Atlante dell'Infanzia (a rischio)

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1 Abr 15.8

Campania 37.2 - 34.9

scana

461 1481 450

A Campania 20 - 16.3

degna 13 1

Calabria 37.1 - 23.8 Basilicata 16.5 - 13.4

U

Lazio

718 1645 351 116 2141 3

SVIZZERA

MAPPE PER (RI)CONNETTERSI AL 1

#FUTURO A CURA DI GIULIO CEDERNA

e t n a l t a fanzia dellr’inischio) (a

6


CURA E TESTI Giulio Cederna

UN RINGRAZIAMENTO PARTICOLARE A:

ELABORAZIONE MAPPE G.I.S. Massimo Paone Antonio Natale

Istat Linda Laura Sabbadini, Pietro Bracaglia, Sandro Cruciani, Giancarlo Gualtieri, Marco Marsili, Alessandra Masi, Luciana Quattrociocchi

MAPPE TeamDev SOFTWARE L’Atlante dell’Infanzia è stato realizzato con ArcGIS for Desktop di Esri Inc. nell’ambito del Nonprofit Organization Program, gentilmente donato da Esri Italia S.p.A.

FOTOGRAFIE Apertura dei capitoli: Irina Werning, tratte dal progetto Back to the Future Il futuro non è più quello di una volta: Ivan Tresoldi Per gentile concessione degli autori GRAFICA Enrico Calcagno AC&P Roma STAMPA Arti Grafiche Agostini PUBBLICATO DA Save the Children Italia Onlus Via Volturno, 58 - 00185 Roma

Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione economica (DPS) Anna Ceci, Marco Magrassi Eurostat Giampaolo Lanzieri, Gabriela Senchea Badea Ministero dell’Istruzione, dell’Università, della Ricerca (MIUR) Gianna Barbieri, Filomena Fotia, Angela Iadecola,Vinicio Ongini, Simonetta Ruscigno, Marco Scancarello Ocse Giuseppe Nicoletti, Kumi Kitamori Pietro Coffaro Esri Italia Daniela Del Boca Università di Torino Annamaria Moschetti Pediatra Elisa Rossi Art Kitchen Barbara Schiaffino Rivista Andersen Francesca Lombardi Marco Pinna Silvia De Silvestri, Elena Scanu, Francesca Arancio, Stefania Campana, Lucia Ghebreghiorges, Brunella Greco, lo staff del “Programma Italia” e l’Ufficio comunicazione di Save the Children Italia.

Save the Children Italia Onlus Via Volturno 58 - 00185 Roma tel +39 06 480 70 01 fax +39 06 480 70 039 info@savethechildren.it

www.savethechildren.it


MAPPE PER (RI)CONNETTERSI AL

#FUTURO e t n a l t a fanzia dellr’inischio) (a


INDICE

PREFAZIONE

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INTRODUZIONE

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FAQ – DOMANDE FREQUENTI (PER IL LETTORE DI OGGI E DI DOMANI)

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://PREQUEL

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I BAMBINI E L’APOCALISSE IL FUTURO NELLA LETTERATURA DI FANTASCIENZA PER RAGAZZI

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• Mappa tematica di futuri distopici. PRIMO://FLASH FORWARD

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“IL #FUTURO NON È PIU’ QUELLO DI UNA VOLTA” (Ivan Tresoldi) GIOVANI E ALTRI ORFANI DEL #FUTURO

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• DISOCCUPATI. Tasso di disoccupazione giovanile (< 25 anni) tra i laureati • SCORAGGIATI. Giovani tra i 15 e i 24 anni disponibili a lavorare ma che non cercano lavoro • DISPERSI. Giovani tra i 18 e i 24 anni con la sola licenza media e non più in formazione • NÉ NÉ NÉ. Giovani tra i 18 e i 24 anni che non studiano e non lavorano • RITARDATARI. Giovani tra i 18 e i 34 anni celibi e nubili che vivono a casa con almeno un genitore SCENARI CON (POCHI) BAMBINI • NATALITÀ 2011-2030. Previsioni: tasso di natalità

2011-2030 2

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INDICE

• LONGEVITÀ 2030. Maschi e femmine, speranza di

• SOCIAL NETWORK. Bambini tra i 9 e i 12 anni

vita alla nascita 2011-2030 • LA LEVA CALCISTICA DEL 2030. Incidenza minori 2011-2030 in Italia • LA VECCHIA EUROPA.Variazione incidenza minori 2011-2030 in Europa • SE SPARISSERO GLI IMMIGRATI.Tasso di giovani tra gli 0 e i 14 anni sul totale della popolazione con o senza immigrati nel 2030

e ragazzi tra i 13 e i 16 anni che hanno un profilo su un social network • COMPETENZE DIGITALI. Alfabetizzazione digitale e abilità in merito all’uso sicuro di internet • TURBAMENTI ONLINE. Esperienze online che hanno turbato i ragazzi, secondo il bambino

DEBITI E ALTRE DICHIARAZIONI DI DIPENDENZA

MEGABYTE: GENITORI CONSAPEVOLI (E NO) 51 • 7 GIORNI SU 7. Bambini tra i 3 e i 10 anni che

giocano tutti i giorni con il padre e con la madre

33

• GIOCHI DA “MASCHIETTI”. Bambini tra i 3 e i 10

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anni che giocano con videogiochi e computer insieme al padre INCONSAPEVOLI. Genitori a conoscenza del fatto che i figli hanno visto immagini sessuali online PROTETTIVI. Genitori che monitorano o filtrano l’attività online dei figli MASCHI, FEMMINE E CHIAVI DI CASA. Bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni che hanno le chiavi di casa OCCUPATI E CASALINGHE. Bambini e ragazzi tra gli 0 e i 17 anni con padre occupato e madre casalinga o con entrambi i genitori occupati SEPARATI. Numero medio di separazioni per 1.000 matrimoni: trend 1995-2010 MONOGENITORI. Bambini e ragazzi tra gli 0 e i 17 anni con un solo genitore

• TRE MILIONI E UNA CULLA. Quota di debito

pubblico in euro per neonato nei paesi UE e variazione anni 2001-2011 • IL PAESE “A CARICO”. Indice di dipendenza strutturale 2011-2030 CRESCERE AI LIMITI (DELLO SVILUPPO)

• • • •

• PREVISIONI DEL TEMPO. Cambiamento

delle temperature annuali 1990-2050 • SECONDO://LINK

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“LA COSA MIGLIORE DEL #FUTURO È CHE ARRIVA UN GIORNO ALLA VOLTA”

EDUCATION: HARDWARE E SOFTWARE (IN UN MONDO CHE GIRA IN FRETTA)

• DISCONNESSI. Bambini e ragazzi che non sono mai

andati al cinema, non hanno letto un libro, navigato su internet, usato il computer, praticato sport e attività fisica • IPERCONNESSI. Ragazzi tra gli 11 e i 17 anni che usano il PC e internet tutti i giorni • BAMBINI AL TELEFONO. Bambini tra i 6 e i10 anni che usano il cellulare

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• CLASSI DIGITALI. Percentuale di aule scolastiche

(Abramo Lincoln) BYTE GENERATION: CONNESSI E DISCONNESSI

con accesso ad internet (ADSL) • SCUOLE D’ALTRI TEMPI. Età anagrafica dell’edilizia 43

scolastica e grafico della distribuzione dei docenti • (POCHE) SCUOLE ANTISISMICHE. Progettazione

degli edifici scolastici con normative antisismiche • LA RIVOLUZIONE MULTIETNICA. Alunni con

cittadinanza non italiana: variazione incidenza cittadinanza non italiana • AFFOLLAMENTI. Variazione percentuale del rapporto alunni/classe 2010-11/2011-12, Scuola secondaria di I grado 3


INDICE

• TEMPO PIENO. Percentuale classi a tempo pieno,

Scuola primaria COMMUNITY: I RAGAZZI DELLA VIA GLUCK REMIXED

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presa in carico ponderata di bambini nei servizi per l’infanzia • TARIFFE VARIABILI. Asili nido comunali: percentuali di spesa pagata dagli utenti, quota pagata dai comuni e quota pagata dagli utenti

• MINORI E CONSUMO DEL SUOLO.

• • • • • •

TERZO://MALWARE

Percentuale e numero di minori e di famiglie con minori in povertà assoluta • MINORI IN POVERTÀ RELATIVA. Percentuale e numero di minori in povertà relativa • LO SPREAD DELLE FAMIGLIE CON BAMBINI. Rapporto tra la povertà relativa nelle famiglie con minori e sul totale delle famiglie • PIÙ PICCOLI, PIÙ A RISCHIO. Rischio di povertà dei minori in Europa rispetto al totale della popolazione NO SIGNAL: POVERTÀ DI ISTRUZIONE

• 79

(Albert Einstein)

sociale pro capite per interventi e servizi sociali dei comuni singoli e associati per famiglie e minori • L’ASIMMETRIA DEI SERVIZI. Indicatore di presa in carico degli utenti nei servizi pubblici • SERVIZI SENZA RETE. Calabria e Campania:

93

• DISPERSI: OBIETTIVO 2020. Early School

• I BARATRI DELLA SPESA SOCIALE. Spesa

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• 720 MILA BAMBINI IN POVERTÀ ASSOLUTA.

“NON PENSO MAI AL #FUTURO, ARRIVA SEMPRE MOLTO IN FRETTA” ERRORE DI SISTEMA: INFANZIA SENZA RETE

4

IL BUG DELLE POVERTÀ ECONOMICHE

Incremento percentuale delle superfici cementificate tra il 2001 e il 2011 rapportato alla variazione di minori nello stesso periodo SCUOLABUS E ALTRO. Bambini e giovani fino a 34 anni che vanno a scuola o all’università con mezzi di trasporto 10 ANNI DI PEDONALIZZAZIONI. Disponibilità di aree pedonali nei capoluoghi di provincia PISTE CICLABILI (ANDAMENTO LENTO). Disponibilità di piste ciclabili nei capoluoghi di provincia NUMERO DI GIORNI IRRESPIRABILI. Superamenti del limite per la protezione della salute umana per il PM10 nelle città capoluogo IL TREND DELLE RINNOVABILI. Percentuale di consumi di energia elettrica coperti da fonti rinnovabili DIGITAL DIVIDE IN ITALIA. Rete fissa e mobile

• 81

Leavers in Italia: distanza delle regioni dal target europeo del 10% SENTIERI INTERROTTI. Alunni che hanno interrotto gli studi senza comunicazione e per mancata validità per i 5 anni di corso - Scuola sec. II grado L’OFFERTA SUSSIDIARIA. Percentuale di iscritti quattordicenni agli Istituti di Formazione Professionale (IFP) BOCCIATI E RIMANDATI. Esiti degli scrutini, giugno 2012: non ammessi e sospesi in giudizio DIVARI DI CITTADINANZA. Confronto tra le performance in lettura dei bambini nati da genitori stranieri di seconda e prima generazione VIRUS: VIOLENZA SULLE DONNE

• I CENTRI ANTI- VIOLENZA. Rete dei centri e

servizi antiviolenza collegati al numero di pubblica utilità 1522

101


INDICE

VIRUS: I MINORI E LE MAFIE

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• COMUNI SCIOLTI PER MAFIA. Numero dei

minori residenti nei comuni sciolti per infiltrazione mafiosa tra il 1991 e il 2012 TROJAN: CONTAMINAZIONI

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• MINORI NEI SITI DI BONIFICA.

Numero di minori residenti nei comuni che ricadono nei 57 Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche (SIN) • BAMBINI CRESCIUTI A TAMBURI QUARTO://SPIN OFF

FARE RETE

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(Alan Kay)

DIRITTI E PARTECIPAZIONE

seconda generazione sul totale degli alunni di origine straniera • ASCOLTARE I BAMBINI. Mappa dei provvedimenti legislativi regionali volti a favorire la partecipazione dei bambini e delle bambine • LE ELEZIONI DEL 2030. Mappa dell’incidenza percentuale dei giovani tra i 18 e i 21 anni al primo voto nelle elezioni del 2030 per regione

maternità e infanzia, percentuale del PIL • INVESTIRE MEGLIO. Efficacia degli interventi di contrasto alle povertà minorili • I BENEFICI DELLA SCUOLA MATERNA. Confronto tra le performance di lettura tra chi ha e chi non ha frequentato la scuola materna

rendimento e le performance di lettura • IL GAP DI GENERE. Tasso di occupazione femminile più differenziale con il tasso di lavoro maschile • I GAP DEI SERVIZI. Indice di presa in carico dei servizi per la prima infanzia nelle province con più e meno servizi per l’infanzia di Ragusa e Napoli • OLTRE GLI OSTACOLI. Percentuale di alunni

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• IN ATTESA DI CITTADINANZA. Alunni di

2011-2030 • INVESTIRE DI PIÙ. Spesa sociale per famiglie,

• IL GAP FAMILIARE. Fattori che influenzano il

LA DISPERSIONE. Circolare n. 116666 del 31 luglio 2012 - Mappa dei comuni interessati dal piano di intervento straordinario • BOOK IN PROGRESS. Rete nazionale di libri scritti da docenti e stampati in classe • LIBRERIE SPECIALIZZATE PER RAGAZZI • LA RETE DELLE LIBRERIE PER L’INFANZIA. Mappa delle librerie specializzate per ragazzi o con ampie sezioni dedicate

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• IL REBUS DEL RICAMBIO. Indice di ricambio

ROMPERE I CIRCOLI VIZIOSI

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• CROWD SOURCING CONTRO

“L’UNICO MODO PER PREVEDERE IL #FUTURO È INVENTARLO” RIMETTERE AL CENTRO L’INFANZIA

resilienti e svantaggiati con basse performance tra tutti gli studenti per paese • OBIETTIVO SCOLARIZZAZIONE. Percentuale della popolazione in età tra i 20 e i 24 anni che ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore • L’INDICE DEI LETTORI. Bambini e ragazzi tra gli 11 e i 17 anni che hanno letto più di 6 libri nei 12 mesi precedenti

117 ://RESTART

135

RIAVVIO

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• RICONFIGURARE IL FUTURO. Cartogrammi

sintetici delle disconnessioni sociali e culturali dei minori italiani

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PREFAZIONE

L’

Atlante dell’Infanzia (a rischio) realizzato da Save the Children, anche quest’anno ha il merito di porci di fronte ai rischi che comporta per il futuro del nostro Paese la negazione dei diritti, anche quelli più elementari, dei bambini e degli adolescenti. L’Atlante non si limita alla disamina dell’oggi, ma ci proietta nel futuro, indicandoci il declino sul quale rischiamo di scivolare nei prossimi decenni. Prendendo spunto dal Prequel dell’Atlante “I bambini e l’Apocalisse”, mi ritorna in mente un film della mia gioventù, “Terminator” di James Cameron. È come se Save the Children ci chiedesse di diventare tutti come il padre di John Connor che ritorna dal futuro per impedire alla perfida macchina Terminator - Schwarzenegger di uccidere il figlio che salverà il futuro dell’umanità. Certo, leggendo l’Atlante, non dovremmo dare neanche per scontato che John Connor verrà al mondo, visto che nel futuro si faranno sempre meno figli e le donne avranno sempre meno servizi a loro favore. Inoltre, visti i tassi di natalità, se fosse figlio di immigrati nato in Italia ma non cittadino italiano potrebbe ricevere al massimo un plauso e un riconoscimento onorifico ma non la nazionalità, poiché la sua richiesta, qualora avesse soddisfatto i requisiti, sarà comunque sommersa sotto un cumulo di pratiche non evase. Cerchiamo però di essere ottimisti e pensare che John Connor (che saremmo noi) riuscirà a invertire la tendenza e salvare l’Italia! Certo, sarà un’impresa difficile, considerando che per ogni neonato che viene al mondo lo stato ha un debito di 3,5 milioni di Euro e che esso significa meno servizi per il bimbo e meno libertà di scelta per i genitori. Ma anche questo dato include una sperequazione: se sei nato in alcune regioni del Nord Italia puoi contare su un livello di spesa per l’area famiglia - minori otto volte più consistente rispetto ad alcune regioni del Sud. Inoltre, se sei uno dei 720.000 minori che vivono in condizioni di povertà assoluta, hai molte più probabilità di interrompere il tuo percorso scolastico e di ingrossare le file della disoccupazione. In altre parole, le tue condizioni di nascita determineranno la tua intera esistenza. Solo politiche mirate a favore dell’infanzia potranno invertire questo trend. Save the Children ci offre un valido strumento per riflettere e ci chiede di agire presto, prima che arrivi un futuro che speriamo rimanga solo fantascienza. Vincenzo Spadafora Autorità Garante Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza

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INTRODUZIONE

L

o sappiamo bene. Il futuro cambia in relazione ai diversi punti di vista e alle differenti età della vita. Attesa, speranza, impazienza, desiderio e paura, mutano considerevolmente se siamo giovani o vecchi. Il palinsesto cartografico offerto da questa nuova edizione dell’“Atlante dell’Infanzia (a rischio)” mostra senza possibilità di smentite come la nostra idea di futuro e il mondo che stiamo contribuendo a costruire stiano erodendo alla radice l’idea e la possibilità stessa di futuro delle nuove generazioni. A ben guardare, potremmo leggere la stragrande maggioranza di queste mappe con il sottotitolo: “indice del consumo di futuro dei bambini e dei giovani italiani”. L’indice del consumo di futuro corre parallelo alla crisi economica, al debito pubblico, alla disoccupazione giovanile, alla scarsità di asili nido, alla miseria della spesa sociale per l’infanzia in alcune aree del paese, alla mancanza di una politica per l’infanzia nazionale e organica, alla pochezza del sostegno pubblico alle famiglie giovani, alla violenza domestica assistita dai bambini. Consumo di futuro sono le aule fatiscenti di tante scuole italiane, l’età media dei docenti, il ritardo con cui si cerca di porre rimedio alla dispersione scolastica. Consumo di futuro è il progredire inarrestabile della cementificazione, il veleno dei grandi impianti industriali edificati a ridosso dei centri abitati, l’incapacità di costruire città a misura di bambino, la lentezza con cui le amministrazioni comunali realizzano piste ciclabili e isole pedonali. Ma l’Atlante di Save the Children mostra anche un’altra cosa. Consumando l’idea di futuro dei bambini e dei giovani, le loro aspettative, i loro desideri e i loro sogni, stiamo segando il ramo dell’albero su cui siamo seduti. Basta dare un’occhiata agli indici di natalità, dipendenza strutturale e ricambio del 2030 per capire quanto sia fondamentale mettere l’infanzia al centro delle politiche di questo paese. Fra meno di vent’anni, la popolazione anziana passerà da 13 a 16 milioni, 10 persone in età da lavoro dovranno farsi carico di altre 63 inattive, per oltre due terzi anziane, e nei decenni successivi i bambini e i ragazzi che crescono oggi dovranno sostenere una situazione di sempre maggior squilibrio generazionale. Come scriveva Abramo Lincoln 150 anni fa (in una bella poesia che riportiamo in calce alla fine del volume), il futuro dell’umanità è nelle mani dei bambini. Il futuro è negli asili nido, nelle scuole, tra le famiglie giovani, al fianco degli educatori, dei maestri di strada, dei pediatri, e di quelo straordinario arcipelago di associazioni di volontariato, di solidarietà e di assistenza sociale ai bambini. Per riconnetterci al futuro dobbiamo darci da fare subito, senza perdere altro tempo, e far arrivare la voce e l’esperienza di chi lavora sul campo nelle stanze dei bottoni. Save the Children è tornata ad investire tempo, risorse e passione in difesa dei bambini e degli adolescenti italiani, ed è pronta a fare la sua parte, insieme a tutti coloro che hanno a cuore il futuro del nostro paese. I suoi meravigliosi bambini. Valerio Neri Direttore Generale Save the Children Italia

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GLOSSARIO Mappa: una mappa, o carta geografica, è una rappresentazione piana, ridotta, approssimata e simbolica della superficie terrestre. Piana perché su un piano. Approssimata per l’impossibilità di rappresentare la realtà su di un piano. Ridotta perché in scala. Infine simbolica perché la rappresentazione dell’informazione si determina attraverso segni. #MAPPA Enric Juliana Il territorio come soggetto politico non è stato annullato dalle tecnologie della comunicazione istantanea né dall’economia post-materiale. Siamo ancora fisici, siamo ancora geografici. Abitiamo un luogo del mondo e la natura politica di questo luogo dipende ancora in buona misura dalla sua ubicazione sulla mappa. Achille Varzi Nelle pieghe di ogni mappa si nasconde l’occhio (e la bussola) di chi la traccia e di chi la commissiona.

Save the Children, Atlante dell'Infanzia (a rischio): “L'Isola dei tesori” (2010) e “Alla ricerca della Giovine Italia” (2011).

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8

Save the Children Per Save the Children le mappe sono uno strumento per conoscere (e far conoscere) l’universo composito dei minori, fare rete con istituzioni, organizzazioni, associazioni di base impegnate sul campo, intervenire sul territorio, incontrando dal vero, in tutta la loro concretezza, alcuni di quei bambini che in questa ricerca sono stati provvisoriamente rappresentati con semplici numeri e macchie di colore.

FAQ - DOMANDE FREQUENTI (per il lettore di oggi e di domani)

Che cos’è l’Atlante dell’Infanzia (a rischio)? L’Atlante raccoglie, elabora, e analizza un’ampia serie di dati e di indicatori specifici del mondo dell’infanzia e dell’adolescenza. Vuole fornire una fotografia di insieme delle condizioni di vita e di salute dei minori italiani, prestando particolare attenzione alle aree del rischio. È insieme uno strumento di studio e un’agenda di lavoro per tutti coloro che hanno a cuore il futuro del paese. Quale metodo è stato utilizzato? Come nelle precedenti edizioni 1, la ricerca è guidata da un’ispirazione geografica e in particolare dal G.I.S. (Geographic Information System), un sistema informativo che consente di riferire qualsiasi attributo con una connotazione spaziale ad un sistema di coordinate geografiche, assegnandogli una precisa posizione nello spazio e traducendo così i dati in mappe, cartogrammi e grafici. Geo-referenziando le informazioni- siano esse relative alle proprietà chimiche di un corso d’acqua o alle abitudini di lettura dei ragazzi italiani - il G.I.S. consente una loro visione simultanea, riassuntiva, e comparativa, permettendo di istituire a colpo d’occhio confronti tra aree diverse, orientare scelte e programmi di intervento. È stato facile trovare i dati di base? Alla fine 2012 l’Open Data resta un sogno: solo un numero limitato di amministrazioni locali rende accessibili i dati a livello comunale. Gran parte delle mappe è stata realizzata disaggregando i dati disponibili sulla scala regionale e provinciale o al livello europeo. Purtroppo va detto che alcuni importanti fenomeni non sono indagati, e che alcuni dati sono incompleti e non allineati tra loro. Quali sono le fonti utilizzate? Le informazioni e i dati di base ai quali si è scelto di attingere provengono esclusivamente da fonti ufficiali e/o indagini recenti, autorevoli, dotate di un elevato grado di attendibilità. Un contributo fondamentale è stato fornito dall’Istat e dalla paziente collaborazione di alcuni suoi esperti, ai quali va il più sentito riconoscimento. Per l’Italia si è fatto riferimento ad indagini specifiche realizzate da ministeri (in particolare il MIUR e il Ministero della Coesione Sociale), istituti di ricerca, associazioni. Un contributo importante è stato offerto dalla Rivista Andersen. Per l’Europa si è invece fatto riferimento principalmente alle banche dati di Ocse e Eurostat.


GLOSSARIO Cartogramma: un cartogramma non è propriamente una mappa poiché non rappresenta lo spazio geografico. Ne modifica invece le coordinate spaziali (i confini di una regione, ad esempio) in relazione a determinate proprietà o attributi di quello spazio (ad esempio, i bambini che non hanno mai letto un libro durante l’anno). Cartogramma non contiguo: in un cartogramma non contiguo l’oggetto geografico (i confini di una regione) non mantiene la connessione con gli oggetti geografici adiacenti (il confine della regione contigua), ma può crescere o restringersi in relazione ai valori dell’attributo rappresentato mantenendo la sua configurazione originale (shape). Vedi cartogramma ‘Disconnessi’, pag. 44. Cartogramma contiguo: i cartogrammi contigui, al contrario, mantengono la topologia, ovvero la connessione tra gli oggetti geografici contigui (ad esempio i confini), ma questo determina una sensibile distorsione, anamorfismo, della forma geografica. Vedi cartogramma ‘Riconfigurare il futuro’, pag. 138.

Perché si è scelto di raccontare il futuro? Lo scorso anno l’Atlante forniva un inquadramento storico-geografico dell’infanzia in Italia anche con l’ausilio di alcune mappe storiche, in occasione della ricorrenza dei 150 anni dell’Unità italiana. Questa nuova edizione è stata realizzata nell’ambito della campagna di Save the Children sulle povertà minorili “Ricordiamoci dell’infanzia”, in una stagione segnata da una generale preoccupazione per l’avvenire delle nuove generazioni. La speculazione finanziaria aggrediva le borse europee e la parola “spread” era entrata a far parte del linguaggio comune. D’altra parte, se dal punto di vista economico e sociale la situazione era critica, la ricerca scientifica faceva grandi passi avanti. Nel luglio 2012 gli scienziati del Cern di Ginevra scoprivano il bosone di Higgs, la diciassettesima particella elementare della materia, mentre il 6 agosto dello stesso anno il rover Curiosity sbarcava su Marte dopo un viaggio lungo 8 mesi e 560 milioni di chilometri, avviando l’esplorazione del pianeta rosso. Tra qualche luce e tante ombre, in un caso o nell’altro l’interrogazione sul futuro occupava il centro del campo visivo. In che modo avete affrontato un tema così sfuggente? Avete fatto delle previsioni di lungo periodo? Si è cercato di guardare al futuro nelle sue diverse accezioni e sotto diverse angolature. Nel primo capitolo abbiamo messo sotto osservazione il futuro prossimo dei bambini e dei ragazzi a partire dalle previsioni demografiche elaborate da Istat (per l’Italia) e Eurostat (per l’Europa). In un’epoca segnata da incertezza e instabilità, per ridurre il margine di errore si è scelto di limitare la gittata delle previsioni a soli 18 anni - il periodo di crescita e maturazione di un bambino nato nel 2012 - riportando su mappa gli scenari del 2030. Il secondo capitolo insegue il futuro anteriore dei bambini e dei ragazzi italiani, elaborando e analizzando quando possibile le serie storiche, nella convinzione che i trend degli ultimi 10-15 anni possano dare utili indicazioni su quanto ci aspetta domani. Il terzo capitolo si sofferma sulle principali aree del rischio (limiti della spesa sociale, assenza di servizi, povertà minorili, dispersione scolastica, violenza contro le donne e i minori, mafie, contaminazioni ambientali). Situazioni profondamente radicate che rischiano di compromettere l’avvenire di bambini e adolescenti, e insieme il futuro stesso del paese. Il quarto capitolo, infine, ripercorre brevemente una certa idea di futuro maturata non solo sul piano di una mappa, ma all’interno dei tanti progetti multidimensionali avviati in Italia da Save the Children.

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://PREQUEL

I BAMBINI E L’APOCALISSE


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IL FUTURO NELLA LETTERATURA DI FANTASCIENZA PER RAGAZZI

P

er capire dove stiamo andando e quale futuro attende i bambini - uno degli obiettivi di questo Atlante - ci era sembrato utile, a mo‘ di prologo, provare a esplorare il mondo di domani con gli occhi dell’immaginazione. Cosa ci raccontano i libri di fantascienza per ragazzi sul futuro dei nostri figli? Così facendo, abbiamo scoperto che avremmo dovuto iniziare dalla Fine del Mondo. O meglio, dal fiorire di un’immaginazione apocalittica che va per la maggiore tra gli adolescenti e trova sempre più spazio negli scaffali delle librerie (ma anche al cinema, nei videogiochi e nei fumetti), accanto ai soliti pianeti fantasy, popolati di streghe e draghetti. “Un nuovo filone di fantascienza politica e sociale che mette al centro storie di bambini e si rivolge prevalentemente a loro, con titoli di successo che raggiungono anche decine di migliaia di copie vendute”, scrive Nicola Galli Laforest, “forse l’unica vera novità, interessante e viva, che val la pena di evidenziare, indipendentemente dagli esiti qualitativi”. Libri che proiettano sul futuro dei bambini una luce artificiale e sinistra, portando alle estreme conseguenze tutte le incertezze, le inquietudini, le calamità incombenti sul mondo attuale. Nel gergo degli addetti ai lavori, prendono il nome di “dystopian novel for young adults”, romanzi distopici, perché raccontano un futuro orribile e indesiderabile in cui l’aspirazione utopica che ha segnato il mondo occidentale da Thomas Moore ad oggi, è morta e sepolta, e si è risolta nel suo esatto contrario. La speranza di rinnovamento sociale si è tradotta nella costruzione di totalitarismi, ha scatenato guerre, distruzioni di massa; la magnifica ambizione di rinnovamento e di progresso illimitato promossa dalla scienza - alla base di tanta fantascienza delle origini - è sfuggita al controllo dell’uomo, producendo catastrofi naturali, epidemie, nuovi mostri. Nei tanti futuri immaginati - in genere da scrittori trentenni-quarantenni, gli ultimi epigoni del baby boom - bambini e ragazzi abitano società chiuse, sorvegliate da entità imperscrutabili, sottoposti a regole ferree, in contesti sterilizzati da ogni barlume di umanità o sprofondati nell’anarchia più totale. Mondi nei quali il futuro ha smarrito ogni possibilità di avvenire, i genitori invece di dare la vita preparano la morte, e in cui i giovani protagonisti - ragazzi tra i 12 e i 17 anni - sono quasi sempre orfani, vivono rinchiusi dentro istituti, case, prigioni; molto spesso hanno perso la memoria. Tra loro e il mondo che li precede c’è una cesura, un taglio netto. 12

DERIVAZIONI Distopia: dal gr. dis- e -(u)topia. Il contr. di utopia; situazione o condizione futura sgradevole, non desiderabile. #FANTASCIENZA Alterra Matt non percepiva il minimo suono, la minima traccia di vita. Era forse l’unico sopravvissuto? Non questo, per pietà, non questo. Bambini nel bosco Li abbiamo trovati in giro, sono dei sopravvissuti. Rimasti da soli, senza genitori, senza adulti. Se ce l’hanno fatta a superare la Bomba, l’abbandono, vuol dire che possono farcela anche qui. La dichiarazione Mi chiamo Anna e non dovrei essere qui. Non dovrei nemmeno esistere. Non è colpa mia, non ho chiesto io di venire al mondo... Sulla lista appaio come: Eccedenza Anna. In realtà è più una descrizione che un nome. Siamo tutti Eccedenze, a Grange Hall. Eccedenze rispetto alle capacità di accoglienza. È per questo che odio i miei genitori. È colpa loro. Hanno pensato solo a se stessi. Dentro Jenna Una volta ero qualcuno. Qualcuno di nome Jenna Fox. È ciò che mi hanno detto. Ma io sono più di un nome. Sono più di questo. Ma non so cosa. FONTI Nicola Galli Laforest, Il mondo salvato dai ragazzini. Distopie nei libri per adolescenti. In Hamelin, n. 22, 2009.


://PREQUEL

A

pensarci bene, il tema di fondo di tutta la letteratura distopica per ragazzi è proprio il conflitto con gli adulti, un conflitto esibito fin dalle battute iniziali oppure destinato a rimanere sotto traccia, agendo come vero e proprio fulcro narrativo. Una metafora, come è stato suggerito, “dell’incomunicabilità generazionale”. Spesso gli adulti sono assenti ingiustificati. Scompaiono all’improvviso in Gone, vengono risucchiati dalla Tempesta in Alterra o spazzati via da un virus in Sopravvissuta. Quando sono presenti, hanno un aspetto minaccioso: controllano, proibiscono, puniscono, come in Picabo Swayne, La battaglia di Inverno, Il Donatore, Meto - La casa. Non paghi di aver distrutto il mondo, hanno messo all’angolo l’infanzia negandole tutti i diritti e rubandole ogni speranza. Bambini e ragazzi non hanno nulla a pretendere, devono starsene al loro posto, il loro destino è stato già scritto da qualcun altro. A volte gli adulti sono crudeli e spietati, divorano i figli per appropriarsi della loro giovinezza (The Enemy), li usano come cavie (Lunamoonda), ne espiantano gli organi (Delirium) e ne manipolano a piacimento pensieri e sentimenti. O hanno risolto il problema all’origine, mettendo al bando le nascite (La Dichiarazione). Altre volte, sono i ragazzi a ribellarsi: per salvarsi sono costretti a uccidere i padri. Davanti alla catastrofe, la responsabilità di trovare difficili vie d’uscita spetta proprio a loro. Rimasti soli o per il ruolo antagonista degli adulti, dovranno unire le forze e provare a riconquistare la speranza, magari con l’aiuto di un diario, di un libro o di una macchina fotografica. Ma il topos classico del mondo salvato dai ragazzini si presta a tante letture e si apre a diversi finali. Perché rimettere a posto i cocci non è facile, e i bambini, del resto, non sono altro che piccoli uomini. Hanno le stesse pulsioni di chi li ha messi al mondo (Gone), così come gli androidi che sono pur sempre opera dell’uomo (Genesis). Tra tanti spunti da approfondire, ce n’è uno che gli operatori impegnati nel sociale, al fianco dei bambini e degli adolescenti, conoscono bene: la ragione del successo di questo genere letterario (e delle distopie in generale) in questo particolare momento storico. Come qualcuno ha fatto notare, “nella fantasia di potenza dei giovani lettori, l’idea che la popolazione adulta venga sterminata e che solo un manipolo di giovani detenga le chiavi della rigenerazione è uno scenario consolatorio. Nasce dalla percezione emotiva, prima ancora che razionale, di un’ “assenza di futuro”. È da questa percezione che prende le mosse l’Atlante.

#FANTASCIENZA Gone “Non è che non ci saranno più adulti in giro... Voglio dire, è improbabile che non ci siano più adulti”. “Già”, concordò Sam, “dovranno pur esserci degli adulti. No?”. Picabo Swayne Procreare, per le donne era un obbligo appena raggiunta la maggiore età, 16 anni. Picabo sentì torcersi lo stomaco al solo pensiero... Già la obbligavano a mettere al mondo una creatura che sarebbe rimasta orfana non appena fosse stata in grado di cavarsela da sola. Delirium Sono passati 64 anni da quando il Consorzio ha identificato l’amore come una malattia, 43 da quando è stata perfezionata una cura. Linus Hoppe Qual’è il mio destino, posso ancora modificare le cose? Tutto sembra accadere come se la storia fosse già stata scritta. Picabo Swayne “Il futuro non esiste, prof ” replicò Picabo con la voce strozzata. Questa frase rimase sospesa nell’aria a lungo... FONTI Marco Pellitteri, Post-scenari da paura. In Liber, n. 93, 2012. Stefano Trucco, Strani futuri. In Andersen, n. 276, 2010.

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://PREQUEL FUTURI SENZA BAMBINI La Dichiarazione di Gemma Malley (2008). Età: 13-18. Nel 2030 gli scienziati hanno debellato la morte e sulla terra non c’è più posto per altri bambini. Ma non tutti rispettano la Dichiarazione. Eccedenza Anna, 15 anni, vive #reclusa in un Istituto per espiare il Peccato di Esistere. Grazie all’incontro con un coetaneo riscoprirà i suoi diritti e la bellezza del Mondo Esterno.

Anno: 2012 Fonte: Save the Children

MAPPA TEMATICA DI FUTURI DISTOPICI NUOVO ORDINE SOCIALE La città di Ember di Jeanne DuPrau (2010). Età: 11-14. Nel mondo di Ember l’unica luce è quella dei fanali, tutto è grigio e #artificiale. I dodicenni Lina e Doon non hanno mai visto i colori, ma un giorno scoprono un’antica pergamena che li illuminerà sull’esistenza di un altro mondo. Lunamoonda di Bruno Tognolini (2008). Età: 13 e oltre. A Neonora, #tecnopoli del futuro, ogni cosa avviene sotto il ferreo controllo della #NuovaArchitetturaSociale, detta Nassa. I bambini skilillé della banda Lunamoonda, ragazzi e artisti di strada, vivono liberi ai suoi margini sfidando l’ordine precostituito. La battaglia d’inverno di Jean-Claude Mourlevat (2007). Età: 13-16. La terra è caduta sotto la #Dittatura delle Falangi. Helen, 17 anni, non ha #memoria dei suoi genitori e vive da sempre rinchiusa in un collegio. L’incontro con altri giovani orfani la spingerà a partecipare alla rivolta.

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ANDROIDI AL COMANDO Genesis di Bernard Beckett (2008). Età: 14 e oltre. Devastata dalle #guerre, la terra è governata dagli #androidi che hanno ricreato una Repubblica Platonica. L’esaminanda 17enne Anax racconta alla Commissione l’epico confronto fra l’eroe Adam e l’androide Art sull’essenza dell’umanità, l’inizio della nuova era.

INFANZIA ITC Hunger Games di Suzanne Collins (2008). Età: 14 e oltre. In un Nord America post apocalittico sotto un #regimetotalitario, ogni anno un ragazzo e una ragazza vengono scelti per partecipare agli Hunger Games, combattimento all’ultimo sangue trasmesso in #televisione. La sedicenne Katniss, orfana di padre e proveniente dal Distretto più povero, si offre volontaria per partecipare alla 74ª edizione e salvare la sorella minore. Feed di M.T. Anderson (2005). Età: 13 e oltre. In un futuro remoto tutti hanno impiantato nel cervello un “feed”, un #dispositivointernet che consente di limitare il pensiero al minimo necessario. Un corto del “feed” conduce Titus e Violet, conosciuta sulla Luna, a un periodo di immobilità.Violet è diversa dagli altri ragazzi: ha a cuore il pianeta, sa leggere e scrivere, è decisa a opporsi.

MONDI SENZA ADULTI Sopravvissuta di Fulvia Degl’Innocenti (2011). Età: 13-16. Un #virus misterioso, forse originato dai #cambiamenticlimatici, ha ucciso uno dopo l’altro gli abitanti della Terra. Unica sopravvissuta sull’isola dopo la perdita dei genitori, Sara scoprirà di non essere sola: gli adulti sono morti tutti, ma altri adolescenti come lei ce l’hanno fatta... Alterra di Maxime Chattam (2011). Età: 13-16. Scatenata dai #cambiamenticlimatici, una Tempesta dalle fattezze mostruose semina distruzione e morte a New York, e si porta via tutti gli adulti. Matt, 14 anni, e alcuni suoi coetanei, sono sopravvissuti. Il futuro è nelle mani dei bambini. The Enemy di Higson Charlie (2010). Età: dai 12 anni. Un’#epidemia ha cancellato gli adulti dalla faccia della Terra, trasformandoli in zombie #cannibali assetati di bambini. In una Londra spettrale, gruppi di ragazzi di strada asserragliati nei centri commerciali cercano di sopravvivere evitando l’assalto dei Grandi. Gone di Michael Grant (2009). Età: 15-17. Tutto intorno alla #centralenucleare di Perdido Beach scompaiono all’improvviso gli adulti. Rimasti soli nella FAYZ (Fallout Alley Youth Zone, zona per soli bambini) e trattenuti da una #forzamisteriosa, i ragazzi devono imparare a cavarsela da soli e a difendersi in primo luogo da sé stessi.


://PREQUEL FUTURO NO CHOICE Delirium di Lauren Oliver (2011). Età: 13-18. Nel futuro l’amore è una #malattia, causa presunta di guerre, follia e ribellione. Gli scienziati sottopongono tutti coloro che compiono 18 anni a un’#operazione al cervello che li priva della possibilità di innamorarsi e di #scegliere liberamente il proprio partner. Ma 5 giorni prima di andare sotto i ferri, Lena si infetta e si innamora di Alex... Meto. La casa di Yves Grevet (2010). Età: 13 anni. 64 ragazzi vivono in una Casa su un’isola deserta, sotto una rigida #educazionemarziale. Divisi in gruppi, devono sottostare agli ordini dei Cesari, che li sorvegliano a vista e vietano loro di fare domande. Ma la loro paura peggiore è crescere troppo e riconquistare la libertà. Linus Hoppe: contro il destino di Anne-Laure Bondoux (2007). Età: 13 e oltre. In un futuro prossimo, la società è rigidamente #divisa in 3 Sfere: la prima ha tutto, la seconda è una squallida periferia funzionale al mantenimento della prima, la terza un inferno. Famiglia perfetta, carriera assicurata, alla prova del Grande Esame Linus scopre di non avere #scelta, tutto è già stato deciso. Ma qualcuno combatte il sistema.

RITORNI AL PASSATO Il gioiello parlante di Emily Diamand (2009). Età: 12-14. Un #disastroclimatico ha sconvolto il pianeta. Le acque hanno sommerso le città e i sopravvissuti sono tornati a condurre una vita #pretecnologica. Lily, 13 anni, vive in un villaggio di pescatori insieme al suo gatto di mare, quando incontra Zeph, figlio dei predoni.

SENZA MEMORIA Picabo Swayne di Alessandro Gatti/Manuela Salvi, (2011). Età 13 e oltre. Rifiuti, #inquinamento e #blackout hanno precipitato la terra nel caos, le città sono isolate per ordine dei Quattro Regnanti. Rimasta sola, l’adolescente Picabo scopre a casa una macchina fotografica che, vedendo il passato, le permetterà di ritrovare la #memoria e una via di fuga. Bambini nel bosco di Beatrice Masini, (2010). Età: 13 e oltre. Il mondo è stato distrutto dalla #bomba. I bambini sopravvissuti, suddivisi in Avanzi e Dischiusi, crescono alla Base, nei Gusci, senza #memoria. Solo la lettura di un vecchio libro permetterà ad alcuni di loro di tornare a sognare un’improbabile libertà. Il donatore di Lois Lowry (1994, 2012). Età: 14 e oltre. La società del futuro ha annullato le differenze individuali, il dolore, e i sentimenti più profondi. Perfino il clima è sempre lo stesso. Come tutti i coetanei, il dodicenne Jonas vive in Comunità, quando gli viene assegnato il compito di raccogliere le #memorie dell’Umanità.

FUTURI E MALATTIE Tu sei il mio mondo di Timothée de Fombelle (2010). Età: 12-14. In una metropoli del futuro, tra edifici che sfidano il cielo, ascensori che sfrecciano e lavavetri acrobati, un ragazzo decide di far curare la giovane amica che ama perdutamente e che si è misteriosamente #ammalata.

FUTURI CHIRURGICI Dentro Jenna di Mary Pearson (2011) Età: 14 e oltre. La #biotecnologia ha distrutto gli ecosistemi, l’abuso di farmaci ha reso i #virus sempre più letali, ma in compenso permette di riprodurre alla perfezione parti del corpo umano e conservare gli organi a tempo indeterminato. Ma tutto questo Jenna non può ricordarlo quando si sveglia dopo un lungo coma in un mondo che stenta a riconoscere. Unwind: la divisione di Neal Shusterman (2010). Età: 14-17. La nuova Legge sulla Vita ha bandito l’aborto; i ragazzi dai 13 ai 18 anni possono tuttavia essere soggetti a “divisione”, letteralmente #smembrati, e i loro organi riutilizzati, a condizione che, tecnicamente, la vita dell’adolescente non finisca. Connor, Risa e Lev fuggono per sottrarsi a questo destino. Brutti di Scott Westerfeld (2006). Età: 12-14. Tramontata l’epoca dei Rugginosi (la nostra), il nuovo ordine ha messo al bando ogni imperfezione fisica: gli adolescenti devono sottoporsi a un’#operazionechirurgica e diventare “perfetti”. Ma alla vigilia dei suoi 16 anni, Tally scopre l’esistenza di una comunità di ribelli.

L’ultimo libro dell’universo di Rodman Philbrick (2006). Età: 12-14. Negli Stati Uniti del futuro devastati da un cataclisma, l’epilettico adolescente Spas vive fra gli emarginati con l’anziano scrittore Tore, affrontando gravi pericoli per salvare la sorellina ammalata di #leucemia.

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“ IL #FUTURO NON È PIÙ QUELLO DI UNA VOLTA” (Ivan Tresoldi)

Le foto di apertura dei capitoli appartengono al fortunato progetto “Back to the future” della giovane fotografa argentina Irina Werning. Irina riassume così il suo lavoro: “Mi piacciono le vecchie foto, e quando entro in casa di qualcuno divento curiosa, vado a caccia di immagini. Poi cerco di reinscenare quelle foto di tanto tempo fa, invitando la gente a tornare indietro al proprio futuro...”. Nella foto: Fer F 1981 & 2011 Buenos Aires


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DISOCCUPATI

Tasso di disoccupazione giovanile (<25 anni) tra i laureati. anno: raffronto primo quadrimestre 2007-2012 e con altri gradi di istruzione. fonte: Eurostat

1.3 FINLANDIA 10.5 ISLANDA 3.7 SVEZIA 0.2 BELGIO

-0.7 NORVEGIA 10.8 ESTONIA

7.5 REGNO UNITO

8.1 DANIMARCA

Dal primo quadrimestre del 2007 allo stesso periodo del 2012, la disoccupazione giovanile è cresciuta complessivamente del 15,2%, e riguarda più di 1 giovane sotto i 25 anni su 3. Come mostra bene la mappa, in Italia la crisi ha colpito soprattutto i laureati (+20,9%) in misura assai maggiore rispetto alla media europea (+6%). Nello stesso periodo in Germania la disoccupazione giovanile è scesa in totale del -4,1% e non ha inciso tra chi ha una laurea. 18.5 LETTONIA 18.8 LITUANIA

21.6 IRLANDA

2.8 OLANDA

2.1 POLONIA

2012 (1Q) - 2007 (1Q) EU 27 Medie: + 9.5% Diplomati: + 6.0% Laureati: + 6.0%

7.3 REP. CECA

Italia

7.7 LUSSEMBURGO -4.1 GERMANIA

13.3 SLOVACCHIA

2 FRANCIA

Medie: + 16.7% Diplomati: + 14.5% Laureati: + 20.9%

9.7 UNGHERIA

2.1 ROMANIA

0.9 AUSTRIA

Variazione tasso di dissocupazione (2007-2012) per i laureati

15.2 ITALIA 7.5 SLOVENIA -2.6 MALTA 18.1 PORTOGALLO

18

34.2 SPAGNA

-8.1

-3.5 MACEDONIA

19.1 CROAZIA

-1.9 TURCHIA 27.8 GRECIA

15.4 BULGARIA

15.8 CIPRO

Variazione 2007 - 2012

-8.0 - 1.7

con lic. media

1.8 - 7.9

con diploma

8.0 - 16.1

con laurea

16.2 - 26.4


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GIoVaNI E alTrI orfaNI dEl #fUTUro

l

a parola futuro è viva e lotta insieme a noi. Digitando queste sei lettere sul motore di ricerca di Google si ottengono 393 milioni di risultati in 0,19 secondi, sei volte in più rispetto al vocabolo passato. Il futuro è un marchio di fabbrica: battezza macchine, moto, barche, gommoni, hi-tech, s.p.a., banche, titoli, assicurazioni, fondazioni, associazioni, partiti, progetti, programmi, corsi. Ritorna spesso nei pay-off di prodotti di largo consumo. Se la parola continua a vendere bene, il futuro è in coma. Nelle dichiarazioni di capi di Stato, politici, economisti, esperti a vario titolo, sembra diventato un mero oggetto del desiderio: tutti lo invocano, nessuno sa dove trovarlo. Per alcuni sarebbe letteralmente scomparso insieme ai progetti di vita di milioni di giovani, le vittime principali della grande recessione. I dati parlano chiaro: negli ultimi cinque anni, da quando cioè l’intero sistema economico mondiale ha cominciato a scricchiolare, in Italia i posti di lavoro degli under 35 si sono ridotti di un quinto. Un milione e mezzo di posti di lavoro andati in fumo. Per non parlare della disoccupazione giovanile propriamente detta: tra i giovani italiani sotto i 25 anni in cerca di un lavoro, 1 su 3 resta a casa. La crisi ha molteplici effetti: contribuisce a ritardare l’uscita dalla famiglia, deprime i tassi di natalità, produce rabbia, indignazione, proteste. Nel 2011 mezzo milione di giovani da tutto il mondo si sono iscritti alla pagina Facebook di Occupy Wall Street. Nel 2012 la stragrande maggioranza (42%) dei 500 mila studenti italiani chiamati ad affrontare l’esame di maturità, per la prova d’italiano ha scelto la traccia “I giovani e la crisi”, che cominciava con questa citazione: «La crisi dell’economia ha lasciato per strada, negli ultimi tre anni, più di un milione di giovani lavoratori di età compresa tra i 15 ed i 34 anni. E sono stati soprattutto loro a pagare il conto della turbolenza economica...». Mario SENSINI, Crolla l’occupazione tra i 15 e i 35 anni, “Corriere della Sera” - 8/04/2012

#fUTUro Occupy Wall Street As one people, united, we acknowledge the reality: that the future of the human race requires the cooperation of its members; that our system must protect our rights... Mario Monti Un sistema poco equilibrato mette un’ipoteca sul futuro dei giovani italiani, una generazione perduta. Penelope Cruz Stiamo bruciando una generazione. Ragazzi preparatissimi senza futuro, costretti a sbattere la testa contro il muro. Udu e Rete Studenti Medi Il tempo delle chiacchiere è finito, e sta scadendo anche il tempo per ricostruire un futuro per la nostra generazione. foNTI Istat, Rilevazione sulle forze lavoro: dalla sua introduzione all’inizio degli anni ’50, l’indagine svolge un ruolo di primo piano nella documentazione statistica e nell’analisi della situazione occupazionale in Italia. Le informazioni vengono raccolte dall’Istat intervistando ogni trimestre un campione di quasi 77 mila famiglie, pari a 175 mila individui residenti in Italia, anche se temporaneamente all’estero. lINk http://siqual.istat.it/SIQual/visualizza.do? id=5000098&refresh=true&language= ITinserire

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SCORAGGIATI

Giovani tra i 15 e i 24 anni disponibili a lavorare ma che non cercano lavoro (% su popolazione attiva). anno: 2011. fonte: Eurostat

FINLANDIA ISLANDA

L’Italia detiene il record della cosiddetta Potential additional labour force fatta da quei giovani di 15-24 anni che, pur dichiarandosi intenzionati, rinunciano a cercare un lavoro. Gli scoraggiati italiani rappresentano il 33,9% della popolazione attiva in quella fascia d’età, quattro volte la media europea (7,8%). In tutto sono 562 mila, più della metà (286 mila) ha completato con successo la scuola secondaria.

SVEZIA

BELGIO

NORVEGIA

Giovani 15-24 che non cercano lavoro

ESTONIA REGNO UNITO

DANIMARCA

LETTONIA

1.7% - 4.2% LITUANIA

OLANDA

IRLANDA

4.3% - 7.3% 7.4% - 13.1%

POLONIA

REP. CECA

13.2% - 23.1% 23.2% - 33.9%

LUSSEMBURGO

SLOVACCHIA UNGHERIA

GERMANIA PORTOGALLO

FRANCIA ROMANIA

SVIZZERA

ITALIA

SPAGNA

1.7 2.5 2.8 3.4 3.6 3.8 4.2 5

TURCHIA SLOVENIA GRECIA

5.1 6.1 6.4 6.9 6.9 7 7.1 7.3 8.4 8.4 8.7 9.7 9.8 9.9 9.9

Austria Belgio Svizzera Cipro Slovenia Polonia Islanda Olanda Norvegia Portogallo Danimarca Spagna Turchia Finlandia Ungheria

10.2 13.1 14.5 14.6 15.1 19.4 23.1

AUSTRIA

CROAZIA

Repubblica Ceca Germania Francia Lituania Slovacchia Grecia Irlanda Regno Unito

BULGARIA CIPRO

Svezia Croazia Romania Le!onia Lussemburgo Estonia Bulgaria Italia

33.9 40%

20

30%

20%

10%

0%


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l

a crisi non colpisce solo i giovani che si affacciano al mondo del lavoro. Proietta un cono d’ombra sulle scelte di vita dei loro fratelli minori alle prese con il momento più critico del percorso di crescita. Nell’epoca dell’incertezza globale, distinguere i propri interessi e proiettarli in avanti con determinazione, diventa più difficile di quanto già non sia normalmente. Scrive lo psicoanalista dell’età evolutiva Pietropolli Charmet: “Proprio perché il futuro è sinonimo di crescita della parte più autentica di se stessi e promette la prosecuzione verso l’altro del processo di conoscenza delle proprie verità, vederlo appannarsi e sparire nelle nebbie di un contesto sociale, economico e culturale che si schiera contro la sua realizzazione, colpisce al cuore il sistema motivazionale e crea un lutto doloroso: assieme al futuro muore la speranza, l’autenticità, il piacere di vivere per crescere e diventare se stessi”. Del resto gli effetti conclamati della recessione finiscono per trascinare nella polvere proprio le istituzioni che dovrebbero assicurare crescita, formazione e promozione sociale. Un’indagine qualitativa realizzata da Isfol su un campione di giovani che hanno abbandonato la scuola (un fenomeno che in Italia riguarda circa 800 mila dispersi tra 18 e 24 anni) mostra come l’area della rinuncia si stia progressivamente allargando anche a ragazzi senza particolari carenze affettive, relazionali o economiche, sempre più attratti dai modelli mediatici del successo facile. “Osservano i fratelli diplomati e laureati che non lavorano, e contemporaneamente constatano come sia premiante essere in possesso delle conoscenze giuste e delle entrature adeguate”. Come dargli torto? Analizziamo gli ultimi dati sulla disoccupazione giovanile in base al grado di istruzione conseguito da chi si mette in cerca di un lavoro. Chi ha terminato con successo l’università resta senza lavoro nel 39,3% dei casi, un’incidenza più alta non tanto della media europea (ferma al 17,2%) ma perfino di quella rilevata tra i giovani diplomati (33,6%), e di appena un punto inferiore al tasso di disoccupazione di chi ha ottenuto solo la licenza media (40,4%). Per non parlare dei circa 286 mila giovani diplomati sotto i 25 anni che hanno rinunciato in partenza a cercare un lavoro. Pensano sia fatica sprecata.

dErIVaZIoNI futuro: dal latino futurus (m), participio futuro del verbo esse, ‘essere’. ‘Che sarà’. Progettare: dal latino pro-iacere, ‘gettare avanti’. #fUTUro Giuseppe Come mi vedo a 27 anni? Beh, non ho mai previsto il futuro. Fin da piccolo ho sempre sperato di avere un lavoro come vigile del fuoco ma ora, con la crisi, credo che se avrò finito la scuola ottenendo il diploma bisognerà stringere i denti a meno che la fortuna non sia dalla mia parte. Maria Sinceramente quando avrò 25 anni non so cosa sarò. Per il momento non ho progetti per il futuro ma vivo la vita giorno per giorno. Spero di trovare una bella professione da fare e stare senza rimpianti per le scelte che avrò fatto. Francesco Io tra 10 anni avrò 26 anni e vorrei fare il giocatore o il rapper ma sarà difficile. Ora penso a studiare e a costruirmi un futuro. Giovanni Io fra 10 anni non mi immagino niente poiché io voglio vivere la vita adesso senza pensare alle pressioni future. foNTI G. Pietropolli Charmet, Cosa farò da grande? Laterza 2012. Isfol, Le dinamiche della dispersione formativa. Isfol occasional paper 5, 2012.

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DISPERSI

Giovani tra i 18 e i 24 anni con la sola licenza media e non pi첫 in formazione (% EarlY sChool lEaVErs)

FINLANDIA

Quasi 800 mila ragazzi e giovani italiani tra i 18 ei 24 anni hanno bassi titoli di studio (soltanto la licenza media) e non sono pi첫 in formazione. Come mostra bene la mappa, a preoccupare maggiormente sono il Sud e soprattutto le Isole: un tasso di dispersione maggiore di quello rilevato in Sicilia e in Sardegna, superiore al 25%, si registra soltanto in Spagna, Portogallo, Malta, Islanda e Turchia.

ISLANDA SVEZIA

EU27: 13.5 EU15: 14.7 Italia: 18.2

BELGIO

NORVEGIA

4.1 4.2

Croazia Slovenia

4.9 5

Repubblica Ceca Slovacchia

4.1% - 9.1%

5.8 6.2

9.1% - 11.1%

Polonia Lussemburgo

6.3 6.6

Svizzera Svezia

7.8 7.9

Austria Lituania

ESTONIA REGNO UNITO

DANIMARCA

Giovani non pi첫 in formazione

LETTONIA LITUANIA

OLANDA IRLANDA

11.2% - 16.1% POLONIA

REP. CECA

16.2% - 28.3%

8.9 9.6 9.8

29.5% - 58.4% LUSSEMBURGO GERMANIA

SLOVACCHIA UNGHERIA FRANCIA ROMANIA

18.2 19.7

SLOVENIA MALTA

25.5

TURCHIA 33.3 33.5

22

11 11.2

Ungheria Cipro

11.7 11.8

Germania Le!onia

16.6 17.1

ITALIA

PORTOGALLO

Irlanda Estonia

14.4 15.6

AUSTRIA

SPAGNA

10.6 10.9

12.3 12.8 14.4

SVIZZERA

CROAZIA

GRECIA

42.2

BULGARIA CIPRO

Olanda Danimarca Finlandia

Francia Bulgaria Grecia Belgio Regno Unito Norvegia Romania Italia Islanda Spagna Portogallo Malta Turchia

50% 40% 30% 20% 10% 0% Giovani non pi첫 in formazione per Stato


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NÉ NÉ NÉ

Giovani tra i 18 e i 24 anni che non studiano e non lavorano (% NEET). anno: 2011. fonte: Eurostat

FINLANDIA

Quasi un settimo dei 7 milioni di NEET (Not in Employement, Education or Training) europei si concentrano in Italia. Sono oltre un milione, 620 mila soltanto al Sud e nelle isole, hanno tra i 18 e i 24 anni, non sono iscritti a scuola, né all’università, né lavorano, né sono in formazione. Rappresentano un quarto di tutti i giovani in quella fascia d’età. I tassi di NEET nel Mezzogiorno sono inferiori soltanto a quelli rilevati in alcune regioni remote dell’Anatolia. 4.9 Olanda

ISLANDA SVEZIA

BELGIO

NORVEGIA

ESTONIA REGNO UNITO

DANIMARCA

LETTONIA

NEET LITUANIA

OLANDA

4.4% - 8.8% 9.8% - 13.2%

IRLANDA POLONIA

14.4% - 20.1% REP. CECA

29.7% - 53.9%

LUSSEMBURGO GERMANIA

SLOVACCHIA UNGHERIA FRANCIA ROMANIA

SVIZZERA AUSTRIA ITALIA SLOVENIA MALTA

SPAGNA PORTOGALLO

20.6% - 29.2%

MACEDONIA TURCHIA

CROAZIA

GRECIA

BULGARIA CIPRO

6.5 6.9 7.5 7.9 8.2 8.4 8.8 10.4 10.6 10.9 11.7 11.7 14.7 15.4 15.8 16.4 16.8 17.2 17.8 18.2 18.7 19.3 20.6 20.7 20.8 22.0 23.9 25.2 25.6 27.8 33 36.0

Lussemburgo Norvegia Islanda Austria Svizzera Danimarca Slovenia Svezia Repubblica Ceca Germania Finlandia Malta Estonia Portogallo Polonia Francia Lituania Ungheria Belgio Slovacchia Regno Unito Le!onia Croazia Cipro Romania Spagna Irlanda Italia Grecia Bulgaria Macedonia Turchia

40% 20% 0% NEET per Stato

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Trento

Bolzano/ Bozen

RITARDATARI

Giovani tra i 18 e i 34 anni celibi e nubili che vivono a casa con almeno un genitore. anno: 2011. fonte: Istat

Lombardia Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste

Friuli-Venezia Giulia

Tanti giovani italiani non sposati faticano a lasciare la casa d’origine: nel 2011 6 giovani tra i 18 e i 34 anni su 10 vivevano ancora con i genitori, 4 su 10 se si guarda solo alla fascia 25-34. Oltre a fattori culturali, pesano sempre di più le difficoltà economiche e l’assenza di politiche di sostegno. Una volta si coabitava più a lungo nel Centro-Nord, oggi la permanenza risulta maggiore nel contesto economicamente svantaggiato del Sud.

Veneto Piemonte Emilia-Romagna

49.1

Emilia-Romagna

49.4

Valle d ’Aosta/Vallée d ’Aoste

Marche Toscana

50

Umbria

Liguria Abruzzo

Media Italia: 59.2 Dei quali 18-24 anni: 88.1% 25-34: 42.2%

Lazio

Molise

Basilicata

Trento

51.8

Lombardia

55

Umbria

55

Piemonte

57.4

Bolzano/Bozen

57.8

Veneto

58.3

Sicilia

59.2

Toscana

59.8

Liguria

61.4

Marche

Puglia

Campania

Friuli-Venezia Giulia

50.8

Sardegna Calabria Sicilia Giovani che vivono a casa con almeno un genitore

64.1

Lazio

65.1

Campania

65.7

Puglia

49.1% - 51.8%

66.4

Abruzzo

51.9% - 55.0%

66.9

Calabria

69.2

Basilicata

69.4

Molise

71.1

Sardegna

55.1% - 61.4% 61.5% - 66.9% 67.0% - 71.1%

80%

24

60% 40%

20%

0%


PRIMO://flash forward

sCENarI CoN (PoChI) BaMBINI

M

ai come nel mondo attuale, il presente si regge sul futuro. E non certo perché un numero impressionante di persone continui a fare affidamento sui più diversi oracoli: solo in Italia qualcosa come 11 milioni di adepti ricorrono alle sedicenti capacità divinatorie di circa 155 mila tra maghi e astrologi. Su un piano molto più concreto, le previsioni dell’andamento della produzione e dei consumi, con relative scommesse sui mercati di tutto il mondo, esercitano un peso decisivo sulle oscillazioni dell’economia reale e quindi sul costo del pane nel negozio sotto casa. Alla fine del 2011 l’entità delle scommesse sul futuro dei valori finanziari - i cosiddetti titoli futures - ammontava a circa 650 migliaia di miliardi di dollari, un valore 14 volte superiore a quello delle imprese di qualsiasi tipo quotate sulle borse mondiali. Le previsioni del futuro demografico hanno effetti altrettanto dirompenti sulla vita di tutti i giorni: utilizzate dai governi (e in Europa dalla Commissione Europea) per verificare la sostenibilità della finanza pubblica, hanno implicazioni politiche fondamentali sulla definizione di programmi di sviluppo, sistemi previdenziali e assistenziali. Le proiezioni che presentiamo in queste pagine - un’elaborazione dello scenario centrale fornito da Eurostat e Istat costruito in base alle tendenze demografiche più recenti e ritenuto quindi “più probabile” - restituiscono l’immagine di un paese destinato a diventare inesorabilmente più anziano e multietnico, in linea con quanto accade negli altri paesi dell’Unione; un paese che avrà una base sempre più ristretta di bambini malgrado il contributo delle madri immigrate. Secondo queste stime, nel 2030 i minori di 18 anni non raggiungeranno i 10 milioni e avranno un’incidenza pari al 15,4%, un punto e mezzo in meno rispetto al loro peso attuale. Il calo sarà localizzato soprattutto nelle regioni meridionali (in Campania raggiungerà la punta del -3,7%) e sarà invece più contenuto in quelle del Centro e del Nord.

dErIVaZIoNI Prevedere: dal lat. prae -, pre e videre ‘vedere’, mentre il lat. tardo praevisione è un der. del part. pass. praevisus. foNTI Istat, Il futuro demografico del paese, 28 dicembre 2011: “Le previsioni demografiche dell’Istat utilizzano il cosiddetto modello per componenti (cohort component model), secondo il quale la popolazione, tenuto conto del naturale processo di avanzamento dell’età, si modifica da un anno al successivo sulla base del saldo naturale (differenza tra nascite e decessi) e del saldo migratorio (differenza tra movimenti migratori in entrata e in uscita). Le previsioni sono articolate secondo tre distinti scenari, centrale, basso e medio. (...) I dati di lungo termine vanno trattati con estrema cautela. Le previsioni demografiche divengono, infatti, tanto più incerte quanto più ci si allontana dalla base di partenza, in particolar modo nelle piccole realtà geografiche”. lINk www.istat.it/it/archivio/48875

25


PRIMO://flash forward

Lombardia

Bolzano/ Bozen

Trento

NATALITÀ 2011-2030

Friuli-Venezia Giulia

Previsioni: tasso di natalità 2011-2030 (scenario centrale). fonte: elaborazione su dati Istat

Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste

Veneto

Piemonte

Se si avvera la previsione (centrale) dell’Istat, nel 2030 dovrebbero nascere circa 60 mila bambini in meno rispetto al 2011. La flessione sarà marcata nel Mezzogiorno, mentre il maggiore apporto degli immigrati contribuirà a limitare le perdite nel Centro Nord. La Sardegna subirà la flessione maggiore e deterrà l’indice di natalità più basso (6,2 nati ogni 1.000 abitanti). Negli anni del baby-boom al Sud l’indice di natalità superava la soglia dei 20.

Emilia-Romagna 7.4 7.4

Liguria 6.4

Molise

6.5

Basilicata

7.7

Marche Toscana

7.7

Umbria

8

Liguria

Italia 2011: 9.2 2030: 8.1

Abruzzo

Lazio

8.6

Molise Puglia

8.7

8.9

Basilicata

Umbria

7.2

Calabria

7.9

Marche

7.5

Puglia Veneto

8.1

Lazio

8.6 9.4

Sicilia

9.5

-0.5 - 0.0

9.8

-0.9 - -0.6 Tasso di natalità

Sicilia

8.4

Valle d ’Aosta/Vallée d ’Aoste

8.9

Lombardia

8.2

9.9

2030

9.6 10.2

2011

9.8 10.5

-1.6 - -1.5

Emilia-Romagna

7.9

9.4

Differenza 2030-2011

26

Abruzzo

7.8

8.4

9.3

Calabria

Toscana

7.1

9 9.3

Piemonte

7.8

8.6

Sardegna

Friuli-Venezia Giulia

7.9 8.5

8.8

-1.8 - -1.7

Sardegna

7.6 8.2

Campania

-1.4 - -1.0

6.2

Campania Trento Bolzano/Bozen

10

8

6

4

2

0


PRIMO://flash forward

Lombardia

Bolzano/ Bozen

Trento

LONGEVITÀ 2030

Friuli-Venezia Giulia

Previsioni: maschi e femmine, speranza di vita alla nascita 2011-2030 (scenario centrale). fonte: elaborazione su dati Istat

Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste

Veneto

Piemonte

In meno di 2 decenni l’aspettativa di vita crescerà di altri 3 anni, circa 2 mesi in più ogni anno che passa per entrambi i sessi: nel 2030 quella delle donne si avvicinerà agli 88 anni, quella dei uomini sfiorerà gli 83. Come mostra la mappa, in alcune regioni del Nord e del Centro dove la speranza di vita femminile ha già raggiunto età molto elevate, nei prossimi 20 anni si verificherà una maggiore crescita della speranza di vita maschile. Al Sud l’aspettativa di vita delle donne continuerà ad aumentare più di quella degli uomini.

Emilia-Romagna 81.9

Sardegna

81.7

Sicilia

82.1

Calabria

82.4

Basilicata

82.9

Puglia

81.2

Campania

87.9 86.9

Marche Toscana

87.9

Umbria 87.7

Liguria 87.8

Maschi 2011: 79.5 2030: 82.8

Abruzzo

Lazio

86.8 82.2

Molise

88.3

Molise

82

Abruzzo

88.1

Femmine 2011: 84.6 2030: 87.7

Puglia

Campania

82.6

Lazio

83.3

Marche

82.8

Umbria

83

Toscana

87.5 88.5 87.7

Sardegna

Basilicata

87.6 83.4

Emilia-Romagna

82.9

Liguria

83.3

Friuli-Venezia Giulia

83.6

Veneto

83.8

Trento

84.1

Bolzano/Bozen

83.6

Lombardia

82.5

Valle d ’Aosta/Vallée d ’Aoste

82.8

Piemonte

87.8

Calabria Sicilia

87.4 87.8 88.4

Maggiore crescita di vita femminile

89.1 89.2

Crescita uguale

88.2 87.9

Maggiore crescita di vita maschile

87.6 100

80

60

40

20

0

27


PRIMO://flash forward

Bolzano/ Bozen Friuli-Venezia 19.8 - 17.4 Giulia 14.9 - 14.1

Trento 18.3 - 17.1 Lombardia 16.8 - 16.2

Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste 16.4 - 15.4

LA LEVA CALCISTICA DEL 2030

Previsioni: incidenza minori 2011-2030 in Italia (scenario centrale). fonte: elaborazione su dati Istat Mappa e faccette (verdi=oggi; gialle=2030) evidenziano che l’emorragia di minori si concentrerà soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, in particolare in Campania, Basilicata e Puglia (con un valore negativo 2 volte oltre la media). Per effetto di questi cambiamenti, la Provincia autonoma di Bolzano (malgrado una perdita consistente) e quella di Trento passeranno in testa alla classifica delle aree a maggiore incidenza di minori; la Sardegna occuperà l’ultimo posto.

Veneto 16.9 - 15.5 Piemonte 15.3 - 14.7

Emilia-Romagna 15.7 - 15.7

0 Emilia -Romagna

Liguria 13.8 - 13.7

Differenza incidenza minori 2030-2011

Marche 16 - 15

Toscana 15.1 - 14.6

-0.1

Umbria 15.4 - 14.9 Abruzzo 15.8 - 14.4

Lazio 16.7 - 15.5

Molise 15.4 - 13.3

-0.1 - 0.0 -0.8 - -0.5

Puglia 18.1 - 15

Campania 20 - 16.3

-1.4 - -1.0 -2.6 - -1.9 -3.7 - -3.1

Incidenza dei minori 13.1 - 15.0

Sardegna 15 - 13.1

Basilicata 16.5 - 13.4

Sicilia 18.6 - 16

Calabria 17.5 - 14.9

Liguria

-0.5

Umbria

-0.5

Toscana

-0.6

Lombardia

-0.6

Piemonte

-0.8

Friuli-Venezia Giulia

-1

Marche

-1

Valle d ’Aosta/Vallée d ’Aoste

-1.2

Lazio

-1.2

Trento

-1.4

Abruzzo

-1.4

Veneto

-1.9

Sardegna

-2.1

Molise

-2.4

15.1 - 16.3

Bolzano/Bozen

-2.6

16.4 - 17.5

Sicilia

-2.6

17.6 - 18.8

Calabria

-3.1

Basilicata

-3.1

Puglia

18.9 - 20.0 -3.7

Campania

2011 2030 -4

28

-3

-2

-1

0


PRIMO://flash forward

l

e ultime previsioni demografiche dell’Istat, pubblicate a fine 2011 durante la fase più acuta della crisi, pur non discostandosi nella sostanza da quelle precedenti diffuse all’inizio della grande recessione, registrano e proiettano nel futuro un’ulteriore tendenza all’invecchiamento. Rispetto a quanto ipotizzato quattro anni prima, nel 2011 era andato deluso l’atteso recupero della fecondità delle donne italiane, probabilmente attardate nelle loro scelte dalle crescenti difficoltà economiche e la struttura per età al parto era lievemente slittata in avanti, soprattutto quella delle donne immigrate grazie alla riduzione delle fecondità precoci. Anche i flussi verso l’Italia, dopo il picco registrato alla fine del 2007 in concomitanza con l’ingresso di alcuni paesi dell’Europa orientale nell’area Schengen, si era in parte attenuato. Per effetto principalmente di queste variabili, dopo un decennio di costante ripresa dal 2009 il numero dei nuovi nati è tornato a scendere (-15 mila tra 2008 e 2010) e nel 2011 si è registrata un’ulteriore perdita di 15 mila iscritti all’anagrafe per nascita rispetto all’anno precedente. Cosa accadrà in futuro? Secondo le previsioni nei prossimi cinquant’anni il tasso di fecondità dovrebbe crescere gradualmente fino al raggiungimento nel 2065 della media europea di 1,6 figli per donna - un dato superiore all’1,42 attuale ma ampiamente sotto la soglia di sostituzione di 2,1 - e le nascite dovrebbero continuare a calare, mantenendosi tuttavia sempre sopra la soglia delle 500 mila unità. Nell’autunno caldo della recessione può apparire un dato ottimistico. L’ago della bilancia del futuro della popolazione giovanile italiana sarà ancora una volta costituito dall’incidenza delle famiglie straniere (un dato altamente incerto, legato a fattori politici, economici, sociali): se la popolazione immigrata crescerà secondo le proiezioni, nel 2030 1 neonato su 4 e 1 minore su 5 saranno di origine straniera. Quello che nessuno può prevedere è quando la politica italiana troverà il coraggio di rivedere la legge sulla cittadinanza, concedendo pari opportunità ai nuovi italiani prima del diciottesimo anno di età e permettendo ai demografi di fare i loro calcoli a partire almeno da un dato di realtà.

#PaUrE Libe75 lo vorrei tanto un figlio (una figlia) ma ho paura, forse adesso è da incoscienti... ma voi che fate? chi è nella mia situazione? Anto Un bimbo non è una sorpresa tipo uovo di pasqua, quindi pondera con razionalità e soprattutto con lui tutti gli aspetti della faccenda. Milly Sarebbe il primo figlio, solo che ho paura di non potergli garantire un futuro solido con il lavoro che va e viene. oltretutto oggi i bambini fin da piccoli vengono abituati con i vestiti firmati e giocattoli di marca, e ho paura di non potergli garantire tutto ciò. Vento I bambini non hanno bisogno dei vestiti firmati, ma di avere accanto i genitori. GlossarIo fecondità totale (tasso di): il numero di figli che una donna metterebbe al mondo nel caso in cui fosse soggetta ai tassi specifici di fecondità (14-50 anni) dell’anno di osservazione.

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LA VECCHIA EUROPA

Previsioni: variazione incidenza minori 2011-2030 in Europa (scenario centrale). fonte: elaborazione su dati Eurostat

Variazione Inc. minori (2011 - 2030)

-0.2 Finlandia

Le previsioni indicano che l’Europa è avviata a un comune declino demografico, con una convergenza dei tassi di fecondità intorno a 1,6 figli per donna. La mappa mostra il calo - quasi un punto in percentuale - della popolazione minorile nei prossimi18 anni. In Italia la perdita (-1,5%) di under 18 sarà più alta rispetto alla media europea e alla stessa Germania, l’unico paese europeo attualmente più vecchio del nostro.

+0.4 - +0.8 -0.3 - +0.0

0.84 Svezia

-1.2 - -0.7 -2.0 - -1.5

-0.03 Belgio

-3.0 - -2.2

Media M

0.53 Estonia

0.37 Regno Unito

Svezia Estonia Regno Unito

-1.65 Danimarca

-0.69 Lettonia 0.01 Lituania

Lituania Belgio

-1.75 Olanda

-2.24 Irlanda

Bulgaria

-1.65 Polonia

Slovenia Finlandia Repubblica Ceca

-1.8 Lussemburgo

Le onia Cipro

-0.32 Rep. Ceca -1.76 Slovacchia -1.72 Ungheria

-1.21 Germania

Grecia Francia Germania

-1.15 Francia

Austria

-2.18 Romania

Italia Polonia Danimarca Ungheria Olanda

-1.54 Italia

Slovacchia Lussemburgo

-1.52 Austria

Malta

-1.97 Malta

Spagna Romania Irlanda

-2.97 Portogallo

Portogallo -3

30

-2

-1

0

-2 Spagna

EU27: - 0.96 Italia: - 1.54

-0.2 Slovenia

-0.84 Grecia

-0.18 Bulgaria

-0.81 Cipro


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SE SPARISSERO GLI IMMIGRATI

20.1 20.7 ISLANDA

Previsioni: tasso di giovani tra gli 0 e i 14 anni sul totale della popolazione con o senza immigrati nel 2030 (scenario centrale). fonte: elaborazione su dati Eurostat Questa mappa mostra l’importanza degli immigrati per il futuro dell’Europa: se per assurdo dovessero venire meno (le frecce verdi indicano la quota di minori immigrati), il continente perderebbe più di un decimo dei suoi giovani sotto i 15 anni. Ci auguriamo che la stessa elaborazione sui dati reali del 2030, in Italia darà risultati diversi: vorrà dire che saremo stati capaci di modificare la legge sulla cittadinanza e che i bambini nati in Italia da genitori immigrati non saranno più censiti come “stranieri”.

16.9 14.2 BELGIO 17.9 14.2 REGNO UNITO

Francia Lituania

17.9% - 20.7%

17.7 15.3 SVEZIA

15.0% - 16.7% 13.0% - 14.2%

18.3 15.6 NORVEGIA

11.4% - 12.2% 15.3 15.2 ESTONIA

16.9 15.4 DANIMARCA 16.1 15 OLANDA

18.8 17.9 IRLANDA

Islanda Irlanda

Bambini 0-14 anni previsione senza immigrati

16.6 15.3 FINLANDIA

13.7 13.6 POLONIA

16.2 14.2 LUSSEMBURGO

Regno Unito Norvegia Danimarca Svezia Finlandia

10.2% - 11.0% 13.1 13.1 LETTONIA

15.2 16.2 LITUANIA

13.9 12.2 REP. CECA 13.9 13.2 SLOVACCHIA

12.5 11.5 GERMANIA

Estonia Olanda Belgio

17.3 16.7 FRANCIA

Bulgaria Polonia Liechtenstein Malta Slovacchia

13.4 12 UNGHERIA

13.1 13 ROMANIA

14.5 11.4 SVIZZERA

Cipro Le!onia Romania Repubblica Ceca Ungheria

12.4 12.9 11 10.7 PORTOGALLO SPAGNA

Slovenia Lussemburgo Grecia Germania Austria Svizzera Portogallo

% con immigrati

Spagna Italia

13.8 11.5 AUSTRIA

EU27 con: 15.1 senza: 14.7

12.6 10.2 ITALIA

13.7 11.8 SLOVENIA

14.2 13.5 MALTA 13.4 11.6 GRECIA

13.2 13.9 BULGARIA

16.6 13.2 CIPRO

% senza immigrati 0%

5%

10%

15%

20%

25%

31


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TRE MILIONI E UNA CULLA

Quota di debito pubblico in euro per neonato nei paesi UE e variazione anni 2001-2011. anno: 2011. fonte: elaborazione su dati Eurostat

Media EU27 Debito pubblico per neonato 2001: 1.16 Mln € 2011: 1.95 Mln € (+0.8 Mln €)

Il debito pubblico italiano sfiora i 2 mila miliardi di euro ed è il più alto d’Europa: idealmente ogni bambino viene al mondo con un fardello di oltre 3 milioni e mezzo di euro, 3 volte più alto di quello che attende un bambino spagnolo o svedese. Mappa e grafico mostrano la variazione del debito per neonato negli ultimi 10 anni: in Italia è cresciuto considerevolmente di altri 860 mila euro, ma in Grecia e anche nella stessa Germania l’incremento è stato quasi doppio.

Variazione Debito Pubblico per neonato (in milioni di €) 2001 - 2011 -0.2 - 0.0 Finlandia 0.2 - 0.3 0.4 - 0.5 Svezia

0.9 - 1.2 1.5 - 1.6

Belgio Italia

0.868

Belgio

0.383

Austria

0.958

Germania

1.458

Svezia

Danimarca

Lettonia

-0.225

Grecia

1.617

Danimarca

Irlanda

1.036

Francia

Lituania

Olanda

0.424

Olanda

Polonia

0.994

Finlandia

0.476

Spagna

0.528

Regno Unito

Rep. Ceca

Germania

0.988

Irlanda

Slovacchia

1.496

Cipro

1.17

Malta

Nel grafico i valori rappresentano la variazione del Debito Pubblico per neonato (in milioni di €) 2001 - 2011

0.516

Ungheria

0.476

Slovenia

0.425

Lussemburgo

1.077

Polonia

0.244

Slovacchia

-0.057

Lituania

0.239

Le onia

Romania Bulgaria

Austria

Debito Pubblico per neonato (in milioni di €)

0.316

Bulgaria

Francia

D

0.281

Repubblica Ceca

Ungheria

Lussemburgo

0.539

Portogallo

Cipro Italia

2011

0.379

Romania

Malta

2001

0.165

Estonia

0.035 0

32

Estonia Regno Unito

Slovenia 1

2

3

4

Spagna Portogallo

Grecia


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dEBITI E alTrE dIChIaraZIoNI dI dIPENdENZa

l

a recessione ha investito in pieno il credito, quell’operazione economica che fin dal nome testimonia la possibilità di costruire un rapporto di fiducia con il futuro. A causa della crisi di liquidità delle banche, anche questo scambio di prestazioni, dissociato nel tempo e fondato sull’accettazione della promessa di restituzione da parte del debitore, attraversa un momento difficile. Nel biennio 2008-2010 la quota di famiglie che si sono viste rifiutare un prestito dagli istituti bancari (circa un quarto del totale) è raddoppiata e la situazione si è fatta anche più critica alla fine del 2011. Il discredito è caduto in particolare sulle coppie giovani, più bisognose di accedere a un mutuo per dare sostanza ai propri piani di sviluppo e indipendenza familiare, ma inevitabilmente meno capaci di offrire garanzie: contratti a tempo indeterminato e beni di proprietà. Il 42,6% dei nuclei con capofamiglia sotto i 35 anni - molto spesso composti da lavoratori precari, con contratti a tempo determinato e bassi salari di ingresso - non può contare su alcun patrimonio immobiliare, un dato quasi tre volte superiore alla media nazionale della popolazione adulta. Se ai giovani si dà poco credito, i bambini e le loro famiglie sono chiamati a fare direttamente i conti con il debito stratosferico della finanza pubblica italiana: una somma a 12 zeri che, rapportata al prodotto interno lordo, oltrepassa di due volte il tetto massimo fissato dal patto di stabilità dell’Unione Europea. Se proviamo a suddividerla per i circa 550 mila bambini che hanno visto la luce nel 2011, scopriamo che in Italia ogni neonato porta in dote, insieme alla cameretta, un pagherò di 3 milioni e mezzo di euro per promesse fatte e non mantenute dai governi che si sono succeduti negli ultimi decenni. Un fardello di obbligazioni che minaccia le prestazioni sociali già in essere, e di fatto azzera la possibilità dei governi locali di reperire risorse aggiuntive per potenziare gli standard dei servizi nelle aree in cui ce n’è più bisogno. Per raggiungere l’obiettivo di pareggio, lo stato ha ridotto di 3,8 miliardi di euro i trasferimenti alle regioni - a cui la riforma federalista ha delegato l’attuazione dei programmi per l’infanzia - e i tagli dovrebbero raggiungere il 25% nel 2014.

dErIVaZIoNI Credito: s.m. ‘il credere’, ‘l’essere creduto’. Dal lat. credere. debito: dal lat. debitum, (part. pass., poi agg. di debere) ‘che è dovuto’. #dEBITI Gianluca Barbera Cosa dire di un padre che lascia in eredità ai figli una sfilza di conti da pagare ovunque? Questo è precisamente ciò che hanno fatto le generazioni più anziane, lasciando in eredità alle nuove generazioni un debito pubblico che sfiora i duemila miliardi di euro (pari al 123% del Pil) e che è la principale causa del pantano finanziario nel quale siamo precipitati. Nicola Vivo a Milano e sono un lavoratore a tempo indeterminato. Ho una moglie e un figlio, ma facciamo sempre più fatica ad arrivare alla fine del mese. Ci siamo indebitati per la casa e per alcuni altri acquisti. Ho paura di finire in mano a persone prive di scrupoli. A chi potrei rivolgermi? Antonio Ciao ho 41 anni, sono sposato e ho due bambini. Sono stato licenziato, sono pieno di debiti e non so più cosa fare. Chiedo se qualcuno mi potrebbe aiutare fino a che non risolvo i miei problemi.

33


PRIMO://flash forward Bolzano/ Bozen

IL PAESE “A CARICO” Friuli-Venezia Giulia

Trento Lombardia Valle d'Aosta/ Vallée d'Aoste

Veneto

Previsioni: indice di dipendenza strutturale 2011-2030.Variazioni indici di dipendenza giovanile e senile. fonte: elaborazione su dati Istat La situazione di squilibrio generazionale che caratterizza già oggi l’Italia - solo 4 regioni del Sud registravano valori sotto la soglia del 50% nel 2011 - è destinato ad approfondirsi nei prossimi vent’anni per l’aumento del carico degli anziani. L’indice di dipendenza giovanile subirà un calo dello 0,8%, quello senile è destinato a crescere mediamente di 11 punti, con valori sopra la media in tutte le regioni del Mezzogiorno.

Piemonte 21.5

Emilia-Romagna

-0.3

17.7

-2

17

Toscana

Liguria

-2.1

16.3

Marche

-1.3

15.4

-2.8

15

Abruzzo

-0.9

13.7

Umbria

-0.4

13.6

Molise

-1.5

12.1

Lazio

-0.6

11.7

-0.1

11.3

Puglia

-1.7

11.1

Campania

-0.9

11

Sardegna

-0.3

10.7

0

10.4

Calabria Basilicata

-0.1

9.8

-0.7

9

Sicilia

-0.2

8

-0.6

34

25

20

15

10

-0.3 5

Puglia Calabria Campania Molise Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste Sicilia Abruzzo Trento Bolzano/Bozen Veneto Friuli-Venezia Giulia Piemonte Lombardia Lazio

Toscana Marche Emilia-Romagna

0.4

6.8 30

Basilicata

Liguria

0.8

8.2

7

Sardegna

0

-5 -10

Umbria


PRIMO://flash forward

I

l futuro dei bambini è stretto in una morsa: da una parte il peso del debito, dall’altra il rapido invecchiamento della popolazione. Prendiamo un bambino nato nel 2012: quando nel 2030 si affaccerà alla vita adulta gli over 65 saranno passati da 13 a più di 16 milioni e 100 persone in età da lavoro dovranno farsi carico di altre 63 inattive, per oltre due terzi anziane. Dieci anni dopo, comincerà ad assistere all’invecchiamento dei babyboomers, un’ondata di piena che chiuderà la “finestra demografica” (una massa consistente di popolazione in età attiva) delle generazioni nate tra il 1960 e il 1975, portando l’indice di dipendenza degli anziani intorno al 60% a partire dal 2050, e la fascia di popolazione 83-85 anni a eguagliare quella 0-2 anni. È difficile prevedere tutte le implicazioni di questo vero e proprio smottamento intergenerazionale sulla vita dei bambini e delle loro famiglie. Da una parte, l’uscita di scena di un numero elevato di persone dal mercato del lavoro senza un adeguato ricambio, dovrebbe mettere fine alla disoccupazione giovanile. Dall’altra, con l’aumento dell’età media crescerà la spesa per le pensioni e la domanda di cure e di prestazioni sanitarie per lunghi periodi. L’eccessivo carico della popolazione anziana dipendente potrebbe finire per drenare le ultime risorse dalla rete di protezione e servizi per l’infanzia, con un ulteriore effetto depressivo sulla natalità. Quel che è certo è che fra 18 anni i bambini saranno più preziosi del petrolio in via di esaurimento. Visti i bassi tassi di ricambio, la loro crescita sarà finalmente percepita come una priorità nazionale. Gli asili dovranno essere perfettamente attivi per permettere a entrambi i genitori di lavorare. Le scuole e gli istituti di formazione dovranno funzionare come orologi svizzeri, i rari casi di defezione meriteranno le prime pagine di giornale. Quanto agli anziani, aiuteranno i bambini ad attraversare la strada e faranno volontariato negli asili. Perché tutto ciò non sia solo fantascienza, bisognerà stringere al più presto un patto tra le generazioni e riformare alla radice il sistema del welfare: imparando dalle tante esperienze locali di innovazione, valorizzando le dimensioni territoriali, coinvolgendo tutti gli attori (istituzioni, cittadini, reti familiari, terzo settore, mondo produttivo) in un nuovo modello allargato di intervento sociale, inclusivo e complementare.

dErIVaZIoNI Giovane: lat. iuvenis, stessa radice di iuvare, ‘aiutare’, ‘giovare’. ‘Colui che aiuta’. dipendenza: dal lat. de-pendere, letteralmente ‘pendere in giù’. GlossarIo dipendenza strutturale (indice di): rapporto tra la popolazione in età non attiva (0-14 anni e 65 anni e più) e popolazione in età attiva (15-64 anni), moltiplicato per 100. Esprime il carico sociale ed economico teorico della popolazione in età lavorativa, fornendo la misura della sostenibilità della struttura di una popolazione. dipendenza senile (indice di): rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e la popolazione in età attiva (15-64 anni). dipendenza giovanile (indice di): rapporto tra popolazione con meno di 15 anni (0-14 anni) e popolazione in età attiva (15-64 anni). foNTI Cittalia - anci, Ripensare allo sviluppo del welfare locale. Dal quadro attuale alle priorità di intervento future. Giugno 2012.

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PRIMO://flash forward Temperature

PREVISIONI DEL TEMPO

2050 Baseline

Previsioni: cambiamento delle temperature annuali 1990-2050. scenari a confronto: trend attuale versus contenimento sotto i 450 ppm. anno: 2012. fonte: oCsE Queste mappe non sono state realizzate né da uno scrittore di fantascienza né da una faziosa associazione ambientalista, ma dall’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. La prima (in alto) mostra il probabile innalzamento delle temperature globali nel 2050, ai trend attuali di crescita delle emissioni di gas di serra: la concentrazione di gas potrebbe raggiungere il livello di 685 ppm (parti per milione) e ampie aree del mondo subirebbero un surriscaldamento superiore ai 2,5 gradi centigradi (indicato dalla colorazione arancio in su) dalle conseguenze probabilmente devastanti. La seconda (in basso) mostra i possibili effetti benefici di una stabilizzazione della concentrazione di gas serra sotto le 450 ppm, uno scenario che ha il 50% di probabilità di contenere l’innalzamento della temperatura sotto i 2 gradi.

2050 scenario 450 ppm

degree C (change relative to 1990) < 0.5 0.5 - 1 1.0 - 1.5 1.5 - 2 2.0 - 2.5 2.5 - 3 3.0- 3.5 > 3.5

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PRIMO://flash forward

CrEsCErE aI lIMITI (dEllo sVIlUPPo)

d

a almeno quarant’anni l’idea di futuro deve fare i conti con la consapevolezza dei limiti dello sviluppo. Nel 1972 tre ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (Mit) mettevano per la prima volta in discussione su basi scientifiche il concetto di crescita illimitata della popolazione e della produzione in un mondo finito, dalle risorse limitate e non rinnovabili, con una capacità ridotta di assorbire l’inquinamento. Con l’ausilio di modellizzazioni matematiche, sostenevano che - se non si fosse cambiato alla radice il modello di sviluppo - l’umanità sarebbe giunta al crollo del tenore di vita in un arco di tempo abbastanza breve, a causa della progressiva diminuzione delle rese agricole, dell’aumento del prezzo delle materie prime o dell’inquinamento. 40 anni dopo, le previsioni più cupe si sono rilevate inattendibili, ma la tesi di fondo è rimasta drammaticamente attuale. Sfruttamento intensivo delle risorse e inquinamento hanno già in parte ipotecato il futuro delle nuove generazioni. Il ragazzo del 2012 ha davanti a sé un mondo complicato e instabile, segnato da perdita di habitat e specie, riduzione dei terreni coltivabili, abbassamento e contaminazione delle falde idriche, sovrappopolazione, diseguaglianze crescenti. Assisterà alla fine dell’era del petrolio (c’è chi dice nei prossimi 50-70 anni) e sarà testimone diretto degli effetti a medio termine del surriscaldamento globale del pianeta, determinato in gran parte dalle attività umane (inquinamento, deforestazione). Secondo un recente studio dell’OCSE, se le emissioni inquinanti cresceranno ai ritmi attuali, la concentrazione atmosferica dei gas di serra potrebbe raggiungere 685 parti per milione entro il 2050 con un conseguente innalzamento della temperatura tra i 3 e i 6 gradi centigradi entro la fine del secolo e il rischio di cambiamenti irreversibili: scioglimento dei ghiacci, innalzamento del livello del mare, eccetera. Le vittime principali dei cambiamenti climatici saranno proprio i bambini: una ricerca di Save the Children stima che gli eventi atmosferici estremi potrebbero triplicare entro il 2030, alimentando le principali cause di mortalità infantile (polmoniti, diarree, malaria e malnutrizione) e mettendo a repentaglio la vita di centinaia di migliaia di bambini nei paesi più poveri.

dErIVaZIoNI Crescere: lat. crescere (stessa radice di creare), diventare più grande, adulto. limite: lat. limes, ‘confine’. #lIMITE S. Udall, 1980 Abbiamo bisogno di qualcosa che è andato perduto nella frenesia di rifare il mondo: il senso del limite, la consapevolezza dell’importanza delle risorse della terra. T. Lovejoy, 1988 È solo in quest’ultimo anno che credo di aver capito fino in fondo con quanta rapidità si stia avvicinando il pericolo. Avvertimento di 1.600 scienziati, 1992 Molti dei nostri comportamenti, se non poniamo loro argine, mettono a serio rischio il futuro che desideriamo, e possono alterare il mondo in modo da renderlo incapace di sostenere la vita così come la conosciamo. foNTI oCsE, Environmental Outlook to 2050: the Consequences of Inaction, 2012. d. e d. Meadows e J.randers, I nuovi limiti dello sviluppo, 2006. save the Children, Riscaldamento globale e sopravvivenza infantile, 2009. lINk www.oecd.org/environment/climatechange

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PRIMO://flash forward

G

li scenari sono da brivido (caldo) e purtroppo assai verosimili secondo la comunità scientifica. Rispetto a 40 anni fa, gli effetti della crisi ambientale sono percepiti a livello globale e parlano il linguaggio di bollettini metereologici: annate sempre più calde, uragani ed eventi atmosferici sempre più estremi, coralli che sbiancano. Nel corso degli ultimi decenni la consapevolezza ambientale è cresciuta, sono state introdotte nuove tecnologie capaci di ridurre l’impatto inquinante, create nuove istituzioni di controllo, sottoscritti accordi internazionali. Nelle regioni del mondo dove sono aumentate produzione e ricchezza, la popolazione ha cominciato a calare, a modificare consumi e stili di vita, a investire nell’educazione ambientale. Nel 1987 la Commissione mondiale per l’ambiente ha inaugurato il concetto di crescita sostenibile facendo per la prima volta appello al principio dell’equilibrio intergenerazionale: “una società sostenibile è una società che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri”. Il tema complesso dei diritti delle generazioni future è ormai da anni al centro di trattati economici, filosofici, sociologici. E tuttavia la sensazione diffusa è che si stia facendo troppo poco per preservarli. Gli accordi internazionali non sono vincolanti e si riducono spesso a vuote dichiarazioni di intenti. Gli allarmi per la crisi del sistema economico mondiale, per la fine della crescita, continuano a fare riferimento esclusivamente al PIL, come se fosse l’unica misura possibile del benessere, mentre alla crescita reale di milioni di bambini, in termini di istruzione e servizi, si continua a prestare un’attenzione distratta e di comodo. Come tanti altri paesi europei, dall’inizio degli anni Novanta l’Italia ha registrato un importante calo della natalità, ma nello stesso periodo cementificazione e consumo del suolo hanno continuato a crescere ai livelli del boom economico. Il declino demografico desta preoccupazioni comprensibili per l’immediato futuro, ma di per sé non è un male assoluto: può rappresentare una sfida per ripensare davvero il modello di sviluppo e la ‘crescita’ ad altezza di bambino. Prima che suoni l’ultima campanella.

dErIVaZIoNI Generazione: dal lat. genus, der. da gignere, ‘generare’ (come genere, generatore, generico). Precario: lat. precarius, da prex, ‘preghiera’: ‘ottenuto per preghiera’. #lIMITE U. Thant, 1987 L’uomo ha la possibilità di far sì che lo sviluppo sia sostenibile, in modo che soddisfi i bisogni dell’oggi senza impedire alle future generazioni di soddisfare i loro bisogni del domani. Hans Jonas, 1979 Già nella morale tradizionale c’è un caso di un’elementare non reciproca responsabilità e obbligazione, che viene riconosciuta e praticata spontaneamente: quella nei confronti dei figli... Questo è l’unico esempio, offerto dalla natura, di un comportamento del tutto altruistico. foNTI hans Jonas, Il principio responsabilità. Un’etica per una civiltà tecnologica, 1979.

Poeta, artista di strada, graffitaro, Ivan Tresoldi è autore tra le altre cose di “scaglie” poetiche, brevi componimenti dipinti su muri e parapetti della città. Nel 2004, a soli 23 anni, ha coniato e effigiato in diverse città italiane la frase “Il futuro non è più quello di una volta”, sentenza attribuita di volta in volta a Paul Valery, Mark Strand o allo scrittore di fantascienza Artur Clark. Ivan ne rivendica così la paternità: “Non esiste proprietà di parola, per me il sapere si accresce solo se condiviso. Credo che il valore di una frase sia di chi la porta, non di chi l’ha scritta o la possiede”. http://www.i-v-a-n.net 38


PRIMO://flash forward

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“ LA COSA MIGLIORE DEL #FUTURO È CHE ARRIVA UN GIORNO ALLA VOLTA” (Abramo Lincoln)

Irina ,erning - Back to the future Flor 1975 2010 Buenos Aires


SECONDO://LINK

DISCONNESSI

Bambini e ragazzi che non sono mai andati al cinema, non hanno letto un libro, navigato su internet, usato il computer, praticato sport e attività fisica nei 12 mesi precedenti. Anno: 2011. Fonte: elaborazione su dati Istat Trento Bolzano/ Bozen

Lombardia

Una buona percentuale di minori italiani è tagliata fuori da alcune importanti attività ricreative e culturali: il 19,8% non è mai andato al cinema nel corso dell’anno, il 26,2% non ha praticato sport, il 33,3% non ha usato internet, il 35,6% il pc. Il 39,5%, infine, non ha letto un libro. L’evoluzione dei diagrammi a barre del grafico per ciascuna attività mostra il tasso di disconnessione regionale, mentre la mappa mostra il risultato della proiezione dei 5 valori in un unico cartogramma.

Friuli-Venezia Giulia

Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste

13.4

Nord-Est 30.9

22 8.2

16

Centro

Isole 39.1

20.2

21.9

14.7

16.1

17.6

13.7

23.7

14.8

19.7

10.7

14.2

21.1

25.7

35.8

26

32.6

29.6

32.4

30.6

26.7

41.7

35

41.4

26.9

21.2

Mai PC

26.3

27.8

31

32.1

39.1

29.6

29.4

27.5

34.8

45.1 30.8

23.5

30.6

31.7

31.6

37.9 22.7

28.7

32.4

30.6

31.2

28.4

27.4

30.4

40.4

43.7

65.2

49

41.7

32.9

39.2

40.5

35.3

22.7

33.2

38.8

42.3

38.5

Basilicata

13.9

24

12.9

18.4

9.2

4.8

16

40%

40%

10.2

21.7

23.1

21.6

28.8

24.1

16.3

60%

48.2 34.2

25

31.2

34.8

26.1

40% 20%

Sicilia

Sardegna

Puglia

Basilicata

Molise

Abruzzo

Umbria

Marche

Toscana

Emilia-Romagna

Veneto

Friuli-Venezia Giulia

Trento

0%

Grado di disconessione Poco

Sicilia

Molto

42

40%

20%

Sardegna

Calabria

60%

20%

41.7

35.9

40.4

Bolzano/Bozen

Campania

43.1

61.2

0%

Liguria

Molise

26.8

Lombardia

Puglia

32.4

Valle d’A osta Vallée d’A oste

Mai Sport

Lazio

46.1

52.4

0%

Piemonte

Umbria

20%

0%

32.9

32

Abruzzo

40%

20%

Piemonte Toscana

25.2

14.9

Campania

Marche

32.3

Lazio

Mai Libri Mai Internet

Emilia-Romagna

34.2

0%

65.3

Veneto

Liguria

Sud

Calabria

Mai CInema

Nord-Ovest

Nel 2011, 314000 bambini e ragazzi (il 4.6% del totale della fascia d’età) nei 12 mesi precedenti non hanno fatto nessuna di queste 5 attività. Nel 2005 erano 408000 (il 6%).


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BYTE GENERATION: CONNESSI E DISCONNESSI

L

a prospettiva zenitale adottata in questo Atlante non coglie le mille sfumature dei minori italiani, un universo ricchissimo fatto di 10 milioni e 200 mila nomi, circostanze geografiche, sociali e culturali, situazioni, diverse tra loro. I dati di cui disponiamo, d’altra parte, sono tarati spesso su una scala troppo ampia per permetterci di osservare dall’alto i dettagli, all’interno delle città e dei quartieri. Ci aiuta invece ad illuminare secondo una prospettiva sistemica e territoriale - alcuni tratti generali della vita quotidiana dei bambini e dei ragazzi e a mettere a fuoco le principali aree del rischio. Le fotografie scattate dall’Istat nel 2011 sull’infanzia in Italia confermano che i bambini e i ragazzi italiani, quando hanno mezzi e possibilità, sono vitali, curiosi, pieni di interessi, alla faccia dei tanti cliché che rischiamo di appiccicargli addosso. L’80% di loro tra i 6 e i 17 anni è andato al cinema nei 12 mesi precedenti, il 57% ha letto almeno un libro, il 42% ha frequentato musei e mostre, il 31,6% ha visto uno spettacolo. Malgrado un leggero calo osservato negli ultimi anni, anche sport e attività fisica si mantengono ai primi posti delle loro preferenze: il 46,3% lo pratica in maniera continuativa, il 9,2% in modo saltuario, il 16,9% svolge se non altro qualche attività fisica. E tuttavia, se si osserva il tasso di minori “disconnessi” rispetto alle cinque principali dimensioni indagate - bambini e ragazzi che non hanno mai praticato sport, non sono mai andati al cinema, non hanno letto un libro, non usano né pc né internet - si rimane colpiti dalle costanti geografiche e dal peso determinante esercitato dai territori sulla vita quotidiana dei più piccoli: i minori campani detengono il record negativo in 3 attività su 5 (mai libri, mai pc, mai internet), quelli siciliani occupano il secondo posto in 4 dimensioni su 5 (mai libri, mai pc, mai internet, mai cinema), i calabresi una volta il primo posto (mai cinema) e 2 volte il terzo posto, i pugliesi 1 volta il primo posto (mai sport), 1 volta il terzo e 2 volte il quarto. Per una molteplicità di fattori diversi, nascere e crescere in queste regioni significa avere meno possibilità di accesso alle principali attività ricreative e formative dell’infanzia. Incrociando i dati, l’Istat ha stimato inoltre in ben 314 mila il numero dei giovani “disconnessi seriali” da tutte e 5 le attività monitorate. Una quota altissima di “murati vivi” - pari a circa il 4,6% della popolazione 6-17 anni - e tuttavia leggermente in calo rispetto a 3 anni fa, probabilmente in seguito all’aumento dei minori connessi al pc e a internet.

DERIVAZIONI Connettere: dal latino, comp. di cum- e nectere, ‘intrecciare’. #LEGGERE Claudio Io non amo per niente leggere, leggo soltanto fumetti ma sono una persona abbastanza dotta. Ciò mi qualifica come uno stupido? Superwendy A me piace leggere, ma fino a due anni fa odiavo qualsiasi cosa avesse delle pagine. Dopo essere stata costretta da mia mamma, adesso mi piace. Basta trovare il libro che rappresenti un po’ quello che sei. FONTI Istat, Infanzia e vita quotidiana 2011: I dati su “Infanzia e vita quotidiana” sono rilevati nell’ambito dell’indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana” attraverso un modulo specifico sull’infanzia sulla base di una convenzione tra l’Istituto nazionale di statistica e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. L’indagine è stata condotta su un campione di 20 mila famiglie per un totale di circa 48 mila individui. Le famiglie con minori intervistate sono state 5.066, per un totale di 7.880 bambini e ragazzi di 0-17 anni. La rilevazione è stata condotta nel mese di marzo 2011 ed è stata realizzata con la tecnica di intervista “faccia a faccia”.

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30.6 7.6 Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste

34.6 6.8 Bolzano/ Bozen

39.1 10.7

44.7 8.2 Lombardia

47.2 7.4 Friuli-Venezia Giulia

Trento

IPERCONNESSI

Ragazzi tra gli 11 e i 17 anni che usano il pc e internet tutti i giorni e variazione 2005-2011. Anno: 2011. Fonte: elaborazione su dati Istat

32.4 5.4 Veneto 41.9 7.6 Piemonte

43 14.8 Emilia-Romagna

2005 - Internet: tutti giorni: 8.6%, mai: 47.5%

40.2 40.5 42.6

Abruzzo

56.9 8.9 Umbria

43.7

Molise

45.4

35.1 5.2 Sicilia

Tutti i giorni in Internet (%)

Liguria

49.9

2005

2005

53.9 61.6 60%

6.6

Campania

11.2

Basilicata

10.7

Trento Calabria Lazio

7.6

Piemonte

8.9

Sardegna Emilia-Romagna Abruzzo

12.4

52.1

52.6

2011

Lombardia

14.8

50.3

52.5

2011

8.2

9.9

49.6

Tutti i giorni con il PC (%)

Valle d ’’Aosta/Vallée d ’’Aoste

11.1

49.5

38.3 11.2 Basilicata

Sicilia

8.2

48.3

34.5 11.4 Puglia

5.2

Puglia

45.8

33.6 6.6 Campania

38 8.2 Calabria

Veneto

11.4

43.3

M 46.6 8.9 Sardegna

5.4

7.6

42.7

48.2 10.4

42.8 9.9 Lazio

Bolzano/Bozen

40

2005 - PC: tutti giorni: 24.8%, mai: 23.5%

53.9 12.4

6.8

38

Marche

45.5 8.4 Toscana

Media 2011 - Internet: tutti giorni: 40.3%, mai: 15.4%

33.3

Media 2011 - PC: tutti giorni: 45.1%, mai: 13.4%

57.4 10.5

32 11.1 Liguria

44

Continua a crescere velocemente la percentuale dei ragazzi tra gli 11e i 17 anni connessi tutti i santi giorni: il fenomeno interessa ormai 4,5 ragazzi su 10 per quanto riguarda il pc, e 4 utenti quotidiani di internet ogni 10 della stessa età. Nel primo caso (pc) si collocano sotto la media Puglia, Valle D’Aosta, Sicilia e Veneto, nel secondo (internet), Valle D’Aosta, Liguria, Veneto, Campania e tutte le regioni del Sud ad eccezione di Molise, Abruzzo e Sardegna.

40%

7.4

Friuli-Venezia Giulia

8.4

Toscana

8.9

Umbria

10.4

Molise

10.5

Marche

20%

0%


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O

ltre ad alcuni fermi immagine sul presente, l’indagine sulla vita quotidiana dei bambini permette di indagare il futuro anteriore dei minori italiani, il loro senso di marcia. Analizzando le serie storiche è possibile ad esempio osservare quale effetto dirompente abbia avuto la rivoluzione tecnologica che si è andata compiendo in questi ultimi 10 anni. Dal 2000 l’uso del cellulare è cresciuto di un terzo nella fascia d’età 11-17 anni ed addirittura raddoppiato in quella 11-13. Una trasformazione analoga ha interessato il ricorso al pc e a internet, lievitato quest’ultimo del 30% nella fascia 11-17 anni, solo negli ultimi 6 anni. Oggi più di 8 ragazzi su 10 sono connessi al web, in media 1 su 4 naviga tutti i giorni, 1 su 2 se si guarda soltanto agli adolescenti 14-17 anni. Che di vero e proprio cambio d’epoca si tratti, è testimoniato dal fatto che sta avvenendo in maniera abbastanza omogenea su tutto il territorio nazionale - i divari digitali si vanno progressivamente colmando - e ha già abbattuto i residui steccati tra i sessi: a differenza delle classi d’età successive, le adolescenti sopra i 14 anni usano maggiormente il computer rispetto ai loro coetanei maschi. Nello stesso arco di tempo, altre attività hanno conosciuto incrementi più limitati (la lettura è cresciuta del 5,3%), quasi sempre segnati da differenze di genere, geograficamente localizzati. La rivoluzione digitale costituisce una straordinaria opportunità di crescita per i minori italiani: le nuove disponibilità tecnologiche costituiscono una finestra per accedere a contenuti formativi e informativi altrimenti inaccessibili in vaste aree del paese, e a differenza di quanto si pensa abitualmente, i ragazzi multimediali (che usano abitualmente televisione, radio e pc) leggono il doppio dei libri e praticano più sport rispetto ai coetanei che si limitano a guardare la televisione. La rapidità del fenomeno desta tuttavia legittime preoccupazioni. Le possibilità di accesso a contenuti inappropriati sono quasi le stesse di quelle formative, almeno fino a quando non verranno diffusi nuovi strumenti pensati appositamente per i più giovani. C’è, com’è noto, una grande differenza tra alfabetizzazione informatica e digital litteracy, che è capacità di ricerca, selezione, valutazione, uso critico dell’informazione, e da più parti si fanno notare i rischi di pratiche informatiche non consapevoli. Secondo le ultime indagini di EU Kids Online, la byte generation tricolore mostra un livello di competenze digitali inferiore alla media europea.

DERIVAZIONI Internet: contr. della loc. ingl. interconnected networks, “reti interconnesse”. #NATIVIDIGITALI Eraldo Affinati I cosiddetti nativi digitali hanno meccanismi percettivi assai diversi da quelli dei loro coetanei di 20 anni fa. Rapidi nelle connessioni logiche, associativi più che deduttivi, cresciuti coi giochi elettronici interattivi... Non è vero che non leggano, ma lo fanno in maniera rapsodica e frammentaria. FONTI EU Kids Online, Towards a better internet for children, 2012: finanziato dal Safer Internet Programme della Commissione Europea, Eu Kids Online ha l’obiettivo di fornire una base di dati empirici alle istituzioni che promuovono la sicurezza online. Negli ultimi anni, ha realizzato indagini intervistando oltre 23 mila ragazzi di età compresa tra i 9 e i 16 anni e altrettanti genitori (uno per ragazzo) scelti a partire da un campionamento casuale stratificato. L’indagine ha esplorato la fenomenologia dei rischi online concentrandosi sulla pornografia, sul bullismo, sulla ricezione di messaggi a sfondo sessuale. LINK www.eukidsonline.net

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Trento 52.4 - 23.4 Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste 81.8 - 36.9

BAMBINI AL TELEFONO

Bolzano/ Bozen 58.4 - 26.1

Bambini tra i 6 e i 10 anni che usano il cellulare. Anno: 2011. Fonte: elaborazione su dati Istat

Friuli-Venezia Giulia 47.9 - 48.7

Lombardia 68.6 - 30.4

Veneto 53 - 31.3

L’uso del cellulare si va sempre più diffondendo anche tra i più piccoli. Nel 2011 lo utilizzavano 3 bambini su 10 nella fascia di età tra i 6 e 10 anni (nel 2005 il 20%) e di questi, 2 su 3 ne avevano uno di proprietà. Le differenze a livello territoriale sono notevoli: in tutto il Sud (ad eccezione della Sardegna) si supera abbondantemente la media nazionale, in Basilicata, Molise e Liguria la percentuale arriva al 50%.

Piemonte 53.1 - 19.9

19.6

Emilia-Romagna 64.5 - 37.2

Lombardia

23.7

Veneto

23.8

Piemonte

24.3

Trento

24.5

Bolzano/Bozen

25.4

Emilia -Romagna

25.9

Sardegna

Toscana 46.6 - 36.6 Abruzzo 45.5 - 29.6 Umbria 44.1 - 34.4

Media: 31.4% Uso per sms: 52.2% Uso per foto: 28.6%

Molise 58.9 - 27.3 Lazio 45.6 - 45.7 Puglia 57.9 - 26.3 Sardegna

Sicilia 48.6 - 19.9

19.6%

Basilicata 53.2 - 25.1

31.4

Toscana

31.8

Umbria

34.8% - 43.7%

Per inviare sms

43.8% - 58.7%

Per inviare fotografie

Valle d ’’Aosta/Vallée d ’’Aoste Abruzzo

37.7

Campania

38.6

Calabria

40.6

47.7

Usano il cellulare

Lazio

36.9

43.7

19.7% - 25.9% 26.0% - 34.7%

Marche

34.7

62.2 - 32.1

Usano il cellulare

30.1

33.2

Campania 36.5 - 18.1

Calabria 58.1 - 35.1

46

22.5

Marche 34.8 - 17.8

Liguria 66.8 - 27.4

Friuli-Venezia Giulia

51.8 58.7 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0%

Sicilia Puglia Liguria Molise Basilicata


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SOCIAL NETWORK

Bambini tra i 9 e i 12 anni e ragazzi tra i 13 e i 16 anni attivi su internet e che hanno un profilo su un social network. Anno: 2012. Fonte: EU Kids Online

84 46 FINLANDIA 81 50 SVEZIA 86 39

BELGIO

92 41 NORVEGIA 85 55

88 43

ESTONIA REGNO UNITO

89 58 DANIMARCA

82 35

85 65 LITUANIA

87 70

IRLANDA

Il 74% degli adolescenti italiani tra i 13 e i 16 anni e il 34% dei ragazzini nella fascia 9-12 hanno un profilo su un social network, un dato in costante crescita che si va allineando alla media UE. Più di 4 ragazzi europei su 10 intervistati nel corso dell’indagine sostengono che il loro profilo è privato, mentre 1 ragazzo su 4 asserisce di averlo reso pubblico e visibile a tutti. Un terzo dei fruitori dichiara di non saper modificare le impostazioni di privacy del profilo.

81 58 POLONIA

OLANDA

72 27

90 52 REP. CECA 79 51 UNGHERIA

GERMANIA 82 78 25 38 FRANCIA PORTOGALLO

63 29 ROMANIA

Vanno sui social network anni 9-12 anni 13-16 Vanno su social network (anni 13-16)

79 41

81 28

25% - 29% 61 37 TURCHIA

AUSTRIA 91 53

SPAGNA 74 34

SLOVENIA ITALIA

70 33 GRECIA

68 36 BULGARIA

33% - 39% 41% - 46%

86 56

50% - 58% CIPRO

65% - 70%

47


SECONDO://LINK

Ragazzi con competenze digitali

COMPETENZE DIGITALI

EU27: 4.2 Italia: 3.3

5.3 - 5.8

Alfabetizzazione digitale e abilità in merito all’uso sicuro di internet da parte dei ragazzi (11-16 anni). Anno: 2011. Fonte: EU kids Online

FINLANDIA

EU Kids Online ha misurato il livello di competenze digitali di un campione europeo di ragazzi dagli 11 ai 16 anni: delle 8 “skills” su cui sono stati interpellati (aggiungere un sito ai preferiti, governare le impostazioni della privacy, riconoscere l’autorevolezza delle fonti, ecc.), i ragazzi europei hanno dimostrato in media di padroneggiarne 4, quelli italiani appena 3, come romeni e ungheresi. Tra le competenze meno diffuse, la capacità di controllare le fonti, bloccare lo spam, cancellare la cronologia, cambiare i filtri parentali.

4.8 - 5.1 4.4 - 4.7 SVEZIA

3.7 - 4.2 2.6 - 3.4 BELGIO

NORVEGIA

ESTONIA REGNO UNITO

IRLANDA

DANIMARCA

2.6

LITUANIA

Italia

3.4

Ungheria

3.4

Romania

3.7

Grecia

3.8

Cipro

OLANDA POLONIA

REP. CECA

Turchia

3.3

4

Germania

4.4

Belgio

GERMANIA UNGHERIA

4.5

Spagna

4.5

Polonia

4.6

Danimarca

4.7

Austria

FRANCIA ROMANIA

4.7

Bulgaria

4.7

Francia

4.7

Regno Unito

4.8

Lituania

4.9

Portogallo

AUSTRIA SPAGNA

SLOVENIA ITALIA

GRECIA

5

Repubblica Ceca

5

Norvegia

5

Svezia

5.1

TURCHIA

PORTOGALLO BULGARIA

CIPRO

Estonia

5.3

Olanda

5.4

Slovenia

5.8

Finlandia 5.0

48

Irlanda

4.2

0.0


SECONDO://LINK

TURBAMENTI ONLINE

Esperienze online che hanno turbato i ragazzi, secondo il bambino. Anno: 2011. Fonte: EU Kids Online

14 51 FINLANDIA

Chiamati a rispondere alla domanda impersonale, “pensi che ci siano cose su internet che possono turbare altri bambini...”, i ragazzi rispondono positivamente in misura 5 volte maggiore di quando sono interpellati in prima persona. Pur avendo un’immagine molto positiva del web, oltre la metà dei ragazzi europei (55%), in maggioranza di sesso femminile e adolescenti, non guarda internet come un porto tranquillo, senza problemi.

23 88 SVEZIA 10 43

23 89 BELGIO

NORVEGIA 25 60

13 48

ESTONIA 28 94 DANIMARCA

REGNO UNITO 11 67

18 57 LITUANIA

19 75 OLANDA

IRLANDA

12 48

17 69

POLONIA

REP. CECA

8 48

12 53

GERMANIA

UNGHERIA 9 54

21 70

FRANCIA

Turbato da contenuti Internet

ROMANIA

Io Conoscenti Sono stato turbato da contenuti Internet 11 43 14 7 92 61 SPAGNA PORTOGALLO

6% - 8% AUSTRIA 14 40

6 51

SLOVENIA ITALIA

11 67 GRECIA

10 41 BULGARIA

11 42 TURCHIA

9% - 11% 12% - 14% 17% - 21%

9 63 CIPRO

23% - 28%

49


SECONDO://LINK

Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste 33.6 - 56.4

Lombardia 34.3 - 57.4

Trento 33.9 - 46.5

Bolzano/ Bozen 31.8 - 61.2

Friuli-Venezia Giulia 37.2 - 50.3

7 GIORNI SU 7

Bambini tra i 3 e i 10 anni che giocano tutti i giorni con il padre e con la madre. Anno: 2011. Fonte: elaborazione su dati Istat

Veneto 39.5 - 50 Piemonte 34.2 - 55.4 Emilia-Romagna 46.1 - 53.4

In alcune regioni i padri danno prova di esistere. In Umbria, ad esempio, più di 1 papà su 2 gioca tutti giorni con i figli, un dato più alto di quello fatto registrare dalle madri trentine, venete, friulane o emiliane. La regione in cui l’equa suddivisione dei ruoli non è un miraggio è proprio l’Emilia Romagna, dove lo scarto tra la presenza ludica dei padri e delle madri è di appena 7 punti percentuali, un’inezia rispetto ai 30 punti di Abruzzo, Sicilia e Alto Adige. La quota maggiore di bambini che giocano tutti i giorni con la mamma si ha invece nel Centro-Sud.

Marche 37.5 - 58.1

Liguria 38.5 - 56.9

Media Italia Giocano tutti i giorni con la madre: 57.3% Maschi: 55.7% Femmine: 59.0%

Toscana 47 - 70.9 Abruzzo 34.8 - 65.7 Umbria 54.4 - 68.8

Molise 33.8 - 62.3 Lazio 36.6 - 57.8

Giocano tutti i giorni con il padre: 35.1% Maschi: 34.4% Femmine: 35.7%

Puglia 28 - 53.8 Sardegna 36 - 70.7 Differenza tra chi gioca tutti i giorni con la madre e chi con il padre 30.9% - 34.7%

Campania 28.4 - 57

Calabria 36.1 - 60.7 Sicilia 24.4 - 55.4

Basilicata 31 - 53.2

Banbini che giocano tutti i giorni (%) con padre (totale) con madre (totale)

28.5% - 29.4% 22.8% - 25.8% 18.4% - 22.2% 7.3% - 14.4%

50


SECONDO://LINK

MEGABYTE: GENITORI CONSAPEVOLI (E NO)

C

ambiano i bambini, cambia il contesto nel quale sono chiamati a muovere i primi passi. Negli ultimi 10 anni è proseguito il processo di snellimento e frammentazione che da quasi mezzo secolo caratterizza la famiglia italiana. Per effetto del boom di separazioni e divorzi, i minori che vivono con un solo genitore sono raddoppiati (grafico 1), con incrementi più sensibili al Centro e al Sud. Nello stesso arco di tempo, sono diminuite leggermente le famiglie con 2 o più figli (-1,9%) e cresciute nella stessa misura quelle con il figlio unico (grafico 2). Anche il quadro occupazionale dei genitori è mutato: la percentuale dei minori che vive con il padre occupato e la madre casalinga è crollata dal 40,5% al 28,7% (-11,8%), lasciando il primo posto alle famiglie con entrambi i genitori occupati, malgrado anch’esse siano calate di 2 punti negli ultimi 3 anni, probabilmente a causa della crisi, tornando quasi ai livelli del 1998. Sono cambiati infine i genitori, le loro abitudini, ad esempio il tempo e l’attenzione che dedicano ai propri bambini tra i 6 e i 10 anni. Rispetto al 1998 è raddoppiata la disponibilità al gioco dei padri con i figli nei giorni feriali (+23,7%) e, in misura leggermente superiore, quella delle madri (+25,4). Un incremento analogo, con un’ulteriore differenza a favore delle madri, si registra nelle attività svolte con i figli nei giorni festivi: i bambini che giocano con la madre sabato e domenica sono passati dal 40,5% al 64,6% (+24,2%), quelli che giocano con il padre dal 39,9% al 60,6% (+20,7). Negli ultimi 6 anni la presenza quotidiana delle madri e dei padri accanto ai figli è rimasta di fatto stabile, e la distanza di genere rimane ancora molto alta: il 57,3% delle madri gioca tutti i giorni con i figli, contro il 35,1% dei padri, pur con sensibili differenze territoriali. La quota di bambini che gioca tutti i giorni con il padre supera il 40% nel Nord-est e nel Centro, ma scende al 27,2% nelle Isole. Malgrado il rinnovato impegno dei genitori, è cresciuto di oltre un quarto negli ultimi tre anni il numero dei bambini affidati temporaneamente dai genitori ad altri adulti. Un fenomeno che esalta il ruolo dei nonni, ai quali i bambini vengono dati in consegna in 2 casi su 3, ma che ha visto crescere anche il ricorso a babysitter e altre persone retribuite (+5%). Che tuttavia continuano a rimanere figure marginali nel panorama dell’assistenza abituale ai bambini.

DERIVAZIONI Genitore: dal v. gignere, ‘produrre, causare, generare’. 1. MONOGENITORI 1988 2008 2011 14 12 10 8 6 4 2 0 NORD OVEST NORD EST

CENTRO

2. FIGLI UNICI 1988 2008

2011

NORD OVEST NORD EST

CENTRO

SUD

ISOLE

SUD

ISOLE

35 30 25 20 15 10 5 0 3. OGNI GIORNO GIOCA CON MAMMA (FEMMINE) CON PAPÀ (MASCHI) 57,3

57,7

60

59,0

60,0

50 40 30

30,8

35,3

34,9

34,4

20 10 0 1988

2005

2008

2011

51


SECONDO://LINK

Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste 36 - 26.8

Lombardia 37.2 - 27.4

Trento 25.6 - 15.5

Bolzano/ Bozen 14.5 - 12.3

Friuli-Venezia Giulia 37.5 - 29.9

GIOCHI DA “MASCHIETTI”

Bambini tra i 3 e i 10 anni che giocano con videogiochi e computer insieme al padre. Anno: 2011. Fonte: elaborazione su dati Istat

Veneto 29.2 - 22.2 Piemonte 31.6 - 28.6

I giochi che i bambini svolgono più spesso insieme ai genitori riflettono e perpetuano i ruoli e le preferenze di genere dei figli e dei genitori. I maschi fanno giochi di movimento soprattutto con il padre (56,6% contro il 39,6% con la madre), mentre disegnano o colorano soprattutto con la madre (68,5% contro il 33,4% con il padre). I videogiochi sono in costante crescita, occupano il terzo posto tra le attività ludiche dei figli maschi con i padri (+9% rispetto alle femmine), il secondo nella fascia d’età 6-10 anni.

Emilia-Romagna 27.1 - 19.9 Marche 46.1 - 32

Liguria 31 - 35.7

Toscana 41.8 - 23.7 Abruzzo 43.5 - 28.8 Umbria 53.1 - 47.1

Molise 47 - 37

Media Maschi: 34.6% Femmine: 25.7% Totale: 30.2%

Lazio 35 - 17.5 Puglia 35.3 - 23.5 Sardegna 33.8 - 10.2

Campania 37.2 - 34.9 Giocano con Padri: femmine maschi

Calabria 37.1 - 23.8 Maschi che giocano con Padri (videogiochi/computer) 14.5% 14.6% - 31.0%

Sicilia 28.4 - 27

Basilicata 34.5 - 27.1

10.0% - 20.0% 20.1% - 30.0% 30.1% - 40.0% 40.1% - 50.0%

31.1% - 36.0% 36.1% - 41.8% 41.9% - 53.1%

52

50.1% - 60.0%


SECONDO://LINK

S

ono passati 40 anni da quando la prima consolle della Magnavox è arrivata sul mercato e dal 1972 ad oggi i videogiochi sono cambiati al ritmo di un nuova generazione ogni 7 anni. I nuovi giocattoli 2.0 sono incredibilmente più complessi di quelli concepiti soltanto 15 anni fa, uniscono virtuale e reale, vivono dentro e fuori il mondo digitale. Sono figurine capaci di trasformarsi in personaggi digitali, robot pilotati da console piene di sensori, “action figure” che sfruttano l’effetto di “realtà aumentata” dei cellulari. I videogiochi sono ai primi posti della graduatoria dei giochi preferiti dai più piccoli: sono utilizzati dal 24% dei bambini tra i 3 e i 5 anni e addirittura dal 65% dei maschi tra i 6 e i 10 anni, che mostrano di preferirli ai giochi di movimento e alle più tradizionali automobiline. Entrano in casa non più solo nel classico pacco regalo ma con gli abituali strumenti di lavoro dei genitori e da una decina di anni sono diventati strumenti di relazione familiare. Il 43% dei figli maschi tra 6 e 10 anni e il 32% delle figlie femmine li utilizza per giocare con i padri, mentre tra le madri la percentuale è più ridotta ma in costante crescita. D’altra parte, soprattutto all’estero, aumentano velocemente le applicazioni web che insegnano a leggere o a distinguere i colori ai più piccoli. In Gran Bretagna, su 2.000 genitori intervistati, il 75% ha dichiarato di condividere l’uso delle app con i figli e il 56% di possedere una applicazione richiesta dai bambini stessi. Il complesso rapporto genitori-figli in merito all’uso delle nuove tecnologie è in piena evoluzione e ancora tutto da approfondire. I segnali sono contrastanti: da una parte si osserva la dipendenza dei bambini più piccoli dalle competenze tecnologiche dei genitori, con il rischio di contribuire ulteriormente a perpetuare divari socio-culturali nell’accesso alla conoscenza. Dall’altra si registra la preoccupazione crescente di tanti genitori italiani rispetto all’autonomia tecnologica dei loro e-adolescenti: il 20% monitora l’attività online dei figli e il 30% applica filtri protettivi. Eppure, quando il figlio dichiara di aver visto immagini a carattere sessuale, solo 1 genitore su 10 conferma di esserne a conoscenza, uno dei gradi di consapevolezza più bassi registrato in Europa dall’indagine EU Kids Online. Quel che è certo è che le famiglie con minori sono le più tecnologiche: ben 4 su 5 in questa situazione possedevano il personal computer nel 2009, un dato che fa ben sperare in una progressiva riduzione del gap tra generazioni.

DERIVAZIONI Curioso: lat. curiosus, da cura, sollecitudine. Propr. ‘che si cura’, sollecito nell’investigare. #GENITORI Pierdomenico Baccalario Perché non vanno più i libri di divulgazione? Perché sono cambiati i genitori, cercano le informazioni via smartphone e i ragazzi fanno altrettanto... I bambini dimostrano capacità sorprendenti; ma occorre loro un telefono, un tablet, un genitore digitalmente competente presente. La curiosità dei bambini è sottoposta a quella del genitore. Andrea Bajani I figli hanno bisogno di madri, padri e nonni, che continuino a fare le madri, i padri e i nonni, e non di babysitter che li guardano perplessi. Agli adulti chiedono di fare gli adulti. LINK Il robot-bebè si chiama Affetto, ha circa 2 anni e pesa 3 chili. Lo ha creato l’Asada Laboratory del Department of Adaptive Machine Systems dell’Università di Osaka per studiare le interazioni tra i bambini e gli adulti che li accudiscono. È la cosiddetta robotica cognitiva. www.er.ams.eng.osaka-u.ac.jp/asadalab/ index_en.html

53


SECONDO://LINK

INCONSAPEVOLI

26 51 22

Genitori a conoscenza del fatto che i figli hanno visto immagini sessuali online (solo ragazzi che hanno visto quelle immagini). Anno: 2010. Fonte: EU Kids Online

FINLANDIA 27 43 30 42 33 25

SVEZIA

28 46 26 BELGIO

24 50 26

NORVEGIA

41 30 29

ESTONIA

24 49 27 DANIMARCA 36 45 19 OLANDA

REGNO UNITO 49 36 15 IRLANDA

33 27 39 LITUANIA 42 34 24 POLONIA

50 36 14 GERMANIA 54 2 43 PORTOGALLO

Pur essendo avvertiti in linea generale sui rischi online, spesso i genitori non sono consapevoli dei pericoli corsi dai propri figli. Il 40% dei genitori europei i cui figli dichiarano di aver visto immagini a sfondo sessuale, esclude che i propri ragazzi si siano imbattuti in simili situazioni. In Italia la percentuale sale al 54% ed è la più alta tra tutti i paesi. Il 56% dei genitori i cui bambini hanno ricevuto messaggi offensivi online, non ne è a conoscenza; anche in questo caso in Italia la percentuale supera la media europea e si attesta al 71%.

30 38 32 FRANCIA

Inconsapevoli EU27: 40 Italia: 54

21 58 21 REP. CECA 53 30 17 UNGHERIA 47 28 25 ROMANIA

Consapevoli EU27: 35 Italia: 9 Non sanno EU27: 26 Italia: 38

Genitori Inconsapevoli Consapevoli Non sanno 35 16 49

53 30 17

Genitori inconsapevoli

28 49 23

AUSTRIA SPAGNA

54 9 38

SLOVENIA ITALIA

42 35 24 GRECIA

31 36 33 BULGARIA

51 31 19 TURCHIA 30 46 24

21% - 26% 27% - 31% 33% - 36% 41% - 42% CIPRO

54

47% - 54%


SECONDO://LINK

PROTETTIVI

27 23

Genitori che monitorano o filtrano l’attività online dei figli. Anno: 2012. Fonte: EU Kids Online

FINLANDIA 21 19 SVEZIA 36 35

19 15 BELGIO

NORVEGIA 16 21 ESTONIA

54 49 REGNO UNITO

14 11 DANIMARCA

48 51 IRLANDA

11 12 LITUANIA

36 28 OLANDA

19 18 POLONIA

25 13

19 35 REP. CECA 18 22 UNGHERIA

GERMANIA 44 34

29 28

3 genitori italiani su 10 dichiarano di filtrare l’utilizzo di internet da parte dei propri figli, e soltanto 2 su 10 di controllare l’utilizzo dei programmi, un dato inferiore alla media europea e assai lontano da quello inglese (dove ben il 54% dei genitori sostiene di mettere filtri). Il dato europeo non rileva apprezzabili differenze di genere, ma si osserva un maggiore ricorso ad attività di controllo nella classe media, laddove i genitori hanno un grado di familiarità più alto con il mondo digitale.

% di genitori che monitorano l'attività online: EU(25): 27 Italia: 20 % di genitori che filtrano: EU(25): 33 Italia: 30

9 8 ROMANIA

FRANCIA PORTOGALLO

Genitori che filtrano monitorano Genitori che monitorano 33 21 28 24 SPAGNA

17 11

30 20

SLOVENIA ITALIA

38% - 51%

38 37 TURCHIA

AUSTRIA 24 22 GRECIA

12 19 BULGARIA

29% - 37% 24% - 28%

28 26

16% - 23% CIPRO

8% - 15%

55


SECONDO://LINK

Bolzano/ Bozen

Friuli-Venezia Giulia

Trento Valle d'Aosta/ Vallée d'Aoste

Lombardia

MASCHI, FEMMINE E CHIAVI DI CASA

Bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni che hanno le chiavi di casa. Prevalenza di genere per regione. Anno: 2011. Fonte: elaborazione su dati Istat Veneto

Piemonte

Il 36% dei minori italiani tra i 6 e i 17 anni dispone delle chiavi di casa, una % stabile da 15 anni, che aumenta al crescere dell’età dei figli. La prevalenza di genere nella concessione delle chiavi di casa va a leggero vantaggio delle figlie femmine in 12 regioni (e nella provincia di Bolzano), soprattutto nel Centro e nel Nord-Ovest.

Emilia-Romagna

22.4

Marche Liguria

Media Femmine: 36.2% Maschi: 35.7% Totale: 36.0%

Calabria

34.4

Umbria

34.8

Sardegna

34.9

Abruzzo

35.1

Sicilia

36.1

Piemonte

38.7

Veneto

39.6

Toscana

39.8

Emilia -Romagna

41.4

Liguria

42.6

Lombardia

44.3

Basilicata

45.1

Friuli -Venezia Giulia

Basilicata Sicilia

Lazio

Marche

Lazio

Sardegna

32.5

Calabria

Molise

Campania

Puglia

33.2

Abruzzo

Puglia

31.2

33.5

Toscana

Umbria

48.3

Prevalenza di genere per disponibilità chiavi Femmine Maschi

56

Disponibilità chiavi in %

Campania

Bolzano/Bozen

52.2

Valle d' Aosta/Vallée d' Aoste

52.2

Molise

52.8

Trento

60% 50% 40% 30% 20% 10% 0%


SECONDO://LINK Bolzano/ Bozen

Friuli-Venezia Giulia

Trento Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste

OCCUPATI E CASALINGHE

Bambini e ragazzi tra gli 0 e i 17 anni con padre occupato e madre casalinga o con entrambi i genitori occupati. Anno: 2011. Fonte: elaborazione su dati Istat

Lombardia

Veneto

Piemonte Emilia-Romagna

Malgrado le difficoltà del lavoro femminile (soprattutto quando si diventa mamme), la quota dei bambini con entrambi i genitori occupati ha ormai superato quella dei bambini con padre occupato e madre casalinga. Il sorpasso è avvenuto compiutamente al Centro-Nord, ma è ancora di là da venire nelle principali regioni del Sud, con l’eccezione di Basilicata, Molise e Sardegna. Le percentuali più basse di piena occupazione si registrano nelle periferie delle aree metropolitane (36,1%) e nelle città di media grandezza (38,4%). 37.8

Marche

36.2

Liguria

46.4

Toscana

Calabria

20.3

Sicilia

20.9

Puglia

21.5 38.6

Abruzzo Umbria

Media Entrambi i genitori occupati: 41.5% Padre occupato e madre casalinga: 28.7%

Molise

Lazio Puglia Campania Sardegna

Calabria Padre occupato e madre casalinga

Basilicata Sicilia

16.5% - 19.0% 19.1% - 22.2% 22.3% - 28.0% 28.1% - 30.9%

Entrambi i genitori occupati

31.0% - 46.4%

Padre occupato e madre casalinga

Campania

22.8 30.9 32.3 25.9 37.2 29.6 39.1 30.7 42.5 22.2 44.4 26.9 45.2 27.9 50.4 27.5 50.7 21.6 51.8 27.1 52.3 18.3 52.7 28 54 19 54.9 16.5 55.9 17.8 56.4 16.7 58.2 20 60.4 60% 50% 40% 30% 20% 10%

Sardegna Abruzzo Basilicata Liguria Lazio Molise Bolzano/Bozen Lombardia Toscana Veneto Friuli-Venezia Giulia Umbria Marche Valle d' Aosta/Vallée d' Aoste Piemonte Emilia - Romagna Trento 0%

57


SECONDO://LINK

Trentino-Alto Adige/ Südtirol

Friuli-Venezia Giulia

SEPARATI

Numero medio di separazioni per 1.000 matrimoni: trend 1995-2010. Anno: 2011. Fonte: Istat.

Lombardia Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste

Veneto

Piemonte Emilia-Romagna

In appena 15 anni il tasso di separazioni è raddoppiato: se nel 1995 si contavano 158 separazioni ogni 1.000 matrimoni, nel 2010 avevano oltrepassato quota 300. Il tasso di separazioni più alto si ha nel Lazio e in Valle D’Aosta (437 ogni 1.000) e nelle regioni del Nord. L’incremento più consistente nel periodo indicato (guarda le frecce del grafico e in mappa) si è avuto invece nelle regioni del Centro e del Sud. Il 68,7% delle separazioni ha riguardato coppie con figli avuti durante il matrimonio; l’89,8% delle separazioni di coppie con figli ha previsto l’affido condiviso, modalità ampiamente prevalente dopo l’introduzione della Legge 54/2006. 164 .9

Marche

198 .3

Liguria

Umbria

70.1

Campania Puglia

228 .9

78

235

32

337 .6

Basilicata 164.9 - 198.3 198.4 - 235.0 235.1 - 299.4 299.5 - 390.4 390.5 - 437.7

58

Trend separazioni 1995 - 2010 10 5 1

Veneto Sardegna

148 .6

Marche

169 .7

351

Sicilia

Tren!no-Alto Adige/Süd!rol

95.3

299 .4

Sardegna

Abruzzo

154 .7

287

Campania

Molise

178 .7

280 .9

Puglia

Sicilia

125 .9

279 .7

Lazio

Separazioni (tasso) 2010

Basilicata

76.7

265 .4

Calabria

53.3

216 .5

Molise

Tasso medio 1995: 158.8 2010: 307.1

Calabria

221 .3

Toscana Abruzzo

48.1

Toscana 89.9

Umbria

374 .6

247 .1

Emilia -Romagna

379 .9

245 .8

Piemonte

383 .8

252 .1

Lombardia

384 .6

241

390 .4 437 .5

Friuli-Venezia Giulia

270 .5

Liguria

324 .7

Nel grafico la barra verde e il numero in nero indicano il valore 437 .7 per il 1995 dei separati 500 400 (ogni 1000 matrimoni)

Valle d'Aosta/Vallée d'Aoste 224 300

Lazio 200

100

0


SECONDO://LINK Bolzano/ Bozen

Friuli-Venezia Giulia

Trento Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste

Lombardia

Veneto

Piemonte

MONOGENITORI

Bambini e ragazzi tra i 0 e i 17 anni con un solo genitore. Anno 2011. Fonte: elaborazione su dati Istat Dal 1998 al 2011 le famiglie con un solo genitore hanno conosciuto un vero e proprio boom, con un incremento costante di mezzo punto annuale. Guardando la mappa dei minori che vivono in questa tipologia familiare, osserviamo i due estremi della Liguria (dove quasi 1 bambino su 5 vive con un solo genitore) e dell’Umbria (5,5%, 1 bambino su 18). L’incidenza più alta di famiglie mono-genitori si rileva nei centri delle aree metropolitane (16,7%), nelle periferie, e nei piccoli comuni fino a 2.000 abitanti.

Emilia-Romagna 5.5 6.7

Marche Liguria Toscana

Molise

Lazio Puglia Campania Sardegna

Calabria

Sicilia

5.5% - 6.7% 6.8% - 9.6% 9.7% - 11.2% 11.3% - 13.2% 13.3% - 18.6%

Media Italia Un solo genitore: 12.0%

8.5

Veneto

8.5

Basilicata Sicilia

9.3

Molise

9.6

Sardegna

10.5

Puglia

10.6

Marche

10.8

Abruzzo

11.2

Emilia -Romagna

11.9

Lombardia

12.4

Trento

12.8

Friuli -Venezia Giulia

13.2

Piemonte

15.1

Basilicata Monogenitori

Calabria

9.2

Abruzzo Umbria

Umbria

Campania

15.7

Bolzano /Bozen

15.7

Toscana

15.7

Lazio Valle d' Aosta/Vallée d' Aoste

16.7

Liguria

18.6 20%

15%

10%

5%

0%

59


SECONDO://LINK

Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste N.D.

Trentino-Alto Adige/ Südtirol N.D.

Lombardia 14.4%

CLASSI DIGITALI

Friuli-Venezia Giulia 2.0%

Percentuale di aule scolastiche con accesso ad internet (ADSL). Anno: 2012. Fonte: MIUR Pur non essendo definitivi, i primi risultati del monitoraggio promosso dall’Osservatorio tecnologico del MIUR mostrano con buona approssimazione il ritardo della scuola digitale e alcune sensibili differenze a livello territoriale. Appena un’aula ogni 20 è collegata direttamente con l’ADSL e può quindi supportare lezioni on-line; insufficiente appare anche la dotazione di computer e Lavagne interattive.

Veneto 6.1% Piemonte 4.6% Emilia-Romagna 6.8%

0.9 % 0.53 %

Marche 3.1%

Liguria 1.6%

Media Aule con ADSL: 5.6% (4481 su 87853)

Toscana 4.7% Abruzzo 1.8% Umbria 1.1%

Molise 0.8%

Campania 11.1%

Calabria 3.9% Aule con ADSL A

Sicilia 13.0%

6.9% - 14.4%

1.4 % 1.49 %

Umbria

2.22 % 2.09 %

Abruzzo

1.53 % 2.14 %

Friuli -Venezia Giulia

1.59 % 2.45 %

Liguria

5.01 % 5.27 %

Toscana

5.04 % 7.06 %

Piemonte

6.45 % 7.25 %

Emilia -Romagna Lazio Campania

10.78 % 8.72 % 11.99 %

Puglia Sicilia

8.89 %

6.92 % 9.91 %

3.2% - 4.7% 1.7% - 3.1%

Percentuale computer

0.8% - 1.6%

Percentuale LIM

Veneto

14.89 % 16.64 % 20%

Sardegna Calabria

8.18 % 8%

Basilicata 2.1%

Marche

5.05 % 4.06 %

9.05 % 7.3 %

4.8% - 6.8%

60

Basilicata

4.16 % 3.93 %

Puglia 12.5% Sardegna 4.4%

1.64 % 1.29 %

3.21 % 2.98 %

Lazio 6.0%

Molise

Lombardia 15%

10%

5%

0%


SECONDO://LINK

EDUCATION: HARDWARE E SOFTWARE (IN UN MONDO CHE GIRA IN FRETTA)

Q

uasi 8 milioni di bambini e ragazzi hanno il privilegio, ogni mattina, di varcare il cancello dell’istituzione più antica e prestigiosa dell’Italia moderna e di accomodarsi in una delle sue 365.255 classi sparse in tutta la penisola. L’istituzione che più di ogni altra ha contribuito al progresso civile del paese e ancora oggi costituisce la prima e più importante occasione di socializzazione, apprendimento, promozione sociale. Le prove della nobile tradizione della scuola pubblica sono evidenti nell’architettura di oltre 5 mila edifici scolastici (il 15% di quelli censiti) costruiti prima del 1945, di cui 1.000 risalenti all’Ottocento. Secondo i primi dati forniti dal MIUR sull’anagrafe dell’edilizia scolastica, solo il 30% degli edifici ha meno di 30 anni, appena l’8% è stato progettato secondo le normative antisismiche malgrado il 50% sorge in aree a forte rischio, e 1 su 2 non dispone di una scala di sicurezza esterna. Che la scuola del 2000 stenti ad adeguarsi alle esigenze di un presente in rapida evoluzione, lo confermano d’altra parte i dati PISA sul ritardo dei programmi di infrastrutturazione tecnologica (nel 2009 gli studenti italiani si collocavano agli ultimi posti della classifica OCSE per accesso a pc e internet a scuola, dopo Giordania e Qatar) e gli ultimi dati diffusi dal MIUR: appena il 5,6% delle aule scolastiche sarebbe collegato a internet con ADSL. Malgrado il primo Piano nazionale per l’informatica risalga al 1985 e alcuni indubbi progressi ottenuti dopo il 2000 con i piani di seconda generazione (e-learning, LIM in classe, Cl@ssi 2.0), l’obiettivo europeo di modificare gli ambienti di apprendimento per migliorare l’offerta è stato perseguito con poche risorse, in un quadro segnato da tagli lineari del corpo docente e scarso ricambio generazionale. L’età media dei docenti della scuola secondaria è la più alta d’Europa (il 56,2% ha più di 50 anni) ed è elevata (38 anni) anche quella degli iscritti alle graduatorie, da tempo in attesa di assunzione. Quanto al nuovo concorso per circa 10 mila insegnanti, deciso dal governo nel 2012, arriva a ben 13 anni di distanza dal precedente (correva il 1999). Non sorprende quindi che - in base alla seconda ricerca IARD del 2008 - soltanto il 57% degli insegnanti giudichi le nuove tecnologie un “elemento importante della didattica moderna” e che appena il 35% dei docenti degli istituti tecnici sia favorevole a un loro impiego in classe.

DERIVAZIONI Scuola: dal gr. scholé, ‘ozio, riposo’, l’occuparsi di una cosa per divertimento. Il luogo dove l’insegnante legge o dà lezione. #SCUOLA2.0 Langdon Winner 2006 Vi è per il momento un abisso tra la maturità raggiunta dai mezzi tecnologici e l’immaturità dell’elaborazione concettuale sul come, e a quale scopo, possono essere utilizzati i mezzi informatici nel contesto della pratica educativa. Fiorella Farinelli Anche in Italia sta maturando l’attenzione degli esperti sul futuro dei sistemi educativi nella nuova realtà prodotta dalla diffusione delle NT. E non è da escludere che, se solo si provasse a far parlare le esperienze di eccellenza che si sviluppano nella scuola su questo terreno, si potrebbero trovare interessanti sintonie con il dibattito internazionale. Riccardo Luna La scuola del futuro sarà sempre più digitale. Gli studenti potranno essere seguiti online dai professori. Avranno dei tutor virtuali che li aiuteranno a studiare l’italiano piuttosto che l’ inglese. Il libro di carta cederà il passo al libro elettronico. FONTI Fiorella Farinelli, Competenze e opinioni degli insegnanti sull’introduzione delle TIC nella scuola italiana. Fondazione Giovanni Agnelli, 2010.

61


SECONDO://LINK 1030 3035 907 Lombardia Valle d'Aosta/ Vallée d'Aoste

Trentino-Alto Adige/ Südtirol

165 551 172 Friuli-Venezia Giulia

SCUOLE D’ALTRI TEMPI

Veneto 479 1464 891 Piemonte

522 1288 474

666 1846 476

Mappa dell’età anagrafica dell’edilizia scolastica e grafico della distribuzione per età dei docenti nelle scuole statali. Anno: 2012. Fonte: MIUR I primi dati diffusi dal MIUR sull’anagrafe dell’edilizia scolastica fotografano l’età venerabile di buona parte delle circa 36 mila strutture monitorate. Anche il corpo docente è tra i più vecchi d’Europa. Il grafico mostra l’incremento % degli insegnanti con il crescere dell’età: il raggiungimento del picco avviene tra 56 e 58 anni. Nel 2007-08 l’età media degli insegnanti di ruolo era di 49,1 anni, ma ben il 56,2% dei docenti della secondaria aveva più di 50 anni. 0.01 <= 25

0.01 26 0.03 27 0.07 28 110 0.18 29 Edifici 453 461 0.4 30 Marche Ante 1945: 277 1481 0.48 31 Liguria 5637 0.54 32 450 0.74 33 Toscana 264 1946 - 1980: 0.98 34 681 21515 1.3 35 180 108 1.56 36 Post 1980: Abruzzo 427 1.88 37 9067 139 128 2.03 38 Umbria 148 2.17 39 718 2.31 40 20 1645 Molise 2.57 41 351 699 2.83 42 Lazio 3.22 43 1300 3.44 44 Edilizia scolastica 308 1168 3.89 45 Puglia 2141 3.9 46 388 Dopo il 1980 302 3.88 47 861 Campania 4.21 48 Dal 1945 al 1980 80 4.21 49 Sardegna 4.32 50 606 Prima del 1945 4.44 51 1215 4.55 52 96 4.79 53 170 Calabria 1000 4.92 54 Edifici scolastici costruiti 308 2006 5.11 55 prima del 1945 38 4.93 56 349 Basilicata 5.15 57 Sicilia 20.0 - 108.0 4 58 3.26 59 108.1 - 199.0 2.43 60 1.93 61 199.1 - 351.0 1.37 62 0.96 63 351.1 - 476.0 0.53 64 0.22 65 476.1 - 907.0 Il grafico rappresenta 0.27 > 65 la distribuzione ND 5% 4% 3% 2% 1% 0% dell'età degli insegnati

Emilia-Romagna

62

313 665 199


SECONDO://LINK

80.4 3.2 16.5 Valle d'Aosta/ Vallée d'Aoste

66.2 1.1 32.7 Lombardia

0 0 100 Trentino-Alto Adige/ Südtirol

76.5 21.4 2.1 Friuli-Venezia Giulia

(POCHE) SCUOLE ANTISISMICHE Progettazione degli edifici scolastici con normative antisismiche. Anno: 2012. Fonte: MIUR

95.5 3.2 1.3 Veneto

0 0 100 Piemonte

10.1 0.4 89.6 Emilia-Romagna

91.7 5.3 3 Liguria

81.2 14.1 4.7 Marche

80.1 19.9 0 Toscana 31.5 12.3 56.2 Umbria

78.4 18.3 3.3 Abruzzo 42.4 8.7 48.9 Lazio 89 0.2 10.9 Sardegna

Non conformi 10.1% 10.2% - 44.2% 44.3% - 66.2% 66.3% - 81.2%

Ben 26 mila edifici scolastici non sono stati costruiti secondo la normativa antisismica, solo 3.700 rispondono a questi criteri, il 36% non risponde. Il maggior numero di edifici a norma si trova in regioni notoriamente esposte ai terremoti come Basilicata, Friuli, Campania e Abruzzo. Colpisce che il dato non è disponibile per la stragrande maggioranza degli istituti di Calabria (65%) e Umbria (56%), due delle regioni più vulnerabili. In Emilia l’assenza di dato riguarda l’89% degli edifici.

77.9 21.8 0.4 Sicilia

91.6 8.4 0 Molise 44.2 1.8 54.1 Puglia

79.8 20.2 0 Campania 27.3 7.8 65 Calabria

62.5 23.1 14.4 Basilicata

Senza normative: 55.6% (26290 edifici) Con normative: 7.9% (3745) N.D.: 36.5% (17278)

Edifici scolastici (%) progettati secondo normative antisismiche Non conformi Conformi N.D.

81.3% - 95.5% N.D.

63


SECONDO://LINK

LA RIVOLUZIONE MULTIETNICA Lombardia

Trentino-Alto Adige/ Südtirol

Alunni con cittadinanza non italiana: variazione incidenza cittadinanza non italiana. Anni: 2001-02/2011-12. Fonte: MIUR

Friuli-Venezia Giulia

Valle d'Aosta/ Vallée d'Aoste

Veneto

La presenza degli alunni di origine straniera nel sistema scolastico italiano è letteralmente esplosa negli ultimi dieci anni, passando dal 2,3% del 2001-2002 all’8,4% del 2011-2012. In dieci regioni su venti, tutte collocate nel Nord e nel Centro del paese, l’incidenza supera ormai abbondantemente il 10% - in Emilia Romagna e Umbria ha raggiunto il 14% - mentre al Sud la percentuale di alunni senza cittadinanza è compresa tra l’1,8, e il 3,3%. Dei 755.939 studenti di origine straniera, ben 334.284, il 44,2%, sono nati in Italia.

Piemonte Emilia-Romagna

Liguria Totale alunni di origine straniera 2011-2012

Marche Toscana Abruzzo

1.8% - 2.5% 2.6% - 3.7%

Totale 2001-2002: 2.3% 2011-2012: 8.4%

Umbria

Molise

Campania

2.1 0.3

Sardegna

2.2 0.6

Puglia

2.3 0.4

Basilicata

2.5 0.5

Sicilia

3.6

0.4

Molise

3.7

0.5

Calabria

11.2

3.4

Liguria

11.3

3.4

Friuli-Venezia Giulia

11.8

3.8

Marche

Primaria Secondaria II

64

3.7

Toscana

3.2

Basilicata

Piemonte

12.5

3.6

Veneto

13.2

da 5 a 7 volte

> 7 volte

12 12.2

Calabria

Sicilia

Trend: Scuola primaria: +6.6% Scuola Sec. II grado: +5.1%

Totale alunni di origine straniera 2011/2012 2001/2002

Lazio Tren!no-Alto Adige/Süd!rol

Sardegna

da 3 a 5 volte

Valle d 'Aosta/Vallée d 'Aoste

3.7

10.2

Campania

< 3 volte

2.3

8.8

Puglia

Abruzzo 0

8.3

Lazio

12.6% - 14.6% Trend alunni di origine straniera (2002 - 2012)

1.6

6.6

3.8% - 8.8% 8.9% - 12.5%

1.8 0.3

13.9 14.6 15% 10%

3.8

Lombardia

4.3

Umbria

4.8

Emilia -Romagna

5%

0%


SECONDO://LINK

S

e la scuola sembra aver perso parte del fascino agli occhi di una parte dei suoi giovani frequentatori non è certamente soltanto per l’aspetto esteriore degli spazi, che pure gioca un ruolo importante e in qualche caso crea autentici disagi, o per i capelli bianchi di tanti suoi docenti, ma dalla sensazione che i suoi modelli di insegnamento, nati prima della scolarizzazione di massa, della televisione e di internet, siano lontani dalle esigenze, dai modi di stare insieme e di apprendere delle nuove generazioni. Eppure nell’ultimo decennio la vecchia scuola italiana ha dimostrato di saper adattarsi in fretta, accogliendo ad esempio un numero crescente di alunni di origine straniera: nell’anno scolastico 1996-1997 erano appena 59 mila, un dato paragonabile a quello attuale della sola regione Toscana, nel 2011-2012 hanno superato quota 750 mila e rappresentano l’8,4% della popolazione scolastica. La presenza di alunni senza cittadinanza italiana nel sistema scolastico costituisce ormai un fenomeno strutturale e insieme in continuo movimento. Se nei primi anni l’incremento era dovuto principalmente all’immigrazione, successivamente il fenomeno è stato caratterizzato da una maggiore crescita delle seconde generazioni rispetto ai nuovi ingressi nel paese. L’irruzione pacifica di un numero così alto di studenti di circa 200 provenienze diverse ha richiesto adeguamenti e complessi interventi per favorire integrazione e multiculturalità, creato in qualche caso affanni e spaesamenti, ma rappresenta un’occasione unica per rinfrescare le procedure di accoglienza dei bambini e delle famiglie, rinnovare la didattica e i programmi, avviare percorsi di formazione e ri-motivazione del corpo docente. La presenza degli alunni “stranieri” costituisce una risorsa sotto molteplici aspetti: perché costringe la scuola ad allargare il suo orizzonte e a confrontarsi con idee diverse di insegnamento e di famiglia, perché alcuni si impegnano di più e le loro famiglie investono di più nella scuola. Perché, come ha scritto Vinicio Ongini, sono un evidenziatore dei nostri modelli, delle nostre pratiche e dei nostri stili educativi. Possiamo capire di più che cosa noi stiamo facendo e ridare significato al fare scuola. La scuola interculturale - soprattutto nel Centro e nel Nord - è tornata ad essere un fondamentale luogo di educazione alle differenze, tra bambini e soprattutto tra famiglie; uno spazio di costruzione di percorsi di cittadinanza; un vero e proprio laboratorio dell’Italia che verrà.

DERIVAZIONI Migrare: vc. dotta lat., forse da una rad. Indoeur. col sign. fond. di ‘cambiare’. #SCUOLAMULTICULTURALE MIUR, linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri,2006 L’educazione interculturale non è una disciplina aggiuntiva, ma una dimensione trasversale, uno sfondo che accomuna tutti gli operatori scolastici. Vinicio Ongini Nel suo piccolo, la scuola multiculturale è un laboratorio dell’Italia che verrà. Ci mette alla prova con le sue complessità, a volte ci disorienta ma così ci offre anche un’occasione di cambiamento. Un utile spaesamento. FONTI MIUR, Gli alunni con cittadinanza non italiana nel sistema scolastico italiano, 2012: il rapporto fotografa dal 1996 la realtà degli allievi di origine straniera e si pone alla base della progettazione di politiche educative adeguate alla trasformazione della scuola italiana. I dati riguardano tutti gli alunni stranieri frequentanti le scuole statali e non statali presenti sul territorio; rientrano tra questi anche gli stranieri senza permesso di soggiorno. Vinicio Ongini, Noi, domani, Laterza 2012.

65


SECONDO://LINK Friuli-Venezia Giulia

Trentino-Alto Adige/ Südtirol

AFFOLLAMENTI

Variazione percentuale del rapporto alunni/classe 201011/2011-12, Scuola secondaria di I grado. Elaborazione su dati MIUR

Lombardia Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste

Nel 2011 dopo 5 anni consecutivi di tagli ai posti in organico (17 mila insegnanti e 2.440 classi in meno rispetto al 2010), l’affollamento delle classi italiane era cresciuto in tutti gli ordini di scuola. Il fenomeno si concentrava nelle regioni del CentroNord mentre in alcune regioni del Sud il rapporto alunni/classe era in calo. Nel 2012-2013, non sono state operate riduzioni dell’organico, ma non si è riusciti a reperite risorse aggiuntive per compensare l’incremento demografico.

Veneto

Piemonte Emilia-Romagna

Marche Liguria Toscana

Media: 21.9% Variazione rispetto all'anno precedente: +0.6%

-0.9 -0.2 -0.1 0.1

Abruzzo Umbria

Lazio Puglia Campania Sardegna Variazione % rapporto 2010-2011 s.s. I grado alunni/classi

Calabria

Abruzzo

Campania

0.4

Piemonte

0.4

Molise

0.4

Calabria

0.5

Veneto

0.5

Liguria

0.5

Puglia

0.6

Lombardia

0.6

Umbria

0.9

Friuli -Venezia Giulia

-0.8% - 0.1%

1

Marche

0.2% - 0.6%

1

Lazio

-0.9%

Sicilia

Basilicata

1.2

0.7% - 1.0% 1.1% - 1.4% N.D.

66

Sicilia

Sardegna

0.3

Molise

Basilicata

Toscana

1.4 1.5%

Emilia -Romagna 1%

0.5%

0%

-0.5%


SECONDO://LINK

Trentino-Alto Adige/ Südtirol

TEMPO PIENO

Lombardia

Percentuale classi a tempo pieno, Scuola primaria. Anno: 2011-2012. Elaborazione su dati MIUR

Friuli-Venezia Giulia

Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste

Negli ultimi anni alla diminuzione delle classi della scuola primaria ha fatto riscontro un leggero aumento delle classi a tempo pieno, passate dal 24% del 2007 al 29% del 2011 (e al 30% del 2012). Incrementi significativi si sono registrati in particolare in Sardegna e Basilicata (circa +14%), Puglia e Veneto (+10%). Sensibili i divari territoriali: meno di un bambino su 10 trascorre il pomeriggio a scuola in Molise; in Lombardia, il tempo pieno riguarda quasi un bambino su 2.

Veneto

Piemonte Emilia-Romagna

5.4

Marche Liguria Toscana Abruzzo Umbria

Campania

7.1

Sicilia

10.7

Abruzzo

11.7

Puglia Umbria

20.5

Calabria

21.2

Veneto

24.1

Puglia

Media: 29% (38386 classi)

6.5

19.7

Molise

Lazio

Marche

31.3

Campania

Sardegna

37.4

Sardegna

Friuli-Venezia Giulia

41.1

Calabria Classi con tempo pieno 37.5% - 47.0% 24.2% - 37.4%

Sicilia

Basilicata

Molise

Liguria

43.4

Toscana

43.4

Basilicata

43.6

Emilia -Romagna

44.7

Lazio

45.4

Piemonte

5.4% - 7.1%

47

Lombardia

N.D.

50%

11.8% - 24.1% 7.2% - 11.7%

40%

30%

20%

10%

0%

67


SECONDO://LINK Trentino-Alto Adige/ Friuli-Venezia Giulia Südtirol

Lombardia Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste

MINORI E CONSUMO DEL SUOLO

Incremento percentuale delle superfici cementificate tra il 2001 e il 2011 rapportato alla variazione di minori nello stesso periodo. Fonte: Istat

Bolzano Sondrio

Belluno

Aosta

Gorizia Brescia

Biella

Cremona

Torino Pavia Alessandria

Piemonte

Come si può osservare dalla ricorrenza delle macchie rosa e rosse di colore più acceso, negli ultimi 10 anni il consumo del suolo è proseguito a ritmi sostenuti in gran parte delle province italiane, spesso in maniera inversamente proporzionale alla diminuzione dei bambini. I pallini rossi e arancioni indicano la riduzione della densità dei minori nei capoluoghi di provincia.

Udine

Lecco

Veneto

Trieste

Venezia

Parma Ferrara

Emilia-Romagna

Bologna

Cuneo

Incremento consumo del suolo 2001 - 2011: +8.8%

Pesaro

Livorno

Liguria

Ancona

Pisa

Imperia

Siena

Fermo

Toscana

Perugia Teramo Pescara

Terni

Grosseto Viterbo

Umbria

Tempio Pausania

Marche

Arezzo

Latina

Molise

Isernia

Roma Olbia Lazio

Abruzzo

Rieti

Barletta

Frosinone Caserta

Avellino

Bari Brindisi Lecce Puglia

Napoli

Oristano Iglesias

Nuoro Tortolì Lanusei Sardegna

Salerno

Calabria Cosenza Cagliari

Differenza densità minorile (minori per kmq) 2001-2011 > 24.3 9.3 - 24.2

Vibo Valentia

68

Basilicata Catanzaro

Palermo Messina

Sicilia Trapani Caltanissetta

Enna

Agrigento

-0.5 - 9.2

Taranto

Campania

Ragusa

Reggio di Calabria Catania Siracusa

Incremento di consumo di suolo 2001-2011 1.2% - 4.8% 4.9% - 7.8% 7.9% - 11.9%

-9.3 - -0.6

12.0% - 17.3%

< -9.4

17.4% - 29.2%

1.2 1.5 2 2.2 2.6 3 3.1 3.5 3.7 3.8 4 4.1 4.1 4.3 4.4 4.6

Genova La Spezia Imperia Lucca Massa -Carrara Como Monza e della Brianza Lecco Belluno Catanzaro Valle d 'Aosta/Vallée d 'Aoste Napoli Reggio di Calabria Trieste Messina Milano

4.6 4.8 4.8

Bolzano/Bozen Cosenza Trapani Agrigento Crotone Grosseto Taranto Siracusa Campobasso Rie! Benevento Ancona Ogliastra Medio Campidano Foggia Matera

17.3 18.3 18.4 18.4 19.6 20.1 20.2 21.6 21.9 23.1 25.1 27.9 29.2 30% 20% 10% 0%


SECONDO://LINK

COMMUNITY: I RAGAZZI DELLA VIA GLUCK REMIXED

I

bambini di oggi vengono al mondo in un paesaggio completamente diverso rispetto a quello di 50 anni fa: se la popolazione è aumentata del 28%, il consumo del suolo è cresciuto a un ritmo 6 volte superiore (166%), per una nuova superficie edificata pari all’intera superficie della Calabria. Anche negli ultimi 10 anni, malgrado i bassi tassi di natalità e un bilancio demografico di fatto stabile, la cementificazione del territorio è proseguita ai livelli del secondo dopoguerra: secondo l’aggiornamento (per difetto) delle basi territoriali dell’Istat negli ultimi 10 anni, la cementificazione è proseguita al ritmo di 45 ettari al giorno, occupando una superficie equivalente a quella della provincia di Milano, mentre secondo l’Ispra marcia al ritmo di (almeno) 100 ettari al giorno, 10 metri quadrati al secondo. Al tasso attuale, tra 60 anni avremo interamente edificato una superficie corrispondente a quella del Veneto. I fattori che guidano l’espansione urbana sono diversi: la mancanza di un deciso intervento pubblico nel settore abitativo e la rinuncia alla pianificazione del territorio; il trasferimento o la proliferazione ai margini dell’urbanizzato di nuove funzioni, aree commerciali, capannoni; l’aumento fuori controllo del prezzo delle case e del costo della vita nella città storica. Sempre più alto è il numero delle famiglie più giovani e con figli costrette ad abbandonare le loro residenze per trasferirsi fuori città, in situazioni spesso caratterizzate da una riduzione degli standard abitativi, ambientali e sociali. La cementificazione del territorio ha un elevato impatto ambientale, ed erode la sicurezza alimentare del paese sottraendo all’agricoltura i terreni più fertili, facilmente lavorabili e accessibili. Per effetto dell’abbandono del territorio e della cementificazione, dal 1970 ad oggi sono andati persi circa 5 milioni di ettari di seminativi, prati, orti familiari, arboreti e colture permanenti, prati e pascoli, una superficie equivalente a Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna messe insieme. La continua perdita di terreno agricolo porta l’Italia a dipendere sempre più dall’estero per l’approvvigionamento di risorse alimentari. Secondo il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, l’Italia produce attualmente circa l’80-85% delle risorse alimentari necessarie a coprire il fabbisogno dei propri abitanti. In altre parole, la produzione nazionale copre poco più dei consumi di 3 italiani su 4.

DERIVAZIONI Comunità: der. dal lat. communitas, ‘comunanza’, astratto di communis, ‘comune’. GLOSSARIO Basi territoriali: l’aggiornamento decennale della base cartografica per la raccolta dei dati dei censimenti, operato dall’Istat in collaborazione con i comuni, pur consentendo di studiare l’espansione delle “aree urbanizzate”, sottostima ampiamente la dimensione del fenomeno. Nelle basi territoriali non vengono infatti perimetrate le case disseminate nel territorio a distanza tale da non poter costituire un nucleo abitato, (“case sparse”), né vengono considerate le infrastrutture logistiche e viarie al di fuori del centro abitato, e le nuove edificazioni all’interno di una località abitata a perimetrazione invariata. Secondo tali elaborazioni, negli ultimi 10 anni è stato consumato suolo a un ritmo medio di circa 45 ettari giornalieri, meno la metà di quanto considerato da Ispra, e meno di un terzo rispetto alle valutazioni delle organizzazioni ambientaliste. LINK Ministero delle Politiche Agricole, Costruire il futuro, difendere l’agricoltura dalla cementificazione, 2012. www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/5195

69


SECONDO://LINK

Trento

SCUOLABUS E ALTRO

Bolzano/ Bozen

Bambini e giovani fino a 34 anni che vanno a scuola o all’università con mezzi di trasporto. Anno: 2011. Fonte: elaborazione su dati Istat

Friuli-Venezia Giulia

Lombardia Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste Veneto

Piemonte

Un giovane su 4 sotto i 34 anni raggiunge la scuola o l’università a piedi (soprattutto in Trentino e nelle regioni del Mezzogiorno), solo 1 su 40 in bicicletta (ma i giovani ciclisti sono concentrati quasi solo al Nord) e circa 1 su 16 in scuolabus. Più di 1 giovane studente su 3 viene accompagnato al luogo di studio in macchina. Trentino Alto Adige, Campania e Puglia sono le uniche regioni in cui gli studenti pedoni superano i passeggeri su 4 ruote.

Emilia-Romagna 17.3

45.8 44.3

Marche Liguria

40.8

A piedi

Molise

Lazio Puglia

Con ScuolaBus Accompagnati in auto

Sardegna 20.2

39.6 34.4 39.4

Sicilia Marche

23

37.2

Friuli-Venezia Giulia

21.4

Calabria

23.3

36.7

Sardegna

Piemonte

15.8

37

Campania

Lazio

21.6

38.7

In bicicletta

Veneto

28.2

40

Umbria

Toscana

17.1

42.6

Abruzzo

Umbria

16.7

44.1

Toscana

Emilia -Romagna

13.6

Molise

20.1

35.3

Abruzzo

26.1

Rapporto tra quanti vanno a piedi e quanti sono accompagnati in auto 0.96 - 2.3 0.76 - 0.95 0.64 - 0.75 0.42 - 0.63 0.31 - 0.41

70

Calabria

Sicilia

Media Italia Con mezzi di trasporto: 73.6 A piedi: 25.9% Scuolabus: 5.9% Accompagnati in auto: 36.3% In bicicletta: 2.5%

Basilicata

Accompagnati in auto A piedi

Valle d' Aosta/Vallée d' Aoste

34.8 32.5 34.2 27.4 32.6 27.3 31.1 39.5 28.1 35 27.2 28.6 21.9 41.4 18 40%

20%

Basilicata Lombardia Liguria Puglia Campania Bolzano/Bozen Trento 0%


SECONDO://LINK

U

n giovane su 3 sotto i 34 anni viene accompagnato a scuola o all’università in macchina, 1 su 4 vi si reca a piedi, 1 su 16 in scuolabus, e appena 1 su 40 (il 2,5%) in sella a una bicicletta. Le ragioni della prevalenza delle quattro ruote sono diverse e, in buona parte, riconducibili alla distanza dei luoghi di studio dalle abitazioni e alla particolare conformazione orografica del Bel Paese, ma un ruolo importante è esercitato dalla crescente congestione delle aree urbane e dall’insicurezza della rete stradale. La grande maggioranza delle città italiane non è pensata a misura di bambino. I progressi compiuti negli ultimi anni, pur testimoniando l’affermarsi di una nuova attenzione per l’ambiente e la salute dei cittadini, stentano a colmare vuoti e ritardi. Nelle città capoluogo di provincia l’estensione delle isole pedonali è cresciuta al ritmo del 3,2% annuo dal Duemila, ma 9 città capoluogo non ne dispongono affatto e molte altre riservano ai pedoni spazi irrisori (Catanzaro 1,5 e Brindisi 0,6, contro una media di 31,7 metri quadrati per abitante). L’estensione delle piste ciclabili è triplicata in 10 anni, passando da mille a oltre 3 mila chilometri: meno di un decimo della rete ciclabile tedesca. Nel 2010 un quarto dei comuni capoluogo, quasi tutti nel Centro-Sud, non disponeva di corridoi protetti per le due ruote (Napoli e Catania), altri presentavano reti sconnesse e con una densità inferiore ai 10 chilometri per chilometro quadrato (Roma, Bari, Cagliari e Messina). Nello stesso periodo, malgrado gli effetti della crisi economica e l’innalzamento del costo della benzina, la densità del parco veicolare nel suo complesso è aumentata del 6% (nel 2010 si contavano 718 mezzi per chilometro quadrato, con punte stratosferiche a Napoli, Milano, e Torino). Il tasso delle automobili (614 macchine ogni 1.000 abitanti) rimane al secondo posto in Europa dopo il Lussemburgo, ed è costituito in maggioranza dai modelli più inquinanti (325 contro 287). Il tutto con pesanti ripercussioni sull’inquinamento atmosferico, soprattutto nel Nord dove un giorno alla settimana vengono superati i valori limite per la protezione della salute. Per correre ai ripari e diffondere la cultura della mobilità sostenibile tra i più giovani, è alle viste l’introduzione anche in Italia del Mobility Manager Studentesco: nelle scuole del futuro gruppi di studenti avranno il compito di monitorare gli spostamenti dei colleghi e individuare soluzioni alternative. Per fare diventare l’esperienza delle due ruote un momento cruciale del percorso di crescita.

DERIVAZIONI Ambiente: dal lat. ambire, ‘andare attorno’. GLOSSARIO Valore limite per la protezione della salute umana per il PM10: concentrazione media giornaliera di 50 microgrammi/m 3 di particolato da non superare più di 35 volte per anno ai sensi del D.M. 60/2002. FONTI Istat, Dati ambientali nelle città, 2012: l‘indagine effettuata annualmente a partire dal 2000, raccoglie informazioni ambientali relative ai comuni capoluogo delle province italiane. Oltre alla raccolta dei dati per l’anno 2011, l’indagine dà la possibilità di revisionare l’informazione statistica degli anni precedenti, al fine di consolidare le serie storiche già disponibili. L’indagine è stata realizzata con il supporto degli uffici territoriali dell’Istat che, presenti sui territori interessati, contribuiscono alla raccolta delle informazioni richieste, attivando contatti diretti con gli enti fornitori dei dati. LINK www.istat.it/it/archivio/34473

71


SECONDO://LINK Trentino-Alto Adige/ Friuli-Venezia Giulia Südtirol

Lombardia Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste

10 ANNI DI PEDONALIZZAZIONI

Disponibilità di aree pedonali (mq per 100 abitanti) nei capoluoghi di provincia e variazione 2000-2010. Anno: 2011. Fonte: elaborazione su dati Istat

Bolzano Belluno

Aosta

Gorizia

Brescia Trento

Biella

Piemonte

Parma

Ferrara

Alessandria

Emilia-Romagna

Genova

Cuneo

Rimini

Prato

Savona

Pesaro

Pisa

Imperia

Veneto

Trieste

Venezia

Torino

La stragrande maggioranza delle città capoluogo ha visto crescere negli ultimi 10 anni la disponibilità di aree pedonali, spazi urbani liberati dal traffico e restituiti al passeggio e alla ricreazione delle famiglie, spesso vere e proprie oasi di tranquillità all’interno di città sempre più congestionate. Da segnalare i discreti progressi compiuti in diverse città del Mezzogiorno e alcuni provvedimenti in controtendenza adottati negli ultimi anni, soprattutto nel Nord-Ovest.

Udine

Lecco

Arezzo

Marche

Livorno

Liguria

Siena

Toscana

Terni

Grosseto

Teramo Pescara

Viterbo

Umbria

Sassari

Lazio

Tempio Pausania

Isernia

Latina

Molise Foggia Bari

Caserta

Avellino

Brindisi

Napoli

Puglia

Salerno

Nuoro Oristano

Abruzzo

Rieti

Roma Olbia

Tortolì

2000: 23.3 2010: 31.7

Taranto

Campania

Lecce

Sardegna Calabria Cosenza Cagliari

Vibo Valentia Palermo Messina

Differenza mq 2010-2000

3.5 - 7.9

-21.7 - 0.2

Reggio di Calabria Caltanissetta

8.0 - 18.0

0.3 - 3.4

Basilicata

Sicilia

18.1 - 96.0

A

Alcuni valori dell'indicatore sono stati stimati. La superficie delle aree pedonali è non comprensiva dei fabbricati. I valori di alcuni comuni non sono disponibili.

Catanzaro

Catania Siracusa

Agrigento Ragusa

96

20.7 24 24.2 25.3 25.8 26.6 27.6 28.7 29.2 29.9 30.6 32.1 34.1 39 43.8 48.6 54.2

0.8 0.9

120 100 80 60 40 20

72

-21.7 -8.2 -8 -5.6 -1.2 -1 -1 -0.9 -0.3 -0.2 -0.1 -0.1 -0.1 -0.1 0 0 0 0.1 0.1 0.2 0.2 0.4 0.4 0.5 0.6 0.7 0.7

0 -20 -40 -60

Teramo L'Aquila Tortolì Caltanisse"a Pisa Salerno Tempio Pausania Massa Imperia Alessandria Pavia Rie! Sondrio Treviso Bergamo Siena Lecco Campobasso Foggia Genova Catanzaro Pordenone Perugia Lucca Brindisi Caserta Andria Ancona Oristano Olbia Viterbo Parma Agrigento Gorizia Padova La Spezia Trieste Firenze Lecce Cosenza Venezia Pesaro Ragusa Mantova Isernia Biella Verbania


SECONDO://LINK Trentino-Alto Adige/ Friuli-Venezia Giulia Südtirol

Lombardia Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste

PISTE CICLABILI (ANDAMENTO LENTO)

Disponibilità di piste ciclabili (kmq per 100 abitanti) nei capoluoghi di provincia e variazione 2000-2010. Anno: 2011. Fonte: elaborazione su dati Istat

Bolzano Belluno

Verbania

Udine

Bergamo

Dal 2000 al 2010 l’estensione media delle piste ciclabili è triplicata, passando da 5 a 15 chilometri per 100 chilometri quadrati. Un’espansione significativa dei percorsi protetti si è avuta soltanto nelle città capoluogo del Nord Italia, in particolare in Piemonte e Lombardia, con gli exploit positivi di Torino, Brescia, Padova, mentre nelle città capoluogo del Sud e del Centro - con le eccezioni di Firenze, Lecce e Cosenza - i progressi sono minimi e ancora lontani dal fare “rete”.

Veneto Trieste

Vercelli Torino

Venezia

Piemonte

Ferrara

Alessandria

Emilia-Romagna Pistoia

Cuneo

Pesaro

Pisa

Firenze Arezzo

Livorno

Liguria

Toscana

Ancona

Marche

Perugia Terni

Grosseto

Pescara

Abruzzo Umbria

Molise

Roma Foggia

Lazio

2000: 5.4 2010: 15.5

Bari

Latina Campobasso

Lecce

Sardegna

Puglia

Cosenza

Calabria Differenza piste ciclabili (kmq) 2010-2000 1.1 - 4.5

Basilicata

Sicilia

4.6 - 11.2 11.3 - 23.3

La!na

1.2

Perugia

1.3

Foggia

1.6

Agrigento

1.7

Pistoia

1.8

Ancona

1.8

Bari

1.9

Grosseto

1.9

As!

2

Campania Oristano

1.1

Oristano

3.5

Arezzo

4.5

La Spezia

43.6

Vercelli

43.7

Bologna

50.6

Modena

50.8

Reggio nell'Emilia

53.1

Treviso

53.5

Bolzano

57.3

Bergamo

68.9

Agrigento

Mantova

84.5

23.4 - 40.9

Torino

104 .7

Brescia

121 .7

Padova

41.0 - 121.7 140 120 100

80

60

40

20

0

73


SECONDO://LINK Trentino-Alto Adige/ Friuli-Venezia Giulia Südtirol

Lombardia Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste Verbania Aosta

Bolzano Sondrio Trento Lecco Brescia

Belluno

Superamenti del limite per la protezione della salute umana per il PM10 nelle città capoluogo. Anno: 2010. Fonte: elaborazione su dati Istat

L’aria delle città italiane è pesante. Nel 2010 i capoluoghi italiani presentavano in media concentrazioni di particolato superiori ai livelli di guardia quasi al ritmo di un giorno alla settimana, e la situazione è peggiorata ulteriormente nel 2011 (53 giorni di superamenti del limite). Soprattutto al Nord (anche per ragioni meteo-climatiche), dove meno di 1 comune capoluogo su 10 non ha superato la soglia delle 35 giornate oltre le quali scattano per legge misure di prevenzione.

Udine Gorizia Veneto

Biella

Piemonte

NUMERO DI GIORNI IRRESPIRABILI

Venezia Trieste

Torino

Rovigo Parma

Asti

Ravenna

Cuneo Savona Genova

Prato Forlì Firenze

Lucca Pisa

Liguria

Ancona

Arezzo

Siena

Toscana

Emilia-Romagna

Rimini Pesaro

Grosseto

Rieti L’Aquila

Umbria

Sassari

Pescara

Abruzzo

Andria

Latina

Salerno

Nuoro

Barletta

Benevento

Napoli

Bari Matera Brindisi

Potenza Taranto

Campania

Oristano

Molise

Isernia Campobasso

Roma Olbia Lazio

Marche

Ascoli Piceno Teramo

Perugia Terni Viterbo

1 1 2 3 3 4 4 5 5 6 6 8 10 11 11 11 12 12 12 13 13 13 15 15

Media 2010: 44.6

Puglia

Lecce

Sardegna Calabria Cagliari Giorni di superamento annui limite PM10 1 - 15 16 - 38 39 - 63

Catanzaro Palermo

Reggio di Calabria

95 96 97 98 98

Basilicata

Sicilia Caltanissetta

Enna

Agrigento

Catania Siracusa

108 108 116

Ragusa 64 - 92 93 - 140

131 140 140 120 100 80

74

Matera Nuoro Barle"a Viterbo La Spezia Siena Isernia Genova Savona L'Aquila Andria Rie Ragusa Olbia Livorno Reggio di Calabria Sassari Potenza Enna Brindisi Campobasso Aosta Bolzano Gorizia Napoli Padova As Lucca Cagliari Venezia Frosinone Siracusa Torino Ancona

60

40

20

0


SECONDO://LINK

Trentino-Alto Adige/ Südtirol

IL TREND DELLE RINNOVABILI

Lombardia

Percentuale di consumi di energia elettrica coperti da fonti rinnovabili (a meno dell’idoelettrico) per regione.Variazione 2000-2010. Fonte: Dipartimento dello Sviluppo Economico su dati Terna

Friuli-Venezia Giulia

Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste

Dall’inizio del Duemila le regioni del Sud hanno conosciuto un’impennata della disponibilità di energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili (eolica, fotovoltaica, geotermoelettrica, e biomasse). Calabria, Basilicata, Puglia, Sardegna e in particolare il Molise (che ha superato la Toscana, tradizionalmente in testa alla classifica), hanno raggiunto valori significativi di consumo, in qualche caso superiori al target del 17% fissato dal Quadro strategico

Veneto

Piemonte Emilia-Romagna

Marche

0.7

2000: 2.2% 2010: 9.9% (incremento: +7.7%)

Veneto

1.9 0.3

Lazio

2.1 0.4

Piemonte

2.1 0.3

Liguria

2.3 0.3

Marche

2.5 0.3

Umbria

2.7 0.4

Friuli-Venezia Giulia

Toscana Abruzzo Molise

1.2 - 5.2 5.3 - 5.8

Lazio

3 0.9 3.3

Puglia

5.9 - 9.8

Lombardia

1

Tren!no-Alto Adige/Süd!rol

5.7 0.1

Campania 9.9 - 37.8

Valle d 'Aosta/Vallée d 'Aoste

1.6 0.8

Liguria

Trend dei consumi da rinnovabili 2010 - 2000 Umbria

0

Abruzzo

6 1.3

Sardegna

Emilia -Romagna

10.4 0.1

37.9 - 231.0

Sicilia

11 2.1

Calabria

Campania

12.4 0.6

Consumi da Rinnovabili 2010

Sicilia

Basilicata

0.7% - 3.3% 3.4% - 6.0%

Consumi rinnovabili 2000

26.9% - 41.4%

17.8 1.7

Puglia

21 0

Basilicata

23.1 0.1

Calabria

26.8 23.1

6.1% - 12.4% 12.5% - 26.8%

Sardegna

Sono state considerate come rinnovabili la fonte eolica, fotovoltaica, geotermoelettrica e biomasse (inclusa la parte dei rifiuti non biodegradabili). Non è stato considerato l’idroelettrico.

Toscana

41.4 0.2

Molise 40%

30%

20%

10%

0%

75


SECONDO://LINK

15 10.5 Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste

6.2 2.8 Lombardia

17.8 9.8 Trentino-Alto Adige/ Südtirol

17.8 10.2 Friuli-Venezia Giulia

DIGITAL DIVIDE IN ITALIA

Rete fissa e mobile. Anno: 2012. Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico Il significato di banda larga è in continua evoluzione con l’avanzamento tecnologico delle reti di telecomunicazione e relativi dispositivi. Le raccomandazioni dell’International Telecommunication Union (ITU) la definiscono come una velocità di trasmissione superiore a 2 megabytes al secondo. Malgrado i progressi compiuti nell’ultimo decennio, la diffusione della banda larga mostra ancora dei ritardi, soprattutto la rete fissa, in Molise, Calabria, Basilicata, Valle D’Aosta e Friuli e Trentino Alto Adige. In Puglia il divario digitale riguarda solo l’1,4% della popolazione.

17.4 7.9 Veneto 15.2 7.8 Piemonte

9.8 4.1 Emilia-Romagna

8.1 3.5 Liguria

11 5.3 Marche

11.6 5.9 Toscana

15.4 8.9 Abruzzo

15.8 7.6 Umbria

Molise 4.7 2.1 Lazio

Digital Divide

6.3 2.9 Sardegna

4.3 1.4 Puglia

8 3.8 Campania

18.3 11.8 Calabria

rete fissa rete fissa e mobile Digital Divide rete fissa e mobile

34.6 21.8

6.3 2.6 Sicilia

Media 2012 Digital Divide Rete Fissa: 10.0% Copertura solo Rete Mobile: 5.2% Digital Divide Rete Fissa e Mobile: 4.8%

22.8 11.1 Basilicata

1.4% - 3.5% 3.6% - 5.9% 6.0% - 8.9% 9.0% - 11.8% 11.9% - 21.8%

76

Il Digital Divide da rete fissa e mobile significa quindi disponibilità di velocità di connessione inferiore a 2Mbps.


SECONDO://LINK

77



TERZO://MALWARE

“ NON PENSO MAI AL #FUTURO, ARRIVA SEMPRE MOLTO IN FRETTA” (Albert Einstein)

Esito di un lavoro di ricerca lungo e laborioso - luce, angolazioni, obiettivi, pellicole, abiti e oggetti - Back to the future è stato definito “un lavoro di vera e propria psicoanalisi sull’essere umano, che mette a nudo le persone, togliendo loro di dosso le maschere che hanno assunto da adulti. Irina +erning costringe i suoi soggetti a tornare se stessi, a ‘tornare al futuro’, come se rievocare il passato fosse una premessa necessaria per la costruzione di ciò che verrà” (Marco Pinna). Male Sil Flor 1983 2010 Buenos Aires


TERZO://MALWARE Bolzano/ Bozen

Friuli-Venezia Giulia

Trento

Spesa sociale pro capite per interventi e servizi sociali dei comuni singoli e associati per famiglie e minori. Anno: 2009. Fonte: elaborazione su dati Istat

Lombardia Valle d'Aosta/ Vallée d'Aoste

Veneto

Piemonte Emilia-Romagna

Toscana

Liguria

I BARATRI DELLA SPESA SOCIALE

La mappa mostra i baratri territoriali della spesa sociale pro capite per l’area famiglia e minori, baratri che si vanno approfondendo: nel 2009, l’ultimo anno per cui sono disponibili i dati, la spesa era aumentata di 16 e 14 euro in Emilia Romagna e Trentino, che già nel 2008 guidavano la classifica con oltre 250 euro pro capite, mentre era aumentata di pochi spiccioli in Calabria (fanalino di coda con appena 25 euro) e addirittura diminuita in Puglia, Molise e Abruzzo. In seguito ai tagli operati dalle ultime finanziarie, è verosimile che i livelli attuali di spesa siano ancora inferiori.

Marche

Abruzzo Umbria

Lazio

Campania Sardegna Calabria

Spesa media pro-capite 2009 S (valori in Euro) 204 - 282 115 - 203 73 - 114 25 - 72

80

Sicilia

25 22.6 34 37.8 Spesa media pro49 46 capite 2009: 119 € 51 52.3 Spesa media pro57 50.4 capite 2008: 115 € 67 72.7 69 48.6 Molise 72 71.2 99 91.6 113 109 .4 114 Puglia 109 .6 148 144 .4 157 151 .5 162 156 .2 166 157 .3 Basilicata 174 157 .9 175 170 .4 199 197 203 199 262 Spesa media 248 pro-capite in € 282 265 .7 2009

2008

300

200

100

Calabria Molise Campania Puglia Basilicata Abruzzo Bolzano/Bozen Sicilia Veneto Sardegna Marche Lombardia Umbria Piemonte Toscana Friuli -Venezia Giulia Lazio Valle d 'Aosta/Vallée d 'Aoste Liguria Trento Emilia -Romagna 0


TERZO://MALWARE

ERRORE DI SISTEMA: INFANZIA SENZA RETE

L’

Italia dell’assistenza all’infanzia è segnata da profonde diseguaglianze. Le possibilità dei bambini e delle loro famiglie di trovare un sostegno pubblico e servizi di qualità variano radicalmente da regione a regione, da un’area territoriale all’altra. Il fenomeno è conclamato da oltre 10 anni, da quando cioè è stata attuata la riforma federalista del welfare senza definire gli standard minimi capaci di garantire il godimento di uguali servizi e diritti su tutto il territorio nazionale. Nata con la lodevole intenzione di creare per la prima volta in Italia un sistema “integrato di interventi e servizi sociali”attraverso il decentramento delle competenze alle regioni (per l’indirizzo politico e legislativo) e ai comuni (per la loro erogazione) - la riforma ha finito per risolversi nel suo esatto contrario, limitandosi a certificare la compresenza nel paese di 19 sistemi regionali e 2 provinciali, non comunicanti e a volte inconciliabili tra loro. Un vero e proprio errore di sistema destinato sempre più ad aggravarsi in un contesto segnato dai vincoli di spesa imposti dall’Europa e dalla riduzione dei trasferimenti statali destinati a finanziare le politiche sociali, in conseguenza della crisi economica. Gli ultimi dati fanno emergere un lieve, ulteriore, peggioramento dei gap territoriali: tra il 2008 e il 2009 gli importi della spesa sociale pro capite per l’area famiglia e minori sono cresciuti ulteriormente di 16-14 euro nelle regioni del Nord al top della classifica, mentre sono aumentati di pochi euro o addirittura diminuiti in alcune regioni del Mezzogiorno. Se la spesa sociale nel suo complesso presenta preoccupanti diseguaglianze, gli squilibri maggiori - come nota il rapporto annuale dell’Istat 2012 riguardano proprio l’infanzia. I comuni delle regioni del Nord che investono di più nel sociale (Alto-Adige, Friuli, Emilia Romagna) presentano mediamente livelli di spesa per l’area famiglia - minori ben 8 volte superiori a quelli dei comuni in cui la spesa sociale è più bassa (Calabria e Campania). Non solo: se il sistema di spesa sociale delle regioni del Centro-Nord, maggiormente strutturato e articolato, presenta una rete di associazioni fra comuni che offre opportunità di accesso ai servizi anche ai residenti dei centri più piccoli, nel Mezzogiorno i comuni adottano raramente forme di gestione associativa o consortile e non fanno rete.

DERIVAZIONI Malware: contr. delle parole inglesi malicious e software, lett. ‘programma malvagio’; in ita. anche detto codice maligno. GLOSSARIO Area famiglia e minori: area in cui rientrano gli interventi e i servizi di supporto alla crescita dei figli e alla tutela dei minori. I beneficiari degli interventi e dei servizi possono essere donne sole con figli, gestanti, giovani coppie, famiglie con figli, famiglie monoparentali e donne che subiscono maltrattamenti in ambito familiare. FONTI Istat, Indagine sugli interventi e i servizi sociali dei comuni singoli o associati: realizzata in collaborazione con la Ragioneria Generale dello Stato, i Ministeri dell’Economia, del Lavoro e delle Politiche Sociali, l’indagine raccoglie dal 2003 informazioni sulle politiche di welfare gestite a livello locale. Le informazioni raccolte sono articolate in sette aree: famiglia e minori, disabili, dipendenze, anziani, immigrati e nomadi, povertà disagio adulti e senza fissa dimora, multiutenza. All’interno di ogni area di utenza si rileva la presenza di vari tipi di servizi sociali e di contributi economici, il numero di utenti, le spese correnti per l’anno di riferimento, le quote pagate dagli utenti.

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TERZO://MALWARE Bolzano/ Bozen Friuli-Venezia Giulia

Trento Lombardia Valle d’Aosta/ Vallèe d’Aoste

Veneto

Piemonte

L’ASIMMETRIA DEI SERVIZI

Indicatore di presa in carico degli utenti nei servizi pubblici. Anno: 2010-2011. Fonte: elaborazione su dati Istat L’offerta pubblica di servizi per la prima infanzia (asili nido, servizi integrativi) è sempre più squilibrata. Il leggero incremento della media nazionale (+0,4%) dei bambini presi in carico nel 2010-2011 si concentra nel Centro-Nord, mentre nella maggior parte delle regioni del Sud si assiste a una diminuzione degli iscritti in rapporto ai residenti. Diverso il caso della Sardegna che con il 17% di iscritti supera l’obiettivo di servizio (12%).

Emilia-Romagna

Media Italia

2.4

Calabria

2.7

Campania

4.6

Toscana

Liguria

Marche

Presa in carico: 14.0%

Puglia

5.5

Sicilia

5.5

Abruzzo

Molise

Abruzzo

12.5

Puglia Campania

Veneto

14.9

Lazio

15.4

Piemonte

Lazio

16.6

Liguria

16.9

Marche

Sardegna

17

Sardegna

17.3

Calabria

Bolzano/Bozen

18.9

Basilicata

Lombardia

20.2

Asili nido comunali 2011

Friuli-Venezia Giulia

21

Sicilia

Toscana

21.9

22.0% - 29.4%

Trento

17.4% - 21.9%

27.1

Valle d 'Aosta/Vallèe d 'Aoste

12.6% - 17.3%

27.6

Umbria

5.6% - 12.5% 2.4% - 5.5%

82

Basilicata

9.6

Umbria

Presa in carico

Molise

7.5

29.4 30% 25% 20% 15% 10% 5%

Emilia -Romagna 0%


TERZO://MALWARE

S

ebbene tutti gli studi continuino ad evidenziare l’importanza degli asili nido per lo sviluppo dei più piccoli, una quota significativa di genitori italiani sembrerebbe ancora restia a farvi ricorso. Secondo una recente indagine dell’Istat nel Sud quasi un genitore su 2 ritiene che i bambini siano ancora “troppo piccoli” per essere lasciati agli educatori. D’altra parte, l’assenza di una rete nazionale di servizi di qualità per la prima infanzia rende difficile, per i genitori, farsi un’idea del loro effettivo valore, contribuendo a superare eventuali resistenze “culturali”. In tutta Italia - ma soprattutto nelle regioni del Sud - l’offerta di servizi continua a rimanere ampiamente sotto gli standard europei: la distanza degli italiani dagli asili è prima di tutto geografica. A 40 anni dalla loro istituzione, meno di 2 bambini su 10 (il 18,7%) frequentano un asilo pubblico o privato: nel Nord-Est sono quasi 3 su 10 (27,1%), nel Sud meno di 1 su 10 (7%). Alcune regioni del NordOvest presentano valori leggermente inferiori alla media nazionale (Liguria, Piemonte e Friuli Venezia Giulia), la Sardegna è sorprendentemente seconda al solo Veneto (31,1% la Sardegna, 31,8 il Veneto), mentre in Calabria si registra la frequenza più bassa (4,9%). Carenze e squilibri sono altrettanto gravi, se non maggiori, a livello di offerta pubblica: i bambini che frequentano un asilo comunale o convenzionato sono appena l’11,7%, poco più di 1 su 10 (circa 200 mila, mentre 117 mila ne frequentano uno privato) e la percentuale dei comuni che garantiscono il nido pubblico varia dal 78,2% del Nord-Est al 20,8% del Sud. Il gap non accenna a diminuire, anzi nel 2010-2011 è andato crescendo per quanto riguarda l’offerta complessiva di servizi (asili, servizi integrativi, ecc.): la lieve crescita degli utenti a livello nazionale (dal 13,6% al 14%) si è concentrata al Centro e al Nord, mentre in diverse regioni del Mezzogiorno la quota degli iscritti è scesa leggermente. Diverso il caso della Sardegna che compie un balzo in avanti passando dal 10,9 al 13,6% di iscritti negli asili e fa segnare il 17% di utenti nei servizi pubblici. Colpisce, in questo quadro, il caso di Napoli - appena 1.450 bambini iscritti negli asili, 1.000 in lista d’attesa, servizio a tempo ridotto - e il generale ritardo della Campania: se il trend dovesse rimanere quello degli ultimi 6 anni - +1,2% tra 2004 e 2010 - la regione impiegherà ben 40 anni per raggiungere l’obiettivo di servizio del 12% (e soltanto grazie alla sensibile riduzione dei bambini 0-2 anni nel 2050: altrimenti ce ne vorrebbero 50).

DERIVAZIONI Asilo: dal gr. asylon, comp. di a- negativ. e sylao, ‘rubo, saccheggio’. Luogo sacro e inviolabile. GLOSSARIO Indicatore di presa in carico degli utenti: numero di utenti per 100 bambini tra 0 e 2 anni. Piano straordinario asili: tra gli obiettivi del piano straordinario di intervento per lo sviluppo dei servizi socio-educativi, varato dalla finanziaria del 2007 (Legge 27-12-2006, n. 296), c’era, fra gli altri aspetti, l’attenuazione del forte squilibrio tra il Nord e il Sud del Paese e una complessiva crescita del sistema nazionale verso standard europei. Il piano si proponeva il raggiungimento, entro il 2010, dell’obiettivo della copertura territoriale del 33% fissato dal Consiglio europeo di Lisbona del 2000. A distanza di 5 anni l’offerta degli asili pubblici è cresciuta - gli iscritti sono passati da 165 a 200 mila -, ma il programma ha ottenuto risultati ampiamente inferiori alle aspettative anche per il progressivo ridimensionamento dei fondi ad opera dalle successive leggi finanziarie.

83


TERZO://MALWARE Quarto 0.32 Sarno 0.51 Solofra 0.73 Crotone 1.38 Catanzaro 1.43 Albanella 1.59 Angri 1.64 Palma Campania 1.74 Marano di Napoli 1.80 Aversa 1.81 Pagani 1.92 Marcianise 2.04 Torre Annunziata 2.09 Nocera Inferiore 2.46 Mercato San Severino 2.78 Vibo Valenta ?2.8 Reggio di Calabria 2.91 Corigliano Calabro 3.36 Avellino 3.36 Calabria e Campania: presa in carico ponderata Sant'An mo 3.44 San Giovanni in Fiore 3.46 di bambini nei servizi per l’infanzia. Anno: 2010. Castellammare di Stabia 3.82 Fonte: elaborazione sui dati del Ministero Caserta 3.83 dello Sviluppo Economico Cava de' Tirreni 3.83 Pomigliano d 'Arco 4.84 Napoli 4.85 In Calabria e Campania i pochi servizi pubblici per la Castrovillari 5.09 prima infanzia galleggiano sulla superficie regionale Cutro 5.35 Benevento 5.43 come atolli nell’Oceano. Più che le sparute macchie di Acri 5.63 colore - che indicano le percentuali della presa in Montoro Inferiore 5.64 carico nei diversi comuni - colpiscono i vasti spazi Nola 6.21 Paola 6.46 vuoti, a indicare l’assenza di una qualsiasi forma di Cosenza 6.63 intervento di sistema. L’offerta pubblica è solo Vitulano 6.67 parzialmente integrata dagli asili privati - riservati però Eboli 6.87 Chiaravalle Centrale 7.52 a chi ha le possibilità di accedervi - grazie ai quali gli Grotaminarda 7.84 iscritti passano dal 2,7% all’8,8% in Campania e dal San Pietro a Maida 7.96 2,5% al 4,9% in Calabria. Rende 8.22 Lamezia Terme 9.28 Soverato 9.38 Baronissi 9.53 Presa in carico Rogliano 9.59 Lacedonia 10.10 37.51% - 60.38% Salerno 22.47 Sturno 24.16 San Lucido 24.20 21.52% - 37.50% Gesualdo 24.54 Frigento 25.32 10.11% - 21.51% Soveria Simeri 25.81 Gerocarne 26.28 2.93% - 10.10% Sant'Onofrio 27.43 Lioni 27.55 0.00% - 2.92% San Sebas ano al Vesuvio 28.15 Sant'Ilario dello Ionio 30.38 Morra De Sanc s 32.35 Nardodipace 35.29 Zagarise 37.5 Pellezzano 44.02 Sant'Andrea di Conza 45.28 Grimaldi 48.39 Marzi 60.38

SERVIZI SENZA RETE

0%

84

20%

40%

60%

80%

100 %

120 %

140 %

160 %


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Lombardia 29.9%

Valle d'Aosta/ Vallée d'Aoste 21.2%

Trento 20.2%

Bolzano/ Bozen 19.0%

Friuli-Venezia Giulia 20.4%

Veneto 25.0% Piemonte 21.1%

TARIFFE VARIABILI

Asili nido comunali: percentuali di spesa pagata dagli utenti, quota pagata dai comuni e quota pagata dagli utenti. Anno: 2010-2011. Fonte: Istat La riforma in senso federalista dello Stato senza la definizione di livelli minimi per le prestazioni sociali, significa che ognuno fa come gli pare. Lo confermano le spese medie regionali per gli asili nido: nel 2010 si passa dai 13.568 euro per bambino del Lazio, ai 3.334 euro per bambino della Calabria. Variano anche le quote a carico delle famiglie: il valore medio regionale più alto spetta alla Valle D’Aosta (2.397 euro per bambino) e il più basso alla Calabria (479 euro). Media Spesa pagata dagli utenti: 19% Quota pagata dai Comuni: 7110 € Quota pagata dagli utenti: 1672 €

Emilia-Romagna 21.2%

Toscana 23.2%

Liguria 11.2%

Marche 24.9% Abruzzo 15.5%

Umbria 18.3%

Molise 21.2% Lazio 8.3% Puglia 13.3% Campania 6.4%

Sardegna 14.4%

Calabria 12.6% Spesa pagata dagli utenti 6.1% - 8.3%

Basilicata 23.8%

Sicilia 6.1%

8.4% - 15.5% 15.6% - 20.4%

Quota pagata in Euro

20.5% - 23.8%

dall'utente

23.9% - 29.9%

dal Comune

3334 .4 479 .5 3513 .3 1099 .6 5016 .5 1667 .6 5017 .7 2 137 5102 .3 1372 .4 5608 .2 944 .9 5629 .1 1878 .3 5794 .4 891 .6 5942 .2 1086 .6 6294 .9 1898 .6 6728 .5 1815 .5 7047 .8 1889 .1 7314 .2 1636 .2 7399 .2 1892 .8 8368 .9 1964 .5 8643 .2 1095 .4 8807 .8 569 8915 .8 2397 .4 8957 2271 .2 8967 .8 616 .5

13567 .8 15000

Calabria Basilicata Marche Lombardia Molise Sardegna Veneto Puglia Abruzzo Toscana Emilia -Romagna Piemonte Umbria Friuli-Venezia Giulia Bolzano/Bozen Liguria Sicilia Valle d 'Aosta/Vallée d 'Aoste Trento Campania Lazio

1235 .4 10000

5000

0

85


TERZO://MALWARE

720 MILA BAMBINI IN POVERTÀ ASSOLUTA

Percentuale e numero di minori e di famiglie con minori in povertà assoluta. Anno: 2011. Fonte: Istat

Nord

Famiglie con minori in povertà assoluta 131000

Nel 2011 le rilevazioni Istat mostrano un incremento della povertà assoluta tra i minori, dovuto al peggioramento delle condizioni economiche delle famiglie nel Mezzogiorno. I minori privi di beni e servizi per uno standard di vita accettabile sarebbero oltre 720 mila, circa 7 su 100. Rispetto al 2010 le famiglie con bambini in questa situazione sono cresciute dell’1,4%, passando da 365 a 440 mila, con un’impennata del 2% nel Sud e un leggero incremento nel Nord. Nello stesso arco di tempo, è cresciuto il divario tra povertà assoluta nelle famiglie con bambini rispetto al totale delle famiglie (+0,5%).

Centro Famiglie con minori in povertà assoluta 57000

Minori in povertà assoluta 2011: 723000 (7.0%) 2010: 653000 (6.3%)

Sud

10.3 Sud

10.9

Famiglie con minori in povertà assoluta 253000 4.4

Nord

4.7

Famiglie povere con minori 2011 2010 Minori in povertà assoluta 92000 214000 417000

86

Famiglie con minori in povertà assoluta 2011: 440000 (6.6%) 2010: 365000 (5.5%)

4.4

Minori in povertà assoluta 2011 2010

Centro

4.7 10%

8%

6%

4%

2%

0%


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IL BUG DELLE POVERTÀ ECONOMICHE

I

n Italia più di 7 bambini e ragazzi su 100 vivono in condizioni di povertà assoluta: tutti insieme compongono un esercito di circa 720 mila minori impossibilitati ad accedere a uno standard di vita minimamente accettabile. Un esercito dislocato in gran parte nelle regioni del Sud - dove si annovera un plotone di 417 mila bambini in questa condizione, pari alla somma dell’intera popolazione minorile di Napoli, Palermo, Bari, Foggia e Reggio Calabria - e dato significativamente in crescita nel 2011 rispetto all’anno precedente con un aumento nell’ordine di 75 mila nuovi piccoli grandi poveri (una quota equivalente a tutti i minori di Messina e Taranto messi insieme). L’ultima indagine dell’Istat sui consumi delle famiglie italiane conferma che la povertà minorile è un insidiosissimo baco annidato nel software di promozione e cura dell’infanzia, un difetto d’origine che investe circa 440 mila famiglie con bambini in povertà assoluta e ben 1 milione di famiglie in povertà relativa. Che di vero e proprio bug si tratti, lo dimostra il fatto che in Italia, in misura superiore di quanto non accade nella grande maggioranza dei paesi europei, la povertà colpisce innanzitutto le famiglie con minori: l’incidenza media nazionale delle famiglie in povertà relativa passa dall’11,1% al 16,2% quando in famiglia vi sono dei bambini, mentre la povertà assoluta sale dal 5,2% al 6,6%. In altre parole la povertà colpisce alla radice il sistema stesso di sviluppo del paese: per un numero crescente di famiglie mettere al mondo dei figli è ormai sinonimo di povertà, un vero e proprio azzardo. E il disagio, in questo caso, è più percepibile nelle regioni del Nord. Lo spread delle famiglie con minori, e il generale aggravamento del fenomeno tra il 2006 e il 2010 in corrispondenza della crisi economica, emerge anche se si cambia unità di misura: secondo un’elaborazione dei dati della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie, quasi 1 minore su 4 è a rischio povertà - il 22,6%, il valore più alto registrato negli ultimi 15 anni - con uno scarto di 8,2 punti rispetto all’incidenza media della povertà sul totale della popolazione (14,4%). Nel periodo indicato, inoltre, l’incremento è stato maggiore tra i minori rispetto al totale della popolazione: se la povertà è aumentata dell’1,2%, l’incidenza di povertà minorile è cresciuta del 3,3%. Oltre all’incidenza sarebbe in forte aumento anche l’intensità, passata dal 28,1% del 2006 al 35,1% del 2010 (+7%).

DERIVAZIONI Spread: sost. inglese, propriamente ‘espansione’. Dal verbo (to) spread ‘spargere’, di origine germanica, usato in italiano al maschile. Anche ‘divario, scarto, forbice’. GLOSSARIO Bug, “baco”: in termini informatici identifica un errore nella scrittura di un software. In certi casi, i bug possono essere particolarmente gravi, fino al punto di rendere vulnerabile ad attacchi informatici anche il computer che ospita il software. Povertà assoluta: la soglia di povertà assoluta rappresenta la spesa minima necessaria a una determinata famiglia per ottenere beni e servizi considerati essenziali per uno standard di vita accettabile. Il paniere calcolato dall’Istat comprende: la soddisfazione del fabbisogno minimo alimentare; le spese per l’affitto, la luce e il riscaldamento; le spese minime per mantenere la casa (condominio, acqua), per il vestiario essenziale (sono esclusi beni voluttuari), il trasporto pubblico (sono esclusi i mezzi privati), il possesso e l’utilizzo del telefono, e altre piccole spese residuali per l’igiene personale e il tempo libero. LINK www.ricordiamocidellinfanzia.it Save the Children, Il Paese di Pollicino, 2012

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MINORI IN POVERTÀ RELATIVA

Percentuale e numero di minori in povertà relativa per regione. Anno: 2011. Fonte: Istat

Friuli-Venezia Giulia

Trentino-Alto Adige/ Südtirol Lombardia Valle d'Aosta/ Vallée d'Aoste

Veneto

I dati 2011 sui minori in condizioni di povertà relativa non presentano differenze statistiche significative rispetto a quelli dell’anno precedente: i minori che vivono in famiglie con capacità di spesa inferiori alla linea mediana nazionale sono oltre 1 milione e 800 mila e costituiscono il 17,6% di tutti i bambini e i ragazzi italiani presenti nelle famiglie italiane. Rimangono pressoché invariati anche i divari tra regioni: 1 su 3 abita nel Mezzogiorno, ben 400 mila nella sola Sicilia, circa 350 mila in Campania.

Piemonte 5.5

Emilia-Romagna

Marche Liguria

Veneto

7.2

Lombardia

7.4

Tren no-Alto Adige Süd rol

8.1

Emilia -Romagna

8.4

Toscana

9.2

Liguria

9.5

Piemonte

9.9

Lazio

2011: 17.6% (1 822 000 minori)

Toscana Abruzzo Umbria

Molise

Marche

10.3

Lazio

Friuli -Venezia Giulia

13.2

Puglia

Sicilia

Sardegna

28.2

Campania

31.2

Basilicata

Puglia

33.3

10.4% - 16.9% 17.0% - 31.2%

88

Basilicata

26.9

Calabria

5.5% - 8.1%

N.D.

Molise

23.8

Minori in povertà relativa 2011

31.3% - 42.3%

Umbria

16.9

Sardegna

8.2% - 10.3%

Abruzzo

14.5

Campania

Calabria

34.7

Sicilia

42.3 40%

30%

20%

10%

0%


TERZO://MALWARE

Friuli-Venezia Giulia 11000

Trentino-Alto Adige/ Südtirol 8000

Lombardia 75000

LO SPREAD DELLE FAMIGLIE CON BAMBINI

Rapporto tra la povertà relativa nelle famiglie con minori e sul totale delle famiglie. Anno: 2011. Fonte: Istat

Valle d'Aosta/ Vallée d'Aoste N.D.

L’11,1% delle famiglie italiane vive in povertà relativa, ma l’incidenza sale al 16,2% quando a casa vi sono dei minori. La mappa mostra il rapporto su scala regionale tra povertà nelle famiglie con bambini e sul totale delle famiglie: come si può vedere dall’intensità dei colori e dall’oscillazione delle barre bicolori del grafico, il rapporto è superiore in Lombardia, Friuli, Umbria, Marche, Piemonte, Liguria. In queste regioni la presenza di minori erode di più le capacità di spesa delle famiglie. In Trentino e Abruzzo l’indice si inverte: il tasso dei minori in questa condizione è inferiore a quello degli adulti.

Veneto 29000 Piemonte 39000

Emilia-Romagna 31000

Liguria 15000

Marche 13000

Toscana 30000

Abruzzo 18000

Umbria 14000

Sotto il nome della Regione il numero di famiglie in povertà relativa

Molise 9000

Famiglie in povertà relativa nel 2011: 11.1% (pari a 2 782 000 famiglie e 8 173 000 persone) Famiglie con minori in povertà relativa: 16.2% (pari a 1 089 000 famiglie sul totale di 6 723 000 famiglie con minori residenti in Italia)

Sardegna 48000

Calabria 69000 Sicilia 231000

< 1.13

La soglia per una famiglia di due componenti è pari alla spesa media mensile per persona nel Paese, che Basilicata nel 2011 è risultata di 1.011,03 euro (+1,9% 15000 rispetto al valore della soglia nel 2010)

+

> 1.501

con minori N.D.

totali

Lombardia

Piemonte

6.2 9.1

Liguria

5.4

Friuli-Venezia Giulia

7.1

Lazio

15.7

Abruzzo 8.9

Umbria

23.3 24.9 25

Basilicata 18.2

Molise

21.1

27.7

Sardegna

26.2 29.5

Calabria

22.4

Campania

22.6

31

40%

Marche

13.4 13.1

29.6

38.1

Toscana

5.2

5.9 8.5

10.1

Famiglie in povertà relativa

1.424 - 1.5

Emilia -Romagna

4.2 6.9

9.5

1.12 - 1.32 1.322 - 1.42

Tren!no-Alto Adige Süd!rol

5.2 6.7

8.4

Puglia 154000 Campania 213000

Veneto

6.7 6.4

5.2 7.8

Lazio 66000

Indice della povertà relativa delle famiglie con minori rispetto alla povertà relativa totale (1 = parità)

-

4.3 5.4

Puglia

27.3 30%

Sicilia 20%

10%

0%

89


TERZO://MALWARE Indice del rischio povertà dei minori rispetto al rischio povertà totale (1 = parità)

PIÙ PICCOLI, PIÙ A RISCHIO Rischio di povertà dei minori in Europa rispetto A al totale della popolazione per paese.

1.28 ISLANDA

Anno: 2010. Fonte: elaborazione sui dati Eurostat A eccezione dei paesi scandinavi e di Croazia e Slovenia, nella maggioranza dei paesi europei i minori sono più esposti al “rischio di povertà” calcolato da Eurostat sul reddito e non sui consumi. Lo svantaggio è più sensibile nei paesi dell’ex blocco socialista (Rep. Ceca, Ungheria, Slovacchia, Romania) e in Italia. In termini assoluti, nel 2010 (prima della crisi greca) l’Italia si collocava ai primi posti della classifica con il 24,7% di bambini e ragazzi in famiglie a basso reddito. 1.18 Danimarca Finlandia Norvegia Slovenia Svezia Cipro Repubblica Ceca

9

Germania Francia Slovacchia Ungheria Croazia Lussemburgo Grecia Lituania Italia Romania

90

10%

20%

0.99 - 1.09

1.25 BELGIO

1.12 - 1.22 1.25 - 1.36

+

1.04 NORVEGIA

> 1.47

1.09 ESTONIA 0.81 DANIMARCA

1.24 LETTONIA

1.33 OLANDA

1.22 IRLANDA

1.27 POLONIA

1.47 LUSSEMBURGO 1.12 GERMANIA

21.1 0%

< 0.88

1.15 LITUANIA

17.3 15.8 17.5 15.6 17.9 13.3 18.8 12 20.3 12.3 20.5 20.5 21.4 14.5 23 20.1 23.3 20.2 24.7 18.2

Estonia

-

1.01 SVEZIA

REGNO UNITO

10.9 13.3 11.4 13.1 11.7 11.2 12.6 12.7 13.1 12.9 13.6 15.8 14.3

0.87 FINLANDIA

30%

1.58 REP. CECA

1.56 SLOVACCHIA

1.34 FRANCIA

1.65 UNGHERIA

1.48 ROMANIA

1.25 PORTOGALLO 1.16 SVIZZERA 1.18 AUSTRIA

31.3

Minori a rischio povertà EU27: 20.5% - Italia: 24.7% Indice EU27: 1.22 - Italia: 1.35

1.26 SPAGNA

1.35 ITALIA

0.99 SLOVENIA 1.31 MALTA

1 CROAZIA

1.14 GRECIA

1.29 BULGARIA

0.86 CIPRO


TERZO://MALWARE

I

l bug delle povertà minorili prende di mira le categorie più esposte (famiglie operaie, con un solo genitore, composte da immigrati) e negli ultimi15 anni pesa in misura crescente anche sulle coppie più giovani, contribuendo a scoraggiare i tassi di natalità. Laddove il capofamiglia ha meno di 35 anni, l’incidenza della povertà è cresciuta di 10 punti percentuali dal 1995 e di quasi 4 punti dal 2006, e riguarda ormai 1 famiglia su 2 (il 47,8%). Il dato trova una spiegazione naturale nei salari più bassi percepiti abitualmente da padri e madri che si sono da poco affacciati al mondo del lavoro, ma il fenomeno si è aggravato recentemente in seguito al crollo dell’occupazione giovanile, legata prevalentemente a lavori autonomi e temporanei, e al netto calo degli impieghi a tempo indeterminato nella fascia 15-34 anni (- 5% rispetto al 2008 e addirittura - 10% rispetto a 15 anni fa). Si calcola che già nel 2009, circa 480 mila famiglie dovevano sostenere almeno un figlio convivente che aveva perso il lavoro nei 12 mesi precedenti. D’altra parte, le elaborazioni Istat sui livelli di povertà relativa indicano un incremento statisticamente significativo tra le famiglie, presumibilmente più giovani, con un solo figlio minore (+1,9% dal 2010 al 2011), mentre l’incidenza nelle altre tipologie familiari rimane di fatto stabile con l’unica comprensibile eccezione delle coppie con 3 o più bambini nel Mezzogiorno (+3,3%). Il quadro generale fornito dalle diverse indagini sulla situazione economica delle famiglie conferma inoltre due importanti fattori di povertà, spesso associati tra loro in quello che appare un vero e proprio circolo vizioso: il livello di istruzione dei genitori e la variabile territoriale. Da una parte la povertà minorile è assai più elevata se il capo famiglia ha la sola licenza elementare (64,9%, 2 minori su 3 sono poveri) o la licenza media inferiore (31%), mentre si riduce notevolmente (11,4%) in presenza di un diploma di licenza media superiore o di una laurea (6,5%). Dall’altra, nelle regioni del Mezzogiorno si rileva la compresenza dei principali fattori che determinano condizioni di povertà economica: una maggiore presenza di famiglie numerose, bassi tassi di occupazione femminile, un’alta percentuale di famiglie monoreddito o in cui entrambi i genitori sono disoccupati, e infine tassi di scolarizzazione più bassi e alti livelli di dispersione. Come mostrano le mappe di questo Atlante, chi nasce nel Mezzogiorno ha un’alta probabilità di crescere in una famiglia povera.

GLOSSARIO Povertà relativa: secondo l’International Standard of Poverty Line (ISPL), viene definita povera una famiglia di due componenti che ha una spesa per consumi inferiore o uguale alla spesa media per persona nel paese (linea di povertà). Per famiglie di diversa ampiezza è necessario adottare dei coefficienti correttivi, in modo da rendere equivalente la spesa di tali famiglie alla famiglia di riferimento di due componenti, tenendo anche conto delle economie di scala realizzabili all’aumentare della dimensione del nucleo familiare. Rischio povertà (at risk poverty rate): a differenza delle indagini Istat, che prendono in esame i consumi, Eurostat stima il “rischio povertà” in base al reddito. Sono considerati in questa condizione i minori che vivono in nuclei famigliari a basso reddito, ovvero con entrate complessive inferiori al 60% del reddito nazionale medio equivalente, inclusi i trasferimenti sociali. Un altro indicatore elaborato da Eurostat è “il rischio di povertà e di esclusione sociale”: insieme alla povertà dei redditi calcola la bassa intensità di lavoro e i tassi di deprivazione materiale. In tutta Europa i minori in quest’ultima condizione sono 25 milioni. FONTI Istat, La povertà in Italia 2011: l’Istat stima la povertà in base ai consumi, nell’ambito dell’Indagine sui consumi delle famiglie. Nel 2011 il campione ha riguardato circa 23 mila famiglie, estratte casualmente in modo da rappresentare il totale della famiglie residenti in Italia.

91


TERZO://MALWARE Bolzano/ Bozen Trento

Friuli-Venezia Giulia

DISPERSI: OBIETTIVO 2020

Early School Leavers in Italia: distanza delle regioni dal target europeo del 10% (UE 2020). Anno 2011. Fonte Istat

Lombardia Valle d’Aosta/ Vallèe d’Aoste

Veneto

Piemonte

Con il 18,2% di Early School Leavers l’Italia resta lontana dall’obiettivo europeo del 10%. Nel 2011 solo il Trentino è riuscito a scendere sotto la soglia, anche se diverse altre regioni sono a un passo: Basilicata a Sud, Emilia e Friuli a Nord, e diverse regioni del Centro lungo la dorsale appenninica (in particolare l’Umbria). Colpiscono i ritardi di Lombardia e Toscana (oltre 7 punti) e preoccupano le distanze siderali di alcune regioni del Sud, in particolare Sardegna, Sicilia e Campania, con uno scarto del 15% dal target e 1 giovane su 4 senza diploma superiore e non più in formazione.

Emilia-Romagna

Toscana

Liguria

Marche

-0.4

Media Dispersione 2011: 18.2% 8.2% da colmare per raggiungere nel 2020 il target del 10.0%

1.6

Abruzzo Umbria

Trento Umbria

2.8

Abruzzo

3.1

Molise

3.1

Marche

3.9

Emilia-Romagna

3.9

Friuli-Venezia Giulia

4.5

Basilicata

Molise Lazio

5

Liguria

5.7

Puglia

Lazio

6

Campania

Calabria Basilicata Scarto che manca per l’obiettivo del 10% di dispersione

Sicilia

Veneto

7.3

Lombardia

4.6% - 6.8% 6.9% - 9.5% 9.6% - 15.1%

92

8.2

Calabria

8.2

Bolzano/Bozen

8.6

Toscana

9.5

-0.4% - 1.6% 1.7% - 4.5%

Piemonte

6.8

Sardegna

Obiettivo raggiunto

Puglia

12

Campania

12.4

Valle d 'Aosta/Vallèe d 'Aoste

15

Sicilia

15.1 20% 15% 10%

Sardegna 5%

0%


TERZO://MALWARE

NO SIGNAL: POVERTÀ DI ISTRUZIONE

A

bbandoni, interruzioni formalizzate, frequenze irregolari, ripetenze, ritardi, ritiri. Hanno nomi diversi i malware che infettano il mondo dell’istruzione, il principale software di sviluppo, promozione, costruzione di futuro del paese, determinando il rallentamento o il vero e proprio abbandono del percorso formale di studio da parte di un numero ancora elevatissimo di studenti. Tutti insieme concorrono a definire il campo molto vario e articolato delle povertà di istruzione, un territorio accidentato e difficile da misurare perché situato all’intersezione tra problemi, motivazioni, mondi (scuola statale, paritaria e non paritaria, formazione professionale) e competenze differenti (stato, regioni, privati), segnato dall’assenza di procedure omogenee di raccolta e integrazione dei dati. Un territorio di cui riusciamo a scorgere indirettamente gli ampi confini grazie all’Indagine sulle forze lavoro realizzata dall’Istat su un campione di giovani tra i 18 e i 24 anni: secondo l’indicatore degli early school leavers in Italia quasi un giovane su 5 in questa fascia d’età (il 18,2%) è fermo alla sola licenza media e non svolge altri percorsi di formazione professionale. Un dato nazionale medio quasi doppio rispetto all’obiettivo europeo del 10%, fortemente condizionato dalle performance negative di gran parte delle regioni del Sud (ad eccezione della Basilicata) e in particolare dei giovani di Campania, Sicilia e Sardegna. Per osservare il fenomeno della dispersione nel momento in cui si produce, ovvero nelle scuole, è possibile osservare i dati sull’interruzione scolastica raccolti dal MIUR con la classica rilevazione sugli esiti degli scrutini. Le interruzioni sono suddivise in tre classi: interruzioni formalizzate, riferibili principalmente al trasferimento ad altre scuole o percorsi di formazione e quindi non direttamente collegabili all’abbandono; mancanza di validità (perdita dell’anno a causa di un elevato numero di assenze); interruzioni non comunicate, il fallimento conclamato. Le elaborazioni del MIUR rilevano in particolare una media nazionale di 0,2% di alunni che interrompono gli studi senza alcuna motivazione nei 3 anni delle ex scuole medie (per un totale di circa 3-4 mila alunni fuoriusciti) e dello 0,8% nella secondaria di II grado: circa 20-30 mila abbandoni per il complesso dei 5 anni. Anche in questo caso, la regione di gran lunga più problematica è la Sardegna, ma valori sopra la media si riscontrano in Sicilia, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Campania.

DERIVAZIONI Dispersione: si rifà al lat. dispersus, part. pass. di dispergere, ‘spargere qua e là’. GLOSSARIO Early school leavers, giovani che abbandonano precocemente gli studi: nel contesto nazionale indica la percentuale della popolazione in età 18-24 anni con al più la licenza media, che non ha concluso un corso di formazione professionale riconosciuto dalla Regione di durata superiore ai 2 anni e che non frequenta corsi scolastici né svolge attività formative. #PERCHEHOSMESSO Carrozziere Io poi sicuramente ho smesso perché ho scelto una scuola che non era quello che volevo. Commessa La mia scelta a non proseguire è stata data probabilmente da mancanza di stimoli.Volevo a tutti i costi avere una mia indipendenza economica. Operaio edile Noi siamo in 6 fratelli, orfani di padre. Diciamo che è stata un po’ una scelta necessaria perché comunque non potevo farmi mantenere così... avevo i fratelli più piccoli che studiavano a loro volta. FONTI M. Colombo, E.M.Tacchi, Università degli Studi del Sacro Cuore, Perché ho lasciato gli studi? Esperienze, opinioni, suggerimenti dei giovani bresciani.

93


TERZO://MALWARE Anno: 2011/2012 – Miur, rilevazione Esiti Scrutini, dati provvisori

+

Interruzione non comunicata nei 5 anni di scuola secondaria

+

+

+

=

+ Interruzione o Interruzione o mancata validità < 0.8% 0.9% - 1.5% 1.6% - 2.3% 2.4% - 3.0% > 3.1% N.D.

I anno

I

II anno

III anno

IV anno

V anno

SENTIERI INTERROTTI

Alunni che hanno interrotto gli studi senza comunicazione e per mancata validità per i 5 anni di corso - Scuola sec. II grado. Anno: 2011-2012. Fonte: MIUR, Esiti Scrutini, dati provvisori Le mappe raccolte in queste due pagine, realizzate con il metodo multistrato detto overlay, vanno lette in un’unica sequenza da sinistra a destra come fossero lucidi da sovrapporre. La pagina sinistra mostra l’incidenza percentuale delle interruzioni non comunicate (in alto) e della mancanza di validità (in basso) per ognuno dei 5 anni della secondaria superiore. La pagina destra raccoglie 2 mappe intermedie con il dato complessivo dei 5 anni per ciascuna tipologia di interruzione e, infine, una mappa di sintesi che permette di evidenziare le aree più critiche risultanti dalla sovrapposizione di queste due variabili: la Sardegna su tutte, le regioni obiettivo del Sud, ma anche Friuli, Emilia Romagna e Liguria a Nord. Con questa metodologia cartografica si vuole cercare di mostrare, per quanto possibile, almeno una parte della “multidimensionalità” costitutiva del fenomeno dispersione.

N.D. I anno

II anno

+

III anno

+

IV anno

+

V anno

+

=

Mancata validità dell'anno scolastico nei 5 anni di scuola secondaria 94


TERZO://MALWARE

Sentieri interrotti e non comunicati

Valle d'Aosta/ Vallée d'Aoste 0.2% - 0.1%

Lombardia 0.4% - 1.1%

Trentino-Alto Adige/ Südtirol Friuli-Venezia Giulia 1.1% - 1.7%

Veneto 0.7% - 0.9% Piemonte 0.4% - 0.8%

Emilia-Romagna 0.7% - 1.4%

Interruzione non comunicata 1° anno: 1.2% 2° anno: 0.6% 3° anno: 0.8% 4° anno: 0.8% 5° anno: 0.4% Mancata validità a.s. 1° anno: 2.4% 2° anno: 1.2% 3° anno: 1.1% 4° anno: 1.2% 5° anno: 0.6%

Marche 0.7% - 1.0%

Liguria 0.6% - 1.3%

Toscana 0.4% - 1.0%

Abruzzo 0.8% - 1.5%

Umbria 0.8% - 1.0%

Molise 0.1% - 1.3% Lazio 0.5% - 0.9%

Puglia 1.0% - 1.7%

Campania 1.0% - 1.1%

Sardegna 2.8% - 3.0%

Calabria 0.7% - 1.9%

Basilicata 0.4% - 0.8%

Livello interruzione

-

Molto basso Basso Sicilia 1.1% - 2.0%

Alto

Sentieri interrotti per mancata validità

+

Molto alto Altissimo

Media dei 5 anni scolastici Interruzione non comunicata

N.D.

Mancata validità anno scolastico

95


TERZO://MALWARE

Bolzano/ Bozen

Friuli-Venezia Giulia

Trento Lombardia Valle d'Aosta/ Vallée d'Aoste Veneto

Piemonte Emilia-Romagna

L’OFFERTA SUSSIDIARIA

Percentuale di iscritti quattordicenni agli Istituti di Formazione Professionale (IFP) sul totale degli iscritti in diritto/dovere (escluso apprendistato) nel primo triennio dopo la secondaria di I grado. Anno: 2010/2011. Fonte: Isfol Il numero degli iscritti al primo anno di corso della formazione professionale negli organismi regionali (IFP) è cresciuto negli ultimi anni superando le 50 mila unità, pari a poco meno della metà degli iscritti al primo anno degli Istituti di Stato (IPS). Soprattutto al Centro e al Nord si osserva una percentuale significativa di quattordicenni (39%, 21 mila), per i quali questa tipologia formativa costituisce una “scelta” e non un ripiego. Per i restanti 32 mila quattordicenni iscritti, gli IFP rappresentano un’utile alternativa all’abbandono. La maggioranza degli studenti che frequentano gli IFP ha ripetuto o interrotto la frequenza durante il proprio iter di studi ed è alta la presenza di allievi di origine straniera (15%). 21393

Toscana

Liguria

Lombardia

16882

Marche

Abruzzo 15511

Umbria

8898 9691 11056 6466 10322 3938 10704 3510

Lazio 8665

Puglia

Sardegna

6223

Basilicata 14enni iscritti al I anno IFP Sicilia

10.8% - 23.5% 28.8% - 39.6%

96

Numero 14enni iscritti al I anno

42.2% - 47.4%

IFP

49.4% - 55.5%

IPS

Lazio

20000

Sicilia Friuli-Venezia Giulia Bolzano/Bozen Trento Toscana

10000

Liguria Puglia

835

810 2113 341 1688 287 4151 265 1695 212 543 101 451 74

Calabria

0.0% - 0.7%

Emilia -Romagna

1370 3247 948

13158

Campania

Veneto

3080 2226 1947 1006 1750 485 1402

Molise

Totale iscritti al I anno IFP: 53 909 % 14enni iscritti al I anno IFP: 39.1% Totale iscritti al I anno IPS: 123 535 % 14enni iscritti al I anno IPS: 50.2%

Piemonte

Calabria Abruzzo Basilicata Marche Umbria Molise Valle d 'Aosta/Vallée d 'Aoste 0 0 0 0

Sardegna Campania 0


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A

nche la rilevazione delle interruzioni durante l’anno di corso fornisce tuttavia un’immagine parziale e sbiadita della dispersione. Il picco più consistente di abbandoni si verifica nel passaggio da un anno di corso all’altro, in particolare alla fine del primo biennio della scuola secondaria di II grado dove, secondo l’Istat, si perdono le tracce di circa 90 mila alunni. Lo stesso metodo di rilevazione adoperato dal MIUR sugli esiti degli scrutini è ormai superato ed in via di sostituzione con le elaborazioni dell’Anagrafe degli Studenti, il sistema introdotto dal ministero proprio con l’obiettivo di monitorare e contrastare la dispersione. Se fino a ieri le scuole si limitavano a fornire il dato aggregato degli alunni scrutinati o fuoriusciti, con l’Anagrafe sono tenute ad aggiornare costantemente i file alunno per alunno, annotando tempestivamente trasferimenti e ritiri, rintracciando e indicando le motivazioni (istruzione parentale, formazione professionale, ecc.) o eventuali “rischi di abbandono”. I primi e parziali dati ricavati con questa nuova metodologia sembrano mostrare l’aggravamento di circa un terzo delle interruzioni non motivate, ma anch’essi saranno incompleti fino a quando non si riuscirà ad integrare nel computo gli Istituti di Formazione Professionale regionali. A partire dal 2003, infatti, gli alunni usciti dalle medie hanno la possibilità di completare il percorso di istruzione all’interno delle istituzioni formative regionali e in quelle scolastiche. Una filiera formativa profondamente riformata negli ultimi anni e in piena crescita soprattutto al Centro-Nord, come mostra un monitoraggio compiuto da Isfol nel 2012: gli IFP ospitano oggi un numero di iscritti 7 volte maggiore rispetto a 7 anni fa, circa 180 mila ragazzi tra i 14 e i 17 anni, il 10% di tutti quelli che frequentano nei primi 3 anni dopo le scuole secondarie di I grado. Ma il quadro delle povertà di istruzione è ancora una volta assai più ampio e variegato: se allarghiamo lo sguardo agli esiti degli scrutini, scopriamo che meno di 2 studenti su 3 hanno conseguito direttamente l’ammissione alla classe successiva, il 10,3% è stato respinto, e una percentuale altissima di neo-diplomati esce dalla scuola con votazioni appena sufficienti. Per non parlare dei test PISA che collocano l’Italia sotto la media OCSE per quanto riguarda le competenze acquisite in lettura, e di quelli Invalsi che continuano a registrare i profondi divari tra diverse scuole, ordinamenti e aree territoriali, la prova provata dell’esistenza di una strisciante segregazione formativa, con percorsi di serie A e di di serie B, allievi di serie A e allievi di serie B.

GLOSSARIO Anagrafe Nazionale degli Studenti: il 16 dicembre 2010 è stato siglato lo schema di accordo tra Regioni, MIUR, MLPS, ANCI, UPI e UNCEM per la realizzazione di un Sistema nazionale delle anagrafi degli studenti. L’Anagrafe nazionale e le Anagrafi regionali vengono fra loro integrate, al fine di costituire un sistema unico che assicuri, attraverso modalità uniformi, l’accesso e l’utilizzo, ai fini istituzionali, dei dati forniti dalle istituzioni scolastiche. #PERCHEHOSMESSO Impiegato Secondo me è un discorso di mentalità. Si cresce con l’idea che si deve andare a lavorare, si deve produrre e cose di questo genere. Nelle zone industriali è così. FONTI CIES, Rapporto sulle politiche contro la povertà, 2008: “il legame tra povertà in istruzione e disagio economico socioculturale sembra emergere in maniera più drammatica nelle aree metropolitane del Sud... La scuola italiana non appare in grado da sola di promuovere la mobilità sociale e l’emancipazione dei ragazzi appartenenti alle fasce più deboli della popolazione”. Isfol, I percorsi di istruzione e formazione professionale: a. f. 2009-10 e 2010-11. Rapporto di monitoraggio, gennaio 2012.

97


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Lombardia

Friuli-Venezia Giulia

Trentino-Alto Adige/ Südtirol

BOCCIATI E RIMANDATI

Esiti degli scrutini per regione, giugno 2012: non ammessi e sospesi in giudizio. Anno scolastico 2011-2012. Fonte: MIUR

Valle d'Aosta/ Vallée d'Aoste

Agli scrutini di giugno meno di 2 studenti su 3 sono stati promossi direttamente alla classe successiva, il 10,3% è stato bocciato e il 26,5% rimandato a settembre. A ottobre, la grande maggioranza dei rimandati è stata promossa e il numero dei boccati è salito all’11,8%, con sensibili differenze di indirizzo (nei licei i bocciati sono appena 6,5 su 100, negli istituti professionali 20,5 su 100). Tassi di non ammessi a giugno nettamente sopra la media si registrano in Sardegna (15,1%), Valle D’Aosta (15%) e Toscana (12,3%), mentre l’Umbria è la regione con la maggiore percentuale di studenti promossi subito alla classe successiva con un valore pari al 91,4%.

Veneto

Piemonte Emilia-Romagna

25

Marche Liguria Toscana

Veneto

8.4 24.1

Molise

9

26.8

Umbria

Marche

8.1

28

Abruzzo

Umbria

7.5

25.9

Abruzzo

9.2

Molise

9.3 23.9

Lazio

Esito giugno % non ammessi: 10.3 % rimandati: 26.5 Esito definitivo (ottobre) % respinti: 11.8

Non ammessi

Campania 28.4

98

Basilicata

10.7

Sicilia

10.8

26.9

28.6

Piemonte

10.4

26.2 23.9

9.6% - 10.7%

Lombardia

10.4

26.3

28.8

Friuli-Venezia Giulia

10.2

29.1

8.8% - 9.5%

Liguria

10.2

Sardegna

7.5% - 8.7%

Puglia

10.2

26.9

Sicilia

Lazio

10.1 20.9

Basilicata

Emilia -Romagna

10

27.8

Calabria

Calabria

9.4

26.1

Puglia

Tren!no-Alto Adige Süd!rol

0

Campania

11.2

Toscana

12.3

Valle d 'Aosta/Vallée d 'Aoste

15

10.8% - 12.4%

Non ammessi

31.5

12.5% - 15.1%

Rimandati

35% 30% 25% 20% 15% 10%

Sardegna

15.1 5%

0%


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DIVARI DI CITTADINANZA

Differenza in performance

Confronto tra le performance in lettura dei bambini nati da genitori stranieri di seconda e prima generazione. Anno: 2009. Fonte: PISA OCSE

-24.0

FINLANDIA

I divari di competenze rilevati da diversi test di valutazione (PISA, INVALSI) tra gli studenti delle scuole secondarie sono numerosi: territoriali, di indirizzo, tra scuole. Preoccupano anche i cosiddetti divari di cittadinanza, ovvero i risultati relativamente peggiori ottenuti dagli studenti di origine straniera, in particolare da quelli immigrati nel paese ospitante. In Italia un minore nato in Italia da genitori stranieri ottiene in media 36 punti in pi첫 rispetto a un suo coetaneo immigrato. BELGIO

-23.9 - 7.0 7.1 - 24.0 SVEZIA

24.1 - 38.0 38.1 - 44.0

NORVEGIA

ESTONIA Finlandia

44

Austria

43

DANIMARCA

Differenza media in EU27: 18 Italia: 36

42

Irlanda

OLANDA

38

Svezia Italia

36

Spagna

36

Grecia

36

IRLANDA

REP. CECA

34

Regno Unito Ungheria

34

Slovenia

33

Danimarca

24

Francia

23

LUSSEMBURGO GERMANIA UNGHERIA FRANCIA

20

Portogallo

16

Svizzera

15

Norvegia

SVIZZERA

7

Germania

5

Belgio

ITALIA

0

Estonia

AUSTRIA

-2

Olanda -9

Lussemburgo Repubblica Ceca

REGNO UNITO

SLOVENIA

-24 -40 -30 -20 -10

0 10 20 30 40 50

SPAGNA

GRECIA

PORTOGALLO

99


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Trento

I CENTRI ANTI-VIOLENZA

Friuli-Venezia Giulia

Bolzano/ Bozen

Rete dei centri e servizi antiviolenza collegati al numero di pubblica utilità 1522. Anno: 2012. Fonte: Dipartimento per le Pari Opportunità Presidenza del Consiglio dei Ministri

Lombardia

Aosta

Piemonte

Brunico

Merano

Valle d'Aosta/ Vallée d'Aoste

Bolzano Udine Varese

Lecco Trento Pordenone Brescia

Veneto Trieste

Torino Asti

Crema

Mantova

Parma Ferrara Pinerolo Alessandria Lugo Modena Emilia-Romagna Cuneo Genova Cesena Savona La Spezia Pistoia Livorno Toscana Massa Marittima

Liguria

Arezzo Siena

Umbria

1 2

Latina Terracina

Lazio Olbia Sassari Nuoro

San Severo

Molise Barletta Bari Andria

Foggia Nola

Napoli Salerno

Potenza

Brindisi Lecce

Puglia

Sardegna Cosenza

Cagliari

Basilicata

Numero di centri per Regioni

8-9 6-7 3-5 0-2

100

1

Molise

1 2

Trento Valle d 'Aosta Vallée d 'Aoste Calabria

2

Umbria

Palermo Sicilia

Sardegna

4

Marche

4

Friuli-Venezia Giulia

4

Bolzano/Bozen

5

Abruzzo

5

Liguria Puglia

8

Sicilia

8

Campania

9

Reggio di Calabria

Carlentini Catania Agrigento Siracusa Caltagirone Comiso

4

7

Calabria

10 - 18

Basilicata

1

Abruzzo

Campania

3-4 5 - 12

Marche Ascoli Piceno Teramo Pescara

Isernia

Numero centri per città

1

138 centri antiviolenza in Italia

Ancona

Rieti Viterbo L'Aquila Chieti Valmontone Roma

Veneto

0

Perugia

Grosseto

N

Nell’ambito delle attività per il rafforzamento della Rete Nazionale Antiviolenza e del numero di pubblica utilità 1522, il Dipartimento per le Pari Opportunità ha pubblicato la mappatura aggiornata dei servizi contro la violenza di genere e stalking. La rete è composta da: 1) servizi di pronto soccorso dedicati, consultori familiari, ASL, centri specializzati, regionali, provinciali e comunali; 2) associazioni private che gestiscono attività, centri antiviolenza o centri ascolto in regime di volontariato, convenzionati o finanziati; 3) associazioni o cooperative che, pur non occupandosi soltanto del contrasto alla violenza di genere, gestiscono anche servizi antiviolenza.

Piemonte

16

Emilia -Romagna

18

Lazio

18

Toscana

18

Lombardia 15

10

5

0


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VIRUS: VIOLENZA SULLE DONNE

C

ento donne assassinate nei primi nove mesi dell’anno, due volte i militari italiani caduti in Afghanistan in nove anni di guerra. Un omicidio quasi ogni 2 giorni dal 2003 ad oggi. Il cosiddetto “femminicidio” è la manifestazione più drammatica e visibile di una violenza quotidiana, diffusa nella cerchia degli affetti più stretti, di cui fanno le spese anche i bambini. Una guerra strisciante di cui purtroppo non sappiamo abbastanza: i dati sono lacunosi e poco aggiornati, l’ultima indagine dell’ISTAT risale ormai al 2006. Il rapporto annuale di Telefono Rosa, realizzato su un campione di 1.189 vittime ricorse al servizio nel 2011, permette tuttavia di farsi un’idea del fenomeno. Gli abusi si consumano quasi sempre tra le pareti domestiche: il 53% delle vittime afferma di essere stata maltrattata dal marito, il 10% da un convivente, il 18% da un ex partner, mentre solo il 2% delle violenze avviene per mano di sconosciuti. Contrariamente a quanto si pensa, il 62% delle vittime dichiara che l’abusante non è dedito né all’uso di droghe, né all’alcool. Sempre più spesso si tratta di una persona istruita, un libero professionista o un imprenditore. In 3 casi su 4, a pagarne le conseguenze nel medio e nel lungo periodo sono ovviamente anche i figli, spettatori impotenti e traumatizzati della follia domestica. Luoghi di accoglienza e di pratiche di sostegno sociale e psicologico, i centri antiviolenza sono da anni gli osservatori privilegiati della violenza assistita. È al loro interno che, a partire dagli anni Novanta, si è sviluppata una nuova attenzione al disagio infantile collegato alle violenze domestiche. Ed è sempre grazie alla loro presenza che negli ultimi tempi si assiste a una graduale emersione del fenomeno: una ricerca promossa nel 2011 da Save the Children mostra che laddove il servizio è attivo e visibile si assiste a una crescita proporzionale di denunce o di richieste di protezione. Ricerche, pratiche e esperienze promosse negli ultimi anni - anche sul versante dei servizi pubblici - dimostrano la necessità di intervenire in maniera integrata e coordinata, di istituire equipe specializzate nella diagnosi e nel trattamento dei minori, e di rafforzare la funzione di ascolto. Ma tutto ciò ancora non basta: tra i bisogni principali non ancora sufficientemente coperti, c’è quello del sostegno al reinserimento (casa, lavoro, aiuto educativo). Il “dopo violenza” non può essere lasciato sulle spalle del nucleo familiare.

DERIVAZIONI Femminicidio: neol., dall’inglese feminicide, prima ancora femicide, usato in Ingh. nel 1801 ad indicare ‘l’omicidio di una donna’. Comprende tutte le forme di violenza e discriminazione basate sul genere. #CARMELAPETRUCCI Un lunghissimo applauso ha accolto l’uscita dalla chiesa della bara di Carmela Petrucci, la studentessa di 17 anni uccisa a Palermo dall’ex fidanzato della sorella. Dopo la comunione, i ragazzi del liceo classico Umberto hanno letto un pensiero dedicato alla loro sfortunata compagna. Poche righe per ricordare il suo sorriso, la bravura a scuola, e i ricordi più belli che li accompagneranno per il resto della loro vita. GLOSSARIO Violenza assistita da minori: il fare esperienza da parte del bambino di qualsiasi forma di maltrattamento su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative adulte e minori. Si includono le violenze messe in atto da minori su altri minori e/o su altri membri della famiglia. Il bambino può fare esperienza di tali atti direttamente, indirettamente, e/o percependone gli effetti. FONTI Telefono Rosa, Le voci segrete della violenza, Rapporto annuale 2011. Save the Children, Spettatori e Vittime: i minori e la violenza assistita in ambito domestico, 2011.

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Trentino-Alto Adige/ Südtirol Friuli-Venezia Giulia

Lombardia Valle d'Aosta/ Vallée d'Aoste

COMUNI SCIOLTI PER MAFIA

Numero dei minori residenti nei comuni sciolti per infiltrazione mafiosa tra il 1991 e il 2012. Anno: 2012. Fonte: Ministero dell’Interno e Roberto Saviano

BZ SO

BL

Avellino 327

UD

TN CO TS VA LC BG Veneto TV VI MB BS BI NO VE MI VR PD LO CR TO VC PV MN RO 2 AT AL PC Emilia-Romagna FE PR RE CN GE BO RA SV MS MO SP FC RN 178 comuni sciolti LU PT PO 2 FI dal 1991 PU IM Marche AR AN PI Numero di minori SI MC FM residenti: 698832 LI PG Toscana AP GR TE TR Abruzzo VT RI PE CH AQ Umbria 1 Molise RM CB IS FR FG BAT LT 21 1 BN BA 1 Lazio Puglia 1 4 CE OT 40 8581 PZ 42274 SS TA BR NA 1 AV NU 5 3 LE MT Campania OR OG SA Sardegna 374860 2 VS CA Calabria CS CI 3 KR 103846 VV 7 CZ 10 PA Basilicata ME 28 1182 3 RC Sicilia 18 6 159780 8 EN TP CT 6 4 AG SR 1 CL VB

Benevento 366

PN GO

Matera 1182

3194

Liguria

40

35845 - 64134

64135 - 274189

5115

Numero minori per Provincia con Comuni sciolti

102

Messina 2473 Torino 3194 Ragusa 4961 Imperia 5115 Crotone 5561 Roma 8581 Lecce 9991 Barle!a -Andria-Trani 10477 Cosenza 10905 Vibo Valen"a 11013 Catanzaro 17060 Agrigento 19515 Trapani 19920

Il grafico rappresenta il numero di minori per Provincia nei Comuni sciolti per mafia

327 - 11013

Piemonte

11014 - 35844

AO

RG

500000

Bari 25296 Caltanisse!a 25643 Salerno 35844 Catania 40388 Palermo 46880 Reggio di Calabria 58715 Caserta 64134

Napoli 274189 400000

300000

200000

100000

0


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VIRUS: I MINORI E LE MAFIE

C

irca 700 mila minori vivono in uno dei 178 comuni sciolti almeno una volta per mafia negli ultimi 20 anni: comuni (e minori) dislocati nella stragrande maggioranza in Campania, Sicilia, Calabria e Puglia, con alcune propaggini nel Lazio e in alcune regioni del Nord (Liguria e Piemonte). Tre quarti della popolazione complessiva del Mezzogiorno vive in 610 comuni con indicatori manifesti di alta densità criminale. Crescere in un territorio infettato dal virus delle mafie significa dover fare i conti fin da piccoli con un sistema economico, politico e sociale, profondamente alterato dalle sue fondamenta. La criminalità organizzata si insidia nel cuore del sistema economico e finanziario legale, distorce le regole del mercato e della concorrenza, condiziona l’attività della pubblica amministrazione, il sistema degli appalti pubblici, la capacità del territorio di attrarre investimenti. Genera usura, estorsioni, pizzo, a danno delle famiglie. Crea un’“economia parallela” che sottrae risorse umane e finanziarie e all’economia legale impedendone lo sviluppo: la conseguenza è che l’illegalità è riconosciuta come unica fonte possibile di reddito, in un circuito vizioso in cui “la bassa crescita dell’economia legale genera, a sua volta, sottoccupazione o disoccupazione che spingono il capitale umano - tra cui molti giovani - ad allontanarsi negli ambiti di attività dell’economia illegale”. Si viene a creare così un’evidente contiguità tra criminalità organizzata e criminalità minorile: molti studi dimostrano come la criminalità minorile rappresenti un potenziale serbatoio, un vero e proprio “vivaio” dal quale la criminalità organizzata può attingere. Dal 1 gennaio 2010 al 31 marzo 2011, 128 minori/giovani adulti erano stati denunciati per reati associativi - 51 per associazione a delinquere, 12 per associazione di tipo mafioso, 72 per traffico di stupefacenti - nella maggior parte dei casi di nazionalità italiana, di genere maschile, residenti nel Sud e nelle isole. Oltre ai minori direttamente coinvolti a diversi livelli nell’attività criminale, preoccupa il fenomeno dei cosiddetti “ragazzi alone”, che pur non essendo imputati, né appartenendo a famiglie mafiose, “sono lambiti dall’alone mafioso”. Ragazzi che vivono un’adesione immaginaria e simbolica alla mafia, “una sorta di affinità elettiva, che li rende pronti a mettersi a servizio e a compiacere famiglie mafiose, al fine di essere beneficiati un giorno da un accoglimento nella famiglia d’onore”.

#MINORIVITTIMEDIMAFIA Don Luigi Ciotti Chi nasce in una famiglia mafiosa, ma anche semplicemente nei contesti dove più forte è il predominio delle mafie, subisce fin dall’infanzia l’influenza dei modelli criminali. Questi bambini subiscono una violenza formativa, non sono liberi di scegliere, di crescere, di imparare. Anche questi bambini sono vittime delle mafie, ‘figli’ delle mafie. Roberto Saviano Annalisa Durante uccisa a Forcella il 27 marzo 2004 dal fuoco incrociato, quattordici anni. Quattordici anni. Quattordici anni. Ripeterselo è come passarsi una spugna dall’acqua gelata lungo la schiena. FONTI Commissione parlamentare antimafia: “La scuola e l’università sono dei presìdi fondamentali della legalità, alleati preziosi e indispensabili per promuovere quell’antimafia sociale che contribuisce in modo determinante a togliere consenso alle mafie”. LINK www.libera.it

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Lombardia Valle d'Aosta/ Vallée d'Aoste

Trentino-Alto Adige/ Südtirol Friuli-Venezia Giulia

MINORI NEI SITI DI BONIFICA

Numero di minori residenti nei comuni che ricadono nei 57 Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche (SIN). Anno: 2011. Fonte:

12

34 - Litorale domizio flegreo e agro aversano -?313260 40 - Pianura, Napoli Orientale Napoli Bagnoli - Coroglio - 203172 5 - Bacino idrografico del fiume Sarno- 122767 41 54 Veneto 23 2 - Area litorale vesuviano - 90895 48 13 8 - Bari - Fibronit - 52181 42 38 55 49 - Sulcis - Iglesiente - Guspinese - 38757 7 9 19 55 - Venezia (Porto Marghera) - 38154 15 31 50 - Taranto - 36035 Piemonte 17 36 13 - Brescia Caffaro - 34751 Emilia-Romagna 47 25 46 45 - Priolo - 31964 18 38 - Milano - Bovisa - 31490 54 - Trieste - 28008 20 21 - Collesalve!- Livorno - 26030 37 44 3 Aree industriali Porto Torres - 23464 Il grafico 24 46 - Sassuolo - Scandiano - 21472 Marche rappresenta il 26 - Fiumi Saline e Alento - 20128 21 53 - Trento Nord - 20106 numero di minori Liguria 48 - Sesto San Giovanni - 19974 43 10 per SIN Toscana 37 - Massa Carrara - 19549 33 9 - Basse di Stura - 19494 51 12 - Bolzano - 17553 Abruzzo 26 28 - Gela - 16781 39 10 - Basso bacino Fiume Chien" - 16637 29 16 51 - Terni - Papigno - 16374 6 Umbria 22 - Crotone - Cassano - Cerchiara - 16288 Molise 6 - Bacino idrografico fiume Sacco - 15868 35 14 - Brindisi - 15826 27 30 44 - Pitelli - 14405 8 2 35 - Manfredonia - 13631 Lazio 34 5 16 - Bussi sul Tirino - 13282 14 17 - Casale Monferrato - 11910 52 50 40 3 Puglia 42 - Pioltello Rodano - 7800 4 1 - Area industriale del Comune di Milazzo - 7564 27 - Frosinone - 7507 Campania 25 - Fidenza - 7109 31 - Laghi di Mantova e polo chimico - 6640 Sardegna 22 4 - Aree industriali Val Basento - 6627 11 - Biancavilla - 5280 49 18 - Cengio e Saliceto - 5076 22 32 - Laguna di Grado e Marano - 4831 Calabria 43 - Piombino - 4745 24 - Falconara Mari!ma - 4160 1 20 - Cogoleto - Stoppani - 2966 Numero di comuni afferenti 39 - Orbetello area ex SITOCO - 2047 Basilicata Sicilia 30 - La Maddalena - 1746 ai 57 SIN: 365 11 19 - Cerro al Lambro - 1612 Numero di minori 'a rischio' 52 - Tito - 1355 47 - Serravalle Scrivia - 1330 residenti nei comuni (al 1 28 15 - Broni - 1276 45 gennaio 2011): 1443840 7 - Balangero - 1009 29 - Guglionesi II - 966 41 - Pieve Vergonte - 878 33 - Le Strillaie (Grosseto ) - 550 Non ancora monitorato 36 - Mardimago - Ceregnano (Rovigo) - 518 23 - Emarese - 42

53

32

Progetto 'Sentieri'

104

700000

600000

500000

400000

300000

200000

100000

0


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TROJAN: CONTAMINAZIONI

Q

uasi 1 milione e mezzo di bambini e ragazzi italiani, 7 minori ogni 100, nascono e crescono nei paesaggi descritti da tanta fantascienza distopica per ragazzi. In prossimità di impianti siderurgici, chimici, petrolchimici, aree portuali, discariche urbane e industriali, non conformi, fuori controllo, altamente nocive. Luoghi in cui suolo, falde idriche, a volte l’aria e il biota, sono stati o continuano ad essere compromessi da una lunga e varia lista di agenti inquinanti: amianto, arsenico, cadmio, cromo, mercurio, nichel, rame, stronzio, piombo, ammine, fenoli, diossine, DDT, benzene, benzopirene, fitofarmaci... Siti dichiarati dallo Stato di Interesse Nazionale (SIN) e sottoposti a procedimenti di messa in sicurezza e bonifica, per la gravità dei danni ambientali, sanitari, socio-economici, arrecati ai territori e alle loro popolazioni. I 57 SIN sono sparpagliati su tutta la penisola e rappresentano il 3% del territorio italiano: non c’è regione che non ne ospiti almeno uno, ma il primato spetta alla Lombardia, con 7 aree, seguita da Campania (6), Piemonte e Toscana (5). Il SIN che si estende sul litorale domizio è il più ampio d’Italia, copre una superficie di 170 mila ettari, interessa 75 comuni e una popolazione di ben 313 mila minori tra le province di Napoli e Caserta. 203 mila bambini e ragazzi vivono nei comuni del SIN di Pianura, 122 mila lungo il bacino idrografico del fiume Sacco, 38 mila nei dintorni del Sulcis Iglesiente e 36 mila a Taranto. Come dimostra quest’ultimo caso - denunciato da anni dalle principali associazioni pediatriche e assurto agli onori delle cronache soltanto negli ultimi mesi - la presenza ravvicinata di fonti inquinanti - quasi sempre dovuta a scelte di localizzazione sbagliate, all’incuria criminale di politici, amministratori e aziende - può avere effetti drammatici sulla salute dei bambini (e dei feti), minare alla radice il loro sviluppo psico-fisico, inibire il gioco e le attività ricreative all’aria aperta. In qualche (raro) caso le procedure di bonifica sono state avviate, non tutti i siti sono ugualmente pericolosi, e non tutte le aree dei comuni interessati sono a rischio. Ma i SIN rappresentano soltanto la punta visibile - conosciuta e perimetrata - di un iceberg letale assai più profondo e “diffuso”, determinato dalla compresenza sul territorio di più fonti inquinanti - siti a carattere regionale, discariche, ecomafie. Solo nel 2011 - denuncia Legambiente - sono state gestite illegalmente e sequestrate 346 mila tonnellate di rifiuti: messi tutti sui tir comporrebbero una fila immaginaria lunga circa 188 chilometri.

TAMBURI Carissimi genitori, in seguito all’analisi del terreno del quartiere Tamburi, predisposta dal Comune di Taranto, è risultato che la terra presente nelle aree verdi del quartiere è contaminata da sostanze chimiche che possono essere pericolose e che questo rischio è presente per i bambini che, giocando, possono sporcarsi di terra o mettere in bocca le mani sporche. PER IL GIOCO SICURO DEI TUOI BAMBINI OSSERVA QUESTE REGOLE: 1) i bambini possono giocare fuori casa solo nelle aree pavimentate; 2) i bambini non devono per nessun motivo giocare a contatto con la terra; 3) quando tornano a casa dopo aver giocato all’aperto è comunque sempre buona norma fare una doccia e lavare i vestiti; 4) spiegate ai vostri bambini con chiarezza che non devono toccare la terra. Rivolgetevi al vostro medico se avete bisogno di ogni altra spiegazione. Commissione Ambiente dell’Ordine dei Medici di Taranto, Luglio 2010

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BAMBINI CRESCIUTI A TAMBURI

Inizio stabilimento ILVA S.p.A.

Nel 2001 oltre 1.600 bambini sotto i 10 anni popolavano Tamburi, l'infelice quartiere di Taranto a ridosso del quale fu costruito l’impianto dell’ex Italsider (oggi Ilva, in alto a sinistra). L’immagine fotografa la loro distribuzione nelle diverse sezioni di censimento (i rettangoli colorati) e l’assoluta contiguità della più grande acciaieria d’Italia. Nel 2010 l’Arpa Puglia aveva denunciato la concentrazione fuori dalla norma di benzopirene - sostanza altamente cancerogena, particolarmente dannosa per i feti e i bambini appena nati - suscitando la protesta delle principali associazioni pediatriche. Pochi mesi dopo, un decreto legge del governo innalzava la soglia di pericolosità dell’inquinante.Tutte le analisi epidemiologiche diffuse alla fine del 2012 indicano un consistente aumento dei tumori infantili.

185

42

29

38

129 122

29 29 28

35

154

27

26

Numero di bambini 0-9 anni residenti all'epoca del censimento 2001 0-8

Femmine

10 - 23

Maschi

123 131 121 190 20

41 - 57

158

22 21 20 21

27 50

124

149 146 18

20 20 19 18 19 18 19 18 18 21

24 - 39

45

40

35

30

138

24

23

33

Sezione di censimento

106

17

26 26 25 24 25 26 23

1689 bambini

62 - 87

144

27

147 145 186 184 167 179

16

133

11 25

20

15

10

5

0

Sezioni di censimento

39

S

48


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“ L’UNICO MODO PER PREVEDERE IL #FUTURO È INVENTARLO ” (Alan Key)

Irina Werning - Back to the future Pancho 1983 & 2010, Buenos Aires www.irinawerning.com


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0.1 0.1 Valle d'Aosta/ Vallée d'Aoste

5.3 8.5 Lombardia

0.3 0.4 Bolzano/ Bozen

0.3 0.5 Trento

IL REBUS DEL RICAMBIO 0.6 1.0 Friuli-Venezia Giulia

2.5 4.2 Veneto 2.1 3.7 Piemonte

2.4 3.9 Emilia-Romagna

L’indice di ricambio fornisce un’indicazione ipotetica della sostituzione generazionale nella popolazione in età attiva, attualmente intesa tra i 15 e i 64 anni: valori superiori a 100 rilevano che gli individui (potenzialmente) in uscita dal lavoro sono maggiori di quelli che vi stanno entrando. Nel 2030 le regioni del Sud raggiungeranno la situazione di forte squilibrio generazionale che già oggi caratterizza molte regioni del Centro-Nord. In Sardegna e Liguria l’indice raggiungerà la soglia di 200. 199

Indice di ricambio 2011: 130.3 2030: 165.4

0.8 1.3 Marche

1.8 3.2 Toscana

0.7 1.3 Liguria

Previsioni: indice di ricambio 2011-2030. Fonte: elaborazione su dati Istat

Popolazione (per 100000) nel 2030 15-19 anni 60-64 anni

0.1 0.2 Molise

2.9 4.8 Lazio

0.7 1.4 Sardegna

Indice di ricambio 2030 151.8 - 155.6 160.1 - 164.2 164.7 - 166.9 172.7 - 177.9 185.9 - 199.0

110

2.4 3.6 Sicilia

1.8 3.1 Puglia

2.8 4.3 Campania 0.9 1.5 Calabria

196 .9

Liguria

192 .3

Molise

191 .6

Basilicata

185 .9

0.6 1.1 Abruzzo 0.5 0.7 Umbria

Sardegna

0.2 0.4 Basilicata

Friuli -Venezia Giulia

177 .9

Abruzzo

175 .8

Piemonte

173 .8

Toscana

172 .7

Valle d 'Aosta Vallée d 'Aoste

166 .9

Puglia

166

Veneto

164 .7

Umbria

164 .2

Lazio

163 .8

Marche

163 .7

Calabria

163

Emilia -Romagna

160 .1

Lombardia

155 .6

Bolzano /Bozen

153 .8

Trento

153

Campania

151 .8 200

150

Sicilia 100

50

0


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RIMETTERE AL CENTRO L’INFANZIA

7

20 mila bambini in povertà assoluta, livelli di interruzione scolastica tra i più alti in Europa, servizi per l’infanzia insufficienti in vaste aree del paese, disoccupazione giovanile alle stelle, scuola digitale in ritardo, aule che invecchiano: una delle indicazioni che possiamo trarre dall’ ideale sovrapposizione delle mappe di questo Atlante è che l’Italia si è disconnessa dal futuro nel momento in cui ha dimenticato i propri figli. Se da una parte il nostro paese può vantare una tradizione consolidata di esperienze di eccellenza per l’infanzia, dall’altra si ha la sensazione che chi è chiamato a prendere le decisioni al livello più alto continui a relegare i temi dell’infanzia e dell’adolescenza in secondo piano, quasi fossero un problema accessorio, e non l’autentico banco di prova - politico, economico, sociale, culturale - di un futuro sempre più incerto. Un futuro in cui, come mostrano tutte le previsioni, i bambini saranno una risorsa rara e preziosa, e in cui i loro padri - i bambini e gli adolescenti di oggi - saranno chiamati a dare un contributo determinante (come mai lo è stato in passato) per reggere, con le competenze acquisite e il loro (si spera) lavoro, i gravi squilibri generazionali di un paese ancora più vecchio. Guardando gli indici strutturali e di ricambio di domani è del tutto evidente che la salvaguardia e la promozione dei più piccoli devono diventare una priorità della politica e della società italiana. E, invece, in Italia la spesa per l’infanzia è da sempre residuale. Si tratta di briciole, concessioni, bonus, misure una tantum, e solo raramente di investimenti, piani duraturi, servizi, affermazioni di diritti. In Italia, nel 2009, si spendeva per famiglie, maternità e infanzia l’1,4% del PIL contro una media europea del 2,3%. Non solo. Le rare iniziative a sostegno delle famiglie con minori varate negli ultimi anni (assegni per famiglie numerose, Bonus Bebé, deduzioni fiscali), hanno avuto una portata limitata e un’efficacia 3 o 4 volte inferiore a quella dei programmi adottati in Inghilterra, Francia e Germania, come dimostrano le elaborazioni dell’Eurostat sulla povertà delle famiglie prima e dopo gli interventi. D’altra parte, il piano nazionale dell’infanzia, approvato con anni di ritardo, non è stato finanziato e rimane integralmente sulla carta. Rimettere al centro l’infanzia significa uscire dalla logica degli interventi bricolage per avviare programmi strutturali e di sistema.

DERIVAZIONI Infanzia: dal lat. infans, gen. infantis ‘bambino’, let. ‘che non parla’. GLOSSARIO Spesa sociale funzione famiglia/bambini: comprende forme di sostegno economico alle famiglie che crescono dei bambini, l’assistenza a individui che sostengono parenti insieme ai figli, e le spese per i servizi sociali dedicati all’assistenza delle famiglie e in particolare dei bambini. FONTI European System of Integrated Social Protection Statistics, Eurostat 2011: Esspross è uno strumento di osservazione statistica sviluppato da Eurostat che rende possibile la comparazione internazionale dei dati amministrativi in materia di protezione sociale nei paesi UE. La protezione sociale include tutti gli interventi pubblici o privati intesi ad alleviare le famiglie o gli individui dal peso di un definito set di rischi o bisogni. La lista dei rischi e dei bisogni che possono dare luogo a interventi di protezione sono, per convenzione, i seguenti: malattia/sanità, disabilità, vecchiaia, famiglie/bambini, sopravvissuti, disoccupazione, casa ed esclusione sociale non altrimenti classificata.

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INVESTIRE DI PIÙ

Spesa sociale per famiglie, maternità e infanzia, percentuale del PIL. Anni: 2001-2009. Fonte: Eurostat

3.2% 2.5% ISLANDA

Nonostante un discreto incremento registrato nell’ultimo decennio (+0,4%), in parte dovuto al piano straordinario asili, nel 2009 (ultimo dato disponibile) l’Italia investiva per le famiglie con bambini e i minori (servizi sociali, voucher, eccetera), appena l’1,4% del PIL, una quota superiore soltanto a quella della Polonia e di Malta, e inferiore di quasi un punto alla media europea (2,3%). Negli ultimi 2 anni, i tagli successivi alla crisi hanno ulteriormente ridotto la capacità di intervento degli enti locali.

2.2% 2.1% BELGIO 1.8% 1.7%

Risorse 2009 EU27: 2.27% Italia: 1.40%

< 1.0 1.1 - 1.3

Risorse 2001 EU25: 2.08% Italia: 0.97%

3.2% 3.2% GERMANIA

0.8% - 1.3%

3.2% 2.8% SVEZIA

1.4% - 1.8% 1.9% - 2.6%

3.2% 3.2% NORVEGIA

2.7% - 3.3% 2.3% 1.5% ESTONIA

1.3% 1.1% OLANDA

4.0% 3.3% LUSSEMBURGO

> 1.7 3.1% 2.9% AUSTRIA

112

1.5% 1.1% PORTOGALLO

2.8% 1.2% LITUANIA

1.4% 1.5% REP. CECA

3.0% 2.5% UNGHERIA 1.7% 1.5% ROMANIA

2.1% 2.1% SLOVENIA

1.5% 0.9% SPAGNA

1.7% 1.5% LETTONIA

1.7% 1.5%

2.6% 2.5% FRANCIA

Spesa sociale come % rispetto al PIL

3.4% - 4.2%

0.8% 1.0% POLONIA

1.4 - 1.6

2009

Spesa sociale 2009 come % rispetto al PIL

4.2% 3.8% DANIMARCA

3.7% 2.0% IRLANDA Trend Spesa sociale 2009/2001 come % rispetto al PIL

3.3% 2.9% FINLANDIA

1.4% 1.0% ITALIA

1.3% 1.4%

1.8% 1.6% GRECIA

2.0% 0.0% BULGARIA

2.2% 1.2% CIPRO


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S

e vuole riconnettersi al futuro, oggi più che mai l’Italia deve mettere al centro dell’agenda i temi dell’infanzia e dell’adolescenza. Serve innanzitutto un impegno straordinario per sostenere le famiglie con bambini - in particolare quelle più esposte alla povertà - e combattere un fenomeno, di per sé eticamente inaccettabile, che rischia seriamente di compromettere la capacità dei più giovani di contribuire alla crescita del paese. Serve una strategia articolata di lotta alle povertà minorili, fatta di una pluralità di misure diverse, perché la povertà minorile agisce su diverse dimensioni; capace di coinvolgere tutti gli attori (pubblici, privati, associativi e del terzo settore), promuovere collaborazioni verticali tra più livelli, costruire reti territoriali efficienti; calibrata al raggiungimento di obiettivi misurabili attraverso un costante processo di monitoraggio e valutazione; da attuare con il coinvolgimento diretto di bambini e dei ragazzi, delle loro famiglie, delle comunità locali. Rimettere al centro i bambini significa aumentare le risorse all’infanzia per adeguare il paese agli standard europei, raggiungendo perlomeno un investimento del 2% del PIL entro il 2020, e riattivando la principale leva di crescita di una società ricca e sviluppata: il capitale umano. Save the Children ha calcolato che un piano sostenibile di lotta alle povertà - articolato in una serie di misure per l’agevolazione delle famiglie, lo sviluppo straordinario dei servizi per l’infanzia, il sostegno all’occupazione femminile - potrebbe contribuire ad allontanare dalla povertà assoluta circa 150 mila famiglie con minori, un terzo dei nuclei familiari in questa condizione nel 2011. Dove trovare le risorse per finanziare questi interventi senza violare il patto di stabilità sottoscritto a livello europeo? Save the Children ritiene che la promozione di un piano di lotta alle povertà estreme debba essere considerata a tutti gli effetti un investimento sul futuro, una spesa in “conto capitale” capace di creare un valore umano aggiunto, oggi e domani. Per questa ragione ha proposto l’introduzione di una golden rule - come è stato suggerito recentemente per il piano di sviluppo della banda larga - ovvero di scomputare le voci di spesa direttamente connesse alle politiche di sostegno alle famiglie povere con minori (in particolare gli interventi di cura e promozione delle capacità relazionali e cognitive dei bambini) dal calcolo deficit/PIL e quindi dai vincoli di spesa del Fiscal Compact.

#CAPITALEUMANO Piano Nazionale delle Riforme Il capitale umano, come il capitale fisico, è pilastro essenziale per una crescita duratura. FONTI Save the Children, Ricordiamoci dell’Infanzia: Il Paese di Pollicino, 2012: Il rapporto delinea un piano di misure di contrasto alle povertà minorili, fondato su 4 pilastri: 1) interventi per il sostegno alle famiglie in condizione di povertà (riforma delle agevolazioni fiscali, crediti di imposta, junior voucher, ecc.); 2) servizi per il sostegno alla genitorialità, per l’infanzia e per l’adolescenza (l’asilo nido come diritto soggettivo; un piano d’investimenti straordinario; creazione di aree ad alta densità educativa, ecc.); 3) misure a sostegno dell’occupazione femminile e per favorire la conciliazione tra lavoro e famiglia (clausola infanzia nella contrattazione collettiva nazionale; family audit per le grandi imprese; incentivi family friendly per le PMI); 4) la valutazione dell’ impatto dei nuovi provvedimenti legislativi sull’infanzia. LINK www.ricordiamocidellinfanzia.it

113


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INVESTIRE MEGLIO

Minori allontanati dal rischio povertà dai trasferimenti sociali

Efficacia degli interventi di contrasto alle povertà minorili. Anno: 2010. Fonte: Eurostat FINLANDIA

Questa mappa dice tutto sull’efficacia in Italia degli interventi pubblici a sostegno delle famiglie con minori. Nel 2010, prima dei trasferimenti, il 32,7% dei minori italiani era a rischio povertà, un dato inferiore di più di 2 punti alla media europea (35%); dopo i bonus e gli altri interventi bricolage, la percentuale dei bambini e ragazzi in povertà si attestava al 24,7%, un valore superiore di ben 4 punti alla media europea (20,5%). Come si può vedere dal grafico, l’Italia è in fondo alla classifica: in Irlanda, Inghilterra e Ungheria, i trasferimenti sociali allontanano dalla soglia del rischio un numero 3-4 volte maggiore di bambini. 19.7 20.3 20.3 14.3 21.4 23.3 17.9 13.1

Irlanda Ungheria Regno Unito Austria Lussemburgo Lituania Francia Svezia

11.4 12.6 11.7 17.5 17.3 18.3 12.6 10.9 13.6 17.4 20.5 14.3 13.7 18.8

Finlandia Islanda Norvegia Germania Estonia Belgio Slovenia Danimarca Cipro Svizzera Croazia Repubblica Ceca Olanda Slovacchia Le!onia

114

29.7 29.7 28.8 32.8 31.1 31.8 25.9 24.0 25.8 29.5 32.3 26.0 25.2 29.3 26.6 37.0

20%

17.1% - 22.5%

NORVEGIA

24.2% - 31.9% ESTONIA LETTONIA

DANIMARCA

LITUANIA IRLANDA

Dopo gli interventi EU27: 20.5% Italia: 24.7%

REP. CECA LUSSEMBURGO GERMANIA

SLOVACCHIA UNGHERIA FRANCIA ROMANIA

PORTOGALLO

SVIZZERA ITALIA

32.2 29.6 30.7

30%

Prima degli interventi EU27: 35.0% Italia: 32.7%

OLANDA POLONIA

AUSTRIA SPAGNA 39.4

24.7 32.7 26.2 33.9 26.8 34.2 23 25.8 10%

BELGIO

36.4 31.5

31.3

0%

9.7% - 12.2% 13.1% - 15.3%

36.8 43.1 43.6

2.8% - 8.2% SVEZIA

REGNO UNITO

51.6 47.4 44.5

22.4 19.9 22.5

Portogallo Malta Polonia Romania Italia Spagna Bulgaria Grecia

ISLANDA

40%

Minori a rischio povertà prima degli interventi a sostegno famiglie 50%

SLOVENIA MALTA CROAZIA

GRECIA

BULGARIA CIPRO


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I BENEFICI DELLA SCUOLA MATERNA

Confronto tra le performance di lettura tra chi ha e chi non ha frequentato la scuola materna. Anno: 2009. Fonte: PISA OCSE

FINLANDIA ISLANDA

Investire nella prima infanzia conviene: si traduce ad esempio in benefici immediati e di lunga durata sulle competenze di lettura dei più piccoli. La mappa mostra la differenza nei risultati dei test PISA tra i ragazzi che hanno e non hanno frequentato la scuola materna: come si può vedere, in Italia il divario è molto alto, circa 65 punti. Fortunatamente nel nostro paese la scuola materna resta un’eccellenza ed è frequentata dalla grande maggioranza dei bambini nella fascia d’età.

SVEZIA

Differenza media EU27: 33 Italia: 65

BELGIO

NORVEGIA

ESTONIA REGNO UNITO

Differenza di punteggio tra chi ha e non ha frequentato la materna 2009

DANIMARCA

-2

-2 - 11 OLANDA

12 - 21

IRLANDA

Olanda

8

Irlanda Turchia Portogallo Norvegia

21

Austria

25

SLOVACCHIA

GERMANIA

8

18

50 - 76

LUSSEMBURGO

Slovenia

15

31 - 49

REP. CECA

Finlandia

7

11

22 - 30

POLONIA

Estonia

5

UNGHERIA FRANCIA

SVIZZERA

Repubblica Ceca

28

Islanda

30

Polonia

36

Lussemburgo

36

Ungheria

38

Slovacchia

38

Svezia

39

Spagna

40

Germania

49

ITALIA AUSTRIA SLOVENIA

Regno Unito

58

Danimarca

59

TURCHIA

MALTA

Grecia

57

Svizzera

65

Italia

65

SPAGNA

GRECIA

Francia

76

Belgio

PORTOGALLO 80

60

40

20

0

115


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IL GAP FAMILIARE

Fattori che influenzano il rendimento e le performance di lettura: numero di libri a casa e disponibilità di risorse educative a casa. Anno: 2009. Fonte: PISA OCSE

FINLANDIA ISLANDA SVEZIA

BELGIO

NORVEGIA

ESTONIA REGNO UNITO

Il background familiare esercita una grande influenza sui rendimenti scolastici: secondo PISA 2009, nei paesi OCSE pesa per circa un quarto sulle differenze dei punteggi ottenuti dagli alunni nei test di lettura. Tra i diversi aspetti presi in esame da PISA (occupazione, livello di istruzione, risorse educative, salute, beni posseduti, cittadinanza, ecc), il fattore culturale e il possesso di libri a casa costituiscono di gran lunga il fattore più importante. In Italia avere libri a casa offre un vantaggio relativo di quasi 15 punti.

DANIMARCA

Vantaggio di avere libri a casa (punti Pisa)

OLANDA

19.3 - 21.9

IRLANDA

17.2 - 19.2

POLONIA REP. CECA

14.8 - 17.1 11.4 - 14.7

LUSSEMBURGO GERMANIA

SLOVACCHIA

8.5 - 11.3 UNGHERIA

FRANCIA

SVIZZERA ITALIA AUSTRIA TURCHIA SPAGNA PORTOGALLO

SLOVENIA

Vantaggio di avere: libri a casa EU27: 14.6 Italia: 14.7

Vantaggio di avere (in punti Pisa): GRECIA

Libri a casa Risorse educative a casa

8.5 12.2 9.8 10.8 9.8 16.3 9.9 4.9 10.2 7.2 11.3 14.3 13.6 0.8 14.4 3.1 14.6 6.2 14.7 12.4 15.4 9.3 15.6 3.3 15.9 0.7 16.4 2.6 17 7.2 17.1 8.3 17.5 7.3 17.9 12.3 18 5.2 18.3 14.1 19 5.8 19.2 3.5 20 5.5 21.3 7.7 21.9 0.9 25 20 15 10 5 0

116

Grecia Turchia Danimarca Portogallo Estonia Belgio Finlandia Islanda Spagna Italia Olanda Norvegia Svezia Slovenia Polonia Svizzera Ungheria Repubblica Ceca Lussemburgo Slovacchia Francia Irlanda Germania Regno Unito Austria


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ROMPERE I CIRCOLI VIZIOSI

L

ivello di istruzione dei genitori e possesso di libri a casa sono i fattori che più influenzano le performance di lettura dei figli. Chi trova in famiglia gli strumenti del sapere, ottiene risultati migliori e ha maggiori possibilità di andare avanti. Chi parte indietro, ha forti probabilità di restare indietro, a scuola e sul mercato del lavoro. E in un paese storicamente e geograficamente profondamente diviso come l’Italia, il perpetuarsi del circolo delle povertà rischia di alimentare i tanti circoli viziosi che caratterizzano il paesaggio dell’infanzia: a livello di servizi, sistema educativo, formativo, occupazionale, economico; provinciali, regionali, per aree geografiche. Eppure, da una ventina d’anni una casistica molto ampia e diversificata di ricerche (epidemiologiche, nel campo delle neuroscienze, dell’economia e della ricerca sociale) dimostra che rompere il circolo è possibile e relativamente economico se si comincia fin dai primissimi anni di vita, la fase più cruciale per lo sviluppo cognitivo individuale dei bambini. Gli studi realizzati dall’economista americano e premio Nobel James Heckman illustrano la possibilità di abbattere considerevolmente i divari sostenendo la genitorialità delle famiglie più svantaggiate nei primi anni di vita del bambino. Una nozione cruciale in questo tipo di letteratura, a metà strada tra studi economici e psicologici, è questa: maggiore è il livello di competenze iniziali, maggiore è la resa dell’investimento nell’educazione, soprattutto nei primi anni di vita quando le strutture cognitive sono più ricettive e malleabili. Chi impara presto, impara in fretta, ed è più pronto a immagazzinare di più e valorizzare meglio i futuri input nel mondo della scuola. Anche le ricerche compiute sul ruolo degli asili sembrano confermare che il rapporto educativo con personale specializzato e gli stimoli offerti da nidi di qualità sono fondamentali per lo sviluppo dei bambini. Chi ha frequentato l’asilo e la scuola materna ottiene punteggi migliori nei test PISA e INVALSI e l’associazione positiva è particolarmente forte se i bambini provengono da una famiglia più svantaggiata. Un’indagine sulle capacità non cognitive condotta qualche anno fa dal dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino sugli alunni della scuola elementare nelle province di Cuneo, Asti e Torino, conferma che chi è andato al nido ha in media maggiori capacità di ascolto, concentrazione, creatività nel gioco e socializzazione degli altri.

GLOSSARIO PISA (Programme for International Student Assessment): è un’indagine internazionale promossa dall’OCSE per accertare con periodicità triennale i risultati dei sistemi scolastici in un quadro comparato, con l’obiettivo di verificare in che misura i giovani quindicenni prossimi alla fine della scuola dell’obbligo abbiano acquisito alcune competenze giudicate essenziali per svolgere un ruolo consapevole e attivo nella società e per continuare ad apprendere per tutta la vita. L’obiettivo non è tanto quello di far riprodurre agli studenti esaminati le nozioni che hanno appreso, quanto piuttosto verificare se sono in grado di utilizzare e applicare le conoscenze acquisite a diversi contesti. L’accertamento delle competenza in lettura, ad esempio, non è incentrato sulla capacità dei quindicenni di leggere nel senso tecnico del termine, ma sulla loro capacità di utilizzare la lettura strumentalmente per apprendere e, quindi, di ricostruire e di espandere il significato di un testo riflettendo su quanto letto. Gli strumenti utilizzati per la rilevazione dei dati includono prove scritte strutturate con domande chiuse e domande aperte e questionari per rilevare informazioni di contesto, rivolti agli studenti, alle scuole e anche ai genitori. FONTI PISA-OCSE, Overcoming social background, 2011: il volume esamina in maniera approfondita l’impatto del background socio-economico sulle performance degli studenti nei test PISA 2009.

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Bolzano/ Bozen Trento

IL GAP DI GENERE Friuli-Venezia Giulia

Tasso di occupazione femminile più differenziale con il tasso di lavoro maschile. Anno: 2011. Fonte: Istat

Lombardia Valle d'Aosta/ Vallée d'Aoste

Il basso tasso di partecipazione delle donne al mondo del lavoro alimenta povertà e diseguaglianze. Come si può vedere nella mappa, l’Italia appare divisa in tre, con percentuali di occupazione sopra il 60% nelle province più virtuose del Nord, valori intorno alla media (46,5%) nel Centro, e abbondantemente sotto in quasi tutte le province del Sud. Nelle aree in cui il tasso di occupazione femminile è più basso - come si evince dal grafico - cresce anche il gap con il pur limitato livello di impiego maschile.

BZ

BL SO UD PN CO TN LC GO TS BG TV Veneto VA AO VI BI NO MB BS VE MI VR PD VC TO PV LO CR MN RO AT AL PC FE PR Emilia-Romagna Napoli: 51.5 - 21.7 RE BO GE In blu nel grafico Foggia: 56.1 - 24.4 CN SV RA Caserta: 51.1 - 24.7 SP MS MO il tasso di Agrigento: 59.6 - 25.9 FC IM LU PT PO occupazione maschile Caltanisse"a: 54.8 - 26.4 RN Palermo: 54.6 - 26.7 PU FI Crotone: 50.6 - 27 AN AR Marche Catania: 55 - 27.9 PI Toscana Trapani : 57.3 - 27.9 SI Siracusa: 59.5 - 28.8 PG MC FM LI Enna: 54.2 - 29.5 AP Taranto: 60 - 30.4 GR Avellino: 60.1 - 30.7 TE Abruzzo TR Vibo Valen!a: 53.6 - 30.9 RI VT Reggio di Calabria: 50 - 30.9 PE Cosenza: 54.6 - 30.9 AQ CH Bari: 62.5 - 31 RM Umbria Lecce: 57.8 - 31.5 Molise CB Salerno: 58.9 - 32.6 IS FR Carbonia-Iglesias: 56.9 - 33 FG LT Brindisi: 58.1 - 33.1 Lazio CE BN Messina: 56.3 - 33.2 BAT Matera: 62.2 - 33.2 AV BA NA OT Benevento: 56.2 - 33.3 Genova: 70.7 - 57 PZ SS Puglia TA BR Trieste : 67.5 - 57 MT SA Verona: 75.5 - 57.1 NU LE Siena: 71.7 - 57.2 Campania Alessandria: 70 - 57.3 OR OG Biella: 69.7 - 57.4 Novara: 72.5 - 57.6 Sardegna VS CS Reggio nell 'Emilia: 76.6 - 57.8 CA Trento: 74.2 - 57.8 Calabria KR CI Vercelli : 70.5 - 58.1 Rovigo: 72.5 - 58.7 CZ Pordenone: 75.3 - 58.8 Basilicata Firenze: 74.4 - 58.9 VV VB

Piemonte

Liguria

Tasso occupazione femminile 2011 56.5% - 64.7%

RC Sicilia

50.5% - 56.4% 44.1% - 50.4% 34.3% - 44.0% 21.7% - 34.2% N.D.

118

TP

Tasso di occupazione femminile 2011: 46.5% Differenziale tasso maschile-femminile: 21%

PA AG

ME CT

EN CL SR RG

Milano: 74.1 - 58.9 Ancona: 70.4 - 59.1 Prato: 72.7 - 59.1 Forlì-Cesena: 72.1 - 59.1 Parma: 75.6 - 60.7 Belluno : 72.9 - 60.8 Valle d 'Aosta: 73.1 - 60.8 Cuneo: 76.7 - 61.1 Ferrara : 76 - 61.4 Modena: 74 - 62 Bolzano/Bozen: 78.8 - 63 Ravenna: 75.8 - 64.6 Bologna: 74.6 - 64.7 150 %

100 %

50%

0%


QUARTO://SPIN OFF 28.1

30% 25%

Comuni della Provincia di Napoli con valore maggiore di zero

13.2

15% 10% 5%

San Sebas ano al Vesuvio

Sorrento

Nola

4.9

4.8

3.8

Napoli

Pomigliano d’Arco

Castellamare di Stabia

Sant’An mo

2.1

1.8

1.7

Torre Annunziata

Marano di Napoli

Palma Campania

50%

Comuni della Provincia di Ragusa con valore maggiore di zero

40% 30%

Monterosso Almo

Chiaramonte Gulfi

Ispica

10.2

9.7

Scicli

Pozzalo

9

6.2

Ragusa

Comiso

Sant'Antimo Marano di Napoli Quarto

Pomigliano d'Arco

Nola

PROVINCIA DI RAGUSA

2.9

1.8

Vi!oria

Modica

Nessuno

10.5

10%

N.D.

20.3

20%

Bambini che hanno usufruito dei servizi per l'infanzia (presa in carico ponderata)

PROVINCIA DI NAPOLI

0.3

Quarto

52.6

60%

0%

3.4

< 7.0%

0%

6.2

7.1% - 20.0%

Abbiamo messo fianco a fianco la mappa dei servizi per la prima infanzia della provincia di Napoli e di Ragusa. La prima presenta l’indice di presa in carico peggiore e il più basso tasso di occupazione femminile d’Italia; la seconda un’offerta di servizi superiore alla media regionale e uno dei tassi di occupazione migliori del Mezzogiorno.

20%

20.1% - 40.0%

Indice di presa in carico dei servizi per la prima infanzia nelle province con più e meno servizi per l’infanzia di Ragusa e Napoli. Anno: 2010. Fonte: Istat

> 40.1%

I GAP DEI SERVIZI

Monterosso Almo

Chiaramonte Gulfi Napoli

San Sebastiano al Vesuvio

Acate Palma Campania

Vittoria Comiso

Torre Annunziata

Ragusa Modica

Castellammare di Stabia

Santa Croce Camerina Scicli Ispica

Sorrento

Pozzallo

119


QUARTO://SPIN OFF

OLTRE GLI OSTACOLI

Percentuale di alunni resilienti e svantaggiati (grafico) con basse performance tra tutti gli studenti per paese. Anno: 2006. Fonte: PISA OCSE 2011

FINLANDIA ISLANDA

Tra tutti gli studenti italiani, circa 1 su 10 ce la fa: pur partendo svantaggiato, riesce a ottenere punteggi superiori alla media nei test internazionali, dimostrando particolari doti di “resilienza”. Realizzati sui dati PISA 2006 con focus sulle materie scientifiche, rielaborati e approfonditi nel 2011, grafico e mappa mostrano che l’Italia presenta una maggiore incidenza di alunni svantaggiati che conseguono risultati molto insufficienti e un tasso leggermente inferiore di alunni resilienti.

SVEZIA

BELGIO

REGNO UNITO

NORVEGIA

Resilienti DANIMARCA

2.6

11.2% - 13.6%

IRLANDA POLONIA REP. CECA LUSSEMBURGO

SLOVACCHIA

GERMANIA

UNGHERIA

Portogallo

6.5

Spagna

6.9

Turchia

9.8% - 11.1%

OLANDA

Finlandia

5.4

8.9% - 9.7%

7.1

Polonia

13.7% - 15.4%

7.3

Ungheria

15.5% - 22.2%

7.6

Irlanda

7.6

Il grafico rappresenta la percentuale di svantaggiati

FRANCIA

Olanda

8.4

Repubblica Ceca

8.7

Svizzera

8.8

Germania

8.9

Regno Unito

9.1

SVIZZERA ITALIA AUSTRIA SPAGNA PORTOGALLO

120

Svantaggiati media OECD: 8.6% Italia: 10.4% Resilienti media OECD: 13% Italia: 11%

TURCHIA

GRECIA

Svezia

9.8

Belgio

9.9

Austria

10.3

Grecia

10.4

Danimarca

10.4

Italia

10.4

Slovacchia

11.2

Francia

11.2

Lussemburgo

12.5

Norvegia

12.6

Islanda

15%

10%

5%

0%


QUARTO://SPIN OFF

P

er i tanti bambini nati in famiglie povere e territori privi di servizi per la prima infanzia, la scuola resta il principale strumento per liberare il futuro dalle gabbie del passato, e ambire a condizioni di vita migliori rispetto a quelle dei genitori. L’indagine PISA ha recentemente cercato di mettere a fuoco il fenomeno dei cosiddetti studenti “resilienti”, ragazzi e ragazze nati in situazioni svantaggiate che tuttavia riescono ad eccellere nei rispettivi sistemi scolastici. La dimostrazione vivente che, quando si migliora l’offerta e si abbattono gli steccati della segregazione formativa che porta gli studenti più svantaggiati negli istituti meno attrezzati, la scuola può contribuire a promuovere la mobilità sociale e insieme la crescita culturale ed economica del paese. Secondo l’indagine PISA 2009, nei paesi OCSE quasi un terzo di tutti gli studenti in condizioni socio-economiche svantaggiate sarebbe “resiliente”, ovvero capace di superare le situazioni di partenza avverse collocandosi nel quadro superiore della scala di competenze di tutti gli studenti a livello internazionale. Una recente elaborazione dei test del 2006 mostra che motivazioni, sicurezza in sé stessi e fattore tempo sono all’origine delle buone performance dei resilienti: se in media gli studenti svantaggiati fruiscono un minor numero di ore di scienze a scuola rispetto ai loro omologhi avvantaggiati, in tutti i paesi OCSE gli studenti resilienti fanno più ore rispetto ai ragazzi in condizioni socio-economiche simili ma con basso profitto. Altri studi mostrano che la riduzione della numerosità delle classi può portare consistenti benefici. Investendo di più e meglio sulla scuola sembra possibile, in altre parole, contribuire a rompere il circolo delle povertà di istruzione. Lo mostra, malgrado tutti i limiti della scuola italiana, il lento ma graduale innalzamento dei livelli di istruzione della popolazione giovanile nel nostro paese e qualche isolato exploit compiuto nel Mezzogiorno: il tasso di scolarizzazione superiore di coloro che hanno tra i 20 e i 24 anni è ancora lontano dall’obiettivo europeo (85%) ma è cresciuto di oltre 4 punti in tutta Italia dal 2004 al 2010, e di oltre 7 punti nel Mezzogiorno. Degno di nota è il miglioramento dei risultati dei test PISA nella regione Puglia dove, in seguito alla diffusione di programmi mirati a migliorare l’offerta e combattere la dispersione, si è dimezzata tra il 2003 e il 2009 la percentuale di studenti di 15 anni con un basso livello di competenze in lettura. Ma la scuola, da sola, non basta. Per chiudere il circolo, bisogna lavorare sulla conclusione del ciclo, ovvero sulla transizione dalla scuola al lavoro con la costruzione di percorsi di formazione efficaci per i soggetti più a rischio.

DERIVAZIONI Resiliente: dal lat. resiliens, -entis, part. pr. di resilire, ‘rimbalzare’: materiale r., capace di reggere a urti senza spezzarsi. GLOSSARIO Mobilità sociale: la mobilità sociale si riferisce all’insieme dei cambiamenti di classe sociale degli individui rispetto ai genitori, nel passaggio da una generazione all’altra (intergenerazionale), oppure ai cambiamenti che avvengono nel corso della vita di un individuo (intragenerazionale). FONTI OCSE, Against the Odds: Disadvantaged students who succeed in School, 2011: in tutti i paesi OCSE una percentuale significativa di studenti nati in famiglie economicamente e socialmente svantaggiate, riescono a ottenere punteggi elevati secondo gli standard internazionali. Rifacendosi ai test del 2006 e utilizzando definizioni comparabili, l’indagine OCSE approfondisce alcune delle ragioni che permettono a questi ragazzi di rompere il circolo vizioso delle povertà. Per poter operare un confronto tra i diversi paesi, l’indagine prende in considerazione sia la relazione complessiva tra background e prestazioni, sia il background specifico del singolo studente. LINK www.oecd.org/pisa/pisaproducts

121


QUARTO://SPIN OFF

72.3% 72.6% 70.4% 66.7% Valle d'Aosta/ Vallée d'Aoste

86.1% 76.7% 82.2% 75.6% 81.8% 74.1% 85.3% 73.1% Lombardia

Trento

72.4% 69.5% 65.8% 60.5% Bolzano/Bozen

78.6% 79.4% 78.7% 76.9%

78.8% 78.1% 74.8% 72.5%

79.7% 79.5% 81.4% 76.0% Emilia-Romagna

Piemonte

79.4% 78.7% 84.7% 79.7%

Questa mappa dà motivi di speranza. Dal 2004 al 2011 il tasso di scolarizzazione superiore è cresciuto in misura maggiore al Sud rispetto a quanto non sia accaduto al Nord. Notevole il balzo in avanti compiuto dalla Puglia, ma anche dalla Campania e dalla Sicilia, che, pur mantenendosi leggermente sotto la media, hanno quasi annullato il gap con Basilicata e Calabria. L’obiettivo europeo dell’85% è stato raggiunto finora soltanto dal Trentino. Umbria, Abruzzo e Marche sono a un passo.

Veneto

83.7% 81.5% 80.7% 80.0%

84.6% 81.0% 80.4% 80.3%

Toscana

Abruzzo

84.0% 81.8% 87.6% 84.4%

83.3% 86.0% 78.7% 80.0%

79.4% 80.3% 83.0% 79.3%

75.7% 71.5% 70.9% 66.1%

Lazio 74.4% 73.0% 72.1% 67.2% Campania

Sardegna

Tasso scolarizzazione 2011 83.3% - 86.1%

71.0% 68.9% 68.6% 64.3% Sicilia

81.7% 78.9% 84.6% 76.9% Basilicata

77.9% - 81.7% 74.4% - 76.7% 71.0% - 72.4% 62.5%

122

Tasso di scolarizzazione superiore regionale 20-24 anni 2004: 72.3% 2009: 75.8% 2010: 75.9% 2011: 76.5% Obiettivo 2020: 85% Molise

Umbria

62.5% 66.4% 70.3% 59.8%

Percentuale della popolazione in età tra i 20 e i 24 anni che ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore. Anno: 2011. Fonte: Istat

Marche

72.0% 75.0% 77.0% 74.0%

Liguria

OBIETTIVO SCOLARIZZAZIONE

79.4% 81.0% 80.2% 80.8% Friuli-Venezia Giulia

77.9% 80.9% 78.3% 75.5% Calabria

Puglia


QUARTO://SPIN OFF

11.2% 34.4% 35.8% Valle d’Aosta/ Vallée d’Aoste

15.1% 35.2% 32.6% Lombardia

17.6% 32.5% 32.4% Trento

29.2% 19.3% 29.6% Bolzano/ Bozen

14.2% 53.9% 14.9% Friuli-Venezia Giulia

L’INDICE DEI LETTORI

Bambini e ragazzi tra gli 11 e i 17 anni che hanno letto più di 6 libri nei 12 mesi precedenti. Anno: 2011. Fonte: elaborazione su dati Istat

13.6% 42.1% 26.7%

Tra gli indicatori di benessere reale del paese, bisognerebbe adottare anche l’indice di lettura dei minorenni, insieme a politiche e campagne mirate e coinvolgenti per promuoverlo, soprattutto nelle aree più svantaggiate. Nel 2011 6 ragazzi su 10 avevano letto almeno un libro durante l’anno, ma in quasi tutto il Mezzogiorno (con l’eccezione di Molise e Sardegna) l’indice dei lettori è ampiamente sotto la media, con vere e proprie voragini in Campania, Sicilia e Calabria. Il quadro generale non cambia se si sposta l’attenzione sui cosiddetti lettori forti.

Veneto 15.0% 35.3% 32.3% Piemonte

Liguria

16.4% 36.4% 30.6% Emilia-Romagna

9.4% 50.1% 26.0%

9.6% 34.4% 41.7%

8.7% 38.7% 35.0% Toscana

4.8% 43.9% 43.1% Abruzzo

4.7% 44.9% 41.4% Umbria

Lazio

Sicilia

3.7% 18.9% 65.2%

5.3% 50.1% 39.1% Molise

15.3% 27.9% 46.1%

4.9% 26.8% 9.5% 65.3% 32.8% Campania 41.7% Sardegna

Letto almeno 1 libro

Media Almeno 1 libro: 56.9% 12 o più libri: 11.6% Nemmeno un libro: 43.1%

Marche

3.9% 35.1% 52.4% Puglia Letti oltre 12 libri Letti da 1 a 6 libri 6.3% 26.0% 61.2% Calabria

Non hanno letto libri 3.0% 37.2% 49.0% Basilicata

Moltissimi (>79.1%) Molti (66.3% - 79.0%) Nella media (53.5% - 66.2%) Pochi (40.7% - 53.4%) Pochissimi (<40.6%)

123


QUARTO://SPIN OFF

Sant'Angelo d'Alife 18

Teano 18

Aree d'intervento

Ariano Irpino

Calvi Risorta

Caiazzo

1 - Acerra

Benevento

2 - Afragola

18 Casal di Principe

Cancello ed Arnone 5

Forio

Aversa 8 19 26

Sant'Anastasia

Camposano

16

25 14

9

7 - Benevento 8 - Caivano 9 - Calitri

Sant'Angelo dei Lombardi

3

10 - Casoria 11 - Castellabate

Serino

13

Contursi Terme 6

Cava de' Tirreni

Circolare n. 116666 del 31 luglio 2012 - Mappa dei comuni interessati dal piano di intervento straordinario attraverso l’impiego dei fondi strutturali. Anno: 2012. Fonte: MIUR La mappatura realizzata dal MIUR nelle 4 regioni Obiettivo (qui osserviamo la Campania) fotografa i comuni con le maggiori criticità dal punto di vista scolastico, misurate incrociando i dati dell’Anagrafe degli studenti con le elaborazioni INVALSI. In tali aree, spesso coincidenti con quelle individuate dal Ministero dell’Interno per le proprie azioni, il MIUR promuove la nascita di reti innovative di scuole e altri attori presenti sul territorio (enti locali, privato sociale, servizi sociali, parrocchie, centri sportivi, associazionismo, volontariato, ecc.) per contrastare la dispersione.

13 - Cava De' Tirreni

24

24

CROWD SOURCING CONTRO LA DISPERSIONE

124

6 - Ba!paglia Calitri

12 - Castellammare Di Stabia 21

27

Gragnano

5 - Aversa

Avellino

San Giuseppe Vesuviano Nocera Inferiore

12

Torre Annunziata Castellammare di Stabia

4

4 - Avellino

Bisaccia

9

Casoria

Napoli Ercolano

3

Montemiletto

7

1

Portici

3 - Ariano Irpino

Grottaminarda

Avella

22 16

7

8

2 10

Pozzuoli Procida

Casamicciola Terme

Acerra

15

Giugliano in Campania

Melito Irpino

Caivano

17

San Cipriano d'Aversa

Monte di Procida

7 Maddaloni

18

6

14 - Ercolano

Buccino

Salerno Battipaglia

6

15 - Giugliano In Campania 16 - Ischia/Procida 17 - Maddaloni

Roccadaspide 11 Ogliastro Cilento 11

Stio

Vallo della Lucania

Sala Consilina 23

18 - Marcianise 19 - Napoli 2 20 - Nocera Inferiore 21 - Pagani

Gioi

11 Castellabate

Castel San Lorenzo

23

22 - Pozzuoli 23 - Sala Consilina

23 Futani

24 - Salerno 2 25 - Sant 'Anastasia

Comuni sciolti per mafia

26 - Sant 'Antonio

Confini Comunali

27 - Torre Del Greco

Aree d'intervento


QUARTO://SPIN OFF

FARE RETE

P

er riconnettersi al futuro è indispensabile fare rete. Non è una concessione al paradigma del web e al nuovo lessico del XXI secolo. È la lezione che emerge dall’analisi di decenni di intervento sociale al fianco dei bambini: un panorama fatto di esperienze di successo a vario livello, diffuse su tutto il territorio nazionale, e tuttavia raramente capaci di fare sistema, proporre visioni, metodi, percorsi comuni e integrati, verificabili e replicabili su vasta scala. Una lezione spesso dimenticata che dovrebbe orientare (e dovrà sempre di più in futuro) ogni ipotesi di intervento sul campo, dalla progettazione degli asili nido - che potrebbero diventare dei veri e propri hub per l’infanzia, luoghi di snodo tra istituzioni educative, famiglie, associazioni, servizi sociali - alla lotta contro il fallimento scolastico, come prevede il bando lanciato dal MIUR alla fine del 2012 per la realizzazione di interventi educativi in aree di grave esclusione “anche attraverso la valorizzazione delle reti esistenti”. Un programma, da attuare nelle quattro regioni Obiettivo del Sud con fondi europei e nell’ambito del Piano d’Azione Coesione, che trae ispirazione da un’ampia serie di pratiche, riflessioni, letterature, sulle politiche pubbliche della scuola e sulla lotta al fallimento scolastico nel Mezzogiorno. Un patrimonio di esperienze che dimostra l’efficacia di azioni differenziate e integrate, in aree ben delimitate, con una regia capace di mettere insieme più risorse e agenzie territoriali. Preceduto da una mappatura del territorio, volta a identificare le aree più a rischio e le esperienze di successo nella lotta al fallimento formativo, il bando invita le istituzioni scolastiche a lavorare in rete, tra loro e con altre agenzie educative, “attraverso la costruzione di regie di micro-area e/o di quartiere, in una logica di sinergia e integrazione con i diversi attori presenti nei singoli territori, a loro volta coordinati”. In questa accezione, la rete non è più l’esito di un percorso, ma un presupposto operativo fondamentale, volto a creare fin dall’inizio un sistema integrato per la progettazione e l’attuazione degli interventi, dall’individuazione delle metodologie all’identificazione di sistemi condivisi di valutazione. Su un piano diverso, un altro esempio di azione in rete è offerto dal network Crescere al Sud promosso da Save the Children e Fondazione con il Sud, con la partecipazione di decine di organizzazioni nazionali e locali: un’alleanza tra realtà e talenti diversi impegnati attivamente in vari campi della tutela dei diritti dell’infanzia nel Mezzogiorno, nata con l’obiettivo di discutere e condividere pratiche, esperienze, metodi di intervento.

DERIVAZIONI Rete: lat. rete, dal v. serere, ‘tessere’. Alleanze: dal fr. allier, ‘unire’, a sua volta dal lat. alligare, ‘legare a’. GLOSSARIO Hub: in inglese ‘fulcro’. Nella tecnologia delle reti informatiche, è un dispositivo che funge da nodo di smistamento di una rete di comunicazione. Nel caso delle reti Ethernet, un hub è un dispositivo che inoltra i dati in arrivo da una qualsiasi delle sue porte su tutte le altre, in maniera diffusiva. Crowdsourcing: da crowd, ‘folla’, e outsourcing, ‘esternalizzare una parte delle proprie attività’. È un modello di business nel quale un’azienda o un’istituzione affida l’ideazione e la realizzazione di un progetto a un insieme indefinito di persone. Il processo viene favorito dagli strumenti che mette a disposizione il web. FONTI MIUR - Ufficio IV, programmazione e gestione dei Fondi strutturali europei per lo sviluppo e la coesione sociale. Circolare n. 116666 del 31 luglio 2012: Avviso per la “Realizzazione di prototipi di azioni educative in aree di grave esclusione sociale e culturale, anche attraverso la valorizzazione delle reti esistenti” - Anni scolastici 2012/2013 e 2013/2014. LINK www.crescerealsud.it

125


QUARTO://SPIN OFF

Trentino-Alto Adige/ Südtirol

BOOK IN PROGRESS

Friuli-Venezia Giulia

Rete nazionale di libri scritti da docenti e stampati in classe con capofila l’ITIS Majorana di Brindisi. Anno: 2012. Fonte: Book in progress

Lombardia Valle d'Aosta/ Vallée d'Aoste VB

UD BL 1 PN GO TS TV

VA

CO LC TN VI BG 1 4 Veneto AO 1 2 MB BS BI 1 2 VE 1 MI PD 1 NO TO VC PV LO CR MN VR RO AT AL PC FE PR RE BO GE Emilia-Romagna CN SV SP MS MO PO RA FC 1 PT 1 IM RN AN LU PU FI 1 AR Marche PI PG SI 2 MC FM Toscana LI AP GR TE TR 1 Abruzzo RI PE VT AQ CH Umbria RM 1 FR IS 1 CB 2 1 LT 2 BAT FG CE BN 1 Lazio AV BA BR NA OT PZ SS 1 2 MT TA SA NU

Piemonte

Liguria

OR VS Province con scuole aderenti alla rete ”Book in progress” (il numero indica quante scuole aderiscono)

1

Campania

OG Sardegna

Molise

Puglia 1 LE

CS

CA

KR

CI

CZ 1 VV

Calabria

Sicilia TP

PA AG

3-4 2 1 Provincia della scuola ITIS "Ettore Majorana” ideatrice della rete Provincia dove sono presenti scuole della rete

126

Avviata nel 2009 su iniziativa dell’Istituto tecnico statale e liceo scientifico tecnologico Majorana di Brindisi, la rete di ‘Book in Progress’ unisce circa 800 docenti della secondaria di secondo grado nella produzione e nello scambio on-line di testi didattici realizzati all’interno delle aule, a stretto contatto con gli studenti, attraverso il metodo del “cooperative learning”, un alto impiego di tecnologia e l’integrazione di una pluralità di codici (iconico, visivo, orale e scritto). L’iniziativa ha il vantaggio di avvicinare i contenuti dei testi agli studenti e rimotivare il corpo docente, permettendo alle famiglie di risparmiare diverse centinaia di euro.

BZ SO

1 ME

RC

Basilicata

1 EN CT CL SR RG

I dati relativi alla Prov. di Bolzano non sono ancora disponibili

AN (Ancona) - IISS "Volterrra -Elia " BAT (Barle!a) - I.T.S. Pier Luigi Nervi BI (Biella) - ITCS "E. Bona" BR (Brindisi) - ITIS "E!ore Majorana" BR (Francavilla Fontana) - ITIS "Fermi" BS (Leno) - IIIS "V.Capirola " CT (Bronte) - ISIS "Capizzi " CZ (Soverato) - LICEO SCIENTIFICO"G. Guarasci " FG (San Marco in Lamis) - ISIS "Giannone" FR (Alatri) - IIS "S. Per#ni" FR (Frosinone) - ITIS "A. Volta" IS (Isernia) - ITIS "Fermi" LC (Lecco) - IIS "Bertacchi " LE (Lecce) - IIS "Scarambone" LT (Cisterna di La#na) - LICEO SCIENTIFICO E CLASSICO LT (La#na) - LICEO SCIENTIFICO"Grassi" LU (Lucca) - ISI "S. Per#ni" ME (Sant'Agata di Militello) - ITCG "Tomasi di Lampedusa" MI (Milano) - ITIS Molinari MI (Parabiago) - ITCG "Maggiolini " PG (Gubbio) - ITI "Cassata " PG (Todi) - IISS "Ciuffelli-Einaudi" PO (Prato) - ITIS "Buzzi" RM (Roma) - ISTITUTO MAGISTRALE"V. Gassman " TA (Mar#na Franca) - ITIS "Majorana" UD (Udine) - ITIS "Malignani" VA (Busto Arsizio) - ITC "Enrico Tosi" VA (Gorla Minore) - LICEO SCIENTIFICO "Collegio Rotondi" VA (Saronno) - LICEO CLASSICO "S.M.Legnani" VA (Varese) - ITS "N. Casula" VC (Varallo) - IIS D'Adda VI (Arzignano) - IIS "L. da Vinci" VI (Bassano del Grappa) - LICEO "Brocchi" VR (Villafranca di Verona) - ISIS "Carlo Ant?" VT (Montefiascone) - ISIS "Dalla Chiesa"


QUARTO://SPIN OFF

L

a stratificazione e la multidimensionalità dei problemi sul campo in un mondo in rapida trasformazione, l’esiguità delle risorse che ciascun attore - preso singolarmente - può e potrà dedicargli in futuro, non lasciano alternative. Solo innovando i modelli di intervento nella direzione della ricostruzione di una “comunità educante” sarà possibile fare la differenza. In questo quadro, tutti gli attori presenti sul territorio - dagli enti locali al privato sociale, dai servizi sociali all’associazionismo, dai pediatri alle agenzie culturali - sono chiamati a dare il loro contributo e su diversi piani. Prendiamo un indicatore che può apparire secondario quando si parla di infanzia a rischio e che invece emerge spesso in questo Atlante come fattore strategico di sviluppo dell’infanzia, contrasto alla dispersione, lotta all’esclusione sociale: la presenza di libri a casa. In Italia mancano purtroppo dati aggiornati sulla condivisione della lettura tra genitori e figli nei primissimi anni di vita: guardando le statistiche relative ai minori 3-17 anni e alla popolazione adulta in genere, è certo tuttavia che una percentuale rilevante di neo-genitori ha una scarsa propensione a leggere, non frequenta librerie, biblioteche né possiede libri. Per diffondere la cultura del libro anche tra i bambini di queste famiglie, il progetto ‘Nati per leggere’ ha sviluppato un prototipo di intervento di rete che unisce operatori culturali, sanitari e sociali, bibliotecari, editori, librai, pediatri, ecc., nelle attività di promozione della lettura e di disseminazione dei libri tra i più piccoli e le loro famiglie. Altri modelli innovativi di azione in rete per rispondere ai bisogni dei minori e delle loro famiglie sono nati negli ultimi anni, e non potrebbe essere altrimenti, dall’applicazione creativa delle nuove tecnologie. Esemplare il caso del Progetto ‘Book in Progress’ promosso da un docente dell’ITIS Majorana a Brindisi che ha saputo mettere in rete circa 800 insegnanti di una settantina di istituti scolastici per la realizzazione dei libri di testo e la loro stampa in classe: un’iniziativa che permette agli studenti di avere “testi su misura” e alle loro famiglie di risparmiare circa 300 euro sull’acquisto dei libri. Ma innovative e destinate a un brillante futuro appaiono anche le diverse piattaforme online che mettono in rete risorse per l’apprendimento (Cicero, il portale che insegna il latino) e lo scambio di conoscenze tra studenti (Oilproject, la più grande scuola online italiana).

DERIVAZIONI Sinapsi: dal gr. synapsi, ‘unione’, der. di synaptein, ‘annodare’, ‘attaccare’. FONTI Progetto Nati per leggere: promosso dall’alleanza tra bibliotecari e pediatri, promuove dal 1999 la lettura ad alta voce ai bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 6 anni. Recenti ricerche scientifiche dimostrano come il leggere ad alta voce, con una certa continuità, ai bambini in età prescolare abbia una positiva influenza sia dal punto di vista relazionale, che cognitivo. Inoltre si consolida nel bambino l’abitudine a leggere che si protrae nelle età successive grazie all’approccio precoce legato alla relazione. ‘Nati per leggere’ è attivo su tutto il territorio nazionale con circa 400 progetti locali che coinvolgono 1.195 comuni italiani. LINK www.natiperleggere.it www.bookinprogress.it

127


QUARTO://SPIN OFF

LIBRERIE SPECIALIZZATE PER RAGAZZI Calabria Taurianova - Magicamusica Campania Avellino - L’Angolo delle Storie Napoli - Mariflo’ Pozzuoli - Cion Cion Blu Emilia-Romagna Bellaria - Libreria Gurugú Bologna - Libreria G. Stoppani Casalecchio di Reno - Libreria Solea Castel S. Pietro - Libreria Atlantide Cesena - Bettini Ferrara - Libreria Le Pagine dei Ragazzi Forlì - Il Parco dei Ragazzi Forlì - Megaforlì Mondadori Jr Gambettola - Libreria Nounou Imola - Libreria dei Ragazzi Giugiù Modena - La Bottega di Merlino Novafeltria - C’era una volta Parma - Futurino Parma - Libri e Formiche Parma - Passatopresente Parma - Rosalimone Parma - Libreria Fiaccadori Piacenza - Libreria per Ragazzi Matilda Ravenna - La Libraffa Rimini - Viale dei Ciliegi 17 San Giovanni in Persiceto - Pollicino Sassuolo - Libreria Incontri Vignola - Castello di Carta Friuli-Venezia Giulia Porcia - Baobab Trieste - Libreria Triestina Trzaska Knjgarna Udine - La Pecora Nera Lazio Rieti - Ludoteca - Libreria Moby Dick Roma - Centostorie Roma - La Libreria di Girandola Roma - La Libreria Sottosopra Roma - Libreria N. Ed. Romane 128

Roma - Libreria Ponteponente Roma - Ottimomassimo Roma - Il Brucalibro Roma - Il Ghirigoro Libreria per Bambini Roma - Il Mondo Che Non C’è Roma - Il Posto delle Favole Roma - L’Albero Roma - Libreria Scuola e Cultura Liguria Albenga - Albero Azzurro Chiavari - Giochimparo Genova - L’Albero delle Lettere Genova - Libreria Sottosopra Genova - Voltapagina Sarzana - La Mia Libreria dei Ragazzi Lombardia Bergamo - Spazio Terzo Mondo Brescia - La Libreria dei Ragazzi Di Busto Arsizio - Libreria Il Dondolibro Como - Libreria dei Ragazzi Cremona - Timpetill Lodi - Libreria Sempre Liberi Mantova - Centro Cultura Einaudi Ragazzi Mantova - Libreria Coop Nautilus Merate - La Cicala Milano - Crapapelada Milano - Fata e Celeste Milano - Libreria dei Ragazzi Morbegno - Libreria Piccolo Principe Pavia - Nuova Libreria Il Delfino Rovellasca - Libreria Sistina Marche Jesi - Libreria Kirikù Pesaro - Le Foglie d’Oro Serra De’ Conti - Urluberlú Termoli - Libreria La Luna al Guinzaglio Piemonte Arona - Il Brucolibri Candelo - La Trottola Novara - Favolestorie Pinerolo - Libreria Volare Torino - Il Mondo delle Meraviglie Torino - Libreria dei Ragazzi

Puglia Bitonto - Hamelin Calimera - Il Giardino Delle Nuvole Conversano - Le Storie Nuove Corato - Ambaraba - Cicicocò Foggia - Libreria per i Ragazzi Monopoli - Libreria Children Ruvo Di Puglia - L’Agorà Santeramo In Colle - Libreria Equilibri Taranto - Libromele Trani - Libreria Miranfu Turi - Libreria Eleutera Sardegna Cagliari - Oltre la Favola Cagliari - Tuttestorie Sassari - Petali di Carta Sicilia Catania - Tempolibro Siracusa - Libreria dei Ragazzi Toscana Arezzo - Giocalibro Firenze - Cuccumeo Firenze - Il Cap. di Merlino Massa - Gioca Gio Pisa - Libreria dei Ragazzi Pistoia - Libreria Baba Jaga Poggibonsi - La Lanterna Magica Sesto Fiorentino - Liblab Terranuova -Libreria dei Ragazzi Umbria Castiglione del Lago - Libri Parlanti Orvieto - L’Albero delle Parole Perugia - Le Cunegonde Veneto Bassano del Grappa - Lib. Palazzo Roberti Mestre - Il Libro con gli Stivali Padova - Libreria dei Ragazzi Padova - Pel di Carota Padova - Libreria Tempo Libero Vicenza - Galla Gira Pagina Vittorio Veneto - Il Treno di Bogotà


QUARTO://SPIN OFF Bolzano/ Bozen Trento

LA RETE DELLE LIBRERIE PER L’INFANZIA

Friuli-Venezia Giulia

Lombardia

Mappa delle librerie specializzate per ragazzi o con ampie sezioni dedicate. Anno: 2011. Fonte: Rivista Andersen

Valle d'Aosta/ Vallée d'Aoste

Sono passati 40 anni da quando a Milano si è aperta la prima libreria per ragazzi. Oggi la Rivista Andersen censisce 110 librerie specializzate, e quasi 400 con settori e attività ben strutturate per ragazzi (escludendo le librerie di catena). Insieme alle biblioteche, costituiscono luoghi di riferimento fondamentale per molte famiglie con bambini. In trent’anni le novità editoriali per ragazzi sono più che decuplicate, crescendo da 250/270 (1980) a circa 3 mila.

Veneto

Piemonte Emilia-Romagna

Marche

Toscana

Liguria

Tra le 503 librerie, mancano del tutto le librerie di catena

79

Emilia -Romagna

23

42 38

Molise

30 27

Lazio

Veneto

9

Toscana

6

Liguria

23

Puglia

19

Campania

14

Sardegna

11

Librerie con settore per ragazzi

Puglia 3

Friuli-Venezia Giulia

4

Marche

2

Sicilia

4

Campania

7

Basilicata

7

62 - 79

5

Sicilia

5

19 - 30

4

10 - 14

4

0-7 Librerie specificatamente per ragazzi

0 80

60

40

Sardegna

3

10

Calabria

38 - 48

7

11

24

Librerie specificatamente per ragazzi

Lazio

13

44

Umbria

Piemonte

6

48

Abruzzo

Lombardia

15

62

20

Abruzzo

0

Umbria

3

Trento

0

Calabria

1

Bolzano/Bozen

0

Basilicata

0

Valle d 'Aosta/Vallée d 'Aoste

0

Molise

0 0

129


QUARTO://SPIN OFF Friuli-Venezia Giulia

Trentino-Alto Adige/ Südtirol

IN ATTESA DI CITTADINANZA

Alunni di seconda generazione sul totale degli alunni di origine straniera: totale, scuola dell’infanzia e scuola secondaria di II grado. Anni: 2011-2012. Fonte: MIUR

Lombardia Valle d'Aosta/ Vallée d'Aoste

Veneto

Piemonte

Il 44,2% dei bambini e degli adolescenti di origine straniera iscritti nella scuola italiana sono nati in Italia, ma per l’attuale legislazione otterranno la cittadinanza e pieni diritti solo al compimento della maggiore età. La quota di minori di seconda generazione supera già il 50% in Lombardia e Veneto, ed è sopra o intorno alla media nazionale in quasi tutte le regioni del Nord. Quattro bambini senza cittadinanza su 5 iscritti alla scuola dell’infanzia sono nati in Italia.

Emilia-Romagna

87.2 83.7

Marche Liguria Toscana

50.9

Veneto

50.9

Lombardia

81.8

46.7

Piemonte

82.7

46.5

Emilia -Romagna

45.8

Marche

80.6

44.7

81.3

44.3

Umbria Valle d'Aosta Vallée d'Aoste Toscana

85.2

Abruzzo Umbria

Molise

80.4

Lazio

43

76.8

Puglia

Campania Sardegna

42.9 39.3

Liguria

78.8

38.7

79.4

37.1

Lazio Tren no-Alto Adige/Süd rol

72.8

Alunni con cittadinanza non italiana ma nati in Italia sul totale alunni non italiani

58.9

Sicilia

60.3

Basilicata

17.7% - 25.6% 25.7% - 33.5% 33.6% - 39.3% 39.4% - 46.7% 46.8% - 50.9%

130

33.5

65.6

Calabria

Friuli-Venezia Giulia

80.3

Totale alunni non italiani nati in Italia sul totale degli alunni non italiani: 44.2% Nella scuola dell'infanzia: 80.4%

Abruzzo

31.1

Puglia

30.6

Sicilia

25.6

54.3

22.2

Campania

54.9

21.3

Basilicata

51.6 49.1 100 %

80%

60%

Sardegna

40%

20%

17.9

Calabria

17.7

Molise

0%


QUARTO://SPIN OFF

DIRITTI E PARTECIPAZIONE

C

irca due terzi dei minori “senza cittadinanza” non sono immigrati dall’estero ma sono nati qui in Italia. Le seconde generazioni costituiscono ormai il 44,2% degli alunni “stranieri” e sono destinate ad aumentare esponenzialmente nel prossimo futuro con il crescere delle famiglie immigrate. Secondo le previsioni, nei prossimi 40 anni le coppie straniere daranno alla luce in Italia circa 7,5 milioni di bambini - una quota equivalente ai tre quarti dell’attuale popolazione minorile italiana - con una possibile oscillazione da un minimo di almeno 6,4 milioni e un massimo di 8,6 milioni. Riconnettersi al futuro significa favorire l’inserimento dei nuovi italiani, la più straordinaria risorsa demografica, culturale e di sviluppo del paese, riformando al più presto la legge sulla cittadinanza. Attualmente i bambini nati in Italia da genitori stranieri ottengono il pieno riconoscimento dei diritti civili solo al compimento del diciottesimo anno d’età: una discriminazione a cui il mondo politico tarda a mettere fine e che ha come unico effetto quello di ostacolare il pieno inserimento nel mondo della scuola e del lavoro di centinaia di giovani italiani a tutti gli effetti. L’approccio ideologico e miope alla questione della cittadinanza e dei diritti dei minori di origine straniera in genere, non è soltanto fuori dal tempo ma è ormai lontano dal sentire comune. Come mostra la prima indagine realizzata dall’Istat nel 2011 sulla “discriminazione degli stranieri”, il 72% degli italiani è favorevole al riconoscimento alla nascita della cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia, l’81% si dichiara favorevole al ricongiungimento dei familiari degli immigrati regolari presenti in Italia, e la quasi totalità degli intervistati è favorevole alla piena integrazione nelle aule scolastiche (92,9%). L’aspetto più interessante della ricerca è però un altro: i giovani (18-34 anni), soprattutto se donne, mostrano una maggiore apertura nei confronti degli immigrati a testimonianza del fatto che il percorso di interazione e reciproca conoscenza avviato nelle scuole - iniziato in maniera significativa soltanto 10 anni fa - comincia a dare i suoi frutti e potrà favorire la pacifica convivenza della società multiculturale di domani. Il 66% dei giovani ritiene che la presenza degli immigrati sia positiva perché permette il confronto con altre culture (contro il 51% degli anziani tra i 65 e i 74 anni ), il 47,6% continua a pensare che un quartiere si degrada quando ospita molti immigrati (contro il 68% della popolazione senior) e il 46,5% è d’accordo sul loro accesso al voto (contro il 38%).

DERIVAZIONI Diritto: come sost. dal lat. directum, ‘ciò che è retto’, e fig. ‘giusto, ragionevole e onesto’. #LEGGEDELSANGUE Nayomi Andibuduge Illustrissimo Presidente, sono una delle ragazze che partecipa al Concorso di “Miss Italia”. Ho 18 anni e sono nata a Roma. Pur non avendo la cittadinanza secondo l’attuale legge, mi sento italiana a tutti gli effetti e vorrei poter contribuire a migliorare il Paese che verrà… Igiaba Scego In Italia la legge sulla cittadinanza è abbastanza vergognosa: lega la cittadinanza al sangue e io mi sono chiesta per anni cosa aveva il sangue italiano che io non avevo. FONTI Istat, Discriminazioni in base al genere e all’appartenenza etnica, 2011. Prima rilevazione condotta sull’argomento, è stata preceduta nel 2010 da un’indagine pilota, accompagnata da uno studio qualitativo con focus group e interviste in profondità. Conclusa la fase di progettazione, l’indagine è stata condotta nel 2011 su un campione di 7.725 famiglie distribuite in 660 comuni italiani. LINK www.secondegenerazioni.it

131


QUARTO://SPIN OFF

Valle d'Aosta/ Vallée d'Aoste 4- 3

Lombardia 5- 1

Bolzano/ Bozen 2- 0

Trento 10 - 1

ASCOLTARE I BAMBINI Friuli-Venezia Giulia 3- 2

Veneto 7- 2 Piemonte 7- 1

Emilia-Romagna 5- 1

Mappa dei provvedimenti legislativi regionali volti a favorire la partecipazione dei bambini e delle bambine. Anno: 2012. Fonte: Save the Children Tutte le regioni italiane hanno legiferato per favorire la partecipazione di minori e giovani in diversi ambiti della vita sociale e culturale del paese: dalla promozione dei diritti, all’educazione alla legalità, al sostegno della condizione giovanile. In quest’ultimo campo c’è chi si è limitato a promuovere l’occupazione, chi ha avviato percorsi di alternanza scuolalavoro, centri di aggregazione, di contrasto al disagio, ecc.. Numerose regioni hanno adottato provvedimenti volti a favorire la partecipazione, la rappresentanza e la consultazione di adolescenti e ragazzi in materia di promozione e realizzazione delle politiche in loro favore, attraverso la previsione di Consulte e Consigli regionali e provinciali di giovani, eccetera. Una rassegna completa è disponibile sul sito: www.dirittiaimargini.it. 2

Liguria 4- 1

Marche 4- 3

Toscana 10 - 5

Abruzzo 7- 2 Umbria 2- 3

Molise 4- 1 Lazio 7- 2 Puglia 6- 1

Provvedimenti Legalità Giovani

Sardegna 3- 1

2

Calabria 5- 4

Sicilia 2- 2

6-8

132

Sicilia

4

Sardegna

5

Friuli -Venezia Giulia

5

Liguria

5

Umbria

5

Molise

6

Lombardia

6

Emilia -Romagna

6

Basilicata

7

Valle d 'Aosta/Vallée d'Aoste

7

Marche

7

Puglia Piemonte

8

Basilicata 6- 0

Provvedimenti totale

4-5

Campania 9- 2

Bolzano /Bozen

4

9

Veneto

9

Lazio

9

Abruzzo

9

Calabria

11

Trento

11

Campania

9 - 11

15

15

16 14 12 10

Toscana 8

6

4

2

0


QUARTO://SPIN OFF

A

ccolte spesso con sospetto e fastidio, talvolta ridotte sbrigativamente a stereotipo (fragili, senza valori, bamboccioni, ecc.), le nuove generazioni di bambini e adolescenti sono vissute come parte dei problemi - di mondi che peraltro non hanno contribuito a costruire - e quasi mai come parti attive delle loro soluzioni. Il gran parlare di “partecipazione” che ha accompagnato il dibattito sui diritti dei minori in questi anni si è tradotto raramente nella costruzione di percorsi reali di ascolto e collaborazione. Basta guardare al mondo della scuola dove continua a regnare il paradigma dell’insegnamento come “trasmissione (verticale) del sapere” e dove le nuove competenze dei nativi digitali sono ignorate perfino quando si tratta di capire che uso educativo fare delle nuove tecnologie, il loro pane quotidiano. Uno studio di qualche anno fa dimostra che capovolgendo l’approccio tradizionale - partendo cioè dalle modalità di apprendimento dei più giovani e non dai preconcetti diffusi in merito tra gli insegnanti adulti - è possibile trovare nuove strade capaci di arricchire le attività didattiche e l’esperienza formativa degli studenti, come già accade per altro in alcune scuole di eccellenza. Se chiamati in causa, i ragazzi possono dare un contributo importante alla costruzione di un presente e di un futuro migliore. Come hanno fatto il diciassettenne Federico Morello, capace di convincere a soli 13 anni il suo comune in Friuli a dotarsi della banda larga, i tantissimi studenti che offrono lezioni online sul sito Oilproject, e le migliaia di ragazzi attivi in tutta Italia in azioni di volontariato in campo ambientale, sportivo, culturale, contro le mafie. O come faranno nei prossimi mesi i ragazzi di nove scuole impegnati, per la prima volta in Italia, in un’attività di Mobility Manager Studentesco che prevede la collaborazione degli alunni alla costruzione di una mobilità sostenibile verso la scuola: dopo aver monitorato gli spostamenti dei loro coetanei, i ragazzi saranno chiamati a realizzare un piano della viabilità con consigli per i singoli e richieste per le amministrazioni locali. In un mondo in cui la dinamica demografica prefigura un’ulteriore e inevitabile perdita di peso specifico dei giovani nelle elezioni di domani, se si vuole continuare a guardare avanti combattendo il tipico “rinuncianesimo” di chi ha smarrito per strada la curiosità di capire, il coraggio di lottare e l’entusiasmo di mettersi in gioco per costruire un mondo migliore, diventa sempre più strategico - per tutti noi - tornare ad ascoltare i bambini e gli adolescenti. Per favorire e incentivare percorsi di partecipazione effettivi a tutti i livelli della vita sociale. Per guardare senza paraocchi il mondo che abbiamo davanti. Per ritrovare insieme la via del futuro.

DERIVAZIONI Rinuncianesimo: neolog. inv. da Federica, studentessa di un istituto professionale nel corso del progetto partecipato “Vocabolario allargato”, curato dallo scrittore Andrea Bajani al Salone del Libro di Torino: indica la “tendenza da parte della società a scoraggiare progetti, sogni e stili di vita considerati difficilmente realizzabili e di dubbio esito”. Tendenza, diffusa tra gli adulti e per contagio tra i ragazzi, a pensare che nessuno sforzo possa tirarli fuori dalla palude. #PARTECIPAZIONE Federico Morello Ho 17 anni, guardo, ascolto, dormo, leggo e scrivo. A 13 anni ho deciso di risolvere il digital divide nel mio paese, a 14 anni ci sono riuscito. Mi trovate sui social, così spesso non rispondo al telefono. Ho fondato friuliadd e panedigitale. Oilproject È la più grande scuola gratuita online gestita da studenti. Migliaia di video, testi ed esercizi sulle materie più disparate, chiunque può proporre contenuti. Il sogno è che entro 10 anni tutte le lezioni tenute nelle scuole e nelle università pubbliche vengano condivise. LINK www.federicomorello.com/chi-sono www.oilproject.org http://bookblog.salonelibro.it/?p=10177

133


QUARTO://SPIN OFF Bolzano/ Bozen Trento

LE ELEZIONI DEL 2030

Friuli-Venezia Giulia

Previsioni: mappa dell’incidenza percentuale dei giovani tra i 18 e i 21 anni al primo voto nelle elezioni del 2030 per regione. Fonte: elaborazione su dati Istat

Lombardia Valle d'Aosta/ Vallée d'Aoste

Il voto dei giovani è destinato a contare sempre meno nella vita politica del paese. Alle ipotetiche elezioni del 2030 il peso potenziale del primo voto dei 18-21enni scenderà sotto il 4%, con una perdita complessiva dello 0,2% rispetto oggi, e un andamento molto differenziato (anche in quest’ultimo caso) tra il Nord e il Sud del Paese. Se nel Nord (e in particolare in Emilia Romagna) si assisterà a un leggero recupero, in gran parte del Mezzogiorno andrà perso un giovane tra i 18 e i 21 anni (e un voto su 5).

Veneto

Piemonte Emilia-Romagna

4.2

5.3

Marche

Toscana

Liguria

5.1

Umbria

Molise 5

Lazio

0.73 - 0.84

Puglia

0.85 - 1.0

4.8

Sardegna Calabria

1.1 - 1.2

Basilicata

Rapporto Giovani 18-21 anni 2030/2011 1.2 1.1 0.95 - 1.0

Sicilia

Incidenza giovani 18-21 anni 2011: 4.1% 2030: 3.9%

4.8

0.73 - 0.79

134

3.8

6

Veneto Trento Lombardia Valle d 'Aosta/Vallée d 'Aoste Calabria Emilia -Romagna

3.3

Puglia

3.8 4 3.8 3.8 3.8 3.6 3.8 3.4 3.8 3.5 3.7 4.1 3.7 3.4 3.6 3.3 3.5 4.1 3.5

4.3

0.85 - 0.91

Sicilia

3.9

Campania

1.1

Bolzano/Bozen

4 3.7 4 4 4 3.6 4 3.4 3.9

Abruzzo Trend incidenza giovani 2030/2011

Campania

4.1 4.5 4

5

Lazio Marche Umbria Toscana Piemonte Abruzzo Friuli-Venezia Giulia Liguria Sardegna Basilicata

3.4 4

Molise 3

2

1

0


QUARTO://SPIN OFF

://RESTART

RIAVVIO

135


://RESTART

RICONFIGURARE IL FUTURO

(servizi sociali, spesa per l’infanzia, povertà, dispersione); il secondo è la sintesi di 4 indicatori di disconnessione culturale (bambini che non hanno mai letto libri, usato pc e internet, fatto sport durante l’anno), provenienti dalla stessa indagine campionaria Istat. La somiglianza è sorprendente, mostra il peso delle variabili sociali sulla vita e le abitudini quotidiane dei minori. Una bussola per riconfigurare il futuro.

Cartogrammi sintetici delle disconnessioni sociali e culturali dei minori italiani. Anno: 2012. Fonte: Save the Children su dati Istat 2011

I due cartogrammi rappresentano il grado di disconnessione dal futuro dei minori italiani: il primo è stato realizzato sovrapponendo 4 indicatori sociali fondamentali Disconnessi sociali

Disconnessi culturali Bolzano/Bozen

Lombardia

Bolzano/Bozen

Trento

Lombardia

Friuli-Venezia Giulia

Valle d'Aosta/ Vallée d'Aoste

Trento Friuli-Venezia Giulia

Valle d'Aosta/ Vallée d'Aoste

Veneto

Veneto

Emilia-Romagna

Emilia-Romagna Marche

Piemonte

Marche

Piemonte

Liguria

Liguria Toscana

Toscana

Abruzzo

Abruzzo Molise

Umbria

Molise Umbria

Puglia

Futuro

Sardegna

Lazio

-

Puglia Sardegna

Lazio

Campania

Sicilia

Campania

Basilicata

Sicilia

Basilicata

+ N.D.

136

Confini originali

Calabria

Calabria


://RESTART

L

o scorso mese di maggio, Save the Children ha lanciato la campagna nazionale “Ricordiamoci dell’infanzia”. Abbiamo voluto in questo modo porre all’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica un problema, quello della sostanziale assenza di una politica verso i bambini e gli adolescenti nel nostro Paese. Prima ancora della drastica riduzione delle risorse, abbiamo denunciato la mancanza di una visione strategica sui diritti dei più piccoli e l’incapacità di collegare questo tema a quello del superamento della crisi e della crescita. Quasi che l’Italia possa pensare di uscire dal tunnel senza mettere in agenda nodi quali la povertà minorile o la condizione delle scuole. Moltissimi cittadini hanno aderito alla campagna, dimostrando di voler combattere quel senso di rassegnazione, se non l’indifferenza, con cui il nostro Paese rischia di assistere alla crescita delle diseguaglianze e al progressivo ridursi delle opportunità per i bambini - in termini di servizi, di spazi pubblici, di cura. Meglio di tante parole, la drammaticità della situazione è illustrata nelle mappe di questo Atlante e in particolare dalle due mappe conclusive sui minori “disconnessi” dal punto di vista socioeconomico e culturale. Vista con questa lente, l’Italia assume un’immagine deforme, grottesca, dalla quale sono tagliati fuori centinaia di migliaia di bambini. Per affrontare una situazione così grave non possono bastare interventi spot, bonus una tantum, quel bricolage di interventi disorganici che purtroppo negli ultimi anni abbiamo conosciuto. È necessario un impegno di lungo periodo per ridisegnare le reti di protezione e di cura dell’infanzia, a partire dai territori più difficili. Per farlo, occorre aprire nuovi spazi di responsabilità pubblica, reti di alleanze che consentano ad attori diversi - soggetti non profit, imprese, organizzazioni professionali, università, fondazioni, comunità locali - di trovarsi attorno ad obiettivi comuni. Misurandosi anche con il problema delle risorse, dei livelli di garanzie e di qualità, della trasparenza nelle responsabilità e delle indispensabili funzioni regolative. Per guidare questo ridisegno del welfare c’è bisogno di una visione strategica del futuro, sono necessarie determinazione, concretezza e coraggio. Occorre poi dare fiducia ai bambini e agli adolescenti in prima persona, sviluppando un’attitudine all’ascolto e al rispetto purtroppo così poco praticata oggi in Italia. Questa edizione dell’Atlante esce alla vigilia di importanti scadenze elettorali e non c’è che da augurarsi che diventi

137


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anche una bussola per chi intende candidarsi alla guida delle istituzioni, a tutti i livelli. Save the Children, con la sua esperienza nel mondo, testimonia che anche nelle situazioni più critiche si può modificare la condizione di vita di un bambino e di una bambina, cancellando un destino già segnato. Sappiamo che riscrivere il futuro quindi è possibile. Siamo impegnati a farlo anche in Italia, assieme ai tanti che condividono questa priorità. Raffaela Milano Direttore Programmi Italia-Europa Save the Children Italia

138



Finito di stampare nel mese di dicembre 2012


CHILDREN ARE OUR FUTURE Un bambino è qualcuno che proseguirà ciò che voi avete intrapreso. Egli siederà nel posto in cui voi siete seduti. E, quando ve ne sarete andati, dedicherà le sue cure alle questioni che voi oggi ritenete importanti. Voi potete adottare tutte le linee di condotta che vorrete, ma a lui spetterà il modo di metterle in opera. Egli prenderà la direzione delle vostre città, stati e nazioni. Prenderà il posto nelle vostre chiese, scuole, università, corporazioni e le amministrerà. Tutti i vostri scritti saranno giudicati, lodati o condannati da lui. La sorte dell’umanità è nelle sue mani. Abramo Lincoln


e t n a l at fanzia dellr’inischio) (a MAPPE PER (RI)CONNETTERSI AL

#FUTURO Compare ossessivamente nelle dichiarazioni di capi di stato, economisti, esperti di ogni genere... ma nessuno sa più dove trovarlo. Dopo aver ripercorso 150 anni di (dis)unità italiana, la terza edizione dell’Atlante dell’Infanzia (a rischio) di Save the Children si mette sulle tracce del futuro sparito delle nuove generazioni con l’aiuto di 77 mappe, qualche previsione, e un’ampia serie di dati e di indicatori specifici sullo stato di salute dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia. Uno strumento di studio. Un’agenda di lavoro per tutti coloro che hanno a cuore i bambini. Una bussola per riconnetterci al futuro.

www.atlanteminori.it Save the Children è la più grande organizzazione internazionale indipendente che lavora per migliorare concretamente la vita dei bambini in Italia e nel mondo. Esiste dal 1919 e opera in 119 paesi del mondo. Save the Children è stata costituita in Italia alla fine del 1998 e ha iniziato le sue attività nel 1999. Oltre all’impegno internazionale Save the Children Italia da più di 10 anni sviluppa programmi volti a migliorare la vita dei bambini e delle bambine nel nostro territorio con progetti per proteggere i minori, con particolare attenzione ai minori migranti; per educare i ragazzi all’uso delle nuove tecnologie e contrastare la pedo-pornografia; per prevenire la dispersione scolastica; per contrastare la povertà minorile, promuovere i diritti dell’infanzia e la piena partecipazione dei ragazzi.

Questa edizione dell’Atlante è stata realizzata nell’ambito di “Ricordiamoci dell’Infanzia”, la campagna di Save the Children in aiuto dei bambini a rischio in Italia. L’iniziativa, lanciata nel 2011, ha l’obiettivo di mettere l’infanzia al centro dell’agenda politica coinvolgendo singoli cittadini, imprese, enti locali, il mondo della cultura e dell’informazione.

www.savethechildren.it


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