LA PARTECIPAZIONE CON LA FIRMA
www.savonagraffiti.it
web magazine, giugno 2013 n.1
PERCHE’ SAVONA GRAFFITI? di Mario Muda
Graffiti. Disegni sui muri, sui treni in corsa. Colori. Provocazioni. Istinto e maestria. Arte. Voglia di esprimersi e di segnare il territorio, marcare l’intorno con il talento, come a dimostrare che, al di là della tecnica e dei supporti, quello che conta è la bravura. Nelle loro caverne, su cattedrali di pietra gli uomini hanno rappresentato gli animali. Era l’inizio dei tempi. Al buio, le torce a parodiare il sole. Sputavano i pigmenti per dipingere, rappresentavano la caccia. Orizzonti diversi, belve decontestualizzate, oppure fiere feroci. Per esorcizzare la paura e abituarsi allo scontro. Assieme. Uniti. Colpi di fango e pietra a simulare la battuta del giorno dopo. La caricatura è cominciata così. Caricando il braccio nel simulare il colpo feroce e letale della caccia. Prima hanno messo in ridicolo gli animali che avrebbero ucciso e poi, nel tempo, il Potere contro cui non bastavano le forze dei singoli. Lo scherno, la canzonatura, il disegno. L’arma dell’estro dei deboli contro i soprusi, le angherie, l’ottusa metodica prevaricazione dei forti. Dai versi della berlina, all’irrisione, alle immagini sui giornali, sui muri. L’ironia che scivola nel disprezzo.
Graffiti sempre. A dileggiare il potere a prenderlo d’incontro. Siano gli schizzi di gesso o mattone sbrecciato ad incitare una squadra contro un’altra o le raffinate, irripetibili provocazioni di Banksy che saranno di strada, ma sono divenute arte. Non se l’abbiano i graffitari per l’usurpazione e lo sconfinamento, perché loro che non praticano il rispetto come fede s’adeguino alla loro stessa legge, che è quella del talento. La storia della partecipazione di questa città è storia antica, nobile e fiera, un po’ malconcia come tutti gli eroi d’annata o dannati. Averla rispolverata con tecnologie e sangue nuovo fa sperare per il futuro. O fa sperare e basta. Che il futuro di questi tempi è già un lusso che non a tutti è consentito. Partecipare. L’etimologia deriva dal termine latino: fare parte. La partecipazione è la mission del nuovo sito dell’Amministrazione Comunale, Assessorato al Decentramento, che mira non tanto ad una chiamata alle armi degli elettori o ad una risposta corale di chi è interessato alla vita comune, ma è rivolta ai quei savonesi che amano vivere la loro Città, ne hanno cura e interesse e mirano, con la partecipazione a questo sito, a diventarne, appunto, parte attiva e consapevole.
3 La scelta del nome Savona Graffiti indica non solo la volontà di esprimersi fisicamente in modo fattivo, emozionale, creativo ma ad affermare in modo concreto, sui muri virtuali della Città e su quelli reali del sito, i propri sentimenti, le richieste, le opinioni. E a farlo fuori dagli schemi e senza preconcetti né ritualità. Un urlo razionale ed emotivo, ma incisivo, in cui una parte della Comunità intende far presente alle persone che ha eletto, i propri problemi, le proprie aspettative, i propri sentimenti. Non avendo di fronte interlocutori o controparte, ma portavoce. Un muro virtuale quello di Savona Graffiti su cui ognuno, senz’altro estro che quello del cuore e dello spirito, possa rappresentare la propria voglia di autoaffermazione e di lotta. Dove vedere rappresentati i propri dubbi, come le eccellenze di una città che spesso le nasconde, così abituata al peggio, che il bello e il nobile la disorientano.
INDICE
Le necessità, i problemi, ma anche le virtù. I guasti di una strada come uno scorcio da salvare, una persona da ricordare. Dove avere il diritto a chiedere di conto e ad ottenere risposte. Per le schegge, come per le cattedrali. Non una città in bianco e nero. Ma tutte le sfumature di una città. Gli animali dalle grandi zanne domani saranno nella savana e nell’inseguimento dovremo stringerci gli uni agli altri per stanarli ed abbatterli. Oggi, stasera, sulla parete di roccia digitale li esorcizzeremo raccontando la paura, le speranze, il nostro scontento. Senza arrossire. Non nascondendo la voglia di stare assieme, di essere gruppo, Comunità. Graffiti, per sentirci ancora uomini, parte di un tutto, elemento fondante, con gli altri, di quella grande caccia al giusto e al dovuto che è la vita.
pag. 2 - Graffiti pag. 4 - Centro Città pag. 12 - Villapiana pag. 16 - Fornaci - Zinola pag. 18 - Villetta - Valloria pag. 29 - Legino pag. 33 - Santuario - Lavagnola - Montemoro pag. 39 - Mongrifone - La Rocca pag. 44 - Oltreletimbro - Santa Rita pag. 47 - Spettacoli - Turismo - Cultura pag. 50 - Recensioni Feltrinelli pag. 52 Crediti
CENTRO CITTA’
IL BUS ARRIVA IN SPIAGGIA Nel giorno delle nomine per i vertici TPL, un nuovo servizio per i turisti di Arianna Codato
Avvio di un nuovo servizio estivo dello Spiaggia bus e conferma delle nomine per il rinnovo dei vertici di TPL e ACTS Spa, sono le novità del trasporto pubblico emerse questa mattina negli incontri con i vertici aziendali e Comune di Savona. Nei mesi di luglio e agosto partirà un nuovo percorso per lo spiaggia bus. In seguito a diversi incontri tra i vertici di TPL e Sergio Lugaro, Assessore al Decentramento e Paolo Apicella, Assessore al Turismo, questa mattina il Sindaco di Savona ha dato il via libera per il servizio estivo che coprirà le spiagge di tutto il litorale di ponente della città. Una linea diversa da quella delle passate stagioni che effettuerà il suo giro partendo da piazza del Popolo, e portando cittadini e turisti in Corso Colombo e Fornaci, fino a Zinola. Tre le fasce orarie coperte dal servizio, che sarà attivo ogni sabato e domenica, ferragosto compreso. Lo spiaggia Bus effettuerà le sue corse tra le 8.00 e le 10.00 del mattino, a pranzo, tra le 12.00 e le 14.00 e la sera, tra le 17.00 e le 19.00, per i mesi di luglio e agosto. Si tratta di una delle ultime azioni intraprese dai vertici uscenti di ACTS Spa, insieme con l'avvio della nuova linea interquartiere presentata nei giorni scorsi. Questa mattina si è infatti svolto anche un incontro tra Comune e Provincia, azioniste di maggioranza dell'azienda, in cui è stato siglato un accordo per i candidati che verranno presentati alla prossima assemblea dei vertici TPL, per le cariche del Consiglio amministrativo. Le nomine riguardano Claudio Strinati, come nuovo presidente di Tpl e che sostituisce nella guida dell'azienda Maurizio Maricone, Alberto Merialdo, vice segretario generale del Comune di Savona, come vice presidente, Ettore Molino per la carica di presidente di ACT Spa, al posto di Luca Becce e Giulia Colangelo, segretario generale della Provincia di Savona, come consigliere.
5 «Una scelta che lega insieme competenze tecniche e politiche e vuole seguire una linea guida che ha di base 3 riferimenti fondamentali, sia per il sottoscritto sia per il Comune e la Provincia di Savona– spiega Claudio Strinati, futuro presidente di TPL – le Amministrazioni stesse, trattandosi di un azienda pubblica, i lavoratori, a partire dagli autisti e chi svolge mansioni in prima linea, agli uffici, perché sono la voce della realtà di Tpl ed è importante che vengano salvaguardati, anche se si trattasse di mezzo posto di lavoro e l'utenza, un bacino molto ampio trattandosi di tutta la provincia. Ad ora posso solo fare ipotesi su come progredirà il mio mandato non avendo ancora gli strumenti per valutare la situazione, fino ad ora si è cercato di dare ascolto alle richieste dei cittadini, nonostante la situazione economica a livello nazionale e locale e cercherò di mantenere questa direzione. Come per il servizio di Spiaggia Bus». «E' un'ottima iniziativa, considerato che Savona ha da poco ritrovato la sua vena turistica – continua Claudio Strinati – il percorso copre tutto il litorale per dare la massima copertura alle spiagge della nostra città e un buon servizio per chi lascerà l'auto nel parcheggio della piazza. La mia nomina non è ancora ufficiale, in quanto si dovrà attendere la riunione del Consiglio, perciò ho solo assistito alla definizione dell'accordo, ma è sicuramente in linea con il pensiero mio e delle Amministrazioni, di un servizio pubblico integrato con la città e le sue necessità».
Mare più facile con la navetta dal centro
IL SIGNORE DEGLI OMBRELLI Tutto si aggiusta, niente si rottama di Irene Salinas foto Davide Rizzo
Il Signore degli Ombrelli ha mani sapienti e un sorriso sereno. Racconta con i suoi gesti un’arte capace e antica. Nel suo regno scaffali pieni di borse e ricordi, musica e luce soffusa. Gli basta questo per vivere giornate lunghe e operose. Ha aggiustato le borse, gli ombrelli, gli oggetti di quasi tutti i savonesi ed ora, anche se la tecnologia ha altri leggi e impone ritmi feroci continua nella sua arte perché, nonostante l’età, 84 anni, ricchi di primavere e di qualche inverno, è rimasto il riferimento ufficiale di case importanti: Benetton, Roncato, Jaguar. Ma anche, e soprattutto, di quanti hanno ancora voglia di farsi riparare un ombrello o aggiustare una borsa preziosa. E, anche se ad attenderlo c’è una casa felice, lui continua a passare le giornate fra le valigie e Bach. Per darci la sicurezza che c’è un uomo capace di aggiustare tutte le cose. A Savona succede. La storia importante e straordinaria di Sauro Servidei è sulla versione on line di savonagraffiti.it L’indirizzo è: http://www.savonagraffiti.it/centro-città-e-città-vecchia-storie/95-il-signore-degli-ombrelli.html
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Sauro Servidei nel suo magico negozio di via Untoria
QUANDO LA STORIA SA DI LATTE "Latteria Gina", l'angolo più dolce di Savona di Marco Calleri foto di Davide Rizzo
Il frappè di piazza Chabrol, un rito nelle mani di Giuseppe Aonzo
Ogni città ha il proprio bagaglio di riti, di tradizioni e di luoghi condivisi. Pezzi di un'identità che trascendono le generazioni. Savona non fa eccezione e, a dispetto dei cambiamenti che negli anni l'hanno coinvolta, e spesso travolta, può ancora vantare un buon numero di luoghi in cui il tempo sembra essersi fermato. Uno di essi è la Latteria Gina, incastonata in un angolo di Piazza Chabrol, crocevia tra il centro storico e le vie dello “struscio” pomeridiano e festivo, una posizione che nel tempo ne ha decretato le fortune. Ma il vero segreto del successo è il frappè, una golosità cremosa che accompagna le passeggiate dei savonesi da quasi un secolo. Alla famiglia Damato è subentrata nella gestione, oltre trent'anni or sono, la famiglia Aonzo, già proprietaria di un altro gigante della tradizione gastronomica savonese, il ristorante “Vino e Farinata” di via Pia.
9 La transizione tra le due gestioni è stata indolore e all'insegna della continuità. «Abbiamo rilevato non solo l'attività e le ricette, ma anche la tradizione – spiega Giuseppe Aonzo, figura ormai storica dietro il bancone, oltre che appassionato mandolinista – ed è nostro dovere difenderla. È una questione di rispetto e di affetto per chi ha creato tutto questo». La ricetta è semplice: acqua e latte; i gusti sono quelli classici: vaniglia, cioccolato, frutta, con “rosa” e “monteverde” [una citazione musicale?] uniche concessioni all'estro moderno.Una difesa quasi eroica della tradizione che solo l'inevitabile progresso tecnico e legislativo ha scalfito, ma solo nella forma. «Un tempo il latte si andava a prendere alla stazione Letimbro, in piazza del Popolo, con l'asino – ricorda Aonzo – Negli anni poi sono cambiati anche i contenitori del frappè: per ragioni igieniche si è passati dai bicchieroni al cartone del latte e poi alla plastica». Mutano i materiali, non le ricette o i clienti. Il frappè ha rappresentato una dolce merenda per bambini, ragazzi e adulti, di generazione in generazione. La vicinanza a diversi istituti scolastici ha fatto sì che la tradizione continuasse nel tempo. Nella golosa offerta della Latteria Gina trovano posto anche i gelati e i sorbetti, anch'essi seguono rigorosamente i dettami della vecchia scuola. «I gelati hanno mantenuto l'impronta “meridionale” introdotta dalla famiglia Damato – ci tiene a precisare Aonzo – e ciascun gusto viene preparato separatamente, senza servirsi di basi. Certo è un processo più lungo e laborioso, ma il risultato finale è di gran lunga migliore».
Qualità e tradizione consentono persino di resistere al periodo di crisi che sta colpendo Savona. «Le persone hanno meno soldi – ammette – e c'è meno passaggio rispetto a qualche anno fa, specie d'inverno quando il tempo è brutto. Però la clientela affezionata è rimasta e passa sempre volentieri, quando può». Proprio l'affetto dei savonesi nei confronti di quella che è ormai a tutti gli effetti un'autentica istituzione della vita cittadina gioca un ruolo importante nella sopravvivenza della Latteria Gina. Il frappè, un pezzo di focaccia col cappuccino o anche un semplice caffè, magari macchiato al frappè per un piccolo strappo alla regola, non sono solamente una consumazione, ma diventano l'occasione per ritrovare un po' del passato comune della città. Due chiacchiere, anche in dialetto, con Giuseppe Aonzo e, se si è fortunati, persino un intermezzo musicale con uno dei mandolini che suona con la passione e la verve di un ventenne. Un angolo di vita savonese che davvero resiste al passare degli anni e delle mode. Entrando nella Latteria Gina e ordinando un frappè ci si ritrova in un luogo famigliare in cui suoni, odori e soprattutto sapori catapultano in un universo sospeso tra il passato e il presente. Una bolla rassicurante e avvolgente, proprio come il frappè.
Giuseppe Aonzo, una tradizione di mandolino e frappè
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COMMERCIO, CALMIERARE GLI AFFITTI di Corrado Borgognoni
Quartiere: CentroCitta-CittaVecchia
DOMANDA E RISPOSTA
Commercio. Alcuni negozi storici hanno chiuso e altri potrebbero fare la stessa fine. Gli affitti richiesti sono alle stelle e un piccolo commerciante non può sopportare tali spese. Il Comune non può livellare o imporre una tabella di prezzi per tali affitti aiutando il commercio ed il centro cittadino?
SIAMO IMPOTENTI, SERVE UNA LEGGE di Paolo Apicella
Purtroppo non esistono strumenti con i quali intervenire direttamente su rapporti commerciali fra privati. Esiste, presso le associazioni di categoria, un ufficio preposto di assistenza e consulenza su questo delicato tema. Siamo sicuramente sensibili a questa tematica che sta sicuramente mettendo a dura prova tutto il tessuto commerciale cittadino. Per quanto di nostra stretta competenza accogliamo infatti con attenzione le richieste da parte degli operatori che sono in affitto in immobili di nostra proprietà.
VILLAPIANA
VILLAPIANA, ECCO IL PONTE "SOSPESO" Collegherà il quartiere con l'Aurelia Bis di Alessandro Foffi e Andrea Ghiazza
Un ponte "sospeso" che alleggerisca il traffico e non interferisca con la vita del quartiere. E con ricadute positive sulla viabilità dell'intera città. Questa la proposta avanzata dal Comune di Savona. Nell'intreccio Aurelia Bis, un nodo ancora da sciogliere è quello del ponte di Villapiana, oggi solo pedonale ma che nelle intenzioni future verrà ricostruito per permettere il passaggio delle autovetture. Opera ritenuta strategica per la viabilità in entrata e in uscita per coloro che percorrono l'Aurelia Bis, ma anche come opzione intermedia di un quartiere che fino ad oggi dipende solo ed esclusivamente dai ponti di via Don Bosco, lato mare, e quello di via Crispi, lato monte. «Diventa fondamentale il ponte di Villapiana per diverse ragioni – afferma Livio Di Tullio,vicesindaco e assessore all'Urbanistica del Comune di Savona – tra cui avere un punto intermedio di entrata nell'Aurelia Bis per i residenti del quartiere. Oltre che essere una comodità per chi si reca a prendere l'Aurelia Bis, eviterebbe il passaggio di auto lungo via Crispi, via Torino, via Piave, limitando di fatto il flusso in tutta quell'area». E l'idea circa la progettazione del futuro ponte è quantomai chiara. «Sarà un ponte sospeso – prosegue Di Tullio – di modo ché non ci siano problemi legati all'esondabilità del Letimbro. La concezione di questo sistema è quella di garantire così le misure necessarie perché l'opera sia completamente in sicurezza. Abbiamo cercato anche di impattare il meno possibile con i giardini lungo fiume, rialzandolo in modo da non interrompere il percorso pedonale. Una volta giunti sulla sponda di Corso Ricci verrà costruita una rotatoria la posto del semaforo per autoregolare il traffico».
13 L'idea, che riguarda Villapiana in questo caso ma sarà presto estesa ad altri quartieri, è di limitare il traffico, attraverso scelte di viabilità alternativa, in direzione del centro. E questo si inserisce perfettamente in un programma di riqualificazione dove la sostenibilità ambientale è alla base di tutto. «La politica dell'amministrazione – continua Di Tullio - è quella di permettere l'utilizzo di mezzi, bicicletta in primis, per raggiungere ogni zona di Savona senza essere costretti a prendere l'automobile. Ecco spiegate alcune scelte di viabilità e la costruzione di una pista ciclabile in grado, quando sarà ultimata, di raccordare tutta la città».
Un ponte per risolvere il traffico, sul Letimbro ne è previsto uno “sospeso”
«LA SCUOLA NON SI TOCCA. PER ADESSO» Accolte le richieste del Comitato della Rusca di Alessandro Foffi e Andrea Ghiazza
La scuola non si tocca. Una sollevazione contro lo spostamento
La scuola Primaria rimarrà al proprio posto. Almeno per il momento. Questo è quello che il comitato della Rusca ha ottenuto a seguito alle richieste fatte al Comune di Savona. Il passaggio dell'Aurelia Bis davanti al complesso scolastico aveva presupposto, infatti, uno spostamento della scuola di via Schiantapetto. Questo perché davanti all'ingresso dell'edificio scolastico è prevista proprio l'uscita dell'Aurelia Bis. E anche lo smontamento della talpa. «E' una questione di sicurezza – sottolinea Livio Di Tullio, vicesindaco e assessore all'Urbanistica del Comune di Savona – che riguarda principalmente quel tratto della via. Infatti la talpa sbucherà all'altezza della scuola e lì dovrà essere smontata. Ecco perché c'era la necessità di spostare il plesso scolastico. Per ragioni di sicurezza e per diminuire il disagio dal momento in cui la talpa verrà fuori». Invece, dal punto di vista logistico-viario la situazione sembra essere più chiara. Ci saranno cambiamenti, è vero, ma tutto tenendo conto della situazione odierna. «Abbiamo fatto richiesta per inserire da via Schiantapetto – prosegue Di Tullio – un'entrata diretta sull'Aurelia Bis in direzione Corso Ricci. L'ipotesi di creare una doppia entrata era infattibile, per cui si è preferito questa opzione. Questo garantisce ai residenti della zona diretti verso l'autostrada o verso Albisola Superiore il dimezzamento dei tempi di percorrenza ai due lati della città».
QUESTIONE BOLLINI RESIDENTI
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DOMANDA E RISPOSTA
di leonardo viti Quartiere: Villapiana - Via Mignone Buongiorno, vorrei un chiarimento sui bollini residenti di Villapiana, ho chiesto informazione ai vigili urbani, che molto gentilmente mi hanno ascoltato e risposto, dicendomi però di chiedere agli assesori del traffico e di quartiere, la mia domanda è questa: Il bollino residenti per Villapiana va rinnovato ogni anno? come mai pur essendoci la segnaletica verticale che indica che gli spazi sono riservati alle autovetture ed ai residenti dalle ore X alle ore Y si permette che furgoni anche di grosse dimensioni sostino per giorni e giorni? E' corretto che vi siano due differenti trattamenti per i residenti del centro, che pagano il bollino e hanno controlli a tappeto affinchè vengano rispettati tutti i vincoli che il bollino residenti comporta mentre in Villapiana è il farwest? Trovate giusto che si permetta alle auto di occupare posti scooter? Trovate corretto che scooter messi a caso in mezzo alle vetture possano portare via 3-4 posti? Travate corretto che si possa fare la segnaletica orizzontale in mezza via (dove gli utenti parcheggiano mediamente bene) e lasciare mezza via senza segnaletica così l'utente distratto parcheggià a caso portando via 2 posti anzichè uno? Trovate corretto che vi siano 2 Vigili che devono gestire tutto il quartire al mattino ed al pomeriggio, mentre alla sera non passa nessuno? Mi è stato detto che se si dovessero fare tutte le multe a tutte le infrazioni che si commettono in Villapiana gli agenti dovrebbero fare solo quello e poi si rischierebbe la sommosa, ma vi sembra possiile? Si tratta semplicemente di educazione civica e di presenza sul territorio. spero di ricevere una risposta esaustiva e sono disponibile ad un eventuale incontro. Cordiali saluti.
NESSUNA DIFFICOLTA', SCUSI IL RITARDO di Paolo Apicella Gentilissimo signor Viti, nessuna difficoltà. Mi scuso sinceramente per il ritardo, ma da un lato l’utilizzo di un nuovo strumento dall’altro l’attesa di un parere da parte della Polizia Municipale stanno ritardando le procedure. Mi impegno a farle arrivare la debita risposta i primi giorni della prossima settimana rinnovandole le mie scuse per il ritardo.
FORNACI - ZINOLA
RESTYLING AI CANTIERI SOLIMANO Via i muri di recinzione e pulizia della spiaggia di Arianna Codato
Sono iniziati oggi, lunedì 3 giugno, i lavori di messa in sicurezza delle aree demaniali degli Ex Cantieri Solimano. L'Autorità Portuale ha dato il via ad una serie di interventi di demolizione e sistemazione della spiaggia e delle strutture pericolanti nelle zone intorno ai capannoni. «I lavori, che dovrebbero durare circa un mese, riguardano diverse strutture dei cantieri navali – spiega Flavio De Stefanis, ingegnere dell'Autorità Portuale – verranno infatti eliminate le vecchie strutture dei carroponti. Inoltre - prosegue - anche
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Un’immagine suggestiva, inusuale e quasi magica. Ma presto l’intera area verrà bonificata
le strutture in cemento armato sia a terra che in mare, usate per i vari delle navi e pericolose, soprattutto sott'acqua, ed infine verrà ripulita e sistemata la spiaggia antistante i cantieri. Questo perché una volta terminato ci auguriamo che la Capitaneria di Porto possa togliere il divieto di balneazione, restituendo quel tratto di costa alla città. E per rendere più fruibile l'accesso saranno eliminate anche le vecchie recinzioni a muro, che verranno sostituite, dalla ditta Fresia, con pannelli metallici che chiuderanno l'accesso ai capannoni, non di nostra competenza ma dei privati».
PIANO CASA, PARROCO SOTTO ACCUSA Le Fornaci chiedono il blocco dell'operazione di Andrea Ghiazza
Alle Fornaci atmosfera infuocata contro il progetto di nuovi insediamenti. Ma il vicesindaco Di Tullio media le parti
Piano casa, atto primo. Un'assemblea dai toni alti. Decisamente infuocati. Un quartiere in rivolta, quello delle Fornaci. E nel mirino anche don Capaldi, il parroco della chiesa di Nostra Signora della Neve. Gremita la sala della S.M.S. Serenella dove ieri sera l'argomento della discussione è stato il tanto dibattuto “piano casa” di via Saredo che prevede la realizzazione di una palazzina e di un silo interrato vicino alla chiesa di Nostra Signora della Neve dove oggi sorge un'area adibita a parcheggio auto. Contrastanti le posizioni. Da una parte i cittadini furiosi per dover assistere impotenti alla costruzione e preoccupati per le possibili ricadute, in mezzo l'amministrazione comunale di Savona, rappresentata dal vicesindaco Livio di Tullio e dall'assessore al Decentramento Sergio Lugaro, che non può opporsi al progetto e ha margine di manovra solo sulle contropartite, e dall'altra il progettista Paolo Bagnasco che ha illustrato alla cittadinanza il progetto definitivo.
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Grandi assenti della serata invece il parroco, nonché committente dell'opera, don Alessandro Capaldi, e i rappresentanti dell'azienda costruttrice. Una serata all'insegna delle polemiche. Gli abitanti, infatti, non hanno esitato a esprimere, anche con toni alti, le proprie preoccupazioni. Crepe in casa, palazzi già instabili per le falde acquifere sottostanti, copertura della vista, la mancanza di assicurazione in caso di danni, l'assenza di una perizia “esterna” e la poca contropartita in cambio. Residenti che, dopo aver raccolto negli ultimi due anni oltre 300 firme, hanno lanciato la proposta di unirsi in un comitato contrario alla costruzione della palazzina e del silo interrato. Ma l'ira degli abitanti di via Saredo e delle vie limitrofe è montata proprio per l'assenza in contemporanea sia di don Capaldi sia del costruttore. Polemiche ma anche tentativi di trovare soluzioni e mediare una vicenda che si preannuncia già piena di colpi di scena. Il Comune di Savona, che nelle scorse settimane aveva già ottenuto la riduzione del silo da due piani interrati a uno solo, ha infatti lanciato una proposta. Fideiussioni a copertura di eventuali danni alle abitazioni e rilievi fotografici per dare rassicurazioni ai residenti della zona. Ma la sensazione è quella di essere ancora al primo round. E l'incontro fissato il prossimo 7 giugno si preannuncia già infuocato.
VILLETTA - VALLORIA
«LA SOLUZIONE IN VIA TURATI? LA COPERTURA» Aurelia Bis: Comune e residenti chiedono all'ANAS una contromisura di Alessandro Foffi e Andrea Ghiazza
Il massiccio intervento per l’Aurelia bis in via Turati
Comune di Savona e residenti di via Scotto e via Turati sembrano essere d'accordo. L'Aurelia bis non potrà che essere impattante in quel tratto. Allora bisogna correre ai ripari. Come? Chiedendo la copertura e "nascondendo" la nuova strada. Chi è più preoccupato dei lavori dell'Aurelia Bis sono gli abitanti della zona di via Turati. Per due motivi principali: per i disagi causati dai lavori di costruzione e perché trovarsi di fronte ad un "mostro" che sputerà fuori un elevato numero di automobili preoccupa dal punto di vista dell'inquinamento acustico e atmosferico. Ma non solo. La paura è che le nuove gallerie possano in qualche modo danneggiare le case della zona. E da questi punti è partito anche il Comune di Savona per soddisfare, nei limiti del possibile, le richieste dei cittadini della zona.
21 «Comprendiamo benissimo le difficoltà che gli abitanti della zona stanno vivendo – sottolinea Livio Di Tullio, vicesindaco e assessore all'Urbanistica del Comune di Savona – e cercheremo di limitare i disagi per quanto possibile. E' normale che durante i lavori si possano creare situazioni di scomodità per i residenti ma non si può neanche pensare che un'opera come l'Aurelia Bis nasca dal nulla. Con questo cercheremo in tutti i modi di agevolare e trovare delle soluzioni ai problemi, fermo restando che in tutta questa vicenda la posizione del Comune rispetto ad Anas e Regione Liguria è marginale». Venire incontro ai residenti. E assolvere quella che è la funzione di intermediari tra cittadini e costruttori. Ecco come si pone l'Amministrazione di fronte ai problemi legati all'Aurelia Bis. «Le richieste dei cittadini – continua Di Tullio - ci permettono di prendere visione della situazione e addentrarci così nelle problematiche specifiche. Ad esempio la richiesta di una copertura che ripari dai rumori e dall'inquinamento delle auto in entrata e in uscita dalla galleria di Miramare. Parlando con Anas abbiamo chiesto garanzie circa la copertura del tratto di via Turati, rimaniamo fiduciosi che le nostre richieste possano essere accolte o quantomeno si possa trovare una soluzione che venga incontro ai residenti della zona. Stiamo tuttavia lavorando e trattando con Anas perché le ricadute pubbliche siano adeguate all'entità dell'opera». Certe richieste comunque non potranno essere prese in considerazione. E le ragioni sono legate a problemi di fattibilità. «Alcune varianti al progetto sono di difficile realizzazione – ribadisce Di Tullio – come ad esempio creare un doppio senso in via Turati. Bisogna pensare che siamo in Liguria e lo spazio non abbonda. Ecco perché alcune richieste trovano difficile applicazione in campo pratico. Bisogna scindere tra quello che rimane solo un'ipotesi e ciò che realmente si può realizzare. Solo così si arriva a delineare un percorso costruttivo per la città». La notizia che sembra garantire un margine di tranquillità per i residenti arriva anche dai tecnici Anas. Infatti il livello della galleria sarà abbassato ulteriormente, aumentando di fatto la sicurezza dell'intera area.
IL MEDIOEVO CHE RESISTE Il complesso di San Giacomo a dominare il porto di Alessandra Arpi foto Davide Rizzo e Giulia Catania
Ritta sulla collina, fiera e aggraziata. Papa Sisto IV l’ha voluta, insieme al convento, in una posizione strategica, quella che domina il mare, fuori dalle mura della città. Per mantenere l’obbligo di distanza tra i conventi di quel tempo. È la chiesa di San Giacomo. Costruita nel 1472, conserva l’aria austera ed elegante del medioevo, trasportandola ai giorni nostri. Inerpicata alla fine della salita San Giacomo, si affaccia direttamente sul mare, sull’Aurelia e su quello che oggi è il frenetico porto, nell’insenatura di Miramare. Ben visibile dalla Vecchia Darsena e allo stesso modo da Levante, svetta luminosa, elegante, tra le colline e i nuovi palazzi. Nel costruire un luogo di culto, come panorama, la Chiesa non sbaglia mai.
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Dal campanile di San Giacomo poesia e suggestioni. Un’immagine rara e irripetibile
Il complesso comprende l’edificio sacro, con il campanile che si erge chiaro al di sopra degli edifici, ricostruito dopo essere stato distrutto da un fulmine, il convento e le stalle, costruite successivamente, in epoca napoleonica. Al tempo del generale rivoluzionario la chiesa, sconsacrata, è stata trasformata in caserma, alla quale sono state aggiunte le stalle. Mentre la nazione era in balia delle battaglia per l’Unità d’Italia la chiesa ha visto i volti dei prigionieri napoletani, è stata poi fabbrica di vele, fino ad essere dismessa e ceduta al Demanio del Comune, che l’ha trasformata in palestra. Fino agli anni novanta è stata attiva, per poi cadere in rovina come il resto del complesso, che si nasconde oggi tra la vegetazione ormai lasciata crescere selvaggia.
IL PROFUMO INTENSO DI STORIA Per Savona era l’epoca dei due Papi, Sisto IV, dal 1471 al 1484 e poi Giulio II, dal 1503 al 1513. L’apice del prestigio, l’età d’oro di una città florida di commercio, di scambi economici sul mare, di donazioni cospicue da parte della Chiesa. Questo il panorama in cui la Chiesa di San Giacomo è stata costruita, sbocciando sulla collina privilegiata della città, quella che la dominava dall’altro. Negli anni Trenta del Cinquecento la fortuna di Savona è andata perdendosi, con il porto interrato, la città saccheggiata più volte e la distruzione, da parte dei genovesi, della rocca del Priamar, che si è portata via secoli di storia e miti. Al suo posto, la Fortezza. È stato l’inizio di una crisi che è durata per quasi tre secoli, in cui la popolazione, stremata, si è ridotta a meno di un terzo. La luce alla fine del periodo buio inizia a scorgersi quando Napoleone, con l’esercito francese, alla fine del XVIII secolo ha combattuto contro gli austriaci in Liguria, e ha fatto proprio di Savona il centro nevralgico delle sue strategie. Tanto che ha insediato proprio nel palazzo vescovile il suo quartier generale. Qui l’inizio di un’altra età dell’oro della città, tra la ripresa economica e la rivoluzione industriale. La sua posizione strategica le ha permesso di diventare una delle città portuali più attive e floride. La nuova borghesia di Savona si era insediata in quello che oggi è il quartiere della Villetta, e ha poi impreziosito e arricchito il complesso, andando a consolidare la cifra qualitativa di un complesso, con rari riscontri. La chiesa di San Giacomo è incastonata in questo contesto, che basta per immaginarla al culmine del suo splendore, con gli affreschi cinquecenteschi e dai colori accessi e vivi del Semino che spiccavano nell’abside, quelli del Ratti nei due fiabeschi chiostri, il soffitto a capriate di legno scuro delle navate, il transetto a separare l’area della chiesa riservata ai religiosi e quella al pubblico, la facciata di pietra nuda, statuaria e rivolta verso il Centro Storico.
25 Al suo fianco, il convento, con i suoi locali ampi e luminosi, tra i quali spiccano la biblioteca e il refettorio, paralleli. Il tutto circondato da un giardino rigoglioso, a strapiombo sul mare, quel mare al tempo libero dalle braccia operose e sempre più lunghe del porto. Questi i lineamenti duri della pietra che si mischiano con quelli morbidi e rigogliosi delle colline, in un connubio di colori armoniosi. Il verde acceso dell’erba, il grigio sfumato della pietra, l’azzurro profondo del mare. Tutt’intorno e dentro come aria e profumo, il silenzio dei chiostri e il mormorio delle preghiere.
IL VOLTO DETURPATO DI UNO SPLENDORE ANTICO Oggi il cancello di ferro danneggiato dal tempo del complesso si apre sul cortile selvaggio, l’odore della salsedine si mescola con quello dell’erba alta e fresca. La facciata della chiesa è artigliata dalle mani impetuose del vento, dalle carezze violente della pioggia. Una scritta campeggia subito sopra l’entrata: “Caserma Damiano Chiesa”. Le tracce dell’era napoleonica sono ben visibili, proprio lì, davanti agli occhi di tutti, tra l’intonaco scrostato e il maestoso glicine in fiore, a rendere trionfale l’ingresso della chiesa sconsacrata. Le innumerevoli braccia nodose e di un marrone scuro del glicine mostrano con orgoglio il lilla acceso dei loro fiori, sembrano invitare il visitatore a entrare. Oltrepassata la soglia l’aria fresca tipica di un luogo disabitato abbraccia immediatamente, mentre l’odore forte di antico si insinua prepotente nelle narici. L’interno della grande chiesa mostra le sue ferite senza pudore, tra le profonde crepe e le infiltrazioni d’acqua, che hanno macchiato il muro interno della facciata quasi fino a terra, come fossero segni di una ferita che si riapre in continuazione. Il sacro e il profano sono intrecciati in una fotografia complessa, la navata con le travi a vista ospita ancora le vecchie spalliere della palestra, alcuni trofei impolverati riposano indisturbati all’entrata, alcune corde spesse pendono dal soffitto, testimoni di anni di movimento, dinamismo e sudore.
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Colori e atmosfera: San Giacomo un patrimonio da salvare
Il soffitto è stato costruito ai tempi della caserma, per ricavare il secondo piano. Salendo le scale, da sopra l’occhio può accarezzare meglio il legno scuro e antico che da quasi sei secoli regge il peso del tempo. All’esterno, i due chiostri racchiusi dal complesso vedono una natura decisa a riprendersi ciò che suo, indisturbata. Alcune colonne sono crollate, e i rovi non hanno perso tempo, lentamente si stanno impossessando della pietra fredda, ricoprendola di verde. Tra tutto, spicca il maestoso abside. Ha una sola finestra, in alto, da cui entra la luce potente, e crea un’atmosfera mistica, perfettamente adatta al luogo. Gli affreschi del Semino sono lì, vividi, decisi, apparentemente incuranti ma fragili di fronte al tempo che passa. Molte parti sono sbiadite, al punto che si intravedono le tracce originali del disegno. Ma oggi si mostrano ancora fieri, tra l’oro dei dettagli e il rosso caldo delle vesti. Dalla finestra, tra le grate, un’edera brillante ha insinuato le sue dita all’interno, come ad artigliare ciò che è suo. E lì, tra natura e pietra, tra aria ferma e fresca e dipinti, tra l’odore di erba e quello di intonaco, il sacro avvolge tutto, in un silenzio mistico che entra nelle ossa.
RECUPERIAMO SAN GIACOMO di Ugo Folco Quartiere: Villetta- Valloria
DOMANDA E RISPOSTA
Forte San Giacomo è ormai quasi sconosciuto alla maggior parte dei savonesi. Ha una posizione invidiabile che domina tutta la città. Chi ne ha la competenza effettiva? Esistono progetti o possibilità di ristrutturare e riutilizzare i suoi spazi a favore dei cittadini?
IL PROGETTO C’E’, SERVONO I SOLDI di Livio Di Tullio
Il Convento di San Giacomo che per un certo periodo della sua storia ospitò una Caserma, ora ex convento, è di proprietà del Comune ed attualmente ospita Il Circolo culturale Artisi ed altre attività sociali. Per una parte sono stati realizzati negli anni passati interventi importanti di consolidamento e recupero . Altre parti versano in stato di abbandono . Recentemente è stato presentato un progetto di recupero della Chiesa al Ministero per i bene culturali affinché possa concorrere alla distribuzione dell'8 per mille previsto dalle norme nazionali.
LEGINO
29 LEGINO DA LEGGERE La biblioteca di quartiere cambia sede di Marco Oliveri
Strettamente legata alle attività dell'associazione "U Pregin" è la Biblioteca di Legino. I volontari della Onlus, infatti, la gestiscono dal 1990. L'idea è arrivata da Alberto Bianco, all'epoca direttore della biblioteca civica "Barrili" di Savona, che propone di decentrare i luoghi di prestito dei libri con l'apertura di diverse sedi nei vari quartieri. Quando la sede di Legino apre i battenti viene da subito affidata al "Pregin", con cui Bianco è in contatto dalle prime manifestazioni. La biblioteca diventa un polo culturale autonomo: dai pochi libri con cui comincia l'attività, raggiunge i circa 5000 volumi che oggi compongono il suo catalogo. Tra i titoli, i generi più disparati: narrativa e poesia italiana e straniera, letteratura per ragazzi, pubblicazioni storiche, biografie, folklore locale. "La possibilità di avere una biblioteca vicina a casa è il motivo del successo che la nostra di Legino fin da subito ha suscitato afferma il segretario del "Pregin" Luca Zunino - molte persone hanno trovato libri particolari che cercavano, come quelli sulla storia locale. Una ragazza ha potuto redigere una tesi sui quartieri di questa zona". Quella di Legino è una biblioteca piccola, tradizionale, quasi all'antica, gestita quotidianamente dai volontari del "Pregin", coordinati da Lorenzo Zunino, papà di Luca.
La sua sede, che coincide anche con quella dell'Associazione "U Pregin", è stata fino allo scorso dicembre in Via Coppello 12r. I problemi economici hanno costretto la Onlus a spostarsi nei mesi seguenti al numero 5 di Via dei Natarella, dove il centro riaprirà non appena terminerà il trasloco: "Quando porremo la firma sui documenti potremo entrare nella nuova sede e cominciare i lavori di sistemazione - spiega la Presidente Bruna Muratore - speravamo di essere pronti prima, ma i tempi burocratici hanno allungato le cose". Non tutto il male viene però per nuocere: "Desideravamo una sede nostra da 15 anni - continua Luca Zunino - prima eravamo in affitto e presto ci siamo trovati in difficoltà a sostenere tutte le spese. Adesso, il Comune di Savona ci ha concesso gli spazi in comodato d'uso. Per questo ringraziamo tutti coloro che si sono occupati del nostro caso".
Silenzio e cultura: a Legino leggere è una passione
31 Una ventina di giorni la durata prevista dei lavori, a seguire l'inaugurazione. La biblioteca sarà intitolata a Maria Antonietta Piccolo, fondatrice, colonna portante e Presidente del "Pregin" scomparsa l'anno scorso: per lei, la biblioteca è stata come una seconda casa per oltre vent'anni. Il tempo però stringe, poichè bisogna organizzare le manifestazioni per l'estate: "In questi tempi non è facile trovare i finanziamenti - racconta Zunino - fortunatamente abbiamo potuto contare sulla solidarietà della comunità leginese: quando alla fine dell'anno scorso eravamo senza fondi, la Società Milleluci ha organizzato una cena i cui ricavi ci sono stati interamente devoluti. L'iniziativa è nata dal proprietario di Sottozero, uno dei nostri sponsor più fedeli, e si è allargata anche ad altri negozi di Legino. Quel gesto ha significato molto per noi. La cena è stata un successo, sarebbe bello ripeterla una volta all'anno, per raccogliere fondi da destinare a lavori per il quartiere". La biblioteca di Legino continuerà a svolgere le sue attività: dalla collaborazione con le scuole elementari "Francesco Mignone", per stimolare gli alunni alla lettura, alla tessera in convenzione con l'istituto di Monturbano. In più, alcune novità: l'associazione, infatti, progetta di realizzare un sito Internet, per far conoscere la biblioteca anche ai giovani: "A Legino, l'età media è alta e i soci che ci sostengono da sempre sono perlopiù anziani - spiega Bruna Muratore - i ragazzi che abitano nei nuovi palazzi non partecipano alla vita di quartiere, così abbiamo deciso di rivolgerci anche a loro via web, dove saranno consultabili online il catalogo dei nostri libri, materiale fotografico e i programmi delle nostre manifestazioni". L'associazione non esclude neanche un rinnovo con postazioni multimediali e Internet Point. Prossimamente, però. Prima l'inaugurazione. Un passo alla volta.
SCUOLE MEDIE DI LEGINO di Alessio Artico Quartiere: Legino
DOMANDA E RISPOSTA
E' notizia di questi giorni che nel prossimo anno scolastico le scuole medie di Legino avranno una sezione in meno (da due ad una) ed una decina di ragazzi dovranno andare a scuola nella sede di Via Machiavelli. Non è un controsenso rispetto ai lavori di ampliamento della scuola attualmente in corso? Non si depaupera il patrimonio di Istituti comprensivi come quello legiense? Come può agire il Comune in casi come questo?
IL NUMERO DEGLI ISCRITTI DETTA LEGGE di Isabella Sorgini Caro Alessio, la perdita della sezione di legino non è altro che le conseguenze dei tagli alla scuola della " fortunatamente" ex ministro Gelmini. Infatti le sezioni vengono formate sulla base del numero complessivo di iscritti diviso 26/ 27 , in questo modo vengono riconosciute le sezioni e l'organico. Noi non possiamo fare niente se non continuare a chiedere che sulla scuola si investa e si torni a classi con numeri più adeguati e con maggiore attenzione anche alle singole classi. L'ampliamento è una risposta comunque adeguata alla scuola che era in sofferenza di spazi. Io voglio essere fiduciosa continuiamo a credere in una scuola pubblica di qualità e solidale e a battarci per questo.
SANTUARIO - LAVAGNOLA - MONTEMORO
33 IL SAGRESTANO? È MUSULMANO A Lavagnola l'integrazione parte dalla parrocchia di Alessandra Arpi foto Giulia Catania
La lezione di San Dalmazio: Abdel Majid sagrestano musulmano, l’integrazione è possibile
Imparare a percepire le differenze come quello che in realtà sono: doni preziosi. Per conoscere. Per conoscersi. L’integrazione nella parrocchia di Lavagnola non è una notizia straordinaria, ma il pane quotidiano. E la prova è vivente e tangibile, si chiama Abdel Majid ed è un uomo di una trentina d’anni, di religione musulmana e viene dal Marocco, una terra al sapore di spezie e carezzata dal vento del deserto. Da dodici anni in Italia, lavora come sagrestano in parrocchia da un paio. In regola, alle spalle un perfetto iter per ottenere il permesso di soggiorno, quasi concluso. Un’attesa lunga, ma ne è valsa la pena. Ha una partita INAIL, uno stipendio regolare mensile con cui si è potuto comprare una casa a Cairo Montenotte, conosce la nostra lingua e la parla fluentemente. Don Lupino parla di lui come un collaboratore valido e affidabile, che ha raggiunto più obiettivi con le proprie gambe. Majid, come viene chiamato in amicizia in parrocchia, è un islamico ortodosso.
Prega, segue le sue tradizioni. In armonia con gli altri, con un mondo così distante dal suo ma che ha scelto per crescere. “La sua religione non interferisce con le attività quotidiane della parrocchia -racconta Lupino- né tantomeno con la fede di chi la frequenta. Il problema è infatti conoscersi, non essere diffidenti. Il cristianesimo, nonostante le apparenze dimostrino il contrario, non è una religione chiusa alle altre. Si basa su un unico padre, Abramo. Nasce da un concetto bellissimo che è la fraternità dei popoli. Per questo avere Majid in parrocchia non è una notizia extra-ordinaria, non dovrebbe nemmeno essere una notizia, ma la normale integrazione in una grande famiglia.” Differenze che non allontanano ma, anzi, uniscono. «ALLAH, DIO? LA FEDE È SOLO FEDE» Quando parla, Majid intreccia le mani sul tavolo, perso tra la timidezza di parlare di sé e la semplicità di un uomo abituato a lavorare con dedizione. Gli occhi, di un marrone ambrato, chiaro e sfumato, parlano di viaggi, di paesi lontani, di fiabe sconosciute. La storia di Majid è quella di chi è partito da quella terra africana bagnata dal Mediterraneo, così vicina e così lontana. È venuto in Italia inseguendo sogni, e da più di un decennio il suo destino è qua . “Mi sento a casa sia qui sia in Marocco -racconta Majid- la mia famiglia è là, ma qui c’è mio fratello e sono pieno di amici. Qualche volta torno, ma chissà, magari un giorno avrò una moglie in Italia.” Sorride, impacciato, come solo un omone alto e robusto come lui può essere. Ha le mani grandi da lavoratore, la barba scura, gli occhi vispi, le labbra carnose che morde nervosamente. Non vive la differenza religiosa come un ostacolo, ma come due facce della stessa realtà. “Non c’è diversità tra musulmani e cattolici, la fede è sempre fede. Come la si pratica, non deve essere un problema” Parole semplici, chiare, concise. Testimoni vitali e curiosi di quello che dice sono i bambini che frequentano la piscina e i campi solari, che, come spiega Majid sorridendo, chiedono sempre di come funziona la vita in Marocco.
35 “Provano a immaginarsi questo mondo così lontano -aggiunge Majid- fanno domande su cosa fanno i loro coetanei, come giocano, cosa cantano, cosa sognano. Domande su come ho vissuto io, se il cielo è di un colore diverso laggiù”. E la risposta è che il cielo ha le stesse sfumature, perché la vita, con le sue mille sfaccettature, religioni, tradizioni e culti, è sempre una e di tutti. Chiedere a Lupino di descrivere Majid vuol dire sentirsi rispondere che il trentenne marocchino è un galantuomo, rispettoso di chiunque gli stia intorno. È stato capace di creare un rapporto bello e solido con gli altri collaboratori e con chi frequenta la parrocchia. “Vive con buona educazione, e la sparge nel vento, la passa alle altre persone in modo semplice” continua Lupino, mentre spiega che non ci sono state forme di razzismo o intolleranza, forse anche perché l’uomo ha una pelle olivastra, di impatto meno forte della pelle eburnea di un ragazzo senegalese. Gli occhi delle persone si sono probabilmente adeguati meglio ad una diversità così lontana, così sconosciuta. Che però ci ha messo poco a farsi conoscere. Majid apre e chiude la parrocchia, fa lavori di manutenzione, aiuta in cucina, collabora con i bambini. Puntuale, rispettoso, serio. Autorevole e non autoritario. Si è guadagnato il rispetto della comunità che non è in discussione.
Don Lupino da tempo si batte per l’integrazione senza ma e senza se
LE VIE DELL’INTEGRAZIONE SONO INFINITE Quella di Majid non è l’unica esperienza di stranieri perfettamente integrati nella parrocchia di Lavagnola. “Tanti ragazzi provenienti dal Marocco o dalla Tunisia sono venuti qui, hanno fatto un percorso interessante.” Spiega ancora una volta Lupino: “erano minorenni all’arrivo, hanno vissuto in una comunità di minori, la comunità alloggio Progetto Città, e sono sempre stati nell’ambiente della parrocchia. Hanno tutti studiato, preso il diploma di terza media, e hanno poi iniziato la scuola edile. Prima di lavorare nell’edilizia, sono stati sagrestani.” Hanno imparato la bellezza e l’importanza della lingua, del lavoro, della fatica, della crescita. Sono ragazzi islamici, ma nulla gli ha impedito di intrecciare il loro credo con quello di qualcun altro. Il rispetto è la chiave. La voglia di conoscersi, di scambiarsi opinioni, gioie, conoscenze. Lupino ricorda tutti i ragazzi con una nota di gioia nella voce: “Ancora adesso vengono a giocare a calcetto nel campo, organizzano cene qui nei saloni della parrocchia. Sono amici che hanno costruito un percorso insieme a me, a noi, e questo non ha niente a che vedere con le differenze religiose o culturali.” Alcuni di loro sono sposati, oppure sono tornati al loro paese per sposarsi secondo i riti islamici e hanno poi portato la propria moglie qui, tanto il legame con questa terra è forte. Lupino conclude, parlando della sua esperienza multietnica: “In diciassette anni in parrocchia, forse questa è stata una delle più belle esperienze che abbia vissuto. Una storia di integrazione vera, reale. Non dovrebbe però essere una notizia straordinaria, ma di ordinaria voglia di condividere e accettare le diversità. Non è stato regalato niente a nessuno, solo un appoggio come a chiunque si presenti qui”. Annullare le differenze, ma sul serio.
TPL TAGLIA, ANZIANI ISOLATI
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di Refente Quartiere: Santuario - Lavagnola - Montemoro Tpl, tagli alle linee, disservizi e anziani isolati. La crisi sta portando la Tpl a continui tagli su linee a detta loro poco frequentate. Le zone di Santuario, Marmorassi ed altre sono abitate e con molti anziani che non usano l’auto. Il servizio a chiamata potrebbe essere una soluzione realmente fattibile come via di mezzo tra i tagli e le linee ancora esistenti? Quello già attivo per Marmorassi come sta funzionando? Vi è una buona risposta da parte dei cittadini o no?
118 PASSEGGERI IN 31 GIORNI
DOMANDA E RISPOSTA
di Sergio Lugaro
Dal settembre scorso insieme all'Assessore Apicella e ai vertici TPL stiamo collaborando in maniera molto costruttiva, sull'ottimizzazione delle linee che riguardano la nostra città. Bisogna però, prima di affrontare questo discorso precisare come i drastici tagli di fondi al trasporto pubblico abbiano costretto TPL a tagliare nel savonese linee per 575.000 KM. Le linee cancellate a Savona sono state pari a circa 22.000 KM e si è valutato il da farsi secondo un criterio di densità di popolazione e di utenza, TPL ci ha infatti portato un report inerente lo studio fatto sull'utilizzo delle Linee savonesi che evidenziava la scarsità di persone che, soprattutto, in alcune fasce orarie, disertavano il normale servizio bus. Per quanto riguarda la corsa del Santuario è stata cancellata solo una corsa negli orari festivi. Mentre per Marmorassi-La Rusca alta è stato istituito il servizio a chiamata che in seguito si è potenziato con 2 corse in più. I dati del monitoraggio a chiamata ci dicono che, in 31 giorni campione che andavano dal 17/10/12 – 24/11/12, gli utenti sono stati: n. 5 per la corsa P.Mameli – Lavagnola delle ore 9.20 n. 29 per la corsa Lavagnola – Marmorassi delle ore 9.30 n. 4 per la corsa Marmorassi – P.zza Mameli delle ore 9.45 n. 50 per la corsa P.Mameli – La Rusca Alta delle ore 11.30 n. 11 per la corsa P.zza Mameli – Lavagnola delle ore 16.30 n. 1 per la corsa Marmorassi – P.zza Mameli delle ore 16.50 n. 5 per la corsa P.zza Mameli – La Rusca Alte delle ore 18.15 n. 12 per la corsa Lavagnola – Marmorassi delle ore 18.35 n. 1 per la corsa Marmorassi – Lavagnola delle ore 18.50 In totale 118 passeggeri in 31 giorni. Credo che questo possa far capire come fosse impossibile rimanere, in una situazione economica come quella di oggi, con corse fisse in alcune parti della città. Il servizio ora funziona bene e le corse si possono prenotare per più giorni. Penso che un servizio a chiamata come quello di Marmorassi possa tranquillamente essere esteso, come d'altronde avviene in tutti i comuni rivieraschi, ad altre zone di Savona
MONGRIFONE - LA ROCCA
LA S.M.S. "IN VILLA" Società "La Rocca di Legino", un intreccio di passato e futuro di Alessandra Arpi foto Davide Rizzo
SMS La Rocca, democrazia, solidarietà e voglia di stare assieme
Il fascino di una villa antica, che fiera sembra controllare tutta la zona dall'alto. La voglia di mettersi in gioco e rilanciare la Società, l'entusiasmo di fare spazio ai giovani, il carisma delle storie raccontate dai soci. Questa è la S.M.S. La Rocca di Legino. Un'antica villa a dominare gli spazi della S.M.S. La Rocca di Legino, fondata nel 1946 e oggi attiva per organizzare il tempo libero e mettere a disposizione i propri spazi, per tutti. Circa trecento soci ad oggi, sotto un consiglio di undici persone, tra cui il Presidente Roberto Sozzi, il Vicepresidente e il Segretario. Una pista da pattinaggio, due campi di bocce, uno al coperto e uno all'esterno, un grande spazio per attività di ogni tipo.
39 La Società pattinaggio La Rocca usufruisce della pista regolarmente, così come i ragazzi di altre società dilettantistiche, mentre i campi di bocce sono disponibili a tutti, tranne durante le dieci gare l'anno della FIB (Federazione Italiana Bocce). Riunirsi, giocare, chiacchierare. E, quando viene il bel tempo, poterlo fare all'aperto. Stessa cosa vale per il ballo, la domenica pomeriggio in inverno e il giovedì sera d'estate. Perché muoversi a ritmo di musica sotto le stelle ha molto più fascino. Il lunedì e il venerdì sera gli spazi sono dedicati a uno dei giochi più antichi, ma che non stanca mai: le carte. Le iniziative gastronomiche non mancano, quest'anno si darà al via anche la sagra della lumaca. La volontà è quella di coinvolgere più giovani possibili, per intrecciare passato e futuro in una collaborazione proficua su tutti i fronti. "Vorremmo mettere a disposizione i nostri spazi per far esibire giovani band -spiega Roberto Sozzi- sappiamo che esistono davvero pochi centri di aggregazione a Savona, e soprattutto a Legino. Sarebbe bello creare un appuntamento fisso, far esibire le band a turno e lasciare che i giovani portino intrattenimento, a questo punto però servono contatti.". Una Società legata alle tradizioni, ma che ha lo sguardo ben puntato sul futuro.
"VIA STALINGRADO CIRCA IN FONDO" Se alla fine del pomeriggio l'aria nel cortile della S.M.S. sembra tranquilla, basta passare sul retro per trovare un fermento genuino e vivace. Lì, vicino alle cucine, si fanno le prove per gli eventi gastronomici in programma. Lumache, vino locale, formaggetta e tante chiacchiere. Tutte rigorosamente in dialetto. Mario Mantero, uno dei soci da più tempo, racconta che suo nonno è stato uno dei fondatori della Società. "È stata messa in piedi innanzitutto da un pensatore, ricordo che si chiamava Frumento -racconta Mario Mantero- e questa si chiamava Villa Negro, appartenente all'omonima famiglia, apertamente fascista. La famiglia aveva promesso di vendere la villa a Frumento, partigiano, e anche se la Chiesa si oppose con fermezza, ormai aveva dato la propria parola, la villa finì nelle mani di Frumento.
La Società pattinaggio La Rocca usufruisce della pista regolarmente, così come i ragazzi di altre società dilettantistiche, mentre i campi di bocce sono disponibili a tutti, tranne durante le dieci gare l'anno della FIB (Federazione Italiana Bocce). Riunirsi, giocare, chiacchierare. E, quando viene il bel tempo, poterlo fare all'aperto. Stessa cosa vale per il ballo, la domenica pomeriggio in inverno e il giovedì sera d'estate. Perché muoversi a ritmo di musica sotto le stelle ha molto più fascino. Il lunedì e il venerdì sera gli spazi sono dedicati a uno dei giochi più antichi, ma che non stanca mai: le carte. Le iniziative gastronomiche non mancano, quest'anno si darà al via anche la sagra della lumaca. La volontà è quella di coinvolgere più giovani possibili, per intrecciare passato e futuro in una collaborazione proficua su tutti i fronti. "Vorremmo mettere a disposizione i nostri spazi per far esibire giovani band -spiega Roberto Sozzi- sappiamo che esistono davvero pochi centri di aggregazione a Savona, e soprattutto a Legino. Sarebbe bello creare un appuntamento fisso, far esibire le band a turno e lasciare che i giovani portino intrattenimento, a questo punto però servono contatti.". Una Società legata alle tradizioni, ma che ha lo sguardo ben puntato sul futuro.
"VIA STALINGRADO CIRCA IN FONDO" Se alla fine del pomeriggio l'aria nel cortile della S.M.S. sembra tranquilla, basta passare sul retro per trovare un fermento genuino e vivace. Lì, vicino alle cucine, si fanno le prove per gli eventi gastronomici in programma. Lumache, vino locale, formaggetta e tante chiacchiere. Tutte rigorosamente in dialetto. Mario Mantero, uno dei soci da più tempo, racconta che suo nonno è stato uno dei fondatori della Società. "È stata messa in piedi innanzitutto da un pensatore, ricordo che si chiamava Frumento -racconta Mario Mantero- e questa si chiamava Villa Negro, appartenente all'omonima famiglia, apertamente fascista. La famiglia aveva promesso di vendere la villa a Frumento, partigiano, e anche se la Chiesa si oppose con fermezza, ormai aveva dato la propria parola, la villa finì nelle mani di Frumento.
41 Quest'uomo diede vita a tutto ciò che si può vedere ora. Che lavoro, che ha fatto". Negli occhi la lucidità di un'ammirazione sincera e di una memoria di bambino. "I primi soci, quasi tutti partigiani, erano poco istruiti -continua Mantero- erano vissuti a pane e guerra. Pensare che spesso, da bambino, vedevo dei cartelli, scritti da loro, che facevano sorridere. Uno era "Via Stalingrado circa in fondo", e non lo dimenticherò mai". Ritrovo per partigiani per lo svago, ma anche per l'organizzazione. Armi nascoste nei carretti per la legna, messaggi segreti. Ma soprattutto aiuto a chi aveva bisogno. "Questo concetto non esiste più -racconta Camilla Cocco, socia di lunga data- il volontariato come valore si sta perdendo sempre di più, al giorno d'oggi. E pensare che una volta le donne nelle Società non erano nemmeno ammesse. Nel '77 sono entrata come prima donna nella Società di San Bernardino, e l'orgoglio era grande. Quante cose cambiano..." Tutto cambia e niente rimane ad aspettare, e una realtà storica come quella delle S.M.S. deve saper intrecciare la tradizione e la cultura del passato con i tempi moderni. Un connubio tra giovani e soci storici, per imparare e insegnare. E riempirsi di nuove storie, a vicenda.
INQUINAMENTO VIA STALINGRADO di Maria Bruna Mazzacorati Quartiere: Mongrifone - La Rocca
DOMANDA E RISPOSTA
Perchè non si provvede ad installare opportuna cartellonistica atta a deviare più traffico possibile nella nuova bretella di Parco Doria onde evitare code ed inquinamento in Via Stalingrado? I lavori che sono in atto dovrebbero durare ancora parecchio, il caldo dovrebbe essere in arrivo, come faremo a passare l'estate in queste condizioni, traffico, rumore ed inquinamento ? Grazie infinite per l'attenzione Maria Bruna Mazzacorati
I MEZZI PESANTI HANNO L'OBBLIGO di Paolo Apicella Gentilissima signora Mazzacorati, la cartellonistica esistente, oltre ad obbligare i mezzi pesanti in entrata ed in uscita della città indica chiaramente che per il centro (in entrata) e per l'autostrada (in uscita), il percorso da intraprendere è quello della cosiddetta bretella di Parco Doria. Effettivamente, la nuova strada è utilizzata sempre di più dagli automobilisti, tenuto presente che la via Stalingrado era di fatto una via di grande percorrenza e ad alto rischio di inquinamento. Già l'obbligo per tutti i mezzi pesanti di non transitare sotto le case, tenuto conto che i flussi per il nuovo centro commerciale non sono più così consistenti come alcuni mesi fa, contribuiscono ad un miglioramento rispetto alla situazione antecedente l'apertura della bretella. Valuteremo comunque la possibilità di intervenire sulla cartellonistica per indicazioni più chiare e precise.
OLTRELETIMBRO - SANTA RITA
43 LE ROSE DI SANTA RITA La solidarietà come scelta e la tradizione invade il quartiere di Marco Oliveri
Fiori ai balconi e per strada, il multicolore entusiasmo di Santa Rita
Rose rosse, gialle, bianche, fasciate in fogli di vecchi giornali. Sono tanti i Savonesi che si ritrovano davanti alla Chiesa "Nostra Signora della Consolazione" a Santa Rita per portarle a benedire. Un rito che si compie ogni 22 maggio, giorno in cui si festeggia la santa che da il nome al quartiere dell'Oltreletimbro. Una tradizione da sempre particolarmente sentita qui, dove per l'occasione le strade vengono chiuse al traffico e sono animate da una fiera che dura tutta la giornata. Anche quest'anno, infatti, le vie dai nomi di scrittori italiani, Tasso, Collodi, Leopardi, Pascoli e Aleardi, sono state invase dai colori e profumi provenienti dalle numerose e variegate bancarelle: palloncini, giocattoli, dolci per i più piccoli ma anche prodotti tipici, artigianato, cosmetici, capi di abbigliamento, collane, braccialetti e utensili di ogni sorta per chi non si fa sfuggire l'occasione di fare acquisti senza spendere troppo. Per le vie del quartiere c'è anche posto alla solidarietà, con la presenza di banchetti di Auser, Scuola d'Infanzia "Piramidi" e scuole "Astengo", con i loro prodotti ad offerta libera, il Comitato italiano dell'iniziativa europea "Uno di noi" e l'Associazione "Sclerosi Multipla".
Ma sono soprattutto le rose, simbolo di Santa Rita, le protagoniste della giornata. Riempiono infatti piazza Consolazione i banchi che le vendono e la gente in coda per aggiudicarsele. Al lato della chiesa, anche i fedeli della Confraternita della Santissima Trinità, vestiti di rosso e bianco, le consegnano in cambio di offerte. Al termine della messa delle 10, non si riesce ad entrare in chiesa da quante persone vogliono farle benedire. "É un appuntamento fisso, a cui partecipo da sempre, da quando ero bambina - afferma Giuseppina Calabria, residente in zona - mi ricordo ancora il giorno di Santa Rita di una volta, c'erano meno bancarelle ma partecipava anche la banda. É una tradizione che però ho sempre voluto preservare negli anni". Infatti, la fiera di Santa Rita ha una lunga storia: un tempo si svolgeva in Corso Ricci e solo quindici anni fa si è spostata all'interno del quartiere. All'inizio prevedeva solo la vendita di rose per il fine liturgico, oltre a balocchi e dolciumi per bambini, mentre oggi è un mercato estemporaneo vero e proprio: "La fiera attualmente ha un taglio più commerciale, però vivacizza il quartiere - spiega la residente Clara Corsinovi - anche quest'anno ho partecipato alla benedizione delle rose, ma non le ho comprate, bensì portate dal giardino della mia famiglia". "É una festa sempre molto partecipata - racconta il vicepresidente del Comitato di esercenti del quartiere Albertoni - tuttavia rimane molto legata al significato religioso, per cui le persone si ritrovano. Il mercato non ha un ruolo economico rilevante, finisce per distrarre i passanti, essendo ampio ma dispersivo".
45 LA CARITAS, CONVIVENZA DIFFICILE di Alessandro Albertoni Quartiere: Oltreletimbro - Santa Rita Sempre più persone frequentano la sua mensa ma questo può portare a grossi problemi di convivenza. Quali soluzioni si possono adottare per il breve e lungo periodo? Sono già accadute diverse situazioni di pericolo per le persone con risse tra gli avventori fuori dei locali della Caritas. Un afflusso di cosi tante persone dovrebbe essere controllato e le forze dell’ordine dovrebbero garantire una presenza costante almeno nelle ore di maggior attività.
ACCESSI FILTRATI, IN MENSA CON IL BADGE
DOMANDA E RISPOSTA
di Isabella Sorgini La Mensa di Fraternità, gestita dalla Fondazione Diocesana Comunità servizi e dal Comune di Savona, a partire da febbraio 2013 ha adottato un sistema di accesso al servizio molto più filtrato che ha indotto gli ospiti della struttura ad adottare un comportamento più virtuoso per poter usufruire del servizio. Solo coloro che sono in possesso di tessera magnetica e di regolare attivazione della stessa possono accedere ai pasti. Inoltre, sempre a partire dalla stessa data, sono 50 le persone che possono usufruire della mensa a pranzo e altre differenti 50 quelle della sera. Così facendo ad oggi registriamo una presenza inferiore di persone concentrate in quel luogo e un rischio minore di tafferugli. Non è un caso che il numero delle chiamate e relativo intervento della forza pubblica abbiano registrato un brusco calo. I vigili urbani stazionano con regolarità dalle 11.30 alle 12.30 e dalle 18.30 alle 19.30 davanti al cancello di ingresso della mensa e questo può essere un buon deterrente. L'apertura del Centro diurno pomeridiano in un altro luogo ha sicuramente "allontanato" ospiti dal quartiere alleggerendo ancora la presenza di persone nel quartiere. L' unica soluzione praticabile e veramente efficace è che ogni cittadino, in particolare ogni abitante della zona limitrofa alla mensa, rompa gli indugi, abbandoni le paure e prenda contatto con quella realtà. In questo modo diventa da spettatore ad alleato e come tale viene riconosciuto dagli avventori della mensa. Molte volte proprio i volontari sono divenuti mediatori tra ospiti levigando attriti e dissapori praticando una vera e propria opera di prevenzione.
SPETTACOLI - TURISMO - CULTURA
DAL MARE ALLE LANGHE, UN PERCORSO DI...VINO Nuovi scenari per l'offerta turistica savonese di Marco Calleri
L’assessore Apicella (al centro della foto) fa gli onori di casa per il turismo
Gli scenari del turismo cambiano, e per non perdere terreno e visibilità occorre rinnovarsi o persino reinventarsi. Il Comune di Savona si sta muovendo in questa direzione nel tentativo di conquistare una posizione di primo piano sul mercato delle vacanze, uno dei tradizionali traini dell'economia locale, da tempo però in difficoltà a causa di un approccio troppo conservativo e di una mentalità piuttosto speculativa e ripiegata su sé stessa. Un settore in grande ascesa è quello del turismo enogastronomico: un campo in cui Savona e la Liguria possono vantare un buon numero di specialità, in grado di attirare turisti dall'Italia e dall'estero. L'assessore al turismo del Comune di Savona Paolo Apicella ritiene però che la semplice promozione dei prodotti tipici non sia sufficiente a garantire il tanto sospirato salto di qualità dell'offerta turistica e da diversi mesi sta lavorando a un ambizioso progetto che muoverà i primi passi il weekend dell'8 e 9 giugno con la rassegna "Savona@food&wine.it sulla fortezza del Priamar. La due giorni di degustazioni, organizzata in collaborazione con GoWine, avvia quello che dovrebbe diventare un autentico gemellaggio del gusto tra Savona e le Langhe, con la partecipazione dell'Ente Turismo Alba, Bra, Langa e Roero. La basi di questa collaborazione erano già state gettate nel novembre scorso con una manifestazione congiunta al Mare Hotel di Savona dedicata ai vini bianchi di Liguria e ai rossi del Piemonte.
47 Più di recente il Comune di Savona ha presentato i prodotti tipici cittadini con uno stand nel centro di Alba. Un'opera di promozione diretta che mira molto in alto, alla creazione di una sorta di macroregione turistica che partendo dalle Langhe giunga fino al mare. «Il settore del turismo enogastronomico è in forte espansione – spiega l'assessore Apicella – e considerata la vicinanza geografica, storica e culturale delle Langhe con Savona, il tradizionale sbocco sul mare per gli abitanti di quelle zone, ci è parso logico cercare di unire le eccellenze savonesi e langarole in un'offerta turistica comune in grado di attirare un numero rilevante di turisti stranieri. Prodotti come il tartufo e i grandi vini piemontesi, che godono di fama internazionale, possono affiancarsi alla focaccia, alla farinata e al chinotto; il mare di Savona, che non ha nulla da invidiare a quello di località rivierasche ben più rinomate, può e deve diventare il naturale punto d'arrivo anche per chi ha scelto una vacanza in mezzo al verde. Riteniamo ci siano tutti i presupposti per creare una sinergia turistica tra Savona e le Langhe tale da elevare il profilo dell'offerta per tutti i soggetti coinvolti». L'idea è dunque quella di superare i particolarismi locali in nome di un vantaggio comune, una collaborazione, anche con gli operatori del settore, per promuovere diverse realtà turistiche, complementari e non più concorrenti, in un unico pacchetto omnicomprensivo. «È possibile riuscire a promuovere itinerari del gusto che comprendano anche una gita al mare – prosegue Apicella – e vacanze balneari che consentano di esplorare l'entroterra. Il turismo enogastronomico non è invasivo per il territorio ed è molto redditizio, specie per turisti stranieri provenienti da paesi emergenti. Sarebbe davvero un peccato non sfruttare un'occasione del genere per dare finalmente una svolta turistica di prestigio alla città di Savona».
INTERNET LIBERO CON IL COMUNE Un successo le tre aree free WiFi di Anna Uras
Quella di internet è una rete immensa, colossale. È ovunque intorno a noi e ogni giorno vede scorrere al suo interno fiumi di notizie, informazioni, messaggi. Ma perché questo bacino pressoché infinito di cultura possa essere fruibile a tutti è necessario creare nuove porte, nuovi accessi che siano il più possibile aperti. A questo scopo è stato attivato il servizio gratuito "Savona wi-fi", un progetto nato su iniziativa dell'Assessorato alle Politiche Giovanili, Eventi Università e CED e attivo dal 30 marzo. Si tratta di un iniziativa in cui il Movimento 5 stelle ha ricoperto un ruolo di primo piano, stanziando anche dei fondi per contribuire alle spese sostenute dal Comune. Il servizio è attivo in tre aree della città, con il duplice compito di abbattere il digital divide e di fare della città stessa una zona di scambio culturale. La prima di queste piazze della comunicazione è la Biblioteca Civica Anton Giulio Barrili, in Via Monturbano 14. Nella biblioteca la connessione internet non è soggetta a limiti di tempo, a differenza di quanto accade in Piazza Sisto IV e nell'Area Vecchia Darsena, dove il tempo massimo per il singolo utente sarà di due ore consecutive con un'eccezione per il sito del Comune di Savona (www.comunesavona.it), contenente informazioni di pubblica utilità e il calendario degli avvenimenti, che sarà consultabile senza limiti di tempo in tutte le zone indicate. Siamo molto fieri di poter fornire questo servizio che da tempo ci chiedevano i cittadini, specialmente la fascia giovanile, e siamo molto soddisfatti di essere riusciti a renderlo del tutto gratuito - dichiara l'Assessore Elisa Di Padova -
49 «Quest'azione rientra in una doppia ottica: contribuire ad abbattere il digital divide che nel nostro Paese è ancora oggi presente, e favorire la riappropriazione degli spazi pubblici proprio attraverso l'accesso alle informazioni a scopo di studio, di lavoro, di divertimento. Spesso chi si collega ad Internet lo fa tra le proprie pareti domestiche o comunque in un luogo circoscritto: la possibilità di godere di uno spazio pubblico garantita anche dall'accesso alla rete promuove senza dubbio nuove forme di aggregazione sociale. Un'azione quindi che segna un passo avanti verso l'innovazione e la coesione territoriale. Il servizio, infine, è importante anche per i turisti che, arrivando in città, potranno più agevolmente interagire con il territorio» COME FUNZIONA Chiunque voglia accedere al servizio, una volta ubicato in una delle aree coperte dal servizio, deve registrarsi indicando un indirizzo e-mail, una password e il numero di cellulare. Il nuovo utente riceverà dopo pochi secondi sul proprio cellulare un sms contenente la password che gli permetterà di accedere al servizio ogni volta che si troverà in un'area coperta dalla Elsynet. Essendo questa un'azienda presente in numerose città italiane è importante segnalare che l'utente sarà da considerarsi valido anche nelle altre località ove sia attivo un servizio analogo, indicate al seguente indirizzo web: http://www.elsynet.it/web/copertura.asp. Per i possessori di una SIM non italiana sarà possibile registrarsi presso la ex Pesa Pubblica in Piazza del Popolo gestita da ATA S.p.A, con ufficio aperto dal lunedì al sabato in orario continuato dalle 8.30 alle 19.30. Per i croceristi saranno invece disponibili numerose password al Terminal Crociere. INFORMAZIONI Per qualunque informazione o chiarimento è possibile contattare il numero 199240346, cui risponde personale della società Elsynet, che gestisce il servizio. Tutte le informazioni sono disponibili nelle aree coperte dagli hot spot grazie ad un'apposita cartellonistica a cura di di ATA S.p.A. Per segnalazioni di tipo tecnico o suggerimenti, è possibile mandare un'e-mail a: wifi@comune.savona.it
RECENSIONI FELTRINELLI
Zadie Smith, 37 anni inglese di origini giamaicane, torna là dove la sua avventura letteraria è iniziata (Denti bianchi), tra i casermoni popolari dell’aerea nord-ovest di Londra. Un’amicizia tra due donne che supera i confini dell’adolescenza, un gran girovagare nella metropoli inglese, registrando le differenze sociali, chiedendosi chi siamo noi moderni. Zadie Smith, NW, Mondadori, pp. 324 e 18
Due amici gestiscono un’attività commerciale, “il tempio del vinile”; le loro mogli fanno le ostetriche. Un confortante quadretto da suburbs? La cornice dovrà allargarsi per contenere figli non riconosciuti, padri ex-blackpower che tornano a far danni, un big del calcio... I Wonder Boys del Premio Pulitzer Michael Chabon sono un po’ invecchiati, non il tocco del loro autore. Michael Chabon, Telegraph Avenue, Rizzoli, pp. 480, e 18
Jo ha una merceria in una cittadina francese, ha un marito, due figli, due amiche, un blog dove insegna l’uncinetto. Poi vince alla lotteria una somma clamorosa… I francesi l’hanno paragonato all’Eleganza del riccio per la sua semplicità accattivante. Grégoire Delacourt , Le cose che non ho, Salani, pp. 144, e 12.90
Lou e Cath sono entrambe 40enni in cerca di un figlio, una con la procreazione assistita, l’altra attraverso una donatrice di ovuli. I loro destini s’incrociano, ma non si conosceranno mai. Noi lettori le seguiamo nelle due settimane più importanti della loro vita attraverso il racconto empatico dell’autrice. Sarah Rayner, Due settimane di attesa, Guanda, pp. 300, e 17
00 Antonio Skarmeta, cileno come il poeta a cui dedicò il suo più famoso romanzo, Il postino di Neruda, rientrò in patria dopo la caduta di Pinochet a seguito del referendum dell’’88. In quel momento memorabile è ambientato I giorni dell’arcobaleno: la dittatura dal punto di vista di Nico, 18enne, della sua ragazza Patricia, dei loro coetanei. Antonio Skarmeta, I giorni dell’arcobaleno, Einaudi pp. 184, e 19
Leone e Orso, due ragazzini, si perdono tra gli stand del Salone del libro di Torino. Mentre i genitori, la tata rumena, le maestre, un’amichetta si affannano per ritrovarli, loro, incuranti di tutti, scoprono che i libri sono più pazienti degli adulti. Apologo sull’amore per la lettura. Margherita Oggero, Perduti tra le pagine, Mondadori, pp. 150, e 10
La storia romanzata del periodo parigino di Edith Wharton, già diventata famosa (L’età dell’innocenza), a partire dalla sua corrispondenza. Il matrimonio di convenienza, gli amori infelici, il legame con l’ambigua amica Anna. Jennie Fields, L’età dei desideri, Neri Pozza, pp. 324, e 18
Una partita di tennis memorabile – quella tra Arthur Ashe e Clark Graebner, la prima disputata da un tennista afroamericano agli albori dell’era open – rivissuta momento per momento dall’autore insieme ai due protagonisti. McPhee, firma del “New Yorker” scende nelle paure, nella collera, nella freddezza, nell’esaltazione dei giocatori restituendocele come fossimo nella loro testa. John McPhee, Tennis, Adelphi, pp. 222, e 15
RECENSIONI A CURA DI SILVIA BREGERO (GIORNALISTA E SCRITTRICE) http://myblog.myselfitalia.it/author/sbergero/
CREDITI
FOTO: DAVIDE RIZZO - GIULIA CATANIA GRAFICA E IMPAGINAZIONE: GIULIA CATANIA COORDINAMENTO EDITORIALE: ARIANNA CODATO