SPECIALE CAOS Consorzio Associativo Officine Solimano
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Web magazine 2013 N째4
LE ARTI NEL CAOS Cultura, l’operazione, è proprio il caso di dirlo, è andata in porto. Finalmente Savona ha il proprio cuore pulsante in Darsena. Sabato 14 settembre alle 18 verrà ufficialmente inaugurato il Caos. Consorzio Associativo Officine Solimano. Un Caos propositivo che vuole essere volano e sintesi di progetti culturali. Un grande sforzo per l’Amministrazione Comunale che propiziato e spinto per la realizzazione, un impegno per i tre gruppi che hanno dato vita a questo ambizioso e innovativo progetto: Raindogs, Cattivi Maestri, Nuovo Filmstudio.
Musica, Teatro, Cinema. Il tutto in piazza Rebagliati, nelle ex Officine Solimano, una struttura “riconvertita� da sede di lavoro a laboratorio culturale. In queste pagine Savona Graffiti racconta il percorso del progetto e i protagonisti
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4 Il Comune 8 Il programma 10 Filmstudio 18 Cattivi Maestri 26 Raindogs
OFFICINE SOLIMANO: IL NUOVO POLO CULTURALE Cinema, teatro, musica e tanto altro di Marco Calleri Tutto pronto per l'inaugurazione delle Officine Solimano, sabato 14 e domenica 15 settembre. Lo stabile, di proprietà del Comune di Savona, situato nella vecchia Darsena di fronte alla chiesa di San Raffaele al Porto, ospiterà un centro culturale polifunzionale , destinato a diventare, nelle intenzioni sia dell'Amministrazione sia del Consorzio Associativo Officine Solimano, un grande centro aggregativo per la cultura a Savona. La struttura, divisa su tre piani, è stata studiata e Elisa Di Padova, divisa per poter ospitare tutte le Assessore alla Cultura e alle politiche giovanili declinazioni dell'arte: al pianterreno si troverà il Nuovo Filmstudio, ma la sala potrà anche essere utilizzata per convegni e incontri. Lo spazio polivalente al primo piano sarà destinata principalmente al teatro, ma con la possibilità di adattarla per altre iniziative. L'ultimo piano sarà il regno della musica dal vivo. All'interno dei locali saranno anche ricavati un bar e l'ufficio amministrativo. Proprio la gestione delle Officine Solimano rappresenta una novità importante nel panorama culturale savonese, grazie alla compartecipazione tra il Comune e il Consorzio.
«Il recupero della struttura è costato circa 500mila euro, una parte dei quali già stanziati dalla Regione nel 2004, con la condizione che lo spazio cinematografico fosse dedicato ai film d'essai – spiega Elisa Di Padova, assessore alla Cultura e alle politiche giovanili del Comune di Savona – Decisivo per il raggiungimento dello scopo è stato l'intervento del Consorzio, il quale si è dotato di statuto e ha raccolto e investito circa 300mila euro per finanziare il riallestimento dei locali». Capofila del Consorzio è il Nuovo FilmStudio, seguito dalle associazioni Cattivi Maestri – Cantina Teatrale, Raindogs e TrueLove. «Siamo soddisfatti che la collaborazione tra pubblico e privato abbia funzionato bene – prosegue l'assessore – Le associazioni hanno investito di tasca propria, assumendosi il conseguente rischio d'impresa, per dar vita al sogno di uno spazio culturale aperto per tutta la città». La gestione delle Officine, ancora una volta condivisa tra Comune e Consorzio, non precluderà affatto ad altri soggetti la possibilità di partecipare e di godere del nuovo polo culturale. «L'obiettivo primario del progetto è quello di dare una risposta a un problema di vecchia data che a Savona è molto sentito: la carenza di spazi per manifestazioni creative e artistiche, specie quelle più vicine ai giovani – afferma la Di Padova – Una commissione mista, con membri delle Associazioni e personale del Comune, raccoglierà e valuterà le varie proposte». Grande rilievo, com'è logico attendersi, per le iniziative dei “gestori” delle Officine, ma con ampi margini di manovra. «Le attività promosse dal Comune di Savona avranno a disposizione lo spazio cinematografico per 20 giorni, la sala al primo piano per 30 e il terzo piano per altri 20 – spiega l'assessore – Inoltre 25 giorni all'anno saranno riservati alle associazioni culturali no-profit che ne faranno richiesta.
«La promozione e l'informazione sono fondamentali per creare un vero centro culturale – conclude – Vogliamo evitare che le Officine diventino, di fatto, la sede delle Associazioni del Consorzio e nulla più. Savona ha una scena culturale vivissima, ma composta da numerose piccole realtà che spesso non hanno uno spazio proprio in cui esprimersi e mettersi in mostra o fondi sufficienti per affittarne uno di buon livello o adatto alle specifiche esigenze artistiche. Il nostro obiettivo è che le Officine Solimano siano la soluzione che il microcosmo culturale savonese ha atteso invano per lunghi anni». Per il Consorzio, è chiaro che, pur avendo un proprio calendario, spesso anche fitto, non potrà, né credo vorrà, tenere per sé i locali.
Altri gruppi e associazioni avranno la possibilità di richiedere lo spazio, compilando l'apposita modulistica e pagando quanto previsto dal tariffario». La struttura si avvarrà presto anche di un proprio sito web, in appoggio al sito istituzionale www.savonagiovani.it . Da entrambe le piattaforme sarà possibile scaricare i moduli di iscrizione e anche trovare informazioni dettagliate sugli eventi in calendario. Il tutto con lo scopo di rendere le Officine Solimano sempre più aperte alla città.
ALLE OFFICINE SOLIMANO L'ARTE SI FA IN TRE Una festa di due giorni per inaugurare il nuovo centro culturale nella Vecchia Darsena di Marco Oliveri Titoli di coda, alzare il sipario, dare il la. Tre modi diversi di cominciare, negli ambienti del cinema, del teatro e della musica. Tre arti che a Savona s'intrecceranno in un solo indirizzo, quello di piazza Rebagliati, nella Vecchia Darsena. Qui, infatti, sarĂ inaugurato il prossimo week end il nuovo centro culturale Officine Solimano, ottenuto negli spazi dell'omonimo complesso industriale dismesso. Spazi che adesso ospiteranno cinema, teatro e musica, gestiti da un consorzio dietro il quale si celano tre eccellenze savonesi, Nuovo Filmstudio, Cantina Teatrale dei Cattivi Maestri e Raindogs. PrenderĂ il via sabato 14, la due giorni di festa per aprire i battenti: 48 ore di proiezioni, spettacoli e concerti gratuiti.
L'apertura delle Officine Solimano sarà preceduta alle 18 dal discorso inaugurale in piazza Rebagliati, con dj set come sottofondo e aperitivo a cura della Bottega della Solidarietà di Savona. Seguirà la visita guidata teatrale della struttura. - Dalle 20 si entrerà nel vivo dell'inaugurazione: - Spazio al cinema, con la proiezione di "Amore Carne" di Pippo Delbono e al jazz, con il concerto di Massimiliano Rolff Unit Five, accompagnato dall'apericena, sempre a cura della Bottega della Solidarietà. - Alle 21,30 al via il teatro. Incontro con Pippo Delbono, artista a metà strada tra cinema e teatro. Contemporaneamente proiezione del film di Blake Edwards "Hollywood Party", con Peter Sellers. - Alle 23, il rock-blues dei Les Trois Tetons che scalderà il palco del Raindogs. - Alle 24 sugli schermi del Filmstudio, un classico, "Psycho" di Alfred Hitchcock, con Janet Leigh e Anthony Perkins. - Si andrà avanti la notte, con il concerto del musicista folk Bob Corn, all'1 e 30. Domenica 15 - Alle 9,30 le proiezioni dei cortometraggi realizzati dai ragazzi delle scuole medie savonesi "Pertini", "Della Rovere" e "Guidobono" tra il 2004 e il 2008. - Teatro protagonista dalle 11, con lo spettacolo per bambini "Il Gatto dagli Stivali", a cura della Compagnia dell'Erbamatta. - Pranzo in musica dalle 12,30 alle 15, con il concerto del chitarrista blues milanese Maurizio "Gnola" Glielmo, accompagnato da Cesare Nolli. - A seguire, dalle ore 16 alle 18, il Filmstudio proporrà tre film prodotti dai suoi collaboratori: "Sparkles" di Calandia, "Hobohemia" di Carbonò e "Sala d'attesa" di Pesce. - Intanto, alle 17,30 si attiverà anche il teatro, con la lettura-spettacolo per i più piccoli "Un rinoceronte molto particolare", a cura di Giorgio Scaramuzzino. - Concerto ska e aperitivo con i Blue Young Monkeys dalle 18,30. - Alle 21, finale delle due giornate con il film di John Landis "The Blues Brothers", al Filmstudio, il reading teatrale "Di in eco in eco", con Daniela Poggi, Valeria Moretti e l'accompagnamento al contrabbasso di Stefan Gandolfo, ai Cattivi Maestri e djset a cura di Dj Keller al Raindogs.
Un assaggio di quello che succederà a Savona nei prossimi mesi. Tre realtà che fanno sistema per offrire alla città un luogo di incontro e aggregazione, dove l'arte e la cultura ritornino a respirare..
Il regista Bernardo Bertolucci
BERTOLUCCI FRA I CAMALLI E' il porto la nuova location del Filmstudio di Giovanni Borrello L’avevamo lasciato con Peter Sellers che interpretava “Il Dottor Stranamore” nella celebre pellicola di Kubrick in un caldo pomeriggio di inizio estate. Ora, qualche settimana dopo, ancora Peter Sellers – questa volta in “Hollywood Party” di Blake Edwards – animerà una tiepida nottata di inizio autunno. Uno degli attori più trasformisti ed eclettici del cinema che al contempo chiude un’epoca e ne inaugura un’altra. Ma questo non è che solo la punta dell’iceberg. Per restare tra i cult movie “Psycho” e “The Blues Brothers” ritorneranno agli onori della bobina al Filmstudio nei due giorni di festa che contraddistingueranno l’apertura del Consorzio Officine Solimano. Appuntamento da non perdere invece alle ore 20:00 con il regista ed attore teatrale Pippo Delbono, considerato da molti come uno dei massimi esponenti del teatro contemporaneo, che presenterà il suo film “Amore Carne”.
AMORE CARNE, INAUGURA IL FILMSTUDIO PER LA SERA DELLA PRIMA, UN’ALCHIMIA DI DELBONO Amore carne descrive sin dal titolo i termini di un’equazione: l’amore di chi vive nel mondo, attuando l’ultima forma di resistenza possibile, il dissenso nei confronti della violenza e della volgarità, e l’amore quale forza propulsiva che spinge a uscire di casa e a mettersi in gioco e a rischiare la propria vita “quando persino le società sono a responsabilità limitata” (Delbono). Con Amore carne tornano di strettissima attualità le ragioni di un cinema forte, creativo, sperimentale. Un cinema che in Italia ormai sono in pochi a praticare. Rispetto al precedente Paura, Amore carne allarga lo spettro dell’indagine poetica. Se il precedente film di Delbono era una nuda e violentissima invettiva diretta a un paese sordo e barbaro, con il regista che, quasi come un Pasolini redivivo, si scaglia con il suo corpo contro ciò che suscita il suo orrore, Amore carne, prendendo atto della malattia e della finitezza, amplia lo spettro dell’indagine, includendo come atto politico fondativo di qualunque agire la tenerezza e la curiosità. Strutturato come una lunga infinita soggettiva, il film s’intreccia indissolubilmente con la voce di Delbono accompagnando il nostro sguardo tra le pieghe del reale. Lo sguardo dell’attore e regista s’incanta come un bambino davanti a degli anziani che ballano, osserva il mondo da un abitacolo di un’auto durante un temporale, mentre la voce fa riverberare versi di Rimbaud ed Eliot.
UN FILM LUNGO COME IL NOVECENTO La storica sede del Filmstudio in Piazza Diaz, a lato del Teatro Chiabrera è ormai solo un ricordo. Un bellissimo ricordo per molti, ma ormai chiaramente un frammento del nostro recente passato. Ora nuovi locali che profumano ancora di vernice fresca e di arredi appena sballati dai cartoni, accoglieranno quella che Renato Allegra pensa, anzi si augura possa essere, una rinnovata torma di spettatori amanti del cinema d’autore. Al pianterreno dell’edificio delle ex Officine Solimano infatti, la sala di proiezione permetterà a ben più di un centinaio di visitatori di godere appieno le prime visioni comunemente non in palinsesto nei multisala o le pellicole culto, i grandi classici della storia del cinema che in diverse rassegne animeranno certo il futuro di questa nuova realtà, tenacemente ancorata tuttavia alla tradizione del cinema d’essai. La nuova sala del Filmstudio
Addio alle vecchie “pizze”
“Era il 22 febbraio 1978 quando aprimmo in Piazza Diaz” racconta Allegra “eravamo in tanti a far festa, perché il nostro presidentissimo, un non ancora cinquantenne Mirko Bottero aveva voluto organizzare un grande evento per l’apertura del salotto buono di Savona. Una volta data un’occhiata alla sala, ..si vabbè è un cinema…. elegante ma sempre cinema, tutti a correre dietro: nell’angolo della ‘dissolutezza’. Il bar risplendeva di specchi e eravamo assetati non solo di bevande, ma di nuove opportunità, di nuovi spazi e soprattutto di comodità… era finita l’era delle disagevoli sedie lignee del ‘Calamandrei’.” Il Filmstudio non era infatti che un’emanazione “aggiornata” dello storico circolo Calamandrei che fu il fulcro culturale per eccellenza di Savona negli anni compresi tra il 1948 e il 1974. Animato dal compianto Mirko Bottero – un ex ferroviere dotato però di grande sensibilità culturale e innamorato del cinema – questo esperimento attrasse un gran numero di curiosi, studenti e appassionati con dibattiti, incontri letterari e prime visioni d’eccezione. Si ricorda ancora la conferenza “Nuovo cinema sperimentale italiano” tenuta da Michelangelo Antonioni negli anni Settanta.
COME ERAVAMO: IL GOTHA DELA CRITICA SI E’ FORMATO QUI Molti di quei studentelli o giovani di buone speranze che trascorrevano serate intere a gustarsi Fellini o i prodotti della Nouvelle Vague sono poi diventati protagonisti del panorama culturale italiano. Tra questi, personaggi del calibro di Gina Lagorio, Aldo Grasso, Felice Rossello, Tatti Sanguineti, Carlo Freccero e Fabio Fazio. L’atmosfera era cordiale, stimolante quanto basta per favorire il relax che dovrebbe sempre accompagnare la visione di un film, annullare l'Io per entrare in empatia con le vicende ed i personaggi. “Si commentavano i film appena visti – prosegue Renato Allegra - si sentiva bella musica e si poteva mangiava qualcosa a orari non proprio canonici. Qualcuno dei più anziani si ricorderà i mitici risotti allo champagne di mezzanotte che preparava un solerte quanto elegante Nando. Era quindi una completa novità nel panorama cittadino e coinvolgeva tanti personaggi. Eccellenze nel campo musicale, teatrale, letterario che volentieri venivano a Savona: quanti concerti jazz! Con i complessi di Lamberti, Crivelli, i Folk Singer e il magico Lino Patruno. E il cabaret! Beruschi, Solenghi, Lucia Poli.” Oggi, nel secondo decennio del 2000, la proposta culturale del Filmstudio si rafforza con la vicinanza delle altre realtà che fanno parte del Consorzio.
UN LABORATORIO, CON LO STESSO ENTUSIASMO DELLE ORIGINI “Dopo tanti anni, - continua Allegra ecco una ulteriore novità. Non più solo cinema, ma anche teatro, musica, tutti insieme nella palazzina Solimano. Personalmente avverto un analogo entusiasmo a quello del ’78 e di questi tempi trovare persone così appassionate è veramente cosa rara. I giovani, stiamo parlando di over trenta e quarantenni, che hanno deciso cosa fare “da grandi”, lavorano da diversi anni, chi 10, chi otto, chi meno, ma soprattutto si sono impegnati e tanto in questi ultimi 4 anni per convincere e spiegare il “progetto”. Ognuno ha rotto il proprio salvadanaio e ha deciso di impegnarsi personalmente e di indebitarsi per tanto e per tanti anni. Penso che ciò basti a garantire la volontà di arrivare in fondo, ma bisognerà essere sempre più bravi, nel far crescere l’organizzazione ed esibire produzioni allettanti, allestire programmi diversi, presentare proposte divertenti e coinvolgere tante persone. E ne varrà la pena, ve lo assicuro. Anche se sarà solo la risposta dei nostri soci a valutare se saremo bravi.” Nessun dubbio dunque: questa ventata di novità ha tutte le premesse per diventare un’opportunità di cui la città non potrà più fare a meno. Un nuovo modo di intendere e di fare cultura.
La vecchia Darsena in una foto d'epoca
RICORDI DI CELLULOIDE PER UNA SAVONA SCOMPARSA Luogo migliore non c’era per aprire una sala cinematografica. Il porto, la Darsena… pezzi di città che con il cinema hanno sempre avuto un rapporto stretto. Si pensi al suggestivo piano-sequenza del film “Vele ammainate” di Anton Giulio Bragaglia. Era il 1931: la calata a mare, le palazzine medievali lungo Via Gramsci, i carghi attraccati alle bitte piantate a lato della carrozzabile… l’obiettivo guidato dal padre del cinema futurista impresse sulla fragile pellicola di celluloide una Savona che dieci anni dopo sarebbe stata gravemente compromessa dai bombardamenti e poi demolita a conflitto concluso. Quando le due torri davanti al Brandale erano ancora racchiuse in un fascio di costruzioni, quando sull’antica piazza delle Erbe si affacciava l’elegante palazzo in cui era nato il Liceo Classico, quando la casa natale di Giovanni Vincenzo Verzellino era solo una delle tante umide casette che si dipanavano ai lati di ombrosi carruggi.
Il Costa del Sol nella sequenza finale del film “Dillinger è morto”
E poi come non ricordare il “Costa del Sol”, l’elegante brigantino varato nel 1908 in Campania e attraccato in darsena il 14 settembre 1973 per un’avaria? Da allora, tirato in secca, impossibilitato a riprendere il mare, abbandonato a se stesso nella Piazzetta d’Alaggio. Strana vicenda quella del “Costa del Sol”: entrato meritatamente nella storia del cinema nelle riprese di alcuni celebri film, venne dato alle fiamme in una notte d’aprile del 1994 da ignoti. L’ultima sua apparizione sul grande schermo risaliva al 1969, l’anno di uscita di “Dillinger è morto” di Marco Ferreri. Gli ultimi minuti del film vedono protagonista l’imbarcazione e Michel Piccoli, tecnico di mezza età specializzato in tute spaziali, reduce dall’assassinio della moglie nevrotica. Portovenere fa da sfondo alla vicenda. “Ecco un’insenatura delle più belle. Un grande yacht sta alla fonda. Il tecnico si getta a nuoto, arriva sotto lo yacht proprio nel momento in cui dalla tolda viene gettata in mare una bara. Il tecnico domanda: ‘Chi è morto?’ Risposta: ‘Il cuoco di bordo.’ Il tecnico sale sulla barca, si offre come cuoco. Quasi subito lo yacht salpa per Tahiti.” Così scriveva Alberto Moravia recensendo il film su “L’Espresso” nel gennaio ’69. Dai cantieri navali di Torre del Greco all’industriosa Savona, solcando i mari tra un ciak e l’altro sotto la guida del mitico capitano Alexandros Stavros Mylonadis. Una storia da film o da romanzo. Anzi, il romanzo esiste già: “C’era una volta il Costa del Sol” di Umberto Gugliotta. Per una sceneggiatura si attendono suggerimenti…
CATTIVI MAESTRI, OTTIMA SEDE… Nuova vita in Darsena per la compagnia teatrale di Giovanni Borrello La cantina non c’è più. Gli attori invece sì, sono sempre loro, trasmigrati poche metri in linea d’aria. La compagnia teatrale Cattivi Maestri ha detto definitivamente addio ai risicati – anche se suggestivi – spazi di Via Quarda Inferiore e si compiace di poter utilizzare un piano intero della struttura degli ex Cantieri Solimano. Questa volta non c’è pericolo che un modesto nugolo di spettatori renda l’ambiente angusto: sedie quante se ne vuole, da posizionare dove si vuole. E poi un signor palco in confronto a quello di prima. E infatti Jacopo Marchisio è convinto che la nascita del Consorzio sia stata una cosa positiva. “I fatti lo dimostreranno. Avere più spazio per il pubblico” - precisa - “un palcoscenico più grande ci consentirà certamente di fare qualcosa di più impegnativo a livello scenico. Continueremo coi monologhi, ma non disdegneremo spettacoli un po’ più articolati. Questo ovviamente vale anche per gli spettacoli di importazione: potremmo invitare compagnie tra le più diverse, sia per numero che per stile.”
Una delle intense rappresentazioni
di Giovanni Borrello
dei Cattivi Maestri
Una grande prova per i Cattivi Maestri: ora si tratta di organizzare spettacoli in grado di gareggiare con l’offerta proposta insieme alle altre realtà presenti nelle Officine. “Ogni volta che qualcosa cambia c’è l’interesse per il nuovo e il dispiacere per il vecchio, per quello che si lascia. Tuttavia speriamo veramente di attrarre un numero maggiore di spettatori, oltre i soliti habitué della cantina. Come è nuovo il posto è giusto che si propongano cose nuove. Abbiamo lavorato e stiamo lavorando proprio su questo.” Niente paura comunque, non ci saranno stravolgimenti epocali: nessun cambio di registro è al momento previsto dalla compagnia: “Le nostre produzioni, in linea di massima, tendono al teatro tradizionale. Tuttavia gli “ospiti” hanno linguaggi espressivi e temi molto diversi, possono spaziare dall’attualità politica, alla cronaca e alle questioni sociali. Credo che Savona possa garantire un’offerta adeguata al pubblico, un arricchimento culturale per la città intera. Il nostro non è un teatro sperimentale, ma sperimenta. Cerchiamo di intercettare un pubblico che magari altre compagnie non sono riuscite a coinvolgere.” Come dire: calato un sipario, se ne apre sempre un altro…
“ANDAVO
AL CLASSICO. POI UN GIORNO, TRA I CORIBANTI…” Jacopo Marchisio è da anni il volto più conosciuto della compagnia Cattivi Maestri. Ma come è nata questa passione per il palcoscenico, chi sono stati i fautori di questo crescente interesse che di fatto si è trasformato in un impegno a tempo pieno? “Ero in prima Liceo e decisi di provare a frequentare la compagnia teatrale dei ‘Coribanti’. Era l’anno scolastico 96-97. Alla regia c’era Simona Guarino ed io avevo chiesto di poter fare l’assistente alla regia. Per puro caso mi sono ritrovato a recitare una parte sul palco come attore. Non che avessi tutte queste battute, anzi per la maggior parte del tempo stavo zitto… però è stato interessante. Mi era piaciuto. Mi sembra fosse un concentrato di frammenti da Aristofane. Così ho continuato negli anni successivi. Jacopo Marchisio
Poi all’Università ho continuato ad interessarmi di teatro anche per motivi di studio, ma visto l’impegno universitario non potei più dedicarmici anima e corpo. Tuttavia entrai a far parte della compagnia ‘Corales’ che riuniva assieme molti dei ragazzi del classico che volevano continuare a recitare. Poi passai all‘Antigone’ di Luciana Costantino. Fu da quella compagnia che, nel 2000, nacque la cooperativa che diede vita ai Cattivi Maestri. Ma io non entrai subito. La mia ‘prima’ fu l’anno seguente con ‘Come Savona ebbe il suo teatro’, la storia della realizzazione del Teatro Sacco. In quei tempi la sede della compagnia era all’Auditorium di Monturbano. Poi l’Auditorium venne chiuso per dei lavori e noi rimanemmo qualche anno senza sede fissa. Finalmente nel 2005 aprimmo la storica sede di Via Quarda. Una vera e propria cantina, dove il palco era davvero ritagliato in pochissimo spazio e il pubblico quando era composto da una ventina di persone già sembrava mostrare sintomi di claustrofobia. Ma avevamo una sede. E in centro, per di più. Il primo spettacolo fu un misto di Pirandello: ‘Questa sera ciascuno recita a suo modo’. Il giorno dopo fu la volta dei ‘Monologhi della vagina’. È stato interessante osservare in questi anni di repliche, per i ‘Monologhi’, che la maggior parte del pubblico non faceva parte della schiera degli assidui frequentatori di teatro. Venivano lì per interessi, diciamo così, extra teatrali. Sarà stato per l’argomento trattato, ma c’era pieno di uomini. E di ex femministe degli anni Settanta… magari qualcuno si aspettava la solita pièce sconcia, non lo nego…ma alla fine dello spettacolo si dovevano ricredere tutti: la recitazione e il messaggio andavano oltre le aspettative iniziali. Anche se le prime volte la sala era semivuota, ben presto s’è creata affezione con la città e nell’arco di pochissimo si creò un giro di fedelissimi e si riempì il locale.” Sebbene i Cattivi Maestri siano saldamente ancorati alla città e a i suoi quartieri, non di rado gli attori fanno qualche sortita nelle vicine località costiere o dell’entroterra in quelle che il pubblico conosce come “Cene con delitto”. Una trovata ad effetto che merita di essere raccontata.
CENE CON DELITTO, SE A UCCIDERE NON E’ IL TIPO DI CUCINA
Le cene con delitto un “piatto” della compagnia teatrale
“Le cene con delitto sono nate per caso e non le abbiamo inventate noi. Alcuni amici avevano assistito ad alcune messinscena partenopee che ruotavano attorno a una tavolata ingombra di pastasciutta dove sia il pubblico partecipante che gli attori – che avevano preparato grosso modo un canovaccio – interagivano continuamente per cercare di risolvere il drammatico caso di un delitto. Quando anche noi abbiamo deciso di provare a mettere su una cena con delitto, tuttavia abbiano deciso di non coinvolgere troppo lo spettatore. Siamo noi attori che recitiamo e che seguiamo un copione studiato e provato. Il pubblico non ha potere di intervenire nella vicenda con trovate personali. Non è un gioco, è uno spettacolo. Non vengono assegnate parti ad altri. I soggetti sono sempre originali, magari ispirati liberamente a gialli o a fatti di cronaca.”
IL LABORATORIO TEATRALE CHE PUNTA SUI PICCOLI A recitare è meglio incominciare da piccoli. Una convinzione questa che è confermata dall’impegno investito nei laboratori con le scuole e gli istituti superiori in particolare. “La più importante collaborazione è con il Liceo Scientifico Orazio Grassi. La mia collega Francesca Giacardi era una ex alunna dello Scientifico e quindi… Il laboratorio teatrale, che si svolge in orario extracurricolare da diversi anni, inizialmente è stato finanziato dall’Istituto Storico della Resistenza e quindi verte sempre alla realizzazione di spettacoli a sfondo storico (storia moderna e contemporanea). Dietro ogni spettacolo c’è quindi un grande lavoro di documentazione. La nostra ultima fatica è stata ‘Il filo rosso’, sui movimentati politici, operai ed ideologici degli anni Settanta.”
I ragazzi del Liceo Grassi all'opera
SAVONA CITTA’ MORTA? NO, TROPPA GENTE FA TEATRO E POCA LO VA A VEDERE
Palco vuoto in attesa della prima
Benché siano probabilmente la compagnia più conosciuta in città, non è certo l’unica. Ma sebbene la città sia piccola non si può certo negare che la gente ami moltissimo l’arte della finzione teatrale. Oltre che desiderare di recitare da attori…“Mi sembra che a Savona ci sia molto interesse per il teatro. Non concordo con i disfattisti che dipingono la nostra città come una zona morta, priva di eventi interessanti. Se anzi posso muovere una critica personale, forse c’è troppa gente che fa teatro e troppo poca che lo va a vedere… comunque questo interesse ben radicato è necessario che resti vivo.
Poi c’è la compagnia che si mostra poco, troppo poco, e quella che si mostra troppo. E poi ci sono spettacoli che meriterebbero più attenzione ma sono lasciati languire nell’indifferenza, mentre altri vengono idolatrati ed acclamati quando invece… comunque nemmeno noi siamo indenni dal flop. Il rischio di ripetersi esiste. Anche noi stessi forse siamo caduti un po’ troppo in certi clichè e tendiamo a replicare sempre i successi precedenti con ennesime riproposizioni di spettacoli già rodati, ma l’importante è accorgersene e rimediare.”
Ormai la vecchia cantina è solo un amarcord
“SAVONA? DA OGGI SARA’ COME BERLINO!” Raindogs: l'underground pulsa tra gli ormeggi di Giovanni Borrello Raindogs ha di nuovo una sede fissa. Dopo qualche anno di assenza fisica in città – anche se l’intraprendenza degli organizzatori di concerti ed eventi musicali proseguivano a far intendere che qualcosa continuava ad esistere dello spirito che aveva animato gli ideatori del primo locale originario – l’ultimo piano delle ex Officine Solimano è la nuova sede per gli amanti della buona musica e in generale della buona musica alternativa. Il posto è decisamente allettante: il locale interno, dove pub e palcoscenico la fanno da padroni, e la terrazzetta sui tetti del porto fanno presagire un futuro niente male per questa “istituzione” nata nel 2006 sempre in Darsena.
I locali di Berlino ispirazione per Raindogs
Musica dal vivo è la tradizione
LE OFFICINE? GRANDI RISULTATI CON IL LAVORO DI SQUADRA Ne è convinto Marco Traverso: “Sono sicuro che riusciremo a fare un lavoro di squadra per quanto riguarda l’organizzazione di rassegne ed eventi che riescano a coinvolgere tutte e tre le realtà delle Officine. Un polo culturale così è una cosa unica. In Liguria certamente, ma non solo. Ti capita di vederle a Berlino strutture così, difficilmente nel nostro Paese.” Traverso non nasconde il proprio entusiasmo: trentenne, savonese, ha vissuto sempre un rapporto intenso con le sonorità più diverse. “Ho sempre avuto la passione per la musica… e per la birra. Quando poi mi sono accorto che le due cose si sposavano alla grande, beh allora mi son detto che avevo trovato la mia strada. Non che sia stato facile, non lo è nemmeno adesso a ben pensarci… ma almeno ho visto che una luce brillava in fondo al tunnel e che i sogni alla fine, con impegno e sacrifici, si possono realizzare davvero.”
CON LA CULTURA SI CREA CRESCONO LE OPPORTUNITA’
LAVORO,
Plaude quindi all’iniziativa del Comune di aver concesso queste aree per scopi culturali. Ma non solo: “Dal canto nostro riteniamo che sia stata un’ottima idea. Tanto più che, nel nostro caso, creeremo posti di lavoro. Poca cosa, tre o quattro dipendenti… ma visti i tempi è meglio che niente. Savona e la provincia in generale ha fame di cultura, di sentirsi viva. C’è uno zoccolo duro della popolazione che vuole sentire, ascoltare, vivere cose nuove oltre il grigiore della monotonia proposta dal mercato musicale ufficiale.”
“LAVORARE IN PROVINCIA NON VUOL DIRE ESSERE PROVINCIALI. ANZI” Un sogno che si realizza finalmente. E questa volta in grande stile. “Anche quando ero in Irlanda, - racconta Traverso - anche quando lavavo i piatti in una cucina incasinata di un bugigattolo del Nord Europa, l’idea, il sogno, il miraggio di poter aprire un giorno un locale nella mia terra mi cresceva dentro. A Savona o in provincia. L’importante, anche se si fanno cose in provincia, è non essere provinciali. Mai!” Essendo un locale pubblico di un certo tipo non ci si aspetterebbe un pubblico particolarmente avanti negli anni: il target standard della darsena è la gioventù. Ma Traverso ci tiene a sottolineare invece che chi porta eccellenze non vede a senso unico.
Musica sui tetti e vista sulla Darsena
MUSICA COME CULTURA, PER APPASSIONATI E I CURIOSI INTELLETTUALMENTE “La zona è molto identificativa: il porto, la Darsena. Posto da giovani, almeno in linea di massima. Ma chi verrà da noi, siamo certi, è perché verrà fulminato da una scintilla di curiosità. Esattamente la stessa curiosità che mi ha e ci ha animato in questi anni di avventura e che è progressivamente diventata la nostra storia. Se nella vita non si è curiosi… Certo, per i giovani sarà un’occasione importante per ritrovarsi; ma ciò che conta è che ci sia eterogeneità e trasversalità tra generazioni. La buona musica non è un diritto riservato ad una singola fascia d’età. Spero che il nuovo Raindogs possa essere fonte di condivisione per il diciottenne così come per il settantenne. La qualità non ha età. Del resto noi non proponiamo fenomeni che vanno di moda una o due stagioni. Inviteremo ad esibirsi band del posto, dell’interland savonese, delle regioni vicine. Cercheremo di far venire anche band di una certa qualità anche da fuori.” Musica e proposte sui tetti del porto. Un eccellente mix di passione, curiosità e voglia di sano divertimento.
FOTO DAVIDE RIZZO, ARCHIVIO GRAFICA E IMPAGINAZIONE ARIANNA CODATO COORDINAMENTO EDITORIALE ARIANNA CODATO