interno delle Sue istituzioni. Oggi so che ogni atto di servizio in cui sono coinvolto è solo per Dio. Il servizio è diventato un rispettoso atto di abbandono. Per grazia di Swami, il servizio è diventato una parte importante della sadhana della nostra famiglia attraverso il veicolo del Prashanti Trust per progetti umanitari. Il Trust è stato nominato e benedetto da Lui durante l’udienza di novembre 1992, dandoci una guida personale, approvando i cinque Amministratori Fiduciari iniziali e lo Statuto.
Momenti di Facile Apprendimento dal Servizio attraverso le Istituzioni di Swami
Dobbiamo renderci conto che il servizio è una pratica spirituale che richiede la disciplina della devozione, dell’abbandono, del distacco e dell’umiltà. Pertanto, dobbiamo dare la priorità al benessere degli altri rispetto al nostro. Una volta fatto questo, la nostra trasformazione spirituale passa gradualmente alla modalità ‘pilota automatico’ senza che nemmeno ce ne rendiamo conto. Di conseguenza, diventiamo consapevolmente amministratori di tutti i beni che ci vengono conferiti! Il titolo di amministrazione fiduciaria toglie il peso della proprietà dei beni e dell’ego. Di conseguenza, il distacco prende il sopravvento e la sadhana del servizio diventa molto facile. L’empatia diventa la nostra seconda natura e, rendendo felici gli altri, diventiamo più felici anche noi. A mano a mano che evolviamo e ci impegniamo a intraprendere progetti altruistici più grandi, iniziamo a sperimentare le Sue Onniscienza e Onnipresenza, perché cominciamo a sperimentare il flusso di risorse dall’universo per la riuscita dei nostri progetti. Così, finalmente, iniziamo a intravedere che Egli è il Fautore di ogni cosa. Queste esperienze rafforzano la nostra fede in Swami e cominciamo a fare affidamento sugli strumenti di Sathya e Dharma come nostri sostegni guida quotidiani.
Gli Insegnamenti Fondamentali di Bhagavan
Col tempo, ho capito che Swami sapeva da sempre che ci avrebbe portato più vicini a Lui. Per prima cosa voleva assicurarsi che comprendessimo i princìpi fondamentali dei Suoi insegnamenti: Dio è il Creatore, il Sostenitore e il Distruttore di tutte le cose e che Lui e solo Lui compie la Sua opera attraverso ciascuno di noi come nostro Abitante Interiore. In secondo luogo, nel corso di molti anni e numerosi viaggi, Baba ci ha insegnato sempre con tanto amore a trovarLo dentro di noi e nel mondo. Ci ha sempre messi alla prova, finché non abbiamo saputo con assoluta certezza il significato di “chi siamo”. A mano a mano che progredivamo, ci rendevamo conto che guidava tutti i nostri pensieri, parole e azioni, mantenendoli sincronizzati.
In anni di trasformazione personale, ci sono tre insegnamenti fondamentali che abbiamo imparato da Swami: • aver fiducia nella Sua Parola e arrendersi alla Sua Volontà conta come una delle lezioni di maggior impatto; • per sfuggire alla morsa dell’ansia, dobbiamo rimuovere l’attaccamento agli eventi della vita; • sapere fino in fondo che Swami è onnisciente e la Sua Volontà (Sankalpa) non conosce ostacoli.
Noi siamo diventati un riflesso di Bhagavan, come individui e come famiglia. Essa è stata, e continua a essere, plasmata dal Suo amore, dalla Sua guida, dai Suoi insegnamenti e benedizioni, ed Egli ne è il fulcro.