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Amore in Azione N. Kasturi

quel luogo e che i pirati avevano trafugato trecento anni prima: esso fu apportato temporaneamente davanti ai nostri occhi con un movimento della Sua Mano, dal posto ove oggi viene custodito. Raccolsi dalla sabbia della riva dell’oceano i grani di quarzo che spuntavano dalle impronte dei Suoi Piedi e iniziai a contarli e a legarli assieme per farne un rosario. Ero al Suo fianco, bersaglio dei Suoi giochi, quando le onde mi colsero all’improvviso e mi inzupparono la camicia. Vidi le onde di Varuna (il Dio delle acque) essere accolte benevolmente da Baba ed essere domate dall’annuncio: “Guarda! Sono ansiose di lavarmi i Piedi!” Esse lasciarono sui Piedi di Loto - no, non sopra, bensì attorno a essi - una collana di 108 perle, un tesoro che solo il mare può offrire!

Un’altra esperienza che mi è rimasta impressa è il Discorso di Bhagavan al municipio di Ernakulam, alla fine del Suo giro di visite. Baba concluse esprimendo apprezzamento per la fame spirituale di quella gente e promise di tornare presto per trascorrere alcuni giorni in ogni città, dalla parte più settentrionale dello Stato fino alla punta della penisola, dove si trova Kanyakumari. Quando tradussi questa promessa nella loro lingua, le acclamazioni di gratitudine sembravano far crollare il soffitto. Murali, il direttore dell’Emittente Radio di Calicut (Kozhikode), che stava seguendo Swami con il suo furgone di ricetrasmissione, preparò un servizio che avrebbe raccolto assieme vari estratti di Discorsi di Baba. A parer suo, il riconoscimento e la promessa fatta, durante gli ultimi minuti del Discorso finale di Bhagavan, fu un prezioso “scoop”. Quando si diffuse la notizia che Baba sarebbe tornato presto in Kerala, alcuni amici chiamarono Murali per averne conferma ed egli affermò che la notizia era autentica, aggiungendo: “Se Baba non verrà entro la fine del mese prossimo, ho deciso di andare a Puttaparthi con il nastro e farGli sentire la registrazione durante l’udienza. Lo sfiderò con le Sue stesse parole!” Gli amici di Murali erano tutti ammirati per l’atteggiamento determinato che egli aveva assunto e gli chiesero di poter ascoltare il nastro per sentire la voce di Baba nel punto in cui concedeva il dono che tanto desideravano. Il nastro fu più volte avvolto e riavvolto, ascoltato e riascoltato ripetutamente, ma quella promessa tanto attesa dov’era? Non era registrata. Quando Murali, nel suo orgoglio, aveva detto: “Lo sfiderò ...”, quelle frasi cruciali si erano cancellate! Il telugu di Bhagavan e la mia traduzione in malayalam erano entrambi spariti, senza lasciare spazi vuoti identificatori. Quando, in seguito, Murali mi raccontò la sua esasperante esperienza, mi resi conto di come Baba avesse captato il sottofondo di una conversazione casuale e avesse eseguito un’impresa tecnologicamente impossibile intervenendo su un nastro conservato sotto chiave, in un ufficio distante alcune centinaia di miglia dalla Sua presenza fisica, allo scopo di somministrare una “terapia d’urto” ad alcuni individui curiosi e a una persona incline alla presunzione e in cerca di pubblicità, che si stava montando troppo la testa. Nel sacro giorno del Vaikuntha Ekadasi, le porte del paradiso, secondo la mitologia indù, rimangono aperte per tutte le ventiquattro ore, aperte a tutti. Baba era ad Alleppey (Alappuzha), una città costiera del Kerala. Noi speravamo e pregavamo che, quel giorno, come al solito, avrebbe creato per noi dell’Amrita. Ma Baba non si lascia intrappolare dai precedenti né dai progetti, vero segreto, questo, del fascino che ci lega a Lui. Invece del nettare, creò una statua di Krishna e invitò i suoi ospiti a cominciare a venerarLo in quella Forma. Ebbi un’ulteriore prova del Suo amore quando fui inviato con un messaggio dal segretario privato del Maharaja di Travancore. Il segretario aveva portato una supplica del Maharaja il quale chiedeva a Baba di benedire lui e il palazzo. Io dovevo riferirgli che Baba, solo per soddisfare la supplica di una singola persona, non avrebbe lasciato l’edificio in cui si trovava deludendo la massa di persone che vi era affluita. Il Maharaja poteva invece

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raggiungere il luogo in cui si trovava Baba. Non appena seppe che Baba gli permetteva di andare da Lui, egli vi si recò immediatamente e ne fu ricompensato. Baba non usa misure diverse per i ricchi o per i poveri: tratta i più poveri con la medesima simpatia con cui gli altri trattano i più ricchi. Egli riconosce e tiene nella giusta considerazione la ricchezza dello spirito.

Ho avuto il privilegio di stare con Baba per oltre una decina di occasioni quando andava a Bombay (Mumbai) e vi rimaneva per alcuni giorni. Il lungo viaggio in auto da Bangalore (Bengaluru), passando per Dharwad, Belgaum (Belagavi), Satara e Poona (Pune), ci offriva la deliziosa opportunità di essere circondato dall’aura della Sua Presenza e di essere migliorati dalle Sue esortazioni. Mentre si trovava sulla strada per Mumbai, l’auto in cui mi trovavo subì una serie di pericolose avvisaglie: scoppi, sbuffi e sbandate. Nelle vicinanze di Hubli (Hubballi), Baba mi assicurò, che non ci sarebbero stati ulteriori guasti. Giunsi al Gwalior Palace di Mumbai, ove Baba era già arrivato. L’auto non avrebbe potuto fare un solo metro in più per gli irreparabili danni al motore che non lasciavano spazio alla speranza di un rapido recupero, ma la Sua voce era bastata a farle percorrere più di 600 miglia! I devoti, che si accalcavano per vedere Baba, aumentavano a migliaia a ogni visita: era una folla ansiosa che impiegava ore di viaggio da villaggi lontani alla Malabar Hill, alla Carmichael Road, al Gwalior Palace di Worli, alle Ville di Andheri, e così via, per avere il suo Darshan e sentire la Sua voce. Ero tra quelli che Lo accompagnavano quando uscì dai confini della città per scegliere un posto sul quale edificare il Dharmakshetra dell’Epoca attuale, ed ero presente quando fu scelta la collinetta che serviva allo scopo. Ebbi anche la fortuna di essere presente nella fausta occasione della Bhumi Puja (consacrazione dell’area fabbricabile) e della posa, da parte di Baba, delle pietre angolari del seminterrato circolare, il giorno in cui venne scoperta la targa commemorativa e il giorno dell’inaugurazione del Dharmakshetra.

Durante la festa di Dasara del 1968, nel pomeriggio destinato alla recitazione che i poeti dovevano fare dei loro brani alla Divina Presenza, anch’io mi avventurai nella lettura di una poesia sul potere alchemico dei Discorsi di Bhagavan. Chi oserebbe trasmettere simili rovesci di piaggia senza restare inzuppato dal timore e dalla sorte?

Quella Voce è il sacro miele che le api del Paradiso distillano dai fiori di

Parijata.

Quando chiama è come uno squillo di tromba.

Oh, quel fremito, che riempie di estasi l’anima, scorre come il Gange, liberando gli argini, elargendo ricche messi, sarchiando e seminando, ingrossandosi e girando vorticosamente come le inondazioni del fiume Jog, producendo infinita energia al solo passaggio e movimento tortuoso!

Il discorso è un torrente, così chiaro, così limpido, che insegna senza mai predicare; scioglie nodi intricati, rispondendo a tutte le domande prima che emergano dall’oscurità; esso definisce, sottilizza e consola chi langue; ordina, anzi domanda all’orgoglio di piegarsi; redarguisce, ammonendo sia i fanatici sia gli stolti; scherza, e pazientemente convince facendosi beffa di ogni mistificazione.

Quale fulgida poesia e valanga d’ambrosia, nella Trascendente Verità fan capolino piccole leggiadre immagini, parabole, proverbi, melodie, leggende e storie briose, tintinnanti e sonore canzoncine telugu.

Ogni parola è un Mantra, ogni frase un

Sutra, ogni verso una Gayatri, ogni Discorso una

Upanishad; ogni ora è un minuto, e un minuto non è che un secondo.

La Presenza di Baba, la Sua voce, le Sue parole, Il Suo atteggiamento, il Suo messaggio rapiscono la mente di milioni di persone. Ricordo la Sua visita alla Kannan High School di Chittoor, circa 25 anni fa. Mentre parlava a un’enorme folla accovacciata e compatta sul campo da calcio, accadde un evento incredibile. Sopraffatte dalla rapidità e dalle vigorose vibrazioni del Suo Discorso, e impreparate ad assorbire l’urto della misteriosa magnificenza, numerose persone caddero, una dopo l’altra, in un delirio estatico, al punto che tredici di esse furono fatte uscire e adagiate su delle lettighe. Baba ha detto che, la rimozione anche solo parziale del velo che l’Avatar si è imposto, rivelerebbe una grandezza che la mente umana non potrebbe sostenere. Pertanto, credo che Egli quel pomeriggio avesse voluto che tutti gli uditori fossero sufficientemente corroborati da sostenere l’impeto di emozioni sublimi, poiché da allora un tale fenomeno non si è più verificato sia durante un Discorso sia nelle pubbliche assemblee. Una volta, a Kakinada, le tre strade, una che si estende in lontananza proprio di fronte al palco e due simili a destra e sinistra dello stesso, erano tutte gremite di gente (compresi i tetti delle case). Baba si alzò per parlare all’enorme folla. Prima di iniziare il Discorso, però, fissò con decisione lo sguardo, per oltre cinque minuti, su ogni settore dell’assemblea, distribuita a terra e sui tetti, su tutti e tre i lati. Terminato il Discorso, conversando con noi, fece riferimento all’insolito episodio e ci disse: “Volte sapere perché ho fatto così? Ho messo dei rinforzi ai tetti di quelle case. Quando furono costruiti nessuno aveva previsto che, un giorno, vi sarebbero salite sopra centinaia di persone. E poi avete visto quei gruppi di uomini a cavalcioni sui rami di quegli alberi?” Non c’è da stupirsi che Baba avesse previsto e impedito il crollo dovuto al sovraccarico di quell’assembramento di ascoltatori, lanciando su di loro il Suo sguardo protettore. A Chittoor, e più tardi in molti villaggi intorno a Nellore e nella stessa Nellore, Bhagavan parlò a migliaia di persone. Descrisse la Sua missione di misericordia paragonandola al Kalinga Mardana del Bhagavata. In effetti, il Suo compito, sempre e ovunque, consiste nel neutralizzare e far refluire il veleno sprigionato dal Kalinga, il serpente annidato nel cuore dell’uomo. Krishna, nella Sua fanciullezza, danzò sui molteplici cappucci del cobra Kalinga, e, quando ogni cappuccio venne premuto delicatamente e silenziosamente dai Suoi Piedini di Loto, le vesciche di veleno si svuotarono e i denti caddero. Fu davvero un’esperienza galvanizzante vedere l’intera regione cambiare aspetto e risplendere di nuovo fulgore. Baba esortava le persone a riconoscerLo come Prema Svarupa, l’Incarnazione dell’Amore, e le metteva in guardia dal pericolo di farsi forviare da uomini avidi ed egoisti. Il Suo consiglio era: “Osservate, analizzate e decidete sulla base della vostra esperienza interiore.”

A Rajahmundry (Rajamahendravaram) c’erano due ascoltatori: un padre e il suo unico figlio adolescente che stavano in un luogo distante dal palco. Essi potevano sentire distintamente il Discorso, ma per loro Baba era solo una macchia arancione. Il figlio, attratto dalla chiamata dell’Avatar che invitava a lanciarsi nell’eroica avventura, scalando le vette fino alla realizzazione del Sé, tornò a casa col padre, ma desiderava ardentemente tornare alla sua vera Casa, nel Grembo dell’Onnipotente. Nel giro di una settimana, il suo desiderio fu esaudito. Il padre scrisse a Baba: “Ti sono grato per avermi dato un figlio così puro e perseverante. So che si è fuso in Te, e oggi ho eseguito lietamente i riti funebri.” Le trasformazioni, lente o improvvise, superficiali o sostanziali che siano, operate dall’ascolto (Shravanam) della Parola del Signore, sono copiose.

Bhagawan Sri Sathya Sai Baba

BRINDAVAN WHITEFIELD TEL. N°. 33

Caro Rajagopal! Ti prego di accettare le mie benedizioni e il mio amore. Sono sempre giorni felici quelli dell’uomo che conosce la verità. La felicità è una esperienza interiore cosciente, che si verifica quando si annullano i desideri mentali o fisici. Meno desideri si hanno, maggiore sarà la felicità, di modo che la felicità perfetta si ha con la distruzione o soddisfazione di tutti i desideri nell’Essere Assoluto. La grandezza è veramente indipendente e non deriva dalle cose esterne. È il senso di perfezione o la consapevolezza di avere raggiunto il più alto fine della vita ciò che viene chiamato grandezza. In senso stretto, la celebrità non viene chiamata grandezza. La risposta è più una questione di definizione e la definizione dipende dal punto di vista, dalla cultura e dall’esperienza di ognuno.

La bontà non è falsa o impossibile, ma è il fattore che conferisce valore effettivo alla vita. La vita senza bontà non è vera vita, ma solo una scena della danza distruttiva delle forze del male che porterà l’individuo ad annegare nel dolore. La bontà è la via alla vera felicità. In ultima analisi non esiste una entità separata, come la bontà; ciò prevale solo su un piano relativo. Quando la dualità è trascesa, non esiste la questione delle coppie di opposti. Raju, Dio è sempre con te e in te. Sii felice. – Baba

Raja, ti invio un piccolo Prasad (Vibhuti) per la tua salute che non è buona. Che tu abbia salute e felicità.

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